invito ZONAmarket n°5 2012
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Transcript of invito ZONAmarket n°5 2012
CHEF CLAUDIO SADLERVOCAZIONE PER LA QUALITà
PUNTE DI BONTà
FINGER FOOD II
CONFRONTARSI CON IL MERCATODI FABRIZIO BENELLI
La Cucina d’Eccellenza
Ortaggio al Pudore
Laureati alla Bocconi
Il Fiasco è servito
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Fondazione dell’Ospedale PediatricoAnna Meyer ONLUSViale Pieraccini, 24 Firenze Tel. 055.566.2316
BASTA LA TUA FIRMA E QUESTO NUMERO 94080470480SULLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.
*Nel primo riquadro in alto a sinistra dedicato a “Sostegno del volontariato e delle ONLUS,...”
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EDITORIALE: MAGGIO
Alfredo MatiDirezione [email protected]
È maggio, fioriscono le rose ed anche i locali devono prepararsi a sbocciare. Alessandro Sainati
presenta per l’occasione Lady rose, un aperitivo con decorazione a fiore da provare a realizzare. Maggio
è il mese in cui si esce per mangiare e per bere all’aperto, per svagarsi e godersi con gli amici le prime
miti serate della stagione. È il tempo in cui la gente si posa di locale in locale come le api fanno con le
rose. E allora, cari operatori, fatevi scoprire! Sorprendete i passanti che per la prima volta sono vostri
ospiti, convinceteli da subito. Per farlo, il nostro suggerimento è di puntare sulla varietà e l’allegria del-
la proposta. Sia nei servizi (brunch/aperitivo, pranzi veloci, happy hour, cena, dopocena, serate a tema,
eventi per la stagione e per le feste…) come la Taverna Gargantuà che Lucrezia Palandri ha visitato per
noi svelandoci il segreto del suo costante successo, che nelle pietanze: sfiziose, variegate, appetitose
e curate in formato mignon su ispirazione del finger food (assaggi, degustazioni e selezioni presentati
come fossero gioielli) o piatti leggeri, colorati, gustosi ed alla vista soffici e croccanti come le insalato-
ne, valide alleate della bella stagione. Per ottenere risultati significativi, fornitevi di ingredienti versatili
di stagione come gli asparagi e versatili di qualità come i formaggi ed i salumi da tenere sempre a
disposizione ma anche come il foie gras, da abbinare con gran classe, la sfoglia, utile dallo stuzzichino
al dessert, il macinato, adatto a molteplici preparazioni, il polpo, la seppia ed il calamaro, fantastici
dall’antipasto all’insalata ed i cantucci, dolci pratesi famosi in tutto il mondo, una sorta di finger food
per chi vuol finire con il dolce senza appesantirsi. Cibi furbi da abbinare ad etichette del territorio come
il famoso Morellino di Scansano che Stefania Vinciguerra ci aiuta a conoscere ma anche ad etichette
alternative come il Porto, tutto da scoprire negli abbinamenti, o da accompagnare ad una birra alla
spina fresca da bere chiaccherando in compagnia o ad un aperitivo semplice a base di succo di frutta
per gustarsi la naturalità e la freschezza della frutta di stagione. E poi, quando con il brulicare dei pas-
santi siamo più esposti e visitati, bisogna in qualche modo rendersi anche un po’ spettacolari (chi ha
la cucina a vista può farlo anche con le padelle a fondo bianco) ed in qualche modo unici (anche con
menù e carte dei vini interessanti e ben studiati, come quelli da scaricare proposti dai nostri grafici) per
farsi ricordare e per scongiurare l’insuccesso di cui vi parla questo mese Fabrizio Benelli. Chef Claudio
Sadler è il nostro protagonista dell’imperdibile rubrica Scelta d’Autore. Competente, accurato, creativo
ed innovativo, cultore della leggerezza e della semplicità ci offre alcune sue ricette come spunto per
proporre una grande cucina. Buona fioritura.
OPERATORI, RIFIORITE CON LE ROSE
parla l’esperto
a scuola di gestione IL FIASCO è SERVITO 6 6Tendenze food & drink
al mercatoORTAGGIO AL PUDORE 10cucina di terraTENEREZZA IN CUCINA 14ricchezze dal mare cchezze dal mareABBRACCIATI DAL GUSTO 18happy hour LAUREATI ALLA BOCCONI 22angolo degustazioneUN MORO IN CANTINA 26sotto la lenteFORTE E CHIARO 28club by nightTI PORTO CON ME 30
Luoghi e Persone
scelta d’autoreLA CUCINA D’ECCELLENZA 32itinerari di gustoPRATO IN FIORE 34 protagonisti di zonaCENTRO DI GRAVITà 38
Saperne di più
attrezzi del mestiereNIENTE FUMO TUTTO ARROSTO 40Da provare
selezione gourmetNOUVELLE CUISINE 37dulcis in fundoUN LIBRO DA SFOGLIARE 46
SUGGERIMENTI
idee in pizzeriaUNA SPINA NEL CUORE 42soluzioni barFRUTTA SUCCOSA brunch&lunchL’INSALATA ERA NELL’ORTO creatività in cucinaFAGIANO 44
Informarsi
agenda horeca 47indirizzi
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I nostri EspertiFrutta e verdura • David Lori • [email protected] • Andrea Parenti • [email protected] • Roberto Rossetti • [email protected] e Latticini • Sergio Cenci • [email protected] • Andrea Mati • [email protected] • Teilor Belli • [email protected] • Andrea Mati • [email protected]
Coordinamento generaleLuca AgostiniTeilor Belli
Hanno collaboratoCristiano SpinelliClarissa Tulli
2011 © Concept & Graphic designStudio Grafico Undergraf
StampaTipografica Pistoiese
Segreteria [email protected]
Marketing & [email protected]
Pubblicazione a cura di: S.I.D.AL. Società Italiana Distribuzioni Alimentari S.r.l.Sede Legale: Via S.Agostino, 50 - 51100 Pistoia Cap.Soc. € 2.000.000,00 i.v. R.E.A di Pistoia155974 Reg. Imp. di PistoiaP. IVA 01680210505.ZONAmarket è un marchio registrato dalla Società S.i.d.al. Società Italiana Distribuzioni Alimentari srl. Altri prodotti, servizi, nomi di società citati potrebbero essere marchi registrati dei rispettivi proprietari.
Il numero precedente
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SOM
MA
RIO
La carta diventa interattiva: punta il cellulare, inquadra e scatta. Entra subito in ZONAmarket!
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IL FIASCOÈ SERVITO
Elenco delle certezze per conseguire un memorabile insuccesso imprenditoriale.
Ideato e curato da Fabrizio Benelli
mo assieme quali elementi concorrono a realizzare una sconfitta profonda, inconfutabile e definitiva del percorso imprenditoriale.
Un elenco apparentemente destrutturato di certezze che sono garanzia di pessime performance aziendali include: affidare la gestione economico-finanziaria al commercialista senza comprenderne neanche i contenuti fondamentali (es: differenza tra posizione economica, finanziaria e patrimoniale); errata analisi tecnico-gestionale degli investimenti (es: eccessivo focus sulle immobilizzazioni); comando non definito o a rischio di stallo (es: due soci al 50%); obiettivi non scritti o irrealistici; mancata analisi e monitoraggio costante del mercato e della concorrenza; errato posizionamento e bilanciamento del marketing mix; mancata gestione delle risorse umane e del fattore tempo (anche del titolare stesso); mancanza di studio di piani di emergenza (es: coperture assicurative); assenza di un piano di marketing promozionale; Break-Even sconosciuto o fluttuante. Questo breve elenco mostra argomenti spesso sconosciuti alla PMI e comunque, nella migliore delle ipotesi, analizzati soltanto in prossimità della richiesta di finanzia-mento a un istituto di credito. Mentre gran parte dei piccoli imprenditori disconosce l’apprendimento di indici di bilancio quali ROE, ROD, ROA, ROS, Capital Turnover e via dicendo, ritenendoli argomenti troppo tecnici, da specialisti o peggio ancora inutili, è molto probabile che conoscano perfettamente il valore ed il relativo significato di molti indici presenti nelle loro analisi del sangue; quindi quel 296 di colesterolo totale li costringe a cambiare abitudini alimenta-ri quotidiane, così come i livelli fuori standard di emoglobina, ferro e trigliceridi, mentre i più bravi sor-ridono di quel meraviglioso 87 sull’HDL o di un 3 sulla VES. Eppure un’analisi di bilancio descrive lo stato di salute dell’impresa proprio come quella del sangue
“All’origine di ogni vittoria c’è il desiderio di imparare - tanto dagli errori quanto dalle virtù - per poi tradurre
in rapide azioni ciò che si è appreso”l’offerta.”
È arrivata la tarda primavera, il solleone ci stimola a gustare un gelato fresco intorno a metà pomeriggio. Purtroppo però la gelateria del centro ha terminato il gelato. Alla sera puntiamo dritti ad una pizzeria al taglio in periferia. Una volta arrivati vediamo che ha già esaurito le teglie di pizze e focacce. Rinviamo la nostra voglia di festeggiare la bella stagione al mat-tino successivo. Pronti per gustare una colazione da favola, ci rechiamo all’amata pasticceria sotto casa, ma ecco che le vetrine sono vuote, niente, neanche il profumo. Il tentativo di riscattarsi con un lauto pranzo al ristorante crolla difronte al cartello “Chiuso per ferie”. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma una cosa è certa; sia che i gestori di questi locali abbiano venduto tutte le merci terminando anche le scorte, sia che non abbiano mestamente incassato niente, hanno tutti commesso degli errori di gestione. Se questi malfunzionamenti si perpetuassero nel tem-po, la diffusa e crescente insoddisfazione di tutti quei clienti potenziali che – delusi e stizziti – se ne vanno via, porterebbe ad una crisi di impresa irreversibile fino alla chiusura dell’esercizio. In questi casi nessuno ha difficoltà a individuare l’unico e vero colpevole del di-sfacimento, giacché l’impresa non ha espletato la sua funzione preminente, cioè la fornitura del prodotto per la quale esiste: niente gelato in gelateria, niente pizza in pizzeria, nessuna brioche in pasticceria o piatto al ristorante. In questi casi nessun imprenditore, collabo-ratore, professionista, consulente, amico o conoscen-te, attribuirebbe mai la colpa dei pessimi risultati a mercato, clienti, fornitori, concorrenti o tantomeno a uno staff privo di alcun potere decisionale. Se è stato fin qui facile individuare nel capo dell’impresa l’unico colpevole di questo fantomatico insuccesso, scopria-
A SCUOLA DI GESTIONE: confrontarsi con il mercato
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fine di indurre i consumatori all’acquisto), un’insuffi-ciente manutenzione e riparazione del prodotto tanto quanto un’informazione ed addestramento (dette servizio al prodotto e al cliente). Nel secondo gruppo rientrano quattro attività: approvvigionamenti caotici (detti sistemi e funzioni di acquisizione delle risorse connesse alla logistica verso l’interno), stagnazione o involuzione tecnologica (dette ricerca e sviluppo del prodotto e dei processi), pressione viziosa e impre-vidente delle persone (detta gestione delle risorse umane), mancanza di pianificazione aziendale (detta infrastruttura aziendale e composta da finanza, con-tabilità, servizi legali ed assicurativi, relazioni esterne). In particolare proprio la mancanza di un’infrastruttura aziendale mostra sorprendenti pessimi risultati nel medio-lungo termine. In effetti, l’attività di pia-nificazione, pressoché puntualmente disattesa dai piccoli esercizi, è l’unica attività a sostegno dell’intero complesso aziendale e interessa tutte le specifiche funzioni pur non coincidendo con nessuna di esse. Vo-lendo identificare il successo aziendale con il raggiun-gimento del margine atteso, è adesso evidente che lo svantaggio competitivo mostra la sua forza dirompen-te proprio nella distruzione del margine operativo. Da queste considerazioni è possibile desumere due as-
sunti tranquillizzanti: (1) È difficile essere i peggiori in senso assoluto. Il massimo svantaggio competitivo lo si ottiene soltanto rendendo inefficienti tutte e nove le attività che lo costituiscono. Un impegno serio e profondo che nes-suno intenderebbe scientemente affrontare. (2) Esiste una priorità d’intervento. Volendo iniziare un’attività di revisione aziendale che porti il maggior beneficio nel minor tempo possibile è opportuno cominciare dalla definizione delle infrastrutture e soltanto successivamente esaminare e gestire le altre.
per una persona e allo stesso modo suggerirebbe all’impresa di intraprendere alcune decisioni piuttosto che altre. In buona approssimazione, affrontiamo adesso degli strumenti che consentono di identificare le tre principali aree di anomalie nella gestione di un’impresa: lo svantaggio competitivo, i fattori critici d’insuccesso e l’errato posizionamento.
LO SVANTAGGIO COMPETITIVOLo svantaggio competitivo è l’elemento che contrad-distingue un’azienda non concorrenziale, inerte ai cambiamenti del mercato e in costante mancanza di liquidità. Tale svantaggio può essere ottenuto median-te un’organizzazione aziendale rigida e immutata nel tempo, che offre prodotti di qualità dubbia o indiffe-renziata, un servizio scadente e che ostenta una ge-stione manageriale obsoleta o ancor peggio ingarbu-gliata. Un’impresa è perdente quando, con il suo agire errato o la sua passività, compie azioni insignificanti o insostenibili. Avere un forte svantaggio competitivo è come andare in guerra dotati di arco e frecce, contro un avveniristico caccia F-35 Lightning II. Ma quali sono esattamente i fattori che portano alla formazio-ne di uno svantaggio competitivo? In generale sono esattamente le principali attività aziendali sulle
quali, in tutto o in parte, l’azienda non pone la giusta attenzione. Si distinguono due gruppi di attività: primarie e di supporto. Nel primo gruppo rientrano cinque attività: l’ingresso sregolato dei materiali (detta logistica rivolta verso l’interno o ricezione delle materie, il loro stoccaggio), la non gestione delle tra-sformazioni (dette operazioni produttive o lavorazione delle materie e manutenzione impianti ed attrez-zature), la distribuzione confusa dei prodotti (detta logistica verso l’esterno), l’assenza di un programma di commercializzazione (detto marketing e vendite, al
Attiv
itàdi
sup
port
o
Distruzionedel Margine
Mancanza di pianificazione
Pressione viziosa sulle persone
Stagnazione tecnologica
Approvvigionamenti caotici
Ingressosregolatodei materiali
Gestionedisordinatadei lavoriproduttivi
Erogazioneconfusa deiprodottitrasformati
Promo evendita senzaun programma
Assistenzainsufficiente
Attività primarieFonte: Adattamento del modello competitivo di Porter (M.E. Porter, Il vantaggio competitivo, Milano, 1987)
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Un’ultima magra consolazione sullo svantaggio competitivo. Se la vostra azienda incrementasse il suo svantaggio competitivo fino al -10%, è bene ricordarsi che si tratta sempre di valori relativi e non assoluti. Ne consegue che potrebbe accadere che i vostri con-correnti più stretti l’abbiano incrementato al -15%. In termini puramente numerici potremo affermare che la vostra azienda, in senso strettamente relativo, ha in tal caso incrementato del 5% il suo vantaggio competitivo. Ma come dicevamo, si tratterebbe di un sollievo assai misero.
I FATTORI CRITICI DI INSUCCESSOTra le certezze d’inefficienza produttiva, è utile ricordare i cosiddetti fattori critici d’insuccesso. Questi sono costituiti dall’insieme di quelle incompe-tenze che contribuiscono a rafforzare lo svantaggio competitivo di un pubblico esercizio. Troppo spesso si enfatizzano i punti di forza di un’idea imprenditoriale o la capacità creativa insita in un prodotto, sottova-lutando sistematicamente tutte quelle carenze che assumono una posizione di rilievo nell’ambito della competizione nella quale si opera. Nel caso l’impresa abbia deciso di operare a bassi costi, ha ben analiz-zato le sue incapacità nel controllo della gestione e quindi nella riduzione dei margini a favore dell’au-mento dei volumi? Viceversa se l’impresa è orientata alla costruzione di prodotti e servizi di qualità, qual è il suo grado di ignoranza sulla costruzione di un piano promozionale, di creatività e innovazione? Ma quali sono gli elementi più importanti che determinano l’inferiorità dell’impresa rispetto ai suoi concorrenti? È importante focalizzare la propria attenzione a quei fattori critici che condizionano negativamente il busi-ness dell’azienda. Un buon punto di partenza è
riflettere sul modello di consumo generale (vedere la figura seguente, già descritta nel numero precedente) e quindi immaginare le peggiori attese per ciascun gruppo. In seguito, si proceda a raffinare l’analisi verso un segmento più ristretto e specifico in termini di attinenza alla propria attività imprenditoriale, indi-viduando le competenze mancanti e le incapacità già esistenti come risposta certa e contraria alle esigenze dei clienti. Qualunque sia la dimensione aziendale o il settore di appartenenza, una buona analisi dei fattori critici d’insuccesso ne identifica un minimo di due e massimo di cinque, che si distinguono dalle tante altre inidoneità per il grado d’importanza che assumono all’interno del business condotto. Esemplificando, per un ristorante avere un titolare che pretende di stare alla cassa ma che è manifestamente scorbutico e collerico, potrebbe apportare un rilevante contributo allo svantaggio competitivo rispetto al ristoratore antistante, famoso invece per cordialità e cortesia. Più in particolare, la pessima digeribilità di una pizza potrebbe essere identificata come fattore di critico d’insuccesso nonostante il grande apprezzamento di gusto, accoglienza, profumi e musica. E ancora, nonostante la straordinaria bontà di qualità e servizio offerti da una gelateria artigianale, se l’esercizio si trovasse localizzato in un’area senza alcuna possi-bilità di parcheggio e lontano dal centro abitato, il primo fattore critico d’insuccesso sarebbe facilmente identificabile.
L’ERRATO POSIZIONAMENTOPrima di affrontare quel posizionamento tipicamente sbagliato dalle aziende, assicuriamoci di aver ben chiaro cosa si intende per differenziazione. Innanzi-tutto, se tutte le imprese attuassero una corretta stra-tegia di differenziazione, si potrebbe affermare che in concreto qualunque prodotto offerto al mercato non sarebbe più definibile come commodity. Non è un caso che ogni marca possa essere differenziata nonostante, molto spesso, alla base sia costituita da ingredienti praticamente identici in origine, trasformazione e qualità (pensiamo al semplice zucchero personalizzato dai bar o alle operazioni di Private Label della GDO). Ne consegue che ogni impresa ed esercizio può attua-re una politica di diversificazione agendo sul prodotto, sui servizi, sulla selezione e formazione delle persone e sull’immagine del locale sia all’esterno che all’inter-no. Ancora una volta, come detto per i fattori critici di successo, occorre prendere atto che i clienti hanno bisogni diversi e quindi sono attratti da offerte diver-se. Ovviamente non qualsiasi tipo di diversificazione è percepita come valore aggiunto da parte del cliente, mentre al contrario è pressoché certo che qualunque sia il potenziamento si tradurrà in un incremento di
MenefreghistiCarpe-DiemConvintiConsapevoli
22%
8%
70%
33% 37%
Fonte: McCann Pulse 2010, dati Istat 2009, Censis le abitudini alimentari degli italiani, rapporto consumi 2009 Confcommer-cio, Future Concept Lab 2010
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PER COMMENTARE
L’ESPERTO [email protected]
costi per l’impresa. Varrà quindi la pena di realizzare la differenziazione soltanto nel caso in cui l’elemento risulti: importante, distintivo, superiore, comunicabile, inimitabile, accessibile e profittevole. Supponendo che il locale abbia già analizzato il mercato nel quale opera, identificati i profili dei clienti potenziali, defi-niti gli elementi di attrattività e selezionato il target di riferimento, non resta quindi che definire un’offerta ben differenziata e posizionarla nel mercato.
Il posizionamento si riferisce ai bisogni dei clienti che si intendono soddisfare, e quindi per essere certi di compiere un errore sarà sufficiente aver saltato o sottovalutato la rappresentazione del modello di con-sumo, la segmentazione e il targeting. Non effettuare un corretto posizionamento significa non appagare i clienti e quindi non rispondere ai loro desideri, perché quindi meravigliarsi se gli incassi non hanno l’anda-mento sognato? Il posizionamento è un momento importante per l’azienda, perché è tanto importante realizzarlo quanto comunicarlo al mercato nel modo più efficace possibile. Nel prossimo appuntamento affronteremo le modalità operative per la definizione del mix di un’offerta che già adesso dovreste aver definito elencandone gli errori.
Il fiasco di una gestione aziendale non ha solo due facce, vittoria o sconfitta, ma almeno quattro. Si pos-sono distinguere un successo nella realizzazione degli obiettivi prestabiliti da un vero e proprio exploit al di sopra di qualsiasi più ottimistica previsione, si possono differenziare una sconfitta prevedibile, colposa o perfino dolosa, da una capitolazione dignitosa se non addirittura epica. Molto spesso accade che il fiasco che viene servito alla tavola delle imprese è stato richiesto volontariamente tra le tante opzioni presenti nel loro stesso menù. È importante selezionare l’antipasto più idoneo alla vostra azienda (il vantaggio competitivo), il primo (i fattori critici di successo) e il secondo (il posizionamento). Le tecniche di gestione aziendale vincenti esistono, e anche se spesso hanno un sapore un po’ più amaro di quanto ci si aspetta, offrono sempre il vantaggio di aiutare a digerire la complessità aziendale. Vi auguro di scegliere il vostro pasto ideale evitando l’eccesso di quei fiaschi così dannosi alla salute aziendale.
IL DIZIONARETTO
R.O.E. • Return On Equity, quindi il rapporto tra risultato netto e patrimonio netto. È equiparabile al tasso di remunerazione dell’azionista o del socio-finanziatore.
R.O.A. • Return On Asset, quindi il rapporto tra il risul-tato operativo e il totale dell’attivo. Assieme al R.O.I. costituisce un indicatore di efficienza della produttivi-tà del business.
R.O.I. • Return On Investment, quindi il rapporto tra il risultato operativo e il capitale investito netto. È scomponibile nel prodotto tra R.O.S. e Capital Turno-ver.
R.O.S. • Return On Sales, rappresenta la marginalità delle vendita come rapporto tra il risultato operativo ed i ricavi.
Capital Turnover • Come rapporto tra i ricavi ed il capitale investito netto rappresenta la rotazione o rigenerazione del capitale, mentre come rapporto tra il capitale investito netto ed i ricavi rappresenta il tasso di produttività del capitale.
R.O.D. • Acronimo di Return On Debts, rappresenta il costo dell’indebitamento finanziario come rapporto tra gli oneri finanziari e il debito finanziario.
Identificazione e descrizione dei profili
Definizione dell’at-trattività e selezione dell’obiettivo
Posizionamento dell’offerta e definizione del mix
SEGMENTAZIONE TARGETING POSIZIONAMENTO
Le tre fasi del marketing strategico d’impresa per generare un’offerta rispondente alle attese.
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ASPARAGI FRESCHI
31109
ASPARAGI VERDI16/20 1 kg10
Al Mercato: ASPARAGI
41889
ASPARAGINA ITALIA
17069
ASPARAGI PUNTE EXTRA GELPARMA 1 kg
43388
CREMA ASPARAGISQUEEZE
655 g
ORTAGGIOAL PUDORE
PUNTE DI BONTàASPARAGI VERDINon devono essere pelati e si conservano come quelli bianchi ma se consumati in giornata è indicato siste-marli in un vaso con dell’acqua come si fa con i fiori recisi. Inconfondibili e delicati, si accompagnano bene con le uova. Sono buonissimi saltati in padella con una noce di burro e conditi con olio, sale e qualche scaglia di parmigiano e deliziosi nelle vellutate, nelle crêpe, nei ripieni e nei soufflé. Per cuocerli, provate a tagliare le punte, avvolgerle in un foglio di alluminio e metterle sotto la cenere calda per circa dieci minuti.
ASPARAGI SELVATICISottili e spontanei, il miglior modo per conservare perfettamente gli asparagi di bosco per circa cinque giorni è quello di fasciarli in un panno umido e met-terli in frigorifero a 6°C. Se volete congelarli devono prima essere sbollentati. L’abbinamento classico dell’asparagina è con la frittata ma è squisita anche nelle minestre, nei risotti, negli sformati e nelle torte salate. Conservati sott’aceto sono ideali per l’aperitivo.
L’asparago è una pianta ortiva erbacea perenne, origi-naria dell’Asia, il cui nome deriva dal persiano sperega che significa germoglio. Appartiene alla famiglia delle Liliace e la parte esposta all’aria è formata da piccoli germogli chiamati turioni dal sapore delicato e dolciastro. Gli asparagi sono di colore bianco finché non spuntano in superficie poi, a contatto con la luce, diventano prima rosa e violaceo dopo di colore verde, i più usati. A differenza di molte altre verdure dove i germogli più piccoli sono i più teneri, gli asparagi risultano essere più morbidi se di misura maggiore. Sono un ingrediente molto apprezzato e vengono impiegati in svariate preparazioni. Quelli più grossi sono perfetti per essere lessati mentre quelli più sottili sono ideali per frittate, risotti, salse, lasagne, zuppe e minestre. Un professionista per ritenersi tale deve cucinare secondo stagione ed adesso è il momento migliore per prendere i clienti per la gola.
ASPARAGI BIANCHIColtivati in assenza di luce, hanno sapore delicato e sono ideali per la crema ed il risotto, per le insalate di pesce ed il pinzimonio. I più famosi sono quelli D.O.P. di Bassano del Grappa. Si conservano in frigorifero per circa cinque giorni a 7°C e devono essere pelati. Per la cottura è conveniente munirsi di un’asparagiera e porre gli asparagi con le punte rivolte verso l’alto e fuori dall’acqua in modo che si cuociano a vapore ed il germoglio rimanga intatto. È necessario bollirli poco tempo a fiamma alta in acqua molto salata. Gli asparagi violetti, quelli bianchi che uscendo dalla terra si colorano alla luce, sono più amari e fruttati dei bianchi e come quelli verdi sono adatti a tutte le preparazioni.
BUONO A SAPERSI
Per lavorare al meglio questo magnifico ortaggio un professionista deve munirsi di alcuni strumenti fon-damentali. Il primo è come detto una pentola stretta ed alta dotata di un cestello da porvi internamente di altezza uguale a 2/3 della pentola. Per maneggiare gli asparagi senza rischiare di romperli servono molle d’acciaio a pala larga, piatta ed ondulata. Per asciu-garli si usano vassoi ovali di porcellana o di acciaio dotati di griglia che permetta lo scarico dell’acqua in eccesso. Ultimo strumento, un semplice pela asparagi per togliere le piccole foglie.
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CONDIMENTO DIASPARAGI ISTA’
800 g
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PENTOLA CUOCI ASPARAGI INOX CON COPERCHIO
VASSOIO PER ASPARAGIE VERDURE
RICETTASformatini di asparagiSbollentate 200 g di asparagi in acqua e sale. Im-mergeteli in acqua gelata per fissarne il verde vivo. Saltateli in padella con sale, olio e pepe. Frullateli con 2 uova, sale, pepe e 200 g di panna fresca. Ponete il composto in 4 formine oliate. Infornatele a 80°C per circa due ore e mezzo. Questo lungo metodo di cottu-ra rende lo sformato sofficissimo ma risulta inadegua-to per i tempi del ristorante che deve prepararli prima e, alla comanda, passarli nel forno caldo a 180°C solo per cinque minuti. È un piatto asciutto ed amaro che ben si accompagna con una salsa di mortadella.
CREMA DI ASPARAGI,RICOTTA E LIMONE CANDITO
Ingredienti per 6 persone: 1 mazzo di asparagi novelli, 250 g di ricotta, 2 limoni, 80 g di zucchero semolato, sale e pepe. Preparazione: Lessate gli asparagi e di se-guito immergeteli in acqua e ghiaccio per fissarne il pig-mento verde. Riduceteli in polpa e passateli al setaccio. Amalgamate ricotta, sale, pepe ed un filo d’olio. Tagliate finemente dei limoni canditi e componete il piatto.
26304
RICOTTA VACCINAZONAhoreca1,5 kg
44876
PELA ASPARAGICASTOR INOX
28013
PINOT NEROCOLTERENZIO
75 cl
46021
SAUVIGNONALTURIS
75 cl
MOLLA PER ASPARAGIE VERDURE
MACINATO A MANOÈ la tecnica ideale per chi fa uso di piccole quantità di macinato. Lo chef deve dotarsi di due coltelli uguali molto affilati ed effettuare movimenti ritmici prima in un senso e poi nell’altro. È un metodo perfetto per ta-gli di carne molto teneri come lo scamone o il filetto.
HamburgerPer preparare una Bistecca di Amburgo (o Svizzera per gli italiani) perfetta bisogna tritare una polpa di manzo che contenga almeno il 20% di grasso per scongiurare la gommosità. Al macinato va aggiun-to un trito di cipolla, aglio ed un pizzico di sale e pepe. Una volta amalgamato il tutto, con l’impasto si devono formare delle palle di uguale dimensione e pressarle fino ad ottenere dischi di quattro centimetri circa di spessore. Perché la carne rimanga morbida e gustosa bisogna fare attenzione a non cuocere più del dovuto l’hamburger.
TENEREZZAIN CUCINA
UNA MORBIDA TRASFORMAZIONE
Cucina di Terra: MACINATO
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15756
HAMBURGERVITELLONE250 g circa
La carne macinata è un prodotto estremamente versatile ed assorbe perfettamente i vari condimenti. In cucina sono moltissime le ricette che prevedono l’uso del macinato, dalla classica tartare di carne all’hamburger, dalle polpette al polpettone per arri-vare al condimento dei condimenti: il ragù di carne. Ovviamente questa tecnica di preparazione può essere applicata a vari tipi di carne come il vitello, il maiale, il pollo o l’agnello ed è perfetta per i tagli più duri dell’animale come il collo o il fianco. Le forme che si possono creare con la carne macinata sono moltissi-me, ma in qualsiasi caso l’impasto non deve essere troppo pressato perché dopo la cottura la consisten-za non risulti gommosa. Il macinato oggi lo si può acquistare già pronto nella macelleria di una grande struttura per avere sempre la garanzia di freschezza e provenienza e comunque di ciò che si acquista. Oppure potete scegliere di persona i tagli di carne magra con una leggera marezzatura da far tritare sul momento al macellaio, o macinarlo voi stessi a macchina o a mano.
MACINATO A MACCHINAPer un professionista che produce molta carne maci-nata è fondamentale dotarsi appunto di un tritacarne professionale che dia la certezza di produrre un impa-sto di consistenza sempre uniforme ideale per prepa-rare salsicce e hamburger. In caso di carne macinata da ragù è consigliabile che sia tritata a grana grossa per permettere alle fibre della carne di rimanere in-tatte. Un trucco per mantenere l’apparecchio sempre in ottime condizioni igieniche è quello di macinare dopo l’uso alcune fette di pane per assicurarsi di togliere i residui di carne rimasti all’interno.
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MACINATO BOVINOADULTO 400 g
15665
MACINATO VITELLONE1,5 kg circa
17169
MACINATO SUINO700 g circa
3315
MACINATO SUINOsottovuoto 1 kg circa
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41926
HAMBURGER BOVINO ADULTO NATURALEMONTANA 2 x 100 g
4062
MEDAGLIONI DI CHIANINA4 PEZZI 320 g
15944
HAMBURGER MONTANA10 x 100 g
SalsicciaSono moltissimi i tipi di salsiccia che si possono pre-parare abbinando gli svariati tipi di carne macinata ai gusti più impensati. Il classico maiale si può imprezio-sire con mela e salvia, l’agnello con menta e cipolla finemente tritata ed il manzo con senape e rafano. Provate con le spezie indiane come il curry in polvere o il coriandolo fresco, o con della salsa di mango. E per un gusto più italiano che esotico, unite alla carne pomodori secchi, aglio e basilico tritato.
TartarePer una persona tritate a mano 125 g di filetto di manzo privato di grasso e tendini, amalgamatelo con cipolla e prezzemolo tagliati finemente e condite con sale e pepe. Preparate dei tondi e con un cucchiaio create un avvallamento al centro dove adagiare il tuorlo d’uovo dentro al proprio guscio per permettere al cliente di degustarlo come più gli aggrada. Accom-pagnate con salsa Worchester e decorate con anelli di cipolla e qualche foglia di prezzemolo.
2025
IMPASTO SALSICCIAZONAhoreca 500 g
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SCAMONE VITELLONE CROAZIA
CrépinetteLa crépinette è un piatto francese simile ad una salsiccia. Normalmente viene usata la carne di maiale macinata ma può essere fatta anche con macinato di vitello o di agnello. In qualsiasi caso alla carne va aggiunto un trito di cipolla, pangrattato ed erbe aromatiche e il tutto deve essere raccolto dentro una sottile rete di maiale chiamata “omento”, che deve essere messa a bagno per due ore in acqua calda e poi scolata prima di essere riempita con il macinato. La crépinette va cotta in padella con olio e burro per quattro miniuti circa. Se la rete usata è molto sottile si scioglierà completamente; se non succede abbiate cura di toglierla prima di servire la pietanza.
CONSERVAZIONEEffettuando la sminuzzatura della carne attraverso la macinazione aumenta in modo esponenziale la superficie del prodotto a contatto con l’aria. Come conseguenza il macinato è più soggetto all’attacco dei germi. Non fa differenza se la carne in questione sia di manzo o di suino, in un frigorifero professionale può essere conservata al massimo per due giorni ad una temperatura di 2°. Il macinato di pollo addirit-tura è consigliabile e necessario che sia consumato appena pronto per scongiurare il pericolo di salmo-nellosi e di campylobatteriosi. Nel caso invece che il macinato sia confezionato sottovuoto il tempo di con-servazione arriva a cinque giorni in frigorifero ad una temperatura di 5°. Per una conservazione più lunga è necessario congelarlo.
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27011
NERO D’AVOLASICILIA IGT
CUSUMANO 75 cl
28342
NOBILE DI MONTEPULCIANO DOCG FATTORIA DEL CERRO
75 cl
Pizza turcaQuesta pizza nasce con la base costituita da un disco di pita, un tipo di pane piatto e rotondo lievitato a base di farina di grano, ma può essere benissimo sostituito dalla nostra classica pasta per pizza. La ricetta originale prevede di far rosolare della cipolla tagliata ad anelli in una padella con dell’olio. Una volta dorata si toglie la cipolla e nella stessa padella si scottano dei pomodori tagliati a fette e privati dei semi. Quando pronti, vanno tolti anche i pomodori e la stessa padella si usa per rosolare la carne tritata di bovino macinata fine. Si dispongono poi a strati la carne, le cipolle ed i pomodori sulla pita, si condisce il tutto con sale ed una generosa macinata di pepe e s’inforna per circa cinque minuti. Si serve con del prezzemolo fresco.
MACINATO E RISPARMIATO
La Pancia o spuntatura di lombo è un taglio del bovino classificato di terza categoria, cioè un taglio caratterizzato dalla molta presenza di tendini, tessu-to adiposo, osso e cartilagine. Otre ad essere adatto a cotture prolungate come i brasati o i bolliti, è perfetto per essere macinato ed usato per preparare pol-pette, polpettoni, hamburger e ragù. Lo stesso si può dire dei ritagli del fesone di spalla, considerato un taglio di seconda categoria poiché la presenza di tessuto connettivo e adiposo è alta.
41701
FILETTO BOVINO ADULTO +2,7 kg
15641
PANCIA VITELLONECUBETTATA
16099
PETTO POLLO AIA
45590
BONARDA FRIZZANTECA’ DI FRARA
75 cl
15
6267
PORTA HAMBURGERCARTONCINO PZ. 25
49099
TRITACARNE HP CAP.140 kg/h
5421
ANELLO INOXdiam.8 cm h 4,5 cm
44713
TAGLIERE POLIETILENEROSSO 50x30x2 cm
45847
ARMADIO FRIGOINOX TEMP.-1° +8°
TENDENZE
Il cliente in macelleriaOsservando il comportamento dei clienti in macelleria si può capire quali siano oggi le tendenze ed i gusti e, crisi economica a parte, si nota come molti preferisca-no sempre più far macinare tagli di carne pregiati e senza grasso. Oggi infatti anziché consumare tagli di carne duri, normalmente usati per il macinato, come il quarto anteriore dell’animale o quelle parti risultanti troppo piccole per un arrosto o troppo piatte per uno spezzatino, si preferiscono comunque tagli teneri e pregiati come il filetto. Anche per il macinato da ragù alla bolognese vengono scelti tagli più magri per di-minuire l’apporto di grasso ed il tempo impiegato per la cottura. E per arricchire il fondo, la pancetta viene sostituita con la salsiccia, perché aggiunge comunque sapore ma risulta più magra. Da quest’analisi si può dedurre che la tendenza dell’attuale clientela della macelleria è quella di prediligere sempre più prodotti di qualità che assicurino pietanze magre e leggere in modo da poter rimanere concentrati, attivi ed in forma sul lavoro e nella vita sociale.
Macinato e presentatoPer la possibilità di essere trasformato in tante forme diverse, il macinato risulta eclettico anche nella preparazione. Sono buonissime le mini polpette di dia-metro di due centimetri e mezzo da servire nel finger food dell’aperitivo o nel buffet, o come spiedini kebab in miniatura di macinato d’agnello. Con un coppapa-sta gli si può dare la forma perfetta per presentare una tartare geometrica e pulita. Per non parlare dei vari ortaggi da svuotare ed usare come contenitori per la carne macinata: le classiche zucchine, le melanza-ne, i pomodori ed i peperoni, piccoli scrigni custodi del gusto ideali per rendere scenografica una portata di per sé povera. Usando un semplice stampo a forma di parallelepipedo si prepara un polpettone di forma regolare e di consistenza uniforme per ottenere una cottura impeccabile.
16POLPO
15567
CARPACCIO POLPO750 g
SEPPIE CALAMARO
ABBRACCIATIDAL GUSTO
TRE PROTAGONISTI DEI MARI
Ricchezze dal Mare: CALAMARO, SEPPIA E POLPO
47371
MOSCARDINI
calamaro anche la seppia ha dieci tentacoli, due dei quali sono particolarmente lunghi e dotati di ventose nella parte terminale. Normalmente la seppia può raggiungere i 35 centimetri di lunghezza anche se normalmente non supera i 20 centimetri.
POLPOÈ un mollusco con otto tentacoli muniti di ventose. I tentacoli lo rendono capace di effettuare rapidi spo-stamenti nell’acqua con l’ausilio di un sifone che usa anche per espellere l’inchiostro e confondere le prede o i predatori. Con il duro becco si ciba di conchiglie e crostacei ed ha una grande capacità di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Nel ‘500 era considerato cibo peccaminoso mentre nell’antica Grecia il polpo era ritenuto cibo sacro. Oggi è un prodotto amatis-simo sia per chi propone un menù tradizionale sia per chi invece si diletta con piatti d’avanguardia. Se lo si acquista fresco è consigliabile surgelarlo per poi sbatterlo con un batticarne per snervarlo. Questo metodo rende morbida la carne del polpo altrimenti di consistenza gommosa. Generalmente va cotto per circa un’ora per ogni chilo di peso e, finita la cottura, togliendo la pelle lo si rende anche più digeribile. Esistono diversi tipi di polpo ma i più usati in cucina sono quello di sabbia e quello di scoglio. Mentre il primo è adatto solo per sughi e preparazioni in umido, il secondo è più duttile ed interessante.
CALAMAROIl calamaro è un mollusco appartenente alla famiglia dei cefalopodi, che vive sia nel Mediterraneo che nell’Atlantico Orientale, di forma lunga ed affusolata e di colore grigio e rosa, con il dorso punteggiato.Possiede dieci braccia e due di queste sono dette tentacoli. Nel mantello presenta la ghiandola del nero, che secerne l’inchiostro e che usa per scappare dai predatori. Nell’antichità era molto apprezzato in cucina dalla civiltà Greca. I vari tipi di calamaro si di-stinguono per dimensioni: l’Allotheuthis media, detto Calamaretto, di lunghezza tra i 3 e i 7 centimetri è caratterizzato da una punta sul vertice del mantello ed è di colore rosso bruno, il Loligo vulgaris, lungo 30-45 cm, presente anche nel Mediterraneo e il Cala-maro gigante, un mostro che può raggiungere i 18 metri. Questo mollusco può essere classificato a se-conda delle zone in cui vive, come appunto l’europeo Loligo vulgaris, il Loligo japonicus e pealeii che abita il Pacifico Orientale e il Loligo forbesi dell’Atlantico Orientale. Gli allevamenti sono rari e principalmente viene pescato con reti a strascico o da traino.
SEPPIAAnche la seppia è un mollusco cefalopode di forma ovale e allungato. Il corpo è circondato da una pinna che utilizza per nuotare. Il colore varia in brevissimo tempo per mimetizzarsi col fondale marino. Come il
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MISTO MARE AL NATURALE ZONAhoreca 3/1,5 kg
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UOVA DI SALMONEIN VASO 50 g
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POLPO SALAMOIAZONAhoreca 3/1,5 kg
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SEPPIE IN ZIMINO2 kg circa
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RISO PRINCIPECARNAROLI
3 x 1 kg
Ecco come il grande Chef Claudio Sadler da vità ad alcune meravigliose ricette con i protagonisti di questo numero di Ricchezze dal mare. Perle di eleganza e bontà che Sadler, con la sua passione e genialità, crea per le nostre papille.
RICETTERisotto al nero di seppia con la foglia di oroIngredienti per 8 persone: 500 g riso carnaroli, 1 kg seppie con il loro nero, mezzo spicchio di aglio, 1 scalogno, 30 g prezzemolo, 2 rametti di timo, 60 g vino bianco, 1,5 l brodo di pesce, 40 g parmigiano, 10 foglie d’oro, 50 g burro, 20 g olio all’aglio, sale.Preparazione: Monda le seppie, recupera il sacchetto dell’inchiostro, poi pulisci per bene la polpa della seppia, tagliala a cubetti piccini e conserva i tentacoli. Prepara un soffritto con poco olio, aglio e scalogno, fa rosolare e aggiungi i cubetti di seppia, fa cuocere a fuoco vivo per 5’, unisci il riso, sfuma con il vino, unisci il nero della seppia, allunga con il fumetto di pesce e continua la cottura per circa 14’. Regola di sale. Manteca il riso con burro fresco, olio all’aglio e una piccolissima quantità di parmigiano, profumando con poco timo e prezzemolo tritato. Versa il risotto nei piatti facendolo stendere bene, decora con il tenta-colo che nel frattempo avrai cotto in acqua bollente, termina con una foglia d’oro creando un contrasto cromatico forte.
Calamari sfrangiati in padella con cappelle di funghi porcini grigliati e pesto leggeroIngredienti per 10 persone: 2 kg calamari freschi di media grandezza, 500 g funghi porcini, 5 mazzetti
di basilico fresco, 1 mazzetto di prezzemolo, 150 g pinoli, 200 g olio extravergine di oliva, 30 g aceto balsamico 24 mesi, sale. Preparazione: Monda i calamari, taglia la parte conica nel mezzo e incidi la parte interna con un coltello ben affilato, disegnando delle righe trasversali. Fa lo stesso nel verso contrario. Taglia quindi i calamari in rettan-goli di 4 per 8 cm, conservali in frigorifero, mentre tieni i tentacoli al loro stato naturale. Monda le cappelle di funghi e tagliale a spicchietti; conservale in frigorifero. Disponi nel mixer il basilico e il prezze-molo con l’olio e i pinoli, frulla il tutto, ottenendo una pasta liscia e omogenea; sala, eventualmente passa al setaccio fine e tieni in frigorifero. Al momento della preparazione scalda due padelle antiaderenti e cuoci in una i calamari e nell’altra i funghi porcini, ungendo appena le padelle, sala e termina la cottura che sarà molto breve. Decora i piatti con il pesto e adagia so-pra i calamari e i funghi, condisci con un poco di olio e l’aceto balsamico e servi.
Minestra di fagioli di Pigna al peperoncino con fogliette di polipoIngredienti per 10 persone: 1,8 kg, polpo decongelato, 200 g fagioli di Pigna, 3 spicchi di aglio, 1 scalogno, 1 rametto di rosmarino, 1 mazzetto di prezzemolo, peperoncino, 2 l brodo vegetale, 10 g vino bianco, 100 g pancetta affumicata, 50 g colla di pesce, alloro, 80 g olio extravergine di oliva, sale. Preparazione: Ammolla per una notte i fagioli in ac-qua fredda. Scolali e rinfresca l’acqua, mettili a bollire con poco sale, 2 spicchi d’aglio in camicia e 1 foglia di alloro, cuocili per circa 1 ora a fuoco moderato.
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FUNGHI PORCINI A FETTEABETONE FUNGHI 1 kg
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RIBOLLA GIALLA I.G.T.SANT’HELENA
75 cl
Prepara un soffritto con 1 scalogno e 1 spicchio d’aglio a fettine sottili, unisci un pezzetto di pancetta affumicata intero, 3 pomodori a pezzetti e 1 pizzico di peperoncino, aggiungi 2/3 dei fagioli, copri con brodo vegetale e lascia cuocere per circa 40’. Passa la mine-stra al passaverdura e poi al colino cinese, profuma con un soffritto di olio fatto rinvenire con 1 rametto di rosmarino e 1 spicchio d’aglio schiacciato. Regola di sale. Metti il polipo con le verdure in una casseruo-la con acqua fredda, aggiungi l’aglio, il vino bianco e i gambi del prezzemolo, sala e fa cuocere a fuoco me-dio per 3 ore circa. Fallo intiepidire, elimina una parte della pelle rossa, pulisci le teste, metti i tentacoli e la parte della testa in una casseruola stretta formando come dei rotolini circolari. Filtra nel frattempo 1/2 l di acqua di cottura del polpo, unisci la colla di pesce ammollata, fa sciogliere bene e colora con l’acqua di strizzatura del prezzemolo tritato. Versa la gelatina nel polpo cotto e fa raffreddare il tutto in frigorifero per 4 ore. Una volta raffreddato taglia a fettine sottili. Disponi nei piatti i fagioli interi, stendi sopra il polpo a fettine e di fronte agli ospiti versa la crema di fagioli calda, profumando con poco peperoncino.
“Ravioli” di calamari ai sapori mediterraneiIngredienti per 4 persone : 600 g di fette di calama-ro gigante, 60 g di pomodori secchi, 60 g di olive taggiasche, 40 g di capperi di Salina, 40 g di zenzero fresco, 20 g di uova di salmone, 16 g di nero di seppia, 7 foglie di basilico, 7 foglie di prezzemolo, 1 melanza-na media, 1 limone non trattato, 1 spicchio di aglio, 1 cestino di germogli di crescione, 1/2 cucchiaino di
pomodoro secco in polvere, olio extravergine di oliva, sale, pepe di mulinello. Preparazione: Fai rassodare le fette di calamaro nel congelatore, poi, con l’affettatrice, ricavane tanti qua-drati sottili di 4 cm di lato. Stendi i “foglietti” ottenuti su carta da forno e conservali nel congelatore fino al momento dell’utilizzo. Lava la melanzana e cuocine metà in forno già caldo a 190 °C per circa 40 minuti, poi frulla la polpa con un filo di olio, lo zenzero tritato e un poco di scorza di limone grattugiata. Regola di sale e aggiungi qualche cucchiaio di acqua per rende-re la salsa cremosa.In una padella fai saltare la melanzana rimasta, tagliata a dadini piccolissimi, con un filo di olio e lo spicchio di aglio non sbucciato. Trita i capperi, le olive e i pomodori secchi e uniscili ai dadini di melanzana. Profuma con il basilico e il prezzemolo lavati e tritati e regola di sale e pepe. Disponi su ogni piatto due “fo-glietti” di calamaro, salali, pepali e condiscili con un filo di olio e succo di limone. Poni al centro di ognuno una noce di farcia e copri con un altro foglietto. Condisci ancora con olio e limone e distribuisci sopra le uova di salmone. Decora con strisce di salsa di melanzane allo zenzero e completa con i germogli di crescione ben lavati e qualche goccia di nero di seppia. Spolverizza con la polvere di pomodoro secco e servi in tavola.
BUONO A SAPERSIMOSCARDINO
Quando si cucina il moscardino bisogna prestare attenzione a rimuovere eventuali residui di sabbia. Una volta privato delle interiora, della bocca e degli occhi va im-merso mezzo minuto in acqua bollente o battuto con un batticarne per rendere le carni più tenere. Bisogna sempre evitare di cuocerlo troppo a lungo per non ren-derlo troppo duro. È perfetto cucinato in umido o per zuppe, fritture ed insalate.
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ACETO BALSAMICO MODENA QUALITÀ NERA
500 ml
32873
FAGIOLI BORLOTTIJOLLY COLOMBANI
2,60 kg
47989
OLIVE TAGGIASCHEDENOCCIOLATE
3 kg
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GAVI D.O.C.G LE PARODINE
75 cl
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PINOT BIANCOALTO ADIGE D.O.C.
TERLANO 75 cl
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27007
INSOLIACUSUMANO
75 cl
28070
ARMADIO CONGELATORE605 L TEMP. -25°
5427
COLINO CINESEILSA 24 cm
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VASSOIO NERO41x20 cm
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FRANCIACORTABRUT VEZZOLI
75 cl
TENDENZE
Aperitivo a tentacoliNella rubrica Happy hour affrontiamo il secondo capi-tolo di aperitivi e finger food. Ebbene, calamari e polpo sono prodotti perfetti per servire deliziosi bocconcini. Proponete crostini di patate con fette sottili di polpo al peperoncino. Uno stuzzichino perfetto da accompagna-re con un prosecco.
Calamaro fioritoServite una stupenda insalata di calamaretti giocando con il valore cromatico delle varie foglie di insalata. Abbiate cura che ce ne siano almeno dieci tipi diversi tra insalate, radicchi ed erbe spontanee. Decorate con fiori commestibili e frutta secca finemente tritata per dare croccantezza. Bisogna sempre anche tener conto del colore del piatto per comporlo equilibrando le varie tinte e poter presentare un antipasto di classe o un prezioso contorno per una portata di crostacei.
Lampredotto di mareOffrite straccetti di seppia, calamaro e polpo in umido serviti dentro ad un croccante panino in stile fiorentino, cioè bagnando il pane con il sugo reso piccante da un pò di peperoncino in polvere. Un autentico panino da marinai, da gustare con un profumato ed aromatico vino bianco Chardonnay.
InchiostroIl nero di seppia è un elemento perfetto per le deco-razioni, un intrigante prodotto molto importante per arricchire le vostre portate. Potete semplicemente far cadere piccole gocce al lato del piatto o spennellare un piatto bianco per creare un disegno floreale in nero. Una base perfetta per poi adagiarvi un calamaro, anch’esso candidamente bianco, ed ottenere un elegan-te gioco di contrasti. Per ispirarsi fate una breve ricerca sulle decorazioni giapponesi e cinesi, veri e propri maestri in fatto di segni.
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CASSERUOLA 1 MANICO24 cm MONETA PRO
primo tra tutti la pesca poi le numerose spezie molto persistenti, conferitogli dai vermouth. La sua fascia di servizio è prettamente aperitivo.
RICETTAIngredienti: 2 cl Porto bianco, 2 cl Vermouth rosé, 2 cl Vermouth dry, 1 cl Vodka alla pesca, scorza di arancia. Decorazione: Carota. Preparazione: Viene fatta nel mixing-glass, dopo aver versato tutti gli ingredienti ed averli ben mixati viene servito in una coppetta da cocktail ed aggiunta dell’essenza di arancia on top. Il cocktail viene decorato con un fiore di carota.
Happy Hour: FINGER FOOD II
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5551
VERMOUTHMARTINI DRY
1 l
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MARTINI ROSATO1l
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SALMONE NORVEGESE AFFETTATO 1,9/2,3 kg
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SPUMANTE LA LUNA DELL’ANGELO 75 cl
LAUREATIALLA BOCCONI
APERITIVO intelligente
Come promesso siamo tornati al tema del finger food.Siccome negli ultimi anni è diventato un pilastro per bar e ristoranti, vale la pena davvero quindi approfon-dire questo argomento. La parola d’ordine è semplici-tà. Abbiamo selezionato una serie di semplici ricette per preparare un finger food variegato e veloce impreziosito dal delizioso aperitivo “Lady Rose” del barman A.I.B.E.S. Alessandro Sainati.
Lady RoseAppartiene alla categoria Aperitivi leggeri ed è molto apprezzato dalla clientela femminile e dai signori clienti poiché oggi è importante bere bene e con intelligenza. Di colore rosa antico dovuto al vermouth rosé, all’olfatto presenta principalmente note di arancia date dall’essenza. Quanto al gusto è un drink non molto alcolico caratterizzato da un mix di aromi,
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SPECK COTTO a metà
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FORMAGGIO FRESCOALPIGIANO 1,5 kg
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CETRIOLI PICCOLIZONAhoreca1,7 kg/ 950 g
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SET 4 COLTELLIPER DECORO
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POMODORI SECCHIBUSCEMA 1,08 kg
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SALAME TOSCANOSPAGATO A MANO
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AFFETTATRICE GRAVITA’ DIAM.250 mm
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PANINI PICCOLI MORSIAL LATTE / ALL’OLIO
8 PEZZI 200 g
semplice costola di sedano tagliata a forma di cuc-chiaio con della ricotta cremosa diventa un boccone squisito e dei semplici rotolini di salmone, pane, burro e prezzemolo montati su bastoncini di legno come quelli dei gelati diventano assaggi divertenti. Un finger food che si rispetti va studiato come si studia il menù di un ristorante. Bisogna stare attenti a non proporre lo stesso prodotto troppe volte o lo stesso ingrediente in troppi preparati. Si deve cercare di equilibrare sapori, forme, colori e consistenze delle proposte ed usare prodotti del territorio e di stagione, il tutto presentato in modo pratico da degustare ed impeccabile nella composizione per guidare il cliente in un interessante percorso gastronomico. Non abbia-te paura di azzardare, ricordate che il consumatore principe del finger food è mediamente molto giovane e quindi aperto a nuove esperienze gustative.
I professionisti che nel proprio locale presentano un aperitivo accompagnato da finger food, sanno benissi-mo che ci sono alcuni prodotti davvero immancabili.Sono prodotti praticamente già pronti all’uso che devono solo essere assemblati e presentati. Primi tra tutti i salumi, ideali perché di lunga conservazione e perfetti per aperitivi a base di vino. Anche in questo caso puntare sulla varietà e sulla qualità risulta la scelta migliore. Oltre ai salumi un’attività che vuol eccellere deve fornirsi di formaggi provenienti dalla propria zona. Sono ideali quelli stagionati da accom-pagnare a marmellate, confetture e miele, ma anche di formaggi cremosi, fondamentali per preparare tartine e stuzzichini. Inutile parlare della praticità dei sott’oli e dei sott’aceti, come degli insostituibili po-modori secchi e dei cetriolini. Ma il miglior ingredien-te rimane pur sempre la fantasia. Ad esempio una
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Z NAMARKET
IN ZONAVI ATTREZZIAMOPER IL SUCCESSO
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UN MOROIN CANTINA
VIGNA MAREMMANA
angolo degustazione: Morellino di Scansano
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23360
MORELLINO DI SCANSANO TERENZI
75 cl
42095
MORELLINO DI SCANSANO FATTORIA LE PUPILLE
5 cl
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MORELLINO DI SCANSANO MORIS75 cl
42310
MORELLINO DI SCANSANO MENTORE MANTELLASSI
75 cl
24003
MORELLINO DI SCANSANO LA CAPITANA
75 cl
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MORELLINO DI SCANSANO LE LUPINAIE
75 cl
Se c’è un vino che in tempi rapidi ha saputo conqui-stare il palato dei consumatori questo è il Morellino di Scansano, che riesce a mettere d’accordo gli estima-tori dei vini tradizionali e quelli dei vini più moderni, l’austerità e la morbidezza, la fragranza e la potenza.Siamo nel sud della Toscana, in quella Maremma che da alcuni critici è stata definita “la California del vino italiano”, volendo sottolineare da un lato come le ca-ratteristiche pedoclimatiche della zona (il forte caldo diurno mitigato dalle brezze marine notturne), fanno sì che il vino localmente prodotto esprima straordi-narie caratteristiche di morbidezza “stile california-no”; dall’altra il fatto che l’esplosione relativamente recente della fama di questi vini ha portato molti investitori provenienti sia dalla stessa Toscana che da altre regioni ad acquistare grandi proprietà nell’area. Negli ultimi 15 anni nomi come Antinori, Frescobal-di, Folonari, Cecchi, Rocca delle Macìe, Fonterutoli, Poliziano, ma anche la veneta Zonin o la trentina Làvis hanno acquistato tenute in Maremma e contribuito a far crescere la fama di questo territorio come zona di produzione vinicola di pregio. Un circolo virtuoso che ha portato alla valorizzazione complessiva del territorio in senso economico ma anche turistico. Ma nonostante il boom enologico abbia portato con sé l’aumento esponenziale della superficie vitata e l’arrivo di “nuovi” vitigni come il cabernet, il merlot, il syrah, il ruolo da protagonista spetta ancora una volta a lui: il sangiovese.
Il principale vino che si produce in Maremma, infatti, è il Morellino di Scansano, un’eccellente espressione di sangiovese che in questo territorio sviluppa tannini morbidi e vellutati, in grado di conferire al vino forza e potenza. Un corpo caldo e abbastanza strutturato che fa da pendant a un naso intenso, fruttato con sentori di frutti rossi, marasca, molto spesso prugna, e a volte note di viola mammola. Insomma, un sangio-vese tipico ma più rotondo e avvolgente in virtù di un territorio inondato dal sole.Un territorio, questo della provincia di Grosseto, nel quale spesso le estati sono aride, con precipitazio-ni scarse o addirittura assenti per settimane, e il sole picchia forte mentre la piovosità è concentra-ta soprattutto nel periodo autunnale-primaverile. Caratteristiche che aiutano a limitare la produzione, con notevoli vantaggi per la qualità. D’altro canto, dal punto di vista geografico, ci troviamo di fronte a un territorio ideale: la fascia collinare compresa tra i fiu-mi Ombrone e Albegna e protetta dai venti del nord. Siamo nei comuni di Scansano, Manciano, Magliano in Toscana, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna. La palma di “capitale” del Morellino spetta proprio a Scansano, un paese che si erge su una collina, e che per moltissimi anni, fino alla fine dell’Ottocento, è stato considerato il capoluogo estivo della Maremma, la sede dove si spostavano tutti gli uffici amministrativi della provincia per evitare il peri-colo dato a valle dalla malaria (ancora oggi palazzi e
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46951
TAPPO VERSA VINOPROFESSIONALE
48304
APRI BOTTIGLIAPROFESSIONALE
44580
DROP STOPMINI DISK 5 PEZZI
3708
CALICE DEGUSTAZIONE INTENSO LUIGI BORMIOLI
55 cl
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IMBUTO/FILTROPER BOTTIGLIA
DECANTER
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DECANTER DIAGONRASTAL
LA DOCG
Il Disciplinare autorizza la produzione di due tipo-logie: Morellino di Scansano e Morellino di Scan-sano Riserva. Il Morellino non può essere messo in commercio prima del 1° marzo dell’anno succes-sivo alla vendemmia; per essere commercializzato come Riserva, invece, deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di due anni, di cui almeno uno in botte preferibilmente di rovere. Il periodo di invecchiamento decorre dal 1° gennaio successivo all’annata di produzione delle uve. Per entrambe le tipologie, il Morellino deve essere prodotto con uve sangiovese (85% minimo) al quale si uniscono altri vitigni a bacca nera (per un massimo del 15%), non aromatici, dei quali è autorizzata la coltivazione.Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol., per la tipologia Riserva 13,00% vol.
monumenti di particolare interesse sono testimonian-za di un passato importante). Proprio alla comunità di Scansano si deve se le buone regola della viticoltura sono state tramandate nei secoli nella zona: si sa di squadre di vignaioli che partivano dal paese per andare nei comuni vicini a potare e innestare le viti. All’inizio dell’Ottocento, una parte degli oltre 5 mila ettolitri di vino prodotto nella zona di Scansano, era classificata di “qualità superiore”. Ma, rimanendo in tema di storia, ricordiamo che furono gli Etruschi i primi a produrre vino in Maremma, seguiti ben presto dai Romani: recenti scavi hanno portato alla luce re-perti che provano una produzione vinicola risalente a questi popoli, con resti di un grosso orcio di terracotta utilizzato per conservare il mosto. Anche nell’area di Ghiaccio Forte, il sito archeologico più importante di tutto il territorio, sono stati trovati segni della presenza di produzioni vinicole, come due statuette di bronzo raffiguranti due figure che impugnano una roncola, antico attrezzo utilizzato per la vendemmia. Ma anche in epoca medievale, documenti del XII secolo citano l’“eccelsa bontà” del vino maremmano.Insomma: i quarti di nobiltà per il Morellino di Scan-sano ci sono tutti e, dopo la Doc ottenuta nel ‘78, è arrivata – con la vendemmia 2007 – anche la Docg a sancirne la qualità largamente percepita.
Stefania Vinciguerra
IL CONSUMO
Il Morellino di Scansano, come quasi tutti i vini rossi, va degustato a 16-18°C ed è meglio stap-pare la bottiglia circa mezz’ora prima. Va bevuto in un bicchiere ampio e capiente e può accompa-gnare tutto il pasto, specialmente se della cucina tipica della sua zona di origine. Generalmente è adatto a piatti di media struttura come crostini toscani, primi al ragù di carne, spezzatini o carne alla brace. La tipologia Riserva è adattissima a pietanze ben strutturate: pappardelle al ragù di cinghiale, cacciagione in generale, fegatelli, stra-cotto al Morellino.
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MORELLINO SCANSANO D.O.C.G. CROGNOLETA75 cl
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CONSIGLI PRATICI PER PROFESSIONISTICarte dei vini - (1° puntata) Amore e odio di molti ristoratori, la carta dei vini – al pari del menù – costituisce una sorta di biglietto da visita del locale e quindi può essere uno strumento di comunicazione molto utile, purché lo si sappia utilizzare al meglio. Naturalmente deve essere la “fotografia” della cantina, è quindi indispensabile che l’approvvigionamento dei vini sia seguito con molta cura e secondo criteri ben precisi, che prendano in considerazione soprattutto il tipo di cucina proposto e le preferenze della clientela (operazione facilmente eseguibile analizzando il giro di bottiglie vendute l’anno precedente). Ma qui non vogliamo considerare come si costruisce la cantina del ristorante, bensì - partendo dal presupposto che sia già stata operata una scelta - come la si propone al cliente. Natural-mente non occorre ricordare che nessuna carta dei vini, per quanto ben fatta, sostituisce completamente l’opera del sommelier o di chiunque sia preposto alla gestione dei vini: è bene che il cliente venga suppor-tato e consigliato nella sua scelta, senza che questa appaia però come un’imposizione. Pur considerando che la questione cambia secondo la tipologia di ristorante, prendiamo in considerazione alcune regole generali, che valgono sia per una lista di migliaia di etichette che per una di poche centinaia o di alcune decine.Partiamo quindi dall’estetica. Design e grafica della Carta sono importanti ed è buona cosa che si segua la stessa grafica degli altri stampati del ristorante, dal menù ai biglietti da visita ad eventuali dépliant illustrativi. Conviene sempre che ci sia una copertina,che potrà essere in pelle per i locali di fascia alta o in cartoncino per le trattorie, e che avrà il duplice scopo di proteggere e sostenere i fogli interni e di dare la giusta importanza alla lista. Sulla copertina ci può essere il logo del locale (che va ripreso in piccolo nelle pagine interne) e naturalmente il nome del ristorante, oltre all’indicazione che si tratta della carta dei vini. Per quanto riguarda le pagine interne, la cosa migliore è che siano facilmente sostituibili, per evitare corre-zioni, cancellazioni, macchie ecc. Può essere scritta a mano (purché in bella grafia), magari anche su carta pergamenata, ma la soluzione più semplice è scriverla al computer e stamparla: non ci sarà mai un problema ad averne una copia aggiuntiva e gli aggiornamenti sono molto facili. I normali programmi di videoscrit-tura rendono possibili molte soluzioni personalizzate, con l’uso di diversi caratteri e con facili possibilità di impaginazione, quindi non c’è il rischio che risulti troppo spersonalizzata nell’estetica. Inoltre in questo modo c’è la garanzia assoluta della leggibilità.
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Perché il primo requisito per una carta dei vini è che risulti pratica e leggibile. E che ce ne siano a dispo-sizione un buon numero, in modo da non dover fare pressione al cliente perché si sbrighi a leggerla. Se ce ne sono a sufficienza, è anche possibile lasciarla sul tavolo per una successiva consultazione, magari dettata dalla semplice curiosità. Analizzata la forma, veniamo al contenuto. La cosa fondamentale, sembra banale ma è bene ribadirlo, è che la carta deve corrispondere all’effetti-va disponibilità della cantina. Non c’è nulla di peggio per un cliente che ordinare un vino presente in lista e sentirsi dire che non c’è, o magari che c’è un’annata diversa da quella segnata. E purtroppo questa è una cosa che capita fin troppo spesso. Magari anche con più di una bottiglia. È una situazione fastidiosa da una parte e imbarazzante dall’altra e anche gli eventuali tentativi di porvi rimedio, suggerendo una bottiglia simile per tipologia, gusto, prezzo, può essere inter-pretata in maniera sbagliata: come la necessità del
ristorante di orientare la scelta su vini da “smalti-re”. Basta un’apparente piccolezza come questa per trasmettere immediatamente una sensazione negativa che difficilmente se ne andrà. Ha senso curare tanti dettagli in cucina e trascurare una cosa di facile soluzione come questa? La carta dei vini non può essere un moloch messo lì e lasciato in eterno, ma uno strumento che deve essere sottoposto a continua verifica e aggiornamento.Questo significa che l’inventario della cantina deve essere regolare e non limitato solamente a un paio di volte l’anno, magari dopo le feste natalizie o all’avvio dell’estate. Per evitare di dover stampare ogni volta tutta la carta (e può essere problematico per quei locali che hanno scelte molto ampie), ci sono diversi escamotage legati alle diverse modalità di strutturare la proposta, cosa che vedremo nel prossimo numero.
Stefania Vinciguerra
LA CARTA DEI VINI:LE REGOLE FONDAMENTALI
• Non deve essere enciclopedica, ridondante, eccessiva• Non deve impressionare il cliente, ma aiutarlo nella scelta• Deve risultare pratica e leggibile• Deve essere supportata dalla disponibilità in cantina• Deve essere aggiornata spesso• È meglio prevedere un’offerta alla mescita• Vanno applicati ricarichi onesti• Può essere arricchita da una carta dei Distillati• Può essere arricchita da una carta delle Birre
CARTA VINCENTE
Vi presentiamo cinque proposte grafiche in diverso stile. Copertine curate e convincenti per carte dei vini che si rispettino create dai nostri designer. Manda un’e-mail di richiesta all’indirizzo [email protected] riceverai gratuitamente la grafica .pdf da personalizza-re e stampare per realizzare la copertina della carta dei vini del tuo locale. Riceverai inoltre tutti i volantini in anteprima e le offerte su misura per la tua attività!
Questo vino fortificato da fine pasto è prodotto esclusivamente con uve provenienti dal nord del Portogallo e precisamente dalla regione del Douro. In questa regione le colline sono molto ripide e rendono la vendemmia molto difficoltosa considerando che viene effettuata durante la torrida estate. La caratte-ristica predominante del Porto è la dolcezza incon-fondibile dovuta alla fermentazione incompleta dove i lieviti non hanno del tutto trasformato gli zuccheri in alcool. Sono sette i tipi fondamentali di Porto: lo white port, il ruby, il tawny che sono quelli di base ed i più pregiati Aged tawny, Colheita, LBV (Late Bottled Vintage) e Vintage, fatto con l’uva di una sola annata denominata come “eccellente”. Questo vino si conosce dall’epoca romana ma fu reso famoso durante il XVII secolo dai mercanti inglesi, intenti a cercare nuovi vini a basso costo come alternativa a quelli francesi, all’epoca sottoposti ad embargo a causa della guerra tra le due nazioni. Oggi il Porto è un vino del vecchio mondo universalmente riconosciuto che ultimi anni ha riscosso grande successo grazie anche agli squisiti abbinamenti che si possono fare con questo nettare liquoroso. Si sposa perfettamente con il cioccolato amaro, la frutta secca ad esempio le noci e con i formaggi stagionati dalla forte struttura come gli erborinati. È famoso il melone al Porto, ma sono asso-lutamente da provare il filetto, i sedani e lo zabaione.
CLUB BY NIGHT: PORTO
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49163
PORTO FERREIRAWHITE 75 cl
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VODKA ICEBERGPESCA 1 l
TI PORTOCON ME
IN COMPAGNIA DELLA DOLCEZZA
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APEROL1 l
Lo si può anche azzardare con della carne rossa di selvaggina con la predominate di dolcezza o bianco e fresco con i piatti di pesce.
Ecco un meraviglioso cocktail presentato dal Barman Sainati, dove il Porto è valorizzato in modo sublime.
Aperidouro Il cocktail è stato premiato al concorso interregionale “wine meet cocktail” organizzato da una collaborazio-ne tra l’A.I.S. e l’A.I.B.E.S. Questo concorso consisteva in un abbinamento Barman-Sommelier nel quale il primo doveva eseguire una ricetta a base di vino mentre il secondo doveva fare una degustazione del vino utilizzato dal barman ed un abbinamento del cocktail con un cibo. Per il nome Aperidouro, Sainati ha voluto giocare sulla parola “Aperitivo” e “Douro” (la valle portoghese dove il porto viene prodotto). Questo cocktail è nato prendendo spunto dal famosissimo “Spritz” molto facile da realizzare perché può essere fatto direttamente nel bicchiere o nel “gallone” (un grande mixing-glass utilizzato per creare più di quat-
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PORTO SANDEMANROSSO 75 cl
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PORTO FERREIRARUBY 75 cl
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PORTO OFFLEYROSSO 75 cl
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49325
NOCI SGUSCIATE USA ZONAhoreca 500 g
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CREPES FRESCHEL’AUTHENTIQUE
12 PZ 370 g
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PECORINO STAGIONATOIN GROTTA
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VALDO ORIGINESPUMANTE BRUT
75 cl
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BLOCCO EXTRA FONDENTE WALCOR 1 kg
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BICCHIEREDEGUSTAZIONE
48,5 cl
tro dosi di drink contemporaneamente). Partendo dall’ingrediente “imposto” Porto Bianco, mixato con Vodka alla pesca ed Aperol in proporzioni da non snaturare quella il prodotto base, è stato allungato il tutto con del Prosecco ed aggiunta dell’essenza di arancia on top. Per terminare la ricetta sono stati inseriti nel bicchiere dei frutti di bosco per arricchire le note fruttate e creare contrasti cromatici ed una colombina ricavata da una foglia di finocchio. All’ol-fatto presenta note fruttate emergendo soprattutto quelle agrumate dovute all’essenza dell’arancia. Al gusto è un drink molto fresco e si ritrovano i sentori fruttati che avevamo precedete trovato nei profumi. Come abbinamento è stato scelto dal sommelier un formaggio aromatizzato con frutti di bosco. È ideale principalmente come aperitivo ma perfetto anche da pomeriggio o da sera.
RICETTAIngredienti: 3 cl Porto bianco, 2 cl Aperol, 2 cl Vodka alla pesca, 3 cl Prosecco, scorza di arancia, frutti di bosco. Decorazione: Finocchio, chiodi di garofano, carota. Preparazione: Vengono versati gli ingredienti nel gallone o direttamente nel bicchiere da vino, dopo averlo ben mixato vengono aggiunti i frutti di bosco, la decorazione e servito.
TI PORTO IN CUCINAEcco tre ricette che prevedono l’uso sapiente del Porto in cucina: una gelatina per antipasto, una salsa per la selvaggina ed uno delizioso dessert.
Gelatina di Porto Ingredienti: 250 ml di Porto Ruby, 1/4 di cucchiai-no di agar agar in polvere, 60 g di zucchero, mezza stecca di cannella, 1/3 della buccia di un limone,1 chiodo di garofano. Preparazione: Mescolate tutti gli ingredienti e portate a bollore. Continuate la cottura finché l’agar non si sarà sciolto. Filtrate e versate in un contenitore di vetro.
Salsa al tartufo e PortoRiducete in un pentolino il Porto con timo, alloro, scalogno e del fondo bruno. Filtrate il composto attra-verso un passino ed unite il tartufo bianco finemente tagliato e del burro. Amalgamate il tutto con una fru-sta e servite la salsa ben calda. È ideale per un piatto di selvaggina rossa o una pietanza in agrodolce.
Porto crêpesPer fare quindici crêpes al Porto amalgamate tre uova con 80 g di farina e un pizzico di sale. Aggiungetevi 1,5 dl di latte e 0,5 dl di Porto. Lasciate riposare il composto coperto per un’ora in un luogo fresco prima di fare le crêpes. Farcitele con una crema al Porto pre-parata mescolando 250 g di mascarpone, due tuorli, tre cucchiai di zucchero e quattro cucchiai di Porto fino ad ottenere un composto omogeneo.
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LUCIFERO ERBORINATOPEPERONCINO 1/16
SCELTA D’AUTORE: CLAUDIO SADLER
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LA CUCINAD’ECCELLENZA
CULTURA CULINARIA DELLA TAVOLA, SEMPLICITÀ E LEGGEREZZA
Claudio Sadler è uno degli chef più conosciuti in Ita-lia, di sicura competenza e di razionale applicazione delle regole, ma anche di grande creatività.La sua è una cucina creativa e accurata, si basa sulle tradizioni della classica cucina italiana regionale, di volta in volta reinventata secondo la propria persona-lità e amore per l’innovazione. La stessa innovazione si ritrova anche nelle strumentazioni utilizzate in cucina, sempre all’avanguardia e in continua moder-nizzazione. Sadler è stato uno dei fondatori dell’Asso-ciazione “Jeunes Restaurateurs d’Europe”, consulente gastronomico per diverse aziende, tra cui Autogrill e McDonald’s, e per riviste del settore. È stato presiden-te dei ristoratori milanesi e compare tra i ristoranti nella prestigiosa guida dell’associazione “Le Soste”, di cui dal marzo 2012 è il presidente. Apre il suo primo locale a Pavia nel 1982, quella che fu la “Locanda Vecchia Pavia” e in contemporanea, durante i periodi estivi, gestisce il ristorante Vela Blu a Portisco in Co-sta Smeralda. Nel 1986 aprirà “Osteria di Porta Cicca” di Ripa di Porta Ticinese a Milano, dove, nel 1991 verrà insignito della sua prima stella Michelin.Nel 1995 il locale si sposterà in via Troilo, sempre nella zona dei navigli milanesi dove rimarrà per undici anni e dove acquisirà la seconda stella (2002).Contemporaneamente all’attività del ristorante si dedica all’insegnamento e nel 2002 crea “Q.B. centro di cucina enogastronomico” dove insieme ad altri validi insegnanti organizza corsi per professionisti e appassionati. Porta il suo nome, da anni ormai, anche un servizio di banqueting, dove è evidente lo stile Sadler che premia la cultura italiana della tavola, la semplicità e la leggerezza. La stessa cultura italiana è stata portata dallo chef in terra giapponese, a Tokyo, dove è stato aperto un ristorante che porta l’insegna Sadler. Nel 2008 Sadler approda a Pechino ed in piaz-
za Tien’anmen apre il suo ristorante coadiuvato da due validi collaboratori.Dopo anni di brillante carriera sui Navigli milanesi, Sadler si trasferisce in via Ascanio Sforza 77, a pochi numeri civici di distanza dal precedente locale. Il suo nuovo ristorante ha aperto nel settembre 2007, affiancato da un secondo locale, Chic’n Quick, per una ristorazione più infomale e veloce, ma sempre nello stile del grande chef, e che, per le occasioni, accoglie banchetti ed eventi. L’anno 2007 vede anche l’apertu-ra di due ristoranti all’interno del nuovo polo fieristico
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a Rho: “Chic’n Quick”, che offre un pranzo ricerca-to a chi non ha molto tempo, con piatti originali e gustosi ma con servizio rapido; e “Sadler in Fiera”, vero e proprio ristorante, luogo ideale per una pausa pranzo di vero relax e piacere. Altra grande conquista di Sadler è rappresentata dell’uscita di cinque grandi libri di ricette, editi dalla Giunti, che permettono ai suoi estimatori di riprodurre le preparazioni degustate presso il ristorante tra le mura di casa propria.
RISTORANTE SADLERDopo anni di brillante carriera Sadler realizza il suo sogno: nel 2007 ha trasferito il suo ristorante in una location tutta nuova in via Ascanio Sforza 77 a Milano! Il ristorante, arredato finemente, ora si divide in quattro piccole e accoglienti sale dall’atmosfera elegante e moderna, ideali per cene romantiche ma anche incontri di lavoro; una in particolare, che tra l’altro si affaccia sulla meravigliosa cucina a vista, garantisce la massima riservatezza in quanto rimane separata dalle altre e dall’ingresso e può ospitare da 6 fino a un massimo di 12 persone. Insomma uno spazio aperto a varie possibilità con la certezza però di una grande cucina: quella di Claudio Sadler che confer-ma ancora una volta la sua grande vocazione per la qualità e la cura del dettaglio.
CONTATTI
RISTORANTE SADLERVia Cardinale Ascanio Sforza, 77 MilanoTel. 02 5810 4451www.sadler.it
Due meravigliosi libri della collana di Sadler,“La grande cucina in metà tempo” e
“Menù per Quattro Stagioni”.Giunti Editore
ITINERARI DI GUSTO: PRATO
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MORTADELLA DI PRATO
SALUMIFICIO CONTI
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SBRICIOLONA/FINOCCHIONA
SALUMIFICIO CONTI
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POLPA D’ANATRAPER RAGU’
1 kg
PRATO IN FIOREè DI MODA IL GUSTO
vera e propria risale al X secolo. È infatti dall’epoca medioevale che Prato svolge un ruolo primario nella produzione del tessile. Addirittura nell’Ottocento viene definita “la Manchester della Toscana”. Anche se col-pita da una violenta crisi economica, ancora oggi Pra-to rappresenta una delle capitali europee del tessile. Questa città vive un connubio tra antico e moderno: vanta antiche opere d’arte medioevali e rinascimentali ed uno dei musei di arte contemporanea più impor-tanti d’Italia, il rinomato ”Museo Pecci”.
La provincia di Prato, sebbene non sia una grande pro-vincia, stretta com’è tra la quella di Pistoia e quella di Firenze, è un territorio molto popolato, caratteri-stico e variegato. Si passa in brevissimo tempo da un interessante centro storico chiuso tra antiche mura, a una zona industriale pulsante e produttiva e dalle dolci colline di Carmignano e Artimino al caratteri-stico Monte della Calvana ed agli incantevoli boschi dove il tempo sembra si sia fermato. Già gli etruschi abitarono la piana pratese, ma la nascita della città
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POLPA DI SPALLASTAGIONATA
SALUMIFICIO CONTI
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BARCO REALECARMIGNANO
IL POGGIOLO 75 cl
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BISCOTTI PRATO EXTRA 25% MANDORLE BELLI 1 kg
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CARMIGNANOVILLA CAPEZZANA
75 cl
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CANTUCCINIAL CACAO
BONACCHI 1 kg
MANTOVANAROTONDA BONACCHI
A prato sono famosi gli “umidi”, sia di carne ad esem-pio d’anatra, di pecora ma soprattutto di papero, che di verdure come i fagioli o i sedani, un classico della tradizione culinaria pratese.
RICETTASedani ripieni alla prateseIngredienti: Quattro sedani, 300 g di carne di vitello macinata, 150 g di mortadella di Prato macinata, 20 g di prezzemolo tritato, 50 g di parmigiano grattugiato, mezzo spicchio d’aglio tritato, cinque uova, 50 g di farina, 200 g di olio extravergine d’oliva, sale, pepe, noce moscata e 400 g di ragù di carne. Preparazio-ne: Tagliate i sedani in pezzi di circa 10 centimetri e toglietegli i filamenti. Scottateli in acqua e sale, poi fateli raffreddare e fate uscire l’acqua strizzandoli leggermente e divideteli a metà. Impastate la carne di vitello, la mortadella, il prezzemolo, il formaggio, l’aglio, due uova, il sale, il pepe e la noce moscata. Riempite con questo impasto un sedano e copritelo con la costola tagliata precedentemente. Passate le costole nella farina e nelle uova sbattute. Friggetele e ponetele in un tegame con ragù di anatra o sugo di papero. Cuocete a tegame coperto fuoco lento sino a che i sedani non saranno diventati di colore rosso.
PRATO DA PIC-NICSono molti i prodotti caratteristici da mettere nel cestino da pic-nic da mangiare su un prato. Possiamo portare del PANMOLLE, la panzanella alla pratese, non può mancare la BOZZA, il pane tipico da assaggiare come BRUSCHETTA o con la celebre MORTADELLA DI PRATO da degustare con un bicchiere di VINO DI ARTIMINO. Le FICATTOLE, pasta lievitata e fritta da accompagnare alla FINOCCHIONA, altro salume tipico pratese. E per dessert una fetta di MANTOVANA, i BRUTTIBUONI e gli immancabili CANTUCCI di Prato, famosi in tutto il mondo come un’eccellenza gastro-nomica da apprezzare con il delizioso VIN SANTO DI CARMIGNANO. Nel dizionario dell’Accademia della Crusca, già dal 1691 si legge una definizione riguar-do ai cantucci “biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d’uovo”. E per completare il nostro cestino, non dimentichiamoci, magari ne avessimo voglia delle famosissime PESCHE di Prato che vantano una ricetta del 1861 inventata per l’unità d’Italia.
Salumificio ContiLa produzione del Salumificio Conti si basa sulla scelta di carni selezionate, provenienti da allevamenti controllati e verificati da esperti, le successive fasi di lavorazione ed eventuale stagionatura sono monito-rate continuamente attraverso sensori di temperatura ed umidità collegate ad un sistema computerizzato rendendo possibile, anche successivamente, risalire a tutte le condizioni nelle varie fasi di lavorazione del prodotto. Il tutto a garanzia per i clienti per l’otteni-mento del miglior prodotto possibile.
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VINSANTODI CARMIGNANO
D.O.C. 50 cl
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CARMIGNANO DOCGIL POGGIOLO
75 cl
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BIRRA RHYTON UR
75 cl
DOVE MANGIARE
RISTORANTE LA BUSSOLA DA GINOVia Vecchia Fiorentina, 32851039 Loc. Catena, QUARRATA (PT)Tel. 0573.743128
DOVE DORMIRE
ALBERGO LA BUSSOLA DA GINOVia Vecchia Fiorentina, 32851039 Loc. Catena, QUARRATA (PT)Tel. 0573.743128
SANTA CRISTINA
TOSCANA I.G.T.
SANTA CRISTINA
CHIANTI SUPERIORE
D.O.C.G.
CIPRESSETO
ROSATO TOSCANA I.G.T.
CAMPOGRANDE
ORVIETO D.O.C. CLASSICO
Santa Cristina nasce dal cuore
della Toscana, frutto del legame
tra vigna, territorio e lavoro
dell’uomo. Una tradizione che si
tramanda dal 1946 e ha dato vita
ad una famiglia di prodotti dal
tratto inconfondibile: lo storico
Santa Cristina, il Chianti
Superiore, «Cipresseto»,
Campogrande» e Capsula Viola,
frutto di una lunga storia di
qualità, oggi completamente
rinnovato e che diventa
protagonista delle nuove
tendenze del bere bene e leggero.
Ed entra a far parte della
prestigiosa famiglia Santa
Cristina. Una nuova generazione
che non dimentica le proprie
radici.
www.santacristina1946.it
SELEZIONE GOURMET: FOIE GRAS
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nouvellecuisine
RAFFINATA delicatezza
Gelato al Foie GrasIngredienti: 100 g di Foie Gras Doyenné de Lanvaux, 50 ml di latte, 50 ml di panna, 20 g di glucosio, 20 g latte in polvere, 50 g albume d’uovo, 1 tuorlo d’uovo, sale, noce moscata. Preparazione: Pastorizzate tutti gli ingredienti portandoli a 80° e passate il tutto in un colino. Tagliate il Foie gras a dadini e scottatelo, sbriciolatelo ed aggiungetelo al resto degli ingredienti mantecando nella gelatiera.
Pesca con Foie GrasTagliate le pesche a fette e mettetele in una padella di alluminio con del burro; cominceranno a perde-re liquido e sul bordo della padella si formerà del caramello che voi andrete a sfumare con del vino passito. Riducete la salsa e in un’altra padella, questa volta antiaderente (meglio se a fondo bianco per monitorare la cottura), fate rosolare una fetta di Foie gras di uno spessore di circa tre centimetri. Una volta rosolato mettetelo nella padella della salsa e fatelo insaporire aggiungendo tre ciliegie. Servitelo con una quenelle di gelato di foie gras o con del sorbetto all’ananas.
Burro al Foie GrasLasciate il burro a temperatura ambiente dentro ad una ciotola fino a quando raggiunge una consistenza cremosa. A questo punto aggiungetevi del Foie Gras reso cremoso e chiudete la ciotola con della pellicola trasparente prima di riporla in frigorifero per farlo solidificare. Ideale per rosolare un petto d’anatra.
Letteralmente significa “fegato grasso” ed è uno dei prodotti più famosi della cucina francese poiché circa il 78% della produzione mondiale proviene proprio dalla Francia. Per questo preparato viene usato fegato di oca, il più pregiato ed esclusivo, o di anatra fatto ingrossare tramite un’alimentazione gavage ricca di grassi. Il peso finale del fegato supera il chilogrammo ed il contenuto di grassi arriva circa all’80%. Antica-mente gli animali venivano nutriti soprattutto di fichi secchi ed anche nei bassorielievi egizi vi è illustrata questa antica tecnica di alimentazione. Il foie gras è considerato in tutto il mondo una pietanza di lusso perciò il professionista deve offrire ai clienti assoluta qualità. Trattandosi però di un prodotto costoso, il ristoratore non può fare a meno di considerare i costi da sostenere per inserire nel menù una portata a base di foie gras. Una scelta azzeccata è quella di fornirsi di un preparato valido ed allo stesso tempo pratico e di lunga conservazione come il foie gras a fette congelato de canard cru di DOYENNÉ DE LANVAUX che i maestri francesi hanno creato appositamente per le esigenze dei professionisti che vogliono valorizzare il proprio menù con un prodotto superlativo. Il foie gras, prodotto nobile dal gusto morbido prima dolce poi amarognolo, deve essere servito a temperatura ottimale, degustato soprattutto con piatti caldi e, se servito come aperitivo o antipasto, abbinato prefe-ribilmente con le vendemmie tardive, il muffato o il sauternes. Il pâté di foie gras invece s’accompagna bene al Porto ed all’Armagnac. Da provare l’abbina-mento con i funghi, in particolare con gli ovoli, e per finire quello delizioso con la salsa di frutti di bosco.
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FOIE GRAS DE CANARD CRUDOYENNÉ DE LANVEAUX FETTE CONGELATO 1 kg
CENTRO DIGRAVITà
DIVERTIRSI CON GUSTO
PROTAGONISTI DI ZONA: TAVERNA GARGANTUà
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all’aperto, con tavolini, lucine, musica di sottofon-do, nascosto in una piazzetta a misura d’uomo. Il Gargantuà è proprio così. Una fitta schiera di tavolini, riscaldati dagli immancabili funghi che li rendono attraenti anche d’inverno, e poi due ampie porte a vetri rivolte verso il piccolo interno accogliente, dai colori vivaci, con mosaici e specchi in stile Gaudì, dove l’unico tocco in bianco e nero sono gli scatti di fotografi locali alle pareti.Quindi l’abbiamo capito. Uno dei punti di forza del Gargantuà è sicuramente il dopo cena.Altro merito che gli dobbiamo rendere è quello di aver importato dalle grandi città come Milano il concetto di happy hour, o aperitivo, che dir si voglia. In pra-tica, la possibilità di bere un cocktail, uno spritz, un bicchiere di vino spelluzzicando dai vari vassoi tartine, stuzzichini, pizzette, ma anche primi e secondi piatti.Non contenti, i due giovani proprietari, Francesco In-nocenti e Paolo Boccardi, hanno deciso di mettercela proprio tutta, offrendo anche una valida alternativa per la ristorazione. Perfetto per un pranzo alla Sex & The City dopo un giro di shopping o per una allegra cena in compagnia prima di iniziare la serata, l’idea su cui si basa il Gargantuà ristorante vuole essere proprio
Non è passata nemmeno una decade che già riesce difficile ricordarsi di com’era Pistoia prima del “Garga”. Sì, perché la taverna Gargantuà, aperta in pieno centro storico nel 2005, ha avuto il grande merito di donare nuova vita alla città, divenendo il centro pul-sante della movida pistoiese, capostipite di una serie di localini che hanno cominciato a popolare la Sala e dintorni e che non si sono più fermati. Insomma, sembra impossibile farne senza.Se il successo del Gargantuà poteva inizialmente es-sere dovuto alla novità che rappresentava per la città, con il tempo il locale si è sempre più affermato. Come consolidato punto di ritrovo dei pistoiesi, prima di tutto. Ma anche come serata alternativa per i vicini pratesi o fiorentini e come piacevole luogo di sosta per i turisti.Sarà per la posizione. L’antica piazzetta dell’Ortaggio infatti offre una cornice ideale: di passaggio, molto frequentata, brulicante, dinamica ma al tempo stesso raccolta, intima, quasi un grande salotto di casa dove ci si può rilassare e godere la serata. Inevitabile il richiamo all’atmosfera delle zone giovani delle grandi capitali europee, dove va per la maggiore la soluzione del piccolo locale, che si sviluppa principalmente
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Straordinariamente simile al personaggio dei romanzi di Rabelais di cui porta il nome, il Gargantuà si presenta come un posto semplice, conviviale, ma insieme capace di catturarti fin da subito per la sua atmosfera frizzante, stravagante, divertente. E tutto questo con una sorprendente continuità. Alla faccia della crisi.
Lucrezia Palandri
quella di una taverna, dove si mangia bene ma non si spende troppo.Un classico del Garga sono i famosi taglieri, capaci da soli di toglierti la fame. Dall’intramontabile toscano con affettati, formaggi, crostini, verdure grigliate, a quello da spiaggia, tutto a base di manicaretti di pe-sce, ce n’è per tutti i gusti e non tarderete di sicuro ad eleggere il vostro preferito. Su lavagne colorate, sco-prirete poi i piatti del giorno, tutti sfiziosi e di buona qualità. In mezzo al personale giovane, disponibile, solare, capace di offrire un servizio rapido ed efficien-te, riconoscerete subito per disinvoltura e passione i proprietari, sempre coinvolti in prima persona nella gestione del loro locale e disponibili all’intrattenimen-to della clientela.Multiforme e in continua evoluzione, il Gargantuà è anche enoteca e offre ai numerosi avventori che affollano il bancone e i tavolini un’ampia selezione di etichette, sia in bottiglia che al bicchiere.Non manca l’organizzazione di eventi particolari: aperitivi a tema (ricordo ancora con l’acquolina in bocca il prosciutto grigio del Casentino con le cocco-le), serate musicali, dj set (in corso proprio in questo periodo il ciclo di serate Dj in the mirror).
TAVERNA GARGANTUÀ
P.tta dell’ortaggio 11/12 • PistoiaTel. 0573-23330e-mail: [email protected]
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NIENTE FUMOTUTT’ARROSTO
griglie, carbone E barbecue
attrezzi del mestiere: FUOCO
Chef sapiensLe ricerche per capire quando l’uomo ha scoperto il fuoco sono in continua evoluzione, per questo è difficile ipotizzare una datazione precisa ma sappiamo per certo che questa scoperta fece fare all’umanità un enorme passo avanti. Oltre a riscaldarci, illuminare le tenebre e proteggerci dagli animali feroci, questo elemento trasformò l’uomo in chef. Con la cottura dei cibi infatti l’uomo poté smettere di nutrirsi e co-minciare il viaggio verso il gusto. Ci sono molti studi riguardanti questo argomento che ci spiegano come il semplice gesto di cuocere un alimento abbia dato vita ad una grande evoluzione culturale oltre che fisi-ca. Le prospettiva di vita si allungarono enormemente regalando alle piccole comunità preistoriche il dono della sapienza degli anziani, la mandibola diminuì di dimensioni grazie ai cibi resi più teneri con la cottura ed in generale col fuoco l’uomo divenne il padrone in-contrastato della terra. In seguito, dalla brace vennero estratte pietre ardenti e poste in contenitori di terra-cotta pieni d’acqua da bollire per preparare le prime zuppe della storia. Oggi entrare in un ristorante e sentire l’aroma inconfondibile della brace risveglia in noi queste ataviche emozioni. E non serve consultare il menù, la scelta è già fatta e dopo il primo passo nella sala l’unico dubbio che rimane è quale vino sce-gliere da accompagnare alla cena. Poi, con la scoperta dei metalli, la cottura alla griglia è diventato uno dei metodi di cottura più semplici e veloci. Tale tecnica può essere di due tipi: per irraggiamento come nel barbecue o per contatto, tramite l’utilizzo di piastre arroventate che fanno aderire direttamente l’alimento alla griglia. Oggi, con l’avvento del carbone in sacchi le cotture alla griglia sono diventate ancor più prati-che ed il rischio d’incappare in legna non stagionata a dovere o troppo umida è del tutto eliminato. Addirit-tura potete beneficiare di moderni barbecue studiati appositamente per inserire questa arcaica cottura nel vostro menù senza dover rivoluzionare la cucina.
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CARBONE VEGETALE2,5 kg
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GRIGLIA A PIETRA LAVICA A GAS ACCIAIO INOX
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FRY TOP ELETTRICOPIASTRA LISCIA
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BUONO A SAPERSIUNA COTTURA PERFETTA
• La brace deve essere uniforme, di uno spessore di cinque centimetri e leggermente più ampia della griglia;• La griglia deve essere sempre di acciaio inossi-dabile con stecche sottili. • La griglia deve rimanere ad una distanza di dieci centimetri dalla brace;• Ogni alimento che sia carne, pesce o verdura deve avere la propria griglia dedicata;• Gli alimenti non devono mai essere infilzati e quindi bucati con la forchetta, il forchettone o altro ma sempre girati con le pinze;• Nel caso della classica bistecca alla fiorentina, vi consigliamo di inserire, durante la preparazione finale della brace, un tralcio di vite stagionato come ultimo aroma aggiuntivo. Una finezza può essere quella di proporre il vino proveniente da quella vigna per chiudere il cerchio.
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DIAVOLINAACCENDI GRILL
LIQUIDO 1 l
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COLTELLO BISTECCAPINTI INOX 12 cm
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MACINAPEPEIN LEGNO 17 cm
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PINZA PER GRILLINOX 30 cm
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TAGLIERE FAGGIOTONDO 35 cm h 5,5, cm
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TRONCHETTO FAGGIO18 kg
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Fin dal 1888 le famose bottigliette verdi Pago contengono solo pura frutta e nient’altro, 100% frutta senza conservanti artificiali. Non c’è niente che possa superare il gusto puro della natura. Oggi puoi godere di questo autentico piacere scegliendo tra 23 gusti diversi. Un suggerimento? Pago ACE. Una combinazione rinfrescante di arance, carote e limoni arricchita con Vitamina A, C ed E. Preparato con cura secondo la ricetta originale Pago sin dal 1996, è una delle bevande in assoluto più salutari e rinfrescanti.
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SOTTO LA LENTE: PADELLE A FONDO BIANCO
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to. BIANCO ed ideale quindi per il controllo della trasparenza, limpidezza, doratura, punto di cottura di sughi, fondi, salse e creme. Ma tutta un’altra cosa rispetto al classico rivestimento ceramico. Il KERASTO-NE è un rivestimento Restaurant tested ad altissima stabilità termica che garantisce inalterabilità totale nel tempo anche a regimi termici elevati. Inoltre, le pentole a fondo bianco Ballarini Professionale hanno il fondo ad alto spessore costante per un’ottima distribuzione e mantenimento del calore, planarità ottenuta al raggiungimento della temperatura di cot-tura per una completa aderenza al piano di cottura e manicatura professionale in acciaio inox a nervatura rinforzata, in tubolare per ridurre la trasmissione del calore, “a piena presa”. Una linea dalle prestazioni straordinarie che vanta tecnologia e produzione esclusivamente Made in Italy.
Parliamoci chiaro! Nel corso degli ultimi anni la cucina è stata rivoluzionata da elettrodomestici in grado di eseguire lavori che non molto tempo fa erano impensabili e da strumenti professionali studiati per eseguire compiti specifici. Le padelle a fondo bianco ne sono un esempio: sono insieme antiaderenti, resistenti, funzionali e facili da pulire. Non solo, sono belle ed adatte ad essere esibite nelle sempre più dif-fuse cucine a vista. Infatti, quella che prima era una zona interdetta ai clienti, oggi si mostra ed anzi si sta spettacolarizzando. La tendenza è arrivata dagli Stati Uniti, dove visionari architetti e designer hanno aper-to le cucine prima nei programmi TV e poi negli show-cooking, un fenomeno ormai diffuso di rappresenta-zione delle ricette che rende i gesti dei cuochi veri e propri spettacoli per i clienti. Senza dubbio mostrare il proprio lavoro passo per passo è comunque simbolo di altissima qualità poiché rappresenta la volontà di tra-sparenza nei confronti del cliente. Il messaggio arriva forte e chiaro, la cucina è di moda e si veste di bianco. Un colore perfetto per l’impatto visivo sul pubblico e sfondo ideale per tenere sott’occhio il colore e la trasparenza delle pietanze in cottura. Con il bianco, la cucina ed i fornelli d’incanto si illuminano.
Ballarini 1889, un suggerimento da seguire Le pentole Ballarini Professionale a fondo bianco sono la linea in lega di alluminio con rivestimento antia-derente professionale di alta qualita che confrontate con le altre sul mercato sono risultate semplicemente le migliori ai test. Innanzitutto hanno il rivestimento esterno in alluminio satinato e quello interno bianco in KERASTONE PROFI WHITE che vuol dire ANTIADE-RENZA vera e duratura, RESISTENZA AI GRAFFI ED ALLE ABRASIONI ineguagliabili nell’utilizzo continua-
UNA SPINANEL CUORE
VECCHIA SCUOLA
idee in pizzeria: BIRRA ALLA SPINA
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CALICE BIRRA AVIERO 0,2/0,4
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BIRRA MAERZENCLASSIC 30 l
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BICCHIERE BIRRA LUTTICH SPEC. ABBAZIA
380 ml
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BIRRA DORT PILS20 l
Si chiama “Birra alla Spina” perché in epoca vittoriana la birra era in barili di legno e per servirla si doveva piantare con un martello una “spina” di legno che veniva usata come rubinetto. Coloro che non vogliono rischiare di annaffiare la propria pizzeria, oggi pos-sono affidarsi a comode macchine studiate a puntino per servire una birra con la giusta dose di schiuma ed una perfetta temperatura. Una buona tecnica di spillatura risulta quella d’inclinare il bicchiere sotto il rubinetto e far scendere la birra lentamente senza interruzioni, fino a quando la schiuma fuori-esce dall’orlo. Ed affinché la schiuma mantenga la sua consistenza bisogna livellarla con una spatola. Il cappello di schiuma serve soprattutto a preservare la birra dall’aria, evitando l’ossidazione e l’alterazione del gusto. Bisogna sempre evitare che il bicchiere venga a contatto con il rubinetto. Esistono molte scuole di pensiero nell’arte della spillatura, per esem-pio gli inglesi aprono il rubinetto prima di inclinare il bicchiere per creare poca schiuma, i belgi invece riempiono velocemente il bicchiere, tagliano la schiu-ma e lo immergono velocemente in acqua per pulirlo, mentre in Germania spillano una piccola quantità di birra, aspettano che la schiuma diminuisca per ripetere l’operazione e finiscono un colpo vigoroso per ricreare la schiuma. Come ovvio la scelta del bicchiere è fondamentale e l’ampia offerta vi permette di dedi-care a ciascuna birra il suo ma soprattutto qualsiasi bicchiere non deve presentare graffi o opacizzazioni. Non dimenticate il sottobicchiere, che personalizzato diventa un ottimo biglietto da visita per i molti clienti fedeli all’abbinamento “Pizza e Birra”.
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BIRRA VORALPENBRAUPILS 30 l
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CARAFFA RASTAL MESCITA BIRRA
1800 ml
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PAGOANANAS200 ml
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RAUCHMIRTILLO200 ml
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SKIPPER PERA / MELA / FRAGOLA
200 ml
Soluzioni bar: BASE SUCCHI DI FRUTTA
FRUTTASUCCOSA
COLTA E BEVUTA
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YOGAALBICOCCA
200 ml
I succhi di frutta sono un articolo essenziale dietro il bancone del bar perché oltre a essere buonissimi e rinfrescanti sono un’ottima base per creare cocktail e aperitivi. Ecco alcune idee per preparare dei pre-din-ner veloci e gustosi tutti a base di succhi di frutta. • 1/3 frullato di kiwi, 1/3 succo di frutta all’ananas ed 1/3 Vodka, il tutto servito con molto ghiaccio ed una fettina di kiwi per decorare. • 1/3 spremuta d’arancia, 1/3 succo di frutta alla pera e 1/3 Rum chiaro da decorare con fragole. • 1/2 succo di cocomero, 1/4 Gin e 1/4 succo di frutta alla pesca: mescolate e servite con foglie di menta. • Frullate 1 kiwi, uva bianca, qualche foglia di radic-chio e setacciate per togliere i semi. Unite 1 succo di frutta alla mela verde ed una spruzzata di Rum chiaro. • Frullate delle fragole e aggiungete del succo di mirtillo. Shakerate con Rum chiaro, ghiaccio ed un rametto di rosmarino. Versate in un bicchiere con 1 San Bitter rosso.
Il succo di frutta della casaPer i barman che vogliono proporre succhi di frutta fatti artigianalmente per dare valore aggiunto al pro-prio locale, vi proponiamo questa ricetta che potete personalizzare a piacimento tenendo conto che può essere benissimo utilizzata frutta molto matura. Noi abbiamo scelto il classico succo di pera con aggiunta d’uva. Lavate 1,5 kg di pere e 500 g di uva bianca, ricavate solo la polpa della frutta togliendo semi e buccia e mettetela in una pentola con un litro di acqua ed il succo di un limone. Portate ad ebolli-zione e aggiungete 100 g di glucosio. Lasciate cuocere sino a che la pera diventa morbidissima ed una volta pronto, frullate il tutto per ottenere una crema. Sce-gliete bottiglie accattivanti e sterilizzatele, riempitele con il vostro succo di frutta, chiudetele ermetica-mente e mettetele in una pentola coperta d’acqua. La-sciate bollire per 50 minuti. Quando saranno freddati, metteteli in frigorifero pronti all’uso.
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FRULLATOREDA BANCO2 L KW 0,73
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DERBY BLUE PERA / ANANAS
1,5 l
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BICCHIEREACQUA/BIBITA
ERCOLE colori assortiti
CREATIVITà in cucina: FAGIANO
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PANCETTA STECCATA BEDOGNI
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LARDO 1° SCELTA PAES LUGANEGHITI
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FAGIANO BUSTO 1 kg circa
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PAPPARDELLEFRESCHE 500 g
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CHIANTI CLASSICODOCG VIGNA DEI PINI
75 cl
rapida
tradizionale
rapida economica
avanguardia
FAGIANO ALL’ARANCIA E MELA
Ingredienti : 1 fagiano, 150 g pancetta a fette, 40 g lardo, burro, un’arancia, una mela, uno scalo-gno, rosmarino, zucchero, aceto balsamico, vino bianco, sale, pepe in grani. Preparazione: Inserite nel fagiano una scorza di arancia, il rosmarino, il sale e il pepe. Fasciatelo con la pancetta e legatelo. Soffriggetelo in un battuto di lardo, scalogno, rosmarino e scorza d’arancia. Sfumate con il vino e mettetelo in forno a 250° per 45 minuti coperto e per altri 15 minuti scoperto. Nel frattempo rosolate nel burro la mela tagliata a dadini con l’aceto, la scorza di arancia, lo zucchero e il sugo del fagiano. Riducete a salsa e amalgamatela al fagiano.
economica
FAGIANO ALLA CACCIATORA
Ingredienti: 1 fagiano, 1 cipolla, 200 g di pro-sciutto crudo, 1 bicchiere di vino rosso, olio extravergine di oliva, salvia, sale, pepe, alloro, crostini di pane. Preparazione: Fate marinare il fa-giano in vino rosso, alloro e ginepro per due ore e rosolatelo in un tegame con un po’ d’olio. Tritate la cipolla, la salvia ed il prosciutto crudo ed ag-giungete questo battuto al fagiano con dell’olio. Cuocete il tutto per un’ora a fuoco medio girando spesso e se necessario aggiungete acqua. A fine cottura sfumate con del vino rosso molto corpo-so. Fate insaporire il tutto e impiattatelo con il fondo di cottura, dei crostini di pane arrostito, con un filo d’olio e rosmarino.
FAGIANO ALL’UVA
Ingredienti per 6 persone: 1 fagiano, sale, pepe, 1 grappolo di uva moscato, 1 bicchierino di cognac, vino bianco, malvasia. Preparazione: Tagliate il fagiano a pezzi, conditelo con sale e pepe e mettetelo a rosolare in una casseruola. Una volta rosolato, coprite e fate cuocere per 40 minuti a fuoco basso. Fate macerare l’uva in una tazza di cognac. A fine cottura sfumate con il vino bianco e la malvasia, aggiungete l’uva e fate restringere la salsa. Coprite con un coper-chio, lasciate insaporire per qualche minuto e quindi servite.
PAPPARDELLE AL FAGIANO
Ingredienti per 4 persone: 1 fagiano, 500 g pap-pardelle fresche all’uovo, 200 g panna fresca, sedano, carota, cipolla, vino bianco secco, brodo vegetale, olio d’oliva, sale, pepe. Preparazione: Spolpate il fagiano e rosolatelo in olio con un trito di sedano, carota e cipolla. Sfumate con il vino e copritelo di brodo vegetale. Salate e fate cuocere, coperto, per circa 40 minuti. Spolpate la carcassa e frullate la polpa con il fondo di cottura. In una padella portatelo a bollore con la panna e aggiungetevi le pappardelle lessate. Saltate il tutto con del pepe e servite.
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BOLGHERIVIGNA DEI PINI
75 cl
L’iNSALATaERA NELL’ORTO
vERDI D’invidia
brunch & lunch: INSALATONE
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SPINACI ITALIACAT.I
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RUCOLA VASCHETTA400 g
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MISTICANZA350 g
Da essere considerata un semplice contorno, l’insalata negli anni è diventata un piatto importantissimo.Il cliente di oggi, attento com’è alla salute ed alla linea, è sempre più portato a consumare alimenti naturali, l’universo femminile ne va matto e per i pranzi è l’ideale. Perché mentre fino a qualche anno fa la scelta si limitava nei contorni tra quella verde o quella mista, oggi questo piatto si è profondamente rinnovato, sia negli elementi che lo compongono sia nei condimenti, tanto da diventare piatto unico. In certi menù compare perfino la categoria “insalatone”; una portata costituita da insalata ed un ingrediente proteico abbinato a frutta fresca o secca; il tutto corredato da schiacciata. Ecco alcune idee per gustose insalate alle noci (ma sono buonissime anche con pinoli o mandorle), da servire magari su cialda con petali di fiori per renderle croccanti ed eleganti.
Spinacia: Lavate gli spinaci e conditeli con un pesto di acciuga, capperi, sale grosso, pepe ed olio di oliva. Aggiungete melagrana e dadini di formaggio grana e girate l’insalata. Per rendere il tutto più fragrante aggiungete delle noci.Tropicale: Tagliate a fette sottili il mango e l’avoca-do. Aggiungete la frutta tagliata all’insalata con noci e pinoli tostati. Condite con sale, olio e aceto di mele.Contadina: Selezionate i diversi tipi di insalata e ra-dicchi in modo da creare il giusto equilibrio cromatico. Tagliate una pera a fettine ed immergetele in acqua e succo di limone per pochi secondi, sgocciolatele ed unitele all’insalata. Condite con un cucchiaio di pesto alla genovese (cod. 28436), sale, aceto balsamico ed olio. Mescolate ed aggiungete noci e fiocchi di ricotta.
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PINOLI MONDIEXTRA ITALIA
200 g
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CUBETTI DIGRANA PADANO
100 g
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INSALATONA MISTA1 kg
DULCIS IN FUNDO: PASTA SFOGLIA
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BURROZONAhoreca 1 kg
UN LIBRODA SFOGLIARE
UNA STORIA SCRITTA DA UN GOLOSO
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SPARGICACAO/ZUCCHERO INOX
Guardando la pasta sfoglia si apprezza un’incredibile architettura studiata dall’ingegno dell’uomo. Questa meraviglia culinaria la dobbiamo a Marie-Antoine Carême, chiamato il cuoco dei re e il re dei cuochi, che nella seconda metà del 1700, inventò il metodo a cinque giri tutt’oggi ancora in uso, che fa della sfoglia un sorprendente libro tra le cui pagine rimane un sottile cuscinetto d’aria. Il gusto neutro di questo prodotto la rende ideale sia per preparazioni salate che dolci come la classica torta millefoglie o i cannoli ripieni di crema. Oggi per fortuna troviamo in com-mercio dell’ottima pasta sfoglia già pronta all’uso, ma, per chi ha voglia di cimentarsi in questa ricetta eccone una all’altezza delle migliori pasticcerie.
Pasta Sfoglia, la ricetta del pasticcereIn ambiente molto fresco, setacciate 750 g di farina 00 molto agglutinata a fontana su un tavolo, ag-giungete un pizzico di sale e 4 cl di acqua, impasta-te per poco tempo e lasciate riposare l’impasto. A parte, amalgamate 250 g di farina 00 setacciata con un chilo di burro. Dategli la forma di un panetto e mettetelo in frigorifero. Stendete il primo composto di pasta, lasciandolo abbastanza alto e adagiatevi al centro il panetto di burro ormai indurito. Chiudete delicatemente il tutto e stendete evitando che il burro fuoriesca. Piegate la pasta in quattro e lasciatela ripo-sare al fresco per due ore. Ripetete questa operazione per quattro volte. Una volta finito si lascia riposare la pasta prima di essere cotta. Durante tutta la lavo-razione bisogna toccare meno possibile la pasta per non trasmettergli calore. In sostituzione al burro può essere usata della margarina speciale per sfoglia.
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MATTARELLO INOXh 3 cm – lunghezza 40 cm
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CIOCCOLATO DECORO FOGLIE BARRY CALLEBAUT
195 PZ
1769
SALSA AL CIOCCOLATO FONDENTE
CALLEBAUT 1 kg
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PER SFOGLIA 2 kg
Eventi Enogastronomici
TASTE OF MILANO
DATA: 17.05.2012 al 20.05.2012COSA: L’Ippodromo di San Siro si trasforma in un prelibato parco giochi dove mondo del Food e mondo del Fun si incontrano per far spettacolo, intrattenerti, parlarti di innovazione e tradizio-ne e per mostrarti il meglio della Cultura Contemporanea della “Socialità”. Con l’ingresso al Festival puoi assaporare le ricette dei migliori Ristoranti di Milano e scoprirne le tradizioni culinarie, assistere a show-cooking, giocare ed imparare con i corsi di cuci-na, rilassarti nelle aree lounge e assaggiare ottimi vini.
DOVE: Ippodromo di San Siro, MilanoINFO: www.tasteofmilano.it
Eventi Enogastronomici
AROUND BAR ROMA SHOW - Beverage and restaurant expo
DATA: 19.05.2012 al 21.05.2012 COSA: L’innovativo format fieristico dedicato al mondo della ristorazione e dei divertimenti che si tiene alla Fiera di Roma. Un evento che coinvolge il mondo delle aziende e si rivolge in par-ticolar modo alle figure dei manager intenzionati ad aggiornarsi sulle novità del settore e determinati a far crescere la propria at-tività commerciale. ABRS garantisce a tutti i suoi ospiti una forte assistenza e un’efficiente capacità di consulenza per tracciare le traiettorie di crescita all’interno del mercato.
DOVE: Via Portuense, 1645 - 1647, RomaINFO: Tel. 0691 621091 Fax 0691 601946 www.abrs.it
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Massarosa (Lucca)località San Rocchinovia del Brentino (angolo via di Montramito)tel. 0584 47520 - fax 0584 425044 - [email protected] lunedì al venerdì orario continuato 7,00/19,00sabato 7,00/17,00
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Empoli (Firenze)via Leopoldo Giuntini, 35 (zona comm.le Pontorme)tel. 0571 592683 - fax 0571 992056 - [email protected]ì martedì mercoledì 7,30/19,00 giovedì venerdì 7,00/19,00 sabato 7,00/18,00
Livornovia G. Masi, 7tel. 0586 426591 - fax 0586 407844 - [email protected] lunedì al venerdì orario continuato 7,00/19,00sabato 7,00/17,00 domenica 9,00/12,00
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