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"invecchiamento normale e patologico"

P.A. Bonati

" Psicobiologia della Cognizione”Parma 29/04/2011

Dipartimento Cure PrimarieStruttura Operativa Semplice Geriatria Territoriale

Distretto di Parma

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Normalità massimo avvicinamento alla perfezione nel processo di adattamento senile all'ambiente, per cui normale è quel vecchio, che,

uniformandosi nel modo migliore alle variazioni ambientali, modifica il suo organismo solo in funzione del fattore età e si presenta quindi con i

caratteri propri della longevità.

Norma semplice espressione statistica di determinati livelli funzionali riferibili ad una data classe di età, considerata nel proprio contesto storico,

geografico e culturale. La norma corrisponde a quello che si trova nella maggioranza dei casi e cioè alla media. Per rimanere nel campo della senescenza cerebrale, ad esempio, il fatto che la maggioranza delle persone anziane soffra di ipomnesia è nella norma, non è certo nella normalità, in quanto ci sono anche dei vecchi che non ne sono affetti. Essere sofferenti di presbiopia senile, invece, è sia normale che nella

norma in quanto interessa tutta la popolazione che invecchia.

Normatività, la facoltà del vecchio normale di istituire nuove norme in situazioni nuove, vivendo la vecchiaia fisiologica che è normale e

normativa al tempo stesso. Se riuscissimo a trovare un centenario senza riduzione delle "clearances" renali, non lo potremmo considerare di certo nella norma, ma ci direbbe quello che è normale a cento anni ed avrebbe

un valore normativo.

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In campo geragogico è di maggiore interesse una definizione clinicopratica dell'invecchiamento cerebrale primitivo: il complesso di modificazioni che si verificano in individui privi di malattie del sistema nervoso e consistente nel declino di specifiche funzioni quali la memoria, l'apprendimento e certe funzioni sensoriali.

Nel processo d'invecchiamento cerebrale non è facile, comunque, distinguere la normalità dalla patologia per il fatto che, con il trascorrere degli anni, la norma si dissocia sempre più dalla normalità e finisce con il comprendere una serie di alterazioni patologiche che se passibili di compenso, permettono comunque un livello funzionale compatibile con un minimo di vita sociale in un determinato ambiente.

Il concetto di normalità non è sempre facile da applicare agli studi sull'invecchiamento cerebrale e la frontiera tra normale e patologico (che spesso corrisponde alla norma) è imprecisa ed alquanto sfumata. È possibile affermare che la patologia cerebrale in geriatria non………. considerabile come una semplice alterazione della funzione, ma deve riguardarsi altresì come un'alterazione dei meccanismi di compenso che il cervello senile mette in atto per sopperire al proprio invecchiamento.

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Fattori di rischio

•Aspetti genetici•Fattori protettivi

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Mecocci et al.,2002

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Longitudinal modeling of age-related memory decline and the APOE epsilon4 effect. RJ, Dueck AC, et al. N Engl J Med. 2009;361:255-263.

La presenza del genotipo APOE4 è associata al rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer; non è ancora chiara però l'età di insorgenza dei primi disturbi di memoria tra le persone sane portatrici dell'allele APOE4, rispetto alle non portatrici. In questo studio sono stati arruolati 815 soggetti sani (tra 21 e i 97anni): 317 portatori di APOE4 (79 omozigoti e 238 eterozigoti per l’allele) e 498 non portatori ed è stato utilizzato un modello statistico che paragona il declino delle prestazioni mnesiche legato all'età tra i portatori e i non portatori. I soggetti sono stati studiati per un periodo di circa 5 anni con valutazione neuropsicologica ogni anno. I risultati mostrano un’ insorgenza di disturbi di memoria intorno ai 50 anni tra i portatori omozigoti dell'allele APOE ɛ4, e un declino intorno ai 60 anni per gli eterozigoti, mentre i non portatori mostrano i primi disturbi di memoria intorno ai 70 anni. Pertanto la perdita di memoria nei portatori di APOE4 insorge prima, quando non sono ancora presenti manifestazioni cliniche di un declino cognitivo o di malattia di Alzheimer.

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Mecocci et al., 2002

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Mecocci et al., 2002

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Mecocci et al, 2002

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Il dilemma diagnostico….

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While it seems logical to attribute the dementia to the neuropathological lesions found, it is worth recalling that even considerable lesions may not cause a clinical dementia syndrome (Ulriche J, J Neurol,1986)………………… esempio più eclatante dal Nun Study (Snowdon AD, 2005) il cervello di sister Matthia dopo la morte (ad oltre 80 anni) presentava il più alto stadio istopatologico degenerativo di demenza (stadio IV di Braak) ma è stata lucida ed autonoma sino alla fine…….

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Can Language Skills Ward Off Alzheimer's? A Nuns' StudyBy Tiffany Sharples Thursday, Jul. 09, 2009

Dr. David Snowdon, first discovered a fascinating correlation between the sisters' language skills, based on essays they had written in their 20s when they first entered the convent (Snowdon discovered the essays in the convent's archives), and the likelihood that they would develop Alzheimer's later in life.

The correlation was striking: the young women who had more sophisticated language skills — defined as the density of ideas per every 10 written words — were far less likely to suffer from Alzheimer's or dementia five, six or seven decades later.

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Can Language Skills Ward Off Alzheimer's? A Nuns' Study

By Tiffany Sharples Thursday, Jul. 09, 2009

Dr. Diego Iacono (director of the Brain Bank at Sweden's Karolinska Institute) and his colleagues discovered that not only did nuns who avoided dementia later in life have 20% higher linguistic scores as young women, compared with peers who developed symptoms of cognitive decline, but that the relationship held up even in nuns whose brains showed all the physical signs of Alzheimer's.

"There is a special group of people who have comparable amount of plaques and tangles — the typical marks of the disease — without the cognitive impairment," says Iacono. "[It appears that] people with higher linguistic scores were protected even in the face of higher pathology."

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Diagnosi di M. di Alzheimer

Percorso diagnostico secondo le indicazioni delle Linee guida

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Livello di evidenza: non chiarito

Forza delle raccomandazionia) affermazioni completamente sostenute da evidenze scientifiche;b) affermazioni sostenute da evidenze scientifiche incomplete o contraddittorie;c) affermazioni non sostenute né contraddette da evidenze scientifiche su cui però i membri del Panel esprimono forte consenso;d) affermazioni non sostenute né contraddette da evidenze scientifiche su cui i membri del Panel esprimono un consenso più debole rispetto al livello 3.

Conflitto di interesse e finanziamento: non esplicitato

SIGN is part of NHS Quality Improvement Scotland.Declarations of interests were made by all members of the guideline development group.

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Linee guida: limite o risorsa

• Forniscono una sintesi alla luce della EBM e dell’analisi qualitativa degli studi dei dati disponibili. Non è oggi sufficiente il risultato di un singolo lavoro.

• Danno indicazioni di comportamento (best practice) anche dove i dati scientifici non sono chiari o sono controversi

• Rappresentano un quadro di garanzia per la pratica quotidiana

• Sono la base per la razionalizzazione dei costi.

• Non tutte le linee guida sono identiche in termini di qualità metodologica. E’ necessario imparare a valutarne la qualità. Un primo giudizio (come per gli studi clinici) deriva dalla origine (fonte di pubblicazione)

• Non sono esenti da influenze esterne ai dati scientifici ed in particolare dalle fonti di finanziamento.

• L’applicazione nella pratica clinica (singolo paziente) non è automatica

• Le linee guida non contengono tutte le risposte

RISORSA LIMITI

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Quasi il 15 % delle persone che vivranno

fino all’età di 65 anni è destinato a

sviluppare una forma di demenza;

a 85 anni il numero aumenta fino al 35%.

St.George-Hyslop P.H., Scientific American, 2000

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Progression to dementia (Petersen et al, 2003)

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MALATTIE ACUTE (complicate)

MALATTIE CRONICHE COMPLESSE

Insorgenza improvvisa Insorgenza graduale nel tempo

Spesso tutte le cause possono essere identificate e misurate

Cause multivariate, mutevoli nel tempo

Diagnosi e prognosi sono spesso accurate

La diagnosi e prognosi sono spesso incerte

Spesso disponibile una specifica terapia o trattamento

Terapia causale spesso non disponibile

La struttura determina le relazioni

Struttura e relazioni interagiscono

Le tecnologie di intervento sono usualmente efficaci:  la cura comporta verosimilmente il ritorno nel tempo alla normale salute

La restituito ad integrum è impossibile; per migliorare la salute sono necessari accurata gestione, assistenza personale e auto cura

E. Grossi Geragogia.net

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I 10 SINTOMI PREMONITORI

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1) Perdita di memoria E’ normale dimenticarsi, una volta ogni tanto, gli appuntamenti, i nomi dei colleghi, i numeri di telefono di amici e ricordarseli più tardi. Una persona malata di Alzheimer potrebbe dimenticarsi queste cose molto spesso e soprattutto non ricordarsele neppure a distanza di tempo. La perdita della memoria riguarda soprattutto gli eventi successi di recente.

2) Difficoltà nelle attività quotidiane A tutti può capitare di essere distratti e di lasciare per esempio l’insalata nel lavello e di servirla soltanto alla fine del pasto. Una persona malata di Alzheimer può invece essere totalmente incapace di cucinare, oppure dimenticarsi di mangiare.

3) Problemi con il linguaggio A tutti può capitare di avere una parola “sulla punta della lingua”. I malati di Alzheimer però possono dimenticare parole semplici, di uso comune, oppure utilizzare una parola al posto dell’altra, rendendo così il proprio discorso di difficile comprensione.

4) Disorientamento spazio temporale Per un breve momento può essere normale chiedersi: che giorno è oggi? Ma una persona con la malattia di Alzheimer, può perdere completamente la dimensione spazio temporale: si può perdere in luoghi abituali e non sapere più come tornare a casa.

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5) Diminuzione della capacità di giudizio Le persone possono certe volte fare a meno di andare dal dottore se hanno qualche piccolo disturbo, ma alla fine si fanno curare. I malati di Alzheimer invece non riconoscono la presenza di un disturbo, né si fanno visitare. La mancanza della capacità di giudizio li spinge spesso ad avere comportamenti insoliti, come il vestirsi in modo inappropriato, per esempio con il cappotto in una giornata estiva. 6) Problemi con i concetti astratti I malati di Alzheimer possono dimenticare completamente i concetti astratti, come per esempio i numeri, i compleanni, il denaro. 7) La cosa giusta al posto sbagliato I malati di Alzheimer spesso ripongono gli oggetti nei posti più strani: il ferro da stiro nel freezer, l’orologio da polso nella zuccheriera e così via.

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8) Cambiamenti nell’umore e nel comportamento Tutti quanti siamo soggetti a cambiamenti d’umore. Ma nei malati di Alzheimer questi cambiamenti sono particolarmente repentini: possono passare dalla calma più totale alla rabbia più esplosiva senza nessuna ragione apparente. 9) Cambiamenti di personalità La malattia di Alzheimer comporta spesso profondi cambiamenti di personalità: la persona può diventare estremamente confusa, sospettosa, apatica, timorosa. 10) Mancanza di iniziativa Una caratteristica tipica della malattia di Alzheimer è la mancanza di iniziativa: la persona malata può diventare molto passiva e richiedere molti stimoli esterni prima di agire.

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Prevalenza e Incidenza per la

malattia di Alzheimer e la Demenza

Studio ILSA - Italian Longitudinal Study on Ageing

Istituto di Neuroscienze del CNR, Università di Firenze, Istituto Superiore di Sanità

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prevalenza di una malattia è …….la proporzione degli individui affetti in uno

specifico momento in una popolazione definita

è dunque funzione sia della…incidenza della malattia in esame….

il numero di individuiche sviluppano la malattia in una popolazione definita durante un dato intervallo di tempo

sia della sopravvivenza degli individui affetti

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905,713 AD pari al 1,5% 905,713 AD pari al 1,5% della popolazione italiana della popolazione italiana

Eurodem 2008Eurodem 2008

80.000 AD I nuovi malati 80.000 AD I nuovi malati ogni annoogni anno

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La malattia di Alzheimer: che cosa è….

La malattia di Alzheimer è una sindrome a decorso cronico e progressivocausata da un processo degenerativo che distrugge progressivamente

le cellule del cervello

Provoca un deterioramento irreversibile di tutte le funzioni cognitive superiori,

fino a compromettere l'autonomia funzionale nelle attività della vita quotidiana

Rappresenta la causa più comune di demenza nei paesi occidentali

Il rischio di contrarre la malattia aumenta con l'età

L'inizio è generalmente insidioso e graduale e il decorso lento, con una durata media

di 8-10 anni dalla comparsa dei sintomi

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Quadro clinico della demenza

Sintomi psicologiciAlterazioni del comportamento

Amnesia AprassiaAgnosiaAfasia

Stato funzionale

Aspetti neuropsicologici

Sintomi psichici e comportamentali

Sintomi psicotici

Relazione con l’ambiente

Relazione con la propria persona

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Le fasi della malattia

Fase 1Demenza lieve (durata 2-4 anni): i sintomi cognitivi interferiscono con le

attività della vita quotidiana. Lieve riduzione dell’autonomia funzionale.

Fase 2Demenza moderata (durata 2-10 anni): aggravamento dei sintomi

cognitivi e comparsa di sintomi comportamentali.Autonomia funzionale gravemente compromessa.

Fase 3Demenza grave (durata media 3 anni): la persona malata è

completamente dipendente e richiede assistenza continua e totale per mantenersi in vita. Totale compromissione del movimento, difficoltà di

deglutizione.

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Storia naturale della DA

Modificata da Gauthier S. ed. Clinical Diagnosis and Management of Alzheimer’s Disease. 1996.

00

55

1010

1717

2525

00 22 44 66 88 1010

AnniAnni

Pre-DAPre-DA Lieve-ModerataLieve-Moderata IntermediaIntermedia GraveGrave

MM

SE

MM

SE

Sintomi cognitivi

Sintomi comportamentali

Compromissione funzionale

AADL IADL ADL

istituzionalizzazione

morte

??

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Multifattorialità patogenetica del deterioramento mentale cfr adulto vs

anziano (Resnick e Marcantonio 1997)

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Complessità dell’approccio clinico adulto vs anziano

(Mecocci et al.,2002)

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L’approccio personalizz

ato all’anziano

con demenza

(Mecocci et al.,2002)

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Undiagnosed diseases in patients with dementia – a potential target group for

intervention.Löppönen MK et al., Dement Geriatr Cog Disord, 2004

Percentuale dei soggetti con patologie non diagnosticate suddivisi in base alla severità della demenza

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Comorbidity profile of dementia patients in Primary Care: are they sicker?

Schubert CC et al., JAGS 2006

Comorbidity profile of 3033 older adults with and without dementia attending Primary Care Clinics

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• La demenza è un fattore di rischio per la comparsa di malattie somatiche

• Lesioni da decubito• Incontinenza• Cadute• Fratture (Femore)• Malnutrizione• Polmoniti• …

Rilevanza della comorbilità nel paziente con demenza

• Le malattie somatiche possono essere la causa o la concausa di demenza o aggravarne la progressione

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• La comorbilità è un fattore che aumenta il rischio di mortalità nel soggetto demente

• Il trattamento intensivo delle patologie somatiche nel paziente demente ospedalizzato determina una riduzione della mortalità

• Il trattamento delle patologie concomitanti potrebbe inoltre influire sul decadimento cognitivo

Rilevanza della comorbilità nel paziente con demenza

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… “l’attenzione clinica è rivolta alla parte psichica, facendo correre il rischiodi sottovalutare quello che accade nel soma.Nelle persone con demenza occorre un’attenzione specifica al riconoscimento e trattamento delle patologie associate E’ un’attenzione necessaria per impedire che la demenzadivenga una condizione “che copre” tutto, per cui ogni sintomo viene attribuito alla patologia psichica, senza più attenzione alle situazioni trattabili che spesso la accompagnano (dalla stitichezza alla depressione, al dolore)”…

Antonio GuaitaDemenze, 2;2005: 37-43

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The impact of somatic and cognitive disorders on the functional status of the

elderlyAguero-Torres H et al., J Clin Epidemiol, 2002

OR for ADL and IADL disability for combined effect of somatic disorder and cognitive level (MMSE)

45.2 (10.7-191.0)26.5 (14-49.9)Dementia with somatic disorders

14.2 (4.8-41.9)4.9 (2.7-8.8)Dementia with no somatic disorders

32.7 (4.3-249.1)9.8 (4.7-20.5)Cognitive impairment with somatic disorders

2,3 (1.1-4.9)2.7 (1.3-5.5)Cognitive impairment with no somatic disorders

2.9 (1.6-5.1)1.0 (0.6-1.7)No dementia with somatic disorders

11No dementia with no somatic disorders

IADL disabilityADL disability

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Morbidity and comorbidity in relation to functional status: a community-based study of

the oldest old (90+ years) von Strauss E. et al., JAGS 2000

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Criteri di definizione della gravità della demenza

• Criteri di gravità globale (GDS, CDR)• Criteri di gravità specifici in relazione al livello di

compromissione cognitiva• Criteri di gravità specifici per il livello di

compromissione funzionale

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Il paziente anziano con demenza nelle RSA

Dolore nel paziente anziano con demenza nelle RSA

• frequente (20%-51%)

• spesso non riconosciuto

• spesso non trattato in modo adeguato

(Won A et al, 1999; Proctor WR et al, 2001; Nygaard HA et al, 2005; Williams CS et al., 2005)

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Are nursing home patients with dementia diagnosis at increased risk for inadequate

pain treatment?Nygaard HA, Jarland M, Int J Ger Psychiatry 2005

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…come si cura

Non esistono, ad oggi, metodi certi di prevenzione

La malattia è inguaribile e inarrestabile

Esistono e sono prescrivibili cure sintomatiche per i sintomi cognitivie per i sintomi comportamentali

La cura della persona richiede terapie farmacologiche e terapie relazionalifinalizzate a:

• contenimento dei sintomi• mantenimento delle funzioni

• qualità della vita

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Modelli di cura della demenza

Mod. ass. tradizion.• Cura dei sintomi• Enfatizz. Efficienza• Staff emotivamamente

distaccato• Strategie intensive• Dualismo corpo/mente• Valut. Quantitativa• Amb.istituz.tecnol.

Mod. ass. protesico• Compren. Problemi• Enfatizz. Valori umani• Staff emotivamente

coinvolto

• Strategie non invasive• Unità corpo/mente• Valut. Qualitativa• Ambiente non tecnol.

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Modelli di cura della demenza

Mod. ass. tradizion.

• Enfasi eliminazione del sintomo

• Divisione dei ruoli: staff vs famiglia

• Divisione dei compiti

Mod. ass. protesico

• Enfatizzazione abilità residue

• Staff e famiglia alleati

• Competenze accorpate

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Il trattamento del demente: aspetti principali

• Stabilire e mantenere una alleanza con il paziente e con la famiglia

• Fornire interventi riabilitativi e psicosociali specifici• Utilizzare farmaci attivi sul declino cognitivo• Trattare i sintomi non cognitivi• Valutare e trattare le patologie co-occorrenti• Prevenire e trattare le complicanze• Definire un piano complessivo di trattamento

mod.da A Bianchetti, M Trabucchi: Alzheimer’s Disease. S Govoni, CL Bolis, M Trabucchi. Dementias. Springer Verlag Ed, 1999

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Gli outcome del trattamento della demenza

Demenza iniziale• Riconoscimento dei sintomi iniziali o

preclinici• Diagnosi precoce• Sostegno dell’impatto della

consapevolezza di malattia del paziente• Sostegno dell’autonomia decisionale• Modifica della storia naturale della

malattia (ad es. vitamina E nell’AD)• Trattamento dei sintomi cognitivi (AchE-I

nell’AD)• Riabilitazione cognitiva (ad es. ROT, 3R)• Stimolo all’attività fisica e mentale• Trattamento delle patologie somatiche

concomitanti• Partecipazione alla ricerca• Qualità delle relazioni sociali e familiari• Educazione dei caregiver (accettazione

della malattia, adeguamento dei comportamenti)

• Assistenza sociale e legale

Demenza moderata• Trattamento dei sintomi cognitivi• Trattamento dei sintomi

comportamentali• Trattamento delle patologie somatiche

concomitanti• Riabilitazione comportamentale (ad es.

validazione, reminiscenza)• Stimolo della memoria procedurale e

dell’autonomia funzionale residua• Prevenzione dell’eccesso di disabilità

(ad es. iatrogenesi, eccessiva pressione ambientale o deprivazione sensoriale)

• Educazione e sollievo dei caregiver (adattamenti ambientali e comportamentali, respite)

• Servizi sociali e assistenziali (prevalentemente territoriali), temporanei o definitivi

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Gli outcome del trattamento della demenza

Demenza severa

• Trattamento dei disturbi comportamentali• Miglioramento/rallentamento progressione deficit cognitivi • Prevenzione delle complicanze (ad es. cadute, incontinenza,

immobilità)• Sostegno all’alimentazione• Sostegno alla mobilità• Stimolazione sensoriale e trattamenti non farmacologici• Trattamento delle comorbilità somatiche • Qualità globale della vita• Educazione e sollievo dei caregiver• Servizi sociali e assistenziali

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Determinanti dei costi

• Severità del deficit cognitivo• Livello di disabilità funzionale

Ernst et al, 1997Beeri et al, 2002

Bianchetti et al, 2002Wolstenholme et al, 2002

• Presenza di disturbi comportamentali

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Farlow, M. R. Neurology 2005;65:S1-4S

Cost savings as a result of preventing cognitive decline

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Trattamento non farmacologico

Aspetti ambientali

Non citati. Scarso studi RCT ma dall’insieme dei dati disponibili indicazione a tener conto delle seguenti aspetti:

• Unità di piccole dimensioni• Separare ospiti non cognitivamente

compromessi da quelli con demenza• Organizzare sollievo come

complemento della cura domiciliare• Mantenere i gruppi in caso di

ricollocazione• Realizzare ambiente domiciliari

soprattutto nelle sale da pranzo• Ridurre i livelli di stimolazione• Nascondere uscite indesiderate• Rendere più visibili i bagni• Eliminare i fattori di stress durante il

bagno

GL for the Treatment of ADIAP 2005

Managing of patients with dementiaSIGN 2006

Forza Raccomandazione: Forza raccomandazione: opinione good practice del panel

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Outcome Treatment Prevention (or risk reduction) Antioxidants

Anti-inflammatory drugs -amyloid antagonists (secretase inhibitors, anti-aggregation compounds, amyloid vaccines) Anti-neurofibrillar drugs Genetic engineering Lipid modifying agents (statins) Antihypertensive drugs Exercise Cognitive stimulation

Delaying conversion MCI in AD Cholinesterase inhibitors

Antioxidants (ginko; Vitamin E) Anti-inflammatory drugs

Improving Symptoms Cholinesterase inhibitors

Memantine Psychotropic drugs for behavior (antidepressants, atypical antipsychotics, anxiolytics, mood stabilizers, cholinesterase inhibitors) Cognitive rehabilitation techniques (reality orientation therapy, memory training) Behavioral management Family counselling and support

Slowing Progression Anti-oxidants (ginko; Vitamin E)

Anti-inflammatory drugs Hormones (estrogen) Neuroprotective agents (NGF) Reducing vascular risk (statins, homocysteine reduction)

Treatment options in Alzheimer’s Disease

Bianchetti et al, 2006

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Complessità nella gestione clinico -assistenziale

Complessità nella gestione clinico -assistenziale

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• Ogni persona ha una soglia di stress che è più o meno fissa in età adulta. La demenza può ridurre nel tempo la soglia dello stress.

• Un comportamento anomalo deriva dalle alterazioni ambiente-persona, si manifesta quando la richiesta ambientale, esterna (es. rumore) o interna (es. dolore) eccede la capacità dell’individuo di far fronte ad essa.

• I comportamenti di una persona con demenza sono riferiti allo stato normale, ad uno stato ansioso o ad anomali quando è superata la soglia dello stress.

• Comportamenti di tipo ansioso sono ad esempio la perdita di contatto degli occhi, l’allontanamento. Essi richiedono la riduzione degli stimoli stressogeni per evitare la comparsa di comportamenti anomali

Progressivo abbassamento della soglia dello stress come modello concettuale dell’assistenza nella demenza

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Il caregiver è il fulcro dell'assistenza

un lavoro di cura che resta invisibile e considerato scontato, dati i legami

con il malato

Assistenza fisica Assistenza sanitaria

Sorveglianza Mansioni domestiche

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Il processo di reazione dei famigliari alla diagnosi

• La comunicazione della diagnosi solitamente provoca in tutto il nucleo famigliare, oltre che nel paziente, una angoscia paralizzante

• L'accettazione avviene quando il nucleo famigliare assume su di sé la malattia, la riconosce come propria e, al tempo stesso, ne comprende l'ineluttabilità

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Ore quotidiane di assistenza

35

23

14

2933 34

18

24 25

1820

27

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Mild Moderate Severe

% d

i Car

er

1-2 ore

3-5 ore

6-10 ore

> 10 ore

Gravità della demenza

Fonte: indagine Censis, 1999

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Gravità della demenza

Fonte: indagine Censis, 1999

Ore quotidiane di vigilanza

45

2724

27 27 27

14

20 1914

2630

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

Mild Moderate Severe

% o

f Car

er

1-4 ore

5-10 ore

11-15 ore

> 15 ore

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La malattia di Alzheimer è legata ad un angosciante vissuto di perdita da parte dei

famigliari del malato

E’ importante che i curanti non si limitino all’hic et nunc con il paziente. Occorre sostenere i caregivers designati che,

nonostante l’ambivalenza, lottano perchè il famigliare non perda la dignità e lo statuto di soggetto.

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Il Consultorio per le Demenze di Il Consultorio per le Demenze di MirandolaMirandola

Nucleo Alzheim er CISAM irandola

Case Protette del Distretto Centri Diurni Assistenza Dom iciliare Integrata

Unità di Valutazione G eriatrica (UVG )(M ed ico g eria tra , ass is ten te san ita rio /IP , ass is ten te soc ia le

 

Richiesta da parte del Medico di medicina generale

I.P. del Consultorio/CUP

Diagnosi e curaSede di Mirandola

Sede di S.Felice S.P.Sede di Finale Emilia

ValutazionecognitivaII° livello

Neuropsicologia

Psicologo:sostegno al caregiver

e famiglia

Consulenza legale:casi selezionati

Assistenti Sociali Comuni

Modenesi Area Nord

-Day Service Ospedali Mirandola e Finale

-U.O.Neurologia Carpi (casi selezionati)

-Nucleo Ospedaliero Demenzedi Villa Igea Modena 

VolontariatoVolontariatoASDAMASDAM

Consulenze ambientalie assistenziali

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I punti di forza del modello di rete perle persone affette da demenza

Accompagnamento di malati e famiglia inAccompagnamento di malati e famiglia in tutte le fasi della malattia tutte le fasi della malattia , , individuando individuando

possibili soluzioni “personalizzate” e possibili soluzioni “personalizzate” e facilitando l’ accesso ai servizi disponibilifacilitando l’ accesso ai servizi disponibili

Rispetto della Rispetto della specificità specificità

dei bisogni del malatodei bisogni del malatoe famiglia e loroe famiglia e loro““individualità”individualità”

Valorizzazione delleValorizzazione dellediversità professionali ediversità professionali edelle unità di offerta eddelle unità di offerta ed

utilizzo di tutte leutilizzo di tutte lerisorse presentirisorse presenti

Individuazione eIndividuazione econdivisione dellecondivisione delle

strategie di strategie di integrazione e integrazione e coordinamentocoordinamentodegli interventidegli interventi

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Perchè incentivare l’integrazione fra diversi operatori e diversi servizi

Per la complessitàdel quadro

clinico

Per la lungadurata della

malattia

Per il notevolecarico

assistenzialerichiesto

Per la varietàdei bisogni

presentiPer i

numerosiattori

coinvolti

Lavorare in sintoniaLavorare in sintonia utilizzando al meglio competenze, professionalità ,utilizzando al meglio competenze, professionalità ,per trovare soluzioni e risorse ai bisogni a partire da ciò che è per trovare soluzioni e risorse ai bisogni a partire da ciò che è

disponibile. Sono necessaridisponibile. Sono necessari professionalità, capacità di ascoltoprofessionalità, capacità di ascolto e e ““creatività”,creatività”, orientate verso soluzioni possibili e adeguate al singolo caso.orientate verso soluzioni possibili e adeguate al singolo caso.

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Il concetto di salute nell’Alzheimer

Equilibrio dinamico all'interno Equilibrio dinamico all'interno delladella persona tra soma, persona tra soma, psiche e spirito e all'esterno della persona tra soggetto e psiche e spirito e all'esterno della persona tra soggetto e ambienteambiente

L’obiettivoL’obiettivo non è solonon è solo quello diquello di mantenere il DA in buona salute, mantenere il DA in buona salute, ma di ricercare sempre il miglior bilancio di salute possibile, ma di ricercare sempre il miglior bilancio di salute possibile, adeguandolo all’evoluzione della malattiaadeguandolo all’evoluzione della malattia

Centro distrettuale disturbi cognitivi di reggio emilia

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L’inganno delle apparenze

Nonostante non compaiano strumentazioniNonostante non compaiano strumentazioni sofisticate, lasofisticate, la tecnologiatecnologia richiesta per la richiesta per la cura e lacura e la gestione dell’anziano affetto da gestione dell’anziano affetto da demenza èdemenza è assai complessaassai complessa..

Tale tecnologia concide con ilTale tecnologia concide con il sapere e l’abilità operativa dei sapere e l’abilità operativa dei professionisti.professionisti.

Risultati della Ricerca Ministeriale Alzheimer Risultati della Ricerca Ministeriale Alzheimer Regione Emilia-Romagna, 2000-2003Regione Emilia-Romagna, 2000-2003

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ALZHEIMER’S DISEASE THE WAYS OF PREVENTION M. KIVIPELTO et al.

The Journal of Nutrition, Health & Aging©Volume 12, Number 1, 2008

• The risk score provides a quantitative estimation of the probability of becoming demented, but it cannot definitely state whether a person will develop dementia.

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Livello 7 Demenza con BPSD estremi(es.violenza fisica) Prevalenza*: raro+

Management: unità di cura specialistica preventiva

Livello 6 Demenza con BPSD molto severi(es aggressione fisica, grave depressione, tendenze suicide)

Prevalenza <1%+Management: in strutture psicogeriatriche o neurocomportamentali

Livello 5 Demenza con BPSD severoi(es grave depressione, psicosi, urla, grave agitazione)

Prevalenza <10%+Management: in strutture specifiche per la cura delle demenze o con un

Case management sotto il controllo di un gruppo di specialisti

Livello 4 Demenza con BPSD moderati(es seria depressione, aggressività verbale, psicosi, disinibizione sessuale, vagabondaggio)

Prevalenza <30%+Management: tramite il consulto di specialisti in struttute di cure primarie

Livello 2 -Demenza senza BPSD Prevalenza <40%‡Management: tramite la prevenzione, attraverso interventi preventivi o ritardanti

(non ancora studiati in modo estensivo)

Livello 3 Demenza con BPSD lievi (es disturbi del ritmo sonno/veglia; depressione lieve, apatia; domande ripetitive,

shadowing ) Prevalenza <30%‡Management: da parte dei medici di base

Livello 1- Nessuna demenzaManagement: prevenzione generale , anche se alcune strategie per la prevenzione delle demenze

restano non provate

Aumenta il livello

dei disturbi

Utilizzo cumulativo degli interventi

*la prevalenza è espressa come la percentuale stimata delle persone che attualmente cadono in questa categoria

+ stime basate sull’osservazione clinica

‡ stime basate su Lybersas et al

Brodaty, e coll,2003

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LAVORARE FINO A TARDI ALLONTANA IL RISCHIO DI ALZHEIMER

Ogni anno di lavoro in più ritarda di sei settimane l’inizio della vecchiaia

Mantenere il cervello attivo lavorando fino a tardi e' un modo efficace per tenere lontano e ritardare l'Alzheimer. A sostenerlo e' uno studio dell'istituto di psichiatrica del King's college di Londra, pubblicato sull'International Journal of Geriatric Psychiatry'. In particolare si stima che ogni anno in piu' di lavoro corrisponda a sei settimane di ritardo dell'inizio della vecchiaia. Alla conclusione i ricercatori vi sono giunti dopo aver analizzato i dati di 1.320 pazienti malati di demenza, di cui 382 uomini. Cosi' hanno scoperto che per gli uomini continuare a lavorare fino a tardi aiuta a mantenere il cervello abbastanza attivo e di ritardare la demenza, causata dalla perdita di cellule nel cervello. Secondo gli esperti un modo per accumulare il maggior numero possibile di connessioni cellulari e' quello di mantenersi mentalmente attivi nella vita. In questo senso una buona educazione intellettuale e scolastica puo' aiutare a mantenere la cosiddetta “riserva cognitiva” come anche la stimolazione intellettiva continuata in tarda eta'. Si e' visto infatti che le persone andate in pensione tardi hanno sviluppato l'Alzheimer successivamente rispetto a quelle che hanno lasciato il

lavoro prima.

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