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Introduzione al Settecento
Dai doveri ai diritti Da normatività
DA INTOLLERANZA
DA UNIFORMITA’ E
ORTODOSSIA
a relativismo (etico,
gnoseologico etc.)
A TOLLERANZA
A PLURALISMO
LA BORGHESIA TRADIMENTO –RIFEUDALIZZAZIONE EMERGERE DEI VALORI BORGHESI
IL GIORNALE, IL ROMANZO, LA TEORIA POLITICA
PRODUTTORI E FRUITORI Intellettuali organici
alla borghesia in espansione
Philosophes Hanno di mira
l’utilità sociale
Un nuovo pubblico borghese allargato
Nuovi committenti Muta l’orizzonte
delle attese Di conseguenza
mutano le poetiche a soggetto diffuso
Il secolo dei Lumi Kant: l’illuminismo è
l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità intellettuale
Esprit philosophique: attitudine al riesame critico di tutte le idee accettate
Lo preparano: Rivoluzione scientifica Razionalismo
cartesiano Ma anche…
progressiva estromissione della nobiltà dal ciclo produttivo……
Illuminismo è anche Valorizzazione della techne
(Enciclopedia di Diderot e D’Alembert: superare le due culture. Tentare una sintesi organica del sapere)
Mito del progresso (Condorcet, Esquisse…)
Laicismo: rifiuto della imposizione di valori confessionali per legge
Si sviluppa accanto all’Enciclopedia, un pensiero materialista
L’homme machine J-O de La Mettrie (l’anima ha una natura materiale e risiede nel cervello- basi fisiologiche della vita psichica)
Helvetius: l’anima è il sentire, il sentire cerca il piacere: ergo l’azione è condizionata dall’interesse (diritto a godere i piaceri)
Paul d’Holbach Demistificazione della tradizione
idealistica Assurdità del concetto di anima come
spirito L’idea di dio è fonte dei mali che
affliggono l’uomo Superamento del dualismo anima corpo
Nuovi campi di indagine Studio dell’uomo ridefinito su basi
materialistiche osservato e descritto all’interno del sistema della natura
Buffon, Histoire naturelle Studi sociali (antropologia, geografia
umana-Volney; economia politica, Adam Smith)
I produttoriChi sono e
per chi operano i
nuovi intellettuali
Processi di globale trasformazione delle istituzioni culturali
Inghilterra : anticipa INTELLETTUALI
BORGHESI, LAICI PROFESSIONISTI!
Vivono del loro lavoro poiché si forma un mercato editoriale
Nasce il giornale
ITALIA: cultura ritardataria, marginalizzata, provincializzata
Importa, non esporta più cultura
Nella prima metà del secolo ancora chierici ed eruditi
Nella seconda metà compaiono i nobili illuministi (Milano e Napoli)
Non c’è mercato editoriale né autonomia economica (analfabetismo diffuso)
I luoghi della cultura
Si intensifica la circolazione delle idee
CORTE E ACCADEMIA Dove c’è mercato editoriale la corte
perde attrattiva Si apre talora alla collaborazione con i
philosophes (dispotismo illuminato) L’Accademia mantiene una funzione
aggregatrice In Italia le Accademie proliferano
La cultura La cultura settecentesca esce dal chiuso
dei chiostri e delle biblioteche; Gli uomini «escono di casa», si incontrano nei caffe, dove formano clubs o circoli culturali, leggono i giornali di taglio satirico e moralistico, frequentano i salotti aperti alla civile conversazione da discrete padrone di casa: cresce la volontà di essere informati e di discutere su argomenti in precedenza appannaggio di specialisti, l’economia, la politica, la scienza.
Si definiscono luoghi informali, non deputati
E I VECCHI CENTRI DI CULTURA????
UNIVERSITA’ Roccaforti del
tradizionalismo, solo in ritardo si aprono alle nuove correnti di pensiero
Gesuiti…perseguitati
Apparente laicizzazione delle istituzioni, in realtà opportunismo filoassolutistico
Committenti, fruitori, orizzonte delle attese
Processi non definibili in modo univoco, soggetti a varianze geografiche, sociali etc ma, in generale
Dal MECENATE alla PUBBLICA OPINIONE
FORMAZIONE DELLA PUBBLICA OPINIONE
ALFABETIZZAZIONE DIFFUSIONE STAMPA PERIODICA
TRASFORMAZIONI NELLE ISTITUZIONI LINGUISTICHE (LINGUA LETT # DA LINGUA DELLA COMUNICAZIONE)
IN AREA ARTISTICO LETTERARIA MUTA L’ORIZZONTE DELLE ATTESE
RIFONDAZIONE DEL GUSTO ESTETICHE
RAZIONALISTICHE E SENSISTICHE, ANTIBAROCCHE
In Francia Boileau
In Italia il classicismo ARCADICO
IL SECOLO DEI CLASSICISMI
CLASSICISMO ARCADICO: ROCOCO’
PASTORELLERIE
CLASSICISMO ILLUMINISTA
PARINI
NEOCLASSICISMO: FOSCOLO
Le estetiche del Settecento
Il settecento
Il rococò o rocaille
L’espressione più significativa dell’arte rococò è probabilmente la
grande sala del palazzo, la cui struttura è solidamente fondata sui canoni severi del classicismo che forniscono la definizione dello spazio e delle proporzioni; ma all’interno di questo spazio le pareti si arricchiscono di stucchi, i soffitti presentano cornici definite geometricamente, nelle quali però affreschi aprono «finestre» verso un cielo affollato di creature volanti, angeli-bambini, eroi mitologici; le pareti risplendono di specchi e tutta la mobilia, tavoli, sedie, orologi, soprammobili, hanno luminosità cangianti per via degli intarsi, degli ori, delle volute.
L’effetto che il rococò intende produrre è quello di un’arte che tenta di trasmettere un senso di leggerezza.
tale effetto comprende anche un’idea di
frivolezza, di leziosità, di eleganza eccessiva, ma ha alle spalle una visione razionale della vita, nella quale l’arte si associa all’idea di «piacere dei sensi», al gioco che deve rendere più bella l’esistenza. Essa è l’espressione di una società che fa delle
buone maniere uno strumento efficace del vivere civile.
Dall’ambito decorativo il rococò si estese alla pittura e la scultura
pittori francesi come Antoine Watteau (1684-1721) e Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), italiani come Giovan Battista Piazzetta (1683-1754), Giambattista Tiepolo (1696-1770), Pietro Longhi (1702-1785)
È un’arte sensuale, che vuole parlare ai sensi senza creare scompensi alla ragione:
uno dei temi più diffusi è il «colloquio amoroso», due amanti immersi in un paesaggio campestre, oppure nella discreta intimità di un salotto: l’elemento erotico, ormai liberato da ogni timore censorio, diviene il simbolo di una società di costumi più liberali e laici.
Molta attenzione era stata posta al problema della «finalità dell’arte», a cui nel tempo si erano date risposte diverse, sostanzialmente ispirate a due tendenze, quella edonistica (il fine dell’arte è il piacere) e quella morale o pedagogica (il fine dell’arte è quello di trasmettere messaggi che aiutino l’uomo a migliorare se stesso), variamente contaminate tra loro.
Natura e fine dell’arte Dall’antichità fino al
Seicento, l’attività artistica era stata concepita come punto d’incontro tra capacità tecniche, acquisibili attraverso l’esercizio e lo studio, e una componente di «ispirazione», di cui erano dotati solo alcuni individui.
La nuova cultura che filosoficamente si ispirava al razionalismo o all’empirismo tende, invece, ad affrontare il problema dell’arte e della definizione della bellezza su basi teoriche completamente diverse.
gli intellettuali che si ispiravano alla filosofia empirista di Locke portarono una grossa novità:
studiare il processo della produzione artistica attribuendo una particolare importanza agli effetti dell’arte sul fruitore.
«parole-chiave» ovvero i concetti fondamentali attorno ai quali si esercitò in particolare l’analisi.
Definizione di «bello». La questione relativa alla definizione del
concetto di bellezza, all’idea di «Bello», rimase piuttosto in ombra nel corso del primo Settecento;
si tende ad accogliere la definizione tradizionale di «bello», proporzione tra le parti e varietà nell’unità, cioè dell’equilibrio e dell’organicità complessiva dei molteplici elementi figurativi, compositivi, cromatici dell’opera d’arte.
Definizione di «arte».
accettazione dell’antica affermazione che l’«arte è imitazione della natura»
definizione sempre più adottata come formula convenzionale
cambia profondamente il concetto stesso di imitazione
il rapporto arte-natura è il nodo su cui si sviluppano tutte le novità di pensiero del Settecento nel campo estetico.
Il concetto di «natura». ha subito radicali modificazioni nel
corso del Sei e del Settecento, in quanto lo sviluppo della scienza, la riflessione filosofica ed anche la nuova sensibilità, che da esse derivava, hanno completamente cambiato il quadro di riferimento.
Polisemicità e ambiguità la grande attenzione che tra XVII e XVIII
secolo venne rivolta alla definizione del
concetto di natura ebbe come risultato
una straordinaria moltiplicazione delle accezioni della parola stessa, con oscillazioni di significato veramente impressionanti.
In realtà i due opposti concetti si fondono assai spesso,
ad esempio, l’«uomo primitivo» è spesso indicato come quello che spontaneamente, «naturalmente», segue le leggi della natura senza bisogno di fare ricorso a norme e regole;
perciò l’artista viene spesso equiparato al primitivo, come colui che «sente» in modo naturale e non ha bisogno di norme fissate per realizzare le sue opere.
Il concetto di «gusto». occorreva chiarire se e come il gusto può
essere «educato», attraverso le letture, la visione delle opere d’arte, l’esercizio della critica
la condanna degli «eccessi del barocco» fu emessa quasi sempre in nome del gusto o del buon gusto, concetto che rimandava ad una definizione intellettualistica dell’arte che ben si coniugava con la tendenza classicista.
I concetti di «passione» e di «sentimento».
Il pieno riconoscimento, compiuto dal pensiero razionalista e da quello empirista, dell’esistenza nella psicologia umana di una «sfera delle passioni» che costituisce una componente essenziale della personalità individuale, ebbe riflessi importanti sul pensiero estetico settecentesco.
Simpatia
tra questi effetti fu indicato anche quello della Simpatia (dal greco syn-pàthein, provare insieme le stesse sensazioni): l’arte avrebbe cioè la facoltà di suscitare nel destinatario sentimenti e sensazioni omologhe a quelle che essa rappresenta.
si comincia a immaginare che, al di là delle differenze materiali e oggettive che distinguono le varie arti, esiste un «meccanismo» che è comune a tutte le espressioni artistiche; lo studio di tale meccanismo porta a sottolineare l’importanza «comunicativa» dell’arte:
ogni arte è un modo di esprimersi e di comunicare
L’estetica sensistica dell’abate E. B. de Condillac
Sviluppando le posizioni empiriste di Locke spiegava l’attività conoscitiva partendo dalla sensazione
“Il giudizio, la riflessione, i desideri, le passioni non sono altro che la sensazione stessa, che si trasforma in diverse maniere.”
FINE dell’opera d’arte : suscitare PIACERE SENSIBILE
In Italia il sensismo è accolto da intellettuali impegnati (Parini, Beccaria)
che lo associano al fine di EDUCARE, ricercando un “UTILE CIVILE E MORALE”
e proponendo una “letteratura di cose”, concreta e impegnata, nuova per concezione e forme.
TEORICI SENSISTI:
Cesare Beccaria 1770 Ricerche
intorno alla natura dello stile
Lo stile, mediante l’uso sapiente della retorica, può suscitare e calibrare svariate sensazioni nell’animo del fruitore: da esse dipende la sua bellezza.
Pietro Verri 1773 Discorsi sull’indole
del piacere e del dolore Se il piacere nasce dalla
diminuzione del dolore, l’arte è sorta per scacciare i “dolori innominati” (=disagi psicofisici) attraverso “aggradevoli sensazioni”. Le anime appassionate e sensibili meglio gusteranno l’arte.
PERNO della sfera estetica è il SOGGETTO (poeta libero di creare senza seguire regole; poesia istintiva-fantastica-passionale; bello legato al gusto soggettivo del fruitore)
Il settecento DALLE
RIFORME ALLA RIVOLUZIONE
valore del riformismo e mito del progresso
Nel corso del Settecento si afferma l’idea che la gestione del cambiamento socio-economico sia praticabile attraverso un’accorta strategia riformistica, che salvaguardi di fatto la posizione predominante delle élites politico-sociali dell’ancien régime rendendole più malleabili di fronte alle esigenze di una società sempre più complessa e in fermento.
Un nuovo paradigma di tempo
Il passaggio dalla temporalità lenta e ciclica, basata sul tramandarsi generazionale dell’esperienza di un mondo ancora essenzialmente agricolo-artigianale, a quella assai più spedita di una società che comincia a fare i conti con gli effetti delle innovazioni tecnologiche, viene vissuto nella convinzione che la prudente ma irreversibile razionalizzazione dell’economia e delle istituzioni fosse nell’interesse di tutte le classi sociali.
Parve allora effettivamente conseguibile l’obiettivo di un progressivo accrescimento della «pubblica felicità» senza scosse traumatiche per lo status quo.
Il concetto stesso di «progresso» — che portava con sé anche l’idea di una «perfettibilità» dell’uomo aveva un valore riformistico perché credeva in un corso rettilineo della storia, in uno sviluppo graduale verso un futuro in cui gli uomini arrivavano a controllare razionalmente le condizioni materiali della propria esistenza.
Perfettibilità_ Condorcet, Esquisse d’un tableau historique …
La storia-L’equilibrio fra le potenze come garanzia di pace
I conflitti della prima metà del secolo
L’assolutismo illuminato
A partire dagli anni quaranta del secolo si profilò la possibilità di un incontro tra l’esigenza, sentita dai sovrani, di razionalizzare l’apparato statale e l’obiettivo perseguito dagli uomini di cultura più illuminati di allargare le basi del potere e modernizzare la società.
La rivoluzione americana
Le tensioni tenute a freno dalla forzosa situazione di stallo entro i confini europei, si trasferivano oltreoceano nella corsa ai possedimenti coloniali e al predominio commerciale, che vedeva sempre più in prima linea l’intraprendente dinamismo dell’Inghilterra
Ma la rivoluzione americana, con la sua grande carica ideale, era pur sempre un conflitto che si poteva assimilare alla tradizionale risoluzione su base bellica delle controversie fra stati.
La rivoluzione in Francia
In Francia, sin dalla convocazione degli Stati generali nel maggio 1789 per far fronte alla crisi economica e finanziaria, si poneva invece un problema di rappresentanza che divideva, all’interno della nazione, i due ordini tradizionali (clero e nobiltà) da un «terzo stato» che, nella sua eterogeneità, trovava nell’identità borghese, nella spinta ideale della filosofia dei Lumi e nell’opposizione all’ancien régime un collante ideologico molto forte.
IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO: UNA SOCIETÀ IN MOVIMENTO
La crescita demografica La razionalizzazione
dellagricoltura La rivoluzione industriale in
Inghilterra Dalla «società di ordini»
alla«società di classi»
L’accelerazione delle attività produttive provocò sensibili slittamenti nella plurisecolare rigidità della struttura sociale.
Nei fatti, anche se l’irreversibile processo di decadenza dello status nobiliare non si concluse col secolo, si affermò via via una concentrazione del potere nelle mani degli effettivi detentori della ricchezza..
IL CONTESTO CULTURALE
L’età dei Lumi La ragione come guida critica
Si afferma progressivamente~ nel corso del secolo, la convinzione di vivere in un’epoca «illuminata», distinta per la sua chiaroveggenza filosofica dagli errori del passato e ricca di spunti progettuali
Quest’autocoscienza passa attraverso il vaglio «critico» e «normativo» della ragione
«critico» perché è il «tribunale della ragione», secondo
l’espressione kantiana, che deve pesare la consistenza di fedi, filosofie, superstizioni, atteggiamenti, fino a ridurli — se esiste — al loro nocciolo razionale;
«normativo» perché è la ragione che dovrebbe dettare le linee
che indirizzano credenze e comportamenti nei vari settori della vita associata e individuale.
Il rapporto col passato Gli uomini del Settecento non credono di
vivere in un nuovo Rinascimento, perché sono convinti che la loro epoca abbia finalmente rotto il ciclo di rinascite e decadenze nel quale si era fino ad allora involuto il decorso storico.
La ragione sconfessa il principio d’autorità, che prospera grazie all’ignoranza, alla paura e al servilismo che instilla nell’animo umano
I limiti della conoscenza L’Illuminismo propugna una cultura
laica, anti-metafisica, anti-dogmatica, in cui le religioni tradizionali, strumenti di divisione e di fanatismo, devono lasciare il passo a una religione «rischiarata», basata sulla naturale credenza in un Essere Superiore non determinato, e ispirata a mutua comprensione e tolleranza.
Destinazione L’universo conoscitivo, inoltre,
non è affatto chiuso in se stesso, perché il pensiero illuminista pratica e intende mettere a frutto l’indicazione baconiana sulla finalità pratica della conoscenza: conoscere significa interagire con la realtà per trasformarla.
Il philosophe il filosofo si fa propagandista,
divulgatore, consigliere di regnanti e amministratori, aspira, in una parola, a indirizzare la moderna opinione pubblica.
TRE TESTI-CHIAVE PER IL PANORAMA CULTURALE
1 Locke Con la pubblicazione del Saggio
sull’intelletto umano (1690) del filosofo anglosassone John Locke (1632-1704) si aprono, per la riflessione filosofica del Settecento, prospettive empiristiche e, nel lungo termine, materialistiche. Il Saggio si apre proprio col celebre paragone della mente umana con un «foglio bianco», o tabula rasa, su cui nel corso della vita dell’individuo vengono gradualmente registrate idee per mezzo di sensazioni e impressioni.
2 Candide di VOLTAIRE
Il conte philosophique (racconto filosofico) è uno dei generi prediletti dalla riflessione illuminista.
3 La Critica della ragion pura di Immanuel Kant (1724-1804)
il genitivo oggettivo ci assicura che la ragione sarà usata contro se stessa per indagare i limiti della conoscenza a priori («ragion pura» significa «ragione a priori»).
LE FORME DELLA LETTERATURA NAZIONALE
L’Arcadia riedizione del petrarchismo filtrato attraverso una convenzione pastorale
La polemica contro il «cattivo gusto» e l’Arcadia
Il mondo letterario italiano fu scosso, a inizio Settecento, dalla polemica sul gusto seicentesco. La provocazione venne dalla Francia: i dotti transalpini proponevano a modello la loro letteratura impostata razionalisticamente, che si faceva un pregio della chiarezza ed evidenza dello stile contrapposta all’inverosimiglianza e disonestà intellettuale dell’artificio barocco.
L’erudizione storica documentaria
VICO
L’illuminismo italiano
La «politicizzazione» dell’intellettuale e il Caffè
aveva trovato uno sbocco pratico e riformistico negli stati del centro-nord, specialmente nella Lombardia sotto il governo austriaco. Strumento principe di questo attivismo fu un periodico che uscì tra il 1764 e il 1765, «il Caffe»
Il Caffè
Il caffè fu la prima rivista militante, prodotta da un
lavoro redazionale a più mani, in un linguaggio diretto, senza orpelli retorici, che ambiva fare degli estensori degli articoli i «direttori» dell’opinione pubblica milanese.
Tra i collaboratori del «Caffe», oltre ai fratelli Verri va ricordato Cesare Beccaria, l’autore di un libro che, nato dalle discussioni tra gli accademici dei Pugni, doveva scuotere le coscienze europee attraverso la proposta di una riforma del diritto penale in senso filantropico ed egualitario: il trattato Dei delitti e delle pene
Altre forme di critica militante
Lettere virgiliane e lettere inglesi di Saverio Bettinelli
La Frusta letteraria di Giuseppe Baretti
Le forme del teatro
Goldoni
La riforma goldoniana
SITUAZIONE PREESISTENTE:commedia dell’arte scontata,
non scritta, triviale.La commedia di Goldoni
sottolinea i vizi senza offendereGRAZIE AL RISO
Ha INTENTO MORALEED EDUCATIVO
MONDO e TEATRO
Goldoni non opera a tavolino: usa
GRADUALITA’ e CONCRETEZZA Deve relazionarsi con attori abituati alla c.
dell’arte pubblico grossolano e
triviale esigenze commerciali
impresari situaz. politica che
vieta di ridicolizzare nobili e preti
Le difficoltà sono accresciute da polemiche con oppositori (Gozzi e Chiari)
Goldoni non è rivoluzionario politicamente; è un “illuminista popolano”, dotato di buon senso ma non di approfondimento teorico
Ha fiducia nella razionalità della natura
usa toni pacati ed equilibrati
ha simpatia per l’operosità borghese (la scaltra Mirandolina si prende gioco dei nobili vacui e improduttivi)
FASIFASIDELLADELLA
RIFORMARIFORMAGOLDONIANAGOLDONIANA
TESTO SCRITTO 1738 Momolo
cortesàn: è scritta la parte del protagonista
1743 Donna di garbo: interamente scritta
DALLA MASCHERA AL CARATTERE (personaggio-individuo concreto)
dal 1750> Pamela nubile
Lingua non triviale -dei comici-, non Lingua non triviale -dei comici-, non purgata -degli Arcadi-… ma parlata, purgata -degli Arcadi-… ma parlata, quotidiana (struttura veneziana con quotidiana (struttura veneziana con immissioni).immissioni).
Melodramma il melodramma italiano si affermò grazie a
un processo di riforma che dall’inizio del Settecento in poi puntò a razionalizzare il genere, fino ad allora troppo condizionato dal gusto della spettacolarità barocca (evidente nei grandiosi apparati scenografici), dall’inverosimiglianza dei soggetti rappresentati, dal divismo dei cantanti (e dal ridottissimo valore del testo).
Vedi ORIGINIDEL MELODRAMMA
La riforma del melodramma: Pietro Metastasio
Fluidità del verso; chiarezza delle fabulae; limpida analisi psicologica.
Uso di temi correnti (impianto eroico) ma con toni nuovi, elegiaci e patetici
RAGIONE + SENSIBILITA’: mediazione fra esigenze razionalistiche del cartesianesimo (fatte proprie dagli Arcadi) e compiacimenti idilliaci
Riscatto del “libretto” da un uso puramente accessorio in direzione di un’autonomia artistica
La tragediaNella cultura letteraria italiana era assente un’autentica tragedia di stampo classico.
In Italia lo sforzo di restituire allo spettacolo tragico un valore didascalico fu perseguito da Gianvincenzo Gravina, che a inizio secolo compose cinque tragedie di alti valori etici e civili su argomenti mitici e della storia romana; ma l’esperimento falli per l’assoluta mancanza di senso scenico dell’autore.
Veditragedia
‘500e ‘600
Alfieri la lotta destinata alla sconfitta, ma che
vale come grido indelebile di protesta dell’individuo libero contro l’oppressione del potere politico
contro il riformismo ottimistico del secolo egli rigetta le forme di collaborazione col potere che in maniera insinuante rendono l’uomo, e soprattutto lo scrittore, schiavo; le sue tragedie non sono in grado di proporre soluzioni politiche alternative, ma mettono in scena il crollo del mito riformistico dell’assolutismo illuminato
Nelle sue tragedie Alfieri rinuncia agli elementi descrittivi adotta uno stile grave, franto, non
cantabile propone 2 personaggi ANTAGONISTI
ma con caratteri comuni:
Ansia di autoaffermazione
Forte sentire
Coscienza del limiteangoscia
vocazione di morte
plutarchiani
Filippo II e Carlos
Creonte e AntigoneSaul e Mirra
Interiorizzazionedel conflitto
LE OPERE E I TEMI
La Vita scritta da essoTRATTATI POLITICI:Della tirannideDel principe e delle lettereTRAGEDIE
L’antico e il primitivo Il razionalismo seicentesco francese
aveva dato l’avvio a un’annosa polemica sul rispettivo merito di antichi e moderni: era un modo per chiamare a giudizio il classicismo, con la sua connaturata idea della superiorità delle civiltà antiche.
Giambattista Vico invece pensò di prendere in parola gli antichi poeti, di interpretarli cioè alla lettera: i loro racconti mitologici esprimevano le uniche conoscenze congeniali a un’epoca in cui si poteva pensare solo per caratteri poetici e per immagini sensibili. L’età della ragione sarebbe sopraggiunta solo in seguito; i poeti antichi erano come dei fanciulli, e come tali produttori della più splendida, seppure preterintenzionale, poesia.
Il sublime l’orrore la malinconia
La seconda metà del Settecento registrava anche l’affermarsi di una sensibilità poetica chiaramente importata dai paesi del Settentrione europeo.
Melchiorre Cesarotti si avvicinò direttamente, in quanto traduttore, al testo inglese di quelle Poesie di Ossian che dal 1762 in poi sconvolsero la coscienza poetica europea
IL TEATRO - BREVE EXCURSUS
ORIGINI: 1. Teatro di argomento GRECO (commedia
palliata - tragedia cothurnata) 2. Teatro di argomento romano (commedia
togata - tragedia praetexta) Commediografi maggiori: Plauto, Terenzio ELEMENTI TIPICI DELLA COMMEDIA: vicende e personaggi quotidiani;
contaminatio; divisione in scene, con prologo; comico di intreccio - topoi di situazioni (Plauto); comico di carattere (Terenzio)
MEDIOEVO: giullari, mimi, acrobati, prestigiatori sacre rappresentazioni (dalle laude
drammatiche) UMANESIMO: riscoperta dei classici del teatro latino nuovo interesse per le
rappresentazioni teatrali nell’ambito delle corti signorili
RINASCIMENTO Nuova produzione di commedie con i
seguenti caratteri: Modelli PLAUTO e Decameron (per
situazioni e linguaggio) Ripresa del prologo secondo l’uso
terenziano (discussione di poetica) Presenza di tipi fissi della commedia
latina (nuovo “tipo” cinquecentesco è il pedante)
TEATRO del ‘500: gli AUTORI di commedie ARIOSTO: organizzatore teatrale a Ferrara;
scrive commedie (Cassaria, Suppositi, Negromante, Lena, Studenti);
ARETINO: La cortigiana, Il marescalco, L’ipocrito, La Talanta, Il filosofo non seguono le strutture del genere - volontà polemica;
IL BIBBIENA: La Calandria MACHIAVELLI: La Mandragola RUZANTE: La pastoral, Due dialoghi in lingua
rustica (commedie rusticane in pavano) di ANONIMI: Gli ingannati; La venexiana
Teatro del secondo ‘500 e ‘600
La COMMEDIA DELL’ARTE la definizione rispecchia l’orgoglio dei
“comici” nei confronti dei detrattori (letterati e moralisti) e rispecchia l’organizzazione in “compagnie” degli attori
spettacolo non letterario incentrato sull’attore
ANTECEDENTI: giullare (linguaggio mimico/acrobatico); folklore; commedia ‘500 con tipi cristallizzati (Es. Ruzante, servo astuto, vecchio babbeo)
CARATTERI della COMMEDIA DELL’ARTE MASCHERE FISSE (es. Pantalone, Arlecchino) IDENTIFICAZIONE dell’attore con la propria
maschera IMPROVVISAZIONE e capacità professionali
dell’attore che utilizza: a) SCENARI (canovacci con indicazione trama) b) ZIBALDONI (brogliacci con lazzi comici, tirate di
gelosia o disperazione, sonetti, dialoghi d’amore o sdegno)
c) ABILITA’ MIMICO-ACROBATICA
Collegamento a Goldoni
Comici dell’Arte famosi in tutta EuropaIn Francia la Ancienne Troupe de la Comédie
Italienne influenzò Molière (1653-1697)
TEATRO secondo ‘500 e ‘600
DRAMMA PASTORALE
Modelli Virgilio e Teocrito con idealizzazione locus amoenus;
pubblico colto e raffinato; allusioni cortigiane; tema ricorrente: amore
contrastato con lieto fine; con prologo e 5 atti in
endecasillabi e settenari TASSO: Aminta G.B.GUARINI: Pastor
fido
MELODRAMMA (o dramma in musica)
opera di raffinato intrattenimento, con accurate coreografie e scenografie
1607 Orfeo con musica di MONTEVERDI
VALOREFONICODELLA
PAROLA
Collegamento a Metastasio
Tragedia del primo ‘500 “Regolata”: 3 personaggi in scena 3 unità aristoteliche di tempo (24 ore),
luogo, azione coro dialogante assenza prologo
TRAGEDIA del secondo ‘500
Dai modelli greci si passa a SENECA (temi di violenza, orrore, atrocità, collegati spesso al tema della ragion di stato - esercizio del potere)
introduzione PROLOGO CORO non dialogante ma che commenta
moralmente il fine è la CATARSI dello spettatore Autori: F.DELLA VALLE e CARLO DE’ DOTTORI
Collegamentocon Alfieri