Intervista Estratto

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Thomas Myers Intervista a Thomas W. Myers autore de “Meridiani Miofasciali” Ottenere la guarigione tramite l’intelligenza “interiore” del paziente Un approccio olistico alla guarigione. Un’intervista personale a Thomas Myers, a cura di Sascha von Mallinckrodt. La Dr. Ida Rolf (1896-1979), originaria di New York, sviluppò con un’intuizione geniale il protocollo delle dieci serie di “ricette”, noto adesso come “Rolfing” o Integrazione Strutturale. La sete di conoscenza di Ida Rolf era senza fine – studiò matematica e fisica, dopo aver ottenuto il Ph.D. come biochimica. A causa della artrite alla colonna comin- ciò ad interessarsi di yoga e di medicina omeopatica. Proseguì poi la sua esplora- zione con l’osteopatia, la chiropratica, la Tecnica Alexander e il lavoro di Korzybski sullo “Stato della Coscienza”. Da tutta questa esperienza accumulata sviluppò il suo personale “approccio olistico alla guarigione” e iniziò, in Europa, e succes- sivamente a Esalen in California, ad inse- gnare e a diplomare operatori “Rolfer” o Integratori Strutturali. Thomas Myers studiò direttamente con la Dr. Ida Rolf, il Dr. Moshe Fel- denkrais e Buckminster Fuller. È stato un praticante di bodywork (operatore di terapie/lavoro sul corpo) integrando per oltre 30 anni esperienza in varie cliniche e in vari ambienti culturali – compreso in un certo periodo Roma. Dopo il suo prece- dente incarico all’Istituto Rolf della facoltà di Anatomia, attualmente tiene seminari professionali in varie nazioni attraverso la Kinesis Inc. KMI (Kinesis Myofascial Intefration) con la sua evoluzione del lavoro di Ida Rolf che chiama Integrazione Strutturale. È l’autore di “Anatomy Trains” pubblicato nel 2001 da Harcourt Brace (trad. It. Meridiani Miofasciali – Tecniche Nuove 2006), come di numerosi articoli per varie riviste specializzate e giornali. Questa intervista ha avuto luogo nella sua casa di Walpole nel Maine, dove si tengono molti dei suoi corsi e seminari. D. Potresti spiegare il concetto degli Anatomy Trains? I due aspetti principali degli Ana- tomy Trains sono: 1. Una anatomia delle connessioni longitudinali piuttosto che delle connes- sioni locali 2. Una mappa dell’approccio olistico all’intera anatomia muscolare, invece che di un approccio particolareg- giato Tutti i principi dell’anatomia, della biomeccanica e della guarigione occiden- tale sono basati sulla teoria del “singolo muscolo”. Sia che conosciate molta anatomia o no questo è quello che è stato inserito nel vostro cervello. L’idea è: se togliete tutti muscoli dallo scheletro tran- ne uno, che cosa farà quel muscolo alle ossa? Per esempio: se portiamo via tutti i muscoli tranne il bicipite nella parte frontale del braccio, che succederà? Bene, se piegate (supinate) l’avambraccio si dovrebbe piegare il gomito e fare una qualche sorta di flessione Nell’immagine, una carta stradale dei meridiani miofa- sciali stesa sulla superficie di una nota figura di Albinus. (Ri- prodotto da Dover Publications NY, per gentile concessione).

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Thomas Myers

Intervista a Thomas W. Myersautore de “Meridiani Miofasciali”

Ottenere la guarigione tramite l’intelligenza “interiore” del paziente Un approccio olistico alla guarigione.

Un’intervista personale a Thomas Myers, a cura di Sascha von Mallinckrodt.

La Dr. Ida Rolf (1896-1979), originaria di New York, sviluppò con un’intuizione geniale il protocollo delle dieci serie di “ricette”, noto adesso come “Rolfing” o Integrazione Strutturale. La sete di conoscenza di Ida Rolf era senza fine – studiò matematica e fisica, dopo aver ottenuto il Ph.D. come biochimica. A causa della artrite alla colonna comin-ciò ad interessarsi di yoga e di medicina omeopatica. Proseguì poi la sua esplora-zione con l’osteopatia, la chiropratica, la Tecnica Alexander e il lavoro di Korzybski sullo “Stato della Coscienza”. Da tutta questa esperienza accumulata sviluppò il suo personale “approccio olistico alla guarigione” e iniziò, in Europa, e succes-sivamente a Esalen in California, ad inse-gnare e a diplomare operatori “Rolfer” o Integratori Strutturali.

Thomas Myers studiò direttamente con la Dr. Ida Rolf, il Dr. Moshe Fel-denkrais e Buckminster Fuller. È stato un praticante di bodywork (operatore di terapie/lavoro sul corpo) integrando per oltre 30 anni esperienza in varie cliniche e in vari ambienti culturali – compreso in un certo periodo Roma. Dopo il suo prece-dente incarico all’Istituto Rolf della facoltà di Anatomia, attualmente tiene seminari professionali in varie nazioni attraverso la Kinesis Inc. KMI (Kinesis Myofascial Intefration) con la sua evoluzione del lavoro di Ida Rolf che chiama Integrazione Strutturale. È l’autore di “Anatomy Trains” pubblicato nel 2001 da Harcourt Brace (trad. It. Meridiani Miofasciali – Tecniche

Nuove 2006), come di numerosi articoli per varie riviste specializzate e giornali. Questa intervista ha avuto luogo nella sua casa di Walpole nel Maine, dove si tengono molti dei suoi corsi e seminari.

D. Potresti spiegare il concetto degli Anatomy Trains?

I due aspetti principali degli Ana-tomy Trains sono:

1. Una anatomia delle connessioni longitudinali piuttosto che delle connes-sioni locali

2. Una mappa dell’approccio olistico all’intera anatomia muscolare, invece che di un approccio particolareg-giato

Tutti i principi dell’anatomia, della biomeccanica e della guarigione occiden-

tale sono basati sulla teoria del “singolo muscolo”. Sia che conosciate molta anatomia o no questo è quello che è stato inserito nel vostro cervello. L’idea è: se togliete tutti muscoli dallo scheletro tran-ne uno, che cosa farà quel muscolo alle ossa? Per esempio: se portiamo via tutti i

muscoli tranne il bicipite nella parte frontale del braccio, che succederà?

Bene, se piegate (supinate) l’avambraccio si dovrebbe piegare il gomito e fare una qualche sorta di flessione

Nell’immagine, una carta stradale dei meridiani miofa-sciali stesa sulla superficie di una nota figura di Albinus. (Ri-prodotto da Dover Publications NY, per gentile concessione).

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diagonale verso la spalla. Questa è stata la definizione di ciò che un muscolo è e cosa fa. Ora io non sto dicendo che non lo fa… lo fa. Ma è solo una delle molte cose che fa. I muscoli sono stati definiti completamente a secon-da di ciò che un singolo muscolo dovrebbe fare con lo scheletro, ma nessuna considerazione è stata fatta per ciò che essi fanno in gruppo, o come si connettono tramite la fascia oltre i loro estremi. Gli Anatomy Trains creano una nozione di anatomia longitudinale. Il muscolo non si attacca all’osso, da nessuna parte in nessun istante e per nessuno. Il muscolo esiste all’interno di una rete fibrosa.

Questa rete si attacca poi all’osso o piuttosto si inserisce in un tessuto avvolto intorno all’osso.

La maggior parte dell’anatomia è un’anatomia del singolo muscolo, e considera i muscoli per regione. Non c’è ana-tomia, per quanto abbia cercato, che abbia parlato di connessioni longitudinali, da un segmento al-l’altro, tramite la struttura fibrosa o tessuto connettivo in termini più formali. Così ciò che ho fatto è sta-to di guardare al corpo tramite la sua struttura. Ho provato a vedere dove queste cose operano secondo linee rette, lungo le direzioni natu-rali del corpo.

I movimenti non avvengono muscolo a muscolo, ma in maniera coordinata. La postura in special modo non avviene da muscolo a muscolo, ma anche essa in un modo coordinato. Ciò che stiamo facendo è di guardare l’anatomia in maniera olistica.

Se facciamo un passo indietro e non adottiamo l’idea del singolo muscolo come un ritornello, la prima cosa che vediamo è che c’è una grande rete e che tutto quanto esiste all’interno di questa rete, le ossa, gli organi, i nervi e i muscoli. È come una rete da pesca. I muscoli sono i pesci, gli organi sono pesci… tutti catturati in una rete più grande. Cosicché quando un pesce ci si impiglia, muove l’intera rete. Questa è una nuova visione dell’anatomia che non si è avuta prima, perché in occidente tendiamo a guardare le cose nelle loro parti e non come un tutto. Fa-cendo un passo indietro e adottando una visione olistica del sistema muscolo scheletrico, possiamo vedere che le

ossa e i muscoli esistono all’interno di una rete globale. I muscoli sono attaccati o fermamente agganciati a questa rete, cosicché quando i muscoli si contraggono muovono le ossa. Non perché i muscoli sono attaccati alle ossa, ma perché tutto è all’interno di una rete fasciale.

D. Quando hai sviluppato l’idea di “Anatomy Trains”

Mi fu dato un articolo di Raimond Dart dal Dr. Jim Oschman (un fisiologo ricercatore). Dart era un antro-pologo ed anche uno studente di tecnica Alexander. Ebbe questa idea del romboide che va nel serrato anteriore che va negli obliqui. Questo mi mise sull’idea che dovevo cercare di passare attraverso, che la fascia era continua. I muscoli sono elementi individuali in questa continuità della fascia.

Così iniziai a lavorare sul concetto degli Anatomy Trains come un gioco con i miei studenti al Rolf Institute

nei primi anni ‘90. Da li si è svi-luppato molto più che un gioco, e cominciai a sviluppare i Trains attuali (le linee superficiali fron-tale e posteriore, la linea laterale, la linea a spirale, la linea frontale profonda, le linee delle braccia e le linee funzionali). Iniziai anche a scrivere articoli nel ’96 per Massa-ge Magazine, dal titolo “il corpo a cubi”, che descrivevano il corpo per regioni. Simultaneamente stavo sviluppando ulteriormente la teoria degli Anatomy Trains, ma non la finii di mettere giù fino al ’98. Fu all’incirca nello stesso periodo che finii di scriverla che

rimasi realmente impressionato che la ricetta di Ida potesse essere ricon-figurata in questi termini. C’era un potenziale esplosivo in questo.

Numero uno, riconfigurare andava contro le parole di Ida… invece lavoriamo in questo modo perché è stata dimostrata la continuità fasciale. Questo ha valore se la SI (Integrazione Strutturale) sta andando al di là dell’essere riconosciuta come cosa di Ida Rolf – per avere una base professionale e non personale. Ho percepito questo nello svilupparla, stavo permettendo alla SI di creare una base professionale di per se stessa.

E ancora era di un valore politico troppo forte per farlo nell’Istituto Rolf… Perciò a quel punto dovetti la-sciare la facoltà. Cominciai così a tenere corsi a Portland, nel Maine dove vivo. Questo prima di scrivere il libro

“Ciò che stiamo facendo è di guardare l’anatomia in maniera olistica.”

Una dissezione di fibre muscolari separate delicatamente e che mostrano la fascia endo-misiale che le circonda e le riveste. (Riprodotta da Ronald Thompson per gentile concessione).

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“Anatomy Trains”, fu così ben recepito che ebbi degli inviti a tornare a Boston per insegnare in varie scuole di massaggi. Erano tutti corsi avanzati, basati su “Anatomy Trains” e con l’insegnamento di varie tecniche di “rol-fing”. Ho insegnato anche anatomia in varie modalità usando Anatomy Trains come linee guida. Cosicché molte persone frequentarono questi corsi e poi cominciarono a domandarmi: quando avrei iniziato ad insegnare la vera materia? Quando ci insegnerai la SI? E questo è andato avanti per molto tempo fino a quando l’idea di Anatomy Trains fu completamente sviluppata e decisi poco dopo questo mi resi conto che dovevo depositare la mia idea, quando un operatore volle insegnare la mia idea ad un corso alle Hawaii. E subito dopo (il dottore naturopatico) Leon Chaitow mi contattò dicendomi che stava avviando una nuova rivista in Inghilterra e che voleva che io scrivessi per essa. Gli dissi che avevo pronto l’articolo perfetto. Quell’articolo divenne così popolare che l’editore venne e mi chiese di farne un libro. E così che nacque il libro “Anatomy Trains” (Meridiani Miofasciali ed. Tecniche Nuove 2006)!

D. Come vedi la tua carriera oggi? Lavori anco-ra nella pratica? O ti occupi principalmente di insegnamento?

Mi piace ancora mantenere le mani al lavoro nella pratica. Comunque oggi sono certamente più coinvolto nell’insegnamento di quanto stia praticando. Se uso la più larga visione sulla mia carriera e il KMI, penso che sia-mo tutti coinvolti nello sviluppo di una educazione fisica per il 21° secolo. Abbiamo sviluppato una società in cui poiché gli esseri umani creano le superfici in cui vivono, lavorano e riposano, viviamo adesso in ciò che potrebbe essere chiamato un ambiente artificiale...Non mi piace chiamarlo così. È un ambiente naturale che abbiamo creato e perciò ha molte più superfici piatte e manufatti, come le sedie, dell’ambiente che avevamo prima. Abbia-mo creato un ambiente tale che l’educazione nella fisicità

è o attivamente o passivamente scoraggiata. Cosicché ciò che dobbiamo fare è insegnare a nostri figli a non essere solo ripetitivi e competitivi, ma ad essere originali e cooperativi.

Questa è la necessità del 21° secolo e stiamo ancora educando i nostri figli come se stessero andando in un mondo del 20° secolo.

Dobbiamo sviluppare nuove capacità. Come creiamo una “mens sana in corpore sano” come disse Giovena-le, in questa nuova era? Già nella Roma del 380 a.C. ci stavano pensando. I figli dei nobili a quel tempo non avevano necessità di lavorare.

Così stavano uscendo dalla “forma” e non stavano coniugando molto bene l’essere nobili con le capacità gestionali, poiché la mente se ne va quando il corpo non è sano e in salute. E così oggi i nostri figli passano la mag-gior parte del loro tempo con computer, un gioco elettro-nico e una TV. In un modo che è un ottimo training, ma che dal punto di vista fisico è pessimo. Ci sono tonnellate di possibilità di sport e corsi per ogni tipo di attività nelle scuole. Ci sono sport e sport estremi, snowboard, pattinaggio, skate… e tutti sono ottimi. Ma ciò di cui real-mente abbiamo bisogno è di insegnare alla gente come sedersi, come camminare e quanto è importante respira-re. Abbiamo dimenticato come fare queste semplici cose. Nessuno respira in modo completo.

Ciò che voglio fare con il resto della mia carriera è sviluppare una educazione fisica per il 21° secolo e credo che i principi per una tale educazione fisica siano più con-tenuti nel regno del lavoro sul corpo, guarigione e terapia

“Abbiamo sviluppato una società in cui poiché gli esseri umani creano le superfici in cui vivono, lavorano e riposano, viviamo adesso in ciò che potrebbe essere chiamato un ambiente artificiale… Abbiamo creato un ambiente tale che l’educazione nella fisicità

è o attivamente o passivamente scoraggiata.”

“Ma ciò di cui realmente abbiamo biso-gno è di insegnare alla gente come sedersi,

come camminare e quanto è importante respirare.

Abbiamo dimenticato come fare queste semplici cose... Ciò che voglio fare con il resto della mia carriera è sviluppare una

educazione fisica per il 21° secolo”

“La principale sfida del 21° secolo è: come prendere un corpo che è stato svi-luppato per un mondo di 70mila anni fa e adattarlo al mondo post-industriale nel

quale viviamo?”

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olistica, di quanto siano contenuti nell’educazione fisica tradizionale. I nuovi principi della salute olistica hanno la necessità di essere applicati ad un ambiente educativo, non su casi specifici. Mi piace-rebbe vedere che ciò che stiamo facendo divenisse parte dei programmi scolastici, sebbene non mi aspetti che accada nel cor-so della mia vita. Ma ciò che vedo possibile è che io possa aiutare a sviluppare e definire alcuni dei principi, per le persone che mi se-guiranno, e portarli poi effettivamente nelle scuole. Vedo la mia carriera più come uno scrittore e più come uno sperimentatore che la persona che andrà a mettere in funzio-ne tutto ciò. In altre parole, la principale sfida del 21° secolo è: come prendere un corpo che è stato sviluppato per un mon-do di 70mila anni fa e adattarlo al mondo post-industriale nel quale viviamo? Poiché il corpo non cambia così velocemente, 70mila anni è un tempo breve per la fisiologia. Ma è incredibilmente differente nei termini della nostra società. Abbiamo un sistema nervoso autonomo sviluppato per avere a che fare con i leoni che ci inseguono, e poi ci ritroviamo nell’assalto del traffico di Roma o Milano. Così come fai ad adattare il sistema nervoso, il sistema muscolare e il sistema mentale a questo nuovo ambiente urbano che abbiamo creato? In verità non ne abbiamo idea. Parliamo di yoga e meditazione, ma sono state create per la mente del bramino, una casta particolare dell’India di 400 o 500 anni fa. So che dicono che ha 3000 anni, ma le posizioni che usiamo nello yoga hanno solo 500 anni. È stato pro-gettato per persone che memorizzavano i sutra per ore e ore. Una mentalità molto differente dalla nostra. Noi non ci ricordiamo neanche il nostro numero di telefono. Tutto è computerizzato. E allora perchè dovremmo pensare che lo yoga, creato per tali menti, dovrebbe andare bene per noi? La mentalità è differente e così i bisogni fisici sono differenti.

D. Quale è la cosa più importante che hai appreso da Ida Rolf?

Quello che di lei mi rimase più impresso fu: Funzio-na? Se non funziona prova qualcos’altro. Se funziona, segnati che funziona e passa ad altro. Non rimanere a insistere sulla stessa parte. L’altra cosa che ho imparato da lei è stato il suo grande ventaglio di interessi e di cono-scenza. Lei aveva interessi in Antropologia, Biomeccanica, Biologia, Fisiologia, chimica, storia sociale, evoluzione,

spiritualità, e la gente in generale. Era difficile tirare fuori un soggetto di conversazione che non l‘aveva interessata

in qualche modo. La sua brillante idea: vieni e metti le mani sui tessuti, e provi a cambiare i tessuti di qualcun altro per farlo stare dritto o camminare un po’ meglio o sentirsi un po’ meglio oppure aprire a qualcosa a cui non sono ancora aperti. Non è solo metti le mani sulla “zona del problema”.

Potrebbe aver tracciato le idee di base di quello che l’Integrazione Strutturale sta facendo. Ida era molto chiara su questo. Se andate indietro nella storia della guarigio-ne trovate due grandi tradizioni. Una è la tradizione di Ippocrate e l’altra quella di Esculapio.

Ippocrate era l’ideatore dei quattro umori: Melanconico, Collerico, Sangui-gno e Flemmatico. Questo per migliaia di anni fu il maggior costrutto su cui veniva fondata la guarigione. Dovevi bilanciare i quattro umori all’interno del corpo, e il come andavi a bilanciarli era ciò che era la medicina per tutto il periodo da Ippocrate a Galeno nel 500 a.C., la teoria degli umori

era il “grande affare”. Questa teoria non è di qualcosa in specifico, ma gestiva la chimica

e ciò era quello che era diventato la medicina: gestire la chimica.

L’altra grande tradizione era quella di Esculapio. Fu probabilmente una persona vera, ma nel Pantheon greco era considerato un semidio. Probabilmente prese le sue informazioni dalla medicina Egizia e le portò con sé in Grecia. La sua medicina era molto più olistica. Non si trattava di osservare il paziente dall’esterno e decidere dove erano sbilanciati gli umori. L’idea era piuttosto: come andare a ricavare la guarigione dal paziente? L’idea che il paziente ne sapesse di più di te riguardo alla guari-gione e che il tuo compito fosse non di imporre una cura

La linea laterale.

“Evocare la guarigione dall’intelligenza in-sita nella persona con cui state lavorando, e non necessariamente dall’intelligenza di chi sta operando. Tutte le informazioni sono lì nel corpo del cliente e l’informazione che ho è così piccola rispetto all’informazione che si potrebbe avere se uno guardasse e real-

mente ascoltasse le persone.”

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ma di dedurre, “evocare” era la parola usata da Ida Rolf. Evocare da loro ciò che li curerà. Aveva a che fare con l’evocare la cura e Ida lo fece molto chiaramente (e vorrei mantenere la chiarezza) che la tradizione da cui la SI sta arrivando… Evocare la guarigione dall’intelligenza insita nella persona con cui state lavorando, e non necessaria-mente dall’intelligenza di chi sta operando. Tutte le infor-mazioni sono lì nel corpo del cliente e l’informazione che ho è così piccola rispetto all’informazione che si potrebbe avere se uno guardasse e realmente ascoltasse le persone.

D. Mi piacerebbe sentire qualcosa sulla tua esperienza con clienti che hai convinto che il tuo lavoro funziona e che la vita è cambiata.

Ho due storie che mi piacerebbe condividere. Una di una anziana signora. Credo che fosse di una settantina di anni quando venne a trovarmi. Era una prima donna del-l’opera. Aveva cantato alla Scala di Milano e faceva parte della compagnia dell’Opera di Baltimora. Era da molto che si era ritirata quando venne da me. Aveva effettivamente un torace da cantante, era una gran dama, con un strana acconciatura. Era una don-na molto dignitosa. Sarebbe dovuta entrare nel mio studio, andare nello spogliatoio e spogliarsi. Venne verso di me avvolta in questi strati, con una perfetta acconciatura da un estremo e delle scarpe di marca dall’altro. Non riuscii mai a vederla interamente svestita in intimo.

Il suo problema era che aveva una condromalacia (abnorme rammol-limento di una cartilagine N.d.T.) delle ginocchia, che vuol dire che la lubrificazione fatta dalla cartilagine era oramai assente. Aveva le ossa che sfregavano tra di loro ogni volta che si piegava sulle ginocchia. Stava avviandosi verso un’operazione per questa situazione, e venire da me era la sua ultima risorsa prima di optare per questa procedura. Quando entrò fu molto chiaro per me cosa stesse succedendo. I suoi quadricipiti, i muscoli che si attaccano alla capsula delle ginocchia, erano tesi a ferro. Perciò premevano le patelle contro i femori… così allenta-vano la cartilagine, che era stata consumata molto più in fretta di quanto avrebbe potuto ricrescere. Sapevo che se avessi avuto qualche possibilità di alleviare il suo dolore,

sarebbe stato rilassando i quadricipiti. Cominciai utiliz-zando il protocollo di Ida con le sue dieci serie della SI. Stavo tentando di fare tutto ciò che sapevo e ad ogni ses-sione andavo con un lavoro extra sui quadricipiti tentan-do di allentarli, ma non volevano farlo. Così allora provai con gli antagonisti, i tendini della gamba (hamstrings). Poi i contro antagonisti, i polpacci… provai ogni cosa che conoscevo per rilassare i quadricipiti. Lei si sentiva molto bene e diceva “giovanotto mi sto sentendo molto meglio ma quand’è che comincerai fare qualcosa alle mie ginoc-chia?” Così raddoppiai i miei sforzi e provai qualcosa per le ginocchia, ma senza nessun risultato. Lei soffriva anche di emicranie. Arrivammo finalmente ad una sessione della serie dove non si faceva altro che lavorare alla testa ed al collo. Parte includeva del lavoro intraorale sul palato. Così guardai all’interno della sua bocca, ed il suo palato sembrava una cattedrale gotica, molto alto e stretto. Un palato alto può essere causa di emicrania, poiché spinge su contro la base della ghiandola pituitaria.

Cominciai a operare sul palato, provando ad allargar-lo e ad abbassare la volta. Per farlo più simile a San Pie-

tro… che ad una cattedrale gotica. Ero molto giovane e non avevo idea se mi avrebbe lasciato fare il lavoro nella bocca. Mentre stavo lavorando su palato all’improvviso disse “giovanotto, lo sento nelle ginocchia!” In realtà non prestai attenzione a quanto disse perché ero molto concentrato con la dif-ficoltà di lavorare all’interno della sua bocca.

Così quando lavorai sull’altro lato della bocca disse “lo sento sull’altro ginocchio!” Quella sera ricevetti una chiamata da lei e mi disse “giovanotto, finalmente ce l’hai fatta! Il dolore alle ginocchia è svanito… molto bene!” Ida Rolf era ancora viva a quel tempo e la chiamai e le dissi “Dottoressa Rolf… ho scoperto il legamento ‘nasopatellar… va dal naso alle ginocchia!!”

Questa era una battuta che usavamo nei corsi. Sebbene si

possa trovare qualche connessio-ne anatomica se lo volete, credo piuttosto che quando si esercitava

come cantante, nel momento di emettere le note più acute, inconsciamente tendeva le ginocchia. Le tendeva per bilanciare la nota acuta che veniva dal palato. C’era una sorta di associazione con la forma del palato e la

Linea Frontale Superficiale del Braccio

Linea Frontale Profonda del Braccio

Linea Superficiale Posteriore del Braccio

Linea Laterale

Linea Frontale Funzionale

Linea Spirale Destra

Discobolo. (Riprodotto per gentile conces-sione da Hirmer Fotoarkiv).

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tensione ai quadricipiti. La tensione se ne andava quando il palato lasciava andare… puoi immaginare una connes-sione anatomica, ma più effettivamente era una con-nessione funzionale. Così questo era per me un segnale per apprendere che non puoi mai sapere da dove viene e dove va il rilascio. Ida era solita dire “Dove pensi che sia non è!” Non sai da dove la guarigione verrà, poiché non conosci tutte le associazioni che sono state fatte nella vita del vostro cliente.

Una seconda storia è di un giovane che venne da me a Londra. Era molto atletico e di bell’aspetto. Fui immediatamente colpito dalla sua bellezza e dalla sua grazia, ma allo stesso momento ebbi la subitanea impressione che quest’uomo non sarebbe mai stato un leader. Era un corridore nato, ma non aveva mai vinto una gara. Avevi la sensazione che se fosse stato alla testa di una gara, avrebbe guardato dietro di lui per vedere se stava facendo nel modo giusto. Aveva bisogno di qualcuno di fronte. Ero molto perplesso poiché era intelligente, bello, gradevole ed in forma. Perché questa persona, con tutti i numeri in regola per essere un vero capo non era qualcuno a cui tutti andavano dietro? Venne da me perché stava cercando di ottenere un miglioramento biomeccanico della sua corsa. Voleva migliorare la sua performance di corridore.

Da lì cominciai il mio lavoro, ma rimasi intrigato dalle componenti psicologiche di quest’uomo. Credo che quando cominciammo le sessioni centrali, con il lavoro sulla pancia, ci fosse un nodo molto pronunciato nei suoi muscoli adiacenti la colonna. Iniziai a lavorare su questo nodo e tutto a un tratto cominciò a ridere a crepapelle.

Eravamo in Inghilterra, dove la gente è molto formale, conservativa e via dicen-do. A quel tempo lavoravo fuori casa, in un appartamento, e temevo che i vicini potessero chiamare la polizia, poiché la sua risata era così forte e risultava un po’ maniacale. Sembrava che provenisse da un luogo sinistro. Ma avevo anche la certezza che fosse necessario lasciarlo ridere e lasciargli tirare tutto fuori. Ci im-piegò circa 20 minuti per poi finalmente passare ad un pianto e poi alla calma fino ad uno stato molto quieto.

Quando fu il momento giusto mi presi la libertà di chiedergli cosa fosse successo. Non ne sapevo granché prima di allora. Mi disse che sua sorella era nata prima e che lui era quasi morto durante il parto. Aveva l’idea già dal-l’inizio che se avesse voluto sopravvivere avrebbe dovuto essere secondo.

Questa intuizione che avevo avuto su di lui era scritta molto chiaramente nella sua vita già dagli

esordi. Non aveva importanza quanto talento, bellezza, articolazione e intelligenza avesse… avevo questa cosa stampata dentro fin dai primi momenti: che la strada per sopravvivere fosse di essere secondo.

E questo era rinforzato dalle dinamiche familiari. La sua gemella era la preferita, aveva tutte le attenzioni e i regali. Ciò che disse fu che durante il rilascio ebbe una visione della sua famiglia di fronte e che più rideva più l’immagine si rimpiccioliva. Così sentì che doveva conti-nuare con la sua risata demoniaca finché l’immagine non fosse scomparsa. Uscì dalla sessione un uomo differente. La biomeccanica è molto affascinante, fa agire le ginoc-chia con i piedi e mantiene la gente eretta ed in piedi. Ma la cosa che più mi affascina come essere umano, nel fare questo lavoro con le altre persone, sono i cambiamenti psicospirituali che avvengono. La mia idea è di creare una nuova educazione fisica per il tipo di intelligenza che è già nel corpo. Come posso aiutare la gente ad avere accesso ad una tale intelligenza? Questo è ciò che mi affascina.

“Questa intuizione che avevo avuto su di lui era scritta molto chiaramente nella sua vita già dagli esordi. Non aveva importan-za quanto talento, bellezza, articolazione e intelligenza avesse… avevo questa cosa

stampata dentro fin dai primi momenti: che la strada per sopravvivere fosse di essere

secondo.”

Le linee funzionali Frontale e Posteriore.

“La mia idea è di creare una nuova edu-cazione fisica per il tipo di intelligenza che è già nel corpo. Come posso aiutare la gente ad avere accesso ad una tale intelligenza?

Questo è ciò che mi affascina. Non sapremo mai dove l’intelligenza stia

andando…”

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Non sapremo mai dove l’intelligenza stia andando… in un caso è andata alla relazione con gli impiegati e per molti altri si tratta della relazione primaria col marito o con la moglie. Se avessi tentato di usare il mio pensiero per provare a vedere cosa fosse possibile per loro come psicologo o fisioterapista, non sarebbe successo. Se ritor-no alla vecchia idea che qualcosa in loro è la loro stessa guarigione e che il mio compito è di aiutarli a rivelarla a se stessi. Troveranno da soli la loro strada per guarire. Il corpo umano è altamente intelligente. È grande perché io guido ma poi rimango ad osservare e ad imparare. Gli stessi principi che applico adesso al mio insegnamento. Quando gli studenti arrivano osservo ognuno di essi e mi domando cosa potrebbe far loro evocare qualcosa e provo a inserire questo nel processo formativo.

D. Quali sono i motori di ricerca e i siti inter-net da contattare per gli interessati a SI o per trovare degli operatori del settore?

Per informazioni sul programma di insegnamento di Tom Myers e per trovare operatori, entrate nel sito www.anatomytrains.net . Per il libro andate su www.anatomytrains.com Il libro è disponibile in molte lingue ed è stato appena tradotto in Italiano, per trovarlo andate su www.anatomytrains.it . Per informazioni sulla Associa-zione Internazionale per la Integrazione Strutturale (IASI) andate su www.theiasi.org . è un motore di ricerca per ul-teriori corsi,per i programmi di convegno e per cose simili.

Traduzione a cura di Maurizio Costa - ITCS

“Se ritorno alla vecchia idea che qualco-sa in loro è la loro stessa guarigione e che il mio compito è di aiutarli a rivelarla a se

stessi. Troveranno da soli la loro strada per guarire. Il corpo umano è altamente intel-ligente. È grande perché io guido ma poi rimango ad osservare e ad imparare.”