Intervento Presidente Ciambetti convegno futurismo

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FUTURISMO? TURISMO: NUOVE SFIDE E OPPORTUNITA’ PER CRESCERE

Convegno a Venezia, Stazione Marittima, Terminal 103, 30 ottobre 2015

Saluto Presidente del Consiglio Regionale del Veneto Roberto Ciambetti

Signore, signori, sono particolarmente onorato per l’invito che mi avete rivolto chiedendomi di portare il saluto del Consiglio Regionale del Veneto: proprio questo invito è un segnale emblematico con cui gli organizzatori si rivolgono alla rappresentanza politica nella sua interezza, per condividere con tutte le forze politiche e con tutti gli attori sociali le problematiche del turismo, quasi a volerci dire che questa sfida o la gioca e vince tutti assieme o la si perde tutti assieme. E non sarebbe una sconfitta da poco: per l’Italia, il turismo oggi vale il 10,1 per cento del pil e il 12 per cento dei posti di lavoro. Nella classifica dei dieci paesi più visitati del mondo oggi siamo quinti dopo la Francia, gli Stati Uniti, la Spagna e la Cina, e prima della Turchia. In questo contesto il Veneto presenta numeri invidiabili rispetto al resto d’Italia. Se prendiamo come riferimento l’ultima tabella Eurostat (dati 2013) sulle prime venti regioni turistiche dell’Ue troviamo al 6° posto il Veneto, all’11º la Toscana, al 13º l’Emilia-Romagna, al 19° il Lazio, al 20° la provincia di Bolzano. Ma la realtà è più complessa e tutt’altro che rosea. E’ classico del piccolo e medio imprenditore e dell’artigiano, come dell’impresa familiare veneta, guardare al bicchiere mezzo vuoto e parlare con franchezza e onestà intellettuale dei problemi piuttosto che brindare alle vittorie: negli anni cinquanta quasi un turista su cinque veniva da noi in Italia ed eravamo il paese più visitato del mondo. Oggi, da noi arriva un turista su 23. Negli anni Cinquanta la Spagna non appariva neanche nel gruppo delle destinazioni più frequentate. Oggi è la prima meta turistica in Europa e la terza nel mondo. La classifica delle mete turistiche è stilata dall’Organizzazione mondiale del turismo (United Nations World tourism organization) dal cui studio sappiamo che nel 1950 i turisti internazionali erano 25 milioni, e che nel 2014 sono stati un miliardo e 133 milioni mentre il trend è dato in crescita costante di un 3,3 per cento medio all’anno almeno fino al 2030. Se prendiamo le quattro classiche P, (prodotto, prezzo, posto, promozione) che caratterizzano il turismo, scopriremo che non possiamo competere sul prezzo. A livello mondiale siamo al 133° posto per competitività secondo l’ultima analisi del Travel & Tourism Competitiveness Index, ma dobbiamo anche dire che il turismo low cost, che caratterizza paesi più poveri, non è compatibile con la nostra realtà e il nostro territorio. Guardiamo a Venezia: il turismo low cost la sta stravolgendo con maree di turisti che non spendono e casomai costano nel loro fluire da piazzale Roma a piazza San Marco e viceversa come una ondata di piena. La seconda P riguarda il Posto, cioè la facilità nell’accesso e spostamento tra le località da visitare: nella classifica del Travel & Tourism Competitiveness Index la Spagna è undicesima per sistema stradale, e quinta per sistema ferroviario; l’Italia è 57ª e 28ª. Se consideriamo il complesso dei trasporti di terra, la Spagna è quinta e l’Italia 91ª.L’Italia è al 70º posto per “qualità delle infrastrutture del trasporto aereo” Anche per quanto riguarda la promozione innovativa segniamo il passo: l’ultimo rapporto del Centro studi MM-One su dati Eurostat spiega che nel turismo la quota di fatturato generata dall’online è del 22% in Francia, del 26 in Spagna, 29 in Portogallo, 32 in Germania, 39 in Gran Bretagna e addirittura 88% in Irlanda. L’Italia è al 18%. Dieci punti sotto la media europea e staccatissimi ad esempio dalla Croazia, concorrente diretta sul turismo balneare, che ha il doppio (35%) della nostra quota.

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Secondo l’ultimo Travel & Tourism Competitiveness Index l’Italia è 123º per “efficacia del marketing nell’attrarre i turisti”. Per priorità attribuita dal governo al turismo siamo all’87°. La Spagna è, rispettivamente, al 27° e al decimo posto. Stando agli studi di Confcommercio, se riuscissimo ad aumentare di un singolo giorno la permanenza media degli stranieri, in Spagna è già cinque giorni mentre da noi siamo attorno ai 4, 4,5, avremmo un incremento di entrate annuali di 6,9 miliardi di euro. Sappiamo bene che noi come sistema Italia possiamo offrire tutto. Ma sappiamo anche che abbiamo profondi limiti nella qualità di alcuni servizi: talvolta per noi stessi è difficile districarsi nelle nostre stazioni, tutt’altro che ospitali, figuriamoci un turista. Noi ci arrabbiamo quando in un aeroporto la consegna dei bagagli ritarda. Figuriamoci il turista cinese che visita l’Italia in 4 giorni e mezzo: un ritardo anche di una sola ora per questo modello di turismo è un capitale inestimabile. Immaginatevi questo turista davanti agli orari di musei o luoghi della cultura: gli ipermercati hanno orario continuato. I musei no. Immaginatevi questo turista davanti al collasso della metropolitana di Roma: anche se si tratta di un pellegrino in visita per l’anno santo non credo rinuncerà a qualche imprecazione e nella migliore delle ipotesi non sarà mosso da Misericordia per i vertici Atac. Il diavolo si annida nei dettaglia e i dettagli sono la chiave che può trasformare una esperienza bellissima in un incubo. Non dimentichiamo che l’Italia è al 48º posto per la sicurezza e temo che questo dato, negli anni a venire, peggiori: purtroppo le cronache quotidiane lanciano segnali a dir poco inquietanti e voi tutti sapete che nel turismo l’amplificazione di un evento negativo, che si tratti del caffè pagato 20 € di un tassista disonesto, di un ristoratore scorretto come di uno scippo o di una rapina, hanno una amplificazione incredibile: un conto assurdo di un ristorante può rovinare anche la miglior campagna promozionale di una località. Sapere che in Italia i reati minori sono depenalizzati o che i delinquenti vengono arrestati e rimessi a piede libero nel volgere di poche ore non è esattamente un buon viatico per il turista straniero: basta poco a far pendere la bilancia della scelta su una nazione rispetto ad un’altra. Come vedete i campi su cui lavorare assieme sono molti. Volutamente ho tralasciato i nostri fattori di forza che esistono e sono importantissimi. Ma l’ho fatto perché sono convinto che noi dobbiamo lavorare con forza sui punti deboli: occorre migliorare le performance laddove zoppichiamo se vogliamo creare occasioni di sviluppo. Purtroppo, la strategia neocentralista dello stato italiano che punta a riportare a Roma anche le politiche turistiche rischia di penalizzarci in maniera incredibile anche solo rispetto ai nostri vicini di casa, trentini e friulani, nonché istriani, che possono, in virtù dei loro legittimi margini di autonomia operare con maggiore dinamicità ed efficacia rispetto al Veneto. Il neocentralismo rischia di essere particolarmente pericoloso, perché non c’è comparto come il turismo in cui occorra saper valorizzare le peculiarità locali, il dettaglio a cui accennavo in precedenza, mentre occorre sfruttare a livello globale quei marchi che sono conosciuti da tutti: il Leone di San Marco e Venezia hanno una penetrazione nei mercati incredibile. Si tratta di un patrimonio che non si può sperperare o sacrificare nel nome della valorizzazione di aree, penso al Mezzogiorno Italiano, che hanno grandi potenzialità ma anche problemi, e non solo nel turismo, ben diversi da quelli del Veneto. Il Mezzogiorno attira in totale, secondo dati Istat-Regione Veneto, solo un ottavo degli arrivi stranieri e un settimo di quanto spendono gli stranieri. Per capirci: i 3 miliardi e 238 milioni finiti al Sud sono meno di quanti sono stati lasciati dagli ospiti esteri nel solo Veneto e poco più che nella sola Toscana. E’ chiaro che con questi dati bisogna saper attivare politiche specifiche per il Mezzogiorno, ma ciò non deve avvenire penalizzando le eccellenze siano esse venete o emiliane.

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Non voglio sottrarvi altro tempo: voglio dire che noi tutti, come classe politica, siamo consci sia dei limiti sia delle potenzialità del turismo. Io mi auguro, e non solo perché sono Presidente del Consiglio regionale, che noi si riesca ad essere e fare squadra, si riesca a guardare oltre i piccoli interessi di bottega o di partito che lasciano il tempo che trovano: ci sono cause nelle quali la politica giustamente deve dividersi e discutere in maniera accalorata. Vi sono battaglie, invece, nelle quali le divisioni non hanno alcun significato, perché alla fine vincono i nostri concorrenti. E così concludo lasciando a tutti un proverbio del mondo arabo secondo il quale la differenza tra il deserto e un giardino fiorito non è l’acqua, ma l’uomo. Non dimentichiamolo: trasformare un giardino fiorito in un deserto è più facile di quello che non si pensi.