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INTERVENTI LATINI IN UN «ARISTOTELE» GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO: NOTIZIA SULCODICE AMBROSIANO G 51 SUPAuthor(s): Pietro RossiSource: Aevum, Anno 60, Fasc. 2 (maggio-agosto 1986), pp. 240-252Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858073 .
Accessed: 14/06/2014 19:22
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL
DUECENTO: NOTIZIA SUL CODICE AMBROSIANO G 51 SUP.*
II manoscritto G 51 Sup. della Biblioteca Ambrosiana e un codice greco membranaceo della fine del sec. XIII, in parte danneggiato dalPumidita, che contiene la Physica (ff. lr-60r), i Disticha Catonis nella versione greca di Massimo Planude (ff. 60v-63v), il De generatione et corruptione con il commento di Filopono (ff. 64r-84r, 85r-221v), un vocabolario greco latino (ff. 222r-225r), e un frammento del Prometheus di Eschilo (ff. I-II posteriori)l. Nei
catalogo a stampa, a proposito della Physica si annota: ?Aristotelis de physica auscultatione libri VIII, quorum I et II et ab initio III cum latino commentario margin. ...?2. In effetti, i margini dei ff. lv-14v sono interamente scritti in latino, ma non ci troviamo di fronte a
glosse alia Physica, bensi a propositiones tratte da: De anima (ff. lv-4r), De plantis, I (ff. 4r-5r), De generatione et corruptione (ff. 5r-7v), De longitudine et brevitate vite (ff. 7v-8r), De sensu et sensato (ff. 8r-9r), De celo (ff. 9r-l lv), De somno et vigilia (ff. 1 lv-12r), Physica, I-III (ff. 12r-14v). Si tratta, dunque, di un florilegio aristotelico, che non desterebbe forse
particolare interesse se non venisse a trovarsi in un codice greco di poco anteriore alia sua
compilazione, come si desume dalla sottoscrizione a f. 14v e dalla nota posta in calce a f. lr. Al termine del florilegio si legge:
* Questa nota e dedicata a Paolo Tomea, che per una felice 'distrazione' fece uscire il codice G 51 Sup. dall'anoni
mato dei depositi deU'Ambrosiana e lo segnalo alia mia attenzione. Desidero esprimere, inoltre, la mia gratitudine ai molti studiosi che generosamente mi hanno messo a disposizione la loro competenza, permettendomi di portare a termi ne questa indagine, e in particolare a Mariarosa Cortesi, Giuseppe Cremascoli, Mirella Ferrari, Pier Francesco Fumagal li, Carlo Maria Mazzucchi; naturalmente, la responsabilita dell'uso delle loro conoscenze e solo mia.
1 Cfr. A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, vol. I, Hoepli, Milano
1906, pp. 472-473 nr. 396. II frammento di Eschilo, non segnalato nel catalogo, e stato rinvenuto e identificato da Carlo M. Mazzucchi. Egli ritiene che i ff. 225,1 e II posteriori (seconda meta del sec. XIII) siano stati aggiunti successi vamente al codice, probabilmente dal compilatore del vocabolario, come prova il fatto che il f. 225r reca un elenco
suppletivo di voci. Mazzucchi ha potuto stabilire che il f. II posteriore (che e capovolto e in parte lacerato) contiene i vv. 629-666 (sul verso) e 667-707 (sul recto) del Prometeo, e che appare scritto anche il f. Iv posteriore, ma non leggibile (i ff. I-II poster., come pure altri alPinizio del codice, hanno subito notevoli danni). I versi sono scritti su due colonne e vanno letti orizzontalmente, passando da una colonna all'altra. Mazzucchi, inoltre, rileva che il f. 225 (dove si trova l'elenco suppletivo di voci del vocabolario greco latino che occupa i ff. 222r-224v) e il f. II poster., costituiscono il
bifoglio esterno del quaternione finale di un codice contenente la tragedia di Eschilo, mentre il f. I, scritto solo su una facciata, sarebbe il f. 6. Infatti, poiche* ogni foglio doveva contenere circa 80 versi (77 sono quelli del foglio supersti te) e dal v. 707 al 1093 (l'ultimo della tragedia) ci sono 386 vv., equivalenti a 4,8 fogli (4,5 se si tien conto che la tragedia si chiude con molte parti liriche), cinque sono i fogli del fascicolo caduti (2, 3, 4, 5 e 7), mentre gli attuali 225, I, II, sono i ff. 8, 6, 1 del fascicolo che chiudeva il codice del Prometeo incatenato, che terminava al f. 6r (il nostro f. I). II codice reca anche tracce della lingua ebraica; si leggono lettere dell'alfabeto ai ff. 2v, 73r, 126r; versetti dei salmi ai ff. 223v, 224v, 225r-v e I posteriore recto. Don Pier Francesco Fumagalli gentilmente mi informa che la scrittura e 'spagnola' (sefardita) e simile a quella dell'ambrosiano E 85 Inf. (Avignone 1406), a proposito del quale si veda:
Hebraica Ambrosiana. I, Catalogue of Undescribed Hebrew Manuscripts in the Ambrosiana Library, A. Luzzato ed.; II, Description of Decorated and Illuminated Hebrew Manuscripts in the Ambrosiana Library, L. Mortara Ottolen ghi ed., ?Fontes Ambrosiani?. XLV, II Polifilo, Milano 1972, pp. 133-134.
2 Cfr. A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, cit., p. 473.
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 241
Capha indegente fratre Conrado Begino conpilauit hoc de philosofi libro sub domi ni anno MCCCIII. Laus, honor Christo domino, qui pendens in patibulo clamans emisit spiritum mundumque saluans per d...(rasura di 5 lettere) (f. 14v).
E a f. lr:
Iste liber est deputatus ad usum fratris (?) Conradi (?) Begini (?) (in rasura, che si estende fino a meta della riga seguente) <tran>scribi(?) McccIII mense agusti; etiam sunt audita naturalia, id est libri phisicorum IX, et Catonis et de generatione et corruptione cum lectura.
Nella sottoscrizione, le cifre romane ?Mccc? vengono a trovarsi in fine riga e le rimanen ti ?III? sono collocate immediatamente sotto, sulPultima riga, con un segno che pare richia
marle alia riga precedente, come del resto la nota di f. lr conferma, indicando il 1303 come anno di composizione del florilegio.
II codice (mm. 228 x 162; ff. II, 225, II)3 e interessante sia per la composizione sia per la presenza di interventi di latini. E formato da 28 quaternioni (ff. 1-224). A partire dal nono, i fascicoli hanno una numerazione greca progressiva dal 9 al 28, collocata nelPangolo inferiore interno sul recto del primo foglio e in quello inferiore interno sul verso delP ultimo, e ci sono anche parole d'ordine o richiami come nei codici latini; sul fasc. 19, pero, non sono leggibili ne la numerazione ne il richiamo, mentre sui fascicoli 18, 20, 25 sono leggibili solo in parte, perche perduti, con ogni probability, in operazioni di rifilatura. Si pud parlare di una prima parte del codice per i ff. 1-64 e di una seconda con caratteristiche diverse per i ff. 65 ss., che si congiunge pero alia prima, perche gia dal f. 64r (Pultimo del fasc. 8 e dove ha inizio il De gen. et corr.) cambiano F inchiostro e la mano, che e unica invece per i ff. 1-63 (Physica e Disticha Catonis)\ inoltre, nella prima parte non c'e traccia di numerazio ne dei fascicoli e di richiami. A proposito della seconda parte, c'e da rilevare che le mani sono diverse e che i lemmi del testo aristotelico riportati da Filopono nel suo commento al
De gen. et corr. sono evidenziati con diverso carattere fino al f. 123v (f. 3 del fasc. 16), mentre dal f. 124r i lemmi non si distinguono per caratteri e sono introdotte iniziali maiuscole in inchiostro rosso all'inizio dei periodi, e nei margini talvolta si trova la minuscola corrispon dente in inchiostro marrone.
Le caratteristiche appena rilevate collocano il codice in una particolare area di influsso
occidentale, soprattutto Puso dei richiami, assai frequente nei manoscritti greci del Rinasci mento, ma raro per quelli anteriori: gli esempi segnalati da J. Irigoin sono il Leninopolitanus gr. 113 (gia Coislin 379), copiato in Provenza nel 1292, e il Parisinus gr. 1672, che avrebbe a che fare con Massimo Planude, i cui contatti con PItalia sono noti4: P. Canart riscontra la presenza di richiami in codici del XIII secolo prodotti nelPItalia meridionale; ma il mano scritto ambrosiano non e italiota5. Nel 1303 e gia, cosi come si trova, in possesso di latini
3 Non e mia intenzione dare una descrizione codicologica completa e mi limito a segnalare alcuni aspetti caratteri stici del manoscritto.
4 Cfr. J. Irigoin, Pour une e'tude des centres de copie byzantins, ?Scriptorium?, XII (1958), p. 222 e nota 4; a
proposito del Par. gr. 1672, che Irigoin dice risalire a poco dopo il 1302, si veda A. Turyn, Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth and Fourteenth Centuries in the Libraries of Italy. I, Text, Urbana-Chicago-London, University of Illinois Press 1972, p. 185, che ritiene di riconoscere in parte del codice la mano del ms. Napoli, Bibl. Nazionale, III. C. 19, completato nel settembre 1335. Per i centri di copia si veda anche J. Irigoin, Centres de copie et bibliotheques in Autori Vari, Byzantine Books and Bookmen. A Dumbarton Oaks Colloquium, Washington 1975, pp. 17-27 (trad, it.: Centri di copia e trasmissione di testi nel mondo bizantino, in Libri e lettori nel mondo bizantino. Guida storica e critica, a cura di G. Cavallo, Laterza, Bari 1982, pp. 87-102). Sul monaco bizantino Massimo Planude si veda la voce relativa, a cura di C. Wendel, nella Real-Encyclopadie, XX, 2, coll. 2202-2253.
5 Cfr. P. Canart, Le livre grec en Italie mfridionale sous les regnes normand et souabe: aspects matiriels et so
ciaux, ?Scrittura e civilta?, II (1978), pp. 103-162: 144 e 152-153 (trad, it.: Aspetti materiali e sociali della produzione
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che conoscono o studiano il greco. E questo un aspetto che merita di essere considerato con
attenzione, analizzando gli interventi di frate Corrado. Oltre alia citata nota del f. lr in cui si da conto del contenuto del codice, la mano di Corrado ha inserito quasi dei titoli correnti in latino sul recto dei ff. 1, 14-50 (per la Physica) e dei ff. 85-103 (parte del commento di Filopono al De gen. et corr.); al f. 85r nel margine esterno rubrica: ?Lectura super librum de generatione et corruptione?; ha posto notabilia nei margini dei ff. 2v, 85r, 88r, e al f. 175r, alPinizio del libro secondo del commento di Filopono, scrive: ?Expositio Amonij super II de generatione et corruptione?, interpretando in questo senso la rubrica del codice6. L'altro
tipo di intervento interessante e quello relativo al testo della Physica. Anche se Finchiostro e piu chiaro, la mano e di Corrado, ben distinta da quella del secolo XIV-XV che opera alcuni interventi interlineari ai ff. 31v-32r7: egli ha scritto in interlinea la versione latina di alcuni vocaboli e forme verbali alPinizio di ogni libro della Fisica, che qui di seguito trascrivo inte
gralmente:
Lib. I (ff. lr-2r): ImarocaGoci (184al0): scire; fj^GoSous (all): scientias; rcercovGe (a26): substinent; -cpo7covtivoc (184M0): quodammodo; et 8e (bl8): si autem; orcotocvouv (185a06): quamlibet; iptartxov (a08): litigiosus; arcopi'ocv (all): defectus; xaXercov (al2): difficile; tkoxetaGo) (al2-13): subiciatur; evtoc (al3): que dam; Imywrijis (al4): inductione; Tcpoorpcet (al4): conuenit; arcopt'ocs (al8): defectus; tacoc (al9): forte; StocXexGfjvou (a20): disputare; <jx?c|>k (a20): respectus; dwcoXeXuLieva (a28): resoluta; area
(185b02): alie; 7upoaxpfjxat (b02): congruit: tl (b03): si; toivuv (b03): quidlibet; ouGev (ou8ev ed.
Ross) (b05): nullam; auvexes (blO): continuum; exei 8'a7copi'av (bll): dubitatio(?); 7tipac (bl8): terminus; Xcomov (b20): tunica; xoaa>8i tocutov (b25): quanto idem.
Lib. II (f. 7r-v): <patveTat (192b 12): uidentur; auveawta (bl3): existencia; ordcoeo)? (bl4): status; 90tatv (bl5): de crementum; TexuxT]xe (bl7): contingit; dpfxrjv (bl8): motum; e^uxov (bl9): innatum; fj (bl9): secundum; yrjtvoK (b20): terreis; xocxa xoaoOTov (b20): secundum hoc tantum; arj7ce8cbv (193al3): putrescens(?); 7ce7cov0ev (al8): substinuit; otioOv (a20): quodlibet; ot (8'evta) (a22): quidam; ot
(a22): illi.
Lib. Ill (ff. 13v-14v): oraaeox; (200b 12: cfr. appar. ed. Ross): status; fx?0o8o? (bl3): scientia; XavGavetv (bl3): ignora re; ouvexcov (bl7): continuorum; 8t6 (bl8): unde; 7cpooxpfjaGai (bl9: cfr. appar. ed. Ross): indi gere; &<; to etc (a7cetpov) (b20): cum in(?); 7cp6<; 8e (b20): adhuc autem; o>s Bid xe tocutoc (b22): quod propter hoc; axercxeov (b23): intendendum; 7cpoxetptaafievoi? (b23): preargumentantibus; Gecopta xfjc (b24): speculatio ea; xotovBe (b27): simile; xaG'uicepox^v (b29): superabundanciam(?); eXXet<I>tv (b29): defectum; tcoittclxov (b30): actiuum; 7caGrjTtx6v (b30): pa<ssiuum>; SXcoc (b30): omni no; xtvTjTtxov (b30): motiuum; xivt)tov (b31): mobile; rcapa (b32): preter; o ouxe xoSe (b35): quod
libraria italo-greca tra Normanni e Svevi, in Libri e lettori nel mondo bizantino, cit., pp. 103-152:141 e 148. Vexpertise sul codice ambrosiano e stata fatta da C. M. Mazzucchi.
6 Cfr. Ioannis Philoponi in Aristotelis libros de generatione et corruptione commentaria, edidit H. Vitelli, ?Com mentaria in Aristotelem Graeca?, XIV, 2, Typis et imp. G. Reimerij Berolini 1897, p. 204; per il codice ambrosiano cfr. p. VII.
7 Oltre a quella di Corrado, le mani latine che hanno lasciato tracce nei margini del testo greco sono due: una del s. XV, annota: ?Catonis?, a f. 60v, dove iniziano i Disticha, e fa un altro intervento a f. 2r, margine destro; Paltra, del s. XIV/XV, evidenzia un luogo della Physica a f. 8v, ed e quella cui si devono gli interventi dei ff. 31v-32r, che sono, per la verita, piu glossa o interpretazione che traduzioni iv t<o ijuXcp (224b04): in qualitate; oure xivelxai to elooe (224b05): si est motus secundum(?); 6 Torcoc rj to ToaovSe (b06): localis motus. quantitatis; xivoojjievov (b06):
movens subiectum; U7uoxeiuivou (225a02): de affirmato; xocTO^dtaei (a06): affirmatione.
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 243
in(?) hoc; ouOev (201a01): nullum; wore (aOl): quare; rcocpd (a02): extra; to ToSe (a04): hoc ali
quid; to uiv (a04): aliud uero; aTeprjatc. (a05): priuatio; xoucpov (a08): leue; too Suvocliei ovtoc. (alO-11): existentis in potentia; dXXoianou (al2): alterabilis; 90ltou (al3): detrimentum; 9oprjTou 9opd (al5): loci mutatio; xuXtaic. (al8): uolutio; aXatc. (al9): salutio; oc&puvatc. (al9): adolescen tia; 7cotyjaet (a22): agunt; 7ueCaeT<xi (a22): patiunt; to fj cbSt (a29): hoc inquantum; xduvetv (201b01): laborare; uypoTrjc. (b02): humiditas; evBexeTai (201b07): contingit; ote (b08): aliquando; dtXXdc
(bl4): at; paStov (bl7): faccile.
Lib. IV (ff. 19v-20r): t? Te (208a29): ea que; urcoXaLiPdvouaiv (a29): opinantur; xotvrj (a31): comunis; xupicotoctyj (a31): magis proprius; rjv (a32): quern; 9opdv (a32): loci mutatio; 7ipor)rcopT)uivov (a35): quesitum; rcpo rjurcoprjuivov (a35): bene quesitum; avTiu-eTocaTdaeooc. (208b02): transmutatione; evToco0a (b02): hac; 6t? (b03): aliquando; xocTexet (b04): continet; u.eTocPaXX6vTcov (b05): commutantur; wore
(b06): quare; d>c. (b07): quod; xcoXuou-evov (bl 1-12): prohibitum; e? (bl3): vi; iarepTjuivoc. (b27): priuatus; youv (b30): genus.
Lib. V (ff. 31v-32r): ^XrjTTet (224a33): uulnerat; xocitoi drcoprjaeiev av tic. (224bl3): et si dubitabit aliquis; dXX'iacoc. (bl5): sed fortassis; Xeuxocvais (bl5): albatio; i7uayo)yfi? (b30): inductione; rca>c. (b32); quodam
modo; 9at6v (b34): nigrum; TETpaxco? (225a03): quadrifarie; dvTtGeotv (all): contradictionem: rj U (al5): quedam uero; eXex0rj (al9): dictum est; ouxoc. (a23): tamen; etrj (a24): erit; ouSafxw? (a25): nullo modo.
Lib. VI (f. 36v): ^e^fj? (231a21): consequenter(?); auyytviq (a23): proximi generis; euuep (a25): si quidem; ev
(a26): unum sunt; eti (a29): amplius; 6 8'ocutoc, Xoyo? (a31): eadem ratio: etev (231b01): erunt; Xoyov (bOl): modum; xexcoptauivoc (b06): discreta; dXXd (xyjv (b06): at uero; auYyeve? (b09): pro ximum; ou0ev (bl 1): nullum.
Lib. VII (textus alter) (f. 44r-v): et [xev ouv (241b24): si quidem igitur; ei 8e (b26): si autem; etXr|90a) (b26): accipiantur; e^oo (b27): sub quo; orcoXau-Pdveiv (b28): opinari; etXrj7CTat (242a05): receptum est: fy'erdpou (al3): ab altero; SioctpeTov (al4): diuisibile; rcou (a20): alicubi; Tupopoctverco (a23): descendat; ?7tetor|7cep (a31): quoniam quidem.
Lib. VIII (f. 48r-v): 7coTepov (250b 11): utrum; LxrjGev (bl2): nihil sit; owcocoorov (bl4): sine quiete; wrdpxet (bl4): ines se; 9uaet (bl4): natura; auveaTwat (bl5): subsistentibus; 0ea>ptav (bl6): consciderationem; rcaaocv
(bl7: rcaatv appar. ed. Ross): omnibus; touc/(M9): quasdam; u7coT?0evToci (b22): apponunt; eLuuotfjaoci (b26): faccere; Siaxptvoci (b26): disgregasse; ev uipet (b27): in parte; veucoe. (b28): di scordia; fj (b30): in quantum; ev ex rcXeovcov fxeu.d0T)xe 96ea0oci (b30): unum didicit(?) fieri ap tum; &10c9uvtoc, (b31): geminato; ?xTeX?0ouatv (b31): perficiuntur; ikoXe7rceov (251a05): opinandum; npb epyou (a05): precipue.
I controlli fatti hanno permesso di escludere che Corrado stia traducendo Aristotele e fanno ritenere che egli usi la translatio vetus della Physica, anche se in alcuni casi la lezione
presenta delle varianti8. E da notare, poi, che gli interventi non seguono un disegno parti
8 La verifica degli interventi interlineari e stata fatta collazionando i mss. ambrosiani E 71 Sup. e X 13 Sup., a
proposito dei quali si veda: Aristoteles Latinus. Codices, Pars Posterior, codices descripsit G. Lacombe in societatem
operis adsumptis A. Birkenmajer - M. Dulong - Aet. Franceschlni, supplementis indicibusque instruxit L. Minio - Paluello, Typis Academiae, Cantabrigiae 1955, pp. 984-985 nr. 1442 e 994-995 nr. 1457; E. Franceschini, L'?Aristo
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244 p. rossi
colare e sembrano essere quelli tipici di chi si sta esercitando nello studio di una lingua: il nostro glossatore sta confrontando il greco con la versione latina che ha a disposizione, e talvolta commette degli errori. La conferma che il nostro compilatore sta studiando il greco e data dal vocabolario greco-latino che si trova ai ff. 222r-225r, nel quale figurano parte delle voci tradotte in interlinea. Scritto dalla mano di Corrado, il vocabolario elenca, traslitterate in alfabeto latino, poco meno di 1200 voci, sistemate in colonne secondo la successione delle lettere delPalfabeto greco, che, dalPepsilon in poi, compaiono in testa alle colonne stesse. L'ordine delle voci alPinterno degli elenchi non rispetta quello alfabetico, verosimilmente perche i vocaboli, le forme verbali, i pronomi ecc. vengono annotati via via, durante la lettura e, forse, presi anche dalla lingua parlata. Per le lettere a, 8, e e tz le voci sono annotate su piu di una colonna, al termine del breve elenco di altre lettere (P, y, ? rj, 0, i, X), e al f. 225r, terminato con co il f. 224v, troviamo altri elenchi di vocaboli. La traslitterazione in alfabeto latino e influenzata e condizionata dai fenomeni legati alia pronuncia e alia fonetica del gre co: il suono /, in particolare, ha causato notevole confusione nel compilatore del vocabolario, che ha elencatb sotto r\, t e u indifferentemente voci inizianti con tj, i, u e anche con i dittonghi et, ot, ut. E mantenuta la grafia greca delle lettere ? (iniziale di parola), y ed r\ (non sempre, e solo come iniziale di parola), 0, ?, x (ma talvolta questo suono e reso con: 03), di u iniziale
qualche volta, e della lettera c|>. Rinviando ad altra occasione Pesame del vocabolario, trascri vo come esempio le prime 50 delle 158 voci comprese sotto la lettera a, una delle piu nutrite:
(f. 222r) Apetellesse: perfecerunt apodossis: assignatio apodi?eos: demonstratione aGrissis: collectio atomon: indiuiduum anotati: summa
apiro: indefinito anessis: remissio
analongonte: proportionatur adrias: statua
alis tissin: quibusdam aliis
apodido: assigno apotomi: diuisio acra: extrema
ananfisuiton: indubitabile
apodoGi: assignetur al'issos: sed forte
apofansis: enunciatio
apofassis: afirmatiua aoriston: infinitum antifassis: enunciatio: contradictio antiGessis: contradictio
anacampti: reflectere
aforismen: indefinitum afelis: tolles
afGis: statim afanismos: destructio apofeno: nego acriui: requisita diligentia aforon: segregando amfin: anbe: utrisque anper: que amelli: propter hoc
agoreusis: dicta
apagoreuo: inhibeo analiticon: priora et posteriora anapallin: econuerso
armonios: concordanter
amelli: propter hoc aporo: questionor: deficio
axrantos: inmaculata
anepiuatos: yens, tis aminon: adiuctorium acreGenta: ditamina
adia: auctoritas
arq3tos: suficienter ata: aliqua; tina: ea aGroos: subito: momentanee
apiros: infinite afillon(?): auferebant(?)
tele Latino? nei codici dell'Ambrosiana, in Miscellanea Giovanni Galbiati, ?Fontes Ambrosiani?, 27, Hoepli, Milano
1951, pp. 227-247: 231-233.
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 245
La traccia piu estesa lasciata da frate Corrado e il florilegio latino trascritto nei margini dei ff. lr-14v. Anche in questo caso non si tratta di nuove traduzioni, e, pur non dimentican do ? come rilevava Ezio Franceschini9 ? che le caratteristiche stesse di un florilegio spesso rendono difficile fare controlli accurati, perche l'estrapolazione delle proposizioni dal conte sto richiede che vengano poi rimaneggiate e adattate, credo si possa affermare con sufficiente sicurezza che si tratta del corpus vetustius delle versioni di Aristotele. Le opere aristoteliche prese in considerazione dal compilatore erano allora disponibili in numerose versioni, arabo latine e greco-latine, mentre lo pseudo-aristotelico De plantis era conosciuto nella versione di Alfredo di Sareshel10. La collazione integrate delle propositiones tratte da quest'ultima opera e di uno specimen di quelle derivate dagli altri testi di Aristotele, condotta sui codici ambrosiani C 148 Inf. ed E 71 Sup.,11 ha permesso di verificare la sostanziale corrispon denza del testo, ritrovando nell'uno o nelPaltro codice buona parte delle varianti del florile
gio. E interessante notare, pero, che molto spesso le propositiones vengono date non senza un intervento talvolta glossatorio, altre volte parafrastico da parte del compilatore, e si pu6 dire che egli vada oltre la semplice compilazione e miri a fornire una interpretazione. Fre
quenti sono le espressioni: ?Et nota quod hoc est ...?, ?Et nota quod per hanc propositio nem...?, cui segue una spiegazione, come quando a commento della proposizione: ?Animal universale aut nichil est aut posterius? (De an. I, 1. 402b7-8), rileva:
Item nota quod posterius est, quod patet, quia species obiecti primo recipitur in sensu et postea in uirtutibus mediis secundum ordinem, ita quod tandem recipitur in inmaginatione, ubi adhuc est sub condictionibus naturalibus, scilicet hie et nunc. Cum autem fuerit in inmaginatione, intellectus agens, denudans ipsam a condictio nibus materialibus, facit ipsam uniuersale. Hunc ergo ordinem consciderando, pa tet quod animal uniuersale posterius est quam sit animal particulare12.
9 Cfr. E. Franceschini, Codici diflorilegi aristotelici in Biblioteche italiane, in Studi e note di filologia latina e
medievale, Vita e Pensiero, Milano 1938, pp. 141-158: 157. 10 Per una visione d'insieme sui traduttori e sulle traduzioni nel XII secolo si veda: Ch. H. Haskins, Studies in
the History of Medieval Science, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 19272, cap. IX-XIII; M.-Th. d'Alver ny, Translations and Translators, in Renaissance and Renewal in Twelfth Century, R. L. Benson - G. Constable, eds. with C. D. Lanham, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1982, pp. 421-462: in particolare, per Aristotele, pp. 435-437; per F Aristotele latino in generale: G. B. Dod, Aristoteles Latinus, in The Cambridge History of Later
Medieval Philosophy from the Rediscovery of Aristotle to the Disintegration of Scholasticism 1100-1600, N. Kretz mann - A. Kenny - J. Pingborg eds., Ass. ed. E. Stump, Cambridge University Press, Cambridge 1982, pp. 45-79; per il De plantis: B. Hemmendinger, Le De plantis, de Nicolas de Damas a Planudes, ?Philologus?, III (1967), pp. 56-65, e R. J. Long, Alfred of Sareshel's Commentary on the Pseudo-Aristotelian De plantis: A critical Edition, ?Me diaeval Studies?, XLVII (1985), pp. 125-167.
n Cfr. Aristoteles Latinus. Codices. Pars Posterior, cit., pp. 981 nr. 1436 e 984-985 nr. 1442; E. Franceschini, L'Aristotele Latino nei codici dell'Ambrosiana, in Miscellanea Giovanni Galbiati, III, cit., pp. 232-233.
12 Cfr. f. lv; un altro esempio interessante e il commento a Phys., II, 5.197a26-27: ?Cause per se alicuius sunt fini
te, sed cause per accidens sunt infinite. Nota quod exemplum auctoris de casu et fortuna diccit quod, si aliquis sciret debitorem suum in aliquo loco et iret ad locum ilium et inueniret debitorem suum, inuentio debitoris et delatio peccunie non essent a casu et fortuna, quia quod fieret per accidens, fieret et non ut in maiori parte. Cu<m> enim fuerit consuetus in illo loco inueniri debitor, fieret etiam(?) ab agentibus propter aliquid; propter aliquid enim iuit ad ilium locum; et
per hoc exemplum satis patet diffinitio casus et fortune assignata. Notandum quod due sunt proprietates fortune /14r/
quas ponit auctor. Prima est quod fortuna est infinita, quod probat auctor ratione sic: fortuna potest fieri ex causis accidentalibus infinitis, quod patet, ut probat auctor in litera, quia si aliquis iuit ad forum et inueniat debitorem a
quo recipiat peccuniam, non tamen propter hoc iuit. Infinite possunt esse cause quare iuit, aut ut uideret aliquem ami cum aut <ut> uideret spectacula, et sic inde. Sed res fortunata non fit nisi a fortuna, ergo res fortune est infinita. Alia
proprietas, quia fortuna quedam bona quedam mala; bona cum aliquid bonum euenit et cetera. Item quedam dicitur
eufortunium, quedam disfortunium; eufortunium, cum aliquod magnum bonum euenit uel cum quis (?) est prope ut habeat aliquod magnum bonum; disfortunium est cum aliquod magnum malum euenit uel cum est prope ut habeat
aliquod magnum malum? (ff. 13v-14r).
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246 P. ROSSI
In alcuni luoghi avvisa che Pesemplificazione e di Aristotele (?exemplum est philosophi?); in altri ordina Pesposizione come una argomentazione sillogistica:
Due sunt species odoris que sunt nominate (cfr. De sensu et sens., 5, 443bl7ss.). Congnoscuntur autem penes suas proprietates, ut dicit auctor, et est proprietas pri ma speciei quod sit delectabilis per accidens, id est per aliud, id est per naturam nutrimenti. Quod probat auctor sic: Odor est passio nutrimenti, sed odores nutri mentorum aliquando sunt delectabiles et aliquando tristes; nam esurientibus et non saturatis tollerabiles sunt, saturatis uero tristes; ergo ista species odoris delectabilis est per accidens, quia per naturam nutrimenti. Secunda proprietas species odoris est delectabilis per se, ut patet in odoribus florum, qui sunt delectabiles per se et non gratia nutrimentorum. Item alia proprietas huius secunde speciei ... (f. 9r).
Un belPesempio di glossa esplicativo-parafrastica si incontra alPinizio del De celo (1,1.268al-3; le parentesi sono aggiunte):
Summa cognitionis nature consistit in corporibus et magnitudinibus (suple: que sunt linee et superficies) et impressionibus (et per hoc intelligit qualitates inherentes per impressionem, per quarum transmutationem fit alteratio, ut sunt calidum et frigi dum et cet.); in motibus (et per motus possunt intelligi duccentes ad esse predicto rum, ut sunt alteratio, augmentum et alie transmutationes), et in principiis rerum materialibus (suple: que sunt materia et forma) (f. 9r).
Ad eccezione di pochi rinvii ad altre opere di Aristotele, il compilatore cita una volta il De anima di Avicenna nel De sensu et sens.13, e una volta Averroe nella glossa alia proposizio ne tratta da Physica, II, 2. 194a21-22, un brano che riporto perche significativo per la sua articolazione e perche sembra echeggiare il testo del Commentatore14:
Ars conmitatur naturam. Et nota quod per hanc propositionem uult auctor probare quod naturalis consciderat formam et materiam, hoc modo ars inmitatur naturam.
Cum ergo eiusdem artis sit considerare aliquam formam artificialem et materiam
propriam propinquam illi forme, ut ars medicine consciderans sanitatem, etiam col leran et fleumam et huiusmodi, que sunt materia propria sanitatis, et ars hedifican di consciderat formam domus et materiam ei propinquam quoniam lateres et ligna; cum ita sit, et scientie naturalis est consciderare tarn materiam quam formam. Et hec est ratio quam ponit in liter a. Et a<d>huc addit tres alias ualde utiles ad idem
probandum, quarum prima est: eiusdem scientie est consciderare finem cuius gratia sunt alia et ea que sunt ad finem. Sed forma est finis materie subiecte propter quam est ipsa materia, ergo et scientie naturalis similiter erit consciderare et formam et materiam ei subiectam. Huius rationis ponit maiorem secundum diuisionem. Ad idem: omnis artifex (corr. in: artes) operose non solum sunt operose circa formam,
13 Cfr. f. 8v: ?... et hec due caruncule similes duobus capitibus mamillarum, ut dicit Auicena in suo libro de ani
ma?; per la citazione si veda Avicenna Latinus, Liber de anima seu Sextus de naturalibus, IV-V, edition critique de la traduction latine medievale par S. Van Riet, Introduction sur la doctrine psychologique d'Avicenne par G. Verbeke, Eds. Universitaires - E. J. Brill, Leiden Louvain 1968, p. 181 rr. 59 ss.
14 Cfr. Aristotelis Stagiritae omnia que extant opera ... Averrois Cordubensis in ea opera ... commentarii, vol. IV
apud Iuntas, Venetiis 1550, f. 27r-v (in II Phys., text, et com. 22-24); credo che il compilatore rinvii al passo di f. 27vb: ?... quoniam cum hoc quod facit formam nauis, preparat ligna ad recipiendam formam nauis et, quia scientia in ente naturali est similis operationi in rebus artificialibus, necesse est, si operatio pendet de materia, aut secundum
quod faciunt illam, aut secundum quod preparant illam, ut consyderatio scientiae naturalis pendeat de materia cum
hoc, quod consyderat de forma? (il corsivo e mio); la lettera di Averroe suggerisce, mi pare, di emendare il testo del
florilegio come e stato fatto nel brano riportato.
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 247
sed etiam circa materiam, ut ars hedificandi non solum faccit hanc formam domus, sed etiam lateres que sunt materia eius. Quedam autem non faciunt suam mate riam, sed preparant earn ad receptionem forme, ut ars nauifactiua preparat et di
sponit ligna ad susceptionem forme nauis, non tamen faccit /13v/ ligna. Cum igitur omnis ar<s> non solum consider et formam, sed etiam materiam, et operatio in arte
sit sicut scientia (cod.: seia) in natura, ut diccit Commentator, relinquitur quod na turalis scientie non solum est considerare formam naturalem, sed etiam materiam; et huius rationis solum ponit maiorem (f. 13r-v).
La presenza di queste glosse e degli altri interventi del compilatore conferisce al testo caratte ristiche che forse vanno oltre quelle del florilegio, definito come semplice organizzazione di
proposizioni senza intervento o aggiunte personali da parte del compilatore15; tuttavia, cre do che si debba valutare questo florilegio, come tanti altri esempi superstiti di un genere cosi fortunato, non solo secondo criteri classificatorii, bensi ponendosi dal punto di vista delle
esigenze dei fruitori e tenendo presente Poccasionalita di queste compilazioni, come le recenti ricerche hanno documentato: ogni florilegio nasce, si pud dire, per una esigenza particola re 16. Quello in questione risponde alia esigenza di frate Corrado di avere presenti i punti piu significativi dei libri naturales.
Chi fosse frate Corrado non e stato possibile sinora stabilire: la rasura della nota in calce a f. lr non lascia intravedere che qualche lettera, insufficiente per una lettura. La sottoscrizio ne al termine del florilegio, pur non del tutto piana, indicherebbe Caffa come luogo in cui frate Corrado si trovava11. Colonia genovese sul Mar Nero, Caffa era un centro cosmopoli ta dove convivevano genti di razze, lingue e religioni diverse 18. Sia i francescani che i dome
15 Si veda in particolare la definizione data da J. Hamesse, Les florileges philosophiques du XIIIe aux XVe siecle, in Les genres litte'raires dans les sources the'ologiques et philosophiques midievales. Definition, critique et exploitation.
Actes du Colloque international de Louvain-la-Neuve, 25-27 mai 1981, Preface par R. Bultot, Institut d'Etudes medie vales de l'Universite Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve 1982, p. 181, dove si richiama in nota un passo del commento di Bonaventura alle Sentenze (Prooemium, q. IV, Respondeo) in cui si distingue tra scriptor, compilator, commentator e auctor. Ma ancor piu interessante e la notizia di Vincenzo di Beauvais sulPorigine dei florilegi aristoteli ci: ?Id autem in hoc opere uereor quorundam legentium animos refragari, quod nonnullos Aristotilis flosculos precipue que ex libris eiusdem physicis ac methaphysicis, quos nequaquam ego ipse excerpseram, sed a quibusdam fratribus
excerpta, non eodem penitus uerborum scemate, quo in originalibus suis iacent, sed ordine plerumque trasposito, non
nunquam mutata paululum ipsorum uerborum forma, manente tamen actoris sententia, prout ipsa uel prolixitatis ab
breuiande, uel multitudinis in unum colligende, uel etiam obscuritatis explanande necessitas exigebat, per diuersa capitula inserui?; derivo la notizia da A. Pattin, Addenda et emendanda, ?Bulletin de Philosophic medievale (S.I.E.P.M.)?,
XXIII (1981), p. 99, ma il testo e edito in S. Lusignan, Preface au ?Speculum maius? de Vincent de Beauvais: refraction et diffraction, Montreal-Paris 1979, p. 131.
!6 Cfr. in particolare J. Hamesse, Les Auctoritates Aristotelis. Un florilege medieval. Etude historique et Edition
critique, ?Philosophes medievaux?, XVII, Publications Universitaires - Beatrice-Nauwelaerts, Paris Louvain 1974; Les
florileges philosophiques du XIIIe au XVe stecle, in Les genres litte'raires dans les sources the'ologiques et philosophi ques me'die'vales, cit., pp. 181-191; ma anche M. Grabmann, Methoden und Hilfsmittel des Aristotelesstudiums im
Mittelalter, Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Abteilung, Miin chen 1939 (riprodotto in M. Grabmann, Gesammelte Akademieabhandlungen, Grabamann-Institut der Universitat Munchen Hrsg., Einleitung von M. Schmaus, Bd. II, F. Schoningh, Paderborn-Munchen-Wien-Zurich 1979, pp. 1447-1637.
17 Paleograficamente e possibile leggere le prime parole della sottoscrizione anche nel modo seguente: ?Capham degente fratre Corrado Begino...?, perche i segni che permettono di leggere'm' oppure 'in' non sono legati chiaramente ne alia parola che li precedepe a quella che li segue. Nella lettura da noi data, il problema principale e posto dal verbo
in-dego; nell'altra ipotesi, la questione riguarderebbe Capham, che dovrebbe essere considerata una forma indeclinabile
(improponibile, infatti, come accusativo retto da dego). In ambedue i casi, tuttavia, mi pare che il riferimento costante che emerge sia a Caffa, l'insediamento genovese in Crimea. Non e da escludere, comunque, che ulteriori dati possano precisare o correggere le indicazioni qui date.
18 Sulla citta di Caffa e le sue vicende rinvio unicamente al recente importante lavoro di M. Balard, Le Romanie
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248 P. ROSSI
nicani sono presenti in questo insediamento a partire dalle ultime decadi del Duecento, i se guaci di s. Francesco essendovi giunti nel 1287, quelli di s. Domenico nel 1298 19. Assai po che, tuttavia, sono le notizie riguardanti non solo i mendicanti, ma Caffa in genere, anteriori ai primi decenni del XIV secolo, prima cioe del ritorno dei genovesi nel 1312, dopo che nel 1308 erano stati costretti a incendiare la colonia per sfuggire ai Tartari20. Acquista, quindi, particolare interesse la notizia che un codice greco di Aristotele sia in relazione con la presen za dei mendicanti in questa area, e che abbia caratteristiche tali da supporre un legame stretto con un ambiente latino21. E forse possibile, poi, spingersi oltre nel tentativo di cogliere le indicazioni che il codice pud offrire a proposito della sua origine. La presenza della versione greca dei Disticha Catonis sembra suggerire un rapporto, anche se indiretto, con Fambiente del monaco Massimo Planude (1255-1305), i cui contatti con FOccidente sono stati di recente richiamati per tracciare la storia di un altro codice ambrosiano, il C 126 Inf.22 I Disticha Catonis in un contesto di opere aristoteliche quali la Physica e il De gen. et corr. sembrano fuori luogo: proverbi e sentenze interposti fra simili trattati non hanno la loro collocazione naturale, pur avendo presente che e sempre problematico valutare Popportunita o la funzio nalita di una raccolta di testi; e un altro invito ad essere cauti potrebbe venire dal codice, che, come rilevato sopra, e probabilmente composito, e la cesura cade al foglio successivo ai Disticha. Credo, tuttavia, che quest'ultimo dato possa concorrere ad avvalorare Fipotesi che vorrei prospettare, e cioe che lo Pseudo Catone e presente perche queste massime interessano Fambiente in cui il codice e trascritto, oppure il destinatario. I ff. 60-63 sono i fogli 4-7 dello ultimo fascicolo (un quaternione), completato da un foglio in origine bianco ? dove ora prin cipia il De gen. et corr. ?, che verosimilmente chiudeva il volume (Fattuale prima parte): fogli bianchi usati per un'opera forse da poco tradotta in greco e che doveva aver suscitato inte resse alia sua apparizione in Oriente, cosi come era stata e continuera ad essere straordinaria
la sua fortuna in Occidente23. Sfortunatamente non sappiamo quando il Planude tradusse
g&noise (XIIe - de~but du XVe siecle), vol. I, Ecole francaise de Rome, Rome 1978 ?Bibl. des Ecoles francaises d'Athe
nes et de Rome?, 235, in particolare pp. 199 ss. 19 Per i francescani si veda G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francesca
no. II, Addenda al sec. XIIIe fontipel sec. XIV, Quaracchi, Grottaferrata 1913, pp. 266-267: tavola relativa agli inse diamenti nella Vicaria Aquilonaris, e alle pp. 546-547 notizie riassuntive su Caffa; per i domenicani: P. R. Loenertz, Les Missions dominicaines en Orient au XIVe siecle et la Societe des Freres Pere'grinants pour le Christ, ?Archivum Fratrum Praedicatorum?, II (1932), pp. 15-22 (sul convento di s. Domenico in Caffa dalla sua fondazione), lavoro confluito poi nel volume: La Socie'te' des Freres Peregrinants. Etude sur I'Orient Dominicain, S. Sabina, Roma, Istituto Storico Domenicano 1937, pp. 92 ss.; sulle iniziative intraprese in campo dottrinale dai domenicani in Oriente nei sec.
XIII-XIV, si veda: A. Dondaine, ?Contra Graecos?. Premiers ecrits polemiques des dominicains d'Orient, ?Archivum Fratrum Praedicatorum?, XXI (1951), pp. 320-446: 405 ss. relative al ritorno in Oriente nel 1299. La consultazione, infine, del lavoro di J. Richard, La Papauti et les missions d'Orient au Moyen Age (XIIIe-XVe siecles), Ecole fran caise, Rome 1977 ?Collect. de l'Ecole francaise de Rome?, 33, permette di inserire nel quadro storico generate le iniziati ve dei mendicanti.
20 Cfr. M. Balard, La Romanie ginoise, cit., p. 199, e gli studi citati alia nota precedente. 21 Vedi sopra, pp. 241-242; va rilevato, inoltre, che il f. 225, usato per un'aggiunta al vocabolario, e il ff. I-II po
steriori suggeriscono anche che frate Corrado disponesse di materiale, scritto in greco, da riutilizzare (vedi sopra, nota 1). 22 Cfr. Ph. A. Stadter, Planudes, Plutarch, and Pace of Ferrara, ?Italia medioevale e umanistica?, XVI (1973),
pp. 137-162; A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, cit., II, pp. 954-956 nr. 859; A. Turyn, Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth and Fourteenth Centuries in the Libraries of Italy, I-II, cit., pp. 81-87 e tavole 59-68, 230e. Questo manoscritto reca la nota di possesso di Pace da Ferrara, attivo in Padova come maestro nella prima decade del Trecento: uscito dallo scriptorium del monaco bizantino, il manoscritto passo da Costantinopoli e Venezia, a Padova, e in questa area resto, perche fu in possesso di Niccold Leonico Tomeo (1436-1531) e infine di Gian Vincenzo Pinelli (1535-1601).
23 Sulla fortuna in Occidente dei Disticha Catonis e le indicazioni bibliografiche si veda il recente studio di P. Roos, Sentenza eproverbio nell'antichita e i 'Distici di Catone'. II testo latino e i volgarizzamenti italiani, Morcelliana, Brescia 1984, in particolare le pp. 187 ss.; per l'edizione della versione greca: Versio Planudea Dictorum Catonis quam e codici bus monasteriorum Montis Athonis edidit L. L. Luisides, Athen 1947, ma Veditio princeps e quella aldina del 1495. Sulla versione del Planude, oltre alia citata ?voce? della Real-Encycl., col. 2242, si vedano: M. Boas, Planudes'
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 249
i Disticha. I suoi contatti con POccidente sono da far risalire probabilmente a partire dal II Concilio di Lione (1274); negli anni che vanno da questa data sino al 1305, terminus ante quern per la data della sua morte, sono da collocare le versioni di numerose opere latine: solo per il De consolatione di Boezio si sa che la tratluzione fu terminata poco prima del 1296 24. II codice ambrosiano risale alia fine del XIII secolo ed e di non molti anni anteriore al 1303, quando era gia in mani latine: penso che non si sia molto lontani dal vero se si pro spetta la possibility che quella ambrosiana sia una delle copie dei Disticha in greco da mettere in relazione con Fambiente del Planude, anche se non e stata individuata nel codice la presen za di una delle mani note del suo scriptorium25.
Dopo frate Corrado, nessun altro personaggio noto entra nelle vicende del codice am brosiano fino al XV secolo. I ff. Ilr anteriore e Ir posteriore recano, in monocondilo: 6 u-oveu,
(JaaCoc$. Gli autori del catalogo suggeriscono Pidentificazione con Arsenios (Aristobulos) Apostolis (1468/9-1535), arcivescovo di Monembasia26. Cretese, figlio di Michele Aposto lis27, insegna e trascrive codici nella sua isola. Nel 1492 e a Venezia e successivamente va a Firenze, probabilmente su invito di Janos Lascaris, che aveva gia incontrato in Creta, dove il Lascaris si era recato per acquistare codici su incarico del Magnifico28. Cura edizioni an che per il Manuzio, con cui rompe tra la fine del 1498 e gli inizi del '99 per motivi finanzia ri29. L'esistenza delPApostolis e abbastanza movimentata e difficile, come del resto lo era
per molti degli esuli greci in Occidente, costretti a dipendere dalla generosity dei loro protetto ri. Ottenuto nel 1506 il seggio arcivescovile ortodosso di Monembasia (in questa occasione
Metaphrasis der sogenannten 'Disticha Catonis', ?Byzantinische Zeitschrift?, XXXI (1931), pp. 241-257; O. Schmitt, Cato in Byzanz, ?Klio?, XLVIII (1967), pp. 325-334. Offrono una visione d'insieme della presenza della cultura latina a Bisanzio i contributi di M. Gigante, La cultura latina a Bisanzio nel sec. XIII, ?La parola del passato?, XVII (1962), pp. 32-51; di W. O. Schmitt, Lateinische Literatur in Bysanz. Die Ubersetzungen des Maximos Planudes und die mo derne Forschung, ?Jahrbuch der Osterreichischen Byzantinischen Gesellschaft?, XVII (1968), pp. 127-147, e di W. Ber
schin, Griechisch-lateinisches Mittelalters. Von Hieronymus zur Nikolaus von Kues, Francke, Bern-Miinchen 1980, pp. 290 ss. (breve sintesi sugli scambi culturali fra Oriente e Occidente dal XIII secolo).
24 Cfr. Real-Encycl., cit., coll. 2241-2244; W. O. Schmitt, Lateinische Literatur in Byzanz, cit., con le indicazioni
bibliografiche relative alle versioni planudee o a lui attribuite, alle quali va aggiunto, per Donato, l'articolo dello stesso Schmitt: Die Ianua (Donatus)
- ein Beitrag zur lateinischen Schulgrammatik des Mittelalters und die Renaissance, ?Bei
trage zur Inkunabelkunde?, IV (1969), 43-80, passim. N. G. Wilson fa l'ipotesi che Planude possa essere stato spinto allo studio del latino dalla sua permanenza nel monastero di Cristo Akataleptos (l'odierna Kalenderhane Kamii), che era stata probabilmente la prima casa francescana in Costantinopoli, abbandonata, perd, sicuramente dai frati nel 1261
(cfr. N. G. Wilson, Scholars of Byzantium, Duckworth, London 1983, pp. 230-241: 231). La notizia della morte del Planude e data dall'anonimo autore del Tractatus contra errores Orientalium et Graecorum, scritto nel 1305, che riferi
sce, attaccando il Planude: ?Et ut defendere possint errores in quibus pertinaciter, proch dolor(!) perseverant, quidam eorum scripturas corrumpunt, sicut fecit kalogerus nomine Maximus, qui nuper obii in Constantinopoli. Nam de latino in grecum transtulit librum De trinitate magni doctoris sancti Augustini...? (cfr. A. Dondaine, ?Contra Graecos?, cit., pp. 421-422).
25 Ringrazio CM. Mazzucchi che ha confrontato le mani del codice con quelle del citato C 126 Inf. 26 Cfr. A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, cit., p. 473. 27 Su Michele Apostolis cfr. E. Legrand, Bibliographic heltenique ou description raisonnte des ouvrages publics
en grec par des grecs aux XVe et XVIe siecles, vol. I, Paris 1885 (riprod. anast. Bruxelles 1963), pp. LVIII-LXX; D. J. Geanakoplos, Greek Scholars in Venice. Studies in the Dissemination of Greek Learning from Byzantium to Western
Europe, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1962, pp. 73-110; per una valutazione d'insieme del ruolo avuto
dagli esuli cretesi nella trasmissione della cultura greco-bizantina in Venezia, cfr. D. J. Geanakoplos, Byzantine East and Latin West: Two Worlds of Christendom in Middle Ages and Renaissance. Studies in Ecclesiastical and Cultural
History, Blackwell, Oxford 1966, pp. 139-164, e, per un quadro piu generale: G. Fedalto, Stranieri a Venezia e a
Padova, in Storia della cultura veneta. Ill, 1, Dalprimo Quattrocento al Concilio di Trento, Neri Pozza, Vicenza 1980, pp. 499-535.
28 Cfr. D. J. Geanakoplos, Greek Scholars in Venice, cit., p. 170. 29 Sulla vicenda, che fini in tribunale, si veda D. J. Geanakoplos, Greek Scholars in Venice, cit., pp. 173-176; per
uno studio d'insieme sull'ambiente e i personaggi che gravitarono attorno al Manuzio; M. Lowry, The World of Aldus Manutius. Business and Scholarship in Renaissance Venice, Blackwell, Oxford 1979.
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250 P. ROSSI
assunse il nome Arsenios), citta situata sulla costa occidentale del Peloponneso a quel tempo sotto il controllo dei Veneziani, e costretto a lasciare la sede per che scomunicato dal Patriarca di Costantinopoli, e si ritira in Creta30. Nel 1519 e al Collegio greco in Roma, con Janos
Lascaris, e poi a Firenze a dirigervi la scuola di greco aperta per iniziativa di Leone X. Ma alia morte del Medici, nel '21, il cretese e di nuovo in difficolta, e da questo momento si
sposta tra Creta, Venezia e Roma, cercando con ogni mezzo e a qualsiasi condizione di farsi nominare arcivescovo latino di Monembasia, cio che avviene nel 1524. Nel '31 lascia la sede
per alcune missioni a Venezia a favore della colonia del Peloponneso; muore nel 1535 ed e sepolto in San Giorgio dei Greci31. Numerosi sono i codici greci scritti da Arsenio Apo stolis giunti sino a noi, e notevole e stata la sua attivita editoriale, dapprima col Manuzio, successivamente per la tipografia del Collegio greco nella Roma dei Medici, e in momenti diversi con altri stampatori in Venezia, fra cui i Giunta32. Anche se non sono emersi ulte riori dati a conferma delFidentificazione nell'Apostolis del possessore del codice, non essen dosi frapposti indizi contrari33, penso che le notizie disponibili concorrano a sostenere la candidatura del cretese.
Le vicende del nostro Aristotele si compiono, nella seconda meta del Cinquecento, in
Padova, nella biblioteca di Gian Vincenzo Pinelli, grande erudito, appassionato e illuminato cultore di lettere e di scienza, in contatto con gli uomini piu eminenti d'Europa, cui metteva spesso a disposizione la sua straordinaria biblioteca34. Morto il Pinelli nel 1601, dopo for tunose vicende, fra le quali un assalto di pirati nelPAdriatico alle imbarcazioni che la traspor
30 Cfr. D. J. Geanakoplos, Greek Scholars in Venice, cit., pp. 181 ss. 31 Ibid, pp. 199-200. Sulla vicenda che oppose l'Apostolis, predicatore in S. Giorgio dei Greci, ai membri di quella
comunita ortodossa, si vedano i documenti pubblicati da A. Papadia, '0 'Apoevto? Movefx(katas 6 'Aitoot6Xtk xat i\ 'EXXtjvixtj ,A8eX96<a)Ta BeveTia? (1534-1535) (Arsenio Apostolis, arcivescovo di Monembasia, e la Confraternita Greca di Venezia), ?0t)aauptqiocTa?, XIV (1977), pp. 110-126.
32 Per i manoscritti cfr. M. Vogel - V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber des Mittelalters und der Renais sance, ?Zentralblatt fur Bibliothekswesen?, Beiheft XXXIII, Leipzig 1909 (Olms, Hildescheim 1966), pp. 42-44, e P.
Canart, Scribes grecs de la Renaissance. Additions et corrections aux repertoires de Vogel-Gardthausen et de Patinilis, ?Scriptorium?, XVII (1963), pp. 56-82: pp. 59 e 73. Per Pattivita editoriale, cfr. E. Legrand, Bibliographic heltenique, I, cit., pp. CLXV-CLXXIV, e D. J. Geanakoplos, Greek Scholars in Venice, cit., pp. 171, 186, 193 ss.; notizie in
particolare sull'attivita editoriale del Collegio greco e sulla collaborazione dell'Apostolis in F. Barbieri - E. Cerulli, Le edizioni greche ?in Gymnasio mediceo ad Caballinum montem?, in Atti del Convegno di studi su Angelo Colocci, Jesi, 13-14 settembre 1969, Amministrazione comunale, Jesi 1972, pp. 61-76, e in A. Hobson, The Printer of the Greek ?in Gymnasio Mediceo ad Caballinum Montem?, in Studi di biblioteconomia e storia del libro in onore di Francesco
Barbieri, Associazione Italiana Biblioteche, Roma 1975, pp. 331-335, pagine che integrano lo studio precedente. 33 A f. Ir posteriore si legge: 6 apxtov 6 Xaaxapi, e la stessa mano ha scritto altre note ai ff. Ilr anteriore e 225r-v.
La mano contemporanea a quella del monocondilo, se non posteriore, il legame dell'Apostolis con Janos Lascaris fanno pensare ad un membro di questa famiglia, ma le note non danno alcuna indicazione, e non ho rinvenuto traccia dell'ap pellativo, qui usato, nelle ricerche sulle biblioteche dei Lascaris (cfr. J. M. Fernandez Pomar, La coleccion de Uceda
y los manuscritos griegos de Constantin Lascaris, ?Emerita?, XXXIV (1966), pp. 211-288; P. De Nolhac, Inventaire des manuscrits grecs de Jean Lascaris, ?Melanges d'Arch^ologie et d'Histoire publics par l'Ecole Francaise de Rome?, VI (1886), pp. 251-274; La bibliotheque de Fulvio Orsini. Contributions a I'histoire des collections d'ltalie et a I'ttude de la Renaissance, ?Bibliotheque de l'Ecole des Hautes Etudes. Sciences philologiques et historiques?, fasc. 74, Paris
1887, in part. pp. 153 ss.). 34 Cfr. A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, cit., I, p. 473. Sul piatto
anteriore interno della legatura del codice G 51 Sup., risalente al restauro del 1956, e incollato un rettangolo di carta scritto dal Pinelli, con aggiunte di una mano del '600: ?Fuit ex libris (mano b)/J. V. Pinelli/ Aristotelis physica cum latino commento ad initium / Catonis disticha / Aristotelis de generatione et interitu / Jo. Grammaticus in libros de
generat. et int. / (poi, di nuovo la mano b:) Vocabula quedam greca latine reddita cum ipsorum explicatione / G 51?. Sul Pinelli e la sua biblioteca: A. Rtvolta, Catalogo dei codici Pinelliani dell'Ambrosiana, Tipogr. Pontificia Arcivescovile S. Giuseppe, Milano 1933 (solo sui codici latini); M. Grendler, A Greek Collection in Padua: The Library of Gian Vincen zo Pinelli (1535-1601), ?Renaissance Quarterly)), XXXIII (1980), pp. 386-416: alle pp. 413-416 elenco di codici greci ambrosiani che la Grendler attribuisce alia biblioteca del Pinelli e che vanno ad integrare la lista del catalogo Martini-Bassi.
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INTERVENTI LATINI IN UN ?ARISTOTELE? GRECO DELLA FINE DEL DUECENTO 251
tavano ? e il nostro codice, madore foedatus, puo essere stato in una delle casse gettate in mare e poi in parte recuperate ?, la raccolta di stampati e di manoscritti fu messa alFasta in Napoli nel 1608, e i rappresentanti del Cardinal Fed^rico Borromeo si aggiudicarono quel che era rimasto della biblioteca pinelliana con l'ultima offerta prima che la candela del batti tore si spegnesse35.
Pietro Rossi
35 Cfr. A. Hobson, A Sale by Candle in 1608, ?The Library?, Fifth Series XXVI (1971), pp. 215-233: 219. Delia biblioteca sono stati ritrovati due inventari (cfr. M. Grendler, A Greek Collection in Padua, cit., p. 391 e note 17-18); uno si trova a Venezia, Bibl. Marciana, Mss. Italiani, Cl. X. 61 (6601), redatto nel 1604; Paltro e nel ms. ambrosiano B 311 Sussidio. In quest'ultimo, steso dai rappresentanti del Borromeo, i codici e le stampe in greco sono elencati ai ff. 181r-193r, ma non e stato possibile individuare il codice in questione data la sommarieta delle indicazioni; segnalo, comunque, che si elenca la Physica ai ff. 187v, 189v, 190r-v, 192r.
Addendum
Mentre questa nota era in cor so di stampa mi e giunta segnalazione da parte del Dr. R. Wielockx
(Albertus Magnus Institut, Bonn), che il codice Laureziano greco 81, 1 (sec. XII e XIII) recava alcune note latine scritte da un ?frater Conradus Beginus de Janua? (cfr. A. M. Bandini, Catalogus codicum
manuscriptorum Bibliothecae Laurentianae, vol. Ill, Florentiae 1770 (Lipsiae 1961), coll. 219-221; P.
Moraux et Al., Aristoteles Graecus. Die griechischen Manuskripte des Aristoteles, I: Alexandrien -
London, De Gruyter, Berlin-New York 1976, pp. 257-260). Dopo un sopralluogo, ritengo di poter affer mare che la mano delle note latine del Laurenziano e quella del frate Corrado che ha usato e glossato il codice deirAmbrosiana. Nel margine superiore del f. lr del codice fiorentino si legge: ?Iste liber est
deputatus ad (usum fratris?) conradi begini de Janua(?) ordinis minorum. Et continet omnes libros
philosophic aristotilis tarn moralis quam naturalis excepto <de?> generatione et corruptione...? (segue rasura dalla met& sino al termine della riga; ritengo che 'beginus' non sia da leggere <beg<n>inus,> come
suggeriscono il Bandini e YArist. Graecus, perche il trattino che sembra essere sulla T e invece parte della lettera *g\ come attestano i numerosi esempi del codice ambrosiano). La seconda nota e posta
nelPangolo inferiore esterno del f. 168r, disposta su due righe: ?fratris conradi begini de ordine minorum
in(?) <anno ?>/M?CCC0III? mense decembris studuit(?) eum(?)? (mWArist. Graecus si trascrive: ?...
studebat(?) ...?, mentre a me sembra di poter leggere come ho riportato). La terza annotazione e a f.
173r, margine inferiore: ?M?CCCX prima die ianuari?. Anche qui suggerirei una lettura diversa da quel la data nelYArist. Graecus, e tenderei a leggere il numero arabo 4 anzichS il numero romano X (essendo,
inoltre, plausibile che frate Corrado, iniziata la Metafisica nel dicembre del 1303, secondo la nota a f.
168r, fosse giunto al f. 173r nel gennaio del 1304). Gli interventi di frate Corrado sul Laurenziano sono dello stesso tipo di quelli riscontrati nel codice
delPAmbrosiana. Ci sono, in modo discontinuo, titoli correnti latini e Pindicazione dei capitoli con nu
meri arabi progressivi posti nei margini esterni dei fogli. La mano greca cambia dal f. 76 (mano B arcai
cizzante), per riprendere con quella che ha scritto la prima parte a partire dal f. 168r: nella parte del
codice scritta dalla mano B, che contiene alcuni libri sugli animali, il De anima e i Parva nat., non ci
sono interventi di Corrado. Con il ritorno della mano A riprendono le note del frate; anzi, qui, come
per Pinizio dei libri della Fisica nel codice ambrosiano, egli pare aiutarsi nella lettura della Metafisica con una versione latina, (la Anonyma sive Media) e tra le righe dei ff. 168r-170r inserisce la traduzione
di vocaboli, forme verbali ecc. Procedendo nella lettura, in corrispondenza di Met., IV, 6.1015M6 ss.
Corrado annota nel margine: ?quot modis dicitur unum? (f. 180v), e a proposito di 7. 1017a07 ss.: ?du
plex est ens? (f. 181r). Va segnalato, infine, che a f. 167v (in origine bianco) frate Corrado elenca quattro voci greche, traslitterate in alfabeto latino, con traduzione latina, quasi il progetto di un vocabolario
simile a quello delPAristotele delPAmbrosiana.
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252 P. ROSSI
Prima di entrare in Laurenziana, il codice appartenne ai domenicani di S. Marco (cfr. L. B. Ullman - Ph. A. Stadter, The public Library of Renaissance Florence: Niccold Niccoli, Cosimo de' Medici
and the Library of San Marco, Antenore, Padova 1972 nr. 1127), cui Paveva lasciato Giorgio Antonio
Vespucci, come attesta la nota a f. lr (Arist. Graecus, cit., p. 259). II <ritrovamento, del Laurenziano ? di cui non e stato possibile tenere debito conto nel testo della
nota ?, oltre ad apportare ulteriori decisive notizie, conferisce una dimensione nuova a tutta la questione e apre prospettive suscettibili di interessanti sviluppi, che mi propongo di affrontare in un prossimo lavo ro d'insieme.
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