Interpellanza poste

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Interpellanza urgente 28-05-2012 Chiarimenti in merito a disservizi recentemente verificatisi nei servizi postali nonché in merito alla possibile separazione tra attività finanziarie e bancarie di Poste italiane spa e servizi postali Francesco Boccia Cofirmatari: Ventura, Carella, Fogliardi, Froner, Piccolo, Tullo, Velo, Vico, Albini Numero: 201514 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che: per l'ennesima volta, il 16 aprile 2012, i computer degli uffici postali d'Italia sono andati in tilt per il blocco del sistema operativo informatico che ha reso impossibile agli utenti compiere i pagamenti in scadenza o ritirare la pensione; tale situazione non è migliorata con il passare del tempo e alle 18 del pomeriggio solo un terzo degli uffici postali era tornato alla normalità; il direttore dei sistemi informatici di Poste italiane ha dichiarato che c'è stato un rallentamento delle operazioni di 4 ore causato dall'aggiornamento dati del sistema operativo informatico, un sistema centralizzato che serve 68 mila uffici che il gruppo Poste ha acquistato dall'azienda americana Ibm; il costo complessivo dell'informatizzazione degli uffici postali è tuttora incerto; infatti, l'amministratore delegato di Poste italiane ha siglato un primo contratto da 12 milioni di euro nel 2005 con l'Ibm che, nel tempo, sarebbe lievitato fino a 90 milioni; da ultimo nel marzo 2011 l'amministratore delegato avrebbe assegnato all'Ibm 150 milioni di euro con l'obiettivo di informatizzare entro giugno altri 10.000 uffici postali; stando ad indiscrezioni di stampa, la relativa gara da 150 milioni di euro avrebbe visto un solo partecipante, l'Ibm, che per assegnarsi la «megacommessa» avrebbe applicato alla sua offerta un ribasso del 4 per cento; un sistema informatico andato in tilt molteplici volte, anche per giorni interi tra il 2011 e il 2012, non può non far riflettere ancora una volta sulla particolare situazione delle Poste italiane, con un management da poco riconfermato e, come nel caso dell'amministratore delegato, per la quarta volta consecutiva; Poste italiane è una azienda il cui assetto proprietario vede la partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia e delle finanze e che ha esteso la propria attività in ogni campo costruendo per partenogenesi una «giungla» societaria che conta una trentina di partecipazioni dirette; ad oggi il gruppo Poste conta circa 145 mila dipendenti e una diversificazione che lo vede presente nel settore delle assicurazioni (Postevita), dei telefonici (Postel-Postemobile), fino al trasporto merci (Mistral Air) e alla commercializzazione di vari prodotti (Posteshop); le Poste controllano perfino una società (Poste energia spa) che si occupa dell'approvvigionamento energetico del gruppo; in particolare, i «fari» dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, della Banca d'Italia e dell'Unione europea sono da qualche tempo rivolti sulla divisione del gruppo denominata BancoPosta che svolge le attività di una banca pur non avendone la licenza e rimanendo una divisione del gruppo Poste italiane; a conferma di quanto detto, il 24 maggio 2012, i vertici del gruppo Poste hanno designato il nuovo amministratore delegato della Banca del Mezzogiorno, un istituto pubblico di cui Poste è l'azionista unico, creato dal precedente Governo di centrodestra per finanziare le piccole e medie imprese del Sud; l'Autorità garante della concorrenza e del mercato in un documento inviato nei mesi scorsi al

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Interpellanza urgente 28-05-2012 Chiarimenti in merito a disservizi recentemente verificatisi nei servizi postali nonché in merito alla possibile separazione tra attività finanziarie e bancarie di Poste italiane spa e servizi postali Francesco BocciaCofirmatari:

Ventura, Carella, Fogliardi, Froner, Piccolo, Tullo, Velo, Vico, Albini

Numero: 201514

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che: per l'ennesima volta, il 16 aprile 2012, i computer degli uffici postali d'Italia sono andati in tilt per il blocco del sistema operativo informatico che ha reso impossibile agli utenti compiere i pagamenti in scadenza o ritirare la pensione; tale situazione non è migliorata con il passare del tempo e alle 18 del pomeriggio solo un terzo degli uffici postali era tornato alla normalità; il direttore dei sistemi informatici di Poste italiane ha dichiarato che c'è stato un rallentamento delle operazioni di 4 ore causato dall'aggiornamento dati del sistema operativo informatico, un sistema centralizzato che serve 68 mila uffici che il gruppo Poste ha acquistato dall'azienda americana Ibm; il costo complessivo dell'informatizzazione degli uffici postali è tuttora incerto; infatti, l'amministratore delegato di Poste italiane ha siglato un primo contratto da 12 milioni di euro nel 2005 con l'Ibm che, nel tempo, sarebbe lievitato fino a 90 milioni; da ultimo nel marzo 2011 l'amministratore delegato avrebbe assegnato all'Ibm 150 milioni di euro con l'obiettivo di informatizzare entro giugno altri 10.000 uffici postali; stando ad indiscrezioni di stampa, la relativa gara da 150 milioni di euro avrebbe visto un solo partecipante, l'Ibm, che per assegnarsi la «megacommessa» avrebbe applicato alla sua offerta un ribasso del 4 per cento; un sistema informatico andato in tilt molteplici volte, anche per giorni interi tra il 2011 e il 2012, non può non far riflettere ancora una volta sulla particolare situazione delle Poste italiane, con un management da poco riconfermato e, come nel caso dell'amministratore delegato, per la quarta volta consecutiva; Poste italiane è una azienda il cui assetto proprietario vede la partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia e delle finanze e che ha esteso la propria attività in ogni campo costruendo per partenogenesi una «giungla» societaria che conta una trentina di partecipazioni dirette; ad oggi il gruppo Poste conta circa 145 mila dipendenti e una diversificazione che lo vede presente nel settore delle assicurazioni (Postevita), dei telefonici (Postel-Postemobile), fino al trasporto merci (Mistral Air) e alla commercializzazione di vari prodotti (Posteshop); le Poste controllano perfino una società (Poste energia spa) che si occupa dell'approvvigionamento energetico del gruppo; in particolare, i «fari» dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, della Banca d'Italia e dell'Unione europea sono da qualche tempo rivolti sulla divisione del gruppo denominata BancoPosta che svolge le attività di una banca pur non avendone la licenza e rimanendo una divisione del gruppo Poste italiane; a conferma di quanto detto, il 24 maggio 2012, i vertici del gruppo Poste hanno designato il nuovo amministratore delegato della Banca del Mezzogiorno, un istituto pubblico di cui Poste è l'azionista unico, creato dal precedente Governo di centrodestra per finanziare le piccole e medie imprese del Sud; l'Autorità garante della concorrenza e del mercato in un documento inviato nei mesi scorsi al

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Governo sulle liberalizzazioni ha chiaramente indicato come per quel che riguarda «l'attività di Bancoposta occorre prevedere la costituzione di una società separata da Poste italiane che abbia come oggetto sociale lo svolgimento dell'attività bancaria a pieno titolo e che risponda ai requisiti della normativa settoriale contenuta nel Testo unico bancario»; tuttavia, nelle prime liberalizzazioni fatte dal Governo manca qualsiasi iniziativa nei confronti della separazione Poste e BancoPosta, anche se, negli ultimi tempi il Ministro dello sviluppo economico ha annunciato più volte la sua disponibilità a valutare tale separazione del servizio; come se non bastasse, sembra che «il gruppo Poste Italiane si voglia impegnare anche nel difficile business della riscossione di tributi locali aggredendo il mercato della fiscalità locale che tra un anno sarà definitivamente abbandonato da Equitalia che si concentrerà sulla riscossione dei tributi erariali; infatti una società ad hoc, PosteTributi, già esiste e non è passata inosservata, tanto che, di recente, il gruppo del PD ha presentato una interrogazione con cui si chiedeva al Governo di chiarire quali fossero gli obiettivi dello strumento; la risposta non esaustiva ha comunque indotto la immissione finanze a chiedere una audizione dei vertici di Poste per chiarire meglio cosa sia e cosa intenda fare PosteTributi; a fronte di tutta questa innovazione e tecnologia che il gruppo Poste risulta possedere, appare quasi un controsenso il tilt registrato dagli uffici postali il 16 aprile 2012, che rende quanto mai attuali le proposte avanzate al Governo dall'dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel mese di gennaio 2012, che delinea una vera e propria rivoluzione per il sistema postale; il documento afferma che: «nel settore postale è necessario delimitare il perimetro del servizio universale limitandolo esclusivamente a quei servizi essenziali che l'utente non sarebbe altrimenti in grado di acquistare a titolo individuale. Va inoltre ridotta la durata dell'affidamento del servizio stesso a Poste (adesso fissata in quindici anni)»; come conferma lo stesso amministratore delegato del gruppo Poste italiane, in un articolo del 19 aprile 2012 sul Corriere della sera, il core business tradizionale sul nostro bilancio è in perdita per via del servizio universale: noi stiamo ancora aspettando i pagamenti del 2009, del 2010 e del 2011. Siamo in credito verso lo Stato di 2,4 miliardi di euro e nonostante questo siamo in utile e a luglio, azzereremo il debito di Poste rimborsando i 750 milioni di euro di bond emessi prima del mio arrivo»; appare quindi necessario chiarire la mission di Poste soprattutto in relazione al nuovo assetto imprenditoriale che sta emergendo come azienda pubblica di rilevanti dimensioni e di notevoli rendimenti che realizza una forte concorrenza di mercato, soprattutto nel settore finanziario e assicurativo; infatti il profitto netto del gruppo seppure in calo rispetto al miliardo del 2010 si è attestato a quota 846 milioni di euro proprio grazie alla diversificazione del business tradizionale e ai servizi tecnologici; il cambiamento vissuto dalle Poste italiane è certificato da uno studio dell'università Bocconi che si è occupata il 20 aprile 2012 delle Poste Italiane con la presentazione del rapporto KITeS «Innovazione e diversificazione nei servizi pubblici: il caso di Poste Italiane»; i ricercatori dell'ateneo milanese hanno individuato i punti di forza dell'azienda e hanno messo in luce quelli che sono gli indicatori delle buone performance di Poste Italiane: la capacità di diversificazione dei suoi business, che la rende un caso per l'intera Europa, e il forte impulso per l'innovazione tecnologica applicata a diverse categorie di servizi; tuttavia, l'amministratore delegato di Poste Italiane, pur avendo la possibilità di illustrare e condividere, in audizione presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati il 15 maggio 2012, le prospettive occupazionali e i piani di sviluppo industriale dell'azienda, si è limitato a fornire generiche dichiarazioni rivolte più semplicemente alla mera gestione della riduzione dei servizi per i cittadini e del personale -:

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quale sia per i prossimi anni la strategia industriale del gruppo Poste italiane, una tra le più grandi imprese pubbliche italiane, e se l'attività caratteristica oggi sia connessa ai servizi postali o ai servizi finanziari; se il Governo intenda assumere iniziative per separare chiaramente le attività finanziarie e bancarie dai servizi postali, costituendo, a tal fine, una apposita società, separata da Poste italiane; quali iniziative il Governo intenda assumere per chiarire i disservizi di Poste italiane del 16 aprile 2012, anche al fine di individuare le eventuali responsabilità della interruzione di un servizio pubblico.

Seduta del 31 maggio 2012

Risposta del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanzie Vieri CERIANI, replica di Francesco BOCCIA

Risposta del Governo

Vieri CERIANI Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in riferimento al blocco del sistema operativo informatico segnalato dagli interpellanti, Poste Italiane ha precisato quanto segue.Il Service Delivery Platform rappresenta uno dei principali canali di accesso ai servizi di Poste italiane, su cui sono configurate più di 50 mila postazioni di lavoro presenti in tutti gli uffici postali distribuiti sul territorio nazionale. Ogni giorno vengono elaborate in media oltre 9 milioni di operazioni, con punte che hanno raggiunto circa 28 mila operazioni al minuto nelle ore di maggiore traffico.L'attuale sistema è il risultato di un progetto che ha le sue origini nell'esigenza di incrementare il controllo e la sicurezza dei dati attraverso il superamento del precedente sistema e l'adozione di un modello centralizzato finalizzato a migliorare l'efficacia e l'efficienza dei processi operativi presso gli uffici postali.Il progetto è parte del piano di innovazione tecnologica che Poste italiane ha attuato negli ultimi anni. La fase realizzativa ha richiesto una continua sincronizzazione per seguire la contemporanea evoluzione degli altri componenti dell'information and communications technology, tutti integrati con la citata piattaforma SDP.La complessità, in termini di dimensioni, servizi e integrazione, introduce caratteristiche di unicità che hanno richiesto il diretto supporto dei laboratori di due delle principali società d'informatica del mondo, IBM e HP (facenti parte del raggruppamento di imprese che ha realizzato la soluzione).Adesso è in corso la fase di fine tuning in produzione, anche attraverso aggiornamenti dei prodotti rilasciati dai laboratori, resa più impegnativa dalla dinamicità delle evoluzioni richieste per adeguamenti normativi, operativi e di nuovi servizi.Nella giornata del 16 aprile 2012, tutti gli uffici postali hanno regolarmente aperto il servizio alla clientela. A partire dalle ore 9 il sistema di sportello ha evidenziato rallentamenti nell'operatività e blocchi temporanei che hanno interessato l'intero territorio nazionale. A seguito di interventi correttivi, eseguiti in raccordo con i laboratori, è stata assicurata la ripresa del servizio, selettiva e progressiva su base geografica, che si è completata alle ore 14,30 e nelle giornate successive il servizio è stato erogato regolarmente.

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Nel giorno interessato dal disagio, sono state comunque realizzate circa 5,9 milioni di operazioni, tra cui sono stati trattati circa 731 mila bollettini, pagate 36 mila pensioni, eseguite 149 mila operazioni sui libretti, accettati 255 mila plichi di corrispondenza. Sono in corso azioni di ulteriore ottimizzazione - che rientrano nel già citato piano di fine tuning - di una piattaforma unica e dinamica che vive il suo primo ciclo annuale di funzionamento. Tale piano prevede la soluzione consolidata dai laboratori IBM, nell'ambito degli interventi in garanzia, per il prossimo mese di luglio 2012.Come già accaduto in passato, accanto agli opportuni interventi correttivi tecnici ed operativi, Poste Italiane ha disposto il prolungamento dell'orario di apertura al pubblico degli uffici, fino ad esaurimento dei clienti in attesa.Per ciò che attiene al BancoPosta, si fa presente che le attività che esplica tale divisione sono individuate nel decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144 e, in particolare, riguardano la raccolta del risparmio tra il pubblico, la raccolta del risparmio postale, i servizi di pagamento, la promozione e il collocamento presso il pubblico di finanziamenti concessi da banche ed intermediari finanziari abilitati, nonché i servizi di investimento ed accessori, mentre rimane preclusa l'attività di concessione di finanziamenti (articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144).In attuazione dell'articolo 2, commi 17-octies e seguenti, del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito nella legge 26 febbraio 2011, n. 10, è stato costituito il patrimonio destinato a BancoPosta, ai fini dell'applicazione degli istituti di vigilanza prudenziale di Banca d'Italia e a garanzia delle obbligazioni assunte da Poste Italiane nell'esercizio dell'attività di bancoposta.In particolare, con la costituzione del patrimonio BancoPosta si è realizzata la separazione dal patrimonio di Poste Italiane, in modo tale che i beni e i rapporti giuridici del patrimonio segregato finalizzati allo svolgimento delle attività elencate nel decreto del Presidente della Repubblica n. 144 del 2001 siano dettagliatamente individuati e seguano la disciplina codicistica dei patrimoni destinati ad uno specifico settore. Relativamente all'ipotesi di un'eventuale societarizzazione, di cui vi è cenno nell'interpellanza in questione, al momento non sono allo studio operazioni in tal senso, che in ogni caso dovranno essere valutate alla luce dell'attuale normativa di riferimento e della regolamentazione di vigilanza di Banca d'Italia.

Replica

Francesco BOCCIA: Signor Presidente, signor sottosegretario Vieri Ceriani, per quanto riguarda la risposta sulla prima parte della nostra interpellanza urgente, avevamo chiesto al Governo di esprimersi su tre quesiti che non erano casuali. Uno faceva riferimento alla vicenda del 16 aprile 2012 e alle cause che avevano determinato, per la terza volta nel giro di un anno, una sorta di black out che aveva mandato in tilt i sistemi, nonostante gli investimenti fatti. La risposta ci soddisfa, anche se inevitabilmente ci riporta al secondo tema, cioè quello relativo a quali debbano essere le strategie industriali del gruppo Poste Italiane, una tra le più grandi imprese pubbliche italiane. Che cosa pensa il Governo in proposito? Ho la sensazione che soprattutto dall'azionista non sia arrivata una risposta chiara da questo punto di vista. Siccome noi riteniamo, signor sottosegretario, che non sia una facoltà né nostra né del Governo né di Bankitalia, ma che c'è una direttiva comunitaria che prevede chiaramente la separazione delle attività dei servizi postali rispetto alle attività finanziarie e bancarie, dalla sua risposta deduco che il Governo non ha messo le mani sul dossier. Probabilmente non valuta questa una priorità. Noi invece riteniamo che sia una priorità e non deve essere certamente Bankitalia a dirci quali sono le strategie di separazione delle due società. Le due società vanno separate e soprattutto ci aspettiamo che la separazione coincida anche una valorizzazione adeguata sia delle attività del servizio postale, del servizio universale, sia dei servizi finanziari.

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Quindi, da questa risposta del Governo deduciamo che è necessario un intervento normativo - lo ribadisco, signor Presidente - dal quale non potrà esimersi questo Parlamento. Non possiamo ritrovarci nella condizione kafkiana di restare inermi di fronte ai fari accesi dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di restare inermi o di far finta di nulla rispetto alle indicazioni date dalla stessa Unione europea. Aggiungo in quest'Aula che il gruppo del Partito Democratico è ampiamente insoddisfatto anche delle audizioni dei vertici dell'azienda avvenute qui.Siamo ampiamente insoddisfatti perché, se l'azienda nasconde l'incapacità di definire alcune strategie dietro indirizzi che non arrivano da parte del Governo e se il Governo, qui, interrogato in Aula dopo le audizioni svolte nelle Commissioni, ci dice che, in realtà, sulla divisione tra i servizi finanziari e i servizi postali si aspetta genericamente che Banca d'Italia dica qualcosa, converrà con me che la vicenda rischia di diventare surreale, e rischia di diventarlo per un gruppo, come quello di Poste Italiane, che ha il dovere di affrontare alcune complessità del mercato.Le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali le comprendiamo e le seguiamo anche, con particolare attenzione relativamente a come potrà trasformarsi quello che un tempo era il core business, cioè il servizio postale, se separato dai servizi finanziari e bancari, ma noi abbiamo il dovere di mettere le mani su questa vicenda.Infatti, la sensazione che il gruppo del Partito Democratico ha è che questa, che è una delle principali aziende del Paese, sia senza indirizzo, stia navigando in mare aperto in funzione delle intuizioni che possono essere giuste, ma, mi permetto di dire, in alcuni casi sono anche sbagliate. Sui servizi finanziari riscontriamo un'alterazione dei principi basilari anche della concorrenza nella costruzione dei prodotti che vengono poi offerti ai risparmiatori. Sono alterazioni evidenti della concorrenza anche rispetto al sistema bancario, per non parlare, poi, delle modalità con le quali si raccoglie lo stesso risparmio.Allora, visto che noi abbiamo messo agli atti dell'Aula, non casualmente, questa interpellanza urgente, abbiamo evitato di ripresentare la questione in questa Assemblea. Questa posizione è di buonsenso, nel senso che ci aspettavamo su questa seconda parte dell'interpellanza un indirizzo dal Governo. Prendiamo atto che l'indirizzo non vi è.Signor Presidente, dovrà aprirsi una discussione in Aula tra i gruppi parlamentari che sostengono il Governo su quali debbano essere gli assi su cui definire le strategie di uno dei principali gruppi industriali del Paese. È un gruppo importante per l'attività che svolge e ha svolto in passato e, al tempo stesso, anomalo, che non può essere lasciato nelle mani di manager che, indipendentemente dalle loro competenze, in questo momento prendiamo atto che rispondono a se stessi e nemmeno tanto all'azionista, visto che l'indirizzo di quest'ultimo è stato molto relativo rispetto alle complessità che vediamo rispetto anche alle indicazioni date dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.Signor Presidente, concludo ribadendo che il secondo punto per noi è imprescindibile. Il sottosegretario Vieri Ceriani, molto correttamente, ha auspicato, in un passaggio, l'ipotesi della separazione. Per il Partito Democratico la separazione è una strada obbligata. Quindi, noi valuteremo le misure più opportune per far sì che la separazione delle attività finanziarie e bancarie dai servizi postali, con la costituzione di un'apposita società, chiaramente separata da Poste Italiane, avvenga nel più breve tempo possibile e in ossequio ad una strategia di politica industriale che sia coerente con la direttiva comunitaria alla quale abbiamo fatto riferimento nella nostra interpellanza urgente.