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INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected] Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI ANNO XVI N. 3 LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE 2007 Dove stiamo andando? Con Dio Senza Dio “O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?”. (Mc 9,19)

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PERIODICODEL CENTRO MARIA BOLOGNESIATTORE DELLA CAUSADI CANONIZZAZIONEDELLA SERVA DI DIOMARIA BOLOGNESI

ANNO XVI N. 3LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE 2007

Dove stiamo andando?

Con DioSenza Dio

“O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?”. (Mc 9,19)

2 Finestre Aperte

sopraffare dai bulli di turno o dai messaggi idioti di qualche sito Internet. Credete nei valori che fanno vivere [...] Gettate nella nostra società “semi di speranza” [...]» ha aggiunto il Vescovo Soravito nella stessa occasione, rispolverando il significato di responsabilità indivi-duale, spesso schiacciata sotto montagne di alibi.

Colpa della scuola, della famiglia, dei giovani, dei Media... L’opinione pubblica tende a trasformare la ricerca delle responsa-

bilità in una caccia al colpevole come fosse un gioco simile a Cluedo e alla fine i “rei” sono talmente tanti che non lo è più nessuno, così la presa di coscienza slitta fino al prossimo episodio negativo.

Sulla crisi della prima cellula della società ci siamo già soffermati più volte, invece raramente si osserva il modo di vivere la giovinezza, totalmen-te deformato: non è più come un passaggio per diventare adulti e quindi un momento di transizio-ne, ma come un frangente fine a se stesso con tutta la “fretta” di viverlo che ne consegue.

Non si “investe” nella propria crescita spiri-tuale perché è solo tempo perso, come lo è trovare una propria identità quando è più pratico fare i “pecoroni” e specializzarsi in una corsa all’imbe-cillità per attirare l’attenzione, sistema di misura del valore individuale.

La pena comminata allo studente responsabile dell’accaduto è stata valutata in 15 giorni di servi-zio obbligatorio di volontariato.

Soluzione educativa, probabilmente rovinata da qualche «Proprio come in America, è la pena che danno anche alle star di Hollywood».

Sono certa che questa punizione servirà a quel ragazzo per aprire il suo cuore al vero senso della vita; mi auguro serva anche alla città di Rovigo e a tutti noi per comprendere che non basta il buonismo a sistema-re le cose o che sia sufficiente chiudere tutto in uno schedario alla parola “bullismo”, come un termine magico dalla semantica quasi giocosa.

La risposta«Quest’uomo ingiuriava Cristo in mia presenza con i più bassi

insulti, e tuttavia non è mai stato capace di mettere a confronto con Cristo se stesso e tutti i progressisti di questo mondo. Non è mai stato capace di accorgersi quanto c’era in lui stesso di meschino amor pro-prio, di odio, d’insofferenza, d’irritabilità, di volgarità, ma soprattutto di amor proprio. Insultando Cristo, lui non si è chiesto: ma cosa mette-remo al suo posto? Non possiamo mica metterci noi stessi, che siamo così spregevoli» scrive Fëdor Michailovic Dostoevskij.

Una risposta chiara e forte ci arriva dal Papa, Benedetto XVI, durante l’Udienza generale dell’8 agosto: «Senza Dio non c’è vero umanesimo».

L’immagine di un mondo senza Dio appare, nelle parole di Joseph Ratzinger, quando ancora non portava al dito l’anello pontificale, in un intervento del 2001 al Sinodo dei Vescovi, dove richiamandosi alle epistole paoline, affermava: «Un mondo senza Dio è un mondo senza speranza, e una cultura senza Dio porta nel suo nucleo la disperazione, diventa inevitabilmente cultura della morte».

Dove stiamo andando?Può sembrare banale porsi questa domanda, ma in un tempo infe-

stato dai punti esclamativi, credo che usare un punto interrogativo sia partire con la sana ammissione che non siamo onnipotenti.

Abbiamo smarrito la “strada” o siamo troppo “ebbri” di materia-lismo a tal punto da avere la vista annebbiata e rischiare di investire Dio sulla strada per Damasco?

Mentre scrivo, il Sud Italia è un inferno di fiamme per mano di piro-mani a caccia di emozioni forti o di nuovi terreni da cementificare; i RIS corrono da una parte all’altra del Paese tra omicidi irrisolti e rapine in villa; l’a’ndrangheta esercita i suoi giochi di morte anche all’estero; i muri delle città urlano voglia di Brigate Rosse; si abbandonano i bambini nel repar-to merendine di un supermercato, le immagine di guerra si alternano con disinvoltura alle televendite e per avere una frazione di secondo di notorietà si mette in vendita la propria mamma su E-Bay.

Uno scenario degno dell’Urlo di Munch, anche quello trafugato qualche anno fa come il significato di “umano” dal cuore dell’uomo.

Toccati da vicinoQuando ci scorrono davanti i servizi dei tg –

brutta abitudine di “consumarli” durante i pasti – li percepiamo, inconsciamente, come le scene di una fiction, ma quando sullo schermo della tv appare un fatto che riguarda l’ambiente in cui viviamo, ci sentiamo toccati da vicino e le nostre coscienze sembrano scuotersi come chiome degli alberi percosse da bastoni per far cadere i frutti.

Questa circostanza è stata vissuta, i primi giorni del mese di luglio, dagli abitanti di Rovigo e provincia; la città di Rovigo è infatti passata alle cronache per un atto blasfemo: alcuni studenti dell’Istituto Tecnico per Geometri “Bernini” hanno girato un filmato – poi messo in rete su You Tube, sito già tristemente famoso – in cui si accaniscono contro il crocifisso appeso in aula, prima staccato e poi spaccato a bastonate, con un sottofondo di bestemmie.

La vicenda ha destato un gran polverone, al punto tale da finire in Parlamento, affinché fossero valutate le responsabilità oggettive dell’Istituto Scolastico.

Probabile imbattersi nell’esclamazione piena di stupore «Strano, sono ragazzi di buona famiglia!».

Non si tratta di giudicare “buoni o cattivi” – come canta Vasco Rossi – ma di mettere in discussione la capacità educativa delle famiglie.

Proprio a tal proposito il Vescovo di Adria e Rovigo, Mons. Lucio Soravito De Franceschi si è espresso nel suo appello alle famiglie durante l’omelia della S. Messa domenicale dell’8 luglio; le famiglie devono assumersi le proprie responsabilità, a svolgere il proprio ruolo educativo, ad occuparsi dei figli, a trasmettere valori autentici.

Mal comune, mezzo... sbaglio«Cari giovani, non lasciatevi deviare dalla logica della violenza,

della prepotenza, dell’apparire; non siate “pecore” che si lasciano

PECORELLE SMARRITE O PECORONI INCALLITI?

Editoriale

“Chi non è con me, è contro di me;e chi non raccoglie con me, disperde” (Lc 11,23).

Finestre Aperte 3

sommario

EditorialePecorelle smarrite o pecoroni incalliti? ... pag. 2

Diario«Ci siamo dimenticati che Cristo è morto per tutti noi?» ............................ » 4

La preghiera questa sconosciuta ............. » 5

Filo diretto con BosaroLa Chiesa si fa bella ............................... » 6

Sulle ali della PoesiaUna poesia per il quadro ......................... » 7

DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di piùUna vita dedicata... ................................. » 11

Passa il testimoneSuper Miro: sensazioni e ricordi di un’esperienza patavina ....................... » 13

La posta di Maria ........................................ » 14

Appuntamenti ........................................... » 16

In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sotto-mettere in tutto il suo.

Il Consiglio Direttivodel Centro ringrazia per le offerte

pervenute per la Causae le opere di Maria.

Per offerte:Conto Corrente Postale 26145458

FINESTRE APERTE

[email protected]

Direttore Responsabile:Mons. Daniele Peretto

Direttore: Giuseppe Tesi

Sede e Redazione:Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49 - 45100 RovigoTelefax: 0425.27931

Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992

Stampa: Think Adv - Conselve (Pd)

Svelato l’arcano, l’uomo e la società si stanno guastando perché privano la realtà di Dio, l’unico capace di darle un senso; una realtà priva del suo senso diventa irreale e perciò sconvolta.

L’uomo solo materia non può fare altro che consumare ed essere consumato, così la biografia di ogni uomo si riduce al cerchio insensa-to di “nacque, mangiò, morì”: senza Dio l’uomo non può essere uomo, è un assioma dell’antropologia teologica.

Anche Sheakespeare, nell’atto 5° scena 5a di MacBeth, scrive che «Il mondo senza Dio sarebbe una favola raccontata da un idiota in un accesso di furore».

Dunque abbiamo bisogno di Dio, già prendere coscienza di questo sarebbe un bel passo in avanti.

Pensiamo al Buon Ladrone, gli è bastato un «Ricordati di me» per farsi trovare da quel “Dio con noi” che non smette mai di cercarci, come pecorelle smarrite – anche quando facciamo i “pecoroni”.

Spesso spendiamo le nostre energie inseguendo il sogno di un volo pindarico che ci faccia uscire dai labirinti delle scelte quotidiane, piuttosto dovremmo impegnare le nostre forze nel cercare proprio in quel labirinto che è la vita, un filo, il filo all’altro capo del quale c’è il nostro Padre Misericordioso. Un filo d’amore.

Nel Vangelo c’è la risposta ad ogni nostra domanda.

Le sfumatureSì, il Vangelo. Quel librone che legge il sacerdote. Quello che

– esiste anche in formato tascabile – dovrebbe essere sul nostro comodino.

Permettetemi un po’ di sarcasmo per sottolineare che spesso l’abi-tudine e la superficialità ci tengono lontani dalla lettura della Parola e dalla comprensione delle sue sfumature, essenziali per coglierne il significato.

Così il credente con in mano la semente da gettare e il lievito per far fermentare, si riduce ad un bamboccio di pasta sale.

Il poeta Clemente Rebora – famoso per la sua conversione – scri-ve: «Via da me, abitudine sciocca che intacchi il prodigioso affre-sco...» perché sono le sfumature che danno vita ai colori.

Allora non abituiamoci al male e a vedere tutto nero, apriamo la mano invece di puntare il dito.

Godiamoci il nostro viaggio terreno chiedendo ad ogni bivio l’aiuto di Dio.

Maria Bolognesi è lì, a farci da navigatore; lei che ha colto con tanta maestria le sfumature del Creato, a tal punto da far arrivare a noi – attraverso i suoi quadri – i suoi colori; delicate sfumature che nella rubrica “Sulle ali della poesia” di questo numero, grazie alla vostra generosa partecipazione, sono diventati versi soavi.

Poesie che ci aiutano a riempire di speranza il serbatoio della nostra lucerna e ci preparano a vivere l’anniversario della nascita di Maria Bolognesi: grazie a Dio anche l’Urlo di Munch può diventare un sorriso.

Ludovica Mazzuccato

CuriositàNegli ultimi anni, purtroppo, si è messa in discussione la presenza del

crocifisso nelle scuole statali, ma forse non tutti sanno che è stato l’art. 118 del regio decreto n. 965/1924 a disporre che “ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re”.

Dopo tante polemiche, il 13 febbraio 2006, è arrivata la sen-tenza n. 556 del Consiglio di Stato: il crocifisso deve restare nelle aule scolastiche non perché sia un «suppellettile» o un «oggetto di culto», ma perché «è un simbolo idoneo ad espri-mere l’elevato fondamento dei valori civili».

4 Finestre Aperte

Leggere i diari di Maria Bolognesi che, stagione dopo stagione immorta-lano la vita della Serva di Dio, è come avere il dono di passeggiare in un giar-dino rigoglioso di fede.

Perciò riproporre alcuni stralci dei diari di Maria è come sedersi su di una panchina di quel giardino senza tempo e trovare le risposte alla nostre ango-sce quotidiane proprio ammirando quei giunchi di glicine che si attorciglia-no per resistere al vento, quelle aiuole piene di fiori che aprono il cuore per donare il loro nettare alle api...

Le meditazioni che abbiamo deciso di pubblicare ci sembrano attinenti con il filo conduttore che ci accom-pagna in questo numero di Finestre Aperte: per un mondo migliore è indispensabile mettere Dio al centro della nostra vita!

Maria Bolognesi è stata satellite splendente della volontà di Dio, fac-ciamo tesoro del suo esempio affinché nelle nostre lucerne non manchi mai l’olio.

Meditazione del 16 settembre 1952:

«Eppure ogni giorno di nostra vita è proprio un dono di Gesù, un conti-nuo regalo che ci fa, ma quali meriti noi abbiamo, nulla, siamo altro che pieni di miseria. Come vorrei amare Gesù anche per coloro che non Lo amano! Sono troppo cattiva, vorrei farmi santa, ma non so mettere in pratica le virtù principali per poterlo diventare. A Gesù offrirò tutta me stessa, se fosse necessario per il mio bene o per il bene dei miei fratellini darei volentieri anche la mia vita».

Il 15 luglio 1955, mentre è in viaggio sull’ambulanza della Croce Rossa per portare la salma della defunta Wanda dall’ospedale S. Orsola di Bologna a Rovigo, Maria medita da sola:

«Gesù è l’infinito, Lui coman-da, ora penso e ripenso, si sa dove

Dio ci ha dato la luce, ma non si sa, in quale casa, ed in quale luogo si spegnerà la nostra vita. Preparata sia ogni ora, “nessun perché” dirò a Gesù nell’averci provati così: Gesù Tu sai dove arriva il mio pensiero, son piccola, voglio fare solo la Tua volontà».

Maria, in data 23 luglio 1957, dopo aver ricevuto e letto una lettera, che l’ha fatta rabbrividire, medita e scrive:

«Che tragedie... che freddezza nella fede. Povero Gesù! Povere crea-ture tanto angosciate, lottano per una vittoria in fondo, vengono schiacciate perdendo ogni forza specie da coloro che sembrano perle di Gesù. O Gesù fortifica sempre più la nostra fede, ravviva il nostro amore. I Tuoi lamen-ti sono fatti sempre per causa nostra. Quanto siamo cattivi».

Nel mese di giugno del 1966, Maria riflette su certi aspetti del vivere quo-tidiano:

«...Ho una tristezza nel cuore per vedere spesso piangere Gesù, non trovo sollievo e mi sussurra sempre: Maria prega, racco-mando la recita del S. Rosario per la con-versione delle anime e per riparare ai molti errori che commetto-no tanti sacerdoti... Mi sono prodigata per un matrimonio civi-le, ho chiesto a un sacerdote di cui non faccio il nome una preghiera per questa famiglia. Il Sacerdote si è sdegnato com-pletamente dicendo: io che son sacerdote non mi metto in quei pasticci, perché lei va a interessarsi di questi

«Ci siamo dimenticati che Cristo è morto per tutti noi? »

Il Diario

casi? Quel punto di domanda mi piz-zica il cuore veramente. Forse Cristo è morto solo per quel matrimonio fatto civilmente? Ci siamo dimenticati che Cristo è morto per tutti noi? Non capi-sco quanto dobbiamo aspettare di fare del bene. Il Concilio ecumenico che vada messo in pratica? Ma!

Quando infondiamo nel nostro cuore il S. Vangelo? Qualunque cosa farai al tuo fratello sarà fatta a me. Siamo o non siamo figli di Cristo?».

Nel periodo che precede la Pasqua del 1979, Maria percepisce le difficoltà e i gravi pericoli di un’umanità, che sta andando alla deriva:

«...Arriveremo ai grandi mercati neri, come siamo messi, come siamo messi, il peggio è avanti, il Signore che ci guardi bene tutti, altrimenti, la vela affoga»

E continua, come il presagio di un trapasso non lontano:

«Siamo arrivati quasi alla Pasqua, tanti ci hanno lasciati per strada, ma un giorno raggiungeremo tutti i nostri cari...».

Il Gesù di Maria

Finestre Aperte 5

Forse bisognerebbe entrare più spesso nella stanza della memoria e sedersi al tavolo con lei a giocare la par-tita del ricordo. Tante, troppe, sono le dimenticanze che rendono più leggera la valigia, con cui viaggiamo nella vita di ogni giorno.

Parole dette, occhi incontrati, gusti assaporati, odori annusati e pratiche, che in passato indossavano la veste della consuetudine, sono rimasti in qualche armadio che non apriamo più. La logica del bisogno urgente, della necessità immediata, oscura quella sana tensione all’ascolto, alla comprensione, alla pausa meditativa, che obbliga a fare i conti con se stessi.

E così siamo tutti più frenetici, più aridi, più soli e abbiamo perso il gusto della lentezza. Più che vivere cerchia-mo di sopravvivere rimbalzando da una parte all’altra come palloni gonfi di aria e leggeri come il vuoto.

In questo scenario rimane, tra gli appigli a cui ognuno può aggrapparsi a seconda del proprio gusto, delle pro-prie idee e del proprio orientamento filosofico ed esistenziale, un’occasione preziosa, una mano ancora sicura, tesa all’anima.

È la preghiera. Un porto di quiete, a cui approdare

come naufraghi dopo essersi dispersi in un mare che non è il nostro, un’oasi di pace, in cui costruire senza fretta il puzzle della coscienza.

Per chi si dice cre-dente congiungere le mani, mettersi in ginoc-chio e abbassare il capo di fronte al mistero del cielo, dovrebbero essere gesti inseriti nel ritua-le della vita quotidiana. Senza arrivare all’orto-dossia pretesa da altri culti, in cui tutto si ferma nel tempo della preghie-ra, i cristiani sono chia-

mati a pregare il loro Dio, a invocare la Madonna, ad aprire il cuore a Gesù e ai fratelli.

Eppure, sempre più spesso, come una veste troppo ingombrante, la pre-ghiera rimane fuori dalla valigia, bandi-ta a priori dalla partita con la memoria, esclusa dalla scommessa su una possi-bile vittoria al tavolo di gioco.

Semplicemente non ci si ricorda più di pregare.

Nato da un momento di pigrizia, il meccanismo diventa automatico e ci lasciamo vivere come robot, che non sono stati programmati per raccoglier-si, riflettere e chiedere perdono con umiltà. Robot che non pregano perché non hanno tempo, perché non hanno voglia, perché non hanno “bisogno” di guardare con attenzione e senso critico il bicchiere prima di offrire agli altri il sapore della propria bevanda.

È, questa, solo un’umile riflessione, una breve istantanea che non ha la pre-tesa di fotografare tutta la realtà.

O, se si vuole, una veste insolita in cui presentarsi all’ennesimo appun-tamento con chi avrà la pazienza e la forza di fermarsi per dire una preghiera in più.

Adele Stella

LE PREGHIERE DI MARIA

Leggendo i diari di Maria, ci si rende conto che ogni sua riga è una pre-ghiera proprio come ogni sua azione è un gesto d’amore nei confronti di Dio.

Dalla punta della sua penna non usciranno mai preghiere in strofe per-ché lo stile di Maria è proprio quello di non avere stile se non la semplicità. I suoi sono veri e propri dialoghi spiri-tuali, perché il suo Gesù è un fratello a cui si apre totalmente. Dunque, parole semplici perché siano più leggere pos-sibili per volare in cielo. Le preghiere di Maria sono pure come gocce d’acqua che, scivolando nell’animo di chi le legge, riescono a scavare in profondità.

Ne proponiamo uno stralcio in cui Maria si offre totalmente a Dio, pronta a soffrire e consapevole di quanto il Padre ami tutti i suoi figli. Ognuno lo faccia suo per iniziare un nuovo modi di parlare con Dio.

“Vorrei esserTi utile come una fiac-cola per non lasciarTi mai solo ma Tu lo sai che sono tanto piccola ed

indegna... Gesù eccomi come una piccola vit-tima usa pure del mio corpo come a Te piace; sono piccola e vorrei essere grande come i mari e le montagne del mondo per poterTi dare molto di più. Non pian-gere Gesù mio bene, non piangere... Gesù vorrei succhiare le Tue lacrime e nel medesimo tempo poterle raccogliere per poterle mostrare a tutti per fare vedere a loro quanto ci ami e quanto soffri...”

LA PREGHIERA QUESTA SCONOSCIUTA“veste ingombrante”

che non entra più in valigia

6 Finestre Aperte

Filo diretto con Bosaro

Ogni 22 del mese,nella Chiesa Parrocchiale di S. Sebastiano, martire,

in Bosaro (RO) alle ore 17.30, viene celebrata la S. Messa e,

a seguire, esposizione eucaristica con recita del Rosario per le vocazioni

e la santificazione del clero.

Il 22 settembre collegamento in diretta con Radio Maria

Quanti in questo periodo avessero l’op-portunità di recarsi a Bosaro a visitare la Chiesa di S. Sebastiano, in cui la Serva di Dio Maria Bolognesi ricevette il santo battesimo, toccherebbero con mano che i lavori del restauro dell’edificio, già iniziati da alcuni mesi per quanto concerne la parte esterna (tetto), procedono speditamente. È risaputo che a breve termine il cantiere sarà portato all’interno per procedere a tutti quegli accorgimenti che riporteranno all’an-tico splendore questa chiesa, tanto cara alla Serva di Dio.

Quando ciò avrà luogo, la Chiesa per un periodo di tempo indeterminato - da sei a dodici mesi - non sarà più agibile, per cui tutte le funzioni, compresa quella del 20 ottobre 2007, 83° anniversario della nascita della Serva di Dio, si svolgeranno all’interno di una struttura prefabbricata, che presto sarà collocata nelle adiacenze della canonica.

Il restauro della Chiesa – avendo otte-nuto i debiti permessi da parte delle autorità competenti – ha previsto anche l’indivi-duazione del tumulo in cui trasferire dal Cimitero del capoluogo la salma di Maria Bolognesi.

Riteniamo doveroso riportare parte della relazione tecnica dell’architetto Massimi-liano Furini per la realizzazione di questo tumulo, anche questo inoltrato e approvato dalle Soprintendenze competenti.

In questo documento si legge che “la scelta si è focalizzata nell’accesso laterale e secondario alla chiesa”; e poi: “Il pavimento verrà rimosso e verrà realizzato sotto terra il tumulo aventi le pareti in calcestruzzo arma-to come previsto e richiesto dal regolamento comunale e dall’ULSS competente.

Una volta tumulata la salma il nuovo pavimento verrà realizzato con lastre di marmo bianco e rosa prendendo come esempio la tipologia impiegata nell’aula dei fedeli. La porta esterna sarà rimossa e man-tenendo la dimensione forometrica esistente verrà collocata una vetrata con una gran-de croce assimetrica realizzata con vetri colorati e legati a piombo. Al suo esterno una inferriata riportante il disegno classico in essere nelle finestre della vecchia casa canonica pur con qualche adattamento per ragioni di corrispondenza al decoro della vetrata, proteggerà la medesima e l’accesso alla chiesa. La porta interna verrà rimossa e al suo posto verrà realizzato un cancello

in ferro lavorato riprendendo il disegno di quello presente nella porta del Fonte Bat-tesimale”.

A corredo di questo “stralcio” riportiamo anche gli elaborati grafici che gentilmente l’architetto Furini ha messo nelle mani del Centro all’inizio del mese di settembre 2007.

Dalle pagine del nostro Periodico giunga il grazie del Consiglio Direttivo del Cen-tro Maria Bolognesi all’architetto Furini ed anche al parroco Don Camillo Magarotto per il loro zelo, la loro preziosissima opera ed un felice apporto di idee, sempre pronto al confronto al fine di ottenere un risultato ottimale.

Vorremmo poter dire ad entrambe le per-sone succitate che la loro encomiabile fatica avrà sicuramente la benedizione del Signore; non solo, ma anche il “sostegno materiale” dei numerosi “amici” della Serva di Dio.

Consegniamo infine ai lettori di Finestre Aperte, a mo’ di riflessione, il versetto tratto dal libro di Tobia (12,9) “L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Colo-ro che fanno l’elemosina godranno lunga vita”.

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LA CHIESA SI FA BELLA News dal paese natale della Serva di Dio

Pianta della Chiesa di S. Sebastiano con identifi-cazione della Cappella destinata alla Serva di Dio Maria Bolognesi.

Particolare della vetrata della Cappella

Finestre Aperte 7

UNA POESIA PER IL QUADROLe poesie premiate

Grande successo per UNA POESIA PER IL QUADRO: quasi un centinaio di poesie sono giunte da tutte le parti d’Italia e una dalla Tunisia. Spontaneo e doveroso ringraziare per la generosa partecipazione, perché è stato colto lo spirito delle nostre iniziative, “povere” dal punto di vista dei premi che abbiamo la possibilità di offrire ma “ricco” di amore per la poesia come arte suprema, capace di ingentilire un mondo talvolta gretto e rozzo.

Questa volta scegliere è stato un compito veramente arduo, infatti, le opere pervenute sono di buon livello e soprattutto si distin-guono per l’originalità nell’affrontare la tematica proposta.

Avremmo voluto pubblicarne di più, ma non essendo stato possibile, si sta mettendo in cantiere l’idea di pubblicare una raccolta di tutte le poesie ispirate al quadro di Maria Bolognesi, ovviamente se verrà offerto l’adeguato sostegno.

Si auspica che chi non troverà pubblicata la sua opera, continui in futuro a fare dono dei propri “fiori d’inchiostro”, perché scegliere le opere da premiare è un po’ come mettersi ad osservare il quadro della Serva di Dio e decidere quale sia il fiore più bello: tutti hanno un loro profumo, tutti una caratteristica che li rende speciali.

LA SPINA PIÙ BELLA

Rocco Fodale di Messina

Roseto sei, Maria, non fior reciso, nel buio dell’incognita notturna, rifugio offri con passo deciso, di piccole creature sei lanterna.

Oscuro il sole, tu rosa svettante, a Dio volgi i colori tuoi di fuoco; Lo stesso che arde in te Spirito Santo, e a ben conoscerti mi basta poco.

Fiore più bello del Giardin di Dio, il corpo modellasti nel dolore, guardo le rose, e con stupore mio resto in preghiera per diverse ore.

Fine per te di Vita è la Salvezza,Come roseto, grandi braccia aperte.Amore agli altri dai e sicurezza, odor di rosa emani tanto forte.

Triste ti fa dolore senza uscita.Farfalle ed usignol, che con amore, tieni tra le tue foglie, come ditaoffri in un canto a Dio l’alma ed il cuore.

Con delicatezza il poeta esprime un argo-mento ostico da proporre: il dolore come dono da offrire al Signore, realtà che ha caratterizzato la vita di Maria Bolognesi.

L’OLIO DELLA POESIA

Domenico Corvagliadi Alliste (LE)

Nel sangue caldo del tramonto ho intinto piume di passero, legate al filo della voce.Sulla parete annerita del cuore ho dipintorose e fiori, a riscaldare i piedi di una croce.

Dall’albero della speranza ho colto il verdeper stendere un tappeto fitto d’erba sulla viaminata dalla sofferenza, dalla lunga malattia.E il tempo, che tutto ingoia ma non disperde

i semi buoni, ne trarrà un olio denso di poesia.

Personalissima interpretazione che esprime l’interazione tra le arti: l’olio del dipinto di Maria Bolognesi – pregno dei suoi idea-li – diventa l’inchiostro del poeta.

PEREGRINO AUTUNNO

Yasmine Safidi Tunisi

Tra sfumature rosa di vento e foglie.Lo scorrere di personeCome treni in fuga.Peregrino I nostri respiri si fonderannoFilo di un desiderio.Fra luci notturne d’autunno.

Versi agili che scavano il colore e attra-versano la tela come pellegrini che vanno alla ricerca di qualcosa che sanno già di trovare.

Rubrica a cura di Ludovica Mazzuccato

A MARIA BOLOGNESI (pensieri ispirati dalla sua opera)

Pasquarosa Di Lorenzo di Torre De’ Passeri (PE)

Ti nascevatra le mani bianchecon dita affusolateun’opera rossadi sangue.Ed erano rose.La bellezza innocenteintrisa di dolore.Ma c’era di più, di più...C’era la Trinitàche riposavatra l’odore intensodelle rosee cercavain parvenzadi tre uccellivariopintidai beccucciappena dischiusiil nettaredel tuo indicibilesegreto d’amore.La farfallaeri tuMariae ti posaviumile e leggeranel cuoredella TRINITÀa sfiorarne il mistero.

Acuta osservatrice, la poetessa legge il mistero della Trinità tra le pennellate e a sua volta “dipinge” Maria Bolognesi intenta sulla tela.

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Sulle ali della Poesia

FIORI

Valeria Celli di Bologna (BO)

Non per me i fiori recisi,programmate macchiedi colore seminate in serraper ambienti artefatti,vivi solo per il tenue profumodi morte imminente.Amo corolle e petali legatial verde delle foglie, al nerodella terra. Amo le piantee gli arbusti dalle profonderadici e i loro umili figli,meta di vita, che scandisconocon nascite diverse,l’eterno fluire del tempo.Fiori che non puoi cogliereperché ti resistonoo perché presto disperatiappassiscono o si rompononelle tue avide mani.Fiori che cerco spessoanche tra le persone.Fiori da amare,fiori da coltivare.Fiori per il Signore.

L’autrice si esprime in prima persona, ma sembra “doppiare” il labiale dell’anima di Maria Bolognesi: quei fiori “non recisi” sono anime da amare.

UN SORRISO

Francesco Belsito di Castelluccio Superiore (PZ)

Petali di storia Su ali di uccelli Percorrono sentieri di fiori E un volto di donna Che sorrideCon immagine d’altri tempi.Fende la cortina di fango e sangue L’ultimo seme inghiottito dalla terra morendo in una danza d’estasi e fiamma. Il suo nome una speranza nella rosa degli ultimi.

Nel quadro il poeta coglie il “volto” del-l’anima di Maria Bolognesi, le sue doti di anima straordinaria. Gli ultimi tre versi, assolutamente sublimi.

UNA POESIA PER IL QUADRO

Mario Vecchione di Napoli

M agnificò la natura, il Fiore del Polesine,A bile nel tratto, dolce nella figura;R accolse tutta l’etica del BelloI n un afflato di vita giubilanteA tratti ingenuo, ma fervido di fede.

B agliore di luce il suo dipinto,O riente di serenità e di pace;L a cristallina estasi d’amoreO gni rosa riveste e fa brillare.G li uccellini, dai tenui coloriN atura fan ricca e sorridenteE preghiera è il pennello di Maria,S erva di Dio, chiamata a celebrareI l creato fantastico e il Suo Autore....

Poesia nella poesia, acrostico arguto che trasforma la visione del quadro in un’inten-sa biografia della Serva di Dio.

SENZA TITOLO

Mattia Fresia di Piossasco (TO)

Rifugiarsi tra i petali tuoiDa speranzaAlle anime sperduteIn cerca d’amore.

E quando ancheL’ultimo petaloConsumato dal tempoSarà caduto a terraDi te resteràL’eterno ricordoNel cuore di chiPer un istanteHa trovato la paceNel tuo rosso grembo.

Per l’autore i petali raffigurati nel quadro sono le braccia amorevoli di Maria Bolo-gnesi in cui rifugiarsi. Interpretazione fanta-siosa che trasforma l’opera in un’icona.

E DIVERREMO ROSE

Ines Scarparolodi Vicenza

Siamo piccolifiori di campo, preziosi al Tuo cuore, Maria.Il sole ravviva i nostri colori,dà profumo la terra alle nostre radici.

Piccoli fioriche Tu offri al Signoreracchiusitra lievi carezze,avvolti da rispetto e preghiera.

E diverremo roseal cospetto di Diocon corolle di seta e fragranze di cielo.

Rose rossea ricordare il sangueche il Figlio dell’Uomosulla Croce ha versato...

Tra voli di farfalleal cospetto di Diosaremo gli umilitestimoni del Suo Amore.

Con stile raffinato, l’autrice entra nel quadro interpretandolo con semplicità e profonda fede.

PER UN QUADRO

Sebastiano Adernòdi Noto (SR)

stendi la mano per farti partecipe:la notte ha fiori ciechie ti sia d’esempio il candorenell’annusare i colori;ricorda inoltre delle apiche producono dolcezzatra la beatitudine di una rosa;e non voltarti, se è il canto a guidarti.

L’autore è riuscito a catturare nello spazio di pochi versi, l’ispirazione di Maria Bolo-gnesi, che si trasforma in una parabola di vita.

Finestre Aperte 9

Sulle ali della Poesia

L’ORIGINE DEL QUADRO

Ida Nella Fabbrisdi Cesano Boscone (MI)

Vicino al Canal BiancoVerso Bosaro,c’è la casetta della tua nonna.

In estate ad Agosto,ci passo accantoperché i tuoi campiconfinano con i miei.

Ti parlo “amica” mia,perché lì nel passatohai votato la tua vita a Gesù.

È lì che hai amato Le viole e le margherite,che hai disegnatonel tuo bellissimo quadro.

E il vermiglio delle tue rose?E il cinguettar dei canarini?Sempre dalla tua terraS’ispirarono.

Ma le spine rosse dei boccioli,dal tuo amore per tutti eda Gesù le hai appresecome le grandi sofferenze

E piccola ti sei fatta,nascosta nello sfondonero del tuo quadroe nel piccolo nome “Maria”.

L’autrice intinge la sua penna alla sorgen-te: ci mostra i fiori prima che rimanessero impressi sulla tela. Versi intimi e delicati, vivi di un’amicizia senza tempo.

IL QUADRO

Alberto Mario Argentidi Rovigo

Tutto è lì,guardo il quadroe vedo noi:piccoli fioriai piedi della Croce.Le Sue spine,rose di sangue,rose d’amore,rose di Maggio..Maria. –

Intensa come una pennellata, interpretati-va senza sbavature, capace di cogliere in sintesi la profondità d’animo della Serva di Dio.

CONSISTENZE

Gastone Pizziranidi Sala Bolognese (BO)

Timide floreOcchieggianoCome scusandosi –Sobria eleganzaD’essenzaSdegnosa pur dei colori –SeteDi sottrarsi alle viste –Non invidiaPer la rosa in tripudio –VezzeggianoUguale valore,Gratuito –Assieme trilliFarfalleCarminio di boccioliE spine –Si sconfessaIl nero di sfondo –Ma è nero?

La descrizione del quadro passa attraverso parole chiave – come ad es. “non invidia”, “gratuito”, ecc. – che seguono le fondamen-ta del progetto di vita della Serva di Dio.

TRIPUDIO DI VITA

Mario Orlandidi Chieti

Su nero fondaleacriliche tinte emergon gioiose: tripudio di vita.Un ciuffo di fiori, gli uccelli canori, un prato fiorito.I rossi scarlattison forti passioni, le bianche presenze son linde purezze, stan dolci pensieri nel lieve celeste, il verde dell’erba: speranze del dopo.L’esistere vince il buio del nulla.

Il colore diventa verso avvolgente per tra-durre quel messaggio di speranza di cui Maria Bolognesi si è fatta ambasciatrice coraggiosa.

SOPRA UN DIPINTO DI MARIA BOLOGNESI

Elio Trombinidi Lendinara (RO)

Maria,giardino fioritotra i rovi,sublimando i colorid’una notte illune,la tua anima di luceha fatto un prodigio.Il tuo pennello,come zappa d’argento,ha sarchiato il terreno,imprigionandosulla tela verginedieci corolle palpitantiche il tuo cuoreteneva segrete.Ispirazione misticad’una pittricespontanea e verace,tanto generosada lasciar cadereda ogni sbavaturadi colore,fiori,sul prato verdeggiante.

Maria, in teanche l’arteha il respiro di Dio.

Il poeta dotato di straordinaria sensibilità, ha saputo cogliere il respiro d’amore a cui la Serva di Dio ha affidato la sua vita. Sublime l’ultima strofa.

SENZA TITOLO

Fiorella Antonella Scorranodi Pistoia

A soavità spenta Maria,dalla carne Materna, dall’anima Luce di vita,ho colto nelle tue mani l’Acqua, Madre.Resto nel cavo del ventre a contarei rintocchi delle campane ad ogni nascitae io Rinasco Giorno ad ogni sorriso.

L’amore per la vita quale inestimabile dono di Dio: è il messaggio che traspare forte e chiaro da questa poesia, specchian-dosi negli ideali di Maria Bolognesi.

10 Finestre Aperte

Sulle ali della Poesia

UNA POESIA PER IL QUADRO

Stefano Carantidi S.M.Maddalena (RO)

Ho letto tra i petali di una rosala sintonia di un’animain un cielo che preziosamente lacrima.

Ho ascoltato il cantare del ventotra le spine senza dolore alcunoe dissetato la sua linfa nello spazio di un sorriso.

Anche il tempo s’inchina alla sua luce nell’istante d’oro che non ha prezzo.

Questi versi essenziali ma concreti, vivi-ficano l’interpretazione pittorica e l’au-tore attraverso il quadro “scopre” Maria Bolognesi.

UN CUORE SCREZIATO DI SOGNI

Paola Munaro di Lama Polesine (RO)

Rose rossedalle zolle spuntatemacchie di sangue,profumo d’amore,corolle sfioritedal cuore screziato di sognisentimenti segreti racchiusiin teneri fragili boccioli,eletti e difesi sugli steli spinosi.

Offerta di pace,pegno d’amore;un gesto gentilefiorito nel cuore.

Quanti pensieri mi muovequesta rossa visione,ne accarezzo i petali segosicome visetti di bimbi paffuti,ne seguo i contorni col ditoe non m’accorgodella goccia di sangueche calda scivola fra le dita.

Dal dolore nasce la vita,germoglia “piccolo seme”che cresci e ti nutri solo d’amore.

Attraverso questa poesia l’autrice riesce a trasmettere le emozioni che il quadro ha suscitato in lei e quel “piccolo seme” germoglia in chi la legge.

NEL GIARDINO DEGLI UOMINI

Rocco Santorsoladi Battipaglia (SA)

Un fioreper ogni animanel giardino degli uomini.Petali scuriche smarrironola luce guidaed osservanoil mondodall’ombra.Petali coloratiche conobbero il Verbo,ma che osservanoil mondoin silenzio.Petali candidiche vissero di purezzaattraversandoil mondocon voce di canto:preghiere accorateche s’innalzanoal padre,rosse del fuocodella verità,lievi comealito di brezzache conduce al perdono.

Attraverso l’interessante visione del giardi-no come mondo di uomini, l’autore fa tra-pelare la presenza di Maria Bolognesi come un fiore tra i fiori che porta il suo esempio d’Amore.

A MARIA

Eliana Leonidi Nuoro

Maria, la tua lode sta nel definire i contorni di un mondo profondo come la cordigliera del maredi colori urgenti.Nessun confronto,nessuna certezza,ti svegli all’odoroso rimbalzare dei tuoi colori.Rosesimbolo d’amoredeciso, passionale, minuto.Uccelli godono al suo canto.Fiori in una corolla di cielocupo, tenebrosocome l’incertezza dei sensinon maturi.Ami la vita,sospesa nella solitudine di un contorno nerocome la luna d’inverno.Amo e immagino il tuo viso,trascolorato, chiarocome uno dei tuoi occhiche arma la mano d’arte e pazienza.Mi immergo nella tua luce,che i petali hanno fatto propri.Farfalla sei,osservatrice esterna e intima nel voler alludere a una vita di richiamo crepuscolare.

L’autrice si rivolge direttamente a Maria Bolognesi, tessendo con versi scorrevoli una “lode” delicata e che profuma di luce.

“UNA POESIA PER IL PRESEPE”

Nuovo numero, nuova tematica. Inviateci entro il 15 novembre 2007, le poesie ispirare al Presepe – tradizione da recuperare, fonte di ricordi e di riflessione religiosa, passione di Maria Bolognesi, ecc... – che non superi i 30 versi, in un’unica copia, corredata delle proprie generalità e dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali.Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file doc.), per richiedere Finestre Aperte e ricevere informazioni, rivolgersi a:

Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

Telefax: 0425.27931

e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it

Finestre Aperte 11

DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di più

UNA VITA DEDICATA ....

Alcuni anni dopo, alla data 27 marzo 1957, sempre nel suo diario, queste parole dense di significato: “Anche a Oder-zo lasciai il mio piccolo cuore. Quanto mi fa dolore vedere le loro [degli ammalati] sofferenze, come vorrei soffrire tutto io per loro! Pregherò Gesù perché i miei ammalati trovino la forza di sopportare le loro pene”.

In queste poche righe, troviamo tutto il significato del “patire” della Serva di Dio, il suo ardente apostolato in mezzo agli ammalati, tutta la generosità del suo grande cuore.

Eppure, nella sua umilissima semplicità, Maria parla di un piccolo cuore, il suo, che lascia accanto agli ammalati visitati e, se posso, vorrei aggiungere, lo dona senza saperlo alla città di Oderzo.

Sono convinta che Maria non si sia resa conto dell’imma-ne significato di questa espressione “Anche a Oderzo lasciai il mio piccolo cuore”.

Dico questo perché ogni “progetto” di Dio, quindi anche quello inerente a Maria Bolognesi, non poteva e non può essere capito se non quando la “pienezza” del tempo lo per-mette.

Modestamente credo di capire che la città di Oderzo sia stata coinvolta fin da allora in questo “progetto”, che cominciò a delinearsi nel 1982, quando sul periodico della Parrocchia di S. Giovanni Battista “Il Dialogo” furono pub-blicati, con scadenza mensile, i primi articoli su Maria. Tale “progetto” si consolidò, proseguendo così speditamente tanto che l’8 settembre 1983, fu redatto l’atto di nascita del Centro Studi Maria Bolognesi.

L’inizio di un percorso

L’intensa attività del Centro, prettamente culturale, tesa a divulgare la vita e le opere della Serva di Dio attraverso Mostre di Pittura e Premi di Cultura riservati agli studenti della Regione Veneto, si arricchì sotto il profilo spirituale, a partire dal 1986, anno in cui il Vescovo di Rovigo del tempo, S.E. Mons. Giovanni Sartori, chiese esplicitamente alla sotto-scritta di fare qualcosa anche a Rovigo, ovvero nella Diocesi di appartenenza di Maria.

Nel corso di soli 5 anni – 1983/1988 – i fondatori del Cen-tro capirono che bisognava fare ancora qualcosa di più impor-tante per questa creatura, per cui si decise di trasferire la sede legale del Centro a Rovigo, non solo, ma anche di avviare, con il consenso dell’Ordinario Diocesano, l’iter necessario al

Anni fa, nel lontano 1983, la prof.ssa Giuseppina Giacomini assieme ad un gruppo di sette persone, tra cui cinque insegnanti della Scuola Media Statale di Oderzo “F. Amalteo” si recarono nell’ufficio del notaio Rosanna Turchetto di Treviso per sottoscrivere la nascita del Centro Studi “Maria Bolognesi”.

Da quel momento, la figura della cittadina polesana, nata a Bosaro di Rovigo, riempì le pagine del giornale parrocchiale di Oderzo: “Il Dialogo”. Gli opitergini comin-ciarono così a conoscere e ad amare questa straordinaria creatura che, pur vivendo nella totale miseria, arricchì la sua vita e quella di coloro che ebbero il privilegio di incontrarla, dando ad ogni sua azione tutte le risposte che composero il “diario” della sua vita terrena.

Fu la prof.ssa Giacomini che dette un fortissimo impul-so alla divulgazione della vita, della bontà e della grandez-za dell’anima di Maria Bolognesi.

L’amore ed il giudizio di valutazione sulla “santa vita” di Maria – era chiaro a tutti – non potevano restare chiusi nell’ambito opitergino e la prof.ssa Giacomini lasciò tutto, ad Oderzo: sentimenti sicuri, carriera scolastica, affetti, per venire da voi, rodigini, e dedicare la sua vita affin-ché venisse illuminata nel giusto merito tutta l’esistenza, l’umiltà e l’abnegazione di Maria per Dio, per la Madonna e tutti coloro che soffrivano.

L’allontanamento da Oderzo di Giuseppina fu, per me, un momento difficile e di transizione, perché avevamo lavorato bene assieme, ma la forte stima ed il rispetto per lei mi fecero ragionare e ciò rafforzò la mia fede e diede maggior sicurezza nel procedere della mia vita.

Oggi, anno 2007, noi opitergini ti riconfermiamo, Giu-seppina, tutta la fiducia e la convinta considerazione per il lavoro compiuto con tutti i tuoi bravi e cari collaboratori ed amici di Rovigo.

F. G.

Il mio piccolo cuore a Oderzo

Ebbi la fortuna io – Giuseppina Giacomini – di incontrare per la prima volta nel 1954 proprio a Oderzo la Serva di Dio Maria Bolognesi.

In altro numero di Finestre Aperte parlai di questo incon-tro “singolare” risalente al 1° maggio.

Qualcuno potrebbe, a ragione, chiedere come si fa ad essere tanto precisi nel riportare una data, ebbene, potrei dare una duplice risposta, mi fermo però alla prima, più importante della seconda, che metto in disparte, perché resta valida solo per la scrivente.

Nel diario che la Serva di Dio aveva iniziato a scrivere nel lontano 1942 – facendo stretta obbedienza al suo primo Direttore spirituale Don Bassiano Paiato – alla data 1 maggio 1954, si legge questa frase: “Andai a trovare i miei ammalati a Oderzo, provincia di Treviso”.

12 Finestre Aperte

fine di individuare le tappe che avrebbero portato all’apertura del Processo Informativo Canonico.

Con tanta pazienza, soprattutto senza enfatizzare le varie iniziative, tra il 1989 e il 1992, con la nomina di un Postu-latore, nella persona di P. Tito Sartori (fratello del Vescovo Mons. Sartori), si diede inizio a quella intensa attività di stu-dio, di raccolta di documenti e testimonianze senza le quali non sarebbe stato possibile stendere la prima biografia storica “Maria Bolognesi - Una mistica innamorata di Gesù, dei poveri, degli ammalati”.

Mi piace sottolineare che questa biografia, piuttosto cor-posa, non ancora data alle stampe per motivi interni all’Asso-ciazione, che si era fatta ed è tutt’ora parte attrice della Causa, fu consegnata al Vescovo insieme alla domanda del Postulatore per la proce-dura di rito.

Se da una parte il Postulatore si impegnò ad esaminare e a studiare la complessa documentazione raccolta e trascritta prima a macchina e poi a computer e custodita negli Archivi del Centro di Rovigo, alcuni associati si preoccuparono anche di dare vita ad altre iniziative concrete e facilmente visibili, così da rendere più chiaro e tangibile il tessuto sociale in cui si era mossa Maria Bolognesi nel corso della sua intensa vita di apostolato.

Prese pertanto vita – nel mese di ottobre del 1990 – il “Notiziario” e successivamente, nel 1992 – anno dell’avvio in Diocesi del Processo Informativo “sulla vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio” – il trimestrale “Finestre Aperte”, che da 16 anni è anche l’organo ufficiale della stessa Postulazione.

La sollecitudine di una Chiesa

Il Vescovo che diede ufficialmente avvio alla Causa di Canonizzazione di Maria Bolognesi e che ebbe anche il privi-legio, nell’anno 2000, di chiuderla positivamente permetten-do alla Parte Attrice di consegnare detta documentazione alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma, fu S.E. Mons. Martino Gomiero, al quale rinnoviamo da queste pagine immensa ed imperitura gratitudine. Nel corso di questi anni – 1992/2000 – furono stampati e ristampati più volte i primi opuscoli biografici e con essi la preghiera per chiedere la glorificazione della Serva di Dio; poi, via via, delle biografie più corpose, tra le quali, la più significativa, quella scritta dal Postulatore “Maria Bolognesi - Vita Esperienze Mistiche Spiritualità”

Correva l’anno 1994! Un anno importante, da ricordare in modo particolare soprattutto con la preghiera di ringrazia-mento a Dio, che con amore ha guidato e guida il cammino di una Causa, che si è sempre contraddistinta dalle altre per tanti fattori, tra i quali ancora emerge in modo singolare la “povertà” di mezzi economici.

Se questa parola “povertà” indusse tantissime persone a credere che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone e che mai la Causa sarebbe approdata a Roma, il Signore sostenne alla grande, in mille modi, sia il Postulatore sia il Centro. Non

potendo tradurre con parole sintetiche tutti questi aiuti celesti, offriamo ai lettori, ora, l’aiuto più “luminoso”.

Una esplosione di grazia

Come ricompensa per il “bene” fatto, il Signore, in quello stesso anno, il 1994, accordò – per intercessione della Serva di Dio Maria Bolognesi – una guarigione prodigiosa, vera-mente strabiliante e forse unica nella storia della letteratura mondiale.

Beneficiario delle preghiere di intercessione rivolte alla Serva di Dio fu Marco Ferrari, un bambino che all’epoca dei fatti aveva solo 27 mesi.

Questa “guarigione” – per motivi vari – non fu subito riconosciuta come evento “prodigioso”, per cui riposò per dieci anni; poi, per quel misterio-so intreccio che collega strettamente il divenire terreno con l’eternità di Dio, fu concesso ad una cardiologa di Siena, la dottoressa Alessandra Ferretti, di cogliere, all’interno di una cartella clinica voluminosa, le varie

sequenze in cui la scienza medica dovette lasciare spazio all’imperscrutabile disegno di Dio.

Non è il caso di soffermarsi di più su questo evento dal momento che i lettori di Finestre Aperte conoscono la storia di Marco, che Carla Ferrari – la zia di Marco – ha sapien-temente raccontato ed illustrato nel suo libro “Il sogno di Marco”, dato alle stampe dalle Edizioni MB nel 2006.

In breve, grazie a questa “guarigione prodigiosa” il Postu-latore poté presentare al Vescovo di Padova S.E. Mons. Anto-nio Mattiazzo la domanda di aprire nella sua Diocesi, compe-tente per giurisdizione, il così detto processo “Super miro”.

Per una singolare coincidenza, in questo stesso numero di Finestre Aperte, il dottor Leano Lancieri ci parla di questo “Processo”, per cui la sottoscritta si permette solo di dire che se “detta guarigione” sarà considerata “prodigiosa” anche dai medici della Consulta di Roma e dai teologi della Congrega-zione delle Cause dei Santi, per Maria Bolognesi si potrebbero aprire le porte della Beatificazione.

L’attesa...

Quando la “beatificazione” sarà certa, è fatto obbligo al Postulatore di chiedere la ricognizione delle spoglie mortali della Serva di Dio, che attualmente riposano nel cimitero cit-tadino di Rovigo, in attesa di essere traslate nella Chiesa di S. Sebastiano di Bosaro.

Mi permetto di chiedere prima ai miei concittadini, gli opitergini, poi alla cittadinanza tutta di Rovigo: non è forse il caso di rimboccarsi le maniche e di avviare “insieme” un “percorso” per non arrivare impreparati e solitari ai prossimi eventi, che ci attendono?

E concludo invitando tutti, anche i lettori di Finestre Aper-te a pregare la Madre di Gesù e Madre nostra: lei – oceano infinito di grazie e stella del cielo che guida gli smarriti – ci tenga per mano in ogni istante della nostra vita.

DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di più

Oderzo (TV)

Finestre Aperte 13

Passa il testimone

SUPER MIRO: SENSAZIONI E RICORDI DI UN’ESPERIENZA PATAVINA

Nel luglio scorso un alto prelato del Veneto, recatosi a Roma, è andato a far visita a un religioso ora colà residente. Avevano appro-fondito la loro conoscenza in occasione di un comune impegno ri-guardante la causa di beatificazione di Maria Bolognesi.

Proprio mentre il prelato era dall’amico per salutarlo, l’Ufficio Pontificio preposto alla pratica da lui curata ha comunicato al religio-so che il lavoro giunto dal Veneto era stato realizzato correttamente.

La coincidenza non poteva che destare meraviglia: proprio men-tre i due sacerdoti erano insieme, era arrivata la notizia su Maria Bo-lognesi che riguardava entrambi e che stava loro molto a cuore.

Di questi “casi” singolari, quando ci si accosta a Maria Bolognesi del resto, ne succedono tanti e i diretti interessati restano colpiti so-prattutto per il particolare momento in cui accadono, per la repentini-tà dell’accadimento e talvolta anche per la rapida successione con cui fatti non necessariamente sequenziali si succedono.

Personalmente ho avuto modo di constatare molte di queste singolari coincidenze anche quando ho avuto la fortuna di recarmi a Padova per offrire la mia modestissima collaborazione di “Notaio attuario”, in occasione del processo “Super Miro”, riguardante una guarigione prodigiosa attribuita a Maria Bolognesi.

Si tratta di piccole cose, forse del tutto insignificanti per chi non le ha vissute in prima persona, cose che, volendolo, potrebbero sem-pre essere attribuibili al caso, ma che, messe in un determinato con-testo e sottoposte ad un’attenta valutazione, per me e per chi mi era accanto in quelle circostanze, possono anche avere una diversa chiave di lettura.

Anzitutto ho constatato, non senza stupore, che per tutta la durata del mio impegno non ho avuto alcun impedimento né personale, né familiare, che mi abbia precluso la possibilità di essere sempre di-sponibile, cosa questa abbastanza singolare se penso ai diversi eventi precedenti e successivi che mi hanno in qualche modo coinvolto e condizionato. Il Processo, aperto il 23 settembre 2004, si è concluso il 13 dicembre 2005. Quella è stata per me una fase bella e serena da tutti i punti di vista: fisico, affettivo, lavorativo che mi ha sempre permesso di recarmi a Padova in tranquillità e intima letizia.

Di solito mi recavo da Massa Lombarda, cittadina in cui abito della bassa Romagna, a Rovigo, in auto, per fare poi l’ultimo tratto, Rovigo-Padova in treno. Ebbene, anche nel periodo che è solito esse-re caratterizzato da fastidiose giornate di nebbia, la visibilità, durante il viaggio, si è sempre mantenuta molto buona, sebbene viaggiassi anche nelle primissime ore del mattino. La cosa più singolare si è verificata un giorno in cui la nebbia c’era sì, ma molto bassa e solo ai lati della strada, che pertanto rimaneva sgombra e con la solita ottima visibilità.

Degli incontri padovani di quel periodo, presso la sede del Tribu-nale Ecclesiastico Diocesano, ho uno splendido ricordo. Tante rivela-zioni, sensazioni, impressioni resteranno sempre in me, e non sarebbe né bello, né lecito citarle. Una cosa però penso di poterla rivelare. Ho riscontrato in me e in quanto mi circondava tanta serenità, intima gioia e vera pace. La vicinanza continua di diverse persone per mesi e

mesi là dove si esaminano gli atti di creature vissute santamente e per cui si chiedono gli onori degli altari, offre infiniti motivi di riflessione ed innumerevoli occasioni di arricchimento spirituale.

Avevo accettato l’impegno convinto di poter dare qualcosa di me e del mio a Maria Bolognesi invece, tramite suo, ho ricevuto tanto, tantissimo in cambio del quasi nulla che ho dato.

Riandando con la memoria a quegli incontri, penso alla preghiera trovata nel diario di Agostino, un giovane abbandonato dai genitori e cresciuto nel Centro Salesiano di Arese. Questo giovane è morto in seguito ad un incidente nel 1968, all’età di 16 anni. Questa è la sua preghiera: “Signore, io non sono capace di pregare: mai nessuno me lo ha insegnato. Anche adesso non so cosa dirti: ma Tu esisti? Se esi-sti, perché non ti fai vedere da me? Forse pretendo troppo! Le vette, il mare, i fiori, tutto il creato parla di Te ma io non sono capace di scoprirti. Dicono che l’amore sia una prova della tua esistenza: forse è per questo che io non ti ho incontrato: non sono mai stato amato in modo da sentire la tua presenza. Signore, fammi incontrare un amore che mi porti a Te, un amore sincero, disinteressato, fedele e generoso che sia un poco l’immagine tua”.

Ecco, l’amore che Agostino cercava, i santi l’hanno trovato e lo hanno vissuto riversandolo su Dio e sui fratelli: il loro è un amore contagioso. Quanti sono quelli come il povero Agostino, a cui nessu-no ha mai insegnato ad amare veramente Dio ed i fratelli?

Nei locali di lavoro riservati a Mons. Pietro Brazzale, responsabi-le dell’Ufficio per le Cause dei Santi della Diocesi di Padova, in bel-l’ordine, c’erano grossi faldoni, contenenti relazioni e testimonianze, relativi a tante persone che hanno percorso in modo eroico la via della santità in località e circostanze diverse, con notevoli diversità di stile e cultura ma, pur divergendo le modalità, tutte erano animate da quel grande amore che si trova solo in Dio, che è amore: “Deus caritas est”, amore che il Padre ha voluto imprimere indelebilmente anche nei figli, creati a sua immagine e somiglianza. I santi, percorrendo le vie tracciate dal Signore, ci guidano verso di esse e ci invitano alla santità.

Il 23 settembre 2004 Mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo della Diocesi di Padova, aprendo il processo “super miro” riguardante una guarigione prodigiosa attribuita alla Serva di Dio Maria Bolognesi aveva evidenziato che essendo tutti membra di uno stesso corpo, la Chiesa, il bene dei Santi, è bene di nostra “proprietà” proprio attra-verso la Comunione dei Santi.

Se ameremo sempre il Signore in stretta unione con loro tutti i tasselli del mosaico della nostra vita finiranno per realizzare quel me-raviglioso progetto che Dio ha predisposto per ognuno di noi. Se inve-ce ci allontaneremo da essi e rifiuteremo Dio, i vari eventi della nostra vita diventeranno un puzzle irrisolvibile e assurdo che finirà per con-trapporsi alla vita e per portarci alla disperazione ed alla distruzione. Solo nell’amore di Dio Padre Creatore c’è la salvezza per noi, sue creature. Tramite Maria Bolognesi ho potuto conoscere ed assaporare sempre meglio le gioie ed i frutti che quell’amore può dare.

Leano Lancieri

14 Finestre Aperte

A Maria Bolognesi

c/o Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49

45100 ROVIGO

La POSTA di MARIA

Sono già trascorsi alcuni mesi dalla chia-mata alla vita eterna per il dott. Casimiro Rava-gnani, la cui attività di medico condotto si svolse prevalentemente a Badia Polesine (RO), fino al momento in cui le vicissitudini della vita, o meglio, lo stato

di salute lo indusse a sospendere questo impegno verso i suoi pazienti, che amava ascoltare, seguire e curare con entusiasmo, con passione, convinto che la professione del medico è un vero e proprio apostolato da vivere alla luce della Parola, che sana e risana, sempre.

Medico coscienzioso, uomo politico battagliero e leale, strenuo difensore della verità che non può essere sacrifica-ta dal contingente e dall’effimero, posso con convinzione affermare che il suo ricordo resterà sempre vivo in quanti hanno saputo o sapranno, anche a distanza di anni, coglie-re nella sua persona e nella sua “missione” un dono fatto da Dio alla gente del nostro Polesine, non solo, ma anche alla grande famiglia dei devoti di S. Pio da Pietrelcina e a quella più piccola degli “amici” della Serva di Dio Maria Bolognesi.

Volendo consegnare due piccoli ricordi quasi del tutto personali al lettore, desidero accennare ad un episodio risalente al 1996 e ad un altro recentissimo del 2007.

Undici anni fa, preoccupata per la salute di un fami-gliare, le cui analisi ematologiche lasciavano intuire qualche problema, volli consultare in via amichevole anche il dottor Casimiro, consapevole della sua profonda conoscenza in campo medico, della sua professionalità e dell’acutezza delle sue diagnosi. Mi ascoltò con la mas-

Una luce dentro il cuoreRicordo di Casimiro Ravagnani

sima attenzione e alla fine mi diede il suo parere, ovvero una parola saggia, illuminata senz’altro dalla luce dello Spirito. Mi disse di non temere e di riferire il tutto anche alla persona interessata: quel dato preoccupante non avreb-be portato alcuno scompenso nella vita del famigliare, che comunque avrebbe dovuto imparare a convivere con questa realtà, trattandosi di un valore inserito nel DNA. Quanta verità in quelle parole, valide non solo per il passato, ma anche al presente.

Ed ora, il secondo fatto, risalente al 4 aprile 2007. Intorno alle ore 16,30 in compagnia di Beppo, Didi e Zoe, “amici” carissimi del dottore, mi portavo a Badia per salu-tare l’ammalato e la moglie Paola che da lunghissimi anni lo stava assistendo in quel suo calvario quotidiano, affron-tato e vissuto da entrambi i coniugi con coraggio e dignità perché creature ricche di fede.

Gioviale il loro saluto, come sereno il loro stare “insie-me” a dialogare, interessandosi soprattutto della Causa o meglio della Positio della Serva di Dio Maria Bolognesi, che il Postulatore aveva portato a termine, mentre restava in attesa del benestare del Relatore.

A dire il vero rimasi edificata nel capire che il nostro dottore con prontezza e naturalezza soffocava sul nascere anche il minimo cenno di quella sofferenza lancinante che lo accompagnava giorno e notte, per non portare tristezza nell’animo del suo interlocutore.

Rivedo ancora quel volto sorridente, luminoso e soprat-tutto l’intensità dell’azzurro dei suoi occhi che non avevo mai colto prima di allora.

Un volto disteso, direi quasi giovanile e questo era possibile perché, a mio modesto avviso, il Dottore stava già assaporando l’inizio di quel viaggio verso l’eternità, prepa-rato per lui da Colui che tutto dona e a tutto provvede.

G. G.

S.O.S. Lavoro: aiutiamo Paolo!Da molti anni, Paolo – un giovane della nostra Diocesi – sta aiutando in vari modi il fratello malato. Da tre anni, però, anche Paolo

– a causa di un incidente provocato da altri e da cui ha riportato lesioni permanenti ad una gamba – sta aspettando che la burocrazia si possa muovere per facilitargli l’accesso ad un lavoro protetto.

Riportiamo parte di una sua lettera datata 27 agosto 2007:“Sono appena uscito dall’ospedale di Bologna: ero andato in quella città per un lavoro, che ho dovuto accettare per necessità; pur-

troppo mentre imbiancavo, la gamba ha ceduto e sono caduto... Qualche costola incrinata, poteva andare peggio... sono stanco... Sa, ho fatto più di 100 colloqui e sono sempre in lista per un lavoro che mi spetta di diritto.

Anche Luca non sta tanto bene: è bianco e magro, è giù moralmente e psicologicamente, alla fine mi prendo io cura di lui”.

Finestre Aperte 15

La POSTA di MARIA

Comunicazione per chi riceve Finestre Aperte

TUTELA DATI PERSONALI

Nel rispetto di quanto disposto dal D. Lgs 196/2003, le comunichiamo che i suoi dati fanno parte dell’archivio elettronico del Centro Maria Bolognesi e saranno usati esclusivamente per comunicarle le nostre iniziative.In qualsiasi momento e gratuitamente lei potrà richiedere modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione degli stessi attraverso richiesta scritta da inviare a:CENTRO MARIA BOLOGNESI - via G. Tasso, 49 - 45100 ROVIGOIn caso di cancellazione del nominativo non potremmo più spedirle alcuna informazione.Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo auto-rizzati a conservare nel nostro archivio elettronico i suoi dati personali nel rispetto del D. Lgs 196/2003.La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e serenità a lei e a tutti i suoi cari, con un ricordo nella preghiera.

Centro Maria Bolognesi

A Maria Bolognesic/o Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 4945100 ROVIGO

Lettera aperta a papà Aldo e mamma Assunta

Rovigo, 19 agosto 2007Carissimi genitori di Silvia,

tanti anni fa, agli inizi degli anni ’90, la Madonna, venerata nella Basilica di Monte Berico, permise il nascere di questa profon-da amicizia che si incentra intorno a due nomi: quello della Serva di Dio Maria Bolognesi e quello di Silvia, la vostra straordinaria “bambina”.

È vero, Silvia è cresciuta da allora, andando incontro ad una serie di vicissitudini, tra le più delicate e complesse a causa di quella rarissima malattia che la colpì all’età di tre anni.

Silvia – costretta da tempo a vivere non più in casa, ma in una struttura protetta sia per sue necessità personali, sia per alleviare l’impegno di assistenza continuato dei genitori nell’arco delle 24 ore di una giornata, senza possibilità di movimenti autonomi – continua ad essere per tutti quelli che la incontrano, la conoscono e subito l’amano, un raggio di sole incandescente, che illumina mente e cuore.

Dopo le ultime vicissitudini di questa estate a causa delle quali Silvia ha rischiato di morire ben due volte, sento il bisogno di darvi testimonianza scritta della mia vicinanza, accompagnata dalla pre-ghiera di intercessione alla Serva di Dio Maria Bolognesi.

Che cosa stiamo chiedendo “insieme” a voi al Signore?Per voi e per Sandro, il primogenito, la grazia di saper corri-

spondere sempre e comunque alla volontà di Dio, restando forti nella fede per alimentare la speranza, da cui sgorga fluente il dono della Carità e della Pace.

Per Silvia, invece, la pienezza dei doni dello Spirito Santo, perché i prodigi che la grazia di Dio costantemente compie in lei, scuotendo le coscienze, sempre ci aiutino a fare il bene e ad evitare il male.

Amo pensare che Silvia è da sempre una “ostia propizievole” per questa nostra umanità che sta naufragando in un oceano di morte.

Fiocco azzurro Il nostro amico Oscar Tosini è diventato nonno!

Giovedì 23 agosto 2007, alle ore 18.56, all’Ospedale di Rovigo è nato Francesco!

Felicitazioni vivissime a mamma Erika Tosini, a papà Tiziano Sasso e ai nonni Oscar e Clorianna, Vito e Pinuccia.

No, dice Silvia, il mondo non deve morire; per questo desidero continuare a vivere in mezzo agli uomini, prendendo posto nel loro cuore e poi portare dentro il loro animo un raggio di sole e un fiore di bontà.

Silvia, con la sua silenziosa presenza, sempre sorridente pur nella immane sofferenza, ci ricorda che ogni vita, fin dal suo primo istante, è sempre un dono; non sciupiamola, allora, ma chiniamoci con amore su di essa, anche quando si sta spegnendo come fosse un fiore appassito. Non gettiamola via come fosse un giocattolo rotto, ma amiamola, con quell’amore infinito che il Padre ha messo e continua a mettere dentro di noi.

Silvia, pur lontana da noi, ci invita a scoprire questo “dono”, che farà fiorire in ogni casa il canto della riconoscenza all’Autore della vita stessa; sarà un canto nuovo, perché scenderà dal Cielo sulla terra e poi dalla terra risalirà al Cielo: allora, anche la terra avrà ricevuto il suo Bene.

Giuseppina Giacomini

Preghiera recitata dai genitori Aldo e Assunta, ancora dal lontano 1997:

O Gesù, che hai manifestato vividamente la tua presenza e il tuo volto, in Maria Bolognesi, che hai concesso a questa umile tua serva di prendere su di sé e di vivere nel suo corpo le sofferenze dei fratelli nel bisogno, permetti che noi possiamo testimoniare, per la tua gloria, che la piccola Maria continua a intercedere presso il tuo Sacratissimo Cuore e quello purissimo della Madre tua e nostra.

Fa’ che la nostra amata Maria Bolognesi ottenga, come dono, dalla Santissima Trinità, una grazia di guarigione per la piccola Silvia, così che l’ammirazione per Maria diventi per tutto il popolo di Dio autentica e doverosa “devozione”.

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Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30),

viene celebrata una S. Messaper la Serva di Dio

Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo

(Per informazioni riguardo il trasporto per la S. Messa, contattare entro il 18 ottobre 2007il Centro Maria Bolognesi tel. 0425.27931 / 0425.23489)

Venerdì 19 ottobre 2007

ore 20.30 Teatro Comunale Premiazione della 2a Edizione del Concorso “Parole di bontà 2007” riservato agli alunni della Scuola Elementare di Bosaro

Sabato 20 ottobre 2007

ore 10.30 Chiesa parrocchiale di S. Sebastiano

S. MESSA presiede

Padre Tito M. Sartori, O.S.M. Postulatore della Causa di Canonizzazione

CENTRO MARIA BOLOGNESI - Rovigo

83° Anniversario della nascita di Maria Bolognesi

a BOSARO (RO)

dove la Serva di Dio nacque e venne battezzata