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JL S T ir T AIN AMORE
S S I A
/ SCOPERTI
feM^^COSO PEil MUSICAV DA^ RAPPRESENTARSI
UH, NVOVOb^BvVISIONAL TEATRO
m E1E|IA^DI.BERGAMOr ANìSIp /
^ilì^rò\a ' PRorEzioNE
REPUBBLICA ^CISALPINA
-
PERSONAGGI
AMARANTA astuta Villanella , che affet*ta semplicità , creduta pupilla di Messer
BobolOj e destinata Sposa a
Cinquemnni Cornetta.
POLIDORO Giovane bizzarro allevato ìvkLondra amante di
Pietro Guarsglia^
GELIDEA Gentildonna Fiorentina^ che vUve soggetta al Signor
^ranchetti Teresa.
ìMASSIMO Maestro di ballo giovane astu^to^ e vantaggioso. ^
Scaccia Francesco ^MESSER BOBOLG Villano astuto, che si
è messo in nobiltà , uomo furbo , e goffo^che aspira alle nozze d'Amaranta sua fin*:ta pupilla ,
Passini Gaetano .D. ZENOBBIO Saltinbanco Napolitano •
Tajola Giuseppe.
ORSOLINA Lociìndiera*Ciuquemani Angiolina^
La Scena si finge in Firenze
#
La Musica è del Sig. Valentino FioraVMtt
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MUTAZIONI DI SCENE
ATTO PRIMO
Piazza con varie abitazioni , in prospettoveduta di una parte della Città* In unlato caffè , e dall'altro casa della posta , e
porta che introduce ad un Orto .Camera .Giardino con alcuni Villani , che zappano.
ATTO SECONDO
Camera con due Bussole, ed un Pianoforte,
Notte • Loggia della Locanda con porte pra-
ticabili nei laterali. In prospetto veduta
di amene Colline , con var; Casinetti in
lontananza .
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ATTO PRIMOS C E N A P R I M A .
Piazza con varie abitazioni , in prospetto
veduta di una parte della Città . In un
Iato Caffè , e dall'altro casa della posta ^ e
porta che introduce ad un Orto .
Si sentono suoni di Trombette da pasta ,Escono Or solina , camerieri della Locanda ,
e servienti di stalla j poi Massimo , e Ce lideain abito da vÌA^gio^indiPolUdoro^e per ultimo
D. Zenobio parimenti da viaggio
Ors. T Tetturini ? Camerieri ?V Presto air ordine qui fuori,
LI scalessan passaggieri
Facci ognuno ciò che ha da far.Mas, Oh che viaggio meledettoj
Che insollente postiglione]Questa sorte di personeSempre s' ha da bastonar
.
Cel. Una sedia , che mi voglioUn tantino riposar,
Ors. Sù servite la Signora . . • .si sentono altre trombette
,
Altra posta 1 . . • e un' altra ancora ?Ajutate a scalessar.
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6 A t T OCe!, Lode al Cielo che arivato
In Firenze io sono già.
Zen. Son venuto per la postaCon cerotti
,unguenti , e paste^
Denti sani ed unghie guasteVoglio ai popoli cavar.
Ors, Son qui a fere i miei doveri \»Comandate 5. o miei Signori,
Zen. Una camera, un buon letto.Mas. Un quartino ammobigliato •Zen. Una zuppa di Castratto.Ors. La Locanda in ti?rto aabonda
Basta voi sol comandar .Tutti. Tutti a tavola rotonda
Ci vogliamo solazzar •Ors. Son qua comandate
Come volete esser serviti cMas. Che no leggi in fronte
Il nostro aspetto v
Preparaci una CameraE d'un boa Letto.
CeU In tanto che facciamo.Mas. Entriamo nel Caffé
Prendiamo un Ciocc©laro
O pur del te . ( entramZen.yioXio tarda Polidoro
Non so il motivo;Ma ; zitto ecco che vien^
^ Intanto mi ritiro.
Tutti vanno nel Caffes e dopo ÌOr Cavatina
sortano e ZenoHo si porta da Potidoro
.
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P R I M O. 7Gavattina .
Quanto ho CieJSon sventurato
Empia sorte inicjua stellaOliando mai vedrò
'
Cangiato il tuo barbaro rigor
Peno , e smanio e non ho paceMentre avvei-sa y '
E me la sorteUna sposa e sol capaceDi far lieto questo cor .
PòL { Sì è dessa , e non inganno;La mascheretta è quellaPer la qual con un colpo ài pistola
, In Venezia ammazzai per gelosiaQuel giovin eh* era seco in compagnia. )
Cel. { Egli è sicuramente
L'omicida, che toisemi F amantePer il qual sono stata
Da Venezia io meschina esiliata «Ors. Signor ? per regolarmi
Siete marito^ e moglie?
Mas. No, per mia sorte •Cel. E no per mia fortuna*Mas. Consegnata bambina
Mi fu dal padre quella buona roba^Acciò eh' io ché $on Mastro di balloInsegnata T avessiLa profession ; molti annilo r ho dato di wtto, e lezione ,Ma come eh' è di nerbi addormentata
-
S ATTOCosa che non si crede ,La bocca muove ben , ma non il piede.Or io vado cercandoPersona che mi paghi quel che ho speso,E dargliela per moglie ; o se per oggiNon trovo chi la vuole , in fede miaDoman la vado a vendere in turchia..
CeL ( Che tiranno! )Ors. ( Che ebreo] )Zen. ( Che galoppino ! )PoJ. Si amabil giovinetta
Non merita da voi tanta fierezza..Nella Locanda entriamo
Ne parlerem più adagio
,
Io farò tutto per comun vantaggio.Mas^ Rimborsatemi il mio ,
Ed il negozio è fatto ,E da or si può stendere £1 contratto.
Ors^ Oh che piacereChe dolce cosaIn mia locandaSarete Sposa
.
Anch' io lo stessaFar bramerei
,
Ma gli anHi mieiSon pochi ancor
.
paru cm CeL e Maf.
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PRIMOS C E N A I I.
Polidoro y e D. Zenobio ^
Poh A h caro amico ^ io sono un disperato ,Z^,*7. Jljl C-he t'oGGorie? Chi è stato?
PoK lo venni da Inghilterra destinato
Sposo in Firenze ad una mia cugina;ID^ioso di vedere
Venezia lì mi porto
,
Veggo una donna in mascherarla segiio^Prego mi scopri il viso ^ ella ricusa,Ardisco smaschera^rla : un che avea se^a
M' assale . Io con un coJpoDi pistola lo lascio quasi morto.Or chi credi che sia la maschcrettaCile ailor mi piacque, e che il mio cor de-
Z^n. Lo dica Ussignoria . ' ( sìa ?Pck E qi^elia^ the in Firenze con noi venne
E eh* io brama sposarmi .Zen. E la cugina?Poi. Tu sotto ii nOfiie mio sposarti del*
E ir ha una ricca doteBel negozio fiìrsi^
Zen. Andram , andiamo ^Se sarò bastonato me ne rido
.
PoL Tutte le mie speranze in te confidaSCENA UhAmaranta
,poi Mefser Botolo d/il cancellò
del giardino .
Am. "\^T^^'' i^iarito o5 nò wh nh1\| Seiopxe con femiae trattar io vò
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ao A T T OLontan dagl' uomini voglio restar e.
Bob. Ma delle femine per far la razza.Mia semplicina vaglia r^^gàzzaViciiio aglVuomini bisogna star...
Am. Ma del marito che avrò da far
^
Beh, Con un giochetto V hai da spassarStar sotto ad esso sempre obbediente
jfm. Star sotto a lui certamenftìBob. Ma col marito cara ragazza
Mia semplicina tù e"" ai da star.j^m. Ah pel giochetto son fatt^ a posta
Con questo patto lo prenderò,Boù. Non dubitare sta pur disposta"
Ch' io a questo patto ti manterTÒ*Am. Messer Bobol ^ non solo
La boria nella zucca v' è salitaabbandonar la zappa
,
E vestirvi Signor 5 ma ancorà le voglieVi venero se farmi vostra moglie:.
Bob. T' amai pria del tuo nascere
Ed or che la parruccaMi calza bene in testaIl mio genio sariaDi farti Sposa ali* Eccellenza mìa •
Am. Ma destinata Sposa , già sapete ,eh* io sono a Polidoro mio cuginaChe a mortienti da Londra qui s' aspetta.
jBc^^. Ab mia dispettosettaBasteria che mi amassi
Per giugnere al mio intento;
Imbroglicrei le mzzQ^ § il testament©-*
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p R r M Il/Sm. Chi il dice che non v' amo ?
Vi amo come Tutore, e cdme prossimou.
Bo'k E nulla più? Mi deyiAmar come marito ^ C come nobile *Ah^ mia bella Amaranta
io t' amo come un Diavolo *•Per te caddi arEmalato ,Ho, tant* cdei'e , e malve
In torno alla mia vita
,
Che rassembra una Caccia ri
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H ATTOAm. Non so se a far son buona. • .Mas. ( Colei m'incanta ? a noi
Tentiam Tacqua . ) Signori ?B(ìb. C1ie brama il padron mio ?Mas, Un maestto di ballo son^ io -
Se mai v'accomodasse
La lezione mia , c®n poche speseSaltellar vi farei per il paese.
Bob. Oh sì , trovato aveteDue discepoli a im tempo -Ma ved^r ne vorrei qualche cosetta?.
Mas. Subito^ voi piantatevi così,E voi in questa guisa, e me imitate^
Bob. Oh sì si , va benissimo .Am. ( Che bravo maestrino. )Mas. Attenti ormai
.
( Beltà simil a lei non vì'^i mai.)Prima una riverenzla a Bob.
Farete alla Damina ,E allor che lui s'inchina ad Am^Voi fate come io fa .
Am. Eccomi qua son lesta.'Bob. La riverenza è questa.Mas. Ma che non mi guardate? ad Am.
Ma che non avete occhio ? a B^KBob. L'error lo fè il ginocchio .
Am. Il piè mi sdrucciotò.Mas. Vada con due passetti
Or Tuno all'altra accantoiLeb. Così ?
Am. Così?
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PRIMO IjMas. Non tanto.
Indietro , avanti , . . presto . .
.
Che guazzabuglio è questa?Or Si mi sdegnerò
.
Am, Ma via non v'adirate ^Che meglio lo farò .
Mas-. Per voi pupilte amate
Lo sdegno caltiierò ,Bo&. M'amazzo, e mi strapazzo
,
Ma che ho da far noa so « partdm^
SCENA V.
Ovs. Q^lgnora, allegramente!
i3 Firenze è una Citta che a tuttipiace .
Cel. Come allegra può stare un donzellaChe perduta ha Tamante?
Ors. Anche d'innamoratiQuesta Cittade abbonda
;
Ne prenderete un altro in" supplirne nto,CeL Era quello il mio bene , il mio con-
tento3
Ei promesso mi aveaLevarmi dalk man del mio tiranno^Ed or sto per cadereNelle mani di quel che gli diè morte ^Ve se peggio si dà della mia soxttì
Ors^ Già detto me l^iv^te;
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A T T OMa comprendo che questi vi iima^ncor^
CV/» Sì , è. ver , meco scusossi ^Ne mostrò pentimento ;Ma non d'affetto ^ sol ài morte è degiio^Ed accresce il suo atnor più m la
-sdegno V.
Solo un visetto belloPuò lusing^ì-rirri il coreE sol mi desta amoreQualche gentil beltà.*
Uà me imparate o donneA non curar gii aifanniChe sempre negli ing^
. Ognun si troverà .iNicci Cari Gerbinotti
Non curo il vostro affett®Ma pu& scaldarmi il petto.Sol chi piacer mi dào.
'/JC^^ Camera.Massimo , Boàalo ed Amaranta^
Mas.'Y\x7iVZ^ e brava agli eccessi^
j3 Sotto la scuola mia farà progr-ess^LMoL In quattro di , ben mio .
Dama diventerai come soo io*Mm. ( JSempj'e accaato vorrei (qtie'l l)d Mafi-*
stro^ %'3oL Pei -feti vostri andate ^ ^
-
V:^ R: I M ' O TfE3' oggi ritcrniite alia/ pviink)??. .
Mas 4 A servirci sarò, Padron, Si^^^^nora..finge di pariim^ e si ferma alle
spalle ' di. BùtP.
Soi^. Seiixt b^lla AmarEnta, or cl?e slam soli;
Cosa far te ne vuoi
Di Polidoro Grulli.^ egli , è un decotto^Un scapestro giovine, e bisognoTu hai d'un uom da senno che ti guidLOr per esempio corae fossi io. . .Massimo fa riuerenxe nd Amaranta^
ed eUa corrisponde *
So, so ... che la fai ben la riverenza.Basta Basta o io per te àhtn^ì stol«
to . . . .
T' amo , t' adoro * . e €u mi ridi involto ?
Am, Tornate presto presto.Bob. Oibò non vado via ..Mas. ( L'ho tirata al mio amare . j;Am. .Non voglio che partite,.Bob. Io non mi parto .
( Elia per me va pazza . ). »Mas. ( Oh m'ama assai. )Ami Se ve n'andate io piango .^ob. Ti ho detto no. Cospetto
f
s'*a^mge mi vaèam di Ma^Voi ancor gai ?
ÌMas. Vorrei l'ora precisa ,^
-
t3 A T T OMas. Presto m\ivrete
A voi vicin. Da sì garbata , e vagaDiscepoletta, io mai non ir/aIiontana«
^m. Giuratelo,Mas. Qiuii dubbio! ecco la miìtio,.
Io lo giuro' a quei bei rai
Che due stelle son d'amore ^Che voi siete del mio coreLa maggior soavità.Son parole ch€ ci vanno
a Bo,h. che si contorce-.A che darvi tanto affanno ?Quest'è poca civiltà
.
Sempre tenero , e grazioso ad Am,Bacierò quella manina ....Ma son cose che ci vanno, a Bo/\Troppo amabile, e carina ari Am^A' miei sguardi amor mi fa ,Ma voi siete ua importuno . a Bòé^,La Ginastica ciò chiedeDalla man si scende al piede.Per poterlo addotrinar.
^ li Villano è ben geloso,.
La discepola è furbetta ,A me cresce in petto il foca»Se va avanti questo giocoChe bel ridere sarà . ) parte con Am^
Boh Orsù pupilla ^ ascoltai .
.
Ma dov'è ? se n'andata \Al partir dei Maestro} oh maleJetta!.Fosse stata la mia qualche torcctta^f->
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P RIMO trPok Cara la mia amaranta ^
Eccovi soli alfine *
Am. Oh caro ! quanto desiderato ,Da me fu tal morìiento.
Poi. Eppure eppure • • .
Am. Cos'hai] temi forseD'esser da me tradito ?
Poi. Oh Dio ? chi sà . . .Forse . il tutore • . ^
Am. Spiegati .Poi. Spiegato già mi sono abbastanza
>
Am^ Crudele , e credi forseChe il mio cor s'accendiaPer un oggetto , per me sì odioso-?
Pòi Ah sì voi altre donne . . ^ '
Am. Cosa vorresti dire . • • .Poi. Dirti vorrei che pentito io sono .
Am. Va spergiuro ti lascio in abbandono #Duetti no.
Poh Con quel occhietto' languidoCara non mi guardar hoIn seno un'alma tenera
Capace sol: d^amar .Am^ Con quel sorriso amabile
Caro non mi lasciarHo in seno un'alma teneraCapace sol d'amar.
Poi. Sensibile ed amabile 1
Che Copia si pui farAm. Sempre Sefeer tu bramiPoi. So che mio ben tu m'ami
-
8^ A T T OA due Oliando verrà qqel di
Quando verrà quei di a
SCENA VII.
Foìldoro ]y e detto y indi di nuovo Jjmaranta^
Poh ^ignoT vi, riyeriscó .O E' giunto da InghilterraDon Polidoro GrulliMio strefto . amk ó:; ip lio stimato betteIl darvene ravvila
Verrem fra pofo farte .Boi. Oh colpo che m'ha ircciso i
Che farò,
chfe risolvo . \
Amaranta ? Amaranta?L'amo quantunque i:sgrata •Oh nostra Signoria morta, e poi nataT
Aifì. Che volete?Bo^. E^ arrivato
Il tuo sposo;
preparati
Alla paKenza •Am. E Famor che diceste
Di portarmi
.
Boà. Che caro iSe caro io fossi stato . • .
,
Tu fatto, non avresti, . .Basta; .... ( oimè non resisto . )
Am. E che vi la fattoUna meschina 5 e .semplice figliuola
,
Che sta fdiangeudo al suo Tutore ac-canto ?
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P R I M OBob, Oimè non posso trattener^ il piaMO,)
SCENA Vili..
€elidea , e detti
Cel. A pietade Signor del pianto mioBoi;. Jy\, Più pianti ?Am. Chi Yoi sie teiCTf'/. Son una sventurata
Soggetta ad un malvagio \ ^
Che vendermi pretende ad xrn birbanteChe sugli occhi m* uccise il propriò^
amante VMob. Ma qui . • .Cel. Qui son fuggita
Ad implorar lai vostra protezione^BoK Ora guarda il pensier mio titolato
Cosa mi suggerisce }Vorresti sotto il nome d'AmarantaFingerti mia pupTlla,. '
E sposarti un ingléseCon ben comoda dote?
Cel. lì Ciel volesse J
Deluderei così quei due birboni.Am. Oh. sì sì; io mi fingo vostra serTa.^^.
E del tutto bel belloDentso v'informerò ,
€el. Nulla ricuso
.
Bm. M^ fattQ questo poi, cara Amaranta,
^
Avrai pietà deifeccellenza . mia ?
-
io A T T O^m. E di me dubrare ?
Lo so io se amor per voi m'aflfanna.
f Matro : se crede a me troppo s' in-ganna. - )
^
Chi vr lasci un sol moment©Adorato mio tutoreSentirei mancarmi il coreNel volerlo immaginar ^
Son smarita pecorellaDelle Selve infra Torrore
Dov^ mai più bel pastx)reCome^ voi potrei trovar r
Cara mia non ci è nienteNò nò nò nò non ci è niente.
E nostr'uso già il sapete:A burlar la vecchia etàForsennata ed agitata
Io d'amor mi sento giàIl babeo se l'ha imboccata
Quel che adoro il cor lo sà
.
Eol^. Or son sicur che m'ama.Se ad imbrogliar quest'^imeneo m'addatto.
Posso dir veramente il terno è fatto «
SCENA IX.
Polidoro y e D. Zenobbìo vestito nobilmente
y
e detto .
Voi qua Don Polidoro .Bob. iLà Oh ben vemito.
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PRIMO 21Sedie : vi dò Toncre
Di sedere vicino ad un Signore, siedono^Zen. ( Qiiesto che dice ? )Fol. ( Tutto
Soffrir bisogna per aver rintento )Zen. Ma dov'è la mia Sposa ?Bob. Sta lì con la sua serva^
Zen. E ben gli vado a far sorpresa .Bob. Oìhh 5 oibò lo prenderebbe a male ^
Son runa, c Taltra due inn©centincsanno che sian uomini
.
Zen. Tu che diavolo dici ? oh questa è bella!Or nasce maritata ogni z^itcUa*Ma veniam alFantequam ,L'eredità, e la dota
Bisogna che mettiate in mano tt.ia ,Bob. Che eredità ? che dote ?
In virtù di Cambiali quhl pagate
Per vostr^ ordine : voi
Restate debitore
Di somma esorbitante .Poi. ( Oh che Tutor birbante ! )Zen. ( Quest'imbroglio m'avesse
A far andar per debito prigione ? )Fol. ( Sposate
Che dopo si vedrà • )Bob. Ecco che viene
( Adesso il colpo sta, ) Acanti , a-
vanti s^al:^no tutti
Che lo Sposo ti aspetta.
-
A T T G
SCENA
Celidea j Amaranta^ e detti ,
Cel. /^v'è il mitì Sposo?Poi. xJ ( Oimè cM veggo] )CéL ( Gh Giel qui ^ queirindegno J .)Jlm^ Ah padroncina mia
Ora VI perder?)
.
Zen. ( CoHit P quèfféi^ , • . )Beò. Presto a Don Polidoro
Date la Vostra mano -
Ceh { Ma perchè disse d'esser Ciarlatane ? )B^ù. E alla vostrr. armonia
TI Signor Imenèo propizio sfa •Zen. Ehi Sign(^r Imeneo? qui cosa faccio?Pei ( Io niL^on sbalordito • )CeL Che non vi piace la sembianza mia ?Zen. Ma ...Am. Ma convien sbrigtirvi . O tardi, o presto
Ci avete
-
P R IMO 2^3Am. ( Qtial dubbio, qii al sospetto j
Perchè 5Ì sta a tardar ? )
£eL { Quelfira, .quel dispettoChe vuol significar ? )
'Zen. ( MI sento a tutta furiaIl sangue circolar . )
Voi. ( Veggo Torror per tutto yTutto mi fa trcm^ . )
Am. Cel. { Oh come com'è bruttaBoi.Zeriè ^ Mi fa raccapricciar • ).Am. Prendete questo fiore
Gli spirti richiamate •
Prendetelo, adorate
La Sposa a Voi lo dà .Zeff. N^n fa per me Todòre •
Andate via di quà .CeL Quest'odorino almeno . ^ • *Boi. Piuttosto il mio tabacco . • «Zen^ Andate via per bacco
Mi sento oimè crepar ìBoi. ( loi stesso eterni Dei
^Tradito mi son già . )
Am^
-
A T T O
SCENA XIL
Massimo,pai Celidca .
Mas. T)^^ ^^^^^ birba è qui salita :JL Ma pur la traverò
Cek ( Eccolo m tempo. ) Signor Massimo,Mas. O brava
Signora Celidea, seiiz'ordin mioS'esce dalla Locanda .
Cel. Tacete ^ ed ascoltatemi
.
Amaranta , che v'ama ,Vuol , ch*ÌG sòt^to li suo nomeSposi unó a chi ella è destinata^Così potrà di poi
Ella darvi la man .Mas. Ciò -non mi spiaee :
Ma . .,
Cel. Ma fingere doveteChe foste un mio compagno dà viaggio,E fingente per burla^pi avermi a voi soggetta : fate questaCh'egli di poi v'infoitnerà del resto »i
parfe ^
Mas. ( Or non dubitò più ch'ella tfi'adora.)
SCENA XIILPrtido^Oj Don Zenobbio ^ e detto.
Zen. yjTa lei . . ,^ol. i.Vx E ardisci reciplkarmi ancora.
-
P R 1 M U 25Io mi trovo ingannato.
Non devi affatto dar la mano a quella.Zen. E se il Tutore mi obbliga?PoL Rifiutala
.
Zen. Kccih poi quel mi getti
Anima 5 e corpo giù per un balcone»Bravo ! gran bel consiglio !
FqL Oh galantuom qui sei ?Mas. Qui son . Non mi vedete ?Fol. Dov'è quella che abbiamo pattuito?
Mas. Ah ah i Siete u.i bel pezzo d' in-granito.
Le donne che si vjendon ! io burlai
,
Era quella Amaranta la pupilla
Di questo Messer Bobolo, compagnaMia di viaggio .
Fol. E perchè dirmi ch^eraUna tal Celidea a te soggetta •
Mas. Per rider colle vostre 'pantomineDi amante mal gradito
,
Di cui formarne un balio ho stabilita'Poi. Ah birboni ma tremate;
Se a modo tiiì\ nón fateA^mbi v'ammazz^srò ; se avvien ^ eh' io
vegga
La mia speme schernita,Io perderà la Sposa , e voi là vita *
Pel. Per l'adorato oggetto che m'arde
In s^n pel caro Idolo mioLa vita il sangue mio contentoIo perderò ma con viF atto
b
-
i6 A T T O^
turbi il mio piacereE la mia pace e tanto nonSperar perdi audaci •
Dov'è il mio bene ;Perchè s'asconde ?
Ciel di mie pene- Senti pietà
Dth voi cercatela..Deh a me rendetelaM'à voi si stupidi
Che f^te la?Ah che la smaniaMi straccia il petto..Il Cr^ro oggetto
Se non vi tiovo
Pace quest'anima
Sperar rìon sa •
SCENA XIV.
Massimo^ Amaranta^ poi D. ZenohhÌQ ^
Mas, T)ar^c}]e felicemente
X Vanno i negozj miei .Am. Maestro ^ . .Mas. Oh cara.Am. Non tante care , che il Tutor di voi
S'è ingelosito , e guai se vi sente •
Mas. Oddio 1 non scorapgirmi .Anu Venite a ritrovarmi nel giardino
Da pastor travestito
-
P R I M O zjKcQih i miei contadini
Credendovi com'essi un zappatore
Senza sospetto potrem far Tamore ,Mas. Tu pensi come un cesare . • .
Do Zenob^ in disparte^Am. Zitto siamo a«?coItati-Mas. Ferma ferma ti bramo
Sulla punta del piè , Passa girando
Per sotto il braccio . Allegra
Larai larai larà . Brava, bravissima!
Poi nel giardin vedrassi
,
Se ti ricorderai di -questi p^ssi. parte ^Zeu. ( Per bacco questa Serva è un gran
portento .
E come balla bene ! Se tenessiTal mostra sul mio bancoOh che concorso avrei di denti guasti!Vediamo come suonano li tasti . )
Am. Ah questa stanza sempre caccia polve*va rassettando la stan':(a ,
Zen. Ehi figlia bella.Am. Che mi comandate }Zen. Come ti chiami .Am. R osa .Zen. Che bel nome odoroso,Am. Non v'accostate tantoZen, E perchè ?An. La Padrona
Donna Amaranta è assai di voi gelosa
^
IVIi batterebbe.
Zen. Oibò • Dimmi una cosa :
-
i8 ATTOQuanti amanti ti trovi ?
Am. N' ho due finora ; un vecchio , e uii
giovinetto
,
Zen. Te ne abbisognerebbe'Ur.o di mezza età. Vè per esempio
Come .Am, Non Wste
Negozio . Io quelli due
Li tens^o in fresco sol per bizzarra.
Zen. E metti in fresco il terzo anima mia«
Am. Mi volete burlare .
Zen. Oibo non burlo;
Tti sei cosa balsamica ,
Ed io mi sbrigo presto della Sposa,
La pianto , e a te m'accosto
Così bel bel pian piano.
Tu mi piacci. Via porgimi la mano.
Am. La mano ?
Zen. Sì : così .
Am. Oimè lasciate. , v . ^Zen. Che vuoi lasciar, or s c
infuocato
il ferro.
Am. Viene il padrone.
Zen. Che ti venga il malanno .
/Sì SCENA XV.
^ Boholo , e detti .
Bob. lì tu. (Ah ribalda! )
E lei Sicr Polidoro
-
PRIMO 2pPerchè dar confidenza ad una faate ?
Zen. Eh niente : io son portatoPer le belle servette •
Am. Serva di lor Signori .Zen. Lasciala stare
Che abbiamo da parlar
.
Bob. Ma di che cosa?Zen. Io con quello mio amico che ho con-
dotto
Ci amiamo a segno taleChe sembriamo due anime, e due corpi.Questo s'è d'Amaranta innamorato ^E vuol che a lui la ceda .Io non posso negarglielaGliela dono, che alfineOnor alcun non toglieA un amico donar la propria moglie.
Am. Ha fatto male i coati ussignoriai parte.Zen. E perchè ?Bob. Perchè perchè il diavolo J
Oliai carota piantomini
E' tè qual cavolo .Zen. Ah ah , io me ne rido
Perchè poco m'importaLa riverisco 1 ma restoQi,iì alla purta .
Bob. Ah i donne donne ingrateNate solo per farci disperareE' quando vi crediamo inna-aorateQiiel è il momentoChe ci corbellate
.
-
50 ATTOPer voi donne mi son rovinato
E" divenni alia fine un frabuto
Ma il servirvi che poi mlia giovataSe mi trovo a partito si bruttoMeschinello di me che saràDonn€ care un taatiii di pietà.
Ah par troppo ai miei casi presentiSon bocconi un tantino indigQStìChe diranno gl'amici 5 e i parentiI cognati la mamma , e il papà^
Per voi donne mi son rovinatoE divenni alla fine un frabutoII servirvi che mai m'ha giovatoSe mi trovo a partito si brutto^Meschinello di me che saràDonne care un rantin di pietà .
parte con Am\Zen. Caspita.' vè che vecchio malandrino]
^ Ma non la voglio perdere per certo ,Gliela farò di manojS'egli è imbroglione ^ ed io son Ciar«
latafAO . fatte \.
^Cf^^^^ SCEMA XVLGiardino con alcuni villani, che z.ippano».
Massimo da villano , -pei Ammanta
Mos. Tn mezzo all'erbe , e i fioriX Son 'villan^llo amante «
Aspetto un bel sembiante
Che sospirar mi fa.
-
PRIMO 31Mentre pietoso dico a queste froiide^Verrà la mia vezzosa villanella?
L'eco con flebil voce mi risponde
,
F mi dice verrà ^ verrà la beila
.
Am^ Tra il fiore , e l'arboscello) Io chiamo il ben che adoro ,E ancor non veggo quello
,
Che sempre al cor mi sta.Ah tu pietoso amoreRendimi il caro bene,ri cor fra caute pene
Resistere non sa.Mas. Il tuo villanello
Vicino ti sta.Am. Quel volto tuo bello
Morire mi fa .Mas. Il dolce martello
D'amore bel belloGran colpi mi dà .
Am. Il bel zurFolettoD'amore nel pettoSuonando m sta *
Massimo , ed Anaranta sì accormgono^ che venqono B'-bolo y eZenùbhio r r una siede accantoad un vaso di Hovi ^ e ne fov^ma varj ma^^tti , e rrdtYO sìpnne a cogliere i frutti da ui^arboscello .
Bob. wSignore il matrimonioLei deve eifettu^r .
-
32. A T 1 OZen. Cospetto del demonio
Costui mi vuol seccar ^Che fai lì villanella ?
Bob._ Lasciate star lì quella^
Leggiamo ai fresco un poco ^7:en. M'infiammo a poc© a poco ^y^m.. Mi lasci in caritàBob^ Sentite il pastor fido.
Bel iibro di morale
Che insegna il ben, e il mate-AlÌ\iomo. di ragion
.
5, Ite voi che chiudeste l^gg^
55 L'orribil Fiera
Zen. AscoltoDammi la mano o b^lla . ad Aììk
Mas.Am. Vè che insolenza è quella.Bob. L'orribil fiera ho detto .Zen. Leggi 5 che non son sordo..
a 4 Or sì di buon d'accordoLo mando a far squartar.
Bob. ,5 A dar l'usato segnoDelia futura cacxia.
Zen, Voltami in qua la faccia.
Bob- Della futura caccia •
Zen.. Costui mi vuol seccar ^Bob^ 55 Ite 5 svegliano rocchio
55 Col Corno . . oZen, Oh che libraccio?
Riponi alla malora
Quel libro con i! Ccrno^E pigliatene a scorno
legge:
ad Am.
ìe^ge^
-
PRIMO 5^Che sente quella là . *
Bo^. Non so che dice lei .Zen^ Non so che dite voi. ^
4 ( Io tengo , tengo , cl poiFo la bestialità . )
SCENA XVILCelidea y e detti ^ poi Polidoro,
€eL A h Signor, sono inseguitajLJt. Da un birboii che m' odia a
morte
Voi Tutor, voi mio consorteMi dovete vendicar .
Bob^^ Che CTudel baldanza è questaDove siede un Cavaliero?Si consegni la sua testa
Alla nostra nobiltà.
FoF^ Non ricuso alcun periglioIo con tutti mi cimento o.Duellarmi non paventoFerirò 5 e fuoco ho meco ognor^
Am. Questo poi spetta al marito *Mas. A punirti sarà ardito.Boi. Sii coraggio, o mio Signor. 4 Zefi^Zen. Padron mio, colle ricette f
Ne ho ammazzati più d'Orlando^
Ma con spade, e con il brandoVacillante è il mio valor .
Tutti • che colpi che mi dannoMille furie intorno al' cor!
-
A T T O
. SCENA ULTIiMA .Or solina con foglio in mano ^ e detti ^
Ors, C^*f^,norì questa lettera
^ Un vetturin m'ha dataRinaldo da Venezia
E' quel che l'ha mandataVuol che sia data subitola mano al suo Tutor.
Bnb^ Passò dunque a Venezia ?Cel. ( E* vivo anche il mio Ben ? )Am. ( Rinaldo mio fratello
Che cosa scriverà • )piano a Bob..
Bob. Attenta ch^ or bel bello
Da me si leggerà
.
35Quantunque attorniato ^^Sè^
35 Dall'ombre della morte
35 Rinaldo sventurato
35 Pur scrive al suo TutorCeì.BQj^.Am. Oh fiero colpo strano.
Che m'empie di rerror,Mas.PoL ( Non so perchè pian piana
Gelar mi sento il cor . )Bob. 35 Don Polidoro Grulli i^gg^
35 Con colpo di pistolia
33 Fu quello che mi A'ih morte ^Am.Bob. ( O DioJ che questa sorte
ascottarNon posso
j^g^^^più
.
-
P R I M O 35B'ol^.. Traditore , scellerato a Zen^Aiti, Presto ognun qui venghi armato .Bob. Che si serri anche il portone.Zen. Pian m'ascolti il mio padronePol^ Non pailar, che t'ardo vivo.Ce!, Che sia questo non comprendo i^Tutti . Un eccidio il più tremendo
Qui senz'altro si farà..Zen^ Piano im po* ch'ora vi conto^^
Or vi fo la mia protesta.Bob^. Padron mio qui non ci è conto
Tutta è van la sua protesta .'
Di già il boja Tabbiam pronto^Vi è la forca bella, e lesta,
5^
E se manca il tirapiediSua Eccellenza lo iarà .
Zen.. Senta almen la mia ragione :Qui per sbaglio son pigliato*
WoL Non ascolto oib^ ragione ,Nè per sbaglio sei pigliatoPolidor sei tu birbone .
Don Rinaldo hai tu ammazzato,^E un delitto co ? fieroLa tua testa pa|_herà
Zen. Senta almena ussignoriaCel. Zitto là che in fede mia .
Se mi safta in testa il flatoIo ti pongo il ferro in gola •E:i appresso alla parola
Ti fo l'alma vomitar .tZen
-
^6 K r r o» Lei mi senta , e senta h&nt .
C?/, Non intendo il fatto ancora «Son nel colmo dèlie pene
.
Ho perduto il caro amante^,E del barbaro arroganteLa vendetta non si fa.
Zen. Senta qua : resti capace ..dfkZ^j. Zitto là ribaldo audace
,
Lo so bene chi tu sei
.
Con chi unguenti vende in piazzaNon ci basta sol la mazza
^
Ma la corda coi sapone-Al suo merito si dà .
Ze^/ì..- Maledetto chi m'ha messo
Di quest'asin fra lo stuolo .Se Rinaldo è fritto, o alesso^.
Sé Rinaldo è mariolo,
Non ci ho colpa io poverello
,
Ma n'ha colpa quello là.additando Polidoro « .
Tutti\
Combattuto dà nera tempesta
Barca son senza i^nù, nè vele J
Cerco porto : ma un vento crudelein un scoglio mi manda ad' m'tar eAh la dolce , la pkcida calma ,Il ripeso 5 la pace deiraima
Bramem . . . ma Tonda funesta.Più m'incalza , e mi fa naufragar ..
Fine dsir^PPa Frimt »
-
ATTO SECONDOS C E N A P R I M A,
Camera con ^ue Bussole, ed un Pianoforte^
-^Bobolo^ Gelidea ^ ed Orsolina
.
Bob. A^osa voi mi narrate ?Col. V-^ La verità Signore o
li Polidoro Grulli
Gbe m' uccise T amanteE' quel giovin , che fìngesi cGmpagn
-
3» ATTOSCENA I I.Bohìo y e Celìdea
]Soif. Tri obolo giunto sei a catti v' acque.
Se una lite ti è mossa
Tu netto resterai come una zucca ,E addio mia nobiltà buondì paruccao
Ceh vSignore . Io pensereiDi sfidarlo a duello.
Bol^. Ed io no .Cel. Perchè no ?Bob^ Perchè Madama
A dirvela un pV schiettaIo sento una paura maledetta
€eì. Cos' è questa paura ?
Bob. VJ per la vita un buon medicamento «Cel. Da ciò dunque argomento ,
Che Cavalier non sieteDi coraggio magnanimo , e supremo .
Bot. Son Cavalier , ma Cavalier che tremOo.
S C E N A II I.
Amaranta j Bobolo ^ poi Massimo
\i^m. Q^ignor Tutor ?
Bob. vJ Perchè sì mesto il viso? (so?Am. Che ho da ballarse i l mio german fu ucci-Bob, Sentimi qua : ti svelerò un arcano
-
S E C O N D O. 39Non è quel che fu ucciso il tuo germaaò?
Jfm. Come no? e perchè mai? che dice lei ?B.ob. Perchè neppure tu A.narantà sei.
Ain. E chi sono ? ;Bob. Una mia larga parente ,
La vera: erede ad un srranter donai ,E te sotto il: suo nome io m' allevai
jjm. F pensaste sposarmi ?Bob. Si d' allor che ti vidi
Crescere rubiconda, e polposetta ^Prima che in bocca andassi a strane genti
Boccon ti ' destinai per i miei denti
.
pavte poi ritorna ^ {^Duetto
Am, Che intesi J afflitta me i che bricconate ìMa già che non mi è nullaQiiello che fu ammazzato
,
Addio pene, addio pianto.Qiiì a lavorar m' assido eAh venisse a me presto il mio Cupido «>.siede' a lavorar- la cal'^tta , e canta o
Ah mi fa male il coreNon so che cosa sia
;
Dubito che sia amore
,
Ma amor non so cos' è
.
Dicono che sia un fuòco .OibvO che questo è pocoDicono che sia un bene.Ma oddio] mi da gran pene.,SJe v' è un bel giovinettoChe se lo sente in pettoLa. dica, un p(ì> per me..
-
40 A T T OM^s. Un bel soave ardore
Oddio ? nel sen mi sento,Un pò mi dà tormento ,Un po' gioir mi fa .Se guardo un beL visetto
Bruciar mi sento il petto .Se me gli accosto un pocoPiù cresce in petto il foco»
Donzelle innamorate,
L' arcan deh mi spiegateChe sospirar mi fa .
Am^ Voi tu saper T arcan? è il dolce affettoChe per me, mio carinoti brucia il petto.
M/^j", Dunque siegua furtivo il nostro amore,E canti pur la bestia del Tutore .
Bob, Chi a nome mi ha chiamatoCon modi stravaganti ?Par che bestia sentii, Tutore, e canti
.
Am. ( In tempo è giunto. ) Si dicea SignoreChe siete dotto in tutto,Ma che di canto non vi dilettate . (vi.
Mas. Qiiesto è quel ch'io pensavo ad insegnar-B^^. Capisco. Io pesto spesso il Pianoforte,
Ma non me n' entra in testaMai Jioa maledetta .
Mas. Io ve f imparo. Alon presto alla scuola.Che voce avete ?
Bob. -Quando vendea broccoli
A una pasra di voceJo scappare facea tutti i ragazzi
.
Or temo mi si sia un pò abbassata
-
S E C N' O O . 'M^r. Coir esercizio ben si fermerà .
JJm. ( Oh quanto or voglio ridere l ),
Coniinriate cfte io starò a decidere
Mas.. Do re mi fa sol' la .Boi^.. Do re mi fa sol la*.
S- G È A
PoIfdorOj Zemtpio^ e dent\ poi Celidèa^^.
Zen.(/'^h die bestia feroce! }
Poi. ( Canta il ribaldo. )M/^j. Appresso- alla mia voce
Do re mi fa sol la
-
^ K T T OChe un poco me n intendo o
/Jm. Sì si suonate . ( Attente
Poniam T orecchie a quelli . )Bo^. Che mi coman la?Po/. Cose son da nulla^,
Voghamo fare mi accomodàmento .Bol^o ( Se non moro di subito è un portento .FaL Poli loro sono io
.
Amaranta a me si deve
>
E qui lesto,pronto , e breve
Mi dia pur T eredità .G qui morto, padron mio ^.Lei per bacco resterà .
Bj^. Ubbidirla ben desìo
Soddisfatto lei sarà*
jlm. Cel. Da re mi fa sol la si d?)Mas^ La iriia donna se a lui date^
La pup^ilJa a me darete,G voi questo m' accordate^,O qui tutto scoprirò .Un abisso di stoccate ^
Se negata vi darò.
Bob. Mio Signor non xlubitateChe anche voi contenterò,
Am. CeL Do re mi fa sol la si dò
,
ZetK La pupilla tu già sai,Che m*ha il core innamoratoE se a quello tu la daiSier Tutor son guai per te ^Io ti passo col stiletta
Cor ael petto, e quanta c
-
s ^ o N D o . 4^,,Bc'l>.- L' avrai .-.i te lo prometto
Lei non dubiti ii me ,Cel, Am. R e mi re la fa sol fa ^
oia,ino ali uiuinc •
bob. Ubbidisco i-Si riGordi
.
vjricl Capisco»
Zen.. Io qui aspetto ,
Lo prometto •
( Oh che imbroglio maledettoChe ingarbugiio , oh Dti ! per me . ^
Poi Mas. Zen. Favorite qui Signore .Gel. Am* Non son tempj non son ore
Solfeggiando stiamo qua *Mi re do la so! mi fa
Bob. Zen. Io già altero alla peggio
a 4. Maledetto quel solfeggio.
FoU Mas. Quel mi re sol fa mi h . part^m^
SCENA V.
O^solina^ pot Boboh ^ indi Amarantain disparte ,
&Ts. éT^^^ nemmen v' è nessuno]Più casa, scompigliata
No di questa non v' è : dove vi sonoDonne, sempre vi son liti , e rurnoiiPrincipiando da me 5 che più d'ogni altraHo r onor d* esser cattivacela ^ c scaltra
.
hnh^ ossola, ilj di bisogno
-
44 ATT ODi comandarti : e adesso sto in procintoDi finire i miei giorni in ira Castello c
0rs. DavveroBoé^. Non ti corbello .
Pria di parlar sappiate
Che un forestiero da Venezia è giimtaLì vi vuoi 5. che vi deve
Dire cose segrete, e interessanti .
Bo^. Oìbh 5 non so chi sia , e non mi fido^Nemmen di me: or senti , e sii fedele
'r Se guadagnar ti vuoi tutti in contanti
Cento zecchin Gigliati , e traboccanti *.Am. (Che discorso sta a fare il Signor Bobolo
Con quella locandiera ? )"Ors. Dite pure .
Bob. Assediato son da r^i nemici .Mi si chiedono i contiDi questa eredità , e sopratuttoMi vogliono levar la villanella «Ordine ho dato a quellaChe se ne passi nella tua locanda ^Ove a un' ora di notteDa ufficiai GrigioneIo verrò travestito
Acciò
-
S E C O N D 45Am. Oh buona veramente
L' ha pensata eccellente
Il Signor trappoliero
,
Ma l'ho fatto io ben anche il mio pensiero*
S C E N A V L
Massimo , e detta , poi Zenobio ^
Mas^ IV /T^^ 5 ^^'^^ ^^^^ stelle^
iVX Che qui sola ti trovo..Am. Non è tempo>
Di ciarle , e barzellette ,Se quanto ti dich' io or non faraiDi tua bestialità ti pentirai .
Mas. Di pur che far degg'io per la mia Dea.Zen. Che dice Don Chisciotte a Dulcinea^^
in disparte,
. Ahi. Ha serrate il Tutor tutte le porte
,
E per la via delK AstiicoVuol che men passa adesso alla locanda..S* è qui accordato con la iocaadiera
Di andar lì questa seraDa. ufficiai Grigione travestito.
Quella udendo il linguaggio
In sue man mi darà , ai tempo istessoMi conduce in Germania in mi Caiesso^
Mas: Cospetton cospettissimo JArìh Senta il sior cosrpettissimo..
Lui a un' ora di notte
Disse di lì portarsi . Tu dovresti'
-
A T T OA un* ora meno mi quartoPresentarti
^all' oscuro
Neli' iste^s^l maniera travestito^
Dare alJa locan/lieraCento zeechin, che questo è f appuntato;Affettare il linguaggio ,
'
E fargliela di mano al buon viaggio..I\/^as. E questo fatto andrà pulito il gioco
.
Am. Soa nell' astuzie un cervellin di focopartono ^
Zen. Caspita f e cosa ìio Inteso]
Vedi che pensar fino;
Ma io mi porterr) più di mattina^A mezz' or^ mi presento travestitoCon cento bei Gett ni,Che son zecchini falsi , che li tengo
,
Ed alla locandìera li baratto,
Mi prendo la polpetta , e il colpo è fatta
SCENA V I LOr-^ 5 poi Celìdea y indi Polidorcu ^
Ors, giovine venuto da Venezia
jt Dopo un lungo discorsa( ^'if nor Polidoro
Si han fatti complimenti
,
Con smc^ri , e continui abbracc; imenti*Cel. Or^o;a-, cara ìni^ca,
i x'u' "fi. -'/lì nne
U^ir da questa casa , ove in [
-
S E C O N D O 47Era di dar la manoAI mio maggior nemico •
0rs. Che volete che dica :Eppur queJ galantuom che disprezzateHa maniere gentili , e delicate.
Ceh E' un ardito, un furfante .Easta. sol dir, che m'ammazzò l'amante o
Ors. Ma che? parlate voi di Don Rinaldo,CeL Di quello; e non so come
Non muoja , ahi lassa J in sol sentirneil nome ,
Ors. Eh non mmtc , perchè vivo y e salvoL* ho nella mia locanda «
CeL Oh Ciel che dici ?Poi. Ah mia cara Amaranti!
,
Ecco lo Sposo tuo; non potea a menaIl Ciel che a te mi avea già destinatoFar che non fosti mia . Di già i^passati^E funesti accidentiRidondano per^ noi tutti in contenti »
€eh Che dite? io non capisco^Amaranta non sonoSebbcn quella mi finsi .Nè ardite darvi il nome di ConsorteDi chi l'amante gli feriste a morte
P: /. No , mia diletta , quelloDon Rinaldo tuo amante è tuo fratello^
CeLCh^lQrs. Un racconto mi pare.
Meglio inforaiari.ii v j' di quest*^ aiTare.
-
48 A T T OPoL Egli è nelLri loc.rada y
E carré aure nne areDa Vtmiii onvih dì un' certo Greco.Al qual ba nji:ia ìì tao Tutor ti diede.Qi-ielio per vii monetaTi vendè al Signor Massimo col nomeDi Ceiidea , a quelloil tutto al t-uo Germano ha confidato ,Che m'ha come cugina
^
Te concessa in isposa, ed abbracciato»€eL Io resto fuor de' sensi
.
Pok O Cara immagine-Dei mio tesoro
,
Te sola Adoro ,Vivo per te .Tu di quest'animaDolce catena ,Ristoro 5 e pena
Tu sei per me •
A É SCENA ULTIMAJ7f€Aió Notte.Loggia della Locanda con porte praticabi-
ii nei laterali, in prosperto veduta di a-
mene Colline ^ con varj Casinerti in
lontananza •
Amaranta sola^poi tutti come siegmno ^
Am, come a poco a poco\^ Abujando si va i tra le spess'ombre
-
SECONDO 45?Della notte the avanza
per tugiiermi d'affanno
PiOce^gi amore del mio ben Tinganno.Se a tante mie pene
V'è un'alma pietosa
L'amato mio beneMi dica dov'è .Deh vieni, mia vita
^
Consola il mio core .Che langue , che moreLontano da te. si ritira^
Zen. Oh che aria fosca, e nera.Oh che ombra oscura, e ria]Sta tremando l'alma mia
Tra la tet^a oscurità.Mas. Fra l'orror , che mi circonda ,
Dove aggiro incerto il passo.Di già ogn'aura, ed ogni frondaMe meschin tremar mi fa .
BoB. Io non veggo ove cammino,Oh che bujo denso, e fosco ^Peregrino io sembro al bosco
Che notturno errando va
.
Zen. Par che senta un barbaggiani .Mas. P.ir che senta un cornacchione *Bol^. Due civette in unione
Par susurrano di là.
^ 3 ( Ho timor , che non la sbaglia
,
( E alla cieca una battaglia( Non s'avesse da far qua •
Ors. Ho sentito un calpestìo
-
ATT Oli Sior Bobolo sarà
.
jfm. Par che ho inteso un mormorì^L'idol mio certo qui sta ,
Boè. Locandiera ?
Ors. i hi mi chiama ?yfm. jViaestririo ?
Jlias. Chi mi brama?Bc^. Dat mi fraik mie tesore.^Ors. Sborse , sborse pria queirore *^//w, Parfiam zitti a passo lento .il ^7^. Partiam cara in quest'istante •Zen. Un bisbiglio sento avanti.
Ed un'altro appresso sta.Grs, Sarà questa in tempo è uscita .
prende fer la mano Zenobhioe la consegna a Bobolo .
Su prendetela sta qua .Bib.Zen. Oh che mano saporita
Fatto ho il co^po in verità ,Am.Oys.(Uho portata ben pulita )li^ as, ( 11 negozio ,è fatto già^ )P I. Bravi , bravissimi iCel. Voi fate marcherà .Am. Ors. ^ . Sorpresa barbaraI\' as/Zen. più non si da .Fd. A chi bambina Signor Tutore
JVJa vera erede le consegnò?
Dite 5 o chie subito v'airmazzer?)
.
Bob. A un tal Niceforo preco di Scio .^s. Dal qual Niceforo Tho com.prat'io,
Ch,e è appunto questa, nè mento cib
-
SECONDO 5$CeL Qiiel che credeste di vita privo
E' mio germano , £ sano, e vivo;Sta qui in locanda , e conto brama
Deiia paterna sua eredità .
3ob. Oh rovinata mia nobiltà !PoL Presto, o che T anima qui v^uscirà^Jlm. CeLVrs.Mas. Signor non fate per caritàBob.Zen.
JJm^ Vi cercherà perdono ,Perdon vi chiedo anch'io,
E collo Sposo mioCe n'anderem di quà \ x ^ •No : cara mia t'aDferàccia/*
^\ Da qui non partirete ,E a parte ancor MreteDi niia^ Ceifc^ ^ #
MJ5V Io formeròNfn balletto
'/J Farò una sarabanda ,Servirvi ben prometto
Con tutta fedeltà*Ors.ì Io vi falò un banchetto
Invito il vicinato,
E colla Sposa a latoLei lieto esser dovrà , a Fok
Bob. Io lasr»'^'
-
5^ ATTO SECONDO'E a Napoli men tornoMascelle a sconquassar «
Cel.PoLSì sì vi perdoniamo,
Amici tutti siamo
,
Si vadano i festini
,
Le cene a preparar
.
Tutti
A suon di violini
,
Di corni-, e clarinettiCon giubili perfettiAndiamo a festesciar »
-
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