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HISTORI A DELLE COSEOCCORSE NEL REGNO

d'inghilte rra,

in materia del Duca di Notomberlandopo la morte di Odoardo VI.

NELL'ACADEMIAVENETIANA,M. D. L V I I I.

MA MAALL'I LL. ET ECC.MADAMA MARGHERITA

D'AVSTRIA.

Il clariss. Sig. Federico BadoarOj in

ogniforte di uirtù, Madama Illuftrifsima>

neramente a ninno altro inferiore , con marauigliofo giudicio, e conprudentifsima fo-

lecitudine, an^fpirato da Dio 3 hafondata

la nobile et eccellente ^Academia Venetia-

na y in tutte lefaenze& arti ripiena d'imo

mini d'altofaperc 3 la quale con incompa-

rabil ardore della fua mrtù ha cominciato

a fyargere alcunijplendori , a guifa di quei

deWtÀurora, che uanno innanzi aliargado

ilfentiero allagrandetta del Sole : et auen

ga chepicciolipaiano 3 nondimeno 3 fgom-brando dalle menti di molti molte tenebre,

le difpo?igonoa riceuer quella maggior lu-

ce y che ad ufcirfuori s apparecchia . Laon-

de ragioneuolmente potrà dire 3& affer-

mare ogniuno y ne innanzi > ne dopo effere

di quefta giamaifiata altra adunanza pia

jt, z commu-

communemente gioueuole . per tanto s'è

maturamente deliberato, che quelleprime

opere non di molto uolume, ma fi bene d'ai

to et utilifsimofenfio yfieno a diuerfi Tren-

cipi& Signori dedicate , ejfendofi ancbora

con diligenza attero che quantofi donafia a

chifi dona per ogniparte conforme. Impe-

ro métre che la diftributione di ciascuna del

le mcdefime operefifaceua,ucnne in memoria del Clariss.Sig.Federico ; la qual tiene

eglifemprc accefa delle regie uirtù diuo-

jìra jtlte%g{L3 da lui alla Corte della Mae-

fià del I{e Catolicofuo fratello conosciuta y

et in tutti i luoghi honorata e riuerita ; che

fra l'altre opere date in luce molto le con -

ueniffe ìhifioria delle cofe d'Inghilterra

delire Odoardo >figliuolo del B& Henrico

ottauo ifino a quefii tempi auenute . nella

quale uofira tAlte?ga uederà la copia delle

marauighofe operationi , da Dio, et dafuoi

proportìonati me^i a manifefio esempio

della humana calamità proceduti .perciò

(mi crediio)lepotria efferegrata e dilette*

ude]come ricordanza di quanto uoftra ^Al

tnga dalla Sereniss . Bigina già di quefii

fpa-

fpauentofi auenimentìintefe , uedendo ella

parimenteféftejfa ejferfimile allafita Sere

nità nella uarietà difortuna, nell'ofjeruan

5M della Cbriftiana fede > nelle esemplari-

tà della uita , nellaprudenza del fuo I{c-

giogouerno, & giuftitia uerfo ogniuno.Tiaccia adunque a uojlra Jfltevga digra-tamente riceuere queflo picciol dono dalla

uirtuofìjfima ^Lcademia , a me conceduto

eh'ioglielo prefenti.dalla qual mi è(lato impofto eh'io l'offerifa altre opere che uer-ranno in luce non di maggior fodisfation di

quefta , ma di fatica maggiore : dejideran

dofifinalmente che l'MÌc^a ucflra fan-

toper fua fingolar bontà e uirtù , quantoper la maejtà del fuo fangue , con i molti

meriti dell'llluflriss . <& Eccellentiss

.

Signor Duca,fuo marito, e con la maraui-gliofa aftettatione dell'Illuftrijfimo Trendpefuofigliuolo ,peruenga a più felice& et

più alto grado difortuna .

;

Della llluflriss . & Eccell . Sig . uojlra,

antico e ueroferuitore ,

Luca Contile i%4cademico Venetìano.

H I S T O R I ADE GLI ACCIDENTIOCCORSINELREGNO

D'INGHILTERRA,

POPPO LA MORTE DEL

RE ODOARDO VI .

£ n r i c o ottano 3 1{e cTIn-

ghilterra yilluUre per l'ottimo

H fuo gommo >& pergli egregi

fatti chiamato ti grande, anco-

ra che nel fine de fuoianni mofiraffe impietà per laprofanatay& dijpre^

%dXa, religione , hebbe in uitafua fei mogli :

luna fu Caterina di Caftiglia , figliuola

del B^e Ferando d'Aragona 3 l'altra j£i*

na Bolemia , la tcryg Gianna Semcria >

la quarta jLnna di Cleucs 3 la quinta Cate

rina Hauarda ,& l'ultima Caterina Ta-

na, della prima hebbe Maria ,hora fere-

nifjima B^eina ; e quella fu ripudiata : on-

de nacque ilprincipio della fua difubidien-

B 7£

H I S T B^I Jt%a alla fede ^Apoftolica : Dallafeconda beh

he Elifabetta y &a quefta eglifece troncar

la tefta : della ter^a Odoardo di queflo no-

me fefto y nel parto del quale moriy- di ma^

niera chefu bifogno aprirla per cauarglielo

fuori del uentre : la quarta ancor uiue , &fu repudiata . la quinta decapitata : e lafe-

fia foprauijfe a detto Henrico . Et non ba-

ttendo egli alla morte fua lafciato altro fi-

glimi mafehio y che Odoardo, a lui peruen-

neil regno y nel quale è dapoi uiuuto fette

anni , Fu Odoardo d'alto ingegno> atto a ne

gociy&accofiumato affai; tutto che foffe

inftrutto da falfa dottrina : & daua molta

jpera n%a di féper le molte buone parti che

teneua in tutte le profejjìoni > ma partico-

larmente neWeffercitio delle lettere ; alle

quali attendeua con molta diligenty . Fuperò di compie[([ione molto debile , onde in

poco tempo in lui fi generò un catarro con

unapiccwUjfna contmoua toffe, il qual ca-

tarro fecondo i tempi > hor più hor meno la

moleflaua tantoj che da moltifugiudicato,

che sauicinajfe all'etico :& in cotal modo

trappajfaua gli anni fuoi. lira preffo ad

Odoardo

Odoardoprimo d'auttorità il Duca di 7<(o-

tomberlano , il quale y & per fapere , &per ualore> era in quei tempi tenuto di quel

regno il maggiore,&perciò dopo la perfo-

rici del I{€ era ricettato principalmente datutti y da chiper timore,&da chiper obli-

go: ejfo come prefidente del configlio ma-neggiaua ogni forte di negocioy còmandauaad ogni uno >& era finalmente ubidito ,&riuerito come il l{e. Etperche nelprincipio

di Febraio l'anno 1553 ad Odoardo crebbe

il catarro y e cominciò oltra mifura a nuò-cergli ueggendo il Duca la fua indifpofitio-

ne andare ogrihor più aummentando > uol-

le intender da medici la uera opinione , che

baueuano fopra la uita fua : e perciò chia-

mati due y che del continouo ajfifìeuano alla

ferfona di fua Maeftà y& a quelli aggiun-ti quattro altri de' più feientiati del regno3& fatto lor giurar fedeltà y come fi coftu-

ma a chi è della cafay da tutti uolle intender

[e*l male era etico , fé mortale 3 & quantotempo giudicauano che poteffe durare in ui

ta; i quali configliatifi inficme conchiufero 3

cbel I{e era etico 3& la infirmiti mortale3

B % ma

H I 5 T T^I Jt

ma cheperò l'afficurauano in fino al Sette-

bre projfimo della aita. Hauédo il Duca in-

tejò il giudicio de' medici , et trouandofi con

quella gride auttorità, ci) egli baucua nella

città ,fubito difegnb , ogni uolta che piacef-

fe a Dio chiamare Odoardo a fé, di uolerfi

infìgnorirc di quel regno , fi comegli effet-

ti moftrarono dapoi chiaramente , mirando

più tofto a quell'obietto , oue la fua ingiu-

ftauolontàlotiraua, che ad alcuna parte

del debitofuo , il quale era grandijfimo :&con quefta intètioneprattico di dare un fuo

ter^o figliuolo alla primagenita del Duca

di Sofolch , nominata Gianna . la quale an

cora che ricufajfe molto queflo matrimo-

nio, nondimeno& fofpinta dalla madre r

& battuta dal padre,fu neceffitata a con-

tentarfi, ecofi fi conchiufe , facendofi nel

medefimo anno, nelle féfie dello fiirito San

to le noTge molto fylendidc , e reali , e con

molto concorfo dipopolo , & de' principali

del regno . T^e fu quejììj matrimonio fat^

to a cafo dal Duca , ma con queflo difegno 3

che difendendo Gianna di cafa regale per

ma di donne , in queflo modo , che di una fo

rella

D*I^GHI LTEB^j: . ir

velia di Hcnrico ottanoy maritata prima a

LuigiXI I .I{e di Franila, e dapoi al Ducadi Sofolch y riera dapoi nata Francefca,

chefu madre di detta Gianna y egli pensò y

\ che quefla occafione fuffe buon iflrumen-

to di condurre a fine ilpenfier fuoper quei

modiyet uieych* egli tenne dapoi : de' quali il

\ primo y che usò yfu y che continouando nel

' ]\e rindifpofìtione y& ognhorapiu aggra-

uandolo il malcy effo Duca loperfuafe a far

i teftamcntoy ponédogli [otto uelo di corifeien

' %a innanzi a gli occhi y che y quando a Dio

piaceffe chiamarlo a fé y era cofa honefta y e

|molto debita y che lafciaffe alcun ordine a

quel regno y accioche neWauenire haueffe

ancora a uiuer quieto 3fi come hauea fatto

negli annipaffati y e mofirandogli il danno,

che patirebbe il detto regnoy qualunque uol

ta ne lafciaffe di quello bende o Maria y o

JLlifabetta yfueforelle; fiperche l'unayet l'ai

tra era dichiarata baftardaperpublicopar

lamento; fiper liparentati y chauerebbono

potuto fare con foreftieri y come per conto

della religione; efshortandolo y che non ha

uendo più projjìmo parente > che Gianna

B 5 fua

H I S T B^I *A

fua nuora, a quella uoleffe lafciare il re-

gno . le quaiparole del Duca hebbero tanta

for^a, efurono accompagnate con tante ra

giornee difpofero il }{e a teflareaXXI.diGiugno, nel qual tejlaméto diseredo le due

foreUe [otto pretejlo

,

l

'che non haueffero a

condurre jiranieri in quellifola, da quali

foffer date nuoue leggi y et nuoui ordini di ui

uere,aggiungendo, eh1

erano baflarde, taf-

fandone più particolarmente Maria come

catolica, e diseredandofimilmente ogn al-

tro , chepretendere in quella Corona , [af-

fando herede la Gianna nuora del Duca , e

primagenita di Sofolch , , e dopo lei laforel

la maritata al figliuol del Conte di Tarn-

bruc. il qual teftamentofu dapoi approua-

toper tuttiprincipali del regno , chefuro-

no XXXII II . Signori , & molti altri

perfonaggi; di che mai dalpopolo niuna co-

fa fifeppe,come cheper lepr-attiche,che fifa

ceuano ,fi mormorale, e dubitaffe di qual-

che flrana fuccejjìone a quella Corona . or

firmato che fu detto teftamento , fi uide in

quelpunto iftcjfo leuarfi unfero iempo con

tuoni, & folgori, cofé di rado uedute in

quel

quel regno>& delle faettey che caderono y

una percoffe quella chiefa y che fu prima a

difcoftarfi dalla religione^ difubidire allafé

de lApoftolica : cofa notata da moltiy& te-

nuta dapoi pergran fegno , e non fenica la

uolontd di Dio . Continouando poi digiorno

in giorno fempre il peggioramento del I{e 3

& intendendo^per Londra che non potea

uiuere molto alla lunga 3 s'offerfe una gen-*

tildonna di uolerloguarire 3 ogni uolta che

foffepofla alla curafua . di chefattoli confi

glio y ancora che da* medici: non foffe mai

acconfentito > non uolendo dir effa il modo

,

col quale uolea medicarlo,fi deliberojchc det

ta donna pigliaffe la cura del l{e,(ì comeféce , leuandone i medici . la qual inpoco tem

pò moftrò * chel medicamentofuo erafenica

ragione , conducendolo aWcftrcmo della ui-

ta yper cagione de* riftrittiui , ci) ella in ciò

ufaua > i quali inpicciolofpatio gligonfiare

no le gambey &grauarono la perfona fua

molto più dclT ufato . la onde conofeiutofi

1*inconueniente 3 fu licentiata da quella cu

ra 3& ritornarono i medici; ma però non

gligiouarono moltooffendogià ridotto a ter

B 4 mine

H I S T B^I jtmine 3 che per grandi chefojfero i rimedi 3

finalmente fi mori,& fu a V I di Luglio

l'anno 1553. eM/ VII delfino regno ,

& dell' età firn XVI. il quale aperto,&imbalfiemato fu pòfio nella chiefia di S. Vie

troaVafmeftro fiopra un catafalco fenica

candele ,& con guardia di X I I.gentilbuo

mini, che infin ail'effequie continouamente

uifletterògiorno > & notte.

Maria fra tanto dimoraua per fiamma,

lontano da Londra XXII II % leghe ad

un luogo chiamato Eduardben nelpaefe Efi-

fex: la quale auertita molto fecretamente

delle prattiche del Duca Tslotomberlano ,

da alcuni del medefimo configlio , & auifa-

ta della malatia del l{e minutamente 3 &£ogni fucceffoj & al fine della morte di

fua Maeflà y fiotto pretefio , che in cafa le

foffe morto un fiuo fierultore di pefie , in un

fiubito fi leuòdi quel luogo conpoca parte

dellafiuafamiglia y& con tanta preflc^a

caualcò 3 che in una notte fece XXXX •

leghe uerfo ilpaefe di l>{orfolcb, il qualpae

fé : è ideino al mare . e tutto quefio faceua

per fuggire dalle mani delDuca >& cjfer

in

D 9I^GHILTEIl\^f. 1$

in parte y onde ad ogni fuo bifognopotejje

paffar in Franca . dauafi però in quefla

fua fuga nome y& titolo di J^eina ypcr ta-

le facendoft in ogni luogo proclamare y fi co

me in nero a quella Corona giuftamentefuc

cedeua . fcrijfe ancora a Signori del confi-

glio y e principali del regno y che molto fi

maragliauayche ejjì no andaffero afar il de

bito loro con Iti come a lor ueray et legitimcc

ì\eina y efucceditrice in quel regno ; & in

quefto me%o comincio a far certe poche

genti* chiamando in aiutofuo alcuni Signori

dique paefi^e ciò per difenderjì dalle for^

^e del Ducaj ilquale per poter hauer pili

tempo à dijporreilc cofe ne particolari di

Gianna con buon ordine y non publicò la

morte del l\e infili a gli otto del mefc y come

coluiyal quale bifognaua trouar coloreyche ht

fucceJJìonefuafufjelegitima yper poter ac-

chetare il popolo y &con uiue ragioni mo-

ftrargli y che meritamente a leifi doueua . da

pò la qualpublicationefi flette ancora infin

a X . ma non fenica prattiche di condurre

Gianna in Torre yfe ben ejfa ricufaua di uo-

ler accettare cofigranpefoynon conueniente

al

H I S T B^I jtalfuo debole ingegno ; nondimeno con molte

lagrime alla fine perfuafa dal Configlio, dal

Duca , e dalpadre fi contentò di far il uolcr

loroy&cofi leuata da Fiora,palazzo del

Duca TS[otomberlano poflo [opra il fiume

Tamife difeofìo da Londra fette miglia >&accompagnata da molti [ignori & princi-

pali del regno,fu códotta in Torre ; allapor^

ta della quale trouatofi il Duca le apprefen-

tò le chiaui di.quella . nel qual atto ,fe bene

nera concorfo tutto il popolo , non pero fi

[enti un minimofegno di allegrezza . Quc-

fla che dimandano Torre , è un caftello il.

qual è da un capo di Londra,et batte ingran

parte la città , e tutti quelli, che fuccedono

alla Corona d'Inghilterra ,fa bifogno , che

auanti che peruengano a quella , dimorino

in detto luogo X . giorni . e ciò dicono,per-

chefendo quetta Torre di molta importan-

za, haueranno perficuro , che quelfia uero

fucceffore nel regno quandofarà padrone di

effa ; che altrimenti non glifarebbe conceffo

dal Configlio . Quefio Configlio ordinaria-

mente è di XXV . tefie delle principali del

regno: il quale è quello che ha la fuprema

potefià

D'IT^GHILTEBJt^f. 14potefld in tutte le cofe > &fen^a effo il me-

dejìmo I{e nonpuò legitimaméte dijporre in

cofa importante . è ben uero che poi fecon-

do i cafi e la necejjitd uè ne aggiungono al-

cuni d beneplacito del ]\e. Condotta Gi-

anna in Torre, il medefimogiorno compa-

ruero al] configlio le lettere di Maria y nel-

lequalifcriueua che douejfer andare à rico-

nofcerla y fi come deueano y per lor legitima

et uera Bucina y & fucceditrice a quella Co-

rona . Emendofi dunque intefoper dette let-

tere quantofcriueua Maria y& come tutto

il paefe di Ts^orfolch non folamente le ren-

deua ubidiem^a y ma per effa haucuano

prefo le armi per difenderla; dubitarono, che

ejfendofi fatta proclamar I{eina in tutti

queipaefij non mandaffe parimente àfarfi

proclamar in Londra, maffimamente per-

chefi conofceua d moltofuofauor ilpopolo ,

& mal contento dell'clcttione di dannaleperciò fi rifolueronofubito y che era àfei bo-

re dopo me^ogiorno , di fare che gli araldi

accompagnati da trenta allabardieri del

]{e proclamajfero Gianna Bucina in tre,

quattro luoghi della terra >• *non ucjfendo

jjjatio

B I S T B^I ^f

ffiatiodi tempo a farlo in più; riportandofi

algiornofieguente difornire, fi come fecero

poi: la qual proclama non pafsò X . leghe

lontano da Londra 3 nonpotendo i popoli u-

dirlay come odiofa ad ognuno , e di modo che

ne gli araldi propri fi conofceua laficon-

tente^-a loro >&la mala uolonta, con che

la leggevano .& era di qucfto tenore la det

taproclama

.

Gianna per la gratia di Dio Reina d!

Inghilterra , di Franila 3& dìIrlanda , di-

fenditrice della fede ; &principal capo fiot-

to Chrifto in terra della Chiefa d'Inghilter-

ra, et d'Irlanda , a tutti i noflri molto ama-

ti ,fedeli ,& ubidienti fiudditi,& a ciafcun

di loro fialuie Xonciofia che'l noflro molto

amato 3 & carififimo cugino , Odoardo fie-

fto y ultimamente B^e d'Inghilterra, di Fran

%ay& d'Irlanda , difenfor della fede y&^apoprincipale interra fiotto Chriflo della

Chiefia d'Inghilterra,& dìIrlanda yperpa-

tenteficgnata difiua manoy &fiuggellata del

fuggello grande d' Inghilterra 3& data a

XXI . di Giugno s l'anno fiettimo del fiuo

regno j in prefernet della maggiorparte de

fiuoi

D'IOGHILTE^jr. 1$

fuoi nobili, configlieri , giudici ,& diuerfi

altrigraui,& faui per/ortaggi,per bene-

ficio > & fìcurtà di tutto il regno , quefti

confentientifottofcriuendo di lor mano :&il medefimo habbia perfue lettere patenti

recitato , che , per quanto la Fregai Corona

di quefto regno , per flatuto fatto Hanno

XXXV . del regno delgià Henrico Vili,

difelice memoria 3 noftroprogenitore > e 370

grande,per mancamento d'herede del pre-

fato noftro cugino l{e Odoardo V l .fujfe

per ìauenire ftatuito > limitato > & affe-

gnato a douer rimanere d Mariafuafigliuo-

la maggiore,& aWhcrede legitimo di lei 3

& yincafo di mancamento di tal herede 3

douejfe rimaner-ead Elifabetta >fuafeconda,

figliuola 3& aWherede legitimo di lei , con

condition tali 3 quali fuffero limitate per il

paffato Henrico Vili, perfue letterepa.

tenti fotto ilfuogranfuggelloy e per fuo te-

ftamento in ferino , fegnato di fua mano .

& conciofia che la detta mutatione della,

Corona di quefto regno 3 affegnata y come

di fopra 3 & data alla prefata Maria &Elifabetta> effendo quelle illegitime, e non le

gitimamente

H I S T ILI ^gìtimamente generate . perciò chel matri-

monio y chefu tra il I{e Henrico ottano ,&Caterina y madre della prefata Maria ,&cofi il matrimonio , che fu tra il detto I{e

Henrico , e la Signora *Anna, madre delia,

predetta Elifabet,furono chiaramente et le

gìtimamente disfattiperfentenxe,e diuortij

conformi alla parola di Dio ,& alle leggi

ecclefiaftice , i quali diuortijfonoflati rifyet-

tiuamente ratificati,& confermatiper aut

rità diparlamento jpeciali neW anno XX~V 1 li .del regno del prefato i\e Henrico 3

tuttauia 5 rimanendo la detta ratificattonc

infor^ , uirtù ,& effetto , ilperche tanto i

Mariay quato Elifabetta ad ogni occorre^,

C^ ad ogni propofito fono totalmente fatte

inhabili a dimandar etpretendere laregal

corona di quefto regno , o alcun de gli ho-

noris taftelli, fignorie, terre , tenimenti 3

o altre hereditd , come heredi del prefato

noflro legitimo Odoardo , o come heredi di

altraperfona , o perfine, cofiper la caufa di

[opra recitata , come perche la prefata Maria et Elifabetta erano folamente di mc^o

[angue al noflro prefatQ cugino, & perle

leggi antiche 3& per lo coftume di quefto

regno , non debbono fuccedere à noftro cu-

gino y ancora chefuffero nate in matrimonio

iegitimo y il che in effetto non fu y come per

le fenten^ predette e diuort'ù y& per lo

detto ftatuto ,fatto l'anno XXV III .del

regno di Henrico ottauo > apertamente

appare ; e conciona che > come egli è da

penfare, o almeno da dubitare, chefé la det-

ta Maria,& Elifabetta haueffero o godejfe

ro quefla imperiai Corona di quefto regno 3

& accadejfc chefi maritajfer ad alcunfore-

ftiero, natofuor di quefto regno , in tal cafo

effiforeftieri yhauendo la Corona y et Ugo-

uerno nelle mani y adoprarebbe y &pratti-

carcbbe nonfolamétedi ridurre quefto nobi

le et franco regno in feruitù della Cinefa di

I{pmay ma ancora à uoler che le leggi 3 et co

fiumi del fuo natiopaeféfujfero ejfcrcitate9

et mejfe in ufo in quefto regno ypiu tofto che

le leggi'y cofiumiy etftaiuti lungo tempo qui

cfferuatiy da* quali dipende ogni titolo di he-

reditày ponédo ciafcuno de foggctti di quefto

regno à granpericolo della confcierv^a y &total mina del ben publico* Sopra che il

prefato

h i s r o ^ i jtprefetto noftro cugino,ponderando ,& con-

siderandofrafé , che uie ,& che modi fuse-ro conuenientiper trottar foftegno alla fuc-

ceffone della prefata I{egal Corona ,jea

Dio piaceffe chiamarlo diqueftauita,non

hauendo egli figliuoli ; e riducendofi a mi-moria, che noi, e la Signora Caterina, e Maria ,noftre forelle , figliuole della Signora

Francefca , madre noftra naturale, e moglie

del noftro amantiffimopadre Henrico , Du-ca di Sofolch ,ela Signora Margarita, fi-

gliuola della Signora Eleonora , già fonila

della prefata Sig. Francefca , e già moglie

del noftro cugino , Conte di Coberlant , era-

no moltoprojjìme delfangue difua MacHà,dalla parte di detto fuo padre, progenitor

noftro, e 370 grande;& cjfendo naturali,

nate qui in quefto regno , & per la molta

buona opinione, che hahauuto di noi , &della buona educatione della prefata noftra

cugina Margherita , hauendo per la delibe-

ratane& auifoper le predette lettere pa-

tenti dichiarato , ordinò, affegnò , limitò, et

determinò, che accadendo, che lprefato no-

ftro cugino Odoardofefto morijje fen^a fi-

gliuoli

gliuoli legitimi y in tal cafo la detta re-

gal Corona d! Inghilterra y e d'Irlanda y e

confini di quelle y& il fuo titolo al regno di

Francia.& tuttigli honoriy caflella y prero-

gatiue ^preminenze , auttoritd, giurisdit-

tioni y domintj , poffeffìoni y& heredita al

-prefato nojlro cugino Odoardo VI. al-

la detta regal Corona appartenenti y in

maniera alcuna frettanti > doueffeper man-

camento de figliuoli y & effere il più uec-

cbio figliuolo mafehio della prefitta Signora

JEraneefca legitimamente generato y e nato

in tempo difua ulta y& agli herctli ma[chi,che legitimamcnte nasceranno del prefato

-più uecchio figliuolo y e cofi difigliuolo y in fi-

gliuolo yfecondo che uemfiero y perficee'fifo-

ne della prefata Signora Francefca hgiti-

mamente nafendo y in tempo della uita del

prefato noflro Cugino, e cofìagli heredi ma-[chi di ciafeuno de' prefati legnimi figliuoli

,

&in cafo del mancamento di.tal figliuolo y

che natofufie , durante lafua uita y e man-

cando heredi a quelli , in tal cafo la detta re-

gal Corona con tutte le fuepertinente rima

; nerdoueffe anoi nominata Signora Gianna.

C figliuola

H I S T 1^1 ^figliuola maggior della prefata Signora

Francefca ,& all' herede mafchio, che della

noftra perfona legitimamente nafcejfe, con

diuerfc altre conditioni , come per lepredet-

te lettere patenti dirutamente fi narra

.

Dopo la data dellequali , cioè Giouedi pajfa

to,chefuilV I. di quefto predente mefe di

Luglio , èpiaciuto a Dio , chiamare aìlafua

infinita misericordia il detto noftro cariffi-

mo,& amantijjìmo cugino , Odoardo VI.alla cui anima fua diuina maeftà perdoni;

& effèndo egli morto,fenica herede,ne rima

nendone alcun legitimamentegenerato del-

la perfona delprefato noflro progenitore*, et

7ioftro gran 370 , Henrico Vili .'& non

bauendo la detta noftra Signora madre fi-

gliuoli mafchi , nati in tempo della uita del

frefato noftro cugino Odoardo V 1 . onde

la detta regal Corona, e fue appartenen-

te, hora è,& rimane attuale,& realepof-

[editrice per uirtu delle dette lettere , etpa-

tenti : 7s(o/ per quefto fignifichiamo per le

prefentia tutti i noftn amanti'(fimi fedeli,

& ubidienti fudditi , che cofi come noi per

ìioftra parte > mediante lagrafia di Dio , ci

moftraremQ

D'IOGHI LTE^^f. 18vnofiraremo gratiofljfima , benigna , &fo-frana I{einaà tutti i noflri buoni fudditi,

in ogni lorgiufla,& legitima caufa ,& con

tutto il poter noflro , perfeueraremo , &manterremo lafantijfima parola di Dio, la

Clmfliana pietà > le buone leggi, et cojlumi,

& la libertà di queflo noflro regno,& domi

nio , cofl non dubitiamo, che efjì,& ciafchc-

duno di loro dal cantofuo ali9

incontro ado-

gni tempo, et in ogni cafo non jìanopcr mo-

ftrarfì à noi , lor uera , naturale ,& leale

Bucina , feruidori fedelijjìmi , amoreuoli

,

et ubidienti, conformi al lor obligo, &fedeltà ; nel chefatisfaranno a Dio ,& faranno

cofa , che tenderà alla lorprefcruatione ,&ficurtà : uolendo , & commandando a cia-

feuno di qualunquegrado, flato, et conditio-

ne , a mantenere la noftrapace ,& concor-

dia ;& ubidire alle noflre leggi,per quan-

toflimano ilfauor noflro ,& lafalute loro

.

In teflimonio di che, habbiamofattofare la

frefente, teflimonio noifleffa alla Torre no-

ftra di Londra , a X . di Luglio , l'anno

M. D.LIII . il primo noflro anno. Dioguardi la B^eina

.

C % Continuando

H I S T ILI J[ -

Continouando poi la nuoua , che ognihor

piujifollcuauanogentiafauor di Maria, et

che molti configlieri andauano aferuirla , il

Duca cominciò finalmente > e con molta di-

ligen^a ad efpedire alcuni Signori fuoi con-

federati , & amici , per impedire , che le

genti di Maria non crefcejjcro in maggior

numero: alli quali,fecondo la qualità di cia-

feuno ,daua carico , mandandoli in diuerfe

parti,per ragunare quante più genti po-

teffero , con commiffione di Jiar per mar-

chiare ad ognifuo ordine , tra quali diede ca

vico difar quattromila fanti, ad unfratel-

lo del Conte di Ts{utcnton,& ejfofattigli,in

un fubitofe ne pafsò con le genti in fauo-

re di Maria ; daUaqualefu molto caramen-

te raccolto , e ben ueduto;&ferine una let-

tera al Conte di !s[utentonfuo fratello , il-

quale era appreffo il Duca, dicendogli che

come a traditore fperaua torgli la uita ,

quando non dipartile dal Duca, il qual

fuor di ogni ragione cercaua occupare il

dritto di Maria , uera fucceditrice di quel

regno , <&' farfi tira imbonendolo inperpe

tua feruitù; esortandolo a riconofeerfi ,e

gittarfi

gittarfi a piedi d'effa Maria. Molti confi-

glierilfecero il medefimo, dipajjara Maria*

& fauorirla ; ma molti ancora prefero

le armi >& affaldarono genti contra lei, a

fauor del Duca ; i quali,per darpreflc^a

all'efpeditione, ojferiuanoper ciafcun falda-

to ottofeudi il rnefe,& lefpefe . et cjfo Duca

baueua anebora dato ordine ad alcune naui

armate, chefleffero preparate per ogni ac-

cidente , che haueffe potuto nafecre : con

lequali difegnaua impedire tutti quei foc-

corfi, che haueffe uoluto dare fua Maefìd

Cefarea à Maria dalla parte di Fiandra:

lequamauiyintefo il camino>a chetendeua

il Duca ,fe nepafpirono anch'effe alla uolta

di quelpaefe , doue era Maria ; allaqual fe-

cero intendere com'erano à fuoferuitio , co-

nofcendola lor uera ,& naturai Eterna y&che commandaffe , che erano per ubidirla;

ond'ejfaliringratiò molto della lor buona

uolontà ;& dapoi caub delle dette naui y&artiglieria , et monitione, etgenti, perforti

ficarfi maggiorméte contra l'impeto delDu

ca j intendendo lo sformogrande& lafubita

prefte^a > con eh e egli difegnaux uenire ai

C j opporfi,

H I S T B^ I j[

opporfi 3 et disfare tutte lefuegenti . I{efta-

uà il Duca di prouedere al fuo esercito di

Capitan generale :& perche partendoli e-

gli del Conjìglio ,pcr andare con detto effer-

ato > dubitaua y che fuori della fua prefen-

%a y nafcejje alcun mouimentOy alquale non

potejje dapoiprouedere a tempo y ne con ri

mediy neconCauttorità fua > haueua dife-

gnatogenerale il Duca di Sujfolchy padre di

Gianna, allora proclamata l{eina : ma tjjb

conofendo in confeiem^afua non effere copi

ragioneuole il prender Carmi contra lafua

legitima B^ina , o pur cheper dapocaggine

nongli baflajfe l'animo, non uolfe tal cari-

co accettare ; dimodo che il DucaTS[otom-

berlanofu neccffitato andana egli in perfo-

na >& dato prima quelli ordini.& auuerti

miti al Conjìglioy chegliparuero necejfarijy

lafilando il detto Conjìglio in Torreyprejfo a,

Gianna ,& infuo luogo il predetto Duca di

Sujfolchy fi parti ài^.di Londra con quat-^

trojuoifigliuoli y hauendo mandato il Conte

di Varoic yfuo primogenito y con 5 00 . Ca-

ualli cótra Maria a Eduardbé.haueua anco

rafeco, unfuo fratelloyilqual haueua nomina

to macftro

to màcflro di campo, erauipariméte ilMarchefe Ts[orantun , il Conte di Ts[utenton ,

con diucrfi altri Cauallieri ,& Signori del

regno , i quali , computati i foldati , erano

in tutto due mila canotti s& otto milafan-

ti , congran prouifìone di artiglieria, e di

monitione da campo,& altre cofé neeejf.-

rie,e fi conduffe à Cambrigi , lontano da,

Londra XX. leghe ; nelqual luogo fifermò

duegiorni , per riuederc ilfuo esercito , il-

quale, come prima ufci di Londra , ingran

parte cominciò a sbandarfi , come quello 3

che mal uolentieri andaua contra Maria .

di che auuedutofi egli mandò a chieder foc-

corfo digenti al Confìglio, poi che de' primi

uè n erano rimafi pochi . Tartito il Duca di

Londra,et reflato il Confìglio in Torre,anco

va che il Duca di Sujfolchfuffe infuo luogo,

non effendo effo di molto ualore, ne hauendo

la perfona fua auttorità più che tanto , futono alcuni Signori di detto Confìglio, 1 qua-

li tra loro difeorrendo liberamente intorno

à ciò 3 conobbero , come era cofa iniqua 3

&fuor d'ogni debito loro , comportare, che

fuffe leuato il regno a colei , ch'era legitima

C 4 figliuola

H I S T B^I jt

figliuola dìRemico loro l{ey alquale cfja per

diritta ragione y e di Dioy e del mondo doue-

uafuccedere; &fottoporfi cofi uituperofa-

mente per timore ad un publico tiranno y

mancando aWobligo y che fi dee al fuo B^e y

aWhonor difeftcjji y& allx patria . Ter la-

qual cojà congiunti di uolere y ufcirno fuor

della Torre y fjtto preteflo y che hauendo il

Duca mandato a chiedere aiuto y &nuouegenti y uolea parlare y & prender auifo

da gli jLmbafciatori di Francia[opra certa

fanteria y chel predetto Duca mandaua a

foldare in Ticcardia y e^ conducendofi i detti

Signori a Banis y camello del Conte diTem-

bruc y nelqual luogo y ejfendo concorfi iprin-

cipali del Conjìglio yfiperauttontày& uà-

lore y come perfeguito y & riccheige y fu

facil cofa chiamami il rimanenteyfi comefécero poco dapoi y eccettoperò il Duca di Suffolch y che rcftò in 7 orre prcfso alla figlia :

alqual confìglio ridotti che fumo infume ,

il Conte d'iArondel y uncdJ principali del

regn ? y e del detto Confìglio y parlo in cotal

modo .

y io non bauejfi ragioni baflanti y Si-

gnori

D 9 I7ÌGHILTEIl\^. it

gnori, e fratelli miei, perpotere ifgannar-

ui dell'errore, in chefin bora fiamo incor-

ai , altriper timore , altriper uolontà , ne-

ramente dourei effer tenuto troppo audace,

&poco amatore di me fteffj , baucndo io

a parlare contra la perfona del Duca ls[o-

tomberlano , huomo & di fuprema auto-

rità , & che ha in mano tutte le forile no-

ftre , &finalmente uago del jangue de gli

huomini ycome quello , che è di poca, o di

ninna confeienyg; maperche confido in Dio,

e nelle uofìre menti , dotate e di giudicio , e

di prudenza , fi come per altri tempi ho

conofeiuto , io non dubito punto, che noi non

babbiate a concorrer meco in parere ,& cb*

io no ui habbia a mvflrare, come debbo prc^yarpoco il tiranno : alla qual cofa nò mifinngè alcuna paffione; o l'ambitiene,perche dtfi

ieri anchor io di dominare ySÌ defiderio della

uédei ta,tutto che cofi impiantente m habbia

tenuto uicinoad un anno prigione& procu

rato la mia morte con tantifederati uffici, fi

tome uoifete teflimoni : mafollmente lafaluce del benpublico ,& la liberta di queftj

regno ,• allaquale eper debito del mondo , e

.

di

di natura fiamo ubligati non meno, che et

noiftejji : e medefimamente il rimordimene

io della mia conficn^a , uedendo occupar le

ragioni di Maria , fucceditrice a quefta Corona, e che ci fialeuata quella franche1^%4 , con laquaiefamo uiuutifi lungamente

fotto inoftn legitimi I{e . Lequai cofé fé ne

no(iri petti faranno confideratcfuori di pafftone , e <TIntereffe ,uoi le conofecrete effer

diffìcili a comportare , e degne d*effer biafi-

mate . Credo , che i modi, che ufa il Ducanel uolerfi infignorire di queflo regno , non

ui fiano occulti ;& che conofiate , come né

%elo del benpublico , ne della religione a ciò

lo tiri , ma job l'ambinone del regnare, per

cloche benpublico nonfi chiama , uolerpot

re in fruita un regno libero ; ne in colui fi

dirà effer religione , che ha uiolata la fede co

tra ilfuo F^e. e medefimamentc iofon certo i

che fapete, come a Maria, figlia kgiti-

ma ,& naturale di Remico noftro l\e, per-

viene quefta Corona dirittamente perfuccef

fwne.Terche dunque debbano cofi corróper-

fi i uoftri animi,& coportare,che uno ingiù

Jlamente occupi quel* ehe non èfuo , non ueg

&

gola cagione. Qucfto farà neramente ben

publico fé restituirete lapublica libertà, di

che ogniuno rallegrante,fi come bora ogni-

uno fi attrifta di cofi uiolenta fucceffione . et

quefia farà nera religione : perche ufcrete

giufiitia, rendendo il fio dritto a chi fuc-

cedeper giufio titolo di heredità. ?<(onuc-

gliate credere , che in colui fia cofa buona

,

che cofi fenica uergogna ardifce di uoler por

le mani nel fangue di J\e. percioche alla

fine uedrefle, hauendo cffo in mano il regno,

che farebbe ubidire la ragione all'appetito,

fcacciando quella ,& amando quefio . onde

nafeonopoi Cingiufiitie , uiolen^ , rapine ,

feditioni , crudeltà, & ogrialtraforte difee

leraggine : &a uoifarebbono leuate di modo le forile , che non ui hauerefie allhora ri-

medio . E per contrario fé uorremo riguar-

dare in Maria , uedremo ogni cofa buona ri-

vender in lei : dalla quale non potremofpe

rare, fé non uera giufiitia , perpetua quie-

te , pietà , mifericordia y ebuongouemo : le

quali cofé anchora chefujfero in altrui , me-

glio figodono né fuoil^e ,e conmaggior at~

tentione fi mirano, che ne jji altri . e pe-*

H I S T B^I j£'

rò queflc , come cofé buone debbiamo ama~

re, cercare ,& feguire^ il che non debbepa-

renti difficile afare.perciò che,fé bene il Dhca fi troua con l'armi in mano ,fonoperò no

ftre, efi moflreranno a nofìro fauore , fem-

ore che noi uniti ci concordiamo inparere , e

maggiormente bora , che uedete , che la pia

parte del fuo efferato fé riè fuggito: &tutto ciò per la mala contenterà , che tut-

ta l'Inghilterra finte nel uedere inalato al

regno perfona , che non ha alcunaforte di ra

gione , &priuata quella , alla quale di uera

jucceffione pcruiene :& féforfè ui pareffe

far mancamento bora col chiamar uo(ira

I{eina Maria , hauendo poco fa gridata

Gianna , moflrandouiin quefta parte mlu-

bili , dico , cheper ciò non douete rimanere;

percloche fi conuiene dopo un errore ammendarfi, fpeicalmente hora, douendo nafeerea

noi honore,falutc, e libertà, quiete,&fatiffattione ne gli huomini, ladoue, non am-

mendandola ,moflrate d*effer poco amato-

ri di uoi fieffi , facendoui ferui ,& ingrati

alla patria,(predando le leggi, con occa-

fione , che tutto qucfto regno refliin conti-

nono

D'IOGHI LTE^Q^i. 1^

nouo trauaglio , con altri infiniti danni, che

ne rifiatano : tra quali è da confiderare y che

già lefattionifono diuife >& che alcuni ten-

gono quella di Maria , & altri quella del

Duca: le qualifaranno la mina di qucjlo re-

gno y perciocbe uedete il fratello contra il

fratello y il fio contra il nipote , il fuocero

contra ilgenero , il cugino contra il cugino ;

e di mano in mano andarete ueiendo nimici

quelli, chefono £unfangue iflejfo,& dipiù

projjimi, con che uerranno a mancar lefor-

fè di queflo regno per cofi fatta diuifione ,

laquale alla finfarà cagione di trarre in det

p regno tarmi foreftierc : in modo che fra

poco tépo doueremo affrettare d'cfjcrin pre-

da de' foldati noi , le noflrefacultà y ifigli-

uoli y e le mogli y con ultima ruina della no-

biltà noflra . Et hauendofi a leuare una del-

le duefattwni 3 mirate y ui pregoy qual è più

honejlo , che fi leuiy & doue più giudica-

te efser uoftro debito : che fon certo 3 fé la

uiltà del uoflro animo non uimpedifee y o

la {peranno, del uoflro intereffe non ui accie-

cajche direte quella del Duca 3 come quel-

la j che èfuor di ragionej ingiufta,& chefarebbe

h i s r o iìi ^frebbe atta a generar molti mali ,& incori*

venientiJl chefé è conosciuto da uoife ancor

degna cofa , che uijìprouegga come fi con-

viene . nefo io uedere > qual prouifioncp of-

fa ejferepiu lecita y opiu ragionatole di que

fta y che tutti infieme con un medefimo ani-

mo rendiamo ubidien^ alla noflra F^eina 3

la pace a popoli 3 e la libertà a noi fieffi 3 e

Iettiamo l'auttorità al tiranno ,priuandolo

difor^e , rendendo ilgiufto titolo di quefla

Corona a chi fi dee . nelqual cafo darete

luogo alla giufiitia 3 e farete detti pietofi

uerfo gli huomini , e uerfo Iddio > ilqual non

ai abbandonerà mai in cofigloriofa impre-

fa . Quifi tacque il Conte dì*Arondello . il-

quale non cofiprefio diede fine alfuo ragio-

namento j che leuatofi in piedi il Conte di

Tembruc , dijfe quefie parole . T^on mi oc-

corre di pigliare la fatica di ridire tutto

quello y che ha detto il Conte tf^Arondello 3

hauendo cjjo ragionato a bafian^: maffimx

mente > che conofco gì*ingegni uofiri cofi al-

ti 3 eh*io non dubito punto > lui effere flato

pienamente intefo da noi : ma diròfilo, che 3

quantoame* approuo tutto ciò * ch'egli h&

dettai

detto ;& mi obligo di uoler cóbatter quefta

querela contro, chi uolejfe dire il contra-

rio . Et y accompagnate quefle ultime pa-

role col metter mano allajpada , foggiunfe;

Equandoleperfuafionidel Conte ày

„4ron-

del no habbiano luogo appreso di uoi3o que-

fix jpada farà B^eina Maria, perderò io

la uita. Intendendo per la perjiiafwnelx

ragione,& per lajpada laforya*

Vauttorità di quefti due Signori > le

giujle& honefte ragioni , con che l'acccm-

pagnauanoy fecero>cbe molti altri,& quaji

la maggiorparte del Confìglio , conferma-

rono ejfere ben fatto a chiamare lor I{ei -

na Maria : ma però ui furono di quelli,

che allegarono , douerfi prima auuerti-

re il Duca,&procurare tra tanto di otte-

nere unperdon generale dalla I\eina . maperche queftifurono dipoco numero , n onfi

approuò altrimente : an^i in unfubito,fen-

t^a metter tempo in meyo , fottoferiffero

tutti daccordo una proclama, per bandi-

re Maria B^eina . ilche fatto ,& fra tanto

bauendo mandati da 150. huominià lor di-

mtìone in Torre , con diuerfi modi più fe-

iretij,

HI S T Til jtenti, per cattarnefuori il Duca di Suffolch,

quando che non haueffe uoluto ufeirne amo-reuolmente , glifecero intendere, che, come

uno del cofiglio , andajfe afottoferiuerfi alla

proclama 3 pergridar Maria Bucina, come

fuo giufto titolo . La qual cofa intefa dal

Duca ,& auuedutofi per legenti, ch'erano

in Torre , che nefarebbe cauatoper forila 3

dijpofe di andarui : ma prima entrato nella

camera , douera la figliuola , e leuato il

baldachino di detta camera, le diffe, che

non farebbe più B^eina : laqual rijpofe , che

quelleparole erano moltopiù conuenienti>

che quelle > che poco fa le haueua detto 3

quando la configliò ad accettare il regno:&chefé da gli effetti non fi giudicaffe fempre

la prudenza de gli huomini,che molti fa-

riano tenuti fàui: ma il paragone , che è

l'effetto ,fcopre ,& ifganna le genti . llche

detto, fi ritiro in una camera priuata con,

fua madre , & altre Signore , benché con

molto dolore, pero congrand'animo, e moU{

ta conftan^a . il Duca di Sujfolch tra tanto i

andò a trouarc il Configlio , dal qualeglifu \

fatto intendere la deliberatone prefa delj

dichiarare

D'IOGHI LTEVJt^. 25dichiarare Maria Beirut, bfinalmente le ra

gioni y per le quali a ciò farefi moueuano #

La onde egli ancora fifottofcrijfe alla pro-

clama 3 & moftrò concorrere nell'opinione

de gli altri 3 fé bene era contra fua uoglia .

laqual proclama fottofcritta da tutti y a

XIX . del detto mefe , intorno alle quattro

bore dopo mc^o giorno y fupublicata con

quefte parole . Maria > per la Iddio gratia,

Reina d'Inghilterra y di Franca 3& d'Ir-

landa > difenditrice della fede y & in terra

fupremo capo della chiefa d'Inghilterra 3 a

tutti i noftri amoreuoli yfedeli y& ubidien-

ti y falute. Effendo piaciuto aWonnipoten-

te Iddio di chiamare a fé il molto eccellente

Trencipc Odoardo V

I

. già noflro fratello,

preciofà memoriayonde la Corona regale del

regno $Inghilterray& d*Irlanda3col titolo

diFran^yet tutte l'altre cofe apparteneva

quella y molto dirittamente & legìttima -

mente peruengono a noi y ni frgnifichiamo 3

che effendo il noflro dirittoy& titolo quello ,

che ciprendiamoyet nefiamo inpoffeffoygm

fto y e legittimo , non dubitando y che tutti i

noflri fedeli,& lealifoggetti, nonfrano per

D accettare

H I S T P^I Jiaccettare,&per ubidire a noi , come loro

naturale ,legitima, &foprana Signora&B^eina , confondenti al debito della loro

perpetua fedeltà , affiorandoli, che ne loro

affari cofi troueranno noi gratiofa , come

nel tempo pajfato hanno trouati gli altri

noflri nobiliffimiprogenitori . Quejla pro-

clama come ho detto difopra , fu fatta in

Londra ,a 19 .di Luglio , tanno 1553*lAllaqualproclama emendo concorjo tut*

to ilpopolo , &intefofnl nome di Maria >

talefu l'allegrezza, che il Conte di Tem-bruc , Uguale difua bocca la leggeua , non

potè finire per lo grido, che faceuano nel

defiderare uita alla I\eina , ilqual Conte te-

nendo una berretta in capo di molta ualutay

adornata dìoro,& di gioie, la gettò uia:

come coftuma quella natione,quando hanno

una allegrezza fegnalata,& in un fubitoji

fenti un romor di campane , uidejì tanto

apparecchio ditauole per le flrade , tanti

fuochi,& altrifegni di allegrezza, che ben

fipofea conofeere ueramente Ummenfa fa-

tisfattionc di quel popolo . TS{on molto dop-

fofatta dettaproclama, alcuni di quelli Si^

gnori

D'IOGHILTE^J. 16gnori del Configho andarono a San Taolo,

chiefa maggiore di Londra , nella quale fe-

cero cantate il , TeDeum, &fuonargli or-

gani cofa nonprima ufata da loro:& altri

andarono colDucadiSuffolch alla Torre 3

perfare intendere alla Gianna 3& alle due

Ducbeffe,chefi ritornaffero alle cafe loro;et

chedouejfero tenereperlina quella > che

nuouamente haueuano proclamata ./'/ che

fu cofifatto : & battendone cauato lafua

gente ti Duca di Suffolcb ,fu data la guar-

dia di Torre , & di Gianna medcfìma -

mente a Milordo Vanden, lafciando , che

afuc uoglie potejfero partire quelle Signore

che haueuano accompagnata detta Gian -

na 3 fi comefecero poi ; che ogniuno di lorofé

ne andò a cafa,abbandonàdo detta Gianna,

^el fine della notte il Conte d\ArondelleMilordo Taggetto montaronoper lepofley

& andarono a trottare la E^eina : alla quale

diedero conto di quanto haueuanofattolefu

tono ben ueduti da leiy et accartygati.Scrif-

fedapoiil ConfiglwalDucadi l^otombcr-

lano la pronuncia della proclama , fatta in

Londra della Bjina Maria , &gli comman-

D x do,

H I S T B^I Jt

dò 3 che doueffe fimilmente farla proda-'

mare neìl'efferato ;& che difarmafse , &andafsc egli alla mijèricordia difua Maeftà.

onde il Duca , iutefé quefle mone ,fi firap-

po la barba ; maperò , comefauio , nafcon-

dendo inpublico l'mtrinfeco del cuore , fece

proclamare la Reina,gittando parimente

anch'efso la beretta , infegno di molta alle-

grerà Alche fentito da quelle genti, che

gli erano refiate, che non erano però molte,

la maggior parte cominciò a pafsare afa-

ttore della Reina : tra qualifurono molti Si-

gnoriprincipali del regno; che gittandofi &

piedi di fua Maeftà , trouarono perdono .

Quefiofece refiare molto impedito il Duca3non hauendo rimedio a cafifuoi ; trouando*

fi abbandonato da ogniuno,nefapendo , che

farfi . &però ,ftando cofi fofiefo, andò nuo

uà a Londra, ch'egli, come difierato ,con

forfè duo mila huomini, che u erano reftati,

andana a metter fuoco a quella terra . Uquale , ben che per cofi nuouo accidente

molto temeffe ,propofepcrò di uolere ardi-

tamente difenderfi ma poco dapoi £intefse

vònonejfer nero altrimenti; anyi , chei

fottuti

D'IOGHI LTEBJLjt. 27faldati della guardia del I[e morto 3 i quali

ejfo Duca hauea menati[eco la notte mede-

[ima dellaproclamatane della Bucina 3 fie-

vano risoluti tra loro difar dimoftratione al

mondo, ch'effi non erano andati di lor uo-

lontà a feruire il Duca y ma ch'erano an-

dati al Sig. Gio. Gatte > lor Capitano 3

&l'baueuano coflretto ad andar con loro et

witenere il Duca , ejfendo intorno due bore

inan^igiorno : ilquale trouarono conglifli-

x

uali inpiedi 3 per fuggircene>& lo arreca

tono con queflo proteflo > che uoleuano > che

fujfe loro feudo a faluarli della pena 3 nella

quale erano ìncorfiper hauerlofeguito con-

tro alla lor l\eina . a quali ejfo rifpofe 3 che

nonfapeua dar loro altro conto di quefto 3

efjendo ejfo (imilmenteflato mandato dal

Confìglio a quella imprefa ; etche nonpotc-

\uano 3 comegrande Marefcial d'Inghilter-

ra 3far prigione : cercando con molteparde

amoreuoli uolerli acchetare : le quali in

modo alcuno non haueuano gioitato : onde

era flato coftretto a darfi loro prigione :&che 3 intefo ciò dalla T\eina3 haueua manda-

to il Conte d'iArondel con alcuni altri Sig.

d 3 che

II 1 S T B^I >A

che haueuanofatto prigione effo Duca, rite

nendo Similmente i figliuoli , il fratello 3 il

Conte di Ts[utenton , il Signor Gio. Gatfr^,

& iAn fuo fratello , e Thomas Talmier ; e

che il Duca ejfendofi inginocchiato a piedi

del Conte d**A rondel l'hauea pregato,che in

quella fua auuerfità uolejjì ejfergli buò ami

co,dal qual Cote gli era fiato rijpofto molto

amoreuolmcnte ,& concortcfi parole . Cofid 2 5 . di detto mefe entro in Londra il Con-

te co* prigioni {opraferini : & il giorno da-

poi itifu condotto il Marchefe di T>{oranton

con alcuni altri, effendo e quefii, e quelli ac-

compagnati da molte ingiurie, e da gran mi

mero di popolo : efarebbe flato facil cofa ,

che foffer fiati lapidati da quella molti-

tudine, & morti , fé con lauttorità loro

<[ue Signori, che nhaueano cura, notigli

hauejfero ben guardati . tanto sdegno fi

uedeuanegli animi del popolo .e cofi tut-

ti furono pofii in prigione in Torre , con!

molti altri ancora che tu furono digiorno in

giorno condotti ; tra quali uno fu il Duca di

Suffolch,per ordine della V

x eiva . Intefofi

poi la proclamatone delta l{eina da Elifitn

betta

D'I^GHILTEI{,Ii<sf. 28betta fuaforella,& laprefa del Duca, flati

deffa fuor di Londra a certi luoghi fuoi ,fi

farti per andar a render alla detta Eterna 3

fuaforella , quella ubidien^a , che fi conue-

niua>& rallegrarfi feco : onde pafsò per

Londra a 19 . accompagnata da pm di

500. cauaìli, dimoftrandofì grata >& hu-

mana , uerfo ognuno .

Et cofi in quefla attione, come in molte

altre fi può uederc , quanto nofìro Signor

Iddio habbia cura di quefta benignijjima

J{eina dandole in mercede della fua patien-

%a l'ubidien^a da colei, allaqualefua Mae-

ftd altre uolte haueua fonato lo fraffino

della uefle; e ciò perche dando Henricofauo

re ad Elifabetta per effer ella di dottrina ec-

cellente ,pcnfaua con tai modifar mutare

la buona ,& catolica opinione ad effa I{ei-

li na : ilchc non folamente non fuccejfe al pa-

dre e meno al fratello, tutto che con ogni fot

te di cattiuiportamenti ncfuffe del contino-

uo molefiata , ma fempre più infiammata

i neWamore di Dio , e nella religione Chri-

\ (liana , fopportò con marauigliofa patien-

^ %a lafua reafortuna,et con quella ff>eran^a

D 4 in

H I S T B^I ^in Dio, dalla quale alla fine ha raccolto coft

preciofo frutto . In tanto auicinandofi la

Bucina a Londra 3 hebbe grandiffima diffi-

cultà di licentiar quelle genti , che a fuofa-

ttore s'erano leuati contro il Duca : liquali

diceuxno > che non uoleuano abbandonarla

infinite non la uedefferoficura3etferma nel

fuo regno, ma alla fine gli licentib > rin~

grattandogli con cortefc affetto del feruigio

loro. Et cofi il primo d^Agoflogiunfe lon-

tano da Londrafei miglia , doue da molti Si

gnori principali ,& da Signore>&da mer

catanti >& finalmente da tutto il popolofu

uifitata^allegrandof ciafcuno co lei : a quali

generalmétefufattagrata accoglié^.Era,

di due horepaffato il me^ogiorno > quando

fua Maeftd moto a caualloyet fece Ventrata

in Londra, con bella ordinanza, accópagna

ta da gran numero digenti a piedi y& a ca-.

natio y clj erano intorno a XII mila. Egiunta alla Torre , hebbe unagran falua di

arteglieria yet di trombe ; correndo per tutto

una allegrerà mirabile . neW entrata le

sapprefentb a piedi il Duca di Tstyrfolch 3

Cortineyla Duchcffa di Sommerfcr> Il Vcfco

uo

D'IOGHILTE^^f. 2j>

UO di Vincefire ,& quello di Duran : i quali

tutti forfè contro, ogni lor merito , erano te

n utiprigioni : perciò che hauendo il B^e Hert

vico incolpato un figliuolo del detto Duca di

*2<lorfolcb , che bauejfe machinato contra il

regno >fen%a udire altra giuftificatione , gli

hautuafatto tagliare il capo ; tenendo dapoi

il padre prigione fottopreteflo > ch'egli pa~

rimente foffe confapcuole del fatto del fi-

gliuolo:fimilmente Cortine era tenuto inpri

gionejper ciò che hauendo il P^efatto decapi

tarfuopadre > uoleua afficurarfi, che col me%o di quefto figliuolo non fi poteffe fare al-

cunafòlleuatione . La Duchejfa di Sommer-

fèr era incolpata di faperei maneggi difuo

marito 3 al quale il Duca di 'ìslotumberlana

hauea fatto tagliar la tefia > incolpandolo di

fellonia 3 che nella lor lingua y uuol direpen

far male della perfona del I{e> ò d'alcuno del

Configlio 3fen^a chef metta in effecutione :

Il Vefcouo di Vincijlre,per la religioney&per leuargli il fuo Vcfcouato , il qual erx

molto ricco : Il Vefcouo di Duran , per che

haueffe uoluto confcntire a una folleuatio-

ne • ma in effetto eraper conto della religio-

ne

u i $ r o b^i jt

ne. // detto Vefcouo di Finceftrefece una

picchia orationc alla F^eina , fupplicandola

per fé ,& perglifopranominati : la quale

fu contentijfima ,& abbracciandogli cara-

mente diffe loro , non effer mifliero , che di-

mandafiero perdono , nonfapendo effa, che

maihaueffer ojfefala Corona , & che per

quello, che alti toccaua,perdonaua loro, et

concedeuà ogni forte di libertà , fece dapoi

gran Cancellieri il detto VefcouodiVince-

ftro , & Contedi Danfi il Cortine ; i quali

dapoi crebbcr in molta auttorità appreso

la Bucina ,& delpopolo . refio in Torre fua

Maefla in fin a gli V I II . del mefe , nel

qualgiornofi partì per acqua , &andh a

i^icciamonte fuo palaigo , lontano da Lon

drafei miglia ; lafciando diue>figentilImomini in Torre,per l'effamini deprigione , a*

quali fi attefc con molta diligenza . E in

quefto mc^o a X 1 1 1. del mefé, predicandoin S.Taolo uno, afauor della buona religio-

ne , cofa nuoua all'orecchie del popolo , gli

fu tirato de faffi , &un pugnale,& hcbbe

gran fatica il ^ che in nofira lingua è co

me findico della terra* a poterlo Jaluare*

il

il chefece col farfàlire inpulpito un'altro 3

che predico fecondo il coflume loro . maque feditiofi poco dapoi furono pofii in

prigione ,& caligati infieme con alcuni al

tri , che haueuano in San Bartolomeo ti-

rati de (affi ad uno che uoleua dir meffa . et

quefti mouimenti causarono y cheaXX ufcì

poi una proclama a nome di juà Maefta di

uoler uiuere in quella religione > nella quale

per auanti era fempre uiuuta;pregando

ciafcnno a uolerla feguire > fen^a ciò elici

haueffe per ciò a ujar forila alcuna ; uie-

tando però fra tanto , che non fi potèfiepre-

dicare ne mpublico 3 ne inpriuato di tal re-

ligione 3& meno difputare . Venutofi fra

queflo tempo alla fine dell'effame del Ducadi J^ottomberlano 3 a XV 1 1

1

. del mefe

fuleuatodi Torre > & per acqua condotto

infiemecol Contedi Varoic ò fuoprimoge-

nito> et il Marchese di K[oranton nella gran

fiala di Vafimefire agiudicare , luogo > doue

figiudicano i mal fattori: nella qualfala

per tribunal delgiudicio fedeua la maggior

parte di quelli del Configlio, doue condotto

il Duca alla sbara ,per fua efcufatione dif-

fi»

H I S T 2^1 Jt

fé yche non era andato contra alla I{einas

ne cofa alcuna haueua operato fen^a ejpref

fo ordine& frittura del Conjìglio ,fi come

in effetto era nero: la quale Jcuft nonl'ef-

fendo ammeffa, confefsò effcrpeccatore,&meritar la morte : 'alla quale per [enterica,

fu condannato > & paffata che fu la fen-

ten%a , egli prego il Conjìglio , che uoleffe

moderare lapena ,& il modo della morte ;

ma fopratuttohauercompajjìonea figliuo

li , i quali haueuano errato , come giouani 3

& ignorantemente , per ubidir lui ; facen

do infranga , che gli fòffe data unaperfona

religiofa,et dotta3con la quale inanimi lafua

morte potefje ifearicare la fua confeien^a :

et che non f'offegrane a quattro, o fei di lor

Signori andarlo a uifitare 3 acciò poteffe con

ferire con effi alcune cofé importanti al re-

gno . Fu dapoifimilmente menato alla sbar

va il Marchefc di T^oranton ; il quale, oltre

Vhauer detto il medefimo , che detto haueua

il Duca , difse dipiù , ch'egli non fi era mai

meffo ingouerno 3& che fempre attefe alle

caccie . et non ejfendofi ammefsa lafcufa, in

poche parole confefsò meritar la morte 3

piangendo

D'IOGHI LTEI^K^* 51piangendo dirottamente ;& cofi anch'elfo

fu condannato . Fu condotto dapoi il Con-

tedi Varoic il quale coraggiofamente alle-

gò in fua efeufatione l'effergiouaney&ha-

uer mancato , come ubidiente a fuo pa -

Are y fen^a faper più oltre . nondimeno

con tutte quefle fue ragionifu parimente

anch'egli alla morte condannato . nellaqual

condannatane ejfo non replicò altro,{dia-

mentepregò y chefuffero pagati ifuoi debi-

ti y e quefiofece yperche è coftume cTInghil-

terra y che y quando uno incorre nel peccato

di offenderla Maeftd la Corte occupa tutti

ifuoi beni 3fenicapagar alcuna forte di de-

biti y che habbia il condannato . Tutti quefti

furono ricondotti in Torre 3& ilgiorno fe-

guente nella medefimafalafu condannato a

morte il Signor ^Andrea Dudle 3 fratello

del Duca 3 il Signor Gio. Gatt^y Capitano

della guardia ;& il Signor *Ari Gatf^yfuo

fratello y& il Signor Thomas Talmier ; i

quali yfernetfarfi molto interrogare 3 con-

feffarono meritar la morte :& cofi furo-

no rimandati in Torre. Dettero dapoi il

termine della morte al Ducala XX.nella

ti I S T 1^1 ^fnella capello, della Torrefu a una meffapu-

blica infieme col fratello , i due Gatty^, &il Talmier : & doppo hauer udita detta

7nej]a,et con molta dìuotionc communicato-

fi , ejfo domandò perdono , quafipiangendo,

a tutti quelli , ch'erano preferiti , chiaman-

do la mifericordia di Dio ,& nngratiando

la diuinafua bontà dell'hauerlo illuminato ,

€ tratto fuor dell'abufwne , nella quale era

uiuuto XVI. anni.& il medefmo fufatto

dagli altri fuoij&a XXII . condotto il

Duca , Gio. Gatt^ , e Thomas Talmier alla

giujiitia , intorno alle I

X

. bore inan^ me-

%pgiorno, trouandofi tutta Londra a quel

spettacolo, efso Duca, montatofopra ilpal-

copreparatoper decapitarlo 3parlò di que-

fto modo con molta attcntione di ogniuno .

Voi , buonegenti , qua condotte a ueder-

vni morire, ancora che la mia mortefa odio-

fa 3& bombile alla carne ; nondimeno io ui

prego a prendere in buona parte l'opere di

Dio : percioche egli fa tutte le coje per lo

meglio, et, quitto a me,iofon miferopeccato

re, ho meritato morire ,&giuftamentefin

condannato alla morte ; benché quefto atto,

che

the della mia morte è cagione , nonfia fla-

to tutto mio , come s'è creduto : ma d'altrui

io uifui prouocato,& indotto, guardimipe

rò Iddio , ch'io uhabbia a nominar alcuno .

Io per me perdono a tutti ,& ancora prego

Dio, cheparimente a tuttiperdoni, e s'io ha

uejji offejo alcuno di uoi quiprefenti,prego-

ai aperdonarmi , e neprego tutto il mondo

,

eprincipalmente rlAlte^^a della Fatina, la

qual hogratamente ojfeja , eprego tutti ai

efser tejìimoni meco , che in perfetto amo-

re,& carità con tutto il mondo diparto da

quefta uita . e digratia nell'hora della mia

morte uogliatemi aiutare con le uoflre ora-

tioni . Vna cofa , buonegenti , uoglio dirui

,

mofso principalmente à farlo per incarico

della confcienya mia, che ui guardiate da

quefti feditiojìpredicatori ,& ammacflra-

tori della nuoua dottrina : i quali pretedono

predicare la parola di Dio , ma in effetto

•predicano le loroproprie fantafieihabbiate-

ui cura come uoi entrate inorane openioni

nuoua dottrina, la qual non ha fatto poco

danno in quefto regno,& ha giuftamente

frouocata fopra noi l'ira di Dio , come può

ueder

U I S T T^I ^veder ageuolmente chi uuol ridurfi a memortale molte piaghe y con le quali qucfto

regno èflato trafitto 3 dapoi che cifiamofe-

parati dalla catolica chiefa diCbrifto, &dalla dottrina 3 chefu recitata dagli *Apo-

ftoli fanti, da martiriy et da tutti ifanti,&tifata per tutti i regni di Chriflianità doppo

ChriHo;& io credo ueramentCyche tutte

le feiagure auuenute ne gli ultimi anni a-

uanti& dapo la morte diHenricOjfono giù

ftamente cadutefopra noi,perche cifiamo

diuifi dal rimanente della Chriflianità : a

paragone della qualeftamo noi una minima

fauilla . Dhe confiderate di gratia . TS(on

hahbiamo hauuto noiguerre y fame , pefli-

lenTg y la morte de noflri B^j ribellioney fé-

ditione tra noi medefimiy et congiure ? T>lon

habbiamo hauuto diuerfe 3 et peflifere opi-

nioni y nate fra noi in queflo regno dapoi che

habbiamo abbandonato l'unione della ca-

tolica chiefa y& che altripeggior malipòf-

fono efsercy i quali nò habbiamofentittè etfé

ciò nonpuò muoueruiy riguardate fopra la

Germaniay et uederete y chejapoi ch'ella eri

trò in opinione contraria alla catolica chie-

fa:

\ fa, eper continone difcordan^e y nate tra.

loro y è quali condotta ad eftrema ruma .

j

Voi dunque , acaocbe unafilmile , et molto

maggior mina [opra noi non caggia , per

troppo prouocar la giufta ucndetta di Dio;

leuate uia per tempo quefle contentini ; ne

ui riputiate a biajìmo > o uergogna , l'unir-

ui con gli altri regni di Cbrijtianitd :& co-

fi ui ridurrete di nuouo ad efser membri di

Clmfto y non potendo efser capo d'un dif-

forme 3 &"monfiruofio corpo. Confideratc

iuoftri articoli della fede, non bauete uoi

quefieparole? Io credo nello fpirito finto 3

nella [anta catolica Cbiefa y nella commu-

.mone de'fanti y con l' uniuerfial numero de

popoli fedeli y facendo mentione deCbri-

fiianì y chefono dijperfi p+r tutto luniuerfo

mondo y del qual numero io credo d'effer ti-

no. Io potrei addurui molte più cofe a que-

fiopropofito : ma baftcrauui quefiofilo .&qui io ui accerto y buone genti y che j quan-

to bora ui ho parlato 9 è giuftamente uficito

dalprofondo del cor mio y&da meproprio' (ho detto y non ejfendone ricbiefto y ne moffo

da alcuna perfona j neper alcuna adulaiio^

E ne,

\

H I S T Til .Ane, ofperan^a di ulta,&prendoper teflimo

nio Monfignor di Vinceftre, mio antico ami

co , &ft>iritualpadre, che mi trono in que~

fta mente , et opinione , quando uenne a me.

ma ho dichiarato quefto/blamente [opra la

mia propria intentione & affettione, per

incarico della mia confciew^a , &pcr lo 'ze-

lo,& amore , ch'io porto al mio naturai

paefe. Iopotrei recitami molto piùper ef-

perien^a , che ho , di quanto male, che è ac-

caduto a quefto regno per tali occasioni : mauoi conofcete , che un altra cofa mi refta a

fare , alla quale bifogna apparecchiarmi •

percloche il tempofé neua.& bora prego(

l'iAlteigd della B^ina aperdonarmi le mie

ojfefe cótrofua Maeftd.della mal cofa io (lo

conficurafperan^a . perciocne ha già fteft

lafua bontà, e clemenza tanto auantifoprct

dime, che , doue ella mipotèuà fen^a giù-

dicio , ofen^a uolerepiu oltre conofcere,far

morire uiliffxmamente, e crudelmente: per-

cioche ioprefi et moffi l'arme contrafua jll

teiga : nondimeno (uà Maeftà mifericor-

diofa ,& piena di bontà ,fi è contentata 3

che iofiafiato condotto algiudicio,& che le

caufs

D'IOGHI LTEHJI^t. 54caufe miefiano determinateper le leggi , le

quali mi hanno giuflamente condannato .

£ maggiorefi è [coperta la pietà difua Maeflanella maniera della mia morte, onde ni

prego cordialmente tutti a pregar Dio 3 che

glipiaccia lungamete mantenerla Maejlà

nel regno in honore 3 efelicità > e falute uo-

flra . Ilpopolo à queflo rifpofe, .Amen . Toi

che cofi hebbc parlato , s'inginocchiò, dicen-

do a quelli, che gli erano attorno : Io uipre-

go tutti a tenerper certo ,ih'io moro nella

mia uera,& catolicafede.& allhora diffe i

[almi y il Miferere y ilDe profundis,& Tater nofler latino 3& fei de' primi uerfi del

[almo , In te Dominefperaui sfacendo fine

con quel uerfo , In manus tuasDomine com

mendo fpiritum meum . et quando hebbefi-

nito lefue orationi , lo effecutorgli dimandò

perdono, alqual rifrofc > io ti perdono: &chinandofi uerfo il ceppo dijfe, ho meritato

mille morti: et facendo una crocefopra lapa

glia , la baciò :& pofto il capo fotto il cep-

po ,mori.

Tutto quello 3 che diffe il Duca ,fu dapoi

in foftan^ replicato& dal Gatt^,& dal

E i Taimier,

H I S T F^I ^fTalmier > a quali l'uno doppo l

y

altrofimiU

mentefu tagliato il caponi che generalmen

te a tutto ilpopolo diede grande jpauento ;

ma moltopiù fi finarrironoper l'oratione,

chefece il Duca , potendofi persuadere ogni ,

altra cofa di lui, che quefta; come quello

che era flato Capoyet cagione di molti mali,

intorno alla religione . 1 1 refio de* prigioni

altri furono liberati , & altri ritenuti in

Torres & benchéfusero condannati, non \

però uolie la Bucina piena di bontà ,&di\

p ietà 3 chefifacete altra ejfecutioneper al-\

lora; come ragioneuolmcnte haueuapotur

to y &fi doueua; an^i alcuni di quelli,

a

quali perdonò , non folamente lafciò fenica

alcun danno nella robba, ma diede loro uf-\

fici y &honori y tenendoli appreffo la per*

fonafua per moltofedeliy uincendo con que-

fti modi il malanimo loro y con lagratitudi-

ne de* benefici y & hauendo più caro ejfer

amata per lafua mijèricordia s che odiata

per la giuflitia . tra tanto fi preparaua la\

coronatoney& effendofua Maefià ritorna-

ta da Ricciamonte y etpoflafi in Torreyfece\

reliquie del I{e ;faccndofiparimente dette

ejfequic

ejfequie in Vafmeflre ,aìla proteflante:&' dapoi trottandofi preparata ,& in ordine la

1coronatone ,a XXX. di Settembre , fua

Maefld fi partì di Torre, tre bore doppo

\difinare ,per andar alfuopalaT^o di Vaf-

\meflre,pcr efferpoi languente mattina in-

coronata: & fu accompagnata da più di

cinquecento cauaUi,fra Signori,gentilhuo-

miniyCt *Ambafciatori,tutti honoratiffima-

mentcueftiti;a quali feguirono due uèfliti

in babito ducale;quafi rapprefcntanti la pre

tenfione, che ha qiiefla Coronafopra la Du-tea di Guafcogna y& di Tslormandia . Se-

iguiua poi una lettica coperta dal balda -

chino d'oro , la qual lettica era portata da

'due muli copertiparimente d'oro ,fopra la

qual fedeua eminente fua Maefld ,ueflita

\ d'un manto d'argento con un guarnimento

intefta digioie .doppo fua Maefld feguiua

il Signor Odoardo +4fling,grande Scudiero,

\\ueflito d' oro ; al qual feguiuano due chinec

1 learde coperte d'oro . appreso u'era una car

\ retta coperta ricchiffmamente > tirata da

quattro caualli leardi sguarniti infieme con

quella dargento ;fopra U quale erano Ma-£ 5 damt

H I S T B^I ^tdama Elifabetta fonila di fua Maefià j&Madama di Cleues ,già moglie d' Henrico ;

Vili, et da cffo repudiata; ucflite ambedue

d'argento* con uefii alla Fran^fc. Segui-

nano dapoi due altre carrette > coperte di

broccato& di uelluto cremefino 3 tirate o-

gni una eteffe da quattro cauaìli leardi y co-K

peni di broccato& di uelluto cremefino yfo

pra le quali erano otto Trencipeffe . Succe-

deuano dapoi intornofettanta 3 tra Signore,

& gentildonne a cauallo 3 con le coperte di

uelluto cremefìno,& effe ueflite del medefi-

mo uelluto y in habito alla Frangefé* confo-,

dra , &fottouefti d'argento,& d'oro. *Ap- >

prcffo alla lettica difua Maefld erano quat-

tro Trencipeffeprincipali > cioè la Ducbeffa

di l^orfolcb , la Marchefa di Efeftcr y la

Marcbefa di Finceflre,& la Contejfa dsA-rondello : le quali non s 'allargarono mai da

detta lettica . Seguiuanofinalmente XII.faggi ,fopra belliffimi corfieri >uefiiti d'o-i

ro,& d'argento ; &fimilmente ifuoi caual

li . Dall'una 3& dall'altra parte di detta

compagnia andaua laguardia di fua Mae-

ftà fi de' gcntilhuomini dell'a'jga ', come de

gli arcieri ; et erano intorno trecento . K(el-

leftradefì trottaronopiù ar'chiama però due

uè ne furono di confìderatione ; uno de Gc-

nouefi , Il altro di Fiorentini . in quello di

Genouefifi leggeuano quejle infcrittioni.

Maria Regina inclyta , conjlanti ypia 9

coronam Britannici imperì] , & palmamuirtutis accipienti Genuenfes,publicafzlu-

te Utantes 3 cultum optatum tribuunt .

Et nell'altra parte del detto arcofi leggeua:

Virtus fuperauit , Iuflitia dominatur ,

Veritas triumphat y Tietas coronatur > Sa

lus reipublica reflituitur .

In quello de Fiorentini fi uedeuano quat-

tro fìatuè y le dueprime la Virtùy& la Fa-

ma y alle quali alludeuano ifeguenti uerfi :

Virtutesfama reginam adfiderà tollunt.

Maria Britannorum regina uittrkiy pia,

tdugufta , Fiorentini gloria injìgnia ere-

. xerunt .

Dapoifotto timagine della Beirut trion-

fante era fcritto y Sa luspublica :

Sotto Immagine diTalladey Inuitta uirtusl:

Sotto l'hiHoria di Thomiris, L ibertatis

nitrici: Sotto Giudit , "Patria liberatrici

£ 4 co

H I S T T^I JÈ

co'Seguenti uerfì ,i quali erano fcritti in un

fanno d * argento .

Magnanima per te quòd pax fit parta

Britannis

,

Exilio ac rcdeant iuflitia ,&pietas ;

Et uirgo praftes , quodmr effecerit ullus 3

Vir,[ummù quifit ueUusad impcrium :

Dum recipit uirtus auguflam nere corona g

Et reddunt omncr publica nota De£ ;

Ldta ubi talem tributi Florentia cultum :

Qui tamen arcanopecore maior ineft .

La mattinafeguéte, chefu la Domcmca,et

il primo giorno d'Ottobre,[uà Macftd andò

alla chief'a di Vafmefire , nella qualfi haue-

uaafar la coronatione ; & alianti di fica

Macftd caminaitano tutti i gentilhuomini

della fua cafa , ucjìiti parie di [cariano,

parte di rafo , etparte di neliuto cremefino,

fecondo igradi delle lor dignità . Doppo an~

àxuano i Milordi, co" manti di[cariano,[ -

Arati di armelini ; & doppo quelli [egui-

uano i Conti , i Marchefi ,&i D uchi,por-

tando in mano la corona , il mondo ,& duo

[cettri , tre fpade ,gli fproni ,& altre to[e

appartenenti alla cerimonia, cia[cuno fe-

condo

tondo ilgrado , &priuilegiofuo . Seguitici

poifua Maefra , ueflita di un manto di uel-

luto cremefino , con lunghifjìma coda ,por-

tata dalfuo Ciamberlanoj& dalla Duchef-

fa di T^orfolch y appoggiando le braccia 3

il deflro [òpra il Vefcouo di Duran y ilfìni-

ftro di Serosbari . feguiuano poi MadamaElifabctta, Madama di Cleues , & tutte

laltre Trencipeffe , nefrite con manti 3 &fottouefri di uelluto cremefino , fodrate

darmelini 3 con lunghiffi?ne code , con le

corone d'oro in tefta , conuenienti algra-

do di ciafeuna . Erano mcdejìmamente ne-

friti i Trencipi con corone intorno le lor be-

rettc Ducali yfoderate darmelini >le quali

però in chiefa portaitano in mano. Doppoledette Trencipefjefeguiuano le mogli de'

Conti y uejlite di minto difcarlatto 3fodrate

di armelmiy & jìmiìmente le lor fottoue-

fri . Doppo ne uenìuano le Dame di fuct

Maefra in moltonumero , nefrite difcarlat-

to y con quefr'ordine: Giunfefua Maefra al-

la Chiefa y effendo coperta tutta la terra y do

uepaffaua y dipanni a%urri ; iquali poi re-

flarono alpopolo:& il Vefcouo di Vmce-

frre>

H I S T F^I ^£

flrc 3 il qualhaueua afar le cerimonie del-

la coroninone, injìeme con diece altri Vefco

ui y& altri preti y hauendola leuata della

fala di Vafmeflre, ly

accópagnaronofotto un

baldachmo infino alla cbiefa ; et la condujje

rofopra un eminente palco, fatto di rincon

tro all'aitargrande ,fopra del quale erapo-

fto difede regale , molto eminente . Douegiunta fua Maefld , fu da ciafeuna delle

quattro parti del palco dal Vefcouo di Vin-

ccftre moflrata al popolo , dicendo loro ,

che quella era la uera Brinai& dimandan-

dofé per taleTaccettauano ,& emendo da

ogniparteJi ,rifpoflo, fua Maefld andò al-

l'altare : doue fatta loratione , fu pofla d

federeper udire la predica : la qualefu det-

ta da un yefcouo in materia della ubidien-

ti che fi deepreflare atti l\e . la qual fini-

ta , fua Maefld fece il giuramento . e dop-

po chinata innanzi l'altare ,furono cantate

le Ictanie . le qualifomite,fi ritiro in un luo

gofecrtto : doue trattofi il manto,& rima-

fa in unafottouefle di iteliutopaona^p,ufcì

effendofi prima benedette tutte le uefli y che

ella haueua daportare.ctgiuta aU'altarc,di

Miotto

nuouofi diflefeproflrata in terrari que'pre

lati co molte bello cerimonie la benedicono :

epofla a feder auanti l'altare y fu da detto

Vefcouo unta nelle fratte , nel petto , nelU

fronte 5 e nelle tempie ,& dapoi ueflita di uè

fte di taffetà bianco , e di manto di ueìluto

morello 3 fodrata di armclini 3 fen^ baua-

ro : & cofi di nuouopoflafi a federe le furo-

noprefentate tutte tinfegne dette di [opra ,

che portauano i Trencipi in mano ;& final

mente fu coronata di tre corone : & reflan-

do con Ìultima in capo ,fipartì daWaltarc3

cantandofi il te Deum ,& fu pofla a fede-

re fòpra la fed ia > che era fcpra ilpale o : et

aìlhora perii Vefcouo di Vincere fupubli

cato ilperdongenerale ; il qual Vefcouo an-

dò dapoia darubidien^a afua Maeftd; e

doppo lui il Duca di Ts{orfolch in nome di tut

tii Duchi ;bafciando la finifira guancia di

fua Maeftd.Jìmilmentefecepoi il Marckejè

di Vinceftrcper li Marcheji 3& il Conte di

jLrondelper tutti i Conti , effendo però ba-

fciata da tutti particolarmente . doppo fe-

cero anco il medefimo i Milordi . Etfinita la

cerimonia, il Vefcouo di Vinceftre cantò la

mefsa;

H I S T III jl

mejfa ; alla qualfua Maeftàflettefcmpre in

ginocchiata y tenendo nelle mani duofcettri 3

uno di l(èj et l'altro con la colomba in cima3

ufato di darjì alle I{eine . Fornita la mejfa ,

fua Maeftd di nuouofi ritiro nella detta ca-

mera fecreta ;& dapoi ufcita con un man-

to di uelluto morello > col bauaro fodrato

d'armelini 3 portando nella deftra mano lo

fcettro reale >& nella finiftra il mondo ;&appoggiaiafi al Vefcouo di Duran ,& al

Conte di Serosbari, col medefimo ordine ,

con che uenne >fipartì 3 hauendo feco dipmgli lAmbafciatori, i quali eranoflati a quel-

le cerimonie , fopra due palchi, fatti a tal

effetto>& ìnqueflo modo ella ritornò alla-

granfila di Fefmeftre ; doue eranoprepa-

ratele tauole perdcfinare. benché fuffero

cinque hore doppo mc^ogiorno. In queft&

fola erano due Signoria cauallo 3 il Conte

tiiArhi) &il Duca diTSforfolcì) ; ilprimo

per quelgiorno gran Contcftabile >il fecon~

dogran Marifcial ; a quali era dato la cura

fecondo l'ordinario della guardia della fala .

doppo alquanto di {patio 3 fua Maeftàfipo-

fe a tauola nel me^o , fotto un baldachino 3

& da una parte federono 3 ma molto difco-

fte, Madama Elifabetta* & Madama di

Cleues,& dall'altra parte il Vefcouo di Fin

ceflre ,gran Cancelliero . Et continuando il

banchetto 3 con uiuande regali per tutte le

tauolc, di che nerapiena la [ala, ungentil

-

huomoa caualbj riccamente adobbato > et

armato con la lancia in mano , nominato

Demor 3 la cafa del quale haperpriuilcgio 3

in tal occasione far quefto ufficio , & per

bocca d'^Araldofeceproclamare , ch'egli co-

nofceaa quella per uera B^eina d'Inghilter-

ra ;& che fé fujfe alcuno , eh' ofaffe dire il

contrario , eh' egli con l'arme sofferma di

mantenerlo ; &gittò ilguanto dell* batta-

glia; & quiui fermatojìper alquanto dijpa

tio 5 andògirando la fala y intorno intorno ;

C^ ritornato nel medefimo luogo, facendo

fembiante et affettare , s%

alcuno gli contra-

diceua 3 et non comparendo alcunofece riuc

renila a fua Maeflà , moftrando di rallegrar

fi feco . La quaUprefa una coppa doro, pie-

na di uino j eglifece brindefe ,*&gliela mandb a donare ; la qual egli partendofi portò

in mano > in luogo di lancia . Toco dapoi ef-

fendi

h i s r 1^1 j£

fendo finito il mangiare , fua MaeHà fece

chiamata fé gli ambafeiatori y& con beni-

gnijjimeparole ragionando con tutti 3 et rin

granandoli del difagio patito 3 diede loro h-

cernia ; & leuatajì da tauola 3 fi ritirò .

Fatta la coronatane fintimi unparlamen-

to yper dar ordine aìlecofe di quel regno, il

quale per la mutatione del gouerno haue-

tia bifogno di mutar coflume 3fi come fece 3

faffando in quelparlamento molte leggi con

trariea quelle > che prima eranofiate fatte

in uita del P^e Henrico ,& parimente in ui-

ta di Odoardo : delle quali una conferma -

uà 3 il matrimonio della madre della I{eina 3

fatto col l{e Henrico 3 effer legìttimo, an-

nullando tutte l'altrefatteper lo contrario :

con che fi uennea dichiarare la Eterna legiti

ma><& uerafucceditrice in quel regno :cper

confeguen^a dichiararono tutte l'altre dòne

d Henrico concubine >& non mogli;& fi-

milmente i figliuoli nati d%

effe baflar-

di . Vri altra leuaua tutte le leggifatte nel

tempo di Odoardo intorno lecofe della re-

ligione j cioè il matrimonio de preti >& ce-

rimonie della Chiefa 3- ordinando che ipreti 3

che

L'IOGHILTE^<A. '40

che haueuano moglie , non uolendo lafciar-

la, etpentirfi, nonpotejfero amminiftrare il

culto àiuino , ite godere alcuna entrata del-

la Chiefa ; ma félafciauano le mogli , con

qualche dimoflratione dipentimento , in po-

co tempofarebbono rimeffi , con qualche aiti

to al uiuer loro : et che quelli , a qualifvffe

morta la moglie,fatta lapenitela del pecca

tOjfuffero rimejjìa celebrare,fen^a tenerlo

ro alcunafua entrata, douepoiji uidde,che a

molti Vefcouifurono leuate l'entrate , & i

Vefcouati , ch'erano infino al numero di die-

ce, furono pofte inperforte di buono efempio*

et di buona uita ; reftituendone alcuni a pre-

lati , cheprima n'erano fiatipriuati da Benrito. Fecero ancora una legge , chcleuaua

quella dura ordinatione, che,qualunquepar

laua della riformatione della Chieja , ouer

contra il F{e , o progrejji fuoi , cadeuà nel

peccato dell'offcfa Macftà.la qual ordinatio

ne toccauaferialmente a huomini di chiefa :

perche non era loro cóceffopredicare,o dijpu

tare di molte cofe,che bora è in libertà d'ogni

uno . nel qual parlamento la F^eina fikub

anch' ejfa il titolo di fopremo capo della Chie

fi

n i s r o ki jf

fa , tutto che molti fuffero di contrario par

rere . Furono parimente nel detto parla*

mento reflitvite alcune cafe de nobili nel fan

gue antico, come quella di Cortine , Duca di

'Norfolch,& di Monsignor illufirifs.Tolo :

che altro non mol dire appreso loro , chepò

fere hereditare, per ciò che , chi è macchiato

di tradimento,difendendogli qualfi uoglia,

e piccola,ogrande beredità, non la può gode

re ,an^i fé la gode il F^e, infin tanto, che

allafua cafafìa reftituito ilfangue.&già in

tutte quefte cafe uera rimala la macchia

,

benchépiùpreflo per altrui maluagità , che

per colpa loro . tra tanto fi comincio a parla

re di accafamentoperfua Maeflà,attcf) che

effendo ella di matura età , ne ' 40 . anni, in

circa ypareua alla maggiorparte,che non do

ueffe molto tardare,per hauer alcuna pror

le : nella qual cofa correuan molti pareri:

fero bifognaua , che fufle opera di Dio , il

pervaderla , che per falute di quel regno fi

uoleffe maritare,emendo ella da ciò lontana,

et moftrando di curarfene affai poco. Alcu-

ni difegnauano nella perfona del Trencipc di

Spagna, altri nel Cardinal Volo,altri in Cor

D'I-KGHILTEBJl^. 4Iimi ,& moltifecondo il lor burnire. () uelli,

cbefauoriuano la parte del Trencipe^jimuoueuano con qitejie ragioni; ctìejjendo moltoinquieto quel regno ,& dmifo , era neccfta-rio bauere un l{e cojìpotente , che haueffe et

for^e d'acchetarlo,&> chepotere afficurarlodogniprattica , chel l{c di Franca hauejfetentato per cotal diuifwne . il qual l{e eflendo tanto uicino , & effendofi impatronitodella Scotia facilmente trouando qucfla dif-

umone , & non ueffendo contrailo, col tépoballerebbe potuto difegnare doccupar queiregno , oltre che ili modo religiofo del uiueredelia Eterna non ricercaua dhauer altro, che

forefiero. Mtri diuerfamente parlauanodi Monfìgnor Volo ,& diceuano , che con-

' correndo in lui la nobiltà , effendo di fangueregale,& difendendo di una fonila dkenrico Vili* la buona religione, e la bontàdella uita fua , cH era efempio a tutta la

Clmflianità , con l'ejfer di quel regno , non

|

ne potentino frerare, fé non carità, operebuone , e^ buongouerno ,& chefacilmen-te con tauttorità fua era beniffimo atto a

'difender quel regno , dalle for^e Frangefi,F fenica

H I S T ^ I Ufen^a chiamar arme forefliere . Molti ài-

uerjamentoparlauano di Cortine, dicendo ,

gb'cgti era de i loro , nato di[angue regale y

e dijcefo anch'efio di unaforella della madre

d'Hénco della ì\ofa bianca, cioè uiueuafecó

do la lor religione proteflantc : col qual[og-

getto non potrebbono effer me(fi in fruita

del Tapa ; effendo egli nutrito nella nuoua

religione: &per lo[angue moftrauano la

nobiltàJuà ,& cornerà atto per l'auttoritd

aconferuarilregno:& che fimilmente ef-

fondo de i loro,& conoscendo meglio gli hu-

mori delfuo natio paefe y che gli ftranieri,

meglio ancora haurebbefaputogouernargh

& acchetare , rimouendo ogni forte di di-

tiifmw: oltre che ueniuano a leuare quefla

occafione di condurre gente flraniera a dar

cofiumi a quel regno, & porli in perpe-

tua fruita ,fi come borafi trouaua tutta

quella parte dìItalia dominata da Spa-

gnuoli :& che fi mantcneuano con quella

franchigia, con laqualefono uiuutifi lunga-

mente,Tero lepratticheper lo Trencipefu

rono cofifrette , e le ragioni in quelfogget-

fo cofi euidenti j che inpoco tempofi

cornine

ciò

JD' 1'KG H I LTEW^A . 42ciò a conofcere , come la Beirut più a fauor

del Trencipe,che di qualuque altro,pédeua:

onde in moltifi uide malajàtisfattione ,e la

moftrarono dapoi. ptrcioche cfjendogiàla

cofa del Trencipe conchiufa, et publicata, et

digià pacati i capitoli, iqualifono qutfìi .

La prima cofa , fu conuenuto , che tra

il SereniJJìmo Trencipe di Spagna, et la Se-

renijjima \eina d'Inghilterra fi contraheffe

furo ,& legitimo matrimonio per parola

de prefenti , ilqual fi doueffe con ogni pre-

flc^a commodamente confumare: et che

in uirtà di detto matrimonio contratto ,&confumato , il Trencipe godeffe il titolo, ho-

nore ,& I{egio nome di tutti i regni,& do-

mini di detta Sereniffìma I{eina , & aiu~

taffe quella , mentre che duraua detto ma~trimonio, nelgouerno,& amminiftratwne

deffi y restando perofalue ,&ferme le ra-

gioni, i priuilegi,& i coftumi di detti regni',

\et domini: & che fpecialmente il Trencipe

f lafciaffe libera alla I{eina la difpofitione di

tutti i benefici, & offici di detti regni > e

domini, i quali shaueffero da conferire ne

naturali di effi regni

.

F % lAppreffo +

h i s t o ibi ajtppreffo ,fu commuto , che in uirtù di

detto matrimonio la I{eina doueffe ejfer ri-

muffa in compagnia di tutti i regni ,& do-

mini delTrencipc cofi preferiti, comefutu-

ri ,. durante detto matrimonio, et in cafo

che la B^ina fóprauiuejfe al Trcncipe , le fi

ajfegnaffe per fuo piatto fej)anta mila li-

breogni anno ,fopra tutti i regni, terre ,&domimi patrimoniali deWImperadore fuo

padre, per tutto il tempo, elodia uiuerà, di-

firibuiti nellaforma , che fegue , cioè che le

fiajfegnaffero fopra i regnidi Spagna, &di ^Aragona quaranta mila libre,& uen-

timila fopra i Ducati , & domimi di Bra-

bantia,di Fiandra , di Ollanda, d Enao 3

& d altre terre patrimoniali dell ' Impe-

radore nella Germania inferiore, nel mo-

do, che la medefima fomma altre udite fu

confegnata a Madama Margherita dIn-

ghilterra, chefu lafciata uedouadalDuca

Carlo di Borgogna.

£ t cheper ìfchifare le controuerfie , che

potrebbono nafcereperla fucceffione tra fi-

gliuoli, che fijpera nafeeranno di tal ma-

trimonio,foffe ordinato nel modofoffeguen-

te.

D'IOGHI LTEW^t. 45te yprima y che quanto appartiene alla he-

redita materna y ifigliuoli , che nasceranno

ài quefto matrimonio gabbiano da facce-

derefecondo le leggi,flatuti > <& cofiumi del

regno il nghilterra >& altri regni y £> do-

mintj y che da quello dipendono . ma quanto

a beni y che ha da lafciare il Trencipe yfi ri-

ferueràprima a Don Carlojnfante di Spa-

gna yfuo primogenito y efuoifigliuoli y e di-

scendenti cofimafchiy come[emine tutte le

ragioni y che al Trencipe appartengono y o

apparterranno ncWauemre fiper la morte

della \eina yfua aua y come per quella del-

l'inuittijfimo Carlofuo padre y regni di Spa

gna y& dell'una y& laltra Sicilia y il Du-cato di Milano y& altre terre y e domintj

d'Italia fotto qualfi uoglia titoloy che fi do-

manda y conpefo però delle predette qua-

ranta mila libre dipiatto y nel modo fopra-

detto .

E più y che in cafo y che'l detto Don Car-

lo Infantey ouer i difendentifuoi mancajfe-

ro y intal cafo il primogenito y che nafeerà

di quefto matrimonioyfarà forrogatofecódo

la natura y leggi y et cofiumi dellafucceffio-

F 5 ne

HI s r 1^1 ^£

ne di effx regni& domini ,

Che il dettoprimogenitofuccederà fari-

mente in tutti i Ducati , contati 3 domini, et

terre patrimoniali 3 che appartengono a,

Carlo Impcradorc tanto in Borgogna>quan+

toneW<Alemagna bajfa,& in qual ji uo-

glia delle altre dipenden^

.

Che fé referanno doppo Don Carlo In-

fante , & Jìtoi fucceffori figliuoli di qucfto

matrimonio , mafchi, ófintine chefano, in

talcafo Don Carlo , & juoi difendenti re-

fleranno efclufi delle dette terre , e domini

della lAlcmagna bajfa ,& della Borgogna;

le quali con ogni lor ragioni peruerranno al

primogenito ; che nafcera del preferite ma-trimonio; confegnando a gli altri mafehi con

ucnicnte portione,& allefemine dote con-

uementc ne regni cCInghilterra ,& domi*

ni predetti della ^Alcmagna bajfa ,& della

Borgogna: dichiarando che ef]ò primoge-

nito, ofuoi difendenti nonpojfano preten-

der cofa alcuna ne' regni della Spagna , o

d'altri domini del detto Don Carlo Infan~

te; riferuato però quello, chegli fuffe lafcia-

to per lejlamento dell'ano , o delpadre

.

Che

D'IXGHILTEHJ^^:. 44Che fé occorrere 3 che di quefio matri*

monio non nafcejfc mafcbio alcuno y ma [o-

lamtnte [emine , in queflo cafij la prima-

genita debba [accedere con tutte le ragio-

rune domini della ^ilemagnx bajfiiyjempre

eh' ella prenda marito natiuo d'Inghilterra,

o di detta ^tlemagm : & che fia con con-

fentimento > & con configlio di Don CarhIn[ante[uo fratello : altrimenti>quàdo dh >

[fregato il configlio del fiatelio y fi mari-

tale in altra per[ona , che de predetti luo-

ghi 3 in tal ca[o effafìa priuata della [ucaf-

[ione de detti domini della ^Alemagna bajfa

& della Borgogna >& à Don Carlo Infan-

terà [noi dij'cendenti reftino [alue & in-

tere le ragioni di cotal[ucce[fwnc,non man-

cando però di dare lei y quanto all' altre fi-

gliuole y che refieranno di detto matrimo-

nio y dote conuemente yficondo l'ufiy& co-

fiume di detti regni y & domini; intenden-

dofi yfi non ui[ufierofigliuoli ìnafihi .

Che [e per ca[o mancale il detto DonCarloy e tutti ifiuoi difiendentiy& chepari-

mente di queflo matrimonio alcun figlimi

mafthio non nafiejfe , non [blamente [emi-

F 4 ne>

n i s r o ^i ane j in tal cafo che la primogenita debbia

[accedere non folamente ne' domini della

lAlemagna bajfa , & della Borgogna , mane' regni della Spagna anchora, dell'Lnghil

terra >& d'altri conforme alle leggi > &ordini loro .

Si ordina ancora ,& e(pre(famentefi di-

chiara, che in qualfi uoglia cafo difucceffxo-

ne ciafeuno > che hauerà dafuccedert, debba

conferuare ad ogni Bucina terre>& domi-

nio y et leggi ,& ordini loro > & porre al

gouernoperfone naturali di que regni .

ultimamente y che tra il detto Impera-

tore , il Trencipc >& fuoi difendenti infie-

rite co regni , domini 3& terre loro 3& tra

i regni,& domini della detta \eina> debbia

effereper l'auuenirc intera > &fmcera fra-

ternità>unione> et confcderatione> che a Dio

piacendo > habbia a durareperpetuamente >

conaiutarfi imi l'altro in qualunque cofa

occorrerà >per conferuatione >et augmento

degli flati , de regni , & de* domini loro ;

& che (filialmentefeguiti l'accordofatto a

Vefmtftrey Canno 1 542 .& il trattato fat-

to in 1 trechjU 1 6. di Gennaio 1546 . Fatte

quefle

quefte capitolationi,parue ancora alla I{ei-

na ,&al Configlio d'Inghilterra , chefifa-

ceffe mentione di tutto quello, a che uoleua-

no ubligare la perfona del Trencipe perfo-

disfattone di quel regno :&fu dichiarato

di quefla maniera , con condizione però ,

ctìeffo innanzi la confumatione del matri-

monio,douejfe congiuraméto confermarlo.

Che il Trencipe nonpotejfe ammettere

neiramminiflratione di alcunaforte di offi-

cio > beneficio del regno d'Inghilterra , e

domini ad effo pertinenti neffuno forefile-rò , mafollmenteperfone natefiotto il domi

modella I\eina*

Che, detto Trencipe debbia accettare, in

tuttigli offici della cafa fua , numero con-

uencuole de nobili , & uaffaìli del regno

d'Inghilterra, & quelli trattar bene,&fauorirgli , non comportando , che d'alcun*

altrofiramero difua cafafiano molefiati ne

effi , ne i uaffaìli del regno d'Inghilterra;&fé i dettifiranieri preteriranno ,fiano cafii-

gati , sfacciati fuori della fua corte , &del regno

.

Chel Trencipe non leuerà del regno d'In

ghilterra.

H I s r B^I Jtghilterra la J\eina,faluofe da lei no nefuf]

e

fregato : ne meno condurrà fuori i figliuoli,

che nasceranno diquefto matrimonio ima,

lafcierà > chejìano nodriti , & alleuati den-

tro il regno y con la fperan^a della futura

fucceffione : riferuato però , che poffafarlo

occorrendo il cafo della neceffità , ouer una

opportunità,che lo ricercale ,& ciò facen-

doli col consentimento d'Ingleji .

Che in cafo , che la Reina mancaffefenica,

lafciaredi fé figliuolo alcuno , il Trencipe

non habbia ragione alcuna in detto regno 9

& domini dipendenti : ma debba laftiare la

fuccejjìone d\(fi a chi debitamente fi afpetta

fecondo gli ordini ,& leggi di effo regno .

Che l Trencipe non rinuouerd cofa alcu-

na negli flatipublici , ouer priuati ; ne an-

co nelle leggi ,& ordini del regno,& domi-

ni dipendenti da effo , ma confermerà ,&conferuerà a ciafeuno flato lefue leggi, &priuilcgi .

Et più, chCl detto Trencipe non pojfa

portare y ofar trajportare fuor del regno

d'Inghilterra legioie , & altre cofe preci o^

ft appartenenti al teforo di effo regno > ne

meno

meno alienare cofa , che parimente appar-

tenga a detto regno d'Inghilterra , ne tam-

poco lafciar , chejìano usurpate daJvoi{ad-

diti , dx altri, an^i operare che qualji uo-

glia luogo del regno , & ifpecialmcnte le

fartele , fìano diligentemente guardate

per ufo,& utilità del regno,& de fuoi na-

turali: ne ancora debba permettere, cheta-

no rimoffe le naui , artiglieria,& altri iflru

menti bellici atti alla difefa, ma fargliguar

dare con diligen'xa ,& prouedere alla per-

petua difefa d'ejjò regno .

ultimamente , che , per occafone del

prefente matrimonio , il regno d'Inghilter-

ra non debba dirittamente indinttamen-

te intrometterfi nella guerra, cht hora è tra,

llmperadore & B^edi Francia, an^i che

detto Trencipe debba con ogni fon potere

procurare , che la pace , laqual èfra i regni

àiFrayi^a , e dInghilterra > fa offeruata 3

& che nonfa data occafione alcuna di rom-

perla , accioche non nafea cofa ,per lacuale

fipoffa intendere, chefa derogato al con-

tratto , chefufatto ultimamente , dellapa-

ce, &amicitiatra detti regni; ma che in-

quanto

H I S T B^I aquanto a gli altri regni y & domini patri-

moniali y cjfo Trencipe rimanga libero di

poter aiutare ly

lmperador fuo padre, a

difefa dellefue terre y come a uendetta delle

ingiurie riceuute,fecondo che meglio glipa-

rerà . Erano già y come ho detto di [opra ,

publicati i capitoli >& conuentioni [opra-

fcritte , in ogni qualità diperfine ;& fi co-

nofceua y la Bucina ejfer eflrcmamente incli-

nata a prender più preflo il Trencipe per

maritoy che alcun altro de%

propoli : per la-

qual cofanifurono, di quelli, che s'immagi-

narono £impedire quejlo negotio con tu-

multi y perfuadendofi , che facendoli fotto

preteso di efferfolamente cantra foreftieri 3

per il benpublicoy non difubidiuano alla J{ci

ria . Et tra principali tumultuanti unofuTietro Carro , l'altro, Thomas Huuiet y il

ter^ y il Duca di Suffolch . il qualDuca ef-

fendo in Torre yper commandamento della

B^eina y&fopragiunto da una inàifpofitio-

negraue y a prieghi della Duchefsafua mo-

glieyfua Maefià lo liberò di Torrey dandogli

la cafapcr prigione y con conditionc però 3

che ad ogni requifttione ritornafse in Torre :

&

L yIXGHILTEW.A. 45& nonfucofipreflofuori,& alquanto ri-

bauutOjche s accompagnò co li dueprenominati, pigliando carico per la parte fua .

Fecero configlio fra di loro ,& ordinarono ,

chefiftefsefu leprattichefecretamente, manonfiface/se mouimento alcuno , infino alla

uenuta del Trencipe , ilquale sajpettaua di

corto. Tietro Carro,emendo per queflo effet-

to andato in Cornouaglia ,fu tanto inconti-

nente , che come defiderofo di nouità ,fcn?aofseruare rordine dato ,fi feopri auanti il

tempo, llche prefentito dalla I{eina , lo

mandòfubitoa chiamareper caligarlo ,&egli temendofé ne pafsò in Franila . Intefofi

tutto queflo daWHuuiet ,& dubitando egli

ancora di non efserefcoperto.fi difpofe,quantunquegliparefsefuor di tempo, difare al-

cun mouimento. Et cofì , nelpaefe di Chem-pton , cominciò a ragunare di molta gente,

& conprcfle^afolleuò tutta quella partedipaefe ,ponendofì ad ordine per marchiar ealla uolta di Londra . La qual cofa inten-dendo la F{eina, difegnò di mandar contra il

detto Huuiet ilDuca di Sujfolcb con genti;

& mandato per efso, trouarono ,che egli

fermamente

fermamente credendo efstre [coperto y &baucndogid udito il tumulto dell'Huuiet,fé

riera caualcato con forfè dugento caualli

nel paefe del Contado di Varoic ; nclqual

luogo cominciò dinuouo a proclamar la fi-

gliuola \eina:&facendo infìan^a di uoler

entrare in una città , molto principale in

quelleparti, confortandogli huomini d'efsa

a ciò , non potè ottenerla , ne hebbe luogo

alcuno lafua ejfortatione: percwche la Rei-

na , intefa lafugafua ,fubito hauca credi-

to a quelle parti , doue fapeua chel Duca

caminaua :&fattolo bandire per tradito-

re , trouandofi il Duca non bauer potuto

infignorirfi di quel luogo atto a riceuerefe 3

et le gentifue , e manco hauere mai potuto,

che afua richiefla fi moueffe uribuomo di

quel paefe 3fi trouò al tuttofuori difperan-

<%a di poter fare alcun buon'effetto ,o gio-

vamento pcrferuigio del trattato , e tanto

maggiormente,quando intcfe,cbel Conte di

l>{utenton gli ueniua dietro , mandato dalla

T^eina per impedirgli ifuoi difegni. llqual

Conte ejfendo buomoprattico,& anco par-

ticolare fuo nimico , nonpoteuapenfare al-

tro j

D 9IT{GHILTEHR^£. 48tro yfc non che egli l'haucfft afeguirefen^

alcuna forte di rifletto :& perciò deliberò

di uolere dar luogo alla fortuna , col cerca-

re di ufeire feonofeiuto del regno . onde ,

chiamati i fuoi feruitori 3 comparti loro

quanti danari haueua , pregando ciafeun di

loro a procacciarli la fallite i?ìfin atanto >

che ad altro miglior tempofé ne poteffe fr-uire . licentiatili fenica uolerne ueruno in

compagnia ,fi conduce ad un lauoratore di,

unajuapoffejfione ,pregandolo 3 che uolcfi-

fe nafconderlo tantochéfuggile dalle mani

del Conte di T^utenton . a che rifondendo il

lauoratore prornifé 3 che lo nafeonderebbe

,

& ancoralo falucrebbe molto tempo >fen-

^a che il fapefse alcuno . e con quejla pro-

mcjfa lo condufse in una campagna > doue

era un'arboro , che dentro era molto nuoto,

et im lo nafeofe ^promettendogli portare da

uiuere ognigiorno: ma dapoi, penfato più lii

gamenteal rifpctto de bandi , cheper tutto

faceua fare la \eina per ritrouarc ilD uca ,

& forfèpiù prefio dall'interejfe di qualche

guadagno 3 andò a trouarc il Conte di \i:~

tenton j &fecegli intendere j ch'egli teneuq

nafeofo

H 1 S T Ti I j£

nafcofo il Duca . il qual Conte utnuto infie-

me con luì all'allogiamento fuo > trouò chél

Duca y ejfendoftato uicino a due giorni fen-

%4 mangiare > & quafi morto di fame y &ài freddo y era ufcito deVÌarboro y & uenu-

to a cafa del lauoratore > efi rifcaldaua . la

onde y fopragiunto dal detto Conte , fu fat-

to prigione 3& condotto in Londra • In cjue

fio tempo la I\eina > uedendo non fi poter

feruire del Duca di Suffolch per mandare

contro all'Huuiety ui mandò ilDuca di T^or

folcb congenti,artcglicria3 e munitione d'o-

gni forte, il quale effen do andato a trouar

l'Huuiet 3 infin a ]{pceftrey &pojiofi in ui-

fta dejfo con legenti;Huuietfipofe in ordine

per combattere . di che accorteli le genti del

Duca y fenici uergogna tutte in un tempo

pafjarono alla parte dHuuiety dandogli nel-

le mani l*artiglieria y & ogrìaltra forte di

monitwne .fi chel Duca non potè in modo al

cimo rimediarui y an^ poco tempo dopo fu

anch'egli fatto prigione 3 ma però in brieue

rilavato dall' Huuiet ; il qualglifece inten-

dere y che fé uoleua efferconlui a liberar la

patria, lo tratterebbe molto bene> hauendo-

lo

lo fempre tenuto da padre : & douepur uo-

leffe ritornar alla l\eina y cifera in(uà liber-

ta difarlo : ma che lopregaua y che non no-

iej]e mancare di dire a fua Maefldj che quel

le arme non erano contro a lei > ma contro a

glijlranieri y &per mantenere nella prima

libertà ilpaefe, &• la patria fua.Tiacque al

Duca di ritornarci:& molti altri ritornaro

no con luiy lanciando pero ogni lor monitio-

ne diguerra y e tutta l'artiglieria,& la maggior parte delle genti , che uolfero rimanere

con l' Huuiet . // quale non molto dapoi co-

minciò a marchiare con un corpo di quattro

in cinque mila fanti uerfo Londra , con in-

tcatione dihauere in effa cofi gran parte

,

che nò gli haueffead ejfer bifogno dinfangai

nar molte corai^e y alt/ arme y tenendoli

per facile l'entrata . Ma y intefo la Bucina la

uenuta di cofui y con tutto ctiellaf trouaffe

difarmata y e con poco rimedio di refifere a

tanfempito y non reftò per ciò y che non mo-

ftraffe il ualorofo y& generofo animo fuo

,

col porre a meglio y che potè y l'arme in ma-no a forfè 500 . huomimy la maggior parte

Jìrameri >& certi pochi delpaefc y& ad al-

G tri

H I S T 2^1 Jttri tanti caualli . e > chiamato dapoi ilpop(h

lo a parlamento , cercò di moflrargh tutte

le ragioni , che la moueuano a pigliare ma-ritoforefliero ,& il Trencipe di Spagna, et

la ficurc^a , che ne nafceua a quel regno 3

facendogli capaci , come non tiera altra for

%a atta a difenderlo dal ]\e di Frà^, il qual

digià sera mfignorito della Scotta, che quel

la del Trencipe di Spagna; & che non era

folamente il parerfuo , ma ancora di tutto

il Configlio d Inghilterra , il qual era flato

quello , che , per falute della libertà di quel

regno , haueua cofi deliberato : della qual

deliberatione s*era contentata, credendofi,

che ciò, chefaceffe il Configlio,nonpotefse ef

fere fé non a fodisfattione di tutti . Ter la

qualcofali pregaua, che, come amoreuoli

dììfeflesfi ,& della patria , uolefsero pren-

der l'armi a difendere fé flcffi ,& la giu-

ftitia infieme con lei contro a rubelli , i quali

fuori di quel debito, che doueuano alla lor

J{eina , e di queWobligo , che fi tiene alla pct

tria , haueuanoprefc l'armi , egtcifiauuici-

nauano per Iettarle quella auttorità, chepo-

co auanti di confenfo loro , & del Configlio

l'era

Perafiata data :& che y come infoienti y&deftderofi di mal fare y non fi fermerebbono

a quefio y ma leuerebbono ad efsi ancora la

robba delle lor cafe y l'honor delle lor donne 3

C^ a molti la aita :aggiungendoy che, quan

do in ciò non uolefserfare il debito loroyfpe-

raua y che Iddio y come quello y che Ihaueux

freferuata in molto maggiorfortune >pari-

mente in quefia non labbandonarebbe.ilpòpoloflette attentamente ad udire la I{eina ;

& y conofeiuto y che la ragioney allegata da

quella y era la pura y& mera uerità y comin

ciò a gridare ; Viua la Iberna y & uiua il

Trencipe di Spagna y offerendoli di buona

uolontà y diperdere le uite loro y e lefacui-tà y difaluare lei y efeflejjì . e cofi piglian-

do arditamente l'arme y fi miferoin punto

per prouederey che l'Huuiet nonpotefse loro

nuocere:& diedero alcun ordineper quella

parte onde egli ucniua .& fra ìaltreproui-

fiord chiufero la porta y oue fipafsa ilponte*

lafciandoui buona guardia digenti : nonpotè

do entrare l'Huuietper altrondeyfé nópafsa

uà il Tamifio y fiumegròfii'filmoy che non fi

può pajfare y fe non con barche. & fimil-

G z mente

H I S T T^I Jtmente pofero guardie in altre parti della cit-

tà , doue giudicarono eterne bifogno . In

quefto me^o Seguendo il uiaggio fuo uerfo

Londra l*Huuiet,giunfe alla portafopradet

ta ;& uedendò di non potere entrare ,propo

fé di andar a pacare disopra Londra intorno

XII . miglia ,& tentare da un altra par-

te della città , fé potejfe entrare : & paca-

to jgiunfe alla porta della terra , uerfo Vafmejtro, con alcunepoche dellefuegenti . Fa

ceua infiamma con cortejì parole,che uoleffe-

ro aprirgli, dimoftrando loro , che doueano

farlo, efjcndo egli de fuoi,& che era in quel

luogo per mantenere la libertà di quel re-

gno,& difenderlo da forejlieri;acciò che non

fuffepoflo in perpetua feruitù ; come auue-

rebbe ,fe lo lafciauano capitar in manod' ef

fi . ma per tutto ciò ogni fua ragione riufcì

uana : percioche trouandofi a quella pò rta

una guardia fedeliss. alla Fucina, glifu rijpo

fio, che douejfe dimandar perdono alla Buci-

na: ch'altraméte ne con genti,nefolo era per

entrar in Londra-Colendo ejfi perferuigio di

fua Maeflà uiuer, & morire , fi come debi-

tamente deueano fare tutti ifedeli uajfalli

uerfo

'L'IJiGHILTEP,^.5 i

utrfo il lor %e . Intanto , chel detto Huuietera uenuto alla porta conpoca genteperpròcurar l ' entrata 3 haueua lafciato intorno aLondra in una prateria tutta la fua gente .

ma in queflo me^o il Conte diTembruc, co-

nofeiuta foccafìone, ufiifuor £un altraporta , con cauallcria , & fanteria , & andòad inueflire ualorofamente quelle genti ; le

quali efsendofen^a capo/i disfecerofacilméte; reflàdone alcuni morti, moltiferiti, et in

finiti prigioni. Era alla guardia di fuoridella porta, douefi condujfe l'Huuiet , Corti

né con caualleria ;& haueua ordine , di nonlafcia raccofiar i nimici ; et che,fé cercaua-no di approffxmarfi , douejfe combattere,

maeffo , oper non hauere alcuna ejperien-

^a nelle cofe della guerra , o pur conofeen-

do ejfer meglio la/ciarlo pajfare , poi elice-

rà con poca compagnia , lo lafsofcorrere in

fino alla portafenica dargli moleflia,o cerca

re d'impedirlo, onde tra molti nacque opi-

nione, che tra loro fuffe intelligenza , &decordo ; & ne flettepregione con perico-lo della uita , infin tanto , che r Huuiet alla

mortefua giuftificò , che queflo gentil'huo^

G $ mo

H I S T ^ I jt

mo non era in alcuna colpa . Ritornando al

ragionamento primo , dico , che hauendo il

Conte di Tembruc disfatte legenti dell'Hu-uiet , chefé neftaua in quel tempo alla por-

ta , &fentendo Cortine lafuga d'effe , gri-

dxndoammala ,ammala , diede dentro

indetto Huuiet ,& nelle (uè genti, &conpoca uccifionc prefe lui , & la maggior

parte de fuoi; non hauend'egli tempo ne di

faluarfe, ne di dare oleumforte difoccorfo

afuoifaldati . cofifu condotto in Torre . E-ra fiata la I{eina molto ejfortata , che do-

uesfe per fua maggior ficure^a ritirar-

fi in Torre ,& non appettar in quel luogo la

uenuta dell' Huuiet : ma effa con animo in-

flitto ricusò fempre d'acconfentire a tanta

uiltà :&fu bene : percioche in un tempofi

fece conofeere pergenerofa,& leuò laflra-

da d'inuilire il popolo, come hauerebbefat-

to, s'ella fifuffe dipartita . Fermoffi adun-

que con animo fianco& uirile, hauendo in-

torno 5 co . huomini ben armati , con grof-

fe prouifioni per difenderfi , facendo bifo-

gno : an^i faceua inflan^a di uoler andare

mperfona a combatter con lHuuiet > fé le

fojfe

D 9 IT{GHI LTEB^<A . 51foffe flato conceffo . Vedeuanfi dalle fine -

ftre del palalo della fucina le genti , che

tUuuiet haueua lanciate nelle praterie : &andandouifua Maeflàper uederle , uigiun-

[e intempo y che Tembruc le combatteua:

laquale, effendo uicina un Uro ctarchibufo ,

uidàe chiaramente il ualore de fiuoifioldati

,

& la uendetta de fuoi nimici , con la uitto-

ria di Tembruc. etnonpoteua fieguirne al-

trofine perfina Macflà,poi che ifaldati era-

no condotti da cofi buon capitano,et cóbatte

nanoper ilgiufto >& contragli nimici della

fede catolica . di cheprefefua Maefld quella

contenterà , che può ogn uno imaginar-

fi; e trouandofi libera da cofigrane pericolo3

refe gratta a Dio di cotanta tintoria . Tro-

uauafi 3 come è detto di [opra ^prigione il

- Duca di Suffolch,& lHuuiet,con alcuni al

tri principali del regno : onde uolendo il

Configlio ueder quello, che Lgiuflitiade~

terminauadi loro , cominciarono a procefi-

farli : & in pochi giorni fiententiarono a

morte il Duca , &fu decapitato . Ts[elpro-

ceffar l'Huuietparue , cheglifuffè datojpe*

ran^a di fialuargli la uita , ogni uolta che

C 4 confejfafse

H I S T lil ^confeffaffc tutti i cófapeuoli della congiura ;

ond'egli, o fuffe per odioparticolare, o per-

chegli fuffefatto dire, confefsò,che Cortine

era confapeuole del tutto,& ch'era ordina-

to , ch'egli piglialeper moglie Elisabetta y

&fìfaceffe J\e.ma diceua ilfalfo,(ì come an

ci) egli alla mortefua confefsò , dicendo, che

tutto quello, che haueua detto, eraflato per

falue^afua , ma non che fuffe cofi in ueri-

tà . 7^0* rimarrò ancora di dire, che uifu-

rono molti , che diceuano , chel cafo di Cor-

tine era flato d'altra maniera, cioè, che, ha

uendoegli hauuto Jperan^a di haucre per

moglie la \eina ,& ueduto dapoi , il nego-

ciò efferfì conchiuf) per il Trcncipe^degna-

to di ciò ,fi uoigeffe afornire , e moflrarfi in

tutto feruitore ad Elifabctta.laqual copi ha

uendo forfè dato qualcheforetto ,fu cagio-

ni difar imprigionare& l'uno , & l'altro.

Seguim del continouo la giuflitia nel pro-

cefsare i rnielli prigioni :& in pochi giorni

ne furono appiccatiper Londra dugento , di

modòji he nòfipotata andarperflrada alai

va ,(!><' nofi haucjfe auantt a gli occhi queir

-

borrendo Jpettacolo d' huomini morti . Sa-

rebbe

rebbefi proceduto a maggior uccisone : mala Bucina di ogni crudeltà lontana, e tutta be

nigna y& pietosa,fermò la rigorosa efjecu-

tion della giuflitia ;& di tutti quelli y ele-

vano rejiati y ad alcuni dono la libertà y&parte nella prigione ritenne, il muoui-

mento del Duca di Suffolcb, & la nuoua

proclamatone della figliuola Fucina > fu ca

gioney che quella pouerafignora infieme col

marito y quantunque non confapeuoli di ciò*

fujfero dalla giujlitia condannati a mor-

te . a quali forfè farebbe fiato perdona-

to ilprimo errore y fi come la clementiffima

l\eina mofiraua già hauerc deliberato,

pronunciata quefiafenteni^a y fu mandato

un teologo , ualenf buomo yperche haucfse

cura di perfuadere la Gianna y& trarla di

queW errore y nelquale era uiuuta infino al-

Ihora y acciochey morendo il corpo y nonper-

defse l

y

anima . ^Indò il teologo a uifitarla,

& doppo alcuneparole di cerimonia y inco-

minciò a uoler efsequire quanto gli era fia-

to impofio . ondefsa y afcoltatolo afsai y gli

rifpofc y che troppo haueua indugiato a far

cotal ufficio>e che no uera tempo a baftà^

* di

H I S T 1^1 Udi poter attendere a tante cofe ? Ver lecjaai

faroky credendofi il buon huomo di poter

con un poco di tempo ridurre quefla Si -

gnora alla ucra flrada , parendogli hauerla

trouata con buona difyofitioncyfe riandò a

trouar la l\ema ; & narrando la riftofla

d'efsa Gianna^ lafupplicb a uolerleprolun-

gar alquanto la uita ; accioebe hauefse tem-

po di conuertirla . ilche gli fu concefso da

fua Maeflà 3facendole allargare tregiorni

di termine . andòfsene il teologo a trottare

nuouamente Giannay& le difse> che a fine 3

eh*ella hauefse tempo di poter ammendarli

de fuoi erroriy la bontà della fucinagli haue

uà fatto gratia diprolùgarle tregiorni la ui

ta :& che la pregaua a uolere in quel tem-

po attendere alla fallite dell ' anima fua :

confortandola a ciò con tutte quelle buone

ragioni y che la fua molta bontà da molta

dottrina a ccompagnata gli dettaua . lS[on-

dimeno ella fempre dimojlrò poco appre^*%are l'offerta y dicendogli y che quantunque

ella hauefse detto quelle parole , non era pe-

rò flato con intentione y cliefso lo doucfse ri-

ferire alla Bucina: an 1^ che mentre non Ma-netta

D'I^GHILTE^^. 54Ueua ueduto , haueua di modo abbandonate

le cofe del mondo 3 che nonpenfaua punto al

timor della morte: ma che sera preparata,

di riceuerla patientemente di quella ma -

niera3chepiùfofsepiaciuto alla l\eina :Sog-

giungendo essere ben nero 3 che alla carne ,

come cofa mortale s doleua 3 ma che l'anima,

fua nejlauagioiofay douendo partire da co-

fi fatte tenebre3 perfalire ad una eterna lu-

ce yfi come efsajperauaper la femplice mi-

fericordia di Dio . Era quefla Signora di

molte buone lettere dotata sfigreche 3 come

latine , & nelle cofe della facra fcrittura

fcientiata molto : eperciò con tutta la gran

diligemmo, , che ufafse il teologo 3 fu molto

difficile il perfuaderle alcuna cofa buona 9

auenga che efso con buon Tglo ,& uera ca-

rità i non tabbandonafsegiamaifin alpun-

to della morte : inanyi laquale 3 hauendo

coftei per bene di dar conto al mondo della

fua proclamatione >&come tutto eraflato

fattofew^afuo confentimento*& fen%afux

uoglia yfece in quefla forma lafeguente di~

chiaratione .

fAnchora che la mia colpa fìa tale f

che

H I S T B^I ^che yfen^a clemenza della Brinci y non pof-

fa ottenere perdono y ne dimandar re-

minone alcuna > hauendo prediate orec-

chie a quelli , che in quel tempo > non fb-

lamente da me , ma dalla maggiorparte di

quefio regno y faui erano riputati 3& bora

con fuo y& mio gran danno y & uergogna

s hanno fatto conofeere tutto il contrario 3

col uolermi donare quello y che non era fuo 3

ne a me conueniua di accettarlo . la onde mi

uergogno a chiedere di un tanto delitto per-

dono.ma cofi come bora confefso l * ignoran-

ya mia 3 che mi conduce a tal fine y fé la

gran mifericordia di fua Maeflà non ui sin

tramette : cofìfpero y che ,fe ben la mia col-

pa ègrande y almeno farà conofeiuta non ef

ftr in tutto cagionata da me : percioche an-

cora che io prendeffì fopra dime quello 3 di

che non era degna y non fipotrà giamai dire

ch'io lo ricercaffiyne che di ciò mi con tcntaf-

fi . & che fia uero yhauendomi la Duchefi-fa di lS{otomberlano promefso nelle mie no^^e con fuo figliuolo , eh* ella fi contentereb-

be, ci) io tteffì in cafa con mia madre ; intcn*

dendopoij che publicamente fi diceua , che

non

non tra più (peran^a nella uita del I{e ; e di-

cendole ciò il Ducafuo marito > il eguale me-

defimamentefu il primo , che a ine lo dicef-

fé: mi commi/è 3 df io non doucfjì ujar più

di caftfua Soggiungendomi , che, quando a

Dio piacefse chiamare alla fua mifericordia

il I{e j il che farebbeflato prejio y ch'era ne-

ceffario y eli io me n andasjìfubito in Torre ,

hauendomifatta heredefua Maefld del re-

gno . Le quaiparoley dettemi cofi alla fpro-

uifla y certo commojferograndemente l'ani-

mo mio 3 e mi fecero flupire 3& anco dapoi

mi aggrauarono molto . e con tutto ciò atten

dendouipoco >&facondone poco conto, non

reflaua d'andare a mia madre . ma la Du-

cheffa , adiratafi& con lei >& con meco, le

difse, cheféfi rifolueua a tener mescila mede

fintamente terrebbe apprejfo di fé il mio marito ; al quale anderei dapoi in ogni modo, et

perciò non uolend "io difubidirla ,per tre ,

quattro giorni me ne reflaiin cafa , mfinatanto 3 eh' io ottenni licen^ di andar a Cel-

foypalai^o del Buca di K^otomberlano . do

uè poco dapoi effendomi amalata 3per la Si-

gnora Sedinej mia cognata,&figliuola del

Duca

Duca di TSlotomberlano , il Configlio mi madò a chiamare

$ facendomi intendere , che

quella ftefsa notte doucffi andare a Sion, luo

go del Duca di Sommersero , per riceuer

quello , che mi era ordinato dal B^e : nel

qual luogo , allagiunta noftra , non trouam

mo perfona alcuna , ma ui uenner poco da-

poi , il Duca di TS[otomberlano , il Marche-

fé di K(oranton , il Conte d^Arondel , il Con

te di Vininton ,& il Conte di Tembruc : da

quali fui afsai trattenuta, auanti che mi di-

cejfero la morte del I{e; & maffimamente

adii detti Vininton ,& Tembruc ; i quali,

facendomi riueren^ infolite, ne conuenienti

allofiato mio , inginocchiandofi in terra, mi

faceuano cflremamente uergognare . *Alla

fine fecero uenire douera io , mia madre, la

Ducheffa di J^otomberlano , &la Mar-chefa di TS[orantun . il Duca di TSlotomber-

lano , come prefidente del Configlio, manife

fio la morte del 1\e , dimofirando, quanta ca

gione haueuano di rallegrarli tutti della buo

na ,& uirtuofa uita, ctieglihauca menata,

& per /'ottima morte , che haueua fatto ;

mofirando di confortarefé [ìefso,& i circon

fianti,

flauti , che nel fine della ulta fua hauefsc

hauutofigran cura delfuo regnoycópregare

noflro Signor Dioy che loguardafse daliopi

nione contraria alla fua >& che lo liberale

dalle fue non buone forelle Regnando il me-

defìmo Duca, che la detta Maeftd haueuct

ben considerato uri atto di parlamento j nel

quale fugià deliberato , che qualunque uo-

leffe riconofere Maria , ouer Elifabetta fo-

relle y per heredi della Corona yfuf]i tenuto

traditore > emendo Hata Maria difubidicnte

al He Hcnncofuopadrey& anco afe mede-

fima y & principalmente nimica capital

della parola di Dio y& ambedue baflarde :

& che per ciò egli non uolle mai intendere ,

che fuffero fue heredi ; ma uolle in ogni mo-do diferedarle ; &per ciò y innanzi la mor-

tefua y hauea commandato al Confìglby&conflrettoloy per thonor y che doueuano et

lui y per lamor 3 cheportauano al regnoy&per la carità 3 che fi dee alla patria y che do-

uejfer ubidire alla fua uolontà y &far ch'el

la haueffe effetto aggiungendo di più effo

Duca y ci) io era la herede nominata da fuct

Maeftd ,& che le mieforelle mi haueano et

fucceden

H I S T 1^1 jt

fuccedere 3 incafo ch'io fusfi mancata fen~

ya figliuoli > nati di me legitimamente . al-

le quai parole tutti qué Signori del Confi-

glio s'inginocchiarono > dicendo^ che mi ren-

deuano queWhonore ,che mi fi conueniua,

ejfendo della linea retta ;& che in ogni mo-

do uoleuano ojferuare quello y che haueuano

promeffo y con animo di fyargerc per ciò il

[angue j& diperder leproprie uitc . Onde

io y hauendo intefo queflo , quanto reftajji

fuori di me,& iftupida , Uffero farne fede

a quelli y chefi ritrouarono prcfenti squali

mi uidero cadere in terra piangendo , &grauemente dolermi . et , dimoflrata U mia

infofficien'^a a qué Signori > mi dolfi con ef-

fi della morte di cofi nobil Trcncipc,& in-

fine mi riuolfi a Dio , pregandolo 2 che ,fe

quello s che mi ueniua donato> era mio dirit-

tamente j mi uoleffe far gratia 3 eh* io po-

teffigoutrnarlo in fuo feruigio y & utilità

di queflo regno. Il feguente giorno y come

cgniunfa yfui condotta in Torre :& poco

dapoi da Milordoygran teforiero , mi furo-

no date legioie; con le quali miportò ancoUcorona , fen^a chepur gli fuffe dimandata

in

in nome mio\,e uoleua, ch'io mela poneffi

in capo, perfarprona , fé mi fìaua bene . il

che rifiutando , egli mi diffe y che uè ne fa-

rebbe anco una per incoronare il mio man-to. le quaiparole iofenti con miogran difyia,

cere : e doppo la partita di detto Milordyfui

e. i mio marito , e di ciò ragionai con ejfo

tatuo, che lo riduffì ad acconfentire ,che 3

segh douca effere fatto I{e > farebbe fatto

per me> e per ma del Variamento . Mandai

dapoi a chiamare il Conte tf^Arondely& il

Conte di Tembrucy e diffi loro > che, quando

la corona uenifse a me 3 io mi rifolueua a

non uolerfare mio marito I{e >nelo confin-

erei mai : ma che mi contentaua di farlo

Duca, il che efsendo riferto afua madre y

fi adiro con meco oltra modo y eperfuafe fuo

figliuolo,che non dormifsepiu meco : il quale

tubidi y affermandomi , ci) egli non uoleua

efser Duca ,mal{e . Ond'io fapendo y che

la mattina feguente per commiffione della

madrefé ne doueua andare a Sion >fui sfor-

mata y come donna y & amoreuole di mio

marito 3 mandare a lui il Conte d' .Aron-

dei j& il Conte di Tembruc 3 accio che ope-

H raffero

H I S T 1^1 Jt

vosero che uenifse ame , comefecero. <& co

fi dal Duca ,& dal Configlio fui inganna*

ta ,&da mio marito ,eda fua madre inai

trattata, oltre a ciò, fi corneefama, il Gat 1

^ha confefiato , eh'eglifu ilfrimo apromo-

nere al }{e , di farmi fua herede . nel refio,

io nonfio quello chCl Configlio haucfse de-

terminato difare j ma fio ben io di certo, che

due uolte fono fiata auelenata , la prima in

cafia della Duchefsa di l<[otomberlano ,&l'altra qui in Torre . Venuto ilgiorno della

fua morte,& di quella del manto, egli,che,

prima che morigero,defideraua darlegli uUtimi baci , &gli ultimi abbracciamenti , la

fecepregare , chefi contentale , ch'egli a?u

dajfe a uederla. et ella fece rifpondergli,che9

fé la uifia loro hauejje a dar conforto al-

le loro anime, molto uolentieri fi conten-

terebbe di uederlo; ma che , douendo la lor

uifia accrefiere ad amendue miferia y& ap

portar maggior dolore, meglio era fcr alibo

ra rimettere quell'atto ,poi che in breue fi

haueuano a uedere in altra parte>& iti-

nere dy

indiffolubil nodo perpetuamente

congiunti . Ìfell[ ordinatogiorno al marita

fu

fnpublicamente rao^o il capo. per lei fu

preparata in Torre la manara .-alla quale

innanzi chefujfe condotta,fu ricercata dai

gouernatore dfcforre> a lafciargli alcuna

memoria di lei , a ciòfùngendolo la molta

ajfettione , che le portaua .& efjà ,fattofi

dareunpiccol libretto ,ui fcrijfe fopra tre

fenten^e , una greca , unx latina ,& una

Inglefe, lequali erano in qucftafoftan^a. la

greca era tale.La morte darà la perù al mio

corpo delfallo,ma la mia anima giuflificarà

inanimi al colpetto di Dio la innocenza mia.

La latina diceua , Se la giuflitia ha luogo

nel mio corpo . I*anima mia Ihauerà nella

mifericordia di Dio . Vinglefe . il fallo e de-

gno di morte , ma il modo della mia igno-

ranza doueua meritar pietà ,&efcufatio-

ne apprejfo il mondo , & alle leggi . Con-

dotta poi , doue doueua finire la ulta }&giunta a piedi del tribunale , uolfefi a quel-

legenti , ch'erano preCenti ,& tutti fallito 3

pregando ogniuno conpietofo ,& nobile a-

fyetto a uoler credere che lafua morte na-

fceua dalla fua innocenza :& prefo per la

mano il teologo, il quale , ancor che non ha-

ll z uejfe

H I S T \I ^uefsc potuto farfrutto alcuno , non Vhaue-

uà giamai abbandonata , l'abbracciò , di-

cendogli , andate, che noflro Signore Dio ut

contenti d'ogni uofiro defìderio : efiatefem-

ore infinitamente ringratiato della compa-

gnia , che m hauete fatta ; auenga che da

quellafiafiata molto più noiata,che bora no

mifpauenta la morte . Etfalita fopra il tri-

bunale, e dafeftefsafcwltifi i capelli, gittan

dofeli mancagli occhi, etpofla la teftafit-

to il ceppo , dal giufli^iero , con molta com-

pajjìone de riguardanti , le fu leuata dal

bufio • Erafi in quefto tempo già ftabilito il

matrimonio della l{eina col Trencipe : il-

quale a XIX . di Luglio , l'anno 1554.comparfe in uifta d'Inghilterra , al porto

£intona , efsendo appunto l'anno , che la

F^eina era fiata proclamata . L'armata 3

che hatieua confecofua Maefià, erano al nu

mero di ottanta naui grofse ,& quaranta

carauelle , cioè uafselli di minor grande 1^*^a . uè ri erano dapoi diciotto della Bucina ,

& altrettante di Fiandra, lequali eranofla

tefempre a cofia,afficurando il camino. Er-

rano al detto porto d intona in efsere, per

andar

D'IOGHI LTEW^A. 59andar a riceuere fua ^Altc^ay ifottofcritti

SignoriyMilord TaggetoyCóte di Battolate,

Milord Triuifel > Conte di Blondel , Milord

Tonfguatirjlgrà tcforiero. tutti queflifono

del Conjìglio,et hanno l'ordine della Garatie

ra.c di più rierano Milord StrangeryMilord

Matrauerfo , Milord Vejiin y fatti gentil-

huomini della bocca di fua ^AlteT^a : il

Marchefe de las 'h{aos y^Ambafciatore di

fua ^Altei^a > infieme co predetti Signori x

efsendo flati inaiati ad intona dalla Fati-

na y perche andafser ad incontrarefua *Al-

te'iga . la mattina a X X .del mefé > che fu

il Giouedì y montarono fopra una nane co-

perta di tela nera et biancasguarnita di den

tro di tapetijiniffimiy co unfeggio coperto di

broccato-^ condotti da io.huomini,che uo

gauanoyiiefliti di ucrdey& di bianco, imprc

fa della Bucina y fériandarono a trouar il

Trencipe , accompagnati da diete altri na-

ni, coperte tutte dipanili ra^i; le quali ha*

ueua fatto metter inorarne il gran Ciam-

berlanoy come maggiordomo difua ^Alte^

<%a , datogli per tal ufficio . Queftiigiunti

all'armata ,s apprefentarono al Trencipe,

H $ dal

H I S T Itf *A

tta/ qual furono accolti allegramente ; &fatte le debite riuereni^e, et efpoflogli quàto

haueuano in commijfwne dalla Iberna? imi-

tarono fisa <Xlte'2ga nella naue ; ilqual en-

tratoti, infieme edl Duca tfiAlua > Mag-giordomo maggior > il Signor J{uigome^

deSilua y primo camerier maggior > il Si-

gnor Don .Antonio di Toledo,primo canal-

lieri'Tgp maggior>& il Signor Don Vedrò

Lopesj Maggiordomo ,fe ne uennc ad ^in-

tona. Arriuati alla fcala del molo yfmon-

tarono in terra : douefegli fecero incontra

infiniti altri Signori >& gentiluomini di

quel regno -^aiutando fua ^Lltei^a con lm

miliffime riuercn^ :&fuparata tutta la

artiglieria di quel luogo :& quiui da mcf-

fer Antonio Bruno , fatto cauallieriigo di

fuaMaefld ., le fu prefentata una cbinea

learda sguarnita con fornimento di uelluto

crcmefino , riccamato d'oro ,& di perle 3

con la gualdrappa parimente di uelluto

cremejìno > col mcdefmo riccamo doro,&diperle , neramente ricchi\frmo,& belliffi-

fttp . Montato a cauallo , andò alla cbiefa :

0> ,fitte lefue oratloni yfu condotto ad im

palalo,

b*n$GHiLr£i{n^i. 60falaigo > che haueuano fatto mettere ad

ordine di belliffimi ra^i difeta y&d' oro.

ls[ellafua camera haucua miparamento di

damafco cremejìno& bianco , con fiori d'o •

ro y tejjuti denaro y& quefte parole > Henri*

cusDeigratia ,Angliay Francia ,& ibet-

7ii<zI{eXy defenfor jidei y & caput fupre-

mumEcclefix anglicana .con un baldac-

chino nella camera y di uelluto cremejìno

,

riccamato d'oro y& di perle . L'habito di

fua .Altera era tale. Calte difeta bereti-

siayco' calcioni di uelluto 3 riccamati d'ar-

gento, & giuppoue infoggia di collctto,ric-

camatojlmilmente , &fopra una rubbetta

di uelluto nero femplice ; una berretta paf-

fata con certe picciole catene d'oro , con un

foco di piuma dentro ; al collo una catena

d'oro conclamanti dentro 3 non moltogran-

di y con l'ordine dellx Garattiera alla gam-ba y che quefii Signorigli haueuano preferì-

tata in nome della Bucina , la quale era or-

nata di moki diamanti di gran ualuta .

Smontato alpalalo , nonfi uidde altroper

quel giorno ; ma fi fette dapoi a uedere

sbancare infiniti Signori Spagnuoli y che

U 4 Mefiti

H I S T li I Uuefliti garbatijfimamente, ueniuano a loro

alloggiamenti, lafera fi fecero fuochi affai 3

tirojji di molta artiglieria y& furori pofte

fu la muraglia infinite bandiere . llfeguen-

tegiornoyebefu il Venerdìyfua <Alte7ga an

dò alla meffa 3 accompagnata da molti Si-

gnori del regno , a qualifi moflrògrato 3&gentile . uero è > che fu notato d ' alterez-

za y non hauendo mai leuata la berretta a

perfona . il fabbato andò parimente alla

meffa , con una pioggia crudele .& quefto

giorno il Vefcouo di Vincefire uenne afargli

riueren^a ^accompagnato da cinquanta fei

gentilhuomini , tutti con le catene doro al

collo 3& uefliti di uelluto nero , con unpaf-famaci fioro intorno ±et cento altri Signori

uefiiti dipanno nero , col paffaman d' oro 9

& nella manica manca Hmprefa fua : il-

quale entratofolo nella camera del Trenci-

pe 3 non fi uide altra cerimonia . Quefto

giorno l' Eccellenza della Duchefsa d\Al-

ua sbarcò con le medefime naui della l{ei-

na , accompagnata da quaranta gentilhuo-

mini: et comefu in terra 3fu portatafopra

unafedia di uelluto nero da quattro de fuoi

gentilhuomini .

D'iJìGHILTEBJt^- <?l

gentilhuomini . La Dominica mattina 9

kauendofua .Attenga eredito alla Bucina il

Signor l\uìgome\ > con unprefente di gioie3

chepafsauala ualutadi centomila ducati 3

egli fé n andò a mefsa, ueftito mede[ima-

mente$ et tornato a cafa,mangio inpublico,

feruito da gli ufficiali , che glihaueua dati

la Reina , con malafatisfattione degli Spa-

gnuoli : i quali , dubitando che la cofa non

andane a lungo, mormorauano ajfai tra di

loro . In quefto tempofi uedeuano continua-

mente molti Signori del regno , che ueniua-

no alla corte, accompagnati chi da dugento,

et chi da trecento caualli . // Lunedi mat-

tina , con una pioggia, et con un uento cru-

dele , cominciarono a incaminar robe, et ba

gaglie , uerfo la corte della Bucina , cheftaua

a VinceHre , terra murata, et lontana da

^Intona diece miglia.Quefla mattina fteffx

giunfe il Conte di Tembruc ,con 250. ca-

nulli :fra quali erano ottàta gentilhuomini,

uefliti di uelluto nero , con quattro cordelle

d'oro, chefaceuano lifla ; et una groffa ca-

tena doro al collo .gli altri erano uefliti di

panno , con le medefme cordelle d* oro ,<&

Fimprefe

H I S T F^I jL

Fimprefè riccamata nella manica . defina^

to che bebbefua ^Altc^a diede fi alla trom-

ba, et sincaminarono cento arcieri a caual-

lo 3 con archi y e turcaffi ; uefiiti di panno

giallo > lifiati di uelluto roffo 3 co' cordoni di

feta bianca 3& ruffa > che fono i colori del

Trencipe ;& di mano in mano sinuiauano

cavallifenica ordine , che arriuauano al nu-

mero di quattromila. Venuta thora chefu*

lAlteT^a uoleua montar a caualloy da mef-

fer .Antonio Bruno le furono apprefentate

diece chinee y in nome della \eina ; le quali

eranoguarnite co" finimenti di uelluto nero,-

& con chiodi dorati y& parimente con bri-

glie dorate . fua ^iltc^afalifopra una di

effe. V altrefurono disenfiate a principa^

li Signori y per eamicarfiele infino alla cor-

te, il Trencipe crafopra una chinea learda^

co* finimenti{empiici di uelluto nero-.et per-

chepioueua forte, haueua unfeltro roffo at-

torno >& in capo un capello d'ormefino ne-

ro . allontanatici d'intona due miglia 3

giunfe ungentilhuomo inpofla y&y appre*

jentato al Trencipe y in nome della Bucina,

unpicciolo annellojbpregò> cheper lo mal

tempv

tempo,che era, non doueffe andarpiù aitan-

ti, per le qual parole fua ^éhe^a fi fer-

mò . & fi conobbe di certo, ci/ egli hebbe

qualche temenza ; &fecefubito chiamar il

Buca £*Alua,& il luogotenente d^Amon,

lAmbafcktor dell'imperatore , & comin-

ciarono a parlar infame, quando un Signor

Jnglefe , accortofi di ciò yfifece innanzi ,&àiffe in Frangefé. Sire, la noftra Eterna amatanto ViAltei^a uoflra, ch'ella no uorrebbe

che pigliale difagwdi caminarper tempi

cojitrifli.allhora fua <Alteiga lafciòilrct

gionamento ,& di nuouo cominciò a mar-

chiar aitanti : doueflette poco a giunger un

gentilhuomo Inglefe a cauallo , chehaueua,

una bacchetta lunga in mano, et diffe al J\e3

in latino , ch'egli haueua ilgommo di quel

paefe , chefua jLltei^a caualcaua ;& che

gli chiedeva licenza difar il fuo ufficio, la

qual concedagli , effo driigò la bacchetta in

alto , caminando innanzi con la berretta in

mano:& ejfendo andato cofiforfi un miglio

tuttauiapiouendo , il Trencipe gli fece in-

trider , che fi coprifje . Giunto apprejfo

Fincefire un miglio , fua MteTga fu in-

contrata

H I S T B^I jtcontraia da due cauallieri'^i corifei paggi

della Rema , ueftiti di drappo d'oro ,& ere-

mejìno , a quarti y[opra frifonigrandi, tut-

ti coperti medejìmamente . *A ila porta era-

no otto primi ufficiali del regno , ueftiti di

toga di fcarlatto 3 lunga infin cC piedi ; con

miaflola di uelluto al colloychefecer riueren

^aafua .Altera,& le giurarono fedeltà .

hntrato dentrofenica altro jìrepito £ arti-

glieria, fu circondato da XII. ftaffieri

della I\eina , uefliti di roffo y con l'imprefa di

effa nelpetto 3 d'oro >• & condotto ad un pa-

lajgo 3 non molto riccamente ornato 3 ne

molto difeoflo da quello della l\eina ;& fu-

bito riuejìito > comparile con calibe &giup-pon bianco , riccamato d'argento 3& una

roba di uelluto nero sguarnita di diamanti;

& andò diritto al Domo : doue trono il Ve-

feouo di Vinceflre 3 che in habito epifcopale 3

accompagnato da molti altri preti, cantan-

do il Te deum > lo riceucttc : & fatte le fue

orationi > tornò alfuo alloggiamento ; dando

ordine alle cerimonie del matrimonio , che

fi doueuafarc ilgiorno di S.Giacomo;et ordì

nandoj che i quattro mila Spagnuoli, uenutt

fu

D'IOGHI LTEW<J. 6$

fuV armata, fen^a toccar terra in quel re-

gno,fuffero condotti in Fiandra , comefuro

no . la qual cofa fece rimaner contenti tutti

quei del regno , come quelli , che mal uolen-

tieri ueggono ftranieri in cafaloro. Sbar-

corono dapoi ottanta gianetti difua Jllte^

%£ , beili quanto puòfar natura ,& intor-

no quattrocento d1

altri Signori particola-

ri ; buffoni , & pa?gi infiniti ; femine da

partitopoche :percioche ìiell'imbarcare,che

fecero , andò un bando, che , pena la Galea,

non fi ne leuajfe alcuna > Venuto il giorno

di San Giacomo, nel qualfi doueua celebra-

re il matrimonio nel Domo di Vtnceflre

,

era inquefìo Domo fabricata una ftrada di

legnami , la quale cominciaua dalla porta

,

&finiua nel coro .fifaliuafci gradi per an

darui: & era larga otto paffa , & lunga

feffanta ; sbarrata da ciafeuna banda; nel

finir della quale era una pialla ,fatta pur

di legnami , di grandezza di 5 o .paffa per

ciafeun lato;& in me^o di effafi uedeua un

falco sbarrato intorno, che afeendeua quat-

trogradi, tutto coperto di faia rojfa , &albaffo di tapeti. era air incontro di queflo

luogo

tì i s r o i^i jtluogo Vaitar grande : & uenuta l'hora di

ueniralla mefja yfua ^iltei^afi parti dal

palalo, accompagnata da 1 oo . alabar-

dieri,ueftiti con lafua liurea, <& dafejfanta

Signori,& cauallieri Spagnuoli , tanto be-

ne y& riccamente uefìiti , quanto l'huomo

poffa imaginarji; ne ui era alcun di loro y

che non hauejfc riccamo d'oro ,& d'argen-

to 3 dì gran ricche'^a 3 oltre che n'erano

molti che haueuano attorno ori battuti 3 &gioie infinite ; ne u'era alcuno di loro > che

non hauejfe almeno dieci o dodici feruito-

ri , ueftiti a brauiffime liureey- delle quali ne

fcieglierò almeno due o tre . Quella del-

l'.Amirante di Caviglia , erano quaranta,

feruitori tutti con cappe di uclluto morello 3

foderate di rafo giallo > con due bande di tele

doro . Quella del Marchefe di Tefcara > era

diXll feruitori confai di uclluto nero con

quattroparamani d'oro y che faceuano li-

fta y co tabarri fregiati di uelluto , co'me-

defimiparamani . Quella del Duca dri-tta 3 era di uelluto turchino , con bande del

medefimo 3 co' filetti di rafo incarnato 3 &bianco > da ogni banda dellafafcit. Quella

del

D'IOGHI LTEFJ^lA. <J4del Duca di Medina era gialla , bianca >&nera ; ilpanno giallo , le bande uelluto ad

onde y con certi frangioni dijeta bianca , che

faceuano una bellijjima moflra ;& erano

intorno a quaranta . ^Accòpagnata fua jll

tezga da quefta coft honorata compagnia di

cauallieri^et da molti Signori lnglefì,benìf-

fimo adornati,fé ne uennealla cinefa >eh*era

quafi me^ogiorno ; &falito fopra ilpalco,

fé riandò infino al fine ;& peruenuto alla

pianga delpalco ,uitrouo duo baldacbini ,

uno a man defra >per la Maefa della l{ci-

na 3 con un altare nel me^o , Faltro alla fi-

niftra > perfua ^Altc^^a, con un altarepa-

rimente nel mc^Oy& una fede regale; nella

quale fua jLltcT^a fipofè afedere , tenen-

dogli compagnia tutti gli Jtmbafciatori 3

ciafcunfecondo ilgradofio , che erano qm-

fti , il luogotenente d! ^Amonper l'impera-

dorè. Don Tietro Lajfo per lo I{e de Im-mani, Don Hernando di Gambea3per lo I{e

di Boemia 3 il Signor Giouannidi eafa Mi-*

cheli perla Signoria di Venetia, ilVejco^

uo di Cortona per il Signor Duca di Fioren-

za.& u erano ancora alcuni altri cauallie^

ri

H 1 S T B^I ^ryì Inglefi ,& Ijpagnuoli . Tyow molto da-

poii3comparue la \eina per lo medefimo

palco y la quale fé ne ueniua accompagnata

fuperbijfimamente da tutti i Signori del

regno y ben ornati di uefiimenti yconori &gioie :&giunta al baldachino ordinato per

leiy entrata fitto y fubito cominciò ad o-

rare . Intanto il Vefcouo di Vincefire , ef-

fendofi uefiito pontificalmente > con cin-

que altri Vefcoui comparue a quel pal-

co eminente , eh' era nella pia'iga delpal-

eogrande,&fahtoui [opra co detti Vefco-

ui > feguirono il B^e dapoi y & la Bucina >

& tutti i perfonaggiy che per lo lmpera-

dore fi trouauano a quefto matrimonio

,

chefuronoy il luogotenente d'A money ^Lmbafeiatore ordinario in quel regno ; Mori-

fur di Corieres 3 Monfur d ' ^Agamont ; per

la J\ema Milord Fifuater y & Milord Tri-

uifel : i quali erano andati ^Ambafciatori in

Ifpagna y per la confermatione de ' capito-

li; entrando ancora indetto palco il gran

Ciamberlan della I{eina ; huomo attempa-

toy& di molta auttorità . tuttigli altri ca-

uallieriy & Signori reftarono fuori di quel

luogo y

D % IT^GHI LTEBJt^A . 65luogo . Stana nella più alta parte il Re , la

Iberna 3& il Vefcouo di Vinceftre : & pri-

ma che fi ucnifje a cerimonie o di fatti , o di

parole y fi apprefentò al ]\e il Reggente Fi

garoa , con unprimlegio difua Maeflà Cefa

rea y per lo quale daua a detto I{e il titolo di

I{e di 'ls(apoli 3 con ognifua pretenfione y pri

uandofe dìogni forte di dominio > cofi publi-

coy come priuato; & liberamente rinoncian

dolo . il qualpriuilegio fu letto dal detto Vefcouo y e dapoi con parole Inglcji dichiara-

to al popolo . Et finito chebbe 3 foggiunfe y

che emendo fiatofin allhora contratto matti

montofra quei due Bufolo conparole di mcn

te yfi come eranogià pajfatii capitoli > per

mano difua Maefià Ce/area : i quali tenen-

do in mani gli mofirò y & lejfe in Inglefe ,

& uoltatofi al l{egli difj'e , che di nuouo uo-

lefje con firn bocca confermare i detti capito

li ; il che egli fece . uoltojfi dapoi alla Reina :

la quale anetieffa confermo quanto ella y &il Configlio haueuano promejfo . Et finito

quefto atto y il Vefcouo diffe che il l\e y& la

\eiyia s erano ritrouati in quel luogo per co

chiudere il matrimonio : & perche era ne-

1 cejjario

H I S T J^I J[

ceffario , che i matrimoni fusero liberi , &fenica impedimenti , egli faceua intender a

tutti , che, fé u era alcuno, che fapejfe chél

detto matrimonio non fi poteffe effequire

,

per qualche njpetto o di parentela , o di

pretensione , che ui hauefse alcuno , operai

tra cagione, fi facefse auanti, chefarebbe u-

dito amoreuolijfimamcnte. alle quai parole,

fi [enti gridare ogniperfona, fiat fiat , nul-

lus eft . ^iWoora il detto Vefcouofi uolfe al

J{e , & diffe , Thilippe uis habereMariamin uxorem ,& illam cuflodire,& amare in

omnem euentum paupertatis , aut maioris

flatus ,& profpertf ualetudinis , aut aliquo

morbo affetta , & renunciare cómercium

aliarum mulierum , dando in potèfate fua

corpus& omne regnum tuumta che rijpojè

il l{e di fi,& che in fegno di fede gli dauà

quello , pigliando impugno di monete d oro

& et argento , che gli porfé il Signor I{uigo

me^,& ponendole fopra un mefsale aper-

to , che teneua in mano uno di que Vcfcoui .

riuolto il Vefcouo alla J\eina le difsc,Mana

vis habere Vhilippum in maritum yfegui n

do come di fopra . la qual accettò , dicendo

di

b^ll^GHILTEBJt^- 66dìfi;&pigliando quei danari , che haueua

pofto il B^e fui meffale 3 li pofe in una borfa 3

& li diede a quella dama , che le portaua

loftraffino.aUhora il \e gli prefento gli anel

li : i quali benedetti che furono dal Vefco-

uo > prefe la J\eina ,&, tenendole il gran

Ciamberlano la mano > lafyosò .fatto ciò, il

Re y la Bucina , &gli ^Ambafciaton col mc~

defimo ordineych*erano uenuti in quel luogo3

fé riandarono all'aitargrande y et pofto ciaf

cun di loro fotto un baldachino di broccato

doro yilRe alla finifra y &la Bucina alla

deftra dell'altare ,fi cominciò la mefsa 3 can

tata da' l Vefcouo diVinceftre y & fruita

dagli altri cinque y i quali erano il Vefcouo

di Ciftù y quel di Lincon 3 Salusberi , Elh 3

& yfe nonni inganno y il Vefcouo Durati.

& nel porger la pace y il Re fi leuò dal fno

luogOy&andò a trouar la Reinay&le diede

la pace con un bacio : che cofi dicono cfser il

cofumé : dapoi 3 communicatojì il fteerdo-

te y fattofi a piedi dell' altare y quattro a-

raldi y ueftiti di manti Cimili a quel che ufo.

di portar il I{e 3 uno <f effipublich i titoli del

J\e 3& della Bucina in lingua Latina , nella

I z Fran^fc

H I S T O 1^1 Jt*

Fran^efe y& nella Inglefc y dicendo .Thì~>

lipptis& Maria Dei gratta ^£nglia y Frati

eia y ls{eapolis y Hierufalem ,& Hiberma

JB^ex& Fuegina y {idei dcfenfores, Hijpania-

rum , & Sicilia Trincipcs , ^rchiduces

+Auflri£ y Duies Mediolani y Burgundi^ 3

& Brabantia y Comites <Aufyurgia y Flatt-

ària,& Tirolisy teftibus nobis apud Deum3

annis noflrorum regnorum primo & fé-cundo . Finita chefu la mefsa yportarono al

la F^ina bifcotto& ipocras y & fecondo il

coftume beuue ella& il F^ey et quei principa

li Signori & dame . Voco dapoi ufcitc le lor

Maeftd fotto defuoi baldachini y furono le-

uate fotto un altro di tela dy

oro y portato

dà Signori principali del regno 3& condotti

alpalazzoy tenendo il F^ejempre la Flirta a

man dejira . et erano cojì ucfliti . la Fucina

era uejìita alla Fran^fe y con una robba di

broccato ricciofopra riccioycon iflrafsino lun

go y riecarnata attorno diperlegròffiffxme y

& di diamanti di molta grandezza . nella

riuoltura della manica era tutta apprefa di

un groppo doro y riccamati con perle y &con diamanti y il cbiapirone con due bordi-

ne digran diamanti : & nel petto portaua

il diamante tanto honorato,& di tanto ua-

lorey che le mandò a donare il i\eper lo Marchefc di Las lyaos y mentre [uà Macfld era

in Ifyagna. la uefte di /otto era di rafo bian

co y riccamata d ' argento ; le cal^e di [car-

iano ; le fiarpe di ueUutonero. una dama

principal del regno > ueftita di tela d'oro y le

portaua parte dello ftrajjìno y l'altra parte

un certo Signor Gaiojouomo deta y et che al

tre uolte eraflatoguardiano della Torre, il

X? era ueflito di una robba del medejìmo rie

ciò[opra riccioy con un riccamo dì perle gro[

fiffime y & di diamanti ; congiuppone y &calibe di ra[o bianco ; riccamato d 'argento ;

al collo un cerchio doro battuto y tutto pieno

di diamantigranii > col To[one di [otto y &al ginocchio la Garratiera yguarnita di belli[

[ime gioie . Giunti alpalaygo y erano in una

[alagrande y finita di raigi doro y & di[e-

ta y apparecchiate le tauole per de[inareyncl

me^o della quale era un palco y tanto emi-

nente > che fiaftendeua quattro gradi y nel

qual palco fiaua la tauola del I{e& della

J\eina . apie delpalco erano fei tauole, lun-

ghe

H I S T \,I <Agheperledame, & gli Signori Inglefi , &Spagnuoli . Venute le uiuande , il l{e,&lxReinaJìpofero a tauola ,& [eco il Vefcouo

di Vincefre, alquanto difiofto da quelle, ma,

ad una medesima tauola : che fu notato per

gran fauore . erano feruitc tutte quefle ta-

uole in un medejìmo tempo con quella del

Re , & molto regiamente, quella difua

Maefa fi feruiua di uajì dorati, l'altre tut

te d argento fcbietto . Vedeuafì ancora in

quellafila una credenza di uà figrandi, d'o-

ro y& d'argento dorato, che afcendeuano al

numero di nonanta fci : ne furono mai ufa-

ti ,fruendofolamcnteper grandezza. Ts{el

l'altro capo dellafola ,m unpoggiuolo alto 3

uifauano eccelientiffimi mufici, i quali, metre duro il conuitto,fuonarono del contino-

uo con uari concerti difrumenti,& con mi

rabile dolcezza . TSfel me^o del mangiare

comparue uno accompagnato da quattro

araldi , ucftiti di manti regali ; il qual fece

una oratione latina rallegrandof , in nome

del regno,di quelfanto matrimonio. Fra tari

to , approffimandof il fnc del banchetto, la

Maefa del Refece brindefe a tutti i Signori

del

D'IOGHI LTBIi^jf. 68

del Configlio >&ad altri Signori Inglefi, et

la B^eina a tutti li Signori Spagnuoli . // che

ejfendo fatto di molto buon cuore ali 'uno, et

l'altro yfì fecefine ; & , leuate le tauole 3fe

rì andarono a fender il giorno y& parte

della notte in dan^e : doue i garbati y et ben

creati cauallieri, col prefentare a quelle da-

megentilezze 3portate di uari luoghi , die-

deroprincipio a loro amori .

I L F I T^E.

NELL'ACADEMI AVENETIANA,

M D L V I I I.

£tr&*6u\ ^t^A,?- te-

c^i_

/o ir^

+^^^tZ~*

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