Internazionale 1104

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Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo Portfolio Il ghiaccio scomparso Katha Pollitt Il matrimonio gay piace più dell’aborto internazionale.it Visti dagli altri Gli stupri di guerra dei soldati francesi 3,00 € 29 mag/4 giu 2015 n. 1104 anno 22 PI, SPED IN AP, DL ART DCB VR DE BE CH CHF UK Carte, moduli, timbri. Il potere si è sempre servito della burocrazia. E neanche la tecnologia cambierà le cose, scrive l’antropologo David Graeber Burocrazia L’utopia delle regole

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Internazionale 1104: il meglio dai giornali di tutto il mondo

Transcript of Internazionale 1104

  • Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo

    PortfolioIl ghiaccioscomparso

    Katha PollittIl matrimonio gaypiace pi dellaborto

    internazionale.it

    Visti dagli altriGli stupri di guerradei soldati francesi

    3,00 29 mag/4 giu 2015 n. 1104 anno 22

    PI,

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    Carte, moduli, timbri. Il potere si sempre servito della

    burocrazia. E neanche la tecnologia cambier le cose, scrive

    lantropologo David Graeber

    BurocraziaLutopia

    delle regole

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 5

    Sommario

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    La settimana

    $+_SYY[a!&Y[gY`a$"#'@g_Wda##"&3``a$$

    Movimento

    3FFG3>;F16 Le citt spagnole

    vanno a sinistra El Pas

    3FFG3>;F18 Con il pretesto

    dello schiavismo OpenDemocracy

    ;D>3@6320 Il coming out

    degli irlandesi The Irish Times

    BA>A@;322 I polacchi scelgono

    la destra nazionalista Polityka

    38D;53 7?76;AAD;7@F724 Siria

    Al Jazeera

    3?7D;5:728 Messico

    El Pas

    3E;37B35;8;5A30 Rohingya

    Asia Sentinel

    H;EF;639>;3>FD;34 Un dolore

    ancora vivo dopo settantanni Libration

    ?7EE;5A48 Cassandro

    ha gettato la maschera

    The New Yorker

    EB39@356 Vittime

    dimenticate The Sunday Times

    D79@AG@;FA62 Il mio Economist Die Zeit

    BADF8A>;A66 Il ghiaccio

    scomparso Fabiano Ventura

    D;FD3FF;72 Panagiotis

    Nikoloudis De Groene

    Amsterdammer

    H;399;76 Sullisola del mito Pgina 12

    9D3B:;5 ;E?78 Sarajevo Teresa Sdralevich

    5;@7?382 Un festival faticoso Le Monde

    ;@5AB7DF;@3Lutopia delle regoleCarte, moduli, timbri. Il potere si sempre servito della burocrazia. E neanche la tecnologia cambier le cose. Larticolo di David Graeber (p. 42). Foto Rightdisc/Alamy.

    POP

    96 Larte della macelleria

    Amanda Giracca

    E5;7@L3102 Meditazione

    New Scientist

    75A@A?;3 7>3HADA108 Grecia

    Financial Times

    5g^fgdS84 Cinema, libri,

    musica, arte

    Le opinioni

    12 Domenico Starnone

    26 Amira Hass

    38 Katha Pollitt

    40 Pankaj Mishra

    86 Gofredo Foi

    88 Giuliano Milani

    92 Pier Andrea Canei

    100 Tullio De Mauro

    Le rubriche

    12 Posta

    15 Editoriali

    111 Strisce

    113 Loroscopo

    114 Lultima

    Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo

    PortfolioIl ghiaccioscomparso

    Katha PollittIl matrimonio gaypiace pi dellaborto

    internazionale.it

    Visti dagli altriGli stupri di guerradei soldati francesi

    3,00 29 mag/4 giu 2015 n. 1104 -anno 22

    Carte, moduli, timbri. Il potere si sempre servito della

    burocrazia. E neanche la tecnologia cambier le cose, scrive

    lantropologo David Graeber

    BurocraziaLutopia

    delle regole

    De Groene Amsterdammer un settimanale indipendente dei Paesi Bassi. La redazione ad Amsterdam. Larticolo a pagina 72 uscito il 22 aprile 2015 con il titolo Ik zal ze krijgen, die oneerlijke rijken. Libration un quotidiano francese di sinistra fondato nel 1973 da giornalisti e intellettuali, tra cui Jean-

    Paul Sartre. Larticolo a pagina 34 uscito il 15 maggio 2015 con il titolo Elle avait 17 ans et elle a t viole par 40 soldats. The Sunday Times Nato nel 1821, il domenicale del Times di Londra. Larticolo a pagina 56 uscito il 3 maggio 2015 con il titolo Forgotten victims. Internazionale pubblica in esclusiva per lItalia gli articoli dellEconomist.

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    La burocrazia diventata lacqua in cui nuotiamo63H;69D3747DB39;@3 ?

    Articoli in formato mp3 per gli abbonati

    Nei mesi passati molti hanno usato la parola schiavismo parlando dei migranti che cercano di raggiungere le coste europee. Riferendosi alle persone che trasportano i migranti sulle barche, Matteo Renzi ha scritto: I traicanti di esseri umani sono gli schiavisti del ventunesimo secolo. Ma falso, dicono in una lettera uscita su OpenDemocracy e pubblicata questa settimana anche su Internazionale 310 studiosi di migrazioni e schiavismo che lavorano nelle universit di mezzo mondo: gli schiavi africani non volevano lasciare la loro terra, mentre le persone che oggi si imbarcano per lEuropa vogliono andar via, e se potessero entrare liberamente prenderebbero voli low cost, decisamente pi economici e sicuri delle traversate in mare. Parlare di schiavisti serve solo a legittimare luso della forza e le azioni militari. I 310 studiosi, a cui se ne stanno aggiungendo altri, chiedono ai leader politici europei di non usare pi lanalogia della tratta degli schiavi e di mettere invece in pratica il diritto alla libert di movimento rivendicato nelle battaglie contro lo schiavismo dagli attivisti afroamericani dellottocento. Limportanza che con il passare del tempo sta assumendo il dibattito sulle migrazioni stata sintetizzata bene da Angela Davis, attivista del movimento afroamericano e da sempre militante di sinistra. Incontrando un gruppo di rifugiati a Berlino, ha detto: Il movimento dei migranti il movimento del ventunesimo secolo, il movimento che sta sidando gli efetti del capitalismo globale, il movimento che reclama i diritti civili per tutti gli esseri umani. X

    Giovanni De Mauro

  • Immagini

    Funerali di statoPristina, Kosovo26 maggio 2015

    I funerali di otto cittadini albanesi del Kosovo, uccisi il 9 maggio dalla polizia durante unoperazione antiterrorismo a Kumanovo, in Macedonia. Nel blitz del-la polizia macedone organizzato al culmine di tensioni politiche durate set-timane sono morte 22 persone, tra cui otto agenti. Secondo le autorit di Skop-je, loperazione era stata pianiicata per sventare un attacco terroristico dei mi-litanti dellEsercito di liberazione na-zionale, un gruppo armato albanese at-tivo durante il conlitto macedone del 2001 e sciolto lanno successivo. Le bare dei militanti uccisi sono state portate a spalla da ex paramilitari dellUck, lEsercito di liberazione del Kosovo. Fo-to di Armend Nimani (Afp/Getty images)

  • Immagini

    Sotto controlloKigoma, Tanzania22 maggio 2015

    La ila per sottoporsi ai controlli neces-sari a contenere lepidemia di colera scoppiata tra i rifugiati burundesi in Tanzania. I casi rilevati sono pi di 4.400, di cui una trentina mortali. Si calcola che nellultimo mese la paura di nuove violenze a sfondo politico in Bu-rundi abbia costretto 90mila persone ad abbandonare le loro case: 47mila hanno raggiunto la Tanzania, 28mila il Ruanda, diecimila la Repubblica Democratica del Congo e 5.500 lUganda. Foto di Da-niel Hayduk (Afp/Getty images)

  • Immagini

    Tutti dentroWaco, Stati Uniti19 maggio 2015

    Le foto segnaletiche, diffuse dalluicio dello scerifo, di alcu-ne delle centosettanta persone arrestate dopo una sparatoria tra gang rivali di motociclisti, i Ban-didos e i Cossacks, di fronte a un ristorante di Waco, in Texas. Il bilancio dello scontro a fuoco stato di nove morti e diciotto fe-riti. Foto Epa/Ansa

  • 12 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    [email protected]

    Lo stratega del terrore X La lettura dellarticolo di Christoph Reuter (Internazio-nale 1103) porta alla questione delle armi e fa ricostruire lor-rendo percorso che conduce i-no alle fabbriche italiane e alle multinazionali. Luigi Rodini

    Conoscenza e benessere X Nellarticolo La conoscenza produce benessere (Interna-zionale 1103) il giornalista della Frankfurter Allgemeine Zei-tung ha abbattuto con un unico colpo gli anziani latinoamerica-ni, i loro nipoti che nonostante dieci anni di studi fanno solo i contadini, i vecchi asiatici e lintera popolazione subsaha-riana. Lidea che listruzione sia inalizzata alla formazione di individui che svolgono man-sioni dalto livello in una societ informatica di una metropoli in espansione senza senso. Sia lutopia di una societ basata unicamente su lavori intellet-tuali o tecnologici sia quella dellespansione ininita delle

    metropoli hanno mostrato gi vistose crepe. Afermare che il benessere futuro dipenda da quanti informatici o manager verranno formati, senza dare dignit anche ai lavori legati al-la terra, mi sembra uno sbaglio. una visione obsoleta che risa-le agli anni sessanta e che ha gi rivelato tutti i suoi limiti. Rosanna Gaudyer

    Curarsi con gli allucinogeni X La scienza si accorta che esistono sostanze naturali in grado di far stare meglio le per-sone e, visto che alleviano an-che le soferenze psicoisiche dei malati terminali, allora ti-midamente si potrebbe rico-minciare a parlarne. Ho incon-trato lo Psilocybe da ragazzo, degli insigniicanti funghetti raccolti sulle montagne berga-masche. Un paio di brutte espe-rienze poi unilluminazione, la percezione e la comprensione che ogni cosa si lega, ogni cosa fa parte dello stesso immenso organismo vivente, dallessere umano a un piccolo coleotte-ro. Non lho mai pi assunta da

    allora, ma aver sentito scorrere la vita nel tronco di un castagno penso mi abbia reso un uomo meno dannoso per questo pia-neta. Lettera irmata

    Respingimenti X Ho letto con interesse e pro-fonda tristezza lopinione di Jef Sparrow Il pericoloso prece-dente dellAustralia (Interna-zionale 1103): la prima volta che sento parlare dellesperi-mento della nave St. Louis per vedere quale paese avrebbe ac-colto un gruppo di ebrei in fuga dalla Germania nazista. Ma for-se non cos strano che nei libri di storia dei diritti umani che ho studiato non si faccia menzione dellepisodio, una storia di re-spingimenti ante litteram. Enrico Busetto

    Errori da segnalare?

    [email protected]

    PER CONTATTARE LA REDAZIONE

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    Mi sono resa conto che il mese prossimo mia iglia compir 15 anni, let che avevo io quando ho avuto il mio primo rapporto ses-suale. Aiuto.Tania

    Let dei nostri igli ci impres-siona molto pi della nostra: mia madre mi ha confessato che non si mai sentita cos vecchia come il giorno in cui mio fratello pi grande ha compiuto quarantanni. E an-che se non detto che tua iglia far sesso a quindici anni, ti consiglio di far pace con lidea che comunque lo far a sedici o a diciassette. Tu almeno non

    sei tenuta a svelarle che lhai fatto per la prima volta alla sua et, mentre ci sono genitori che non hanno il lusso di poter nascondere il loro passato ai i-gli. Prendi Madonna, per esempio: ai suoi quattro igli basta fare una breve ricerca in rete per trovare il libro sul ses-so in cui la madre, tra le altre cose, racconta di quando ha spalmato la crema solare su Naomi Campbell nuda o tiene tre uomini-schiavi al guinza-glio. Proprio da Madonna, pe-r, arriva una lezione di prag-matismo che potrebbe esserti utile. A un presentatore britan-nico che le chiedeva come ha

    afrontato con sua iglia mag-giore la questione alcol e dro-ga, Madonna ha risposto: Le chiedo solo di cercare di fare scelte ragionate. E di fare le co-se con moderazione. E di non mischiare gli alcolici. Tutto qui. Non potrei mai dirle non ti azzardare a provare le dro-ghe, perch sarebbe assurdo. E sarebbe scorretto, perch io le ho provate. Invece di vivere nel dubbio, prendi tua iglia e parlate del sesso. Che sia pron-ta per avere rapporti oppure no, di sicuro pronta per par-larne.

    [email protected]

    Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli

    Genitori pragmatici

    A prescinderedai fatti

    X Far notizia una dizione da tempo inesatta: non si fa noti-zia, si fatti notizia. Il giorna-lista che mormora intamente stravolto: Non avremmo mai voluto dirvi che, nel pieno svolgimento della sua profes-sione. Ci che non avrebbe mai voluto dirvi, di sicuro ve lo dir per giorni e settimane, cucinando i fatti ghiotti in tut-te le salse. Ma i fatti veramen-te ghiotti sono rari e la fatica quotidiana unaltra: far leg-gere ci che non vale la pena di leggere, rendere visibile ci che non vale la pena di guar-dare, trasformare in impre-scindibili i fatti e le persone da cui si pu prescindere, fabbri-care inine la notizia della loro prescindibilit. Si prenda Sal-vini. La sua onnipresenza or-mai tale che perino i condut-tori televisivi gli dicono: lei sempre in tv. Tanto che lui giustamente, in una certa oc-casione, ha ribattuto: un mo-mento, sono cos presente perch siete voi che mi invita-te. La replica stata solo un sorriso sfottente. Ma c poco da sorridere, anche i giornali-sti-conduttori sono a un passo dalla prescindibilit. Hanno sempre meno assi nella mani-ca, vanno sempre pi a rimor-chio della rete. Prima erano loro a trasformarci in notizia, ora siamo noi i giornalisti e i conduttori di noi stessi. La pri-ma persona plurale di non avremmo mai voluto dirvi che cos maestosa bru-ciata sul tempo da una prima persona singolare che strilla: lho gi detto io.

    Parole Domenico Starnone

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 15

    Editoriali

    Il 26 maggio, in un tribunale rivoluzionario di Teheran, si tenuta la prima udienza del proces-so a Jason Rezaian, corrispondente del Washing-ton Post dalla doppia cittadinanza statunitense e iraniana. Dato che gli atti del processo sono se-greti, non si sa molto delle accuse contro Reza-ian e delle prove contro di lui. Questo non de-gno di un sistema giudiziario. uno strumento di oppressione, e lindignazione provocata in tutto il mondo da questa vicenda pienamente giustiicata.

    Ogni paese ha il diritto di adottare e applicare le sue leggi, possibilmente in accordo con gli standard internazionali sulla giustizia e con il diritto a un giusto processo. Ma i tribunali rivolu-zionari iraniani non rispettano nessuna di queste caratteristiche. Abbiamo un interesse professio-nale a difendere il diritto dei giornalisti di tutto il mondo a lavorare senza interferenze indebite,

    ma soprattutto un interesse umano a difendere il diritto di chiunque a non essere privato della libert attraverso un processo segreto e manipo-lato.

    Rezaian e sua moglie, la fotogiornalista ira-niana Yeganeh Salehi, erano stati arrestati a lu-glio. Salehi stata rilasciata su cauzione, ma Rezaian rimasto chiuso nella prigione di Evin a Teheran, a volte in isolamento. Ha potuto vedere solo due volte la sua avvocata, secondo la quale sarebbe accusato di spionaggio, collaborazione con governi ostili e propaganda contro le isti-tuzioni. Se queste accuse possono essere soste-nute con delle prove, lIran ha il dovere di svolge-re un processo equo e trasparente. Il fatto che abbia scelto di agire diversamente suggerisce che le motivazioni non sono legali ma politiche, e che questo processo merita tutte le critiche che ha ricevuto a livello internazionale. X gac

    Un processo politico a Teheran

    Los Angeles Times, Stati Uniti

    La lezione di Spagna e Polonia

    Le Monde, Francia

    La terra non smette pi di tremare. Elezione do-po elezione, paese dopo paese, un anno che il voto dei cittadini europei scuote i partiti tradi-zionali dalle fondamenta. Il 24 maggio gli spa-gnoli si sono espressi alle amministrative e i po-lacchi alle presidenziali, e hanno lanciato lo stesso messaggio. I polacchi, che al primo turno avevano dato il 20 per cento di preferenze a un cantante rock antisistema, hanno mandato a ca-sa il rispettato presidente in carica e scelto un semisconosciuto come Andrzej Duda, manife-stando la loro insoferenza verso unlite politica che si sentiva inattaccabile.

    Gli spagnoli si sono spinti ancora pi in l. Hanno confermato il successo e il radicamento territoriale di due movimenti politici partiti dal basso come Podemos e, in misura minore, Ciu-dadanos. Hanno messo fine allegemonia del Partito popolare del primo ministro Mariano Ra-joy, al potere dal 2011. E hanno strappato Barcel-lona agli indipendentisti catalani. Se riusciranno a creare una coalizione con il Partito socialista (Psoe), conquisteranno anche il comune di Ma-drid, in mano al Pp dal 1991. Nel Paese basco, Podemos ormai la terza forza politica, dietro ai nazionalisti baschi ma davanti al Psoe e al Pp.

    Gli elettori spagnoli hanno messo ine al bi-partitismo che regolava la vita politica del paese

    dalla ine del franchismo. A sei mesi dalle elezio-ni legislative questa primavera di cambiamen-to, per riprendere lespressione del leader di Podemos Pablo Iglesias, trasforma radicalmente le dinamiche politiche nazionali e regionali, do-po il primo campanello dallarme delle elezioni europee del 2014.

    Ora questi movimenti dovranno superare la prova del potere, a cominciare dalla trattativa sulle alleanze resa necessaria dalla frammenta-zione del voto: lindignazione pu far vincere le elezioni, ma non un sistema di governo.

    I partiti europei tradizionali per sbagliereb-bero a considerare questi risultati come il frutto di umori passeggeri. La vittoria di Syriza in Gre-cia, il crollo del Partito laburista nel Regno Uni-to, lascesa del Front national in Francia e ora quella di Podemos in Spagna vanno al di l del riiuto dellausterit.

    Pur con forme diverse e bisogna riconosce-re ai nuovi partiti spagnoli il merito di non aver mai ceduto alla xenofobia del Front national o del britannico Ukip sono lespressione di una forte corrente che contesta i nostri sistemi poli-tici. Rajoy ha scelto di ignorarlo, e ne ha pagato il prezzo. Lui e gli altri leader europei farebbero bene ad analizzare con estrema attenzione que-sti segnali di collera. X as

    Vi sono pi cose in cielo e in terra, Orazio,di quante se ne sognano nella vostra ilosoiaWilliam Shakespeare, Amleto Direttore Giovanni De MauroVicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen, Alberto Notarbartolo, Jacopo ZanchiniEditor Carlo Ciurlo (viaggi, visti dagli altri), Gabriele Crescente (opinioni), Camilla Desideri (America Latina), Simon Dunaway (attualit), Alessandro Lubello (economia), Alessio Marchionna (Stati Uniti), Andrea Pipino (Europa), Francesca Sibani (Africa e Medio Oriente), Junko Terao (Asia e Paciico), Piero Zardo (cultura, caposervizio)Copy editor Giovanna Chioini (web, caposervizio), Anna Franchin, Pierfrancesco Romano (coordinamento, caposervizio), Giulia ZoliPhoto editor Giovanna DAscenzi (web), Mlissa Jollivet, Maysa Moroni, Rosy Santella (web)Impaginazione Pasquale Cavorsi (caposervizio), Valeria Quadri, Marta RussoWeb Giovanni Ansaldo, Annalisa Camilli, Donata Columbro, Andrea Fiorito, Francesca Gnetti, Stefania Mascetti (caposervizio), Stella Prudente, Martina Recchiuti (caposervizio), Giuseppe RizzoInternazionale a Ferrara Luisa Cifolilli, Alberto EmilettiSegreteria Teresa Censini, Monica Paolucci, Angelo Sellitto Correzione di bozze Sara Esposito, Lulli Bertini Traduzioni I traduttori sono indicati dalla sigla alla ine degli articoli. Diana Corsini, Stefania De Franco, Andrea De Ritis, Federico Ferrone, Giusy Muzzopappa, Floriana Pagano, Dario Prola, Francesca Rossetti, Fabrizio Saulini, Irene Sorrentino, Andrea Sparacino, Francesca Terrenato, Bruna Tortorella Disegni Anna Keen. I ritratti dei columnist sono di Scott Menchin Progetto graico Mark Porter Hanno collaborato Gian Paolo Accardo, Luca Bacchini, Francesco Boille, China Files, Sergio Fant, Andrea Ferrario, Anita Joshi, Andrea Pira, Fabio Pusterla, Marc Saghi, Andreana Saint Amour, Francesca Spinelli, Laura Tonon, Mihaela Topala, Pierre Vanrie, Guido VitielloEditore Internazionale spa Consiglio di amministrazione Brunetto Tini (presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot (vicepresidente), Alessandro Spaventa (amministratore delegato), Antonio Abete, Emanuele Bevilacqua, Giovanni De Mauro, Giovanni Lo StortoSede legale via Prenestina 685, 00155 Roma Produzione e difusione Francisco Vilalta Amministrazione Tommasa Palumbo, Arianna Castelli, Alessia SalvittiConcessionaria esclusiva per la pubblicit Agenzia del marketing editorialeTel. 06 6953 9313, 06 6953 9312 [email protected] Download Pubblicit srlStampa Elcograf spa, via Mondadori 15, 37131 Verona Distribuzione Press Di, Segrate (Mi)Copyright Tutto il materiale scritto dalla redazione disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0. Signiica che pu essere riprodotto a patto di citare Internazionale, di non usarlo per ini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza. Per questioni di diritti non possiamo applicare questa licenza agli articoli che compriamo dai giornali stranieri. Info: [email protected]

    Registrazione tribunale di Roma n. 433 del 4 ottobre 1993Direttore responsabile Giovanni De MauroChiuso in redazione alle 20 di mercoled 27 maggio 2015

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  • Attualit

    16 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    I l risultato delle elezioni regionali e amministrative spagnole del 24 mag-gio conferma linizio di una svolta politica e la fine dellegemonia del

    Partito popolare (Pp), che perde la pi gran-de concentrazione di potere mai avuta da un partito nella Spagna democratica. Anche se, con il 27 per cento totale dei consensi, il Pp stato la forza pi votata, con un vantag-gio di 2 punti sui socialisti del Psoe, la pi

    che probabile perdita di potere a livello lo-cale indebolir la sua base politica. La pos-sibilit dei popolari di restare alla guida delle citt che controllava e della maggio-ranza delle regioni dipende non tanto da loro, quanto dalle alleanze che le forze di sinistra riusciranno a costruire.

    A livello regionale i conservatori sono ancora la prima forza del paese, anche a causa di uninerzia che i partiti emergenti, Podemos e Ciudadanos, non sono riusciti a rovesciare del tutto. Ma il crollo dei popola-ri, per quanto non irrimediabile in vista del-le elezioni politiche del prossimo novem-bre, il sintomo di un cambiamento pro-fondo che il partito non riuscito a capire. Dal canto suo il Psoe, che potr assicurarsi

    una buona fetta di potere locale attraverso le alleanze con altre formazioni di sinistra, ottiene un risultato che pu essere deinito soddisfacente ma che obbliga a proseguire sulla strada del rinnovamento.

    Se si considera la solidit dimostrata da Podemos e Ciudadanos, anche il bipartiti-smo sembra superato. Sarebbe sbagliato interpretare queste elezioni come la rivolu-zione che alcuni avevano previsto, ma sa-rebbe un errore altrettanto grave sminuire il messaggio di cambiamento arrivato dalle urne. Ciudadanos la terza forza a livello amministrativo e dora in poi avr un ruolo importante nel deinire gli equilibri politici locali, come Podemos.

    Coalizioni e negoziatiPer capire il cambiamento in corso bisogne-r osservare gli sviluppi delle prossime set-timane, decisive per decidere la distribu-zione del potere locale. Tutti dovranno ne-goziare. Ma lattenzione concentrata sugli accordi tra Psoe e Podemos. Ai due partiti non conviene mostrarsi troppo vicini men-tre negoziano per formare i governi regio-nali e comunali. Ma sarebbe anche sbaglia-

    Le citt spagnolevanno a sinistra

    Il successo di Podemos. La ine del bipartitismo. Larretramento dei popolari. Il voto del 24 maggio segna linizio di una nuova era nella politica spagnola

    El Pas, Spagna

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    Ada Colau, della coalizione Barcelona en com. Barcellona, 24 maggio 2015

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 17

    to ripetere i meccanismi visti in Andalusia dopo il voto del 22 marzo, con la moltiplica-zioni di veti e ostacoli alla nascita di una coalizione.

    Le forze emergenti di sinistra hanno aperto una grande breccia nelle due citt pi importanti del paese, Madrid e Barcel-lona, mettendo ine allegemonia rispetti-vamente del Pp e dei nazionalisti catalani, e dando la vittoria alle liste guidate da Ma-nuela Carmena e Ada Colau, due persona-lit capaci di raccogliere consensi oltre i conini del simbolo elettorale con cui si so-no presentate, quello di Podemos. A Valen-cia gli ottimi risultati della coalizione Com-proms, Ciudadanos e Podemos segnano la sconitta del Pp, che per decenni aveva go-vernato con maggioranze schiaccianti. Pur se di natura diversa, anche il sorpasso dei nazionalisti baschi moderati del Pnv sulla sinistra nazionalista radicale di Bildu a San Sebastin un dato signiicativo.

    Una fase delicataA Barcellona, invece, Convergncia i uni (Ciu), guidata da Artur Mas, stata sconit-ta dallattivista Colau, capolista di una coa-lizione di movimenti sociali e gruppi di sini-stra. una triplice catastrofe per lindipen-dentismo catalano moderato. Prima di tutto perch in questo modo gli indipendentisti perdono un bastione considerato essenzia-le per le elezioni regionali di settembre che, nelle loro intenzioni, dovrebbero essere un plebiscito sullindipendenza catalana. La sconitta a Barcellona ha anche ofuscato la vittoria della Ciu nel resto della Catalogna, e lascia presagire che nella regione la dina-mica sinistra-destra stia sostituendo il tra-dizionale braccio di ferro tra unionisti e in-dipendentisti. Anche se le forze favorevoli allindipendenza sono in complesso legger-mente cresciute, ognuna ha perso qualcosa. Pur rimanendo la pi votata nelle citt cata-lane, la federazione di Mas perde 5,6 punti rispetto al 2011. Esquerra republicana al terzo posto, mentre al secondo ci sono i so-cialisti, i grandi sconitti di Barcellona. Il buon risultato degli indipendentisti si deve soprattutto al successo della sinistra di Can-didatura dunitat popular. A conti fatti, il blocco indipendentista frammentato e pi radicale, ma non sparito.

    Con il voto del 24 maggio in Spagna si apre una fase di alleanze e governi di mino-ranza, con diverse voci di cui tenere conto. la conseguenza del terremoto politico co-minciato alle europee del 2014. X fr

    Quel s se puede che per mesi ha risuonato nelle piazze dopo lindimenticabile primavera indignata del 2011 oggi

    scuote le istituzioni. Allora nessuno po-teva immaginarlo. La vittoria a Barcel-lona della coalizione di sinistra Barce-lona en com, guidata da Ada Colau, fa saltare gli equilibri politici. Per molto tempo abbiamo ascoltato commenta-tori di ogni sorta accusare il movimen-to 15-M di essere radicale, antisistema e fricchettone. Se volete fare politica fondate un partito ripetevano, come se la politica si limitasse ai partiti, sen-za capire, o voler capire, il senso di quella sollevazione popolare. I peggiori incubi dellestablishment sono diven-tati realt. Il discorso controegemonico nato nelle piazze, e in grado di creare un nuovo immaginario collettivo, ha dimostrato il legame tra la crisi econo-mica e il sequestro della politica, ha fat-to presa su una maggioranza sociale colpita da anni di tagli e oggi lancia las-salto alle istituzioni, superando i limiti che gli erano stati imposti.

    Lobiettivo non era, come sostene-vano alcuni tuttologi, imbrigliare lete-rogeneit del movimento in un partito, ma pensare nuovi strumenti politici, metodi e processi per trasferire lindi-gnazione dalla strada alle istituzioni. Trasformare la maggioranza sociale colpita dalla crisi in una maggioranza politica. Senza dimenticare che i pro-cessi di cambiamento nascono da una presa di coscienza collettiva, dalla mo-bilitazione e dallautorganizzazione po-polare. Lobiettivo era occupare le isti-tuzioni come erano state occupate le piazze, per metterle al servizio di tutti.

    quello che successo.Linatteso risultato di Podemos alle

    europee di maggio 2014, con 1,2 milio-ni di voti raccolti e cinque eurodeputati eletti, il miglior esempio di questo processo. Il percorso stato stabilito, nellaprile del 2013, dal Procs consti-tuent a Catalunya, promosso dalla suo-ra benedettina Teresa Forcades e dalleconomista Arcadi Oliveres con un appello a costruire dal basso una nuova forza politico-sociale. Una scommessa che oggi si realizza grazie a Barcelona en com e alla piattaforma Ahora Ma-drid (che non ha conquistato la capitale per pochissimo). Lesperienza si este-sa a molti comuni e regioni, con lemer-gere di nuove forze politiche capaci di parlare ai settori pi colpiti, che si sono mobilitati e hanno votato.

    I risultati di queste elezioni rompo-no gli schemi politici che ci accompa-gnano dalla transizione. La politica non pi una questione tra due partiti. Lar-rivo dei senza voce, dei precari, degli sgomberati, dei disoccupati alla guida di Barcellona dimostra che si pu vin-cere e che tutto possibile. il momen-to di mettere in pratica il famoso slogan comandare ubbidendo. Ma la strada del Cambiamento non sar facile. La pressione dellestablishment, tra lobby economiche e mezzi dinformazione, non si far attendere. Gli ostacoli e gli attacchi saranno moltissimi. Le re-sponsabilit, cos come le opportunit, sono enormi.

    Stiamo vivendo un momento stori-co. Sono passati quattro anni da quan-do nelle piazze si gridava: Non ci rap-presentano. Dopo il terremoto politico del 24 maggio simpone un nuovo slo-gan: Ci rappresentano. In Catalogna le elezioni del parlamento regionale so-no il prossimo obiettivo. Anche il parla-mento nazionale far bene a preparar-si. Come ha detto Ada Colau, questa una rivoluzione inarrestabile. X fr

    Il processo cominciato nelle piazze nel 2011 sta cambiando il paese, scrive unattivista del movimento degli indignados

    Una rivoluzione inarrestabile

    Esther Vivas, Pblico, Spagna

    Lopinione

  • Attualit

    18 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    Questo testo stato indirizzato ai leader dellUnione europea da 310 storici ed esperti di migrazione e schiavismo di tutto il mon-do. Quattro giorni dopo la sua pubblicazio-ne su OpenDemocracy, il 20 maggio 2015, si sono aggiunte altre 238 irme di accademi-ci ed esponenti della societ civile. La lista completa dei irmatari disponibile su opendemocracy.net

    I leader dellUnione europea hanno annunciato che la loro risposta alla sconcertante perdita di vite umane tra i migranti che attraversano il Me-

    diterraneo su barconi inadatti alla naviga-zione sar luso della forza per colpire le cosiddette reti che operano in Libia orga-nizzando le pericolose traversate. In che modo? L11 maggio lalto rappresentante per la politica estera dellUnione Federica Mogherini ha dichiarato: Nessuno sta pen-sando di bombardare. Stiamo parlando di

    unoperazione navale. Due giorni dopo, per, il Guardian ha rivelato di aver ottenu-to un documento strategico su una missio-ne europea nel Mediterraneo e nelle acque territoriali libiche in cui si propone una campagna aerea e navale. Operazione che, dice il documento, potrebbe provocare danni collaterali. In altre parole, gli adulti e i bambini che sono gi sulle imbarcazioni sotto attacco o in procinto di salirvi potreb-bero rimanere uccisi. Con o senza bombe, i provvedimenti dellUnione europea per re-spingere, scoraggiare e dirottare i migranti, compresi quelli che avrebbero diritto allasi-lo, stanno gi producendo questi danni collaterali.

    Qual la giustiicazione morale che con-sente ai paesi pi ricchi del mondo di usare la loro potenza navale e tecnologica in un modo che causa la morte di uomini, donne e bambini di alcune delle regioni pi povere del mondo e pi dilaniate dalla guerra? Per rispondere a questa domanda molti avan-zano una versione pericolosamente distor-ta della storia.

    Analogia pericolosaNegli ultimi anni la politica sui movimenti non autorizzati attraverso le frontiere ha tracciato una distinzione tra le attivit dei contrabbandieri e quelle dei traicanti di esseri umani. Il contrabbando implica accordi volontari e consensuali. Il traico, invece, implica la coercizione o linganno. Pi volte politici, giornalisti e perino qual-che attivista della lotta contro la schiavit hanno paragonato il traico di esseri umani alla tratta degli schiavi attraverso lAtlanti-co. Visto che per i migranti che attraversano il Mediterraneo i termini contrabbando e traico sono ormai usati in modo inter-scambiabile, i pericoli che comporta questa analogia sono evidenti. Ed questa confu-sione che consente ai leader dellUnione europea di parlare di uso della forza milita-re sulle coste nordafricane come se si trat-tasse di una necessit morale.

    I trafficanti di esseri umani sono gli

    schiavisti del ventunesimo secolo e devono essere assicurati alla giustizia, ha scritto il 22 aprile il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi sul New York Times. Se il pro-blema viene inquadrato in questi termini, limpegno a individuare, catturare e di-struggere le imbarcazioni di chi trasporta i migranti appare come una scelta diicile, imposta ai leader europei dallimprovvisa comparsa di un male ancora maggiore: la moderna tratta degli schiavi.

    Ma questo palesemente falso e del tut-to strumentale. Come appare dolorosa-mente chiaro dagli studi sulla storia della schiavit, quello che sta succedendo nel Mediterraneo oggi non somiglia neanche lontanamente alla tratta degli schiavi attra-

    Con il pretesto dello schiavismo

    Pi di trecento esperti di migrazioni e schiavismo hanno contestato la proposta europea di usare la forza militare contro le imbarcazioni di migranti

    OpenDemocracy, Regno Unito

    X Il 18 maggio 2015 i ministri degli esteri dellUnione europea hanno approvato la Eunavfor Med, unoperazione navale contro le reti di traicanti di esseri umani nel Mediterraneo con sede a Roma e guidata dallammiraglio italiano Enrico Credendino. La missione potrebbe partire alla ine di giugno e avr un mandato iniziale di un anno. Per i primi due mesi il consiglio dei ministri Ue ha previsto una spesa di 11,82 milioni di euro. In una prima fase si proceder con la raccolta di informazioni attraverso navi, elicotteri e droni. Per poter sconinare nelle acque territoriali e nello spazio aereo libici, invece, servir unautorizzazione del Consiglio di sicurezza dellOnu.

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    Migranti su una motovedetta della guardia di inanza al largo della Sici-lia guardano la barca su cui viaggia-vano, 14 maggio 2015

    Da sapere Operazione Eunavfor Med

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 19

    verso lAtlantico. Gli schiavi africani non volevano andarsene dalla loro terra. Prima di essere incatenati e caricati sulle navi ve-nivano richiusi in prigioni sotterranee per evitare che si suicidassero pur di non farsi deportare. Quelle deportazioni hanno por-tato a un unico mostruoso risultato: la schiavit. Oggi le persone che si imbarcano per lEuropa vogliono partire. Se fossero li-bere di farlo, approitterebbero dei voli in partenza dal Nordafrica oferti dalle com-pagnie low cost a un prezzo ininitamente pi basso di quello della pericolosissima traversata. E non sono gli schiavisti n i traicanti che gli impediscono di accede-re a questa via pi sicura.

    Nel solco della tradizione

    vero che a volte in Libia quelli che voglio-no partire sono tenuti in condizioni terribili, ma non sono rinchiusi in prigioni sotterra-nee in attesa di essere imbarcati a forza co-

    me schiavi. Invece spesso i migranti sono segregati in centri di accoglienza, in parte inanziati dallUnione europea, dove sia gli adulti sia i bambini rischiano di essere sot-toposti a violenze che possono arrivare alle frustate e alla tortura. E il destino di chi rie-sce a salire sui barconi incerto. Alcuni muoiono durante la traversata, altri soprav-vivono, ma sono maltrattati e sfruttati una volta arrivati a destinazione. Altri ancora sopravvivono e riescono almeno a garantir-si una possibilit di accedere ai diritti, alla protezione, al ricongiungimento familiare, allistruzione, al lavoro, alla libert dalla persecuzione e cos via.

    Questo non lequivalente contempo-raneo della tratta degli schiavi. Cercare di fermarlo usando la forza militare non signi-ica schierarsi nobilmente contro lo schiavi-smo, e contro il traico di esseri umani. Signiica semplicemente rimanere nel sol-co di una lunga tradizione in cui alcuni stati,

    compresi i paesi schiavisti del settecento e dellottocento, usano la violenza per impe-dire a determinati gruppi di esseri umani di spostarsi liberamente.

    una tradizione, non dimentichiamolo, che vide il suo culmine nellormai famige-rata conferenza di Berlino del 1885, che au-torizz la spartizione/conquista dellAfrica da parte delle potenze europee con il pre-sunto scopo di mettere ine al cosiddetto schiavismo arabo. Nei due decenni che seguirono persero la vita milioni di africani, compreso un gran numero di congolesi che erano sotto la tutela del grande re ilantro-po Leopoldo II del Belgio. Oggi il modo in cui gli stati europei e lAustralia continuano quella tradizione un esempio seguito in tutto il mondo, come dimostra latroce spet-tacolo dei profughi rohingya in fuga dalle persecuzioni in Birmania a cui inizialmente non stato permesso sbarcare in Thailan-dia, Malesia e Indonesia e sono stati lasciati morire in mare.

    Libert di movimento

    Non esiste giustiicazione morale per prov-vedimenti che portano alla morte di donne, bambini e uomini paciici spesso in fuga dalla tortura, dalla persecuzione e dalla guerra. I leader e i cittadini europei devono ricordare la loro storia, recente e passata, e le responsabilit che il continente ha verso i corpi nel Mediterraneo e le persone sui barconi. Chiediamo che molti pi rifugiati siano sistemati in Europa e siano eliminate le barriere che impediscono il movimento di tutti tranne che dei pi ricchi.

    Chiediamo che i leader politici europei smettano di sfruttare la storia della tratta transatlantica degli schiavi per legittimare azioni militari e di deterrenza contro i mi-granti e, invece, ricordino e agiscano in ba-se alle richieste di libert di movimento, o del diritto alla locomozione enunciato dagli attivisti afroamericani contro la schia-vit dellottocento. X bt

    Quale giustiicazione morale consente ai paesi pi ricchi di usare la loro potenza in un modo che causa la morte di uomini, donne e bambini?

  • 20 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    Irlanda

    La schiacciante vittoria del s, con il 62 per cento dei voti, al referen-dum del 22 maggio non solo una buona notizia. molto di pi.

    Sembra straordinario che la piccola Irlanda sia diventata il primo paese al mondo ad approvare il matrimonio tra persone dello stesso sesso con un voto popolare. Ma il cambiamento riguarda soprattutto lordi-nario. LIrlanda ha rideinito cosa signiica essere un normale essere umano. Abbiamo dimostrato che esiste una nuova normalit, che ordinario un aggettivo grande e ac-cogliente, che valorizza la naturale diversit dellumanit. Le persone lgbt sono inal-mente parte integrante della meravigliosa ordinariet della vita irlandese.

    Sembra una vittoria della tolleranza, ma invece la ine della semplice tolleranza. La tolleranza qualcosa che noi concedia-

    mo a loro. Il s degli irlandesi signiica che il paese andato oltre la tolleranza, che non esiste pi un noi e un loro. Le persone lgbt sono i nostri igli, genitori, fratelli, ami-ci. Ci hanno chiesto se volevamo sostituire la tolleranza con luguaglianza, e noi abbia-mo accolto questopportunit.

    Oltre la pauraLa vittoria del s sembra anche il trionfo di un discorso complesso e articolato. E in ef-fetti limpegno della societ civile stato grandioso, segnato dallentusiasmante elo-quenza di tante persone. Il fronte del s non ha mai fatto ricorso alle provocazioni e agli insulti. In molti hanno sacriicato la loro pri-vacy ed esposto la loro intimit agli occhi di tutti. Sono stati il coraggio e la dignit di queste persone a fare la diferenza. Tutta-via, la vittoria non merito dei grandi di-scorsi quanto delle parole incerte e dette a mezza bocca. La verit che a cambiare lIrlanda negli ultimi ventanni sono state le migliaia di conversazioni dolorose che co-minciavano sempre con le parole devo confessarvi qualcosa. Momenti di sinceri-t intorno al tavolo della cucina, parole esi-tanti inframmezzate da pianti e singhiozzi, paure e silenzi. In quelle diicili conversa-

    zioni si manifestata quella verit che stata poi raccontata nella campagna per il referendum. stato grazie a quelle parole che i gay e le lesbiche sono diventati noi, i nostri igli, la nostra famiglia.

    La vittoria del s sembra inoltre una vit-toria dellIrlanda progressista sullIrlanda conservatrice. In realt molto di pi. la ine di una spaccatura sterile e inutile. Il sol-co tra campagna e citt, tra tradizione e mo-dernit che ha segnato tanti dibattiti negli ultimi quarantanni superato. un vero momento di unit nazionale, da festeggiare in ogni angolo del paese. LIrlanda progres-sista e lIrlanda conservatrice non esistono pi, c solo unIrlanda democratica e di-gnitosa. Oggi pu sembrare che le persone lgbt siano inalmente uscite allo scoperto. In realt lIrlanda stessa a essere uscita allo scoperto. Il nostro carattere ottimista e dignitoso era stato tenuto a lungo nascosto dallipocrisia e dalla paura. Poi, il 22 mag-gio, questIrlanda ha smesso di temere se stessa. La campagna per il no stata costru-ita sulla paura. Ma questa volta non ha fun-zionato. La paranoia e il pessimismo sono stati sconitti dalla speranza e dalla iducia degli irlandesi.

    Quella che sembra una vittoria del co-smopolitismo globale in realt un trionfo dellintimit. stato il senso dintimit a rendere lIrlanda un luogo cos diicile per i gay e le lesbiche, per tutti quelli che hanno visto la loro diversit stigmatizzata, sbircia-ta e trattata come oggetto di pettegolezzo. Ma lintimit si rivelata altrettanto poten-te quando cambiato il vento. Non appena il popolo lgbt ha cominciato a raccontarsi diventato familiare a tutti gli irlandesi.

    Quella che sembra una sconitta per i conservatori religiosi, inine, in realt una vittoria per tutti. Nessuno ne esce ridimen-sionato. Gli irlandesi nel loro insieme han-no respinto lidea secondo cui la nostra re-pubblica un gioco a somma zero, in cui ci che viene dato a uno devessere tolto a un altro. Dalluguaglianza guadagnano tutti, anche quelli che non la volevano. Con il tempo anche chi ha votato no apprezzer il valore di vivere in una democrazia plurali-sta che rispetta le minoranze. Il popolo lgbt ha regalato alla democrazia irlandese uno dei suoi giorni pi gloriosi, ha dato alla no-stra malconcia repubblica un nuovo senso di impegno, di iducia, di speranza. Ha di-mostrato che anche linimmaginabile possibile. Ora dobbiamo solo essere allal-tezza di questa straordinaria sida. X as

    Il coming out degli irlandesi

    Il trionfo del s al referendum sui matrimoni tra persone dello stesso sesso segna la nascita di una nuova Irlanda: democratica, unita e capace di accogliere la diversit di tutti i suoi cittadini

    Fintan OToole, The Irish Times, Irlanda

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    Dublino, 23 maggio 2015

  • 22 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    Polonia

    Capire perch il presidente uscen-te Bronisaw Komorowski (libe-rale ed europeista, del partito di centrodestra Piattaforma civi-

    ca) sia stato sconitto al ballottaggio delle presidenziali del 24 maggio dal nazionalista ed euroscettico Andrzej Duda (del partito Diritto e giustizia, Pis) non sar facile. La cosa pi importante comprendere il signi-icato di questo risultato per la Polonia e per lEuropa. Ma ancora non siamo in grado di farlo. Perch sappiamo bene chi era Andr-zej Duda nelle sue vesti passate di deputato, ministro e candidato alla presidenza, ma non sappiamo che tipo di presidente sar.

    Le possibilit sono tre. La prima che Duda eserciti le sue funzioni di presidente come ha esercitato quelle di viceministro della giustizia (tra il 2006 e il 2007) e di sot-tosegretario di stato (tra il 2008 e il 2010)

    nella cancelleria dellallora presidente Lech Kaczyski. Sarebbe una disgrazia. In quei contesti Duda si comportato da funziona-rio di partito, ed stato uno dei irmatari, tra laltro, della grottesca legge sulla lu-strazione, cio lepurazione di chi aveva collaborato con il regime comunista. Un presidente del genere sarebbe una minac-cia per la Polonia: aggraverebbe le divisioni interne, frenerebbe il processo di integra-zione con i paesi occidentali e si concentre-rebbe su concessioni populistiche invece di sostenere le riforme necessarie. E sarebbe un pericolo anche per lUnione europea, perch raforzerebbe la corrente antiocci-dentale e antimoderna.

    C poi una seconda possibilit: se Duda facesse quello che ha promesso alla fine della campagna elettorale, il paese potreb-be andare incontro a un moderato cambio di rotta in senso populistico e conservatore. Considerati i limitati poteri del capo dello stato, ino a quando il Pis non sar al gover-no i problemi non saranno cos gravi. La terza possibilit che Duda si comporti da vero presidente, in linea con la tradizione della Terza repubblica polacca. Da Wasa a Komorowski, i capi di stato hanno svolto soprattutto il ruolo di mediatori, compor-

    tandosi in modo pi responsabile rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Alcuni hanno criticato apertamente il pro-prio partito, altri hanno portato avanti con discrezione progetti alternativi. Tuttavia una certa distanza c sempre stata. Non escluso che, assecondando lo spirito dei tempi, Duda si allontani dalla vecchia guar-dia del Pis e provi a sfruttare il suo successo per creare qualcosa di pi lungimirante del-la politica di caccia alle streghe cavalcata in passato dal suo partito.

    Se Duda riuscisse a trasformare il Pis in un partito simile alla Cdu tedesca, ai con-servatori britannici o ai gollisti francesi, la Polonia farebbe un grande passo verso una democrazia normale e solida. Questo, per, richiederebbe non solo un dialogo serio con un elettorato abituato da anni a sentirsi rac-contare favole, ma anche un rinnovamento ai vertici del partito.

    Verso le politicheIn ogni modo, che tipo di presidente Duda decider di essere non dipender solo da lui, ma anche dai suoi avversari, che sono molti. Il pi pericoloso potrebbe essere lui stesso. Se non trover una strada nuova, dannegger se stesso, il suo partito, gli elet-tori, la Polonia e lEuropa. Il secondo nemi-co di Duda potrebbe essere il Pis, se il parti-to decider di non cambiare, e forse il suo stesso entourage. Secondo la costituzione il presidente solo. Ma la qualit del suo ope-rato dipender da quella dei suoi pi stretti collaboratori. Se, come ha fatto Lech Wasa, si circonder di amici e lacch non far il gran salto. Se, come Aleksandr Kwaniewski, trover dei validi collabora-tori, forse sar un ottimo presidente. C inine il terzo nemico, gli oppositori di altri ambienti politici. Se cercheranno di mette-re Duda con le spalle al muro, rischieranno di spingerlo su una cattiva strada. Cos ren-deranno pi diicile una sua rielezione, ma il paese pagher un prezzo molto alto. Se invece lo tratteranno come un capo di stato democraticamente eletto, lo aiuteranno a esercitare il suo incarico in modo costrutti-vo. diicile dire quale sia lipotesi pi pro-babile. La vicinanza delle elezioni politiche, in programma a ottobre, aumenta il rischio che si veriichi lipotesi peggiore. Ma non detto. In fondo il cambiamento di un gover-no da sempre la sida pi grande per una democrazia. In un modo o nellaltro dal 1989 ce la siamo sempre cavata. Oggi si tratta di farlo un po meglio. X dp

    I polacchi scelgono la destra nazionalista

    Il nuovo capo di stato Andrzej Duda, euroscettico e populista. Ma ancora presto per capire che tipo di leader sar. Molto dipender dalle scelte del suo partito e dei suoi avversari

    Jacek akowski, Polityka, Polonia

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    Andrzej Duda a Varsavia, il 24 maggio 2015

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 23

    russia

    unaltra stretta contro le ong Il 23 maggio il presidente russo Vladimir Putin ha irmato una legge che, come scrive il sito Meduza, consente di vietare ogni attivit sul territorio russo alle ong internazionali o stranie-re che saranno deinite indesi-derabili, congelandone gli attivi e incriminando i loro dirigenti. Le autorit russe potranno deci-dere il divieto in base a motiva-zioni piuttosto vaghe, come il fatto di costituire una minaccia per lordine costituzionale del paese, per le sue capacit di di-fesa e per la sicurezza dello sta-to. La scelte delle organizzazio-ni contro cui procedere spetter

    alla procura generale e dovr es-sere elaborata in collaborazione con il ministero degli esteri, sen-za alcun procedimento giudizia-rio. Un deputato della duma ha gi chiesto uicialmente alla procura di veriicare se organiz-zazioni come Amnesty interna-tional, Human rights watch, Transparency international e Memorial possono essere classi-icate come indesiderabili.

    In Macedonia la crisi politica non ancora risolta, dopo gli scandali e le grandi manifestazioni antigovernative delle ultime settimane. Lopposizione continua a chiedere le dimissioni del governo guidato dal premier Nikola Gruevski, mentre sulla sanguinosa operazione antiterroristica che il 9 maggio a Kumanovo ha provocato 22

    morti ci sono ancora molte ombre. La gravit della situazione ha spinto gli Stati Uniti e lUnione europea a tentare una delicata mediazione tra il governo e lopposizione organizzando alcuni incontri diretti tra i leader dei diversi partiti. Bruxelles sta anche studiando la possibilit di inviare in Macedonia un rappresentante speciale dellUnione europea. Secondo il settimanale Kapital, il governo ormai totalmente screditato: In nove anni lesecutivo ha speso 20 miliardi di euro, frutto del lavoro dei cittadini. Ma lunico risultato visibile sono i grandiosi ediici kitsch costruiti nel centro di Skopje. In compenso la Macedonia diventata un paese sempre pi instabile e povero. In tutti questi anni noi cittadini siamo stati solo cavie da laboratorio per il governo, degli utili idioti. Ma ormai la rivolta popolare una realt. E non si arrester. X

    Macedonia

    La crisi continua

    Kapital, Macedonia

    Nato-russia

    Manovrea sorpresa Mentre continuano le tensioni tra Mosca e loccidente sullUcraina, la Nato e la Russia hanno avviato contemporanea-mente il 26 maggio una serie di manovre militari. Circa 250 veli-voli e 12mila uomini sono stati mobilitati negli Urali e in Siberia per quella che il governo russo ha deinito una grande eserci-tazione a sorpresa, scrive il Daily Telegraph. Lo stesso giorno la Nato ha avviato lope-razione Arctic Challenge (nella foto), una serie di esercitazioni previste da tempo che dureran-no ino al 5 giugno e per le quali sono stati mobilitati cento aerei e 4.000 soldati di cinque paesi Nato e di tre nazioni esterne (Svizzera, Finlandia e Svezia).

    ucraiNa

    Lultimo comandante Nel Donbass stato ucciso in un agguato il comandante separati-sta Aleksej Mozgovoj. Mozgo-voj, che era salito allonore delle cronache per avere organizzato nella repubblica di Luhansk un tribunale popolare per eserci-tare la giustizia in modo som-mario, era lultimo esponente dellala radicale dei separatisti. Secondo Gazeta, sulla sua morte circolano molte ipotesi: unazione di Kiev, lotte fratrici-de nelle repubbliche separatiste, unoperazione di Mosca oppure dei servizi segreti occidentali.

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    cameron leurocritico Il primo ministro britannico Da-vid Cameron ha cominciato il 25 maggio un tour delle capitali eu-ropee per discutere dei progetti britannici di riforma delle istitu-zioni comunitarie e delle condi-zioni della permanenza del Re-gno Unito nellUnione europea. Rieletto da poco e forte della maggioranza assoluta alla ca-mera dei comuni, Cameron ha promesso agli elettori che nego-zier un accordo migliore sulladesione del suo paese allUnione, su cui i cittadini bri-tannici saranno chiamati a pro-nunciarsi in un referendum che si terr entro il 2017, scrive EU-observer. Intanto, rivela Le Monde, il presidente francese Franois Hollande e la cancel-liera tedesca Angela Merkel hanno elaborato un piano che va in una direzione molto diversa da quella auspicata da Came-ron: un progetto comune per una maggiore integrazione dei paesi delleurozona senza la mo-diica dei trattati.

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    ) iN breve

    Paesi Bassi Il 22 maggio il go-verno ha presentato un disegno di legge che vieta il velo integra-le in alcuni luoghi pubblici, tra cui scuole, ospedali e mezzi di trasporto.Danimarca Il 27 maggio la pre-mier Helle Thorning-Schmidt, che guida una coalizione di cen-trosinistra, ha indetto le elezioni legislative anticipate per il 18 giugno. Lopposizione in testa nei sondaggi.

    europa

  • Africa e Medio Oriente

    24 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    Per il dittatore siriano Bashar al Assad le cose hanno cominciato a mettersi male nel dicembre del 2014, quando nelle campagne

    intorno a Idlib, nel nord della Siria, le trup-pe governative hanno perso le basi militari di Wadi al Daif e Al Hamidiya, che sono sta-te conquistate dalle forze dellopposizione. Leffetto valanga continua ancora oggi: combattendo sotto la bandiera dellEserci-to della conquista (una coalizione di gruppi ribelli islamisti nata a marzo), circa 12mila miliziani hanno preso il controllo delle citt di Idlib e Jisr al Shugur senza subire gravi perdite.

    Il lancio da parte del re saudita Salman delle operazioni militari nello Yemen e il riavvicinamento tra Arabia Saudita, Qatar e Turchia hanno sicuramente contribuito a consolidare il sostegno politico e materiale ai combattenti siriani. Oggi il vero fattore in grado di decidere le sorti del conlitto siria-no sembra risiedere pi fuori che dentro i conini del paese.

    La sconitta delle forze di Assad nella provincia di Idlib arrivata nello stesso momento in cui i ribelli sono riusciti a rom-pere lassedio su Aleppo imposto dagli uo-mini ai comandi del generale iraniano Qas-sem Suleimani, molti dei quali sono merce-nari afgani. I combattenti hazara originari delle regioni sciite dellAfghanistan non sono riusciti a ottenere molto in Siria. Ad Aleppo e a Busra al Harir, nel sud del paese, sono morti a centinaia semplicemente per-ch hanno tardato a ritirarsi.

    LEsercito della conquista ha compiuto progressi strategici anche ad Al Mastuma e Jabal al Arbain, minacciando seriamente la regione costiera, che la roccaforte degli

    Il regime di Damasco vacilla sempre di pi

    Tra le sconitte militari, leconomia in ginocchio e la siducia della popolazione, il presidente Bashar al Assad vede avvicinarsi la ine dei suoi giorni al potere

    Ahmad Zaidan, Al Jazeera, Qatar

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    Aleppo, 23 maggio 2015

    alawiti siriani. Per Assad (la cui famiglia della minoranza alawita), per i suoi alleati libanesi di Hezbollah e per lIran si sta avvi-cinando unimportante battaglia per la so-pravvivenza. Ma, dal momento che le trup-pe governative sono al collasso perch esauste, demoralizzate e divise, Hezbollah dovr sostenere il grosso dello sforzo sul campo. A peggiorare ulteriormente le cose arrivata lumiliante sconitta dellesercito siriano a Palmyra (lodierna Tadmor), inita in mano al gruppo Stato islamico. Le truppe del regime non si sono mai trovate in una posizione difensiva cos penalizzante.

    Mentre Assad deve fare i conti con gli insuccessi militari, sul fronte politico la si-tuazione non migliore. una delegazione siriana che di recente ha visitato lIran ha

    chiesto nuovi aiuti promettendo in cambio di cedere beni di propriet dello stato: pro-babilmente non si mai vista una proposta tanto umiliante da parte di un dittatore im-pegnato a finanziare una guerra che sta perdendo. Finora lIran ha cercato di afer-mare la sua presenza in Siria con laiuto di Hezbollah, che mantiene il controllo sui monti Qalamoun garantendo un collega-mento con la costa mediterranea.

    Intanto il segretario di stato americano John Kerry andato a Mosca per cercare una soluzione politica nel bel mezzo dellavanzata dei ribelli siriani. Il capo della diplomazia statunitense ha fatto la sua mossa dopo aver incontrato Khaled Khoja, il leader della Coalizione nazionale siriana delle forze dellopposizione e della rivolu-zione. Kerry ha afermato in modo catego-rico che Assad non avr nessun ruolo in un eventuale accordo politico.

    Conferenza urgenteIn un articolo pubblicato dal quotidiano francese Libration, Hala Kodmani cita le testimonianze di alcuni abitanti di Dama-sco: nessuno dubita del fatto che il regime destinato a crollare, ma c incertezza su come e quando succeder. Per Assad il col-po pi duro stato perdere il sostegno della classe intellettuale. Ma il consenso verso il presidente crollato drasticamente in ogni settore, da quello militare a quello politico, dalla sfera pubblica agli ambienti diploma-

    Da sapere ultime notizie

    X Il 25 maggio, pochi giorni dopo la caduta di Palmyra (Tadmor) nelle mani del gruppo Stato islamico, il governo siriano ha intensiicato i bombardamenti sulla citt per riconquistarla. Secondo lOsservatorio siriano per i diritti umani, da met maggio in questa zona i jihadisti hanno gi ucciso almeno 217 persone, tra cui donne e bambini. XIl 26 maggio cominciata loperazione delle truppe irachene e delle milizie sciite per riconquistare la provincia di Al Anbar e il suo capoluogo Ramadi, caduto sotto il controllo dello Stato islamico. Lo stesso giorno una serie di attentati attribuiti ai jihadisti contro obiettivi militari a Falluja ha causato decine di morti.

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 25

    tici. Mentre il frammentato sistema di spio-naggio di Assad fatica a mantenere la sua eicacia, i siriani stanno creando dei comi-tati per proteggere le loro famiglie e le loro propriet. Su YouTube intanto circola il vi-deo di una conversazione tra il colonnello Suhail al Hassan, detto la tigre, con un suo superiore. Dopo la sconfitta a Jisr al Shugur, il colonnello elemosina munizioni per i suoi ottocento soldati in fuga, una sce-na che la dice lunga sul funzionamento in-terno della giunta militare.

    Sul piano economico la lira siriana ha toccato la quotazione pi bassa della sua storia. Sul mercato libero un dollaro viene scambiato con 330 lire siriane. Da quattro mesi il regime non riesce a pagare gli sti-pendi dei funzionari civili. In alcuni quar-tieri di Damasco gli abitanti fanno i bagagli e partono verso lEuropa o il golfo Persico. Un quotidiano libanese ha pubblicato le dichiarazioni di un ministro secondo il qua-le Beirut si starebbe preparando ad acco-gliere i fedelissimi di Assad.

    Di fronte allavanzata ininterrotta dei ribelli siriani necessario organizzare una conferenza a Riyadh per delineare una strategia in vista del crollo del regime. As-sad continua a negare la realt, come fanno da sempre i dittatori. E continuer a farlo inch gli iraniani non sospenderanno gli aiuti. Per impedire che la Siria inisca come lAfghanistan, ora di avviare un processo di transizione. X gim

    Mentre il 20 maggio i combat-tenti del gruppo Stato isla-mico si facevano largo

    nellantica citt di Palmyra (la moder-na Tadmor), il responsabile del patri-monio archeologico siriano ha chiesto alla coalizione guidata dagli Stati Uniti di dare una mano allesercito di Da-masco bombardando i jihadisti. sta-ta una richiesta disperata, che mostra chiaramente quanto il regime siriano sia stato messo allangolo.

    Finora il governo del presidente Bashar al Assad si precluso la possi-bilit di partecipare alla coalizione contro lo Stato islamico riiutandosi di discutere le condizioni di un compro-messo politico per mettere ine alla guerra civile. E ora lo stesso regime a chiedere la collaborazione internazio-nale per salvare uno dei pi importanti siti archeologici del mondo, una ster-zata che infrange limmagine di gran-de sicurezza sbandierata da Assad e dai suoi generali, e che mette in mo-stra tutte le crepe della loro intransi-genza.

    La proposta iranianaLesercito siriano ha dovuto afrontare da solo il gruppo Stato islamico a Pal-myra, ma avrebbe potuto evitarlo se il governo avesse approittato delle aperture diplomatiche degli ultimi mesi. Dal settembre del 2014 Dama-sco ha riiutato e ignorato numerose opportunit di arrivare a una soluzio-ne diplomatica. Secondo alcune voci, Assad avrebbe respinto una proposta dellIran, il suo principale alleato, di formare un governo di unit nazionale con i Fratelli musulmani. Se fosse ve-

    ro, linclusione della Fratellanza avrebbe garantito al processo di pace anche il sostegno cruciale della Tur-chia, che negli ultimi quattro anni ha facilitato dal punto di vista logistico la ribellione islamista contro Damasco.

    Allo stesso tempo Assad non ha proposto nessun piano n mostrato la volont di arrivare a un compromesso nonostante i 220mila morti, i nove mi-lioni di sfollati, i gravi danni alle infra-strutture, alleconomia e ai siti archeo-logici. Invece il regime si trincerato e si concentrato unicamente sulla sua strategia militare.

    Un rovesciamento di fronteFino allinizio del 2015 le forze gover-native siriane sembravano in vantag-gio. Ma poi Arabia Saudita e Turchia hanno messo da parte le loro diver-genze e hanno aiutato i ribelli islamisti a conquistare numerose localit stra-tegiche nel nord della Siria. Dopo le sconitte al nord, lesercito era in dii-colt e il gruppo Stato islamico ha sfer-rato lassalto su Palmyra. Con questofensiva i jihadisti hanno con-quistato dei giacimenti di gas e il con-trollo delle forniture di elettricit: un bottino importante, ma mai quanto laver tagliato in due la strada usata da Damasco per rifornire le sue truppe a Deir Ezzor. Se lo Stato islamico con-quistasse anche questa citt, control-lerebbe tutto lest della Siria.

    Palmyra ha pagato il prezzo degli errori di Assad, che ha sottovalutato la minaccia jihadista e si riiutato di scendere a patti con i suoi avversari. Per mettere ine alla guerra il governo dovr impegnarsi in un processo di pa-ce autentico. Altrimenti il gruppo Sta-to islamico continuer a saccheggiare citt e villaggi e a distruggere reperti storici di valore inestimabile. E le po-polazioni di Siria e Iraq continueranno a sofrire. X

    Il sito archeologico non sarebbe inito in mano ai jihadisti se il governo non si fosse isolato

    Palmyra e gli errori di Assad

    Antoun Issa, The National, Emirati Arabi Uniti

    Lopinione

  • 26 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    La gentilezza eccessiva del giovane cameriere mi riporta alla memoria una conversazio-ne con un amico di Gaza du-rante lultima ofensiva israe-liana, nellestate del 2014. Mi trovo in un hotel di lusso a Lu-gano, dove mi hanno invitato per una conferenza, ed evi-dente che n io n il cameriere siamo a nostro agio. Non pos-siamo essere noi stessi ino in fondo perch siamo costretti a recitare una parte, lui per gua-dagnarsi da vivere e io per na-scondere limbarazzo di essere servita e riverita.

    Lartiiciosit di questa rap-presentazione della diferenza di classe mi ricorda limpor-tante osservazione del mio amico. Lesercito e i servizi israeliani, mi aveva detto, co-noscono gli esponenti di Ha-mas solo per quello che vedo-no durante gli interrogatori e le sessioni di tortura. Ed su questa falsa conoscenza che si basano quando pianiicano le loro guerre. Ma evidente che in quelle occasioni i prigionieri di Hamas, che siano spaventa-ti e sottomessi o testardi e co-raggiosi, si comportano in mo-

    do diverso rispetto a quando sono liberi.

    A quel punto la mia mente torna al presente. Un rapporto di Amnesty international sulla guerra del 2014 accusa Hamas di aver torturato e ucciso alcu-ni presunti collaborazionisti. Il documento contiene reso-conti raccapriccianti. I 21 anni di governo dellAutorit Na-zionale Palestinese e gli otto anni di governo di Hamas te-stimoniano che le vittime di tortura non sono immuni dal-la tentazione di trasformarsi in torturatori. X as

    Da Lugano Amira Hass

    Nei panni del carneice

    Il 19 maggio il settimanale Iwacu ha ripreso le pubblicazioni dopo essere rimasto chiuso per giorni a causa della situazione di insicurezza e delle gravi minacce ai giornalisti. Dopo il colpo di stato fallito contro il governo del presidente Pierre Nkurunziza, si sono moltiplicati gli attacchi della polizia contro le redazioni e molti mezzi

    dinformazione indipendenti hanno chiuso. Ma, come si legge nelleditoriale, bisogna resistere, nonostante le redazioni distrutte e i colleghi morti o in fuga. Larresto di gran parte dei responsabili del colpo di stato del 13 maggio non ha messo ine alle manifestazioni contro Nkurunziza, che non ha rinunciato al proposito di ottenere un terzo mandato alle elezioni presidenziali del 26 giugno. In pi di un mese di proteste e di scontri con le forze di sicurezza sono morte pi di trenta persone. Il 24 maggio a Bujumbura migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di Zedi Feruzi, il segretario di un piccolo partito dopposizione, ucciso davanti a casa. Lopposizione ha fatto sapere di ritenere impossibile il corretto svolgimento della campagna elettorale e delle elezioni legislative, che sono state rinviate al 5 giugno. X

    Burundi

    Le proteste non si fermano

    Iwacu, Burundi

    araBia sauDita

    attentatodestabilizzante Il gruppo Stato islamico cerca di destabilizzare lArabia Saudi-ta alimentando lo scontro tra le comunit sunnita e sciita, scri-ve Asharq al Awsat. Lattenta-to del 22 maggio contro una mo-schea scii ta di Qatif, che ha ucci-so 21 persone, stato rivendica-to dallorganizzazione jihadista. il secondo grande attentato degli ultimi sei mesi nellest del pae se, osserva Al Araby al Ja-deed. In entrambi i casi stata colpita la minoranza sciita, che dal 2011 manifesta contro le di-scriminazioni. XIl 27 maggio le autorit saudite hanno decapi-tato un condannato per omici-dio. l89a esecuzione del 2015. Nel 2014 erano state 87.

    iraN

    il nemicosi avvicina Lavvicinarsi del gruppo Stato islamico alle frontiere iraniane preoccupa i vertici dellesercito, che hanno chiesto al parlamen-to di potenziare i mezzi a loro disposizione per contenere la minaccia, scrive Ghanoun. I militari hanno detto di essere pronti a intervenire in Iraq se i jihadisti si avvicinassero troppo al conine. X cominciato il 26 maggio il processo a porte chiu-se a Jason Rezaian, giornalista del Washington Post accusato di vari reati tra cui quello di spionaggio. Rezaian rischia ino a ventanni di carcere.

    etiopia

    unelezioneimperfetta Il 24 maggio 36 milioni di etiopi sono andati a votare alle elezio-ni legislative, le prime dopo la morte del presidente Meles Ze-nawi e le quinte dallintroduzio-ne del multipartitismo. Il siste-ma politico ancora imperfetto, scrive Addis Fortune. Secondo i primi risultati, il partito al pote-re, lEprdf, ha ottenuto tutti i seggi in parlamento.

    iN Breve

    Kenya Il 26 maggio i ribelli so-mali di Al Shabaab hanno riven-dicato un attentato contro la po-lizia vicino a Garissa.Libia Seicento migranti sono stati arrestati il 23 maggio prima di partire per lEuropa.Madagascar Il 26 maggio il parlamento ha siduciato il pre-sidente Rajaonarimampianina, accusato di incompetenza.Nigeria Il 26 maggio la polizia ha annunciato che una serie di attacchi degli allevatori fulani nello stato di Benue ha causato un centinaio di morti.

    africa e Medio oriente

  • Americhe

    28 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    Sui manifesti elettorali di Chilapa, nello stato di Guerrero, c la foto di un morto. Si chiama Ulises Fa-bin Quiroz, un uomo calvo e sor-

    ridente che chiede ordine e pace per la cit-t. Il 1 maggio un commando di narcotraf-icanti lha fatto scendere dalla sua vettura e lha ucciso con uno sparo alla nuca. Era il candidato sindaco del Partito rivoluziona-rio istituzionale (Pri) alle elezioni del pros-simo 7 giugno. Con il suo omicidio la morte entrata nella campagna elettorale di que-sta cittadina di 35mila abitanti in uno degli stati pi violenti del Messico, dove a set-tembre sono spariti 43 studenti della scuo-la rurale di Ayotzinapa.

    Il 9 maggio, verso le sei del pomeriggio, trecento uomini armati, tra contadini, nar-cos e poliziotti comunitari, hanno fatto ir-

    ruzione nel viale principale di Chilapa. Era-no tutti vicini a un gruppo locale chiamato Los Ardillos. In meno di unora, hanno oc-cupato la sede della polizia municipale, hanno disarmato gli agenti e hanno preso le auto. Poi hanno creato quattro posti di blocco e hanno fermato e perquisito la gen-te. Chiedevano la consegna del capo locale dei Rojos, il cartello rivale che in teoria con-trolla il comune. Per cinque giorni sono stati loro i padroni di Chilapa. Hanno se-questrato alcune persone (sedici secondo le cifre uiciali, trenta secondo i familiari dei rapiti) e le hanno arruolate nellesercito dei desaparecidos messicani.

    Fuoco incrociatoSecondo le testimonianze, tutto avvenu-to mentre erano di pattuglia la polizia sta-tale, la gendarmeria e lesercito. Nessuno intervenuto. La ragione ufficiale stata evitare uno spargimento di sangue. An-cora oggi non ci sono stati arresti e le auto-rit statali non sanno indicare chi abbia ordinato di far sparire quelle persone n dove siano i rapiti.

    Devo sapere se i miei igli sono vivi o morti. Rosa Cuevas Alcocer a pezzi. Alle

    otto e mezzo del 10 maggio i suoi tre igli maschi, Miguel, Juan e Vctor, sono stati sequestrati a un posto di blocco: Stavano andando al mercato a vendere un vitello, dice. La donna, che ha 49 anni, sa a mala-pena leggere e scrivere. Come spesso suc-cede alle madri delle persone scomparse, anche lei crede che il sequestro dei igli sia dovuto a un errore. Ma ora, dopo essersi scontrata con i silenzi della polizia, chiede delle risposte.

    Chilapa si trova ai piedi delle montagne di Guerrero ed la porta di accesso alla zo-na di maggiore produzione di oppio del continente americano. Il suo controllo fondamentale per la sopravvivenza del narcotraico e ha scatenato un braccio di ferro tra organizzazioni criminali come Los Rojos e Los Ardillos. La popolazione vittima di questo fuoco incrociato.

    Jos Daz Navarro un professore di 52 anni e ha smesso di avere paura. Il 26 no-vembre 2014 Los Ardillos hanno fatto scomparire due suoi fratelli, suo cugino e due colleghi. Tre giorni dopo sono stati rin-venuti cinque cadaveri carbonizzati e de-capitati. Manca ancora il riscontro forense, ma Daz sicuro che siano loro. Da allora dedica tutte le sue energie a organizzare i familiari delle vittime. Sa che potrebbe es-sere ucciso, ma si riiuta di restare in silen-zio. Oggi Navarro andato in procura per aiutare i familiari delle persone scomparse che si accalcano allinterno. Gli uici san-no di vecchio. Le dichiarazioni si somiglia-no tutte: parlano di sequestri alla luce del giorno, maltrattamenti e inerzia delle for-ze dellordine. In questatmosfera irreale, le elezioni sembrano lontane. O almeno questa limpressione di Bernardo Carre-to Gonzlez: Hanno ucciso i miei tre igli e possono ammazzare anche me per aver sporto denuncia. Perch dovrei andare a votare?. A Chilapa, nel cuore del Messico, le elezioni hanno gi un vincitore. Tutti, compresi i morti, lo conoscono bene. X fr

    Vigilia elettorale violentanello stato di Guerrero

    Allinizio di maggio a Chilapa, in Messico, un gruppo di narcos ha ucciso un candidato sindaco e ha sequestrato decine di persone in pieno giorno. Di loro non si saputo pi niente

    Jan Martnez Ahrens, El Pas, Spagna

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    Civili armati a Chilapa, in Messico, il 10 maggio 2015

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 29

    stati uniti

    assolti e incriminati Centinaia di persone hanno par-tecipato il 23 maggio a una ma-nifestazione di protesta a Cleve-land, nellOhio, dopo lassolu-zione di un poliziotto bianco ac-cusato di aver ucciso due neri nel novembre del 2012. La poli-

    zia ha arrestato 71 persone che avevano bloccato le strade e ag-gredito dei passanti. La situa-zione in citt ancora molto te-sa, scrive il New York Times. Molti abitanti chiedono una profonda riforma del sistema giudiziario, considerato sbilan-ciato a favore dei bianchi. Nel frattempo il 21 maggio sei poli-ziotti sono stati incriminati a Baltimora, nel Maryland, per aver causato il 19 aprile la morte di un nero di 25 anni, Freddie Gray (episodio che aveva provo-cato una serie di proteste in cit-t). Gray sarebbe morto per le ferite riportate dopo larresto, mentre viaggiava su un blindato della polizia senza cintura, ven-tre a terra e con le mani e i piedi legati, scrive il Washington Post. Uno dei sei poliziotti sta-to incriminato per omicidio.

    Il 22 maggio almeno 26 guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono morti durante un bombardamento dellesercito e un attacco via terra a un accampamento nel municipio di Guap, nel dipartimento di Cauca. In seguito a questattacco le Farc hanno decretato la sospensione del cessate il fuoco

    unilaterale, che era in vigore da pi di quattro mesi. Per i negoziati di pace tra la guerriglia e il governo, in corso a Cuba dal novembre del 2012, un momento delicatissimo. Le trattative sono riprese il 25 maggio, ma il processo di pace arrivato a un punto critico, scrive Semana. Se le parti non sapranno gestire la situazione con calma e freddezza, potrebbe andare allaria tutto il lavoro fatto inora e dare inizio a un nuovo ciclo di guerra e morte. Al momento gi di per s diicile si aggiunge la perdita di popolarit del presidente Juan Manuel Santos, che non riuscito a dare credibilit al processo di pace e ha lasciato che lopposizione seminasse dubbi e siducia nella maggioranza dei colombiani. Ma la vera tragedia, conclude Semana, sarebbe se questi negoziati fallissero come gli altri tentativi del passato. X

    Colombia

    una pace a ostacoli

    Semana, Colombia

    venezuela

    le richiestedi lpez In un video difuso il 25 maggio il leader venezuelano delloppo-sizione Leopoldo Lpez, in car-cere con laccusa di istigazione alla violenza durante le proteste del febbraio del 2014, ha annun-ciato di aver cominciato, insie-me allex sindaco di San Crist-bal Daniel Ceballos, uno sciope-ro della fame. Le loro principali richieste, scrive Infolatam, sono tre: la liberazione dei pri-gionieri politici, la ine della censura e della repressione del dissenso e lindicazione di una data per le elezioni legislative, che dovrebbero tenersi nellulti-mo trimestre del 2015. Lpez ha convocato una manifestazio-ne per il 30 maggio.

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    investimentiin sudamerica Si concluso il 25 maggio a San-tiago del Cile il viaggio in Ame-rica Latina del primo ministro cinese Li Keqiang, che ha visita-to anche il Per, la Colombia e il Brasile. Il premier Li ha dichia-rato che il Sudamerica e la regio-ne dei Caraibi sono una zona in piena ascesa politica ed econo-mica, e hanno quindi un enorme potenziale di sviluppo, scrive la tercera. Nei prossimi dieci anni Pechino vuole investire in America Latina 250 miliardi di dollari. tra i progetti pi discus-si, che hanno gi provocato la reazione degli ambientalisti e delle comunit indigene, c quello di una ferrovia transa-mazzonica che dovrebbe colle-gare il Brasile al Per riducendo di molto i costi delle esportazio-ni in Cina.

    in breve

    Suriname Il Partito democrati-co nazionale (Ndp) del presi-dente Dsi Bouterse in testa nelle elezioni legislative del 25 maggio. In base ai risultati par-ziali, lNdp dovrebbe ottenere 27 dei 51 seggi del parlamento.Messico Il 22 maggio un poli-ziotto e 42 presunti narcotrai-canti sono morti negli scontri avvenuti a tanhuato, nello stato del Michoacn.Stati Uniti Il 23 maggio il sena-to ha bocciato una riforma volu-ta dal presidente Barack Obama per limitare i poteri di raccolta dei dati dellAgenzia per la sicu-rezza nazionale (Nsa).

    stati uniti

    agricoltoricontro la siccit Il 22 maggio le autorit della Ca-lifornia hanno accettato la pro-posta dellassociazione degli agricoltori di ridurre del 25 per cento il consumo di acqua per contribuire alla lotta contro la siccit, che dura ormai da quat-tro anni. Il 1 aprile il governatore Jerry Brown aveva annunciato una serie di misure per ridurre i consumi nello stato, scrive il Los Angeles Times, ma non aveva coinvolto gli agricoltori, che usano circa l80 per cento dellacqua dello stato. La siccit interessa il 90 per cento del ter-ritorio della California.

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    Caracas, 18 febbraio 2015

    Cleveland, 23 maggio 2015

  • Asia e Paciico

    30 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    La crisi che stanno vivendo i rohin-gya, la minoranza musulmana della Birmania che senza cittadi-nanza n diritti fugge via mare

    verso la Malesia, ha radici lontane. In Bir-mania i rohingya non sono propriamente degli intrusi, come sostengono le autorit del paese, dato che una parte della comuni-t presente nello stato del Rakhine (o Ara-kan), sulle coste occidentali del paese, al-meno dal 1400. Ma, come spesso succede nei conlitti moderni, molte delle tensioni attuali hanno avuto origine durante il pe-riodo coloniale. Dopo aver annesso il terri-torio nel 1826, infatti, i britannici incorag-giarono limmigrazione dei bengalesi (mu-sulmani) in Birmania per usarli come ma-nodopera agricola.

    Il numero dei musulmani nel Rakhine aument ancora durante la seconda guerra

    Il lungo viaggiodei rohingya

    I migranti in fuga dalla Birmania trascorrono diversi mesi in mare cercando di raggiungere la Malesia. Ma Kuala Lumpur non li considera rifugiati e nega i loro diritti

    Kate Mayberry, Asia Sentinel, Hong Kong

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    Aceh, Indonesia, 21 maggio 2015

    mondiale, quando i rohingya venivano re-clutati dalla V Force, lunit britannica in-caricata di fornire informazioni sui movi-menti delle truppe giapponesi. Con il suc-cesso della V Force aumentarono le tensio-ni tra la popolazione musulmana e gli abi-tanti del Rakhine, tradizionalmente buddi-sti, che appoggiavano i giapponesi. La re-gione si polarizz sempre di pi, inch nel 1982 il governo del dittatore ne win appro-v una legge che negava la cittadinanza ai rohingya. Circa 750mila di loro sono rima-sti a vivere nel nord del Rakhine, dove sono la maggioranza e vivono sotto i continui at-tacchi della comunit buddista. oggi pi di centomila vivono segregati nei campi per sfollati in condizioni precarie. nel 2012, quando gli attacchi violenti contro la mino-ranza si sono intensiicati sotto lo sguardo impassibile delle autorit, lesodo dei ro-hingya verso lAustralia e gli altri paesi del sudest asiatico aumentato e le reti di traf-icanti si sono estese.

    La soluzione nelle mani del governo birmano, dice Bunn negara, esperto dellIstituto di studi strategici e internazio-nali di Kuala Lumpur. Allorigine del pro-blema ci sono le sue scelte politiche e i suoi comportamenti. ormai, per, non pi un

    problema solo nazionale, ma riguarda tutta la regione e la Birmania non pu continuare a dire che nessun altro paese dovrebbe in-tromettersi.

    Con molto ritardo, dopo un incontro tra il ministro degli esteri Anifah Aman e i suoi colleghi tailandese e indonesiano, la Male-sia ha accettato di accogliere alcuni mi-granti. Anche lIndonesia, controvoglia, ha cominciato ad accogliere temporaneamen-te i rohingya e i bangladesi entrati nelle sue acque territoriali, e lo stesso hanno deciso di fare le Filippine, anche se molto diicile che le imbarcazioni partite dalle coste bir-mane si spingano cos lontano nel mar Ci-nese meridionale. se cominciamo ad ac-cusarci a vicenda non troveremo mai una soluzione, dice syed hamid Albar, linvi-tato speciale in Birmania dellorganizza-zione della cooperazione islamica. non un problema di conini, una questione che riguarda i ministri degli esteri. siamo una regione ricca, dobbiamo aprire i nostri cuo-ri e interrogare le nostre coscienze.

    Attualmente pi di 150mila persone so-no registrate presso lAlto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (unhcr) in Malesia, e di queste solo un terzo sono ro-hingya. Ma la Malesia non tra i irmatari della convenzione sui rifugiati del 1951 e li tratta come immigrati irregolari. La regi-strazione presso lunhcr pu richiedere i-no a due anni, ma anche dopo aver ricevuto i documenti i profughi non hanno diritto di lavorare, non possono mandare i igli alle scuole pubbliche e rischiano di essere arre-stati in qualunque momento. La maggior parte dei rohingya conduce una vita preca-ria ai margini della societ, esponendosi allo sfruttamento e alla violenza.

    La sposa bambinaAhdijah nur Mohammad arrivata in Ma-lesia ad aprile, dopo che suo cognato ha pagato seimila ringgit malesi (1.540 euro) per liberarla da una casa al di l del conine con la thailandia, dovera tenuta prigionie-ra dopo aver trascorso due mesi in mare. non mai stata a scuola e non sa quanti an-ni ha, forse sedici. Mio cognato mi ha fatto venire qui per darmi in sposa, racconta. non quello che vuole, ammette, ma sta-ta felice di lasciare la Birmania. Viveva in un piccolo villaggio del Rakhine, vicino al conine con il Bangladesh. A volte arriva-vano folle inferocite, racconta Ahdijah. Di notte non riuscivamo a dormire e ogni tanto dovevamo scappare e nasconderci. I

  • Internazionale 1104 | 29 maggio 2015 31

    vicini di casa lhanno messa in contatto con un intermediario che lha caricata su una piccola barca con altre 24 persone. Sono salpate da Maungdaw, vicino al suo villag-gio, e una volta in mare hanno raggiunto unimbarcazione pi grande con molte pi persone a bordo, dove le donne e le bambi-ne erano tenute in una cabina separata. So-no rimasti in mare due mesi. Una volta sbarcati in Thailandia, i profughi dovevano chiamare parenti e conoscenti che si trova-vano gi in Malesia per il pagamento dei seimila ringgit. Ahdijah ha trascorso solo due giorni nella casa del traicante prima che suo cognato mandasse i soldi. Era ad appena unora di cammino dal conine.

    Lodissea di AhmadNel 2012 gli scontri tra buddisti e musulma-ni hanno provocato la morte di duecento persone e la distruzione di molti villaggi rohingya. Terre e attivit economiche sono state sequestrate dalle autorit e circa 140mila rohingya sono stati rinchiusi in squallidi campi dove era imposto il copri-fuoco. Da allora in decine di migliaia hanno scelto di tentare la sorte aidandosi ai traf-icanti.

    Il viaggio di Ahmad, 29 anni, d unidea di quanto sia ormai esteso il traico di esse-ri umani nel sudest asiatico. Prima ha paga-to un pescatore in Birmania per essere tra-sportato nel breve tragitto ino al Bangla-desh, dove ha trascorso tre anni svolgendo lavori di ogni tipo per guadagnarsi da vive-re. Suo padre, che nel frattempo era stato torturato dai militari birmani e aveva tra-scorso quattro mesi in clandestinit, lo ha avvertito di non tornare e di andare in Ma-lesia. Per il viaggio Ahmad ha pagato circa mille ringgit (250 euro) a un intermediario che aveva legami con la sua famiglia. La barca salpata da Teknaf, in Bangladesh, e ha raccolto altri passeggeri lungo il tragitto inch non ha raggiunto la capienza massi-ma. I passeggeri donne e bambini, rohin-gya e bangladesi erano i clienti di quattro diversi intermediari. I traicanti evitano i controlli delle autorit distribuendo maz-zette a funzionari locali e vedette della guardia costiera.

    Hanno attraversato il golfo del Bengala in meno di due mesi ma, arrivati vicino alla costa tailandese, i traicanti hanno deciso di riprendere il largo per paura dei guarda-costa. I migranti hanno trascorso altri quat-tro mesi in mare, sorvegliati da guardiani armati e sopravvivendo con misere porzio-

    Lopinione

    Mentre migliaia di rohin-gya fuggono dalla Birma-nia a bordo di imbarca-

    zioni che poi i traicanti abbando-nano alla deriva nel mare delle An-damane, molti si chiedono come mai Aung San Suu Kyi non dica nul-la. Come pu unicona dei diritti umani essere cos reticente quando si tratta di difendere una minoran-za del suo paese?, si chiede il Guardian. Solo dietro le richieste incalzanti dei giornalisti un porta-voce del suo partito, la Lega nazio-nale per la democrazia, interve-nuto dicendo che ai rohingya do-vrebbero essere riconosciuti i diritti umani. Gi nel 2013, quando le violenze tra musulmani e buddisti dal Rakhine si erano estese al resto del paese, Suu Kyi aveva spiegato che non voleva parlare della que-stione dei rohingya per paura di ali-mentare le tensioni. E le elezioni in programma entro la ine dellanno indicano che il suo silenzio nasce da un calcolo politico. Per Mehdi Hasan di Al Jazeera il suo riiuto di condannare o anche solo ricono-scere la repressione dei suoi conna-zionali sostenuta dallo stato, oltre alla violenza degli estremisti buddi-sti, la rende parte del problema. Ha passato gli ultimi anni corteggian-do la maggioranza buddista, di cui ha bisogno per essere eletta presi-dente nel 2016 (se i militari glielo permetteranno), minimizzando le violenze perpetrate contro i musul-mani e insinuando la falsa equiva-lenza tra persecutori e vittime. Ma non sono i buddisti a essere coni-nati in campi fetidi a morire di fa-me, disperazione e malattie. For-se, conclude Hasan, lamara verit che bisogna prendere Suu Kyi per quel che : unex prigioniera politi-ca diventata una leader cinica che mette i voti davanti ai princpi. X

    Il silenziodi Suu Kyi

    ni di riso e pesce essiccato. Al termine della traversata, quasi trenta erano morti ed era-no stati buttate in mare.

    I sopravvissuti, una volta sbarcati, pur reggendosi in piedi a stento, hanno cammi-nato per quasi ventiquattrore nella giungla ino al conine con la Malesia. Chi restava indietro veniva picchiato. Quando la polizia tailandese si imbattuta nel gruppo ha aperto il fuoco e nella confusione della spa-ratoria alcuni migranti, tra cui Ahmad, so-no riusciti a scappare. Un raccoglitore di gomma li ha messi in contatto con una per-sona che, in cambio di denaro, li ha fatti entrare illegalmente in Malesia. Una volta a Kuala Lumpur, per, Ahmad non aveva nessun familiare o conoscente da chiama-re, a diferenza della maggior parte dei ro-hingya appena arrivati. Ha incontrato un uomo che gli ha oferto un posto dove stare: Non posso lavorare, non ho soldi, non pos-so andare da nessuna parte e ho paura della polizia, dice. Ma ho la speranza. X gim

    Da sapere Ultime notizie

    X Il 24 maggio le autorit malesi hanno trova-to 139 fosse comuni nella giungla al conine con la Thailandia. Si sospetta che i cadaveri nelle fosse siano di migranti rohingya e bangladesi morti nei campi dove i traicanti li tenevano in attesa che familiari o conoscenti pagassero un riscatto. Allinizio di maggio la polizia tailande-se aveva trovato altre fosse simili nella provin-cia di Songhkla. La scoperta ha portato a un giro di vite di Bangkok contro i traicanti, che hanno cominciato ad abbandonare in mare i barconi cariche di migranti. Secondo lOnu inora tre-mila persone hanno raggiunto la terraferma e 2.600 sono ancora in mare.

  • 32 Internazionale 1104 | 29 maggio 2015

    bangladesh

    estremisti al bando Il 26 maggio il governo ha messo al bando lAnsarullah bangla team , unorganizzazione estre-mista vicina ad Al Qaeda. Come molti altri gruppi simili, Ansarul-

    lah mirava allintroduzione della sharia nel paese, puntando in particolare sullarruolamento dei giovani, scrive il Dhaka Tribu-ne. Esponenti e leader dellorga-nizzazione sono accusati di aver ucciso almeno sei attivisti laici dal 2013. Gli omicidi dei blogger Avijit Roy e Washiqur Rahman, uccisi a Dhaka allinizio del 2015, e quello