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...fecce gran montana et... Supplemento speciale a l’Artugna per i suoi 100 numeri Supplemento a l’Artugna, anno XXXII, numero 100, dicembre 2003. Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

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Supplemento speciale a l’Artugna per i suoi 100 numeri

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...fecce gran montana et...Supplemento speciale a l’Artugna per i suoi 100 numeri

Supplemento a l’Artugna, anno XXXII, numero 100, dicembre 2003. Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Lucia

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...fecce gran montana et...Nel mezzo del cammin della mia vita... mi ritrovo ancorauna volta ad essere sottoposta – in occasione della miacentesima uscita – a festeggiamenti, a ricordi, a riflessioni,a proposte per il mio futuro.Ancora una volta le care voci dei lettori parlano di me,della mia storia, del mio percorso sul filo di carta.Si sono scomodate autorità ecclesiastiche e civili, daS. E. mons. Ovidio Poletto, Vescovo di Concordia Pordenone,al sindaco di Budoia, Antonio Zambon; dai sacerdoti chehanno condiviso le comunità in questi 33 anni della miavita – mons. Giovanni Perin, don Franco Zanus,don Italico Gerometta, don Adel Nasr, ai miei fondatori,allora giovani – Sante Ugo Janna Tavan, Vittorio JannaTavan, Pietro Janna Theco, Euridice Del Maschio, RinoZambon Sartorel, Ugo Zambon Pala, Giacomo Del Maschio.Non si sono dimenticati della ricorrenza alcuni dei mieiaffezionati collaboratori – Fabrizio Fucile, padre RitoCosmo, Adelaide Bastianello – e la redazione giovaniledel ‘l Cunath con Marta Zambon.Ovviamente non mancano le opinioni dei miei conduttori:Roberto Zambon, Vittorina Carlon e Vittorio Janna.Continuo a far «montana», perché vissuta in simbiosi conil torrente da cui prendo il nome, manifesto da sempre lesue stesse caratteristiche naturali: a volte una travolgenteed impetuosa ondata d’informazioni, altre volte un lento,calmo e quasi flemmatico defluire in piccoli rigagnoli, mapur sempre viva.

...dallo spirituale all’ecologico-ambientale,per uno stretto rapporto con il Creato;

...dalla biografia alla genealogia,per la sfera dei sentimenti;

...dalla storia all’etnografia alla lingua,per rafforzare la nostra identità;

...dall’arte alla musica,per elevare il gusto estetico;

...dall’attualità alle voci comunale e associativa,per discutere e ricordare.

Nel biancore del mio letto confluiscono generose acqueche spaziano da...

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Ovidio Poletto, Vescovo

il centesimo numero del vostroperiodico «l’Artugna» merita di esserefesteggiato, come traguardosignificativo che è stato raggiunto.È come «il giornale di bordo» delcammino delle vostre comunità diDardago, Budoia e Santa Lucia.In esso vengono regolarmente registratifatti, episodi di vita, eventi che,altrimenti, rischierebbero di andarepresto dimenticati. È invece cosa moltosaggia conservare la memoria dellastoria quotidiana delle nostrecomunità. La storia è sempre maestradi vita.E poi un giornale come il vostro èstrumento di dialogo, che favorisce lacrescita della conoscenza reciproca erafforza i vincoli che ci uniscono. Èsempre da favorire tutto ciò che creaamicizia, che ci avvicina gli uni aglialtri. Penso anche che leggendo ilvostro periodico avete l’opportunità disentirvi coinvolti nel cercare didibattere i problemi che possonointeressare il futuro delle comunità ecercare insieme la soluzione.Esprimo perciò il mio apprezzamento eil mio incoraggiamento a quanti fannoparte della direzione, redazione eamministrazione de «l’Artugna».

CARISSIMI,

Auguro loro di poter continuarequest’opera con entusiasmo esoddisfazione. So di poter affidare loroun mio desiderio: fate che il vostroperiodico tenga viva le convinzionicristiane che sono il fondamento dellanostra cultura e danno la sapienzanecessaria per essere uomini e donnedi coscienza solida. Tenete in evidenzale buone tradizioni che sono unpatrimonio irrinunciabile delle nostreterre.Colgo l’occasione per augurare buonefeste a ciascuno di voi, alle vostrefamiglie e a quanti sono partiti comeemigranti per cercare lavoro ebenessere, ma conservano un legamecarico di affetto con la terra delleproprie origini. Su tutti invoco labenedizione del Signore.

...dallo spirialI'ecol

per uno

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Antonio Zambon, sindaco

Cento numeri de l’Artugna, untraguardo prezioso non solo per iredattori e la Comunità di Dardago,Budoia e Santa Lucia, ma per ilterritorio. Una rivista puntuale ed attesadai nostri cittadini, dagli emigranti e dairicercatori.Nasce come bollettino parrocchiale, masa distinguersi proponendo storia,cultura e tradizioni della nostra vita purnon discostandosi dagli obiettivi per cuiè nata. Ha saputo evidenziare econservare passaggi importanti dellanostra parlata, ricercare e scavare negliarchivi, pezzi di storia che hanno datovalore alla comunità budoiese. Ha avuto la capacità di essereriferimento per tutti coloro i qualiritenevano valori importanti gli oggettiusati dai nostri antenati, lecaratteristiche dell’ economiacontadina, dei malghesi, l’uso delterritorio, dei riti e delle consuetudini.Molti sono stati gli esperti che hannocollaborato e la forza delle informazioniprime è sempre stato il rapporto strettocon i paesani chiunque essi fossero conl’obiettivo lungimirante di salvare pezzidi storia, identità ed entusiasmo versonuove ricerche.Oggi tutto questo è un valore.

È cresciuta la consapevolezzadell’importanza dei nostri luoghi, dellanecessità del rinnovamento, ma con illegame ed i collegamenti allatradizione. Nell’arco alpino enell’Unione Europea tutto questo oggiè ricercato e sostenuto con progetti.Noi, grazie al lavoro de l’Artugna,possiamo dire di vivere in un paese cheha una storia i cui riferimenti lipossiamo trovare non solo camminandonel paese, ma anche nelle numerosericerche pubblicate o nel molto lavoroche giace archiviato in attesa di esserecompletato.L’Artugna ha organizzato grandi

UN TRAGUARDOPREZIOSO

mostre ed incontri di rilievo, che hannoriscontrato notevole interesse, assiemeai numerosi testi editi in collaborazionecon la Filologica Friulana.Un patrimonio importante e disponibileper il nostro Comune, che va a beneficiodi tutti, che contribuisce a migliorare laqualità della vita, evidenzia le qualitàambientali, culturali e le tradizioni diuna comunità che, con l’arrivo di moltinuovi residenti, è divenuta sempre piùvivace ed attiva e sa rinnovarsi nelsegno della nostra identità.

tualeogico·ambientale stretto rapporto con il Creato

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Robe

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Zam

bon

E SONO 100!

Non so se don Giovanni e il gruppo che«fondarono» l’Artugna nella primaveradi 31 anni fa avrebbero mai pensato chela loro creatura sarebbe arrivata al 3°millennio e che in occasione del Natale2003, sarebbe uscita con un bel numerotondo tondo, 100, stampato sullacopertina a colori. Eppure ci siamoarrivati. Questo è proprio il numero 100!

nostro operare e il nostro affannarci.«La c’è la Provvidenza» fa dire ilManzoni al povero Renzo. In questianni, anche l’Artugna l’ha sperimentato.Più di qualche volta un’offertaimprevista o un contributo inatteso cihanno permesso di proseguire lepubblicazioni. Grazie, poi, alle decine e decine dicollaboratori sui quali il nostro periodicoha potuto contare. Il loro preziosolavoro ha consentito a l’Artugna di

raggiungere la qualità da tuttiriconosciuta. Molti collaboratori nonsono più tra noi.A loro, il nostro grato ricordo e per loro,la nostra preghiera. Se l’Artugna èancora viva dopo 31 anni lo si deve,però, alla generosità e all’affetto deinumerosissimi lettori. Il periodico è gradito a Dardago, aBudoia e a Santa Lucia, ma lo è ancordi più da quanti lo ricevono lontani dalloro paese. Un’anziana lettrice, ungiorno mi disse: «Quando arrival’Artugna, respiro l’aria di Dardago e mipar di ringiovanire».Un sentito grazie lo rivolgiamo anchealle amministrazioni pubbliche, Comune,

...dalla biogalla

per la sfera dei sentimenti

Sto sfogliando i primi numeri in cercadi un’ispirazione per questo articolo.Le pagine sono un po’ ingiallite a causadella patina dei tanti anni passati.Leggo qualche articolo, osservo le foto:quante emozioni! 100 numeri, 32 anni di pubblicazionisono veramente tanti.Sono molti i sentimenti che vorrebberotrovar posto in queste poche righe mavoglio soffermarmi sui primi tre che hosubito avvertito scorrendo le tantepagine pubblicate: gratitudine,soddisfazione e rammarico.Gratitudine. Dobbiamo dire grazie atanti. Innanzi tutto, grazie e lode alSignore; senza di Lui vano sarebbe il

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Provincia e Regione che con il lorocontributo, ci danno una mano arisolvere i nostri problemi finanziari.Grazie, infine, alle Associazioni locali, inprimis la Pro Loco, con la quale in più diun’occasione abbiamo collaborato perla realizzazione di importanti progetticulturali.

l’entusiasmo iniziale cominciò adiminuire e il gruppo si ridusse a unpaio di persone. ’l Cunath non vennepiù pubblicato. È un vero peccato:saremo capaci, un giorno, di riaccenderel’interesse dei giovani?L’Artugna ha goduto del sostegnoincondizionato di tutti i sacerdoti che sisono succeduti alla guida della pieve. Li ringraziamo, tutti, di cuore: DonGiovanni, il padre di questo periodico,da lui condotto per ben 49 numeri; DonBruno che ha seguito la parrocchia per

Soddisfazione. È umano esseresoddisfatti quando si raggiunge untraguardo importante, specialmente se,per arrivarci, talvolta si è dovuto lottareper superare non poche difficoltà.Era un traguardo al quale molte volte,negli incontri di redazione si guardavacon una certa incredulità: «Chissà se ciarriveremo!». Il numero 100 èstampato, siamo contenti e ora chequesto traguardo è stato raggiuntopossiamo guardare avanti.Infine un sentimento di rammarico pertutto ciò che in questi anni nonabbiamo potuto o saputo realizzare.Le idee sono sempre tante ma nonsempre si possono concretizzare.Talvolta non c’è il tempo, spesso

qualche mese nel 1987 e di cuiabbiamo un grato ricordo; don Franco,pievano per undici anni dal 1987 al1998; don Italico, il primo sacerdotecontemporaneamente parroco di Budoiae pievano di Dardago e, naturalmente,don Adel. Grazie anche ai due parrocistorici di Budoia e di Santa Lucia, donAlfredo e don Nillo, per il loro sostegnoe la loro collaborazione.

***

L’Artugna continua il suo corso. La strada è difficile ma non vogliamoperdere la speranza che nuove forze siuniscano alle nostre per proseguire piùfacilmente il cammino e raggiungere,così, altri traguardi.

rafiagenealogia

mancano i soldi, altre volte si sente ilbisogno di qualcuno che ci dia unamano. Non sempre abbiamo saputocoinvolgere un maggior numero dipersone in questa bella impresa. Diecianni fa, una ventata di giovinezzapervase la redazione, quando un nutritogruppo di giovani si incaricò direalizzare il bell’inserto che chiamarono’l Cunath. Poi, per svariati motivi,

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Un paese può vivere anche senza il suogiornalino. Questo è certo.I suoi avvenimenti, le feste, i dolori e leconquiste sono lì, dentro, come in unagiungla.Bastano però pochi anni e tutto vienecancellato: case, volti, ricordi e tesori.Che peccato!E tu quasi non esisti più.Che terribile tristezza fa quando si vienea sapere di una persona che a causa diqualche vuoto esistenziale non ricordapiù il suo nome nè quello del suopaese e non riconosce più il volto disua madre o delle persone più care eamiche.l’Artugna è come un ruscello fedele,calmo, colto, cristiano. Rianima leradici, fa rinverdire il coraggio, lesperanze, la stima, la solidarietà negliavvenimenti lieti e tristi della grandefamiglia che è il paese. Nei suoi 100numeri tutto questo ha fatto accantoalla sua gente curando tra l’altroalcune straordinarie edizioni a caratterestorico, culturale e ambientalistico.

l’ARTUGNA TIEN SULA VITA

mons. Giovanni Perin

...dalla storiaall’etnogra

Prima di tutto: rallegramenti!Un bellissimo periodico di cosiddettastampa locale, ben fatto e ben curatocon tanto amore dai redattori e sempreatteso dai lettori, ai quali ha recatonotizie utili, storia, cronacanarrata con fine positivo, e soprattuttoevidenziato l’impostazione di Fede.Per noi «parroci» è stato di grande

don Franco Zanus

UN MOTIVO DILEGAME E DI FUSIONE

aiuto, e per i Dardaghesi, Budoiesi eSantaluciesi, un motivo di legame e difusione preparatoria all’unità pastorale,tanto necessaria in questa situazionereligiosa.Non sto qui a ricordare i miei undicianni, che avrei desiderato prolungarealmeno fino al 75° anno d’età, comeindicato dalle disposizioni dei nostriSuperiori, e se Vi ho lasciato, non l’hofatto altro che per lasciare spazio, econcretizzarla, a quella propostadell’unione delle «parrocchie vicine»,come in parte poi è avvenuto.Ringrazio i giovani de «’l Cunàth» che,nel numero 85 de «l’Artugna», hannovoluto dedicarmi un pensiero edassicuro loro che non li ho maidimenticati, come non ho dimenticatoDardago.Ho qui davanti a me la raccolta di tuttii numeri: dal 51 dell’agosto ‘87 all’84dell’agosto del’98, nei quali hopartecipato con la «Lettera del Plevan»e con relazioni parrocchiali riguardantianche i molti lavori, svolti insieme,tante gioie e sofferenze, che fan partedella vita quotidiana.E ormai giunto ad una certa età e acinquant’anni di sacerdozio, quindi da«buon nonno sacerdote», che giudicale cose ormai passate con criterid’esperienza, colgo l’occasione peraugurare 100 anni di vita alsimpatico periodico, tante soddisfazioni

La Redazione (con i vari collaboratori esostenitori residenti o emigrati nelmondo) è – senza far nomi – piena dicoraggio, fantasia e generosità.Tiene a servizio di tutti una memoriasana ricca di proposte per il presente eper il futuro del paese.Il suo nobile segreto forse puòsintetizzarsi così: rivedere per rivivere,rivivere per ripartire.Così l’Artugna tien sù la vita del paese.Vi par poco?Bravissimi i Redattori.In tempi poi di abbandoni e furbiziesarei anche curioso di sapere chi è cheli paga.Io credo proprio che solo Dio lo sa.

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don Italico Josè Gerometta

Ricevo ed accolgo con infinita gioia lanotizia relativa al feli cis simo traguardodel Periodico l’Artugna: numero 100.Mi unisco molto volentieri alle tanteespressioni di auguri per la lietaricorrenza e alle congratulazioni perl’impegno che sempre hannodimostrato quanti da molto tempolavorano per sostenere quest’«opera».Il gruppo della Redazione, unito sempreai sacerdoti, ha dimostrato competenza,professionalità ed entusiasmo.l’Artugna ha ormai una «storia» daraccontare e per questo merita rispetto,come i nostri anziani, custodi viventidel nostro passato e delle nostra storia.Inoltre, questo Periodico ha sicuramentecontribuito a «fare storia» delle

STRUMENTO PER NONDIMENTICARE

fia, alla linguaper rafforzare la nostra identità

don Adel Nasr

UNO SCRIGNOPIENO DI GEMME

l'Artugna ha raggiunto i 100 numeri.32 anni di pubblicazione sono un lungoperiodo che ha abbracciato una fettadella nostra storia. l'Artugna: un mezzodi comunicazione prezioso chesolidifica l’identità della nostracomunità; un mezzo di comunione chemantiene viva la memoria di unpassato che descrive la vita di unavolta.Con le tre edizioni annuali rende ilontani e i vicini in grado di parteciparealla vita attuale dei nostri paesi.Possiamo dire che il nostro giornalesvolge un compito particolare e sinceroperché porta in sé la situazione veradella sua gente, momenti di gioia e didolore. Voglio ringraziare con tutto ilcuore la redazione.Spero che questo strumento importantepossa continuare ad essere unelemento di comunione fra la nostragente. Pensando a l'Artugna immaginouno scrigno pieno di gemme,accessibile a tutti.

ai redattori, ed, a tutti, i miei più cari esentiti auguri di Buone Feste, BuonAnno e soprattutto «Buon Natale»,come ho scritto nel numero 73 (nonperché 73 sono anche i miei anni)rivolgendomi in modo particolare allefamiglie.Il Signore e la Beata Vergine Vibenedicano e vi accompagnino sempre!

Comunità di Darda go, Santa Lucia eBudoia. Questo impegno e questomerito è reso ancor più grande dal messaggio cristiano, essendo«l’Artugna» nata nel seno dellaParrocchia.Il «nostro» Periodico continuerà adessere grande con l’aiuto di Dio e conla collaborazione di tutti e di ciascuno.Uno strumento che aiuterà a nondimenticare le nostre radici cristiane, inun mondo, a volte, secolarizzato e

lontano da Dio. È il messaggio che amaripetere il Santo Padre Giovanni Paolo II,indirizzandosi alla nuova UnioneEuropea. Auguri a te, Artugna.Mi è gradita l’occasione per formulareagli amici della re dazione gli auguridi Buon Natale ricco di Grazie. Il nuovoanno porti a tutti tanta Pace, Serenità e Gioia, a voi e ai tanti collaboratori.Un ricordo speciale ai miei confratelliSacerdoti.A tutti i lettori un saluto e rinnovogli auguri per le feste natalizie.Da qui, dalla Spagna, terra di MariaSantissima, come la salutò il Papanell’ultima Sua visita, vi prometto lamia Preghiera.

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Artugna, che nome favoloso, di noi dicetutto. Esagerando un po’, è come ilMississippi per gli Americani, o ilDanubio per i Viennesi, o la Senna per iFrancesi. Anzi, dice di più. Perché queifiumi sono fiumi in piena regola.L’Artugna invece ha due nature: acquarabbiosa e travolgente nei periodipiovosi, secca e smagliante come unavetrina di coralli bianchi, per il resto deltempo.L’Artugna ha tenuto a battesimo lanostra rivista a cui ha dato il suo nome,sostituendosi al Buon Pastore, ilnotiziario parrocchiale di Don Nicolò.Ora l’Artugna, quella di carta, compiecento numeri. È il contenitore dovespesso si scrive di sassi e si vedonocrode che fanno da contorno alla nostravita: nel paesaggio, o accanto aipersonaggi che hanno lasciato una sciadi ricordi, o lungo le strade... A forza diosservarli quei sassi, hanno fattotornare la voglia dei muri con le crodein vista.Così hanno fatto apparizione antichefacciate rustiche, con la loro misteriosabellezza, libere da intonachi poveri einutili.Abbiamo rivisto crode ben allineate,martellate, squadrate con arte; a volteanche spaiate, diseguali, con unacomposizione più eccentrica. I nostri

CRODE, CIASE, DHENT

Sarebbe il caso di iniziare alla manieradi certi romanzi dell'800: «il viandanteche si fosse trovato a passare per lapiazza di Dardago il......dell'anno digrazia 1971 avrebbe notato sul sagratodella chiesa il pievano Don GiovanniPerin, attardarsi dopo la Santa Messa, aparlare con alcuni giovani; se ilmedesimo viandante si fosse avvicinatoal gruppo avrebbe potuto cogliere partedel discorso in atto: Don, non si puòchiamarlo ancora Il Buon Pastore o LaVoce del Buon Pastore o magari LaVoce di Santa Maria Maggiore, siamonel 1971 ci vuole un nome che, nellasua concretezza e concisione, sia unmarchio di Dardago. Non ho moltafantasia, ma l'altro giorno mi è capitatofra le mani «Il Colvera» perché noidobbiamo essere da meno, l'Artugna èun nome nostro, indica Dardago e lasua gente.»Ho sintetizzato, ma così nacque il nomedel nostro periodico. Ho riletto il primonumero ed il mio primo articolo, behper dirla con i giovani del 2003, «unpo' me la tiravo».Devo comunque convenire che i principiespressi: famiglia, valorizzare lacomunità, confronto civile delle proprieopinioni, sono tutt'ora validi edimmutati nel tempo.Se ti volti indietro pare di essere passatidall’aratro a chiodo al jet in un lampo,tutto ha preso ritmi esasperati: il lavoro,il gioco del calcio, la carriera, i rapportiumani (anche quelli sono ormai «mordie fuggi»), ma quei principi base sonoancora là, immobili come le crodedell'Artugna e ti rendi conto che volerlistravolgere con ritmi e modi esasperaticonduce solo alla incomprensionereciproca.

Sante Ugo Janna

CENTO NUMERIDOPO...

Intendo dire che le regole base in unafamiglia restano immutabili: rispetto delconiuge, dedizione ai figli...La comunità, molte volte pettegola, sidiverte sempre e comunque solo acriticare chi fa e chi non fa, hacomunque tenuto vivo uno strumento dicomunicazione che, oso sperare, altrecomunità ci invidiano.Il confronto civile delle proprie opinioniva stimolato, non basta mandarel’offerta di dieci o venti euro e scrivere«continuate così» che sicuramente èbuona cosa, ma bisogna scrivereproponendo soluzioni, chiedendospiegazioni, magari mandando articoli efoto di dove si vive, o in alternativaraccontando le cose dei tempi andati.Comunque retorica e piaggeria a partelasciatemelo dire, aveva ragioneDon Lozer che già sul numero duedell’Artugna scriveva in modo schietto«così si fa» ed è veramente un orgoglioritrovare sempre, ogni tre mesi,l'Artugna fresca di stampa.

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antenati sono andati a prenderlenell’Artugna, le hanno scelte dellamisura giusta, una per una, le hannocollocate e calcificate con perizia,saldate l’una all’altra a prova diterremoto. Oggi è il caso di ringraziaretutti coloro che hanno affrontato costiper ripristinare le vecchie facciate «acroda viva». È un dono fatto agli occhidi tutti, anche ai passanti più frettolosiche attraversano i paesi correndo inautomobile. Notano lo stile di quellearchitetture quasi fossero ingrandimentidi riproduzioni dell’Artugna.Quell’Artugna che inizia dai gravonsdella Val Granda e scende giù perchilometri. Suggerisce l’idea di unarobusta pacca inferta alla catenamontagnosa, un solco che precipitaverso di noi a portarci acqua e pietresmussate e tondeggianti e bianchissime.

PERCHÉ NON FACCIAMOUN GIORNALINO?

Pietro Janna

RICORDI

Ha l’Artugna 100 numeri e con i suoicento numeri sono passati ben 32anni... Eravamo giovani, allora, e carichidi entusiasmo, di desiderio di farequalche cosa per la nostra comunità, dicontribuire alla sua crescita culturaleattraverso la piccola storia dei paesi,della sue genti, dagli insegnamenti chene derivavano; volevamo essere ancheelemento propulsore di sviluppo,volevamo soprattutto dare voce airesidenti, ai giovani, agli emigranti...non so se l’Artugna ci è riuscita, forsesì, se oggi conta 100 numeri e 32 annidi vita...Ricordo le lunghe serate trascorse incanonica, allora luogo di ritrovo, per

trovare un nome, una linea da seguire,gli argomenti da trattare; ricordo l’ansiadel primo numero, la trepidazione percome ci avrebbero accolto. Ci è andatabene se oggi esce il numero 100.Un grazie a coloro che caparbiamenteanche tra molte difficoltà hannocontinuato e un doveroso ricordo aquelli che non ci sono più.

Euridice Del Maschio

Cento numeri? Quanti anni?Non voglio fare il conto.Mi sembra ieri, si dice sempre così.Ecco le immagini,centinaia di flash in sequenza,qualcuna nitida, tante sfumate.– Perché non facciamo un giornalino? –disse qualcuno in uno di quegli incontriin parrocchia in cui ci si raccontava...Artugna o Ortugna?Il nome fu un «problema».E nacque l’Artugna, scelta col cuore.

Che don de là de l’Artugna oppuredon a vede la montana in te l’Artugnamal si conciliavano con Ortugna.Ortugna, con tutto il rispetto,non ci apparteneva proprio.E tanta longevità che sia perchései rimasta fedele a te stessa?Mi piace crederlo.Insomma ti meriti proprioquesto traguardo centenario!Auguri l’Artugna e... al prossimo!

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Rino

Zam

bon

Sart

orel

ERA PIACEVOLE...

...dall’arte alla per elevare il gusto estetico

ARTUGNA! Nominare il torrenteArtugna ai Dardaghesi è comespalancare ricordi, storie ed avventurevissute; raramente qualcuno non ne ha.Nella realtà l’Artugna è stata un puntodi riferimento per tutta Dardagoavendo dato i propri sassi per lacostruzione dalle case fino a non molti

anni fa. Quanta fatica.Non molti anni fa è nata un’altra«Artugna» il periodico della comunitàdi Dardago. Dalla sua nascita sonosgorgati la bellezza di 100 numeri.Anche questo periodico è un punto diriferimento, di ricordi, storie edavventure, ma il bello del periodico èche tutti questi scritti rimarranno neglianni futuri una splendida realtà.Vi devo dire che alla nascita delperiodico ho collaborato perl’impaginazione degli articoli e per lacorrezione delle bozze. Quante oreserali per far nascere il periodico danumero a numero, per Natale, Pasqua eFerragosto. Era piacevole conoscere ivari argomenti che venivano trattati in

Ugo Zambon Pala

ATTRAVERSANDOLA NOSTRA PICCOLASTORIA

Ciamìna, ciamìna... il nostro periodicol’Artugna ha raggiunto quota 100. Unabella soddisfazione e uno stimolo fortea continuare.Se andiamo a rileggere lapresentazione in quella lontana Pasquadel 1972, notiamo una certa qualtrepidazione per l’impegno assunto el’ambizioso progetto di raccontare lavita della nostra comunità, partendo

anteprima, ma la felicità erano iringraziamenti che arrivavano inredazione dalle città, dall’Italia e daivari paesi del mondo, dai nostripaesani.Era una soddisfazione! Penso ancheora. Devo fare i migliori auguri di buonlavoro e i miei complimenti alle personeancora presenti dalla nascita del’Artugna fino ai nostri giorni. Grazie.

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musica

QUANTI ANNISON PASSATI…

dalle radici contadine e seguendolapasso passo lungo le granditrasformazioni della società.Erano pochi i «portatori» alla partenza,ma alla guida della cordata un pretegiovane dalle idee chiare e bendeterminato, capace di trasmetteretanto entusiasmo.Nel passato, i nostri avi hanno ricavatodal torrente omonimo i sassi che dannosolidità e forma alle ciàse di Dardago,Budoia e Santa Lucia nonché la forza

morale per costruire attorno alla glésiaquella coesione che ha unito uomini edonne, abituati da sempre a conviverecon le fatiche e i sacrifici.Ripercorrendo a ritroso l’oramai lungae meritoria narrazione del nostrogiornale, ritroviamo con struggentenostalgia e, messi nella dovutaevidenza volti, personaggi,avvenimenti, tradizioni, arte, cultura edialetto di questi ridenti paesi ai piedidelle Prealpi del Friuli Occidentale.Ci auguriamo che l’Artugna continui afar sentire la propria voce, vicino elontano, come una montànaspumeggiante e contribuisca amantenere vive ed accoglienti lecontrade della nostra comunità.

Lo conosco da trentadue anni e, anchese ha fatto cento, certo non lo dimostra,è il nostro periodico l’Artugna.Sempre attuale e disponibile a coglieregli avvenimenti, i racconti, i ricordi dellenostre tre comunità: Dardago, Budoia eSanta Lucia.Mi piace sfogliare i primi numeri, che

odorano quasi di antico, ripercorrere ilpassato, rivedere foto invecchiate,leggere vecchi racconti un po’ ingialliti,nascite, matrimoni e riscoprire momentidella nostra storia forse un po’dimenticata e così, tra un po’ di

nostalgia e un po’ di tristezza, miaccorgo che son passati tanti anni.Forse in quel lontano 1971, privi diesperienza e forse inconsapevoli,abbiamo dato vita ad una felice storiache si tramanda nel tempo e tutto ciòche permane negli anni diventatradizione e il periodico l’Artugna ne èuna evidente e bella realtà.Grazie alla passione di tutti coloro chesi sono interessati negli anni a variotitolo, ma soprattutto a coloro che,nonostante le quotidiane difficoltàriescono a darci oggi una pubblicazionericca e completa. Buon lavoro e tantiauguri di Buon Natale a tutti.

Giacomo Del Maschio

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Marta Zambon

UNDER 21CERCASI

Non si direbbe ma sono ormai passatidieci anni. Tutto cominciò una serad’autunno in canonica a Dardago. Unbel gruppo di giovani, senza dubbiouna quindicina, era attorno ad untavolo ad ascoltare dai componentidella redazione de l’Artugna comenasce un giornale, dalla raccolta degliarticoli, alla loro composizione,all’impaginazione e alla stampa.Sì, le basi c’erano… poteva nascere‘l Cunath, che uscì ufficialmente con ilprimo numero nell’aprile 1994.

All’inizio erano sempre molti i ragazziche partecipavano alla «redazionegiovanile», così tanti che era impossibilecoinvolgere tutti, e qualcuno trovavapiù opportuno giocare a calcetto.Pian piano il numero è calato,raccogliere gli articoli diventava semprepiù faticoso, sembrava di chiedere unfavore personale.Alla fine i pochi rimasti hanno pensatoche tanto valeva scrivere direttamentene l’Artugna, visto che tra l’altro nonavevano l’elisir dell’eterna giovinezza.E così… ‘l Cunath è rimasto in secca.Si dice che la popolazione del comunedi Budoia sia aumentata, ma questo èun dato anagrafico. Senza volergeneralizzare, guardando lapartecipazione alla vita associativa sifatica a cogliere questa crescita: oltre a‘l Cunath, lo sanno bene il coroparrocchiale, il gruppo Artugna, icatechisti e altre associazioni.Dove sono gli under 21?Il fatto è che ognuno è preso dai suoiaffari personali.Questa non è una polemica: forse è lanostra epoca che ci coinvolge con lasua frenesia, senza lasciarci il tempo diguardarci intorno, di accorgerci chedove viviamo c’è una comunità, unacomunità che vorrebbe essere famiglia,in cui c’è spazio per tutti, per valorizzarele caratteristiche diverse di ognuno.In un certo senso allora l’uscire e ilpartecipare possono diventare unamedicina, consentendo di allargarei propri orizzonti, di sentirsi più utili e

...dall’attualità alle comunale e

per discutere e ricordare

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completi… Gli ambiti in cui entraresono molti, basta voler scegliere: laporta è sempre aperta, non solo per gliunder 21.Tornando a ‘l Cunath, è stata senzadubbio una bella esperienza, durata unaquindicina di numeri, che sicuramenteha regalato delle soddisfazioni,soprattutto quando si riscontrava chegli articoli erano letti e apprezzati.Ora ‘l Cunath non c’è più, ma l’invitoagli under 21 (è solo un’età simbolica:è rivolto anche agli over) è semprevalido. Se il timore è quello di esporsi,nell’era di Internet è sufficienteun’e-mail alla redazione!…e chissà che prima o poi nuovaacqua ricominci a scorrere ne ‘l Cunath.

vociassociativa

CARA ARTUGNATI SCRIVO...

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Amore a seconda vista

Avevo solo nove anni e tu eri al quartonumero quando ti ho visto per la primavolta. La tua copertina a colori: unfuoco acceso sotto il paiolo dellapolenta, rito quotidiano di un tempo eancora buona abitudine in qualche serad’inverno. Non è stato amore a primavista. Ai tuoi primi numeri, a casa mia,non ci avevamo fatto molto caso. Eriarrivata grazie alla nascita dardaghesedi mia nonna Rosina ed eri stataaccolta come un opuscolo al pari ditanti altri. Ignoravamo che avrestiavuto un così lungo cammino. Non seiperò mai finita nella carta da gettare ecosì, qualche anno dopo, con unacuriosità più adulta, con un desiderio disapere più maturo, ho cominciato aricercarti in mezzo alle altre rivisteinscatolate in solaio e ti ho rimessa inordine, numero per numero, chiedendoin redazione i pochi che avevo smarritoe attendendo da quel momento in poiogni tua uscita, ogni volta una nuovadispensa che nel tempo avrebbecontribuito a formare il sussidiario dellamia terra. Per un ragazzino più attentoal passato che affascinato dal futurocome ero io, sei stata un’affettuosainsegnante di tradizioni, di storia civile

e religiosa mescolata nella cronacaspicciola di preti e maestri, cornice per iprofili dei nostri piccoli e grandi uomini,eroi e umili lavoratori.Nei primi anni sei stata essenzialmentepievana. A me, pur nato a Santa Luciae lì cresciuto fino ad undici anni, non èmai stata estranea la vita dellacomunità di cui eri espressione, anchequella di molti anni prima. Il circolodelle dardaghesi che nei pomeriggid’inverno cuciva nella mia cucina enelle sere d’estate cercava il frescoattorno alla corrente creata da unportone spalancato, è stato il mio discodi storia paesana. «Te penseto?» ilritornello ricorrente, in una sorta di filòaggiornato, riveduto e corretto, dovel’udito assorbiva e la testa catalogava;orecchiavo e mettevo da parte, conquell’entusiasmo che spesso nonabbiamo davanti ai libri, ma che sisprigiona per ciò che vogliamoveramente imparare. Si sono semprestupiti i miei coetanei nel trovarmi cosìferrato in modi di dire per loro astrusi(’l é vignut da Val de Croda, perindicare qualcuno che, invitato o invisita, non aveva portato nulla indono), in quel mio sapere di personescomparse da tanto tempo; capace disgranare i santi del calendario e i dettia quei nomi associati, preciso nelriconoscere in quale paese stessesuonando un’Ave Maria. Con Te horipercorso questi personali momentitrovandone altrui testimonianze, unracconto dai contorni più definiti, un filoche riordinava gli eventi, un amore diradici finalmente condiviso.

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Senza di te la storia degli ultimitrent’anni sarebbe stata la stessa, manon avremmo oggi il piacere di leggerlacon chiarezza, come osservare le foto diun album conservato con cura che sitoglie dal cassetto e si sfoglia con gliocchi e col cuore, per vedere comeeravamo. La storia maestra di vita: dallepiccole alle grandi imprese. La storiadelle nostre associazioni, la vitapastorale, l’impegno sociale e politicodella nostra gente, il rispetto dellanostra lingua e della nostra tradizionesono testimoniati in questi 100 numeri. Auguri Artugna, e auguri a tuttii bambini, giovani di domani, di leggereun giorno quello che oggi non possonoancora vedere e capire, ma prestovorranno sapere.

Protagonista di sentimenti

Più grande ho voluto regalarti quelloche umilmente ricercavo e desideravocondividere mettendo nero su bianco.L’entusiasmo delle prime indagini, diconfrontare le fonti, di ragionare e didare un organico sviluppo a quantotrovato. Talvolta sono stati i silenzi aparlare più che i documenti reali.Per uno che vorrebbe sempre capire ilperché delle cose, espresso in modochiaro e univoco, pungeva allora unapiccola delusione. Ma se letestimonianze scritte sono quelle piùavare, sono quelle umane che nonhanno confini. Così ci hai regalatol’emozione di incontrare persone capacidi raccontarsi subito, di rivelare sestesse e le lo ro storie senza imbarazzodi sorta. Così si sono sentite di fronte ate e ai tuoi lettori, libere di esserlo peruna spontanea fiducia nella possibilitàdi condividere e di confrontarsi. Nelletue pagine abbiamo intravisto la lucedei loro desideri, lo stupore diinterrogativi improvvisi, l’ansia deldomani, il sapore dei loro rimpianti e

ne siamo rimasti un po’ incantati.Anime estranee in cui, per un solomomento – ugualmente bello edesclusivo – ci siamo imbattuti.Attraverso i tuoi loghi e il tuo inchiostrohanno aperto il loro cuore ed è statoper ogni lettore un segno di stima diineguagliabile importanza. A gentefurlana come noi, riservata e discreta,hai chiesto di scoprirci, e non loavremmo mai fatto se tu non ce ne

Non è facile partire, nemmeno oggi chenon è più necessario. Ieri, raggiungereVenezia, Trieste o terre più lontane perfar soldi e mandarli a casa era quasi undovere imposto da una spinta a trovarecondizioni di vita migliori. Oggi i soldisi fanno qui. Siamo il cuore di quelnordest invidiato e sognato da molti

avessi dato la possibilità. Auguri Artugna, per le tue righe cosìvere, per aver dato spazio nelle tuecolonne ad un sentire a volte scarno,ma sincero; per tutti i sentimenti di cuisei stata testimone, anche di quelli chesolo tu e chi ti ha scritto sapete.

Sempre giovane e bella sarai

Per tanti anni ho visto tramontare ilsole dietro le nostre montagne; poi l’hovisto specchiarsi in laguna, dal Pontedella Libertà mentre in autobus tornavoda scuola. Ora lo vedo calarsi dietro ilGianicolo, nella città eterna.

altri italiani. Se prima emigrare eraun’esperienza genetica, ora è quasi uncolpevole abbandono.Per chi lascia la casa dove è nato, ilcoraggio e la fatica del distacco sonosempre gli stessi. È solo più repentinala scomparsa dell’orizzonte amico,dell’amata Val Granda. Un tempo losguardo volgeva iterato, con il collotorto fino a far male, dal carro deltramissier; poi col progresso, adintermittenza, dai finestrini dellacorriera o della littorina in corsa. Ora sehai la fortuna di una giornata tersa,alzandoti in volo da Tessera o daRonchi puoi ancora intuirla, ormailontana per un’ultima volta. Madifferenza di mezzo non fa differenza disentimento.

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E arrivi tu, tre volte l’anno. Hai avutoanche questa grande missione, divenire a trovarci sparsi nel mondo.A volte ci sorprendi, ci fai sorridere.Altre ci preoccupi e ci rattristi. Sempreci ricordi da dove veniamo e ce ne parlicon voce amica. Oggi siamo emigrantispeciali, non più quelli che partivanobambini e sentendo nella nebbia diVenezia il muggito dei vaporettipensavano con un nodo in gola «senti,senti le me vacie!». Comodità, agio etelefoni ci permettono un quotidianocontatto con i cari rimasti in paese. Matu trovi sempre il modo per farci venirvoglia di casa. A quei pochi che ancorase ne vanno. perché oggi c’è piuttostoun nuovo fenomeno: la gente arriva. Dopo più di un secolo di partenze, citroviamo a fronteggiare un problema divasta portata, come la politica delleimmigrazioni, l’allestimento di adeguatiservizi a grandi masse di arrivi, glieffetti della catena migratoria, ilconfronto e l’integrazione fra culturecon valori e bisogni differenti.

Allora tanti auguri, cara Artugna, a nonessere solo testimone nostalgica di unpassato che tramonta, di suoni eprofumi che non ci sono più o che nonsiamo più capaci di udire e sentire.

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Cara Artugna, che se vede ancoradopo un fià de temp che no la me rivava,a ricordar la dhent e i luoc sì cari,unlà che la vita nostra se passava.

Bela ’sta volta, fata coi colorie con notizie nuove ancor pì bele,co’ PADRE MARCO proclamàt beato,in tempi duri sempre a Dio fedele.

Quanta arte e che passion par nostre glesie,che dhent puoreta volea che fosse belee grande e le impleniva a le funthiòn,co messe e vespri, funthiòn tanto bele.

Plase veder la storia dei lavorifati con arte e col pì grant amor,muciando i puoci schei che ognun dava,pa’ fà bela la casa del Signor.

Me plas ància véde le bele foto,che ricorda persone a tuti care,un modo pa’ restà sempre leadhie in ogni temp savesse sempre amà.

CARA ARTUGNA!

Se la memoria e la consapevolezzadella propria cultura costituiscono unrifugio sicuro e una lezione da cuitrarre sostegno di fronte al cambiaredel tempo, sono il progetto e lasperanza nel futuro che cipermetteranno di crescere ancora.Cresci ancora, Artugna, spegni le tue100 candele e ricomincia da 1, con unafiduciosa aspirazione alla tolleranza,all’accettazione del diverso, con laricchezza dell’amore per le nostre radiciche però oltrepassi la soglia di casa peraprirsi al mondo che sta oltre la collina.Così, amata Artugna, mantenendo vivolo stimolo a ricercare il tuo passato, maaprendo gli orizzonti delle tue pagine anuovi confronti, al dialogo, al mettertiin discussione, senza sentirti maiarrivata e stanca, sarai sempre giovanee bella, sempre in cammino, con l’ansiadi nuovi traguardi, spavalda e mai pagadi aver conquistato le tappe intermedie.

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hanno conosciuto, persone vissute inquell’epoca e molte delle quali ora nonci sono più.Per festeggiare questo «centenario» ecapire quello che voglio dirvi, trovateun po’ di tempo e provate a riprenderein mano i primi numeri e via via venitein avanti, vi accorgerete che visembrerà di sfogliare un vecchio albumdi famiglia: rivedrete persone, rivivretestorie e avvenimenti che avete vissuto

Adelaide Bastianello

Una bella mattina ricevo una telefonatada un componente della redazione nellaquale mi viene chiesto se mi piacerebbeesprimere un mio pensiero in occasionedell’uscita del centesimo numero del’Artugna. Lì per lì sono rimasta un attimoperplessa, solo un attimo però, perchésubito davanti ai miei occhi è apparsa lamia libreria dove, sistemati in bellamostra, ci sono i miei cinque bei volumirilegati in rosso che racchiudono tutti inumeri de l’Artugna dal numero«primo» del marzo 1972 al 99°dell’agosto scorso. Lì c’è la mia storia, lìsono le mie radici, lì sono le miecertezze, lì c’è il mio cuore, lì sono i mieiultimi 31 anni di vita. In quei cinquevolumi rossi trovo la storia di miononno, trovo le foto e le storie dei mieigenitori, dei miei parenti, dei miei amici,trovo le morti e le nascite dei miei cari,trovo le feste e le manifestazioniimportanti della mia chiesa e del miopaese. Nel leggermi forse penserete cheavrei potuto evitare di ripetere incontinuazione mio, mio, mio, ma questoè quello che effettivamente voglio dire:l’Artugna è appartenenza, è la nostrastoria e quindi la mia storia. Se leggo Il Gazzettino o Il Corriere trovonotizie della mia città, notizie nazionalie internazionali, ma se leggo l’Artugnatrovo informazioni e avvenimenti chesono accaduti nei nostri paesi non solonegli ultimi 30 anni, ma possiamo direnegli ultimi 200 anni. Ne l’Artugnatroviamo alberi genealogici delle nostrefamiglie che risalgono al 1700/1650,storie e racconti che risalgono ai primidel 1900 e oltre: tutte testimonianzetramandate da persone che molti di noi

GRAZIE... E TANTI,TANTI AUGURI, MIACARISSIMA ARTUGNA!

voi stessi in prima persona, ma cheavete dimenticato, perché così è la vita,perché gli anni passano e altriavvenimenti hanno scavalcato esuperato quelli appena accaduti, mal’Artugna è lì a ricordarceli, bastariprenderla in mano di tanto in tanto etutto torna chiaro e nitido nella nostramemoria.Il primo numero è uscito in occasionedella Pasqua del 1972 con un articolodi apertura di Sante Ugo Janna «Nondeve essere un giornale di pochi».In questo articolo Sante Janna, meglioconosciuto come Santino, ci spiegavaquali erano gli obiettivi de l’Artugna: ildesiderio di valorizzazione, diarricchimento della nostra comunità

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don Italico ed infine don Adel. Il primodirettore fu Gia como Zanchet, seguitopoi da Roberto Zambon tutt’ora incarica. Certo l’Artugna non avrebbepotuto sopravvivere nel tempo se nonci fosse stato l’aiuto costante di unnutrito numero di collaboratori esterniche di volta in volta si sono avvicendatiportando il loro aiuto, il loro contributo,il loro lavoro: non voglio farne i nomiperché sono moltissimi e certo nedimenticherei qualcuno. Tantissimiarticoli sono stati scritti, tante ricercheinteressanti sono state pubblicate,moltissime interviste raccolte e poipoesie e cronache: uno spaccato di vitache rivela la cultura, l’amore, ilcarattere di un paese e della sua gente. Non tutto però è così semplice e facile:durante questi lunghi anni quante voltela Redazione ha temuto di non farcela!Quante volte ha avuto momenti disconforto e la voglia di abbandonaretutto! Le difficoltà sono sempre dietrol’angolo, qualche volta sono mancati isoldi, qualche volta le energie, maquello che ancora oggi crea piùproblemi è il tempo e la mancanza dicollaboratori in redazione, perché nonho ancora detto che l’Artugnasopravvive di puro volontariato.L’Artugna viene pubblicata grazie a trepersone che compongono la redazione,che costantemente e con caparbietà etenacia se ne occupano ormai dal 1986quando cioè don Perin è partito daDardago, lasciando nelle loro maniquesta eredità. Ed essi in prossimità

con la partecipazione di tutti. L’Artugnadeve essere strumento di proposte,scriveva, di critica, di confronto e didialogo per mantenere o creare unlegame, un cordone ombelicale cheterrà vicini e uniti i dardaghesi lontanicon quelli re sidenti, i genitori con i figli,il mondo degli adulti con quello deigiovani.E questo per me è stato durante questi100 numeri ed è tutt’ora l’Artugna!Credo proprio che abbia assolto in pienoil suo compito nel corso dei suoi anni. Tante cose sono accadute da quelprimo numero del lontano marzo 1972:don Giovanni Perin, appena giunto aDardago, insieme ad un gruppo diallora giovani ragazzi ha concepitol’idea di questo nostro periodico, l’hafatto nascere e l’ha accudito per 14anni; a lui sono succeduti don Franco,

delle uscite programmate: Pasqua,Ferra gosto e Natale, si ritrovano dopole normali ore di lavoro quotidiano,sacrificando, proprio perché sono soloin tre, i sabati e le domeniche e molteserate cercando di districarsi tra i variimpegni e difficoltà famigliari: il fatto èche l’Artugna è soprattutto cuore eaffetto e, come dice un vecchio detto,al cuore non si comanda ed alla finevince sempre; così come per miracolol’Artugna riesce sempre ad andare instampa. Ormai perfino lo stampatore sache quando l’Artugna arriva deve averela priorità assoluta su tutti gli altrilavori e la massima attenzione, perchél’Artugna deve uscire e uscire nei tempiprogrammati. E così tra difficoltà e sconforti,soddisfazioni e complimenti siamoarrivati al numero 100: trent’anniportati benissimo, cara Artugna,specialmente dopo la recenteprogettazione grafica che ha aggiuntoqualcosa in più al piacere della tualettura.L’augurio che voglio farti, è che tupossa continuare il tuo cammino permolti anni ancora, io ti aspetteròsempre con tanto affetto, curiosità evoglia di leggerti come ho sempre fattoin tutti questi anni e come so chehanno fatto tutti i tuoi lettori, in modoparticolare quelli che ti leggono damolto lontano e per i quali tu sei esarai il cordone ombelicale che li lega aquesto nostro paese, perciò continua iltuo lavoro. Da queste poche righe iochiederò alla gente che mi legge e chepuò, siano essi giovani o meno giovani,che dedichino un poco del loro tempoa te, perché lavorare in una redazione,vedere come da una lettera, da unarticolo, una ricerca e così via si arrivaa comporre un giornale è veramenteun’esperienza piacevole e stimolante.

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Vittorio Janna Tavàn

99 RINTOCCHI,99 COPERTINE E...UNA STRADAANCORA TUTTADA PERCORRERE

Dardago, 12 dicembre 2003

Cara Artugna,intorno a me c’è silenzio. Fuori è buiototale; l’ora è tarda, sto aspettando lanotte che precede il giorno di SantaLucia. Ho promesso a me stesso e aglialtri collaboratori della redazione discrivere qualche cosa per il tuo 100°numero, perciò eccomi qua: dopo32 anni, questa è la prima volta che tiscrivo. Per me questa è la notte delle riflessionie dei bilanci e, se ci riuscirò, vorrei dirtitutto, tutto ciò che sento, ciò che hoprovato e spero che alla fine, tiratele somme, il «bello» superi il «brutto»,il positivo il negativo.Sì, perché purtroppo in tanti anni, nontutto è andato sempre bene: mi haifatto vivere gioie autentiche e totalidelusioni, esaltanti entusiasmi e profondeamarezze. In questo momento dentro ilmio animo, dentro il mio cuore misembra di avere una polveriera prontaad esplodere; c’è come un ammasso dienergia che si è accumulata in 32 annidi vita vissuta accanto a te e che non siè mai sprigionata. Ciò nonostante tisono stato fedele, sempre pronto acurarti, ad accudirti, a seguirti in tutti ituoi cambiamenti, nelle tue difficoltà.Cara Artugna, hai sempre occupato unposto privilegiato nel mio cuore, hodedicato moltissimo del mio tempo perseguire la tua crescita. Ripeto, sono quiper dirti tutto… ho quasi voglia dilitigare come qualche volta succede tramarito e moglie, anche se poi, i due alla

Vittorina Carlon

PER DAR VOCEALLE COMUNITÀ

Dal 1972 ad oggi, un prezioso mix disocietà dei nostri paesi è stato raccoltoe custodito in circa 2700 pagine, colmedi valori religiosi, etici e culturalitramandati attraverso testimonianze ericerche, per far sì che non andasserodispersi il senso dell’identità, valoresempre più in precario equilibrio per laviolenza massificante, e il conoscersi perfarsi conoscere alle altre culture, peruna conseguente convivenza.Il conoscere chi siamo, la scoperta dadove veniamo e il progettare doveandiamo, per un senso del radicamentoe della continuità in una visioneuniversale, hanno alimentato in dosiperiodiche l’Artugna per 100 numeri.In certi momenti difficili, il grupporedazionale si abbandonava allosconforto, ma il tempo di stendere sultavolo i contributi dei lettori o lefotografie, e immediatamente lo statod’animo mutava.La redazione, pur ridottanumericamente all’osso, riprendevaforza e partiva, lancia in resta, per unanuova avventura che durava l’interoperiodo di preparazione: dall’attivitàredazionale alla ricerca d’archivio, dalloscatto di un immagine alla ricerca diun’abile mano d’artista...Si può proprio parlare d’avventure,vissute con il cuore.L’entusiasmo accalorava gli animi; la

stanchezza della giornata lavorativasvaniva nel nulla e le forzerinvigorivano la mente fino ad oratarda, non smettendo di pensare di darvoce alle comunità.Ogni numero si presentava diverso dalprecedente. Mai era uguale. Come unanuova creatura, ogni volta assumevacaratteristiche differenti.Momenti di lunghi dialoghi sialternavano a profondi e riflessivisilenzi, alla ricerca di nuove dimensioni,di altre idee, di interpretazionidell’animo dell’articolista per creare unapagina il più possibile confacente alcontenuto, agli stati d’animo espressi,perché scrivere è pensare che il propriopensiero sia letto e rimanga nellamente del lettore.Così per ogni pagina. Qualche volta cisiamo riusciti.Perché tutto questo?A domanda seguono ulteriori domande.Perché lasciare senza voce unacomunità?Perché interrompere l’esigenza ditessere rapporti tra la gente anchequella lontana dalla sua terra natia?Domande che palesano risposte.Questa è la motivazione che ci haspinto a proseguire nel cammino fino al100° numero.Dal centunesimo confidiamo anchenei giovani, nella collaudata redazionede ’l Cunàth e in corrispondentiemigranti, responsabili di zona.Ciao, indimenticabile l’Artugna! Auguridi cuore per altri cento e più numeri.

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un presepe. Questa sì che è poesia,questo è il fascino nascosto di Dardago.E mentre viaggio con la fantasia ancheil 3° ciclo della meridiana staterminando, già perché l’anticasapienza, il suo insegnamento lo ricordae lo ripete sempre tre volte. Quanta saggezza i nostri vecchi ci hannotramandato, basta guardare anche unsemplice muro fatto di crode. Noi oggi,purtroppo, ci passiamo davanti frettolosisenza degnarli di uno sguardo, ne tantomeno ascoltare cosa essi ci vorrebbero«gridare»… din, dan, dan… lameridiana ha terminato. Sai, caraArtugna, ogni notte a mezzanotte dalnostro campanile partono 99 messaggisonori. I primi 24 annunciano che unagiornata è compiuta, gli altri 75 dannoil benvenuto al nuovo giorno che nasce. Che bello, che concerto e cheinsegnamento: l’annuncio di unagiornata che finisce e subito dopoquello di un’altra che inizia, e così ilciclo della vita continua. La nuovagiornata porterà con sé cose buone eforse cose meno buone, ma tuttoricomincia sempre sotto il segno dellasperanza che non deve mai mancarenella vita dell’uomo, delle famiglie enella vita del paese. I 99 rintocchi sono messi come terminee inizio di un ciclo. Mi vien da pensareche anche tu sei già entrata nelle casedella gente 99 volte e, quindi, anche tutermine e inizio per un nuovo ciclo: laruota della vita inesorabilmentecontinua a girare. Anche se sono nato lontano da qui, amoquesto paese, te lo confesso, amo le suecrode, le sue piante, la sua parlata etutto ciò che qui nasce – e tu sei nataqui mia amata Artugna – e parli, anzicanti le opere dei miei antenati e le lorotradizioni. Ecco... per incanto tutto ilrancore, che avevo dentro il mio cuore eche volevo esternare, l’ho dimenticato.Penso che Santa Lucia abbia rimessotutto in ordine e per bene, nel mio cuoreè tornata la serenità. Il suo aiuto e lasua luce illumineranno il tuo e, spero,anche il mio cammino.

sonà. Preso dalla foga dello scriverti, miero scordato (ah, che grossadimenticanza!) che l’orologiodell’antica Pieve dopo aver segnato con24 rintocchi il termine della giornata ciannuncia, ci ricorda e ci rallegra con ildolce suono della meridiana persottolineare così l’inizio di un nuovogiorno.Aspetta, aspetta. Ascolta, ascolta.Che bello! Nemmeno nella grandeLondra con il suo famoso Big Ben sipuò sentire una melodia simile. Din,dan, dan…, scusami Artugna, mavoglio contare anche queste note…22, 23, 24, 25. Venticinque rintocchi!E battuti armoniosamente; ma aspetta,dammi ancora un minuto, lasciamiascoltare il concerto della meridiana:ecco ora ricomincia per la secondavolta ed io mi pongo in ascolto echiudo gli occhi. Mi vedo salire oltre lacuspide del campanile e osservare elme Dardac con le sue case, le sue luci,le sue strade, le sue piazze, il suo balèr,il camposanto, la chiesa, le montagne…mi sembra di essere parte viva dentro ad

fine si vogliono comunque bene.È la notte di Santa Lucia e umilmentechiedo ausilio alla santa della luce,affinché mi aiuti ad esprimere ciò chesento in modo ordinato evitando gliinutili «botti».Vorrei iniziare da… da quando seinata, cioè dalla primavera del 1972.Allora eravamo – con il plevàn – intanti attorno a te, giovani e forti; neglianni poi, uno alla volta, piano piano hapreso altre strade e ora... ah, scusa unattimo,… il silenzio, che prima miavvolgeva, come d’incanto si è rotto esento che dal campanile giungono irintocchi delle ore. Aspetta… devofermarmi ad ascoltare, perché tu saiche Dardago e le sue tradizioni hannosempre la precedenza. Inizio a contarli mentalmente (questofare l’ho appreso da mio nonno Sante)…10, 11, 12, è già mezzanotte! Frapoco, allora, dal campanile arriverannoaltri 12 rintocchi per dirci che il giornoè definitivamente terminato. Nell’attesatrattengo il respiro, ecco chericomincia… 1, 2, 3…… 11, 12.Ora la giornata è veramente conclusa.

Il silenzio è nuovamente calatoinghiottendosi anche l’ultima nota, oraposso riprendere con te il discorso cheavevo appena iniziato. Devo riordinare le idee, perché così nonsi può andare avanti, cara Artugna, iltempo a disposizione per inventartiogni volta è sempre poco e quel poco è«rubato» agli impegni di famiglia e alriposo notturno e festivo. Tu ormai seisempre più esigente: la copertina a 4colori, l’impaginazione più sciolta,articoli sempre più vari e dal contenutosempre più approfondito e, a corredo,foto che siano pertinenti all’argomentotrattato… ma scusa, non ti rendi contoche i «tre gatti» che ti seguonoincominciano a diventare più… sì, unpo’ più attempati? La speranza èancora una volta riposta nei giovani,ma mi guardo intorno e non ne vedo,siamo sempre solo noi… un momento,aspetta, perché el ciampanile al torna a

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