Inserto l'ora di canova n 2 definitivo

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Dopo il drammatico periodo della I guerra mondiale la frazione comincia ad animarsi con le prime attività commerciali e i primi caseggiati. Fra i pochi da ricordare quello dei “Piseti” Egidio e fratelli che essendo muratori e carpentieri edificarono la casa dove oggi c’è la gelateria. In questa casa fu aperto il primo bar di Canova, gestito da prima dalla moglie di Egidio poi dalla figlia Merj e Ivana. Questo bar offriva il gioco bocce, il telefono, unico in tutta la frazione e i proprietari venivano in casa per dirti che c’era una telefonata urgente. Fu anche il primo luogo pubblico ad avere la televisione. Appuntamento per tutti per vedere Lascia o Raddoppia e il Festival di San Remo. Altri capofamiglia iniziarono con grandi sacrifici a costruire con le proprie mani e con l’aiuto di amici la loro casa dando l’impronta al nucleo vecchio di Canova. I Moser aprirono nel 1933 un negozio alimentari con rivendita tabacchi. L’attività si trovava in casa Lucin di fronte alla “baracca” dell’Albino. Questa baracca era un residuo del campo di concentramento, della prima guerra mondiale, che si trovava dove ora sono gli Ambrosi. Assieme alla bottega i Moser avviarono anche una segheria che si trovava fra la strada per Roncafort e la strada che porta al Lavisotto. Da Rolo giunsero i Benatti con il loro commercio di maiali. Altra segheria fu avviata da Ruggero Pedrotti che faceva opere di carpenteria. La falegnameria era situata dove ora c’è la Parafarmacia. A sud della frazione c’erano già il “Galtarossa” la “Sloi” la “Ferriera” e il “Prada”. La corsa al lavoro dipendente e abbandono dell’ agricoltura continuava, non sapendo purtroppo, che danni provocava alla salute lavorare in queste aziende. Un’altra guerra, ancora più drammatica e devastante della prima, coinvolgeva anche la nostra frazione. Nella casa “rossa” dei Moser si era piazzato il commando tedesco. Purtroppo qualche canovero rimase coinvolto in drammatici e luttuosi eventi. A seguito dei bombardamenti americani, la fuga ai “stoi” rifugi scavati nella roccia a Melta, era un fatto quasi quotidiano. Famigerate erano le incursioni del “pippo” aereo che volava di notte e che dove vedeva una luce scaricava tutte le sue micidiali bombe. Per anni si e’ poi trovato nelle fognature e nel sottosuolo STORIA CANOVERA Gli esercizi commerciali dal dopoguerra agli anni ‘50 C’era una volta… 5

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Dopo il drammatico periodo della I guerra mondiale la frazione comincia ad animarsi con le prime attività commerciali e i primi caseggiati.Fra i pochi da ricordare quello dei “Piseti” Egidio e fratelli che essendo muratori e carpentieri edificarono la casa dove oggi c’è la gelateria. In questa casa fu aperto il primo bar di Canova, gestito da prima dalla moglie di Egidio poi dalla figlia Merj e Ivana. Questo bar offriva il gioco bocce, il telefono, unico in tutta la frazione e i proprietari venivano in casa per dirti che c’era una telefonata urgente. Fu anche il primo luogo pubblico ad avere la televisione. Appuntamento per tutti per vedere Lascia o Raddoppia e il Festival di San Remo.Altri capofamiglia iniziarono con grandi sacrifici a costruire con le proprie mani e con l’aiuto di amici la loro casa dando l’impronta al nucleo vecchio di Canova.I Moser aprirono nel 1933 un negozio alimentari con rivendita tabacchi. L’attività si trovava in casa Lucin di fronte alla “baracca” dell’Albino. Questa baracca era un residuo del campo di concentramento, della prima guerra mondiale, che si trovava dove ora sono gli Ambrosi. Assieme alla bottega i Moser avviarono anche una segheria che si trovava fra la strada per Roncafort e la strada che porta al Lavisotto.Da Rolo giunsero i Benatti con il loro commercio di maiali.Altra segheria fu avviata da Ruggero Pedrotti che faceva opere di carpenteria. La falegnameria era situata dove ora c’è la Parafarmacia.A sud della frazione c’erano già il “Galtarossa” la “Sloi” la “Ferriera” e il “Prada”. La corsa al lavoro dipendente e abbandono dell’ agricoltura continuava, non sapendo purtroppo, che danni provocava alla salute lavorare in queste aziende.Un’altra guerra, ancora più drammatica e devastante della prima, coinvolgeva anche la nostra frazione. Nella casa “rossa” dei Moser si era piazzato il commando tedesco. Purtroppo qualche canovero rimase coinvolto in drammatici e luttuosi eventi. A seguito dei bombardamenti americani, la fuga ai “stoi” rifugi scavati nella roccia a Melta, era un fatto quasi quotidiano. Famigerate erano le incursioni del “pippo” aereo che volava di notte e che dove vedeva una luce scaricava tutte le sue micidiali bombe. Per anni si e’ poi trovato nelle fognature e nel sottosuolo

STORIA CANOVERAGli esercizi commerciali dal dopoguerra agli anni ‘50

C’era una volta…

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molto materiale bellico che i tedeschi prima di ritirarsi nascondevano o distruggevano.Lasciamo questo orrendo periodo e guardiamo avanti. Finita la guerra iniziano altre attività. Nei primi anni 50 da Trento si sposta a Canova il panificio Tomasi Attilio. Dapprima nella ex segheria Pedrotti e poi nell’attuale sede. I Moser aprono un secondo negozio a Canova Bassa gestito dalla “zia Anna”. Di fronte a questo apre una macelleria Carlo Stocchetti. Queste attività cessarono a causa dell’alluvione, purtroppo coperte totalmente dall’acqua.Pio Demozzi inizia una attività di commercio galati “Delizioso”, pur continuando con il trattore a seguire la campagna. Suo fratello Adino, tuttora contadino ad oltre 90 anni, con la moglie Adriana apre un negozio di verdura dove ora c’è la Tecnodue.Anche l’istruzione mette piede a Canova e proprio in casa Demozzi sorge la scuola elementare, prima e seconda classe.Per questi alunni e quelli un po’ più grandicelli c’era un appuntamento che nessuno si perdeva, le filmine della Alma. Questa ragazza, per i ragazzini di allora già “vecchia” aveva un apparecchio per le diapositive, rarissimi negli anni 50, e nella baracca dell’ Albino proiettava le filmine di Maria Goretti, Bernardette e altri santi. Praticamente una sorta di ora di religione.

Un personaggio che di certo merita un posto in queste righe è proprio “l’Albino” e la moglie Olga, sempre disponibili a dare spazio in casa a questa e altre attività. La loro “ara” era un ritrovo per “sfoiar” il granoturco, per raccontarsi storie e uno dei primi locali per la lotteria per la nuova chiesa.Albino oltre che da sempre sacrestano della chiesa, assieme a Angelo Gottardi, Guido Moncher e Dolfo Tasin fu tra i fondatori dell’attuale bocciofila.Siamo giunti a metà anni cinquanta e incomincia l’avventura della chiesa e subito dopo del boom edilizio.

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