Inserto Cina -Novembre 2009

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Speciale 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese 60 anni fa, il primo ottobre del 1949, dopo una lunga guerra di liberazione dapprima dagli inva- sori giapponesi e poi dal gover- no nazionalista del Kuomintang, viene fondata la Repubblica Po- polare Cinese. Richiamando l’insegnamento di Antonio Gramsci, potremmo di- re che allora le classi subalterne cinesi hanno preso il potere e si sono costituite in Stato dando avvio al “lungo” percorso per la costruzione della nuova società comunista. Profetizzava allora il Presidente Mao che la Cina, appena emersa da un sistema economico e so- ciale ancora feudale, nel 2000 sarebbe divenuta uno Stato mo- derno, prospero e di avanguar- dia. La profezia si è avverata, almeno in parte, anche se al costo di enormi sacrifici. Circa 30 anni fa, sotto la guida di Deng Xiaoping, la Cina ha imboc- cato la strada delle cosiddette “quattro modernizzazioni” dan- do inizio ad uno sviluppo econo- mico modellato sui principi del- la Nuova Politica Economica (Nep) leninista che nel tempo ha progressivamente assunto ritmi e dimensioni di crescita impres- sionanti. Il progetto del “socialismo alla maniera cinese” intrapreso da Deng è stato proseguito dal suo successore Jiang Zemin che lo ha estremizzato coniando il termi- ne di “socialismo di mercato”. Il percorso della “crescita ad ogni costo” ha iniziato a rallenta- re la sua corsa ed invertire la rot- ta con la successione dell’attua- le Presidente Hu Jintao. Il XVII Congresso del Partito Co- munista cinese del 2007, che ha rieletto Hu Jintao per la seconda ed ultima volta (la costituzione cinese consente due soli manda- ti presidenziali), ha segnato una nuova svolta radicale nella poli- tica economica e sociale cinese assumendo due nuovi termini: “società armoniosa” e “sviluppo scientifico”. Alla parola d’ordine “arricchirsi è giusto”, che sintetizzava il con- cetto della modernizzazione ideata da Deng, si è oggi sostitui- ta quella della “prosperità condi- visa” . Alla parola d’ordine del “cresce- re ad ogni costo”, del “socialismo di mercato” di Jiang, si è oggi so- stituita quella dello “sviluppo sostenibile”. Muovendo da una aperta e co- raggiosa autocritica all’insuffi- cienza dei risultati raggiunti “ben lontani dalle aspettative della popolazione” ed ottenuti con una “crescita realizzata con eccessivi costi sociali ed ambien- tali” che ha lasciato aperti gra- vissimi problemi di “occupazio- ne, sicurezza sociale, distribu- zione del reddito, educazione e salute pubblica, alloggi, sicurez- za del lavoro, povertà, corruzio- ne, burocratismo…” nella sua re- lazione al XVII Congresso il Pre- sidente Hu Jintao ha così defini- to le nuove linee guida della po- litica economica e sociale cinese: “la concezione dello sviluppo scientifico, nella sua essenza, 60 anni fa la Cina scelse di diventare Repubblica Popolare e imboccò un sentiero fatto di equilibri, successi e contraddizioni. Il pil raggiungerà quest anno l 8,5%, a dispetto dell e economie occidentali che annaspano nella crisi globale sognando una ripresa che non arriva. Ma l occhio guarda il dito... Una antica favola cinese intitolata “Come Yu Kung rimosse le montagne”, racconta di un vecchio che viveva tanto, tanto tempo fa nella Cina settentrionale ed era conosciuto come il “vecchio sciocco delle montagne del nord”. La sua casa guardava a sud e davanti alla porta due grandi montagne, Taihang e Wangwu, gli sbarravano la strada. Yu Kung decise di spianare con l’aiuto dei figli, le due montagne a colpi di zappa. Un altro vecchio, conosciuto come il “vecchio savio”, quando li vide all’opera scoppiò in una risata e disse: «Che sciocchezza state facendo! Non potrete mai, da soli, spianare due montagne così grandi». Yu Kung rispose: «Io morrò, ma resteranno i miei figli; morranno i miei figli, ma resteranno i nipoti, e così le generazioni si susseguiranno all’infini- to. Le montagne sono alte, ma non pos- sono diventare ancora più alte; ad ogni colpo di zappa, esse diverranno più basse. Perché non potremmo spianar- le?». Dopo aver così ribattuto l’opinione sbagliata del vecchio savio, Yu Kung continuò il suo lavoro un giorno dopo l’altro, irremovibile nella sua convinzio- ne. Ciò impietosì il Cielo, il quale inviò sulla terra due esseri immortali che por- tarono via le montagne sulle spalle. Oggi due grandi montagne opprimono con tutto il loro peso il popolo cinese: una è l’imperialismo, l’altra il feudale- simo. Il Partito comunista cinese ha deciso già da tempo di spianare queste due monta- gne. Dobbiamo essere perseveranti e lavorare senza tregua, e noi pure com- muoveremo il Cielo, e questo Cielo non è altro che il popolo di tutta la Cina. Se esso si solleverà per spianare con noi le montagne, perché non potremmo riu- scirci? Mao Zedong supplemento al numero 3 - novembre 2009 di Piazza del Grano I segue a pag. II Hu Jintao, Presidente della Repubblica e segretario del Partito Comunista Come Yu Kung rimosse le montagne Società armoniosa e sviluppo scientifico Buon compleanno Repubblica popolare

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

Transcript of Inserto Cina -Novembre 2009

Speciale 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese

60 anni fa, il primo ottobre del1949, dopo una lunga guerra diliberazione dapprima dagli inva-sori giapponesi e poi dal gover-no nazionalista del Kuomintang,viene fondata la Repubblica Po-polare Cinese. Richiamando l’insegnamento diAntonio Gramsci, potremmo di-re che allora le classi subalternecinesi hanno preso il potere e sisono costituite in Stato dandoavvio al “lungo” percorso per lacostruzione della nuova societàcomunista.Profetizzava allora il PresidenteMao che la Cina, appena emersada un sistema economico e so-ciale ancora feudale, nel 2000sarebbe divenuta uno Stato mo-derno, prospero e di avanguar-dia.La profezia si è avverata, almenoin parte, anche se al costo dienormi sacrifici.Circa 30 anni fa, sotto la guida diDeng Xiaoping, la Cina ha imboc-cato la strada delle cosiddette

“quattro modernizzazioni” dan-do inizio ad uno sviluppo econo-mico modellato sui principi del-la Nuova Politica Economica(Nep) leninista che nel tempo haprogressivamente assunto ritmi

e dimensioni di crescita impres-sionanti.Il progetto del “socialismo allamaniera cinese” intrapreso daDeng è stato proseguito dal suosuccessore Jiang Zemin che lo haestremizzato coniando il termi-ne di “socialismo di mercato”.Il percorso della “crescita adogni costo” ha iniziato a rallenta-re la sua corsa ed invertire la rot-ta con la successione dell’attua-le Presidente Hu Jintao.Il XVII Congresso del Partito Co-munista cinese del 2007, che harieletto Hu Jintao per la secondaed ultima volta (la costituzionecinese consente due soli manda-ti presidenziali), ha segnato una

nuova svolta radicale nella poli-tica economica e sociale cineseassumendo due nuovi termini:“società armoniosa” e “svilupposcientifico”.Alla parola d’ordine “arricchirsiè giusto”, che sintetizzava il con-cetto della modernizzazioneideata da Deng, si è oggi sostitui-ta quella della “prosperità condi-visa” .Alla parola d’ordine del “cresce-re ad ogni costo”, del “socialismodi mercato” di Jiang, si è oggi so-stituita quella dello “svilupposostenibile”.Muovendo da una aperta e co-raggiosa autocritica all’insuffi-cienza dei risultati raggiunti

“ben lontani dalle aspettativedella popolazione” ed ottenuticon una “crescita realizzata coneccessivi costi sociali ed ambien-tali” che ha lasciato aperti gra-vissimi problemi di “occupazio-ne, sicurezza sociale, distribu-zione del reddito, educazione esalute pubblica, alloggi, sicurez-za del lavoro, povertà, corruzio-ne, burocratismo…” nella sua re-lazione al XVII Congresso il Pre-sidente Hu Jintao ha così defini-to le nuove linee guida della po-litica economica e sociale cinese:“la concezione dello svilupposcientifico, nella sua essenza,

60 anni fa la Cina scelse di diventare Repubblica Popolare e imboccòun sentiero fatto di equilibri, successi e contraddizioni. Il pil raggiungeràquestanno l8,5%, a dispetto delle economie occidentali che annaspano nellacrisi globale sognando una ripresa che non arriva. Ma locchio guarda il dito...

Una antica favola cinese intitolata“Come Yu Kung rimosse le montagne”,racconta di un vecchio che viveva tanto,tanto tempo fa nella Cina settentrionaleed era conosciuto come il “vecchiosciocco delle montagne del nord”. La suacasa guardava a sud e davanti alla portadue grandi montagne, Taihang eWangwu, gli sbarravano la strada. YuKung decise di spianare con l’aiuto deifigli, le due montagne a colpi di zappa.Un altro vecchio, conosciuto come il“vecchio savio”, quando li vide all’operascoppiò in una risata e disse: «Chesciocchezza state facendo! Non potretemai, da soli, spianare due montagne cosìgrandi». Yu Kung rispose: «Io morrò, maresteranno i miei figli; morranno i mieifigli, ma resteranno i nipoti, e così legenerazioni si susseguiranno all’infini-to. Le montagne sono alte, ma non pos-sono diventare ancora più alte; ad ognicolpo di zappa, esse diverranno piùbasse. Perché non potremmo spianar-le?». Dopo aver così ribattuto l’opinionesbagliata del vecchio savio, Yu Kungcontinuò il suo lavoro un giorno dopol’altro, irremovibile nella sua convinzio-ne. Ciò impietosì il Cielo, il quale inviòsulla terra due esseri immortali che por-tarono via le montagne sulle spalle.Oggi due grandi montagne opprimonocon tutto il loro peso il popolo cinese:una è l’imperialismo, l’altra il feudale-simo. Il Partito comunista cinese ha deciso giàda tempo di spianare queste due monta-gne. Dobbiamo essere perseveranti elavorare senza tregua, e noi pure com-muoveremo il Cielo, e questo Cielo nonè altro che il popolo di tutta la Cina. Seesso si solleverà per spianare con noi lemontagne, perché non potremmo riu-scirci?

Mao Zedong

supplemento al numero 3 - novembre 2009 di Piazza del Grano

I

segue a pag. II

Hu Jintao, Presidente della Repubblica esegretario del Partito Comunista

Come Yu Kungrimosse

le montagne

Società armoniosa e sviluppo scientifico

Buon compleannoRepubblica popolare

La notte tra il 4 ed 5 giu-gno 1989 l’esercito cineseentrò nella piazzaTienanmen aprendo ilfuoco sugli studenti uni-versitari che da circa unmese l’avevano occupata.Fu una strage. Il governocinese parlò di circa 200morti, la Cia di 400-800,altre fonti di migliaia.Ma non è il numero checonta, quel che conta è cheper la prima volta l’eserci-to del popolo aveva apertoil fuoco sul suo popolo.Non vale qui discuteresulle motivazioni che inquell’epoca, in quellasituazione, in quel partico-lare contesto politico edeconomico nazionale einternazionale indussero ilgoverno cinese a reprime

con la violenza la contesta-zione studentesca.L’uso della forza è di persé da condannare, tantopiù quando a ricorrervi èun governo e un esercitoche si proclamano espres-sione (servitori) del popo-lo. Ricordando oggi lanascita della RepubblicaPopolare Cinese, riteniamogiusto ricordare anchequella pagina oscura dellasua recente storia perchénon si ripeta mai più e per-ché prevalga nel partito enel governo cinese quelprincipio di apertura alconfronto e di conciliazio-ne che all’epoca avevaindotto il segretario delpartito comunista cinese,Zhao Ziyang, dopo la pro-clamazione della legge

marziale, a scendere tra glistudenti per invitarli adesistere dalla protestaoffrendo loro l’apertura aldialogo. Nel suo storicodiscorso di piazzaTienanmen Zhao disse: «Studenti, siamo arrivatitroppo tardi. Ci dispiace.Voi parlate di noi, ci criti-cate, tutto questo è neces-sario… Lo so, il vostrosciopero della fame miraalla speranza che il Partitoe il Governo vi darannouna risposta soddisfacen-te. Sento che la nostracomunicazione è aperta…In conclusione, ho solo undesiderio. Se fate finire losciopero della fame, ilGoverno non chiuderà laporta del dialogo, mai! Ledomande che voi avete

posto, possiamo continua-re a discuterle». Gli studenti non desistette-ro, Zhao fu rimosso dallacarica e pochi giorni doposeguì la strage. Pochi annifa Zhao è stato riabilitato esepolto nel cimitero deglieroi nazionali.Ci auguriamo che anche lamemoria di quei terribilieventi venga presto disse-polta dal silenzio ed eleva-ta a monito di ciò che nondeve mai più accadere, inqualsiasi parte del mondo:in piazza Tienanmen inCina, in piazza delle TreCulture in Messico, in piaz-za Alimonda in Italia.

Piazza Tienanmen 1989:un grande errore

La giacca verdedi Hu Jintao il giorno

dei 60 anni dellaRepubblica

Lo scorso primo ottobre,assistendo alle celebrazio-ni per il sessantesimo dellaRepubblica Popolare il pre-sidente Hu Jintao ha indos-sato la famosa “giacca diMao”, verde bottiglia senzadecorazioni o segni distin-tivi del ruolo o del grado. La stessa giacca indossatada Mao nella gigantografiache dalle mura della CittàProibita domina la piazzaTien Anmen.Fu proprio Mao ad intro-durre, all’indomani dellaproclamazione dellaRepubblica Popolare, quelcapo di abbigliamento, chelui stesso indossò sempree per tutta la vita.Mao si prefiggeva alloradue obiettivi: sul pianoeconomico realizzare uncapo di abbigliamentoessenziale e funzionaleadatto a vestire lo stermi-nato popolo cinese, indif-ferentemente uomini edonne, con il minimo deicosti che poteva consenti-re una produzione unifor-me su larghissima scala;sul piano politico ed ideo-logico realizzare un ele-mento di eguaglianza can-cellando a uno stessotempo gli orpelli del fasto-

so abbigliamento mandari-no e gli stracci dellapovertà popolare.La giacca di Mao ha avutomolti detrattori che neglianni l’hanno accusata diessere un simbolo direpressione delle diversitàe, sul piano femminile,uno strumento di negazio-ne della femminilità.La storia, con la grandecrescita economica dellaCina, ha sconfessato queidetrattori e oggi il popolocinese indossa i più variabbigliamenti assoluta-mente “alla moda” grazieanche alla affermazionesulla scena mondiale diuna nuova generazione distilisti “made in China”.Una Cina non più povera,non più uniforme.Ma il giorno dell’anniversa-rio il Presidente dellaRepubblica e segretariogenerale del PartitoComunista, nonchécomandante dell’EsercitoPopolare, ha voluto lancia-re un messaggio ben chia-ro sia al suo popolo che almondo intero, testimo-niando con quella “giaccaverde” la attualità e lafedeltà agli ideali del padredella Cina moderna.

Società armoniosae sviluppo scientifico

Piazza Tien Anmen ingresso della Città Proibita

Speciale 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese

Il noto episodio dello studente che ferma la colonna dei blindati,sale sul primo carro e parla con l’equipaggio, che spegne il moto-re e resta fermo in attesa di ricevere ordini che ancora non riescea comprendere.

Contrariamente a quanto diffuso dalla propaganda anticomunistaquello studente non è stato travolto e ucciso dal carro, ma se ne èpoi allontanato assieme ad altri compagni. La strage è di alcunigiorni più tardi.

segue da pag I

pone al centro gli interessidella grande maggioranzadel popolo, per uno svilup-po equilibrato e sostenibi-le” e si propone “in modoenergico la costruzione diuna società socialista ar-moniosa” posto che “l’ar-monia, l’equità sociale, lagiustizia devono essere pe-culiarità essenziali del so-cialismo”.Nonostante il grande cla-more sulla liberalizzazionedell’economia cinese anco-ra oggi circa il 90% dellaproduzione nazionale è in

mano ad imprese statali ocomunque controllate dal-lo Stato.La crisi strutturale che hasconvolto il sistema econo-mico capitalista occidenta-le e che si è riflessa in cer-ta misura anche sull’econo-mia cinese ha avuto l’effet-to, paradossale di realizza-re quel rallentamento dellacrescita che, proprio con ilnome di “crescita lenta”,era stato individuato comeuno dei passaggi essenzia-li per realizzare la svoltadello “sviluppo scientificosostenibile” prefigurato dalCongresso del 2007.

Voler trarre oggi delle con-clusioni sul progetto delcomunismo cinese a solisessanta anni dal suo inizioè tanto presuntuoso quan-to prematuro, tenendo con-to che lo stesso segretariodel partito comunista cine-se, Hu Jintao, nella relazio-ne al Congresso del 2007ha quantificato in decenniil tempo per la realizzazio-ne di una società armonio-sa e in decine di generazio-ni quello per consolidareun sistema socialista. Mantenendo “ferma l’ade-sione agli ideali del comu-nismo e del socialismo”

II

Speciale 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese

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Nel mese di luglio scorsonello stato autonomo del-lo Xjiniang si sono verifi-cati violenti scontri tra ledue principali etnie: cine-se (han) e islamica (iuguri)che hanno provocato circa160 morti. E’ intervenuto l’EsercitoPopolare che ha separato icontendenti e la situazio-ne sembra oggi tornatanella normalità.La presenza dell’EsercitoPopolare è ancora diffusama assolutamente silen-ziosa e di pura vigilanza.Non ci sono lampeggiantio sirene; gruppi di circa

10 sodati presidiano gliangoli delle strade delleprincipali città, fermi edimmobili come statue dicera; quando si muovonoa piedi in fila indiana sfi-lano tra la i passanti;quando si muovono le co-lonne dei mezzi militariprocedono a bassissimavelocità rispettando se-mafori e precedenze.Sull’origine interna o pro-vocata dall’esterno degliincidenti è ancora aperto ildibattito e non vale quiparlarne oltre, salvo ram-mentare che lo Stato Auto-nomo dello Xjiniang, il più

esteso della Cina dopo ilTibet anche se coperto peri due terzi dal deserto deiGobi, si colloca al croceviatra le repubbliche islami-che del Pakistan, Afgani-stan e le tre ex sovieticheTagikistan, Kazakistan, eKirghizistan.Nello Xjiniang si trovano ipiù grandi giacimenti diferro, carbone, gas natura-le e petrolio della Cina, ol-tre alla straordinaria risor-sa dell’energia eolica con-sentita dalla particolareconformazione desertica eventosa.La popolazione dello Xji-niang conta circa 18 milio-ni di abitanti: 9 di etnia ci-nese, 8 iuguri, il residuomilione suddiviso tra ta-giki, kazaki e kirghisi.Tutte le quattro minoranzeetniche fanno parte dell’I-slam professando la reli-gione musulmana con unastruttura diffusa e capilla-re di moschee e di scuolecoraniche, si riferisconoalla tradizione iraniana ericonoscono quale guidaspirituale l’ayatollah Ka-menei.La costituzione delle Re-pubblica Popolare Cineseafferma la assoluta tuteladelle minoranze etniche,della loro storia, cultura,lingua e costumi. Alcuni dati sulle minoran-ze islamiche dello Xji-niang.Ai cinesi non è consentito

avere più di due figli inrealtà urbane, sino a trenelle campagne; gli islami-ci non hanno limiti e sicontano sino a 6 figli perfamiglia; gli islamici prati-cano la poligamia e sonofrequenti le donne velateanche alla “moda” estremadell’Afganistan. Nello Xjiniang vige il bilin-guismo totale nel sensoche le minoranze islami-che non studiano e nonparlano il cinese.In tutta la Cina si osserval’ora legale di Pechino; nel-lo Xjiniang, la cui capitaleche conta circa 3 milioni diabitanti si trova a 4 ore diaereo da Pechino, l’ora le-gale vale solo per gli aero-porti e le strutture turisti-che, gli islamici sincroniz-zano i loro orologi, privatie pubblici, sull’ora solare(indietro di due ore).Dieci anni fa le campagnedello Xjiniang non eranoelettrificate e nelle cittàl’energia elettrica era ra-zionata; sono stati realiz-zati sterminati campi dipale eoliche e altrettantene sono attualmente incostruzione. Oggi nellaseconda città dello Xji-niang, Kashgar che contacirca 250.000 abitanti edista 6 ore di aereo da Pe-chino, tutta la motorizza-zione su due e tre ruote(piccoli mezzi da traspor-to merci) è elettrica, pre-sto lo sarà anche quella su

quattro ruote.L’economia dello Xjiniangcresce ad un ritmo ancoraoggi superiore al 10% an-nuo. I salari medi, tradottiin euro, sono di circa 5/8volte inferiori a quelli ita-liani; il costo della vita (ci-bo, case, trasporti, scuola,sanità, ecc.), a parità diquantità e qualità con i no-stri standard, è di oltre 10volte inferiore.All’inizio di settembre sisono verificati nuovi inci-denti, di minore gravitàdei precedenti e questavolta principalmente pro-mossi dai cinesi che conte-

stano al Governo una di-sparità di trattamento a fa-vore delle minoranze etni-che.Il Capo del Governo localeed il capo della polizia so-no stati rimossi.Il Governo Autonomo haincaricato 7.000 (!) funzio-nari pubblici di andare ca-sa per casa per spiegare atutte le diverse etnie iprincipi della convivenzanel reciproco riconosci-mento e rispetto delle di-versità.A questi funzionari è statoattribuito il titolo di “ope-ratori di armonia”.

Xjiniang: uno stato autonomoai confini con l’Islam

Ferro, carbone, petrolio, gas naturale e pale eoliche, l’immenso serbatoio dell’energia cinese. La non facile convivenza tra ramadan e innovazione

tecnologica; la scommessa della convivenza plurietnica nella “società armoniosa”

Due piani pluriennali per garantire tutela e sviluppo delle donne

L’altra metà del cielo«Le donne portano sulle loro spalle la metà

del cielo e devono conquistarsela», Mao Zedong

Veduta di Urumqi capitale dello Xjiniang. Il museo fotografico della cittàracconta, con immagini a confronto, come una piccola cittadina sita nelcentro brullo di un deserto arido sia divenuta, in soli 40 anni, una capi-tale di livello europeo che conta circa 3 milioni di abitanti, immersa nelverde e nell’acqua, alimentata da energia elettrica eolica

Una delle principali moschee di Kashgar seconda città dello Xjiniangcon 250 mila abitanti, in grande prevalenza islamici fortemente legatialla guida spirituale dell’imam Kamenei presidente della RepubblicaIslamica dell’Iran. A Kashgar già oggi tutta la motorizzazione su dueruote è elettrica, a breve lo sarà anche quella su quattro ruote

Alla fine del 2002 in Cinala popolazione femminileera di circa 620 milioni,rappresentando il 48,5%del totale della popolazio-ne. Il governo cinese pre-sta molta attenzione allosviluppo e al progressodelle donne, considerandola parità tra uomo e donnauna fondamentale politicastatale per la promozionedello sviluppo sociale delpaese.Nell’elaborazione dellamacropolitica statale, ilgoverno osserva il princi-pio di partecipazione pari-taria e del comune svilup-po e vantaggio tra uomo edonna. Il governo cinese ha forni-to forti garanzie politichee legali al progresso e svi-luppo femminili e sin dal-la metà degli anni ’90 havia via elaborato e pubbli-cato “Il programma quin-quennale di sviluppo delledonne” e “Il programmadecennale di sviluppo del-

le donne”, garantendo con-cretamente i loro legittimidiritti e interessi, ottimiz-zando il quadro sociale delloro sviluppo e promuo-vendo il completo pro-gresso della causa femmi-nile. Le donne cinesi nonsolo godono degli stessidiritti degli uomini neicampi politico, economi-

co, culturale, sociale e del-la famiglia (art. 48 dellaCostituzione cinese), maanche la tutela dei loro di-ritti speciali è oggetto diuna specifica attenzionecome un’importante com-ponente della salvaguar-dia e della garanzia stata-le dei fondamentali dirittiumani.

Beijing 2008

Le olimpiadi cinesi sono state l’even-to storico sul quale la Cina ha giocato(e vinto) la partita del proprio accre-ditamento tra i grandi del Mondo.L’avanzata tecnologia degli impianti,la perfezione dell’organizzazione, maanche l’elevato livello qualitativodelle coreografie curate da uno deipiù grandi registi viventi, ZhangYimou (Orso d’Oro a Berlino, Leoned’Oro a Venezia, Gran Premio dellaGiuria a Cannes e direttore di unastraordinaria Turandot a Pechino), hasuperato la memoria di qualsiasi pre-cedente. Tra le sorprese di questo

evento, una delle più interessanti,anche se non del tutto inattesa, èstata quella dei risultati eccezionaliraggiunti dalla componente femmini-le che ha surclassato tutte le forma-zioni rivali. Alla bravura delle giovaniatlete cinesi, soprattutto nei giochi disquadra, è stata sollevata una solaperplessità, poi risolta positivamentedall’indagine della Fio, non certo perl’uso squisitamente occidentale degli“aiuti farmacologici”, ma per l’età par-ticolarmente giovane che attesta diuna crescita anche fisica in linea conquella economica.

IV

Speciale 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese

“Farwest”, questo è il termine cheda certo tempo viene utilizzatoper descrivere il sistema produtti-vo cinese e, soprattutto, le suecondizioni di sfruttamento dei la-voratori, di assenza di tutele e didiritti giuridici e sindacali, di altamortalità sul lavoro, di precarietà,di bassi salari.Un “farwest”, tuttavia, straordina-riamente appetibile per le impre-se occidentali, tra le prime quelleitaliane che hanno trasferito inquel paese molte delle loro produ-zioni del finto “made in Italy”.La gravità e l’ingiustizia di quellecondizioni di lavoro, inaccettabilied ingiustificabili, emerge chiaris-sima nella stesse relazioni del pre-sidente Hu Jintao e del premierWen Jiabao alle ultime assembleedel Partito Comunista del 2007 edel Parlamento nazionale del2008.L’ammissione e la denuncia certa-mente non bastano, occorre unreale cambiamento radicale.Il XVII congresso del Partito Co-munista cinese ha segnato unasvolta, lungamente costruita nelprimo quinquennio della presi-denza di Hu Jintao, recependonello stesso statuto del Partito iconcetti della “società armoniosa”e dello “sviluppo scientifico soste-nibile”.Una diretta conseguenza del nuo-

vo corso politico ed economico èstata l’emanazione di nuova leggesul lavoro entrata in vigore all’ini-zio del 2008. Non si tratta di una legge “rivolu-zionaria” e certamente è una leg-ge molto lontana dall’ideale co-munista della liberazione del lavo-

ro. E’ una legge che ricalca, molto davicino, quella attualmente in vigo-re in Italia frutto di un soffertocompromesso tra una sistemaeconomico capitalista basato sul-lo sfruttamento delle classi lavo-

ratrici ed una idea, almeno mini-male, di equità sociale socialde-mocratica.Immediata e violenta è stata, tut-tavia, la reazione degli investitoristranieri che hanno gridato allo“scandalo” e hanno minacciato ilritiro di tutti i loro investimenti inCina.E’ estremamente istruttivo in pro-posito scorrere i siti delle diverseorganizzazioni padronali italiane(camere di commercio estero, ecc.)dai quali vengono lanciate due“avvertenze” ai nostri capitalistid’assalto: la nuova legge cinese siapplicherà rigorosamente alle im-prese straniere soggette ad un“monitoraggio costante”; questalegge potrebbe essere solo un ini-zio visto che il governo cinese hagià insegnato che quando prendeun strada la percorre a una velo-cità da noi impensabile.Non vogliamo qui commentare lanuova legge cinese sulla quale ba-sta già quanto abbiamo poco so-pra denunziato in merito alla suatutt’altro che “esaltante” similitu-dine alla nostra attuale normativa.Possiamo e dobbiamo solo spera-re che si avveri la “profezia” delleistituzioni padronali nostrane eche presto cambino davvero i rap-porti di produzione cinesi sicchéla condizione dei lavoratori emer-ga dall’attuale sottosviluppo a una

nuova dignità che ne faccia unapriorità assoluta. Una considerazione ci preme peròdi sottolineare. Da anni siamo su-bissati da una propaganda padro-nale che, strumentalmente sfrut-tando la minaccia per la nostraeconomia rappresentata dall’ag-gressività del sistema produttivocinese, invoca la necessità dell’al-lineamento anche del nostro siste-ma produttivo e del lavoro a queicanoni da “farwest” pretendendoprecarietà, aumento dei ritmi diproduzione, allungamento del-l’età pensionabile, riduzione del-le garanzie sociali, delle tutele edei diritti dei lavoratori, riduzionedelle retribuzioni e soprattuttouna spietata mobilità degli investi-menti alla ricerca dei possibili“farwest” nostrani (Polonia, Ro-mania, ecc.).Eppure in Cina, questo almenofortemente speriamo, sembranofarsi avanti e progredire i dirittidei lavoratori mentre l’economiacontinua a crescere a ritmi ancoraper noi sensazionali.A casa nostra l’economia collassa(o è già collassata) e l’unica “medi-cina” possibile che ci propongonoi padroni ed i loro dipendenti algoverno è quella del “sacrificio”dei diritti dei lavoratori e dellostato sociale.

Nel luglio 2007 alcune migliaia distudenti di 43 università cinesihanno dato vita a una iniziativaspettacolare percorrendo a piediil tracciato della “Lunga Marcia”che, iniziata nel 1934 e termina-ta nel 1936, portò in salvo l’arma-ta popolare di Mao, inseguita dainazionalisti del Kuomintang e da-gli invasori giapponesi, negli alti-piani del nord da dove riprese la

guerra popolare di liberazione.Questo “esercito” di studenti nonè stato però dotato di armi, ma dilibri, strumenti di osservazionescientifica, pale e picconi perpiantare, strada facendo, migliaiadi alberi.Nell’ultimo quinquennio la Cinasta completando la piantagione dicirca 40 milioni di ettari di nuoviboschi (un ottavo circa della su-

perficie dell’Italia)La Cina produce il 20% delle emis-sioni gassose mondiali (secondasolo agli Stati Uniti) mentre il re-siduo 80% viene prodotto per laquasi totalità dal così detto occi-dente industrializzatoLa Cina conta oltre 1 miliardo e300 milioni di abitanti, l’occiden-te non raggiunge il miliardo.Prima del recentissimo sviluppodell’economia cinese il 100% del-l’inquinamento mondiale era pro-dotto dall’occidente.L’inquinamento è conseguenzainevitabile dello sviluppo econo-mico e dunque l’inarrestabile cre-scita delle economie emergenti necomporterà un aumento, anchenotevole, a meno che chi oggi è digran lunga il maggior responsabi-le di tale fenomeno non riducasensibilmente le proprie emissio-ni e che ai nuovi paesi in via di le-gittimo sviluppo non venganoconcessi dai paesi già ricchi aiutireali, economici e tecnologici, perl’accesso a fonti energetiche cosìdette pulite. In coerenza con lanuova politica dello “svilupposcientifico”, la Cina ha già inizia-to questo percorso riducendo ne-gli ultimi anni le proprie emissio-ni di circa il 10% nonostante e incontrotendenza con una crescitaeconomica a due cifre.Per il 2020 la Cina si è posta l’o-biettivo di raggiungere la produ-zione di 100 gigawatt di energia

Dopo le denunce fatte da Hu Jintao e Wen Jiabao la Cina vara la nuova normativa per i nuovi contratti di lavoro

La nuova legge sul lavoro, primo passo verso i dirittidei lavoratori, non piace agli investitori stranieri

eolica (la produzione eolica inItalia è di pochissimi gigawattmentre quella degli Stati Uniti su-pera di poco i 20) e sta già “bru-ciando” quella tabella di marcia.L’occidente ha ridotto di poco piùdi 1 punto le proprie emissioni esolo a causa della gravissima cri-si economica che ha colpito lapropria produzione industriale. Da alcuni anni si stanno cercan-do nuovi criteri per la misurazio-ne della ricchezza che corregga-no il dato puramente quantitati-vo del Pil (Prodotto Interno Lor-do) che non tiene conto degli ef-fetti collaterali dannosi di una

crescita economica incontrollata.Dal 2007 alcune regioni della Cinahanno introdotto il criterio del “PilVerde” che rettifica il dato quanti-tativo del Pil sottraendo allo stes-so il costo del risanamento ecolo-gico.A consuntivo del 2009 in quelleregioni la differenza ha superatolo “0” ed è passata in positivo di-mostrando con ciò che ci può es-sere al tempo stesso crescita e tu-tela dell’ambiente.In occidente il Pil registra ancoraun dato negativo che non tieneneppure conto del costo ecologicodell’eventuale risanamento.

Il più grande “campo eolico” cinese si trova nel deserto dei Gobi nello Stato delloXjiniang. Nel mese scorso una industria cinese ha ricevuto l’appalto per la costruzio-ne nel Texas del più grande enorme “campo eolico” Usa

Armati solo di pale e strumentazione scientifica studenti universitari ripercorrono lo storico tracciato segnato da Mao e piantano, strada facendo, migliaia di alberi. Studiato anche il rapporto tra prodotto interno e danni arrecati all’ambiente

La “lunga marcia” non si arrestae diventa verde, anche nel Pil

Inserto a cura di Sandro Ridolfi