20 NOVEMBRE 2008 SPECIALE Dinosauri dalla Cina · Futuro Remoto 2008: «Dinosauri dalla Cina»....

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L’INTERVISTA / 4 Enrico Alleva A pagina L’INTERVISTA / 3 Enzo Gallori A pagina 7 L’INTERVISTA / 2 Alberto Di Donato 6 L’INTERVISTA / 1 Vittorio Silvestrini A pagina A pagina 20 NOVEMBRE 2008 SPECIALE 4 3 ul finire degli anni ’80 (era il 1987), nacque - forse non a caso in quella «città di frontiera» che è Napoli, città che avevo avuto già modo di conoscere bene essendovi arrivato nel ’70 alla Federico II per insegnare fisica genera- le - Futuro Remoto. Il suo assunto, il suo ragionamento di base, le sue fondamenta - il suo con- cept, si direbbe oggi - si racchiudeva in una frase: sintetica ma che a leggerla ancora oggi, dopo vent’anni, non mi sembra abbia perso efficacia, anzi ha acquistato il sapore di una preveggen- za. «Rendere la scienza accessibile a tutti e comprensibile da tutti, diffonderne il metodo e le logiche, nella consapevolez- za che la diffusione della cultura scien- tifica e dell’innovazione tecnologica - se avesse trovato nelle istituzioni locali e centrali un partner che ne potesse in qualche modo comprenderne la visione e farla propria - fosse un formidabile volano di sviluppo per la città di Napoli e, più in generale, anche per il Mezzo- giorno d’Italia». A questo, noi dell’87 - oltre me, Giulio Baffi, Luigi Caramiello, Carlo D’Angiò, Vincenzo Lipardi - pensammo per dare vita alla prima edizione di Futuro Remo- to, e da allora ad oggi questa manifesta- zione ha continuato, anno dopo anno, a soffermarsi su temi scientifici, anche apparentemente popolari come è il caso di quest’anno, per utilizzarli a pretesto di un ragionamento che prende le mos- se sempre dal vizio di fondo del rappor- to disequilibrato tra domanda e offerta in assenza dello Stato. * Presidente della Fondazione Idis Città della Scienza Ordinario di Fisica generale alla facoltà d’Ingegeria dell’Università degli studi di Napoli Federico II Rendere la scienza accessibile e comprensibile. Per tutti S Dinosauri dalla Cina di VITTORIO SILVESTRINI *

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L’INTERVISTA / 4

EnricoAllevaA p a g i n a

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VittorioSilvestriniA p a g i n a

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ul finire degli anni ’80 (era il 1987),nacque - forse non a caso in quella«città di frontiera» che è Napoli, cittàche avevo avuto già modo di conoscerebene essendovi arrivato nel ’70 allaFederico II per insegnare fisica genera-le - Futuro Remoto.Il suo assunto, il suo ragionamento dibase, le sue fondamenta - il suo con-

cept, si direbbe oggi - si racchiudeva inuna frase: sintetica ma che a leggerlaancora oggi, dopo vent’anni, non misembra abbia perso efficacia, anzi haacquistato il sapore di una preveggen-za.«Rendere la scienza accessibile a tuttie comprensibile da tutti, diffonderne ilmetodo e le logiche, nella consapevolez-

za che la diffusione della cultura scien-tifica e dell’innovazione tecnologica -se avesse trovato nelle istituzioni localie centrali un partner che ne potesse inqualche modo comprenderne la visionee farla propria - fosse un formidabilevolano di sviluppo per la città di Napolie, più in generale, anche per il Mezzo-giorno d’Italia».

A questo, noi dell’87 - oltre me, GiulioBaffi, Luigi Caramiello, Carlo D’Angiò,Vincenzo Lipardi - pensammo per darevita alla prima edizione di Futuro Remo-to, e da allora ad oggi questa manifesta-zione ha continuato, anno dopo anno, asoffermarsi su temi scientifici, ancheapparentemente popolari come è il casodi quest’anno, per utilizzarli a pretesto

di un ragionamento che prende le mos-se sempre dal vizio di fondo del rappor-to disequilibrato tra domanda e offertain assenza dello Stato.

* Presidente della Fondazione IdisCittà della Scienza

Ordinario di Fisica generalealla facoltà d’Ingegeria dell’Università

degli studi di Napoli Federico II

Rendere la scienza accessibile e comprensibile. Per tutti

S

Dinosauri dalla Cina

di VITTORIO SILVESTRINI *

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Futuro Remoto 2008: «Dinosauri dalla Cina».Apre i battenti a Città della Scienza la piùampia ed articolata rassegna mai dedicata almondo dei dinosauri che fino al 30 novembresaranno protagonisti a Napoli dell’esposizioneallestita nello spazio Leonardo del Museo. Ilnome dinosauro - dal greco deinos, che signifi-ca «terribilmente grande» e sauros che vuoldire rettile - fu coniato da Sir Richard Owennel 1842, quando la paleontologia cominciavaappena a muovere i primi passi.Da allora l’esistenza di queste creature, dasempre sospesa fra storia e leggenda, si èarricchita di testimonianze che possono aiutar-ci a comprendere come erano davvero questecreature vissute dal Triassico al Cretaceo (225- 65 milioni di anni fa), e perché secondoalcuni la loro specie non si sia mai estinta.L’esposizione si articola in sette sezioni temati-che: Movimento; Predazione; Nutrimento; Ri-produzione; Evoluzione; Estinzione e I dinosau-ri piumati.I dinosauri - ad eccezione degli uccelli - eranoanimali terrestri e deponevano le uova come irettili. Alcuni avevano la pelle simile a quelladei rinoceronti, altri erano coperti di piume.La prima area espositiva è dedicata ai loro arti:in origine infatti i dinosauri erano bipedi edavevano le zampe poste verticalmente sotto ilcorpo, ciò consentiva a questi grandi predatoridi muoversi agilmente nella caccia. Soltantosuccessivamente i grandi erbivori, come il Ma-menchisaurus, distribuirono invece la loro mo-le su quattro zampe.Il secondo spazio vede protagonista l’arte dellapredazione e le sue tecniche. Dall’esposizionedi scheletri e lastre fossili emergono con terrifi-cante chiarezza le possenti armi di attaccousate dai carnivori per abbattere la preda:impressionanti ed enormi denti seghettati, arti-gli affilati e ricurvi come pugnali. Invece è piùarticolata e meno aggressiva, la varietà di siste-mi di difesa sviluppati dagli erbivori: dinosauridall’incredibile velocità ed agilità, come il pic-

colo Psittacosaurus, ma anche esseri dalla mo-le inattaccabile, grazie ad un collo che potevaraggiungere gli 11 metri di lunghezza nel Ma-menchisaurus. Molti ricorrevano, probabilmen-te, anche a colori mimetici per ingannare ipredatori, ed alcuni addirittura a corazze diossa e di spine, come quella che consentiva alTuojiangosaurus di tener testa ai più pericolosicacciatori come una vera e propria «armatura»naturale.La terza sezione, quella del nutrimento, mettein risalto le caratteristiche della dentatura diqueste creature che, nella maggior parte deicasi, si è adeguata al tipo di dieta alimentaredell'epoca. Ad eccezione di alcuni dinosauri,come i Caudipteryx, che erano del tutto sprov-visti di denti, gli esemplari carnivori, come loYangchuanosaurus, possedevano potenti ma-scelle e denti seghettati per strappare ed in-ghiottire grossi pezzi di carne. Alcuni di essi sinutrivano di pesce e in questo caso i loro dentiassumevano la forma di un cesto nel qualeerano intrappolate le prede che venivano poiinghiottite intere. Quelli erbivori, come il Ma-menchisaurus, avevano denti simili a scalpelliconcentrati sulla parte anteriore della bocca,

con i quali strappavano i rami poi triturati edinghiottiti con l'ausilio dei potenti muscoli fac-ciali. Nel tempo la parte anteriore del musodegli erbivori era divenuta simile a un becco: èil caso del Tsintaosaurus, che una volta raccol-to il cibo lo triturava letteralmente facendolopassare tra file parallele di piccoli denti cheaveva nella parte posteriore della bocca.La quarta area, quella dedicata alla riproduzio-ne, raccoglie reperti di nidi e uova mostrandoun lato del tutto insospettato del volto deidinosauri. Durante la fase procreativa questigrandi rettili, da spietati e feroci, si trasforma-vano in creature premurose e protettive: alcunicovavano le uova ricoprendole con strati divegetazione per non schiacciarle con il corpotroppo pesante, altri sacrificavano la vita purdi difendere il nido.La divisione evoluzione affronta il più comples-so tema della discendenza degli uccelli daidinosauri. Già ipotizzata da Darwin, la teoriasull’evoluzione dei dinosauri si fa strada nelXIX secolo, dopo il ritrovamento in Bavieradello scheletro dell’Archaeopteryx, un uccellocon zampe, denti e coda da rettile. Oggi èpossibile affermare con certezza che alcuni

dinosauri carnivori si sono evoluti in uccelli, sitratta di specie nelle quali le zampe anteriorisi sono progressivamente trasformate in ali co-me testimoniano i numerosi dinosauri piumatirinvenuti nello straordinario giacimento cinesedi Liaoning dieci anni fa. Secondo alcuni gliantenati degli uccelli sono rettili terrestri corri-dori che si sono adattati a compiere balzisempre più lunghi fino a spiccare il volo, altriritengono invece che i dinosauri arboricoliavrebbero usato il piumaggio e le zampe ante-riori per planare verso terra imparando così avolare.La sesta sezione è dedicata all’estinzione. Lascomparsa dei dinosauri risale a 65 milioni dianni fa e le cause, ancora oggi, sono uno deipiù grandi misteri che affascina l’uomo. Tra leteorie più accreditate vi è quella di una cata-strofe che avrebbe sconvolto l’ecosistema delpianeta, ma si tratta di un’ipotesi che suscitaancora molti dubbi. Altre versioni propendonoinvece per una violenta esplosione provocatadall’impatto di un asteroide sulla terra, o adde-bitano l’estinzione all’effetto catastrofico di eru-zioni vulcaniche e di grandi cambiamenti cli-matici.La tappa conclusiva nel percorso alla scopertadegli affascinanti rettili del mesozoico è riser-vata ai dinosauri piumati. Dotati di una struttu-ra anatomica assolutamente nuova, questi pic-coli esemplari di carnivori sono stati rinvenuti,più di dieci anni fa, nei giacimenti fossili dellaprovincia di Liaoning, nella Cina nord-orienta-le. L'eccezionale stato di conservazione, cherende visibili persino parti molli come musco-li, pelle e piume, è dovuto alle caratteristichedella zona che è un bacino lacustre soggetto afrequenti eruzioni vulcaniche. Le dimensionisottili delle ceneri e la rapidità con la qualetutto ne veniva sepolto ha consentito il ritrova-mento di moltissimi esemplari grazie ai quali ipaleontologi hanno potuto ricostruire i passag-gi evolutivi della discendenza degli uccelli daidinosauri.

Alla Città della Scienza di Napoli, dal21 al 30 novembre, è di scena FuturoRemoto 2008 che quest’anno importeràdalla Cina una straordinaria mostra suidinosauri.Pensavamo fossero enormi, lenti e mo-struosi. Poi abbiamo capito che poteva-no essere anche agili e intelligenti. Orasappiamo che erano perfino piccoli, bel-li, coperti di piume, genitori premurosi,capaci di comportamenti straordinaria-mente evoluti. Tutto questo grazie a unaserie di fossili rinvenuti in rapida suc-cessione negli ultimi anni in Cina, eche hanno costretto i paleontologi a rive-dere completamente il loro modo di pen-sare questi animali. Per sopravviveresono diventati uccelli e vivono ancorain mezzo a noi?Mark Norell, uno dei più brillanti pale-ontologi dei nostri tempi, direttore ecuratore della sezione di paleontologiadel Museo di Storia Naturale di NewYork, ritiene infatti che la grande estin-zione del Cretaceo sia stata un eventomolto complesso, influenzato da moltifattori e non ha segnato la fine deidinosauri. Con la sua equipe, e in colla-borazione con i colleghi dell’Universitàdi Pechino, ha riportato alla luce - inCina e nel deserto del Gobi - straordina-ri esemplari di dinosauri: animali piu-mati, dotati di ali, forse capaci di vola-re; animali affettuosi che covavano nidicolmi di uova, seguivano i loro piccoli edormivano con il capo ripiegato sottouna zampa, proprio come fanno gli uc-celli quando infilano la testa sottoun’ala. Norell, con la conferenza «Impa-rarono a volare» inaugurerà Futuro Re-moto e proporrà una straordinaria galle-ria di scheletri e fossili originali diquesti popolarissimi animali preistoricirinvenuti in Cina. Lo stato di conserva-zione dei fossili cinesi, veramente ecce-zionale, ha permesso di acquisire nozio-ni finora impensabili sull’anatomia diquesti animali, e fornire nuove chiaviinterpretative sulla loro evoluzione. Ipaleontologi hanno potuto ricostruire,infatti, i passaggi evolutivi dalle scaglie

alle penne degli uccelli, passando perle protopenne del Sinosauroptery - unpiccolo dinosauro vissuto in Cina duran-te il Cretaceo, importantissimo per ipaleontologi perché è il primo dinosau-ro piumato scoperto - finendo agli splen-didi piumaggi Caudipteryx («coda piu-mata»).In mostra, a Futuro Remoto, alcuni tra ipiù importanti ritrovamenti degli ultimianni: dal giacimento fossile di Liaoningnella Cina nord occidentale, i dinosauripiumati, in eccezionale stato di conser-vazione. Grazie a questi ritrovamenti,oggi sappiamo che alcuni dinosauri car-nivori si sono evoluti in uccelli, trasfor-mando gradualmente le zampe anterioriin ali. Ma anche alcuni tra i più curiosidinosauri mai esistiti: dal Mamenchi-saurus, gigantesco erbivoro lungo 22metri dalla punta della coda all'estremi-tà del muso, che con il suo collo dicirca 11 metri - il più lungo della prei-storia - poteva brucare sulle cime deglialberi, al più piccolo dei predatori cine-si, il Microraptor gui, dotato di quattro

ali ricoperte di piume di cui si servivaper planare sulle prede. E poi gli schele-tri completi dei più famosi dinosauricinesi del cretaceo e giurassico: il terri-bile Yangchuanosaurus il più feroce car-nivoro dell’Asia, assimilabile al Tiran-nosaurus Rex nordamericano, raggiun-geva fino 8 metri di lunghezza e cammi-nava eretto sulle zampe posteriori man-tenendosi in equilibrio grazie alla suaenorme coda; possenti erbivori come ilTuojangosaurus, dotato di grosse spinee placche ossee su tutto il corpo ed unacoda con lunghi aculei, che costituivala sua principale arma difesa e gli per-metteva di tener testa ai grandi predato-ri; erbivori dal collo lungo come Lufen-gosaurus, un prosauropode di oltre seimetri di lunghezza e Tsintaosaurus, dal-l’incredibile dentatura per macinare ivegetali di cui si nutriva e dal caratteri-stico corno posizionato sulla sommitàdel cranio.Tra scienza e arte si colloca, invece,Piume di Dinosauri, una splendida col-lezione di opere realizzate dal paleoarti-sta Luis Rey. Quando Luis Rey ha ini-ziato la sua carriera, negli anni ’60,regnava ancora una visione statica dei

dinosauri: erano creature estinte senzaalcun legame con le forme attuali. Suc-cessivi ritrovamenti fossili hanno prodot-to un nuovo orientamento, per cui idinosauri sono apparsi come creaturedinamiche, a sangue caldo, più similiad uccelli che a lucertole. La mostrarivela come è cambiata l'immagine deidinosauri dalle prime scoperte ad oggi ecome sono cambiati gli strumenti con iquali si possono ricostruire animali chenessuno ha mai visto.Scheletri e fossili originali, fantasticheriproduzioni in scala reale, animazioni,postazioni interattive, laboratori scienti-fici, giochi, multimedia, conferenze edincontri e film, per immergerci ancorauna volta nell’atmosfera mesozoica escoprire come era la Terra al tempo deidinosauri. Ma parlare di Dinosauri, del-le ipotesi scientifiche sulla loro estinzio-ne, di paleontologia e studi climatologi-ci, vuol dire anche riflettere sulla storiaevolutiva del nostro pianeta e quindiaprire una finestra sul futuro, un futuroche deve vedere l’impronta decisiva del-l’intera comunità umana su scelte rile-vanti quali l'uso dell’energia, l’ambien-te, l’uso di tecnologie sempre più prote-se verso uno sviluppo sostenibile.

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In esposizione

Sette le sezioni: movimento, predazione, nutrimento, riproduzione, evoluzione, estinzione e dinosauri piumati

«Mostri» a Coroglio:dal Tuojangosaurusallo Yangchuanosaurus

Un percorso guidato nei meandri della preistoria

Da vedere,riproduzioni fedeli,

scheletri e disegni: tuttociò che rappresenta oggi

il mondo di questi animaliestinti da milioni di anni

Futuro Remoto, dalla Cina in mostra straordinari animali preistorici

2 GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2008 Corriere del Mezzogiorno

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L’intervista / Parla Vittorio Silvestrini, presidente della Fondazione Idis

«Più ricerca, vuol direpiù innovazione»

La mostra nella mostra alla Città della Scienza riguarda i progenitori degli uccelli: dal Sinosauropteryx, vissuto 130 milioni di anni fa

I Dinosauri Cinesi e le specie piumatesono la curiosità-evento di Futuro Remo-to quest’anno. Fin dalle prime spedizio-ni degli anni ’30 nel deserto del Gobi,tra Cina e Mongolia, i dinosauri asiaticihanno incuriosito ed affascinato gli stu-diosi. Ma la recente scoperta di unaserie di laghi perfettamente fossilizzatiin quello che è stato definito «il biota diJehol», ha letteralmente cambiato la sto-ria della paleontologia.A partire dalla scoperta di Sinosauropte-ryx, il primo dinosauro piumato cineseche vi è stato rinvenuto, i giacimenticinesi non hanno smesso di sorprenderestudiosi e curiosi. Gli spettacolari ritro-vamenti cinesi hanno inoltre rivoluziona-to la paleontologia confermando la pa-rentela tra dinosauri ed uccelli.Ma la Cina ha restituito anche altrescoperte memorabili che sono espostein queste sale. Dal gigantesco predatoreYuanchanosaurus al Mamenchisaurus,

probabilmente l’animale con il collo piùlungo della storia, i dinosauri della Ci-na sono ormai diventati leggendari qua-si quanto i suoi draghi.I dinosauri piumati in esposizione aCittà della Scienza sono esemplari diestremo interesse, oltre che per la singo-larità delle specie, anche per il vivacedibattito che è stato alimentato dal ritro-vamento di questi rarissimi reperti fossi-li.Le recenti scoperte, avvenute nel nordest della Cina, nella provincia settentrio-nale di Liaoning, hanno consentito infat-ti di analizzare i resti del primo dinosau-ro pennuto, il Sinosauropteryx, vissuto130 milioni di anni fa, ed altri frammen-ti di esemplari anch’essi piumati.Il fossile rinvenuto si trovava «sigillato»tra due lastre di pietra, una condizioneche, probabilmente insieme alle partico-lari condizioni climatiche ha consentito,oltre alla buona conservazione dello

scheletro, persino quella del proto-piu-maggio che ricopriva tutto il corpo eche risulta ancora interamente visibile.La scoperta ha avuto l’effetto di un veroe proprio detonatore nel campo dellapaleontologia dove ha aperto vivaci di-scussioni e nuovi scenari, come adesempio la possibilità che diversi dino-sauri ritrovati in altre parti del mondopotessero essere dotati di piume, anchese non ne è pervenuta traccia. Essa haanche riportato in auge le antiche teorieottocentesche sull’evoluzione della spe-cie: possibile che questi fossili di rettilipennuti rappresentino l’anello (mancan-te) di congiunzione tra dinosauri ed uc-celli, e si siano evoluti sopravvivendofino ai nostri giorni?Per ora, in mancanza di certezze, nonresta che l’emozione di poter osservareda vicino le specie in mostra che, drittesu due zampe, non mancheranno di affa-scinare grandi e piccini.

Vittorio Silvestrini è il presidente della Fondazione Idis e,quindi, l’ideatore e il fondatore di Città della Scienza.Pensatore di ampio respiro, è tra i pochissimi esempi diintellettuale napoletano che non teme di «sporcarsi le mani»realizzando e facendo. Con lui una chiacchierata a tuttocampo sula attuale situazione politico-economica, e sul ruo-lo della diffusione della cultura scientifica e dell’innovazio-ne tecnologica.Professor Silvestrini, lei è noto come anticipatore deitempi. Come vede questo momento che stiamo viven-do?«Devo dire che si respira aria nuova, oggi, nel mondo. Arianuova di cui l’elezione di Obama è la prima, grande,manifestazione; effetto, e non causa. L’aria di speranza chesi respira è invece frutto, in apparente paradosso, propriodella grande crisi epocale che ha investito il sistema globaledella finanza, e con esso più in generale l’economia mondia-le».A cosa si riferisce, nello specifico?«A partire dalla fine degli anni ’80, con la caduta dei muried il collasso del modello dello "Stato padrone»" sperimenta-to nei paesi del "socialismo realizzato", i poteri forti dell’eco-nomia globale avevano proclamato un assioma, peraltro tuttoda dimostrare: che dal confronto fra i due grandi attori dellibero mercato - il sistema della offerta da un lato, il cuimotore è la generazione di accumulazione e profitto; ilsistema della domanda dall’altro, mosso dalla naturale ten-denza dell’uomo verso una sempre migliore qualità dellavita - si generasse uno spontaneo processo virtuoso diautorganizzazione, capace di produrre una inarrestabile spin-ta verso l’espansione dell’economia, e un generale migliora-mento della qualità della vita di tutti. Era una visioneottimistica, e - almeno per quanto riguarda l’Italia - figlia diquella "Milano da bere" divenuta fin troppo nota? Era unapartita che non prevedeva regole? Era soprattutto una parti-ta da giocarsi senza bisogno di un arbitro, da cui lo slogan"più Mercato meno Stato"».Perché, professore, nel parlare della crisi di oggi,riporta noi lettori a venti anni fa?«Perché la crisi che ha investito nelle ultime settimane ilmercato globale ha platealmente falsificato l’assioma di cuiparlavo prima. Essendo stato marginalizzato viepiù il ruolodello Stato, non solo il mercato non ha saputo dare rispostaalla domanda di qualità della vita e di giustizia espressadalla società; ma fagocitando risorse crescenti per finalizzar-le unicamente alla generazione di profitto, ha reso semprepiù povera la gente e quindi più asfittico il sistema delladomanda. Dimenticando che è la domanda l’alimento delmercato, senza il quale l’economia denutrita appassisce emuore».Come si può, secondo lei, uscire dalla crisi?«Se si vuole uscire dalla crisi, è necessario in primo luogointerrogarsi su quali siano le cause di questa distorsione;cause che sono molte e si intrecciano in un groviglio com-plesso. Ma due sono i fenomeni dominanti. In primo luogo ilridimensionamento del ruolo dello Stato, che ha da un lato

rinunciato a stabilire le regole, e d'altro lato si cura sempremeno di garantire servizi sociali che migliorando la qualitàdella vita consentono però anche di redistribuire la ricchez-za, e quindi di alimentare il mercato. Dunque ci serve piùStato, ed in particolare più "Stato sociale"; e ciò non solo avantaggio del generale livello di qualità della vita, ma anchead evitare che l’ingordigia dei poteri forti lasci tutti - inclusiessi stessi - senza alimento».Ma esistono anche altri fattori che alimentano questacrisi mondiale?«Senza dubbio si. Vi è un altro grande fenomeno in atto chealimenta la crisi. È il fatto che è entrato in campo un nuovoimportante parametro, che condiziona pesantemente l’econo-mia dei paesi più progrediti: l’innovazione tecnologica, chea sua volta è "figlia" della ricerca scientifica. Si tratta di unfattore dotato di un enorme potenziale, capace di moltiplica-re l’efficacia e l’efficienza dei processi produttivi e digenerare in continuazione nuovi prodotti e nuovi servizi.Grazie all’innovazione, il sistema produttivo e quello com-merciale sono in grado di amplificare a dismisura la capaci-tà di produrre ricchezza; ma sono messi in grado altresì diintervenire sui flussi di valore aggiunto, incanalando laricchezza - prodotta in mille rivoli - in flussi che via via siconcentrano per convergere in poche privilegiate tasche.Fino a che questo potente strumento - la conoscenza scienti-fica e tecnologica - resterà accessibile a pochi e (tuttisostanzialmente appartenenti alla elite del sistema dellaofferta), non potremo avere uno sviluppo equo; e la crisi disovrapproduzione, che scoppia quando una pletora di prodot-ti sempre più sofisticati resta invenduta per mancanza dicompratori, sarà sempre in agguato dietro l’angolo.Ed è a questo punto che entra in gioco il ruolostrategico che devono avere gli Science Centres nellacrescita delle Nazioni.«È esattamente così. Diffondere i nuovi saperi capillarmentenella società - in modo che siano accessibili non solo aigrandi operatori dell’offerta, ma a tutti così come solo gliScience Centres possono fare - è oggi condizione per unademocrazia compiuta; ma è anche presupposto per la stabili-tà dell’economia. Se ci renderemo conto di questo, la attualecrisi dei mercati potrà divenite punto di svolta verso unfuturo più giusto e più sereno: così come accadde allagrande crisi del ’29, che diede origine al New Deal e alloStato Sociale. Dal mondo ci vengono in tal senso segnaliincoraggianti».E l’Italia?«Il nostro paese, invece, parte svantaggiato: le indaginiOcse fotografano un paese i cui giovani hanno scarsa propen-sione verso le discipline scientifiche; e il cui sistema dellaricerca è debole e malnutrito. Non v’è da stupirsi, visto cheil nostro sistema educativo è figlio della vecchia e classistariforma Gentile. Ma ciò che più deprime, è che anzichécorrere ai ripari, quando si tratta di "razionalizzare" le spesesi parte da nuove mortificazioni imposte al "cervello" dellasocietà, e nuovi tagli al sistema scolastico, a quello dellaricerca e ancora più a quello della sua diffusione».

Dinosauri piumati dalla Cina:ormai sono più famosi dei draghi

Silvestrini è il presidentedella Fondazione Idis,l’ideatore e il fondatoredi Città della Scienza

I dinosauri piumati in esposizione a Città della Scienza sono esemplari di estremointeresse, oltre che per la singolarità delle specie, anche per il vivace dibattitoche è stato alimentato dal ritrovamento di questi rarissimi reperti fossili

Corriere del Mezzogiorno GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2008 3

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Alberto Di Donato: il «business to business» e l’eccellenza della nostra ricerca, strategie per una partnership

Il Siee, Sino-Italian exchange event, si terrà aCittà della Scienza dal 24 al 27 novembre.Promosso dalla Regione Campania in collabora-zione con il Comitato Governativo Italia-Cinadel Ministero degli Esteri e il Ministero per loSviluppo Economico, secondo il presidente diCittà della Scienza spa, Alberto Di Donato,«rappresenta un’occasione importante di conso-lidamento e sviluppo di un percorso di coopera-zione avviato dalla Regione Campania con duearee cinesi di estrema rilevanza: la municipali-tà autonoma di Pechino e la Provincia delloZhejiang».Presidente, partnership industriali Campa-nia-Cina passando per Città della Scienza?«Città della Scienza spa rappresenta ormai datempo il "braccio armato" della Regione nelcampo dell’internazionalizzazione e della com-petitività regionale. Questo evento, che seguead uno analogo tenutosi in Cina l’anno scorso,mette a confronto la realtà imprenditorialitàcinese e quella campana».I rapporti tra il made in Italy e il made inChina non sono proprio idilliaci. E' questa

un'occasione per mi-gliorare i rapportitra i due paesi?«I cinesi hanno capitogià da tempo che co-piare i prodotti del-l’Occidente è un gua-dagno, certo, ma soloa breve termine. Sullalunga distanza il di-scorso cambia, e sistanno muovendo diconseguenza. Ci sonostati numerosi dibatti-ti, recentemente, sul

fatto che in Occidente la cultura scientifica èin declino, mentre in Cina è in crescita. Questopuò accadere anche perché una società nonliberista — sappiamo che quella cinese hadelle rigidità per quanto riguarda il governo —permette una programmazione diretta a raggiun-gere rapidamente e con precisione determinatiobiettivi».Ma devono anche fare i conti col resto delmondo, o no?«Infatti. A noi hanno chiesto, per esempio, divalorizzare la medicina tradizionale cinese. Cihanno suggerito di capire bene cosa c’è direalmente scientifico, e di non guardarla sem-pre con sospetto. Al momento ho avuto accessosoltanto ad alcuni dati cartacei, che comunquemi hanno consentito di farmi un’idea generalesulla situazione. Essendo io un biochimico, misono accorto che tra i loro principi attivi cisono molte cose interessanti. Nel settore dellacardiologia, ad esempio, hanno diverse cose daoffrire. Da parte nostra, si tratta di andare acogliere in una particolare medicina quelli che

sono i principi attivi di interesse, e riprodurlinei nostri laboratori per metterla in commercioseguendo un percorso comune che rispetti lanatura del loro prodotto, e le nostre regole peril commercio dei farmaci».Prospettiva che i cinesi, evidentemente,ritengono particolarmente allettante.«E non solo per la commercializzazione deiloro prodotti in Campania. Bisogna considerareche la Cina guarda con sospetto all'Occidente,e in particolare all’America. Noi, invece, abbia-mo ottimi rapporti con gli Usa. In questo scena-rio, la nostra cooperazione con i cinesi ci rendeuno stato-ponte, un intermediario ideale perquelli che saranno gli scambi commerciali eimprenditoriali del futuro tra la Cina e il restodell’Occidente. Inoltre, anche se la Cina hauna crescita economica esponenziale, noi posse-diamo un enorme patrimonio di conoscenze. Inquesto campo, grazie a Dio, siamo ancora avan-ti. Ed è proprio per questo motivo che sonointeressati alla Campania, perché noi possiamofornire loro un ottimo know-how».

Come si concretizzeranno le partnershiptra la Campania e la Cina?«Auspico che alla fine di questo evento sipossa fare un bilancio concreto, perché questeiniziative devono essere misurate per obiettiviraggiunti, altrimenti si perde tempo. In pocheparole: ci si deve sedere, e capire cosa si èfatto durante la manifestazione. Il metro digiudizio? Potrà essere il numero degli accordiche si chiuderanno in maniera formale traaziende o enti di ricerca campane e imprendito-ria cinese. Utilizziamo una formula organizzati-va molto comune in questi incontri. Si chiama"business to business". Prima del convegnoraccogliamo le schede compilate da entrambele parti, e facciamo incontrare soggetti chehanno lo stesso tipo di interessi, nello stessosettore, per realizzare accordi quadro».Praticamente un dare e ricevere?«Certo. Noi abbiamo degli ottimi centri di ricer-ca, come il Biogem di Ariano e il Ceinge diNapoli, con migliaia di ricercatori che possonorappresentare una leva anche per i cinesi una

grossa leva di sviluppo. Attualmente la Cina hamolti ricercatori "in esportazione", che vengonomandati cioè a formarsi all’estero. Le universi-tà americane, per esempio, si reggono sui ricer-catori cinesi. Anche in Italia ce ne sono molti.Dopo il periodo di formazione ritornano in Cinaper costruire quella che è la moderna scienzacinese. Noi li stiamo intercettando in questafase, e questo è fondamentale. Fornire loro lenostre competenze è una cosa imprescindibile,perché dobbiamo metterci in testa che se laCina si mette a fare ricerca sul serio, autonoma-mente, sarà difficile starle dietro».Noi diamo la ricerca. La Cina come rispon-de?«I nostri punti di eccellenza sono le biotecnolo-gie, la trasportistica, l’aerospazio. Il mercatodelle biotecnologie, in italia e in Campania èpatrimonio dei centri di ricerca. Il salto chedeve fare il sistema della ricerca campano èproprio quello diventare imprenditoria. Loro inquesto ci possono aiutare molto».

Stefano Piedimonte

La Campania? Un ponte tra Cina e Usa

Alberto Di Donato

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«Dinosauri & Co. (dinosauri in azione?)» s’intio-la la rassegna di film e documentari sul mondodegli animali preistorici. Dagli enormi pupazzisemoventi dei primi film sui dinosauri alle accu-rate ricostruzioni ipertecnologiche dei più recen-ti documentari, passando naturalmente per «Ju-rassic Park!».

Sabato 22 novembreOre 16 - La Terra dimenticata dal tempo, diKevin Connor (Universal - U.S.A. 1974 - 90').

Domenica 23 novembreOre 11 - Dinosauri killer 1, documentario (Disco-very-Cinehollywood - U.K. 2008 - 50')Ore 16 - Jurassic Park, di Steven Spielberg(Universal - U.S.A. 1993 - 127')

Lunedì 24 novembreOre 11 - Dinosauri killer 2, documentario(BBC-Cinehollywood - U.K. 2008 - 50')Ore 16 - Il mondo perduto: Jurassic Park, diSteven Spielberg (Universal - U.S.A. 1997 -134')

Martedì 25 novembreOre 11 - Il pianeta dei dinosauri, documentario(Discovery-Cinehollywood - U.K. 2004 - 100')Ore 16 - Jurassic Park III, di Joe Johnston(Universal - U.S.A. 2001 - 92')

Mercoledì 26 novembre 2008Ore 11 - Il mondo di Al. Avventure nel Giurassi-co, documentario(BBC-Cinehollywood - U.K. 2001 - 60')Ore 16 - Il Pianeta dei Dinosauri, regia di James

K. Shea (EMI Film - U.S.A. 1980 - 91')

Giovedì 27 novembre 2008Ore 11 - L'impero dei mostri, documentario(BBC-Cinehollywo-od - U.K. 2007 -90')Ore 16 - Mostridel mare, documen-tario (BBC-Ci-neho l l ywood -U.K. 2006 - 90')

Venerdì 28 novembre 2008Ore 11 - Dinosauri, di Ralph Zondag (Disney -U.S.A. 2000 - 75')Ore 16 - Jurassic Park, di Steven Spielberg

( U n i v e r s a l -U.S .A. 1993 -127')

Sabato 29Ore 11 - Baby. Ilsegreto della leg-genda perduta, di

Bill L. Norton (Disney - U.S.A. 1985 - '94)Ore 16 - Il mondo perduto: Jurassic Park, diSteven Spielberg (Universal - U.S.A. 1997 -134')

Domenica 30 novembre 2008Ore 11 - Il mondo di Al. Avventure nel Giurassi-co, documentario(BBC-Cinehollywood - U.K. 2001 - 60')Ore 16 - Jurassic Park III, di Joe Johnston(Universal - U.S.A. 2001 - 92')

Tanti saranno i laboratori scientifici diFuturo Remoto indirizzati ai bambini eragazzi.

I LABORATORITrovali e riconoscili (6-13 anni) Igiovani paleontologi scoprono i segretidei diversi processi di fossilizzazione e,in un'area di scavo appositamente rico-struita, sperimentano le tecniche per ilrecupero, il riconoscimento e l’identifica-zione dei reperti.Scavo di impronte (6-13 anni) Comesi muovevano i dinosauri? Erano animaligregari o solitari? Quante informazionisono custodite in un’impronta! Scaviamouna «superficie del passato» per ricostru-ire alcuni aspetti del comportamento edella vita sociale dei dinosauri.Fantastici fossili (6-13 anni) Senza ifossili nessuno si sarebbe accorto che idinosauri sono esistiti! I bambini scopro-no il mondo dei fossili.Quei gran geni dei Dinosauri!(14-18 anni) Come in Jurassic Park, iragazzi confronteranno una sequenza diDna attribuita nel film ad un dinosaurocon sequenze di altri organismi presentinelle banche dati genomiche.Che forza questi dinosauri! (14-18anni) Lunghe code per bilanciare enor-mi corpi, predatori dai denti aguzzi eseghettati, scudi nucali capaci di lacera-re l’avversario: i dinosauri e le leggi e iprincipi della dinamica.Ombre di dinosauri... cinesi (4-10

anni) Sagome di dinosauri, riproduzioniin scala degli enormi rettili, luci bianchee colorate, un telo: il teatro delle ombre,la geometria proiettiva e i dinosauri...cinesi.Dinosauri... al caldo (6-13 anni)L’aumento della massa corporea e la re-golazione termica, uova in caldo sotto lasabbia: la termologia e le strategie adotta-te dagli enormi rettili per vivere e ripro-dursi.Il mio dinosauro (6-11 anni) Modella-tura con l’argilla e decorazione di variespecie di dinosauri.Costruiamo il drago cinese (5-11 an-ni) Cammello, cervo, mucca, lucertola,rana, carpa e aquila: il drago cinese è unpuzzle di ben sette animali. I bambinidisegnano alcuni particolari di questi ani-mali per poi ricomporli e «costruire» illoro drago.

GLI ASSAGGI DI SCIENZAZanne ed artigli Le armi utilizzate perlacerare la preda o per sminuzzare gran-di quantità di vegetali. I segreti e letecniche dei grandi rettili del passato.Dinoquiz Di che colore erano i dinosau-ri? Quanto misurava il dinosauro piùlungo? E quello più piccolo? Scopriquanto conosci i dinosauri gareggiandoin un vero e proprio televoto.Non solo dinosauri Nell’era dei dino-sauri esistevano rettili dell'aria e dell'ac-qua, di enormi dimensioni e poco noti.Vieni a scoprire il complesso ecosistemadell'era dei dinosauri.

Penne e piume Perché alcuni dinosaurierano piumati? Scopri con noi l’evoluzio-ne di scaglie, squame, penne e piumenel mondo animale.La Chimica dei Fossili In laboratorioper riprodurre le fasi più significativedei principali processi di fossilizzazione.Il Sole Osservazioni del Sole al telesco-pio, a cura dell’Unione Astrofili Napole-tani.Il cielo autunnale Osservazione dellestelle e dei pianeti del cielo d’autunno, acura dell’Unione Astrofili Napoletani.Il cielo del dragone Al planetario, unpercorso attraverso miti e leggende degliantichi astronomi occidentali e cinesi, acura ddell’Unione Astrofili Napoletani.Incontri ravvicinati Con l'Iguana terre-stre, il Drago Barbuto, il Falso Coralloed altri ancora.Mostri in costruzione Impariamo a co-struire dinosauri, draghi e altri animalifantastici con bulloni, pietre, legno, acura di Silvamino.

GIORNALISMO SCIENTIFICOI ragazzi delle scuole superiori affiancatida giornalisti scientifici discutono e ap-profondiscono i temi delle conferenze diFuturo Remoto per imparare come siscrive un articolo scientifico. Gli elabora-ti degli studenti saranno pubblicati sulsito web di Città della Scienza. Un’espe-rienza unica che permetterà ai giovanistudenti di vivere in prima persona la«comunicazione» della scienza.

A margine dell’esposizione, un’affascinante rassegna cinematografica, dai primi mostri a «Jurassik Park»

Mostr

ee

labora

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Luis Rey, il paleoartista Scienze olimpiche

Se i dinosauri diventano divi sul set

Ritorna in esposizione la singolare colle-zione del paleoartista Luis Rey che cer-ca di riprodurre con le sue opere l’aspet-to e la vita dei dinosauri. «Piume didinosauro» è il titolo della mostra edella splendida collezione di opere.Rey rende l’animale protagonista assolu-to e mostra come sia cambiata l’immagi-ne dei dinosauri. A Rey piace colpirel’osservatore e «provocare». questo siriscontra anche nella scelta dei coloriche lo caratterizza, così accesa.L’originale artista sarà protagonista il22 novembre dell’incontro intitolato«La paleoarte e la nuova rivoluzionecinese. Erano proprio fatti così?». Sitratta di una onferenza interattiva percomprendere com’è cambiato il modo diillustrare animali che nessuno ha maivisto. Partecipa il paleontolgo MarcoSignore.

E tutti giorni laboratori per ogni etàBambini e ragazzi

In occasione del Sino Italian ExchangeEvent, il salone Italia-Cina dell’innova-zione tecnologica, alla Città della Scien-za si terrà la mostra «Beijing OlympicGames - La scienza delle Olimpiadi»Grande passione dell’età contempora-nea lo sport e i suoi protagonisti eserci-tano uno straordinario potere di attrazio-ne su persone di ogni età, latitudinegeografica, estrazione sociale.Insomma un potente mezzo di comunica-zione sociale, utile anche per diffonderele conoscenze scientifiche e tecnologi-che. Ed è proprio questo l’obiettivo di«Beijing Olympic Games», una grandemostra interattiva per conoscere i risvol-ti scientifici e le applicazioni tecnologi-che legati alle diverse discipline sporti-ve e per sperimentarli direttamente gra-zie a spettacolari postazioni interattivemeccaniche e virtuali.

La mostra / 2La mostra / 1

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L’etologo Enrico Alleva spiega i rapporti competitivi nel corso dei millenni e le moderne teorie sulla paura istintiva

L’eterna lotta tra predati e predatoriLa

vita

Può arrivare in forme e in momenti moltodiversi: in una stanza buia, dentro un ascen-sore, in strada, sulla poltrona di un denti-sta... Di solito è un’esperienza sgradevole,eppure c’è qualcuno che la cerca di proposi-to, al cinema o leggendo un romanzo. Nessu-no, questo è certo, può dire di non averlamai provata. La paura è ora al centro delledue conferenze in programma lunedì 24novembre a Città della Scienza, nell’ambitodella ventiduesima edizione di «Futuro Re-moto».Con l’etologo Enrico Alleva e la ricercatriceLaura Ricceri, entrambi dell’Istituto Superio-re di Sanità di Roma, si esploreranno ledinamiche del sistema predatore-preda inbase ai cambiamenti dei rapporti competiti-vi nel corso dei millenni e le moderne teoriesulla paura istintiva. Si parlerà di uomini eanimali, e delle immagini predatorie «stam-pate» nella mente degli esseri viventi. «Per-ché si è abituati a pensare all’uomo come unpredatore — dice Alleva — ma ci si dimenti-ca facilmente degli uomini che ogni giornosono preda di animali feroci, come le tigri.

Soprattutto in Afri-ca i felini continua-no a uccidere unnumero imprecisa-to di indigeni, masui giornali se neparla solo quandoad essere attaccatisono i turisti». Ed èla paura, quel senti-mento che si attivaquando si percepi-sce un pericolo, adaccostare uominied animali. «La pa-

ura è impressa nel genotipo di ogni uomo —aggiunge Alleva—. Hanno paura i bambini,che piangono di fronte a un uomo grande egrosso e con la barba lunga, e hanno pauragli adulti, che invece sono inquieti di frontealle cose che non conoscono».Interessanti, a questo proposito, sono le rea-zioni messe a punto nelle situazioni di peri-colo. Nel mondo animale una delle tattichedifensive più curiose è quella di fingersimorto. Opossum, volpi, scoiattoli e variespecie di uccelli, anfibi e rettili ricorronoinfatti a questo comportamento. Se aggredi-ti, giacciono inerti senza muovere un musco-lo, malgrado i possibili maltrattamenti a cuipossono essere sottoposti da parte dei preda-tori.Una volta allontanato il pericolo, si riprendo-no come se niente fosse. E’ un comportamen-to che nasce in risposta al bisogno di certipredatori di trovarsi di fronte a una predache si muove: gli animali privi di vita posso-

no rappresentare una fonte di cibo scarsa-mente invitante perché non fresca e quindimalsana.Negli anni Sessanta si fecero degli encefalo-grammi ad opossum in stato di morte simula-ta. Le condizioni di cervello erano identichea quelle di un animale sveglio: nessun pro-cesso apoplettico o raptus era in corso.L’enigma che rimane ancora insoluto è lareazione al dolore, ossia è ancora poco chia-ro se quando si trova in tanatosi, l’animalesente dolore ma è incapace di reagire, oppu-re non sente alcun dolore anche se coscien-te quando il predatore la sta (eventualmen-

te) punzecchiando. In ogni caso ci sonoanimali che della morte simulata ne hannofatto un’autentica rappresentazione teatrale.Oltre al già citato opossum, un artista inquesto campo, l’oscar per la migliore sceneg-giata dovrebbe essere senza dubbio assegna-to ad alcuni piccoli boa asiatici. Questiserpenti, quando vengono disturbati, si arro-tolano ed emettono da ghiandole particolaridegli effluvi mefitici, come se il loro corposi trovasse in avanzato stato di decomposi-zione. Ma non è finita qui e la sceneggiataraggiunge il culmine con la rottura di alcunicapillari nella bocca, per far colare così il

sangue dalle mandibole. Chi avrebbe invecebisogno di «ripetizioni» da questi piccoliboa è la natrice del collare, la nostra bisciacomune: la rappresentazione perfetta, con lalingua cadente dalla bocca e la posizionerovesciata. Se si prova a girare l’animale,però, questi reagisce immediatamente e cer-ca di riprendere la posizione originaria. Perla volpe, invece, la morte apparente rappre-senta un modo di cacciare e talora, distesaper terra, immobile, con la lingua a penzolo-ni, aspetta l’arrivo di qualche affamato uc-cello necroforo per poi afferrarlo con forza.

U. Fer.

Enrico Alleva

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A lezione da Enzo Gallori, docente di Genetica, Evoluzione Molecolare e Astrobiologia all’Università di Firenze

NOTIZIE UTILI

Alla ricerca dei primi organismi dell’Universo

Le

origin

i

A quell’epoca la terra era ben diversa, l’atmo-sfera irrespirabile, gli oceani pieni di compo-sti chimici che avrebbero ucciso anche il piùresistente pesce di oggi. Proprio da queglioceani, poche semplicissime alghe partironoalla conquista del mondo, cominciarono lacolonizzazione che tra i suoi esiti maggioriavrebbe avuto la comparsa dell’Homo sa-piens. Questa storia, che risale a tre miliardi emezzo di anni fa, è già stata raccontata moltevolte ed è ormai consolidata. Ma l’avvento deiprimi organismi, delle prime cellule in gradodi dividersi rappresenta un punto d’arrivo. Ilvero mistero su cui oggi si concentra l’interes-se della scienza è ciò che avvenne prima: ilmodo in cui quelle prime cellule si formarono(o vennero depositate) sulla terra e impararo-no a dividersi. Un tema tra scienza, filosofia etelogia che non finisce mai di appassionare eche sarà al centro della conferenza di venerdì28 novembre in programma a Futuro Remoto.Tra i relatori ci sarà anche Enzo Gallori,docente di Genetica, Evoluzione Molecolare eAstrobiologia all’Università di Firenze.Allora professore, come è nata la vita?

Sulla terraferma,negli abissi del ma-re oppure traspor-tata da asteroidiprovenienti daqualche remotaregione dell’uni-verso?«Le teorie più accre-ditate, al momento,sono tre. La più co-nosciuta è quelladel brodo primordia-le e parla di una so-luzione molto calda

di acqua e molecole carboniose che avrebbeinteragito con i componenti chimici dell’atmo-sfera terrestre per dare origine alle primemolecole organiche, in condizioni anaerobi-che a causa della mancanza di ossigeno nel-l’atmosfera; col passare del tempo queste mo-lecole sarebbero diventate sempre più com-plesse fino ad arrivare ai coacervati formatidai primi nucleotidi ed enzimi. Secondo unaseconda teoria, la vita sarebbe una componen-te fondamentale dell’universo e sarebbe quin-di sempre esistita così come sarebbe sempreesistito l’universo: questa idea, detta pansper-mia, prevede che le forme viventi più semplicimigrino, attraverso lo spazio, colonizzandocontinuamente nuovi pianeti. La terza ipotesiè quella del mondo a Rna: propone la presen-za di forme di vita basate esclusivamentesull’acido ribonucleico prima della formazio-ne degli attuali organismi viventi basati soprat-tutto sul Dna, l’acido deossiribonucleico».La terza ipotesi è, al momento, quella più

accreditata...«Sì, anche se non esiste una teoria che riescaa spiegare tutto: una teoria non esclude neces-sariamente le altre. Quel che è certo è cheuno dei quesiti fondamentali sulle origini del-la vita è come possano essersi formati i matto-ni di base, vale a dire le proteine e gli acidinucleici. In condizioni fisiologiche, cioè nellacellula, questo avviene grazie all’azione con-giunta del Dna, dell’Rna e delle proteine enzi-matiche, ma non si sa ancora come questoprocesso sia stato possibile sulla Terra primor-diale. Oggi sappiamo, però, che ci sono parti-colari tipi di Rna, i ribozimi, i quali sono ingrado di svolgere reazioni cellulari senza l’au-silio di enzimi. I ribozimi, quindi, potrebberoessere i fossili della prima rudimentale biolo-gia. Se così fosse, la vita sarebbe cominciataproprio con l’Rna».Altri, però, ribattono che bastano l’acquae i raggi ultravioletti del sole a degradarel’Rna: come può essere stato, allora, il«cantiere» della vita negli oceani e sullaTerra?«Perché in natura l’Rna viene protetto dalladegradazione grazie alla presenza di vari mine-rali, in particolare quelli argillosi. L’argilla,infatti, è in grado di assorbire l’Rna e di

permettere le sue reazioni. Questo fenomeno,attualmente, è molto studiato, perché l’argilla,non essendo tossica, potrebbe essere usatacome rivestimento protettivo per farmaci abase di Rna».Dai farmaci agli altri mondi: che possibili-tà ci sono che la vita si formi, o si siaformata, anche in posti diversi dalla Ter-ra?«Oggi riteniamo che per la vita siano indispen-sabili condizioni tutto sommato simili a quelleterrestri. Pensiamo che la presenza dell’ac-qua, piuttosto che il metano o l’ammoniacaliquida, come su molti corpi celesti, sia indi-spensabile. Ma come abbiamo appurato, peresempio con l’esplorazione di Marte, l’acquanon sembra affatto rara nell’universo. Inoltre,le continue scoperte sulla presenza di organi-smi viventi, soprattutto batteri, nelle condizio-ni ambientali più "estreme", come nei ghiacciantartici o nei deserti più aridi, rende plausibi-le la ricerca della vita in altri corpi celesti delnostro sistema solare».Professor Gallori, a Città della Scienzanon parlerà solo delle teorie di oggi maanche delle tappe più importanti dellaricerca intorno all’origine della vita...«Sì, perché non si conosce a fondo una scien-

za se non se ne conosce la storia, così comediceva Comte. Non dimentichiamo che ci vol-lero secoli per smantellare la tesi secondo cuidalla carne putrida nascessero vermi e mo-sche. Non bastarono, nel Seicento, gli esperi-menti di Francesco Redi, il quale, scherman-do la carne in modo che le mosche non videponessero le uova, dimostrò che i vermi,cioè le larve di mosca, non si formavano. Civolle un gigante come Louis Pasteur, verso lametà dell’Ottocento, per dare il colpo di gra-zia all’idea della generazione spontanea. DopoPasteur fu la volta Darwin e di altri fino al piùrecente Miller e all’esperimento che tentò diriprodurre in laboratorio le condizioni chesulla Terra primordiale avrebbero generato lavita».Lei parla di evoluzionismo. Ma ad alcunila teoria di Darwin proprio non piace.Come se lo spiega?«Le ragioni sono tante. Forse perché getta unaluce sinistra sugli eventi naturali, dipingendo-li come una successione di lotte, crudeltà estermini. Ma il vero problema sta nei retaggiculturali, filosofici e storici ancora troppo radi-cati nel nostro paese. Altrove non è così».

Ugo Ferrero

Città della Scienza si colloca nella tradizione deimusei scientifici di nuova generazione (tradizio-ne inaugurata dall’Exploratorium di San Franci-sco nel 1969) ed ha come principale obiettivoquello di fornire al pubblico, specialmente aigiovani e ai «non addetti ai lavori», occasioni diincontro con la scienza e la tecnologia. L’approc-cio utilizzato punta a trasformare la materia scien-tifica da nozione apparentemente sterile e di nonfacile comprensione, in un messaggio accattivan-te e coinvolgente, e privilegia l’appropriazionedel metodo scientifico e la partecipazione socialealle scelte di civiltà (che implicano sempre piùl’introduzione massiccia della tecnologia).Uno dei punti cardine del nostro approccio teori-co risiede nel superamento delle separazioni,spesso artificiali, tra i diversi campi del sapere.Utilizzando un approccio multidisciplinare è pos-sibile costruire percorsi didattici e formativi ingrado di restituire, attraverso la cultura, all’uomo

e alla natura la loro magnifica complessità.

La Città della Scienza è in via Coroglio 104 aNapoli (80124)

ORARIda lunedì a venerdì 9 - 17sabato e domenica 9 - 21

INGRESSI ORDINARIadulti 7,00 euroridotto (3 - 18 anni) 5,00 eurogratuità: over 65 anni, diversamente abili e loroaccompagnatoritariffe agevolate per gruppi e gruppi scolastici.

INFOtel. 081.7352.202081.2420024fax 081.2420025mail: [email protected]

COME RAGGIUNGERCIin auto prendere la Tangenziale e uscire al casel-lo di Napoli Fuorigrotta o di Agnano e seguire leindicazioni per Città della Scienzadalla stazione Ferroviaria e Metropolitana sceglie-re la fermata Napoli Campi Flegreiproseguire con l’autobus R7 da prendere nelpiazzale antistante.

Ferrovia Cumana Sepsa Bagnoli: fermata di Ba-gnoli - da piazzetta Bagnoli l’autobus C1 indirezione Coroglio o raggiungere a piedi Cittàdella Scienza (circa 1 Km)in autobus:da Piazzale Tecchio: R7 (Percorso: Piazza Vitto-ria - Piazzale Tecchio)da piazzetta Bagnoli: C1 (Percorso: Capo Posilli-po - Bagnoli La Pietra)da piazza Municipio: prendere un autobus indirezione p.zza Vittoria e da qui proseguire utiliz-zando il R7 con fermata davanti Città dellaScienzada Molo Beverello: prendere uno degli autobusdella Sepsa diretti alla zona flegrea scendere apiazzale Tecchio e prendere il R7.

SpecialeFuturo RemotoSUPPLEMENTO ALCorriere del Mezzogiornodel 20 novembre 2008

Direttore: Marco Demarco

Vicedirettore: Maddalena Tulanti

Redattore Capo:Francesco Durante(Capo della redazione campana)

Sede legale, redazione e amministrazione:Vico II San Nicola alla Dogana, 9 - 80133 - Napoli -Tel. 081 7602001Registrazione Tribunale di Napoli n. 4881 del 17/06/1997

Pubblicità: RCSVico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 - Napoli -Tel. 081 4977711

Enzo Gallori

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