INNOVAZIONE - d110erj175o600.cloudfront.net · Lo scandalo dei concorsi per l’ammissione...

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TRIPWIRE di PIERO LAPORTA* 16. 24settembre7ottobre2007 pag.tredici Hi-tech I nnovazione è democrazia ed equità. Lo scandalo dei concorsi per l’ammissione all’università avrà altre puntate, se non si innova davvero anche in questo campo. La previsione fosca è ispirata dal “modulo risposte” distribuito ai concorrenti. Ciascuno degli 80 quesiti corrisponde a 5 casel- le. Se il tratto di penna va fuori, il letto- re ottico annulla la risposta. Sono così possibili manipolazioni a favore di chi non ha riempito alcuna delle caselle. Per un concorso a numero chiuso è sufciente falsicare una o due risposte per essere esclusi o inclu- si nella graduatoria utile. Alla ne della prova talune univer- sità non rilasciano la copia del modulo risposte. Strano. Noi immaginiamo un concorso così. Il candidato si presenta con un laptop dotato di determinati parametri (o lo noleggia). Costa troppo? Lo scandalo in corso costa forse meno? Il candida- to entra in aula e si collega a una rete. Parte un programma che presenta un quesito ogni 7 secondi. Il candidato o risponde cliccando sulla casella pre- scelta o passa al quesito successivo. Non c’è una quantità predeterminata di quesiti, che vengono pescati da un serbatoio che ne contiene alcune centinaia e appaiono in sequenza stocastica. Impossibili i suggerimenti dall’esterno e dall’intorno. Esaurito il tempo della prova, il programma si blocca. Seduta stante fornisce l’esito e lo archivia indelebilmente. La gradua- toria si forma automaticamente par- tendo da quello che ha dato il maggior numero di risposte esatte e fermandosi al più somaro. Non tutti i concorrenti sanno usare il laptop? Ragione di più per escluderli. D’altro canto gli inven- tori della formula attuale forse non sanno usare il pc oppure lo conoscono troppo bene. L’università dovrebbe es- sere culla dell’innovazione? O no? [email protected] Scandalo quiz Per gli atenei svolta con i pc Basta con la carta Troppe possibilità di errore e di truffa In-Stat: un mld di dollari il giro d’affari previsto per i dispositivi mesh entro l’anno 2010 MobiMesh, rete italiana a banda larghissima Progetti. L’AntLab del Polimi realizza un’architettura wireless capace di trasportare decine di Mb/s. P orta la firma del Politecnico di Milano l’innovativa architettura di rete MobiMesh che consente di realizzare reti completamente wireless - senza dunque la necessità di scavi e ca- blaggi terrestri - con capacità e copertura superiori a quelle garantite dai network “tradizionali”. Frutto di un lavoro di ricerca portato avanti per due anni dal laboratorio Antlab (Advanced Network Technology Laboratory) - che ha sortito anche la realizzazione di un prototipo ingegnerizzato in collaborazione con Espia srl - “la nuova architettura di rete vanta caratteristiche innovative come la gestione della mobilità degli utenti senza interruzioni del trasferimento dati o della chiamata Voip con prestazioni analoghe a quelle di una rete mobile, una sofisti- cata gestione dell’instradamento e delle frequenze che garantisce elevate velocità di trasferimento e un’infrastruttura di si- curezza e gestione di rete completamente automatizzata”, spiega il team che ha lavorato al progetto. Punto di forza del network di nuova generazione sono i mesh router che, a differenza dei normali access point, sono in grado di interconnettersi grazie a col- legamenti wireless basati su tecnologie come WiFi o Hiperlan, e in prospettiva anche WiMax. Soltanto alcuni dei mesh router sono connessi anche alla rete cabla- ta, mediante collegamenti a banda larga. “La tecnologia wireless mesh è ideale per dare vita a reti temporanee per fiere o eventi, per reti in edifici storici con vincoli di cablaggio, per sistemi di monitoraggio ambientale e per la creazione di reti wire- less di uso cittadino”, spiegano sempre dal Politecnico milanese. Fra le maggiori wireless mesh già atti- ve e in via di realizzazione ci sono quelle delle città di Miami (oltre 20mila dispositi- vi), Houston (15mila dispositivi), e Taipei (10mila dispositivi). In totale sono oltre 250 le città wireless mesh al mondo, di cui buona parte negli Stati Uniti e in Asia (in Europa spicca solo il caso londinese) e saranno 1.500 di qui al 2010 (secondo le previsioni effettuate dalla statunitense Rice University), anno in cui il mercato dei Capone (Polimi): «Nemmeno il WiMax offrirà performance così elevate» dispositivi mesh raggiungerà - stima In- Stat - un giro d’affari di un miliardo di dol- lari. “In Italia il fenomeno è ancora poco diffuso - spiega Antonio Capone del team che ha realizzato il progetto MobiMesh -. Ma alcune iniziative sono in corso portate avanti principalmente da piccoli comuni senza accesso a banda larga cablato”. La Provincia di Brescia e quella di Bergamo stanno implementando progetti ad hoc e sono invece già attive iniziative in Calabria (Calu), nel Cuneese (A.A.Radio), a Trento e Bolzano (Trivenet), in Alta Langa (Wi- Next), Val Sangone (Ica-Net), a Bologna (Iperbole Wireless), in Val Sesia (Wic) e a Pisa e Lucca (Nettare). “Al momento la tecnologia wireless mesh è l’unica al mondo in grado di portare la vera banda larga, decine di Mb al secondo, agli utenti delle aree cittadine. E nemmeno il WiMax potrà alterare la situazione - puntualizza Capone -. La capacità del Wimax arriva a circa 10 Mb al secondo che devono però essere condivisi dagli utenti della cella e inoltre è necessaria una licenza per la banda di frequenza”. MILAFIORDALISI INNOVAZIONE Fibre in plastica per edifici sicuri Da Politecnico di Torino e Lab Boella un sistema basato su fibra ottica di plastica per monitorare crepe e fessure M onitoraggio low-cost per la sinagoga tede- sca di Venezia. Fessure e crepe del palazzo cinquecentesco che ospita il museo ebraico sono tenute sotto costante osservazione grazie a Lock, un sistema che utilizza sensori in fibra ottica plastica. Sviluppato da ricercatori del Dipartimento di Elet- tronica del Politecnico di Torino e del Laboratorio di Fotonica dell’Istituto Superiore Mario Boella (con il supporto della Fondazione Torino Wireless, che ne ha finanziato lo sviluppo), il Lock (low-cost optimal system for crack monitoring) ha i suoi punti di forza nei bassi costi di produzione e nella semplicità di installazione. Attualmente il sistema è in fase di bre- vettazione europea con estensione anche negli Stati Uniti. Tra le installazioni pilota la più prestigiosa è proprio quella che si sta realizzando a Venezia. Nella sinagoga tedesca il Lock permette la misurazione simultanea di otto crepe, oltre al rilievo di dati sulla temperatura e l’umidità. Il numero di sensori è con- figurabile secondo le esigenze dell’utente, così come la loro frequenza di interrogazione che può arrivare a decine di misure al secondo. La loro sensibilità è tale da poter rilevare ogni minimo spostamento e deformazione dovuta anche solo al passaggio dei numerosi turisti che visitano l’edificio ogni giorno. È stato pertanto programmato di sfruttare i dati registrati anche per valutare se il nu- mero attualmente individuato per le visite guidate sia un numero adeguato per salvaguardare l’edificio o se sia necessario ridurre il numero di visitatori presenti nello stesso momento. I dati acquisiti vengono tra- smessi periodicamente a un server remoto, attraverso una connessione Internet via cavo o wireless (che sfrutta la rete cellulare). E.G. Per chip e sensori il futuro è «nano» P orta la firma dei ricercatori di Ibm in tandem con gli scienziati del Politecnico federa- le di Zurigo la nuova tecnica di stampa su nanoscala che potrebbe letteralmente rivoluzionare il mondo dell’informatica e dell’elettronica e portare benefici straordinari anche in campo biomedico. La nuova tecnica consentirebbe infatti la possibilità di sviluppo di biosensori in nanoscala e di lenti in grado di far curvare la luce all’inter- no dei chip ottici, oltre alla fabbrica- zione di nanocavi, base potenziale dei chip per computer di nuovissima generazione. Il tutto grazue alle pro- prietà delle nanoparticelle (ossia di particelle con dimensioni inferiori a 100 nanometri). Un test è già stato effettuato sul campo: per la prima volta i ricercatori hanno, infatti, stampato particelle da 60 nanometri, quindi circa 100 volte più piccole di un globulo rosso umano. Convertendo la risoluzione di stampa in termini di punti per pol- lici (“dots per inch”) l’innovativa tecnica di nanostampa produce 100mila punti, a differenza della comune stampa offset che rag- giunge i 1.500 dpi. “Il metodo - spiega Heiko Wolf, ricercatore nel nano-patterning presso il la- boratorio di ricerca Ibm di Zurigo - apre nuove vie al posizionamento preciso ed efficiente di diversi tipi di nanoparticelle su vari tipi di su- perfici, un requisito fondamentale per sfruttare le proprietà uniche e renderne economicamente fattibile l’utilizzo”. In campo elettronico il proces- so potrebbe essere utilizzato per stampare materiali ottici di nuova generazione destinati all’uso di dispositivi optoelettronici. E nu- merosi sarebbero i benefici per il settore dell’Information Technolo- gy. La stampa su nanoscala infatti spotrebbe risultare molto utile nella realizzazione di semiconduttori di nuova generazione. I ricercatori, peraltro, hanno già ottenuto alcuni risultati interessanti in quest’ot- tica: un progetto portato avanti nell’ambito della ricerca ha sortito la collocazione precisa di particelle di innesco catalitico per creare na- nocavi semiconduttori. Lorenzo Stracquadanio Messa a punto da Ibm e Politecnico di Zurigo una rivoluzionaria tecnica di nanostampa Già testati i primi semiconduttori basati su nanocavi

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TRIPWIRE di PIERO LAPORTA*

N°16. 24settembre7ottobre2007 pag.trediciHi-tech

Innovazione è democrazia ed equità. Lo scandalo dei concorsi

per l’ammissione all’università avrà altre puntate, se non si innova davvero anche in questo campo. La previsione fosca è ispirata dal “modulo risposte” distribuito ai concorrenti. Ciascuno degli 80 quesiti corrisponde a 5 casel-le. Se il tratto di penna va fuori, il letto-re ottico annulla la risposta. Sono così possibili manipolazioni a favore di chi non ha riempito alcuna delle caselle. Per un concorso a numero chiuso è

sufciente falsicare una o due risposte per essere esclusi o inclu-si nella graduatoria utile. Alla ne della prova talune univer-sità non rilasciano la copia del modulo risposte. Strano. Noi immaginiamo un concorso così. Il candidato si presenta con un laptop dotato di determinati parametri (o lo noleggia). Costa troppo? Lo scandalo in corso costa forse meno? Il candida-

to entra in aula e si collega a una rete. Parte un programma che presenta un quesito ogni 7 secondi. Il candidato o risponde cliccando sulla casella pre-scelta o passa al quesito successivo. Non c’è una quantità predeterminata di quesiti, che vengono pescati da un serbatoio che ne contiene alcune centinaia e appaiono in sequenza stocastica. Impossibili i suggerimenti dall’esterno e dall’intorno. Esaurito il tempo della prova, il programma si blocca. Seduta stante fornisce l’esito e

lo archivia indelebilmente. La gradua-toria si forma automaticamente par-tendo da quello che ha dato il maggior numero di risposte esatte e fermandosi al più somaro. Non tutti i concorrenti sanno usare il laptop? Ragione di più per escluderli. D’altro canto gli inven-tori della formula attuale forse non sanno usare il pc oppure lo conoscono troppo bene. L’università dovrebbe es-sere culla dell’innovazione? O no?

[email protected]

Scandalo quizPer gli atenei

svolta con i pc

Basta con la cartaTroppe possibilità

di errore e di truffa

In-Stat: un mld di dollariil giro d’affari previstoper i dispositivi meshentro l’anno 2010

MobiMesh, rete italianaa banda larghissima

Progetti. L’AntLab del Polimi realizza un’architettura wireless capace di trasportare decine di Mb/s.

Porta la firma del Politecnico di Milano l’innovativa architettura di rete MobiMesh che consente

di realizzare reti completamente wireless - senza dunque la necessità di scavi e ca-blaggi terrestri - con capacità e copertura superiori a quelle garantite dai network “tradizionali”. Frutto di un lavoro di ricerca portato avanti per due anni dal laboratorio Antlab (Advanced Network Technology Laboratory) - che ha sortito anche la realizzazione di un prototipo ingegnerizzato in collaborazione con Espia srl - “la nuova architettura di rete vanta caratteristiche innovative come la gestione della mobilità degli utenti senza interruzioni del trasferimento dati o della chiamata Voip con prestazioni analoghe a quelle di una rete mobile, una sofisti-cata gestione dell’instradamento e delle frequenze che garantisce elevate velocità di trasferimento e un’infrastruttura di si-curezza e gestione di rete completamente automatizzata”, spiega il team che ha lavorato al progetto.

Punto di forza del network di nuova generazione sono i mesh router che, a differenza dei normali access point, sono in grado di interconnettersi grazie a col-legamenti wireless basati su tecnologie come WiFi o Hiperlan, e in prospettiva anche WiMax. Soltanto alcuni dei mesh router sono connessi anche alla rete cabla-ta, mediante collegamenti a banda larga. “La tecnologia wireless mesh è ideale per dare vita a reti temporanee per fiere o eventi, per reti in edifici storici con vincoli di cablaggio, per sistemi di monitoraggio ambientale e per la creazione di reti wire-less di uso cittadino”, spiegano sempre dal Politecnico milanese.

Fra le maggiori wireless mesh già atti-ve e in via di realizzazione ci sono quelle delle città di Miami (oltre 20mila dispositi-vi), Houston (15mila dispositivi), e Taipei (10mila dispositivi). In totale sono oltre 250 le città wireless mesh al mondo, di cui buona parte negli Stati Uniti e in Asia (in Europa spicca solo il caso londinese) e saranno 1.500 di qui al 2010 (secondo le previsioni effettuate dalla statunitense Rice University), anno in cui il mercato dei

Capone (Polimi): «Nemmeno il WiMax offrirà performance così elevate»dispositivi mesh raggiungerà - stima In-Stat - un giro d’affari di un miliardo di dol-lari. “In Italia il fenomeno è ancora poco diffuso - spiega Antonio Capone del team che ha realizzato il progetto MobiMesh -. Ma alcune iniziative sono in corso portate avanti principalmente da piccoli comuni senza accesso a banda larga cablato”. La Provincia di Brescia e quella di Bergamo stanno implementando progetti ad hoc e sono invece già attive iniziative in Calabria (Calu), nel Cuneese (A.A.Radio), a Trento e Bolzano (Trivenet), in Alta Langa (Wi-

Next), Val Sangone (Ica-Net), a Bologna (Iperbole Wireless), in Val Sesia (Wic) e a Pisa e Lucca (Nettare). “Al momento la tecnologia wireless mesh è l’unica al mondo in grado di portare la vera banda larga, decine di Mb al secondo, agli utenti delle aree cittadine. E nemmeno il WiMax potrà alterare la situazione - puntualizza Capone -. La capacità del Wimax arriva a circa 10 Mb al secondo che devono però essere condivisi dagli utenti della cella e inoltre è necessaria una licenza per la banda di frequenza”.

MILAFIORDALISI

INNOVAZIONE

Fibre in plasticaper edifici sicuriDa Politecnico di Torino e Lab Boella un sistema basato su fibra ottica di plastica per monitorare crepe e fessure

Monitoraggio low-cost per la sinagoga tede-sca di Venezia. Fessure e crepe del palazzo

cinquecentesco che ospita il museo ebraico sono tenute sotto costante osservazione grazie a Lock, un sistema che utilizza sensori in fibra ottica plastica. Sviluppato da ricercatori del Dipartimento di Elet-tronica del Politecnico di Torino e del Laboratorio di Fotonica dell’Istituto Superiore Mario Boella (con il supporto della Fondazione Torino Wireless, che ne ha finanziato lo sviluppo), il Lock (low-cost optimal system for crack monitoring) ha i suoi punti di forza nei bassi costi di produzione e nella semplicità di installazione. Attualmente il sistema è in fase di bre-vettazione europea con estensione anche negli Stati Uniti. Tra le installazioni pilota la più prestigiosa è proprio quella che si sta realizzando a Venezia. Nella sinagoga tedesca il Lock permette la misurazione simultanea di otto crepe, oltre al rilievo di dati sulla temperatura e l’umidità. Il numero di sensori è con-figurabile secondo le esigenze dell’utente, così come la loro frequenza di interrogazione che può arrivare a decine di misure al secondo.

La loro sensibilità è tale da poter rilevare ogni minimo spostamento e deformazione dovuta anche solo al passaggio dei numerosi turisti che visitano l’edificio ogni giorno. È stato pertanto programmato di sfruttare i dati registrati anche per valutare se il nu-mero attualmente individuato per le visite guidate sia un numero adeguato per salvaguardare l’edificio o se sia necessario ridurre il numero di visitatori presenti nello stesso momento. I dati acquisiti vengono tra-smessi periodicamente a un server remoto, attraverso una connessione Internet via cavo o wireless (che sfrutta la rete cellulare).

E.G.

Per chip e sensori il futuro è «nano»Porta la firma dei ricercatori

di Ibm in tandem con gli scienziati del Politecnico federa-le di Zurigo la nuova tecnica di stampa su nanoscala che potrebbe letteralmente rivoluzionare il mondo dell’informatica e dell’elettronica e portare benefici straordinari anche in campo biomedico.

La nuova tecnica consentirebbe infatti la possibilità di sviluppo di biosensori in nanoscala e di lenti in grado di far curvare la luce all’inter-no dei chip ottici, oltre alla fabbrica-zione di nanocavi, base potenziale dei chip per computer di nuovissima generazione. Il tutto grazue alle pro-

prietà delle nanoparticelle (ossia di particelle con dimensioni inferiori a 100 nanometri). Un test è già stato effettuato sul campo: per la prima volta i ricercatori hanno, infatti, stampato particelle da 60 nanometri, quindi circa 100 volte più piccole di un globulo rosso umano.

Convertendo la risoluzione di stampa in termini di punti per pol-lici (“dots per inch”) l’innovativa tecnica di nanostampa produce 100mila punti, a differenza della comune stampa offset che rag-giunge i 1.500 dpi. “Il metodo - spiega Heiko Wolf, ricercatore nel nano-patterning presso il la-

boratorio di ricerca Ibm di Zurigo - apre nuove vie al posizionamento preciso ed efficiente di diversi tipi di nanoparticelle su vari tipi di su-perfici, un requisito fondamentale per sfruttare le proprietà uniche e renderne economicamente fattibile l’utilizzo”.

In campo elettronico il proces-so potrebbe essere utilizzato per

stampare materiali ottici di nuova generazione destinati all’uso di dispositivi optoelettronici. E nu-merosi sarebbero i benefici per il settore dell’Information Technolo-gy. La stampa su nanoscala infatti spotrebbe risultare molto utile nella realizzazione di semiconduttori di nuova generazione. I ricercatori, peraltro, hanno già ottenuto alcuni risultati interessanti in quest’ot-tica: un progetto portato avanti nell’ambito della ricerca ha sortito la collocazione precisa di particelle di innesco catalitico per creare na-nocavi semiconduttori.

Lorenzo Stracquadanio

Messa a punto da Ibm e Politecnico di Zurigo una rivoluzionaria tecnica di nanostampa

Già testati i primisemiconduttoribasati su nanocavi