INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEI MARI oistituto del Veneto ... · n° roc 21728 stampa: eurooffset,...

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di Giorgio Nebbia “Due metri”, questo il titolo di un recente articolo che parla del possibile innalzamento di due metri del livello dei mari in segui- to al riscaldamento del pianeta Terra. Molti segni indicano chiaramente che esistono alterazioni dei cicli bio-geo- chimici del pianeta, interpretabili sol- tanto con un aumento della tempe- ratura «media» della Terra, con una accelerazione dovuta al rapido svi- luppo delle industrie, al crescente consumo di fonti di energia, ai muta- menti delle coltivazioni agricole. Una delle più vistose conseguen- ze del riscaldamento del pianeta è rappresentato dalla fusione di par- te dei ghiacciai, giganteschi de- positi di acqua solida (30 milioni di km cubi) immobilizzata nelle zo- ne polari e nelle alte montagne. Con la fusione, l’acqua passa dallo stato solido al liquido, scorre attraverso valli e pianure e arriva al mare, il cui volume aumenta, e di conseguenza aumenta anche il livello dei mari , oggi, di due o tre millimetri all’anno, quasi impercettibile, ma continuo. Il fenomeno sta già preoccupando le zone turistiche che vedono lentamente sparire le loro spiag- ge; le isole costituite da atolli, con una altezza massima sul mare di po- chi metri, rischiano di perdere una parte della loro superficie. Che cosa succederebbe se un giorno il livello dei mari aumentasse davve- ro di due metri? Molte strade di Bari, Napoli, Ge- nova, Ravenna, New York, e di tante altre città costiere sareb- bero invase dall’acqua del mare; la bella Venezia e la ricca Miami scomparirebbero sott’acqua; l’ac- qua marina salina andrebbe a misce- larsi con le acque dolci sotterranee che non sarebbero più adatte per l’ir- rigazione. Milioni di persone dovrebbero emigrare dai propri paesi. Ma an- che il sollevamento del livello del ma- re di poche diecine di centimetri pro- vocherebbe danni umani ed econo- mici elevatissimi, a cui oggi nessuno pensa, perché il fenomeno procede lentissimo, ma inesorabile. Nessun governo si preoccupa di quello che potrebbe succedere dopo i pochi anni in cui è in carica, sa- pendo che in tale periodo l’au- mento del livello del mare sarà di «appena» 1 o 2 centimetri. Considerare, oggi, quello che potreb- be succedere se il livello dei mari au- mentasse, non dico di due metri, ma anche solo di mezzo metro, è un in- vito a guardare lontano, a un piane- ta in cui vivranno i nostri nipoti e pro- nipoti, che ci rimprovereranno di non aver preso in tempo provvedimenti per evitare eventi di cui abbiamo già i segni. Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace, scrisse: «L’uomo ha perso la capacità di prevedere e preve- nire; finirà per perdere la Terra», la sua unica casa nello spazio. Se co- minciassimo già adesso a pensare al futuro? Il Manifesto-Gambero Verde POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VE IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI n° 98 FEBBRAIO - MARZO 2018 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente alla Rete Ambiente Veneto redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 [email protected] www.ecoistituto-italia.org INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEI MARI INVITO A COLLABORARE ALLA GUIDA AL VENETO SOSTENIBILE Come Ecoistituto del Veneto, stiamo preparando una Guida al Veneto sostenibile per far conoscere le opere rispettose dell’ambiente che, nel tempo, comunità locali, professionisti o semplici abitanti hanno ideato e realizzato. Non una guida delle bellezze naturali o artistiche-architettoniche, ma opere rispettose dell’ambiente, che vanno dalla bio-edilizia all’agricoltura biologica, dalle energie rinnovabili alla fito-depurazione, dal recupero-rinaturazione ambientale al re- stauro di manufatti degradati, da luoghi per l’educazione ambientale a mezzi e reti di mobilità intelligente, dal riuso e riciclo di materie (ex rifiuti) a industrie “pensanti”, fino a luoghi di difesa-ospitalità di amici animali... Finora abbiamo catalogato un centinaio di “opere”, alcune già ben descritte, fotografate e mappate, altre in procinto di esserlo, ma siamo sicuri di averne tralasciate almeno altrettante, spesso sconosciute anche a chi vi abita vicino. Perciò lanciamo questo INVITO URGENTE Se conoscete un’opera degna di entrare in questa Guida, segnalatecela al più presto (entro aprile) con una mail a [email protected], dandone una prima descrizione sommaria, meglio se accompagnata da una o più foto, con l’indica- zione (o mappa) di dove si trova e come poterla visitare (se è in un luogo non aperto) e i vostri recapiti telefonici e postali. A DUEMETRIDALBARATRO

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di Giorgio Nebbia

“Due metri”, questo il titolo di unrecente articolo che parla delpossibile innalzamento di duemetri del livello dei mari in segui-to al riscaldamento del pianetaTerra.Molti segni indicano chiaramente cheesistono alterazioni dei cicli bio-geo-chimici del pianeta, interpretabili sol-tanto con un aumento della tempe-ratura «media» della Terra, con unaaccelerazione dovuta al rapido svi-luppo delle industrie, al crescenteconsumo di fonti di energia, ai muta-menti delle coltivazioni agricole.Una delle più vistose conseguen-ze del riscaldamento del pianeta èrappresentato dalla fusione di par-te dei ghiacciai, giganteschi de-positi di acqua solida (30 milionidi km cubi) immobilizzata nelle zo-ne polari e nelle alte montagne. Conla fusione, l’acqua passa dallo statosolido al liquido, scorre attraversovalli e pianure e arriva al mare, il cuivolume aumenta, e di conseguenzaaumenta anche il livello dei mari,oggi, di due o tre millimetri all’anno,quasi impercettibile, ma continuo. Il

fenomeno sta già preoccupandole zone turistiche che vedonolentamente sparire le loro spiag-ge; le isole costituite da atolli, conuna altezza massima sul mare di po-chi metri, rischiano di perdere unaparte della loro superficie.Che cosa succederebbe se un giornoil livello dei mari aumentasse davve-ro di due metri?Molte strade di Bari, Napoli, Ge-nova, Ravenna, New York, e ditante altre città costiere sareb-bero invase dall’acqua del mare;la bella Venezia e la ricca Miamiscomparirebbero sott’acqua; l’ac-qua marina salina andrebbe a misce-larsi con le acque dolci sotterraneeche non sarebbero più adatte per l’ir-rigazione.Milioni di persone dovrebbero

emigrare dai propri paesi. Ma an-che il sollevamento del livello del ma-re di poche diecine di centimetri pro-vocherebbe danni umani ed econo-mici elevatissimi, a cui oggi nessunopensa, perché il fenomeno procedelentissimo, ma inesorabile. Nessungoverno si preoccupa di quelloche potrebbe succedere dopo ipochi anni in cui è in carica, sa-pendo che in tale periodo l’au-mento del livello del mare sarà di«appena» 1 o 2 centimetri.Considerare, oggi, quello che potreb-be succedere se il livello dei mari au-mentasse, non dico di due metri, maanche solo di mezzo metro, è un in-vito a guardare lontano, a un piane-ta in cui vivranno i nostri nipoti e pro-nipoti, che ci rimprovereranno di nonaver preso in tempo provvedimentiper evitare eventi di cui abbiamo giài segni. Albert Schweitzer, premio Nobel perla pace, scrisse: «L’uomo ha persola capacità di prevedere e preve-nire; finirà per perdere la Terra»,la sua unica casa nello spazio. Se co-minciassimo già adesso a pensare alfuturo?

Il Manifesto-Gambero Verde

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n° 98 FEBBRAIO - MARZO 2018 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente alla Rete Ambiente Venetoredazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 [email protected] www.ecoistituto-italia.org

INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEI MARI

INVITO A COLLABORARE ALLA GUIDA AL VENETO SOSTENIBILECome Ecoistituto del Veneto, stiamo preparando una Guida al Veneto sostenibile per far conoscere le opere rispettosedell’ambiente che, nel tempo, comunità locali, professionisti o semplici abitanti hanno ideato e realizzato. Non una guidadelle bellezze naturali o artistiche-architettoniche, ma opere rispettose dell’ambiente, che vanno dalla bio-ediliziaall’agricoltura biologica, dalle energie rinnovabili alla fito-depurazione, dal recupero-rinaturazione ambientale al re-stauro di manufatti degradati, da luoghi per l’educazione ambientale a mezzi e reti di mobilità intelligente, dal riusoe riciclo di materie (ex rifiuti) a industrie “pensanti”, fino a luoghi di difesa-ospitalità di amici animali... Finora abbiamocatalogato un centinaio di “opere”, alcune già ben descritte, fotografate e mappate, altre in procinto di esserlo, ma siamosicuri di averne tralasciate almeno altrettante, spesso sconosciute anche a chi vi abita vicino.

Perciò lanciamo questo INVITO URGENTESe conoscete un’opera degna di entrare in questa Guida, segnalatecela al più presto (entro aprile) con una mail [email protected], dandone una prima descrizione sommaria, meglio se accompagnata da una o più foto, con l’indica-zione (o mappa) di dove si trova e come poterla visitare (se è in un luogo non aperto) e i vostri recapiti telefonici e postali.

A DUE METRI DAL BARATRO

2 TERA e AQUA Febbraio - Marzo 2018

Riciclo, raccolta differenziata porta aporta, isole ecologiche e Centri per lariparazione e il riuso (per abiti,scarpe, borse, mobili, elettrodomesti-ci, computer ecc.) risolvono finoall’85% del problema rifiuti, tra-sformandoli in risorse. Resta un15% su cui occorre agire: per i rifiutinon facilmente riciclabili, ridurre è laparola chiave (anche l’UE la mette alprimo posto). Ci sono due strade:sensibilizzare ad acquisti consape-voli, e riprogettare i prodotti. Eccoi prodotti più “critici”, con le pos-sibili alternative:

ASSORBENTI, PANNOLINI/ONIRappresentano il 25% del totale deirifiuti urbani residui (RUR): una delle“voci” più importanti per abbattere irifiuti difficilmente riciclabili. Per gli assorbenti esistono alternati-ve: i biodegradabili, da conferirenell’organico (in quanto vanno trattatinegli impianti); la coppetta mestrua-le igienica e funzionale. Per i pannolini l’alternativa sono i la-vabili che andrebbero integrati conun servizio di lavanderia ad un co-sto ragionevole, ad esempio, negli asi-li nido (facendolo, magari, gestire dauna cooperativa sociale). Più complicati i pannoloni, ma ci so-no delle tecnologie in grado di riciclareanche questi rifiuti.

COTTON FIOC Le alternative ai non ri-ciclabili (spesso scaricati nel wc e cor-responsabili dell’inquinamento dei ma-ri) sono quelli vegetali o in bioplastica.

ACCENDINI MONO USO Si possonoutilizzando i ricaricabili. All’inizio co-stano di più, ma durano a lungo.

SPAZZOLINI DA DENTI Ne esistonodi canna di bambù biodegradabili (eauto-compostabili) e quelli in cui sisostituisce la testina.

TUBETTI DI DENTIFRICIO Esiste ildentifricio in pastiglie in confezioni divetro/carta e quindi riciclabili. Possibileprodursi in proprio il dentifricio...

FIGURINE ADESIVE Non riciclabiliperché plastificate. Tra le soluzioni, c’èl’album del WWF in cui si sistemanofigurine non plastificate negli an-goli "ad incastro".

SCONTRINI FISCALI IN CARTATERMICA Gli scontrini sono in cartachimica non riciclabile (vanno nell’in-differenziato). Dal 1996 se ne prevedela dismissione, ma il loro uso conti-nua, nonostante si possa sostituirlicon sistemi informatizzati.

CAPSULE E CIALDE PER IL CAFFÈDal 2010 il Centro Ric. Rifiuti Zero haportato alcune importanti marche e lagrande distribuzione a produrre siste-mi in plastica biodegradabile.

APPENDIABITI IN PLASTICA Pos-sono essere conferiti nelle “cam-pane” del multi-materiale.

CD-DVD Possono essere facilmentericiclati: il CD è in policarbonato e iDVD in PVC. Tali possibilità di riciclovalgono solo per i venditori di “dischi”,non per le utenze domestiche che,però, possono conferirli nelle isoleecologiche. Si dovrebbero fornire inegozi di dischi e le scuole di con-tenitori dove conferire i vecchi CD.

GOMME DA MASTICARE C’è un’uni-ca gomma biodegradabile, nei negozidel Mercato equo e solidale.

RASOI USA E GETTA Si punta a pro-muovere rasoietti che moltiplicano ilnumero delle prestazioni della lamet-ta. Meglio la testina ricaricabile.

MOZZICONI DI SIGARETTE Per leg-ge i mozziconi vanno raccolti con siste-mi diffusi dai Comuni e gli abbandonivanno multati. Il pacchetto è rici-clabile (cartoncino e stagnola).

STOVIGLIE USA E GETTA I Comunipossono usare nelle mense solopiatti in ceramica (o plastica dura)e normali posate.In feste e sagre, si può anche usarestoviglie da cellulosa della canna dazucchero (compostabili al 100%),contenitori in foglie di palma o bio-plastiche. I Consigli comunali con spe-cifici regolamenti, incentivano lebuone pratiche.

PENNE E PENNARELLI Alcune mar-che vendono pennarelli ricaricabili;ne vanno verificate le prestazioni.

Inoltre, altri prodotti “critici” sono:guanti in lattice monouso, salvietteumidificanti, cerotti per medicazione,nastro adesivo, carta carbone, cartaplastificata, tovaglie e tovaglioli in tes-suto non tessuto (TNT), carte di credi-to, bancomat e tessere plastificate,lettiere sintetiche per gatti e altri ani-mali domestici.

*Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori

da il Cambiamento.it

Non si riusa o ricicla? Allora non lo comperoVia dal carrello le merci-rifiuto di Rossano Ercolini*

IL FORUM RIFIUTI ZERO del VENETO PER IL RICICLO TOTALE, CONTRO OGNI INCENERIMENTO

Si incontra ogni terzo venerdì del mese alle ore 17.30 presso i Beati costruttori di Pa-ce, a Padova in via Da Tempo, 2 (100 m dalla Stanga).Prossimi incontri venerdì 16 febbraio e venerdì 16 marzo 2018.Sono invitate a partecipare tutte le persone e associazioni che lavorano (e lottano) per lariduzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti, contro ogni incenerimento/combustione.Durante le “vacanze” di fine/inizio anno abbiamo proposto ad amici/amiche esperti in varisettori di elaborare dei nuclei di proposte regionali su Rifiuti ed Energia, Acqua, Ariae Mobilità, Terra, Consumo di suolo e Agricoltura. Nella riunione del 16 febbraio 2018 verranno valutate le proposte, precisate, integra-te o cambiate, per portare al coordinamento “30 novembre” dei Comitati ambientalistidel Veneto le priorità comuni e prendere le iniziative che ne derivano.

Il sito www.gruppolavororifiutiveneto.it contiene molti materiali generali, sugli ince-neritori di Padova e Schio, e serve da archivio informatico, con libero (e facile) ac-cesso ai documenti. Inviare testi o video a [email protected] stessa mail le richieste di entrare nella mailing [email protected]

TERA e AQUAFebbraio - Marzo 2018 3

Le donne a cui è stata dedicata unavia? “Sono poche e quasi tutte san-te!”. Questo mi hanno detto all’anagra-fe di Orbetello, quando sono andata arinnovare la mia carta di identità. E ci horiflettuto, su quelle parole, che sembra-no uno scherzo, ma sono attuali e vere.In Italia, le vie dedicate alle donne so-no circa il 4% del totale, un’inezia,eppure anche le donne hanno fatto lastoria del nostro paese.

Ho incontrato amiche, il gruppo di To-ponomastica Femminile, che devemolto alla perseveranza di Maria PiaErcolini che lo ha formato, e mi sonolasciata attraversare dalle storie, met-tendomi in ascolto. Alfonsina Strada,che nel 1924 corre come prima eunica donna il Giro d’Italia tra gliuomini; Santa Marina la Travestita,la santa patrona di Venezia, chevisse tutta la vita in abiti maschili,e solo al momento della vestizione po-st mortem, i confratelli capirono tantecose; e ancora storie di soldatesse,ricercatrici, pedagogiste…

E tu a chi dedicheresti una via?A questa domanda, centinaia di me-strini rispondono: ”A Lyde Cuneo,fondatrice e animatrice per decennidell’AISM - Associazione It. SclerosiMultipla” E moltissimi veneti, rispon-derebbero “A Tina Anselmi, splendi-do esempio di giovane partigiana, sin-

dacalista e poi ministra della Sanità(pubblica!) e presidente della Com-missione d’inchiesta sulla loggia Mas-sonica P2 (a cui erano iscritti ancheSilvio Berlusconi, Maurizio Costanzo,Fabrizio Cicchitto e generali di eserci-to, carabinieri e servizi segreti)

Elena Guerrini nasce in Toscana nel1970, è attrice, drammaturga emamma di Dario. Dal 1995, in teatro lavora con la Val-doca di Mariangela Gualtieri e CesareRonconi; nel cinema con Avati, Arau,Corsicato e recentemente nella “PazzaGioia” di Paolo Virzì.Dal 2007 è narra/attrice e crea tremonologhi: “Orti Insorti” sulla civiltàcontadina; “Bella tutta!” sull’accet-tarsi come si è; “Alluvioni”, sul fangodella cultura e dell’Italia.“Poche e quasi tutte sante #vie del-le donne”, è il suo quarto progetto pro-duttivo, produzione: Davide Di Pierro.

Domenica 25 marzo, alle 17 (l’ora delte, con i dolci che portiamo e facciamoda casa) in via Col Moschin 20 (traversadi v. Sernaglia a 400 m. dalla stazione)a Mestre, siamo invitati ad un “Incon-triamoCittAperta” molto speciale: lostorico di Mestre Sergio Barizza e l’ur-banista che più e meglio ha studiato l’e-voluzione della città, Giorgio Sarto, di-scutono di Mestre moderna con Ste-fano Pittarello, giornalista, autore dellibro “Il sacco bello”.Nel libro si parla della Mestre della se-conda metà del ‘900: tutti volevano losviluppo e lo sviluppo doveva andare datutte le parti. Ma non era possibile. Sa-rebbe stata una città che non stava néin cielo né in terra. Una montagna dimetri cubi di cemento senza uno schele-

tro urbano: mancavano servizi, fognatu-re, spesso pure le strade. I diecimila abitanti dell'antico borgoerano diventati duecentodiecimila eMestre era un simbolo in Europa: lacittà con meno verde per abitante,meno di mezzo mq. Ma Tano Zorzi (ilpro-sindaco Gaetano Zorzetto) parlavaun'altra lingua in consiglio comunale.

Stefano Pittarello (Mestre 1964) ègiornalista professionista, cronista di Te-lepadova 7Gold, ha collaborato con IlSole 24 Ore, Il Gazzettino e Il Corrieredello Sport, con emittenti straniere dacorrispondente di H24 Tv Agency di Ro-ma e curato uffici stampa. Alla sua città ha dedicato il blogwww.driocasa.it

IncontriamoCittAperta DOMENICA 18 febbaio ore 17 spettacolo teatraleVIE DELLE DONNE. POCHE E QUASI TUTTE SANTE di e con Elena Guerrini

IncontriamoCittAperta, DOMENICA 25 marzo ore 17 parliamo del futuro di MestreIL SACCO BELLO. Una montagna di metri cubi di cemento

FUORI/VIA PER CAMMINARE ASSIEMEA Gaia- Festa dell’Anno Nuovo, abbiamo incontrato l’associazione FuoriVia, che ci ha presentato gli itinerari a piedi della “via Francigena” che, dal Medioevo, conduce i pellegrini da Cambridge (GB) a Roma, passando per Francia e Italia (Piemonte,Toscana, Umbria, Appennini).L’associazione sta riscoprendo, percorrendole a piedi, altre antiche vie,anche in Albania e Grecia. Ha sede in via Livorno 5 a Padova [email protected] - www.fuorivia.org

4 TERA e AQUA Febbraio - Marzo 2018

Enrico Tantucci intervista il filosofo Giorgio Agamben

In un suo saggio, lei descrive Vene-zia come un fantasma che si aggirasenza trovare pace nelle notti lagunari.È ormai davvero solo l’ectoplasma di sestessa?

Lo spettro per me non è una ca-tegoria negativa né un ectoplasma; èuna forma di vita più vera della falsavita con cui si pretende di animare lenostre città, come le masse di turistio delle folle di giovani, spesso di-sperati, che si ubriacano di notte inCampo S. Margherita o a piazza Tri-lussa a Roma, complici le autorità. Eanche più vera delle vacue Biennali,queste sì ectoplasmi informi che esco-no dal nulla. Distinguevo fra le larve,cadaveri che si fingono vivi o tenuti ar-tificialmente in vita (è la condizione diquasi tutte le istituzioni) e il vero spet-tro, che conserva qualcosa di vivo e dilieto. Forse, nella bancarotta della cul-tura occidentale, le città e le lingued’Europa sopravvivono soltanto co-me fantasmi, che però parlano anco-ra a chi sa intenderle: solo prestandoloro ascolto, il nostro tempo potrà ritro-vare un rapporto vitale col passato e ilpresente.

Venezia quali energie vitali è anco-ra in grado di trasmettere e quali so-no irrimediabilmente perdute?

Venezia è il caso esemplare diuna città che vive di ciò che la famorire. Quando una società (come av-viene sempre più spesso) giunge a nu-trirsi di ciò che la avvelena, le respon-sabilità di chi la governa sono tantogravi ed esigerebbero coraggio e im-maginazione. Il turismo di cui si vor-rebbe unicamente farla vivere èparticolarmente letale, perché di-strugge i rapporti sociali e il mododi vita dei suoi abitanti. Eppure sicontinua a trasformare la città in un im-menso ristorante, alternato a negozi dimaschere, senza pensare a coloro chevi abitano e vorrebbero vivere. Io abitoa S. Giacomo dell’Orio, uno degli ul-timi grandi campi di Venezia in cuisono possibili forme di vita sponta-nee: il pomeriggio i bambini giocano arincorrersi e gli abitanti celebrano inestate una bella festa. Ma, prima la tra-sformazione del palazzo dell’università

in un albergo, ora la vendita a un risto-ratore, da parte della Regione del Tea-tro dell’Anatomia (che dei giovani ave-vano trasformato in un centro di cultu-ra e di giochi per i figli degli abitanti),cancellerà questa possibilità e lo spa-zio dove i bambini giocavano saràoccupato da tavolini per turisti. Secoloro che l’amministrano non si deci-deranno (come l’Unesco ha più volteraccomandato) a porre dei limiti al turi-smo, Venezia sarà, sempre più, solouno spettro.

Vista la degenerazione urbana, perchéha scelto di vivere in questa città?Cosa la fa resistere?

Mi interesso di archeologia in sensoampio; sono convinto che oggi è la solavia di accesso al presente. Viviamo inun’epoca in cui il capitalismo (che alsuo nascere aveva contribuito al lorosviluppo) sembra aver abbandonatole città a un’inesorabile decadenza.Quelle che un tempo erano le città, sitrasformano in “centri storici”, più omeno disabitati, il cui destino è di es-sere museificati. Nei 20 arrondisse-ments della Parigi “storica” abita oggiun terzo della popolazione che vi dimo-rava alla fine del XIX° secolo. Attorno aquesti centri crescono le periferie den-samente popolate, in cui la memoriadella città è completamente smarrita.Venezia, per la sua struttura, testimoniaquelle che erano in origine la vita e laforma di una città. Perciò, a partire daVenezia è possibile immaginare checosa potrebbe ancora essere unacittà - senza le automobili, che ren-dono così sgradevole la vita a Ro-ma, e con la possibilità di integrareun’economia locale lagunare conquella di mercato, una lingua e unacultura vernacolari (uso questo ter-mine nel senso di Ivan Illich, come si-nonimo di libero dalle condizioni impo-ste dal mercato) con quelle nazionali.

Per queste ragioni trovo, malgradotutto, istruttivo abitare a Venezia.

I turisti sembrano avere di Veneziauna percezione totalmente diversadai veneziani, non sembrano più rico-noscerla come città. Non vedono i pon-ti come strutture di passaggio, ma bel-vedere per scattare foto o sedersi. Siaccalcano all’ingresso dei vaporetti,convinti che tutti scendano a San Mar-co, come “navette” di un ipotetico par-co divertimenti, non mezzi di trasportourbano. È per ignoranza, o perché Ve-nezia non è più percepita dall’esternocome città?

Non sono solo i turisti che nonvedono Venezia come una città;anche gli abitanti, che l’hanno ab-bandonata per la terraferma, e an-cor più i suoi amministratori. Non è facile dire oggi cosa sia una cittàe un modello di città vivibili. Certo nonle informi megalopoli del terzo mon-do con 20 milioni di abitanti, in bidonvil-le alternate a grattacieli. E nemmeno lametropoli che aveva in mente lagiunta Cacciari, quando consideravacome unico tessuto urbano il territo-rio da Venezia a Padova. Fu probabil-mente un errore anche mantenere Ve-nezia e Mestre nello stesso comune. Unacittà è definita da una forma di econo-mia, ma innanzitutto da una forma di vi-vibilità. Quando le megalopoli morirannosi dovrà pensare una nuova civiltàcomunale, definita da un equilibrio fraeconomia locale e economia globale. Lastoria e la realtà fisica di Venezia potran-no allora fornire qualche indicazione:una città pensata più per le automobiliche per i suoi abitanti è un modello ob-soleto e Venezia, in questo senso, è unacittà del futuro. L’alternativa è il riflussoverso la campagna, di cui si intravedonoi primi sintomi.

È palpabile l’impressione di larvata in-tolleranza che i veneziani stannosviluppando verso i turisti, pur vi-vendo quasi solo grazie alla loro pre-senza. Come la giudica?

L’intolleranza non è larvata, comin-cia a diventare evidente persino in co-loro che vivono del turismo, figuriamo-ci negli altri, che sono la maggioranza ene sono soltanto vittime. Prima o poisi arriverà a una sorta di scontro.

Aggressione letale dal turismo e colpe politicheVenezia vive di ciò che la fa morire

continua a pg. 5

TERA e AQUAFebbraio - Marzo 2018 5

Una donna vede un uomo picchiareun’altra donna in centro a Musile (Ve);scende dall'auto e lo filma con il cellulare perfermarlo. È il 6 gennaio 2018. Va incontro alla coppia in pieno litigio, dopoaver notato quella scena violenta dal fine-strino. Vede un uomo sui trent'anni che stacolpendo alla testa una donna, probabilmen-te la sua compagna, durante uno scontro furibondo. Nonpensa minimamente di proseguire e lasciarsi quellascena alle spalle, come molti farebbero per non ri-schiare conseguenze.Non può resistere, accosta l'auto in pieno centro, alla destradel Piave ed interviene gridando e intimando all'uomo difermarsi subito. «Stavo per uscire con l'auto dal parcheggioin piazza», racconta, «e, ferma allo stop, assisto, dall'altraparte della strada, alla scena. Sotto il portico di un palazzo,una donna sui 30 anni, così come l'uomo. Suono il clac-son e lui mi fa vedere il dito medio. Allora alzo gli abba-glianti per infastidirlo e così li tengo per tutto il tempo.Smette di percuotere la donna, che, sbagliando, si è chi-nata come una vittima. E, sfrontato, attraversa la strada per affrontarmi».

Nel frattempo la donna ha anche bloccato il traffico, perchéun'auto non può entrare in parcheggio. Tutto si blocca nelcentro di Musile. «In conclusione sono uscita io per primadall'auto per affrontarlo», continua, «lui è restato sbigotti-to nel vedere una donna e piuttosto furiosa».La salvatrice inizia a gridare: «Non si tocca una donna nep-pure con un fiore». Lui non può reagire se non ridendo percercare di sdrammatizzare la situazione, divenuta molto im-barazzante, anche perché, nel frattempo, sono arrivate de-cine di testimoni. Lo informa di averlo filmato col cellulare. Vero o no chesia, il dubbio lo dissuade immediatamente dal proseguire inun litigio anche con la donna intervenuta. «Fallo ancora e selo scopro ti rovino», dice infine, "vergognati e chiedilescusa». Lui, sapendo di essere stato filmato, si è preso unbello spavento e smette di litigare allontanandosi dalla suavittima».Oggi ci sono videocamere ovunque e la gente è dotata disofisticati telefoni cellulari in grado di filmare tutto in pochisecondi e con estrema facilità. Ecco perché, in questo caso,una donna sola, ma coraggiosa e determinata, ha evi-tato che un'altra donna sia picchiata barbaramente.

La Nuova Venezia

Vede un uomo che piccchia un’amica e interviene con coraggio

“Ti sto filmando” e blocca il pestaggio di Giovanni Cagnassi

Non è vero che la maggioranza deiresidenti vive del turismo: rispettoal totale dei residenti, i lavoratori delsettore sono una minoranza.

Rispetto alla limitazione dei flussituristici, ticket d’ingresso o numerochiuso per l’accesso a Venezia, qual èla sua opinione?

A Venezia il 25% dei turisti portail 75% del reddito. Sarebbe quindipossibile una limitazione sostanzialedel turismo senza perdita di reddito,anzi lo accrescerebbe, perché quel75% che non porta nulla, costa enorme-mente, per i rifiuti, ecc. La giunta Cac-ciari aveva pensato di limitare i gruppi(che danno più fastidio e portano menoreddito): la soluzione era facile, perchésono organizzati da agenzie con cui èpossibile un controllo e un accordo. Nonsi fece nulla perché mancava il coraggio.

Venezia è anche città universitaria,con Ca’ Foscari, Iuav, Accademia eConservatorio. Eppure anche gli stu-denti sembrano tollerati, emarginatidal tessuto cittadino. Lei, a lungo do-cente all’Iuav, cosa ne pensa?

La situazione dei giovani in Italia èvergognosa rispetto ad altri stati euro-pei: una mano d’opera da sfruttarecon lavori precari. Il poco denaro cheguadagnano viene ripreso con l’affit-

to di posti letto, come avviene in modomassiccio e incontrollato a Venezia. Èuno spettacolo che non ha precedentinella storia: una generazione di adul-ti che sfrutta in modo umiliante ipropri figli. Non è solo una realtà di fat-to, ma legislativa: dello smantellamen-to metodico dell’istruzione che i governistanno operando, fa parte di una nor-mativa demenziale che obbliga glistudenti liceali a lavorare gratis ungran numero di ore, col pretesto distages formativi che non sono tali.Malgrado questo, è da giovani (adesempio quelli del gruppo La Vida chehanno ridato vita al teatro dell’Anato-mia a S. Giacomo dell’Orio) che vengo-no le poche iniziative di vita cittadina.Ho assistito, nelle sale semibuie di quelteatro, a cui la Regione ha tolto la luce

elettrica, a concerti infinitamente piùautentici e significativi di ciò che si ve-de nelle sale che ricevono sovvenzioni.

Cosa vorrebbe che cambiasse in questacittà?

Dice una parabola ebraica: “Per in-staurare il regno di Dio sulla terra, nonè necessario cambiare tutto e dareinizio a un mondo completamentenuovo: basta spostare un pochinoquesta tazza o questa pietra o que-st’arboscello e così tutte le cose. Maquesto pochino è così difficile da realiz-zare, che gli uomini non ce la fanno edè necessario che arrivi il messia”. Per questo piccolo spostamento sononecessari più immaginazione e co-raggio di quanto possa averne la no-stra classe politica.

ORIZZONTALI: 1. A Venezia mancava soloquesta eccellenza culturale nonviolenta e delbuon gusto

VERTICALI: 1. Quelli a filo elettrico funzio-navano benissimo, ma la Fiat... - 2. Il granderottamatore che si è autorottamato - 3. Societàsfruttamento del lavoro giovanile - 4. L’attualesindaco di Venezia finge di esserlo dei danniprocurati dai suoi progetti alla laguna - 5. Re-gina dell’Adriatico devastata da predoni diogni risma - 6. Fa parte del clan dei predonidella Laguna - 7. Lo sono le opere più inutili ele navi più dannose in Laguna - 8. Uno degliaffari più loschi a Venezia e Roma

VENEZIA segue da pg. 4

6 TERA e AQUA Febbraio - Marzo 2018

Che fare di fronte ad una grandeopera sbagliata e costosa qual è ilMose (che si rivelerà anche inutileper l’aumento del livello del mare dacambiamenti climatici)?Oggi il Mose appare contrassegnatodallo scandalo delle corruzioni, tan-genti, rapporti tra controllori econtrollati, fondi neri che la Magi-stratura ha fatto emergere: un impres-sionante sistema di potere criminalecon politici, amministratori, imprese,Magistrato alle acque, Ministeri, Guar-dia di finanza, Corte dei conti. Ma la grande attenzione mediatica ri-schia di relegare in secondo pianola sostanza del sistema: non si vuolsapere né approfondire, si vuol dimen-ticare o ignorare cos’è tecnicamenteil Mose. Rimane sullo sfondo o scompare lacontrarietà motivata a questa ope-ra, alla sua natura, struttura, funzio-nalità; quasi che un destino ineludibiledebba portarla a compimento, sbaglia-ta com’è stata voluta dai progettisti eda chi l’ha approvata. Tutto procedeignorando il rigore scientifico e l’eusta-tismo incipiente che cancellerà il Mose.

Si continuano a ignorare/frainten-dere gli interventi alternativi allebocche di porto, realizzabili da subi-to, che eviterebbero ulteriori peggiora-menti dell’equilibrio lagunare, portua-lità e bilanci pubblici. Per la difesa di Venezia dalle acque alte:-si può operare alle bocche di portocon la riduzione parziale delle se-zioni attraverso il rialzo dei fon-dali e l’inserimento di opere di re-stringimento trasversali sia fisseche removibili stagionalmente, inmodo da aumentare le resistenze alflusso di marea con una significativariduzione dei livelli marini in laguna ri-spetto al mare;

-si può ottenere, con una riduzionepermanente degli attuali scambimare-laguna, un migliore regimeidraulico della laguna permettendo dicontrastare la perdita sistematicadi sedimenti attraverso le bocche,ultimo anello dei drammatici processierosivi che stanno devastando lamorfologia lagunare;

-vanno separati gli interventi sulleacque medio-alte da quelli per la dife-sa dalle acque alte eccezionali;

-va ridotta la penalizzazione della por-tualità veneziana, differenziando lefunzioni portuali delle tre bocche, con

la chiusura parziale dei varchi mo-bili per le acque medio-alte e lachiusura totale per le sole acquealte eccezionali;

-si può impiegare il tempo necessarioper perfezionare e sviluppare i meto-di di difesa più idonei, anche a più va-sta scala territoriale, conseguenti aicambiamenti climatici prevedibili (in-terventi di iniezioni di fluidi sustrati geologici profondi volti alsollevamento antropico).

L’immediato inserimento di opereremovibili stagionalmente ha il van-taggio di permettere di operare sullebocche di porto con due diversi gradi direstringimento: meno spinto nel pe-riodo estivo, quando in linea di princi-pio è auspicabile un maggiore scambiotra mare e laguna, più spinto nel pe-riodo tardo autunnale ed invernaledurante il quale le acque alte si presen-tano con maggiore frequenza e un me-no vivace ricambio delle acque è piùsopportabile dalla laguna.

Per la chiusura dei varchi mobili,vanno individuate quelle soluzionitecnologiche (per es. pontoni som-mergibili removibili con paratoie agravità) che escludano i fenomeni le-gati alla risonanza ed alla instabilità di-namica che le paratoie del Mose pre-sentano e che incomprensibilmente sievita di verificare.

Questi interventi rappresentano unaprima fase che consente una forte ri-duzione dei colmi di marea, in partico-lare medio-alti (che si verificano conmaggiore frequenza), con anche l’ef-fetto, fondamentale, di fornire il temponecessario per perfezionare una se-conda fase di metodi più idonei, an-che a più vasta scale territoriale, con-seguenti ai cambiamenti climatici.

Tutto ciò rappresenta una radicalevariante del progetto Mose, di fat-to un suo abbandono. Il nuovo onere finanziario, pur con undrastico abbattimento degli alti co-sti di manutenzione e gestione chela struttura del Mose impone e un par-ziale recupero di materiali già esi-stenti o messi in opera per il Mose,deve prendere atto della perdita didenaro speso per gli interventi chenon possono venir recuperati, figlidi una sciagurata impostazioneprogettuale avvalorata da un regi-me malavitoso.

Se si insiste nel proseguimento dell’o-pera senza tener conto delle criticitàdenunciate, e dato che la sua non fun-zionalità si potrà constatare solo adopera ultimata, bisogna prefigurareun danno erariale ripetuto, mettendosotto sequestro cautelativo il patri-monio dei soggetti politici e tecniciche con la loro firma su specifici docu-menti (depositati dal Comune pressotutte le istituzioni interessate all’iterprocedimentale) hanno contribuito afar sì che il Presidente del ConsiglioProdi e parte del suo governo respin-gessero le proposte alternative indica-te dal Comune di Venezia nel 2006(che sviluppano concetti scientifici pro-pri del “Progettone” del 1981, con au-torevoli pareri del Consiglio Superioredei LL.PP. degli anni successivi o dellaValutazione di Impatto Ambientale del1998), il cui impianto ancora oggi rap-presenta soluzioni più funzionali per ilriequilibrio lagunare e la portualità, conuna diminuzione drastica degli alti co-sti di manutenzione e gestione e unamaggiore consapevolezza dell’aumentodei livelli del mare.

Ma vale la pena bloccare i lavori diun’opera che sta volgendo al ter-mine e che è già costata quasi6.000 milioni di euro? Una domanda legittima a cui ne po-

Non è mai troppo tardiStop al MOSE, inutile e dannoso di Armando Danella*

IL MOSESERVE SOLOA CHI LO FA

continua a pg. 7

TERA e AQUAFebbraio - Marzo 2018

STOP AL MOSE segue da pg. 6

7

trebbe seguire un’altra: ma vale la pena, anche in nome di un rigore scien-tifico che ha sempre caratterizzato le azioni della salvaguardia, voler ul-timare un’opera che si sa già che non raggiungerà gli obiettivi per cui èstata concepita e che comporterà ingenti oneri di manutenzione e ge-stione nei prossimi 100 anni, che graveranno sul nostro debito pubblico? Ultimare un’opera che si sa sbagliata per la conoscenza di critiche fondate edocumentate, rappresenta in uno stato di diritto un altro delitto punibile. Ed ancora: a fronte di uno scenario di riscaldamento globale con l’innal-zamento dei livelli marini in Adriatico, in base alle previsioni del 4° RapportoIPCC, presentato alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi del dicembre2015, perché insistere sul proseguimento di un’opera che i valori di quel Rap-porto mettono all’indice?Il riscatto dello scandalo Mose può passare solo attraverso il riconosci-mento degli errori commessi, la sua sostanziale messa in discussioneprogettuale e con la rivincita-affermazione di quel sapere scientifico indipen-dente che la storia malavitosa della “grande opera” ha volutamente respinto edignorato. Un giusto riconoscimento alle mobilitazioni ed all’Assemblea Permanente No Mo-se che aveva coniato lo slogan Il Mose è utile solo a chi la fa.

*Associazione Ambiente Venezia

Neppure un fazzoletto di neve, dopo le recenti piogge, in Cansiglio. Inu-tile il lavoro di sistemazione della pista di fondo e di quella di discesa,per principianti: la copertura ha resistito solo pochi giorni. E adesso glioperatori sperano nelle nevicate previste. Ma sull’altopiano del Cansiglio fioccano le polemiche, piuttosto che i fioc-chi bianchi. Gli ambientalisti, non appena hanno saputo che la Regionesi prepara al quinto (!) bando per la vendita dell’Hotel San Marco sonoandati su tutte le furie. Ed hanno minacciato denuncia: Mountain Wilderness ed Ecoistitutodel Veneto, le due organizzazioni più esposte, vogliono sì il recupero del-l’albergo abbandonato da decenni, ma chiedono alla Regione, che non siaprivatizzato, bensì assegnato in concessione. «Esiste veramente un imprenditore disponibile a ristrutturare l’immobile,ricevendolo in concessione dalla Regione - spiegano Michele Boato e Gian-carlo Gazzola - la sua azienda è la Quick Light Food, lo abbiamo incon-trato anche noi, più volte».«Perché la Regione continua a fingere che quella disponibilità non esistae fa un bando dietro l’altro? L’ultimo è andato deserto a metà dicembre,ora ne farà un altro. Ma se la soluzione esiste (cioè la ristruttura-zione senza vendita ma in concessione) e la Regione non la per-segue, non potrebbe essere un caso di danno erariale?». Ecco, dunque, che gli ambientalisti stanno valutando di «seguire questaipotesi per le vie legali, basta con questi bandi condannati al fallimento». Gli ambientalisti ripetono: «non è vero che siamo contro i privati perpartito preso, anzi abbiamo sempre sostenuto i tentativi del sin-daco di Tambre affinché il privato (da lui individuato e disposto aprendere in affitto il San Marco senza comperarlo, ristrutturandolo a suespese) possa iniziare i lavori il prima possibile. Ma siamo contro laprivatizzazione del Cansiglio, cioè la sua vendita, invece delle con-cessioni, da secoli utilizzate: due scelte ben diverse. Quindi ben venga ilprivato che salva il Cansiglio dalla privatizzazione e rimette in campo l’al-bergo come struttura turistica per il rilancio dell’altopiano». Rilancio che passa anche per la riapertura del Rifugio Sant’Osvaldoe di Casa Vallorch (quest’ultima, attiva nell’educazione ambientale,chiusa a seguito di un incendio quasi certamente doloso), e per una ra-pida riqualificazione della Capanna Genziana. Tribuna di Tv/Corriere delle Alpi

Domenica 11 FebbraioRadio Gamma 5, Mountain Wilderness

Ecoistituto del Veneto VI ASPETTANO

NELL'ANTICAFORESTADEL CANSIGLIO

Alle ore 10 di fronte a Casa Vallorch inPian Cansiglio per un abbraccio diSolidarietà dopo il vigliacco incendio

che lo scorso ottobre ha colpito la strut-tura. Saremo al fianco dell'associazione

“Lupi, Gufi e Civette” che lo gestisce,perché il suo lavoro possa riprendere.

ProgrammaOre 10 Ritrovo “A Tutta Bevanda Cal-da” nel parcheggio di Casa VallorchOre 10.45 Inizio Fiaccolata e Cammi-nata fino all'ex Albergo San MarcoAggiornamenti sulla situazione dei la-vori di riparazione e sui tentativi disvendita del CansiglioOre 12.45 Tutti Liberi

info: Luca 329.0038988 Toio 346.6139393

Un privato interessato a riaprire l’hotel San Marco

Il Cansiglio non è in vendita di Francesco Dal Mas

Lettera in bottiglia

MENO SPESE MILITARI PIÙ STATO SOCIALEMentre da una parte si stanno taglian-do risorse su sanità, scuola, trasporti esono in arrivo aumenti sui consumi ed iservizi, l'Italia, secondo i dati del SI-PRI di Stoccolma, spende 64 milioni dieuro al giorno, circa 23,3 miliardi al-l'anno, per le spese militari. Signifi-cativo è il fatto che fra il 2015 ed il2016 la spesa sia cresciuta dell'11%.Per completare il quadro si devono ag-giungere le spese per le operazioniinternazionali, 1,28 miliardi nel 2017(più 7% rispetto all'annoprecedente) e l'invio all’estero di 2500unità (militari, carabinieri, polizia, ecc.)che oggi servirebbero nel nostroterritorio per garantire quella sicu-rezza che si decanta tanto ma che inrealtà non c'è.Ora che la campagna elettorale si èaperta, ci si augura che qualche forzapolitica proponga il ridimensionamentodi questa spesa e che queste risorseeconomiche ed umane vengano inve-stite sul nostro territorio per avviare unrilancio economico, nuovi posti di lavo-ro ed uno stato sociale più rispondentealle esigenze dei cittadini ed a unareale sicurezza. Elio Mattiazzi

1 - CONTO CORRENTE POSTALE 29119880 Ecoistituto del Veneto Alex Langer - Viale Venezia, 7 - 30171 Mestre2 - BONIFICO BANCARIO Intesa San Paolo

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RESTIAMO IN CONTATTOTTeerraa ee AAqquuaa on line e le NNeewwss ddeellll’’EEccooiissttiittuuttoosi ricevono gratuitamente inviando nome e cognome, città, indirizzo e-mail a: [email protected] ee AAqquuaa su cartasi riceve versando almeno 5 euro * o abbonandosi a Gaia. TeA è anche su www. ecoistituto-italia.org dove trovate arretrati e indici di Gaia, migliaia di articoli di riviste ecologiste, le tesi del Premio ICU-Laura Conti

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Al lavoro“Andate a lavorare!”Grugnisce dal bar,avvinazzato,il grasso signoreal corteo di operai disperatiper la chiusura della loro fabbrica.

Lotta all’inquinamento“Prenderemoseveri provvedimentiper abbattere l’inquinamentosoprattutto da traffico”detta il Sindacoal giornale locale,mentre con l’auto blusi risparmia un chilometro a piedi.

Spirito di servizio“Se sono qui con voi stasera, cari concittadini,è per puro spirito di servizio”sussurra l’onorevole.“Non dimenticatevi, però,che si torna a votare,e io sarò, come al solito,al numero 2 della lista

Impegno sociale“Ampliamo il Casinò,annuncia l’assessore,verrà più gente a giocare, entreranno più fondinelle Casse Comunalie potremo ampliarecosì’assistenzaai malati da gioco d’azzardo

Ordine e disciplina“In questa scuolaci vuole più polso, cari professori,e meno lassismo!”ordina il Presidespegnendo l’ennesima cicca.

Spirito critico“Personalità, maturità,spirito critico:è questo che vogliamoda voi ragazzi,ordina secco il professoreAvete capito?Personalità, maturità,spirito critico:ficcatevelo benein testa!”

Onesta’“Onestà, ci vuole!”barrisce il direttorealla segretaria,sempre più piccola.“Se le ordino di non fatturare,lei non può raccontarlo in giro a tutti!”

Poverta’ di spirito“Ricordati figlioloche il denaronon è tutto”insegna il padre dabbeneal figlio primogenito,mentre si dirigonoalla villa di Cortinasulla modesta Mercedes

Governo ladro“Piove, governo ladro!”impreca il passantenel negozio d’ombrelli.“È proprio vero”risponde il venditore,mentre si scordadi batter lo scontrino.

Michele Boato

LIEVI CONTRADDIZIONI

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GRAZIE A: Ballan Gianni, BellenzierCarla, Belli Corrado, Bertotto Andrea,Boato Lucia, Bonacini Giovanna, Bona-migo Paola, Bortolotto Francesco, Bor-ziello Giuseppe, Bracca Gianluca, Bus-sonati Fabio, Castellano Carlo e TomainNada, Cattozzi Marinetta, CecchettoAlessandra, Ceolin Annalisa, Comi Lau-ra, Compagnin Doriano, Da Re Rugge-ro, de Savorgnani Toio, Don Emanuele,Durigon Gianluca, Facchinetto Mario,Favero Annamaria, Ferrari Luciano,Frassinelli Ilario, Frassinelli Maria Gio-conda, Furlan Adriano, GiampaoloSchiesaro, Giuliani Livio, Gonzaga Ro-berto, Lando Agostino, LIPU sez. Pede-montana Trevigiana, Martusciello Rosa,Marzocchi Alfonso, Masarin Luigi, Ma-siero Roberto, Mason Danilo Marcello,Mason Paolo, Mattiazzi Elio e LatiniLaura, Meazza Giovanni, Mitri MariaGiovanna, Moretti Marco, Mosca Adria-na, Pavan Luigino, Piovesan Aldo e Ga-brieli Gabriela, Poli Enrico, Purisiol Mari-na, Rizzo Maria, Rizzon Renzo, RubiniLuciano, Salvato Marina, Signorotto Lu-cio, Smalis Laura, Socal Marco, Soppel-sa Cristina, Spolaor Francesco, Steva-nato Paolo, Tamai Lucia, Toresini MalHotra Gabriella, Vianello Franco, Vin-cenzi Giandomenico, Zoldan Ezio Luigi.