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INFORMAZIONE, FORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ IN EMILIA-ROMAGNA In una fase in cui vengono tagliati i fondi per la cultura e la formazione a livello nazionale perché, si dice, “non danno da mangiare”, occorre essere pronti a rispon- dere alla domanda: “perché educare?”. Le risposte possono essere molte e artico- late; c'è un grafico, elaborato dallo studio statunitense Dever, così esplicito che do- vrebbe risultare comprensibile anche a quanti si limitano a ragionare in termini solo economici. Nelle società mature il 90% dei costi del sistema sanitario incide solo per l'11% nella riduzione di mortalità. Viceversa gli investimenti sugli “stili di vita”, quindi sull'educazione, con solo l'1,5% delle risorse riducono del 43% i fattori di mortalità. Sappiamo che tra conoscenze, consapevo- lezze e azioni non ci sono rapporti lineari, bensì legami complessi che si sviluppano in tempi lunghi. In particolare, per modi- ficare i comportamenti non è poi sufficiente trasmettere informazioni. Lo strumento educativo, metodologicamente impostato ed inteso non solo come elaborazione di conoscenze, ma anche come palestra di esperienze in cui le persone si mettono alla prova e misurano le conseguenze delle proprie azioni, è indubbiamente impegna- tivo, lento e faticoso, ma produce grandi risultati. L'obiettivo da porsi deve anche essere quello di favorire, attraverso l'educazione, un sistema di coerenze tra sapere e fare, che responsabilizzi le persone ed eviti le sempre più diffuse sindromi di NIMBY (dovunque ma non nel mio giardino) e DAD (decido-annuncio-difendo). In tal senso possiamo definire l'educazione come un ponte culturale tra la tecnoscienza e i valori delle persone. La mediazione educativa e partecipativa è essenziale pro- prio per avvicinare e coinvolgere i cittadini. Senza di questa le politiche sono solo tecnica che rischia di non essere compresa e quindi avversata se le persone non la sentono parte della propria vita. Una metafora interessante è “la spinta gentile”: indica un nuovo ruolo della pub- blica amministrazione. Se negli ultimi decenni ha prevalso una cultura neoliberista che chiedeva al pubblico di ritrarsi sempre di più dalla società per lasciare fare al singolo e al privato, emerge oggi invece sempre più la necessità e l'opportunità di promuovere una “architettura delle scelte”, una azione sociale, economica, educativa, che orienti le persone a scegliere il meglio per se stesse, l'ambiente e la società. Per la pubblica amministrazione questo significa anche perseguire fondamentali strategie integrate e di sistema, ovvero superare le barriere, i recinti, le discipline e i settori chiusi in se stessi, affermare un disegno sistemico che elevi l'efficacia delle politiche pensate e agite come un tutto e non per parti separate. La definizione di educazione alla sosteni- bilità, promossa da ONU e UNESCO per l'omonimo decennio 2005-2014, che la Regione Emilia-Romagna ha recentemente recepito nella propria Legge Regionale n. 27/2009 è in tal senso molto pertinente. Si parla qui di una concezione complessa e di una azione educativa che si sviluppa su più livelli. A livello “formale”, con l'inserimento trasversale alle materie dei temi della sostenibilità nei curricola, attra- verso un patto formativo tra scuola e terri- torio, fino a coinvolgere l'alta formazione con l’Università e la formazione professio- nale. A livello “non formale”, attraverso le agenzie educative sul terrritorio (centri di educazione ambientale, ecc) che ne fanno un Distretto formante, una città edu- cativa. A livello “informale”, attraverso una ecologia dei media (social network del web 2.0), il ruolo attivo dei consumatori, la responsabilità sociale di impresa, ecc. La L.R. 27/2009 è uno strumento che pro- muove un sistema integrato di opportunità educative concentradosi in quattro direttrici: l'evoluzione dall'educazione ambientale all'educazione alla sostenibilità; il coordi- namento di tutte le educazioni coerenti con i principi del DESS-Unesco (ambiente, salute, alimentazione, sicurezza, partecipa- zione, ecc.); la costruzione di un Sistema regionale per l'educazione alla sostenibilità che mette in rete tutti gli attori del mondo formativo e del territorio; il sostegno, la riorganizzazione e razionalizzazione delle agenzie educative sui territori (CEAS). Questo numero di Centocieli è interamente dedicato a una tipica azione di sistema della Regione Emilia-Romagna, il progetto “progettazione partecipata dei percorsi sicuri casa-scuola”. Una elaborazione ed una esperienza particolarmente significative che coniugano lo strumento educativo e partecipativo e le sue strutture di riferimen- to con una politica e un programma, in tal caso quello della mobilità sostenibile. In questo numero parlano i protagonisti di questa iniziativa che sta tutt'ora sviluppan- dosi: gli amministratori, i formatori, i tec- nici, i docenti ai livelli regionali e locali. Esprimono una competenza ed una passio- ne non comuni, un grande patrimonio al servizio di una vera innovazione. foto: Comune di Parma La mediazione educativa per le politiche pubbliche Paolo Tamburini

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INFORMAZIONE, FORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ IN EMILIA-ROMAGNA

In una fase in cui vengono tagliati i fondiper la cultura e la formazione a livellonazionale perché, si dice, “non danno damangiare”, occorre essere pronti a rispon-dere alla domanda: “perché educare?”.Le risposte possono essere molte e artico-late; c'è un grafico, elaborato dallo studiostatunitense Dever, così esplicito che do-vrebbe risultare comprensibile anche aquanti si limitano a ragionare in terminisolo economici. Nelle società mature il90% dei costi del sistema sanitario incidesolo per l'11% nella riduzione di mortalità.Viceversa gli investimenti sugli “stili divita”, quindi sull'educazione, con solol'1,5% delle risorse riducono del 43% ifattori di mortalità.Sappiamo che tra conoscenze, consapevo-lezze e azioni non ci sono rapporti lineari,bensì legami complessi che si sviluppanoin tempi lunghi. In particolare, per modi-ficare i comportamenti non è poi sufficientetrasmettere informazioni. Lo strumentoeducativo, metodologicamente impostatoed inteso non solo come elaborazione diconoscenze, ma anche come palestra diesperienze in cui le persone si mettonoalla prova e misurano le conseguenze delleproprie azioni, è indubbiamente impegna-tivo, lento e faticoso, ma produce grandirisultati.L'obiettivo da porsi deve anche esserequello di favorire, attraverso l'educazione,un sistema di coerenze tra sapere e fare,che responsabilizzi le persone ed eviti lesempre più diffuse sindromi di NIMBY

(dovunque ma non nel mio giardino) eDAD (decido-annuncio-difendo).In tal senso possiamo definire l'educazionecome un ponte culturale tra la tecnoscienzae i valori delle persone. La mediazioneeducativa e partecipativa è essenziale pro-prio per avvicinare e coinvolgere i cittadini.Senza di questa le politiche sono solotecnica che rischia di non essere compresae quindi avversata se le persone non lasentono parte della propria vita.Una metafora interessante è “la spintagentile”: indica un nuovo ruolo della pub-blica amministrazione. Se negli ultimidecenni ha prevalso una cultura neoliberistache chiedeva al pubblico di ritrarsi sempredi più dalla società per lasciare fare alsingolo e al privato, emerge oggi invecesempre più la necessità e l'opportunità dipromuovere una “architettura delle scelte”,una azione sociale, economica, educativa,che orienti le persone a scegliere il meglioper se stesse, l'ambiente e la società.Per la pubblica amministrazione questosignifica anche perseguire fondamentalistrategie integrate e di sistema, ovverosuperare le barriere, i recinti, le disciplinee i settori chiusi in se stessi, affermare undisegno sistemico che elevi l'efficacia dellepolitiche pensate e agite come un tutto enon per parti separate.La definizione di educazione alla sosteni-bilità, promossa da ONU e UNESCO perl'omonimo decennio 2005-2014, che laRegione Emilia-Romagna ha recentementerecepito nella propria Legge Regionale n.27/2009 è in tal senso molto pertinente.Si parla qui di una concezione complessa

e di una azione educativa che si sviluppasu più livelli. A livello “formale”, conl'inserimento trasversale alle materie deitemi della sostenibilità nei curricola, attra-verso un patto formativo tra scuola e terri-torio, fino a coinvolgere l'alta formazionecon l’Università e la formazione professio-nale. A livello “non formale”, attraversole agenzie educative sul terrritorio (centridi educazione ambientale, ecc) che nefanno un Distretto formante, una città edu-cativa. A livello “informale”, attraversouna ecologia dei media (social network delweb 2.0), il ruolo attivo dei consumatori,la responsabilità sociale di impresa, ecc.La L.R. 27/2009 è uno strumento che pro-muove un sistema integrato di opportunitàeducative concentradosi in quattro direttrici:l'evoluzione dall'educazione ambientaleall'educazione alla sostenibilità; il coordi-namento di tutte le educazioni coerenti coni principi del DESS-Unesco (ambiente,salute, alimentazione, sicurezza, partecipa-zione, ecc.); la costruzione di un Sistema

regionale per l'educazione alla sostenibilitàche mette in rete tutti gli attori del mondoformativo e del territorio; il sostegno, lariorganizzazione e razionalizzazione delleagenzie educative sui territori (CEAS).Questo numero di Centocieli è interamentededicato a una tipica azione di sistemadella Regione Emilia-Romagna, il progetto“progettazione partecipata dei percorsisicuri casa-scuola”. Una elaborazione eduna esperienza particolarmente significativeche coniugano lo strumento educativo epartecipativo e le sue strutture di riferimen-to con una politica e un programma, in talcaso quello della mobilità sostenibile.In questo numero parlano i protagonisti diquesta iniziativa che sta tutt'ora sviluppan-dosi: gli amministratori, i formatori, i tec-nici, i docenti ai livelli regionali e locali.Esprimono una competenza ed una passio-ne non comuni, un grande patrimonio alservizio di una vera innovazione.

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A scuola di mobilità sostenibileProgettazione partecipata dei percorsi casa-scuola nel territorio regionale

CENTOCIELI - numero 1/2 - anno 12 - dicembre 2010

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l’istituzione di zone a 30 chilometri orariin prossimità delle scuole, il rifacimentodella segnaletica stradale, la riqualifica-zione degli spazi ed anche laboratori eincontri per favorire spostamenti sicuricasa-scuola. Alcune iniziative prevedonoinoltre l’avvio o l’ulteriore sviluppo dipedibus o bicibus, autobus umani chesotto la guida di due o più adulti accom-pagnano a scuola bambini e ragazzi, apiedi o in bici, in base ad un orario e adun itinerario prestabiliti.

Il lato innovativo del progetto non stasolo negli importanti obiettivi raggiunti,come le modifiche infrastrutturali, unanuova capacità di gestire la mobilità,nuove abitudini quotidiane, e anche ilminore inquinamento dovuto al trafficoprivato, la maggiore sicurezza negli spo-stamenti, lo sviluppo delle capacità mo-torie e spazi più vivibili per studenti ecittadini. L’innovazione sta anche e so-prattutto nella metodologia utilizzata pergenerare il cambiamento.Molte volte infatti i cittadini vedonoeseguire nel loro territorio lavori ed operedi cui non sono a conoscenza, trovandosiad avere a che fare con interventi giàdefiniti e terminati. Il progetto proponeinvece una metodologia di lavoro checoinvolge nelle scelte i cittadini cheabitano, lavorano o studiano nel territorioin cui si realizza l’opera. Il risultatocambia radicalmente con la partecipazio-ne fin dall’inizio dei soggetti interessati.Gli interventi sul territorio vengono stu-diati, progettati e realizzati applicandoi processi partecipativi, coinvolgendocioè in ogni fase le diverse persone inte-ressate: in questo progetto in particolarebambini e ragazzi, genitori, insegnanti

Oggi, sempre più spesso, anche per pic-coli spostamenti si ricorre ai mezzi pri-vati, per lo più automobili. È un dato difatto che anche per percorrere il brevetragitto che separa l’abitazione dallascuola dei figli, tante volte situata nelraggio di qualche centinaio di metri, sisale in macchina: la si percepisce innan-zitutto come un mezzo più sicuro, i bam-bini sono chiusi nell’abitacolo e nonattraversano viali trafficati, e senza dub-bio si ha la percezione che sia più veloce.Di fatto si genera inquinamento e sialimenta quel processo per cui le stradesono occupate dalle auto, favorendoanche la contraddizione per la quale seciascuno prende la macchina per muo-versi più rapidamente, lo spostamentodi ciascuno è di fatto rallentato dal traf-fico eccessivo. Si privano inoltre i bam-bini della loro fondamentale libertà dimuoversi, di fruire degli spazi urbani edi esplorare il proprio territorio. Anchela loro salute, fisica e mentale, ne risente.Proprio per agire su questa realtà diffusanasce il progetto coordinato dalla Regio-ne Emilia-Romagna A scuola di mobilitàsostenibile, che mira alla costruzione dipercorsi sicuri casa-scuola, contribuendoa creare un ambiente, una mobilità e unasocietà sostenibili.

Nel concreto le attività sviluppate sonovolte a favorire l’uso della bicicletta, ilmuoversi a piedi in sicurezza nei percorsicasa-scuola nelle città capoluogo chehanno dato vita a progetti pilota, cheprevedono la creazione di infrastrutturescelte e progettate con la partecipazionedelle scuole e dei cittadini. Le esperienzeincludono: la creazione o messa in sicu-rezza di piste ciclabili o zone pedonali,

e dirigenti scolastici. Vengono anchecoinvolti polizia municipale, associa-zioni, aziende Usl, pediatri, quartieri ecircoscrizioni e chiunque dimostri inte-resse. Si avvia così un dialogo non solosulle criticità e possibili soluzioni, maanche sulle più ampie modalità di ge-stione della mobilità casa-scuola.Il processo partecipativo consente difocalizzare e definire l’intervento piùauspicato ed apprezzato dai cittadini, edi raccogliere le informazioni necessarieper una progettazione mirata e condivi-sa, che rifletta le esigenze di chi viveil territorio: sulla base dei suggerimentiproposti i tecnici procedono poi allaprogettazione tecnica e alla realizzazio-ne dell’opera che andrà poi monitorataper verificare il raggiungimento degliobiettivi del progetto, sempre con lapartecipazione della scuola e delle fa-miglie. Partecipando a questi processii bambini possono non solo manifestarele proprie esigenze e desideri, ma ancheriflettere sulle loro abitudini, approfon-dendo assieme agli insegnati e alle fa-miglie le ripercussioni sulla loro salutedell’inquinamento e della mancanza dimovimento. Inoltre si crea una preziosaoccasione per acquisire una maggioreattenzione per la sostenibilità ambientale e una maggiore conoscenza del territo-rio in cui si vive e ci si muove.

Il progetto è realizzato unendo le forzee le risorse congiunte di diversi enti,integrando gli strumenti educativi epartecipativi con i programmi delleamministrazioni. Tra i promotori, il“Servizio Comunicazione ed Educazio-ne alla Sostenibilità” assicura le attivitàdi progettazione partecipata attraverso

i Centri di Educazione Ambientale, chesul territorio propongono incontri forma-tivi e laboratori, oltre alla gestione dellenuove proposte. Il “Servizio PoliticheFamiliari, Infanzia e Adolescenza” ga-rantisce al progetto il supporto scientifi-co, formativo e metodologicodell’associazione Camina. Il “ServizioMobilità Urbana e Trasporto Locale”finanzia al 50% la realizzazione delleopere. I comuni che aderisconoall’iniziativa cofinanziano i progetti al50%. E anche a livello comunale diversisettori collaborano per ottenere risultatiottimali.

Il risultato finale sarà quindi fruttodell’azione coordinata e trasversale distrutture di diverse amministrazioni che,sia a livello regionale, sia a livello locale,hanno integrato le rispettive competenze,finanziato la progettazione partecipatae la realizzazione di interventi infrastrut-turali mirati a favorire l’uso della bici-cletta e dell’andare a piedi. L’interoprocesso si configura come una ricerca-azione ed una esperienza di apprendi-mento reciproco. Hanno aderito i Comu-ni di Piacenza, Reggio Emilia, Modena,Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì, Cese-na, Rimini.

La metodologia e l’approccio attivaticon questo progetto sono un esempio dieducazione alla sostenibilità, così comeintesa da Onu e Unesco: un concretoesempio di come gli strumenti parteci-pativi possono integrarsi con le politichedi settore rendendole significativamentepiù efficaci. L’auspicio è che questometodo di lavoro condiviso si consolidie si diffonda sempre più, trovando ulte-riori applicazioni.

Giuliana VenturiServizio Comunicazione e Educazione allaSostenibilità della Regione Emilia-Romagna

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possono imparare. Innanzitutto sonointerventi che possono definirsi sosteni-bili da tutti i punti di vista. Inoltre peressere realizzati hanno coinvolto effetti-vamente le giovani generazioni, tutto ilsistema educativo ed anche i singolicittadini, oltre alle amministrazioni.L’aspetto più importante poi è la loroincidenza sulle abitudini quotidiane esui comportamenti concreti: molto piùche in tante azioni di largo respiro, didichiarazioni di interesse sul tema e diprogrammazioni generali, il progettoriesce a dare un’attenzione alla sosteni-bilità che è riuscita ad andare oltre lateoria.Questa è la strada giusta su cui continuareper le politiche della sostenibilità e nonsolo. Per il futuro è auspicabile che simoltiplichi l’applicazione di questo ap-proccio discreto, che si confronta conpiccole realtà, generando azioni puntualiche tengono contemporaneamente pre-sente un sistema più complessivo diprincipi e valori. Con l’augurio che que-sto progetto possa essere un elementodi riflessione per stimolare politichesempre più concrete ed efficaci.

Sabrina FredaAssessore Ambiente e RiqualificazioneUrbana della Regione Emilia-Romagna

Il convegno “A scuola di mobilitàsostenibile” tenutosi l’11 novembre 2010in Sala Farnese a Bologna si è svoltoall’interno della “Settimana nazionaleper l’educazione al lo svilupposostenibile”, un’iniziativa promossa an-nualmente dall’UNESCO nel contestodel decennio per l’educazione alla soste-nibilità, istituito al vertice mondiale diJohannesburg nel 2002. Il progetto coin-volge molti partner nazionali, dalle am-ministrazioni locali alle associazioni delvolontariato, dalla scuola a tutto il mondodell’educazione in generale.Le Regioni svolgono un ruolo di coordi-namento sui rispettivi territori attraversoi propri sistemi INFEA, come stabilitodal protocollo d’intesa sottoscritto dalpresidente Errani con l’UNESCO.Il tema della progettazione partecipatadei percorsi sicura casa-scuola è impor-tante per una riflessione più ampia: ilprogetto può fare da modello per unapolitica concreta sul tema della sosteni-bilità. Le iniziative presentate infattivedono la partecipazione di tutti i soggettifondamentali per la promozione dellasostenibilità in senso lato e per lo sviluppodi iniziative condivise.Gli interventi di riqualificazione, piccolie poco costosi, hanno elementi di inesti-mabile valore dai quali gli amministratori

Lavorare insieme, per tuttiGli obiettivi dell’amministrazione regio-nale dell’Emilia-Romagna si sposano allaperfezione con il progetto partecipato deipercorsi sicuri casa-scuola: come in questainiziativa infatti siamo chiamati a gestirele nostre politiche regionali con la parteci-pazione dei cittadini, tentando di ragionarein un’ottica intersettoriale, mettendo icittadini in comunicazione fra di loro.Spesso si sente dire che a lavorare insiemesi impiega più tempo: siamo convinti for-temente però che in questo modo si arrivipiù lontano.Per quel che riguarda l’intersettorialità ilprogetto è stato partecipato non solo nellapianificazione ma anche dal punto di vistadel finanziamento. Come Regione voglia-mo essere un ente che mette al centro dellesue politiche non solo i servizi, ma soprat-tutto la persona. Per fare questo serve unapolitica unitaria: la persona infatti si com-pone di tanti aspetti, e di riflesso noi dob-biamo lavorare in maniera unitaria, siner-gica, con forte integrazione fra i temi eanche con il territorio. Allo stesso modoin questo progetto si sviluppa la relazionetra aspetti educatavi, sociali, ambientali edella salute.Dal punto di vista della partecipazione,già nei percorsi educativi come questovogliamo lavorare per costruire il protago-nismo dei più giovani, la partecipazionediretta, l’agire le scelte nella costruzionedei percorsi teorici e pratici, a partire dallamessa al centro dei bambini e dei ragazzi.Solo così, a partire da più giovani, è pos-sibile generare un cambiamento culturaledel modo di stare nella comunità. I giovaniinfatti non sono, come si dice, “il futuro”,ma sono ancora prima il presente e hannomolte cose da fare e da dire nella società.Questo metodo di lavoro, applicato qui aipiù piccoli ma anche ai loro genitori einsegnanti, dà corpo alla cittadinanza attiva,

rende protagonisti i singoli. I cittadinidiventano non numeri chiamati solo avotare e delegare le decisioni a un governo,ma soggetti attivi di programmazione,partecipazione e verifica durante tutto ilciclo della democrazia.Infine la realtà della progettazione parte-cipata incarna un ritorno al sociale, alcollettivo, al compartecipato, superandouna realtà dove regna la persona singolae l’individualismo.Lavorare con altri e costruire dei percorsidi collettività, realtà che erano un patrimo-nio delle generazioni passate e che sonoandati via via persi, sono una ricchezza diqueste proposte operative che non può cheavere effetti positivi e produttivi per lacollettività intera.Da ultimo, in relazione al nostro impegnonella promozione delle politiche sociali, èda sottolineare la centralità e l’importanzadella tutela della salute, qui valorizzata almeglio, che comincia proprio dai bambini.Muoversi a piedi fa bene alla nostra salutedirettamente, e anche di riflesso perchénon andando a compromettere l’ambientecon gas e emissioni, tuteliamo a un altrolivello il nostro benessere. Impararlo dabambini ha effetti positivi inestimabili pertutta la collettività.L’investimento fatto su questo progetto,sui suoi contenuti e sulle metodologie dilavoro è più che mai prezioso: l’invito,soprattutto alle scuole, ai Comuni e aiCentri di Educazione Ambientale e allaSostenibilità che sono i veri generatori dicambiamento, è a capitalizzarne i metodie le risorse, a farne tesoro, proprio in vistadelle incertezze economiche che ci atten-dono nei prossimi anni.

Teresa MarzocchiAssessore Promozione Politiche socialidella Regione Emilia-Romagna

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La tecnica va in stradaL’iniziativa della progettazione partecipatadei percorsi sicuri casa-scuola è sostenutada una forte volontà dell’Assessorato mo-bilità e trasporti, che si occupa abitualmentedelle questioni più tecniche.È un percorso molto importante per ilnostro metodo di lavoro: possiamo infattisperimentare il passaggio da un approccioingegneristico ai problemi della mobilitàad un approccio partecipato in cui non siaffrontano i problemi solo dal lato delleinfrastrutture ma anche dal punto di vistadella percezione dei problemi da parte deiragazzi e dei genitori.Inoltre ci troviamo a che fare anche conuna forte e positiva integrazione fra il ruolodei diversi soggetti, in particolare deglieducatori che possono segnalare ed illu-strare in maniera puntuale le situazioni diaccessibilità alle scuole.Per noi è anche un’esperienza rilevanteper il profilo del mobility management, intema di accessibilità alle scuole. Grazie alcontributo dato dai bambini e dai genitoririusciamo infatti a distinguere quali sonoi casi in cui ci sono problemi infrastrutturalieffettivi di accessibilità sicura alla scuole,e dove invece è più che altro un problemaculturale di preoccupazione e mancanzadi sensibilità alle modalità diverse di andarea scuola e muoversi.

È importante che anche ingegneri, archi-tetti, e chi in generale progetta gli interventisulla città abbia la consapevolezza che,accanto al dato tecnico-statistico di cuidisponiamo, va considerata la percezionedei fruitori del territorio, al fine di avvici-nare il nostro modo di progettare alle esi-genze percepite dai ragazzi, genitori ededucatori. La progettazione dovrebbe usciredagli uffici tecnici ed andare sempre piùverso la strada, incontrando cittadini eutenti.Il progetto dispone di 500 mila euro: uninvestimento limitato in termini di inter-venti che si possono portare a termine mauno stanziamento significativo dal puntodi vista metodologico.Si ha così la possibilità di sperimentare ecatalizzare un sistema che replicheremonei prossimi anni razionalizzando semprepiù le risorse ma migliorando l’efficaciadell’intervento, accompagnando le nostreattività con momenti di formazione ededucazione dei ragazzi e delle famiglieche possono passare a modalità alternativedi accesso alle loro scuole e al proprioterritorio.

Paolo FerrecchiDirettore generale alle reti e alla mobilitàdella Regione Emilia-Romagna

Sostenibilità concreta

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La pianura Padana, al pari di alcunezone del Benelux e della regione diMosca, è una delle aree maggiormenteinquinate d’Europa (vedi immagine):qui si trova una delle maggiori concen-trazioni di ossido d’azoto nell’aria. Daquesta situazione deriva la nostra sensi-bilità particolare ai temi della mobilitàsostenibile e della mobilità ciclo pedo-nale in particolare, perché risponde alleesigenze di mobilità, tutela dell’ ambien-te e della salute, educazione ambientale.

La nostra regione è tra le più sviluppatee ricche del continente ed è massimoanche il livello di sviluppo della moto-rizzazione privata: 700 autovetture ogni1000 abitanti. Secondo Isfort (IstitutoSuperiore di Formazione e Ricerca peri Trasporti), che attraverso l’Osser-vatorio “Audimob” monitora i compor-tamenti di mobilità degli italiani, l’usodell’auto nell’ultimo decennio è cresciu-to,, mentre l’uso dei mezzi pubbliciinvece tende a diminuire.Ci sono però anche dati positivi: siamoai primi posti in Italia per l’uso dellabicicletta, anche per tradizione culturale,preceduti soltanto dal Trentino AltoAdige. Circa il 10% dei nostri sposta-menti avviene in bici, con un lieve trendin crescita. In Italia la media è moltopiù bassa e raggiunge a malapena il 3%.Certo, esistono anche realtà, come lacittà di Ferrara, dove la bici già oggisupera il 20% negli spostamenti urbani.

Con l’aggiornamento del Piano Territo-riale Integrato dei Trasporti, ci siamoposti l’obiettivo di incrementare ulte-riormente la mobilità ciclabile, che nel

la bicicletta e i soggetti che li rappresen-tano con le politiche regionali, al finedi sviluppare azioni e norme mirate,nell’ottica di una politica non calatadall’alto, ma di un confronto, di un pro-cesso decisionale partecipato rispettoalle esigenze della collettività.

Dando seguito al patto con le associa-zioni, la Regione ha investito oltre 4,5milioni di euro per dare corso agli Ac-cordi di Programma per la mobilità so-stenibile e ha dato il via ad una ferventeprogettazione che ruota attorno alla mo-bilità ciclabile.

Innanzitutto sono state avviate politichedi mobility management di concerto coni 17 poli sanitari regionali e nell’ambitodel comparto fieristico, per favorire lamobilità su bicicletta dei lavoratori evisitatori della zona Fiera.Un altro intervento in fase di realizza-zione è l'installazione, in alcune stazioniferroviarie, di una nuova segnaletica cheguidi e accompagni l’interscambio trala bicicletta e il treno, segnalando ingressie uscite, posizione delle rampe per isottopassi che servono la bici, parcheggi,bike sharing, postazioni per piccole ri-parazioni.La Regione sta inoltre realizzando per-corsi ciclabili sui tracciati ferroviaridismessi: nel 2010 è stato siglato un

2020 dovrebbe raggiungere il 15%.Negli interventi infrastrutturalidell’ultimo decennio sono stati sempremessi in rilievo, accanto agli altri piùtradizionali (rinnovo parco autobus,filovia, rotatorie e impianti vari), i temidello sviluppo della mobilità ciclabile,tant’è vero che le piste ciclabili sonopiù che raddoppiate, passando dai 405km del 2000 ai 1.031 del 2008. Purtrop-po, nei prossimi anni, il taglio di risorsepotrebbe bloccare questa politica virtuosa.Il nostro obiettivo è far crescerel'attrattività della mobilità ciclopedonalecome modalità complementare del tra-sporto pubblico locale. In concreto,pertanto, si mira a migliorare l’accessoalle stazioni e ai luoghi di scambio mo-dale, all'adozione di politiche finalizzateall’incremento dell’uso della bicicletta,con relativa promozione del bike sharingnelle città, e si progettano azioni dimobility management per percorsi casa-lavoro e casa-scuola.

Per promuovere la cultura ciclabile, nelgiugno 2009 è stato firmato dalla Re-gione un “Patto” con le associazioni piùimpegnate sui temi della sostenibilitàambientale: Fiab, Legambiente, UISPe WWF. Lo scopo del Patto è favorirelo sviluppo della rete ciclabile attraversoazioni di promozione della cultura ci-clabile, come: favorire le politiche dimobility management, promuovere lamobilità su due ruote nei percorsi casa-scuola e casa-lavoro, realizzare percorsiciclabili sui tracciati ferroviari dismessi,potenziare la rete regionale del serviziodi noleggio biciclette. Questo Patto havoluto mettere in relazione chi utilizza

L a p r o g r a m m a z i o n e i n t e g r a t a epartec ipata de l le infrastrutture

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Il progetto Pedal

Il progetto Pedal è un progetto sperimentale svolto nei comunidi Modena e Reggio Emilia, volto a favorire l’uso regolaredella bicicletta collegando la scelta individuale di mobilitàsostenibile dei ragazzi ad un quadro informativo di azioni edi politiche di governo del territorio e di informazioni scientificheper studenti, insegnanti e genitori in tema di rapporti frainquinanti/qualità dell’aria e tra emissioni di gas ser-ra/cambiamento climatico globale.- Gruppo di lavoro:Scuola secondaria di primo grado “Lepido” di Reggio Emilia;Scuola secondaria di primo grado “Lanfranco-Guidotti” diModena; Servizio Mobilità Urbana e Trasporto Locale dellaRegione Emilia Romagna; Comune di Reggio Emilia - Comunedi Modena; Osservatorio per la sicurezza stradale regionale;ARPA Emilia Romagna–Servizio Idrometereologico /CNR–ISACdi Bologna; CAMINA città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza;Associazione Tuttinbici-FIABi Reggio Emilia, Associazione Amicidella Bicicletta FIAB-Modena- Risultati:Svolti laboratori sul clima e sulle emissioni inquinanti, prodottopannelli espositivi per le scuole, elaborati i dati dei chilometripercorsi dai ragazzi complessivamente e quantificato un bilancioambientale sulle mancate emissioni emesse.La Regione ha inoltre cofinanziato insieme ai Comuni di Modenae Reggio Emilia la riorganizzazione delle aree di sosta per lebiciclette nelle due scuole attraverso interventi infrastrutturali(miglioramento dell’accessibilità, spazi sicuri per il ricoverodelle biciclette).

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accordo con RFI per realizzare il colle-gamento ciclopedonale sulla Bologna-Verona; il raddoppio della ferrovia hareso disponibili decine di km pianeg-gianti concessi da RFI in comodato gra-tuito. La struttura servirà non solo perla mobilità di tipo locale o urbana, maanche nel contesto del progetto europeoEurovelo7, i lunghi itinerari ciclisticiche attraversano l’Europa da nord a sude da est a ovest, permettendo gli sposta-menti su lunghe distanze e tra regioni estati diversi; si tratta di una realtà cheoltre le Alpi è molto più sviluppata,mentre l’Italia finora è rimasta parzial-mente indietro su questo fronte.Sempre in tema di mobilità ferroviaria,si sta lavorando per attrezzare le carrozzeper il trasporto della bicicletta in treno,rispondendo così ad una necessità oggimolto sentita di viaggiare con bici alseguito.Infine sono state mappate le piste cicla-bili esistenti e tutti gli attrattori dellamobilità ciclabile (scuole, municipi,musei, zone artigianali, poli socio sani-tari, centri sportivi), localizzate nei pressidelle 59 stazioni ferroviarie più impor-tanti della nostra regione. Da questostudio preliminare si sta progettando unamappa interattiva, da collocare in ognistazione, che fornisca indirizzi, itineraried altre informazioni utili.

Le iniziative della Regione però vanno

oltre al semplice favorire il connubiotreno + bici. È necessario aprire semprepiù alle tecnologie elettriche innovativee pulite. A tal fine è stato firmato conENEL un primo accordo per dotare lecittà di colonnine, per ricaricare in ma-niera gratuita non solo bici, ma anchealtri tipi di veicoli elettrici. Nell’ambitodelle politiche di mobility managementsi sta inoltre procedendo all'acquisto dialcune biciclette elettriche per i dipen-denti pubblici, che rendano possibili glispostamenti tra le varie sedi in modopiù appetibile della bici tradizionale mameno impattante dei mezzi a motore.

Nell’ambito del nuovo sistema di tarif-fazione regionale integrato “Mi muovo”,già avviato con gli abbonamenti annuali(che integrano i biglietti di treno e bus)e che verrà presto esteso anche agliabbonamenti mensili, abbiamo decisodi allargare il progetto anche all’usodella bicicletta, intesa come mezzo chesi integra al trasporto pubblico locale.Con un finanziamento di 2 milioni dieuro stiamo dotando, (con forniture edinstallazioni), i Comuni con una popo-lazione superiore ai 50 mila abitanti, diuna piccola rete di bike sharing condi-visa. Il progetto “Mi muovo in bici”prevede che presso le stazioni ferroviariee una serie di poli attrattori di traffico,l’abbonato avrà la possibilità, con lastessa tessera, di utilizzare la bicicletta

in alternativa al bus. Rispetto al bikesharing tradizionale, questo è l’unicoesempio in Europa in cui il sistema èintegrato su scala regionale, per cui, adesempio, l’abbonato di Bologna potràusufruire della bici a noleggio a Piacen-za, così come a Rimini. Una demo èstata presentata in occasione della“Settimana europea della MobilitàSostenibile”: il sistema di funzionamentoè semplice e sfrutta una scheda con chipricaricabile presso qualunque sportellobancomat, come per il telefonino. Anchel'utente occasionale potrà usufruire delservizio mediante carta di credito, senzadover fare file o abbonamenti, se non lodesidera.

In questo contesto si inserisce il finan-ziamento di circa 500 mila euro, stanziati

per incentivare percorsi partecipati diorientamento dei comportamenti indivi-duali verso la mobilità ciclopedonale,nell’ambito degli spostamenti casa-scuola. L’impegno non nasce da oggi:già negli anni passati erano state effet-tuate sperimentazioni, con l’ausiliodell’associazione Camina, sulla mobilitàurbana ed esperienze di sensibilizzazio-ne, partecipazione ed analisi della dota-zione scolastica; esperienze che hannotrovato continuità nel progetto Pedal,un'iniziativa sperimentale, realizzata aModena e Reggio Emilia. L’obiettivoera favorire l’uso regolare della bicicletta,cercando di contrastare l’abitudine con-solidata dei ragazzi che a 14 anni richie-dono immediatamente il motorino e farriflettere sulla possibilità di utilizzare labici come risposta alle esigenze ambien-tali e di indipendenza.I ragazzi che partecipavano al progettoe possedevano un motorino, oppure ve-nivano portati a scuola in auto, eranodotati di sensori per monitorel’inquinamento sui percorsi casa-scuola;al contrario i ragazzi che utilizzavano labici potevano quantificare le emissionievitate, grazie a una scelta modale piùsostenibile. Sono stati proposti laboratorisul clima e sull’inquinamento, elaboratidati e prodotti dei pannelli espositivi.Viviamo una realtà critica, ma questeesperienze ci insegnano un nuovo ap-proccio educativo ai temi della mobilità.

Per il progetto dei percorsi partecipaticasa-scuola la Regione ha cofinanziatoesperienze in nove città. L’interventodel Servizio Mobilità urbana e Trasportolocale è soprattutto di tipo infrastruttu-rale, mentre altri settori regionali hannoseguito la parte educativa; a noi spettail compito di raccogliere i progetti deiComuni e le proposte di intervento, chesaranno elaborate con le scuolenell’ambito di questi progetti partecipati.Queste risorse, naturalmente non sonosufficienti a creare una rete di piste ci-clabili esaustiva per ogni città; sono peròpreziose per sperimentare una progetta-zione che nasce, non soltanto negli ufficitecnici dei Comuni, ma con l’interazionecontinua con i ragazzi e i bambini dellescuole, che conoscono bene i punti criticidel loro territorio: nessuno meglio diloro è in grado di fare proposte concreteper eliminare le situazioni a rischio.L’esperienza non ha pretese di grandezzama di efficacia: le risorse ci sono, esaranno spese mano a mano che i progettiverranno attuati. Soprattutto siamo inpresenza di percorsi di concertazionepartecipata, all’interno dei quali voglia-mo valorizzare le relazioni con la scuola,coinvolgendo anche i Centri di Educa-zione Ambientale.

Fabio FormentinResponsabile del Servizio Mobilità ur-bana e Trasporto locale della RegioneEmilia-Romagna

Il Protocollo d’intesa per lo sviluppo della mobilità ciclopedonale

Il Protocollo d’intesa per lo sviluppo della mobilità ciclopedonale è stato sottoscritto il 12 giugno2009 dalla Regione Emilia- Romagna con quattro tra le più significative associazioni regionaliche si occupano di mobilità ciclopedonale: FIAB onlus, Legambiente, Uisp e WWF. L’obiettivodel Protocollo è diffondere l’utilizzo della bicicletta, mezzo di trasporto fondamentale per lamobilità sostenibile.

Azioni previste:

• attuazione, di concerto con gli Enti locali assegnatari dei finanziamenti, dei 20 interventiriferiti alla mobilità ciclopedonale previsti negli Accordi di Programma per la mobilità sostenibileper il triennio 2008-2010, per oltre 4,5 milioni di euro, a fronte di un impegno complessivodi oltre 10 milioni di euro;• favorire le politiche di mobility management, fra cui le azioni già avviate di coordinamentodelle 17 ASL regionali e l’intervento pilota in corso di sperimentazione, con il concerto delComune di Bologna, delle attività nel comparto fieristico bolognese, successivamente daestendere ad altre analoghe situazioni;• qualificare la segnaletica di orientamento all’interno delle stazioni ferroviarie per favorirnel’accesso, la movimentazione e promuovere l’integrazione modale treno – bicicletta con R.F.I.s.p.a. e l’Associazionismo, con i quali si è in avviato un percorso di condivisione di tali azioniper facilitare la mobilità ciclabile nelle stazioni ferroviarie; è previsto un finanziamentoregionale di 45.000 Euro;• attrezzare due carrozze di F.E.R. s.r.l. (una per treni elettrici e una per treni diesel) ai finidell’utilizzo per il carico di biciclette in occasione di eventi organizzati dalle Associazioni disettore o da altri soggetti pubblici o privati;• innovare e migliorare la rete regionale del servizio di noleggio biciclette attraverso azionie interventi coordinati per migliorare l’offerta di sosta ed il servizio noleggio biciclette inprossimità delle stazioni ferroviarie, avviando accordi e progetti integrati con R.F.I. S.p.a.Trenitalia ed i Comuni interessati;• avviare un percorso comune con l’Associazionismo, R.F.I. S.p.A. e Trenitalia S.p.A. ai finidell’utilizzo di carrozze per il carico di biciclette in occasione di eventi organizzati dalleAssociazioni di settore o da altri soggetti pubblici o privati;• definire i tracciati ferroviari dismessi utilizzabili per la realizzazione di percorsi ciclopedonaliai sensi dell’art. 8 della Legge 366/98;• promuovere, tramite un finanziamento specifico complessivo di 500.000 euro, l’incentivazionedi percorsi partecipati di orientamento dei comportamenti individuali verso la mobilitàciclopedonale in ambito casa-scuola e casa-lavoro, sulla base delle esperienze già effettuatecon l’apporto dell’Associazionismo;• mettere a disposizione risorse pari a 500.000,00 euro, sulla base dei finanziamenti disposticon la citata delibera regionale n. 614/2009, con la programmazione del Servizio Parchi eRisorse Forestali per il miglioramento, o la creazione di piste cicloturistiche all'interno deiParchi e delle Riserve della pianura e della collina;• coordinare la redazione di linee guida specifiche per condividere criteri ed indirizzi omogeneitra Regione, Province e Comuni per la pianificazione e programmazione della rete, incollaborazione con l’Associazionismo;• attivare un tavolo permanente della mobilità ciclopedonale per realizzare le azioni e gliinvestimenti previsti dal protocollo d’intesa, in coordinamento con i settori regionali competenti,Province, Comuni al di sopra dei 50.000 abitanti, Associazioni di comuni, associazioni disettore o soggetti attivi delle collettività locali;• implementare una banca dati regionale di monitoraggio della mobilità ciclopedonale siastatistica che cartografica condivisa ed omogenea tra Regione, Province e Comuni per glistrumenti di pianificazione della rete e la programmazione finanziaria e quale strumento diriscontro dello stato della rete;• incrementare progressivamente le iniziative di “bike sharing” nel più ampio sistema regionaledi tariffazione integrata “Mi Muovo”.

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Parlare di dimensione sociale delle politichealla mobilità significa innanzitutto provaread interrogarsi riguardo al tema dei diritti,e considerare le relative e possibili decli-nazioni del rapporto tra diritti individualie diritti collettivi.Non c’è dubbio infatti che, almeno nellanostra cultura occidentale, la possibilità dimuoversi agevolmente nel territorio, urbanoe non solo, sia concepita non solo comebisogno ma anche come diritto vero eproprio.

Innanzitutto come diritto del singolo, avolte anche eccessivamente enfatizzato,per esempio dalle associazioni degli auto-mobilisti; e in secondo luogo anche comediritto della collettività, che si fonda sultentativo, mai raggiunto pienamente e sem-pre dinamico, di contemperare esigenzedifferenti.Queste esigenze sono spesso potenzialmen-te conflittuali, anche se strettamente corre-late: si tratta della velocità degli sposta-menti, della riduzione dell’impattoambientale, della sicurezza e decongestionedel traffico, della maggiore attenzione astili di vita sani. In questo modo potremmoriassumere alcuni fattori che possono essereconsiderati desiderabili da ciascuno, e cheintrecciano da una parte la qualità dellavita dei singoli e dall’altra lo sviluppoeconomico.Ad esempio, si pensi all’importanza chela rete infrastrutturale della mobilità ha inuna economia che vuole stare al passo coni tempi. Tutti questi fattori, infatti, paralle-

lamente all’importanza che rivestono qualiconcause di un certo tenore di vita, hannoun peso specifico pesante in riferimentoalla dimensione dello sviluppo economico,sia nelle comunità locali che riguardo allosviluppo dell’intero sistema- paese.

Venendo al nostro territorio regionale, intermini di programmazione il principaleatto di riferimento per quel che riguardala tutela dei diritti relativi al benesseresociale e alla salute è costituito dal “Pianosociale e sanitario”, un importante docu-mento di programmazione triennale. Ilpiano porta a compimento un sistema in-tegrato di servizi sociali, socio sanitari esanitari per la realizzazione di un nuovowelfare universalistico, equo, radicato nellecomunità locali e nella regione.

L‘obiettivo che sta sullo sfondo è lo svi-luppo di una società solidale, in cui i dirittipossano essere compiutamente disponibilie in certa misura esigibili, dove vienerafforzata quella coesione sociale che dasempre caratterizza la nostra comunitàregionale e che rappresenta un altro fattoreimportante di crescita e dunque di compe-titività.Nell’ottica dell’integrazione delle politiche,il piano tocca in numerosi punti anche itemi relativi alla mobilità, con particolareattenzione ad alcune categorie sociali,ritenute meritevoli di attenzione particolare,come ragazzi, anziani e disabili.Queste categorie sono portatrici di dirittidi accesso alla mobilità che diventano però

pragmatici per l’intera popolazione.E in effetti nei principali atti di program-mazione della Regione, dal “Piano territo-riale regionale” al “Documento unico diprogrammazione”, al “Documento di pro-grammazione economico finanziaria” edaltri ancora è sempre presente in manieraper lo più esplicita l’idea guida della co-struzione di una società che sia idonea pertutte le età. L’attenzione quindi alle cate-gorie prima citate si traduce nei fatti inuna società che vuole essere più accoglienteper tutti.Come recita il piano, infatti, ”Una societàcosì complessa sta producendo una realtàdi bisogni che non sono solo quelli primaridella salute, della casa e del lavoro, maanche una domanda sociale di nuovi servizie di nuove opportunità: cura, salute, maanche mobilità, socialità, informazione,cultura e comunicazione, domande cheinvestono i soggetti pubblici in misuradecisamente crescente rispetto al passato”.Dunque nel piano sociale e sanitario regio-nale il tema della mobilità viene riferito aqueste categorie. Prendendo ad esempiogli anziani, troviamo l’affermazione secon-do cui “Il piano di azione per gli anziani,è la prima proposta concreta di ripensareil sistema di servizi e interventi a favoredegli anziani in un'ottica di integrazione,coinvolgendo a tal fine i diversi settoridella programmazione regionale.Il piano avvia la discussione su una seriedi azioni e interventi in materia di servizialla persona, sostegni per la permanenzaa domicilio, edilizia e urbanistica, mobilitàe trasporto, commercio e turismo, forma-zione e cultura, nuove tecnologie “.C’è’ dunque un intreccio forte della mobi-lità con queste dimensioni sociali.Inoltr,e la ricostruzione di elementi propridella comunità nell’ottica della valorizza-zione delle relazioni di prossimità, necessitadi un ripensamento anche per quanto ri-guarda le politiche per l’infanzia el’adolescenza.L’accenno alla mobilità ricorre anche lad-dove si parla di queste categorie. Ugual-mente, troviamo una simile intersezioneper quel che riguarda i disabili. È infattinecessario “qualificare gli interventi per iminori con disabilità, favorire la domici-liarietà e la vita indipendente attraverso losviluppo dell'assistenza domiciliare,l'assegno di cura e di sostegno, servizi econtributi per l'adattamento dell'ambientedomestico e la dotazione di ausili e tecno-logie adeguate, soluzioni abitative innova-tive, quali ad esempio gli alloggi con ser-vizi, interventi per l'accessibilità del sistemadei trasporti pubblici ed interventi a soste-gno della mobilità privata“.C’è dunque un bisogno rilevante, che vieneinteso come possibilità d’accesso, di vivi-bilità complessiva degli spazi pubblici ecome necessità di poter disporre in ambitodi zona di un vero e proprio sistema per lamobilità locale. Questo sistema è pensatocome articolato in mezzi pubblici accessi-bili, con agevolazioni tariffarie che riguar-dano anche i taxi e un servizio di trasportopensato porta a porta ed estremamente

costoso per le comunità locali.Si pensi ai pulmini attrezzati per le

situazioni più gravi, le agevolazioniai contributi anche sulla mobilitàprivata, previste dalla legge 29/97ed alle esenzioni previste dallanormativa nazionale e regionale.

La dimensione sociale delle politiche di mobilitàMi piace se ti muovi, mi piace come ti muovi

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Il piano sociale e sanitario regionale siconcretizza in successivi passaggi a livelloprovinciale, fino ad arrivare ai “piani dizona” che interessano le comunità locali.La regione ha dato indicazioni per costruireil “profilo di comunità” che in ciascunarealtà provinciale è un documento di analisiche cerca di fare da cerniera tra la program-mazione regionale ed il livello territoriale.“Il profilo di comunità” costituisce unalettura ragionata e partecipata dei bisognidi salute e di benessere della popolazionee, come tale è uno strumento di supportonella individuazione delle criticità e dellepriorità da considerare all’interno dellaprogrammazione e delle politiche territo-riali sociali, socio-sanitarie e sanitarie.

È importante quindi avviare un percorsodi lettura delle dinamiche del territorioche, in questa prima fase, consideri inmaniera integrata almeno i seguenti quattroambiti: casa, mobilità, scuola e inserimentolavorativo delle persone con disagio socia-le. Anche in queste indicazioni compareil tema della mobilità: l’intreccio con larelativa dimensione sociale è significativoe all’analisi dei profili di comunità appro-vati dalle diverse conferenze territorialisociali e sanitarie, sono emerse alcuneindicazioni di massima, tenendo conto chele direttive regionali prevedevano che cia-scun profilo di comunità avesse nel proprioindice il titolo “mobilità”.Questo è avvenuto solo in cinque profiliin questa prima fase, ma dall’analisi diquesti è comunque possibile pensare, anchecon riguardo al futuro, quali possano esseregli indicatori rilevanti di riferimento sultema della mobilità.Possono essere così riassunti: innanzituttosi parla di INDICE DI ATTRAZIONE, unindicatore che misura la capacità di un’areadi attrarre o generare pendolarismo.In secondo luogo va considerato il cosid-detto TASSO DI MOTORIZZAZIONE,inteso come rapporto fra numero di auto-vetture e numero di abitanti.Dal punto di vista della sicurezza si consi-derano poi il TASSO DI MORTALITÀdegli incidenti stradali, calcolato comenumero di morti in rapporto al numero diincidenti, il TASSO DI PERICOLOSITÀ,dato dal rapporto fra il numero di morti eil numero di morti e feriti e infine il TASSODI LESIVITÀ, cioè il rapporto fra il nu-mero di feriti e il numero di incidenti. Sonogli indicatori emersi nei profili a seguitodi constatazioni empiriche: varrebbe lapena andare oltre nell’integrazione deisaperi e delle esperienze per cercare diproporre gli indicatori più rilevanti ai finidelle politiche locali finalizzate alla salutee al welfare.

Un esempio di lettura sociale dei temi dellamobilità si può trovare nel profilo di co-munità elaborato per il territorio bologne-se/imolese: in questo piano si è scelto diconcentrare l’attenzione sull’accessibilità,mediante il mezzo pubblico su gomma,delle strutture sanitarie e socio sanitarie.Si tratta di una rete sanitaria e di mobilitàimponente, e il caso è significativo delladimensione sociale delle politiche di mo-bilità. Nel caso specifico, sono state ana-lizzate per ogni struttura sanitaria, il nu-mero di fermate disponibili nel raggio di200 metri, per ciascuna fermata il numerodi linee che la intersecano e infine per

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ciascuna linea il numero di corse nellagiornata.È un esperimento che andrà affinato, magià permette di rilevare che ci sono deglisquilibri di accessibilità, in particolare nellearee meno vicine ai centri abitati maggiori.

Tornando al tema forte della partecipazione,che è un motivo conduttore trasversale,riprendendo il tema dei diritti, è importantefare riferimento alla legge regionale14/2008.Nella prima parte della legge, che contienele disposizioni generali, oltre ad individuarele funzioni e i compiti di Comuni, Provin-cie, Regioni, vengono richiamati alcuniprincipi ispiratori che muovono dalla con-venzione delle Nazioni Unite sui dirittidell’infanzia e dell’adolescenza.

“I bambini, i ragazzi e i giovani vengonoriconosciuti come soggetti di autonomidiritti e come risorsa fondamentale edessenziale della comunità regionale.La Regione persegue il loro agio comecondizione necessaria allo sviluppo sociale,culturale ed economico”. Sono cittadini dioggi quindi e non solo di domani.Vengono posti a fondamento delle politicheregionali principi cardine, quali “la valo-rizzazione delle diverse abilità e delledifferenze culturali e di genere, la promo-zione della cittadinanza attiva (e quindipartecipativa) delle giovani generazioni,la promozione delle occasioni di dialogointergenerazionale, interculturale e interre-ligioso, i diritti all’informazione, alla for-mazione e alla cultura, il diritto alla salute,i diritti al gioco, al tempo libero, alla cul-

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sideri e dalle sensibilità dei bimbi, perarrivare a toccare gli adulti. “Camminare fa bene alla salute, ma ancheall'ambiente, allo spirito e perfinoall'umore” si legge nella lettera “ma aprevalere è spesso la pigrizia, la fretta,l’abitudine a spostarsi in automobile. Allastrada maestra di vita di un tempo, regnodei bambini, dove potevano giocare eternepartite di calcio e rincorrersi, si è sostituitala nuova strada, territorio di pericoli dalquale stare lontani”.Eppure Siamo nati per camminare, e lospazio che abitiamo dovrebbe rifletterequesto dato: “restituire sicurezza e ripopo-lare le strada di bambini che camminanoe giocano è il primo passo per cambiare ilvolto della città intera. Per fare dell’andarea piedi uno stile di vita. Per regalare ainostri figli una città più pulita, con menoautomobili ed educarli ad usare il nostromezzo di locomozione più naturale.” Nellasperanza di invogliare anche chi osservadal finestrino dell’abitacolo dell’auto aduscire e fare due passi.L’esperienza tenta di stimolare i genitoriad una riflessione, nel tentativo di coinvol-gere la città intera a riconsiderare le proprieabitudini di movimento. La lettera è stataaccompagnata anche da un manifesto e datanti post-it con la scritta “siamo nati percamminare” da attaccare come promemoriaa scuola, a casa e nelle auto dei genitori.Il testo si conclude con un appello agliautomobilisti a ricordarsi che siamo tuttipedoni. “Rispettate le regole e i limiti divelocità. Anche il pedone che è in voi viringrazierà”.

tura, all’arte e allo sport”.Molti dei temi citati si intrecciano fatal-mente anche con il diritto alla mobilità eall’accessibilità dei luoghi di incontro edi vita. Gli stessi principi ispiratori dellalegge, sono fortemente intrecciati coi temidella progettazione partecipata dei percorsisicuri casa-scuola.Il testo di legge regionale sottolineal’importanza dell’integrazione delle poli-tiche in materia sociale, scolastica, forma-tiva, sanitaria, abitativa, culturale, deltempo libero, del lavoro, di pianificazioneterritoriale, di mobilità e di sviluppo so-stenibile.Secondo la LR 14/2008, la regione e glienti locali perseguono la partecipazionee il miglioramento della qualità della vitadei minori nei contesti urbani, nei centri

abitati e nei luoghi di relazione.

Con l’associazione Camina, di cui la Re-gione Emilia-Romagna è socio fondatoresono state svolte diverse attività tra cuilaboratori formativi per insegnanti, genitorie operatori degli enti locali sul temadell’educazione alla mobilità e alla sicurezzastradale. In questi laboratori è stata sempreesplicitata la dimensione sociale della mo-bilità, mettendo in correlazione i dirittidell’infanzia, l’autonomia dei bambini edei ragazzi e le tematiche educative relativealla salute, all’ambiente, al rispetto delleregole e alla responsabilità civile.

Gino PassariniServizio Politiche familiari, infanzia edadolescenza della Regione Emilia-Romagna

Una lettera aperta rivolta ai genitori perfarli riflettere sui comportamenti di mobi-lità di tutti i giorni. Sull’illusione che l’autoaiuti a portare i figli a scuola più rapida-mente, quando invece spesso porta adimbottigliarsi in un traffico intenso,tutt’altro che veloce. Sulla realtà che tantevolte la scuola si trova nel raggio di qualchecentinaia di metri da casa e che si puòquindi valutare l'idea di raggiungerla senzasalire in macchina. Questa l’idea dellacampagna “Siamo nati per camminare”promossa dal l ’Osservator io perl’Educazione e la Sicurezza Stradale dellaRegione Emilia-Romagna insieme a: Cen-tro Antartide, Associazione Camina e icomuni di Bologna, Cesena, Ferrara, Forlì,Modena, Piacenza, Ravenna, Reggio Emi-lia, Rimini. Una campagna di comunica-zione con tanto di materiali da distribuiree locandine da appendere, per ricordare atutti che spostarsi a piedi è salutare e na-turale. L’iniziativa è stata promossa anchea Milano dai Genitori Antismog.La lettera è arrivata sotto forma di unacolorata cartolina distribuita nelle scuole.La decoravano i disegni dei bambini, chepartendo dallo spunto di un paio di scarpehanno espresso in alcuni tratti colorati illoro desiderio di andare a scuola utilizzandoquesto antichissimo mezzo di trasportoche sono i piedi: tra le immagini scopriamoun cervello munito di due gambe per cam-minare, a ricordarci che spostarsi a piediè una modalità intelligente, e tanti cammi-natori che attraversano diversi paesaggi,città, prati, o marciapiedi a lato della auto.Si tenta di sensibilizzare a partire dai de-

Passi virtuosi

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M o b i l i t à e s a l u t emento dell'aria si parla spesso. Nelle cittàla prima fonte di inquinamento dell’aria èil traffico automobilistico e, secondo glistudi dell’Organizzazione Mondiale per laSanità, gli abitanti delle grandi città inItalia perdono in media nove mesi di vitaa causa dell'inquinamento dell’aria. E’ unamedia, noi che viviamo in Pianura Padanasiamo esposti a rischi maggiori.Il traffico produce una parte importantedei gas serra, che sono responsabili dellemodificazioni del clima, ed il cambio cli-matico è evidente nella nostra Regione evi ha causato la comparsa, per la primavolta in Europa, di focolai epidemici dimalattie che erano confinate nella fasciaafricana del Mediterraneo.

Tratteggiato questo quadro generale, os-serviamo meglio alcuni aspetti tanto rile-vanti quanto poco conosciuti. L'attivitàfisica è importantissima per la fisiologiadell’uomo. Il nostro DNA è stato selezio-nato per sviluppare un organismo capacedi svolgere notevoli performance fisichesfruttando l’energia proveniente da pococibo, in altre parole l’uomo è nato percorrere, per spostare pesi importanti e permangiare poco. Ciò è accaduto in 10 milagenerazioni di uomini: nei nostri cromo-somi è impresso il bisogno di fare moltae differente attività fisica. Oggi però nonimpegniamo il nostro corpo per le attivitàper cui è stato selezionato: secondol’Organizzazione Mondiale delle Sanità ibambini a 8-10 anni dovrebbero fare alme-no un’ora di attività fisica moderata ognigiorno, e almeno tre volte alla settimanaun’ora di attività vigorosa. Solo il 10%segue queste indicazioni; la gran parte deinostri ragazzi fa allenamenti sportivi dueo tre volte la settimana e trascorre il restodelle giornate in modo del tutto sedentario.

Il tema della salute emerge sempre quandosi affrontano i problemi del sistema dimobilità. Così è stato anche per “Percorsisicuri casa-scuola”L’Assessorato alle politiche per la saluteinfatti ha partecipato all’ideazione del pro-getto “Percorsi sicuri casa-scuola” ed haseguito con attenzione la sua evoluzione.Alcuni dati e numeri possono spiegare ilperché.Gli effetti del traffico sulla salute e sulServizio sanitario sono molti: sono cono-sciuti i costi degli incidenti stradali, sap-piamo che il traffico produce inquinamentodell’aria e acustico, meno noti sono glieffetti psico-sociali del nostro, attuale,sistema di mobilità, così come i suoi effettisul cambiamento climatico in atto, e sullanatura e sul paesaggio. Infine, miscono-sciute ma importantissime sono le riper-cussioni delle nostre abitudini negli sposta-menti di tutti i giorni sull’attività fisica chesvolgiamo.Per quel che riguarda l’inattività fisica lepersone di una certa età ricordano che finoa qualche decennio fa si andava a scuolae al lavoro a piedi o in bici, mentre ora èabitudine di tanti prendere l’auto e parcheg-giarla il più vicino possibile al luogo dilavoro. Anche per la spesa e gli altri spo-stamenti connessi alle azioni della vitaquotidiana si ricorre all’automobile. Il 50%dei percorsi in auto, infatti, avviene sudistanze minori di 5 km, che potrebberoessere fatte tranquillamente a piedi o inbici.Gli incidenti stradali sono esperienza co-mune diretta o indiretta di ogni famiglia:nel 2007 in Emilia-Romagna si sono contati531 morti e quasi 32 mila feriti. I costieconomici annui dell’incidentalità stradalein Regione sono pari all' 1,3% del PIL.Anche gli effetti del traffico sull'inquina-

La sedentarietà favorisce l’insorgere dimalattie cardio-vascolari: l’80% delle ma-lattie coronariche sono prevenibili conl’attività fisica. Malattie del metabolismo,diabete e obesità, alcuni tipi di tumore,sono prevenibili in quota significativasemplicemente facendo del moto. Parlandodi ragazzi, poi, è necessario sottolinearecome una regolare attività fisica sia fonda-mentale per lo sviluppo di muscoli e ossaforti, per l'armonico accrescimento, edanche per il tono dell’umore, la socialità,l'autostima.E’ necessario un ulteriore focus sull’obesità.Il 20% dei bambini di 8-9 anni nella nostraRegione è sovrappeso, il 9% è obeso. InItalia ed in Europa le percentuali sonosimili. E’ una gravissima epidemia, a causadella quale nel 2005 l’OrganizzazioneMondiale della Sanità ha affermato chequesta generazione di ultimi nati ha unaspettanza di vita media alla nascita inferiorealla generazione precedente. Da quandoesiste la statistica sanitaria, è la prima voltache ci si trova di fronte ad un quadro epi-demiologico che fa prevedere una contra-zione della lunghezza della vita per legiovani generazioni.L’epidemia di obesità attuale costa al ser-vizio sanitario nazionale il 7% circa deisuoi fondi: se il trend non si invertirà, gliesperti di economia sanitaria prevedono ilcollasso del servizio sanitario sotto il pesodelle malattie sviluppate a causa dellecondizioni di sovrappeso e obesità di unaparte così grande di popolazione.Per questo motivo ogni tanto troviamo suigiornali notizie come: “Negli Stati Uniti ascuola i bambini hanno il voto in pagellaanche per il loro peso”, oppure “In GranBretagna le persone che hanno un indicedi massa corporea superiore a un datonumero sono esclusi dalle gratuità dalservizio sanitario e dovranno stipulare unaloro assicurazione integrativa privata”. InItalia abbiamo un’altra storia e una diversa

cultura e probabilmente non si giungeràmai ad intraprendere iniziative di questogenere. Il problema però resta ed è assaigrave.Per quel che riguarda gli effetti psico-sociali dell’attività fisica e la relazionecon il fatto che è bene abituare i bimbi adandare a scuola a piedi, importa sottoline-are che i bambini hanno una percezionedelle distanze dei luoghi sbilanciata, moltodiversa da quella degli adulti. Un bambinopercepisce un luogo distante 500 metricome lontanissimo, se da raggiungere apiedi, perché è sicuro che in quei minutinon potrà fare le cose che lo divertono,come i giochi elettronici, e si annoierà.L’idea della noia attesa spesso è uno degliostacoli principali che si frappongono trai bambini ed il camminare.E’ importante insegnare loro che andare ascuola insieme è divertente. Divertenteperché possono parlare, scherzare, guardarequello che c’è nei negozi o osservare lepersone gli animali e la natura che incon-trano lungo la strada, e così via. E’ uncompito strategico per il Servizio sanitario,perché le abitudini prese da bambini ten-dono a rimanere per tutta la vita.Un ultimo motivo che rende il progetto“Percorsi sicuri casa-scuola” interessantis-simo, dal punto di vista del Servizio sani-tario regionale, è rappresentato dal fattoche l'iniziativa mette in moto tutta la co-munità, e la rende capace di accoglieremeglio altri progetti per la promozione distili di vita salutari e il miglioramento dellaqualità della vita. Cambiare le abitudinidelle persone è difficilissimo, occorronoprogetti partecipati all’interno della comu-nità e “Percorsi sicuri casa-scuola” è unottimo inizio.

Alberto ArlottiServizio sanità pubblica e della direzionegenerale sanità e politiche sociali della

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to, cosa che avviene prevalentemente inautomobile. Ciò ridurrebbe probabilmenteil bisogno degli adulti di accompagnare ascuola in auto i bambini e di organizzareossessivamente il loro cosiddetto “tempolibero”. E questo consentirebbe anche abambini e ragazzi di rispondere ad uncompito di crescita ineludibile, tipico dellaloro età: vivere con più intraprendenza laloro vita, per raggiungere la scuola, laparrocchia, un centro associativo, la casadi un amico o altri luoghi di gioco ed’incontro con i coetanei, per esplorare econoscere meglio il loro territorio, affron-tare (progressivamente e in relazioneall’età) difficoltà e piccole prove di cuihanno bisogno per familiarizzare conl’ambiente stradale, imparare a riconosceree ad evitare i pericoli e muoversi consicurezza nella loro città: in una parola,crescere.Cosa si può fare, dunque, per promuoverel’autonomia dei bambini? Occorre proget-tare insieme a loro, alle famiglie e allacomunità, azioni tali da consentire la ri-mozione degli ostacoli che si frappongonoalla realizzazione di questa autonomia,accrescendo nel frattempo le competenzee abilità dei bambini stessi, alimentandola fiducia dei genitori e degli altri adultisulla possibilità di una relazione serenafra i bimbi e il territorio in cui abitano.Se tuttavia pensiamo alle città dove abi-tiamo, all’organizzazione di vita che cisiamo dati, alla nostra diffidenza e allasfiducia verso “gli altri”, alla scarsa espe-rienza di autonomia che oggi hanno ibambini, capiamo bene che si tratta diun’impresa assai complessa. Eppure questaè la situazione, di questo ci dobbiamooccupare.Il primo passo di una strategia ragionevoleconsiste nel cercare nel territorio i possibilialleati, disposti a collaborare alla realizza-zione di un’impresa fra le più difficili checi siano: cambiare gli stili di vita di unaparte della popolazione che, probabilmen-te, non ha intenzione di farlo e spesso noncomprende facilmente perché dovrebbe.

In altra parte della rivista s’è parlato diquanto sia indispensabile occuparsi dimobilità scolastica sostenibile, del perchée del come, di fatto, la Regione Emilia-Romagna e le città capoluogo di questaregione si siano impegnate nel progetto“Percorsi sicuri casa-scuola”.Ci occupiamo qui brevemente delle stra-tegie e dei metodi che consentono di rag-giungere gli obiettivi desiderati: meno autoin movimento, più pedoni e ciclisti lungoi percorsi casa scuola e in prossimità dellescuole.È noto che la maggior parte dei bambinie delle bambine – tranne poche eccezioni- ama giocare e correre all’aperto con gliamici, cammina volentieri con i compagnie, fino a 11-12 anni, sogna di usare labicicletta per il piacere di andare in giro,di raggiungere i luoghi della vita quotidia-na, di fare qualche scoperta e, perché no,anche di vivere qualche avventura. Difatto, tuttavia, una percentuale rilevantedi bambini ha una vita sedentaria ed èprivata della possibilità di fare anche mi-nimi spostamenti in autonomia.La mancanza d’autonomia lede alcunidiritti elementari dell’infanzia, pone pro-blemi che riguardano l’educazione dei piùpiccoli, la qualità dell’ambiente urbano e,in prospettiva, anche la loro salute. Uncambiamento della situazione presuppor-rebbe un mutamento degli stili di vita dellefamiglie, verso il superamento dell’abusodi auto, per una mobilità più sostenibile esalutare.Chi si prefigge un simile obiettivo devesaper immaginare possibili scenari e itine-rari operativi, in grado di rimettere in giocoi desideri e le competenze delle personeper le quali si auspica un cambiamento distile di vita.Sappiamo che più mobilità ciclopedonalee più gioco all’aperto dei bambini sareb-bero possibili se essi diventassero piùautonomi, per poter compiere i normalispostamenti della vita quotidiana a piedio in bici, affrancandosi dalla necessità diessere accompagnati dovunque da un adul-

petenze e motivazioni pertinenti;- coinvolgimento dei cittadini nelle azioniche le istituzioni promuovono, adottandostrategie e metodi partecipativi.Su questo ultimo punto ci pare necessarioun approfondimento, facendo riferimentoproprio ai percorsi casa-scuola. I genitorisono interlocutori indispensabili, in quantodispongono delle chiavi organizzativedella famiglia e quindi delle possibilità diorientare la mobilità dei figli, considerandoche ci stiamo occupando di studenti dellascuola primaria. Possiamo supporre chein ogni realtà vi siano alcuni padri e madriconsapevoli e competenti, che consideranol’autonomia dei figli un valore e sonoorientati a promuovere il gioco liberoall’aperto e la mobilità scolastica ciclope-donale. Costoro sono alleati indispensabilinell’opera di sensibilizzazione delle altrefamiglie, che si avvarrà quindi anche diforme di comunicazione fra genitori.Occorre quindi dare la possibilità allefamiglie di divenire protagoniste, consen-tendo loro di mettersi in gioco e di acqui-sire le informazioni utili a comprenderele criticità, di mettersi in discussione op-pure invece di “fare resistenza”, accettandocomunque di dialogare con gli altri attoridel progetto, di fornire contributi e dipercepire il significato positivo della loropresenza.Attraverso la collaborazione della scuolae delle famiglie si coinvolgeranno anchebambini e ragazzi, che essendo i beneficiariultimi e principali del progetto debbonoessere posti in condizione di apprenderee di fare esperienze, di mettere in giocole loro competenze, la loro gioia di vivere,il loro desiderio di gioco, di socialità, discoperta e d’avventura, divenendo prota-gonisti essi stessi, al pari dei loro genitori.Una strategia partecipativa coerente sifonda sull’esigenza di contattare e coin-volgere in tutte le fasi di svolgimento diun progetto le persone cui l’intervento èrivolto: dall’analisi delle criticitàall’identificazione degli obiettivi,dall’implementazione del progetto al mo-nitoraggio delle azioni e alla valutazionedei risultati. Al di là di ogni considerazionedi carattere etico o culturale, è infattidimostrato che il coinvolgimento e laresponsabilizzazione dei beneficiari di unprogetto assicura sempre i risultati migliori.In primo luogo perché li rende protagonistidel cambiamento, favorendo il loro impe-gno consapevole e poi perché ogni proces-so partecipato si configura anche comeun’occasione di apprendimento in cui siveicolano informazioni e si rafforzano glistrumenti culturali e le motivazioni di chiè coinvolto.Un’ultima osservazione: le persone chesperimentano direttamente un processopartecipato offrono più garanzie di man-tenere nel tempo i comportamenti virtuosiacquisiti e c’è una buona probabilità chediverse di loro si trasformino in promotricidel cambiamento nei loro ambienti di vita,oltre l’orizzonte temporale dei progettipromossi.Detto questo, bisogna pur dire che i Pedi-bus sono un ragionevole compromesso:di autonomia infatti ce n’è poca, ma intantoi bambini camminano e fanno esperienzae meno auto li accompagnano a scuola.Nel frattempo il comune può migliorarela sicurezza di alcune parti di città che lorichiedano, l’azienda sanitaria continua apromuovere la salute, la scuola si occupadi educare i bambini alla mobilità e allasicurezza stradale, i genitori fanno fare aifigli esperienza in strada a piedi e in bici-cletta.

Valter BaruzziDirettore Scientifico Associazione Camina

Un’impresa che richiede di chiamare araccolta tutte le energie e le competenzedei cittadini che per qualche ragione,istituzionale, professionale o semplice-mente personale, condividano, del tuttoo in parte, le nostre motivazioni.È quindi necessario adoperarsi per crearecondizioni che consentano la più ampiacollaborazione, per poter cioè lavorarein rete. Ponendoci dal punto di vista diun’amministrazione comunale, il primopasso consiste nell’avviare un dialogocon l’azienda sanitaria locale, gli istitutiscolastici, le associazioni e gli eventualigruppi di interesse impegnati nel territorioa promuovere la ciclopedonalità e a con-trastare la sedentarietà. Fra questi possia-mo incontrare chi si occupa di sport, adesempio, chi si occupa di ambiente, didiritti dell’infanzia, di educazione allacittadinanza responsabile e alla sicurezzastradale, di autonomia degli anziani, dimobilità delle persone disabili. Sonoalcuni esempi di ambiti coi quali potrebbeessere sensato cercare di collaborare.Ogni realtà presenta peculiarità tutte suee gli esempi appena fatti non esaurisconoil panorama delle possibili alleanze.L’importante è sapere che da soli non siva da nessuna parte, e solo insieme èpossibile cambiare! La difficoltà del cam-biamento richiede infatti:- un approccio intersettoriale da partedelle istituzioni pubbliche, capace dipromuovere non solo sinergie organizza-tive, ma anche quel dialogo fra saperiche è indispensabile per fronteggiareproblemi complessi;- una collaborazione interistituzionale fraScuola, Comune, Azienda sanitaria locale;tanto per citare i principali soggetti, chedebbono raccordare le loro politiche e leloro azioni, mantenendosi ciascuno entroi confini della propria mission, potenzian-do reciprocamente gli effetti delle loroazioni ed aprendosi alla collaborazionecol territorio;- dialogo delle istituzioni con le associa-zioni e i soggetti privati che hanno com-

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Mobi l i tà scolast ica sostenibi le?Insieme s i può

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umano nasce in una situazione di enormedipendenza, e quindi di non-autonomia,tuttavia con una grande capacità di auto-regolarsi. Si pensi al neonato che è già ingrado di farci capire quando deve dormire,svegliarsi, mangiare. C’è quindi una partedi autonomia innata, legata alla legge dellasopravvivenza, che è una capacità cheaccomuna tutti. È una risorsa che ancheil bimbo si porta dietro: il resto però, è daimparare e da esercitare.

- Esiste un momento giusto per concederel’autonomia ai figli?No, esistono forte differenze temporali frai bambini nello sviluppo delle diversecompetenze, e di questo bisogna tenereconto. È un processo di adattamento chevaria in base alle capacità del bimbo. Ilfatto di concedere autonomia dipende dauna capacità speciale che sta nel rapportogenitore- figlio: è in questa relazione cheil bambino comunica quando si sente pron-to per una nuova conquista. Quando ilbambino è pronto però è importantissimoche anche il genitore lo sia. L’autonomiainfatti non è un processo unidirezionale:il bambino non diventa autonomo sel’adulto non lo consente.

- Nella fanciullezza dunque un bimbo puòdirsi abile ad un qualche tipo di mobilitàautonoma? La sua percezione delle distan-ze e dei pericoli ed il suo sviluppo senso-riale sono sufficienti?È di certo un processo graduale. Il bimbosviluppa delle capacità rispetto ad unamobilità autonoma a partire dalle sue co-noscenze e percezioni ma, in questa fasedella fanciullezza, deve coltivarle semprecon il controllo dell’adulto. Dev’essereun percorso di crescita con un traguardo

Il tema dello sviluppo dell’autonomia nelbambino è strettamente legato al temadella mobilità: spostarsi da solo è infattitra le prime libertà che un figlio richiedeal genitore, già dall’età della scuola ele-mentare. Ne parliamo con Virna DegliEsposti, psicologa e psicoterapeuta siste-mica.

Lo sviluppo del bambino è un processomolto lungo: è una fase del ciclo vitaleche inizia alla nascita e coincide con iprimi 20 anni di vita ed oltre allo sviluppofisico vero e proprio interessa l’ambitodello sviluppo della personalità.La fase dello sviluppo più rilevante ai finidel tema della mobilità autonoma casascuola è la fanciullezza. Questa fase cor-risponde a grandi linee con il periodo dellascuola elementare, dai 6 agli 11 anni, erappresenta il momento in cui si sviluppail pensiero logico concreto e il bambinoinizia a considerare l’esistenza degli altrial di fuori del nucleo familiare.Nell’età scolare ha luogo l’adattamentoalle regole, che vengono interiorizzate,fatte proprie e non solo imposte, così comesi ha la consapevolezza dell’uguaglianzadavanti alla legge. Il nodo centrale chelega lo sviluppo ai temi della mobilità casa– scuola è lo sviluppo dell’autonomia delbambino: autonomia deriva dal greco,significa capacità di darsi delle norme.Autonomia definisce infatti l’avere regolenostre, agite senza che nessuno ce le debbaricordare. Regole di vita alle quali rispon-diamo in qualunque momento e che sononecessarie per definirsi appunto“autonomi”.

- L’autonomia è innata o appresa?Di certo ha entrambe le nature. L’essere

che gli permetterà poi, nella adolescenzadi essere autonomo al 100%.

- Quali possono essere le conseguenze dicontrollarlo anche quando il bambino nonne ha più bisogno?Il rischio principale è quello di allungareil periodo di dipendenza e dilazionare cosìla conquista dell’autonomia, limitando lerisorse del bambino. Si rischia di dipingereil mondo come un posto minaccioso equesto non aiuta i ragazzi ad esplorarlo.È più utile invece tentare di guidarli adiscernere ed a prendere consapevolezzacon il mondo fuori da casa.È importante concedere la libertà gradata-mente, non da tutto a niente come accadeper esempio tra le scuole elementari e lescuole medie: qui spesso si passadall’accompagnare sempre il bimbo ascuola in macchina in quinta a lasciarlo,in prima media, completamente solo neisuoi spostamenti. È essenziale lavorare supiccole conquiste progressive dove luipossa sperimentarsi.

- Nel rapporto insegnanti genitori capitaa volte di trovarsi in conflitto sulla valu-tazione dell’autonomia del bambino. Lemaestre spesso ritengono un bimbo prontoquando i genitori ancora non sonodell’idea di allentare il controllo. Comesi può mediare?I n n a n z i t u t t o l ’ a u s p i c i o è c h enell’educazione scolastica, al di là del temaspecifico, vi sia una relazione di fiduciatra docenti e genitori, che metta in chiaroche le due parti lavorano insieme per lacrescita e lo sviluppo armonico e positivodel bimbo. In questo caso specifico puòessere utile proporre ai genitori esperimentia tempo determinato: periodi di prova, che

possono essere utili e rassicuranti sia peril genitore che per l’insegnate, e che dannola possibilità di stabilire momenti di verificae di non forzarsi a scelte a “tempoindeterminato”.

- Cosa significa spostarsi autonomamenteper un bimbo?Innanzitutto il bambino sperimenta il sensodell’avventura, del mettersi alla prova peraffrontare un’esperienza. Muoversi da solisignifica soddisfare la curiosità, e in uncerto senso percepire la vita come un gioco,conoscendo il mondo e ad affrontandolo,non con paura ma con vitalità e consape-volezza. Si possono anche fare nuove ami-cizie, fare chiacchiere la mattina prima dientrare in classe, attivare la mente ed ilcorpo prima della lezione.L’attività fisica al mattino può essere con-siderata come la seconda “colazione” delcorpo e della mente: è un modo per entrarein classe più svegli di quel che saremmoandando in macchina, dove non abbiamocontatto con nulla, né con gli altri, né conla natura. Con il movimento del corpoanche la mente viene sollecitata a viaggiare,assorbendo immagini e particolari dellarealtà, seguendo uno schema spaziale etemporale nel quale gli eventi si sviluppanostrettamente collegati tra loro. Incontrandola natura e la città possiamo attivare lanostra parte creativa, emotiva, che diver-samente è più difficile far risvegliare.Spostandosi a piedi o in bici il bambinoinizia ad usare la strada, la esplora, se neappropria ed essa può diventare così fami-liare per lui, assumere una funzione edu-cativa.Si favorisce una visione dell’ambientepositiva, concreta, creativa ed ecologica.E si ricomincia ad apprezzare le piccolecose: il sole sul viso, un soffio di vento, icolori degli alberi.

- Che rapporto c’è tra mobilità autonomae autostima?La relazione è strettissima perché nel mo-mento il cui si concede ad un bimbol’autonomia, anche in un percorso casascuola, gli si dice “sei in grado di”. Questoattribuisce valore al proprio sé e al propriomondo interiore, dando stima e valore allapropria dimensione come persona.

- Una cosa che si sente dire spesso par-lando di questi temi è che una delle diffi-coltà maggiori del bimbo a camminarepiuttosto che arrivare in auto a scuola èla percezione della noia, cioè una distanzabreve verrebbe percepita come eternaperché il bimbo si annoia. C’è qualcheriscontro?Non sono assolutamente d’accordo. Il bam-bino non si annoia ma si diverte moltoperché innanzitutto si muove e poi ha lapossibilità di conoscere il mondo, appa-gando la curiosità, sviluppando la perce-zione e l’emozione, le sfere della personache poi utilizzerà anche a scuola. Un contoè fare, ad esempio, un tema dopo averdormito in macchina nel tragitto fino ascuola; un conto è farlo dopo aver percorsoun tratto a piedi, magari con degli amici,confrontandosi ed attivandosi piano piano.Nel secondo caso si è di certo più creativie si hanno più cose da raccontare.

Sara BranchiniCentro Antartide, Bologna

Mobil ità casa–scuola e sviluppo del bambino:i l tema del l ’autonomia

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classiche della partecipazione: con variemodulazioni e combinazioni i progettihanno incluso incontri di approfondimentocon docenti, studenti o genitori, incontridi formazione specifici per i ragazzi sulcodice della strada e sugli stratagemmitecnici per la messa in sicurezza di stradee piste ciclabili. In molti progetti l’attivitàè entrata a far parte del programma didat-tico interdisciplinare dando luogo ad ap-profondimenti che hanno interessato le

Si presentano di seguito i progetti sviluppatinelle singole città sul tema della progetta-zione partecipata dei percorsi casa-scuola.Si tratta di progetti fortemente connessicon le caratteristiche locali dell’area dellescuole coinvolte; tuttavia tutti hanno incomune un approccio di lavoro che si èripetuto, adattato alle singole realtà.

Innanzitutto le metodologie utilizzate sonostate condivise, riprendendo le tecniche

diverse materie.In tutti i casi si è pensato alla somministra-zione più o meno facilitata di questionarie relativa elaborazione dei dati come mo-nitoraggio iniziale e spunto di riflessione,allo svolgimento di focus group perl’individuazione dei problemi e soluzionicondivise, di workshop. Incontri sul campoed analisi in loco con varie strumentazioni(contachilometri, codice della strada, rile-vatori di emissioni, metodi di rilevo topo-grafici e cartografici) hanno prodotto mappee documenti anche multimediali che hannocontribuito a dare l’idea delle criticità.Successivi confronti con i tecnici comunali

sono stati occasione di verifica e primopasso per la realizzazione delle proposte.Le classi poi hanno in qualche misuracurato la comunicazione del lavoro svoltoal pubblico ed al resto della scuola.

In secondo luogo ogni esperienza ha comerisultato ottenuto progetti concreti di inter-vento che si stanno realizzando in questimesi sotto forma di piani esecutivi curatidagli uffici tecnici del comune, che hannorecepito le indicazioni dei ragazzi, e anchenella forma di percorsi di Pedibus o Bicibusstrutturati secondo le esigenze e i suggeri-menti degli studenti.

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I progetti di nove città

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Centro Antartide / Università Verde diBologna - Referente: Marco Pollastri: 051260921 [email protected]

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

La scuola sulla buona strada

Comune di Bologna

Comune di Bologna:- Settore Mobilità- Settore Scuola- Settore Salute - Ufficio Città Sane- Settore Ambiente- Settore LavoriQuartiere SavenaPolizia MunicipaleCentro Antartide

Scuola primaria San Domenico Savio

• Descrizione del progettoIl progetto dà continuità ad un’iniziativaavviata negli anni scorsi nella scuola pri-maria “San Domenico Savio”.La scuola si trova nel Quartiere Savenaall’estrema periferia est della città nell’ex-Villaggio INA. Il contesto nelle immediatevicinanze della scuola è caratterizzato dastrade relativamente strette e di uso pret-tamente locale. È presente un’arteria adintenso traffico, via Dozza, su cui sono incorso i lavori per la realizzazione del nuovosistema di trasporto pubblico CIVIS. L’areasi presta particolarmente alla promozionedi una mobilità pedonale e ciclabile neipercorsi casa-scuola, anche grazie al fattoche proprio di fronte all’edificio scolasticopassa una pista ciclabile. L’incentivazionedi sistemi di mobilità più sostenibile per-metterebbe di decongestionare le stradelimitrofe all’edifico scolastico negli oraridi entrata ed uscita da scuola.Il tessuto sociale ha permesso l’avvio diun percorso partecipato che vedrà ancheil contributo di associazioni di anziani ealtre strutture di volontariato. Rimanecomunque la necessità di interventi dimessa in sicurezza di alcune aree limitrofesia per uso pedonale che per quello cicla-bile. Tali interventi sono già stati inclusinel progetto che il Settore Mobilità delComune ha messo a punto grazie all’attivitàavviata negli anni scorsi che ha visto lasomministrazione di un questionario aglistudenti ed ai genitori oltre ad alcune atti-vità didattiche.Le azioni messe in campo hanno l’obiettivodi estendere il più possibile l’ambito

d’intervento, non coinvolgendo solamentegli aspetti legati alla mobilità e alla salutema anche la riscoperta del territorionell’ottica che la fruizione a piedi e inbicicletta consente una maggiore consape-volezza del proprio contesto di vita sia daun punto di vista sociale che ambientale.Partendo da quanto già realizzato neglianni scorsi si è fatto il punto sui cambia-menti nelle abitudini di spostamentodell’utenza scolastica e nel contesto urbano,definendo un progetto esecutivo per gliinterventi strutturali predisposti dal Comu-ne. Nella fase successiva, si prevede diavviare attività didattiche nelle classi fina-lizzate ad un approfondimento sui temidella mobilità sicura, della storia del terri-torio, degli ecosistemi cittadini,dell’inquinamento e della salute. La scuolaed il Centro Antartide stanno inoltre orga-nizzando incontri rivolti ai genitori ed agliinsegnanti sui temi della mobilità sosteni-bile casa-scuola (ed in particolare per lapresentazione degli interventi infrastruttu-rali), dei vantaggi per la salute dei bambinie dei vantaggi per lo sviluppo psicologicodei bambini che si concluderanno con laprogettazione dei percorsi del Pedibus edel Bicibus. Si vorrebbe dare vita ad untavolo permanente per riunire in manieracontinuativa tutti gli stakeholders del pro-getto. Un incontro specifico con gli inse-gnanti che ha visto la partecipazione diValter Baruzzi dell’associazione Caminaè stato dedicato alla definizione delle mo-dalità di integrazione nel POF della scuoladi queste tematiche e di questa esperienzaanche per gli anni a venire.

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A conclusione del percorso educativo siprevede la sperimentazione dei Pedibus eBicibus prima della fine dell’anno scola-stico. I ragazzi svilupperanno una cono-scenza del territorio, dal punto di vistasociale e naturalistico, individuando gliinterventi di messa in sicurezza e inqua-drandoli in un contesto più ampio.L’integrazione delle attività didattichecurriculari con il progetto di mobilitàsostenibile casa-scuola è diventata unaspecificità della scuola e delle insegnantiche dovrebbe metterle in condizione diproseguire autonomamente anche nei pros-simi anni.

• Elementi di interesseI percorsi sicuri sono sviluppati all’internodi un’esperienza di conoscenza del terri-torio, dal punto di vista sociale, ecosiste-mico e non solo stradale: questo permettedi radicare il comportamento in manieraancora più profonda, collegandolo allediverse attività didatticheL’esperienza svolta in precedenza è tornatautile nello sviluppo di questa nuova faseanche al fine di monitorare il cambiamentodei comportamenti dalla rilevazione pre-cedente

• Contributo- L’integrazione con la didattica: il Pedi-bus nel Piano dell’Offerta FormativaIl tema dei percorsi sicuri casa scuola nelnostro istituto era già stato trattato, ed aigenitori e ai bimbi era stato somministratoun questionario che chiedeva con qualemezzo venivano a scuola e quale avrebberodesiderato usare. I genitori, tra le motiva-zioni come fretta, freddo, zaino pesante,la facilità con la quale hanno la necessitàdi raggiungere in tempo breve il lavoro,dicevano che purtroppo erano costretti ausare l’auto. I bambini esprimevano inveceil desiderio di venire in bici o a piedi,proprio perché a scuola avevano visto epercorso la pista ciclabile in una zonaabbastanza sicura. I bambini hanno fattodisegni e testi, nei quali è emersa questanecessità. Sono state messe anche rastrel-liere a scuola e con fatica abbiamo sensi-bilizzato i genitori.

Quest’anno abbiamo stretto accordi colCentro Antartide per rilanciare questopercorso. L'iniziativa già negli anni pre-cedenti aveva previsto la conoscenzadell’ambiente: ciascun bambino dovevafare una mappa, dire quali erano le stradeche percorreva in auto per andare a scuola,o anche a piedi o in bici. In un secondomomento sono stati rilevati i negozi, irumori, gli odori, la zona vivibile dell'area,facendo capire che non esistono solo centri

commerciali ma c’è anche una vita che sisviluppa sulle loro strade. La piazza vicinoalla scuola è stata pedonalizzata. Sono statiinstallati dei rallentatori in prossimità diincroci pericolosi. Era stata chiesta la pre-senza di assistenti civici su pista ciclabilepedonale che purtroppo non ci sono statiresi disponibili. Con i bimbi è stato fattoanche uno studio botanico dedicato agliarbusti e alle piante presenti in zona.Quest’anno abbiamo ricominciato puntan-do molto sui più piccoli: dato che la zonaè fruibile a piedi e i docenti si mettono incontatto fra di loro e coi genitori disponibiliad accompagnarci, abbiamo ridisegnato ipercorsi disponibili puntando molto anchesull’orientamento, sulla cartografia. Aigenitori e agli insegnanti sono stati propostiincontri per far riflettere sulla sicurezzastradale, sulla psicologia del bambino, ilprocesso di crescita e il rapporto ambien-te/stili di vita e salute. Sono stati coinvoltianche nella progettazione di Pediubus eBicibus.

Il progetto nel nostro istituto è inserito nelPiano dell’Offerta Formativa: un’occasionedi sviluppo delle attività curriculari, nonun extra che si aggiunge. E la scuola col-laborando non si appesantisce, ma trovaun metodo che consente di utilizzare lerisorse in maniera diversa. Una progettua-lità che consente alla scuola di trattare iltema della mobilità e della sicurezza stra-dale mettendo in collegamento le tematichecurricolari.

Aurelia Romanini,insegnante della scuola San DomenicoSavio di Bologna

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• Descrizione del progettoL’intervento dedicato ai percorsi sicuricasa-scuola ha riguardato il quartieredell’Oltresavio, in particolare la zona dellavia Savio quale “stradale interzonale” sullaquale confluiscono i principali flussi dimobilità del quartiere da e per il plessoscolastico “Villarco” (che comprende laScuola Primaria “Marino Moretti” con 204iscritti e la Scuola Secondaria di 1 grado“Via Certaldo” con 230 iscritti). L’attivitàdi progettazione partecipata ha inteso pro-muovere ed aumentare la mobilità ciclo-pedonale degli utenti delle scuoleall’interno di un progetto di messa in sicu-rezza dell’intera sede stradale di Via Saviocon realizzazione di una nuova pista cicla-bile e attraversamenti ciclo-pedonali pro-tetti nel tratto compreso tra via Romea evia Po (lunghezza intervento m. 1600).Questo intervento infrastrutturale è statosospeso proprio per introdurre la progetta-zione partecipata; il progetto relativo alpercorso sicuro casa-scuola è inserito inun’iniziativa più ampia di “moderazionedel traffico, riduzione dei flussi veicolarie sicurezza della mobilità debole” su granparte della cosiddetta “circonvallazionesud” in cui rientra via Savio. Il plessoscolastico “Villarco” è collocato a metàstrada della stessa via Savio, in un puntoin cui confluiscono varie strade locali.Nel quartiere esiste una grande sensibilitàe un buon numero di “ciclisti” che datempo chiedono soluzioni concrete edinterventi per promuovere la mobilità so-

stenibile. In particolare in questo luogo ènecessario applicare questo tipo di meto-dologia, basata su una buona gestione diun processo partecipativo, educativo e dicomunicazione, in quanto l’intero quartieresarà interessato nei prossimi anni da undiffuso intervento di strutture per la mobi-lità ciclabile e pedonale per tutti i plessiscolastici, centri ricreativi, parchi, strutturesportive, ecc.Il progetto ha visto incontri di approfondi-mento sull’educazione stradale in classe esuccessive osservazioni in strada, durantele quali i bambini hanno anche intervistatoi passanti per rilevare le loro opinioni. Glistudenti hanno poi esposto il risultato dellericerche in una assemblea a cui hannopartecipato genitori e docenti, oltre a rap-presentati del Comune e degli altri enticoinvolti.Sono stati prodotti volantini e l’attività haavuto la sua conclusione in una grandefesta al parco, animata dalla Polizia Muni-cipale, l’Associazione Controvento, Amicidella Bici: in questa sede sono state raccoltealtre idee e pareri.

• Elementi di interesse- Ruolo molto attivo dei genitori che insie-me all’associazione genitori della scuolaed il quartiere stanno organizzando i Pedi-

bus per valorizzare le attività svolte ascuola favorendone l’efficacia tramite laloro collaborazione, fornendo ai bambiniesperienze concrete- Il materiale realizzato dai bimbi durantele uscite è stato anche occasione percomunicare il progetto e far riflettere suinostri comportamenti e sui pericoli dellastrada

• Contributo- Mobilità sicura e famiglieIl benessere, la salute dei cittadini, lapossibilità di migliorare le condizioniambientali, la viabilità della città, sonoal centro delle discussioni e delle proble-matiche dell’amministrazione del Comu-ne di Cesena, e molte delle comunicazionidel Comune ai cittadini insistono su que-sti temi. Questo ha sollecitato le famigliead acquisire un nuovo concetto di mobi-lità e alla consapevolezza della necessitàdi migliorare le condizioni ambientalisia dal punto di vista fisico che sociale.Il progetto Pedibus nella nostra città èstato recepito dalle famiglie in manieramolto positiva. Due sono gli aspetti fon-damentali. Il primo è dato dal fatto chele famiglie si rendono conto che i ragazzisono sempre sotto il loro controllo ehanno perso molto in autonomia di mo-vimento e capacità di fare delle esperien-ze. In secondo luogo le famiglie deside-rano vivere bene nella propria città e nelloro quartiere.Queste esigenze sono emerse soprattuttonelle giornate sperimentali del Pedibusche hanno visto la partecipazione attivadei genitori, che hanno vissutol’esperienza insieme ai bambini, rilevan-do con loro i punti di criticità e dandodei suggerimenti.Non solo. Questi momenti ci hanno datoanche la possibilità di rilevare che lasalute dei bambini, la loro crescita, auto-nomia e benessere, non sono solo desideridei loro genitori, ma è la città intera chene sottolinea l’importanza e le promuove,a partire proprio dal Comune e dal Quar-tiere.La disponibilità al cambiamento delleabitudini è emersa soprattutto perché lefamiglie si rendono conto di quanto siapositivo andare a scuola a piedi o in bici,magari assieme ad altri. Dal punto divista fisico si fa prevenzione sanitarianei bimbi, perché il camminare fa benealla salute e aiuta a prevenire sovrappesoed obesità. Ci sono poi anche aspetti chehanno a che fare con la persona, comela riduzione dello stress, della solitudinee la possibilità di relazionarsi durante iltragitto con altri bambini, che insegna

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Anima Mundi

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

Progetto “Percorsi sicuri casa-scuola”

Comune di Cesenaad interagire in maniera più positiva colprossimo. E infine ci sono anche gli aspettisociali: durante questi percorsi i bimbiimparano non solo le regole stradali maanche le regole della convivenza fra diloro, e questo è importante soprattutto oggiche affrontiamo così tanti problemi educa-zionali all'interno della scuola.

Come si pongono le famiglie nei confrontidella scuola e del Comune?Una città sana, lavora per il proprio mi-glioramento, fatto attraverso un lavoromirato e coordinato. Per questo nei con-fronti della scuola le famiglie si pongonocon uno spirito di collaborazione: hannopromosso un comitato di genitori che col-labora coi referenti delle varie scuole,docenti, dirigenti e altri uffici, dando ancheun contributo pratico per ridurre al mininogli intoppi burocratici, come per esempiol’uscita libera da scuola.In secondo luogo si è collaborato per inse-rire questo progetto nel Piano di OffertaFormativa per dare la possibilità di esseresviluppato nelle attività didattiche, affinchéi bimbi possano lavorare in modo diretto,parlare delle loro emozioni e riflessionirelative alle attività, come hanno fatto nei“quaderni delle esperienze”. Quindi comeComitato Genitori ci siamo responsabiliz-zati per sensibilizzare altre mamme e papàriguardo al progetto, raccogliendo anchei volontari, e creando un gruppo di lavoroche si è coordinato con le varie associazionidi quartiere.Per quel che riguarda il Comu-ne, le famiglie comprendono l’importanzadel ruolo delle istituzioni all’interno delprogetto, consapevoli che la progettualitàvera e propria nasce negli enti pubblici,che hanno risorse e possibilità di avere unavisione d’insieme. Quello che i genitoririchiedono al Comune è che i progettivengano realizzati e si giunga ad avere unasicurezza tangibile per i bimbi, mettendoin sicurezza le piste ciclabili, creando nuovepiste e percorsi protetti, e che il Comuneinteragisca realmente con famiglie ed as-sociazioni per trovare soluzioni condiviseda tutti. Ci sono certo momenti conflittualicon le istituzioni, ma le strategie parteci-pative, che dovrebbero essere alla basedell’esercizio della cittadinanza democra-tica, non hanno come scopo l’essere tuttid’accordo in partenza ma l’affrontare in-sieme i nodi problematici, argomentando,mettendosi in gioco e trovando le soluzionipiù opportune, più concrete e realizzabili,per quel momento e quella data realtà.

Patrizia CanzanellaAssociazione Culturale Genitori DanteAlighieri di Cesena

Anima Mundi (CEAS)Comune di Cesena:- Servizio Ambiente, Settore Tuteladell’Ambiente e del Territorio- Servizio Sostenibilità ambientale- Settore Lavori Pubblici- Servizio Mobilità e Trasporti SettoreInfrastrutture e Mobilità- Servizio Progettazione ed EsecuzioneLavori Settore Infrastrutture e Mobilità- Settore Formazione e Istruzione- Settore Pubblica IstruzionePolizia MunicipaleCentro per le Famiglie

2° circolo didattico: scuole primarie Mo-retti, Alighieri, PascoliScuole Secondarie Viale della Resistenzae Villarco7° circolo didattico: scuola primaria DonMilani

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CENTOCIELI - numero 1/2 - anno 12 - dicembre 2010

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

Progetto per la messa in sicurezza di due attraversamenti ciclo-pedonali localizzati nelle immediate vicinanze di tre plessi scolastici

• Descrizione del progettoL’area dell’intervento si trova nella zonanord-ovest di Ferrara, il quartiere Arianuo-va, ricostruito negli anni ’50, compresotra il centro cittadino, la zona rinascimen-tale della città e le Mura monumentali diFerrara. Il quartiere vede la presenza dimolte unità abitative e di un polo scolasticocostituito da scuole superiori, una scuolasecondaria di primo grado, una scuolaprimaria, due scuole d’infanzia ed un nido.Sono presenti due strade di intenso traffico.Nel caso del Liceo Classico dividono lasede dalla sua succursale. Nell’ora di in-gresso e uscita dalle scuole il traffico èintenso per via della presenza sia di mezziprivati dei genitori che accompagnanobimbi e ragazzi a scuola, sia di mezzipubblici, vista la presenza nelle scuolesuperiori di ragazzi provenienti da tutta laprovincia di Ferrara.Un primo progetto ha coinvolto alcunescuole del polo scolastico per rilevare lapercezione dei ragazzi relativa alla mobilitàsicura ciclopedonale e al valore attribuitoalla mobilità sostenibile. Nel maggio 2005,con il coordinamento del Centro Idea, ilLiceo Classico Ariosto, il Liceo ScientificoRoiti e l’Istituto Tecnico CommercialeMonti hanno svolto un percorso di proget-tazione partecipata dal quale sono emerseproposte recepite successivamente dagliuffici tecnici del Servizio Mobilità delComune.

Gli istituti coinvolti nel progetto in corsodi realizzazione avevano già partecipatoalla precedente esperienza.Il progetto ha visto la somministrazionedi questionari per coinvolgere nuovamentei ragazzi riguardo alla percezione di peri-colosità di alcuni attraversamenti ciclope-donali e per stimolare la riflessione sullamobi l i tà sos tenibi le . È segui tal’elaborazione e la discussione dei datiemersi dalla ricerca, insieme ad un appro-fondimento sulle strategie di messa insicurezza delle strade. L’esperienza è con-tinuata quindi con un percorso di proget-tazione partecipata e di collaborazione coni tecnici del Comune, per l’individuazionedi nuovi interventi. Il percorso oltre adavere valenza progettuale e pratica, è statoutile per aiutare i ragazzi ad approfondirele tematiche in oggetto e a svilupparecittadinanza attiva e responsabile.

• Elementi di interesse- I focus group, che partivano dalla discus-

sione e progettazione in gruppi più piccolie arrivavano a concordare soluzioni conun gruppo più grande sono stati una meto-dologia efficace, in grado di dare voce atutti e di lasciare ciascuno con la sensazionedi aver padroneggiato l’intero processo eportato il proprio contributo.- La similarità delle soluzioni proposte dairagazzi e quelle elaborate dai tecnici hadato l’idea della concretezza della rifles-sione e valorizzato il lavoro degli studenti.

• Contributo- L’utilizzo delle tecniche e dei metodi dipartecipazioneA Ferrara si è lavorato facendo collaborarequattro servizi del Comune valorizzandotutte le competenze disponibili. All’inizioil lavoro è stato svolto con un liceo classico,

coinvolgendo una classe per ogni livelloscolastico, e con una scuola media. Ora siprosegue con le scuole medie ed elementari:le fasce di età coinvolte vanno dunque dai6 ai 19 anni.Il metodo utilizzato, che è stato declinatovia via per fasce d’età, può essere riassuntoin alcune parole chiave:

Trasparenza.Per poter lavorare bene è importante saperedi quali risorse economiche si dispone.Bisogna chiarire l’obiettivo, condividerele proposte, raccontare cosa esiste, cosa sipuò fare, cosa abbiamo realmente tra lemani.Se abbiamo in mente di proporre interventiinfrastrutturali bisogna chiarire con bambinie ragazzi (che sono i nostri cittadini diriferimento) quali sono gli strumenti e qualii mezzi che abbiamo a disposizione perarrivare a mettere in sicurezza le criticitàemerse.

Esperienza.Il rischio è quello di avere dei bambini eragazzi che passano dall’essere accompa-gnati in macchina dai genitori, al muoversicol motorino, senza fasi intermedie. Questoè un punto che abbiamo provato a rilevare,con questionari e percorsi, cercando dicapire il perché di questa scelta. Anche iragazzi si sono resi conto che spesso mancala conoscenza e l’esperienza del territorioche vivono.Da qui la proposta di uscire dalla classe efare passeggiate di quartiere per capire lecriticità: quali e dove. E unire le esperienzadei tragitti diversi, costruendo un’altramodalità di lavorare: gli incontri laborato-riali, portati avanti con varie attività digruppo.Due esempi di scuole: col liceo classicoabbiamo formato dei gruppi misti, constudenti dalla prima alla quinta, per farliconfrontare con le tematiche dei grandi e

dei piccoli e cambiare il proprio punto divista capendo le esigenze altrui. Alle medieabbiamo lavorato di più sulla mobilità apiedi e in bici con una piccola proiezionesullo spostamento con gli scooter.

Crisi:Individuare i punti di crisi di un percorsoaiuta a capire anche quali possono esserele potenzialità di soluzione. Per esempio,l’assenza di attraversamenti pedonali perarrivare a scuola, che fa sì che il ragazzonon sia autorizzato ad andare solo e sisenta ostacolato.Si prendono allora le criticità e le si fannodiventare motore, stabilendo delle linee diintervento da portare avanti, con la proget-tazione partecipata, per arrivare ad azioniconcrete. A Ferrara siamo già riusciti arealizzare due degli interventi infrastruttu-rali proposti con i laboratori tra bambinie ragazzi e si sta svolgendo una raccoltadi dati della nuova percezione di sicurezzain quel percorso. In parallelo stiamo ten-tando di agire sul nuovo asse viario coiprogetti di quest’anno, Pedibus e messa insicurezza dei punti critici, che permettanoai genitori di dire “proviamo a mandare ilragazzo da solo”.

Davvero queste esperienze promuovonol’educazione alla cittadinanza. La cittadi-nanza democratica in fondo richiede checiascuno di noi abbia delle idee e degliargomenti, li sappia elaborare, esporre eabbia occasione di confrontarsi. Èun’esperienza cha aiuta bambini e ragazzi,spesso per la prima volta, a mettersi ingioco vivendo un’esperienza che producerisultati concreti, con un’attenzione alprocesso ma anche ai risultati.

Giuseppe Santangeloarchitetto e collaboratore del Centro Idea,facilitatore del progetto Pedibus di Ferrara

Comune di Ferrara

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Centro Idea del Comune di FerraraReferente: E l isabetta Mart ine l l i [email protected]

Centro IDEA (CEAS)Comune di Ferrara:- Servizio Ambiente- Servizio Mobilità e Traffico- Informagiovani - Servizio GiovaniCittà Bambina- Istituzione dei servizi educativi, scolasticie per le famiglie

Liceo Classico Ariosto

Scuola secondaria di primo grado M.Boiardo

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CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Anima MundiReferente: Alessandra Gariup - [email protected]

Composizione del gruppointersettoriale:

Comune di Forlì:- Servizio Pianificazione e Programmazionedel Territorio- Servizio Viabilità Area Lavori Pubblici- Servizio Diritto allo StudioAnima Mundi (CEAS)Fiab - Amici della Bicicletta di ForlìASAPS - Associazione Sostenitori AmiciPolizia Stradale

7° circolo didattico (scuola Bersani)4° circolo didattico (scuole Fabbri, Peronie Rivalta)1° circolo didattico (scuola Saffi)6° circolo didattico (scuola Tempesta)Scuola secondaria 1° grado “Via Ribolle”(scuola Zangheri)Comitati genitori

Scuole coinvolte e studenti:

Percorsi ciclopedonali sicuri casa-scuola

Comune di Forlì

• Descrizione del progettoIl progetto ha visto il coinvolgimento discuole collocate in zone diverse, ma ugual-mente interessate da problematiche disicurezza e viabilità. Per la scuola primariaBersani, quartiere di Coriano, si prevedeun intervento per la realizzazione di unpercorso ciclopedonale protetto di accessosu via Europa e via Lambertelli. Il progettopreliminare è già stato definito con lapartecipazione del Comitato genitori dellascuola e degli Amici della Bicicletta diForlì. La scuola lavora da diversi anni suitemi dell'educazione stradale coinvolgen-do attivamente studenti, insegnanti e ge-nitori.È stato fatto un aggiornamento dei pro-blemi già individuati negli anni precedenticon una nuova indagine.La positiva esperienza di dialogo con glistakeholder ha stimolato l’Ammini-strazione comunale a coinvolgere conforme di partecipazione simili altre scuole,dove la progettualità in atto testimoniauna particolare sensibilità verso i temiambientali e dove, negli scorsi anni sco-lastici, sono state sperimentate attività“vado a scuola da solo”.Ne è un validissimo esempio la DirezioneDidattica 4 Circolo con le Scuole Pri-marie Fabbri, Peroni e Rivalta, che ormaidal 2004 lavora ininterrottamente con ilComitato Genitori sulla tematica dellasicurezza, portando a compimento moltis-simi progetti didattici e attività, fra cui ilPedibus.È stato svolto un lavoro enorme che havisto la partecipazione della Dirigente,degli insegnanti, dei genitori e degli alunniportando alla progettazione di diverselinee di Pedibus che sono entrate in servi-zio durante questo anno scolastico. Sonostati formati “conducenti” e “controlloridei Pedibus” in coordinamento con levarie agenzie, enti e persone fisiche chia-mate ad attivarsi nella gestione del servizio(ATR, Vigili Urbani, ...).Il lavoro svolto è servito all'Ammini-strazione comunale per recepire indica-zioni dalle famiglie, dagli insegnanti edagli alunni per i prossimi interventi viarinelle zone interessate.I futuri interventi comunali in programma

prevedono la realizzazione di percorsiciclopedonali protetti per le scuole primarieSaffi e Tempesta e per la Scuola Secondariadi primo grado Zangheri.Ciascuna scuola ha inserito il progettonelle attività scolastiche come programmadi educazione ambientale e stradale ed hapartecipato con numerose classi ad incontricon esperti esterni teorici e pratici al finedi stimolare l'attenzione degli alunni, so-prattutto i più piccoli, per queste tematiche.L'obiettivo è quello di riuscire a costituiregruppi Pedibus/Bicibus anche in questescuole facendo così crescere l’autonomiadei bambini e dei ragazzi.

• Elementi di interesse- La presenza di progetti con storie conso-lidate ha permesso di orientare le nuoveattività e di renderle più efficaci- Singolarità del progetto Pedibus, realiz-zato in alcuni casi senza accompagnatorifissi: i bimbi si muovono in autonomia,vigilati da genitori e volontari che si tro-vano lungo il percorso.

• Contributo- Autonomia, responsabilità e mobilitàscolastica dei bambiniIl tema della mobilità sicura casa-scuolariguarda la responsabilità, una responsa-bilità che deve essere condivisa, che nascedall’apprendimento delle regole della con-vivenza civile e si sviluppa tra attivitàtrasversali alla pratica didattica, dentroalle quali sta anche il discorso della sicu-rezza in generale e della sicurezza stradalenello specifico.La scuola è stata sollecitata a rimettere alcentro la persona, il senso civico, la re-sponsabilità collettiva ed individuale. Lascuola primaria in cui ha sede di direzionedel Circolo Didattico che dirigo è moltogrande, è frequentata da più di 560 alunni,e quindi sono tanti i genitori che accom-pagnano e ritirano i bimbi da scuola inpochi minuti al mattino e al pomeriggio. La congestione attorno ai due ingressi èmassima, sebbene si trovino in zona a 30km/h con dossi, velocità però spesso nonrispettata. Si tratta cioè di una zona protettama in cui la responsabilità individuale nonviene agita, con conseguente insorgere diproblemi.Abbiamo deciso dunque di avviare i per-corsi sicuri casa scuola a piedi, in manieraleggermente diversa dal Pedibus, in unamodalità più libera, meno a fila indiana,forse più evoluta: la fortuna di questascuola è il suo posizionamento in un quar-tiere protetto in una zona delicata di peri-feria, vicino alla zona industriale che ècircondata da assi viari molto trafficati.I percorsi sicuri si svolgono perciò nellestrade che sono dentro al catino “sicuro”circondato dagli assi viari. Abbiamo deipunti di raccolta e lascito dei bambini: daqui loro vengono a scuola a piedi da soli,senza la guida dell’adulto perché lungo ipercorsi sono posizionati anche i genitorie gli anziani del quartiere che vigilano inprossimità degli attraversamenti.Facciamo anche di più: io come dirigentelascio andare i bimbi di quarta e di quintaa casa a piedi da soli, nell’ambito di questo“catino”.Il parere dell’Avvocatura dello Stato ri-spetto alla mobilità in autonomia deglialunni è stato elaborato proprio su richiestadi un dirigente scolastico di Forlì cheaveva la scuola ubicata sul viale dellastazione, zona notoria per il traffico ses-

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suale maschile all’interno della quale dun-que non era auspicabile lasciare da solibimbi piccoli. Il dirigente pose il problemaall’Avvocatura dello Stato che risposedichiarando che non è possibile fare uscireuno studente da scuola se non accompa-gnato da un genitore o da un suo delegato.Da quest’episodio è partito l'irrigidimentoche da dieci anni caratterizza le norme sultema. La stessa avvocatura è stata piùvolte sollecitata da dirigenti scolastici dellanostra città in questi ultimi anni perchétrovasse la modalità per riaprire questemaglie così rigide.Questo perché a Forlì sei circoli didatticisu nove sono impegnati sui temi dei per-corsi sicuri casa scuola, e quindi questadomanda di maggiore libertà nasce da unpercorso consolidato, che ha alle spalleun lavoro serio di formazione degli alunni.Prima abbiamo lavorato sulla mobilità apiedi, dando ai bambini il patentino del“buon pedone”; in questo caso un genitoredella scuola, presidente Fiab Forlì, ci haaffiancato nel percorso.Con i più grandi si è lavorato anche allapatente del “buon ciclista”: quest’annoprevediamo anche di insegnare ai ragazzila manutenzione della bicicletta. È unarichiesta che arriva anche nell’ambito delconsolidato coinvolgimento delle famiglie,e degli insegnanti che a fatica hanno ac-cettato di condividere questa responsabi-lità.

Con queste esperienze all’attivo e coordi-nandoci con l’Avvocatura dello stato ab-biamo elaborato un formulario che possapermettere al bambino di uscire da solo:non è una liberatoria ma è un modulo cheprevede una serie di osservazioni e valu-tazioni congiunte da parte della famiglia,degli insegnanti, del dirigente scolasticoche si incontra con il singolo genitore.È una valutazione sinergica del senso diresponsabilità del ragazzino, della suaattitudine al rispetto alle regole, del suosapersi atteggiare in mezzo agli altri.A volte si dice anche no, nei casi in cui ilragazzino o ragazzina siano poco adatti.È dunque il nostro un percorso profondoe ricco, in cui la responsabilità è davverocondivisa tra scuola, genitori e collettività.

Barbara Casadei dirigente scolastico delladirezione didattica 7 di Forlì

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del Pedibus. Il gruppo di coordinamentoha proposto all'Amministrazione interventifinalizzati a far crescere la sicurezza stra-dale e l’educazione alla mobilità sosteni-bile. A conclusione delle attività si prevededi organizzare un seminario per comuni-care i risultati dell’esperienza svolta.

• Elementi di interesse- La comunicazione dell’esperienza tramiteseminario finale è un valido strumento alfine del coinvolgimento degli altri cittadini.- L’applicazione degli strumenti parteci-pativi nell’ambito di una comunità localecosì ridotta ha permesso un coinvolgimen-to corale della realtà interessata dalle te-matiche della viabilità.

• Contributo- Il ruolo dei CEAS nella prospettiva dellavoro intersettorialeIl Centro di Educazione Ambientale e alloSviluppo Sostenibile l’Olmo è stato pro-mosso dal Comune di Modena e nasce dalprocesso partecipativo dell’Agenda 21.Da qui deriva una sorta di “matricegenetica” che spiega la nostra attenzionea questi temi. In questo campo il Centrosupporta anche l’azione del Comune. Citroviamo pertanto ad interagire con diversestrutture e servizi e partecipiamo a gruppidi lavoro promossi dalla regione in temadi ambiente e salute. È proprio a partireda questa esperienza che il progetto rela-tivo ai percorsi casa-scuola è diventatooccasione per costituire un gruppo inter-settoriale riconosciuto istituzionalmente.Ora come CEASS abbiamo le “carte inregola” e siamo legittimati a chiedere aicolleghi degli altri servizi collaborazionenell’attuazione di attività di Educazionealla Sostenibilità. Ciò valorizza il ruolodel CEASS dentro l’istituzione e la suapossibilità di mettere a disposizione risorse,metodologie, relazioni, modalità di lavoro

innovative.I CEAS lavorano in modo olistico, perquesto possono creare una intelligentiasistemica all’interno dell’organizzazionee sviluppare relazioni tra settori diversi.Anche in tema di partecipazione il ruolodei centri di educazione alla sostenibilitàpuò essere chiave. La pubblica ammini-strazione è chiamata a lavorare in modopartecipativo e la cittadinanza è sollecitataa partecipare a questi progetti. C’è spessoperò un gap fra l’ente e i cittadini, perchéspesso manca da entrambe le parti unacultura della partecipazione. Da qui ilruolo del CEASS per formare i cittadinialla partecipazione e per indirizzarel’amministrazione. Si porta così nei Co-muni e nella Regione la consapevolezzadell’importanza del lavoro collaborativo,che non è né semplice né scontato, assiemeal know how necessario per gestire laconflittualità e imparare a lavorare confattori imprevedibili.

Anna Maria Solisresponsabile dell’ufficio Agenda 21 delComune di Modena e responsabile delCentro di Educazioni ambientale e allosviluppo sostenibile L’Olmo.

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

Riqualificazione dell’area antistante il plesso scolastico M.L.Kinga Portile completamento dei percorsi pedonali di collegamento

Comune di Modena

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Ufficio Agenda 21 Comune di Modena eCEASS L’Olmo- Ana Maria Solìs0592034338 [email protected]

Comune di Modena:- Settore Pianificazione Territoriale, Trasporti eMobilità- Servizio Progettazione Reti e Gestione Traffico:- Servizio Procedure e atti amministrativi urbanistica:- Ufficio Agenda 21 e CEASS L'OLMO- Settore Decentramento- Settore Istruzione-MEMO- Settore Politiche delle Sicurezze e Città SaneCircoscrizione n.3

Scuola Primaria Martin L. King

• Descrizione del progettoIl progetto prevede la riqualificazionedell’area antistante il plesso scolastico M.L. King in via San Martino di Mugnano,nella frazione di Portile. L’intervento siprefigge di migliorare situazioni che pro-vocano disagio negli utenti, in particolarenelle categorie deboli. Il progetto hal’obiettivo di riqualificare gli spazi anti-stanti la scuola, migliorare i percorsi pe-donali, le aree verdi e quelle di sosta peragevolare la sostenibilità degli spostamentinei percorsi casa-scuola, promuovere neicittadini l’acquisizione di una forte con-sapevolezza critica nell’uso del territorioe suscitare una maggiore partecipazionee condivisione della scuola nella proget-tualità della città. Con i ragazzi si è innan-

zitutto redatta una mappa delle criticità delterritorio. Il Comune di Modena ha organizzatoper docenti e genitori attività di formazionealla mobilità sostenibile come problematicacomplessa che coinvolge aspetti di urbanistica,autonomia soggettiva e socialità che incidonosulla vita delle persone e della città.La scuola poi ha costituito un gruppo dicoordinamento composto da insegnati e ge-nitori per inserire pienamente il progetto nelleattività di educazione ambientale e stradale.Il gruppo di coordinamento scolastico lavoreràin stretto contatto con i tecnici della PubblicaAmministrazione. Le classi hanno rilevato ipercorsi dei bambini ed individuato i problemicon la collaborazione dei tecnici comunali.In base all'analisi dei percorsi sono stati definitii punti di incontro, le fermate e il percorso

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• Descrizione del progettoIl progetto Caronte coinvolge due scuolemedie inferiori delle quali una, la ItaloCalvino, è inserita in una zona perifericadella città, ad una distanza di 1-1,5 km daun quartiere residenziale costruito neglianni ’70, oltre i limiti del territorio urbano.Dal quartiere Besurica proviene la maggiorparte dei ragazzi che frequentano la scuolamedia Italo Calvino di via Boscarelli.La seconda scuola, Anna Frank, situata invia Manzoni, è inserita nel tessuto delquartiere Farnesiana, costruito negli anni’60, da dove provengono i ragazzi che inprevalenza frequentano questa scuola.Il buon collegamento degli istituti con ilproprio quartiere diventerebbe molto im-portante per gli spostamenti casa-scuoladei ragazzi e delle ragazze.Peraltro, i nuovi percorsi ciclabili sicuricon l’organizzazione e razionalizzazione fra i vari tratti già esistenti servirebberoindubbiamente anche agli stessi abitanticome collegamenti tra il quartiere residen-ziale e il centro città, cosa che potenzial-mente eviterebbe la congestione di diversearterie stradali cittadine.Tra la scuola media Anna Frank e il quar-tiere Farnesiana esiste già un pista ciclo-pedonale, ma questa, soprattutto nell’ultimaparte verso la scuola media, non è percor-ribile in totale sicurezza. Ben separata eprotetta dal traffico delle strade principali,anche tra la scuola media Italo Calvino eil quartiere Besurica esiste già una pistaciclabile. Tale percorso, in un tratto, pro-

segue in direzione del centro storico senzaalcuna deviazione che consenta di arrivaredirettamente alla scuola.In un primo momento la scuola Anna Frankè stata teatro di incontri di informazioneed approfondimento rivolti ad alunni, ge-nitori e studenti, seguiti dalla distribuzionedi questionari. In seguito le attività in classehanno divulgato tra gli alunni i principidella mobilità sostenibile e della sicurezzastradale attorno alle scuole.Si è valutato anche il grado di conoscenzadel codice della strada, in particolare ri-guardo all’uso sicuro della bicicletta neltraffico cittadino, facendo osservare iltraffico veicolare attorno alla scuola, edesaminando le difficoltà incontrate nelmuoversi in bici.Si è poi passati alla progettazione parteci-pata e all’individuazione di soluzioni con-divise in relazione agli itinerari per arrivarea scuola in bicicletta.Questionari sono stati distribuiti e poiraccolti anche nella scuola Italo Calvino,con il coinvolgimento diretto e la sentitaadesione anche dei genitori.A conclusione, si è svolta una comunica-zione dell’intervento volta a promuoverel’uso della bici come mezzo di trasportosostenibile, facendola conoscere e studiare.Si prevede anche una fase di verifica degliinterventi, tecnici e non solo, con i ragazzicoinvolti.

• Elementi di interesse- Il questionario distribuito ai ragazzi ed

ai genitori ha permesso di valutare conprecisione il livello della percezione deiproblemi e dei bisogni.- Il lavoro svolto esclusivamente sullescuole medie ha permesso di lavoraresull’uso della bicicletta in particolare:interessante l’attività di promozione ecomunicazione verso l’esterno sulla bicicome mezzo di trasporto piacevole e so-stenibile.

• Contributo- Il rapporto tra mobilità scolastica equalità ambientalePiacenza è una città di medie dimensioni,con circa centomila abitanti, una città dove la mobilità in generale, come in tutte lecittà di pianura, è affidata principalmenteal mezzo motorizzato privato. Da tempol’amministrazione comunale ha ben pre-sente che la qualità dell’ambiente urbanoè fortemente influenzata dai mezzi chevengono utilizzati per spostarsi: ci sonoaspetti della mobilità che interagisconocon la fisica e la chimica dell’aria, con ilivelli acustici, con le emissioni climalte-ranti.Ci sono anche aspetti legati all’occu-pazione impropria degli spazi: una cittàcongestionata, in una parola, è poco vivi-bile.Nell’ambito della mobilità urbana, la mo-bilità scolastica rappresenta una percen-tuale alta e di difficile governabilità. Peri ragazzi delle medie e i bambini delleelementari questa è determinata sostanzial-mente dalla mobilità dei genitori che liportano a scuola in macchina. In città,comparando i dati 2000 e 2010, l’uso dellabici e dei piedi è diminuito mentre è au-mentato l’uso dell’auto. Ciononostante iragazzi e genitori percepiscono chiaramen-te i problemi di carattere ambientale causatidall’uso della macchina.Siamo di fronte cioè ad una sorta di schi-zofrenia: da un lato l’uso della vetturaprivata genera dei problemi dei quali ci sirende conto; dall’altra questa comodità èirrinunciabile. Molti genitori, descrivendoil loro percorso, raccontano che escono dacasa con i figli in macchina, vanno a scuolae poi a lavorare: si muovono, al minimo,fra tre punti diversi, e questo significainevitabilmente servirsi della macchina.Così si genera la congestione del trafficoin orari di punta e, più in generale, unaumento dei chilometri percorsi e quindiun intensificarsi dell’uso dell’auto.La soluzione non può che essere quella dipermettere ai ragazzi di muoversi da soli,e questa è una via che l’amministrazionecomunale sta percorrendo da tempo congli accessi sicuri alle scuole e i Pedibus,

che a Piacenza sono molti diffusi. Nellescuole medie si punta alla mobilità cicla-bile, che da casa a scuola è teoricamentepraticabile. Ci si scontra però con una seriedi problemi di carattere infrastrutturale: lecittà sono costruite e strutturate per l’autopiù che per pedoni e bici.Di certo, spostare le modalità di mobilitàdall’auto del genitore all’uso della bici oall'andare a scuola a piedi o con trasportopubblico scolastico comporta una serie divantaggi generali e ed anche locali relativiall’area dove è ubicata la scuola. Una dellescuole in cui è stato realizzato il progettoè in una zona con moderazione della velo-cità a 30 km/h: la riduzione della velocitànell'area ha comportato un miglioramentodella qualità ambientale della zona, unadiminuzione degli inquinanti atmosfericie dei livelli acustici e soprattutto un au-mento del grado di sicurezza della mobilitàdei ragazzi.Con la progettazione partecipata si sviluppaun'esperienza di contatto coi ragazzi, cherilevano i problemi e sono in grado diprogettare soluzioni tecnicamente appro-priate.I ragazzi che abbiamo incontrato ci hannodato consigli utili e soluzioni vere. Leattività, tra le altre cose, hanno avuto ilpregio di accelerare interventi già program-mati.I progetti saranno realizzati presto. Èsenz’altro un risultato eccezionale il fattoche questo lavoro abbia influenzato seria-mente il Comune nel mantenere una stradachiusa alle auto ed aperta solo a ciclisti epedoni. Si è inoltre messa in moto la rea-lizzazione, nelle vicinanze di un altro plessoscolastico, di un intervento di moderazionedella velocità di cui si parlava da anni emai realizzato.È fondamentale che queste esperienzecontinuino. Spesso la sensibilità non sitraduce in comportamenti diversi: la pro-gettualità tende ad incunearsi in questacontraddizione. È qui che si cercano nuovemetodologie per affrontare problemi com-plessi. Sulla mobilità scolastica è più facileintervenire che in ambiti più complessi,come ad esempio la mobilità veicolare dialtro tipo o quella delle merci. Pur fra tantedifficoltà, l’esperienza è stata positiva edha permesso alle persone che lavorano nelcampo della progettazione della viabilitàdi sperimentare progetti partecipati e allaprogrammazione e alla progettazione dellaviabilità di entrare nel metodo della pro-gettazione partecipata.

Daniela RossiResponsabile del servizio Ambiente delComune di Piacenza

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

CARONTE - Da casa a scuola in sicurezza

Comune di Piacenza

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CEA-InfoambienteOlga Hainess, [email protected]

CEA InfoambienteComune di Piacenza- Servizio Ambiente e Mobilità- Gabinetto del Sindaco, Ufficio Partecipa-zione e Sicurezza- Servizio alla Formazione- Servizio Infrastrutture e ManutenzionePolizia Municipale

Scuola Media Inferiore “Italo Calvino”

Scuola Media Inferiore “Anna Frank”

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• Le altre scuole superiori sono state inter-vistate utilizzando il questionario elaboratodall’ITIS

• Il IX Circolo ed in particolare la scuolaPrimaria Randi e la scuola Materna La-metta hanno partecipato ad alcune delleattività svolte sul campo dalle scuole su-periori e realizzato laboratori di formazionee sensibilizzazione sulla mobilità sosteni-bile

• Il gruppo Pedibus della scuola Randi hacontribuito all’analisi delle criticità con lasua esperienza

• Il CEA ha proposto attività di promozionee animazione rivolte ai bambini e allefamiglie delle scuole materne limitrofe edai bambini interessati dai percorsi di mo-bilità sostenibile.Il progetto si è articolato in varie fasi chehanno portato alla partecipazione informatadelle scuole e del residenti. Tali fasi oltrea ragionare sull’opera infrastrutturale esulle criticità che dovrà andare a sanare

sono state anche indirizzate alla sol-lecitazione di una più viva sensibilità,consapevolezza e attenzione aicomportamenti, alle scelte e allepossibilità di una mobilità sosteni-bile, sana e sicura.Le previsioni sono di inaugurarela nuova la pista ciclopedonale entrol’anno scolastico.

• Elementi di interesse- Tante scuole al lavoro su unelemento puntuale come la pistaciclabile hanno permesso il rag-giungimento di risultati concretie condivisi- Ogni scuola ha concentrato ilproprio intervento declinandolosecondo le proprie specificità:questo ha permesso di valo-rizzare le abilità professionalidei ragazzi

• Contributo- La relazione con gli studenti nella pro-gettazione tecnicaUna caratteristica saliente dell’esperienzadi Ravenna, non è tanto la rilevanza delfinanziamento, ma la capacità dell’i-niziativa di determinare interessi e movi-mento di idee e risorse attorno al tema.Sono numerose infatti le persone coinvolteattivamente nell’esperienza. A Ravennaabbiamo avuto occasione di lavorare coiragazzi di tutte le età, e di progettare unacittà pensata per tutte le età.Ci siamo trovati a progettare un pezzo di

città con ragazzi e bimbi dai 3 ai 19 anni,prendendo in considerazione tutti i tipi diesigenze, facendo dialogare i tecnici delcomune con i ragazzi, ma anche i ragazzifra di loro: ragazzi che hanno l’auto eragazzi che vanno in bici, ragazzi chepossono andare a piedi e ragazzi che simuovono solo accompagnati.Il confronto è stato estremamente produt-tivo: hanno partecipato 2000 studenti tragrandi e piccoli. Ognuno ha avuto un com-pito, la possibilità di progettare, lavorareper la realizzazione di un progetto delquale vedranno anche la realizzazione.Hanno compilato questionari, effettuatosopralluoghi. In futuro potranno uscire perstrada e percorrere un tratto di città che èstato fatto da loro, per loro.Questo è l’elemento peculiare: c’è statoun interesse dei ragazzi che è andato al dilà di ogni aspettativa.Hanno partecipato attivamente le scuolesuperiori. I ragazzi dell’istituto per geo-metri hanno fatto i rilievi e lavorato allaprogettazione grafica (messa poi a puntodagli uffici tecnici comunali), hanno effet-tuato sopralluoghi per rilevare tutte lecriticità della strada: attraversamenti, mar-ciapiedi, piste ciclabili.I ragazzi dell’ITIS hanno elaborato dalpunto di vista statistico i risultati dei que-stionari, che portano alla luce i disagi chei bambini percepiscono quando percorronole strade, quanto si spostano da casa ascuola e viceversa.

Il mio invito è a continuare questa espe-rienza che è soprattutto importante dalpunto di vista educativo prima che infra-strutturale: i ragazzi diplomati sono tornatia scuola a parlare della loro esperienza ailoro colleghi in maniera davvero entusiasta.È giusto che si continui con questo contattotra la pubblica amministrazione e i cittadinidi tutte le età in modo che si rendano contodi cosa significa operare all’interno delleistituzioni.

Nicola ScanferlaComune di Ravenna, Servizio pianificazio-ne e mobilità

CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

Progettiamo insieme il nostro “CICLO.PE”

Comune di Ravenna• Descrizione del progettoIl progetto è partito con l’obiettivo direalizzare una pista ciclopedonale, un col-legamento breve ma di grande importanzaal servizio delle scuole su cui attualmentepesano carenze infrastrutturali anche gravi.L’ i n t e r v e n t o c o n s e n t i r à a n c h el’adeguamento dell’impianto semaforico.Questo collegamento interessa in partico-lare un bacino che riguarda più di 2500studenti e alunni.Si è cercato di migliorare la sicurezza dellacircolazione, riducendo i rischi per le fascedeboli. Alla realizzazione del collegamentociclo-pedonale si è affiancato un progettopartecipato che coinvolge i diversi istitutiche sono impegnati in mansioni differenti:

• l'istituto per Geometri si è occupato deirilievi sui luoghi e dell'elaborazione graficadel progetto

• L’Istituto Tecnico Industriale (ITIS) harealizzato indagini sul traffico ciclo-pedonale con interviste e questionari lecui risposte hanno portato a mappare lesituazioni critiche dell’area

Referente: Mirella Borghi (CapoServizioU.O. Progetti e Qualificazione Pedagogica)0544/482377 [email protected]

CEA La LucertolaComune di Ravenna: Istituzione Istruzionee infanzia- Servizio Pianificazione Mobilità- Servizio Manutenzione Strade e Viabilità- Servizio Ambiente - Ufficio EducazioneAmbientale - Agenda 21Polizia MunicipaleCircoscrizione SecondaCooperativa ImpronteLegambiente RavennaAzienda AUSL di RavennaArpa di Ravenna.Osservatorio Regionale per la SicurezzaStradale

Istituto Tecnico per Geometri “CamilloMorigia” - Istituto Tecnico IndustrialeStatale “Nullo Baldini” - Succursale LiceoScientifico “Alfredo Oriani” - SuccursaleIstituto Tecnico Statale CommercialeGiuseppe Ginanni" - Succursale LiceoGinnasio Statale "Dante Alighieri" - LiceoArtistico L. Nervi - Scuola Primaria V.Randi - Scuola Materna Statale Lametta(IX Circolo Didattico)

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• Descrizione del progettoL’ambito territoriale di intervento, la fra-zione Gavasseto, è un’area rurale di pia-nura, localizzata nella parte sud est delComune di Reggio Emilia. Il territorio ècaratterizzato dalla dispersione insediativapropria della pianura emiliana, sia di tipos tor ico (edi f ic i co lonic i legat iall’appoderamento diffuso), che recente(nuovi insediamenti residenziali singoli oplurifamiliari).La struttura scolastica che serve la frazionee il suo circondario è costituita dalla scuolaprimaria “4 Novembre” frequentata da 116

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CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Composizione del gruppointersettoriale:

Scuole coinvolte e studenti:

Girogavasseto

Comune di Reggio Emiliaalunni, e da una Scuola dell’Infanzia Sta-tale. È posizionata lungo una laterale dellastrada principale della frazione e risultadecentrata rispetto alla maggior partedell’area residenziale.La frazione si concentra infatti attorno adun asse viario centrale che collega la SS9con via Anna Frank e che è caratterizzatada un traffico di attraversamento intensoe da velocità elevate, nonostante la sezionestradale ridotta. La strada costituisce perciòun percorso particolarmente critico, peri-coloso per gli utenti deboli.Le strade secondarie che si dipartono dallavia principale sono invece tracciati ruralistorici, con sezioni molto ridotte e trafficoesclusivamente residenziale. La ristrettezzadelle sezioni stradali costituisce una criticitàper l’utilizzo da parte di ciclisti e pedoni.Dato il contesto territoriale il bacinod’utenza è molto ampio e coinvolge anchefrazioni limitrofe.Le caratteristiche sono state analizzate daibambini e dai genitori, anche tramite lasomministrazione di questionari. È statocostruito un plastico tridimensionale congli elementi significativi dei percorsi e leloro criticità. A partire dal plastico sonostate tracciate mappe e proposte operativeche gli studenti hanno presentato ai tecnicidel Comune ed ai genitori durante la festadella scuola.

• Elementi di interesse- La metodologia viene qui applicata a uncontesto extraurbano, che nonostantel’ampio bacino di affluenza della scuolatenta di favorire modalità di spostamentisostenibili e salutari.- Per raccontare il progetto è stato sceltolo strumento del video, per un efficaciapiù diretta anche in termini di comunica-zione del paesaggio rispetto alla pubblica-zione scritta.

• Contributo- La valenza strategica della mobilitàscolasticaIl Comune di Reggio Emilia ha una grandetradizione in tema di mobilità e scuola:progetti di Pedibus e Bicibus hanno coin-volto quasi 600 bambini su una popolazio-ne scolastica della scuola primaria di circa8.000 alunni. Nel tempo però ci siamo

Servizio Politiche AmbientaliCentro Educazione Alla SostenibilitàReferente: Iolanda Bolondi, [email protected]

Comune di Reggio Emilia- Servizio Politiche per la Mobilità- Servizio Politiche Ambientali- Servizi di Ingegneria

Scuola Primaria “4 novembre”di Gavasseto

accorti che il progetto non poteva risolversiin un rapporto fra la scuola e il Comune.Il tema della mobilità scolastica coinvolgela città intera: le scuole sono enormi ge-neratori di traffico, lo si vede soprattuttonella stagione invernale e nelle ore dientrata ed uscita dei ragazzi, la città quasisi paralizza. Il servizio mobilità ha pertantotrovato una soluzione: mettere in rete chisi occupa di mobilità in città. Ha dato vitaa un “Manifesto per una mobilità sicurasostenibile autonoma nei percorsi casascuola”. Esistevano già tante esperienze,come il Pedibus ma non solo, c’erano tantepersone che si occupavano del tema, ed èstato chiesto a queste di sottoscrivere, apartire da alcune premesse condivise, unaserie di azioni concrete per migliorare.L'attenzione alla salute era una delle pre-messe principali, assieme alla necessitàdi sviluppare mobilità sostenibile, allacrescita culturale e alla presa di coscienzada parte dei bambini della loro autonomia,la capacità di essere partecipi e di diventaregrandi, di prendere in mano un pezzo dellaloro vita fosse anche solo sul percorsocasa scuola.

Il Manifesto è stato sottoscritto da tutte le15 direzioni didattiche di Reggio Emilia,da tutte le circoscrizioni e dall’Agenziaper la mobilità, dai vari settori del Comune(mobilità, tecnici, eccetera), dall’Arpa,dalle Aziende sanitarie e dall'associazione“Tutti in bici” della Fiab. Sono state svi-luppate varie azioni, alcune anche moltoinnovative. Abbiamo chiesto ad ogni scuoladi nominare un “mobility managerscolastico”, cioè un referente per tutto ciòche riguarda la mobilità per la scuola.Questo ha dato vita a una rete di mobilitymanager scolastici con i quali ci incontria-mo, mettendo a punto anno per anno unaserie di interventi anche strutturali: valu-tiamo le richieste della scuola e, in basealle priorità e alle risorse disponibili, riu-sciamo a dare risposte concrete ai bisogni.Un'altra azione che sta dando ottimi fruttiè il rapporto con la Federazione ItalianaMedici e Pediatri: lo stile di vita che siacquisisce nella fascia 0-11 anni, che èquella in cui si inserisce la scuola primariaaccompagna tutta la vita. Questo è statospiegato dai medici in tutte le scuole. Lacollaborazione coi pediatri è continuativae c’è un rapporto molto quotidiano coipediatri per favorire questo tipo di comu-nicazioni a insegnanti e genitori.Questa esperienza che molte scuole stannosviluppando nel nostro intento non resteràframmentaria ma andrà a comporre unprogetto condiviso: stiamo creando coimaestri un pacchetto didattico sulla mobi-lità sostenibile, e cioè, una serie di progettigià pronti da sperimentare nella propriascuola senza dover ripartire sempre dacapo. Sono progetti standard che possonovenire declinati a seconda della scuola odell’età dei bambini. Si può così attingerea qualcosa di già pianificato e sperimentato.Il progetto sta portando un contributo im-portante alla vita della frazione, infatti siè intervenuti con una variante al piano dimoderazione del traffico - già finanziatodal Comune di Reggio Emilia- e il progettoPercorsi Sicuri Casa Scuola è andato adarricchire questa progettazione, che erastata principalmente comunale, con il con-tributo della scuola in primis e poi di tuttala popolazione.

Laura Degl’Incerti TocciServizio Politiche per la Mobilità del Co-mune di Reggio Emilia

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CEA o altro soggetto cooperantecol comune:

Associazione Pedalando e Camminando.Referente: Gianfranco Rossi3397141913

Composizione del gruppointersettoriale:

Comune di Rimini:- Direzione Infrastrutture Mobilità edAmbiente- Ufficio MobilitàPolizia MunicipaleAssociazione Pedalando Camminando

Liceo scientifico Einstein di Rimini

Istituto Tecnico per Geometri O.Belluzzidi Rimini.

Scuole coinvolte e studenti:

Una città per tutti, progettazione e messa in sicurezza di un percorsociclopedonale Casa-Scuola presso il Centro Studi Colonnella

Comune di Riminiqueste associazioni hanno proposto ilcoinvolgimento dei ragazzi delle scuolesuperiori (15-19 anni) in un laboratoriodi partecipazione, coinvolgendo anche lefamiglie ed i cittadini.Con i ragazzi si è riflettuto sui percorsiche compiono per andare da casa a scuolae viceversa. Dei 4000 studenti che arrivanoscuola ogni mattina a Rimini, solo 1000sono i residenti. É stato elaborato un que-stionario per conoscere con quali mezzie con quali tempi giungono a scuola.È stata anche rilevata la percezione deidisagi per arrivare a scuola, cosa succedeal suo interno e contemporaneamente ladisponibilità a muoversi in modo diversorispetto alla modalità attuale. La sommi-nistrazione del questionario era anchefinalizzata ad un attivare un dialogo fra iragazzi e le famiglie. Sono stati infineselezionati i temi per costruire alcuniprogetti che coinvolgessero gli studenti.Abbiamo lavorato con tre classi, due delliceo scientifico e una dell’istituto pergeometri, anche per valutare le loro capa-cità progettuali. All’inizio i ragazzi eranodisorientati.Esplorando le strade poi si è rilevato cheessenzialmente sono state pensate per leauto: a volte non ci sono marciapiedi ec'è una regolamentazione limitata dellasosta. Abbiamo lavorato con ragazzi di17-19 anni che stanno prendendo la pa-tente: da subito hanno cominciato riposi-zionarsi rispetto al loro orientamentoall’auto, vedendo ad esempio come unaragazza in carrozzina si trovava ad affron-tare marciapiedi mancanti, scivoli che nonci sono, passaggi occupati. Dopo questaesperienza sul campo hanno rimesso in-sieme le loro idee, hanno prodotto deivideo e una documentazione fotograficainteressante per la capacità di leggere erappresentare il territorio.Alla fine più del 70% si è dichiarato di-sponibile ad usare altri mezzi di trasporto,come i piedi o la bici per andare a scuola.Anche il trasporto pubblico è stato riva-lutato: in partenza non era visto comealternativo al motorino. L’abbandono del

l mezzo pubblico non è ideologico madeterminato dalle eccessive difficoltà diutilizzo, per esempio durante le ore dipunta è difficile persino salire sui mezzi.C’è stato un approccio realistico al lavoro,con l’indicazione concreta su cosa fareper migliorare gli spazi della scuola.Tra i suggerimenti quello di arredare lestrade con alberi, allargare i marciapiedianche per far crescere il piacere del cam-minare affiancati, chiacchierando. È statoinoltre rilevato che in questo bacino dicirca 4000 studenti non esiste una piazza.Davanti alle fermate dei bus c’è un par-cheggio: l’obiettivo sarà arretrarlo perlasciare spazio ad un punto d’incontro.Un altro importante tema, emersonell'incontro con gli assessori competentidel comune, della provincia e dei quartieri,è stato la messa in relazione di bisognianche di commercianti e residenti. I ragazzihanno potuto percepire le resistenze alcambiamento.Non si è pensato solo alle opere da aggiun-gere: si è anche considerato che i cortilidelle scuole sono molto grandi e spessosi trovano a fianco di strade congestionateper difetto di regolamentazione.Invece dunque di proporre interventi moltocostosi potrebbe essere sufficiente metterein relazione gli spazi pubblici della scuolae gli spazi stradali. Un’altra proposta ri-guarda l'abbattimento di barriere che nonsono solo fisiche (recinzioni delle scuolemolto alte) per far dialogare gli spazi,dando la possibilità di accedere, parcheg-giare.Anche gli insegnanti sono stati chiamatia riflettere sull’uso della loro auto, spessoposteggiata nel cortile della scuola.I ragazzi hanno dato spazio anche alla lorocreatività proponendo di caratterizzare inmodo particolare l’area della scuola conun nuovo arredo, regolamentando la velo-cità e costituendo una sorta di isola ambien-tale che aiuti il processo di cambiamento.

Sandro LuccardiConsulente dell’associazione Pedalando

Camminando di Rimini.

• Descrizione del progettoIIl progetto “Una città per tutti” aveval’obiettivo di coinvolgere i giovani degliIstituti superiori del Centro studi dellaColonella, per individuare le situazioni piùcritiche della rete di mobilità tra la scuolae la città, per far emergere le loro propostee dare loro la possibilità di esprimerle nelpercorso di progettazione partecipata.Sono state individuate proposte per supe-rare le situazioni critiche dovute:a) al conflitto fra traffico veicolare e pedo-nale presente nel principale polo scolasticoriminese;b) alla mancanza di qualità degli spaziurbani: strade prive di marciapiedi e alberi,separazione rigida dello spazio scuola dallospazio strada, eccessiva invadenza delleauto sulle strade e nei cortili delle scuole,scarso rispetto della regolamentazionedell’uso dello spazio pubblico.Sono state elaborate alcune proposted'intervento. Nell’ambito del progetto sonostati promossi momenti di confronto contecnici e rappresentanti delle istituzionilocali, favorendo l’interazione con glistudenti in un’ottica di cittadinanza attivae di partecipazione alla vita della comunitàlocale. Le caratteristiche della mobilitàdella zona sono state descritte ai ragazziattraverso cartografie e dati che evidenzia-no la tipologia degli spostamenti: quantotempo impiegano studenti e lavoratori perarrivare nel Centro Studi, mezzi di trasportoutilizzati, parcheggi, ecc.I ragazzi sono stati infine accompagnati,assieme ad una persona che si sposta sucarrozzina, lungo un itinerario ed invitatia rilevare (con disegni, relazioni, foto,brevi film) le situazioni problematiche:marciapiedi mancanti, interrotti, occupatiin modo improprio, caos all’entrata eall’uscita dalle scuole, presenza di barrierearchitettoniche. Dopo aver elaborato esomministrato un questionario finalizzatoa conoscere la disponibilità dei ragazzi acambiare modalità di trasporto, a qualicondizioni e per raggiungere quali obiettivi,sono state individuate delle prioritàd’intervento condivise e sviluppate dairagazzi in piccoli gruppi.Dopo un confronto con gli Amministratoridel Quartiere, del Comune e della Provin-cia, sono state formulate proposte di inter-vento concrete, azioni e migliorie infra-strutturali. Tra le ricadute del processopartecipato è stato rilevato un aumento

dell’attenzione e un maggiore rispetto delleregole all’interno dell’area scolastica.

• Elementi di interesse- Il lavoro nell’area scolastica ha permessola creazione di un rapporto diverso con leregole da parte dei ragazzi, ed ha portatoa riscoprire e comunicare il valore e lafunzione degli spazi come la zona antistan-te alla scuola, i parcheggi, le aree di ag-gregazione spesso colonizzate dalle auto- La riflessione sulla disponibilità a cam-biare i propri comportamenti ha allargatola riflessione dagli accorgimenti tecnico-urbanistici alla necessità di ridurre la cir-colazione con auto e motorini.

• Contributo- Mobilità scolastica e riqualificazioneurbanaIl progetto riminese è nato prima che inComune da un gruppo di oltre 10 associa-zioni che si occupano di mobilità sosteni-bile, accessibilità, tematiche ambientali:

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CENTOCIELI, quadrimestrale promosso dalla Regione Emilia-Romagna. Numero 1/2 - anno 12 - dicembre 2010 - Aut. Tribunale Bologna n. 6934 del 3/8/99 – Sped. Abb. Post. Art.2, comma 20/c Legge 662/96 D.C.I., E-R (Bo). Direttore Responsabile: Roberto Franchini. Direzione editoriale: Paolo Tamburini. Redazione: Stefania Bertolini, Pier Francesco Campi,Paolo Tamburini, Giuliana Venturi. Collaborazione redazionale e progetto grafico: Centro Antartide – Giampiero Mucciaccio, Marco Pollastri, Francesco Bedussi; Sara Branchini - VittorioBeccari (Delinea). In copertina: alunni dell’Istituto Comprensivo Sanvitale- Frasalimbene partecipano alla campagna nazionale “Siamo tutti pedoni” (immagine fornita dal Comune di Parma)

Segreteria redazione: Viale Silvani 4/3, 40122 Bologna. Tel. 051-5274646. E-Mail: [email protected] - www.ermesambiente.it/infeaStampa: Nuova Tipografia, Forlimpopoli (FC)

CENTOCIELI - numero 1/2 - anno 12 - dicembre 2010

Il 2010 ha portato novità per i pedoni: tra le ultimemodifiche introdotte al codice della strada infatti, ce n’èuna di grande importanza per la sicurezza di chi si spostaa piedi. Gli italiani che vanno all’estero si stupiscono dicome gli automobilisti non solo si fermino per far passarechi transita sulle strisce, ma addirittura arrestino l’autoancora prima che si sia cominciato l’attraversamento,semplicemente perché vedono una persona ferma vicinoa delle strisce. Si tratta di una questione culturale, certo;ma non solo.L’abitudine tutta italiana di lasciare piena precedenzaalle auto aveva fino ad oggi anche una copertura legi-slativa: l’articolo 191 del vecchio codice della stradarecitava infatti che “i conducenti devono dare la prece-denza […] ai pedoni che transitano sugli attraversamentipedonali”. Dunque la precedenza era dovuta solo a chiera già sulle strisce e stava già attraversando. Ma comesi fa ad iniziare l’attraversamento su una strada trafficatase nessuno si ferma per farti passare? Bisogna buttarsiin mezzo alle auto sperando che una volta sulle strisce

Siamo tutti pedoni: la primavera della sicurezza stradale • Rispetto delle regole, un esempio: i limiti di velocità

Un pedone investito a 30 km orari ha solo il 50% dipossibilità di sopravvivere. Il 10% di possibilità seinvestito a 50 km orari. Oltre i 60 km orari non hasperanza. Vale anche per i ciclisti. Il rispetto dei limitidi velocità nei centri abitati consentirebbe di diminuiresignificativamente il numero delle vittime. Sulle stradeurbane si verifica quasi l'80% di tutti gli incidenti e siregistra oltre il 70% dei feriti e più del 44% dei mortitotali.

• Gli anziani e il diritto alla mobilità

Tra i più colpiti dall'insicurezza stradale ci sono glianziani. La percezione della strada come luogo peri-coloso li spinge ad isolarsi sempre più con inevitabiliricadute negative per la salute e per le relazioni.Considerando che gli anziani nelle nostre comunitàsono sempre di più, si comprende l'importanzadell'impegno per tutelare il loro diritto di muoversiliberamente e senza rischi.Gli anziani non si muovono agilmente nel traffico.Non sono in grado di "scattare" per evitare i pericolio di attraversare la strada velocemente. Sono natural-mente anziani. Non si può chiedere loro di adattarsial traffico, ma si deve chiedere a chi guida di rispettarli.

esse si fermino? A questo problema pone rimedio la nuovafortunata formulazione dell’articolo, che da quest’annodunque recita “i conducenti devono […] altresì dare laprecedenza, rallentando e all'occorrenza fermandosi, aipedoni che si accingono ad attraversare sui medesimiattraversamenti pedonali”.La novità rivoluzionaria è contenuta nelle due sempliciparole “si accingono” ed è una bella conquista per tutticoloro che si battono in difesa dei pedoni. Naturalmente,però, non basta. La sfida è riuscire a far sì che questocambiamento linguistico diventi un comportamento abi-tuale ed effettivo.Ogni anno in Italia vengono uccisi più di 600 pedoni eoltre 20.000 vengono feriti. La maggior parte sono vittimedel mancato rispetto delle regole da parte di chi guidaautomobili e scooter. Dietro a tante tragedie non c’è lafatalità o il caso, ma il mancato rispetto delle regole edel buon senso: basti pensare che circa un terzo dei pedonimorti vengono falciati mentre attraversano sulle strisce.Molti di quelli che chiamiamo impropriamente “incidenti”sono quindi evitabili. Da qui prende le mosse la campagna“Siamo tutti pedoni” che verrà realizzata in tutta Italianel periodo 14 aprile-31 maggio 2011. La campagna èpromossa dall’Osservatorio per l’educazione stradale ela sicurezza della Regione Emilia-Romagna insieme alCentro Antartide, ai sindacati dei pensionati Spi-Cgil,Fnp-Cisl e Uil, Auser, Unione Italiana dei Ciechi e tantescuole, istituzioni, associazioni sensibili ai diritti degliutenti deboli della strada.La campagna si svolge sotto l’Alto Patronato del Presi-dente della Repubblica. Coinvolge anche Piero Angela,Vito, il calciatore Marco Di Vaio, Giorgio Panariello,Vauro. Vuole far crescere la consapevolezza che la stragedei pedoni può essere drasticamente ridotta.Facendo rispettare le regole, educando ad una nuovacultura della strada, rendendo strutturalmente più sicurele strade, attuando un’azione preventiva e repressiva piùintensa ed incisiva, suscitando un protagonismo diffusonelle istituzioni, nelle scuole, nella società. Vuole farriflettere anche sul valore del camminare: camminare fabene alla salute, delle persone e della Terra. Chi camminanon inquina e non spreca energia.

Per adesioni e maggiori informazioni:Centro Antartide, tel 051.260921

• Bimbi in strada

I bambini per strada sono molto vulnerabili. Il lorocampo visivo è ristretto ed hanno difficoltà nel con-centrare l'attenzione su più cose nello stesso tempo enel capire se un'auto è ferma o in movimento.Essendo bassi rimangono spesso nascosti agli occhidegli automobilisti. Sono portati a soddisfare i propribisogni impulsivamente, sia che si tratti di rincorrerela palla o di raggiungere un amico che è dall'altraparte della strada. Quasi non hanno la percezione delpericolo, dei tempi di frenata, della velocità. I bambini,così come gli anziani e gli altri portatori di handicap,non potranno mai adattarsi al sistema di traffico cheattualmente predomina nelle città. Appare evidenteche il sistema di mobilità deve adattarsi alle necessitàe alla vulnerabilità degli utenti deboli della strada enon viceversa.

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