INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE …€ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) ..... 53 8. USO DI...

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___________________________________________________________________ INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2015 - PILLAR III ________________________________________________________________

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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2015 - PILLAR III

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Banca IFIS S.p.A.

Numero di iscrizione all’Albo delle Banche: 5508 Capogruppo del Gruppo bancario Banca IFIS, iscritto all’Albo dei Gruppi bancari Capitale Sociale: euro 53.811.095 i.v. Codice Fiscale e numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Venezia: 02505630109; Partita IVA: 02992620274 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, all’Associazione Bancaria Italiana, all’Associazione Italiana per il Factoring, a Factors Chain International

Sede legale ed amministrativa

Via Terraglio, 63 – 30174 Mestre – Venezia Indirizzo Internet: www.bancaifis.it

Filiali

Ancona, Via Sandro Totti 3 Avellino, Contrada Chiaire 13/A Bari, Via Lucera 4 Bergamo, Viale Papa Giovanni XXIII 94/E Bologna, Via dell’Industria 33 Brescia, Via Malta 7/c - Torre Kennedy Cagliari, Viale Bonaria 62 Catania, Via Teseo 13 int.15 Cuneo, Corso IV Novembre 12 Firenze, Largo Guido Novello 1 Genova, Via C.R.Ceccardi 3 int.3/A Milano - Cologno Monzese, Via A. Volta 16 Napoli, Via G. Porzio 4 - Centro Direzionale Isola E7 Padova, Viale dell’Industria 60 Palermo, Viale Regione Siciliana Nord Ovest 7275 Pescara, Piazza E. Troilo 27 – Edificio A Scala A1 int. 2/N Pisa, Via Mezzanina 18 Pordenone, Via De Paoli 28/D Roma, Via B. Cavaceppi 113 Salerno, Via dei Principati 74 Torino 1, Corso Francia 325 Torino 2, Corso Roma 13/bis 1 Treviso - Silea, Via G. Galilei 1 Varese - Gallarate, Largo Buffoni c/o Torre di Ghiaccio int.2/G Venezia - Mestre, Via Gatta 11

Verona – Via Enrico Fermi 2 Vicenza - Monteviale, Via Biron 102/5/d

Uffici di rappresentanza

Romania, Bucarest, Str.Avirg, no 12, sect.2 Romania, Timisoara, Str. Nicolae Paulescu, no 1 Ungheria, Budapest, Bajza U. 50 II/6 Sedi delle altre società del Gruppo bancario

IFIS Finance Sp.Z o.o.- Polonia, Varsavia, Ul. Wspólna 62

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INDICE

0. INTRODUZIONE ...................................................................................................................................... 6

1. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) .................................... 7

2. AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) .................................................................................. 30

3. FONDI PROPRI (ARTT. 437 E 492 CRR) ......................................................................................... 31

4. REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) ....................................................................................... 39

5. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) ............................................. 42

6. RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI (ART. 442 CRR) ............................................................... 43

7. ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) ................................................................................. 53

8. USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO E USO DELL’ECAI (ARTT. 444 E 453 CRR) ............................................................................................................................... 54

9. RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) ........................................................................................... 56

10. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI

NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) .............................................................................................................. 57

11. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL

PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) ........................................................................... 59

12. POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) ......................................................................... 61

13. LEVA FINANZIARIA (ART. 451 CRR) ................................................................................................ 77

14. ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E RACCORCO TRA IL PROFILO

DI RISCHIO COMPLESSIVO E LA STRATEGIA AZIENDALE .............................................................. 80

DICHIARAZIONE DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO AI SENSI DELL’ART. 435, LETTERE E)

ED F) DEL REGOLAMENTO UE 575/2013 .............................. ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI .................................................................................... ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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0. INTRODUZIONE

Con l'emanazione della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 "Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" la Banca d'Italia ha recepito la Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) del 26 giugno 2013. Tale normativa, unitamente a quella contenuta nel Regolamento (UE) N. 575/2013 (cd “CRR”) recepisce gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cd. "Basilea III").

La struttura della regolamentazione prudenziale si basa su "tre pilastri":

il primo, oltre a prevedere un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell'attività bancaria e finanziaria (credito, controparte, mercato, operativo), è stato rafforzato attraverso una definizione maggiormente armonizzata del capitale e più elevati requisiti di patrimonio, nonché tramite la prevista introduzione di un limite alla leva finanziaria e nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio – LCR) e su una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio – NSFR)

il secondo richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica, di un adeguato sistema dei controlli interni e di un adeguato Governo societario;

il terzo prevede obblighi di informativa al pubblico volti a consentire agli operatori di mercato una più accurata valutazione della solidità patrimoniale e dell'esposizione ai rischi delle banche.

Per quanto riguarda in particolare il “terzo pilastro” (Pillar 3), allo scopo di rafforzare la disciplina di mercato, la normativa disciplina alcuni obblighi, rivolti a banche e gruppi bancari, di pubblicazione di informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi. Le informazioni sono di natura qualitativa e quantitativa e fanno sostanzialmente rinvio alla Parte Otto (articoli 431 – 455) e Parte Dieci (articolo 492) del Regolamento comunitario.

Banca IFIS, con riferimento al documento di informativa al pubblico, prevede che:

attesa la sua rilevanza pubblica, venga approvato dal Consiglio di Amministrazione prima della sua diffusione;

venga pubblicato almeno una volta all’anno, entro trenta giorni dalla data di approvazione del bilancio da parte dell’Assemblea dei soci;

venga sottoposto all’attestazione del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili e societari ai sensi dell’art. 154 bis del D.Lgs. 58/1998 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria).

Gli importi indicati nella presente Informativa, se non altrimenti indicato, sono da intendersi espressi in migliaia di euro. Il Gruppo Banca IFIS pubblica questa informativa al pubblico e gli eventuali successivi aggiornamenti sul proprio sito Internet all’indirizzo www.bancaifis.it, nella sezione Investitori istituzionali – Risk Management.

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1. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (Art. 435 CRR)

Premessa

La disciplina di vigilanza si è dotata di un sistema di regole ed incentivi che consentono di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi di una misurazione più accurata dei potenziali rischi connessi all’attività bancaria e finanziaria, nonché del mantenimento di una dotazione patrimoniale più strettamente commisurata all’effettivo grado di esposizione al rischio di ciascun intermediario.

La mission e la responsabilità sociale

L’attività del Gruppo bancario si sviluppa attualmente nei seguenti ambiti operativi:

acquisto/finanziamento e gestione dei crediti d’impresa (c.d. factoring), in Italia e all’estero tramite i marchi Credi Impresa Futuro (CIF), Banca IFIS International, Banca IFIS Pharma; l’offerta di supporto finanziario e di gestione del credito è principalmente rivolta al segmento delle Piccole e Medie Imprese, mentre l’acquisto a titolo definitivo è volto in prevalenza verso controparti appartenenti alla pubblica amministrazione;

finanziamento a medio termine rivolto ad una specifica clientela imprenditoriale (i titolari delle farmacie) finalizzato al sostegno del ciclo di fornitura;

acquisto e gestione dei crediti non performing prevalentemente generati da controparti retail;

acquisto e gestione dei crediti erariali acquisiti da controparti in bonis o soggetti a procedure concorsuali a titolo definitivo;

raccolta on line sviluppata tramite il conto di deposito rendimax e il conto corrente contomax; tali strumenti, pur non costituendo una specifica linea di business aziendale, per la tipologia di attività e per le dimensioni raggiunte, rientrano a pieno titolo tra i segmenti di operatività della Banca.

Complementari a tali attività risultano le attività legate alla tesoreria aziendale i cui contenuti, pur essendo stati in periodi storici particolarmente significativi, non modificano la mission del Gruppo bancario che continua a essere finalizzata a fornire supporto finanziario e di gestione del credito.

Con l’obiettivo di salvaguardare la propria attività il Gruppo Banca IFIS si ispira all’osservanza dei fondamentali principi di correttezza e coerenza per il raggiungimento del miglior risultato economico nel rispetto dei principi etici aziendali ed in ottemperanza alla normativa prevista in materia di responsabilità amministrativa ex d.lgs. 231/2001.

Il Gruppo bancario Banca IFIS

Alla data del 31 dicembre 2015 il Gruppo bancario Banca IFIS risultava composto dalla Capogruppo e dalla controllata polacca IFIS Finance Sp. z o.o..

Gli Organi di governo strategico, di gestione e di controllo

Il complessivo processo di gestione e controllo dei rischi coinvolge, con diversi ruoli, gli organi amministrativi e di controllo delle società del Gruppo nonché la Direzione Generale della Capogruppo e le strutture operative di tutto il Gruppo.

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Nel modello adottato dalla Capogruppo Banca IFIS S.p.A.:

la funzione di supervisione strategica è svolta dal Consiglio di Amministrazione; la funzione di gestione è svolta dall’Amministratore Delegato coadiuvato dal Direttore

Generale; la funzione di controllo è svolta dal Collegio Sindacale.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo riveste un ruolo centrale nell’organizzazione societaria in quanto organo deputato alla determinazione degli indirizzi e degli obiettivi aziendali strategici e alla verifica della loro attuazione, all’applicazione dei piani industriali e di operazioni strategiche, dettando inoltre i principi dell’attività di direzione e coordinamento delle società del Gruppo Banca IFIS, nell’interesse dei Soci. Esso svolge una funzione di vigilanza in ordine al raggiungimento degli obiettivi strategici della Banca e del Gruppo nel suo complesso.

L’ Organo con Funzione di Gestione è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione cui riporta direttamente in proposito e definisce i processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi.

Il Collegio Sindacale vigila sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare sull’adeguatezza della struttura organizzativa. Svolge, inoltre, i compiti di controllo che la legge e lo statuto gli affidano, verificando la correttezza delle procedure contabili e valutando il grado di efficienza e di adeguatezza del Sistema dei Controlli Interni.

Il sistema dei controlli interni

Il Sistema dei Controlli Interni del Gruppo Banca IFIS ha l’obiettivo di assicurare una corretta informativa ed un’adeguata copertura di controllo su tutte le attività e, in particolare, nelle aree di maggiore rischio aziendale.

Il Sistema dei Controlli Interni del Gruppo Banca IFIS è costituito dalle regole, dalle procedure e dalle strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il conseguimento delle seguenti finalità:

efficacia ed efficienza dei processi aziendali (amministrativi, produttivi, distributivi, ecc.); salvaguardia del valore delle attività e protezione dalle perdite; affidabilità ed integrità delle informazioni contabili e gestionali; conformità delle operazioni con la legge, la normativa di vigilanza, le politiche, i piani, i

regolamenti e le procedure interne nonché i Codici (Etico, di Autodisciplina, ecc.) fatti propri dal Gruppo.

I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo. Di seguito sono evidenziate alcune tipologie:

i controlli di linea, diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative o incorporati nelle procedure ovvero eseguiti nell’ambito dell’attività di back office;

i controlli sulla gestione dei rischi, che hanno l’obiettivo di concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree operative

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con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati. Essi sono affidati a strutture diverse da quelle operative;

l’attività di revisione interna, volta a individuare andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare la funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Essa è condotta nel continuo, in via periodica o per eccezioni, da struttura diversa e indipendente da quelle operative, anche attraverso verifiche in loco.

Gli Organi societari promuovono una cultura aziendale che valorizzi la funzione di controllo: tutti i livelli di personale all’interno dell’organizzazione devono essere consapevoli del ruolo ad essi attribuito nel sistema dei controlli interni ed esserne pienamente coinvolti.

Al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è affidato il compito di approvare gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio, di approvare la struttura organizzativa della Banca, di definire le linee di indirizzo del sistema di controllo interno della Banca e delle società controllate nonché di verificare che l’assetto dei controlli interni risulti coerente con la propensione al rischio prescelta.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo inoltre si assicura che venga definito un sistema informativo corretto, completo e tempestivo, e che sia assicurata la funzionalità, l’efficienza e l’efficacia dello SCI. Effettua valutazioni periodiche e, ove necessario, adotta idonee misure correttive.

Tra i principali attori del sistema dei controlli interni svolge un ruolo di primaria importanza il Comitato Controllo e Rischi della Capogruppo, formato da amministratori non esecutivi (in prevalenza indipendenti), che ha il compito di supportare, con un’adeguata attività istruttoria, le valutazioni e le decisioni del Consiglio di Amministrazione relative al Sistema di controllo interno e gestione dei rischi, nonché quelle relative all’approvazione delle relazioni finanziarie periodiche.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha inoltre individuato nell’Amministratore Delegato l’amministratore esecutivo incaricato di sovrintendere alla funzionalità del sistema di controllo interno. L’Amministratore Delegato, avvalendosi in particolare del Direttore Generale e del Responsabile dell’unità organizzativa di controllo Internal Audit, assicura un’efficace gestione dell’operatività e dei rischi connessi; verifica nel continuo la funzionalità, l’efficacia e l’efficienza complessiva dello SCI, adeguandolo ove opportuno; individua e valuta i fattori di rischio; definisce i compiti delle unità di controllo e i relativi flussi informativi.

Banca IFIS, sensibile all’esigenza di assicurare condizioni di trasparenza e correttezza nella conduzione dell’attività aziendale, a tutela del proprio ruolo istituzionale e della propria immagine, delle aspettative degli azionisti e di coloro che lavorano per e con la Banca, ha ritenuto inoltre conforme alle proprie politiche aziendali procedere all’attuazione del Modello organizzativo e di gestione previsto dal d.lgs. 231/2001. In tale ambito la Banca ha quindi istituito l’Organismo di Vigilanza, formato da componenti del Consiglio di Amministrazione e dal Responsabile dell’Internal Audit.

L’Internal Audit esercita la propria azione di controllo, sia sulla Capogruppo sia sulle Controllate, affinché i principali rischi afferenti alle stesse risultino correttamente identificati, nonché adeguatamente misurati, gestiti e monitorati, ai fini di una sana e corretta gestione del Gruppo. L’attività dell’Internal Audit è volta, da un lato, a controllare in un’ottica di controlli di terzo livello, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell’operatività e l’evoluzione dei rischi, e, dall’altro, a valutare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti del sistema dei controlli

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interni, portando all’attenzione degli Organi aziendali della Capogruppo e delle Controllate i possibili miglioramenti.

L’unità organizzativa di controllo Risk Management è separata sotto il profilo organizzativo dall’Internal Audit e dalle unità di controllo Compliance ed Antiriciclaggio. Inoltre, non è coinvolta nei processi di assunzione del rischio. Il Risk Management di Capogruppo ha la missione di identificare, misurare e monitorare i rischi rilevanti per il Gruppo.

Completano i controlli di secondo livello l’unità Compliance e l’unità Antiriciclaggio della Capogruppo, le quali hanno rispettivamente la missione di presiedere, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale e di prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Ciò, attraverso la valutazione dell’adeguatezza delle procedure interne a prevenire la violazione di norme esterne (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione (ad esempio codici di condotta e codici etici) applicabili alle società del gruppo (Banca IFIS compresa). Compliance e Antiriciclaggio della Capogruppo, nello svolgimento delle proprie attività di competenza, operano in un perimetro che ricomprende le normative che impattano sull’operatività bancaria.

Banca IFIS ha inoltre adottato specifiche misure a presidio del rischio di errata informativa finanziaria: le previsioni statutarie in tema di “dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari”, la nomina del Dirigente Preposto ed il “Regolamento del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari”, approvato dal Consiglio di Amministrazione, costituiscono, insieme al corpus delle procedure amministrativo-contabili, il complesso di tali misure.

1.1 Organizzazione della unità organizzativa di controllo Risk Management (Art. 435 co.1, b)

Missione del Risk Management di Capogruppo

Il Risk Management di Capogruppo ha la missione di:

• misurare/valutare e monitorare tutti i rischi rilevanti a cui il Gruppo è esposto;

• garantire una visione olistica ed integrata dei rischi cui il Gruppo nel suo complesso è esposto assicurandone un’adeguata informativa agli organi di governo.

Il Risk Management, coerentemente alla propria missione, estende il suo perimetro di competenza a tutte le società del gruppo bancario.

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Posizionamento organizzativo del Risk Management di Capogruppo

Nell’ambito del sistema dei controlli interni aziendale, l’unità organizzativa di controllo dei rischi è incardinata nel Risk Management di Capogruppo.

Il responsabile del Risk Management (Chief Risk Officer) dipende gerarchicamente dell’Amministratore Delegato. In ogni caso, ha accesso diretto al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale e comunica con essi senza restrizioni o intermediazioni.

Il Risk Management è separata sotto il profilo organizzativo dal Internal Audit, dalla Compliance e dall’Antiriciclaggio. Inoltre, non è coinvolta nei processi di assunzione del rischio.

Principali attività

Il Risk Management di Capogruppo, nel rispetto della propria missione, svolge un ruolo centrale nel governo e gestione dei rischi, le principali attività e compiti cui assolve sono di seguito elencati.

a) definisce il proprio programma di attività in cui tiene conto sia delle eventuali carenze emerse nei controlli sia degli eventuali nuovi rischi identificati a livello di gruppo;

b) con cadenza almeno annuale, redige una relazione che illustra le verifiche effettuate, i risultati emersi, i punti di debolezza rilevati e le proposte di interventi da adottare per la loro rimozione;

c) riferisce all’Amministratore Delegato, per gli aspetti di propria competenza, in ordine alla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni di gruppo;

d) identifica i rischi rilevanti per il gruppo; e) supporta il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella definizione del Risk

Appetite Framework (cd. RAF) di gruppo, delle politiche per il governo e la gestione dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi nonché nella fissazione dei limiti operativi di gruppo all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

f) supporta il Consiglio di Amministrazione nella definizione del processo di sviluppo e convalida di sistemi interni di misurazione dei rischi utilizzati con finalità gestionali e non regolamentari;

g) definisce metriche comuni di valutazione dei rischi operativi coerenti con il RAF di gruppo, coordinandosi con le varie unità organizzative aziendali;

h) definisce scenari di stress sul gruppo, calcola la relativa risk tolerance e valuta gli impatti di questa ultima sulla dotazione di capitale complessivo disponibile a livello consolidato;

i) supporta l’Amministratore Delegato nell’attuazione del RAF di gruppo; j) verifica nel continuo l’adeguatezza del RAF di gruppo; k) verifica nel continuo l’adeguatezza del processo per la gestione dei rischi e dei limiti

definiti; l) monitora costantemente il rischio effettivo assunto dal gruppo nel suo complesso nonché

il rispetto degli indicatori di rischio assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

m) dà pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle operazioni di maggiore rilievo eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi;

n) predispone il resoconto ICAAP e la reportistica periodica sui rischi; o) verifica il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni

creditizie;

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p) analizza i rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;

q) fornisce supporto quantitativo e metodologico alle funzioni di business in tema di utilizzo gestionale delle misure di rischio.

1.2 Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi (Art. 435 co.1, e, f)

Nell’ambito dell’ampio quadro di governo e gestione dei rischi, il Risk Appetite Framework riveste un ruolo cardine. Esso è da intendersi come il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il business model ed il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio.

I criteri utilizzati per la definizione del Risk Appetite Framework tengono conto:

- del modello di business e dei mercati di riferimento in cui il Gruppo opera; - degli obiettivi strategici; - della visione integrata dei rischi misurati/valutati in coerenza con quanto effettuato ai

fini ICAAP.

I processi di definizione del RAF e di pianificazione strategica risultano fortemente interrelati in quanto il primo si basa sugli assunti strategici declinati nel piano industriale e sulle proiezioni in esso contenute, il secondo è imprescindibile da una visione di redditività corretta per il rischio, robustezza patrimoniale, nonché una solida situazione di liquidità.

Per il Gruppo Banca IFIS gli indicatori sono stati suddivisi in due categorie:

- indicatori strategici: necessari al monitoraggio degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo;

- indicatori di rischio: declinano operativamente un set di limiti per singola tipologia di rischio, che mirano a rafforzare il presidio dei rischi in maniera più granulare.

Le categorie di indicatori sopra esposti sono oggetto di monitoraggio periodico da parte del Risk Management e sono, in base alla tipologia, trasmessi sia agli Organi Aziendali che alle altre strutture aziendali.

Con riferimento agli indicatori strategici, essi comprendono sia gli indicatori strategici per i quali sono previsti dei vincoli regolamentari, sia gli indicatori strategici che prevedono dei vincoli definiti dagli azionisti.

Per ciascun indicatore strategico sono stati definiti i concetti rilevanti ai fini R.A.F.:

Risk Profile: rappresenta il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale;

Risk Appetite: rappresenta il livello di rischio, complessivo e per tipologia, che il Gruppo intende assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici;

Risk Tolerance: rappresenta la devianza massima dal Risk Appetite consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso al Gruppo margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate

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le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito;

Soglia di allarme: rappresenta il livello massimo di rischio che il Gruppo intende perseguire per il raggiungimento dei suoi obiettivi strategici;

Risk Capacity: rappresenta il livello massimo di rischio che il Gruppo è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’Autorità di Vigilanza;

Gli indicatori strategici sono principalmente ascrivibili a dimensioni di:

Capitale e adeguatezza patrimoniale;

Liquidità;

Reddittività;

Qualità dell’attivo.

Qualora vengano superate le soglie sopra indicate, è attivato un processo di escalation.

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1.3 Strategie e processi per la gestione dei rischi

1.3.1 Ambito Rischio di credito

1.3.1.1 Rischio di credito

Il rischio di credito rappresenta il rischio di perdita derivante dall’insolvenza o dal peggioramento del merito creditizio delle controparti affidate dalla Banca; si compone:

• della dimensione di rischio controparte. Riguarda il rischio di insolvenza o di peggioramento del merito creditizio delle controparti verso cui la Banca è esposta;

• della dimensione di rischio operazione. Riguarda sia le perdite che la Banca sostiene per il mancato recupero dei crediti vantati verso controparti in default sia l’incremento dei valori di esposizione verso soggetti che, in seguito ad un peggioramento della propria situazione economico – finanziaria, tendono (in tutti quei casi di forme tecniche di affidamento a c.d. “valore incerto”) ad utilizzare maggiormente il fido loro concesso riducendo così il residuale margine disponibile.

L’attività del Gruppo bancario si sviluppa attualmente negli ambiti operativi dianzi descritti (sezione “La mission e la responsabilità sociale”).

L’attività di acquisto e gestione dei crediti d’impresa (c.d. factoring) si caratterizza per l’assunzione diretta di rischio derivante dalla concessione di finanziamenti e anticipazioni, nonché di eventuale garanzia, sui crediti commerciali a favore prevalentemente delle piccole-medie imprese, in attuazione delle strategie di sviluppo definite e perseguite dal Gruppo.

Alla tradizionale attività di factoring si è affiancato, nell’arco del 2015, il mercato del finanziamento a medio termine svolto da una specifica business unit che si rivolge ad una specifica clientela imprenditoriale retail (i titolari delle farmacie) fornendo un pacchetto di prodotti composito, dal finanziamento a medio termine finalizzato al sostegno del ciclo di fornitura, all’anticipo del credito verso le ASL, al conto corrente con elasticità di cassa.

Alla tradizionale attività di factoring si affianca l’attività di acquisizione di crediti di natura finanziaria (Distressed Retail Loans ovvero non performing loans), commerciale e fiscale di difficile esigibilità. La controparte cedente è principalmente costituita da banche, istituzioni finanziarie, procedure concorsuali e aziende commerciali.

In considerazione delle particolari attività svolte dalle società del Gruppo, il rischio di credito configura l’aspetto più rilevante della rischiosità complessiva assunta. Il mantenimento di un’efficace gestione del rischio di credito costituisce un obiettivo strategico per il Gruppo Banca IFIS ed è perseguito adottando strumenti e processi integrati al fine di assicurare una corretta gestione del credito in tutte le sue fasi (istruttoria, concessione, monitoraggio e gestione, intervento su crediti problematici).

A fronte di eventuali surplus di liquidità disponibile il Gruppo Banca IFIS effettua operazioni di deposito a brevissimo termine con controparti bancarie di elevato merito creditizio. In relazione alle caratteristiche delle controparti affidate, alla breve durata delle operazioni ed agli importi contenuti, il rischio di credito assunto a fronte di tali attività risulta essere particolarmente contenuto.

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Il portafoglio titoli detenuto dal Gruppo Banca IFIS, costituito quasi esclusivamente da titoli di stato italiani e, per una quota marginale, da obbligazioni bancarie, rientra nel perimetro del banking book anche se al di fuori della tradizionale attività di impiego della Banca, è fonte di rischio di credito. Tale rischio si configura nell’incapacità da parte dell’emittente di rimborsare a scadenza in tutto o in parte le obbligazioni sottoscritte. La vita residua media del portafoglio complessivo è pari a circa trenta mesi e durata massima per singola attività inferiore a cinque anni.

Si dà informativa che durante il mese di marzo 2016, Banca IFIS è riuscita a ridurre il proprio portafoglio di titoli di Stato a circa 1 miliardo di euro dai 3 che deteneva a fine dicembre 2015. Del portafoglio titoli rimanente, 700 milioni sono in scadenza a sei mesi e 300 milioni ad un anno, di conseguenza è stato deciso di lasciarli andare in scadenza.

Non è posta in essere dal Gruppo alcuna attività in prodotti derivati su crediti.

Politiche di gestione del rischio di credito: aspetti organizzativi.

Il rischio di credito nell’attività di factoring è generato come conseguenza diretta del finanziamento alle imprese clienti e dell’eventuale concessione da parte del Gruppo di garanzie contro l’insolvenza del debitore ceduto. La sua gestione avviene in due momenti distinti del processo del credito: nella fase di valutazione iniziale dell’operazione e, in caso di conclusione della stessa con esito positivo, nel corso di tutto il perdurare del rapporto con le controparti cedente-debitore. Al fine di elevare la qualità creditizia del proprio portafoglio crediti, Banca IFIS ha ritenuto opportuno concentrare le fasi principali relative all’assunzione e al controllo del rischio dell’attività di factoring presso la Direzione Generale della Banca ottenendo così, mediante la specializzazione delle risorse e la separazione delle funzioni a ogni livello decisionale, un’elevata omogeneità nella concessione del credito e un forte monitoraggio delle singole posizioni. Ciò resta valido anche con riferimento alla controllata IFIS Finance, le cui decisioni sono assunte nell’ambito del perimetro operativo ed organizzativo definito dalla Capogruppo Banca IFIS.

Nella prima fase del processo di gestione del rischio, la struttura organizzativa preposta ha il compito di valutare il merito creditizio delle controparti cedente e debitore(i), la natura del rapporto commerciale che li lega e la qualità del credito oggetto di cessione. Un sistema di deleghe e poteri deliberativi a più livelli attribuisce agli analisti di maggiore esperienza la facoltà di assumere rischi progressivamente crescenti, ma per importi che restano comunque contenuti. Rischi di importo maggiore possono essere assunti dai responsabili di servizio e di area. Per importi più elevati i poteri sono esclusivamente attribuiti al Direttore Generale, all’Amministratore Delegato, al Comitato Fidi ed infine al Consiglio di Amministrazione.

Le Filiali della Banca non hanno autonomia deliberativa nell’assunzione del rischio di credito. Ad esse compete lo sviluppo del business sul territorio e la gestione delle relazioni con la clientela. In tale contesto viene attribuita alle Filiali, nei limiti e con le modalità stabilite in delibera da parte degli organi competenti di Direzione, la gestione dell’ordinaria operatività dei rapporti con la clientela sotto il costante monitoraggio delle strutture di Direzione Generale.

Risorse qualificate e specializzate seguono l’evoluzione del rapporto sotto i diversi aspetti: dalle cessioni alle anticipazioni, dalla gestione amministrativa del credito agli incassi, dalla rilevazione degli eventuali segnali di anomalia alla verifica e definizione delle iniziative più opportune per il recupero del credito, anche con l’eventuale supporto dell’Area Legale.

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Come precedentemente specificato, il Gruppo Banca IFIS opera anche nell’acquisto di crediti di difficile esigibilità nelle seguenti aree di business:

crediti fiscali acquisiti di norma da procedure concorsuali e vantati nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria dello Stato;

crediti finanziari acquisiti da società di credito al consumo, banche e società di leasing;

crediti commerciali acquisiti da procedure concorsuali e aziende.

La fase di acquisizione delle diverse tipologie di crediti rappresenta un primo aspetto fondamentale del processo del credito, essa è preceduta da una approfondita attività di due diligence svolta da personale altamente qualificato, tesa a valutare la qualità del portafoglio oggetto di cessione, nonché gli impatti organizzativi. Successivamente alla fase di due diligence vengono fissate le condizioni economiche di offerta/acquisto del portafoglio crediti e definite le modalità di gestione interna (analitica o massiva) con i relativi impatti sulle strutture operative.

Per l’incasso dei crediti di difficile esigibilità (DRL) il Gruppo banca IFIS si avvale, oltre che di un ufficio legale interno e di una collaudata rete di società di esazione operante sull’intero territorio nazionale, nonché di una rete di agenti. Questa struttura, unitamente a numerosi legali domiciliati presso i Tribunali, assicura il massimo della flessibilità ed un’azione efficace e puntuale nel recupero di tutte le categorie di crediti.

Il Gruppo Banca IFIS pone particolare attenzione alla concentrazione del rischio di credito con riferimento a tutte le società del Gruppo sia a livello individuale che consolidato. Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS ha impegnato l’Alta Direzione ad agire in funzione di un contenimento dei grandi rischi. In linea con le indicazioni del Consiglio sono sottoposti a monitoraggio in via sistematica anche le posizioni a rischio che impegnano il Gruppo in misura rilevante.

Sistemi di gestione, misurazione, controllo e reporting

La procedura operativa che regola il processo del credito nell’ambito dell’attività tradizionale di factoring, approvata dal Consiglio di Amministrazione, richiede espressamente una valutazione puntuale ed analitica di tutte le controparti coinvolte nel rapporto, sia sul lato cliente-cedente che debitore ceduto, ove presente.

Nell’attività di factoring il rischio di credito è presidiato nel continuo con l’ausilio di procedure e strumenti che consentono una tempestiva individuazione delle posizioni che presentano particolari anomalie. In fase di valutazione della singola pratica, sia lato cedente che debitore ceduto, vengono analizzati dati di bilancio, di rapporti della controparti con il sistema, eventuale operatività pregressa con la Banca, il tutto integrato da informazioni quali protesti e pregiudizievoli, nonché da notizie su mezzi stampa. Da inizio 2015 è inoltre stato definito un questionario qualitativo che raccoglie informazioni di natura soft, la cui compilazione è demandata alle figure che curano il rapporto con la controparte.

Superata con esito positivo la fase di valutazione, il sistema di monitoraggio, alimentato nel continuo con banche dati selezionate, permette di monitorare il rischio di credito connesso alle controparti imprese domestiche acquisite. Protesti, pregiudizievoli o segnalazioni di sofferenza rappresentano fenomeni che inducono a blocchi automatici dell’operatività nei sistemi informativi collegati. L’analisi che ne consegue è finalizzata a valutare la gravità delle anomalie, l’eventuale temporaneità delle difficoltà riscontrate e, quindi, a decidere se proseguire il rapporto oppure attivare le procedure di rientro dalle

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esposizioni segnalate. La controllata estera IFIS Finance si avvale anche del supporto di banche dati locali e laddove il cedente o debitore siano italiani, la valutazione viene fatta in Italia.

Il Gruppo Banca IFIS, al fine di assicurare un chiaro ed efficace processo di valutazione, monitoraggio e gestione dei rischi assunti verso la Pubblica Amministrazione locale, si avvale di un applicativo denominato Aida P.A. rilasciato dalla società Bureau Van Dijk.

AIDA PA è uno strumento che permette di analizzare, confrontare e monitorare la posizione economico-finanziaria della Pubblica Amministrazione locale (nello specifico Comuni-Amministrazioni Provinciali) e delle relative società partecipate pubbliche connesse, nonché avere un indicazione sintetica dello stato di salute finanziaria di ogni Comune mediante la profilazione di un Rating.

Nell’ambito dell’attività di factoring, qualora la tipologia e/o qualità del credito ceduto non risultino pienamente soddisfacenti o, più in generale, il cliente cedente non risulti di standing creditizio ritenuto adeguato per la Banca, è prassi consolidata, a maggior tutela del rischio di credito assunto nei confronti del cliente cedente, acquisire garanzie aggiuntive da parte di soci o amministratori del cliente cedente.

La controllata IFIS Finance opera in autonomia nel rispetto dei principi generali definiti dalla Capogruppo del Gruppo bancario Banca IFIS, delle autonomie operative attribuite nonché dei limiti di rischio dalla stessa indicati, ove previsto, a livello consolidato e individuale. La controllata è dotata di un sistema delle deleghe la cui attuazione è subordinato al preventivo benestare del Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS S.p.A.

La Banca si è dotata di un set di indicatori utilizzati per il monitoraggio dell’evoluzione del rischi creditizio insiti nell‘attività di factoring, essi sono disciplinati all’interno di specifica documentazione interna e sono, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, rappresentati da: scaduto, ritardo medio di pagamento a livello di settore (privato, pubblico), durata media dell’impiego, concentrazione etc. Per la maggioranza di questi indicatori sono previste delle soglie di attenzione e allarme, oggetto di costante monitoraggio e aggiornamento.

Al fine di contenere il rischio di diluizione, il Gruppo verifica che la struttura delle operazioni creditizie poste in essere assicuri, in tutte le prevedibili circostanze, il mantenimento della proprietà e del controllo effettivo su tutti gli introiti rivenienti dai crediti commerciali, come ad esempio analisi e verifiche sui contratti di fornitura alla base del credito commerciale stesso che la Banca intende finanziare. In particolare, vengono analizzati la tipologia di fornitura ed i contratti della stessa per valutare il rischio potenziale di contestazioni commerciali da parte di uno o più debitori ceduti e una valutazione del debitore e della carta commerciale ceduta, al fine di contenere fenomeni di ineleggibilità del credito acquistato.

Con riferimento alle attività afferenti al business Distressed Retail Loan e all’acquisto di crediti fiscali da procedure concorsuali, al fine di assicurare un sempre più efficiente controllo delle operazioni poste in essere, sono continuati gli investimenti in sistemi informativi utili al monitoraggio di tali portafogli.

Assumono particolare rilievo le operazioni di acquisto di crediti di difficile esigibilità classificati, sin dalla fase di acquisto, tra le partite deteriorate. Trattasi di crediti di natura finanziaria (acquisiti da società di credito al consumo, banche e società di leasing) e, in misura marginale, da crediti di natura commerciale (acquisiti da procedure concorsuali e aziende) che, in relazione alle caratteristiche del credito e del cedente, vengono

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opportunamente classificate in portafogli omogenei per caratteristiche gestionali e modalità di recupero (giudiziale o stragiudiziale). In particolare, sono individuate le seguenti modalità di gestione:

gestione massiva, caratterizzata da un’attività di recupero stragiudiziale svolta prevalentemente da società di recupero specializzate e dalla rete di agenti interna;

gestione analitica con recupero giudiziale dei crediti prevalentemente mediante l’ausilio di studi legali specializzati.

Con riferimento a tali crediti vi sono sistematiche attività di monitoraggio dei i flussi di cassa generati dalle attività di recupero, i quali vengono utilizzati anche a fini di backtesting del modello di simulazione dei flussi di incasso attesi, ovvero delle previsioni analitiche formulate dai gestori delle singole posizioni.

Per quanto riguarda Fast Finance, è stato sviluppato un modello per la previsione della data di incasso presunta in funzione della tipologia di credito; tale modello è stato sviluppato sui dati storici della banca.

In relazione al rischio di credito connesso al portafoglio titoli obbligazionari, ricordando che esso è costituito quasi esclusivamente da titoli di stato italiani e, in misura marginale, da obbligazioni bancarie di durata contenuta, il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nel monitoraggio della qualità creditizia degli emittenti dei titoli detenuti. La composizione del portafoglio titoli obbligazionari è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione ed all’Alta Direzione della Banca predisposto dal Risk Management per i vertici aziendali.

Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di credito, la Banca utilizza la metodologia standardizzata, prevista per la determinazione dei requisiti di vigilanza a fronte del rischio di credito che prevede la suddivisione delle esposizioni in diverse classi (”portafogli”) secondo la natura della controparte, ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di quest’ultimo e l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati.

In tale contesto la Banca utilizza le valutazioni del merito creditizio rilasciate dall’agenzia esterna di valutazione (ECAI) Fitch Ratings solo per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni ricomprese nel portafoglio “Amministrazioni Centrali e Banche Centrali”.

Tecniche di mitigazione del rischio di credito

Nell’ambito dell’attività di factoring, qualora la tipologia e/o qualità del credito ceduto non risultino pienamente soddisfacenti o, più in generale, il cliente cedente non risulti di merito creditizio sufficiente, è prassi consolidata, a maggior tutela del rischio di credito assunto dal Gruppo nei confronti del cliente cedente, acquisire garanzie fideiussorie aggiuntive da parte di soci o amministratori dei clienti cedenti. Si precisa che tali garanzie non vanno di norma a mitigare gli assorbimenti patrimoniali.

Per quanto riguarda i debitori ceduti nei rapporti di factoring, ove si ritiene che gli elementi di valutazione disponibili sul debitore ceduto non siano adeguati per una corretta valutazione/assunzione del rischio di credito connesso alla controparte debitrice, o piuttosto che l’ammontare di rischio proposto superi i limiti individuati nella valutazione della controparte, si acquisisce idonea copertura dal rischio di default del debitore ceduto. La copertura prevalentemente utilizzata su debitori ceduti esteri con operatività pro soluto è

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realizzata attraverso garanzie rilasciate da factors corrispondenti e/o polizze assicurative sottoscritte con operatori specializzati.

In relazione all’operatività in crediti di difficile esigibilità (Distressed Retail Loan ed acquisto di crediti fiscali da procedure concorsuali), ed al relativo modello di business non vengono di norma poste in essere azioni volte ad acquisire copertura a fronte dei rischi creditizi.

Attività finanziarie deteriorate

Con riferimento all’attività di factoring, l’operatività della relazione con la clientela è costantemente monitorata dai competenti uffici di Direzione, sia sulla base delle evidenze andamentali del rapporto sia degli strumenti di monitoraggio attivati sulle controparti a rischio (Centrale dei Rischi, protesti, pregiudizievoli ecc.). In caso di anomalie andamentali e/o elementi pregiudizievoli sulla controparte il rapporto viene posto in osservazione e la gestione della relazione da parte della Filiale è posta sotto la diretta supervisione delle unità che si occupano della gestione crediti della Direzione, fino al superamento degli elementi di anomalia riscontrati.

In caso di deterioramento della situazione e/o di criticità più marcate i rapporti passano sotto la gestione diretta dell’unità Crediti Problematici – Posizioni Sorvegliate finalizzata, sulla base delle dovute valutazioni di merito e di opportunità, al mantenimento della posizione fino al superamento delle criticità, o al rientro della posizione. Sulla base degli elementi di giudizio disponibili viene inoltre valutata l’eventuale classificazione della controparte a inadempienza probabile (unlikely to pay – UTP) o sofferenza.

La gestione delle posizioni deteriorate, siano esse UTP o sofferenze, è di norma affidata all’unità Crediti Problematici – Contenzioso che provvede alla messa in atto delle attività ritenute più idonee per la tutela e il recupero del credito, con reporting periodico all’Alta Direzione (definita da Amministratore Delegato e Direttore Generale) ed al Consiglio di Amministrazione. Ove si riscontri la possibilità di una positiva soluzione delle difficoltà evidenziate dal cedente e/o debitore con adeguate tutele del rischio di credito per la Banca, la posizione può essere ristrutturata e riaffidata alle unità gestione clienti per monitorarne il regolare decorso.

Le valutazioni sulle rettifiche di valore analitiche, su proposta dell’unità Crediti Problematci, sono effettuate dall’Alta Direzione e sottoposte al Consiglio di Amministrazione per l’approvazione.

Processo omologo viene attivato, in linea di principio, anche per IFIS Finance Sp. Z o. o.. E’ opportuno tuttavia tenere conto della presenza marginale di attività deteriorate con riferimento alla società controllata.

I crediti Distressed Retail Loans sono classificati tra le partite deteriorate. L’acquisto dei crediti a valori sensibilmente inferiori all’importo nominale e gli incassi di norma superiori al prezzo pagato minimizzano il rischio di perdita.

Relativamente ai crediti deteriorati acquistati e non ancora incassati il valore nominale residuo complessivo del portafoglio a fine esercizio è di circa 8.161 milioni di euro, tali crediti il cui valore nominale storico alla data d’acquisto era di circa 8.261 milioni di euro, sono stati acquistati a fronte di un corrispettivo pagato di circa 340 milioni di euro che corrisponde ad un prezzo medio pari al 4,5% del valore nominale storico. Nel corso dell’esercizio 2015 sono stati acquistati circa 4.092 milioni di euro ad un prezzo medio del 5,3%, Il portafoglio

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complessivo dei crediti deteriorati acquistati e non ancora incassati presenta un’anzianità complessiva media ponderata di circa 22 mesi rispetto alla data di acquisizione degli stessi. Rileva inoltre evidenziare come complessivamente a chiusura esercizio 2015 vi sono in essere piani cambiari a scadere per circa 93 milioni di euro (l’ammontare non include i.e. piani di rientro a scadere per circa 138 milioni di euro).

Nel corso del mese di dicembre 2015 la banca ha perfezionato tre operazioni di vendita di portafogli a primari player attivi nell’acquisto di crediti NPL. Complessivamente sono stati ceduti crediti per un valore nominale residuo di circa 1,4 miliardi di euro, corrispondenti a circa 137 mila posizioni, a fronte di un prezzo complessivo di vendita pari a circa 37 milioni. Si noti inoltre che le numeriche sopra evidenziate al 31 dicembre 2015 non includono i crediti rientranti nel perimetro di cessione di una delle operazioni di vendita conclusa a fine dicembre con l’accettazione da parte della Banca dell’offerta vincolante “binding offer” presentata dall’acquirente, valore nominale residuo pari a circa 477 milioni di euro, valore nominale storico a data acquisto pari a circa 489 milioni di euro. La formalizzazione della cessione è avvenuta in data 15 gennaio 2016.

Con riferimento alle variazioni di costo ammortizzato diverse da impairment connesse a posizioni a sofferenza del comparto DRL la Banca ha proceduto a partire dal 2015 a classificare tali componenti non più alla voce 130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento su crediti ma alla voce alla voce 10 Interessi attivi.

I crediti DRL sono valutati al costo ammortizzato; i flussi di cassa attesi sui quali si basa il calcolo del costo ammortizzato sono stimati mediante l’utilizzo di un modello statistico le cui basi parametriche sono costruite a partire da serie storiche di recupero proprietarie per quanto attiene la c.d. gestione massiva e delle previsioni effettuate dall’analista per quanto attiene la c.d. gestione analitica. Il modello di simulazione dei flussi di cassa è stato rivisitato nel corso dell’esercizio 2015 a seguito del significativo mutamento, nel corso degli anni, delle modalità operative afferenti al recupero del credito. Il modello rivisitato prende in considerazione serie storiche aggiornate (2000-2015) e garantisce uniformità di trattamento a tipologie di incasso similari per caratteristiche; consente, inoltre, di ridurre significativamente i tempi di elaborazione.

Società controllate

La controllata IFIS Finance opera in autonomia nel rispetto delle politiche di rischio e dei principi generali definiti dalla Capogruppo, delle autonomie operative attribuite nonché dei limiti di rischio controparte dalla stessa indicati, ove previsto, a livello consolidato e individuale.

La controllata può definire un sistema di deleghe delle proprie autonomie operative sia a soggetti interni alla propria struttura sia a soggetti della Capogruppo coinvolti nei processi operativi di erogazione e utilizzo del credito. L’attuazione del sistema delle deleghe della controllata è subordinato al preventivo benestare del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo.

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1.3.1.2 Rischio di concentrazione

Rischio derivante da esposizioni verso controparti, incluse le controparti centrali, gruppi di controparti connesse e controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce, nonché dall’applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito, compresi, in particolare, i rischi derivanti da esposizioni indirette, come, ad esempio, nei confronti di singoli fornitori di garanzie.

Con riferimento all’attività di factoring, il Gruppo Banca IFIS pone particolare attenzione alla concentrazione del rischio di credito. Il Consiglio di Amministrazione della Banca ha impegnato l’Alta Direzione (Amministratore Delegato e Direttore Generale) ad agire in funzione di un contenimento dei grandi rischi di Gruppo, a fini prudenziali, entro limiti nettamente più stringenti rispetto a quanto consentito dalla normativa di vigilanza. In linea con le indicazioni del Consiglio sono sottoposti a monitoraggio in via sistematica anche le posizioni a rischio che, pur non raggiungendo il 10% del patrimonio di vigilanza, impegnano il Gruppo in misura rilevante, in aggiunta a tale monitoraggio è affiancato l’indicatore di concentrazione di rischio definito nel RAF. La concentrazione del portafoglio crediti è oggetto di analisi dettagliata e rendicontazione periodica al Consiglio di Amministrazione della Banca nell’ambito del Tableau de Bord trimestrale predisposto dal Risk Management.

Considerate la granularità e la tipologia delle posizioni di rischio provenienti dall’acquisizione di crediti non performing, il rischio di concentrazione da esse derivante appare trascurabile.

Per i crediti fiscali si richiama quanto esposto in altre parti della presente relazione in ordine al rischio di credito nei confronti dello Stato italiano.

Contenuto appare infine il rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie. Il Gruppo bancario Banca IFIS non è interessato dalla problematica degli investimenti indiretti in equity.

1.3.2 Rischio di mercato

Rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei prezzi di mercato (corsi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi di merci, volatilità dei risk factor, e così via) con riferimento al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza (rischi di posizione, regolamento e concentrazione) e all’intero bilancio della Banca (rischio di cambio e di posizione su merci).

In relazione all’attività caratteristica del Gruppo, l’unico rischio di mercato che si è manifestato è dato dal solo rischio di cambio. L’assunzione del rischio di cambio, intesa quale componente gestionale potenzialmente idonea a consentire migliori performance di tesoreria, rappresenta uno strumento con contenuto speculativo ed è pertanto estranea, in linea di principio, alle politiche del Gruppo. Le operazioni in divisa si sostanziano in operazioni poste in essere in nome e per conto della clientela e sono di norma correlate alla tipica attività di factoring.

In tale ottica le anticipazioni in divisa concesse alla clientela sono generalmente coperte da depositi e/o finanziamenti acquisiti da banche, espressi nella stessa divisa, con

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conseguente sostanziale eliminazione del rischio di perdite connesso all’oscillazione dei cambi. In taluni casi, la copertura viene effettuata utilizzando strumenti sintetici.

Un rischio di cambio residuale si manifesta quale conseguenza del fisiologico mismatching tra gli utilizzi da parte della clientela ed i relativi approvvigionamenti di valuta da parte della tesoreria, prevalentemente connessi alla difficoltà di formulare previsioni esatte sulle dinamiche finanziarie connesse all’attività di factoring, con particolare riferimento ai flussi d’incasso da parte dei debitori ceduti rispetto alle scadenze dei finanziamenti accesi alla clientela, nonché all’effetto degli interessi sugli stessi.

La Tesoreria è giornalmente impegnata a minimizzare questa differenza, riallineando nel continuo il dimensionamento e la cadenza temporale delle posizioni in valuta. L’assunzione e la gestione del rischio di cambio connesso all’attività avviene nel rispetto delle politiche di rischio e dei limiti fissati dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, ed è disciplinata da precise deleghe operative in materia che fissano i limiti di autonomia per i soggetti autorizzati ad operare, nonché limiti alla posizione netta in cambi giornaliera particolarmente stringenti.

1.3.2.2 Rischio di controparte

Rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa.

In corrispondenza del ridimensionamento del portafoglio titoli obbligazionari eligible, e delle correlate operazioni di finanziamento collateralizzato, nel corso del 2015 l’operatività in pronti contro termine passivi si è ridotta di importanza.

Tale attività è concentrata sulla piattaforma MTS e su operazioni di rifinanziamento presso l’Euro-sistema, con conseguente contrazione in termini di impatto del rischio di controparte dovuta alle centralità dei sistemi di regolamento (Cassa di Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea).

Tali dinamiche, associate alle caratteristiche intrinseche dei titoli conferiti a garanzia e alla breve durata delle singole operazioni, hanno concorso alla progressiva contrazione dell’esposizione al rischio di controparte.

Ai fini della quantificazione del Capitale Interno a fronte del rischio di controparte il Gruppo ha adottato il metodo standardizzato.

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1.3.3 Ambito rischio operativo

1.3.3.1 Rischio operativo

Rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi interni o da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Rientrano nel rischio operativo il rischio legale, il rischio informatico, il rischio di conformità, il rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo e il rischio di errata informativa finanziaria. Tali fattispecie di rischi, vista la rilevanza, vengono poi valutati anche separatamente.

La gestione del rischio operativo richiede la capacità di identificare il rischio presente in tutti i prodotti, attività, processi, sistemi rilevanti che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi del Gruppo. Rientrano tra i rischi operativi anche i rischi di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazione di norme imperative (di legge o di regolamenti, come ad esempio i quadri normativi afferenti trasparenza bancaria, antiriciclaggio, privacy e responsabilità amministrativa delle persone giuridiche) o di autoregolamentazione (ad esempio il Codice di autodisciplina delle società quotate).

La possibilità di una corretta gestione del rischio operativo è strettamente connessa alla presenza di assetti organizzativi, procedure operative e supporti informatici adeguati. Elemento centrale è peraltro rappresentato da un’adeguata formazione delle risorse. Il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nella formazione e crescita professionale delle proprie risorse.

Nel corso dell’esercizio 2015 è proseguita l’attività di rafforzamento dei presidi a fronte dei rischi operativi anche attraverso un progressivo adeguamento dei processi interni finalizzati al monitoraggio e all’identificazione delle possibili situazioni di anomalia.

La gestione del rischio operativo sulla controllata polacca è, allo stato attuale, assicurata dallo stretto coinvolgimento della Capogruppo che assume decisioni in ordine alle strategie anche per quanto riguarda la gestione dei rischi. In particolare gli assetti organizzativi e i processi operativi più rilevanti sono definiti e approvati dalla Capogruppo.

Spetta alle singole strutture operative il presidio diretto dei rischi operativi (controlli di linea); ulteriori presidi di controllo sono affidati alle funzioni di controllo di secondo livello ed in particolare con riferimento all’unità organizzativa di controllo Risk Management nel cui ambito sono presenti delle professionalità dedicate al monitoraggio dei rischi operativi.

All’interno dell’ambito dei rischi operativi, rientra anche il rischio informatico. La banca si è dotata di una metodologia di valutazione proprietaria di tale rischio, la quale prevede la classificazione del rischio del singolo servizio IT su una scala di valori ordinale a dieci classi; a seconda del livello di rischio emerso è quindi possibile indentificare e definire la priorità di eventuali azioni di remediation da porre in essere.

Per quanto riguarda la Business Continuity, il Gruppo Banca IFIS si è dotato di un Piano di Continuità Operativa, comprensivo del Disaster Recovery Plan. Annualmente Banca IFIS effettua test di Disaster Recovery simulando interruzioni di servizio e attivando su altri siti le stesse applicazioni interrotte.

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Nel perimetro dei rischi operativi è incluso, infine, anche il rischio di errata informativa finanziaria, inteso come azione volontaria o involontaria potenzialmente generatrice di errori nel bilancio del Gruppo. La funzione preposta all’allestimento e al monitoraggio di adeguati presidi è il Dirigente Preposto. Nei rischi operativi è inoltre ricompreso il rischio di compliance.

Nel corso del 2015 la Banca ha consolidato il processo di Risk Self Assessment ed ha irrobustito il processo di Loss Data Collection anche sviluppando un apposito applicativo, nonché erogato ulteriore formazione che ha coinvolto anche le strutture del territorio.

Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale la Banca, in considerazione delle dimensioni e della limitata complessità operativa, ha optato per l’applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach – B.I.A.), che prevede l’applicazione di un unico coefficiente regolamentare (15%) all’indicatore del volume di operatività aziendale.

1.3.3.2 Rischio reputazionale

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o Autorità di Vigilanza.

Il Gruppo ha concentrato la sua attenzione sugli ambiti di operatività che possono essere recepiti dagli stakeholder come elementi di valutazione negativi ed ha individuato i seguenti driver di gestione del rischio:

relazioni con la clientela: attività di valorizzazione dei rapporti con i clienti in termini di reputazione, solidità economica, di efficienza e cortesia nel fornire servizi di qualità in linea con le loro aspettative;

relazioni con controparti di transazioni finanziarie: attività di gestione dei rapporti con controparti che devono essere contrassegnate da correttezza trasparenza e adempimento degli obblighi contrattuali;

responsabilità sociale ed etica: attività orientate al perseguimento di obiettivi di crescita a carattere sociale ed etico;

rispetto della normativa: azioni volte ad assicurare il rispetto di leggi e regolamenti e il relativo aggiornamento tempestivo;

risorse umane: attività orientate a prevenire i comportamenti fraudolenti, gli errori da parte del personale e il mancato rispetto delle norme relative al rapporto di lavoro.

Con riferimento all’attività di factoring tale rischio assume una rilevanza contenuta, anche in funzione della sostanziale chiusura dei rapporti con i mediatori creditizi.

Caratteristiche e dinamiche di sviluppo della raccolta on line configurano un rischio reputazionale elevato sul fronte della raccolta da clientela retail.

L’elevata numerosità delle controparti debitrici riconducibili all’operatività nel settore dei crediti di difficile esigibilità ed il coinvolgimento di soggetti esterni al Gruppo nell’attività di recupero introduce un nuovo fattore potenzialmente rilevante dal punto di vista reputazionale.

Questo rischio, infine, assume rilevanza anche nei confronti delle controparti bancarie come fonti di finanziamento, anche se efficacemente mitigato dallo sviluppo di relazioni

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operative dirette e dalla natura professionale delle controparti stesse, nonché da una crescente diversificazione delle fonti di finanziamento posta in essere dalla Banca.

In una prospettiva di mitigazione del rischio, il Gruppo Banca IFIS persegue obiettivi di elevata qualità del servizio alla clientela e adotta, nei confronti del mercato, criteri di puntuale e trasparente informativa, anche in considerazione del suo status di società quotata. È inoltre presente un ufficio deputato alla gestione dei reclami pervenuti dalla clientela.

1.3.4 Altre tipologie di rischio

1.3.4.1 Rischio residuo

Rappresenta il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto.

La Banca di norma non si avvale di tecniche di mitigazione del rischio di credito. Non si configura quindi la possibilità del manifestarsi del rischio residuo.

1.3.4.2 Rischio derivante da cartolarizzazioni

Rappresenta il rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio.

Alla data di riferimento il gruppo non detiene posizioni attive su operazioni di cartolarizzazione di terzi.

1.3.4.3 Rischio strategico

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

Il presidio di tale rischio è perseguito mediante il monitoraggio degli obiettivi previsti dal piano industriale, che attualizza, tempo per tempo, le direttrici di sviluppo in relazione all’avanzamento della gestione.

Il presidio si completa con la verifica dell’effettiva attuazione delle politiche di rischio e con il monitoraggio degli indicatori e delle soglie ad essi correlate.

1.3.4.4 Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati

Rappresenta il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti.

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Il Gruppo bancario si è dotato e rivede tempo per tempo una “Procedura per l’operatività con parti correlate”.

1.3.5 Monitoraggio e Reporting

Il monitoraggio degli obiettivi di rischio è funzionale all’individuazione di eventuali criticità dei momenti di pianificazione e gestione aziendale dei rischi ed è propedeutica all’implementazione di azioni correttive e di riallineamento, nel rispetto dei principi generali di sana e prudente gestione aziendale.

Tale attività fa capo al Risk Management che ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Il Risk Management produce della reportistica periodica, le cui specifiche sono definite nelle policy interne del Gruppo.

Annualmente viene redatto l’ICAAP, il RAF e un documento contenente le Politiche di Rischio che la Banca intende settare per l’anno a venire, ovvero un set di indicatori di rischio per le singole tipologie di rischio.

In aggiunta con cadenza trimestrale viene predisposta una reportistica ad hoc per il Consiglio di Amministrazione (cfr. Tableau de Bord) che consente il monitoraggio non solo degli indicatori strategici (cfr. RAF) ma anche degli indicatori di rischio gestionali.

Infine si affianca una reportistica quotidiana di supporto alle strutture di business del Gruppo.

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1.4 Sistema di Governance (Art. 435 co.2,a)

Ai sensi dello Statuto, il Consiglio di Amministrazione è composto da un minimo cinque a un massimo di quindici membri, eletti dall’Assemblea, i quali durano in carica per un periodo non superiore a tre esercizi, stabilito all’atto della nomina, e scadono alla data dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica.

La nomina dei componenti del Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS avviene sulla base di liste presentate dagli azionisti, secondo quanto previsto dallo Statuto all’articolo 11. Il richiamato articolo prevede inoltre che all’interno delle liste il numero di candidati appartenenti al genere meno rappresentato sia pari almeno ad un terzo (fatta eccezione per le liste che presentano un numero di candidati inferiori a tre) e che non possano essere inseriti soggetti privi dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza previsti dall’art. 26 del D.Lgs. n. 385/1993.

In via preventiva rispetto alla fase di nomina, il Consiglio di Amministrazione, con il supporto del Comitato Nomine, ha identificato la composizione quali-quantitativa ritenuta ottimale in relazione al conseguimento dell’obiettivo del corretto assolvimento delle funzioni spettanti allo stesso Organo, individuandola in 9 consiglieri, di cui 4 indipendenti e almeno 3 donne; la composizione ideale nel suo dettaglio è stata portata a conoscenza dei soci della Banca, affinché la scelta dei candidati da presentare tenga conto delle professionalità e delle competenze richieste, e il relativo documento “Composizione quali-quantitativa ottimale del Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS” è stato pubblicato sul sito internet della Banca.

Dopo la nomina, il Consiglio in ottemperanza delle Istruzioni di Vigilanza per le banche (Titolo II, Capitolo 2, sezioni I e II), entro trenta giorni dalla nomina verifica per ognuno dei suoi componenti il possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità di cui agli artt. 1, 3, 4 e 5 del D. M. 161/98, l’inesistenza delle cause di sospensione di cui all’art. 6 del medesimo D.M. 161/98 nonché l’assenza di cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti.

Il Consiglio inoltre, dopo la nomina, in conformità a quanto previsto dal Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, svolge i necessari accertamenti in ordine al possesso dei requisiti di indipendenza in capo a un numero minimo di amministratori pari ad almeno un quarto del numero totale dei consiglieri di amministrazione.

Il Consiglio verifica poi con cadenza annuale l’idoneità dei propri componenti a svolgere le funzioni attribuite all’organo sotto il profilo della professionalità, dell’onorabilità e dell’indipendenza, nell’ambito del processo di autovalutazione previsto dalla Circolare di Banca d’Italia n. 285/2013 (Titolo IV, Capitolo 1) e finalizzato ad assicurare una verifica del corretto ed efficace funzionamento dell’organo e della sua adeguata composizione, ad individuare i principali punti di debolezza, a promuoverne la discussione all’interno dell’Organo e definire le azioni correttive da adottare, nonché a rafforzare i rapporti di collaborazione e di fiducia tra i singoli componenti.

Dal processo di autovalutazione per l’esercizio 2015, che si è concluso nella seduta consiliare del 19 gennaio 2016 con l’approvazione della relativa Relazione, è emerso un giudizio ampiamente positivo e in linea con la valutazione dell’esercizio precedente; l’attuale composizione è risultata infatti adeguata alla complessità e ai lavori dell’Organo, in linea con gli attuali orientamenti che prediligono una composizione dell’organo amministrativo non pletorica e dotata di un grado di eterogeneità adeguato a consentire agli amministratori un fattivo contributo alle attività del Consiglio.

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Un adeguato grado di diversificazione in termini genere, oltre che di età e provenienza geografica, favorisce infatti la pluralità di approcci e prospettive nell’analisi dei problemi e nell’assunzione delle decisioni, evitando il rischio di comportamenti di mero allineamento a posizioni prevalenti, interne o esterne alla Banca.

Sotto questo profilo, il processo di selezione dei membri consiliari adottato dalla Banca tutela e promuove la diversità degli stessi a partire dalla fase di nomina, dal momento che il meccanismo del voto di lista disciplinato dallo Statuto garantisce la presenza di almeno un amministratore espresso dai soci di minoranza e il rispetto delle disposizioni normative sul numero dei candidati appartenenti al genere meno rappresentato, mentre gli esiti del processo di autovalutazione hanno ricordato ai soci, in funzione del rinnovo delle cariche previsto per il triennio 2016-2018, l’esigenza di aumentare la componente femminile da 2 a 3 elementi.

La selezione dei membri garantisce infine l’eterogeneità del Consiglio, individuando all’interno dell’organo un adeguato grado di diversificazione anche in termini di competenze, che devono essere diffuse e diversificate tanto sotto il profilo manageriale quanto sotto il profilo tecnico (ambito giuridico, contabile, fiscale, tributario, finanziario, di gestione e controllo dei rischi, corporate governance, processi IT, organizzazione aziendale e risorse umane).

Al fine di assicurare un proficuo confronto interno e di contribuire all’assunzione di decisioni conformi all’interesse della Banca, nell’ambito del Consiglio di Amministrazione sono diffuse ulteriori specifiche competenze ed esperienze, riconducibili alle molteplici tipologie di operatività della Banca (ad esempio alle attività nell’ambito dei non performing loans, del factoring e del credito fiscale) la cui presenza è stata rappresentata ai soci anche in occasione del rinnovo delle cariche previsto per il triennio 2016-2018.

Il corretto assolvimento delle funzioni affidate all’organo di supervisione strategica richiede infatti la presenza di soggetti:

- pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere (funzioni esecutive e non, componenti indipendenti, ecc.);

- dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al consiglio, e calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della banca;

- con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno, sia all’interno dei comitati di cui sia parte che nelle decisioni collegiali, possa effettivamente contribuire, tra l’altro, a individuare e perseguire idonee strategie e ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della banca;

- che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico, fermo il rispetto dei limiti al cumulo degli incarichi;

- che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della banca, indipendentemente dalla compagine societaria che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti; essi operano con autonomia di giudizio.

Ulteriori informazioni sulle conoscenze, competenze ed esperienze dei membri del Consiglio sono inserite nella “Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari per l’esercizio 2015”, redatta ai sensi dell’art. 123-bis TUF e pubblicata sul sito aziendale, nel

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paragrafo 4.2 “Composizione” nel quale sono sintetizzate le caratteristiche personali e professionali di ciascun amministratore in carica alla data di chiusura dell’esercizio.

Avendo presente che dal processo di autovalutazione è emerso un giudizio positivo sull’impegno profuso da ciascun consigliere e che il numero degli ulteriori incarichi da questi assunti non pregiudica il tempo dedicato allo svolgimento delle attività in qualità di consiglieri di Banca IFIS né l’impegno richiesto coerentemente con il ruolo svolto all’interno del board, si rimanda alla tabella inserita nel richiamato paragrafo della “Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari per l’esercizio 2015” per il numero degli incarichi di amministratore affidati ai membri consiliari.

Il Consiglio di Amministrazione, in ottemperanza alle disposizioni dettate dalla Circolare 285/2013 e dal Codice di Autodisciplina, ha costituito nel proprio ambito un Comitato Controllo e Rischi composto da quattro dei nove componenti del Consiglio di Amministrazione scelti tra gli amministratori non esecutivi, la maggioranza dei quali indipendenti.

Nel corso del 2015 il Comitato si è riunito per 27 volte; in 9 occasioni si è trattato di riunioni congiunte con il Collegio Sindacale, in due occasioni di riunioni con-giunte con l’Organismo di Vigilanza ex D.Lgs. 231/2001, in una occasione di riunione congiunta con il Collegio Sindacale e l’Organismo di Vigilanza ed infine in un’occasione di riunione congiunta con Collegio Sindacale, Comitato Nomine e Comitato Remunerazioni. Dall’inizio dell’anno 2016 sino alla data di approvazione del presente documento il Comitato si è riunito 7 volte, delle quali due in via congiunta con il Collegio Sindacale.

Il Comitato Controllo e Rischi svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione in materia di gestione dei rischi e sistema di controlli interni, prestando particolare attenzione a tutte quelle attività strumentali necessarie affinché il Consiglio possa addivenire ad una corretta ed efficace determinazione del Risk Appetite Framework e delle politiche di governo dei rischi.

Il flusso informativo sui rischi che è destinato, previo parere favorevole del Comitato Controllo e Rischi, al Consiglio di Amministrazione, è individuato con specifica regolamentazione interna e si compone principalmente di documenti predisposti dalle funzioni di controllo e concernenti la pianificazione delle attività e la relativa rendicontazione (relazioni annuali e tableau de bord trimestrali che sono successivamente trasmessi alla Banca d’Italia) nonché altre verifiche previste dalla normativa vigente (reportistica sui rischi rilevanti assunti dal gruppo, informativa sulle verifiche concernenti il governo e la gestione del rischio di liquidità, relazione sulle funzioni operative importanti esternalizzate, RAF, resoconto ICAAP, etc.)

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2. AMBITO DI APPLICAZIONE (Art. 436 CRR)

Gli obblighi di informativa di cui al presente documento si applicano a Banca IFIS S.p.A. Capogruppo del gruppo bancario Banca IFIS iscritto all’Albo dei Gruppi Bancari.

L’area di consolidamento ai fini del bilancio è definita sulla base dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) e più in particolare dallo IFRS 10, mentre L’articolo 19 del CRR prevede l’inclusione ai fini del consolidamento prudenziale della Holding del gruppo bancario non consolidata nel patrimonio netto contabile.

Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della Banca d’Italia n° 285 del 17 dicembre 2013 (e successivi aggiornamenti) – “Disposizioni di vigilanza per le banche”. In particolare si è applicato il metodo di consolidamento integrale alle società bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al gruppo bancario.

Si rappresenta di seguito l’area di consolidamento ai fini prudenziali e di bilancio al 31 dicembre 2015:

Tab.1 - Principali informazioni relative alle società del gruppo

Ragione sociale

Settore Sede Tipo di

rapporto (*)

Percentuale di partecipazione

Disponibilità voti

Trattamento ai fini di bilancio

Trattamento ai fini di

vigilanza

LA SCOGLIERA

S.p.A.

Holding operativa finanziaria

Mestre (Italia) X X X X Integrale

BANCA IFIS S.p.A.

Attività bancaria

Mestre (Italia) - - - Integrale Integrale

IFIS FINANCE Sp. Z.o.o.

Società finanziaria

Varsavia (Polonia)

1 100% 100% Integrale Integrale

(*) Tipo di rapporto:

1 = maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria

2 = influenza dominante nell’assemblea ordinaria

3 = accordi con altri soci

4 = altre forme di controllo

5 = direzione unitaria ex art. 26, comma 1, del “decreto legislativo 87/92”

6 = direzione unitaria ex art. 26, comma 2, del “decreto legislativo 87/92”

7 = controllo congiunto

Si precisa che all’interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolino il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi.

Tutte le controllate sono incluse nel perimetro di consolidamento.

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3. FONDI PROPRI (Artt. 437 e 492 CRR)

Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova normativa armonizzata per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, cd CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, cd CRD IV). Tale quadro normativo, che costituisce la disciplina unica volta ad armonizzare le normative prudenziali degli Stati membri della Comunità Europea, è stato recepito nell’ordinamento nazionale con le Circolari n. 285 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” e n. 286 “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare”

Il nuovo framework regolamentare ha introdotto importanti novità soprattutto nelle modalità di calcolo del capitale valido ai fini di vigilanza (c.d. “Fondi Propri”): per tale ragione le nuove disposizioni normative sono introdotte in maniera graduale, in genere fino al 2017, attraverso un periodo transitorio (Grandfathering).Al fine di accrescere la qualità patrimoniale delle banche, sono state privilegiate le azioni ordinarie emesse dall’ente e le riserve di utili (c.d. common equity), mentre sono stati previsti criteri più stringenti per l’eleggibilità degli altri strumenti di capitale ed è stata limitata la computabilità degli interessi di minoranza.

Nel perimetro di consolidamento prudenziale del Gruppo è inclusa la Holding, in applicazione dell’art.19 del CRR, con conseguente computabilità nei fondi propri consolidati degli interessi di minoranza.

3.1 Principali caratteristiche degli elementi costitutivi i Fondi Propri

I Fondi Propri sono costituiti dal Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito dal Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) e dal Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1), e dal Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2).

Fra gli elementi che compongono il CET1, ruolo preponderante hanno il capitale versato e le riserve di utili, a cui si aggiungono riserve da valutazione, interessi di minoranza computabili e utile di esercizio computabile.

E’ prevista inoltre la deduzione di alcuni elementi quali l’avviamento e le attività immateriali.

In particolare, con riferimento alle disposizioni transitorie in materia di fondi propri, il Gruppo si è avvalso della facoltà di sterilizzare le riserve da valutazione riferibili ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali di Paesi dell’Unione Europea in continuità con l’analoga opzione disposta dalla Banca d’Italia nel 2010 e contenuta nella Circolare n. 263/2006.

Il Capitale Aggiuntivo di Classe 1 include gli interessi di minoranza computabili al netto delle disposizioni transitorie.

Il Capitale di Classe 2 è composto prevalentemente dagli interessi di minoranza computabili.

La somma dei requisiti regolamentari e delle riserve aggiuntive (riserve di conservazione di capitale pari ad un requisito aggiuntivo del 2,5%) determina il livello di conservazione

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minimo del capitale richiesto ai gruppi bancari a livello consolidato; per il 2015 tale livello risulta il seguente:

• CET1 Ratio pari al 7%; • Tier 1 Ratio pari all’8,5%; • Total Capital Ratio pari al 10,5%.

3.2 Composizione dei Fondi Propri1 al 31 dicembre 2015

Si riporta di seguito la composizione dei Fondi Propri1 consolidati al 31.12.2015:

Tab.2 – Quantificazione dei Fondi Propri1 31/12/2015

A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 430.284

di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie

B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) -

C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A+/-B) 430.284

D. Elementi da dedurre dal CET1 42.925

E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di minoranza oggetto di disposizioni transitorie 76.957

F. Totale capitale primario di classe 1 (TIER1 -CET1) (C-D +/-E) 464.316

G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier1 - AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio 24.100

di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie

H. Elementi da dedurre dall'AT1 -

I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nell'AT1 Per effetto di disposizioni transitorie (14.460)

L. Totale capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional TIER1 - AT1) (G-H+/-I) 9.640

M. Capitale di classe 2 (Tier2 - T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio 32.133

di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie

N. Elementi da dedurre dal T2 -

O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie (19.280)

P. Totale capitale di classe 2 (Tier2 - T2) (M - N +/- O) 12.853

Q. Totale fondi propri1 (F + L + P) 486.809

1 Il totale Fondi propri consolidati esposto nel presente documento (pari a 486.809 milioni di euro) differisce da quanto esposto nel bilancio consolidato chiuso al 31 dicembre 2015 (pari a 501.809 milioni di euro) per effetto della distribuzione di dividendi deliberata dall’Assemblea degli Azionisti della controllante La Scogliera S.p.A. in data 23 marzo 2016 per complessivi 15 milioni di euro. Le segnalazioni di vigilanza consolidate riferite al 31 dicembre 2015, come i correlati coefficienti patrimoniali, sono state rettificateper includere gli effetti della citata distribuzione di dividendi. I dati esposti nel presente documento relativamente a Fondi propri e coefficienti consolidati recepiscono gli effetti di tale distribuzione.

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3.3 Metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo la metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale prevista nell’Allegato I del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Tab.3 – Riconciliazione Stato Patrimoniale

VOCI DELL'ATTIVO Perimetro

consolidato contabile

Perimetro regolamentare

Ammontari rilevanti ai fini

dei Fondi Propri1

Rif. Tavola "Modello transitorio per la

pubblicazione delle informazioni sui Fondi

Propri

40. Attività finanziarie disponibili per la vendita 3.221.533 3.221.546 0

130. Attività immateriali, di cui: 7.170 42.925 -42.925 8

Avviamento 820 36.449 -36.449 8

Altre attività immateriali 6.350 6.476 -6.476 8

140. Attività fiscali 61.737 61.741 0

a) correnti 22.315 22.315 0

b) anticipate 39.422 39.426 0

VOCI DEL PASSIVO E DEL PATRIMONIO NETTO Perimetro

consolidato contabile

Perimetro regolamentare Ammontari

rilevanti ai fini dei Fondi Propri

Rif. Tavola "Modello transitorio per la

pubblicazione delle informazioni sui Fondi

Propri

140. Riserve da valutazione, di cui: 5.739 2.916 -2.950 3-9-26a

-effetto differenze cambi -5.771 -2.933 -2.933 3

-effetto valutazione a fair value AFS 11.677 5.934 0 3-26a

-effetto attualizzazione TFR -167 -85 -17 3-9

170. Riserve 298.856 222.224 222.224 2-3

180. Sovraprezzi di emissione 58.900 10.894 10.894 1

190. Capitale 53.811 11.085 11.085 1

200. Azioni proprie (-) -5.805 -330 -330 16

210. Patrimonio di pertinenza di terzi 0 282.076 223.770 5-34-48

220. Utile d'esercizio 161.966 80.041 65.041 5a

TOTALE FONDI PROPRI1 TRANSITORI 486.809

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3.4 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale previsto dall’Allegato II del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Gli strumenti di capitale di capitale riportati sono tutti strumenti di CET1, l’identificativo univoco non è disponibile in quanto le azioni della Scogliera non hanno ISIN, l’importo rilevato nel capitale regolamentare e l’importo nominale dello strumento non considerano il sovraprezzo delle azioni.

Tab.4 – Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

1 Emittente LA SCOGLIERA SPA

2 Identificativo unico

3 Legislazione applicabile allo strumento

Intero strumento - Legge italiana

Trattamento regolamentare

4 Disposizioni transitorie del CRR Common Equity Tier 1

5 Disposizioni post transitorie del CRR Common Equity Tier 1

6

Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento

Singolo ente e consolidato

7 Tipo di strumento Azioni ordinarie

8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro) 10,75512

9 Importo nominale dello strumento (milioni di euro) 10,75512

9a Prezzo di emissione 5

9b Prezzo di rimborso N/A

10 Classificazione contabile Patrimonio Netto

11 Data di emissione originaria N/A

12 Irredimibile o a scadenza N/A

13 Data di scadenza originaria N/A

14

Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza

N/A

15

Data del rimborso anticipato facoltativo, data del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso

N/A

16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A

Cedole e dividendi

17 Dividendi/cedole fissi o variabili N/A

18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A

19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" N/A

20a

Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) N/A

20b

Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) N/A

21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso N/A

22 Non cumulativo o cumulativo N/A

23 Convertibile o non convertibile N/A

24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A

25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A

26 Se convertibile, tasso di conversione N/A

27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A

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28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A

29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A

30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A

31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A

32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A

33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A

34 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione N/A

35

Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior))

N/A

36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie N/A

37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A

3.5 Modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri previsto dall’Allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Tab.5 –Modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri

Importo alla data dell'Informativa

Importi soggetti al trattamento pre-regolamento (UE) No 575/2013 o

importo residuo prescritto dal Regolamento (UE) No 575/2013

Capitale primario di classe 1 : strumenti e riserve

1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 21.979

di cui: tipi di strumenti

2 Utili non distribuiti 133.944

3 Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve) 91.196

5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 201.277 82.823

5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 65.041

6 Capitale primario di classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari 513.437

Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari

7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo)

8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) -42.925

9 Aggiustamento transitorio connesso allo IAS 19 68

16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) -330

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 468 -5.934

di cui: Utili non realizzati su titoli di debito riferiti ad amministrazioni centrali appartenenti all'Unione Europea -5.934

28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) -49.121

29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 464.316

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti

34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi 9.640 -14.460

35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva

36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 9.640

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari

43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 0

44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 9.640

45 Capitale di classe 1 (T1= CET1 + AT1) 473.956

Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti

48

Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi 12.853 -19.280

51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 12.853

Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari

57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) 0

58 Capitale di classe 2 (T2) 12.853

59 Capitale totale1 (TC= T1+T2) 486.809

60 Totale delle attività ponderate per il rischio

3.264.088

Coefficienti e riserve di capitale

61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo

dell'esposizione al rischio)1 14,22%

62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione

al rischio)1 14,52%

63 Capitale totale (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al

rischio)1 14,91%

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

37

64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'articolo 92 (1) (a)), più requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 228.486

65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 81.602

68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) (L) 7,22%

Importi inferiori alle soglie di deduzione (prima della ponderazione del rischio)

72

Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 4714

75

Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 (3)) 0

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3.6 Evoluzione dei Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni relative all’evoluzione dei fondi propri dal dato di inizio periodo (01.01.2015) al dato di fine periodo (31.12.2015) attraverso le variazioni avvenute nel suddetto periodo di analisi.

Tab.6 –Evoluzione dei Fondi Propri

01/01/2015 - 31/12/2015

Capita le Prima rio di Cla sse 1

Inizio de l pe riodo

Strumenti e rise rve (A)

1. Capitale proprio (B) 0

2. Riserve e sovrapprezzi di emissione propri 27.903

3. Altre componenti di conto economico complessivo accumulate, di cui: (C) 2.974

3.1. Riserve di valutazione delle perdite attuariali nette e differenza cambio sull'avviamento 55

3.2 CRR: riserve di cash flow hedge, differenze di cambio, utili / perdite non realizzate; etc. 2.919

4. Utile del periodo (al netto di interessi di minoranza, beneficenza e dividendi prevedibili del Gruppo) (D) 17.178

5. Interessi di minoranza ammissibili (E) 32.570

Re ttifiche regolamenta ri

11. Strumenti propri di capitale detenuti direttamente o indirettamente, di cui: 0

12. Avviamento -1

13. Altre immobilizzazioni immateriali -719

20.1 Aggiustamento transitorio connesso allo IAS 19 (I) -73

20.2 CRR: Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzate (J) -2.737

Fine de l pe riodo

Capita le aggiuntivo di c la sse 1

Inizio de l pe riodo

Strumenti

22. Strumenti computabili, inclusi strumenti emessi da filiazioni (L) 7.092

Re ttifiche regolamenta ri

Fine de l pe riodo

Capita le di c la sse 2

Inizio de l pe riodo

25. Strumenti e prestiti subordinati computabili (M) 6.496 29.2 CRR: Aggiustamento transitorio relativo a utili non realizzati su titoli AFS soggetti a filtro nazionale aggiuntivo R -64

Fine de l pe riodo

Tota le Fondi Propri a lla fine de l pe riodo

FONDI PROPRI 31/12/2014 396.190

VARIAZIONI 90.619

TOTALE 486.809

FONDI PROPRI1 31/12/2015 486.809

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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4. REQUISITI DI CAPITALE (Art. 438 CRR)

Con le “Disposizioni di vigilanza per le banche” (Circolare n. 285/13) l’Autorità di Vigilanza disciplina il processo di autovalutazione sull’adeguatezza patrimoniale condotto dalle banche (ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process). In particolare, con il Secondo Pilastro si regola il processo di controllo prudenziale articolandolo in due fasi integrate.

Con la prima fase si richiede agli intermediari di svolgere un’autonoma valutazione della propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi ai quali sono esposte e alle proprie scelte strategiche. La seconda fase (SREP - Supervisory Review and Evaluation Process), di pertinenza dell’Organo di vigilanza, prevede il riesame di tale processo di autovalutazione e la formulazione di un giudizio complessivo sugli intermediari stessi.

In osservanza al principio di proporzionalità, ed in considerazione della dimensione dell’attivo consolidato, il Gruppo si colloca nella categoria di intermediari di Classe 2. In virtù di tale collocazione ed in linea con le proprie caratteristiche operative, il Gruppo Banca IFIS determina il capitale interno complessivo adottando metodologie semplificate in merito alla quantificazione del requisito a fronte dei rischi di I e II Pilastro ed alla conseguente aggregazione degli stessi (building block approach). Per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti e che l’intermediario ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico.

Nella tabella che segue si riportano sinteticamente le metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno a fronte dei singoli rischi quantificabili di I e II Pilastro.

Tab.7 - Metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno

CATEGORIA TIPOLOGIA DI RISCHIO METODOLOGIA

RISCHI DI PRIMO PILASTRO

Rischio di Credito Metodo Standardizzato

Rischio di Controparte Metodo Standardizzato (esposizione: CRM metodo semplificato)

Rischio di Mercato Metodo Standardizzato

Rischio Operativo Metodo Base (BIA)

RISCHI DI SECONDO PILASTRO

Rischio di Concentrazione

Metodo GA - Granularity Adjustment (Allegato B, Titolo III, Circ. 285/13)

Metodologia ABI per la stima del Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale

Rischio di Tasso d'Interesse Metodo Semplificato (Allegato C, Titolo III, Circ. 285/13)

Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia nella citata normativa, il Gruppo Banca IFIS ha predisposto adeguati presidi interni di controllo ed attenuazione. Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti.

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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Nell’ottica di un progressivo adeguamento ai principi internazionali per la misurazione ed il monitoraggio del rischio di liquidità (Basilea 3) è sono misurati l’indicatore di breve termine Liquidity Coverage Ratio (LCR) e l’indicatore strutturale Net Stable Funding Ratio (NSFR).

Il livello prospettico è determinato con cadenza annuale - in sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell’esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dell’ambito di applicazione, dei rischi del Gruppo e dell’operatività. Eventuali ulteriori valutazioni sul capitale interno complessivo vengono altresì poste in essere in corso d’esercizio in relazione ad eventuali eventi innovativi o straordinari.

Al fine di valutare prospetticamente il livello di capitale interno complessivo, il Gruppo Banca IFIS:

- utilizza il Piano industriale dettagliandolo adeguatamente rispetto alle necessità di stima dei rischi;

- individua i parametri che influenzano l’incidenza del rischio, prevedendone la futura evoluzione in considerazione anche dell’evoluzione attesa del mercato di riferimento;

- definisce le stime di evoluzione dei fattori di rischio coerenti con i propri scenari economici e strategici;

- verifica le previsioni sulla base della pianificazione pluriennale; - effettua una stima dell’evoluzione delle voci contabili che costituiscono la dotazione

patrimoniale individuata; - considera inoltre le eventuali esigenze di carattere strategico.

A copertura del capitale interno complessivo attuale e prospettico il Gruppo Banca IFIS utilizza una definizione di capitale complessivo coincidente con quella di Patrimonio di Vigilanza, valutato prospetticamente nell’ambito della pianificazione strategica del Gruppo.

La dotazione patrimoniale corrente e prospettica risulta adeguata rispetto all’esposizione complessiva ai rischi del Gruppo Banca IFIS, con riferimento tanto alla situazione rilevata al 31 dicembre 2015 quanto a quella stimata al 31 dicembre 2016.

Tab.8 - Rischio di credito e di controparte: requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari

Classi regolamentari (unità migliaia di euro)

RISCHIO DI CREDITO RISCHIO DI CONTROPARTE

Attivo ponderato

(RWA)

Requisito patrimoniale

Attivo ponderato

(RWA)

Requisito patrimoniale

Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali

38.059 3.045 0 0

Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali

20.346 1.628 0 0

Esposizioni verso organismi del settore pubblico

179.886 14.391 0 0

Esposizioni verso enti 23.581 1.886 540 43

Esposizioni verso imprese 1.530.417 122.433

Esposizioni al dettaglio 259.921 20.794 0 0

Esposizioni in stato di default 527.923 42.234 0 0

Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato

0 0 0 0

Esposizioni in strumenti di capitale 4.715 377 0 0

Altre posizioni 118.840 9.507 0 0

REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE

2.703.688 216.295 540 43

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Tab.9 - Rischio di mercato: requisito patrimoniale per attività comprese nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e per l'intero bilancio

Tipologia di rischio (unità migliaia di euro)

Attivo ponderato equivalente (RWA)

Requisito patrimoniale

Portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza

Rischio di posizione 0 0

Rischio di concentrazione 0 0

Intero bilancio

Rischio di regolamento 0 0

Rischio di cambio 38.178 3.054

Rischio di posizione in merci 0 0

REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO 38.178 3.054

Tab.10 - Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi

(unità migliaia di euro) Gruppo Banca IFIS

Indicatore Rilevante Dicembre -2 265.067

Indicatore Rilevante Dicembre -1 284.011

Indicatore Rilevante Dicembre 285.614

Media Indicatore Rilevante ultimi 3 esercizi 278.231

Requisito Patrimoniale Rischio Operativo 41.735

Tab.11 - Coefficienti patrimoniali e ratios

Attività di rischio ponderate complessive 3.264.088

Requisito patrimoniale complessivo 261.127

Capitale primario di Classe 1 464.316

Ratio - Capitale di Classe 1 14,22%

Totale Fondi Propri 486.809

Ratio - Totale fondi propri 14,91%

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5. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (Art. 439 CRR)

Il rischio di controparte o “CCR”, rappresenta il rischio che la controparte di un’operazione risulti inadempiente prima del regolamento definitivo del flussi di cassa dell’operazione (art. 272 c.1, Regolamento UE n.575/2013).

Il Gruppo Banca IFIS non effettua attività in prodotti finanziari derivati per conto terzi e ha limitato l’attività in conto proprio a strumenti di copertura dal rischio di mercato. Banca IFIS utilizza talvolta derivati finanziari finalizzati alla copertura delle esposizioni sui tassi di cambio.

Per le operazioni poste in essere si evidenzia la totale estraneità del Gruppo a logiche di carattere speculativo.

Per quanto riguarda il rischio di controparte connaturato all’attività di raccolta in pronti contro termine, il suo monitoraggio si sostanzia in una puntuale e costante verifica della struttura e qualità del portafoglio titoli di proprietà, in quanto il rischio sottostante è direttamente connesso al merito creditizio delle controparti con le quali vengono poste in essere le operazioni di finanziamento collateralizzato (generalmente controparti centrali quali Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e proporzionale alla volatilità di prezzo dei titoli in portafoglio dati in garanzia. Al 31 dicembre l’ammontare di pct passivi era di 384 milioni di euro con controparti creditizie, per 2.279 milioni di euro su MTS (controparte Cassa Compensazione e Garanzia) e per 120 milioni di euro in operazioni di rifinanziamento presso l’Euro-sistema. Alla chiusura dell’esercizio non si rilevano operazioni di pronti contro termine attivi.

In considerazione delle previsioni regolamentari in materia di operazioni SFT poste in essere con controparti centrali (Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e assistite da garanzia reale su base giornaliera, l’impatto in termini di requisito patrimoniale è pari a zero.

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6. RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI (Art. 442 CRR)

Definizione di crediti “deteriorati” utilizzati a fini contabili.

La definizione di crediti “deteriorati” adottata dal Gruppo Banca IFIS a fini contabili coincide con quella utilizzata a fini di vigilanza. In particolare, la Circolare n. 272 del 30 luglio 2008 e successivi aggiornamenti, “Matrice dei conti”, nell’ambito della definizione dei parametri relativi alla qualità del credito, stabilisce:

“Si definiscono attività finanziarie “deteriorate” le attività che ricadono nella categoria dei “Non-performing” (…): sofferenze, inadempienze probabili (“unlikely to pay”), ed esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate”.

Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore.

Ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale, viene effettuata una ricognizione dei crediti volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza probabile o di scaduto secondo le attuali regole di Banca d’Italia, coerenti con la normativa IAS.

In nota integrativa le rettifiche di valore su esposizioni deteriorate sono classificate come analitiche nella citata voce di conto economico anche quando la metodologia di calcolo è di tipo forfetario.

Con riferimento all’esposizioni deteriorate del settore crediti commerciali si evidenziano di seguito i criteri di valutazione.

I crediti in sofferenza sono oggetto di un processo di valutazione analitica e l’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo al momento del passaggio a sofferenza. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi sulla base di elementi storici e di altre caratteristiche significative, nonché del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie.

Ogni cambiamento successivo nell’importo o nelle scadenze dei flussi di cassa attesi, che produca una variazione negativa rispetto alle stime iniziali, determina la rilevazione a conto economico di una rettifica di valore su crediti.

Qualora la qualità del credito deteriorato risulti migliorata ed esista una ragionevole certezza del recupero tempestivo del capitale e degli interessi, concordemente ai termini contrattuali originari del credito, viene appostata a conto economico una ripresa di valore, nel limite massimo del costo ammortizzato che si sarebbe avuto in assenza di precedenti svalutazioni.

Le sofferenze con importo lordo residuo inferiore a 100 mila euro nonché le sofferenze con importo lordo residuo maggiore di 100 mila euro ma la cui classificazione risale a oltre 10 anni dalla data di riferimento sono svalutate integralmente.

I crediti ad inadempienza probabile di importo superiore ai 100 mila euro sono valutati analiticamente; l’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il

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valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato utilizzando il tasso di interesse effettivo originario o, in caso di rapporti indicizzati, l’ultimo tasso contrattualmente applicato. Nel caso in cui alla fine del processo di valutazione analitica non sia emersa alcuna riduzione di valore, essi sono sottoposti a specifica valutazione collettiva.

Le inadempienze probabili di importo inferiore ai 100 mila euro sono sottoposti a valutazione collettiva di perdita di valore.

Le esposizioni scadute deteriorate, così come definite dalle disposizioni di Banca d’Italia, sono sottoposte a valutazione collettiva di perdita di valore. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti.

I crediti in bonis sono sottoposti alla valutazione collettiva di perdita di valore. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti.

Le esposizioni deteriorate attinenti al settore DRL sono oggetto di un processo di iscrizione e valutazione articolato nelle seguenti fasi:

1. all’acquisizione i crediti vengono iscritti procedendo all’allocazione del prezzo del portafoglio acquistato sui singoli crediti che lo compongono, mediante le seguenti attività:

rilevazione contabile dei singoli crediti ad un valore pari al prezzo contrattuale; tale valore è quello utilizzato per le segnalazione in Centrale dei Rischi;

al completamento della verifica della documentazione, si procede ad effettuare, ove previsto dal contratto, la retrocessione delle posizioni senza documentazione probatoria o prescritte e alla attribuzione del fair value ai crediti per cui l’esistenza e l’esigibilità sono certe; infine in seguito all’invio della notifica della cessione al debitore, il credito è pronto per la prima lavorazione utile al suo recupero;

2. in seguito all’inserimento nel processo di recupero, inizia la valutazione al costo ammortizzato secondo il metodo del tasso di interesse effettivo;

3. il tasso di interesse effettivo viene calcolato sulla base del prezzo pagato, degli eventuali costi di transazione, del flusso di cassa e dei tempi di recupero attesi stimati da un modello di simulazione dei flussi di cassa proprietario (punto 5), o da previsioni analitiche effettuate dai gestori;

4. il tasso di interesse effettivo di cui al punto precedente viene mantenuto invariato nel tempo;

5. il modello proprietario stima i flussi di cassa proiettando lo “smontamento temporale” del valore nominale del credito in base al profilo di recupero storicamente osservato in cluster omogenei. A questo si aggiunge, relativamente alla posizioni caratterizzate da raccolta, un modello a “carattere deterministico” basato sulla valorizzazione delle rate future del piano di rientro, al netto del tasso di insoluto storicamente osservato;

6. ad ogni chiusura di periodo gli interessi attivi maturati in base al tasso di interesse effettivo originario vengono rilevati nella voce Interessi Attivi; tali interessi

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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vengono così calcolati: Costo Ammortizzato ad inizio periodo x TIR/365 x giorni del periodo;

7. ad ogni chiusura di periodo, inoltre, vengono ristimati i cash flow attesi per singola posizione;

8. nel caso si verifichino eventi (maggiori o minori incassi realizzati o attesi rispetto alle previsioni e/o variazione dei tempi di recupero) che causino una variazione del costo ammortizzato (calcolato attualizzando i nuovi flussi di cassa al tasso effettivo originario rispetto al costo ammortizzato del periodo), anche tale variazione viene iscritta nella voce Interessi Attivi;

9. in caso di eventi di impairment, le variazioni del costo ammortizzato (calcolato attualizzando i nuovi flussi di cassa al tasso effettivo originario rispetto al costo ammortizzato del periodo) vengono iscritte nella voce Rettifiche/riprese di valore su crediti; nel caso in cui siano state iscritte in precedenza rettifiche di valore, possono essere iscritte riprese di valore fino a concorrenza di tali svalutazioni, e l’eccedenza viene rilevata nella voce Interessi Attivi.

Infine, le esposizioni relative ai crediti fiscali sono classificate fra i crediti in bonis, in quanto la controparte è la Pubblica Amministrazione.

Tab.12 - Esposizioni creditizie lorde per tipologie di esposizione e di controparte (Art. 442 c)

Portafoglio/qualità (unità migliaia di euro)

Sofferenze Inadempienze probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Esposizioni scadute non deteriorate

Esposizioni non

deteriorate Totale

1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione

- - - - - -

2. Attività finanziarie disponibili per la vendita

- - - - 3.216.832 3.216.832

3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- - - - - -

4. Crediti verso banche - - - - 95.352 95.352

5. Crediti verso clientela 414.740 253.252 59.788 884.616 2.080.898 3.693.294

6. Attività finanziarie valutate al fair value

- - - - - -

7. Attività finanziarie in corso di dismissione

- - - - - -

8. Derivati di copertura - - - - - -

Totale 414.740 253.252 59.788 884.616 5.393.082 7.005.478

La tabella non riporta i valori medi in quanto si ritiene che il dato di fine periodo sia rappresentativo dell'esposizione al rischio durante l'esercizio.

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Tab.13 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (art. 442d)

Esposizioni/Aree geografiche

(unità migliaia di euro)

ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 189.432 220.374 818 4.075 20 5 3 - 13 -

A.2 Inadempienze probabili 234.416 17.608 113 1.098 11 - 1 - 5 -

A.3 Esposizioni scadute deteriorate 58.212 1.574 2 - - - - - - -

A.4 Esposizioni non deteriorate 6.056.673 11.053 107.964 333 764 5 4.957 30 564 3

Totale A 6.538.733 250.609 108.897 5.506 795 10 4.961 30 582 3

B. Esposizioni fuori bilancio

B.1 Sofferenze 156 - - - - - - - - -

B.2 Inadempienze probabili 676 - - - - - - - - -

B.3 Altre attività deteriorate 1.074 - 49 - - - - - - -

B.4 Esposizioni non deteriorate 256.162 - 68.901 - - - 996 - 108 -

Totale B 258.068 - 68.950 - - - 996 - 108 -

Totale A+B 6.796.801 250.609 177.847 5.506 795 10 5.957 30 690 3

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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Tab.14 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso banche (art. 442d)

Esposizioni/Aree geografiche

(unità migliaia di euro)

ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

Esposizione netta

Rettifiche valore

complessive

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze - - - - - - - - - -

A.2 Inadempienze probabili - - - - - - - - - -

A.3 Esposizioni scadute deteriorate - - - - - - - - - -

A.4 Esposizioni non deteriorate 81.388 - 13.345 - 619 - - - - -

Totale A 81.388 - 13.345 - 619 - - - - -

B. Esposizioni fuori bilancio

B.1 Sofferenze - - - - - - - - - -

B.2 Inadempienze probabili - - - - - - - - - -

B.3 Altre attività deteriorate - - - - - - - - - -

B.4 Esposizioni non deteriorate 3.674 - - - - - - - - -

Totale B 3.674 - - - - - - - - -

Totale A+B 85.062 - 13.345 - 619 - - - - -

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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Tab.15 - Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (Art 442e)

Esposizioni/Controparti

(unità migliaia di euro)

Governi Altri Enti Pubblici Società finanziarie

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze - - X 3.161 51 X 94 - X

A.2 Inadempienze probabili 395 84 X 2.858 2.455 X 6.667 3.830 X

A.3 Esposizioni scadute deteriorate 646 - X 562 - X - - X

A.4 Esposizioni non deteriorate 3.320.920 X 32 895.162 X 761 114.927 X 47

Totale A 3.321.961 84 32 901.743 2.506 761 121.688 3.830 47

B. Esposizioni fuori bilancio

B.1 Sofferenze - - X - - X - - X

B.2 Inadempienze probabili - - X - - X - - X

B.3 Altre attività deteriorate - - X - - X - - X

B.4 Esposizioni non deteriorate - X - 589 X - 15.523 X -

Totale B - - - 589 - - 15.523 - -

Totale A+B 3.321.961 84 32 902.332 2.506 761 137.211 3.830 47

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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Tab.15 - Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (Art 442e)

segue

Esposizioni/Controparti

Società di assicurazione Imprese non finanziarie Altri soggetti

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

Esposizione netta

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore di

portafoglio

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze - - X 38.738 215.007 X 148.293 9.396 X

A.2 Inadempienze probabili - - X 33.305 11.924 X 191.321 413 X

A.3 Esposizioni scadute deteriorate - - X 53.062 1.466 X 3.944 108 X

A.4 Esposizioni non deteriorate - X - 1.824.749 X 10.487 15.164 X 97

Totale A - - - 1.949.854 228.397 10.487 358.722 9.917 97

B. Esposizioni fuori bilancio

B.1 Sofferenze - - X 156 - X - - X

B.2 Incagli - - X 676 - X - - X

B.3 Altre attività deteriorate - - X 1.123 - X - - X

B.5 Altre esposizioni - X - 309.733 X - 322 X -

Totale B - - - 311.688 - - 322 - -

Totale A+B - - - 2.261.542 228.397 10.487 359.044 9.917 97

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

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La tabella 16 riporta la distribuzione su fasce temporali di durata contrattuale residua delle attività per cassa e delle operazioni fuori bilancio.

Tab.16 - Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie (Art 442f)

Voci/Scaglioni temporali (unità migliaia di euro)

A vista da oltre 1 a 7 giorni

da oltre 7 a 15

giorni

da oltre 15 giorni a 1 mese

da oltre 1 a 3 mesi

da oltre 3 mesi fino a 6 mesi

da oltre 6 mesi fino a 1 anno

da oltre 1 anno fino a 5 anni

Oltre 5 anni

Indeterminata

Totale

Attività per cassa 1.532.352 75.034 107.807 367.549 810.453 283.864 842.849 2.736.300 78.172 14.446 6.848.826

Titoli di Stato - - - - 15.184 51.726 721.875 2.390.032 - -

3.178.817

Altri titoli di debito - - - - - - 5.004 - - -

5.004

Quote O.I.C.R. - - - - - - - - - - -

Finanziamenti 1.532.352 75.034 107.807 367.549 795.269 232.138 115.970 346.268 78.172 14.446

3.665.005

- banche 75.897 - - - - - - - - 14.446

90.343

- clientela 1.456.455 75.034 107.807 367.549 795.269 232.138 115.970 346.268 78.172 -

3.574.662

Operazioni fuori bilancio - - 3.674 28.500 8.000 - - - - - 40.174

Derivati finanziari con scambio di capitale - - - 28.500 8.000 - - - - -

36.500

- posizioni lunghe - - - 28.500 - - - - - -

28.500

- posizioni corte - - - - 8.000 - - - - -

8.000

Derivati finanziari senza scambio di capitale - - - - - - - - - - -

- posizioni lunghe - - - - - - - - - - -

- posizioni corte - - - - - - - - - - -

Depositi e finanziamenti da ricevere - - - - - - - - - - -

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Tab.16 - Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie (Art 442f)

- posizioni lunghe - - - - - - - - - - -

- posizioni corte - - - - - - - - - - -

Impegni irrevocabili a erogare fondi - - 3.674 - - - - - - -

3.674

- posizioni lunghe - - 3.674 - - - - - - -

3.674

- posizioni corte - - - - - - - - - - -

Garanzie finanziarie rilasciate - - - - - - - - - - -

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Tab.17 - Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive (Art 442i)

Causali/categorie (unità migliaia di euro)

Sofferenze

Inadempienze probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Totale

A. Rettifiche complessive iniziali 210.680 14.201 1.503 226.384

B. Variazioni in aumento 30.132 20.577 144 50.853

B.1 Rettifiche di valore 19.192 20.577 144 39.913

B.2 Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate

10.940 - - 10.940

B.3 altre variazioni in aumento - - - -

C. Variazioni in diminuzione (16.358) (16.072) (73) (32.503)

C.1 Riprese di valore da valutazione (2.775) (4.299) (73) (7.147)

C.2 Riprese di valore da incasso - - - -

C.3 Cancellazioni (13.583) (833) - (14.416)

C.4 Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate

- (10.940) - (10.940)

C.5 Altre variazioni in diminuzione - - - -

D. Rettifiche complessive finali 224.454 18.706 1.574 244.734

Per quanto attiene alla descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore si rinvia a quanto indicato nella sezione qualitativa del presente documento.

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7. ATTIVITÀ NON VINCOLATE (Art. 443 CRR)

Nel presente capitolo, in conformità all’articolo 443 del regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), si dà evidenza circa le attività non vincolate nonché di quelle vincolate.

Si intende attività vincolata ogni attività che è stata impegnata o che è oggetto di un

accordo per fornire garanzie (security o collateral) o supporto di credito a delle operazioni iscritte in bilancio o fuori bilancio dalle quali l’attività non possa essere ritirata liberamente. Le attività impegnate il cui ritiro è soggetto a qualsiasi tipo di restrizione, come ad esempio una preventiva approvazione prima di essere ritirate o sostituite da altre attività, sono ritenute vincolate.

Nelle tabelle sotto riportate si dà evidenza delle attività vincolate e non che detiene Banca IFIS.

Tab.18 - Informativa quantitativa sulle Attività non vincolate (Euro/000) (Art. 443 e EBA/GL/2014/03)

ATTIVITA' Valore contabile

delle attività vincolate

Fair value delle attività vincolate

Valore contabile delle attività non

vincolate

Fair value delle attività non

vincolate

Attività dell'ente segnalante

Finanziamenti a vista

Titoli di capitale 4.715 4.715

Titoli di debito 2.787.997 2.787.997 433.845 433.835

-di cui: emessi da amministrazioni pubbliche

2.787.997 2.787.997 428.835 428.835

-di cui: emessi da intermediari finanziari

5.010 5.000

Finanziamenti diversi da quelli a vista

3.527.597

Altre attività 244.620

ATTIVITA' VINCOLATE E PASSIVITA' ASSOCIATE Passività finanziarie, passività potenziali e titoli in prestito

Attività, garanzie ricevute e propri titoli di debito emessi vincolati diversi da obbligazioni bancarie garantite e titoli ABS

Valore contabile delle passività finanziarie

Depositi

Pronti contro termine 2.663.208 2.667.606

di cui: con banche centrali

Depositi collateralizzati diversi dai pronti contro termine

119.792 120.391

di cui: con banche centrali 119.792 120.391

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8. USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO E USO DELL’ECAI (Artt. 444 e 453 CRR)

Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito (metodo standardizzato) il Gruppo Banca IFIS utilizza la seguente agenzia esterna di valutazione del merito di credito (ECAI): Fitch Ratings.

Le valutazioni dell’ECAI prescelta si applicano alle seguenti classi di attività:

Tab.19 - Portafogli e rating ufficiali

Classi regolamentari ECA/ECAI Caratteristiche del

rating

Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali Fitch Ratings Solicited/Unsolicited

Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali - -

Esposizioni verso organismi del settore pubblico - -

Esposizioni verso enti - -

Esposizioni verso imprese - -

Esposizioni al dettaglio - -

Esposizioni in stato di default - -

Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato - -

Esposizioni in strumenti di capitale - -

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La tabella seguente mostra la distribuzione delle esposizioni soggette a rischio di credito sulla base dei fattori di ponderazione (classi di merito di credito).

Tab.20 - Esposizioni per classe regolamentare di attività e per classe di merito creditizio/ponderazione (in migliaia di euro)

Classe regolamentare di attività/Ponderazione 0% 20% 50% 75% 100% 150% 200% Deduzioni dal patrimonio di

vigilanza Totale

Esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali

3.373.647 38.058 3.411.705

Esposizioni verso enti 82.313 20.443 102.756

Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali

101.731 101.731

Esposizioni verso organismi del settore pubblico 767.480 26.540 794.020

Banche Multilaterali di Sviluppo 0

Organizzazioni Internazionali 0

Imprese ed altri soggetti 1.649.026 1.649.026

Esposizioni al dettaglio 471.782 471.782

Esposizioni a breve termine verso imprese 0

Esposizioni verso O.I.C.R. 0

Esposizioni garantite da immobili 0

Esposizioni in stato di default 394.698 90.302 485.000

Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato

0 0

Cartolarizzazioni 0

Esposizioni in strumenti di capitale 4.715 4.715

Altre posizioni 37 169 118.806 119.012

Totale rischio di credito 3.373.684 951.693 0 471.782 2.252.286 90.302 0 0 7.139.747

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9. RISCHIO OPERATIVO (Art. 446 CRR)

Con riferimento alla misurazione dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo, il Gruppo Banca IFIS, considerate le proprie caratteristiche in termini operativi e dimensionali, applica il Metodo Base (Basic Indicator Approach – BIA).

Tale metodologia prevede che il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi venga misurato applicando un unico coefficiente regolamentare all’indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine operativo, dato dalla somma del margine di intermediazione e altri proventi di gestione. In particolare, il requisito patrimoniale è pari al 15 per cento della media delle ultime tre osservazioni, su base annuale, del margine operativo. Tale margine viene determinato in base ai principi contabili IAS e si basa sulle osservazioni disponibili aventi valore positivo.

Il Gruppo ha strutturato un sistema di gestione del rischio operativo composto da:

- Loss Data Collection, attività di rilevazione e registrazione effettuata nel continuo degli eventi di rischio operativo che si manifestano all’interno dell’intera struttura del Gruppo;

- Sistema IT per la registrazione degli eventi di rischio operativo rilevati; - Attività periodica di Risk Self Assessment, valutazione annuale dei processi critici al

fine di identificare, valutare e gestire i possibili rischi futuri; - Sistema di reporting, definizione di una specifica reportistica, con periodicità

trimestrale, che include l’attività di Loss Data Collection e il monitoraggio degli indicatori di rischio definiti all’interno delle politiche di rischio.

Il Risk Management ha inoltre erogato della formazione ad hoc sul tema rischi operativi alle diverse unità di business del Gruppo.

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10. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (Art. 447 CRR)

Al 31 dicembre 2015 i titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario del Gruppo Banca IFIS consistono nelle interessenze azionarie di minoranza classificate tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”.

Criteri di iscrizione

Le attività finanziarie disponibili per la vendita sono inizialmente rilevate al fair value, che corrisponde al costo dell’operazione comprensivo degli eventuali costi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso. Per gli strumenti fruttiferi gli interessi sono contabilizzati al costo ammortizzato, utilizzando il criterio dell’interesse effettivo.

Criteri di valutazione

Successivamente alla rilevazione iniziale, detti investimenti sono valutati al fair value alla chiusura del periodo di riferimento. Il fair value viene determinato sulla base dei medesimi criteri illustrati per le attività finanziarie detenute per la negoziazione. Gli utili e le perdite derivanti dalle variazioni del fair value sono rilevati in un’apposita riserva del patrimonio netto fino a quando l’attività finanziaria non è alienata, momento in cui gli utili e le perdite cumulati sono iscritti nel conto economico. Le variazioni di fair value rilevate nella voce “riserva da valutazione” sono esposte anche nel prospetto della redditività complessiva alla voce 100 “Attività finanziarie disponibili per la vendita”.

Qualora vi sia qualche obiettiva evidenza che l’attività abbia subito una riduzione permanente di valore, la perdita cumulata che è stata rilevata direttamente nel patrimonio netto viene trasferita a conto economico. L’importo della perdita complessiva che viene trasferita dal patrimonio netto e rilevata nel conto economico è pari alla differenza tra il valore di carico (costo di acquisizione al netto delle eventuali perdite per riduzione di valore già precedentemente rilevate nel conto economico) e il fair value.

Per gli strumenti di capitale l’esistenza di perdite durevoli di valore è valutata considerando, oltre ad eventuali difficoltà nel servizio del debito da parte dell’emittente, ulteriori indicatori quali il declino del fair value al di sotto del costo e variazioni avverse nell’ambiente in cui l’impresa opera. Una diminuzione significativa o prolungata del fair value di uno strumento rappresentativo di capitale al di sotto del suo costo è considerata evidenza obiettiva di una riduzione di valore. La perdita di valore è considerata significativa se la riduzione del fair value al di sotto del costo sia superiore al 20%, mentre è considerata prolungata se la riduzione del fair value al di sotto del costo si protrae per oltre 9 mesi.

Sulla base delle considerazioni sopra esposte e conformemente a quanto previsto dall’IFRS 7, il Gruppo classifica le valutazioni al fair value sulla base di una gerarchia di livelli che riflette la significatività degli input utilizzati nelle valutazioni. Si distinguono i seguenti livelli:

- Livello 1: fair value misurato utilizzando prezzi quotati (non rettificati) su mercati attivi per attività o passività identiche;

- Livello 2: fair value misurato utilizzando dati di input diversi dai prezzi quotati di cui al Livello 1 che sono osservabili per l’attività o la passività, sia direttamente (come nel caso dei prezzi), sia indirettamente (cioè in quanto derivati dai prezzi);

- Livello 3: fair value misurato utilizzando dati di input relativi all’attività o alla passività che non sono basati su dati di mercato osservabili (dati non osservabili).

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Tab.21 - Esposizioni in strumenti di capitale - Portafoglio Bancario

(dati in migliaia di euro) Valore di bilancio Fair Value Market Value Utili/perdite realizzati nel

periodo

Plus/Minus sospese a

patrimonio netto

Plus/Minus sospese a patrimonio

netto computate a F.di Propri

Livello 1 Livello2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 - - -

Attività finanziarie disponibili per la vendita

- - 4.701 - - 4.701 - 38 (1) -

Titoli di capitale

- valutati al fair value 4.030 4.030 - 38 (1) -

- valutati al costo - - 671 - - 671 - - - -

Totale - - 4.701 - - 4.701 - 38 (1) -

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11. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (Art. 448 CRR)

Il rischio di tasso di interesse sul banking book rappresenta il rischio di una riduzione non attesa del margine d’interesse o del patrimonio conseguente ad una variazione avversa dei tassi di interesse con effetto sulle attività non collocate nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza.

Nell’ambito dell’attività di factoring gli impieghi sulla clientela sono prevalentemente a revoca e a tasso variabile. I tassi d’interesse applicati alla clientela tradizionale per i rapporti di factoring sono di norma indicizzati con adeguamento automatico all’andamento del costo del denaro. Ad esclusione dell’operatività di acquisto crediti a titolo definitivo, negli altri casi i tassi d’interesse sono comunque modificabili unilateralmente dalla Banca.

Nell’ambito dell’operatività in crediti di difficile esigibilità e fiscali rileva un potenziale rischio di tasso d’interesse connesso alle tempistiche relative ai tempi di incasso sul medio periodo. Analoga problematica è presente nell’attività di acquisto di crediti erariali.

Alla chiusura dell’esercizio 2015 il portafoglio titoli obbligazionari è composto per una quota pari al trentaquattro per cento da titoli a tasso fisso e durata contenuta, una quota pari al ventitré per cento da titoli indicizzati al tasso di inflazione e la parte rimanente è composta da titoli con rendimenti indicizzati a tassi di mercato. La durata media finanziaria del portafoglio complessivo si attesta su valori di poco superiori a cinque mesi.

Le fonti di finanziamento sono costituite prevalentemente da depositi interbancari a tasso fisso (collateralizzati e non) di breve durata, da operazioni di rifinanziamento presso l’Euro-sistema e da depositi della clientela retail tramite prodotti di raccolta on line (Rendimax e Contomax). Questi ultimi sono a tasso fisso per la componente vincolata e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente dalla Banca nel rispetto delle norme e dei contratti, per i depositi liberi a vista e a chiamata. La durata massima consentita per i depositi vincolati è di 5 anni.

Tale assetto finanziario consente di mantenere su livelli contenuti la rilevanza dell’impatto di uno shock sul mercato dei tassi d’interesse.

Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario il Gruppo Banca IFIS si avvale dell’algoritmo semplificato di cui all’Allegato C Titolo III Cap.1 della Circolare 285/13 di Banca d’Italia. Tale metodologia consente di valutare l’impatto sulle poste rate sensitive del portafoglio bancario in termini di variazione del valore economico aziendale a fronte di un ipotetico scenario di variazione dei tassi di interesse. Nell’ambito dei principi stabiliti nel modello di valutazione, è stata introdotta la distinzione tra componente “core” e “non core” dei c/c passivi e dei depositi liberi. La componente “non core”, che concentra il 25% del totale dei c/c e depositi liberi, viene classificata nella fascia “a vista e revoca”. La componente “core” deve essere ripartita proporzionalmente nelle diverse fasce temporali da “fino a 1 mese” fino al massimo della fascia “da oltre 4 anni a 5 anni”. In relazione alle caratteristiche del prodotto rendimax, avendo introdotto solo nel corso del 2015 la possibilità di vincolare le somme per periodi superiori ai 2 anni, si è ritenuto opportuno riproporzionare la parte a vista fino a due anni.

Di seguito sono riportate le principali ipotesi applicate nel modello di misurazione, secondo quanto indicato nell’allegato metodologico della Circolare 285/13:

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- le attività e le passività a tasso variabile sono ricondotte nelle diverse fasce temporali in base alla data di rinegoziazione del tasso d’interesse;

- le attività e passività a tasso fisso sono classificate nelle rispettive fasce temporali in base alla loro vita residua;

- le attività e le passività sono inserite nello scadenziario secondo i criteri previsti nella Circolare 272 “Manuale per la compilazione della matrice dei conti” e nella Circolare 115 “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni di vigilanza su base consolidata degli enti creditizi”;

- i conti correnti attivi sono classificati nella fascia “a vista”; - la somma dei c/c passivi e dei depositi liberi si considerano “a vista” per una quota fissa

del 25% (componente non core) e per il rimanente importo nelle successive cinque fasce temporali in misura proporzionale;

- per la determinazione dell’entità dello shock si fa riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati negli ultimi sei anni garantendo, nel caso di scenari al ribasso, il vincolo di non negatività dei tassi.

Il relativo requisito patrimoniale attuale e prospettico è determinato con cadenza annuale in sede di predisposizione del resoconto ICAAP. Il monitoraggio degli indicatori rilevanti sul grado di esposizione (composizione, grado di indicizzazione, durata media finanziaria delle fonti ed impieghi, etc.) è condotto su base trimestrale ed è oggetto di rendicontazione all’Alta Direzione (Amministratore Delegato e Direttore Generale) e al Consiglio di Amministrazione.

Nella tabella che segue si riporta il risultato della misurazione condotta al 31 dicembre 2015 secondo la metodologia di cui all’Allegato C Titolo III della Circolare 285/13 di Banca d’Italia, nei calcoli è considerata anche la holding controllante “La Scogliera”.

Tab.22 - Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario

ATTIVI PASSIVI Posizione Netta Fattore

Ponderazione Esp. Ponderata

A Vista o a revoca 1.345.178.195 194.043.132 1.151.135.063 0,00 0

Fino a 1 mese 1.754.712.185 3.097.358.318 -1.342.646.133 0,04 -445.759

da oltre 1 mese a 3 mesi 136.551.577 1.578.739.954 -1.442.188.377 0,16 -1.718.235

da oltre 3 mesi a 6 mesi 2.213.838.141 285.087.597 1.928.750.544 0,36 5.061.813

da oltre 6 mesi a 1 anno 755.485.483 412.140.499 343.344.984 0,71 2.172.669

da oltre 1 anno a 2 anni 337.204.757 533.628.866 -196.424.109 1,38 -2.588.077

da oltre 2 anni a 3 anni 42.334.189 18.241.945 24.092.244 2,25 495.874

da oltre 3 anni a 4 anni 55.208.424 6.001.596 49.206.829 3,07 1.249.345

da oltre 4 anni a 5 anni 93.217.671 60.337.089 32.880.582 3,85 933.312

da oltre 5 anni a 7 anni 49.145.651 367.766 48.777.886 5,08 1.435.705

da oltre 7 anni a 10 anni 2.991.677 630.378 2.361.299 6,63 79.060

da oltre 10 anni a 15 anni 2.285.710 2.142.102 143.608 8,92 6.546

da oltre 15 anni a 20 anni 28.993 0 28.993 11,21 1.706

oltre 20 anni 200.301 0 200.301 13,01 13.785

Variazione di valore economico aziendale 6.697.744

Fondi Propri 486.809.000

Indicatore di rischiosità (soglia di attenzione 20%) 1,33%

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12. POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR)

Il ruolo degli Organi aziendali, delle Funzioni di controllo e delle altre Funzioni aziendali è descritto nello statuto e/o nella regolamentazione aziendale, risulta conforme alle disposizioni di vigilanza della Banca d’Italia; vengono riportate nel seguito le competenze e il processo di approvazione delle politiche di remunerazione.

Ruolo dell’Assemblea

L’Assemblea ordinaria, secondo quanto previsto dall’art. 10 dello statuto sociale, “oltre a stabilire i compensi spettanti agli organi dalla stessa nominati, approva:

le politiche di remunerazione a favore di amministratori, dipendenti o collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato;

gli eventuali piani di remunerazione basati su strumenti finanziari.

Sull’attuazione delle politiche di remunerazione l’Assemblea viene adeguatamente informata.”

Ruolo del Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione adotta e riesamina, con cadenza annuale, la politica di remunerazione, anche ai fini della rendicontazione e della formulazione delle proposte all’Assemblea dei soci.

Nella fase istruttoria il Consiglio si avvale di un proprio Comitato interno come più avanti specificato. È compito di tale Comitato assicurare il coinvolgimento delle funzioni aziendali nel processo di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione. Le principali funzioni della Capogruppo coinvolte sono l’unità organizzativa Risorse Umane e l’unità Pianificazione Strategica e Controllo di Gestione per la predisposizione e l’attuazione nonché, per i profili di consulenza e di controllo, le unità di controllo Risk Management, Compliance e Internal Audit.

Il Consiglio di Amministrazione, ai sensi dell’art. 2389 del codice civile, stabilisce la remunerazione degli amministratori investiti di particolari cariche in conformità dello statuto con il parere favorevole del Collegio Sindacale, sentito anche il Comitato Remunerazioni.

Il Consiglio di Amministrazione definisce i sistemi di remunerazione e incentivazione del “personale più rilevante”, secondo le risultanze del processo di auto-valutazione di tempo in tempo condotto dal Consiglio medesimo,

Alla luce dell’art. 14 dello statuto, “sono di esclusiva competenza del Consiglio di Amministrazione le delibere riguardanti:

la nomina, la revoca e il trattamento economico dei componenti la Direzione Generale;

la valutazione della coerenza del sistema di remunerazione ed incentivazione con le strategie di lungo periodo della Banca, assicurando che il sistema sia tale da non accrescere i rischi aziendali.”

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Ruolo dell’Amministratore Delegato e del Direttore Generale

All'Amministratore Delegato spetta curare l'esecuzione delle deliberazioni del Consiglio di Amministrazione, anche avvalendosi del Direttore Generale.

Composizione, competenze e funzionamento del “Comitato Remunerazioni”

Il Comitato Remunerazioni è composto da 3 membri scelti tra i componenti non esecutivi del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, la maggioranza dei quali indipendenti; la composizione delineata dal Consiglio di Amministrazione il 3 Febbraio 2015 individua i seguenti partecipanti: il consigliere Andrea Martin (non esecutivo e non indipendente), la Consigliera Francesca Maderna (indipendente e non esecutiva) nel ruolo di presidente, il Consigliere Daniele Santosuosso (indipendente e non esecutivo).

Il Consiglio, alla luce dei curricula vitae dei componenti, ha espresso una valutazione di conformità sulla composizione dell’Organismo rispetto al disposto normativo, con particolare riguardo all’adeguata conoscenza ed esperienza maturata in materia finanziaria e di politiche retributiva dalla Dott.ssa Francesca Maderna.

Il Comitato dura in carica tre anni e si riunisce periodicamente, anche in collegamento video/telefonico, ogni volta che se ne presenti l’esigenza in relazione ai compiti attribuitigli.

Il Regolamento in vigore prevede che ai lavori del Comitato partecipi anche il Presidente del Collegio Sindacale della Capogruppo o un altro Sindaco effettivo da lui di volta in volta designato; possono comunque partecipare gli altri componenti del Collegio Sindacale. E’ prevista la possibilità della partecipazione dell’Amministratore Delegato e del Direttore Generale della Capogruppo, ove non siano all’esame argomenti che li riguardano, e il divieto, per gli altri amministratori, di prendere parte alle riunioni del Comitato in cui vengono formulate le proposte al Consiglio di Amministrazione relative alla loro remunerazione. Il Presidente del Comitato valuta, in relazione agli argomenti da trattare, l’opportunità di far partecipare il Responsabile del Risk Management al fine di assicurare che i sistemi di incentivazione siano adeguatamente corretti per tener conto di tutti i rischi assunti dal Gruppo bancario, secondo metodologie coerenti con quelle adottate per la gestione dei rischi a fini regolamentari e interni. Il Comitato può richiedere infine la presenza:

di consulenti esterni esperti in materia di politiche retributive, che possono essere individuati anche tra i Consiglieri di Amministrazione della Capogruppo, a condizione che tali esperti non forniscano nel contempo all’Area Risorse Umane, agli amministratori esecutivi o ai dirigenti con responsabilità strategiche della Capogruppo e/o delle altre società del Gruppo servizi di significatività tale da compromettere in concreto l’indipendenza di giudizio dei consulenti stessi;

di qualsiasi esponente o addetto aziendale della Capogruppo o di altra società del Gruppo.

Funzioni del Comitato Remunerazioni

Il Comitato valuta almeno una volta all’anno l’adeguatezza, la coerenza complessiva e la concreta applicazione delle politiche di remunerazione del Gruppo approvate dall’Assemblea dei soci della Capogruppo; all’Assemblea deve quindi essere presente il presidente o almeno un componente del Comitato.

Al Comitato spettano i seguenti compiti in materia di remunerazioni:

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fornire consulenza e formulare proposte al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo per la remunerazione e incentivazione degli esponenti aziendali (inclusi gli amministratori esecutivi e gli altri amministratori investiti di particolari cariche), dei dirigenti con responsabilità strategiche e dei responsabili delle Funzioni di controllo interno della Capogruppo e delle altre società del Gruppo nonché sulla fissazione degli obiettivi di performance correlati alla componente variabile di tale remunerazione;

fornire consulenza in materia di determinazione dei criteri per la remunerazione del restante personale “più rilevante” individuato in seno alla Capogruppo e alle altre società del Gruppo nel rispetto delle vigenti disposizioni di vigilanza;

vigilare direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei responsabili delle Funzioni di controllo interno della Capogruppo e delle altre società del Gruppo, in stretto raccordo con il Collegio Sindacale;

curare la preparazione della documentazione da sottoporre al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo per le relative decisioni;

collaborare con gli altri comitati interni al Consiglio di Amministrazione in particolare con il Comitato per il Controllo e Rischi, laddove la coincidenza di una componente significativa dei membri dei due Comitati non garantisca ipso facto tale collaborazione;

assicurare il coinvolgimento dell’Internal Audit, dell’unità Risorse Umane, dell’unità Pianificazione Strategica, del Risk Management e della Compliance della Capogruppo nel processo di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione del Gruppo;

monitorare l’applicazione delle decisioni adottate dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e delle altre società del Gruppo in materia di remunerazione e in particolare esprimersi, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle strutture aziendali, sul raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i piani di incentivazione e sull’accertamento delle altre condizioni poste per l’erogazione dei compensi;

formulare proposte al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo in ordine ai criteri di attribuzione di stock options o di assegnazione di azioni a favore di amministratori e dipendenti del Gruppo;

a quest’ultimo riguardo, ove possibile, fornire interpretazione nei casi controversi e rettificare le condizioni di assegnazione di ciascuna tranche nonché regolamentare l’esercizio dei diritti emergenti in caso di operazioni di natura straordinaria sul capitale della Capogruppo (fusioni, aumenti di capitale gratuiti o a pagamento, frazionamenti o raggruppamenti di azioni ecc.).

Ogni riunione del Comitato viene verbalizzata e allibrata nel relativo libro verbali.

Il Comitato può accedere a tutte le informazioni aziendali rilevanti per lo svolgimento dei suoi compiti e dispone di risorse finanziarie, attivabili in autonomia, nella misura stabilita dal Consiglio e con previsione di rendicontazione in merito all’eventuale utilizzo dei fondi almeno una volta all’anno, di norma in sede di esame della relazione sul governo societario e gli assetti proprietari.

Nel corso del 2015 il Comitato si è riunito dieci volte, in due casi si è trattato di riunioni congiunte: una con il Collegio Sindacale, l’altra con Collegio Sindacale, Comitato Nomine e Comitato Controllo e Rischi. Le riunioni sono state precedute da confronti tra i componenti e/o dal preventivo esame individuale della documentazione. La durata media delle riunioni è stata di circa cinquanta minuti. Il Comitato non si è avvalso dei servizi di consulenti esterni.

Nel corso del 2015, la consigliera Francesca Maderna ha partecipato a nove riunioni; il consigliere Andrea Martin (che ha sostituito Sebastien Egon Fürstenberg2 a partire dalla

2 Sebastien Egon Fürstenberg, membro del Comitato Remunerazioni per tre riunioni, ha partecipato ad una

riunione.

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quarta riunione del Comitato) ha partecipato a sei riunioni; il consigliere Daniele Santosuosso ha partecipato a otto riunioni.

L’Amministratore Delegato ha assistito alle riunioni, laddove non era prevista la trattazione di temi che lo riguardavano. Alla maggior parte delle riunioni ha inoltre assistito il Presidente del Collegio Sindacale e in una occasione anche un altro Sindaco effettivo.

I principi alla base del sistema di remunerazione

Il sistema di remunerazione ed incentivazione del Gruppo bancario Banca IFIS si ispira ai seguenti principi:

promuovere una gestione sana ed efficace del rischio non incoraggiando un’assunzione di rischi superiori al livello di rischio tollerato;

rendere coerenti le performances aziendali con gli obiettivi di crescita sostenibile del Gruppo;

sollecitare e riconoscere i contributi individuali, producendo motivazione nelle persone interessate;

fidelizzare le proprie persone legandole all’azienda anche attraverso sistemi di medio/lungo periodo;

ricercare il migliore allineamento tra gli interessi dei diversi stakeholders;

focalizzare l’attenzione sulle politiche di contenimento del rischio;

promuovere il rispetto della legalità e disincentivare qualsiasi violazione;

non creare situazioni di conflitto d’interessi.

Le politiche di remunerazione del Gruppo bancario Banca IFIS sono definite tenendo conto dei criteri di proporzionalità connessi alle caratteristiche, dimensioni e complessità dell’attività svolta.

Tali considerazioni incidono nella:

definizione dei criteri di determinazione della componente variabile della remunerazione nel cui contesto viene prevista la corresponsione di parte dei compensi in azioni della società;

identificazione del “personale più rilevante”;

definizione di politiche di remunerazione del Gruppo con modalità differenziate in funzione della categoria di appartenenza del personale.

Collegamento tra remunerazione e performance Amministratori non esecutivi

La remunerazione degli amministratori non esecutivi, tra cui i componenti del Comitato Remunerazioni, non è legata ai risultati economici conseguiti dalla Banca; l’ammontare della loro remunerazione è definita complessivamente sulla base delle regole stabilite dall’Assemblea dei soci alla quale deve aggiungersi una quota di remunerazione basata sui gettoni di presenza attribuiti in funzione della loro partecipazione alle sedute del Consiglio o a quelle di eventuali comitati interni. È previsto altresì il rimborso delle spese sostenute per ragione del loro ufficio. Tali amministratori non risultano, inoltre, destinatari di piani di incentivazione a base azionaria.

La remunerazione del Presidente e del Vice Presidente è composta da un compenso fisso ricorrente stabilito dal Consiglio di Amministrazione su proposta del Comitato Remunerazioni.

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Collegamento tra remunerazione e performance dell’Amministratore Delegato

Come previsto nelle politiche di remunerazione della Banca, la remunerazione dell’Amministratore Delegato e del Direttore generale, prevede, così come definito dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Comitato Remunerazione con il parere favorevole del Collegio Sindacale, oltre a una componente fissa ricorrente anche una parte variabile; la componente variabile della retribuzione è legata ai risultati complessivi della Banca e ne segue l’andamento mentre il meccanismo di differimento tiene conto della stabilità dei risultati in un orizzonte pluriennale nonché delle risorse patrimoniali e della liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese, pur nel rispetto dei limiti previsti sul rapporto percentuale tra la remunerazione fissa e quella variabile.

La remunerazione dell’Amministratore Delegato prevede, oltre a un compenso fisso ricorrente, una parte variabile pari all’1,5% (cd. percentuale) del risultato consolidato della Banca al lordo delle sole imposte di competenza dell’esercizio, per la parte eccedente 40 milioni di euro, la quale è corretta a sua volta per il rapporto tra RORAC3 di Gruppo consuntivo4 e RORAC di Gruppo prospettico5, in formula:

𝑉𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 = [1.5% ∗ (𝑈𝑡𝑖𝑙𝑒 𝐴𝑛𝑡𝑒 𝐼𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑒𝑃𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 − 40.000.000)] ∗ (𝑅𝑂𝑅𝐴𝐶𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑛𝑡𝑖𝑣𝑜

𝑅𝑂𝑅𝐴𝐶𝑃𝑟𝑜𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑖𝑐𝑜) (A)

In ogni caso l’incidenza della componente variabile sulla componente fissa è individuata secondo il rapporto massimo 1:1.

Laddove la remunerazione variabile non sia di importo particolarmente elevato6, la percentuale della parte variabile da differire è fissata al 40% per un periodo pari a 3 anni.

La quota di remunerazione variabile differita dell’Amministratore Delegato è soggetta ai seguenti meccanismi di malus, i quali vanno a ridurre, sino ad azzerare, ex-post la cd. percentuale applicata nella formula (A) secondo i criteri riportati nella tabella che segue. Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi7 chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile (accrual period).

Total Solvency ratio

<10,5% 10,5%< 11,5% 11,5%< 12,5% >12,5%

RORAC

≥ 15% -100,0% --- --- ---

10%< < 15% -100,0% -30,0% -20,0% -10,0%

< 10% -100,0% -40,0% -30,0% -20,0%

Inoltre la quota di remunerazione variabile dell’Amministratore Delegato è soggetta a claw back, con riferimento alla parte riconosciuta e/o pagata, qualora lo stesso abbia determinato o concorso a determinare:

3 Indicatore calcolato come rapporto tra Utile Netto di periodo e Capitale Assorbito per i rischi di primo pilastro. Non sono da considerarsi nel calcolo elementi che derivano da operatività straordinaria quali: aumenti di capitale, fusioni aziendali, scissioni, acquisizioni o comunque ogni altra operazione non ricorrente che il Consiglio di Amministrazione dovesse deliberare ed idonea a modificare il valore dell’indicatore. 4 Il periodo di riferimento è lo stesso relativo a quello per il RORAC obiettivo (misura ex-ante). 5 Definito a piano industriale con orizzonte 12 mesi. 6 La Banca considera di importo particolarmente elevato la remunerazione variabile superiore al compenso fisso. 7 Condizione sufficiente all’applicazione dei fattori correttivi riportati in tabella è il verificarsi delle condizioni stesse, in almeno uno dei tre anni di osservazione (accrual period).

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- una perdita di bilancio significativa per la Banca (perdite pari o superiori al 5% del Patrimonio netto);

- violazioni degli obblighi imposti ai sensi dell’articolo 26 o, quando il soggetto è parte interessata, dell’articolo 53, commi 4 e ss., del TUB o degli obblighi in materia di remunerazione e incentivazione;

- comportamenti fraudolenti o di colpa grave a danno della Banca.

Inoltre il meccanismo di claw back è applicato anche qualora il Ratio Totale Fondi disponibili8 sia inferiore alla soglia regolamentare di tempo in tempo in vigore.

La componente variabile non sarà erogata se durante il periodo di differimento l’Assemblea abbia deliberato la revoca dell’incarico per giusta causa.

Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi (accrual period) chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile e applicati al verificarsi delle condizioni sopra esposte.

La remunerazione variabile up-front è quindi corrisposta dopo l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio chiuso il 31 dicembre dell’anno precedente. Il 50% della stessa è corrisposta in azioni della Banca soggette ad un periodo di retention9 di tre anni, in linea con l’orizzonte di pianificazione strategica. Il numero delle azioni da assegnare è calcolato prendendo come fair value dell’azione la media del prezzo di borsa del mese precedente alla data di assegnazione, quest’ultima da effettuarsi contestualmente alla data dell’Assemblea che approva il bilancio. Il numero di azioni è determinato per arrotondamento all’intero più prossimo.

La remunerazione variabile sottoposta a differimento temporale (periodo di vesting) è oggetto di rivalutazione annuale al tasso legale di tempo in tempo vigente. La quota differita è corrisposta trascorso il periodo di differimento triennale dall’approvazione del bilancio dell’esercizio di riferimento. Il 50% di detta remunerazione è corrisposta in azioni della Banca soggette ad un periodo di retention10 di un anno. Il numero delle azioni da assegnare è calcolato prendendo come fair value dell’azione la media del prezzo di borsa del mese precedente alla data di assegnazione. Il numero di azioni è determinato per arrotondamento all’intero più prossimo.

Collegamento tra remunerazione e performance del Direttore Generale

La remunerazione del Direttore Generale si compone di una retribuzione annua omnicomprensiva (RAL) e di una retribuzione variabile pari allo 0,75% (cd. percentuale) del risultato consolidato della Banca al lordo delle sole imposte di competenza dell’esercizio, per la parte eccedente 40 milioni di euro, la quale è corretta a sua volta per il rapporto tra RORAC11 di Gruppo consuntivo12 e RORAC di Gruppo prospettico13, in formula:

8 Regolamento UE n. 575/2013 (CRR) e Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) 9 Periodo durante il quale vige un divieto di vendita delle azioni 10 Periodo durante il quale vige un divieto di vendita delle azioni 11 Indicatore calcolato come rapporto tra Utile Netto di periodo e Capitale Assorbito per i rischi di primo pilastro. Non sono da

considerarsi nel calcolo elementi che derivano da operatività straordinaria quali: aumenti di capitale, fusioni aziendali, scissioni, acquisizioni o comunque ogni altra operazione non ricorrente che il Consiglio di Amministrazione dovesse deliberare ed idonea a modificare il valore dell’indicatore. 12 Il periodo di riferimento è lo stesso relativo a quello per il RORAC obiettivo (misura ex-ante). 13 Definito a piano industriale con orizzonte 12 mesi.

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𝑉𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 = [0.75% ∗ (𝑈𝑡𝑖𝑙𝑒 𝐴𝑛𝑡𝑒 𝐼𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑒𝑃𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 − 40.000.000)] ∗ (𝑅𝑂𝑅𝐴𝐶𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑛𝑡𝑖𝑣𝑜

𝑅𝑂𝑅𝐴𝐶𝑃𝑟𝑜𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑖𝑐𝑜) (B)

In ogni caso l’incidenza della componente variabile non può superare il 60% della RAL.

Laddove la remunerazione variabile non sia di importo particolarmente rilevante14, la percentuale della parte variabile da differire è fissata al 40% per un periodo pari a 3 anni.

La quota di remunerazione variabile differita del Direttore Generale è soggetta ai seguenti meccanismi di malus, i quali vanno a ridurre, sino ad azzerare, ex-post la cd. percentuale applicata nella formula (B) secondo i criteri riportati nella tabella che segue. Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi15 chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile (accrual period).

Total Solvency ratio

<10,5% 10,5%< <11,5% 11,5%< 12,5% >12,5%

RORAC

≥ 15% -100,0% --- --- ---

10%< < 15% -100,0% -30,0% -20,0% -10,0%

< 10% -100,0% -40,0% -30,0% -20,0%

Inoltre, la quota di remunerazione variabile del Direttore Generale è soggetta a claw back, con riferimento alla parte riconosciuta e/o pagata, qualora lo stesso abbia determinato o concorso a determinare:

- una perdita di bilancio significativa per la Banca (perdite pari o superiori al 5% del Patrimonio netto);

- violazioni degli obblighi imposti ai sensi dell’articolo 26 o, quando il soggetto è parte interessata, dell’articolo 53, commi 4 e ss., del TUB o degli obblighi in materia di remunerazione e incentivazione;

- comportamenti fraudolenti o di colpa grave a danno della Banca.

Inoltre il meccanismo di claw back è applicato anche qualora il Ratio Totale Fondi disponibili16 sia inferiore alla soglia regolamentare di tempo in tempo in vigore.

La componente variabile non è erogata se durante il periodo di differimento il Consiglio di Amministrazione abbia deliberato il recesso per giusta causa dal contratto di lavoro.

Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi (accrual period) chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile e applicati al verificarsi delle condizioni sopra esposte.

La remunerazione variabile up-front è quindi corrisposta dopo l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio chiuso il 31 dicembre dell’anno precedente. Il 50% della stessa è corrisposta in azioni della Banca soggette ad un periodo di retention17 di tre anni, in linea con l’orizzonte di pianificazione strategica. Il numero delle azioni da assegnare è calcolato prendendo come fair value dell’azione la media del prezzo di borsa del mese precedente alla data di assegnazione, quest’ultima da effettuarsi contestualmente alla data

14 La Banca considera di importo particolarmente elevato la remunerazione variabile superiore al compenso fisso. 15 Condizione sufficiente all’applicazione dei fattori correttivi riportati in tabella è il verificarsi delle condizioni stesse, in almeno uno dei tre anni di osservazione (accrual period). 16 Regolamento UE n. 575/2013 (CRR) e Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) 17 Periodo durante il quale vige un divieto di vendita delle azioni

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dell’Assemblea che approva il bilancio. Il numero di azioni è determinato per arrotondamento all’intero più prossimo.

La remunerazione variabile sottoposta a differimento temporale (periodo di vesting) è oggetto di rivalutazione annuale al tasso legale di tempo in tempo vigente. La quota differita è corrisposta trascorso il periodo di differimento triennale dall’approvazione del bilancio dell’esercizio di riferimento. Il 50% di detta remunerazione è corrisposta in azioni della Banca soggette ad un periodo di retention18 di un anno. Il numero delle azioni da assegnare è calcolato prendendo come fair value dell’azione la media del prezzo di borsa del mese precedente alla data di assegnazione. Il numero di azioni è determinato per arrotondamento all’intero più prossimo.

Collegamento tra remunerazione e performance dei responsabili delle Funzioni di controllo

Per il personale più rilevante delle unità organizzative di controllo, individuato nei Responsabili Internal Audit, Compliance e Antiriciclaggio, Risk Management, Risorse Umane oltre che nel Dirigente Preposto, la parte variabile non è legata al raggiungimento di specifici obiettivi di performance e non risulta di importo significativo. In sede di valutazione vengono presi in esame il livello di presidio dei rischi, le eventuali problematiche emerse a tal riguardo, la situazione retributiva individuale degli ultimi anni nonché ogni ulteriore elemento in tale contesto ritenuto utile per la valutazione complessiva.

Nella determinazione dei compensi sono in ogni caso esclusi meccanismi di incentivazione collegati ai risultati economici sia di Banca IFIS che del Gruppo nel suo complesso. I responsabili delle Funzioni di controllo sono pertanto esclusi da eventuali piani di stock option.

Almeno con cadenza annuale il Comitato analizza le singole posizioni e sentito l’Amministratore Delegato nonché il Direttore Generale in riferimento ai Responsabili delle Funzioni in staff allo stesso:

- esprime il proprio parere e formula eventuali proposte al Consiglio di Amministrazione per quanto concerne il personale più rilevante delle Funzioni di controllo;

- esprime il proprio parere e formula eventuali proposte all’Amministratore Delegato per quanto concerne il personale più rilevante delle altre Funzioni di controllo interno. Delle determinazioni assunte viene data informativa al Consiglio di Amministrazione.

In sede di valutazione vengono presi in esame il livello di presidio dei rischi, le eventuali problematiche emerse a tal riguardo, la situazione retributiva individuale degli ultimi anni nonché ogni ulteriore elemento in tale contesto ritenuto utile per la valutazione complessiva.

Retribuzione fissa Retribuzione variabile

incremento % massimo su RAL anno precedente % massima su RAL anno precedente

20% 33%

Collegamento tra remunerazione e performance del personale più rilevante

La remunerazione del “personale più rilevante”, diverso dall’Amministratore Delegato e dal Direttore Generale e non appartenente alla categoria dei responsabili delle Funzioni di controllo interno, è costituita da una parte fissa e da una variabile definite dal Consiglio di Amministrazione sulla base delle valutazioni espresse dal Comitato Remunerazioni al

18 Periodo durante il quale vige un divieto di vendita delle azioni

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riguardo; l’eventuale erogazione della componente variabile si basa su valutazioni prevalentemente qualitative, ferma restando la previsione di alcuni parametri generali definiti ex-ante (in termini di utile consolidato e solvency ratio), e viene effettuata in un momento successivo all’approvazione di bilancio.

Rientrano nella presente categoria i Responsabili delle principali linee di business, i Responsabili di funzioni aziendali e gli altri dipendenti della Capogruppo inclusi, all’esito del processo di auto-valutazione, nell’ambito del “personale più rilevante” e non appartenenti alla categoria dei responsabili delle Funzioni di controllo interno.

Il Comitato Remunerazioni ha un ruolo consultivo nella determinazione dei criteri per la remunerazione che vengono sottoposti all’esame del Consiglio di Amministrazione con cadenza annuale.

n sede di assunzione la remunerazione di detto personale è definita dall’Amministratore Delegato che provvede ad informare il Comitato in occasione della prima riunione utile.

Successivi interventi sulla remunerazione fissa e/o variabile vengono definiti dall’Amministratore Delegato nell’ambito dei criteri più oltre indicati. Con cadenza almeno annuale l’Amministratore Delegato informa il Comitato in merito alle determinazioni assunte.

L’accesso alla parte variabile (da corrispondere dopo l’approvazione del bilancio dell’esercizio di competenza) è subordinato al superamento dei limiti minimi di seguito specificati per i seguenti parametri quantitativi:

solvency ratio di Gruppo non inferiore al 10,5%; utile consolidato della Banca al lordo delle sole imposte di competenza dell’esercizio non

inferiore al 8% del patrimonio netto contabile consolidato prima dell’utile d’esercizio.

Il mancato raggiungimento di uno o di entrambi i parametri porta all’azzeramento dell’eventuale remunerazione variabile.

All’esito della valutazione qualitativa (per quanto concerne la retribuzione variabile) e/o sulla base di ulteriori elementi (per quanto concerne la retribuzione fissa), sempreché risultino rispettati i parametri quantitativi definiti ex ante, l’Amministratore Delegato determina i compensi nell’ambito dei seguenti valori percentuali massimi.

Sono applicate le medesime regole di differimento e di corresponsione parziale in azioni proprie della Banca, sopra citate qualora la remunerazione variabile sia superiore al 33% della RAL del Direttore Generale.

Responsabili delle aree di business commerciali (Commerciale Italia, Internazionale, Non Performing Loans) e dell’Area Tesoreria.

Retribuzione fissa Retribuzione variabile

incremento % massimo su RAL anno precedente % massima su RAL anno precedente, a prescindere

dall’eventuale premio aziendale corrisposto con criteri generalizzati

20% 80%

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70

Altro personale più rilevante

Retribuzione fissa Retribuzione variabile

incremento % massimo su RAL anno precedente % massima su RAL anno precedente, a prescindere

dall’eventuale premio aziendale corrisposto con criteri generalizzati

20% 50%

Ulteriore personale più rilevante di capogruppo

Gli amministratori di IFIS Finance Sp. z o.o., rientranti tra il personale più rilevante della Capogruppo, non percepiscono compensi dalla Controllata. In termini generali è comunque previsto che gli eventuali emolumenti per cariche amministrative o di controllo rivestite da dipendenti della Capogruppo vengano riversati alla medesima.

Piani di remunerazione basati su azioni

I soci con la delibera del 8 aprile 2015 hanno approvato la Relazione sulla remunerazione e un piano di compensi basato sull’assegnazione di azioni Banca IFIS per alcune figure aziendali. Il piano è descritto nel documento informativo redatto ai sensi dell’art. 114 bis del TUF e delle relative norme di attuazione (art. 84 bis del Regolamento emittenti) ed è stato messo a disposizione dei soci nei termini di legge. In attuazione di quanto sopra, con delibera del 8 marzo 2016, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato l’assegnazione delle componente variabile per l’Amministratore Delegato e il Direttore Generale con conseguente applicazione del Documento Informativo citato.

Una tantum e premio aziendale

In occasione della valutazione annua prevista dal CCNL, l’Amministratore Delegato e/o il Direttore Generale possono disporre erogazioni una tantum fino a un massimo di tre mensilità, fatto salvo quanto dianzi indicato per il personale più rilevante.

Inoltre il Consiglio di Amministrazione, pur in assenza di una contrattazione integrativa aziendale, può deliberare l’erogazione del “premio aziendale” previsto dal vigente CCNL a favore di tutti i dipendenti, determinandone misura e criteri.

Benefici non monetari

Gli Organi sociali e i dipendenti possono beneficiare di alcuni benefit, aventi diversa gradazione in relazione al ruolo aziendale e/o a motivi di servizio, riconducibili a: polizza sanitaria, polizza infortuni professionali ed extra professionali, autovettura aziendale, abitazione di servizio.

L’attribuzione di benefit è così sintetizzabile:

polizza sanitaria, nel rispetto del CCNL, a tutto il personale dipendente nonché, in correlazione a situazioni contrattuali acquisite in precedenza, alle Aree professionali che risultavano dipendenti di Fast Finance e di Toscana Finanza al momento dell’incorporazione di tali società;

polizza infortuni professionali ed extra professionali a tutti i dipendenti; contribuzione aziendale alla previdenza complementare nella misura del 2,5% della RAL

per dirigenti e quadri direttivi e dell’1,5% per le Aree professionali (salvo alcune situazioni

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contrattuali acquisite in precedenza); nonché del 4% per i dipendenti assunti con contratto di apprendistato professionalizzante iscritti a forme di previdenza complementare.

autovettura aziendale ad alcuni esponenti aziendali, a tutti i dirigenti e a tutto il personale che ricopre ruoli commerciali nonché ad alcuni quadri direttivi che non ricoprono ruoli commerciali

l’assegnazione di uno smartphone in comodato d’uso a tutti i dipendenti.

L’assegnazione di un’abitazione di servizio è limitata a pochi casi.

Cambiamenti a valere sulle remunerazioni 2016

Le politiche di remunerazione approvate dall’Assemblea dei soci svolta il 22 marzo 2016, hanno introdotto alcune modifiche sul sistema di remunerazione che matureranno nel corso dell’esercizio 2016.

I principali cambiamenti intervenuti rispetto all’esercizio precedente trovano causa in alcune variazioni intervenute nell’assetto organizzativo del Gruppo bancario, nonché nel nuovo perimetro del “personale più rilevante” unitamente alla individuazione dei dirigenti con responsabilità strategiche ulteriori rispetto al Direttore Generale. In particolare per alcuni componenti del personale più rilevante, diversi dall’Amministratore Delegato e dal Direttore Generale e non appartenenti alla categoria dei responsabili delle Funzioni di controllo interno, sono stati definiti con maggior dettaglio i criteri di composizione della remunerazione variabile che tengono in considerazione anche un sistema di MBO (Management By Objectives) e l’andamento del Cost Income Ratio. Attesa la rilevanza che assume il rispetto degli obiettivi di medio e lungo periodo per la Banca, è stato individuato un incentivo per i Dirigenti con responsabilità strategiche, escluso il Direttore Generale e i Responsabili delle Funzioni di controllo, che premia la costanza di performance eccellenti nel tempo. Infine, in applicazione delle politiche di remunerazione relative all’esercizio 2016 il numero delle azioni da assegnare quale componente della quota differita della remunerazione variabile sarà determinato sin dal momento dell’approvazione dei risultati di bilancio che determinano l’erogazione di una quota variabile della remunerazione.

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Tab.23 a - Retribuzioni aggregate ripartite per linee di attività

Aree di attività Totale Remunerazioni

B.U. Crediti Erariali 1.164.484

B.U. Internazionale 516.118

B.U. Credi Impresa Futuro 10.056.679

B.U. Non Performing Loans 2.656.312

B.U. Pharma 590.506

B.U. Farmacie 563.825

Direzione Generale 12.233.596

Tab.23 b - Retribuzione Annua Lorda (RAL) e Retribuzione Globale Annua (RGA) per inquadramento

Inquadramento Nr. dipendenti Retribuzione Annua

Lorda Media (euro)

Retribuzione Variabile Annua Lorda Media

(euro)

Retribuzione Globale Annua Media (euro)

Dirigenti 26 123.349 32.431 155.780

Quadri Direttivi 4° e 3° 55 70.377 10.943 81.320

Quadri Direttivi 2° e 1° 102 46.562 7.193 53.755

3° Area 366 29.843 3.911 33.754

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La tabella 24 seguente riporta, in modo aggregato, le principali informazioni sulle remunerazioni delle categorie del “personale più rilevante”. I compensi riportati nella tabella sono valori lordi medi espressi in migliaia di euro.

Tab.24 - Informazioni aggregate sulle remunerazioni per categorie di personale rilevante

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

75

La tabella 25 seguente riporta la remunerazione complessiva per ciascun membro dell’organo di gestione e dell’alta dirigenza. I compensi riportati nella tabella sono valori espressi in migliaia di euro.

Tab.25 - Remunerazione complessiva per ciascun membro dell'organo di gestione e dell'alta dirigenza

Cognome e Nome Carica Società Periodo per cui è stata

ricoperta la carica Remunerazione complessiva per la carica di competenza dell'esercizio

Fürstenberg Sebastien Egon Presidente Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 700

Csillaghy Alessandro Vice Presidente Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 475

Bossi Giovanni Amministratore

Delegato Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 1.325

Benini Giuseppe Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 118

Maderna Francesca Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 77

Martin Andrea Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 104

Preve Riccardo Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 48

Salamon Marina Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 43

Santosuosso Daniele Consigliere di

Amministrazione Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 102

Staccione Alberto Direttore Generale

Banca IFIS S.p.A. 01/01/2015 - 31/12/2015 539

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13. LEVA FINANZIARIA (Art. 451 CRR)

Nelle tabelle sotto riportate viene illustrato il calcolo del Leverage Ratio, secondo le disposizioni previste nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), così come ad oggi modificato.

Il Modello LRCom riporta l’indicatore di leva finanziaria al 31.12.2015 e l’apertura dell’esposizione totale nelle principali categorie.

Tab.26 - Modello LRCom - Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria

Esposizione

coefficiente di leva finanziaria (CRR)

Esposizioni in bilancio (esclusi derivati e SFT)

1 Elementi in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie, ma comprese le garanzie reali)

6.851.953

2 (Importi delle attività dedotte nella determinazione del capitale di classe 1)

3 Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie) (somma delle righe 1 e 2) 16.2.2016 L 39/9 Gazzetta ufficiale dell'Unione europea IT

6.851.953

Esposizioni su derivati

4 Costo di sostituzione associato a tutte le operazioni su derivati (al netto del margine di variazione in contante ammissibile)

540

5 Maggiorazioni per le potenziali esposizioni future associate a tutte le operazioni su derivati (metodo del valore di mercato)

UE -5a

Esposizione calcolata secondo il metodo dell’esposizione originaria

6 Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile

7 (Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati)

8 (Componente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente)

9 Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti

10 (Compensazioni nozionali effettive rettificate e deduzione delle maggiorazioni per i derivati su crediti venduti)

11 Totale Esposizioni su derivati (somma delle righe da 4 a 10) 540

Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli

12 Attività SFT lorde (senza rilevamento della compensazione) previa rettifica per le operazioni contabilizzate come vendita

13 (Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde)

14 Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT

UE-14a

Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell’articolo 429ter, paragrafo 4, e dell'articolo 222 del regolamento (UE) n. 575/2013

15 Esposizioni su operazioni effettuate come agente

UE -15a

(Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente)

16 Totale Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli (somma delle righe da 12 a 15a)

Altre esposizioni fuori bilancio

17 Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio 16.2.2016 L 39/10 Gazzetta ufficiale dell'Unione europea IT

288.444

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

78

18 (Rettifica per conversione in importi equivalenti di credito) -118.763

19 Totale Altre esposizioni fuori bilancio (somma delle righe 17 e 18) 169.681

(Esposizioni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafi 7 e 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))

UE-19a

(Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norma dell’articolo 429, paragrafo 7, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))

UE-19b

(Esposizioni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))

Capitale e misura dell'esposizione complessiva

20 Capitale di classe 1 473.956

21 Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria (somma delle righe 3, 11, 16, 19, UE-19a e UE-19b)

7.022.174

Coefficiente di leva finanziaria

22 Coefficiente di leva finanziaria 6,75%

Scelta delle disposizioni transitorie e importo degli elementi fiduciari eliminati

UE -23

Scelta delle disposizioni transitorie per la definizione della misura del capitale

UE -24

Importo degli elementi fiduciari eliminati ai sensi dell'articolo 429, paragrafo 11, del regolamento (UE) n. 575/2013

Il modello LRSum sottostante fornisce la riconciliazione tra l’esposizione totale (denominatore dell’indicatore) ed i valori di bilancio. Tab.27 - Modello LRSum - Riepilogo della riconciliazione tra attività contabili e esposizioni del coefficiente di leva finanziaria

Importi applicabili

1 Attività totale come da bilancio pubblicato 6.957.720

2 Rettifica per i soggetti consolidati a fini contabili ma esclusi dall'ambito del consolidamento regolamentare

41.053

3 (Rettifica per le attività fiduciarie contabilizzate in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile ma escluse dalla misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 13, del regolamento (UE) n. 575/2013)

0

4 Rettifica per gli strumenti finanziari derivati 281

5 Rettifica per le operazioni di finanziamento tramite titoli (SFT)

6 Rettifica per gli elementi fuori bilancio (conversione delle esposizioni fuori bilancio in importi equivalenti di credito)

169.681

UE-6a (Rettifica per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 7, del regolamento (UE) n. 575/2013)

UE-6b (Rettifica per le esposizioni escluse dalla misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013)

7 Altre rettifiche -146.561

8 Misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria 7.022.174

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

79

Il modello LRSpl fornisce, per le esposizioni diverse da Derivati e SFT, la distribuzione per classe di controparte. Tab.28 - Modello LRSpl - Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate)

Esposizione del

coefficiente di leva finanziaria (CRR)

UE-1 Totale Esposizioni in bilancio ( esclusi derivati, SFT ed esposizioni esentate), di cui: 6.851.953

UE-2 Esposizioninel portafoglio di negoziazione

UE-3 Esposizione nel portafoglio bancario, di cui: 6.851.953

UE-4 Obbligazioni garantite

UE-5 Esposizioni trattate come emittenti sovrani 3.412.886

UE-6 Esposizioni verso amministrazioni regionali, banche multilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali e organismi del settore pubblico non trattati come emittenti sovrani

895.162

UE-7 enti 85.757

UE-8 garantite da ipoteche su beni immobili 0

UE-9 esposizioni al dettaglio 449.420

UE-10 imprese 1.401.955

UE-11 esposizioni in stato di default 483.046

UE-12 altre esposizioni ( ad es. in strumenti di capitale, cartolarizzazioni e altre attività diverse da crediti)

123.727

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

80

14. ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E RACCORCO TRA IL PROFILO DI RISCHIO COMPLESSIVO E LA STRATEGIA AZIENDALE

Con riferimento a quanto prescritto dall’articolo 435 – comma 1, alle lettere e) ed f) del Regolamento (UE) n. 575/2013, si evidenziano di seguito le sintesi conclusive in merito all’adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e al raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale. Si rimanda per una più esaustiva trattazione ai paragrafi 1.2 Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi e 1.3 Strategie e processi per la gestione dei rischi.

Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi

Il Gruppo Banca IFIS svolge nel continuo attività di manutenzione ed evoluzione sui sistemi e processi utilizzati al fine di migliorare il proprio sistema di gestione dei rischi. Il Risk Management ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Per un’adeguata gestione dei rischi, riveste un ruolo fondamentale il sistema dei controlli interni del Gruppo che ha l’obiettivo di assicurare una corretta informativa ed un’adeguata copertura di controllo su tutte le attività e in particolar modo nelle aree di maggiore rischio aziendale. I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo. Tra i principali attori del sistema dei controlli interni svolge un ruolo di primaria importanza il Comitato Controllo e Rischi che ha il compito di supportare le valutazioni e decisioni del Consiglio di Amministrazione.

Raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale

Nell’ambito del governo e gestione dei rischi, il Risk Appetite Framework (RAF) riveste un ruolo cardine per il Gruppo Banca IFIS. Esso infatti rappresenta il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il business model e il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio.

Il Gruppo raccorda in modo coerente RAF, modello di business, piano strategico, ICAAP e budget, attraverso un appropriato sistema di coordinamento e condivisione. I processi di definizione del RAF e di pianificazione strategica risultano fortemente interrelati in quanto il primo si basa sugli assunti strategici declinati nel piano strategico ed il secondo è necessariamente vincolato ad una visione di reddittività corretta per il rischio, di robustezza patrimoniale e di solidità da un punto di vista di liquidità. I criteri di definizione del RAF tengono conto del modello di business e dei mercati di riferimento in cui opera il Gruppo, degli obiettivi strategici e di una visione integrata dei rischi valutati in coerenza con quanto effettuato ai fini ICAAP.

La propensione al rischio è declinata a livello di Gruppo ed è espressa attraverso degli indicatori rappresentativi degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo e dei vincoli regolamentari in coerenza con la verifica dell’adeguatezza patrimoniale e con i processi di gestione del rischio. Tali indicatori sono declinati su specifici rischi di rilievo per la banca e su specifiche business unit e sono principalmente ascrivibili a dimensioni di capitale e adeguatezza patrimoniale, liquidità, reddittività e qualità dell’attivo.

Informativa al pubblico – 31 dicembre 2015

81

Tali indicatori vengono monitorati periodicamente dal Risk Management e ne viene data informativa all’Organo con funzione di gestione e all’organo con funzione di supervisione strategica. In aggiunta agli indicatori strategici definiti nel RAF, viene monitorato un ulteriore seti di indicatori di rischio gestionali.

Il principale rischio a cui il Gruppo è esposto è, per il modello di business specifico adottato, il rischio di credito. Il rischio di mercato riveste invece una rilevanza marginale in quanto la Banca non opera in attività di trading e di conseguenza l’unica attività che causa rischio di mercato è ascrivibile alle posizioni in valuta assoggettate al rischio cambio.

Il rischio operativo, essendo un rischio trasversale che potenzialmente può coinvolgere tutte le strutture e business della Banca, viene ascritto tra i rischi rilevanti per il Gruppo.

Marginali risultano essere anche altre tipologie di rischio, quali il rischio paese, il rischio trasferimento, il rischio di regolamento e consegna, il rischio leva finanziaria, il rischio derivante da partecipazioni.

Per quanto riguarda il rischio di concentrazione, che riveste una rilevanza media, le unità operative di business originano rischio di concentrazione in modo non omogeneo in base al modello operativo specifico di ogni unità.

Infine per quanto riguarda il rischio di liquidità, questo incide potenzialmente su gran parte delle unità operative della Banca e riveste una significativa importanza per tutti gli istituti di credito e per l’Autorità di Vigilanza. Al fine di garantire una corretta gestione del rischio di liquidità, vengono periodicamente monitorati un set di indicatori quali LCR, NSFR, Maturity Ladder inoltre vengono valutate le unità di business che possono generare inflow e outflow e la durata delle poste attive e passive.