InformaCaritas Settembre2006

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informa Caritas informa Caritas P a l e r m o www.caritaspalermo.it Spedizione in abbonamento postale - Legge 662/96 - CMP Palermo agosto/settembre duemilasei anno 6 - numero 7 SPECIALE CARITAS E CARCERATI GIBILMANNA LA CARITAS SI VERIFICA CENTRO TABOR DELL’AZIONE CATTOLICA

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agosto/settembre duemilasei anno 6 - numero 7

SPECIALE

CARITAS E CARCERATIGIBILMANNA

LA CARITAS SI VERIFICACENTRO TABOR

DELL’AZIONE CATTOLICA

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editorialeL’umanesimo cristiano di fronte a problemi vecchi e nuovi ............................. 3

magisteroIl sogno di un mondo diverso nel dialogo tra le religioni ........................................ 5Rinnovare la città con la cultura dell’amore ........................................................................ 6

il PuntoIndulto atto di clemenza o debolezza? ........................................................................................... 7

caritas diocesanaGli immigrati, nostri fratelli .............................................................................................................................. 8Partita della speranza .................................................................................................................................................. 9Gibilmanna. La caritas si verifica e programma il lavoro in equipe ............ 10Centro anch’io 2. Campo Noto ....................................................................................................................... 11

caritas parrocchialeParrocchia S. Ambrogio la caritas anima della comunità ............................. 12Caritas di Bagheria ........................................................................................................................................................... 13In ricordo del giodice Paolo Borsellino ......................................................................................... 13

caritas regionaleEducazione alla mondialità ..................................................................................................................................... 14Medio Oriente. L’impegno della Caritas ............................................................................................... 14

testimonianzeDon Carmelo Maratta, una vita donata ......................................................................................... 15Don Salvatore Vitellaro: un ministero ricco di carità ........................................... 16Padre Giuseppe D’Amato ........................................................................................................................................ 16Un anno di nuove esperienze per gli anziani del Centro S. Carlo ............ 17Riforma normativa sulla cittadinanza:entro il 2008 2 milioni di italiani in più .............................................................................................. 17Lorenzo Cutrera. Animatore generoso, fantasioni e instancabile............. 18

attualitàCalata la richiesta di aiuti al centro unico durante le elezioni .......... 20Madre Ausilia nuova superiore generale ..................................................................................... 20

Speciale/Caritas e carceratiLiberare la pena ..................................................................................................................................................................... 22Quali orizzonti… .................................................................................................................................................................. 24Indulto il parere dello psicologo ................................................................................................................ 26

attualitàPrimo premio webmaster della Diocesi di Palermo ................................................. 27Oramaux. Oratorio Maria Ausiliatrice ............................................................................................. 27Calciopoli un pallone pieno di soldi, vuoto di valori .............................................. 28Centro Tabor a Belmonte Mezzagno ................................................................................................... 30

culturaPadre Mariano “inviato speciale di Dio” ............................................................................................. 31

indiceagosto/settembre duemilasei

Arcidiocesi di Palermo

Caritas Diocesana90134 Palermo - Via Matteo Bonello, 2

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3agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

L’UMANESIMO CRISTIANODI FRONTE A PROBLEMI VECCHI E NUOVI

L’ESTATE 2006 CON LA QUESTIONE LIBANESE, IL TERRORISMO, L’IMMIGRAZIONE, L’INDULTO E LE CONFRATERNITE

Questa estate che abbiamoormai alle spalle ci ha ripro-posto alcuni problemi del

nostro tempo e della nostra societàche ci appaiono più gravi proprioperchè mettono maggiormente incontrasto le legittime attese dipoterci godere un tempo di quiete,mentre si palesano più evidenti lecontraddizioni nelle quali siamocostretti a vivere. La Chiesa, espertain umanità, svolge il suo ruolo di sen-tinella vigile che aspetta il nuovogiorno dopo la notte, costruendooperosamente “cieli nuovi e terranuova”.In primo piano rimane ancora fonda-mentalmente irrisolta la questionedella pace in Medioriente con l’acu-tizzarzi del conflitto libanese-israe-liano. E mentre il parlamento italia-no si era premurato di mettereall’ordine del giorno prima dellapausa estiva la discussione sui temidella missione di pace dell’Italia inAfganisthan e del ritiro delle truppedall’Iraq, il governo italiano in pienaestate ha dovuto affrontare consenso di responsabilità gli effettidella risoluzione dell’ONU per lacostituzione di una forza multinazio-nale di pace al confine tra Libano eIsraele. Non sono mancati gli accora-ti e reiterati appelli del Santo Padreper cessare immediatamente il dolo-roso conflitto nel vicino Oriente,dove il Papa ha voluto rendersi inqualche modo presente non solo conla preghiera, ma anche con un suoInviato speciale, proprio per attesta-re a quelle popolazioni la sua vici-nanza e l’offerta di una concretasolidarietà.È ritornato alla ribalta drammatica-mente il problema del terrorismo

internazionale, anche se l’intelligen-ce inglese è riuscita per ora ad evita-re una tragedia che avrebbe potutoavere conseguenze ancora più gravidi quelle dell’11 settembre. I continui sbarchi delle carrette delmare sulle nostre terre ripropongo-no la gravità del fenomeno migrato-rio dai paesi del Nord Africa, che haormai una portata epocale per l’in-trecciarsi di svariati e complessifenomeni socio-economici legati aiproblemi della fame, delle guerredimenticate e della presenza di regi-mi totalitari in quelle parti delmondo. La soluzione di questo pro-

blema dipende anche da una miglio-re legge che possa regolamentare ilfenomeno, ma questa deve tenere inconto che non è possibile una suaefficace gestione se non in un conte-sto di cooperazione europea. Nonpuò essere ulteriormente rinviato unconcreto impegno per la soluzionedei problemi che ritardano e impedi-

scono lo sviluppo di quelle popola-zioni. Occorre altresì trovare strate-gie efficaci per ingaggiare una serialotta di contrasto alla criminalitàorganizzata, la quale cerca il proprioprofitto a danno della vita di tantepovere vittime che rischiano di mori-re, come viene tristemente registra-to dalle cronache degli sbarchi diquesta estate.Un altro grave problema tutto italia-no è stato quello dell’indulto, cheha provocato un efficace effettopositivo, com’era d’altronde nell’o-biettivo prioritario del provvedi-mento legislativo, e cioè nel favori-re la soluzione del fenomeno delsovraffollamento delle carceri ita-liane. Ma ha finito per ampliare ilmalessere sociale, che spesso èstato vissuto con pregiudizio neiconfonti del mondo penitenziario,ma che a volte ha contribuito adaumentare situazioni di tensionisociali. Giovanni Paolo II avevaauspicato che l’anno del grandeGiubileo del Duemila potesse provo-care un segno concreto di clemen-za nei confronti di quei detenuti peri quali si poteva pensare a uno scon-to della pena, sempre nel rispettodella certezza di questa e nelrispetto delle loro vittime. Lo stessoParlamento italiano, al quale lostesso Pontefice aveva rivolto unappello in questa direzione, avevamostrato di consentire alla solennerichiesta di un segno di clemenzanei confronti dei detenuti, ma senzaesiti positivi. Si accesse un vivacedibattito nel mondo politico e socia-le, che disquisì sui diversi pro e con-tro, ma il governo di centrodestranon andò oltre spegnendo ognilegittima speranza. In qualche

editorialedi Benedetto Genualdi

I CONTINUI SBARCHIDELLE CARRETTE

DEL MARESULLE NOSTRE TERRE

RIPROPONGONOLA GRAVITÀ DEL

FENOMENO MIGRATORIODAI PAESI

DEL NORD AFRICA

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InformaCaritas agosto/settembre duemilasei4

modo inaspettatamente, tra gli attidel nuovo governo di centrosinistramaturò e si concretizzò presto ildecreto di indulto. Restano comun-que irrisolti tutti i problemi connes-si alla riforma penitenziaria, che ètutta da costruire, come pure sonoda valutare tutti gli effetti di unapresenza di questa complessa uma-nità nella vita sociale, perchè spes-so si tratta di soggetti che hannobisogno di essere accompagnati perreinserirsi socialmente senzarischiare di ricadere nelle attrattivedi forme malavitose quando mancala certezza di un lavoro dignitoso eun contesto familiare e sociale diaccoglienza.Legata cronologicamente all’eventodell’indulto, si è sperimentata aPalermo una particolare forma diprotesta che ha visto protagonistauna piccola folla di ex detenuti e disenza casa, che ha provocato comeuna particolare miscela esplosiva,che si è manifestata prima nell’oc-cupazione della nostra Cattedrale eche è sfociata poi in altre provoca-torie e forse più efficaci forme diprotesta che li hanno visto protago-nisti prma nella pulizia del Parcodella Favorita all’indomani di Fer-ragosto, e poi nella pulizia dellaspiaggia di Mondello. Su uno stri-scione veniva spiegato il senso dellaprotesta: “La nostra Auschwitz è ladisoccupazione e il nostro olocaustoè l’indifferenza della politica”. Ilcaldo ferragostano palermitano conla pausa estiva della politica regio-nale e della vita amministrativacomunale non poteva certo favorirel’attenzione dei politici e degliamministratori a farsi carico dellaprotesta, che fondamentalmenteaveva di mira la possibilità di ricon-siderare l’assunzione dei disoccupa-ti delle vecchie e delle nuove listedi attesa per lavori socialementeutili. Ma le amministrazioni localisono scottate ancora per le conse-guenze di una politica occupaziona-

le che ha molto promesso e pocomantenuto, rendendosi conto, forsetroppo tardi, che non è possibileaffrontare così gravi problemi, comequelli del lavoro e della casa, conlogiche assistenziali e clientelari.Bisogna trovare nuove strade. Nonpare comunque che possano sortirealcun serio risultato gli appelli didenuncia del governo regionale neiconfronti di quello nazionale, ades-so che questo è di altro colore polit-co. Appaiono piuttosto populistici

quegli interventi che attribuisconoall’indulto la responsabilità di avereaggravato la situazione sociale giàdi per sé abbastanza compromessa.Il ragionamento da fare è più com-plesso, perchè i problemi stessisono complessi e non ammettonosemplificazioni. Esiste certamenteuna inestricabile interdipendenzatra il sovraffollamento delle carceri,almeno per quanto riguarda lapopolazione carceraria non immi-grata, e i molteplici fenomeni didevianza e di criminalità sociale: iproblemi della disoccupazione edella scarsa qualità di vita di nonpochi soggetti che delinquono sonoda considerare piuttosto causa,prima ancora che effetto, di questomalessere sociale.

E che dire poi del ricorrente einquietante intreccio tra la gestionedel denaro pubblico e un certomondo religioso? Risultano poco tra-sparenti le procedure che hannovisto assegnare cospicue somme delbilancio comunale ad alcune fanto-matiche confraternite, destinate allagestione di feste religiose rionali, dicui molti parroci e la stessa curianon erano assolutamente a cono-scenza. Questo è un capitolo che acerti intervalli ritorna e che andreb-be seriamente indagato per sma-scherare certe ambiguità, che vengo-no alimentate da un certo modo diutilizzare il denaro pubblico a finipreelettorali, utilizzando quel brac-cio falsamente religioso che è pre-sente in alcune decadenti realtàdelle confraternite laicali, cherichiano di gettare ombre oscureanche sulla preminente parte sanadi questo corpo sociale e religioso. In questa società fluida e fluttuante,ciò che alimenta ancora una volta lanostra speranza è una più forte con-vinzione che l’uomo moderno haveramente bisogno di saldamenteradicarsi e stabilmente ancorarsi aciò che non è mutevole e illusorio inquesto nostro tempo e in questonostro spazio, che cambiano assaivelocemente trascinandoci in unvortice pericoloso dentro il qualerischiamo di perdere il nostro bari-centro e la nostra identità. Nellaprospettiva della fede cristiana lanostra speranza è solo Cristo Risor-to e il suo Vangelo, il quale è capacedi donare vita vera e pace profondaa ogni uomo. In Cristo nessun uomopuò essere considerato uno “scarto”;vanno invece scartate tutte quelleideologie e prassi che non conside-rano l’uomo “al centro” del creato edella vita della comunità. L’umane-simo cristiano con la testimonianzadella carità ha le carte in regola peressere la tavola di salvataggio perl’uomo moderno che è a rischio dinaufragio.

…le amministrazionilocali

sono scottate ancoraper le conseguenze di

una politicaoccupazionaleche ha molto

promessoe poco mantenuto

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5agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

L’iniziativa promossa vent’annior sono da Giovanni Paolo IIassume il carattere di una pun-

tuale profezia. Il suo invito ai leadersdelle religioni mondiali per una coraletestimonianza di pace servì a chiariresenza possibilità di equivoco che lareligione non può che essere foriera dipace. Come ha insegnato il ConcilioVaticano II nella DichiarazioneNostra aetate sulle relazioni dellaChiesa con le religioni non cristiane,“non possiamo invocare Dio comePadre di tutti, se ci rifiutiamo di com-portarci da fratelli verso alcuni uomi-ni creati ad immagine di Dio” (n.5).Nonostante le differenze che caratte-rizzano i vari cammini religiosi, il rico-noscimento dell'esistenza di Dio, a cuigli uomini possono pervenire anchesolo partendo dall’esperienza delcreato (cfr Rm 1,20), non può nondisporre i credenti a considerare glialtri esseri umani come fratelli. A nes-suno è dunque lecito assumere il moti-vo della differenza religiosa come pre-supposto o pretesto di un atteggia-mento bellicoso verso altri esseriumani.Si potrebbe obiettare che la storiaconosce il triste fenomeno delle guer-re di religione. Sappiamo però chesimili manifestazioni di violenza nonpossono attribuirsi alla religione inquanto tale, ma ai limiti culturali concui essa viene vissuta e si sviluppa neltempo. Quando però il senso religiosoraggiunge una sua maturità, generanel credente la percezione che la fedein Dio, Creatore dell’universo e Padredi tutti, non può non promuovere tragli uomini relazioni di universale fra-ternità. Di fatto, testimonianze dell'in-timo legame esistente tra il rapportocon Dio e l’etica dell’amore si registra-no in tutte le grandi tradizioni religio-

se. Noi cristiani ci sentiamo in questoconfermati ed ulteriormente illumina-ti dalla Parola di Dio. Già l’AnticoTestamento manifesta l’amore di Dioper tutti i popoli, che Egli, nell’allean-za stretta con Noè, riunisce in ununico grande abbraccio simboleggiatodall' “arco sulle nubi” (Gn 9,13.14.16)e che in definitiva, secondo le paroledei profeti, intentde raccogliere inun'unica universale famiglia (cfr Is2,2ss; 42,6; 66,18-21; Ger 4,2; Sal 47).Nel Nuovo Testamento poi la rivelazio-ne di questo universale disegno d'amo-re culmina nel mistero pasquale, incui il Figlio di Dio incarnato, in unosconvolgente atto di solidarietà salvifi-ca, si offre in sacrificio sulla croce perl'intera umanità. Dio mostra così chela sua natura è l’Amore. È quanto hointeso sottolineare nella mia primaEnciclica, che inizia appunto con leparole "Deus caritas est" (1 Gv 4,7).Questa affermazione della Scritturanon solo getta luce sul mistero di Dio,ma illumina anche i rapporti tra gliuomini, chiamati tutti a vivere secon-do il comandamento dell’amore.L’incontro promosso ad Assisi dalServo di Dio Giovanni Paolo II poseopportunamente l’accento sul valoredella preghiera nella costruzionedella pace. Siamo infatti consapevolidi quanto il cammino verso questofondamentale bene sia difficile e tal-volta umanamente disperato. La paceè un valore in cui confluiscono tantecomponenti. Per costruirla, sonocerto importanti le vie di ordine cul-turale, politico, economico. In primoluogo però la pace va costruita neicuori. Qui infatti si sviluppano senti-menti che possono alimentarla o, alcontrario, minacciarla, indebolirla,soffocarla. Il cuore dell'uomo, peral-tro, è il luogo degli interventi di Dio.

Pertanto, accanto alla dimensione“orizzontale” dei rapporti con gli altriuomini, di fondamentale importanzasi rivela, in questa materia, la dimen-sione “verticale” del rapporto di cia-scuno con Dio, nel quale tutto ha ilsuo fondamento. È proprio questoche il Papa Giovanni Paolo II, con l'i-niziativa del 1986, intese ricordarecon forza al mondo. Egli chiese unapreghiera autentica, che coinvolgessel’intera esistenza. Volle per questoche fosse accompagnata dal digiunoed espressa nel pellegrinaggio, sim-bolo del cammino verso l’incontrocon Dio. E spiegò: “La preghiera com-porta da parte nostra la conversionedel cuore” (Insegnamenti di GiovanniPaolo II, 1986, vol. II, p.1253). Tra gliaspetti qualificanti dell’Incontro del1986, è da sottolineare che questovalore della preghiera nella costru-zione della pace fu testimoniato daesponenti di diverse tradizioni reli-giose, e ciò avvenne non a distanza,ma nel contesto di un incontro. Inquesto modo gli oranti delle variereligioni poterono mostrare, con illinguaggio della testimonianza, comela preghiera non divida ma unisca, ecostituisca un elemento determinan-te per un'efficace pedagogia dellapace, imperniata sull’amicizia, sul-l’accoglienza reciproca, sul dialogotra uomini di diverse culture e reli-gioni. Di questa pedagogia abbiamopiù che mai bisogno, specialmenteguardando alle nuove generazioni.Tanti giovani, nelle zone del mondosegnate da conflitti, sono educati asentimenti di odio e di vendetta,entro contesti ideologici in cui si col-tivano i semi di antichi rancori e sipreparano gli animi a future violenze.Occorre abbattere tali steccati e favo-rire l’incontro.

magistero

IL SOGNO DI UN MONDO DIVERSOnel dialogo tra le Religioni

Dal messaggio di Benedetto XVI per il XX Anniversario dell’Incontro Interreligioso di Assisi

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Come palermitana, S. Rosalia invita noi,suoi concittadini, a costruire “insieme”il presente e il futuro della nostra Città

con un rinnovato e sempre più consapevolesussulto di responsabilità, attivando le notevo-li capacità di bene che il Signore ci ha dato,ridestando, promuovendo e sostenendo leenormi potenzialità di un popolo che nel corsodella sua storia non si è mai rassegnato allafatalità degli eventi, ma ha saputo reagire concoraggio, e da duemila anni con la luce e conla forza che promanano dalla fede cristiana, lecui radici risalgono qui in Sicilia alla predica-zione dell’apostolo Paolo.Come Santa, Rosalia ci ricorda che tutti, senzadistinzioni, siamo chiamati a tendere alla san-tità nelle ordinarie e comuni condizioni dellavita, non operando cose straordinarie, ma com-piendo il nostro dovere, ovunque viviamo elavoriamo, nel modo migliore possibile, peramore di Dio e dei fratelli, mettendo in praticail comandamento nuovo dell’amore scambievo-le, che Gesù ha lasciato come tessera di ricono-scimento del cristiano.Saremo così in grado di rinnovare la nostraCittà sul fondamento della cultura della vitae dell’amore. Ciò significa non lasciarsi avve-lenare dagli odi, dai rancori, dalle liti, dallevendette, dalle invidie, cause di sofferenzeper sé e per gli altri, ma aprire il cuore allagenerosità, all’accoglienza, alla condivisio-ne, all’ospitalità, alla solidarietà, al perdono,alla tolleranza, al rispetto degli altri, al cultodella legalità, all’amore per la verità.Sono questi i valori autentici e perenni chefanno grande un popolo e garantiscono unaconvivenza umana degna di questo nome.Sono queste le armi migliori per combatterela mentalità perversa che è alla base deimali sociali che ci affliggono, a cominciaredalla mafia con le sue tentacolari prolifera-zioni, come il racket delle estorsioni, l’usura,il traffico della droga e la tratta delle nuove

schiave per la prostituzione. È un bubbonepestifero, la mafia, ma in un corpo sano, danon strumentalizzare con inopportune eti-chette commerciali di cattivo gusto; un bub-bone pestifero inconciliabile con la vita cri-stiana, tanto più subdolo e pericoloso inquanto, anche se decapitato, tenta di pene-trare dovunque, nel mondo delle imprese,della politica e persino delle istituzioni. Come giovane, S. Rosalia si rivolge particolar-mente ai giovani. Ricorda loro che la giovinez-za, come primavera della vita, va vissuta conla gioia e con l’entusiasmo che scaturisconodalla serenità del cuore, libero da suggestioniinterne e da condizionamenti esterni, oggiquasi imposti dalla società dell’effimero, delprovvisorio, dell’immagine, dello spettacolo,della finzione, che porta inesorabilmente allaillusione e alla delusione, al vuoto interiore,alla sfiducia, al pessimismo, alla perdita delsenso della vita, che Gesù Risorto, il più gran-de amico dei giovani, ha voluto rivelare pertenere sempre accesa la speranza.S. Rosalia sa, carissimi giovani, che a spe-gnere la vostra speranza è anche il drammadella disoccupazione, che non mi stanco didefinire una calamità sociale dalle impreve-dibili conseguenze.Ma anche di fronte a questa calamità S.Rosalia, mentre rinnova ogni anno alle forzepolitiche, economiche, sociali di ricercareinsieme e trovare concordemente possibili eindifferibili soluzioni, esorta voi giovani anon scoraggiarvi, a non deprimervi, a nonscendere a compromessi con organizzazionimalavitose, a non lasciarvi sedurre da chi vilusinga con la promessa di facili ricchezze,ma a reagire, come lodevolmente hannofatto recentemente i giovani dell’anti-pizzo,e ad essere più fiduciosi in voi stessi, met-tendo insieme le vostre capacità e attitudinie competenze, come attestano non pocheesperienze già attuate a Palermo e in Sicilia.

Rinnovare la cittàcon la cultura dell’amore

magistero

Messaggio alla città del Card. Salvatore De Giorgiin occasione del Festino di S. Rosalia, Piazza Marina, 15 luglio 2006

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Idati del Ministero della Giustiziaparlano di 23.426 detenuti chehanno beneficiato dell’indulto, dei

quali poco meno di 5.000 fruivano giàdi misure alternative. 8.250 gli stranie-ri, oltre 6.000 i tossicodipendenti;2.400 ex-detenuti soffrono di patologiepsichiatriche, 2.700 hanno malattieinfettive. Tra questi una parte abba-stanza consistente riguarda quelli sici-liani.L’indulto, perorato da più parti e dadiversi schieramenti politici anchetrasversali, dovrebbe essere non unasemplice valvola di sfogo della pressio-ne carceraria, non perdonismo unila-terale, ma cammino comune di cam-biamento, dove la libertà ridonata puòcostituire occasione di scelta per ilbene comune e di confronto a tuttocampo sui temi della sicurezza socia-le, della funzione risocializzante dellapena, dell’attenzione alle vittime deireati, delle condizioni carcerarie, deirapporti tra strutture penitenziarie eterritorio, per riuscire ad avviare unvero cammino di riconciliazione socia-le. Purtroppo così non è stato, ne è lariprova il ritorno repentino in carceredi decine di persone che hanno usu-fruito della grazia e di quanti in pienaestate hanno chiesto un lavoro occu-pando la Cattedrale di Palermo, rive-latasi ancora una volta, un fortinosenza vigilanti.Prima di giungere a tale provvedimen-ti occorreva innanzitutto favorire l’ac-coglienza ordinaria e il reintegro nellecomunità civili ed ecclesiali di appar-tenenza, facilitando ed incoraggiandodove possibile il reinserimento neicontesti familiari e lavorativi; in

secondo luogo sollecitare la presa incarico con adeguati percorsi terapeu-tici in strutture idonee per quegli exdetenuti che necessitano di cure spe-cifiche, come malati di aids, tossicodi-pendenti, persone con disagi psichicie alcolisti.; in terzo uno sforzo perpotenziare le strutture di accoglienzagià attive sul territorio, come i Centrid’ascolto, le mense, gli ostelli, per farsì che anche chi non ha reti familiaridi riferimento, come ad esempio isenza dimora o molti extracomunitari,possa comunque trovare dei punti diorientamento e di sostegno, almenonella fase iniziale. Infine un incorag-giamento a proseguire e potenziare ipercorsi e i progetti di reinserimentogià avviati.E’ stata soltanto una goccia nel marel’aiuto, seppure significativo garantitodalla “Casa dei giovani” a diciannoveex detenuti tossicodipendenti uscitidal carcere dell’Ucciardone. L’inter-vento è stato richiesto dal Comune diPalermo al direttore, padre SalvatoreLo Bue che gestisce il Centro di primaaccoglienza a bassa soglia di accetta-zione con cui è stata stipulata unaconvenzione per accogliere gli exreclusi con problemi di tossicodipen-denze che non hanno fissa dimora. “Lepersone che abbiamo accolto nellanostra struttura di via Libertà a Paler-mo erano uscite dal carcere e nonsapevano dove andare – spiega ildirettore – avevano soltanto un sac-chetto di plastica con pochi effettipersonali e con il grosso problema diavere un tetto, considerato che abita-no in luoghi lontani dalla città”. Agliex detenuti è stato subito fornito sup-

porto umano e psicoterapico, eseguitauna visita medica, offerta la possibilitàdi fare la doccia, nonché la possibilitàdi un pasto caldo ogni giorno. “Si trat-ta di soggetti con problemi di tossico-dipendenza e quindi a forte rischio diricaduta – aggiunge padre Lo Bue –che potevano finire nuovamente nellegrinfie degli spacciatori. A loro voglia-mo offrire la possibilità di attivare esostenere un progetto di vita”. E’ deigiorni scorsi la notizia di altri due lorocolleghi che sono stati salvati dal per-sonale sanitario del 118 dall’overdose.Ai sanitari era stato riferito che “farsiil buco” era stato il loro primo pensie-ro. E lo stesso pericolo hanno corso idiciannove ospiti del Centro di acco-glienza a bassa soglia di accettazioneche garantisce un supporto anche psi-cologico. “A seguito del provvedimentodi grazia – riferisce I. M. palermitanodi 31 anni – abbiamo avuto un senti-mento di gioia, misto ad angoscia.Sapevamo che il rischio di tornare a“bucarsi” era dietro l’angolo. A dire laverità, quando mi è stato proposto dientrare nel Centro non ero affattoentusiasta, poi ha prevalso un senso disalvezza”.“Siamo convinti – afferma mons. Vitto-rio Nozza, direttore di Caritas Italiana- che compito della pastorale, maanche in primis della politica e dellasocietà, è quello di creare un climacapace di accogliere la disponibilità alcambiamento e di promuovere unanuova cultura. Le indicazioni prece-denti vanno in questa direzione, cosìcome tutto l’impegno finora profusodalla Chiesa e, in essa, dalle Caritasnei confronti del mondo del carcere”.

7agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

il Puntodi Pino Grasso

INDULTOATTO DI CLEMENZA O DEBOLEZZA?

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InformaCaritas agosto/settembre duemilasei8

caritas diocesanadi Gabriella Ammirata

FESTA DI FINE CORSO DELLA LINGUA ITALIANA

Èstato proprio un bel momentodi festa quello vissuto lo scorso29 giugno da una decina circa

di immigrati (alcuni con la loro fami-glia), dalle cinque volontarie, da alcu-ni operatori del Centro “Agape” e dallasottoscritta, che si occupa del coordi-namento dei Volontari del corso diItaliano per gli Immigrati.

È stata una gioia ritrovarsi insieme aconclusione di nove mesi di lezioni diItaliano (più di cento ore di lezione)che hanno consentito a 54 nostri amici(41 uomini e 13 donne) del Pakistan,Bangladesh , Eritrea, Egitto, Marocco,Filippine, Ghana, Mauritius di acquisi-re una conoscenza di base della nostralingua e di avere uno scambio cultura-

le con persone di varie nazionalità.È stata una gioia per gli occhi (com’e-rano variopinti quei costumi indossatidalle ragazze!), una gioia per le orec-chie (allietate dalla musica tipica deidiversi paesi di provenienza che haaleggiato in sottofondo), una gioia peril palato: com’era buono il dull, zuppadi piselli gialli con il curry, per nonparlare del dullpuri, un tipo di paneindiano che assomiglia alle crepes, maanche il nostro spincione si è fattoonore!È stata anche una gioia del Cuoreperché in un momento in cui si parladi scontro di civiltà, i nove mesi diservizio e il momento di festa finalesono stati una dimostrazione chel’uomo è capace di superare le divi-sioni dovute alle diversità di lingua,razza, cultura, religione quandoincontra gli altri e fa leva su ciò cheli unisce: l’Umanità, fattore comuneche abbatte barriere e costruisceponti.Un grazie alle volontarie che hannoprofuso tempo, energie e la loro uma-nità per costruire con il loro servizio laCiviltà dell’ Amore.

Alcuni volontari del corso di italiano per gli immigrati con Gabriella Ammirata

Gli immigrati, nostri fratelli

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9agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

Partita della speranza

GIARDINO DI MADRE TERESA CENTRO AGGREGATIVO PER L’INFANZIA

Riflessione al margine della Giornata Internazionale del Rifugiato

Il giorno 20 giugno si è festeggiatala giornata internazionale del rifu-giato. Per la prima volta la città di

Palermo decide di festeggiare questoevento importantissimo.Infatti la Caritas Diocesana di Palermo,il Centro studi Giuseppina Arnao e ilcentro Astalli organizzano il giovedì 22giugno 2006 a partire delle 18.00 (dopola partita dell’Italia) una partita di cal-cio al velodromo che vedrà la partitaufficiale della Questura di Palermoaffrontare una squadra fatta esclusiva-mente d’immigrati. Sempre all’onore diquesto evento, una festa multietnicasarà organizzata sabato 24 a partiredelle 17.00 nel cortile del Centro Agapedella Caritas Diocesana di Palermo(Piazza S.Chiara 10).Vi è mai capitato di dubitare sull’im-portanza della VITA?Che senso date alle parole sacrificio,verità, convinzione e speranza…? Cherelazione esiste tra il rifugiato e que-ste parole? La convenzione di Ginevradel 28 luglio 1951 e il protocollo diNew York del 31gennaio 1067 approva-ti dall’Italia con Legge n. 095 del14.02.1970 (G.U. n. 079 del 28.03.1970)stipulano che è rifugiato chi “...temen-do a ragione di essere perseguitato per

motivi di razza, religione, nazionalità,appartenenza ad un determinatogruppo sociale o per le sue opinionipolitiche, si trova fuori del Paese, dicui è cittadino e non può o non vuole,a causa di questo timore, avvalersidella protezione di questo Paese”. La giornata internazionale del rifugia-to ci permette di ricordare chi sonorealmente i rifugiati. Dal mio punto divista , i rifugiati mi hanno insegnato ilsenso della difesa di una propria iden-tità, di un valore, lotta per la verità,per una convinzione, per un ideale esoprattutto per la speranza. Perché non dobbiamo scordarci deimotivi per i quali scappano dai loropaesi. Si, la vita ha bisogno di esserevissuta, però i rifugiati ci hanno inse-gnato che si può anche rischiare lapropria vita per ricercare una vitadignitosa, sacrificare la propria vitaper rendere la vita della famiglia piùdignitosa. Battersi per un ideale inregimi dittatoriali, xenofobi, che non

hanno tolleranza, che non hannorispetto per la diversità delle idee.I rifugiati, lasciando il loro paese, laloro famiglia, il loro “tutto”, intrapren-dono il viaggio dalla speranza. Speran-za che viene subito delusa dall’acco-glienza che ricevono nella nuova terrad’esilio. Terra che era per loro la rap-presentazione di una nuova chance, ilsimbolo della giustizia, della libertà.Vengono considerati come degli ani-mali. Il loro primo contatto è con lapolizia di frontiera. Questa polizia nel-l’impossibilità di conoscerli di personali maltratta, rispettando alla lettera lalegge razzista sull’immigrazione ema-nata da Bossi e Fini.Qui a Palermo, gli immigrati voglionotestimoniare il fatto che la polizia nonè un mostro, una macchina fredda chesi limita ad eseguire degli ordini.Siamo consapevoli che abbiamo tuttiun ruolo da svolgere, però in quantouomini liberi e uguali.Questa uguaglianza si è rispecchiatasull’erba del velodromo il giovedì 22 giu-gno 2006. Il rapporto non è stato più traun richiedente il permesso di soggiornoe un poliziotto, ma tra componenti didue squadre impegnate a vincere lacoppa delle “partita della speranza”.

Al Giardino di Madre Teresa sivive un bel clima di comunitàtra bambini, operatori e fami-

glie. Con loro si cerca di confrontarsicostantemente in relazione agli stili emodelli educativi da adottare nei con-fronti dei figli e si vivono dei momentidi fraternità nella gioia e nella sempli-cità.Giorno 11 agosto 2006, in questo spiri-to di comunità e con la voglia di incon-trarsi e vivere un momento di festa, le

famiglie del giardino di madre Teresasi sono viste, prima della pausa estiva,per un momento di condivisione: conalcuni piatti semplici ed un po’ dimusica italiana ed africana si è tra-scorso un pomeriggio di gioia.A conclusione i bambini hanno donatoai genitori i quadretti “buone vacanze”realizzati da loro stessi.Già abbiamo ripreso a pieno ritmotutte le splendide attività che realizze-remo nel nuovo anno. Clara al Giardino di Madre Teresa

Caritas Diocesanadi Cisse Mouhamed

di Clara Vicari

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InformaCaritas agosto/settembre duemilasei10

Èun incontro di famiglia sereno e ricco di entusia-smo quello che vede riuniti a Gibilmanna i tren-ta operatori della Caritas Diocesana attorno al

dinamico Direttore don Benedetto. Una Caritas che,come ogni anno, si riunisce al termine delle attività perla verifica e la programmazione. Quest’anno l’incontroè dal 29 giugno al 1 luglio presso il santuario di Gibil-manna.Ad organizzare tutto ci hanno pensato Sr Amy, Anna Culot-ta e Raffaele D’Anna.I lavori del primo giorno sono iniziati con la presentazionedelle relazioni prodotte dalle varie equipes di Caritas secon-do una griglia elaborata in precedenza in cui emergevano idati oggettivi del lavoro svolto e la metodologia utilizzata nellavoro di equipe.In Caritas si ama lavorare in squadra e le cose funzionanomeglio.Durante il giorno poi si sono formati tre gruppi misti in cuisi è fatta una valutazione del lavoro svolto e della metodo-logia utilizzata, prestando attenzione alle attività di forma-zione interna ed esterna. I risultati dei lavori di grupposono stati socializzati nell’assemblea plenaria del secondogiorno in cui poi i lavori sono ripresi nell’ambito della pro-grammazione.Il filo conduttore è stato quello della trasversalità nell’otti-ca di una programmazione globale che riguardasse tutta laCaritas, ognuno cioè doveva pensare ad una programmazio-ne che riguardasse tutti. Gli ambiti di programmazionesono stati: la formazione, la comunicazione, l’organizzazio-ne e le azioni verso le parrocchie.Il giorno conclusivo nell’assemblea plenaria si sonopresentati i documenti di programmazione elaboratinei vari gruppi, anche se non è stata detta l’ultimaparola. Si è dato l’incarico ai tre organizzatori di defini-re le linee di programmazione tenendo in considerazio-ne tutto l’insieme di idee e di proposte maturate duran-te i lavori.Tante cose si potrebbero dire su quello che si è detto, mami piace tra tutto sceglierne una.Diversi, infatti, hanno sottolineato la buona riuscita dellasettimana della carità, vissuta durante la Quaresima, edhanno proposto di continuarla per il futuro.

caritas diocesanadi Pino Sclafani

GIBILMANNALa Caritas si verifica e programma il lavoro in equipe

Incontro degli operatori della Caritas Diocesana per la verifica e la programmazione

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11agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

CENTRO ANCH’IO 2. CAMPO NOTO“Ciascuno mette a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto”, Prima lettera di Pietro 4,10

Ogni essere umano possiededelle qualità e delle abilità dicui il prossimo può giovare, ed

è proprio secondo questo principio

che noi del C’entro Anch’io 2, insiemeal C’entro Anch’io 1 e ad un gruppodelle Caritas Diocesane di Bergamo eComo, abbiamo partecipato ad uncampo nella cittadina di Noto pressol’Hotel “Oasi don Bosco” dall’8 all’11agosto. L’idea del campo nasceva dal-bisogno e dalla volontà di favorire l’in-tegrazione e la socializzazione tra lediverse generazioni, al fine di promuo-vere le abilità e le risorse del singolo.E’ iniziato tutto così... ...la mattinadell’8 agosto ci siamo ritrovati a piaz-za Durante, nell’aria si percepiva l’en-tusiasmo che tutti noi avevamo all’i-dea di condividere insieme questaesperienza che ci avrebbe sicuramen-te arricchito e nello stesso tempodistaccato da quella che era la solitaroutine quotidiana. Dopo un lungoviaggio, scandito da canti e balli popo-lari, siamo finalmente giunti a desti-nazione, lo scenario che si è presenta-to ai nostri occhi è stato quello di una

vera “oasi di pace” lontana dal caosdella città. Dopo la condivisione delpranzo, la sistemazione nelle rispetti-ve camere, ci siamo ritrovati a bordo

piscina, dove formando un grande cer-chio ognuno di noi si è presentatoall’altro. Già dalla prima sera l’approc-cio tra i volontari della Caritas, le per-sone disabili e noi operatori, è risulta-to essere armonico e laborioso. Duran-

te questi giorni ognuno di noi ha avutola possibilità di poter scegliere tradivertenti giochi in piscina organizza-ti da noi operatori, e momenti di relax.A questi momenti di gioco, si è alter-nato un momento di incontro spiritua-le, con un prete non vedente della Dio-cesi di Siracusa. Il tema principaleaffrontato è stato quello della Caritàverso il prossimo che non chiede con-traccambio, e non fa distinzione dirazza.La nostra bellissima esperienza insie-me si è conclusa con la visita al San-tuario della Madonna delle lacrime diSiracusa che ci ha visti nuovamenteuniti in preghiera.

“Chi è generoso ricava sempre vantaggi”......e i nostri vantaggi li abbiamo ricevu-ti ogni qual volta vedevamo dipengersiun sorriso in un viso.

Un ringraziamento particolare alDirettore della Caritas Diocesana diPalermo Don Benedetto Genualdi, allaResponsabile del Centro PastoraleDisabili di Palermo Rosa Foti Buzzi, aivolontari delle Caritas Diocesane diBergamo e Como.

Caritas Diocesanadi Daniela Fazio e Veronica D’Amico

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Catechesi per adolescenti il mar-tedì; catechesi settimanale pergli adulti; adorazione eucaristi-

ca due volte la settimana per invoglia-re i giovani ad accostarsi alla SantaEucaristia; (il giovedì e qualche voltail sabato dalle 22,30 alle 24); momen-ti di preghiera comunitaria animatadai giovani; la creazione di due coriintitolati alla Regina della pace cheanimano le liturgie domenicali (alleore 10 e alle ore 11,30) con tanto dicasacche con i colori dello stemmapapale; l’organizzazione di campiscuola per bambini, adolescenti eadulti; la creazione dell’oratorio.Questa è una parte delle numeroseattività che vedono impegnato padreFrancesco Marti, vincenziano, daquattro anni alla guida della chiesa diS. Ambrogio a Palermo. Ubicata nella borgata Marinella, nelquartiere di Tommaso Natale, S. Ambro-gio è una piccola (si fa per dire) comu-nità di quasi settemila anime, ricadentenel secondo vicariato, la cui chiesa èstata edificata nel giugno del 1986.

Il dinamico e iperattivoparroco ci accogliedavanti l’ingresso della‘sua’ chiesa ricavatadalla ristrutturazione eammodernamento di

alcuni magazzini (“Quando sono arri-vato”, ci confessa padre Marti, “dietrol’altare ho trovato finanche i videoga-me”) anche se, come ci confessa lostesso sacerdote, c’è un progetto perla realizzazione di un edificio religiosovero e proprio. Il cronista non può fare altro cheammirare, nel visitare la chiesa, l’a-more e la cura che questo sacerdoteha profuso per rendere il più acco-gliente possibile quelli che primaerano dei freddi ed inospitali locali.Quella di S. Ambrogio, come ci spiega

padre Marti è una comunità variegata.“Uno dei primi obiettivi che mi sonoprefissato all’arrivo qui”, ci spiega ilparroco, “ è stato quello di educare lacomunità al senso di appartenenza.La comunità ha capito questo: spessonelle mie omelie in passato, ma anco-ra adesso, ripeto ai miei parrocchia-ni: ‘Oggi sono qui con voi, domani imiei superiori potrebbero mandarmia guidare un’altra parrocchia. Voiche abitate qui, siete nati e cresciu-ti qui, cercate di creare e mantenerebene il vostro rapporto con la chiesa’.Grazie a questo ‘martellamento’ con-tinuo mi ritrovo accanto numerosicollaboratori che mi affiancano nellevarie attività.”Accanto alle varie attività pastorali ilparroco ha saputo dare l’avvio giustoanche all’organizzazione della Cari-tas.“Cerchiamo di aiutare con molta pru-denza parecchie famiglie, circa 1250.I bambini durante le celebrazionidomenicali portano ceste colme dibeni che doniamo a quanti ne hannobisogno”.Gestita, tra gli altri, anche dai coniu-gi Colletti – Corvaia, la Caritas di S.Ambrogio si occupa: dell’assistenzaalle famiglie più bisognose; di farvisita agli anziani e di occuparsi deiloro bisogni; di organizzare nelmigliore dei modi un servizio didoposcuola per i ragazzi delle ele-mentari e, prossimamente, per quel-li delle medie; della creazione dialcuni laboratori di artigianato

(ceramica, ricamo, pittura, decoupa-ge etc); della gestione dello sportel-lo multifunzionale che dà informa-zioni sul mondo del lavoro; organiz-za, in collaborazione con il comitatogiovanile parrocchiale, corsi di chi-tarra (per i bambini dai 9 ai 15anni), di informatica e di inglese peri ragazzi ed ancora corsi di ballo e dicanto.Non meno prolifica è l’attività delComitato Giovanile Parrocchiale, unsodalizio (nato nel 2003) interamen-te gestito dai giovani della parro-chia, ma allargato anche a coloroche della stessa parrocchia nonfanno parte.Tra le varie attività organizzate dalComitato ci sono le rappresentazioniviventi del Natale e della Pasqua,attività ludiche per i bambini e iragazzi dai sei ai quindici anni, l’or-ganizzazione e la gestione della Fap,festa anno parrocchiale (due giornidi giochi, intrattenimento e fuochipirotecnici finali per concludere inbellezza l’anno pastorale) ed altroancora.Oltre allo stesso sacerdote, del comi-

tato fanno parte: Salvo e AntonioTarantino, Mariella Barbarotto, Simo-na Sutera, Maurilio Cappello, Barba-ra Poletti, Maria Conciauro, Laura eValentina Vassallo, Domiziano Di Gae-tano, Domenico Giacalone, SalvatoreLo Cascio, Piero Cirri, Roberta,Jolanda e Leopoldo Lo Verde, NinoBorracciolo, Gianluca Ilardo, DarioFontana, Jessica Di Marchis e Salva-tore Lo Curcio.Il comitato attualmente sta organiz-zando il campo scuola che quest’annocambia scenario e da quel di SantaMaria di Licodia, nel catanese, si tra-sferisce tra le ridenti vallate dellaPuglia, regione di origine del nostrobuon padre Marti.

PARROCCHIA S. AMBROGIOla Caritas anima della comunità

InformaCaritas agosto/settembre duemilasei12

caritas parrocchialedi Fabrizio Mocciaro

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caritas parrocchialedi Pino Grasso

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CARITAS DI BAGHERIAEvitato un secondo sfratto per una famiglia

Grazie ad un contributo economi-co erogato dalla Caritas diocesa-na, la famiglia De Caro eviterà il

secondo sfratto consecutivo per moro-sità, a distanza di tre mesi. Il direttoredella Caritas diocesana mons. Benedet-to Genualdi, ieri mattina, su sollecita-zione degli operatori della parrocchia diSan Giovanni Bosco che hanno preso incarico la situazione della famiglia findal primo momento, ha staccato unassegno da 1.000 euro che consentirà aGiuseppe Di Caro e alla sua famiglia dirimanere nella abitazione di via LuisaSanfelice, nei pressi della scuola “Gio-vanni Girgenti” dove vive insieme alla ea tre figli di cui uno inabile. “La famiglia

vive con i proventi dello stipendio diuno dei figli che lavora in un supermer-cato cittadino di appena 400 euro men-sili – dichiara Mimma Cinà, operatricedella Caritas parrocchiale – che nonbastano a pagare l’affitto di casa cheammonta a 430 euro”. Il direttore dellaCaritas diocesana invita l’amministra-zione comunale ad attivarsi per metterein moto soluzioni strutturali quali l’ero-gazione del buono casa. “Nessuna casadi Bagheria possiede i requisiti previstidal regolamento comunale – aggiungeMimma Cinà – occorre pertanto cam-biare il regolamento dell’assistenza abi-tativa che prevede una serie di requisitiimpossibili da ottenere”. Lo scorso

mese di maggio il Comune erogò uncontributo di 1.500 euro che sono basta-ti per pagare il trasloco, dare un antici-po sulle mensilità al proprietario epagare una mensilità, adesso pertanto ilproblema si ripropone. “Controllerò alSegretariato sociale la situazione dellafamiglia De Caro – dice l’assessore allePolitiche sociali Gianluca Rizzo – se cisaranno le condizioni disporremo l’ero-gazione di un bonus socio assistenziale.Purtroppo siamo senza fondi e le richie-ste sono molteplici e pressanti. Neiprossimi giorni voglio incontrare tuttele Associazioni di volontariato che ope-rano nel territorio per avere suggeri-menti su come fare”.

UN MARE DI LEGALITÀIN RICORDO DEL GIUDICE PAOLO BORSELLINO

La città di Bagheria ha ricordatoil giudice Paolo Borsellino e gliagenti della sua scorta nel quat-

tordicesimo anniversario della stragedi via D’Amelio con una manifestazio-ne denominata “Un mare di legalità”.L’iniziativa è stata organizzata dall’as-sociazione culturale, “A Testa Alta”,con il patrocinio del Comune diBagheria ed in collaborazione con ilMovimento Umanista di Palermo, ilcircolo “Il Carrubo” i gruppi scout Age-sci Bagheria 3 e Assoraider. Una tavo-la rotonda coordinata da Paolo Zarco-ne dell’associazione “A testa alta” haaperto le manifestazioni con gli inter-venti dei rappresentati delle varieassociazioni, del Sindaco Biagio Scior-tino, del vice-presidente del ConsiglioGaetano D’Agati, degli assessori comu-nali Leonardo Passarello, VittoriaCasa, Aurelio D’Amico e Pietro Paga-no. “Le associazioni devono esseresentinelle vigili all’interno del territo-rio - ha dichiarato il sindaco Sciortino– esse possono aiutarci nella gestioneed utilizzo dei beni confiscati allamafia che possono rappresentare il

luogo dove la legalità rinasce grazieall’opera di questi giovani”. Gaetano D’Agati ha dichiarato che leporte dell’ufficio di Presidenza saran-no sempre aperte per ascoltare le pro-poste delle associazioni bagheresi eche una priorità assoluta per il Consi-glio comunale sarà rappresentatadalla lotta alla mafia e alla criminalità“perché senza legalità non c’è svilup-po”. “Questa occasione è stata innega-bilmente un esempio di cittadinanzaattiva” - ha aggiunto l’assessore Aure-lio D’Amico - le associazioni del nostroterritorio devono promuovere iniziati-ve volte al bene comune ed esserebuoni cittadini che operano il bene”.Il presidente dell’associazione cultu-rale “A testa alta”, Emanuele Tornato-re ha puntualizzato le finalità socialidell’iniziativa, sottolineando comel’associazione tenda ad evitare cheeventi del genere possano risolversinella mera commemorazione”. Gli incontri sono proseguiti con l’orga-

nizzazione di un triangolare di calcio cuihanno partecipato i giovani del Movi-mento Umanista Ballarò Palermo, deiragazzi di “3 P padre Pino Puglisi” di con-trada Monaco e i ragazzi della parroc-chia di San Domenico di contrada Incor-vino. La squadra della parrocchia di sanGiovanni Bosco guidata da don France-sco Stabile si è imposta sulla rappresen-tativa Ballarò di Palermo e del GruppoAgisci Bagheria 3. Alla cerimonia di pre-miazione condotta da Emanuele Torna-tore, che si è svolta sul lungomare diAspra, domenica sera hanno partecipatoManfredi Borsellino, figlio del giudice,l’assessore al Decentramento AurelioD’Amico il quale lo ha ringraziato perquanto ha fatto il padre e il vice presi-dente del Consiglio comunale GaetanoD’Agati che ha ribadito l’impegno controla mafia dell’amministrazione comunale.Il programma è proseguito con una cac-cia al tesoro presso la parrocchia di SanDomenico e una celebrazione eucaristi-ca di suffragio per il giudice Paolo Bor-sellino e la scorta nella parrocchia di sanGiovanni Bosco presieduta dal parrocodon Francesco Stabile.

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Lo scorso 11 luglio si è svolto aPalermo, presso il Centro Agapedella Caritas Diocesana, il

secondo incontro del GREM (GruppoRegionale Educazione alla Mondia-lità) Sicilia. Dopo il saluto del referen-te regionale don Enzo Cosentino, ildott. Paolo Beccegato di Caritas Italia-na, responsabile dell’Area Internazio-nale, ha introdotto i lavori. Erano pre-senti i referenti diocesani di Palermo,Piana degli Albanesi, Monreale, Trapa-ni, Messina e Ragusa. I Referenti diPiazza Armerina e di Siracusa, hanno

giustificato l’assenza inviando, tramiteil loro Direttore, un promemoria dellavoro svolto nelle rispettive Diocesi.L’incontro è stato utile per verificarel’andamento generale del GREM-Sicilia,per programmare le prossime azioni-attività-incontri e per prospettare ilfuturo lavoro. In un secondo momento siè fatta un’analisi degli operatori impe-gnati a livello diocesano nelle tre dimen-sioni di lavoro: - educazione alla mon-dialità - tutela dei diritti - interventiall’estero. Infine ci si è soffermati sugliobiettivi di sviluppo del millennio e

sulla campagna promossa dalla Caritasal riguardo. Campagna intesa comeopportunità offerta alla Comunità Inter-nazionale per mobilitare le forze politi-che e le risorse finanziarie necessarie aipaesi più poveri del mondo, al fine didimezzare la povertà entro il 2015.L’incontro è stato propizio anche perfesteggiare mons. Benedetto Genual-di, direttore della Caritas di Palermo,che in tale data celebrava l’onomasti-co. A conclusione dell’incontro mons.Benedetto ha invitato tutti i presentiad un’ agape fraterna da lui offerta.

EDUCAZIONE ALLA MONDIALITÀIncontro del GREM a Palermo

InformaCaritas agosto/settembre duemilasei14

area regionaledi Enzo Cosentino

Dall’inizio del conflitto in Liba-no, è costante l’impegno dellaCaritas sulla precaria situa-

zione in Medio Oriente. Sono statiinfatti numerosi gli appelli per unimmediato cessate il fuoco e, da piùdi un mese, sono costanti gli inter-venti e gli aiuti concreti alle popola-zioni colpite.

Secondo gli ultimi dati diffusi daCaritas Italiana che sostiene, in collabo-razione con tutte le Caritas diocesane ela rete internazionale, Caritas Libano,sono 1.084 i morti, 3.700 i feriti, 973.334gli sfollati. Di essi, - si legge nell’ultimocomunicato - ben 565.000 hanno trova-to rifugio presso altre famiglie e220.000 sono invece usciti dal paese.Colpite 29 grandi infrastrutture (porti,aeroporti, centrali), danneggiate 9.630km di strade (distrutti 145 ponti), e 175imprese commerciali tra fabbriche,mercati e fattorie. Ben 7.000 le abita-zioni distrutte (ma altre fonti indicano

cifre al raddoppio), vale a dire almeno50.000 persone senza casa. I danni glo-bali sono stimati a 6 miliardi di dolla-ri, più di un quarto del reddito nazio-nale annuo. I villaggi e le città bombar-date sono 350 in Libano e 50 in Israele”.

Purtroppo queste cifre mutanocostantemente, pertanto tutta la rete

Caritas è chiamata a sostenere ilpesante compito che attende CaritasLibano. Caritas Italiana inoltre invitaa non dimenticare la “silenziosa crisi”che continua nella striscia di Gazadove Caritas Gerusalemme è impegna-ta, ma è messa a dura prova per lelimitate possibilità.

MEDIO ORIENTEL’impegno della Caritas

di Vincenzo Bozzo

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Sessant’anni di sacerdozio vissutial servizio della Chiesa e diquanti hanno avuto bisogno di

una sua parola di conforto e di aiuto.Questo, in due parole, il ritratto diMons. Carmelo Maratta, 84 anni benportati, di cui 37 alla guida della par-rocchia Maria SS. delle Grazie in viaConte Federico a Brancaccio.Lo scorso 29 giugno Mons. Maratta hafesteggiato sessant’anni di nozze conla Chiesa e la parrocchia che lo havisto pastore di quella comunità nonha certo dimenticato l’occasione.In una chiesa stracolma di fedeli,padre Carmelo ha fatto il suo ingressonella sua ex parrocchia mentre lacorale ha intonato il “Cristus vincit,Cristus regnat Cristus imperat” e,dopo aver brevemente salutato i par-rocchiani, e ascoltatol’indirizzo di saluto, si èpreparato a guidare lasanta messa che è stataconcelebrata dall’attualeparroco, padre LilloD’Ugo, da padre AngeloBurgio, oggi missionarioin Tanzania, mons. Gae-tano Di Liberto, cancel-liere della Curia Arcive-scovile di Agrigento, eda padre Pietro Di Rosa,gesuita, molto amatodalla comunità di ConteFederico, che lo scorsoprimo luglio ha festeggiato sessant’an-ni di sacerdozio.Nel corso dell’omelia padre Lillo hadescritto le alte qualità morali diMons. Maratta e letto un telegrammadi auguri inviato dal Santo Padre,Benedetto XVI, all’ottantaquattrennesacerdote.Visibilmente commosso, padre Marat-ta ha ringraziato il Santo Padre e inumerosissimi fedeli presenti neilocali parrocchiali e, tra una stretta di

mano e un abbraccio affettuoso, siamoriusciti a scambiare quattro chiacche-re con padre Carmelo che, qui diseguito, vi proponiamo. D: Padre Maratta, tracciamo unbilancio di questi suoi primi ses-sant’anni di sacerdozio.R: Sono stati anni di intenso impegnosacerdotale, personale e pastorale, inpiena corrispondenza alla donazioneal Signore fatta nel giorno della ordi-nazione presbiteriale quel 29 giugno1946. Non ho mai avuto momenti diripensamento e se rinascessi sceglie-rei il sacerdozio. Nato nella parroc-chia di Maria SS. del Carmelo del miopaese nativo, da bambino ricevetti l’a-bitino, poi chierichetto e seminarista.Sono stato educato secondo l’esempiodei miei genitori che, lieti per la mia

scelta vocazionale, con sacrifici eco-nomici perché di numerosa famiglia,pagarono al Seminario la retta mensi-le fino all’ordinazione presbiteriale. D: In che modo la carità ha guidatoil suo ministero sacerdotale?R: Sia personalmente sia per mezzodelle organizzazioni parrocchiali comead esempio il “Gruppo Dame di Carità”e i gruppi maschili e femminili della“Società S. Vincenzo de’ Paoli”. Hovisto sempre nei poveri l’immagine di

Gesù e la sua particolare predilezioneanche per i sofferenti nel corpo e nellospirito. Questi operatori della caritàportavano sempre oltre il cibo materia-le anche il conforto e davano anche ilpane della Parola di Dio, dicendo chequel che vale di più è la vita dell’animae la sua salvezza, non solo la vita delcorpo. Quel “dacci oggi, o Signore, ilnostro pane quotidiano” ho cercatosempre di non farglielo mancare.D: Lei è stato per 37 anni in questaparrocchia, quindi da questa comu-nità è considerato non solo comememoria storica ma viva ed operan-te nel ministero di Penitenzieredella Cattedrale. Questa comunitàcontinua a pregare per lei?

R: Si, è esattamente così. Anch’ioprego per essa.

D: Ha episodi partico-larmente curiosi da rac-contarci?R: Si, molti che sarebbelungo da raccontare; manon potrò mai essere suf-ficientemente grato apadre Angelo Burgio e apadre Lillo per il validoaiuto che mi hanno datonella catechesi ai fanciul-li e ai giovani come semi-naristi e allo stesso padreLillo come vicario parroc-chiale nell’anno 1997.D: Un augurio per se

stesso e per questa sua comunità par-rocchiale che ancora le dimostratanto affetto?R: Che il Signore mi dia di adempieresempre meglio il ministero sacerdota-le fin quando e come Lui vuole. Apadre Lillo auguro che la sua pastora-le parrocchiale sia sempre più efficaceaffinché questa comunità cresca sem-pre più nella fedeltà a Dio e nel Suoamore, sotto la saggia e zelante guidadi parroco.

Sessant’anni di sacerdozio vissuti al servizio della Chiesa e di quanti hanno avuto bisogno di una sua parola di conforto e di aiuto

Don Carmelo Maratta, una vita donata

testimonianzedi Fabrizio Mocciaro

15agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

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Don Salvatore Vitellaro: un ministero ricco di carità60 ANNI DI SACERDOZIO

Padre Giuseppe D’Amato

InformaCaritas agosto/settembre duemilasei16

testimonianzedi Vincenzo Bozzo

Il 28 luglio mons. Salvatore Vitella-ro ha compiuto 60 anni di sacerdo-zio, anni di totale servizio soprat-

tutto ai più bisognosi.Lo abbiamo raggiunto una settimanadopo l’evento nella parrocchia di Por-tella di Mare (Misilmeri).

Padre Vitellaro, come è cominciatoil suo impegno, durato tutti questianni, nei confronti di tutti coloroche ha incontrato?Ho avuto diversi incarichi, ma è inCuria che ho cominciato a dedicar-mi concretamente ai più bisognosifondando il Centro Pastorale deiDisabili, oggi gestito da Rosa Buzzi,primo in Sicilia e uno dei primi inItalia. L’ho voluta chiamare Pasto-rale “dei” disabili perché lo scopopiù importante, oltre al prendersicura di loro, era quello di fare inmodo che essi potessero gestire inmodo autonomo la loro vita: questoal fine di rispettare le potenzialità ele qualità di ogni singola persona,disabile e non.

Questi 60 anni di sacerdozio, padre,cosa le hanno lasciato? Cosa è signi-ficato per lei raggiungere questo tra-guardo?E’ stato un normale percorso. Certa-mente è stato un cammino arricchenteperché dagli altri ho ricevuto molto.Per me è stata la gente che mi ha aiuta-to nel migliorarmi giorno per giorno.Il rapporto poi con la gente bisognosami ha donato ancora di più. All’iniziodi questa esperienza, insieme ai mieicollaboratori, vedevamo dei bisogno-si, che dovevano ricevere e basta, nonguardavamo la persona, la lorovoglia di esprimersi e di andareavanti da soli, col nostro discretoaiuto. La carità deve essere equilibra-ta, non assistenzialista, ma direttaalla promozione umana.. Ecco perchésuccessivamente ho voluto dedicarmiall’insegnamento di questo tipo disensibilità anche in altre parrocchieper la formazione dei volontari.

Lei ha anche collaborato per il pro-getto “Missione Palermo” negli annisettanta e ottanta. Ci può racconta-re qualcosa a riguardo?La “Missione Palermo” è nata nel 1972con Padre La Rosa che, insieme ai con-fratelli gesuiti hanno agito per i quar-tieri più poveri della città. Abbiamosuccessivamente coinvolto non solo igiovani e i minori, ma anche le fami-glie, le assistenti sociali, le associazio-ni, organizzando delle assemblee in

cui erano presenti i cittadini interes-sati e l’Amministrazione Comunale,per un confronto diretto e costruttivo.Ogni anno abbiamo riportato i proget-ti da sviluppare, quelli in atto e i pro-blemi incontrati, tutti documenti chesi trovano nell’archivio della Curia.

La Caritas diocesana attualmenteusufruisce dei locali siti presso laCasa di S. Carlo, in cui quotidiana-mente vi è la Mensa della Comunità,il centro per anziani e il nuovo centroper i senza fissa dimora e i carcerati,locali che lei stesso ha inaugurato…Sì, tutt’ora seguo la Caritas e sono aconoscenza della nascita di altrinuovi progetti…Ricordo che la Casa di S. Carlo l’hoaperta negli anni ottanta per le perso-ne anziane. Allora c’erano le suore diS. Teresa, abbiamo organizzato diver-si momenti di aggregazione con glianziani e abbiamo acquistato i localiche sporgono sul Vicolo S. Carlo,ristrutturandoli.

C’è un messaggio che vorrebbe dareai nostri lettori?Sì. Si deve aiutare l’altro con umiltà, senzaagire per il desiderio di aver battute lemani. Dobbiamo sempre pensare che glialtri sono parte di noi stessi, anche coloroche ci stanno antipatici. Il bisognoso, l’an-ziano, il disabile è parte di noi, perchésiamo in Gesù Cristo un solo Corpo. Quan-do aiutiamo l’altro, aiutiamo noi stessi.

Un altro sacerdote della Chiesa diPalermo che il 28 luglio ha raggiunto i60 anni di sacerdozio è Padre Giusep-pe D’Amato; gli abbiamo fatto visitapresso la Casa SS. Salvatore a Palermoper porgergli i saluti e i fervidi auguria nome della Caritas diocesana e quel-li particolari di Don Genualdi.

In questi sessant’anni Mons. D’Ama-to si è prodigato soprattutto per i piùbisognosi, occupandosi tra l’altro,per circa vent’anni, dell’UfficioPastorale del Lavoro della nostra dio-cesi.Non più in perfette condizioni di salu-te, ma ancora forte ed entusiasta nel-

l’animo, anche Padre D’Amato havoluto lasciare un messaggio ai lettoridi InformaCaritas: “Come ha fattoGesù Cristo, nella vita bisogna donaretanto amore, amore, e ancoraamore!”.

v.b.

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17agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

Riforma normativa sulla cittadinanza: entro il 2008 2 milioni di italiani in più

Il 4 agosto il Consiglio dei Ministriha approvato il Disegno di leggepresentato dal Ministro dell’Inter-

no Giuliano Amato che dimezza i tempi(da 10 a 5 anni) per poter presentarerichiesta di diventare cittadini italiani.

Lo stesso giorno Caritas Italianaha divulgato una nota tecnica dell’é-quipe del Dossier Statistico Immigra-zione Caritas/Migrantes che ha cerca-to di stimare il numero delle personeimmigrate che potrebbero acquisire lacittadinanza italiana prendendo comebase di partenza i dati dell’ultimo cen-simento (2001) e tenendo conto dellamaturazione del permesso di soggior-no legale di 5 anni.

Tenendo presenti questi dati, cal-colando i potenziali richiedenti e colo-

ro che hanno regolarizzato la loroposizione nel 2002, l’équipe ha stima-to che entro il 2008 vi saranno più diun milione e mezzo di potenziali aven-ti diritto, senza contare i minori, la cuiregolarizzazione in materia di cittadi-nanza dipenderà da diversi fattori cherendono la stima più difficile.

Per sconfessare diverse voci allar-mistiche su una possibile “invasione”degli immigrati negli ultimi anni,come si è letto in diversi articoli dialcuni giornali nazionali – si è parlatodi oltre 5 milioni in più in pochi annicon conseguenze a dir poco catastrofi-che per non dire fantasiose – l’èquipedel Dossier statistico, basandosi sudati reali, ha evidenziato inoltre nellanota come “L’accesso dei comunitari

alla cittadinanza italiana si pone inmisura molto meno accentuata, siaperché i loro matrimoni con donne especialmente uomini italiani sonofrequenti e questo già spiana la viaalla cittadinanza, sia perché il fattodi essere cittadini europei e la con-nessa garanzia della libera circola-zione porta a non considerare la cit-tadinanza italiana come uno stru-mento utile per stabilizzare il pro-prio soggiorno”. In conclusione lanota sottolinea come questa riformatrasformerà gli immigrati (presenzaormai strutturale nella nostra societàe nel campo occupazionale) da stra-nieri a cittadini, con uguaglianza didoveri e anche di diritti.

V.B.

UN ANNO DI NUOVE ESPERIENZEPER GLI ANZIANI DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA “S.CARLO”

In b

reve

Nel mese di settembre riapre,dopo la pausa estiva, il centrodi accoglienza per anziani

“S.Carlo “che fa parte del centro poli-valente S. Rosalia gestito dalla Caritasdiocesana di Palermo.Durante l’anno di attività (settembre2005-giugno 2006) abbiamo attribuitogrande importanza alle gite comunita-rie, infatti le visite guidate effettuateal duomo di Monreale, all’Orto Botani-co ed al Museo Etnografico “GiuseppePitrè” sono servite sia per far apprez-zare ai nostri ospiti le bellezze dellacittà in cui viviamo, sia per ottenereun gruppo ancora più unito anche al difuori delle mura del Centro.Esperienza esaltante è stata la parte-cipazione dei seminaristi alla medita-zione ed alla conduzione della ViaCrucis. L’invito rivolto agli anziani avisitare il seminario è stato la conse-guenza immediata di quell’approccioamorevole che si è venuto ad instaura-re fra i seminaristi ed i frequentatoridel Centro.

La partecipazione attiva da parte deifrequentatori del centro alla StagioneTeatrale 2006: “Finchè c’è vita …c’èteatro” (organizzato dall’Assessoratoalle attività sociali e pari opportunità)è stata un’occasione sia per avvicinaregli anziani al teatro, sia per diminuiregli effetti deleteri dell’isolamento.Altra esperienza positiva è stata la par-tecipazione degli anziani alle esercita-zioni dei corsisti del progetto Ballaràcondotto dalla dott.ssa Natoli. Le signo-re che fanno parte di tale progetto, allafine del corso, svolgeranno assistenzadomiciliare agli anziani del territorio.Gli incontri, pertanto, sono stati utilisia per i corsisti che hanno arricchito leloro nozioni sulle problematiche deglianziani, sia per i frequentatori del Cen-tro S. Carlo che son venuti a conoscen-za di servizi di cui, eventualmente infuturo, potranno usufruire. Altro obiettivo che abbiamo cercato diraggiungere è stato quello di far conosce-re il nostro impegno a realtà sociali dialtri territori partecipando ad incontri

con altri centri per anziani in modo dapoterci scambiare le esperienze molte-plici legate a differenti situazioniambientali e buttare le basi per crescere,migliorare ed avviare un cammino tuttiinsieme a livello diocesano. La partecipa-zione ad incontri di gioia e di preghieracon gruppi operanti all’interno del nostrostesso Centro ha avuto lo scopo di farmaturare in noi tutti (operatori e fre-quentatori del centro polivalente) lo spi-rito di collaborazione e farci comprende-re che, sebbene con compiti diversi e dinon pari difficoltà, ognuno di noi collabo-ra alla riuscita dei servizi che il Centropolivalente Santa Rosalia mette a dispo-sizione degli ultimi e dei bisognosi.Una intera giornata trascorsa a Baidacon la presenza del direttore dellaCaritas diocesana don BenedettoGenualdi, ha rappresentato un momen-to conclusivo di un anno di attivitàricco di nuove esperienze che speriamoabbiano contribuito ad alleviare le dif-ficoltà quotidiane dei nostri cari amicidel Centro.

testimonianzedi Giorgio Rodonò

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17 febbraio 1943 - 6 maggio 2006Un buon marito, un buon padre

e un buon cristiano.

Un giorno di sedici anni addietrosul treno bianco dell’Unitalsi,di ritorno da Lourdes, mi recai

in visita nella vettura barellata, e,come di consueto, a tutte le persone lìospitate rivolsi qualche parola buonadi affetto, di consolazione, di speran-za. Così feci anche con quell’omone, direcente operato al cuore, tra gli altri lìpresente, che mi guardava dal basso inalto con quei suoi occhi in quellasituazione un po’ smarriti e desiderosidi qualcosa. Al termine del breve col-loquio gli dissi: «Vienimi a trovare inparrocchia».Così fece dopo il nostro ritorno aPalermo. Me lo ritrovai un pomeriggioin parrocchia e non se ne è allontana-to più, se non per i periodi più o menolunghi delle sue varie sofferenze. Midisse un giorno: «Io per la malattia delcuore ero morto. Adesso sono tornatoa vivere e la mia vita non è più mia, madel Signore, perciò la metto a suadisposizione perché ne faccia ciò chevuole».Così ci siamo ritrovati Lorenzo in par-rocchia, fedele e fraterno con me,fedelissimo e obbediente col Signore,innamorato e devoto con Maria SS. diPompei. Cominciò a crescere nella

fede, lasciandosi guidare da me versouna maturazione umana e cristianaperfetta per quanto era possibile allasua misura. Ha colto benissimo il significato eccle-siale della Caritas e dei ministeri nellaChiesa. Proprio per questo è stato fon-datore e animatore instancabile dellaCaritas parrocchiale. Si è formato e siè impegnato totalmente. Ha capito ilcompito educativo della caritas e si èimpegnato perché tutti i collaboratorinella pastorale parrocchiale formasse-ro i fedeli loro affidati alla carità eperché tra loro ci fosse una rete di col-laborazione in questo compito. Frequentò la teologia di base, la scuolaper i ministeri e la scuola di formazio-ne caritas. Fu ministro straordinario edaccolito e se viveva ancora avrebbechiesto di essere ammesso alla scuolaper il diaconato permanente. È andatoavanti nella fede e non si dava paceperché tanti altri fedeli non capivanoquelle elementari nozioni di vita cri-stiana ed ecclesiale che capiva lui. Sele aveva capite lui, diceva di sé, che eraun grosso ignorantone, potevano com-prenderle tutti gli altri. Da qui nascevala sua ansia pastorale, che tutti fosseroformati, che tutti fossero preparati, chetutti crescessero nella fede, che tuttifossero innamorati del Signore. Di qualunque cosa ci fosse bisogno luiera sempre disponibile e trovava sem-pre la soluzione. Le mie scarpe vec-chie da riparare, le ostie da comprare,il presbitero da cercare per sostituir-mi, la carrozzina per il paralitico, l’im-mondizia da buttare, la liturgia da pre-parare, la famiglia che non aveva damangiare. Non aveva mai paura diaffrontare nulla o di non trovare rispo-sta a qualche richiesta (Forse perchéera vissuto povero ed è morto povero:

aveva sperimentato l’essere profugoper la guerra e l’essere emigrato per illavoro). Ma si infuriava se qualcunochiedeva o faceva qualcosa che eradannosa per la fede o contro di essa.Quante volte l’ho dovuto riprendere ofrenare per la sua irruenza, anche seaveva ragione. Lo accettava con gran-de umiltà e ubbidienza facendo peròuna grande fatica interiore a vinceresé stesso, ma lo faceva. Qualunquecosa gli avessi chiesto avrebbe fattoper me, per quello che io significavo erappresentavo per lui. Ultimamente mi aveva convinto, vistoche io avevo qualche dubbio sullaeffettiva partecipazione dei fedeli, arealizzare il triduo di Maria SS. diPompei. Così abbiamo fatto il venerdì5 maggio l’adorazione, con il temaMaria donna eucaristica, il 6 la cele-brazione eucaristica con la Memoriadi Maria donna di carità, invitando ilDirettore diocesano della Caritas, donBenedetto, la domenica avremmo trat-tato il tema Maria e la famiglia. Effettivamente così è stato e lui, Loren-zo, ci ha voluti lasciare in questo conte-sto per tornare alla casa del Padre, cheha amato più di tutto, evangelicamen-te, più della stessa sua famiglia per laquale tra l’altro si adoperava nonfacendo mancare nulla del necessario,di beni materiali, di affetto, di presenzae di servizi vari che ogni buon padre difamiglia rende alla sua casa. Anche lì acasa sua non conobbe le mezze misure,ma la pienezza, con essa ha dato i giu-sti indirizzi formativi, umani e cristiania tutti i suoi componenti. Per sé ha preparato solo quello che hainteressato la sua morte: il testamentospirituale, il ricordino del mese, laliturgia, il funerale. Tutto in ogni det-taglio. Ed anche questo aveva sottopo-

LORENZO CUTRERAAnimatore generoso, fantasioso e instancabile

testimonianzadi Giovanni Basile

CARITAS PARROCCHIALE MARIA SS. DI POMPEI, BONAGIA

InformaCaritas agosto/settembre duemilasei18

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sto al mio giudizio l’anno scorso. È morto così, ci ha lasciati così, nelpieno del suo servizio cristiano, nelpieno dell’attività ecclesiale, pastora-le, spirituale. È caduto sulla “breccia”,nell’antiporta della chiesa, all’”ingres-so” o all’”uscita” fate voi, comunquesulla porta, nel sabato dedicato aMaria SS., nel Triduo mariano, nel

giorno dedicato alla carità, nella chie-sa per cui tanti ha fatto, tra i fratellicon cui e che ha servito. Tantissimo potrei ancora dire di lui,sulla sua generosità, il suo amore perla Parola, per san Paolo, per la Chiesa,ma lo lascio ai segreti dei cuori e allaeventuale scoperta che ognuno potràfare per imparare da un discepolo del

Signore ad essere a sua volta discepo-lo del Signore. Grazie, Lorenzo, va’ in pace, il Signoreti benedica. Godi la felicità eterna inParadiso con Dio e i santi. Grazie dellatua collaborazione, della tua testimo-nianza, di esserci stato. La VergineMaria ti dia il bacio santo riservato aibuoni discepoli del Suo Figlio.

PENSIERO A LORENZODI UN PARROCCHIANO

Carissimo Lorenzo, durante questi annidi viva collaborazione mi hai insegnatotante cose, sei stato sempre presentetutte le volte che ho chiesto il tuo aiuto.Hai sempre saputo dosare il modo difarmi inserire nel servizio agli ammalati,dandomi sempre la giusta via per svolge-re il mio ministero nel pieno rispettodelle indicazioni diocesane e parroc-chiali. Ricordo ancora, con immensagioia quando, mi chiamasti al telefonoper dirmi che avevi proposto il mio nomea Padre Giovanni per farmi frequentareil corso di ministro straordinario, e da lìebbero inizio le nostre uscite domenica-li per spiegarmi come andava svolto ilministero. Ricordo i nostri pranzi e lecene, i lavori in parrocchia, le gite, i pro-getti, le nostre lunghe telefonate, i salutiFraterni in Cristo Nostro Signore che mimandavi con le e-mail, ricordo tutto esono felice di averti incontrato. Sei statoun uomo grande e coraggioso che hadeciso di dedicare la vita al servizio diCristo, e qui mi vengono in mente leparole di Papa Giovanni Paolo II, “TotusTuus Ego Suum”, sì, perché tu hai capitoche bisogna donarsi completamente alsuo servizio. A tutta la comunità parroc-chiale hai saputo trasmettere semprequella immagine di Amore e Carità enonostante la tua salute precaria, ti seisempre donato fino allo stremo delle tueforze per farci crescere. Volevi una comunità che potesse diven-tare l’orgoglio di tutta la Diocesi, dandosempre assistenza oserei dire “Professio-nale” anche ai sacerdoti che hanno cele-brato la Santa Messa nella nostra Par-rocchia. Hai saputo assistere i nostri

ammalati parrocchiali e i loro familiari,cercando di far comprendere semprequale è l’immenso significato e il motivodella comunione, anche se in alcuni casisei stato costretto a mostrare la partepiù dura di te. Certo il tuo cammino nonè stato semplice, spesso sei stato costret-to a richiamare la nostra attenzione per-ché notavi subito quando stavamo sba-gliando, come sa fare veramente unbuon padre di famiglia. Hai voluto donar-ci tutta la tua sapienza goccia dopo goc-cia, ma lo hai fatto in questo modo, soloper evitare che i tanti impegni potesserofarci dire: “Ma chi me lo fa fare”. Potrei continuare a scrivere ma preferi-sco tenere qualcosa anche nel mio inti-mo. Lorenzo, non posso dire di non sen-tire la tua mancanza, ma spero di riusci-re a tirare fuori tutta la carica spiritua-le che mi hai trasmesso, per continuarea percorrere quel sentiero che tu haiaperto per me. E’ mio dovere dirti che,questo pensiero è espressione di tuttala comunità parrocchiale e di quantihanno avuto modo di conoscerti. Concludo questo pensiero, chiedendo-ti l’ultima cosa: sono certo che il buonDio Misericordioso, ti ha accolto nellaschiera dei suoi angeli, se puoi pregaper tutti noi.

Rosolino Restano

SALUTO A PAPÀ LORENZODELLA FIGLIA MARIA

Ciao papi, grande papà e grande piccolononno, ... quante cose potremmo dire ...Tu ci hai dimostrato che nella vita si puòessere migliori, sempre!!! Pur nelle nostredebolezze, fragilità ed imperfezioni pos-siamo riuscirci con la forza dell’amore,dell’Amore di Dio. Dobbiamo avere fede e

fiducia in Lui, in Gesù Cristo; solo cosìnulla potrà mai farci paura, neanche lamorte. Mi ricordo quando dicesti conquella dolcezza,con quel sospiro di attesa“come deve essere bello tornare alPadre”! Sì, infatti sono sicura che tu sei lì,felice e che sempre veglierai su noi tutti.Il nostro è solo un distacco fisico, ma tusei con noi sempre e per sempre ... Graziedi tutto papà; grazie nonno e arrivederci.

DAL TESTAMENTO SPIRITUALEDI LORENZO

Il vero cristiano è quello che segue leorme di Cristo, quindi deve pensarealla propria morte ed io l’ho semprepensata, momento dopo momento,approfondendo la Parola di Dio. Tutto questo lo si comprende e lo mettiin pratica solo quando hai incontratoveramente Cristo ed io continuo a viverela mia vita nel nome di Cristo perchécome dice S. Paolo «non sono io che vivoma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).Tornare al Padre nella gioia è un donoche solo Cristo Gesù può donarci, Luiche morendo in Croce ha ubbidito allavolontà del Padre, infatti Dio ascolta ilsuo Unigenito con la Risurrezione cosìda farne partecipi anche noi. Credete fortemente anche voi tuttoquesto, perché io mi allontano solofisicamente da voi, spiritualmentesarò vicino ad ognuno di voi sempre. Soprattutto ricordatevi le testimo-nianze che vi lascio. Vi raccomando una sola cosa amatevigli uni gli altri così come quando erocon voi, io vi ho amato come il Padre haamato me, donandomi la vita, per met-termi al servizio del suo UnigenitoFiglio Gesù Cristo, Salvatore del Mondo.

19agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

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InformaCaritas agosto/settembre duemilasei20

attualitàdi Pino Grasso

La Congregazione delle Suore diCarità del Principe di Palagoniaha una nuova superiora generale.

Si tratta di Madre Ausilia Bulone, rie-letta nel corso dell’VIII Capitolo Gene-rale tenutosi a Palermo presso la CasaGeneralizia dal 3 al 10 luglio scorsi.Madre Ausilia succede a se stessa,avendo già guidato la comunità reli-giosa (fondata dal SdD principe Fran-cesco Paolo Gravina nei primi anni delXIX secolo) per oltre un decennio.La promozione della virtù teologaledella carità e la diffusione delle altis-sime e valorosissime doti morali eumane del fondatore sono tra gli impe-gni programmatici di Madre Ausiliache, insieme al barone FrancescoPaolo Sausa (fondatore e presidente

dell’Associazione‘Amici del Princi-pe’), si sta prodi-gando affinché ilServo di Dio prin-cipe di Palagoniavenga ascrittomolto presto nelnumero dei beati.Proprio le dotiumane e gli altissi-mi valori morali delprincipe sono statioggetto di un con-vegno di studi svol-tosi nei giorni scorsi presso la sala con-siliare del comune etneo di Palagonia.Organizzato dall’Amedit (Associazio-ne Amici del Mediterraneo), guidata

dal dinamico Giuseppe Maggiore, edall’assessorato comunale Sport Turi-smo e Spettacolo, il convegno ha avutoper tema: ‘Il valore e i valori dellavita’.

Le suore di carità del Principe di Palagonia

MADRE AUSILIA NUOVA SUPERIORA GENERALEdi Fabrizio Mocciaro

Sarà casuale, ma durante la lungacampagna elettorale in città ècalata la richiesta di aiuto da

parte delle famiglie indigenti chehanno quasi disertato i luoghi d’ascoltodella Caritas cittadina e quelli parroc-chiali. Nel periodo che va da aprile,quando si svolsero le elezioni per il rin-novo del Parlamento, a maggio in cui sitennero le elezioni per il rinnovo delConsiglio regionale ed anche durante ilmese di giugno, in cui si sono espletatele due tornate di elezioni amministrati-ve è calata sensibilmente la richiesta diaiuti da parte di chi abitualmente sireca nelle parrocchie per ritirare unsacchetto di viveri o per potere pagarele bollette dell’Enel, oppure la bombo-la del gas. “In effetti è inspiegabilecome durante gli ultimi due mesi sia

calata sensibilmente la domanda daparte di chi è un habitué dei nostri cen-tri di ascolto – dice una operatriceCaritas – mensilmente in città si distri-buiscono 400 sacchetti di viveri e moltospesso non bastano a soddisfare larichiesta, invece nell’ultimo periodonon abbiamo avuto molte pressioni,come se la povertà fosse scomparsa”.C’è chi sottintende l’ipotesi maliziosache ancora oggi, durante la campagnaelettorale da parte dei candidati deipartiti arrivino aiuti in viveri e in altrigeneri a favore di chi versa nel bisogno.“E’ vero che la richiesta di aiuti è dimi-nuita – spiega la direttrice della Cari-tas cittadina di Bagheria ConcettaTesta – ma il fenomeno parte già dalloscorso mese di dicembre quando abbia-mo cambiato il sistema di distribuzio-

ne. Da allora infatti, sono direttamentele parrocchie a distribuire i sacchettidei viveri e non più il Centro unico chesvolge il ruolo di coordinamento, per-tanto non mi sentirei di avallare unasimile ipotesi. Inoltre, il servizio funzio-na e sono soddisfatta anche perché lagente si sta educando rispetto al passa-to anche a chiedere gli aiuti”.L’auspicio è che ancora una volta, nonsi speculi sui bisogni della povera genteche non ha la possibilità di sbarcare illunario e che si pongano in atto tutte leiniziative, legislative e normative voltealla promozione umana perché nessu-no mai più in questa terra, debba chie-dere quanto gli spetta di diritto, acominciare dall’assistenza, all’abitazio-ne e soprattutto al lavoro che conferi-sce pari dignità a gli uomini.

CALATA LA RICHIESTA DI AIUTIAL CENTRO UNICO DURANTE LE ELEZIONI

Page 21: InformaCaritas Settembre2006

Caritascarceratie

Tutti coloro che hanno commesso reati fino al 2 maggio 2006 possono godere di

uno sconto di pena non superiore a tre anni. La clemenza sarà applicata anche ai

reati finanziari, ai reati contro la Pubblica amministrazione, ai reati di scambio

elettorale mafioso. L’indulto non sarà applicato ai reati di terrorismo, strage, seque-

stro di persona, associazione a delinquere, associazione a delinquere di tipo mafi oso,

prostituzione minorile, pedopornografia, tratta di persone, acquisto e alienazione di

schiavi, violenza sessuale, riciclaggio, produzione, traffico e detenzione di sostanze

stupefacenti, tratta di persone, usura. Il beneficio dell’indulto non riguarderà le

pene accessorie, né temporanee né permanenti, che dovranno essere comunque sconta-

te. Lo sconto di pena sarà revocato se chi ne ha usufruito commette, entro cinque

anni dalla data di entrata in vigore della legge, un delitto non colposo per il quale

riporti la condanna a pena detentiva.

L’indulto

S p e c i a l eInformaCaritas

In questo SPECIALE, servizi di: Pino Sclafani, Francesco Di Giovanni, Francesco Greco

Page 22: InformaCaritas Settembre2006

InformaCaritas agosto/settembre duemilasei22

Il mondo del carcere in Italia conoltre 200 istituti penitenziarisovraffollati con più di 60.000 dete-

nuti, è abitato da colpevoli reali, il 50%e da presunti tali, l’altro 50%. Tra i car-cerati più dimenticati,‘gli ultimi’ trovia-mo gli immigrati. Ma anche le personemalate di mente detenute negli oltre1200 Ospedali psichiatrici. Come veni-re incontro ai loro molteplici bisogni?Le Caritas diocesane in questi annihanno sviluppato multiformi serviziper le persone detenute ed i loro fami-liari. Una recente indagine confermaun proliferare d’iniziative sia all’inter-no delle carceri sia all’esterno. Dall’in-dagine si evince una maggiore capa-cità delle comunità cristiane di “visi-tare” i detenuti più che uno sforzo diliberarli dalla necessità del carcere.Il 95% delle Caritas diocesane svolgeattività all’interno del carcere, solo il

40% anche all’esterno del carcere; trale attività più frequentemente citaterientrano il “Colloquio, ascolto esostegno personale” (50%) e le attivitàdi “Segretariato sociale” (20%).Le attività di ascolto e sostegno sonoorientate al reinserimento sociale ealla ricerca di lavoro (si tratta dellapratica delle cosiddette “dimissioniguidate”).In altri casi, le attività sono orientatead offrire servizi in forma di “sportellodi segretariato sociale”, orientamentonelle pratiche amministrative e nelrilascio di documenti/certificati, ascol-to dei bisogni, ecc.Alcune Caritas diocesane danno unaiuto per facilitare l’inserimento nelcarcere: lo scopo di questa attività è“insegnare a come stare in carcere”;allo stesso tempo, la Caritas ha avviatouna serie di iniziative per il tempo libe-

ro (biblioteca, sport, cineforum ecc.). Si svolgono anche attività formative,educative e scolastiche, tra cui corsidi alfabetizzazione per stranieri edattività culturali e artistiche.Caritas Italiana e il quotidiano “Avve-nire” hanno promosso una iniziativa intutte le carceri italiane: un abbona-mento gratuito al quotidiano e alla rivi-sta “Italia Caritas”. Un’iniziativa che èstata salutata con favore dai direttoridegli istituti di pena: «L’accrescimentoculturale è una delle mete del reinseri-mento sociale e il collegamento tra lavita reale e la realtà detentiva intra-muraria», ha commentato uno di loro.«Quotidiani e riviste sono una finestrasul mondo esterno», ha aggiunto unaltro. «Siamo certi che la lettura deimezzi di informazione inviati potràampliare lo spazio del pluralismo del-l’informazione all’interno dell’istitu-

LIBERAREspecialea cura di Pino Sclafani

Sintesi del documento di Caritas Italiana che dimostra l’attenzione e l’imp

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23agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

to», ha sottolinea un terzo responsabi-le di un istituto di pena.Non mancano poi attività di caratterestrettamente religioso, ed Attivitàmanuali e produttive :composizionefiori, realizzazione icone, presepi.Distribuzione beni primari soprattuttoai detenuti stranieri e senza una fami-glia di riferimento.All’esterno le attività più frequente-mente realizzate sono i servizi di acco-glienza per ex-detenuti, famiglie e dete-nuti in semilibertà (23%) e le attività diinserimento lavorativo per ex-detenutie detenuti in semilibertà (21,7%). Le attività di sensibilizzazione all’e-sterno si svolgono di norma pressoparrocchie, scuole; insegnanti di reli-gione cattolica, ecc.. In genere tali ini-ziative sono realizzate in modo infor-male, sulla base di contatti con singo-li professori, e non con accordi forma-li con le Istituzioni scolastiche. Ampio è il sostegno che anche ai car-cerati può fornire la rete dei Centrid’ascolto Caritas (CdA).L’ultimo monitoraggio (relativo al2005) ha evidenziato come 17.203 per-sone si sono rivolte a 241 CdA di 147diocesi (66% del totale), di 16 regioniecclesiali e 19 regioni civiliLa maggioranza delle persone (tra cuianche molti detenuti) si è rivolta ai CdAper chiedere in particolare beni e servi-zi materiali per far fronte alle necessitàquotidiane, lavoro e sussidi economici.Alcune Caritas svolgono e promuovonoattività di contatto con giudici, avvo-cati, servizi sociali, attività di sensi-bilizzazione delle istituzioni locali sultema del carcere e promuovono asso-ciazioni e cooperative sociali.

Altre Caritas hanno sviluppato unimpegno specifico sul tema dell’inseri-mento lavorativo.La consistenza numerica dei gruppi divolontariato carcerario promossi dalleCaritas diocesane è molto variabile: siva dal piccolissimo gruppetto di perso-ne fino alle realtà più strutturate, checontano anche 150 volontari (Roma). E’ un dato significativo quello delvolontariato ecclesiale, anche raffron-tato al totale dei volontari che entranoin carcere, stimato in 7.000 persone.La conferenza volontariato e giustizia,di cui Caritas Italiana è stata tra i fon-datori, è il più importante organismodi coordinamento del volontariato inambito della giustizia in Italia.In conclusione, l’impegno pedagogicoe culturale delle Caritas in Italiadovrebbe svilupparsi maggiormenteattorno ai temi della pena e della giu-stizia.“In questo senso va il sussidio ‘Libera-re la pena’ pubblicato da Caritas Ita-liana (Bologna, EDB, 2004). Il testotraccia un percorso pastorale che abi-liti ad una maggiore progettazione ter-ritoriale che non solo sensibilizzi a unacultura della pena alternativa alladetenzione, ma anche aiuti concreta-mente a costruire ‘storie di liberazio-ne’ dentro e fuori dal carcere. Accantoa ciò, è necessaria un’azione più ampiadi riflessione su strumenti amministra-tivi e legislativi che facilitino nel terri-torio, e quindi anche nelle comunitàecclesiali, l’intervento sui conflitti arilevanza penale, cioè all’incontro gliautori dei reati e le vittime”. La credibilità delle proposte di soli-darietà nasce da una consapevolezza

di responsabilità condivisa dallasocietà, capace di dialogare anchecon le giuste esigenze di sicurezzasociale, sempre aperta alla tutela deidiritti fondamentali della persona.L’esperienza italiana di ‘liberazione’dei detenuti con proposte ‘alternati-ve’ è un segno che in Europa e nelmondo può contribuire a costruireuna cultura della pena alternativa”.In conclusione, dice don Nozza, laCaritas Italiana, in occasione dell’in-dulto che sta comportando l’uscita dalcarcere di molti detenuti, invita leCaritas diocesane a quattro attenzioniprioritarie:• favorire l’accoglienza ordinaria e il

reintegro nelle comunità civili edecclesiali di appartenenza, facili-tando ed incoraggiando dove possi-bile il reinserimento nei contestifamiliari e lavorativi;

• sollecitare la presa in carico conadeguati percorsi terapeutici instrutture idonee per quegli exdetenuti che necessitano di curespecifiche, come malati di aids,tossicodipendenti, persone condisagi psichici, alcolisti, ecc.;

• fare uno sforzo per potenziare lestrutture di accoglienza già attivesul territorio, come i Centri d’ascol-to, le mense, gli ostelli, per far sìche anche chi non ha reti familiaridi riferimento, come ad esempio isenza dimora o molti extracomuni-tari, possa comunque trovare deipunti di orientamento e di soste-gno, almeno nella fase iniziale;

• proseguire e potenziare i percorsie i progetti di reinserimento giàavviati in molte diocesi.

E LA PENApegno delle varie Caritas diocesane nei confronti del mondo del carcere .

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InformaCaritas agosto/settembre duemilasei24

specialedi Francesco Di Giovanni

Ricercare “nuovi orizzonti” èdiventato un impegno costantedi chi ha scelto di operare per

l’inclusione sociale e lavorativa deigiovani della provincia di Palermo, ini-ziando da quanti pur trovandosi ai“margini della nostra storia” li ritro-viamo citati nelle pagine di cronacadei nostri quotidiani e notiziari.Una grande moltitudine di giovani diPalermo e Provincia ogni anno ingrossale fila della dispersione scolastica edallunga gli elenchi dei giovani presi incarico dai servizi della giustizia minorile.Tanti? Troppi si potrebbe dire! Sono, infatti, diverse migliaia i giovaniche ogni anno abbandonano la scuola(o sono abbandonati da essa), e diver-se centinaia i giovani che ogni annocommettono reati di varia natura eche vengono sottoposti a procedimen-ti giudiziari. Quali sono i loro orizzonti? Su qualistrade cammineranno? Come si carat-terizzerà il loro futuro? Quali rispostepossono dare le istituzioni? Ma soprat-tutto quali risposte può dare ciascunodi noi, quali orizzonti possiamo contri-buire a configurare?Questi ed altri interrogativi hannocaratterizzato una giornata di studiotra quanti a Palermo stanno lavorandoper dare risposte ai tanti problemi cheinvestono il settore del recuperosociale di giovani che “deviano” dalloro percorso di crescita regolare, chelasciano la scuola, che lavorano innero o in attività illecite, che scelgonola criminalità come ambiente di vita.Ospiti del Centro Agape della Caritasdi Palermo, oltre ottanta operatori dienti pubblici e privati si sono ritrovati,giorno otto giugno, ad individuare inodi problematici che impediscono oostruiscono i percorsi di inclusione

sociale e lavorativa. L’occasione diincontro è stata offerta dal progettoEqual “SOLE - Sistema di Orientamen-to Lavoro Esclusi”, un progetto finan-ziato dall’Iniziativa ComunitariaEqual e finalizzato all’attivazione diun sistema virtuoso in rete per l’inclu-sione socio – lavorativa di fasce debolinella provincia di Palermo. Tra i setto-ri su cui interviene il progetto “SOLE”vi è quello rivolto all’inclusione socia-le e lavorativa dei “giovani sottoposti aprocedimento giudiziario” che, graziead una serie di progettualità promossedal Centro per la Giustizia Minoriledella Sicilia, sta avendo un notevoleimpulso sia nel campo di una piùattenta analisi del fenomeno e deibisogni sociali e personali, che nelcampo del rafforzamento del sistemadi inclusione che della sperimentazio-ne di nuove modalità di intervento. Lo scenario all’interno del quale simuovono gli interventi di inclusionedei giovani sottoposti a procedimentigiudiziari è uno scenario di “nicchia”per le politiche di welfare (e la sensa-zione che si ha è che possa diventarlosempre di più”. Sono in corso diverseriforme che investono da vicino ilnostro settore: le politiche di sociali,del lavoro, dell’istruzione, della forma-zione professionale. Queste riformesembrano non tenere conto delle pro-blematicità specifiche di una moltitu-dine di giovani del nostro territorioche, a causa delle situazioni di degra-do ambientale, sociale, culturale edeconomico, vengono marginalizzati eprivati dei più fondamentali dirittidell’infanzia: l’istruzione, la salute,l’autodeterminazione.Nel corso della giornata di studio si èparlato della reale attuazione del dirit-to-dovere all’istruzione ed alla formazio-

ne, della specializzazione nei servizi diincontro tra domanda e offerta di lavoro,del potenziamento e dell’adeguamentodei servizi di orientamento e formazioneprofessionale, del rafforzamento deidispositivi e degli incentivi per l’occupa-zione, della riduzione della distanza tragli interventi socioassistenziali e gliinterventi di politica attiva del lavoro.L’iniziativa è stata promossa dal Centrodi Iniziativa “Giustizia Minorile” delprogetto Equal “SOLE” (costituito dalCentro per la Giustizia Minorile per laSicilia, dall’Associazione InventareInsieme, l’Associazione IRF Padre Cle-mente, l’Associazione EURO e la Coo-perativa Sociale Al Azis), dall’IstitutoComprensivo “Peppino Impastato” diPalermo, dalla Rete di enti aderenti alprogetto APQ “Un posto al Sole”, dallareti di enti aderenti alla Rete per lo svi-luppo del territorio “Zisa–Noce” diPalermo, dal Centro Polivalente diAggregazione Giovanile “TAU” e dallaCaritas Diocesana di Palermo.La giornata di studio è stata suddivisain due sessioni, la prima, che si è svoltacome già detto presso il Centro Agape,ha visto in apertura gli interventi diMons. Benedetto Genualdi Direttoredella Caritas, della dott.sa RosalbaSalierno, Direttrice ell’Uffficio di Servi-zio Sociale per i Minorenni di Palermo(USSM), la dott.sa Rita Barbera, Diret-tore dell’Istituto Penale per i Minoren-ni “Malaspina”, Francesco Di Giovanni

QUALI ORIZZONTI…per l’inclusione socio-lavorativa dei giovani

e l’attuazione del Diritto/Dovere all’Istruzione e alla Formazione

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dell’Associazione Inventare Insieme,Coordinatore del Centro di Iniziativa“Giustizia Minorile”, Eugenio Ceglia,dell’Associazione EURO, coordinatoredelle attività di sperimentazione pressol’Istituto Penale Minorile, Nuccio LaLia in rappresentanza dell’Associazio-ne IRF “Padre Clemente Onlus”, per lasperimentazione di iniziative di inclu-sione a favore di giovani ospiti dellecomunità alloggio per minori. Gli inter-venti sono serviti a presentare il pro-getto Equal SOLE e le iniziative chesono state avviate. Mons. Genualdi ha voluto sottolinearenel suo intervento la grande attenzio-ne che la Chiesa di Palermo e la Cari-tas riservano ai giovani ed in particola-re a quelli che si trovano in situazionedi svantaggio e di marginalità, riba-dendo la disponibilità e la volontà dicontribuire, attraverso le propriestrutture e le proprie risorse perrafforzare la comunità locale nell’im-pegno e nel servizio ai giovani.I lavori della mattina sono proseguitiper gruppi di approfondimento.Il primo gruppo ha lavorato sulla rifor-ma delle politiche sociali (welfare)avviata con l’approvazione della leggenazionale n. 328 del 2000 ed in fase diattuazione (anche se con qualcheanno di ritardo) anche in Sicilia.Dai lavori del gruppo, moderato dal-l’assistente sociale dell’USSM AmbraAgnello è emersa la necessità di lavo-rare tenendo conto di una attenta ana-lisi dei bisogni e delle problematicheche generano i fenomeni di esclusionesociale puntando molto sul lavoro diconcertazione tra gli enti pubblici e glienti privati e di pianificazione di inter-venti capaci di attivare nuovi sistemidi protezione sociale a favore dallenuove generazioni e delle famigliemultiproblematiche.Il secondo gruppo ha lavorato sullariforma dell’Istruzione e della forma-zione professionale, riflettendo sullapossibilità di rendere concreti i princi-pi di “Diritto/Dovere all’Istruzione ealla formazione”.

Dai lavori del gruppo, moderato daCesare Crescimanno ed Elio Lo Casciocomponenti del centro di Iniziativa“giustizia minorile”, è emersa la neces-sità di rendere esigibili i diritti allostudio ed alla formazione. La scuoladel territorio ha difficoltà ad accoglie-re e seguire i giovani che presentanodifficoltà relazionali o di apprendi-mento, considerata anche la riduzionedi organico delle equipe psicopedago-giche a supporto dell’Osservatoriosulla dispersione scolastica e questosta generando un ritorno ad alti livellidi dispersione scolastica, con conse-guenti problemi di gestione dei giovani“fuori età” rispetto alle classi di appar-tenenza. Il timore generalizzato èquello che l’attuazione della riforma“Moratti” possa ancora di più amplifi-care i problemi e rendere difficili i pro-cessi di inclusione, differenziandosempre di più gli istituti ed all’internodi questi le classi. Problematiche chesi innestano ad una scuola superioreche non intende farsi carico dei giova-ni “drop out” e di una formazione pro-fessionale inadeguata nella propostaformativa e nella metodologia, oltreche nella disponibilità di offerta (inassenza di una anagrafe scolastica, sistima che i giovani “fuori” dal dirittodovere alla formazione nella provinciadi Palermo siano oltre 10.000). Tutticoncordi nel ritenere indispensabileun intervento radicale sul sistemadella formazione professionale nel-l’ambito dell’applicazione del Dirit-to/Dovere alla formazione. Occorrenuova progettualità formativa, adegua-ta ai bisogni dei giovani e del mercatodel lavoro, corsualità fortemente colle-gate con il mercato del lavoro ed orga-nizzate in maniera innovativa, con unaelevata flessibilità di percorsi, integra-ta nei suoi obiettivi di istruzione, dieducazione, di formazione al lavoro esul lavoro, personalizzata sulle sceltedei giovani e sulle abilità e competen-ze individuali. In sintesi una formazio-ne attenta non solo a rispondere alleesigenze dei lavoratori del settore, ma,

prioritariamente, alle esigenze degliutenti, molti dei quali, purtroppo,ancora soltanto potenziali.Il terzo gruppo ha lavorato sulla rifor-ma del mercato del lavoro (conosciutacome riforma “Biagi”), soffermandosisulle reali potenzialità della nuovanormativa. Il gruppo, moderato daAntonella Venezia del Centro di inizia-tiva “giustizia minorile”, ha focalizzatol’attenzione su una normativa che, purprevedendo degli incentivi allo svilup-po dell’occupazione, rischia di rima-nere inattuata al Sud e soprattuttoinadeguata per far fronte alle gravidisfunzioni del sistema occupazionaleregionale e del mercato del lavoro. Inostri giovani hanno serie difficoltà atrovare interlocutori qualificati nelsistema di supporto regionale e sonomolto poche le risorse messe a dispo-sizione per favorire i percorsi di inclu-sione (si pensi che i tirocini formativinon sono finanziati per i giovani al disotto dei 18 anni e che la norma, inmaniera contraddittoria, viene letta inmaniera restrittiva, privando di legitti-mità uno strumento che in molti casiha dato risultati brillanti di formazio-ne sul lavoro e di occupabilità.Dai tre gruppi è venuto fuori uno“spaccato” sull’attuale situazione sicu-ramente preoccupante, ma che allostesso tempo presenta interessantielementi di positività nel lavoro inno-vativo e sperimentale che si sta facen-do sul territorio attraverso l’uso dellerisorse comunitarie stanziate da Agen-da 2000. L’urgenza è quella di definirei nuovi sistemi di intervento prima chesi esauriscano i fondi di Agenda 2000(entro il 2006) attraverso la predispo-sizione e l’attuazione di riforme com-patibili con l’attuale situazione socioe-conomica, ma soprattutto efficaci edefficienti nell’individuazione di rispo-ste adeguate ai bisogni di inclusionesociale e lavorativa dei cittadini ed inparticolare dei cittadini più deboli. Queste riflessioni sono state presen-tate nella sessione pomeridiana dellagiornata, svoltasi presso la Scuola Ele-

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mentare dell’Istituto Peppino Impa-stato, che è stata caratterizzata dauna interessante tavola rotonda inte-ristituzionale. Sono intervenuti i rap-presentanti regionali di tutti i “siste-mi” interessati nei lavori della matti-na: il dott. Michele Di Martino, diret-tore del Centro per la Giustizia Mino-rile della Sicilia, che ha introdotto ilavori e manifestato il forte impegnodei servizi della giustizia minorile nelsettore della progettazione di nuoviinterventi e di stimolo interistituzio-nale al lavoro di rete, il dott. SaverinoRichiusa, del Dipartimento Regionaledella Famiglie delle Politiche Socialie delle Autonomie Locali che ha par-lato di“Politiche di Welfare ed attua-zione della Legge 328/2000”, il dott..Domenico Palermo, Direttore delServizio Gestione del Dipartimento

Regionale della Formazione Profes-sionale, che ha parlato del “Sistemadella Formazione Professionale inSicilia”, il dott. Sebastiano Pulviren-ti, Ispettore della Direzione Regiona-le della Pubblica Istruzione che haparlato della “La riforma dell’Istru-zione” il dott. Maurizio Lo Piccolo,consulente Italia Lavoro Sicilia, cheha parlato degli “Interventi di soste-gno all’inclusione sociolavorativa”. Tutti gli intervenuti hanno tenuto asottolineare l’esigenza di promuovereed attivare momenti di confrontosulle riforme e sulla loro attuazione.Ogni riforma va sperimentata e ade-guata ai bisogni ed al territorio e perfar questo ciascuno è stato chiamatoin causa nel dare il proprio contribu-to. Alla domanda quali orizzonti, si èdata una risposta attesa, ma non

scontata: è urgente definire “nuoviorizzonti”, perché ci interessa nonabbandonare i nostri giovani per stra-da o nelle mani della criminalità,sapendo che il lavoro non sarà facilea causa di problemi strutturali efinanziari. Tuti concordi comunquenel sostenere che “in rete” si puòlavorare per costruire occasioni diinclusione, anzi, soltanto integrandole programmazioni e gli interventi èpossibile dare risposte concrete esperanze ai tanti giovani che si incon-trano per le strade, nei centri diaggregazione, nelle scuole, nelle car-ceri, nelle aule dei tribunali.L’auspicio allora è quello che la gior-nata conclusa sia soltanto l’inizio diun lavoro volto ad aprire “nuove stra-de” per i nostri giovani, … con il con-tributo di tutti, e allora … arrivederci!

di Francesco Greco

Adistanza di qualche settimanadall’approvazione in via definiti-va dell’indulto da parte del gover-

no non si affievoliscono le polemiche, leriflessioni spesso discordi, riguardantiquesto tema. Certamente, ciò non stupi-sce affatto, considerata soprattutto lacomplessità dell’argomento. Tuttavia è curioso come, quando ci sitrova a dover discutere su di un temadelicato e complesso, le opinioni discor-danti aumentino, fronteggiandosi a visoaperto, senza esclusione di colpi, quasinon esistessero posizioni intermedie. Osei contro o ne sei totalmente a favore.Facile cadere nella tentazione. Prendere una posizione è tuttavia undovere intellettuale e morale. Chiconosce lo stato delle carceri italianesente un sentimento nocivo fare capo-lino e fluttuare fra gli anfratti dellamente e del cuore. L’indegno stato acui da tempo sembrano essere destina-ti i prigionieri delle carceri, l’intolle-rabile negligenza di chi doveva monito-rarne la vivibilità, facendosi garantedel loro pieno recupero sociale, ha

reso questi luoghi ormeggi di pochesperanze, angoli di mera relegazioneed orrido stato di vita. Lì dentro non sivive, si sopravvive semmai. E certo nonsi costruisce quel riscatto che lo statoe la costituzione vogliono sostenere. Se migliaia di persone avranno la possi-bilità in queste ore di uscire dal carce-re, ciò deve essere pensato e agito comeuna opportunità di riscatto. Sono lorocerto a non dover sprecare l’occasione,ma siamo noi a dover vedere positiva-mente lo scenario che si propone.Ricordo ancora le parole di Giovannipaolo II, di quel sogno di clemenzaauspicato e che oggi pare realizzarsi.L’uomo è un immenso tesoro di grazie,complesso e assolutamente perfetto.Ma se le qualità di ognuno, se le poten-zialità che serbiamo come scrigni daaprire ed offrire agli altri, non vengo-no sapientemente coltivate, ammansi-te ed in taluni casi, sostenute e rico-struite, allora il sogno si infrange el’uomo fatica a volare, l’uomo si ànco-ra al perenne capriccio dei fatti edegli eventi. Così si rimane bassi, nel

tumulto del mero agire quotidiano enon si vola, non si cresce in pienezza,non si guarda oltre il piccolo fazzolet-to di cielo che ci siamo creati e di cuia volte siamo prigionieri. Ciò che si vuole sostenere è che l’uomocresce nella misura in cui guarda l’al-tro e si pone interrogativi che riguar-dano se stesso e gli altri. L’individuo sipuò dire completo quanto più è capacedi tessere e intrattenere relazionisociali mature e positive e soprattuttoin base a quanto l’idea dell’altro e deisuoi bisogni è presente nella sua vita. Probabilmente il nodo di fondo, il focusdella questione, non è quindi l’indulto(che non è neanche la soluzione delproblema), o forse le condizioni disa-strose in cui le strutture carcerarie sitrovano, bensì la necessità di ricostrui-re, all’interno di esse, i nuovi luoghi del-l’agire, ove l’uomo sia realmente messonella condizione di riflettere su di se,sul suo stato e su come sia arrivato fin lì,al fine di ricominciare il recupero, pas-sando attraverso la presa di coscienzadelle proprie enormi potenzialità.

INDULTO il parere dello psicologo

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attualitàdi Pino Grasso

di Vincenzo Bozzo

Mario Macaluso, curatore del sitowww.cattolici.net e VincenzoBozzo, curatore del sito

www.oramaux.diocesipa.it sono rispettiva-mente i vincitori del concorso regionale edell’Arcidiocesi di Palermo della primaedizione del "Premio webmaster", orga-nizzato dal Centro Pastorale per le Comu-nicazioni Sociali della Conferenza Episco-pale Siciliana, dal Centro diocesano diPalermo e dalla Libreria Paoline. La ceri-monia di premiazione, si è svolta lo scorso26 maggio nella sala "Beato GiacomoAlberione" della Libreria Paoline a Paler-mo. La manifestazione è stata presiedutadal cardinale Salvatore De Giorgi, il qualesi è compiaciuto dell’iniziativa che contri-buisce a promuovere il Vangelo con l’ausi-lio dei new media. Al concorso hanno par-tecipato decine di webmaster che curanositi parrocchiali, nonché altri siti a carat-tere cattolico. Una apposita commissionediocesana ha monitorato i siti ammessi alconcorso, nel periodo compreso tra il

mese di aprile e il mese di maggio 2006. Isiti sono stati valutate secondo il lorogrado di aderenza ai parametri di qualità:comunicazione, architettura, funzionalità,stile dei testi, gestione e contenuto.Nella speciale classifica di merito regiona-le, al secondo posto si è piazzato GiuseppePostillo con il sito della Parrocchia di SanGregorio di Agrigento e al terzo EnzoMadonia con il sito di servizio della Pasto-rale giovanile di Piazza Armerina. A livellodiocesano il secondo posto è andato adAchille Scaravalle con il sito del Santuariodiocesano della Madonna della Milicia e alterzo posto Giuseppe Cannariato con il sito

del Seminario Arcivescovile di Palermo.Nell’occasione è stata celebrata, con unatavola rotonda, coordinata dal diaconoPino Grasso, direttore regionale del Cen-tro Comunicazioni sociali della C.E.Si. la40a giornata delle Comunicazioni socialiche quest’anno ha avuto quale tema: "Imedia: rete di comunicazione, comunionee cooperazione" così come indicato dalSanto Padre Benedetto XVI nel suo mes-saggio dello scorso 24 gennaio, nella festi-vità di San Francesco di Sales, patrono deigiornalisti. Alla manifestazione sono inter-venuti il vice direttore dell’Ufficio naziona-le delle Comunicazioni Sociali mons. Fran-co Mazza, la professoressa Gianna Cappel-lo dell'Università di Palermo e la giornali-sta Fernanda Di Monte, responsabile delCentro Cultura e Comunicazione Paoline.Quest’anno l’iniziativa sarà ripetuta con laseconda edizione. Chi volesse partecipareal concorso deve inoltrare richiesta via e-mail entro il 31 ottobre al seguente indiriz-zo: [email protected]

L’Oratorio Maria Ausiliatrice (Ora-MAux) si trova all’interno dell’o-monimo Istituto di via Sampolo.

Era questa la “casina” di villeggiatura delMonastero del Cancelliere, nella Contra-da di “San Polo” e, secondo lo storico Vil-labianca, venne costruita verso il 1774.L’immobile è tipicamente monastico, for-mato da due corpi grezzi per le celle conal centro la grande chiesa, il cui prospet-to è l’unico elemento decorativo dell’in-tera facciata. Era un tempo circondatada un terreno avente la superficie di 8400mq ca. ed in essa le monache si recavanodue volte l’anno per la villeggiatura. Perla legge di abolizione delle corporazionireligiose del 1866, la villa passò in potereal Demanio dello Stato, ma le monachecontinuarono a conservare l’uso delmonastero e della vicina chiesa. Succes-sivamente, durante la Prima GuerraMondiale, la struttura venne adibita adospedale militare. La chiesa invece

divenne parrocchia “Maria Ausiliatrice”gestita dai Salesiani di Don Bosco. Il 23 ottobre 1944 ebbe inizio anche l’ope-ra delle Figlie di Maria Ausiliatrice conl’oratorio che, anche negli anni dellaguerra, tennero le suore dell’istituto“S.Lucia” nei locali della suddetta Parroc-chia. Le F.M.A. costituiscono la famigliareligiosa nata dal cuore di don Bosco edalla fedeltà creativa di santa MariaDomenica Mazzarello morta nel 1881. Lasua opera venne portata avanti dalleFiglie di Maria Ausiliatrice già sparse inItalia, accolte in Francia e proiettateverso l’allora remotissima America Lati-na. Cessata la guerra, il cardinale, S.E.Mons. Luigi Lavitrano, costatando la

necessità di continuare l’attività iniziataa beneficio delle fanciulle del rione, chie-se alla Madre Linda Lucotti, di fondareun’opera con l’oratorio festivo e quotidia-no e con la scuola elementare. Sua Emi-nenza s’interessò per avere gli ambientinecessari ed ottenne, d’intesa col funzio-nario dell’Ufficio delle Finanze, che siusufruisse dell’ex caserma, che circonda-va la Parrocchia, adibita a deposito dimateriale militare e ridotta dai bombar-damenti in pessime condizioni. Essendol’edificio di proprietà del demanio, si devepagare un contributo annuo. Le suoregiunsero in un periodo difficile; affronta-rono enormi sacrifici ed ebbero non pochidisagi. Con questo obiettivo si lavoraanche al momento presente, anche se, ènotizia di qualche giorno fa, dopo 62 anni,le F.M.A. hanno lasciato l’Istituto e conesso chiude anche l’oratorio, punto diriferimento per centinaia di giovani delquartiere.

"I° Premio Webmaster della Diocesi di Palermo

ORAMAUX – Oratorio Maria Ausiliatrice

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attualitàdi Gianluca Capone

Per lunghissimi anni lo sport delcalcio ha portato avanti attraver-so il campanilismo regionale e

nazionale, l’entusiasmo e le aspirazioninon solo dei giovani, anche degli adulti.Numerose generazioni si sono interes-sate alla cosiddetta “pila” degli antichiRomani, a una palla di pelle di pecorapiena di farina o di stracci, formatapure da carta d’imballo che, avvolti vec-chi giornali legati accuratamente conspago, diveniva delizia e trastullo deinostri nonni, i quali giocavano a piediscalzi perché, a causa della povertà,non era permesso di deteriorare l’unicopaio di scarpe che possedevano.Quello del calcio, fino a pochi anni orsono, veniva considerato uno sportsano, un momento di crescita intellet-tuale e di sviluppo fisico, una sollecita-zione all’emulazione, alla lealtà, alrispetto dell’altro, all’ accettazione diun verdetto di vittoria e di sconfitta.Coloro che praticano lo sport, normal-mente, sono propensi a socializzare ea superare le consuete difficoltà cheogni essere umano incontra nella vita.La sete di denaro, purtroppo, dopoaver trascurato contenente e contenu-ti e specificatamente gli aspetti etici,si abbevera a qualsivoglia fonte pro-duttiva di interesse. Così i furbi hanno tentato di prenderein giro non solo i singoli ma le masseservendosi degli idoli che le stesseveneravano. Un gruppo di uomini senzascrupoli, abusando della propria auto-rità, si è servito della prepotenza perso-nale per calpestare diritti individuali ecollettivi. Tanti si sono limitati a parla-re della disonestà in senso astratto,ben pochi del cattivo esempio imparti-to alle nuove generazioni da parte dicoloro a cui era stato demandato ilcompito di educarle e di formarle.Si è manifestato il tabù di “sacre

realtà”: l’ingordigia di una inattesamafia sportiva. L’interesse proviene,data l’alta e indiscussa loro posizione,dall’abuso delle proprie funzioni edalla ricerca a tutti i costi di un facileguadagno. I benpensanti, solitamente,la loro mansione l’avevano ritenutaquasi una missione a carattere socialesicché si sono affidati, ingenuamente,a persone che “apparivano” sostenitri-ci sia dei giovani che dei valori, mache hanno mostrato di amare solo sestessi.Il soffermarsi unicamente al disastrodovuto alle retrocessioni e alle pena-lizzazioni è apparsa come tematicaunica dei buongustai, di chi fatto atavolino i conti delle entrate e delleuscite, ha affibbiato la colpevolezza atale o tal altro dirigente, giocatore oarbitro.Dei danni arrecati agli scommettitori,chi ne ha parlato? Dei molteplici “attiimmorali” tracannati dai più alla paridi un freschissimo bicchiere d’acquapura, chi ne ha fatto parola? Davantial dilagante relativismo, la maggioran-za non ha inteso prenderli in conside-razione. Il fanatismo delle curve hadimenticato che il “male”, in qualun-que momento e in qualsivoglia partedell’universo, rimarrà sempre tale eche è altamente deleterio presentareai puri, soprattutto se giovani comemedicina salutare, una bevanda avve-lenata.Bisogna riconoscere che la societàdegli adulti - carpendo l’ingenuità el’esuberanza giovanile - ancora unavolta ha mostrato la sottile ipocrisiariposta di frequente nel suo agire. Igestori di una società dedita all’arrivi-smo, ai non valori, al profitto e allostrapotere attraverso l’accumulo deibeni materiali pur essendo estrema-mente egoista, si rivolge caramellosa-

mente ai giovani con parole dolciastreed allettanti per coprire l’indifferenza,a volte anche il disprezzo nei lororiguardi.È la stessa società che, riluttante atogliere di mezzo la droga per i faciliguadagni, come il coccodrillo, piangepubblicamente sulla sorte di chi viincappa.È la stessa società che, non riuscendoad arginare le masse dei disoccupatiche bussano alle porte del mondo dellavoro, richiede loro del “volontaria-to”, un servizio civile che supplisca ilvuoto degli organici, la stessa che, conla scusa di debellare l’ignoranza,allunga gli anni di formazione scolasti-ca e apre corsi per il conseguimentodi una mini laurea dando l’illusione diraggiunti traguardi, in realtà “insigni-ficanti”.È l’agire di genitori incapaci a svolgereadeguatamente le proprie mansioniche permette ai figli di vivere da inver-tebrati consegnando tutto alle politi-che dei furbastri, i quali si servono diloro, da nuovi lombrichi, per ingrassa-re la terra. La convalida ci viene daGesù: “Guardatevi dal lievito deiFarisei”.A questo atto di disonestà compiuto daalcuni gestori del calcio nei confrontidella gioventù loro affidata, il minimoda richiedere è un pubblico risarci-mento di cui possano beneficiare leassociazioni, tra cui quelle che attin-gono, per lo sviluppo delle opere socia-li, al finanziamento del 5 per mille.È una forma di restituzione, di unaparziale compensazione per l’avvenu-ta appropriazione indebita nei con-fronti dei tanti scommettitori penaliz-zati e dello scandalo arrecato ai giova-ni dalle strutture sportive a cui erastato demandato il compito di educar-li alla legalità.

CALCIOPOLI UN PALLONE PIEN

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29agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

Quale la differenza tra il calcio delpassato e quello attuale?Resta ben poco rispetto al calcio di unavolta. Un tempo si trasferivano valori,oggi si tende al business più sfrenato.Sponsor e diritti televisivi hanno stra-volto la vera essenza del calcio, unavolta proprietà della passione dellagente e dei tifosi.

Perché si è arrivati a tutto questo?Per la sete di denaro. Negli ultimianni, infatti, le cifre che girano attra-verso il calcio hanno raggiunto propor-zioni inaudite. Oggi per un normalegiocatore si chiedono cifre pari a cin-que-dieci milioni di euro, non parlan-do di Totti e Ronaldo….i grandi assi.

Chi è il colpevole? I soldi, l’indu-stria?Il colpevole è la società, la sete dipotere. E’ l’innato desiderio che s’im-padronisce dell’uomo e che lo spinge acercare di raggiungere i risultati più

elevati attraverso scorciatoie e attiilleciti che, di questo passo, rischianodi portare allo sfascio il gioco più bellodel mondo.

Perché il calcio continua ad esserelo sport più seguito dalla gente?Il calcio, come dicono i tifosi, è unafede. E per una fede si finisce perchiudere un occhio, a volte tutti e due.Il calcio è anche lo sport più sempliceperché facile da capire. È lo sport checi ha fatto crescere. Lo sport del cam-panile dove attorno ad undici ragazzi inpantaloncini si sfidano città e con lorol’orgoglio della gente di appartenervi.Il calcio è paradossalmente l’unicomomento di aggregazione dell’interanazione. Non esiste altro motivo, oggi,che ci induce a scendere nelle piazzeper sventolare il tricolore.

C’è una soluzione a questo problema?La soluzione ci sarebbe, ma… è unastrada impraticabile.

Il calcio dovrebbe tornare ad esseresoprattutto uno sport e meno indu-stria; ormai attorno a questo mondocircolano troppi interessi, troppo spor-co denaro e nessuno è disposto arinunciarvi. Qualunque cosa poi suc-ceda, il tifoso sarà sempre lì a riempi-re gli stadi o a sottoscrivere un abbo-namento televisivo.

È un problema al vertice della Fede-razione?La Federazione ha sicuramente le suecolpe perché non ha vigilato sul mar-cio e, in alcuni casi, è stata addiritturacomplice di azioni illecite.Il Presidente Carraro ha fatto bene adimettersi, non aveva altre strade.Ora il Commissario Rossi sta cercandodi rimettere insieme i cocci di questosistema, ma fin quando il calcio nondimostrerà di volere davvero cambiareattraverso regole certe e attuabili, ilfuturo del nostro sport nazionaleresterà avvolto dalla nebbia.

Intervista a Filippo Mulè, esperto e vice capo servizio della redazione sportiva del “Giornale di Sicilia”

attualitàdi Gianluca Capone

NO DI SOLDI, VUOTO DI VALORI

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attualitàdi Elio Tomarchio

Sabato 17 giugno nel salone dellaParrocchia SS. Crocifisso di Bel-monte Mezzagno si è svolta la

cerimonia di apertura del centro“Tabor” e del Laboratorio di Forma-zione “Mons. Francesco Pizzo”. Par-ticolarmente significativa la presenzadi Mons. Salvatore Di Cristina, Vesco-vo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Paler-mo, del mio e nostro caro amico Dott.Nino Barraco, giornalista, che mipiace definire “Poeta dello Spirito”, dipresidenti e responsabili di varie asso-ciazioni, di rappresentanti dell’ammi-nistrazione comunale di BelmonteMezzagno, della Parrocchia e di tantealtre persone (fino ad esaurire tutti iposti a disposizione) inclusi quasi tuttii consiglieri diocesani di Azione Catto-lica e il Direttivo dell’associazione“Apriti Cuore”.Dopo un mio breve messaggio di salu-to e di ringraziamento a tutti gli inter-venuti e, in modo particolare a quantihanno contribuito alla realizzazionedel centro, con offerte e donazioni, atutti coloro, nessuno escluso, che sisono prodigati perché questa iniziati-va prendesse forma e avesse vita, spe-cialmente la famiglia Romano che haconcesso in comodato d’uso la casa, hocercato di presentare al meglio l’idea,l’intendimento, l’esigenza con cuinasce il Centro “TABOR”, ossia quelladi avere un luogo dove incontrarsi perpregare, formarsi e fare comunione. Ilcentro, sito a Belmonte Mezzagno invia Alcide de Gasperi n. 55, è alloggia-to in una struttura a due piani ricevu-ta in comodato d’uso gratuito ed èaperta non solo ai soci delle nostreassociazioni, ma a tutti coloro chevogliono vivere un momento di spiri-tualità, di aggiornamento professiona-le o di formazione spirituale (ritiri,catechesi, momenti di preghiera, corsidi formazione, seminari, convegni,

ecc.). Il centro e le attività sono realiz-zate in cogestione tra l’Azione Cattoli-ca Italiana e l’associazione ApritiCuore Onlus con la finalità specificadi accostare le persone quanto piùpossibile alla preghiera e alla forma-zione, al fine di adoperarsi con mag-giore consapevolezza e disponibilità alservizio degli altri e alla testimonianzaevangelica nella quotidianità dellavita. Dopo la Trasfigurazione, Gesùscende dal monte assieme ai tre disce-poli, Pietro, Giacomo e Giovanni, percontinuare la sua missione in mezzoagli uomini; allo stesso modo, anchenoi abbiamo voluto trovare un postodove contemplare il volto glorioso diCristo, ascoltarlo, ricevere la sua Gra-zia per poi scendere dal nostro“monte” e portare agli altri ciò cheabbiamo ricevuto. Il centro “TABOR”,quindi, sarà un punto di partenza, illuogo dove riempirsi di ciò che vera-mente serve alla vita di un uomo perportare a compimento l’opera di Dioper lui ogni giorno. Esso costituiràanche un momento di aggregazione edi confronto per i soci delle associazio-ni che non hanno modo di condividereun cammino spirituale, vita associati-va ed esperienze lavorative. Il centrosarà, perciò, aperto a chiunque vorràusufruirne per questo scopo. Nulla di più adatto, pertanto, del centro“TABOR” quale sede del nostro Labora-

torio di Formazione di Azione Cattoli-ca, intitolato alla figura del mai dimen-ticato Mons. Francesco Pizzo, perdiversi anni assistente di Azione Catto-lica per il Settore Adulti, “innamoratodell’Azione Cattolica” come amava defi-nirsi, che alla formazione dei laici cri-stiani ha dedicato tutta la sua vita, conamore, passione e competenza.Importante, significativa, profonda,commovente, incisiva, ricca di conte-nuti, di spunti poetici, di parole chediventano preghiera, come sempre, lariflessione di Nino Barraco dal titoloperfettamente aderente all’evento: LaTenda del Tabor.Il Vescovo Ausiliare, Mons. Salvatore diCristina, ha poi concluso la cerimoniacon una propria riflessione centratatutta sull’esperienza del Tabor, sulsignificato della trasfigurazione e sullerefluenze nella vita cristiana dei laicidi oggi. Dopo un breve trasferimentoverso la casa, mantenendo semprequell’atteggiamento di preghiera cheha contraddistinto tutta la manifesta-zione, Il Vescovo Ausiliare ha ufficial-mente inaugurato il centro, con unasolenne benedizione e la scoperturadella targa posta all’ingresso dei locali.Dopo aver visitato tutte le sale (inclu-sa la piccola cappella), ha infine for-mulato l’augurio che il centro possadiventare punto di riferimento, di spe-ranza, di fede, di comunione, di forma-zione, di spiritualità, di conversione,per vivere in pienezza nella carità. Il centro TABOR è pertanto sin da oggia disposizione dei gruppi, delle associa-zioni, delle parrocchie che volesseroorganizzare un momento di riflessione,di fermata, di ritiro, un momento di pre-ghiera, riunioni di lavoro, etc, potendodignitosamente accogliere circa 40 per-sone in incontri diurni e fino a 12 resi-denti, in regime di autogestione.

CENTRO TABOR A BELMONTE MEZZAGNOL’”AZIONE CATTOLICA” e l’associazione “APRITI CUORE” aprono a Belmonte Mezzagno il Centro di Spiritualità e

Formazione “TABOR” e il Laboratorio di Formazione “Mons. Francesco Pizzo”

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31agosto/settembre duemilasei InformaCaritas

G. Fiorini, Pace e bene a tutti, Ed.San Paolo

In occasione del centenario dallanascita e del decimo anniversariodalla firma della ‘Posizio super vir-

tutibus’, le edizioni San Paolo hannodato alle stampe recentemente la bio-grafia ufficiale del servo di Dio PaoloRoasenda, conosciuto da tutti comepadre Mariano da Torino.Nato il 22 maggio 1906 a Torino emorto a Roma il 27 marzo 1972 in con-cetto di santità, il frate più popolared’Italia negli anni Sessanta era, perdirlo con le parole del cardinale UgoPoletti, “quello della televisione! L’a-mico degli umili che capivano tuttoquello che diceva…”.Come apostolo televisivo, Padre Maria-no nasce sorgere stesso della televisio-ne italiana.E’ stato certamente il più valido edefficace promotore delle trasmissionireligiose televisive in Italia ed anchein qualche paese estero.In Italia il frate cappuccino ha datoinizio alla fortunata rubrica ‘La postadi Padre Mariano’ (1955), cui siaggiunsero nel tempo ‘In famiglia’(1958), ‘Chi è Gesù?’ (1959), ‘L’uomomoderno alla ricerca di Cristo’ (1959)e ‘Vi presento San Paolo’ (1972) chenon andò mai in onda per la morte delsuo autore avvenuta nel marzo del ’72.L’attività di apostolato di Padre Maria-no non si fermò soltanto alle trasmis-sioni televisive: il frate cappuccinoincise dieci dischi contenenti le suecatechesi, girò una serie di cortome-traggi, inventò la via crucis e il rosario‘multimediali’, promosse le cosiddette‘Settimane del Vangelo’, creò un ‘Cen-tro giornalistico di azione francesca-na’ e uno ‘Contro la fame del mondo’.Attraverso le sue catechesi televisivePadre Mariano ottenne, come scrive in

una delle sue numerose lettere, “cen-tinaia e centinaia di ritorni a Dio, dipacificazioni tra gli uomini, di muta-menti radicali di vita, di vocazioni reli-giose e sacerdotali, di confessioni” epersino, scrive ancora il frate cappuc-cino, “un signore che ha fatto la comu-nione a 82 anni”.Favorevole dunque all’utilizzo deimass media per fare apostolato, ungiorno ebbe a dire:”Possibile che perfar un po’ di bene ci voglia tanta tecni-ca, tanta carta stampata, tante mac-chine organizzative? Non lo voglio cre-dere. Dio è così semplice! Basta farsiuomini con gli uomini, come Egli si èfatto uomo per noi”.Il volume, scritto da padre GiancarloFiorini (vice postulatore della causa dibeatificazione di padre Mariano, diret-tore della rivista ‘La posta di PadreMariano’) cappuccino come il suo illu-stre confratello, presenta al lettorealcuni pensieri del padre cappuccinoe ne approfondisce la persona e l’atti-vità apostolica, che hanno lasciato unsegno indelebile nella coscienza di

milioni di italiani per il contributo spi-rituale, morale e sociale, finora ine-guagliato: padre Mariano è stato dav-vero “l’inviato speciale di Dio”, che haparlato ai cuori e alla mente di tutti.Per chi volesse approfondire la cono-scenza del primo apostolo della storiadella televisione consigliamo la lettu-ra dei seguenti testi: M. De Pobladura/E. Bronzetti/M.D’alatri: “Un apostolodel nostro tempo. Padre Mariano daTorino”, Roma 1973; M.D’Alatri:“Padre Mariano, annunciatore televi-sivo del Vangelo”, Paoline, Milano,1990; S.Troncarelli: “Padre Mariano”,Dehoniane, Roma, 1996; AA.VV.: “Pro-getto cristiano e comunicazione.Padre Mariano da Torino”, Viterbo,1995; G.Fiorini: “La voce e il cuore.Padre Mariano da Torino”, relazionecontenuta nel volume: “L’unico Salva-tore. Teologia e grazia”, Viterbo, 1998;G.Barra: “Vivere il quotidiano confedeltà” (selezione degli scritti diPadre Mariano), Gribaudi, Torino,1974.I testi principali che riportano tutti gliscritti o le conversazioni televisive sipossono leggere in: “La posta di PadreMariano”, 6 volumi pubblicati dallacasa editrice Cesca di Roma tra il 1968e il ’69, oppure in Padre Mariano:“Fede e vita cristiana” un libro curatodalla Vice Postulazione nel 1990.Inoltre sulla vita di Padre Marianosono state realizzate tre videocasset-te: “I due volti di P. Mariano/ Pace ebene a tutti”; “P. Mariano da Torino”;“P. Mariano da Torino. Il meglio dellasua tv”.Sono stati realizzati, infine, due sitiinternet:www.cappucciniviaveneto.it/padrema-riano.htm e www.associazionepacebe-ne.it (quest’ultimo curato da ‘Gliamici di Padre Mariano’’).

PADRE MARIANO “inviato speciale di Dio”cultura

di Fabrizio Mocciaro

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UFFICIO CARITASCuria Arcivescovile di PalermoVia Matteo Bonello, 2 - 90134 Palermo - tel. e fax 091.335437Direzione e Segreteria amministrativa

FONDAZIONE ANTIUSURA SS. MAMILIANO E ROSALIA

CENTRO DIOCESANO AGAPEPiazza Santa Chiara 10 - 90134 Palermo - tel. e fax: 091.327986

- Scuola Diocesana di Formazione al Ministero della Carità- Centro di ascolto diocesano- Corsi di formazione per operatori pastorali della carità dei Centri di ascolto- Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse- Laboratorio diocesano per la promozione

e l’accompagnamento delle caritas parrocchiali- Formazione e Coordinamento del Volontariato- Servizi dell’Area Comunicazione- Servizi dell’Area Studi, Ricerca e Documentazione- Servizi dell’Area Internazionale e dell’educazione alla Mondialità- Progetto Policoro- Piccola Cooperativa “Panormitana”- Servizio “AGEA ed Ente RISI”

UFFICI

Ufficio per il coordinamento Servizio Civile

Ufficio Immigrati- Centro di ascolto immigrati

- Poliambulatorio sanitario- Sportello giuridico- Servizio docce- Corsi di alfabetizzazione di 1° e 2° livello- Giardino di Madre Teresa- Progetto “Emmaus”

CENTRO S. ROSALIAVicolo S. Carlo 62 - 90133 Palermo - Tel. 091. 6173607 - Fax 091-6167338

- Consultorio familiare- Centro diurno per anziani S. Carlo- “Locanda del Samaritano”: Centro di prima accoglienza per senza fissa dimora

M.A.C. (MOVIMENTO APOSTOLICO CIECHI)

MENSA DIOCESANA

CENTRO KOINONIAPiazza Origlione 18 e Via Saladino 12 - 90134 Palermo - Tel. 091.6513444- “Il giardino di Madre Teresa” - Centro Anch’io 2- Communio con gli extramoenia

CASA DI ACCOGLIENZA “GIOVANNI PAOLO II”Via Francesco Baracca, 162 - 90136 Palermo - tf. 091.221799

CENTRO CARITAS MARIA SS. ASSUNTA - SPERONE-ROCCELLACorso dei Mille, 1080/a

Caritas Diocesanawww.caritaspalermo.it

Signore, quando ho fame,dammi qualcuno che ha bisogno di cibo,quando ho un dispiacere,offrimi qualcuno da consolare;quando la mia croce diventa pesante,fammi condividere la croce di un altro;quando non ho tempo,dammi qualcuno che io possa aiutareper qualche momento;quando sono umiliato,fà che io abbia qualcuno da lodare;quando sono scoraggiato,mandami qualcuno da incoraggiare;quando ho bisognodella comprensione degli altri,dammi qualcuno che ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che ci si occupi di me,mandami qualcuno di cui occuparmi;quando penso solo a me stesso,attira la mia attenzionesu un’altra persona.Rendici degni, Signore,di servire i nostri fratelliche in tutto il mondo vivonoe muoiono poveri ed affamati.Dà loro oggi, usando le nostre mani,il loro pane quotidiano,e dà loro, per mezzo del nostro amorecomprensivo, pace e gioia.

Madre Teresa di Calcutta

MANDAMI QUALCUNO DA AMARE