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Progetto esecutivo degli interventi per la messa in sicurezza permanente dei bacini di de-cantazione delle scorie della miniera di Raibl – Cave del Predil . 2° FASE

dott.geol. Fulvio Iadarola Pag. 1 di 16

INDICE

1.  CONTESTOAMBIENTALE 2 1.1.  LOCALIZZAZIONE E ASSETTO MORFOLOGICO DELLA VALLE 2 1.2.  MORFOLOGIA SEPOLTA 4 1.3.  ASPETTI IDROGEOLOGICI 7 1.4.  CARATTERISTICHE COMPOSITIVE E GEOMETRICHE DEI BACINI 10 

2.  MIGRAZIONEDEICONTAMINANTI 14 

3.  INTERVENTIDIMESSAINSICUREZZAPERMANETE 15 3.1.  LIMITI E INDAGINI DI COMPLETAMENTO 16 

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dott.geol. Fulvio Iadarola Pag. 2 di 16

La presente relazione geologica è la copia della relazione redatta dal dott. geologo Fulvio Iadarola per il progetto preliminare inerente lo stesso intervento, approvato dal Commissario straordinario per il recupero del comprensorio minerario di Cave del Predil.

1. CONTESTO AMBIENTALE

Si riassumono sinteticamente i punti essenziali per la caratterizzazione geologica del sito.

1.1. LOCALIZZAZIONE E ASSETTO MORFOLOGICO DELLA VALLE I bacini di decantazione delle scorie di miniera di Cave del Predil sono ubicati a circa 900 m s.l.m.m. sul fondovalle del Rio del Lago, sulla sinistra idrografica del corso d’acqua. I terrapieni si sviluppano a valle dell’abitato di Cave del Predil e sono compresi tra il versante orientale del mon-te Re ed il Rio del Lago. Sul lato occidentale i bacini sono confinati dalle rocce e dalle falde detri-tiche del versante del monte Re, sul lato orientale da argini artificiali costruiti lungo il corso del tor-rente Rio del Lago e trasversalmente da argini antropici.

Il bacino del Rio del Lago presenta una morfologia legata in origine ad una intensa azione gla-ciale e successivamente oggetto di erosione e deposito da parte del corso d’acqua, accompagnati da fenomeni di dissesto gravitativo lungo i versanti. La valle è tipicamente ad U caratterizzata da im-portanti accumuli detritici sul fondovalle; infatti dai sondaggi eseguiti in passato, risulta che, poco a valle della soglia del Lago del Predil, vi sono depositi detritici con uno spessore che arriva fino a 156 m. Il versante del monte Re che insiste sui bacini è costituito da dolomie e calcari variamente dolomi-tizzati appartenenti alla Dolomia dello Schlern; i corpi rocciosi sono stati deformati, fagliati e frat-turati durante gli eventi orogenetici dinarici e alpini (cfr. relazione ISMES - Aquater). Essendo il substrato costituito da rocce carbonatiche deformate e tettonizzate, nella valutazione dell’assetto idrogeologico del versante occorre tenere presente che l’ammasso roccioso presenta un discreto grado di suddivisione e una permeabilità per fratturazione e carsismo elevati. Inoltre si deve evi-denziare la presenza del reticolo di gallerie con notevole sviluppo (circa 1700 km totali) all’interno del monte Re. Le dimensioni dei bacini sono sintetizzate di seguito (UniUd, 2007):

area 130.804 m2

sviluppo in lunghezza 1200 m

altezza 15-22 m dal letto del torrente

volume 2.367.540 m3

pendenza delle sponde 1:2

periodo di deposito 1976-1991

Si devono tenere in debito conto le caratteristiche morfologiche del sito, esteso per 1,2 km e largo mediamente 110 m inserito in una ambito vallivo a sezione ristretta, caratterizzato da versanti ripidi prospicienti al fondovalle, percorso quest'ultimo da un torrente; lateralmente al corso d'acqua corre la strada principale di comunicazione tra abitato di Cave del Predil e Tarvisio.

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Figura 1 - Morfologia della valle (vista da Sud - Cima del Lago, 2012)

I bacini, le cui caratteristiche compositive e geometriche sono brevemente riassunte nel seguito, sono posti in sponda orografica sinistra del torrente, occupando di fatto il suo vecchio alveo; i ba-cini sono addossati al versante sinistro della valle.

Osservando il rilievo antecedente alla costruzione dei bacini, almeno quelli 3 e 4, (riportato nella seguente immagine di fig. 2) sembra osservarsi un andamento abbastanza regolare del pendio, con pendenza più elevata in corrispondenza degli attuali bacini 1 e 2 e meno acclive in corrispondenza

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degli altri due bacini, dove la morfologica del pendio è più articolata in presenza dello sbocco del Canalone Barenklamm (tra bacino 3 e 4). Il dislivello indicato nella planimetria è di 25 m, tra le isoipse 900 e 875 m s.l.m.m..

Figura 2 - Planimetria dell'area, tratta da "Rilievo planoaltimetrico del tratto del Rio del Lago interessato dalla

costruzione di bacini di decantazione dei fanghi di laveria", ANMI ItalMiniere SpA, 1972; scala orig. 1:1000.

Inoltre, dalla planimetria si evince come i progettati bacini di decantazione siano addossati al

versante , in modo particolare i bacini 1 e 2 mentre i bacini 3 e 4 risultano più discosti; ciò vale per il bacino 4 solo nel settore adiacente al bacino 3. Il fatto comporta la presenza di sedimenti di de-cantazione fino al contatto con il detrito di versante o con la roccia.

Le verifiche eseguite nel mese di giugno c.a. hanno confermato la presenza dei sedimenti fini in

prossimità del fianco vallivo e al di sotto della strada perimetrale di percorrenza; ciò vale per il ba-cino 2 e, presumibilmente, per il bacino 4, mentre nel bacino 3 si appoggia sul detrito di falda. Per il bacino 1 la posizione dei sedimenti addossati al versante è evidente.

1.2. MORFOLOGIA SEPOLTA La morfologia sepolta della valle nel tratto d'interesse è stata abbozzata nella relazione di caratte-rizzazione del sito (2009) e di analisi dei rischi sanitari-ambientali (2011), sulla base dei dati di-sponibili, mettendo in luce la presenza di alluvioni prevalentemente ghiaiose dalla quota d'alveo fino a profondità crescente verso il centro valle, ipotizzato attorno a 30-40 m. Profondità inferiori sono riscontrate verso il bordo sinistro della valle.

Le profondità sono state desunte sia dallo studio Ismes (Studio di dettaglio dei bacini di filtra-

zione della miniera di Raibl), dalla campagna geofisica eseguita nel 2007 dal Dipartimento di Geo-risorse dell'Università degli Studi di Udine e dalla campagna d'indagini integrative eseguita nel 2010; la ricostruzione dell’andamento della superficie del substrato roccioso interessa in particolare il settore in sinistra orografica in corrispondenza dei bacini mentre nel settore in destra del t. Rio del Lago l'interpretazione si è basata sulla morfologica del versante e su un dato geofisico.

Il tetto del substrato roccioso al di sotto dei bacini di sedimentazione è presente a varie profon-

dità, progressivamente crescenti verso l’asse centrale della valle; la ricostruzione interpretata della superficie del substrato è riportata nella seguente fig. 3.

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Figura 3 - Andamento della superficie del substrato al di sotto dei bacini desunto dalle indagini geofisiche del 2007. Isolinee

in m slmm. In linea rossa e viola, isoipse dei versanti indicate per riferimento. Le tre sezioni derivate, di cui una longitudinale (SEZ. LONG.) e due trasversali (SEZ. 1 e SEZ.

2), queste ultime coincidenti con i Bacini 2 e 4, consentono di illustrare la possibile conformazione

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della valle per una stima del volume dei sedimenti fluvioglaciali presenti e quindi dell’acquifero. Lo sviluppo delle sezioni è indicato nella planimetria della precedente fig. 3.

La sezione longitudinale descrittiva (SEZ. LONG.) interessa i quattro bacini fino alla stazione

idroelettrica della Muda per uno sviluppo complessivo di circa 1700 m al fine di ricomprendere l'affioramento in alveo del bedrock calcareo che costituisce la base sepolta dell’intero tratto di monte. La sezione, illustrata nella fig. 4, evidenzia profondità del bedrock comprese tra 20 m (Ba-cino 1) e 45-50 m (Bacino 4) dalla superficie dei bacini stessi, corrispondenti a 6 m e 30 m circa di profondità dall’alveo del torrente. La superficie risulta alquanto movimentata soprattutto in corri-spondenza dei Bacini 3 e 4 per una serie di ondulazioni morfologiche. La pendenza media del bedrock è inferiore al 2,5%. La base dei sedimenti fini contenuti nei bacini coincide più o meno fe-delmente con l’alveo del rio, i materiali alluvionali del quale costituisce la base d’appoggio dei ba-cini stessi.

Figura 4 - Sezione longitudinale. Le linee blu illustrano la superficie del bedrock, in linea continua sotto i baci-ni, in tratteggio in corrispondenza dell’alveo torrentizio (ipotesi)

La sezione trasversale SEZ. 2 attraversa il Bacino 2 ed evidenzia la presenza di materiale gros-solano a ridosso del versante del Monte Re (in sinistra nella fig. 5 in alto) e nell’arginatura esterna in prossimità del rio mentre la parte compresa tra i due costituisce i depositi di limo, a forma trape-zoidale, con la base a contatto con le alluvioni della valle; la parte inferiore dei depositi è comun-que costituita da materiale di risulta della miniera a pezzatura grossolana. Il bedrock al di sotto dei bacini si trova a profondità contenute in 10-12 m e forma un debole ripiano per poi approfondirsi verso l’asse della valle, presumibilmente coincidente con il piede della scarpata dell’argine esterno, fino a circa 35-40 m dall’alveo torrentizio; in sponda destra del rio la SISM 2 ha intercettato il bedrock a 25 m di profondità.

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Figura 5 - Sezioni trasversali. Sez. 2 Bacino 2 (in alto) e Sez. 1 Bacino 4 (in basso) La sezione trasversale SEZ. 1 intercetta il Bacino 4 e quindi caratterizza la parte finale (a valle

idrogeologica) dell’intero complesso dei depositi; illustra depositi a sezione più allungata rispetto ai precedenti e minore dimensione dell’argine esterno mentre sul versante del Monte Re sono sem-pre presenti materiali grossolani addossati. L’andamento del bedrock è verosimilmente regolare in profondità ma non vi sono riscontri certi per il mancato intercettamento dello stesso in fase d’indagine; la ricostruzione si è basata pertanto sulla morfologia superficiale della valle. La pro-fondità massima è ipotizzata attorno a 35-40 m in corrispondenza dell’alveo e circa 25-30 m al di sotto della base del bacino, in drastica riduzione verso il settore più settentrionale dello stesso dove dovrebbe trovarsi a circa 20 m dalla quota arginale.

La larghezza delle due sezioni descritte sono pressochè uguali, pari a circa 220 m all’altezza

dell’alveo. Subito a valle del Bacino 4 il fondovalle si restringe notevolmente (circa 50 m) alla Muda, da imputarsi all’ampio conoide in sponda sinistra ed a quello di minor dimensione in destra orografica, originate da fenomeni franosi postglaciali che probabilmente hanno ostruito il libero corso del torrente, con sovralluvionamento a monte ed erosione accelerata a valle. Dalla centralina idroelettrica delle Muda, il torrente scorre su un fondo roccioso fin quasi alla località RioFreddo.

1.3. ASPETTI IDROGEOLOGICI

Le alluvioni del Torrente Rio del Lago su cui poggiano i rilevati d’argine esterni e trasversali sono costituite da ghiaia, generalmente grossolana, con sabbia poco limosa, addensata, con frazione fine non plastica.

Il detrito di versante del Monte Re, su cui poggiano i rilevati d’argine di monte, è costituito da

ghiaia e sabbia limose o poco limose, mediamente addensate, con frazione fine poco plastica; i gra-nuli presentano forma irregolare ed hanno spigoli vivi.

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Dalla elaborazione della morfologia sepolta descritta nel paragrafo precedente derivano spessori

dei sedimenti fluviali (prevalentemente ghiaiosi con presenza della frazione fine sabbiosa e limosa nella matrice) di entità pari alle profondità del bedrock sopra riportate, cioè attorno a 35-40 m in asse alla valle e in riduzione verso i bordi e verso valle. Tenuto conto che il livello della falda è po-sto alla quota dell’alveo fluviale, consegue una sezione totalmente satura.

Sulla base dei risultati delle indagini geognostiche e con i limite delle stesse, non vi sono nel

sottosuolo livelli impermeabili tali da costituire falde separate o in pressione; l’acquifero è di tipo libero, costituito da materiali altamente permeabili per porosità e con un livello freatico posizionato all’altezza dell’alveo del Rio del Lago.

Per quanto finora registrato circa i livelli piezometrici, si è riscontrata la coincidenza tra livello

idrico del torrente con il livello della falda sotterranea, con quote di 877 m s.l.m.m. a monte idro-geologico (piezometro PzA, Bacino 2) e 872 m s.l.m.m. a valle (piezometro Pz6, Bacino 4), con dislivello di circa 5 m su una distanza di 520 m da cui un gradiente idraulico pari a 1%. Il deflusso delle acque segue la morfologia della vallata senza ulteriori modificazioni (figg. 6 e 7).

Figura 6 - Sezioni dei bacini di sedimentazione 1 e 2 su base geofisica. Linea a tratteggio nero, base dei sedi-

menti interni ai bacini; linea continua verde, base dei bacini; linea a tratteggio rossa, top del bedrock roccioso; li-nea continua azzurra, livelli piezometrico medio.

N

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Figura 7 - Sezioni dei bacini di sedimentazione 3 e 4 su base geofisica. Linea a tratteggio nero, base dei sedi-

menti interni ai bacini; linea continua verde, base dei bacini; linea a tratteggio rossa, top del bedrock roccioso; li-nea continua azzurra, livelli piezometrico medio.

Le quote piezometriche confrontate con le quote altimetriche del 2009 fanno prevedere il rag-

giungimento della base arginale in materiale di risulta grossolano da parte delle acque sotterranee. Le prove Lefranc eseguite nella fase di caratterizzazione hanno indicato valori di conducibilità

idraulica dell'acquifero compresi tra 1,3 x 10-4 e 9,5 x 10-4 m/s nei primi 4-5 m al di sotto dei ba-cini e valori compresi tra 1,9 x 10-5 e 4,7 x 10-5 m/s per profondità comprese entro 10-15 m dal-la base dei bacini stessi.

La velocità di deflusso v calcolata ha fatto registrare i seguenti valori:

- acquifero superficiale (4-5 m dal p.c.)= tra 3,5 e 8,5 m/giorno - acquifero profondo (> 5 m dal p.c.)= tra 0,5 e 1,3 m/giorno

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La prova di diluizione eseguita nel 2010 ha fornito un valore di velocità di deflusso di 3,8 x 10-

5 m/s, pari a 3,3 m/giorno, comparabile con la velocità calcolata per la parte più superficiale dell’acquifero. In via cautelativa tale valore può essere assunto quale valore di velocità dell’acquifero.

Restano ignoti gli apporti sotterranei provenienti dal Monte Re.

1.4. CARATTERISTICHE COMPOSITIVE E GEOMETRICHE DEI BACINI Le caratteristiche dei materiali che costituiscono il complesso dei depositi sono state illustrate

nella relazione preliminare e vengono di seguito sintetizzate negli elementi principali: rilevati degli argini esterni Sono caratterizzati da uno spessore di 21.50-22.00 m sul bacino 2 (sondaggi S1, D1 e S2), di

19.50-22.00 m sul bacino 3 (sondaggi S3, D2 e S4) e di 12-16.50 sul bacino 4 (sondaggi D3 e S6); sono formati da misto granulare in tout-venant e float, costituito da ghiaia e sabbia limosa o preva-lentemente limosa, mediamente addensata, con frazione fine non plastica, di natura calcarea; i gra-nuli hanno forma regolare e spigoli vivi, con dimensioni massime di 50 mm. La permeabilità asso-ciata è maggiore o uguale a 10-3 m/s.

rilevati degli argini interni e trasversali S'intendono quelli tra il bacino 2 e il bacino 3 (sondaggio S9), e quelli tra il bacino 3 ed il baci-

no 4, (sondaggio S10), presentano spessori variabili tra 20.80 m e 22.00 metri e risultano poggiati su un sottile lembo detritico (spessore di 2.5 m circa) sovrastante, a sua volta, il deposito alluviona-le del torrente; tutti gli altri, ovvero quello sull’argine di monte del bacino 3 (sondaggio S8), e quello trasversale finale del bacino 4, (sondaggio S7), hanno denunciato spessori variabili tra 2.20 m e 5.00 m e sono risultati poggianti sul detrito di falda o di frana del versante del Piccolo Monte Re. Hanno la medesima composizione granulometrica degli argini esterni. La permeabilità associa-ta è maggiore o uguale a 10-3 m/s.

sedimenti fini depositati nei bacini di decantazione Dall’analisi dei risultati delle indagini condotte nell’estate 2007, esse risultano caratterizzate da

uno spessore di 18m sul bacino 2, (sondaggio S2), di 20.7m sul terzo bacino (sondaggio S3) e di 13.9m sul bacino 4 (sondaggio S4); le scorie depositate nei bacini sono parzialmente coperte da uno strato di materiale grossolano di circa 1.0 m. I sedimenti depositati all’interno dei bacini sono costituiti nella parte più grossolana da sabbia fine limosa e molto limosa, e, nella parte più fine da limo grossolano con frazione argillosa variabile tra il 2 e il 20%. La permeabilità associata è com-presa tra 1,0 x 10-5 m/s e 1,0 x 10-6 m/s.

detrito di falda Costituito da ghiaia e abbia limosa o poco limosa, mediamente addensato, con frazione fine po-

co plastica; granuli a spigoli vivi a forma irregolare; dimensione massima 50 mm ma con possibili trovanti molto grossolani; natura calcarea. La permeabilità associata è maggiore o uguale a 10-3 m/s.

La realizzazione delle opere di contenimento dei bacini ha comportato la formazione di un argine longitudinale al fiume di altezza diversa e forma trapezia, con base molto ampia, e arginature tra-sversali che congiungevano l'argine precedente al versante. Su tale lato si appoggiavano diretta-mente al materiale presente, sia esso alluvione sia deposito di versante. Sembra inoltre che su tale lato i sedimenti fini deposti possano essere stati alloccati fin quasi sui fianchi rocciosi del pendio.

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Con riferimento alle indagini pregresse, già descritte nel dettaglio nelle relazioni del PdC del 2009 e 2011, si sintetizzano nel seguito le caratteristiche morfologiche e stratigrafiche dei bacini.

I bacini sono stati riempiti con materiale proveniente dai diversi cicli di lavorazione della minie-

ra (in cui venivano arricchiti i minerali estratti), pompato all’interno delle vasche in forma semili-quida in seguito ad un processo di flottazione ed è stato soggetto quindi a processi di sedimentazio-ne, consolidazione sotto peso proprio ed essiccazione. Tali processi consentono di desumere che le modalità di sedimentazione e consolidazione hanno potuto determinare condizioni di anisotropia dei materiali che si riflettono poi anche sulla loro permeabilità.

Nella seguente figura 8 viene illustrata la successione delle sezioni morfologiche e stratigrafiche che schematizzano ciascun bacino, di seguito brevemente descritte (UniUd, 2007).

Figura 8 - Localizzazione delle sezioni morfologiche e stratigrafiche descrittive.

Sezione Z3 (bacino 2)

La sezione Z3 appartiene al secondo bacino e le varie strutture di confinamento e i materiali che la compongono sono (fig. 9):

- argine a monte: confine esterno parallelo all’andamento medio della montagna (strato imper-meabile), profilo interno parallelo al primo.

- argine a valle: profilo che scende nel bacino, simmetrico rispetto a quello di valle, ricostruito dal rilievo. Sovralzo arginale ricostruito in base alla sezione tipo media riportata nelle relazioni Ismes&Aquater (1990).

- strato alluvionale: limite superiore stimato in base al confronto critico tra i sondaggi d’argine (Ismes) e il sondaggio S2 realizzato nei sedimenti fini, limite inferiore stimato ad una ventina di metri sotto il livello del torrente.

- depositi fini: incapsulati dal materiale grossolano e con base a 18 m di profondità (sondaggio S2).

- strato di copertura superficiale del bacino: strato di 90 cm rilevato dal sondaggio S2. I profili stratigrafici individuati con i sondaggi per i sedimenti fini e per l’argine a valle, sono

stati applicati a tutta la sezione trasversale Z3. La modellazione del dominio in esame ha portato quindi alla definizione della seguente sezione rappresentativa:

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SEZIONE Z3BACINO 2

0.90 m3.00 m

4.00 m10.00 m

15.00 m16.65 m

18.00 m18.00 m22.00 m

S2 & CPTE 2 ISMES S1

distanza [m]

0 25 50 75 100 125 150 175 200

quot

a [m

lmm

]

850

860

870

880

890

900

910

920

930

Figura 9 - Modello stratigrafico bidimensionale rappresentativo della sezione Z3. Le colorazioni indicano: - verde scuro, strato di copertura del bacino in ghiaia con sabbia (scorie di miniera) - verde chiaro, lato monte: detrito di falda con ghiaia e sabbia grossolana - azzurro: scorie di miniera degli argini, costituite da ghiaia media e sabbia - verde brillante: scorie di miniera degli argini, costituite da ghiaia media e sabbia limosa - grigio: alluvioni ghiaiose con sabbia e ciottoli (alveo torrentizio) - da giallo a marrone: sabbie variamente limose e limi

Sezione Z4 (bacino 2) La sezione Z4 descrive la fascia centrale del bacino 2. Questa sezione è stata definita in modo

del tutto analogo alla sezione Z3. Gli strati di materiale modellati e le varie strutture di confinamen-to sono stati valutati in base ai sondaggi realizzati (fig. 10):

- argine a monte: unico materiale; - alluvione: unico materiale sondaggio Ismes S2 in corrispondenza all’argine esterno; - argine a valle: sondaggio Ismes S2; - sedimenti fini: sondaggio S2 e prova CPTE 2 (base a 18 m di profondità o poco più); - copertura superficiale del bacino: strato di 0,9 m come da sondaggio S2 e CPTE 2. Come per la sezione Z3, le stratigrafie di dettaglio dei due sondaggi considerati sono state ra-

zionalizzate e applicate a tutta la sezione trasversale Z4. La modellazione del dominio in esame ha portato quindi alla definizione della seguente sezione rappresentativa:

S2 & CPTE 20.90 m

3.00 m 4.00 m10.00 m

15.00 m16.65 m18.00 m

21.35 m24.50 m

ISMES S2

distanza [m]

0 25 50 75 100 125 150 175 200 225

quot

a [m

lmm

]

850

860

870

880

890

900

910

920

930

940

Figura 10 - Modello stratigrafico bidimensionale rappresentativo della sezione Z4.

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Sezione Z6 (bacino 3)

La sezione Z6 fa riferimento al terzo bacino di decantazione di cui occupa la sezione mediana. Gli strati di materiale modellati e le varie strutture di confinamento sono stati valutati in base ai sondaggi realizzati e tenendo conto dei risultati della prova CPTE 3 (fig. 11):

- argine a monte: unico materiale. - alluvione: unico materiale sondaggio Ismes S4 in corrispondenza all’argine esterno. - argine a valle: sondaggio Ismes S4. - sedimenti fini: sondaggio S3 e prova CPTE3 (base a 24,7 m di profondità). - strato di copertura superficiale del bacino: strato di 90 cm rilevato dal sondaggio S3 e confer-

mato dalla prova CPTE3 condotta proprio in corrispondenza a tale sezione. Come negli altri casi le stratigrafie di dettaglio relative ai due sondaggi considerati sono state

razionalizzate e applicate a tutta la sezione trasversale Z6. La modellazione del dominio in esame ha portato quindi alla definizione della sezione rappre-

sentata in figura.

0.90 m

3.75 m 5.60 m

S3 & CPTE 3

11.00 m

18.00 m20.70 m

24.65 m

ISMES S4

SEZIONE Z6BACINO 3

distanza [m]

0 25 50 75 100 125 150 175 200

quot

a [m

lmm

]

850

860

870

880

890

900

910

Figura 11 - Modello stratigrafico bidimensionale rappresentativo della sezione Z6.

Sezione Z7 (bacino 4)

La sezione Z7 descrive la zona centrale del quarto bacino di decantazione. Osservando l’andamento della superficie del terreno si nota che questa sezione non presenta sovralzi arginali. Gli strati di materiale modellati sono stati valutati in base ai sondaggi eseguiti (fig. 12):

- argine a monte: unico materiale; - alluvione: unico materiale sondaggio S6 in corrispondenza all’arginatura esterna; - argine a valle: sondaggio S6; - sedimenti fini: sondaggio S4 (base a 13,8 m di profondità). - strato di copertura superficiale del bacino: di recente apporto con spessore di circa 0,8-1,0 m. Dalle stratigrafie di dettaglio, relative ai due sondaggi, sono state definite quelle razionalizzate

poi estese a tutta la sezione trasversale. La modellazione del dominio in esame ha portato quindi alla definizione della sezione rappresentata in figura.

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S4

8.00 m

SEZIONE Z7BACINO 4

11.30 m

13.80 m

ISMES S6

6.00 m

14.50 m

distanza [m]

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180

quot

a [m

lmm

]

850

860

870

880

890

900

910

Figura 12- Modello stratigrafico bidimensionale rappresentativo della sezione Z7.

Le quattro sezioni riportate presentano marcata e differente stratificazione all’interno dei bacini mentre le condizioni di confinamento laterale e di base sono abbastanza confrontabili.

2. MIGRAZIONE DEI CONTAMINANTI

Come già comprovato, i sedimenti fini sono all'origine dell'inquinamento prodotto a carico delle acque di falda mediante la lisciviazione. AI sedimenti sono risultati associati i contaminanti Arse-nico, Piombo, Tallio, Zinco, Cadmio. I contaminanti rilevati nelle acque di falda sono PIOMBO, TALLIO, ZINCO, con concentrazioni superiori alle CSC di cui alla Tab. A del D.Lgs. 152/06. Nella relazione attinente l'Analisi di Rischio sito specifica del 2011 erano state individuate le mo-dalità di diffusione dei contaminanti nell'ambiente, consistenti in:

1. Trasporto in sospensione e soluzione dei contaminanti con le acque superficiali. Erano state indicate due vie: a) la migrazione attraverso le acque superficiali per via diretta, legata all’erosione meteorica di cui è stata data soluzione attraverso la copertura dei bacini ancora scoperti, il rinforzo di alcuni tratti arginali erosi e la raccolta e regima-zione delle acque meteoriche e di ruscellamento, e b) la migrazione per via indiretta, legata alla lisciviazione dei contaminanti nei bacini, poi a seguire alla migrazione at-traverso il corpo arginale e i sedimenti alluvionali di fondo a carico delle acque sotter-ranee, fino al loro recapito nel torrente a causa della sua connessione idraulica con la falda. Il meccanismo di trasporto prevalente è l'advezione-dispersione.

2. Lisciviazione di composti solubili attraverso le acque di percolazione, con potenziale

successiva migrazione e diffusione attraverso le acque sotterranee e superficiali. La percolazione delle acque meteoriche all'interno del terreno contaminato avviene attra-verso l’infiltrazione delle acque di precipitazione meteorica nei sedimenti deposti ed è favorita dalla presenza di una coltre di copertura permeabile. Sebbene la mobilità dell’acqua all’interno del corpo dei depositi sia limitata dalla bassa permeabilità dei materiali, i processi di lisciviazione e migrazione sono da considerarsi attivi per il ri-scontro della presenza dei contaminanti (riferibili ai bacini) in falda. I sedimenti fini in-terni ai bacini trattengono per adsorbimento la maggior parte dell'inquinante la cui concentrazione andrà gradualmente a ridursi.

3. Trasporto eolico del particolato proveniente dal suolo superficiale eroso, di cui è stata

data soluzione attraverso il ricoprimento dei due bacini ancora sprovvisti di adeguato strato di copertura.

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L'Analisi di Rischio ha individuato un rischio di contaminazione non accettabile a carico della fal-da sotterranea (che quindi è esposta a contaminazioni) mentre non ha riscontrato rischi igienico-sanitari verso la componente umana della zona.

3. INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA PERMANETE

gli interventi di progetto intendono isolare i sedimenti, quindi la sorgente d'inquinamento mediante un barrieramento fisico impermeabile sia laterale sull'intero perimetro sia in copertura. Impe-dendo di fatto l'infiltrazione delle acque meteoriche e di ruscellamento, viene a mancare il motore del trasporto e della dispersione delle sostanze contaminanti. La descrizione preliminare dell'intervento è stata riportata nella relazione di progetto e i costi stima-ti sono stati indicati nel rispettivo quadro economico, a cui si rimanda per i dettagli. L'intervento proposto richiede innanzitutto la copertura dell'intera superficie dei bacini impedendo l'infiltrazione delle acque di precipitazione meteorica che rappresentano il mezzo di trasporto e messa in circolo degli inquinanti; tale opera, abbinata a quelle già realizzate di raccolta e convo-gliamento diretto nel Rio del Lago delle acque di ruscellamento provenienti dal versante orientale del Monte Re, consentirebbe di ridurre considerevolmente la migrazione dei contaminanti. Le fun-zioni principali che la copertura dovrà assolvere sono, oltre ad impedire l'infiltrazione delle acque meteoriche, quello di resistere ai fenomeni di gelo-disgelo, evitare fessurazioni da disseccamento, assorbire i cedimenti differenziali eventuali senza aumenti di permeabilità, resistere alle azioni ero-sive e favorire la crescita della vegetazione. L'opera di barrieramento laterale impermeabile consentirebbe: 1- di impedire la presa in carico diretta delle sostanze contaminanti lisciviate da parte delle acque di falda circolanti nelle alluvioni di subalveo del rio; 2- di ridurre le escursioni del livello piezometrico conseguenti alle condizioni di variabilità idrauli-ca del torrente, in particolare quelle, sebbene temporanee, in regime di piena. Tali escursioni con-sentono infatti alle acque di falda di poter entrare in contatto con i sedimenti fini dei bacini, non es-sendo questi tamponati alla base da uno strato impermeabile. Come già indicato, tali condizioni so-no certe nei bacini 3 e 4. La soluzione proposta avrebbe il vantaggio di non operare movimentazioni dei materiali fini con il rischio di ulteriore diffusione dei contaminanti e di non variare i volumi esistenti. L'opera, realiz-zata secondo le linee guida del D. Lgs. 36/03, garantisce l'intercettamento delle acque d'infil-trazione meteorica e di ruscellamento; la garanzia dell'efficacia dell'opera è legata alla presen-za/assenza degli strati impermeabili d'ammorsamento della barriera e delle variazioni al deflusso delle acque di falda indotte dall'opera . La realizzazione dell'opera implica le seguenti fasi operative: - preparazione delle superfici mediante livellamento; - realizzazione della copertura dei bacini mediante la formazione del capping secondo le linee d'in-dirizzo del D. Lgs. 36/03 ed esplicitate nel progetto preliminare; - realizzazione delle piste di accesso e delle gradonature sulla scarpata prospiciente il Rio del Lago; L'intervento comporta tradizionali attività di cantiere con temporanee occupazioni dei bacini stessi, e quindi escludendo il coinvolgimento della viabilità ordinaria o territori in uso pubblico; non è prevista la produzione di rifiuti che nel caso saranno smaltiti nelle forme dovute. I materia-li movimentati troveranno tutti collocazione all'interno dell'area di intervento. L'area di cantiere è limitata ai bacini in quanto tutte le attività saranno realizzate al loro interno. L'accesso è previsto dal lato meridionale (miniera), quindi confinato all'area dei depositi in sinistra orografica; l'accesso dal ponte in località Muda potrà essere considerato secondario e comunque

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per mezzi leggeri e, nel caso, dovrà essere prevista l'idonea sistemazione della rampa del sentiero mediante il livellamento del fondo con materiale in loco. Le modificazioni allo stato dei luoghi saranno confinate al sito di cantiere e comunque temporanee e funzionali allo svolgimento dell'attività di messa in sicurezza.

3.1. LIMITI E INDAGINI DI COMPLETAMENTO Per essere efficace, la barriera impermeabile deve essere immorsata in uno strato impermeabile o a bassa permeabilità, altrimenti non realizza il completo isolamento della sorgente d'inquinamento. Come è stato indicato nei paragrafi che illustrano il contesto ambientale, nel sottosuolo non sono stati intercettati con le indagini fino ad ora realizzate strati con tali caratteristiche; non vi sono in-dagini dirette (perforazioni) che siano state approfondite fino al bedrock roccioso per fornire una stratigrafia completa della successione litostratigrafica nei bacini o in loro adiacenza. Pertanto allo stato attuale si deve supporre che la barriera, almeno per il tratto lungo il Rio del Lago, sia del tipo "incompleto" cioè "sospesa" nei depositi alluvionali. Tale condizione ne limita l'efficacia in quanto l'acqua di falda può penetrare nello spazio intercluso attraverso il fondo. Non è noto allo stato attuale il regime di flusso che si può instaurare nell'acquifero all'interno della barriera con fondo permeabile e la reale possibilità di migrazione dei contaminanti attraverso que-st'ultimo, nel contesto idrogeologico della vallata. Tale possibilità esiste. L'attenta valutazione della possibilità di superamento della barriera dal fondo da parte dei con-taminanti ed eventualmente dei tempi necessari affinchè ciò si realizzi è un elemento progettuale fondamentale che, in caso di superamento positivo, potrebbe richiedere l'implementazione aggiun-tiva di un sistema di pump and treat e conseguente trattamento delle acque in sito.

Ciò che la simulazione ha inoltre indicato è la significativa migrazione attraverso il fondo dei bacini, dove manca qualsiasi protezione e i materiali di decantazione sono a contatto, sebbene non diretto per interposta presenza di materiale grossolano di derivazione dall’attività mineraria, con i sedimenti torrentizi e soprattutto con il livello di falda. Le concentrazioni simulate più importanti si ritrovano infatti in tali posizioni, come successivamente verificato con le misure dirette nei piezometri disponibili.