indice - Parco Regionale di Roccamonfina · promuovere questo piccolo grande microcosmo,...

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indice 4 Parco Regionale Roccamonfina Foce Garigliano 12 Roccamonfina 28 Sessa Aurunca 44 Galluccio 56 Conca della Campania 66 Tora e Piccilli 76 Marzano Appio 86 Teano 100 Foce Garigliano 102 Il tour dei Castelli

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4 Parco Regionale Roccamonfina Foce Garigliano

12 Roccamonfina

28 Sessa Aurunca

44 Galluccio

56 Conca della Campania

66 Tora e Piccilli

76 Marzano Appio

86 Teano

100 Foce Garigliano

102 Il tour dei Castelli

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Questa Guida, agile e snella, tradotta anche in inglese e in tedesco, inaugura la linea editoriale dellepubblicazioni sul territorio del Parco e costituisce il primoe importante tentativo di rendere alla nostra terra lavisibilità che merita. E lo fa raccontando al turista i tesoriche custodisce. La bellezza, la ricchezza, il prezioso afflatostorico che permea i borghi medievali e gli antichisentieri. Uno straordinario percorso che accompagna ilvisitatore, tra castagni secolari, alla scoperta di suggestivetestimonianze archeologiche e luoghi d’arte di valoreassoluto, tra memorie popolari, saperi antichi e piattidella tradizione gastronomica locale. Un territorio che cattura l’anima attraverso spazi, colori e sapori senza eguali, capaci di offrire al turistaun’occasione unica per riscoprire le gioie della natura e il piacere del buon vivere. L’impegno dell’Ente Parco, e il mio personale, è di operare per tutelare epromuovere questo piccolo grande microcosmo,permettendogli, attraverso una serie di iniziative mirate, a partire dalla presente guida, di esprimere a pieno leproprie potenzialità economiche e sociali. Iniziative chepossono trasformare il grande patrimonio naturalistico,storico e culturale che si stringe intorno al Vulcanospento di Roccamonfina in un importante volano perl’economia locale, nella convinzione che ciò sia possibileaprendo il territorio ad un turismo attento e consapevole.Il Presidente Avv. Raffaele Aveta

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1/ Roccamonfina,Castagneto

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Tra boschi secolari di castagni e deliziosi borghimedievali, ci si perde in un’oasi di tranquillità, scoprendo, poco a poco, scenari indimenticabili e sospesi nel tempo. Lungo sentieri e piccoli borghi, si possono ammirare straordinarie testimonianzestoriche, che raccontano di un passato fatto di fede e d’ingegno architettonico.Assaporando i prodotti locali, si gustano le celebricastagne e le tante varietà di funghi da gourmet, si vivono tradizioni gastronomiche uniche nella lorosemplicità, si trovano tavole imbandite a festaarricchite da oli che hanno il profumo dei boschi e ci si rinfranca, dopo lunghe passeggiate,sorseggiando vini dai sapori fruttati e dai gusti decisi.Nei paesini si partecipa a feste e sagre, che animanolo spirito di persone semplici rievocando antichi folklori e tradizioni popolari.Il Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano èuna terra di grande ospitalità e di storia, che offre aisuoi visitatori una natura rigogliosa ed incontaminata,che si rispecchia nei visi della gente e nei luoghi ricchidi arte, archeologia e tradizioni.

1/ Roccamonfina,Riccio di castagna

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Roccamonfina, ottimale per le esigenzenutrizionali di questa specie. Nei castagneti è possibile ammirare lesplendide fioriture primaverili di crochi,ranuncoli, primule, anemoni e viole. Di grande suggestione le molteplicivarietà di orchidee che attirano ogni annonumerosi studiosi e appassionati. La natura prende vita là dove primadominava il fuoco. È strabiliante come siaricco e folto il sottobosco anche nelperiodo autunnale, quando è popolato danumerose specie di funghi, tra cui l’ovolobuono ed il porcino, di grande pregiocommerciale e gastronomico. Fiori, piante ed animali sono i veriguardiani di questi luoghi. La riccaavifauna di montagna comprendeesemplari quali il cuculo, il picchio, la civetta, l’allocco ed il gufo comune,mentre nella parte collinare troviamo ilmerlo e il corvo. Il Parco ospita esemplarirarissimi e di grande interesse, comel’airone rosso, e i più comuni gufi dipalude, falchi pescatori e cicognebianche. Testimonianza della funzionalitàdell’ecosistema dell’intera area e del suostato di salute è la presenza di una faunaornitica, che comprende numerosepopolazioni nidificanti di poiana e

Il Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano, situato nel cuore dellaRegione Campania, si estende per circa9.000 ettari, tra i territori del basso Lazio,del Molise e dell’area urbana di Caserta.Comprende i comuni di Sessa Aurunca,Teano e cinque centri della ComunitàMontana “Monte Santa Croce”:Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio e Tora e Piccilli. Il Parco è sovrastato, come perproteggerlo, dall’apparato vulcanico delRoccamonfina, più antico del Vesuvio, dicui ricorda forma e maestosità, costituitoda una cerchia craterica esterna largamediamente 6 km, definita nei punti piùalti dal Monte S. Croce (1005 m) e dalMonte Lattani (810 m) e da alcuni conivulcanici con profilo a cupola semisferica,quali Monte Atano (Casi - Teano), Colle Friello (Conca della Campania),Monte Ofelio (Sessa Aurunca). Rocce dalle forme curiose e unichericordano la passata attività vulcanicadell’area, oggi ricoperta da coltivazioni di castagni, uliveti e vigneti. Lo svilupporigoglioso del castagno è stato favorito,nel tempo, dalla composizionemineralogica dei suoli lavici del

Il Parco addormentato nel tempo1/ Parco, panorama

2/ Mofete

3/ Moscardino

MofeteLe mofete sono una forma secondaria di attivitàvulcanica, consistenti in emissioni di anidridecarbonica che scaturiscono da fessurazioni delterreno. Grazie alle loro qualità terapeutiche, sono spesso utilizzate per curare alcune malattiedella pelle.

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Come si raggiunge il Parco

In aereo:Aeroporto di Capodichino Napoli

In treno:Da Napoli Centrale Treni direzione Roma via Formia o via CassinoDa Roma TerminiTreni direzione Napoli via Formia o via CassinoStazioni Ferroviarie d’arrivoVairano Scalo Mignano M.L.Tora/Presenzano Sessa/Roccamonfina Teano

In automobile:Autostrada A1uscite consigliate:S. Vittore - Caianello - Capua S.S. Casilina uscite consigliate: Teano - Vairano Scalo Marzano Appio Conca della Campania Tora e Piccilli S.S. Appia uscite consigliate: Sessa Aurunca

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gheppio, predatori ai vertici delle reti alimentari.I boschi del vulcano di Roccamonfinacostituiscono un rifugio ideale per glianimali: qui, infatti, la volpe, il cinghiale,il tasso, la faina, la lepre e molteplicialtre specie di piccoli mammiferi vivonoisolati e al sicuro. Lontano dall’uomo,ovunque domina la tranquillità esoprattutto la natura.Camminando lungo i sentieri, gli unicisuoni che si sentono sono il cinguettaredei tanti uccelli, il vento che smuove lefronde degli alberi e lo scrosciare inlontananza di acqua fresca e veloce chescende dalle sorgenti. L’intero territorio è ricco d’acqua che ne ha plasmato la morfologia. Il Fiume Garigliano, ad esempio, attraversa il Parco, e scava il suo letto tra i terreni vulcanicidel Roccamonfina ed i terreni calcarei dei Monti Aurunci. Nasce dalla confluenza del Fiume Liri con il Fiume Gari o Rapido, ha acqueprofonde e corrente veloce. Il suoserpeggiante percorso è addolcito dallapresenza di robusti pioppi e salici sugliargini. Percorrendo le sponde, compresenel perimetro del Parco, si giungefacilmente sino alla foce e nella

1/ Fiume Garigliano

2/ Fiume Savone

3/ Biancone,rapace

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splendida pineta di Baia Domizia Nord. Oltre al Garigliano, i due corsi d'acquapiù importanti del territorio sono il Fiume Savone ed il Fiume Peccia. Ad amplificare la bellezza di questiluoghi, lungo il corso dei fiumi,concorrono ruderi d’antichi mulini efrantoi che, dallo scorrere veloce edinarrestabile dell’acqua, traevanol’energia per azionare le pesanti macinedi pietra lavica. Tracce d’archeologiaindustriale sono visibili, poi, nellevicinanze delle sponde del Savone, con i resti delle “ferriere”, piccole fabbricheche hanno lavorato il ferro sino all’epocaborbonica, testimoniando come l’acquaabbia da sempre contribuito alla vitadelle popolazioni del Parco.Con sguardo rilassato, si possono visitarei molti borghi presenti nell’area, luoghicaratteristici e carichi di sapori etradizioni popolari, paesini in cui la vitascorre ancora serena ed in modosemplice, dove una stretta di mano haancora un significato profondo. Piccole comunità che si riuniscono perfesteggiare nelle strade e nelle piazze inoccasione delle numerose sagre e festereligiose che animano con fermento e passione molti appuntamenti

del calendario, come la suggestiva Settimana Santa di Sessa Aurunca. In queste occasioni, le tavole imbanditeraccontano con estrema autenticità lavita semplice e genuina delle diversecomunità presenti nel territorio. È possibile assaporare cibi e prodottitipici dai sapori autentici, come lacastagna “tempestiva”, le numerosespecie di funghi e i piatti della tradizionelocale, quali il Dolce Castagnaccio. Il tutto sempre accompagnato e suggellato da vini pregiati e da straordinari oli extravergine.Un Parco, dunque, che custodisce e svelala storia e le tradizioni di persone checonducono la propria vita ancora a strettocontatto con una natura incontaminata e rigogliosa, gustandone appieno la vera essenza.

Sessa Aurunca, Settimana Santa

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Immersa in un paesaggio di castagneti secolari,Roccamonfina sorge a 612 mt s.l.m, sul versantemeridionale del cratere spento da cui prende il nome.La piazza principale, ancora oggi fulcro vitale delpiccolo borgo, ospita il Municipio, la Villa Comunale ed il Palazzo Colletta, mentre intorno si trovano unamiriade di frazioni e piccoli centri urbani, tutti da visitare. Le prime testimonianze sull’esistenzadi un insediamento stabile nel territorio sono costituitedai resti di un acquedotto e da alcuni frammentiepigrafici in lingua osca rinvenuti in località Surienza. Uno di questi, attualmente conservato al MuseoArcheologico Nazionale di Napoli, reca l’iscrizione…]MIFINEÍS[…che è chiaramente in relazione con il toponimo attuale del centro e fa pensare allo sviluppodi un complesso urbano di particolare importanza attivosin dal periodo pre-romano.

Roccamonfina,Frazione Gallo

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Solo con la fondazione della colonia didiritto latino di Suessa e la sconfitta degliAurunci durante la battaglia del Veseris(313 a.C.) devono essersi stanziati nell’areagruppi di stirpe romana piuttostoconsistenti. Lo lasciano supporre, in effetti,i resti di strada selciata in alcuni puntiancora visibili in località S. Croce e quellimeglio conservati in località Cianiegliu,che ripercorrono con ogni probabilitàtracciati viari di età imperiale, così come siverifica per gran parte dei percorsiricostruibili nella vicina piana delGarigliano per il I ed il II secolo d.C.E’ in questa fase, del resto, che si riscontranelle colonie vicine, in special modonell’ager suessanus e nella campagnafalerna, una progressiva trasformazione dei sistemi di produzione agricola e la concentrazione di un’intensa attività edilizia.La nota tradizione riportata dallo storicolocale Gerolamo Perrotta in un documentodegli inizi del 1700, secondo cuiRoccamonfina sarebbe stata fondatadall’imperatore Decio rifugiatosi in questeterre per inseguire la sua amata Finaintorno al III secolo d.C., potrebbe trovareconferma, dunque, nello sviluppo di un

possibile stanziamento strategico, attivo apartire da una fase pre-romana esuccessivamente potenziato dopo l’etàaugustea in connessione con il vicino e piùesteso municipium di Suessa Aurunca. I dati archeologici si interrompono per isecoli successivi alla dominazione diRoma, almeno fino all’800. E' ipotizzabile, comunque, che la città siastata interessata dal passaggio dei Goti,dei Bizantini e dei Longobardi, fino adiventare nell’XI secolo “Regio Dominio”della Corona Normanna.Dopo l’unificazione delle tre signorie deiDe Caiano, Galluccio e Marzano,Roccamonfina risulta possedimento dellafamiglia Galluccio.Durante l’egemonia angioina (1266-1442)la città acquista il privilegio di un mercatosettimanale e di una fiera annuale, perintervento soprattutto di GoffredoMarzano, ‘signore di Roccamonfina,Grande Ammiraglio e fedele Consiglieredella Corona’, al quale sembra sia legatala costruzione di un castello con recintofortificato, fornito di otto torri diavvistamento e difesa, due delle qualiattualmente ancora visibili in piazza NicolaAmore (Palazzo Monaco e Palazzo

Convento di S. DomenicoNei pressi della Chiesa di S. Maria Maggioretroviamo l’imbocco della strada che porta a duepiccole frazioni del comune di Roccamonfina:Gallo e S. Domenico. Nell’omonima frazionevenne edificato nel XVII secolo il Convento di

S. Domenico, diviso all’interno in tre navate, molto luminose per la presenza di ampie finestre,con un altare pregevole e un coro ligneofinemente lavorato. Il convento è stato in buonaparte restaurato e reso fruibile a laici e religiosiper periodi di ritiro, soprattutto in estate.

Collegiata di S. Maria Maggiore:1/ armadio ligneo2/ campanile

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La fondazione della cittàVarie sono le leggende riguardo la fondazionedella città: alcune vorrebbero l’attualeRoccamonfina fondata dall’imperatore Deciocome segno d’amore per la principessa Fina; per altre, l’insediamento attuale si sarebbesviluppato a partire da alcuni villaggi costruiti

da fuggitivi cristiani durante il periodo dellepersecuzioni operate dagli imperatori romani.Recenti scavi archeologici dimostrano che ilcentro abitato vero e proprio di Roccamonfina èrappresentato, con ogni probabilità, dal naturalee continuo evolversi dei nuclei abitativi che siformarono nelle diverse epoche.

Le neviereLe neviere, per gran parte perfettamentericonoscibili tra i boschi, così come i più notipagliai utilizzati come ripari provvisori daicontadini, erano impiegate fino a qualchedecennio fa. Diffuse anche in altre zonedell'Appennino Meridionale, a Roccamonfina

hanno assunto forme e tipologie in funzione dellaspecifica area geografica e delle necessità locali.Si tratta di vere e proprie costruzioni in materialilocali, prive di finestre ma con porte d’accesso,che, durante l'inverno, venivano riempite di nevefresca e quindi utilizzate come fabbriche dighiaccio nel periodo estivo.

1/ Collegiata di S. Maria Maggiore,particolare della facciata

2/ Neviera

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provenienti dai territori soggetti allo Statopapale e quindi sorretti dalle stesseautorità pontificie e dai Comitati borbonicipresenti a Roma.La natura esalta questi luoghi, mal’architettura ed i monumenti nesottolineano ed amplificano senz’altro la rara bellezza.Nei pressi di piazza Nicola Amore si èletteralmente rapiti dalla Collegiata di S. Maria Maggiore. L’edificio di culto ha un impianto databileagli inizi dell’XI secolo, con successivetrasformazioni ed ampliamenti. All’internosi accede passando per due atri chiusi dacancelli di ferro e attraverso un portale inpietra basaltica. La struttura interna è a trenavate congiunte da dieci arcate che sisviluppano a partire da otto colonne. Altretre arcate simili si trovano all’ingresso asostegno dell’Organo e della Cantoria. Al centro del Presbiterio è collocato l’altaremaggiore, fatto costruire nel 1739. Questoè chiuso da una balaustra in marmo ecustodisce un raffinato Tabernacolo diforma circolare con quattro colonnettecilindriche ai due lati, pure in marmopolicromo, datato al 1816.

La fontana della MadonnaIl cortile racchiude la fontana della Madonna, la cui acqua scorre in una magnifica vasca inpietra, risalente al 1400 d.C., ma che fino alSettecento fluiva nella Chiesa e che la tradizionevuole miracolosa, da portare in dono agli sposicon l’augurio di figli maschi.

Colletta). Dopo l’assassinio di MarinoMarzano, coinvolto nella congiura deiBaroni contro il re Ferrante I d’Aragona(1464), il centro diventa dominio dellacorona di Napoli.Con l’arrivo in Italia di Carlo VIII, re diFrancia, è donato, poi, al Gran CapitanoConsalvo de Cordoba dal re Ferdinando ilCattolico (1507) e, successivamente, aLuigi Carafa principe di Statigliano (1550).Uno degli eredi di questi prende in moglieElena Aldobrandi, nipote di Clemente VIII,che assume il titolo di ‘signora’ diRoccamonfina nel 1615 e vi soggiorna perun lungo periodo, durante il quale faràabbellire il castello fortificato che è ancoraoggi visibile in piazza ‘Nicola Amore’.Nel 1734, con Carlo III di Borbone, la cittàassume il titolo di ‘Terra Regia’ checonserverà fino al 1806 e solo conl’abolizione del sistema feudale per voleredi Giuseppe Bonaparte.Durante il periodo immediatamentesuccessivo all’unificazione d’Italia (tra il1861 e il 1862), il Mandamento diRoccamonfina risulta interessato da unaserie di azioni di rivolta e di brigantaggioad opera di elementi non indigeni,

Convento di SS. Maria dei Lattani,1/ cortile interno2/ drappo3/ fontana di pietra

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Mura MegaliticheSul Monte La Frascara, a circa928 metri s.l.m., una riccavegetazione costituita dacastagni, ginestre e pungitopi,sorveglia i resti di un recinto inopera poligonale di notevoleimportanza per la ricostruzionedell’insediamento originariodella città. Si tratta di una strutturacostituta da grossi blocchi ditrachite dalle dimensioni varie,sul versante occidentaleconservatasi per un’altezza dicirca 4 metri, che presenta fortianalogie tipologiche con lefortificazioni difensive italichedatabili tra il VI e il IV secolo

a.C. L’andamento dellacostruzione, che si estende per180 metri circa, includendo inpiù tratti grosse sporgenze diroccia fino a 3 metri, ha laforma di un poligono irregolaredai lati piuttosto diseguali. Ilperimetro esterno è costituitoda blocchi a secco, ricavativerosimilmente spianando lasommità della vetta. La cortinaè rincalzata al suo interno dafilari di grosse pietre, sbozzatesommariamente, di dimensioniinferiori rispetto a quelleinterne. L’ingresso, individuabilea sud-est, dà accesso ad unlungo corridoio sul cui battutopavimentale sono stati rinvenuti

diversi frammenti di tegole checonsentono di ipotizzarel’esistenza, al di sopra deiblocchi in trachite, di palizzatein legno con copertura regolare. Ovviamente, l’assenza di tracceevidenti di abitazioni o di altriedifici nelle vicinanze, ha finoad oggi escluso l’esistenza diun abitato stabile in antico.Considerata la posizione delrecinto e le sue modestedimensioni, doveva trattarsi, in effetti, di un complessofortificato, funzionalesoprattutto al controllosistematico delle aree diconfine comprese tra la Valledel Liri e del Volturno, dal

valore strategico indiscusso. Nonostante le forti relazioni conle cinte murarie di etàpreistorica o protostorica, lacostruzione potrebbe esserestata realizzata dagli Ausoni-Aurunci, che le fonti antiche (inparticolare, Antioco di Siracusain Strabone, V, 4, 3) indicanoquali abitanti intorno al cratere.Tuttavia, considerato che nelcorso del V secolo a.C. eranostati costretti a limitare lapropria influenza nella piana asud del Garigliano dai Sidicini edai Romani, secondo il raccontodello storico Livio, il qualesposta lo scontro al IV secoloa.C. probabilmente per ridurre il

peso dell’esercito romano nelladistruzione della territorioaurunco, è possibile che si trattipiuttosto di una strutturarealizzata dai Sanniti, che apartire dagli inizi del IV secoloa.C., si espansero proprio finoalla riva del Liri, realizzando unsistema difensivo a protezionedi centri maggiori percontrastare l’avanzata dei Romani. Nel toponimo Orto della Regina,con cui la struttura è ricordatadalla tradizione popolare,potrebbe esserci il riferimentoad un ‘orto’ nel senso di‘recinto sacro di una regina’,ma soltanto se nella regina

fosse possibile riconoscere unafigura divina, dotata di attributiregali, cronologicamente etopograficamente legati al murofortificato in questione. In effetti, la relazione trasorgenti ed edifici templariantichi è attestata abbastanzafrequentemente nel territorioappenninico di tradizionesebellica e potrebbe farpensare ad una diffusionenell’antico centro diRoccamonfina del culto di unadivinità femminile connessaproprio alle sorgenti.

1/ Ciclamino selvatico

2/ Mura Megalitiche1 2

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La Sacra Immagine della MadonnaLa tradizione vuole che la Sacra Immagine dellaMadonna, venerata nel santuario dei Lattani, sia stata scoperta all’interno di una grotta da unpastorello intento a sorvegliare il suo gregge dicapre, intorno agli anni 1429 - 1430 d.C. La notizia si diffuse rapidamente e attirò schieredi pellegrini, tanto da indurre S. Bernardino da

Siena e S. Giacomo della Marca a fare una brevesosta sul Monte Lattani. Con il contributo dei roccani si costruì la primacappella, ampliata e inglobata nel 1430 nellaChiesa romanica che, a sua volta, divenne partedella Chiesa definitiva in stile gotico, portata atermine tra il 1448 e il 1507 d.C.

Dietro all’altare è il Coro in legno lucidocon gli stalli per i canonici e, in fondo allaparete, una tela con l’immaginedell’Assunta del 1763.Di notevole interesse è il campanile:misura circa 40 metri di altezza e sisviluppa in cinque ripiani di formaottagonale, l’ultimo dei quali chiuso da unabalaustra di ferro terminante in una cupolaa mattonelle maiolicate. Sulla facciata delbasamento è collocato il pubblico orologio,di forma rettangolare, decorato conpiastrelle di maiolica smaltate e colorate afuoco, sulla cui superficie sono impresse lefigure del sole, della luna e parte delpaesaggio di Roccamonfina. Al di sotto diesso si trovano riprodotti lo stemma dellacittà ed i simboli delle quattro stagioni.Spostandosi di 2,5 km dalla cittadina, adest del Monte di S. Croce, si incontrano ilSantuario e il Convento di SS. Mariadei Lattani, notevole esempio di artecampana del ‘400. Il Convento e il suocomplesso sono stati oggetto di moltiinterventi nell’arco di oltre cinque secoli.Dopo ampliamenti e restauri, la strutturaoggi appare come una stratificazione di piùstili, tuttavia dell’ impianto gotico è visibile

ancora l’insieme originario di età romanica.L’architettura del fabbricato, di stileprincipalmente Romanico-Elegante, conrichiami e spunti artistici tipici delRinascimento, ha un aspetto severo sianelle forme sia nella struttura, tale dasoggiogare immediatamente lo spirito deivisitatori. Le decorazioni e le sculture,quasi tutte in pietra vulcanica diRoccamonfina, sono ascrivibili alla fasedurazzesca ed aragonese del Regno diNapoli: conservano ricchi particolaridecorativi, frutto dell’accurato lavoro ditaglio e cesellatura degli abili lapicididell’epoca.In tutto il Santuario si respira un’atmosferamistica, a partire dal punto in cui si sale lamaestosa scalinata in pietra locale e sigiunge nell’atrio gotico con volta acrociera, sovrastato da un grande portalein legno di castagno decorato con riquadria rosoncini databile al 1507.All’ingresso del complesso si trovano dueparticolari aperture con ornie decorate, le cui modanature sono attribuibili al XVsecolo, mentre al primo piano compaionodegli scuri lavorati con estrema minuzia,caratterizzati da esili colonnine e da un

Convento di SS. Maria dei Lattani,affreschi

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rosone posizionato nella parte superiorecon una decorazione con motivo a vortice.All’interno della Chiesa, sul lato sinistrodell’unica navata, suddivisa in tre volte a crociera sorrette da eleganti pilastri, è possibile ammirare la Cappella dellaMadonna dei Lattani, cui si accedeattraverso tre larghi gradini. Una balaustradi marmo bianco ed alti cancelli di ferromontati in ottone custodiscono al suointerno un’immagine sacra in pietrabasaltica. Notevole è l’architettura dellavolta a cupola, così come le decorazioni instile barocco che la circondano ed i grandiaffreschi che coprono le pareti laterali conl’Altare Maggiore. Quest’ultimo è in lastremarmoree bianche e nere, è statorealizzato nel 1638 e successivamenterestaurato, nel 1733, con l’aggiunta di unartistico paliotto. Le varie stratificazioni distili non hanno intaccato il progetto inizialedel Santuario, di cui restano inalterate lastruttura e le decorazioni. Il portico, dellaprima metà del XVII secolo, è ancora inottimo stato di conservazione. Della stessafase è il chiostro, splendido nel suoimpianto a forma rettangolare, definito dacolonne basse e disuguali, alcune con

preziosi particolari decorativi tutt’oravisibili. Le pareti del chiostro sonoadornate da suggestivi dipinti di PadreTommaso di Nola (1630 e il 1637 d.C.), cheraccontano la vita di S. Francesco. Il Santuario e il Convento di SS. Maria deiLattani custodiscono altre opere d’arte digran valore come l’interessante finestra instile durazzesco-catalano posta al pianoinferiore della facciata. All’interno del cortile vicino al convento sitrova, inoltre, l’Eremitaggiodi S. Bernardino, costruito, prima dellacappella, su tre livelli con gli ultimi dueporticati raggiunti da una scala esterna.I recenti e meticolosi restauri hannocontribuito a fare del Santuario e delConvento di SS. Maria dei Lattani uno deicomplessi artistici più suggestivi e visitatidell’Alta Campania.

Convento di SS. Maria dei Lattani,1/ portico esterno2/ affresco

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Appunti // Da non perdere• Il Santuario e il Convento di Maria SS. dei Lattani

(ingresso libero ore 7,00 - 19,30)• Le mura Megalitiche • Collegiata di S. Maria Maggiore• Le neviere e i pagliai• Palazzo Colletta • Palazzo Monaco

Per info: Comune di Roccamonfina tel. 0823 677224

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoI luoghi si conoscono principalmente a tavola.Provate la castagna di Roccamonfina, “Tempestivao Primitiva” e le varietà “Lucida”, "Napoletana”,“Mercogliana”, “Marzatica”, alla base di alcunipiatti tipici; i vini IGP Aglianico e Falanghina, giàconosciuti dai romani, il miele di acacia e dicastagno, i funghi, come il porcino e l’ovolo, i fruttidi bosco ed i formaggi ovini. Forse nei viottolitroverete ancora donne anziane che lavorano amano pizzi, merletti e tombolo.

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriIl territorio abbraccia un vasto cratere vulcanico,ampiamente aperto a oriente e al centro, dal quale si elevano le vette dei Monti Lattani e del Monte S. Croce. Tra fitti tappeti di primule, viole, gigli, gerani,

orchidee selvatiche, eriche e ginestre, è possibileprogrammare escursioni in ogni momentodell’anno, lasciandosi incantare dai sorprendentiscenari naturali che si scorgono attraverso vecchisentieri o passando per le numerose sorgentid’acqua, i mulini abbandonati, i pagliai e le neviere. •Sentiero delle orchidee e delle neviere•Sentiero degli antichi mulini•Da Cescheto alle mura Megalitiche•Dalle ciampate del Diavolo

al Santuario dei Lattani• Il sentiero dei pellegrini da Conca della

Campania al Santuario dei Lattani•Da Furnolo al Monte Atano lungo

il Savone delle Ferriere•Il sentiero degli Antichi Mulini•Dal Santuario dei Lattani al Monte Camino•Da taverna S. Antonio alle Ciampate del Diavolo

•Sul sentiero degli Ausoni, Sanniti e Briganti• Il sentiero delle Orchidee e delle Neviere

e il borgo di Cerquarola

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Estate Roccana, luglio/agosto, Roccamonfina•Sagra della Castagna,

II domenica di ottobre - Roccamonfina•L’Oro del Vulcano,

ultima domenica di ottobre - Roccamonfina

Feste religiose•Calata di S. Antonio,

ultimo martedì di maggio - Roccamonfina•Salita di S. Antonio,

ultima domenica di agosto - Roccamonfina

1/ Amanita caesarea,fungo

2/ Castagna,varietà “tempestiva”

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Verso sud – ovest, alle pendici del vulcano spento diRoccamonfina, si trova l’antica cittadina di SessaAurunca con un estensione del territorio comunale, tra colline e pianure, di circa 163 kmq. Numerosesono le frazioni, relativamente lontane dal centrourbano, che aspettano solo di essere visitate per la loro bellezza urbanistica, per quella naturalistica ma anche per i tanti prodotti tipici.L’attuale Sessa Aurunca è l’antica Suessa, città degliAusoni – Aurunci. Sconosciuta è la data di fondazione,sebbene già agli inizi del V secolo a.C. la si trovafederata con altre città aurunche.I ritrovamenti di materiale archeologico presso il PonteRonaco, o Ponte degli Aurunci, testimonianol’esistenza su tale area di tombe risalenti all’VIII secoloa.C. e di un insediamento abitativo del VII secolo a.C.Tali resti fanno chiaramente presupporre l’esistenza diuna popolazione stanziatasi sin dall’età protostorica.Con l’ascesa politico – militare di Roma, SessaAurunca ne diventa colonia, assorbendone l’arte e lacultura. Il periodo di massima espansione urbanisticasi ha in età imperiale, tanto che l’abitato occupavaun’area quasi il doppio dell’attuale.Poco si conosce di Sessa Aurunca e del suo territorio nelperiodo seguente la caduta dell’impero romano. Sicura, però, è la presenza di una comunità cristiana,testimoniata dalla Catacomba di S. Casto, oggetto di recenti scavi archeologici.

Fontana dell’Ercole,particolare

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Con l’avvento della dominazionenormanno – sveva, Sessa conosce unlungo periodo di floridezza economica esociale. Risalgono ai secoli XII e XIII lacostruzione della Cattedrale romanica,l’ampliamento del Castello e della cintamuraria. Alla fine del secolo XIV, il feudodi Sessa viene acquistato dalla famigliaMarzano e così rimane sino alla secondametà del secolo XV. Tra i personaggi dirilievo dei Marzano si ricorda il ducaGiovanni Antonio, che favorisce lapresenza e la costruzione di diversi edificiper gli “ordini mendicanti”, e di Marino,noto per aver partecipato alla “congiuradei baroni” contro il re di Napoli, Ferranted’Aragona. I Marzano chiamano al loroservizio maestranze provenienti dallaSpagna e già attive a Napoli, cheimprimono all’architettura lo stiledurazzesco - catalano, oggi individuabilein diversi portali, monofore e bifore delcentro storico. Altro edificio civile, in cui èpossibile osservare la committenza deiMarzano, è il Castello. Edificato su unimportante sito romano dai Longobardi, fu completamente ricostruito nel periodonormanno - svevo. Divenuto residenzadella famiglia Marzano a partire dalla finedel secolo XIV, si susseguirono interventitendenti a modificare l’aspetto di austero

maniero con quelli di un palazzoresidenziale. Pur conservando le cortinemurari e le torri quadrangolari, tipiche delperiodo medievale, si aprono elegantibifore e loggette ad archi depressi, chetendono a snellire l’aspetto architettonicoe a renderlo più confortevole. L’interoCastello è destinato ad ospitare laBiblioteca ed il Museo Civico. Di questo è già presente un primo nucleocostituito da reperti archeologiciprovenienti, nella quasi totalità, dagliscavi del Teatro romano di Sessa. Tra ireperti di maggior rilievo vi è la statua diMatidia minore, cognata dell’imperatoreAdriano, raffigurata come una divinità erealizzata con due differenti qualità ecolori di marmo, grigio e bianco, in unaofficina dell’Asia minore. Sempre nellesale espositive si osservano diversicorredi funebri, provenienti da unanecropoli aurunca risalente al IV secolo a.C. Attraversando via Taddeo de Matricio, si giunge alla Chiesa dell’Annunziata,edificata alla fine del secolo XV pervolontà della corporazione dei “conciari ecalzolari”. La pianta a croce greca, divisadai pilastri in tre navate, è tipica delgusto rinascimentale che si andava adimporre in quel periodo. Al suo interno è

Il ponte degli AurunciSi arriva al ponte degliAurunci (detto anche ponte"Ronaco") attraversando l’anticastrada che univa Sessa alla viaAppia, a circa 2 km dal centrodella città di Sessa Aurunca. Il ponte-viadotto, databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., è costituito da 21arcate con luci che variano da6. 79 metri a 5. 45 metri,realizzate in struttura muraria a secco, l’opus caementicium,formata da tufelli informi legatida malta pozzolanica poirivestita da opus taestaceum o da altri materiali scelti in

relazione alla funzione daassolvere. Le ghiere degli archisono in bipedales postiradialmente e leggermenterastremati a cuneo, impostatisu 20 piloni in altezza variabile,come per seguire l’orografia delterreno e l’andamento stessodella costruzione. Di notevolerilievo è, in tal senso, anche ilsistema di convogliamentodelle acque piovane el’impalcato, che si evidenziasoprattutto per la presenzadell’originaria pavimentazionein pietra trachitica di formapoligonale.

1/ Castello

2/ Chiesa dell’Annunziata,cupola

3/ Ponte degli Aurunci1

2 3

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Il Teatro romanoScendendo da Piazza Castello eproseguendo sull’attuale viaAldo Moro, si scoprono poi iresti delle antiche mura dicinta, con stratificazioni chearrivano fino agli interventi del I secolo a.C. ed al periodomedievale. Al di sotto dellastrada, in direzione del mare, si erge il Teatro romano.L’edificio, costruito agli inizi delI secolo d.C., con successiviampliamenti di età antonina, èstato recuperato parzialmenteda Amedeo Maiuri negli anni’20 del secolo scorso e portatointegralmente alla luce soltanto

a partire dalla metà degli anni’90. Nell’aspetto attualedell’edificio sono visibili letracce degli interventicostruttivi successivi al primoimpianto ed il legametopografico con la vicina villasuburbana, scavata nel 2004 etutt’ora oggetto d’indagini.Spazio pubblico privilegiatodella propaganda imperiale traLazio e Campania per almenodue secoli, il teatro di Sessadoveva essere adornato dinumerose sculture ed iscrizionicelebrative, come dimostra inparticolare la grande quantità dimateriali ed oggetti di pregiorivenuti nel corso delle diverse

campagne di scavo. Conservaancora parti consistenti dellasumma cavea, circondata da unpassaggio pavimentato conmattoncini disposti a spina dipesce, pilastri ed archi in tufo.Dell’ima cavea sono visibili legradinate destinate aglispettatori, in calcare biancolocale, e parte della proedria,attraversando la quale siarrivava all’orchestra destinataagli interventi del coro. La costruzione appareaddossata quasi interamentesul banco di roccia tufacea, apartire dalla cinta fortificata inopera quadrata di tufo che èpossibile far risalire alla prima

fase della colonia di dirittolatino (IV secolo a.C.). Glielementi architettonici piùimponenti e monumentali sitrovavano nel porticod’ingresso, costituito da trenavate dalle pareti riccamentedecorate con lastre di marmoed affreschi, e nel fondalescenico. Questo, fruttodell’ampliamento relativo alperiodo adrianeo, alle spalle delpulpitum su cui agivano gliattori, doveva essere costituitoda tre filari di colonnesovrapposti, per un’altezzacomplessiva di circa 26 m. eduna lunghezza di 40 m. Tra lecolonne, di provenienza diversa

e dalla pregiata creazione,erano poste statue raffigurantiper lo più personaggi dellafamiglia imperiale, di cuirestano ancora oggi visibilialcune parti significative. Il Teatro di Sessa, che potevaospitare circa 7.000 persone, è il più grande della Campania,dopo quello di Napoli. Essotestimonia l’importanza diSuessa nel periodo di massimosplendore dell’impero romano,la ricchezza culturale di unpopolo e l’importanza storicadella sua terra.

Teatro romano,particolari

possibile osservare diversi dipinti del secolo XVIII, tra cui l’Annunciazione diSebastiano Conca, accanto ad altri didatazione differente. Tra questi vi è latavola raffigurante la Pietà, del secolo XV,proveniente dalla diruita Chiesa di S. Biagio ed esposta nella cappelladell’Addolorata. Sempre inquest’ambiente vi è la lastra tombale, delsecolo XVI, del governatore di Sessa, DonLope de Herrera, attribuita allo scultoreAnnibale Caccavello.Percorrendo corso Lucilio si attraversa lastrada principale della cittadina e,deviando per una delle vie laterali, siarriva in una piazzetta sulla quale si ergela Cattedrale, dedicata ai santi apostoliPietro e Paolo. Costruita tra il 1103 ed il1113, conserva ancora oggi il suo aspettoromanico – cassinese, malgrado i diversiriammodernamenti e restauri, che nehanno alterato alcune sue parti.Incuriosiscono le varie ipotesi avanzatesul contesto urbanistico in cui sorgel’edificio. Secondo alcuni, la Cattedrale fu edificata sulle rovine del tempio diMercurio, per altri invece su un edificioaltomedievale. Innegabile è l’ampioriutilizzo di materiale antico provenientedalla Sessa romana.Il portico, ampliato alla fine del XII secolo,è a tre arcate poggianti su colonne di

La CattedraleNella navata centrale della Cattedrale, al disopra degli archi, troviamo motivi decorativirisultato dell’intervento promosso dal vescovoCaraccioli intorno alla metà del Settecento, con l’adattamento della Chiesa ai nuovi canoniestetici del rococò e la sostituzione delcassettonato ligneo, forse della metà delCinquecento, che mascherava l’originariacopertura a capriate. Quattro delle otto finestreoriginarie furono tompagnate, mentre le altrefurono trasformate per ricavarne finestronicentinati e le navate laterali furono coperte distucco. Il rivestimento settecentesco delle navatee della copertura del transetto fu eliminato nelcorso dei restauri realizzati tra il 1978 e il 1981.

Cattedrale,2/ facciata1/3/4/5/ particolari

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reimpiego con capitelli medievali che siintervallano ad altri antichi. Ampia lapresenza di elementi scultorei, comecapitelli, archivolti, mensole ed architraviprevalentemente raffiguranti leoni edanimali. Nella zona superiore dellafacciata vi è un finestrone, inquadrato daun’edicola triangolare, anch’essoarricchito da sculture. L’interno dellacattedrale è composto da tre navate,divise da colonne con capitelliprevalentemente corinzi ed altri medievali. La navata centrale presenta una volta constucchi tipici del Settecento napoletanoche testimoniano un profondo interventodi trasformazione dell’edificio in stilebarocco, in parte cancellato con i restauridella seconda metà del XX secolo. Tra gli elementi artistici più interessanti viè l’ambone con il candelabro per il ceropasquale, caratterizzato da un’alternanzadi mosaici a pasta vitrea e sculture abassorilievo. Entrambi databili alla primametà del secolo XIII, si ritengono eseguiti, per gli elementi scultorei, da Peregrino,così come riportato sul bassorilievoraffigurante “Giona ed il cetaceo”. Il pavimento della navata centrale èancora oggi interamente mosaicato edeseguito, probabilmente, da maestranzedi scuola bizantina già operanti pressol’abbazia desideriana di Montecassino.

Tra i dipinti presenti nell’edificio cultuale, vi è la “Comunione degli Apostoli” di LucaGiordano, esposta nella Cappella delSantissimo Sacramento, e la pala della“Madonna del Popolo”, attribuita a MarcoCardisco, collocata nell’abside centrale.Sempre da corso Lucilio, attraversandovia Ugolino, si giunge in uno slargo in cui,secondo la tradizione popolare etestimonianze agiografiche, S. Francescod’Assisi ha riportato in vita un fanciullo.In questa piazzetta detta anche “dellecolonne”, vi è la Chiesa di S. Germano,di fondazione medievale. La facciata, divisa in tre ordini e rifattanel Seicento, presenta nella zona centraledue statue raffiguranti S. Germano e S. Benedetto mentre nella zonasuperiore, una sorta di “belvedere”, che consentiva alle monache benedettinedi clausura, proprietarie dell’edificio, di osservare la “vita quotidiana”.La ricchezza degli stucchi, che decoranotutto l’interno, è frutto di un intervento di fine Seicento. Gli altari, in marmipolicromi commessi, possono essereattribuiti all’ambito di Dioniso Lazzari. Il pavimento della navata, stupendo esempio di “riggiolai”napoletani, è databile alla seconda metà del XVIII secolo.

Costumi e tradizioniSul territorio aurunco diversi sono i gruppi e le associazioni che tendono a far conoscere e valorizzare gli antichi usi, costumi e tradizioni. Tra questi vi sono gli sbandieratori ed i figurantidel Corteo Storico “Marino Marzano”, con abitid'epoca medievale, e gli sbandieratori “Città diSessa Aurunca”. Accanto a questi vi sono altritipicamente folk come “l'Ariella”, i “Figli diMaia”, “Luciliano” che con balli, canti e costumid'epoca rievocano felicemente una storia e unacultura secolare.

Cattedrale,1/2/4/ particolari

3/ Sbandieratori,esibizione 1

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Panorama

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Il fascino mistico della fedeSettimana Santa di Sessa I Riti della Settimana Santainiziano la Domenica DellePalme, giorno che, quasi percontrasto, introduce il misticismodei giorni seguenti. La Palma,considerata nel mondo cristianosimbolo di pace, durante laDomenica delle Palme è offertain segno di riappacificazione e ilramo d’olivo benedetto, custoditodal capo della famiglia sino allaPasqua di Resurrezione, serve abenedire la famiglia con l'acquaSanta. Il Lunedì Santo mattina lapiazza e le strade del centrostorico diventano la scena dei ritiche si svolgeranno in tutta laSettimana Santa. Ad aprireufficialmente il ciclo delleprocessioni della Settimana

Santa, partendo dalla Chiesadell'Annunziata, èl'Arciconfraternita di S. Biagiocon le mozzette color "granata",mentre, dalla Chiesa del SS. Rifugio, nel pomeriggio,partono i confratelli con lemozzette "verdi" dellaConfraternita omonima. I cortei processionali,attraversando il corso cittadino,raggiungono la Cattedrale perpartecipare all'adorazioneeucaristica e poi far ritorno nellapropria Chiesa madre.Il Martedì Santo mattina, dallaChiesa Francescana di S. Giovanni a Villa, si muovono inprocessione gli "incappucciati"dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti,con saio e cappuccio neri e senzamozzetta. Nel pomeriggio,

partecipa ai riti penitenzialil'Arciconfraternita della SS. Concezione con le mozzettecelesti. I confratelli, nel percorsoverso la Cattedrale, intonano ilcanto in latino del Benedictusmentre nel percorso di rientronella propria Chiesa cantano,sempre in latino, il Te Deum diringraziamento.Il Mercoledì Santo mattina è discena la Confraternita di S. CarloBorromeo, caratterizzata dallemozzette color "rosso vermiglio".Durante la Settimana Santa, le strade di Sessa Aurunca, si colorano secondo i colori delle sei confraternite, rendendoriti e processioni ancora più affascinanti. La tradizione assegna l'onore di chiudere i riti penitenzialiall'Arciconfraternita del

SS. Rosario, che nel pomeriggioparte dall'oratorio dell'exconvento di S. Domenico ed hasaio bianco e mozzetta nera.Conclusasi questa processione,nella Chiesa di S. Giovanni a Villainizia l'Ufficio delle Tenebre,detto "Il Terremoto". Trattasi di unantico rito che prima del ConcilioVaticano II si svolgeva presso iconventi durante i tre giorni dipassione. Il rito è organizzatodall'Arciconfraternita del SS.Crocifisso i cui confratelli sialternano nell'eseguire i salmi edi canti che scandiscono questoarcaico rituale.Il Giovedì Santo nelle caseferve la preparazione dei tipicidolci pasquali (pastiera -casatiello - pigna), mentre igiovani raccolgono vecchie botti,carcasse di legno, e soprattutto

rami secchi di alberi, perl'allestimento dei "Caracciuni" e "Fuocaracci", che siaccenderanno al passaggio dei Misteri. Nel Duomo, dopo laMessa degli Oli della mattina,nel pomeriggio si celebra lasolenne Messa in Coena Domini.La sera, infine, come in molticentri del Mezzogiorno, è d'uso lavisita ai "Sepolcri" allestiti nellevarie Chiese.Il Venerdì Santo, che è il giornopiù importante di tutta laSettimana Santa, vengonopreparate le vesti da indossaredurante la processione. Verso lesette di sera ha inizio la sacracerimonia: le statue sollevate daiconfratelli incappucciatidell'Arciconfraternita del SS.Crocifisso, disposti in fila e con lefiaccole accese, vengono portate

a spalla già dalla Chiesa, dandoinizio al caratteristico andamentoa "cunnulella”. Ad uno ad unoescono i "Misteri", cui segue unagrossa Croce sulla quale sonoposti tutti i simboli principalidella passione.Segue il Cristo Morto e chiudonoil corteo le Tre Marie, cheindossano preziosi abiti neri egioielli offerti dal popolo. La Processione è certamentesuggestiva e toccante: i gruppi sidispongono l'uno dietro l'altrodondolando mentre riecheggianolo splendido Canto del Misereree le Marce Funebri. Il tutto, in uncentro storico dove le uniche lucisono date dai fuochi accesi inogni rione, con una straordinariapartecipazione di folla, cheaccompagna la Processione finoal rientro a notte inoltrata.

La mattina del Sabato Santo sisvolge la processione del gruppodella Deposizione, a cura dellaConfraternita di S. CarloBorromeo, che riproponel'immagine scenica del Calvario:Giuseppe D'Arimatea e GiovanniNicodemo tolgono il corpo diCristo dalla Croce e loconsegnano alla Madre, cheinsieme alla Maddalena e a S. Giovanni discepolo completa lascena. L'altro gruppo, portato inprocessione dai confratelli dellaConfraternita del SS. Rifugio èquello della Pietà, rievocal'abbraccio materno e dolorosodella Vergine Addolorata cheraccoglie il Corpo di Cristodeposto. I due Misteri, dopo averpercorso le vie della Città, fannoritorno alle rispettive chiese,mentre i confratelli donano ai

partecipanti le candele degli exvoto donate dalle donne alluttate,nonché la ruta, l'erba dall'acreodore che "ogni male stuta" .Il Lunedì in Albis, è dedicatoalla Processione dei Santi PatroniMaria SS. Avvocata del Popolo eS. Leone IX. Dopo la S. Messa inCattedrale, dalla Piazza delDuomo inizia la Processione allaquale partecipano tutte leconfraternite della città, ed ènotevole il colpo d'occhio per icolori variegati delle diversemantelline. Alla fine del Corteo viè la statua di S. Leone IX,seguono il Vescovo ed il Clerodiocesano, e, immediatamentedopo, il quadro della Madonnadel Popolo, con la sua corona d'oro.

*Per maggiori informazioniwww.settimanasanta.com

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Dimenticatevi della città //Natura e sentieriIl territorio si presenta molto vario e maimonotono. E’ bagnato dal Fiume Garigliano e daaltri corsi d’acqua ed è coperto per lo più dafrutteti, oliveti e vigneti, per poi lasciar il posto,nei pressi del litorale, a fitti boschi di latifoglie. •Da Cescheto alle mura Megalitiche

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Festival di Musica d’Insieme,

agosto/settembre - Sessa Aurunca •Incontri creatività e spettacolo,

luglio/ agosto - Sessa Aurunca•Luoghi della Memoria,

luglio - agosto - Sessa Aurunca•Teatri di Pietra - agosto - Sessa Aurunca

Feste religiose•Fuochi di S. Giuseppe,

18 marzo - Cascano/ Sessa Aurunca•Processioni dei Misteri,

venerdì e sabato Santo - Sessa Aurunca•Maria SS Avv. del Popolo e S. Leone IX,

lunedì in Albis - Sessa Aurunca•Madonna della Libera,

I domenica di maggio - Carano/ Sessa Aurunca•Maria SS dei Pozzi,

II domenica di maggio - Lauro/ Sessa Aurunca •Festa di S. Castrese, IV domenica di maggio -

S. Castrese/ Sessa Aurunca•Maria SS di Costantinopoli,

giugno - Cascano/ Sessa Aurunca•Festa di S. Erasmo,

giugno - Piedimonte/ Sessa Aurunca

Appunti // Da non perdere•Centro storico•Castello Ducale / Museo Civico

(ingresso libero dal lunedì al venerdì ore 9,00 - 13,00. Sabato e domenica su prenotazione)

•Cattedrale di S. Pietro e S. Paolo•Teatro romano e criptoportico (su prenotazione)•Chiesa di S. Germano•Chiesa dell’Annunziata•Ponte degli Aurunci

Per info: Comune di Sessa Auruncatel. 0823 682019

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoFormaggi tipici, tra cui il caratteristico “caso peruto” prodotto soprattutto nella frazione di S. Carlo, olio extravergine di oliva, che ha ottenuto il marchio DOP “Terre Aurunche” olive da tavola dolci.Mozzarella di bufala campana, pomodorini,pesce fresco, baccalà.Anche qui, come in tutta la zona del Parco, il lavoro artigianale non è mai statoabbandonato, forte di una manualità ancoratramandata di generazione in generazione.Ceste e lavorazioni tipiche in vimini, terrecotte e ceramiche artistiche.

Pagina precedenteSettimana Santa,i riti

1/ Olio DOP Terre Aurunche

2/ Mozzarella di bufala campana,treccia

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gallu

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Sul versante nord–ovest del Parco di Roccamonfina sitrova Galluccio. Il centro si estende per un ampio edarticolato territorio, con un’altitudine variabile tra 600e 900 m s.l.m. Antica colonia romana, essocomprende vari nuclei sparsi in uno scenario naturaledi straordinaria suggestione, testimoni silenziosi di unpassato di grande interesse storico ed artistico, tra i quali S. Clemente, sede del Comune, Sipicciano,Campo e Calabritto. La storia del territorio di Galluccioinizia in età paleolitica. Tra il VI ed II secolo a.C. gli Aurunci prima ed i Romanipoi, stabilirono nei pressi dell’attuale nucleo abitato leloro colonie, fornendo l’area di importanti impiantiproduttivi di cui restano ancora oggi alcune tracce, in particolare sul versante nord-orientale. Nel X secolo,i principi Longobardi di Capua sconfissero i Saraceniche insediavano il paese di Galluccio e per timore dialtre incursioni costruirono una grande roccaforte suun’altura protetta dal Fiume Peccia, circondata darupi. In seguito, i Principi di Capua assunsero il nomeGalluccio, adottarono come stemma un gallo rosso incampo d’argento e conservarono il feudo, costruitointorno alla roccaforte, fino al 1480.

Chiesa dell'Annunziata,particolare della cupola

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In seguito agli scontri tra i Normanni e letruppe del Papa, la roccaforte fu ampliatacon la costruzione di nuove chiese, tra cuila Cappella di S. Nicola. Durante il XVIII secolo l’antico borgo diGalluccio iniziò ad espandersi, spostandole abitazioni dalle alture alla pianura,sviluppando borghi più grandi attorno allaroccaforte e piccoli centri nella zonacircostante, come Saraceni, Mieli eCisterni. Con l’Unità d’Italia la città fuinteressata da azioni di rivolta e dibrigantaggio ad opera di bande armateguidate da Ciccio Guerra e Francesco Tommasino.Nei pressi di Galluccio si trova la frazionedi S. Clemente che, verso la fine del XIXsecolo, divenne capoluogoamministrativo di Galluccio e nucleoprincipale del Comune, grazie altrasferimento qui della casa comunale edi tutti gli uffici amministrativi. La frazione conserva ancora traccesuggestive di arte e di storia, come l’areadella Chiesa di S. Donato, Coturni con lafontana, la Cappella del Corbello, le antiche masserie e i muri a seccodell’area di S. Reparata, le sorgenti-lavatoio Caia e Zingarone e il ponticello

in pietra di Collinverno.Nei piccoli centri circostanti le traccedella storia continuano: passando per ivicoli stretti e caratteristici del graziosoborgo di Sipicciano, per esempio, è possibile riscoprire particolaridell’architettura saracena perfettamenteconservati, come Palazzo Zarone ePalazzo De Petrillo, in via Montagna.Splendidi panorami permettono diarrivare con lo sguardo fino alla città di Cassino. Di grande suggestione è anche la Chiesaparrocchiale S. Maria del Trionfo, la cui facciata probabilmente fu rifattanel 1675, anno del Giubileo, e checonserva al suo interno un meravigliosopresbiterio con un polittico del 1600,diviso da colonnine tortili in legno. Nel borgo del paese si trova, poi, ilMuseo di Scienze Naturali, che ospitaun’importante raccolta di specie animali.Lo stile architettonico tardo medievale,allora imperante nell'Italia meridionale,trova una valida testimonianza nellaCollegiata di S. Stefano Protomartiredi Galluccio, realizzata a partire dallaprima metà del XIV secolo e più volterestaurata. L’attuale aspetto dell’edificio è

1/ Panorama

Collegiata di S. StefanoProtomartire,2/ facciata3/ cassettone ligneo

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Il Castello feudale di Galluccio. In borgata Cavelle si trova il Castello feudale diGalluccio, di cui purtroppo non restano che pochetracce, e che è famoso per tre ragioni. In primis, perché fu qui che l’esercito pontificio fusconfitto da Ruggero II, avvenne la prigionia delPapa Innocenzo II e si decisero le sorti dellamonarchia dell’Italia meridionale.

Secondo, per aver dato i natali a GiovanniAntonio Campano, insigne letterato storicoumanista dell’400. Infine, perché fu dominio di molte nobili famiglie. Annesso al castello feudale è un campanile di interessante valore storico architettonico,databile al XIII secolo.

Collegiata di S. StefanoProtomartire,orologio

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da attribuire, secondo la tradizione, aPapa Giulio II, che la volle abbellire perringraziare il parroco dell’ospitalitàoffertagli in un breve soggiorno nelborgo. La facciata è caratterizzata da dueportali triclini, di cui il destro è ilprincipale. Il campanile gotico è in tufo epresenta cinque livelli, quello collocatoall’interno, al secondo e terzo piano, hafinestre monofore archiacute, quelle delquarto e quinto sono a tutto sesto,mentre l’ultimo termina a cuspide. La Collegiata, presenta un’unica navata,con cappelle adornate da stucchibarocchi. Il soffitto dell’edificio è ligneo a

1/ Borgo di Sipicciano,scorcio

Chiesa di S. Maria del Trionfo,2/3/ particolari

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cassettoni ed è diviso in figure poligonalicon intagli e rosoni d’oro; il pavimento èa maioliche del 1697. Al centrodell’edificio si conserva la “Flagellazionedi S. Stefano”, un’opera su tela di JacopoCestari, allievo di Luca Giordano,raffigurante la lapidazione di S. Stefano. Sull’altare principale, in marmo policromofinemente scolpito, è posto il gallosormontato dalla croce raggiante, lo stemma del comune di Galluccio; la volta a crociera è adornata conaffreschi di Passarelli, del 1694. A Galluccio è possibile ammirare anchela Chiesa dell’Annunziata. La struttura,nel suo aspetto attuale frutto dellasovrapposizione di stili architettonicidifferenti tra loro, dal gotico al barocco, è a navata unica e conserva sul portaled’ingresso un interessante rosone inpietra fornito di due croci intersecate traloro. Al centro della volta del presbiterioe sull’architrave del portale si leggono ledate 1610 e 1617, che testimoniano gliinterventi di rifacimento della struttura.Poco distante, a 2 km, si arriva in‘contrada Cisterna’, dove, su un’anticacisterna di epoca romana, s’impone la

Cappella di S. Nicola. La costruzione, in effetti, è il luogo dove Papa Innocenzo IIsi rifugiò durante gli scontri con le truppedi Ruggero II prima di essere catturato edimprigionato. Nella Chiesa sono custoditiaffreschi databili tra Trecento eQuattrocento ed alcune opere del XVIIIsecolo di notevole importanza.Nell’ambiente sottostante con volta abotte, sono conservati resti di affreschiforse del XII secolo, raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.

Nobili Cavalieri, leggende e castelliSi narrano varie leggende intorno alla nascita delnome Galluccio. Una di queste vuole il nome delpaese derivante dal nome del comandante di unadi queste colonie, Trebonio Gallo, trasformato poiin Gallico e infine in Galluccio. Un’altra interpretazione, invece, vuole il nomederivante direttamente da un’antica radicelinguistica che indicherebbe il fuoco dei vulcani,per la sua vicinanza al vulcano del Monte Friello.

1/ Chiesa dell’Annunziata,Campanile

Centro storico,2/ 3/ particolari

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Appunti // Da non perdere•Collegiata di S. Stefano Protomartire•Chiesa dell’Annunziata•Borgo di Sipicciano•Museo di Scienze Naturali

Per info: Comune di Gallucciotel. 0823 925119

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoVino Galluccio insignito con il marchio DOC nel1993, castagne, miele, funghi, formaggi, ovini ecaprini, mela annurca, vin Santo. Perdura qualchebottega artigiana di ceramiche e maioliche.

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriIl territorio di Galluccio possiede 3195 ettari dinotevoli attrattive naturalistiche, come ilussureggianti boschi e le cascate su Cava diPietra, sul Peccia e sul Fosso Cocoruzzo. •Dal Santuario dei Lattani al Monte Camino•Sul sentiero degli Ausoni, Sanniti e Briganti.

Feste religiose•Falò di S. Antonio,

16/17 gennaio - Galluccio•Madonna del Sorbello,

II domenica di maggio - Sorbello/ Galluccio•Festa di S. Stefano,

I domenica di agosto, Galluccio•Madonna dell’Assunta,

15 agosto Calabritto/ Galluccio•Festa di S. Giacomo,

III domenica di agosto - Vaglie/ Galluccio•Festa di S. Bartolomeo,

IV domenica di agosto - Sipicciano/ Galluccio•Festa di S. Antonio,

II domenica di settembre - S. Clemente/ Galluccio

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Mostra dell’artigianato e Festival del Folclore

metà luglio - S. Clemente/ Galluccio•Tiempi belli re na vota, l'Ecomuseo della Civiltà

Rurale dell'Alto Casertano, ultimo fine settimana di luglio, primo di agosto - Sipicciano/ Galluccio

•Festivalbeer, prima/seconda decade di agosto -S. Clemente/Galluccio

•Sagra dell’uva, ultima domenica di settembre - S. Clemente/ Galluccio

•Sagra della Castagna e del Fungo Porcino, ottobre - Sipicciano/Galluccio

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Sul versante settentrionale del Vulcano spento diRoccamonfina, dove la natura si conserva rigogliosa,sorge Conca della Campania, riconoscibile soprattuttoper le sue case costruite lungo la cinta muraria e per i piccoli nuclei abitativi concentrati più a nord. A partire dal periodo pre-romano, per la sua posizionestrategica, il paese costituì uno snodo fondamentaleper le comunicazioni tra Lazio e Campania. Gli storicigreci hanno individuato negli Ausoni i primi abitanti delterritorio, ai quali seguirono gli Aurunci, sostituiti dallastirpe dei Sidicini di Teano e dai Romani in seguito alleGuerre Sannitiche, come testimoniano i resti delle villerustiche rinvenute nei pressi dell’attuale centro abitato,in particolare in località S. Damiano. Conca fu per molto tempo possedimento dell’Abbaziadi Montecassino. La zona, infatti, fu bonificata daiPadri Benedettini, i quali si insediarono, con ogniprobabilità, nell’imponente rocca denominata Castel Pilano a partire dal periodo longobardo. Numerosi e travagliati sono gli episodi che la tradizionesuccessiva connette con la storia della città.

Centro storico,particolare

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Nell' 884, il centro subì le incursioni deiSaraceni e nel X secolo fu ceduta alconte di Teano. Durante l’XI secolo,l’abate Atenolfo richiese la restituzionedel borgo che, nel 1066, fu ceduto aRiccardo I, conte di Aversa. Quasi unsecolo dopo, nel 1269, con Carlo Id'Angiò, Conca entrò a far parte dellaContea di Teano e, nel 1419, sotto ilregno Aragonese, divenne feudo dellafamiglia Marzano, fino a quando il re nonlo inserì tra i beni della corona. Nel 1467,infine, il territorio fu assegnato ai duchidi Capua, divenuti principi nel 1481.Durante il XVII secolo subì le razzie diGiovanni Colessa, un brigante dettoPapone e, solo nel XIX secolo, il Castellodivenne proprietà dei Galdieri. Il Castelloha ospitato personaggi illustri tra cuiTorquato Tasso. Di Castel Pilano(Castrum Conchae) oggi restano soloalcuni ambienti e torri di pianta quadrata,che dimostrano il passaggio dell’edificioda militare a palazzo rinascimentale. Di grande pregio è la scala, che porta dal cortile al piano nobile, dove si trovala Cappella che custodisce la statua inlegno della Madonna della Libera del1600. Del millenario Castello Principesco

è possibile ammirare, inoltre, il rarogiardino pensile. Attualmente in fase direstauro, l’antico maniero ha subito latrasformazione da fortezza in palazzoresidenziale nel corso del Cinquecento. A questo periodo risalgono il magnificoportale rinascimentale, l'androne e unciclo di affreschi; le carceri, la scuderia,ed il posto di guardia, sono databili,invece, alla fine del Settecento. Verso la parte terminale del paese èsituato il Santuario di S. SalvatoreSeus S. Maria della Libera, le cuinotizie più recenti risalgono al XV secolo,e che fu chiuso in seguito al sisma del1984. La Chiesa di S. Pietro Apostolo, a Conca, risale al XV secolo e furistrutturata nel corso del XX secolo, con la facciata in tufo, il campanile e le contrafforti. L’edificio, a tre navate,ospita una cantoria con organo di anticafattura ed una cappella, nota perl’interessante pala d’altare raffigurante“L’Ultima Cena”. Nella Cappella siammira, inoltre, un affrescosull’Adorazione dei Magi ed una tavoladell’Annunciazione di scuola napoletanadel periodo rinascimentale. L’edificiocustodisce un preziosissimo trittico ligneo

1/ Collegiata di S. Pietro

2/ Santuario di S. Salvatore SeusS. Maria della Libera

3/ Chiesa del Soccorso,resti del primo impianto difondazione Quattrocentesca

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Sentiero da Conca della Campania alle cascate sul RivoNel cuore dell’antico borgo ha inizio il sentieroche giunge sino alle cascate di Conca. Il percorsoparte da Piazza IV Novembre, da cui si prosegueper via Roma per circa 250 mt, attraversando, in discesa, il centro storico di Conca dellaCampania. A 100 metri dall’imbocco di via Roma,sulla destra, si presenta la bellissima Collegiata

di S.Pietro Apostolo, risalente XV secolo. Quasi alla fine del paese, nei pressi delSantuario di S. Maria della Libera e dei restidella Chiesa del Soccorso, attraversando i suggestivi archi dell’antica casa del mugnaio, si prosegue per la porta nord-ovest di Conca.Un’esplosione di verde introduce alla partesterrata del percorso che, attraverso il sentierodei mulini, conduce alla cascata. Domina il luogo

il Fiume Rivo di Conca, che nasce dai terrenidenominati "Valle" alle falde del cratere spentodel Vulcano di Roccamonfina, a nord di Conca esi tuffa in un dirupo di circa 50 metri, dando vitaalle spettacolari Cascate di Conca, che, nellestagioni piovose, con gran portata si romponofragorosamente sugli affioramenti di rocciavulcanica. Superati i resti della porta nord-ovestdopo un breve tratto in discesa, nei pressi di un

antico ponte, il sentiero prosegue verso destraimmergendosi nella folta vegetazione e terminanei pressi di un caratteristico e risalente ponte in pietra a ridosso della cascata.

1/ Antico frantoio,resti

2/ Antico mulino,resti

3/ Sentiero,particolare

4/ Cascate sul Rivo

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del XVI secolo restituito all’anticosplendore con un restauro nel 2005. Lungo via Roma, lo sguardo incontra i Palazzi Saraceno e Serao.Nel primo dei due, parzialmenterestaurato, vi nacque nel 1679 Mons.Francesco Saraceno, vescovo di Lorima, inCina. Sulla facciata principale dell’edificiosi scorgono, ancora intatte, due finestrebifore con archi gotici e le cornici in pietralocale artisticamente intagliate nellostesso stile. Della Chiesa del Soccorso,d’impianto quattrocentesco, restano pochiruderi, poiché fu in parte demolita dopo il1950. Un territorio incantevole per lapresenza di una natura molto rigogliosa,come lo splendido Cesima, il bosco ceduodi castagno degli Stagli, il bosco di Frielloe il Parco Bartoli Galdieri a ridosso delborgo medioevale, opera del maggiorpaesaggista italiano del ‘900 PietroPorcinari, in cui sopravvivono circa trentatipologie di alberi rari ad alto fusto.

La strage nazista del ‘43La storia di Conca della Campania è fitta di avvenimenti rilevanti,ma alcuni anche tragici. Nel novembre 1943, presso la frazioneOrchi scatta una delle più terribili rappresaglie naziste compiute inItalia: una pattuglia della divisione Herman Goering, nota per lebarbarie di Marzabotto, mette subito a soqquadro il paese conincendi e saccheggi. Il rastrellamento continua anche a Cave.Nella relazione scritta da un testimone oculare conservata negliarchivi di guerra americani, si legge che le uccisioni avvenivano a

gruppi di tre persone, alle quali veniva prima letto un breve testo,poi inflitto un colpo di pistola ravvicinato alla testa e una scaricadi mitra. L’ultima barbarie registrata nei documenti ufficiali dovetteavvenire il 4 novembre 1943, in una località campestre pocodistante dalla frazione Piantoli, “Villa Del Monte”, in cui i tedeschirinchiusero 5 persone rastrellate con l’inganno il giornoprecedente. Alle numerose perdite umane, in quello stesso anno siaggiunsero le distruzioni di importanti costruzioni di valore storicoed artistico, come Palazzo Galdieri Bartoli.

1/ Panorama

Centro storico,2/ 3/ particolari

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Appunti // Da non perdere•Castello Galdieri•Chiesa Maria SS. della Libera •Chiesa S. Pietro Apostolo

(su prenotazione - accesso libero solo la domenica mattina)

•Chiesa del Soccorso •Sentiero da Conca della Campania

centro alla cascata sul Rivo

Per info: Comune di Conca della Campaniatel. 0823 923221

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoCastagne, nocciole, funghi porcini, ricotta di pecora, maiale nero casertano e castagne sciroppate.

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriL’aspetto del territorio è quello di una tavolozzaimpressionista caratterizzata da molteplicisfumature di colore, dal verde scuro dei boschi di quercia e castagno a quello brillante dei prati.•Il sentiero dei pellegrini da Conca della

Campania al Santuario dei Lattani•Da Conca della Campania centro

alla cascata sul Rivo

Feste religiose•Falò di S. Giuseppe,

19 marzo - Conca della Campania•Fiera di S. Luca,

I martedì di aprile - Conca della Campania •Maria SS. Assunta

25 aprile - Piantoli/ Conca della Campania•SS. Filippo e Giacomo,

ultima domenica di maggio - Vezzara/ Conca della Campania

•S. Marco, 15 agosto - Cave/ Conca della Campania

•S. Bartolomeo, 24 agosto - Catalli/ Conca della Campania

•Maria SS. Della Libera, I domenica di settembre - Conca della Campania

•Madonna Bambina, 8 settembre - Orchi/ Conca della Campania

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Festa della Mazzabotta Paesana

II decade di luglio - Conca della Campania•Ferragosto Concano,

1/31 agosto - Conca della Campania•Sagra Pasta e fagioli,

14 agosto - Cave/ Conca della Campania•Festivalbeer - ultima settimana di agosto -

Conca della Campania•Sagra della Castagna,

II domenica di ottobre - Vezzara/ Conca della Campania

1/ Formaggi locali

2/ Maiale nero casertano1 2

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Lungo le colline del versante nord del massicciovulcanico di Roccamonfina si trovano i piccoli borghi di Tora e Piccilli, importante punto strategico ed’avvistamento posto tra l’antica via Latina e la vallatadel Volturno. L’area, abitata da alcuni gruppi dipopolazioni pre-romane riferibili con ogni probabilità ai Sanniti, come attestato dalle evidenze archeologicheconnesse con un santuario individuato in localitàCappelluccia, deve essere stata occupata dai Romanitra fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., comelasciano supporre i resti di alcune ville rusticheindividuabili nelle contrade di Galluccio e Castellone e il riferimento contenuto in un testo di Catone (de Agri Cultura, XII, 4) ad un incremento delle attivitàproduttive, con lo sfruttamento di cave di calcare epietre vulcaniche nel territorio della vicina Rufrae(Presenzano). Sotto la dominazione longobarda (VI secolo) Tora e Piccilli appartenne alla Contea e alla Diocesi di Teano, per essere in seguito affidato in Feudo ad un Barone Longobardo. Alcune terre vennerosuccessivamente destinate al Monastero di S. Maria inCingla di Ailano, mentre le pertinenze di S. Felice di Tora furono reclamate nel 1019dall'Abbazia di Montecassino.

Convento dei Cappuccini

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Nel XII secolo la cittadina fu possessodel principato di Capua e dominio diFederico II. Nel 1453, durante la signoriadei Galluccio e dei Marzano, Alfonsod'Aragona ridefinì i confini dei due feudiper risolvere una controversia fra questisignori ed il feudatario di Presenzano. Agli inizi del XVII secolo l’Università diTora era divisa in quattro villaggi: Piccillicostituiva il terziere, e Tuoro, Foresta eMargherita erano i casali.Nella seconda metà del 1700 il feudopassò ai Filangieri del ramo di Arianello,a cui rimase fino all'eversione dellafeudalità e solo nel 1807 un ordinesovrano riunì i due paesi in un’unicaamministrazione con il nome di Tora ePiccilli. La storia moderna di Tora ePiccilli si ricorda soprattutto per gliavvenimenti accaduti durante l'ultimoconflitto mondiale. La cittadina, conencomiabile virtù civile, diede rifugio adalcune famiglie ebree. A seguito di ferocirazzie delle truppe tedesche, molticittadini vennero deportati in Germania enumerosi altri furono destinati acompletare i lavori di fortificazione dellalinea Gustav. Mirabile esempio di umanasolidarietà cui è stata conferita nel 2004

Centro storico,1/ 2/ particolari

3/ Panorama

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la Medaglia d’argento al merito civile pergli atti di abnegazione compiuti durante ilSecondo Conflitto Mondiale. Prima di giungere nei pressi del centroabitato, nella frazione Foresta, in localitàPerate, è possibile imbattersi nellestraordinarie Ciampate regliu riàuru(Ciampate del Diavolo). Si tratta di 56orme profondamente impresse in unpendio di tufo leucitico bruno di alcuniominidi del Paleolitico Inferiore. La tradizione popolare le definisce “deldiavolo” perché solamente un demonepuò camminare sulla lava vulcanica senzabruciarsi. Le ciampate sono visibili aibordi di un costone di trachite di uno dei21 coni vulcanici del Roccamonfina. Una volta giunti in paese, passeggiandoper le stradine di Tora, si può arrivarefacilmente al punto più alto del borgo edammirare la poderosa Torre Normanna,parte dell’antico Castello fortificato daiNormanni con mura di cinta ed imponentiporte d’accesso. La costruzione, dichiarata nel 1939monumento nazionale, è realizzata subase a tronco di piramide quadrata ed èdatabile al XII secolo. Si tratta di una

struttura a più piani, la cui funzionestrategica per scopi militari ed economicisi è perpetuata immutata nei tempi, datala sua condizionante posizione sullasommità della collina, tra l’antica viaLatina e la vallata del Volturno,attraverso cui si sviluppano da secoli lepiù agevoli vie di comunicazione per ilLazio, l’Abruzzo, il Molise e la Campania.Nonostante i numerosi interventi direstauro e le modifiche operatesull’impianto originario, si conservaintatto, nelle sue forme possenti, il valoredella storia di una comunità e degliuomini illustri che vi soggiornarono.Altro edificio di pregio è la Chiesa di S. Giovanni Apostolo, lungo la stradaper Piccilli. La struttura, probabilmented’origine medievale, è stata oggetto dialcuni interventi architettonici nel 1700.L’accesso è costituito da un’ampiascalinata, a doppio ordine, caratterizzatain quello inferiore da un portalemistilineo ed in quello superiore da untimpano triangolare sormontato dapinnacoli con un finestrone rettangolarefinemente decorato. L’interno dell’edificio ha una pianta a

Centro storico,particolari

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L’antenato dell’uomo di NeanderthalCiampate del diavolo (ciampate regliu riàuru)Le 56 impronte fossili custoditenella vallata del bosco degliZingari sono ricordate dallatradizione popolare, che lecredeva lasciate da un’entitàsoprannaturale, come“ciampate regliu riàuru”. Sonovisibili in località Perate, aibordi di un costone di trachitedi uno dei 21 coni vulcanici delRoccamonfina, ed è statopossibile datarle, grazieall’utilizzo del sistema didatazioni radiometriche con ilmeccanismo del Potassio-Argon, in un periodo compresofra i 385.000 e i 325.000 annifa. Sarebbero state lasciate, in

croce greca a navata unica, con volta abotte lunettata e cappelle con altari instucco e marmo realizzati in forme tardo-barocche, con una interessantepavimentazione maiolicata. Nellecappelle sono conservate anche notevolitele del XVIII secolo. Di grande interesse storico sono pure laChiesa di S. Andrea Apostolo, del cui impianto originario di epocamedioevale resta il portale in tufo localesormontato da lunetta, in cui è affrescatal'immagine di S. Andrea, ed il Conventodei Cappuccini realizzato a partire dal1707 per volontà del duca DomenicoGalluccio e, dal 1806 al 1815, sede delMunicipio prima di essere adibito adospedale militare dai garibaldini. Non può certo mancare, inoltre, unavisita alla Parrocchiale di S. Simeone. L’impianto della costruzionedoveva essere già esistente nel 1575,come documentato dai registri conservatinell’archivio del luogo di culto. Furestaurata nel XVIII secolo e assunse leattuali forme monumentali tardo -barocche dal 1740. La facciata principaleè scandita da paraste e conserva uninteressante portale con fascia a piccole

bugne a punta di diamante, un finestroneed un timpano triangolare. L'interno sisviluppa con cappelle laterali, ampiotransetto, presbiterio ed un coro in legnodi attribuzione incerta. L’altare maggioreè databile al 1752 ed è sormontato dauna tela raffigurante la Presentazione diGesù al Tempio con S. Simeone.Conserva, inoltre, pregevoli tele edaffreschi di scuola napoletana delSettecento. Al centro di Tora sorprende la notevolemole del Palazzo Ducale. Edificatointorno alla metà del Settecento daiduchi di Tora, i Galluccio, in posizioneextra-moenia. Si sviluppa dal marginedell’attuale piazza Umberto I fino a viaRoma, caratterizzando l’intera dorsaleurbana su cui insiste. Oggi il palazzo è di proprietà privata.

effetti, da tre individui, scesilungo il pendio qualchesettimana dopo lo scoppio diun'eruzione, quando il materialedepositato doveva essereancora plastico; le avrebbe poicoperte la cenere vulcanica diuna successiva fase esplosiva esolo i successivi processierosivi le avrebbero riportatealla luce. Fino alla loro scoperta, eranonote in tutto il mondo solo treorme umane riferibili allastessa epoca. Attribuibili all’HomoHeidelbergensis, progenitoredell’uomo di Neanderthal,comparso tra gli 800 ed i 100mila anni fa. Le impronte diforesta si sviluppano su trepiste, orientate tutte in

direzione Sud-Est (pista A:lunga 13,40 m. e formata da 27impronte; pista B: lunga 8,69 m.e formata da 19 impronte; pistaC: lunga 9,98 m. e costituita da10 impronte rilevabili inaffioramento). Sono dislocatelungo un ripido pendio,appaiono asimmetriche eplantigrade e, in alcune, sonoben visibili le depressioni deltallone e dell’avanpiede, oltreall’arco plantare. I piedi misuravano circa 20 cm.di lunghezza e 10 di larghezza,con passo medio di 60 cm. estride (doppio passo) di circa120 cm., su individui alti nonpiù di 1 metro e mezzo.Successivi scavi, condotti nel2005, ed ulteriori ricerche,hanno rivelato nuove evidenze

portando il numero delle ormeconosciute ad oltre cento esoprattutto ampliatosignificativamente il contestoterritoriale di interessescientifico. Nel 2007 è stataportata a compimento unaprima sistemazione e messa insicurezza del sito, nonché deisuggestivi percorsi che loraggiungono.Lo straordinario rinvenimento diTora e Piccilli ha consentito agliesperti di reperire numerose epreziose informazioni dicarattere scientifico suiprogenitori della specie umana.

1/ Sentiero,particolare

2/ Argynnis adippe,farfalla

3/ Ciampate del Diavolo

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Appunti // Da non perdere•Ciampate del Diavolo (su prenotazione)•Torre normanna•Parrocchiale di S. Simeone•Chiesa di S. Andrea Apostolo•Chiesa di S. Giovanni Apostolo

Per info: Comune di Tora e Piccillitel. 0823 924227

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoCastagne, miele di castagno, nocciole, uva,ciliegie ed erbe aromatiche. Ceste e lavorazioni tipiche in vimini ancoraintrecciate a mano.

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriIl territorio di Tora e Piccilli è molto ricco dalpunto di vista paesaggistico. Oltre ai rigogliosiboschi popolati da diverse specie faunistiche efloreali, attirano l'attenzione numerose sorgentid’acqua, grotte scavate nella roccia tufacea e gliantichi ripari dei contadini ancora visibili tra lafitta vegetazione.

•Dalle ciampate del Diavolo al Santuario dei Lattani

•Da Taverna S. Antonio alle Ciampate del Diavolo

•Sentiero dal borgo antico di Caranci alle Ciampate del Diavolo

Feste religiose•S. Antonio, 13 giugno - Tora e Piccilli•S. Simeone, agosto/ settembre - Tora e Piccilli•S. Giovanni, agosto - Tora e Piccilli•S. Simone Profeta, agosto/ settembre - Tora

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Ai Piedi della Torre Normanna -

I e II decade di luglio - Tora •Sagra del Tarallo - III decade di agosto - Piccilli

1/ Nocciole

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Sulla falda nord–est del vulcano di Roccamonfina, tra folti castagneti, si trova Marzano Appio. Il borgo, come gli abitati vicini, si sviluppa con unnucleo centrale maggiore intorno al quale si sonostrutturati i centri più piccoli. I resti di ville rustiche in località Sarcioni e la posizionee la conformazione ad altipiano del territorio, chedomina le valli circostanti, lascia supporre l’esistenzadi un insediamento stabile attivo sin dall’epoca pre-romana. Il nome della città deriva dal nomeproprio latino Marcius a cui fu aggiunto il termineAppio, poiché probabilmente la fondazione del centroabitato fu opera di Appio Claudio.A partire dall’alto Medioevo, Marzano risulta compresanella Diocesi e nella Contea longobarda di Teano. Dal 1180 al 1464, quando fu confiscato e devoluto al Demanio regio, il centro diventa feudo della famiglia Marzano.

Castello,particolare Torre

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Nel 1498 fu assegnato a don GiovanniBorgia, duca di Candia e, nel 1507, a Consalvo Femandez di Cordova, ilgeneralissimo di Ferdinando il Cattolico,dal quale passò alla figlia Chiara e,infine, a suo nipote (1529).Nel 1544 il territorio con tutti i suoicasali furono concessi a Tiberio DeGennaro, dal quale, dopo varievicissitudini, passò ad Ansaldo Grimaldi,marchese di Modugno. Successivamente,la città fu messa all'asta "de ordine SacriConcili'" e se ne appropriò AntonioMonile, per poi andare in successione aifigli, che, nel 1629, la vendettero a donAndrea Laudati. A lui successe il figlioAgostino, che nel 1635 ebbe il titolo diduca dal re Filippo IV. Agli inizi del XVIII secolo, Laudativendette la terra a don Pietro Lagni. Da questi passò a don Andrea MasimiroD'Ambrosio, duca Delli Quadri e, infine, al conte Giulio del Balzo. Il comune di Marzano Appio offre unpaesaggio molto vario e suggestivo:boschi cedui di castagno, cerri, carpini ed una gran quantità e varietà di fiori selvatici.

Il centro è caratterizzato da incantevoliscorci, tra portali, chiese e testimonianzearchitettoniche di varie epoche. Noto peril mercato del sale che si svolgevaintorno al Lago delle Corree, esso è inpiù punti attraversato dall’antica viaLatina in basolato lavico, conservata inspecial modo nei pressi di Sarcioni.Sulla sommità del colle Terracorpo sorgeil Castello, edificio duecentesco a piantarettangolare progettato per scopi militari.Oggi la facciata è quasi intatta e iparticolari ornamentali delle finestrericordano la produzione architettonicanapoletana del XV secolo. Nei pressidella struttura troviamo un cavalcavia,usato dalle nobildonne come passaggioper raggiungere la Chiesa di S. MariaMaggiore dal Castello. La Chiesa,edificata nel XII secolo e restaurata sottola regina Giovanna I d'Angiò, è ricordatanella bolla di papa Sisto IV del 1474. Nel suo aspetto attuale conserva partedegli interventi del Cinquecento e delperiodo barocco. La facciata ha un doppioordine e in quello inferiore troviamo il portale in tufo, arricchito da un bassorilievo raffigurante

Chiesa di S. Maria Maggiore:1/ particolare2/ facciata

3/ Castello di Terracorpo,particolare della monofora di una delle torri

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Il castello di Marzano AppioInteressante opera architettonica del XV secolo,il castello si erge sulla vetta del colle di Terracorpo, dalla quale domina tutta la campagna circostante. La costruzione originaria è databile intorno allafine del XIII secolo e fu fatta costruire con ogniprobabilità in funzione strategica e militare dalla

famiglia Marzano, di cui il borgo fu feudo dal 1180 al 1464, fino a quando cioè venneconfiscato e devoluto al Demanio Regio. E’ a pianta rettangolare e nella facciataprincipale, con belle cornici in tufo alle finestre,presenta torri dal coronamento merlato di cuiancora oggi sono visibili le mensole per le archeggiature.

Nel suo aspetto attuale, la struttura è frutto degliinterventi della seconda metà del 1400: non presenta i caratteri tipici delle fortificazionimedievali, ma le linee armoniose ed equilibratedi un maestoso palazzo residenziale.

Panorama

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“La Madonna col Bambino in trono”.Ai lati dell’ingresso vi sono due nicchieche custodiscono le immagini di SS. Pietro e Paolo.La Cappella della SS. Trinitàrinascimentale, adiacente al corpo dellaChiesa, ma ad un livello più basso,presenta nella facciata un interessanteportale in tufo, ornato con dei pilastrini e capitelli con motivi vegetali.In località Valle Cupa si trova la Cappella di S. Maria del Carmine. In essa lavori di ripulitura effettuati nel1967 hanno riportato alla luce affreschidel XV secolo, di cui uno raffigurante unaMadonna con Bambino, nel quale èrintracciabile una chiara influenzaculturale umbra.Nella frazione Ameglio è visibile laChiesa di S. Giacomo Apostolo, diparticolare interesse per la sua facciatain calcare racchiusa tra due campanili.L'interno, a navata unica conclusa daun'abside, è ornato da pseudocappelle e paraste con capitelli ionici alle pareti.Il borgo è reso suggestivo dal paesaggiocircostante: i boschi di castagno, i cerried i numerosi fiori selvatici si alternano

Lago delle CorreeLa strana morfologia del lago delle Corree e lescure acque che sono sul fondo hanno alimentatol’antica leggenda secondo cui vi fosse in quelluogo un’aia, nella quale il 26 giugno, giornosacro a S. Anna, si trebbiava in spregio delriposo festivo. La Santa sdegnata fece cosìsprofondare l’aia che inghiottì uomini e messi. La leggenda vuole che la notte di S. Anna si odasalire dal fondo del lago il rumore del trotto deibuoi e dei cavalli ed i canti e pianti deitrebbiatori.

Chiesa della SS. AnnunziataIn località Grottole è la Chiesa della SS. Annunziata, probabilmente eretta nel 1322.Nell’architrave d’ingresso sono scolpite leinsegne araldiche di alcune famiglie fondatrici diMarzano e nella lunetta si notano tracce di unaffresco. L’interno è a navata unica, con una voltaa botte depressa su pilastri, conclusa da unpresbiterio e abside piatta. Semidistrutta nelcorso del secondo conflitto mondiale, la Chiesa fu successivamente restaurata e riaperta al culto nel 1956.

agli incantevoli corsi d’acqua e ai restidegli antichi mulini. Sulla strada Casilina si trova il Lago delleCorree, dalla caratteristica forma conica,incastonato tra rocce granitiche. La sua origine e la sua conformazionesono di natura tipicamente vulcanica e il lago rientra nella categoria dei crateriche dopo l’estinzione vulcanicaconvogliano le acque divenendo laghi.

1/ Chiesa della SS. Annunziata,particolare della facciata

2/ Lago della Corree

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Appunti // Da non perdere•Castello di Terracorpo•Chiesa di S. Maria Maggiore •Lago delle Corree•Antichi mulini

Per info: Comune di Marzano Appiotel. 0823 929212

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoCastagne, nocciola, ciliegia, uva, prodottiortofrutticoli e relative conserve sott’olio. Si producono ancora artigianalmente botti, cestiin legno di castagno e panieri in vimini.

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriMeritano attenzione l’incantevole laghetto delleCorree, e i rigogliosi boschi come quello degliZingari tra Marzano Appio e Tora e Piccilli, ricchi di specie faunistiche e floreali rare. •Sentiero dal borgo antico di Caranci alleCiampate del Diavolo

Feste religiose•S. Nicola, I domenica di Pasqua -

Ameglio/ Marzano Appio•Madonna della Pietà, II domenica di maggio -

Campagnola/ Marzano Appio•Madonna dei Fiori, IV domenica di maggio -

Tuoro Funaro/ Marzano Appio•Madonna dei Fiori, III domenica di settembre -

Campagnola•Madonna di Costantinopoli,

I domenica di agosto - Marzano Appio•S. Elena, I domenica dopo il 15 agosto -

Tuoro Casale/ Marzano Appio•S. Antonio, ultima domenica di agosto -

Marzano Appio•Maria della Consolazione, III domenica di

settembre - Ameglio/ Marzano Appio•Madonna della Cintura, ultima domenica di

settembre - Tuoro Funaro/ Marzano Appio

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•Fiera di S. Giacomo 25/26 luglio -

Marzano Appio•Sagra della castagna, fine ottobre -

Marzano Appio

1/ Ciliegie

2/ Ciliegio in fiore1 2

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Teano sorge a 196 m s.l.m., sul versante est delmassiccio del Roccamonfina e della vallata che lasepara dal Monte Maggiore. Il borgo moderno è statoedificato su buona parte dei resti dell’antica TeanumSidicinum, fondata alla fine del IV secolo a.C. dallatribù Sannita dei Sidicini, su un sito già sede di alcunisantuari italici attivi a partire almeno dal VI secolo a.C.lungo gli assi di comunicazione tra il Lazio, la Campania ed il Sannio.Il perimetro urbano della città antica, frutto delsinecismo di una serie di villaggi dislocati fino agliultimi rilievi collinari dei monti Trebulani, appare comedefinito dai resti delle originarie fortificazioni, dalle necropoli pre-romane e dal suggestivo percorsonaturalistico che si dispiega lungo il corso del FiumeSavone. Durante il IV secolo d.C. Teano fu sedeepiscopale, poi soppressa tra il 555 e l’860. Conquistata dai Longobardi nel 594, divenne un insediamento militare a guardia del territorio di confine.

Duomo,cripta

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Gastaldo alle dipendenze di Capua, feceparte anche della contea di Caserta, conPandenolfo, ottenendo l’indipendenza apartire dal 981 sotto Landolfo e Gisulfo.A tale fase corrisponde un processo diampliamento urbanistico, che dovetteculminare nella costruzione di una nuovacasa comitale (loggione), testimonianzadi separazione tra l’amministrazionecomitale (castello) e quella pubblica (casa comitale nuova).In questa importante contea longobardafurono redatti, nel 963, due dei primidocumenti in lingua volgare: il Placito diTeano e il Memoratorio, attualmenteconservati nell'archivio di Montecassino.L'ordine Benedettino, che ha avuto neisecoli a Teano tre importanti monasteri,stabilì qui la sua principale sede peralcuni decenni. Dopo la distruzionesaracena dell'abbazia cassinese el'uccisione dell'abate Bertario(nell’ottobre del 883), in effetti, i monacisuperstiti si rifugiarono nel monasterodella città, portando con loro parte deltesoro abbaziale e l'originale dellaRegola scritta dal fondatore.Successivamente Teano fu concessa

1/ Palazzo Altobelli,fontana

2/ Frazione Casafredda,Cascata

3/ Panorama

4/ Duomo,particolare

5/ Chiesa dell’Annunziataparticolare

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Duomo,interno

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come feudo ai Marzano, ai Carafa, ai Borgia ed ai Gaetani.Il 26 ottobre 1860, a pochi chilometri dalcentro, nei pressi del Ponte di S. Cataldo,si incontrarono Vittorio Emanuele eGaribaldi.Monumenti pubblici di grande valorestorico, come il Teatro Romano,dimostrano l’importanza di quello che le fonti letterarie antiche, da Polibio aStrabone, indicano come uno deiprincipali centri della Campaniasettentrionale.L’impianto dell’edificio pubblico, di epocatardo-ellenistica, fu costruito sullependici orientali dell’altura di Villino S. Antonio, a breve distanza dalla zonadetta di ‘S. Pietro a Fuco’, identificatasulla base delle testimonianzedocumentarie ed antiquarie con il foro diTeanum Sidicinum. Il Teatro Romano è inbuono stato di conservazione e risultaperfettamente inserito nel tessuto urbanoantico, essendo infatti delimitato da duestrade parallele est-ovest, una delle qualiderivante dal reticolo stradale ortogonaleancora in parte osservabile nell’impiantodella città moderna.

1/ Teatro

Duomo,2/3/4/ particolari

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Della struttura originaria è oggi visibileoltre la metà dell’intera superficie,sezionata lungo l’asse della cavea. Diquesta sono chiaramente riconoscibili leparti realizzate in opera incerta, spessoinglobate in muri in opera testacea. La prima fase edilizia del teatro èdatabile all’ultimo ventennio del II secoloa.C., testimoniata dalle potentisostruzioni voltate che sorreggevano unaterrazza artificiale funzionale anche allanormalizzazione del fronte collinare di S. Antonio, la seconda al periodo tardo-ellenistico, cui corrisponderebbe unimportante intervento di restaurodell’edificio scenico con l’inserimento didiversi elementi architettonici dipregevolissima fattura. Una radicaletrasformazione della struttura avvennenegli anni compresi tra il regno diSettimio Severo e quello di Gordiano III,come si desume dall’iscrizionededicatoria che doveva correre sul primoepistilio della scena. In tale fase, ineffetti, la cavea si ampliò a spese dellaterrazza artificiale, sino ad arrivare ad undiametro di oltre 80 m., facendo pernosempre sull’orchestra ellenistica. Furono

costruiti gli ambulacri esterni e ed ungrandioso edificio scenico rettilineo, conun ordine di colonne monolite incorrispondenza della porta regia. La scaena frons fu dotata di un fastosoapparato ornamentale che dovevasviluppare, in sintonia con l’altissimacommittenza, temi connessi alle virtutesimperiali (la feracità della terra,l’abbondanza, le vittorie militari).Nell’edificio trovano posto molteplicisculture di valore artistico, tra le quali èpossibile distinguere, oltre ai ritrattiimperiali dalle dimensioni colossali e dieminenti personaggi locali, il reimpiegodelle statue di età augustea. Interessanti sono anche i tratti ancoraoggi conservati della pavimentazioneoriginaria, in travertino e calcare bianco,decorati con temi iconografici in stilepompeiano. Il complesso riportò in più punti un gravedanno in conseguenza del terremotoavvenuto tra il IV e V secolo d.C.: il sismaavrebbe dovuto renderlo totalmenteimpraticabile, tuttavia è probabile chel’edificio scenico non fosse crollatoancora e che i capitelli e altre strutture

ornamentali scomparvero in seguito aduna serie di furti successivi.Di rilevante interesse storico è senzadubbio anche il Duomo, eretto agli inizidel XII secolo su disegno d’AndreaVaccaio. Nel corso del Cinquecento e delSeicento subì vari interventi, per essererecuperato definitivamente da RobertoPane dopo la II Guerra Mondiale,nonostante il conflitto avesse provocatonumerosi danni. Precede la facciata un portico suarchitravi, di recente realizzazione, in cui sono custodite due sfingi in granito di età imperiale. Il campanile e la cappella di S. Paridesono le uniche parti rimaste dellastruttura originaria. La torre campanaria,dalla forma imponente, ha la baserealizzata con marmi antichi e conservanella cappella le tele del De Mura oltre asplendidi stucchi settecenteschi.L’interno conserva un soffitto a capriateed è diviso in tre navate definite dacolonne di granito con capitelli corinzi.Del primo nucleo benedettino insediatosia Teano forse già nel VI secolo, restaoggi visibile la Chiesa di S. Benedetto,

restaurata nel 1750 e poi nel 1876.L’edifico è a tre navate, ciascunaterminante in un’abside, con decorazioniin mattoni sull’esterno. La pianta è quellatipica delle costruzioni di culto di epocacarolingia in Campania, con l’utilizzo dicolonne e capitelli corinzi, forsepertinenti ad un tempio pagano dedicatoalla dea Cerere. Altri conventi cittadini furono quellofemminile di S. Maria de Intus, fondato

1/ Convento di S. Antonio,affresco

2/ Museo Archeologico di Teano,busto fittile di guerriero

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nell’860, restaurato nel XII secolo erimaneggiato nel corso dell’XVIII, il Monastero di S. Maria de Foris,realizzato dai conti longobardi di Teanonel 987, il Monastero di S. Reparata,databile al IX secolo e soppresso nel1500 a causa della sua posizioneextraurbana, ed infine il Complesso di S. Caterina, voluto durante la metà del XVI secolo da Clerice Orsini,principessa di Teano.Il patrimonio storico-artistico della città si completa con la Chiesa di S. Paride,databile tra il IX ed il X secolo, di recenterestaurata, la Chiesa di S. Francesco, del XIV secolo, la Chiesa di S. Pietro inAcquariis, d’impianto paleocristiano, poiricostruita nel XIV, ed infine il Complessodi S. Antonio Abate, con il suo splendidociclo di affreschi del 1400 ed unaltrettanto interessante chiostro tardo-gotico. Di grande valenza storica e culturale è il Museo di Teanum Sidicinum.Da non perdere è anche il MAUI, Museo delle Arti dell'Unità d'Italia, cheospita permanentemente opere d'artecontemporanea di Maestri nazionali e stranieri.

Il Museo di Teanum Sidicinum Noto nel mondo, il Museo di Teanum Sidicinum è stato inaugurato nel 2001 ed ospitato nelcomplesso monumentale del cosiddetto“Loggione e Cavallerizza”. L’edificio, costruito nel XIV secolo per volere della famiglia Marzano,è uno splendido esempio di architettura tardo-gotica con funzioni civili (tribunale, sala d’armi o sede dei nobili). In parte trasformato nei secolisuccessivi, esso conserva due navate coperte davolte a crociera, sorrette da archi ad ogivarisalenti all’impianto originario.A differenza d’altri musei campani di anticafondazione, il Museo di Teano non ha, tra le suecollezioni, raccolte private o fondi accumulatisinel tempo, ma è strettamente legato al territorioe alle scoperte archeologiche, talune

straordinarie, avvenute soprattutto nel corsodegli ultimi decenni del XX secolo. Si raccontacosì, grazie all’esposizione di circa mille reperti,la storia di una città e del suo territorio, dallapreistoria alla tarda antichità. I nuclei principali delle sale sono essenzialmentecostituiti dai resti votivi provenienti dai santuaridei Sidicini, in particolare dall'area sacraindividuata in località Loreto e dall’ edificio diculto pertinente all’area scavata presso FondoRuozzo, che ha restituito una notevole quantità diex-voto, statuette, vasellame e ceramicaminiaturistica. La densità e la ricchezza dellapopolazione sidicina è testimoniata, inoltre, dai corredi funerari provenienti dalle necropolimesse in luce in località Torricelle, Campofaio,Gradavola, Carrano ed Orto Ceraso, con materiali

che vanno dalla fine del V secolo a.C. alla piena età imperiale romana. Di recente apertura è il Museo Garibaldino e del Risorgimento, all'interno del Municipio, in cui sono conservati dipinti relativi all'unitàd'Italia, con raffigurazioni del Generale e del Re,oltre a Cimeli appartenuti a personalitàimportanti della spedizione dei Mille.

Museo Archeologico di Teano

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Appunti // Da non perdere•Centro storico•La Cattedrale

(tutti i giorni, ore 7.00 - 12.30; ore 14.00 - 19.00)•Museo Archeologico

(ore 8.30 - 19.30; martedì chiusura)•Teatro (su prenotazione)•MAUI•Chiesa di San Benedetto•Cascata di Casafredda

Per info: Comune di Teanotel. 0823 875080

Sapori e mestieri mai dimenticati //Prodotti tipici e artigianatoCastagne, nocciole, ciliege e olio extravergine di oliva.Allevamento del maiale nero casertano

Dimenticatevi della città //Natura e sentieriIl territorio di Teano presenta un suggestivoconnubio tra emergenze naturalistiche e storiche.Di notevole rilievo sono le famose ferriere,stabilimenti industriali in cui si lavorava il ferro, che sorgono lungo gli argini del Fiume Savone. Sono strutture mastodontiche risalenti alla primametà del 1800 ma ancora ben conservate. Particolarmente affascinante è la Ferriera Vecchia, localizzata su una suggestivacascata di oltre 20 metri e sottoposta a vincolo di tutela dal Ministero dei Beni Culturali.•Da Furnolo al Monte Atano lungo il Savonedelle Ferriere

Feste religioseVia Crucis, mercoledì Santo - Teano•Festa di S. Antonio Abate,

17 gennaio - Teano•Festa di S. Antonio, 12 e 13 giugno - Teano•Festa di S. Paride, 4, 5 e 6 agosto - Teano•Festa dei Santi Cosma e Damiano,

26 settembre - Teano •Festa di S. Reparata, 8 ottobre - Teano

Sarebbe un peccato perderle //Manifestazioni ed eventi•III Raduno Camperisti - “Reicontriamoci a

Teano” 30 aprile - 4 maggio - Teano•Vèrsano a Versàno - “Concorso del Vino

Nuovo” - I week-end di giugno - Versano/ Teano•Vinalia priora - “Luoghi del vino in festa” -

maggio/ottobre - Teano•Teano jazz Festival - II decade di luglio - Teano•Estate a Teano, ultima decade di luglio/

I decade di Agosto - Teano•Teatri di pietra, I decade di agosto - Teano•Festeggiamenti Garibaldini - 26 ottobre - Teano•Il Sapere con gusto, il gusto col Sapere - II e III

decade di dicembre/I decade di gennaio, Teano•Fare Arte e Andar per Presepi, Rassegna

Presepiale, dicembre - Teano•Sapori della Campania si incontrano a Teano -

Gli antichi mestieri con abiti fine ‘800 - III week-end di luglio

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Il parco storico archeologico di MinturnoSulla riva destra, a poca distanza dalla foce delGarigliano, sorge il parco storico-archeologico diMinturnae, di proprietà del Demanio dello Stato.Il parco ha sede nel territorio comunale diMinturno (prov. Latina), in loc. Marina diMinturno - foce del Garigliano.Comprende attualmente il comprensorioarcheologico di Minturnae (corrispondente aparte della colonia romana dedotta nel 296 a.C.)ed il Ponte Borbonico Real Ferdinando.Nel Comprensorio Archeologico sonoattualmente visitabili numerose traccearcheologiche di grande fascino come il castrumcon il tempio dedicato a Cesare divinizzato, il foro repubblicano con il Capitolium ed il tempiodedicato ad Augusto. E poi ancora il foroimperiale con la basilica e la curia, il mercato, le terme urbane, alcune domus, il teatro, il trattourbano della via Appia fiancheggiato da portici,oltre ad un fortino tedesco della Linea Gustav.Nel Museo, allestito negli ambulacri del teatro,sono esposte statue, iscrizioni, decorazioniarchitettoniche e monete. Adiacenti al Comprensorio archeologico sitrovano l’edificio della posta borbonica, ilcimitero di guerra britannico e l’acquedottoromano.

Il ponte del ReNel Parco, nei pressi della Foce, sorge il ponteborbonico "Real Ferdinando". È un ponte sospesosituato sul confine fluviale che divide, dal 1927, il Lazio dalla Campania. Il "Real Ferdinando" fu ilprimo ponte sospeso realizzato in Italia a catenariadi ferro, esempio d’architettura industriale italianae all’avanguardia in Europa dal punto di vistatecnico-costruttivo. Progettato su incarico diFerdinando II di Borbone dall’ingegner Luigi Giura,che ne diresse anche l’esecuzione, sostituì lafragile scafa, consentendo, per almeno un secolo,l’attraversamento del fiume. I lavori furono iniziatinel 1828 e terminati il 30 aprile 1832:l'inaugurazione alla presenza del re avvenne diecigiorni dopo, il 10 maggio 1832. L’accesso e la visitaal ponte è possibile dal comprensorio storicoarcheologico di Minturno.

Il Fiume GariglianoNato dalla confluenza del Fiume Gari o Rapido, nel Fiume Liri, a sud della città di Cassino, il Fiume Garigliano segna con i suoi 38 km il confine tra il Lazio e la Campania. In epoca antica, il Vulcano di Roccamonfina nesbarrò il corso formando il "lago Lirino", fino a che,circa 200.000 anni fa, l'erosione in corrispondenzadi Suio permise alle acque di scorrere di nuovoverso il mare. Dal punto di confluenza, il Garigliano sfocia nel Golfo di Gaeta (Mar Tirreno) presso l'antica città romana diMinturnae sulla sponda nord e presso la localitàturistica di Baia Domizia sulla sponda sud.

Gli ultimi 3 km del litorale di Baia Domiziasono compresi nel Parco RegionaleRoccamonfina-Foce Garigliano, e necostituiscono il confine naturale. In questa zona di grande valenzanaturalistica è situata la Foce delGarigliano e si sviluppa una pineta di rarabellezza. La pineta antropica è, a tratti,quasi priva di sottobosco e, dove lecondizioni ecologiche lo consentono,lascia il posto alla macchia alta ed allalecceta, una foresta sempreverde. Versoil mare domina la macchia mediterranea,ancora intatta su 3 km del litorale e la folta vegetazione è arricchita dallapresenza delle piante della duna, che colonizzano le spiagge grazie aiparticolari adattamenti alla salinità e al vento. L’intera area è rifugio di rariuccelli migratori, tra cui l’airone rosso. Il tratto dalla pineta alla Foce-Gariglianoera per gli antichi Romani un bosco sacrodedicato alla dea Marica, ninfa dellepaludi e delle acque.Nei pressi della foce del Garigliano sitrova la Torre di Pandolfo Capodiferro,risalente all’anno mille, ad oggi nonvisitabile ma per la quale sono in cantiereprogetti di recupero.

1/ Foce Garigliano

2/ Ponte Real Ferdinando

3/ Minturno,scavi archeologici

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Nelle immediate vicinanze del Parcosorgono altri caratteristici paesini e borghidi grande fascino, caratterizzati dallapresenza di antiche fortificazioni,testimoni di una storia secolare.Caratteristico è Rocca d'Evandro, il cui abitato si estende al confine traCampania, Lazio e Molise, a circa 16 km inlinea d’aria da Roccamonfina e confinacon il comune di Galluccio.Per secoli la vita a Rocca d'Evandro si èidentificata con quella del suo splendidoCastello, oggi di proprietà del Comune.Eretto intorno alla prima metà del Xsecolo, per la sua favorevole posizionestrategica fu causa di dure contese. Agli inizi del XVI secolo viene dato inconcessione dal re Ferdinando a EttoreFieramosca, eroe della disfida di Barlettae, in quegli anni, duca di Mignano. Data la posizione particolarmenteinaccessibile, è un castello ambito damolti e più volte viene utilizzato comerifugio in situazioni di pericoloincombente. Si può accedere al Parcoanche dal comune di Caianello, che dista da Roccamonfina circa 8,5 km in linea d’area e confina con il comune di Marzano Appio. In località Judea si trovano importantitestimonianze architettoniche, come i restidi un antico Castello di origine Normanna,edificato tutto in tufo e ridotto a rudere.Tra le piante rampicanti che lo ricoprono sipossono ancora osservare feritoie e

merlature. Poco distanti, poi, si può ammirare ciò che resta dell’anticavia Latina, che congiungeva Roma conCasilina. A Caianiello si respiraun’atmosfera mistica e storica tra le antiche e caratteristiche Chiese di S. Michele Arcangelo e la Chiesa di Santo Stefano Protomartire. Vairano Patenora è il terzo comune dacui è possibile l’accesso al Parco. È un grazioso paesino che dista daRoccamonfina circa 13 km in linea d’aria.Il borgo medievale di Vairano Patenoracon la sua fortezza turrita rappresenta unsistema architettonico di rara bellezza,che rende da subito entusiasti di questavisita. Alcune ipotesi storicheattribuiscono i primi insediamenti nellazona ad Osci, Ausoni, Aurunci ed Etruschi.Alle falde della collina, coronata dalCastello Medievale, si trova la parteantica del paese, mentre gli originari rionisono racchiusi in una cinta di muracostituita da 16 torri, ora trasformate inabitazioni, luoghi che rapiscono perbellezza e tranquillità. Il castello è statocostruito nel secolo XI secolo daRipandolfo VI ma non si hanno moltenotizie sulla sua struttura originaria. Si può dedurre che fu molto ampio poichéospitò contemporaneamente Re Carlo I e Papa Gregorio X. Da alcuni documenti si desume che l’spetto attuale sia statodefinito tra il 1200 e il 1300, e che,nonostante i vari danni subiti da

terremoti, guerre e conseguenti restauri e potenziamenti, si è conservato fino adoggi. Riardo, antico comune dellaprovincia di Caserta, si trova a circa 14 kmdal Parco. Situato nell'alto casertano aridosso del basso Lazio, è un centro diorigine antichissime (IV secolo a.C.), giàconosciuto dagli antichi romani per le sueacque minerali. Il suo Castello risale al VIIsecolo. Di dimensioni maestose, tutti icritici d’arte che hanno studiato il castellodi Riardo sono rimasti particolarmenteaffascinati dall’arco-finestrone che dalprimo piano consentiva di ammirare sia ilvulcano spento di Roccamonfina sia tuttala vallata fino al mare attraverso la pianadel Savone. Tra i monumenti di Riardo, èpossibile ricordare anche il Santuario dellaMadonna della Stella con affreschibizantini notevoli per interesse artistico edimportanza storica, mentre la statua dellaMadonna è in struttura lignea ed èdatabile al Settecento. Luoghi di grandeinteresse sono anche la Grotta di S. Donato e S. Isidoro, che conservaaffreschi d’arte paleocristiana; il Boscodella Monaca; la Cappella della Madonnadel Carmine; giungendo infine allaFontana di Giaunciano.A nord-est del Parco Roccamonfina - FoceGarigliano sorge Pietramelara, che distacirca 16 km. in linea d’aria dal Parco.Intorno al IX secolo, sotto il dominio deiLongobardi, apparve un primitivo Castelloe compare il nome di Pietra Mellaria. il

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Il centro storico, anch’esso di originelongobarda, sorge su una piccola alturaalle pendici settentrionali del MonteMaggiore (alto 1037 m). L'abitato si sviluppa attorno alla Torre,edificio a base rettangolare posta allasommità del borgo medievale. I monumenti di maggior rilevanza della cittadina sono: il Palazzo Ducale, la Chiesa di S. Rocco, la Chiesa dell'Annunziata e l'ex-Convento di S. Pasquale. A 15,5 km in linea d’aria daRoccamonfina, si trova l’abitato diPietravairano, adagiato saldamente adanfiteatro sul costone orientale del MonteCaievola e con le abitazioni arroccatel’una sull’altra in un armonico digradareverso il piano, che ricordano il tradizionalepresepe. Nella zona alta del paese si ammira il Castello. Presenta una torre di forma cilindrica ed una chiesetta (S. Croce) che un tempo fungeva da puntodi avvistamento, in quanto essa sovrastatutta la piana circostante, da Venafro ad Alife e l'antica via Latina. Oltre al Castello, ci sono i maggiorimonumenti storici ed architettonici delpassato, tra cui la Collegiata di S. Eraclioed il Convento di S. Maria della Vigna. La Chiesa Matrice di Pietravairano,dedicata al protettore S. Eraclio, vescovo e martire africano, è annoverata tra le parrocchie più antichedella Diocesi di Teano-Calvi.

_Pietramelara _Rocca d'Evandro _Caianello _Pietravairano _Riardo _Vairano Patenora

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stampato in Italia

© copyright 2008 byParco Regionale Roccamonfina Foce Garigliano

tutti i diritti riservati

progetto grafico Zelig

progetto editoriale e testiZelig

fotografie Rossella Guarracino

pagina 7, foto 3 di Danila Mastronardi

pagina 8, foto 2pagina 88, foto 2pagina 92, foto1pagina 94, foto 1 di Antonio Fascitiello

pagina 8, foto 3pagina 72, foto 2pagina 83, foto 2 di Giancarlo Izzo

per informazioni su servizi e strutture ricettive del territoriotel 0823 [email protected]