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Euro si Euro no Morassut Ilaria, Biasia Beatrice, Moro Alberto, Morpurgo David,Tecchio Alessandro 5^BSC

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Euro si Euro no

Morassut Ilaria, Biasia Beatrice, Moro Alberto, Morpurgo David,Tecchio Alessandro

5^BSC

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INDICE“Euro si, euro no” di Manasse, Nannicini, Saia• Premessa• Commercio estero• Inflazione• Spread• Crescita PIL• Produttività del lavoroCome intervenire: proposte dell’UE per lavoro e giovani

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STUDIO DI ECONOMISTI ESPERTI

Paolo Manasse: professore  di Macroeconomia  e  di  Politica Economica all'università di Bologna. E' stato consulente dell'OCSE.

Tommaso Nannicini: professore associato  di  economia  politica all'Università Bocconi, dove insegna econometria e political economics.

Alessandro Saia: laureato  in economia nel 2009 all'Università di Milano-Bicocca,  si  interessa  di econometria applicata.

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GLI EFFETTI DELLA MONETA UNICA SULL'ECONOMIA ITALIANA

Per valutare gli effetti di una scelta economico-politica sarebbe necessario sapere cosa sarebbe successo al Paese senza quella scelta (andamento controfattuale). E'  facile  infatti  sostenere  tesi  contro  o  pro  euro  riferendosi sempre a paesi più consoni alla propria analisi.

L'analisi  degli  economisti  utilizza  invece  un metodo statistico, chiamato "controllo sintetico", che parte da un gruppo di paesi che sia paragonabile alle condizioni italiane in modo da mimare il suo andamento nell'economia prima dell'Euro.

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1 gennaio 1999 inizio cambi fissi

1 gennaio 2002 inizio circolazione moneta

DATE INGRESSO DELL’EURO IN ITALIA

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COMMERCIO CON L’ESTERO

Una  delle  motivazioni originarie  dell’Euro  era quella  di  favorire l’integrazione internazionale  dei  mercati riducendo  i  costi  di transazione  e  rimuovendo il rischio di cambio. 

Quanto  emerge  dal confronto  con  il  controllo sintetico è  l’effetto positivo della moneta unica.

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ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONIL’effetto  è  positivo  sia  sulle esportazioni sia sulle importazioni.In  media,  in  ogni  anno  successivo all’adozione  dell’Euro,  le esportazioni italiane hanno superato quelle  del  controllo  sintetico  di mezzo punto percentuale di Pil; le  importazioni  di  due  punti percentuali. L’ingresso  nell’Euro,  quindi,  è  stato associato a un aumento complessivo dei flussi commerciali. Resta comunque un dubbio: il  beneficio  di  questo  aumento  è stato  distribuito  in  maniera simmetrica tra i vari Paesi?

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INFLAZIONE

L’ingresso dell’Italia nell’Euro aveva come  scopo  quello  di  sottrarre  a una  banca  centrale  nazionale, screditata  da  lunghi  periodi d’inflazione nei decenni precedenti al  processo  di  unificazione europea,  la  gestione  della  politica monetaria,  per  affidarla  a  una banca  centrale  modellata  sulla “virtuosa” Bundesbank. Nell’immaginario  collettivo  degli italiani,  vi  fu  un’impennata inflattiva  mentre  secondo  gli  studi si  vede  come  l’adozione  dell’Euro abbia  coinciso  con  una  riduzione dell’inflazione  rispetto  al  suo sintetico. 

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SPREAD - RENDIMENTI

L’andamento  dei  rendimenti  a  dieci anni nei Paesi Euro e non, mostra che è  indubitabile  che  il  processo  di unificazione monetariaabbia  prodotto  una  marcata convergenza  dei  tassi,  ma  almeno  in parte  questa  convergenza  si  è prodotta anche in altri Paesi. In  particolare,  Paesi  scandinavi  come Svezia  o  Danimarca  hanno  adottato politiche  monetarie  di  sostanziale ancoraggio all’Euro. Il  controllo  sintetico  non  porta  a  un risultato  molto  diverso  da  quello effettivo perché molti paesi sono stati influenzati dalla moneta unica.

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CRESCITA DEL PIL

Il  grafico  mostra  il  confronto    della traiettoria del Pil reale dell’Italia con il suo  sintetico  (Svezia,  Regno  Unito  e Turchia)  e  lo  stesso  è  stato  fatto  nel secondo  grafico    con  la  Germania (sintetico:  Svizzera,  Danimarca  e Giappone). [Fonte: OCSE]Ciò  che  emerge  è  che  per  l’Italia  gli andamenti  pressoché  coincidono mentre  per  la  Germania,  il “controfattuale”  è  sempre  al  di  sopra del suo andamento effettivo. Secondo  questo  studio  quindi  la Germania  sarebbe  stata  penalizzata dall’ingresso nell’euro.

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PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO

L’andamento della produttività del lavoro, calcolata come Pil per ora lavorata (numero indice con base 2005; fonte: Ocse). 

In questo caso le traiettorie dell’Italia e del controllo sintetico si separano nettamente. 

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COME INTERVENIRE?Le  politiche  dell’Unione  Europea  sono  già  orientate  all’intervento  in  questa campo in modo ben preciso. 

Questo conforta noi giovani soprattutto, in quanto ci da motivo di credere che quando avremo finito i nostri studi universitari, potremmo riuscire a trovare un lavoro che valorizzi ancor più il nostro percorso di studi e ci possa portare alla collaborazione su scala europea.

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ALCUNI PROGETTI

«Youth on the move»: è  destinata  a  migliorare  l’efficienza  dei  sistemi  d’insegnamento  e agevolare  l’ingresso  dei  giovani  nel  mercato  del  lavoro,  in  particolare mediante  programmi  di  studio,  apprendimento e  formazione finanziati dall’UE,  nonché  piattaforme  che  aiutino  i  giovani  a  trovare  un  lavoro anche in altri paesi dell’UE. 

«Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione»: si  propone  di  modernizzare  i  mercati  del  lavoro  e  di  consentire  alle persone di  realizzarsi  sviluppando  le  loro  competenze e migliorando  la flessibilità  e  la  sicurezza  nell’ambiente  di  lavoro.  Vuole  anche  aiutare  i lavoratori  a  trovare  più  facilmente  un  impiego  in  altri  paesi  dell’UE,  in modo da far incontrare meglio offerta e domanda di lavoro.  

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EUROPA 2020 PER I GIOVANI “Ogni anno 6 milioni di giovani europei abbandonano la scuola senza aver ultimato gli studi. Questo fenomeno interessa il 14 % dei ragazzi di età compresa tra i 18 e 24 anni, alimentando i già elevati livelli di disoccupazione giovanile. Per questo motivo, la Commissione europea cerca di accrescere il numero di coloro che conseguono un diploma di laurea, di migliorare la qualità dell’insegnamento e di massimizzare ciò che l’istruzione superiore può fare per aiutare l’economia europea a uscire più forte dalla crisi.

Da quando è stato varato nel 1987, il programma Erasmus ha cofinanziato 3 milioni di scambi di studenti. La Commissione ha ora proposto un nuovo programma, «Erasmus per tutti», che consentirà a un massimo di 5 milioni di persone, quasi il doppio dei beneficiari attuali, di ottenere sovvenzioni UE per studiare, seguire una formazione o prestare servizi di volontariato all’estero tra il 2014 e il 2020. Inoltre, è previsto un sistema di prestiti garantiti «Erasmus for Masters» destinato a coloro che seguono un intero corso di master in un altro paese europeo. 

Sono state inoltre messe a punto diverse iniziative specifiche per indirizzare i giovani verso offerte di lavoro corrispondenti alle loro qualifiche, mentre campagne di sensibilizzazione cercano di incoraggiare la domanda di forza lavoro giovanile nelle piccole e medie imprese e i contatti tra i giovani e il mondo imprenditoriale. La Commissione ha infine proposto che gli Stati membri e l’UE facciano un uso migliore del Fondo sociale europeo per affrontare la disoccupazione giovanile, in particolare sostenendo la transizione dalla scuola al lavoro e promuovendo la mobilità professionale dei giovani. “(da Strategia Europea per la crescita)