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Indice

Il PresidenteEditoriale

Attività dell’EnteMolta attenzione e tanti progetti.L’assesore regionale all’Agricoltura in visita agli impianti ittici ETP(Ufficio Stampa)

Che pesce è? Guida interattiva dei pesci ossei nelle acqua del FVG(Gabriele Piazza - Elisabetta Pizzul)

Ripopolato il torrente Palâr(Claudio Polano)

Principali norme del Calendario di Pesca Sportiva 2009

Osservazione scientificaUn soggetto indesiderabile.(Sergio Paradisi)

Vigilanza volontariaAttività dell’Ufficio di polizia giudiziaria e amministrativa(Oscar Rossi)

Le vostre migliori catture

Pescando nella storiaTogliere sete alla terra.La bonifica irrigua dell’agro monfalconese tra ‘800 e ‘900(Sergio Paradisi)

Acqua e territorioPordenone, città d’acqua. I laghetti(Giulio Ferretti)

I vostri itinerariIl torrente Barman(Giuseppe Adriano Moro - Moreno Missana)

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Pesca e AmbienteNotiziario d’informazione

dell’Ente Tutela Pescadel Friuli Venezia Giulia

Numero 3 - Dicembre 2008(chiuso in redazione il 25-11-2008)

Periodico trimestraleistituito con L.R. n° 19 del 12/05/71

Autorizz. del Trib. di Udine n° 335 del 31/05/74

Direzione e RedazioneLaboratorio Regionale di Idrobiologia

"Paolo Solimbergo" - Ariis di Rivignano (UD)

Amministrazionevia Colugna, 3 - 33100 UDINETel. (centralino): 0432 551211

Fax: 0432/482474e-mail: [email protected]

Direttore responsabileLoris Saldan

Presidente Ente Tutela Pesca

Con la collaborazione di Paolo Cè

Ufficio stampaAlessandro Di Giusto

Progetto grafico e impaginazioneFranco Vicario

StampaGraphart - TS

Tiratura 35.000 copie Distribuzione gratuita

Spedizione in A.P. - 70% - D.C.B. "UD"

Riproduzione vietata Diritti riservati

In copertina: il lago della Burida (Pordenone) - (Foto di Giulio Ferretti)

RedazioneLucio AgrimiGiulio FerrettiMauro GarzittoGiuseppe A. MoroSergio ParadisiElisabetta PizzulClaudio PolanoDino SpaggiariEmilio Tibaldi

In allegato: Livelli di marea astronomica 2009 Canoni e Recapiti/Autorizzazioni - Stagione di Pesca 2009

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Il Presidente

Volge al termine una stagione di pesca che ha dato buoni risultati, grazieall’elevata piovosità e al sistema di ripopolamento dei corsi d’acqua, rimastosu livelli elevati e basato sull’ormai consolidata metodica dei rilasci diluitinel tempo, la stessa che sta fornendo dal 2007 ottimi riscontri. Alla fine dell’anno, come sempre, abbiamo approvato il bilancio di previsio-ne. Nonostante l’aumento dei costi, consapevoli che il periodo è difficile pertutti, abbiamo deciso di mantenere inalterato il canone della licenza di pesca.Il Piano dei ripopolamenti per il 2009 sarà identico a quello già attuato nel-l’anno in corso e manterrà elevata l’attenzione verso la trota marmorata. Per quanto riguarda quest’importante progetto, che ha valso all’Ente moltiriconoscimenti, intendiamo introdurre soggetti selvatici negli allevamenti, perrinvigorire l’intero parco riproduttori e salvaguardare le caratteristiche ge-netiche delle popolazioni presenti nei nostri bacini. Sarà anche avviato, atitolo sperimentale, l’accrescimento di avannotti di marmorata nell’impiantodi Flambro, allo scopo di aumentare la quantità prodotta. Se i risultati dellasperimentazione saranno positivi, saremo così in grado di aumentare le pro-duzioni di novellame e di materiale adulto destinati al rilascio. La ristrutturazione dell’allevamento di Polcenigo attende l’approvazionedella variante al Piano regolatore generale del Comune e, a seguire, quelladel progetto esecutivo attualmente in fase di redazione. Completato anche que-st’ultimo passaggio si potrà partire con l’appalto. Sono invece in fase dicompletamento i lavori di ristrutturazione dell’acquario di Ariis che sarà inau-gurato nella prossima primavera. Desidero sottolineare in questa sede il proseguimento di una fattiva collabo-razione con l’Amministrazione regionale che, in più occasioni, ha mostratoforte attenzione e apprezzamento per l’attività dell’ente. Un fatto molto posi-tivo, che conferma la qualità del lavoro svolto e dimostra come l’Etp sia di-ventato un interlocutore importante nella gestione delle risorse idriche regio-nali. Nel 2009 sarà rinnovato il Consiglio direttivo e la presidenza di questo ente(daremo ampia comunicazione su questo importante appuntamento nel primonumero del nuovo anno). In questi tre anni, pensiamo di aver contribuito,grazie all’aiuto e alla collaborazione dei consiglieri, alla crescita dell’Etprendendolo più dinamico, visibile e efficace nella sua azione, oltre che piùpresente e partecipe agli interventi per la salvaguardia del nostro ambiente.

Colgo l’occasione per porgere a tutti voi, a nome anche del Consigliodirettivo, i migliori auguri per un sereno e felice Natale e per un 2009 ricco disoddisfazioni

Loris Saldan

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Attività dell’Ente

Nel corso di due distinte visite inluglio e settembre l’assessore regiona-le all’Agricoltura, caccia e pesca, Clau-dio Violino, ha potuto verificare in pri-ma persona l’impegno dell’Ente tutelapesca per quanto concerne l’alleva-mento delle specie ittiche destinate aripopolare i nostri fiumi. L’invito a visitare gli allevamenti erastato avanzato dal presidente dell’Etp,Loris Saldan, in occasione del primoincontro, avvenuto poco dopo la for-mazione della nuova Giunta regiona-le, durante il quale era stato illustratoil lavoro svolto dall’Etp nella salva-guardia dei corsi d’acqua. Violino haquindi visitato in luglio l’allevamentoittico di Polcenigo, recentemente ac-quisito dall’Ente, accompagnato perl’occasione dai vertici dell’Etp. Le prime impressioni dell’assessoreregionale sono state positive, anche perquanto concerne la situazione della

pesca sportiva in regione: Mi pare chequesto impianto - ha affermato Violi-no - goda di un’ubicazione ideale, datele indubbie valenze ambientali presentie le caratteristiche di cui è dotato. L’al-levamento si alimenta grazie allerisorgive, puòcontare su unabuona portatad’acqua e si pre-senta molto bene,anche dal puntodi vista produtti-vo. Credo chequesta strutturapossa offrire infuturo ottime pos-sibilità, anche inchiave divulgati-va e didattica. Nel corso dellavisita, all’assesso-re regionale sono

Decisamente positivele valutazioni del nuovoassessore regionaleall’Agricolturadurante le sue visitateagli impianti dell’Etp

Molta attenzione e tanti progetti

stati mostrati dall’esperto Gian MariaSigalotti, alcuni riproduttori di trotafario ed esemplari di trota marmorata,due salmonidi ormai allevati in com-pleta autonomia dagli impianti certifi-cati dell’Etp, sparsi sull’intero territo-

Ufficio Stampa

L’assessore Claudio Violino in visita all’impianto ittico dell’Ente Tutela Pesca di Polcenigo

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rio regionale. L’occasione della visitaè stata utile anche per illustrare all’as-sessore Violino i dettagli del progettodi ristrutturazione complessiva cui saràsottoposto il grande impianto, destinatoa diventare tra quelli strategici per l’Etpnei prossimi anni.La seconda visita, compiuta in settem-bre, ha riguardato invece l’allevamen-to ittico di Flambro e il laboratorio re-gionale di idrobiologia ad Ariis diRivignano. Nel caso di Flambro, oltre a spiega-re all’Assessore regionale le caratteri-stiche tecniche e le capacità produtti-ve di questa struttura, è stata affronta-ta anche la problematica dello sman-tellamento parziale dell’impianto edella sua coesistenza con l’area natu-rale. Alla visita erano infatti presentianche Anna Maria Toneatto, sindacodi Talmassons e il personale della Di-rezione regionale delle risorse agrico-le, naturali e forestali. Violino si è det-to convinto che l’allevamento diFlambro vada comunque mantenuto: Sitratta di un sito molto bello e interes-sante dal punto di vista naturalistico estorico vista anche la presenza delmulino Braida sottoposto a recenti la-vori di recupero. Credo che la presen-za della peschiera gestita dall’Etp,dopo un adeguato intervento diristrutturazione e miglioramento dalpunto di vista dell’impatto, e se non cisaranno problemi di approvvigiona-mento idrico, possa comunque esserecompatibile con l’area naturale. Que-sto potrebbe insomma diventare unluogo nel quale si parli non soltanto

di ambiente, ma delle attività umanelegate all’uso delle acque al pari delMulino. Spostare l’impianto tal qualesarebbe quanto meno discutibile, datoanche che l’attività svolta nell’impian-to va a beneficio dell’intera comunitàregionale. In tale occasione l’assessore Violinoha potuto anche visitare l’acquario per-manente delle specie di acqua dolce adAriis di Rivignano, dove i lavori di ri-facimento dell’allestimento sono qua-si terminati. La visita del complessoubicato sulle rive dello Stella ha forni-to all’esponente della Giunta regiona-le lo spunto per parlare di un progettoche se realizzato potrebbe fare dellanostra regione il punto di riferimentoa livello Europeo nel settore. Si tratte-rebbe cioè di realizzare, all’interno diVilla Ottelio, un centro studi e ricer-

che dedicato a una produzione nellaquale la nostra regione si colloca aivertici a livello nazionale, beneficiandoal tempo stesso della vicinanza del la-boratorio regionale di idrobiologia edell’acquario permanente di specied’acqua dolce, già frequentato ognianno da studiosi e ricercatori.Credo sia opportuno avviare un ragio-namento sul recupero di Villa Ottelioad Ariis, già di proprietà regionale, perfarla diventare sede dell’Etp e centrod’eccellenza per l’acquicoltura. Vistaanche la vicinanza all’acquario per-manente, all’impianto ittico diFlambro e la presenza dello Stella po-trebbe essere il luogo ideale nel qualerealizzare un campus di livello euro-peo. Ci sono ovviamente molte valuta-zioni da fare, anche di natura econo-mica, ma non possiamo farne l’enne-simo museo. Ho verificato anche i la-vori in corso per la realizzazione delnuovo allestimento dell’acquario per-manente delle specie d’acqua dolce -ha poi ricordato Violino - e devo direche si tratta di una struttura davverointeressante e unica nel suo genere inItalia. Ci sono alcuni progetti correlatia questa struttura e all’arearetrostante, come nel caso del proget-to di reintroduzione della lontra suiquali stiamo facendo le valutazioni delcaso, che contribuirebbe a rendere an-cora più prezioso questo luogo.

Il sopralluogo all’impianto ittico di Flambro

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Attività dell’Ente

I pesci presenti nelle acque in-terne italiane sono, a molti, parzial-mente se non completamente sco-nosciuti. Molto meno attraenti e co-lorati dei loro fratelli marini, questianimali, peraltro difficilmenteosservabili in natura, riscuotono l’in-teresse di poche categorie:allevatori, pescatori sportivi edittiologi. Tuttavia, sarebbe necessa-rio dedicare a questo gruppo zoolo-gico un interesse maggiore, giacchéoltre l’80% dei taxa (specie,semispecie o sottospecie) italiani sitrova a vario titolo inserito nella Li-sta rossa curata dal WWF, che ripor-ta l’elenco delle specie in pericolo(più o meno grave) di estinzione. Perquesto motivo qualsiasi forma disensibilizzazione nei confronti dellostato in cui versa la fauna itticadulciacquicola è importante, parten-do ovviamente dalla loro conoscen-za. La finalità del progetto che qui il-lustriamo è proprio di contribuire

alla conoscenza delle diverse specieittiche presenti nella nostra regio-ne, fornendo uno strumento sempli-ce per la loro identificazione. Esso,infatti, si inserisce nel progettoDryades, branca italiana del proget-to KeyToNature, coordinato dall’Uni-versità di Trieste e nato con l’inten-to di promuovere la conoscenza delmondo naturale mediante il ricono-scimento delle diverse componentiche lo costituiscono attraverso chiaviinterattive. L’identificazione tassonomica vie-ne condotta sulla base di caratterifacilmente identificabili dall’osser-vazione diretta degli organismi, non-ché di dati ambientali e di distribu-zione che limitano il campo della ri-cerca, tentando pertanto di elimi-nare le difficoltà insite nelle chiavidicotomiche tradizionali. Queste ul-time, infatti, sono dirette in modoquasi esclusivo agli addetti ai lavo-ri, in quanto richiedono spesso ana-lisi complesse che possono essere

eseguite solo in laboratori specializ-zati. La presente guida, che èconsultabile in internet al sito http://www.dryades.eu/home1.html, sipresenta con una prima schermata,in cui è possibile accedere alle in-formazioni riguardanti l’utilizzo del-la chiave, alla chiave stessa (attivan-do l’interfaccia a criterio singolo),al forum Natura Mediterraneo attra-verso il quale è possibile scambiareopinioni relative alla chiave in que-stione o alle specie trattate, oppu-re accedere ad informazioni fonda-mentali sulla biologia dei pesci trat-tati. L’identificazione delle specie at-traverso questo strumento si servedi una descrizione dei caratteri fon-damentali che avviene tramite lascelta di due opzioni, agevolatadall’ausilio di illustrazioni, in parti-colare di disegni, che riproducono inmodo schematico i parametri utiliz-zati per il riconoscimento.

Guida interattivadei pesci osseidelle acque internedel Friuli Venezia Giulia

Gabriele PiazzaElisabetta PizzulDipartimento di Scienze della vitaUniversità degli Studi di Trieste

Che pesce è?Che pesce è?

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A identificazione conclusa, vienefornita una descrizione dellamorfologia, della distribuzione edella biologia di ogni specie,sottospecie o semispecie, con alle-gato un disegno a colori. Nelle sche-de conclusive viene inoltre indicatal’autoctonia o alloctonia del taxone, nel primo caso, il suo eventualeinserimento in direttive o convenzio-ni riguardanti la conservazione e tu-tela della fauna ittica, quali la Di-rettiva 92/43/CEE, la Convenzionedi Berna, la Convenzione diWashington (CITES) e la Lista rossadei Pesci d’acqua dolce indigeni inItalia (Zerunian, 2002). Il lavoro prende spunto in partico-lare da “Pesci e acque interne delFriuli Venezia Giulia” (Pizzul et al.,2006), e, per quanto attiene allanomenclatura, argomento la cui trat-tazione è piuttosto spinosa in quan-to in Italia a seconda dell’Autore unaspecie può essere identificata connomi diversi, abbiamo seguito quellaproposta da Zerunian (2004), non-ché quella riportata nei seguentilinks: www.faunaitalia.it/checkliste www.fishbase.org. I taxa attualmente segnalati in re-gione sono 60, includono specie edemispecie e si riferiscono sia a taxadiffusi sul territorio con popolazioninumerose e ben strutturate, sia ataxa sporadicamente segnalati. 17sono sicuramente alloctoni, un taxon(Salmo [trutta] trutta) è definito diautoctonia dubbia, poiché gli studigenetici a livello regionale e nazio-nale sono, al momento, ancora infase iniziale, mentre un altro taxon(Cyprinus carpio) viene definitoparautoctono, in quanto introdottosecoli or sono (alcuni Autori riten-gono addirittura all’epoca dell’Im-pero Romano) ed è ora ampliamentediffuso. È necessario sottolineare che lespecie autoctone riportate e quindipresenti in regione, 42 in totale, rap-presentano un’elevata percentualerispetto al numero presente sul ter-ritorio nazionale, le quali secondoZerunian (2004) sarebbero 59.

Questo fatto pone in luce l’impor-tanza della conoscenza ed individua-zione di questi taxa sul territorio re-gionale, per una loro adeguata ge-stione, in quanto molto spesso mi-nacciati o a rischio di estinzione. Nell’elenco vengono inclusi taxacaratteristici delle aree montane epedemontane, taxa diffusi soprattut-to nell’alta pianura, taxa tipici delbasso corso dei fiumi, tra cui quellipresenti negli ambienti di risorgiva,ed ancora quelli distribuiti nelle areecostiere e lagunari. Rientrano per-tanto nella lista anche specie che siriproducono in mare e che periodi-camente si spostano nelle acque in-terne prevalentemente alla ricercadi cibo. In conclusione, questa chiave èuno strumento snello, costantemen-te aggiornabile, di facile lettura estimolante per tutti coloro che nevogliano usufruire, per ricevere maanche per fornire informazioni utilisulla fauna ittica regionale. La vali-dità delle metodiche tradizionali nonè ovviamente messa in discussione

ma la necessità di sensibilizzare alleproblematiche ambientali un sempremaggior numero di persone, con co-noscenze differenti (studenti, docen-ti, pescatori o semplici appassiona-ti), rende questi strumenti innova-tivi ormai indispensabili.

Bibliografia

Pizzul E., Moro G.A., Battiston F.,2006 - Pesci e acque interne delFriuli Venezia Giulia. Aggiornamen-to parziale della Carta Ittica 1992.Database interattivo. Ente TutelaPesca del Friuli Venezia Giulia.

Zerunian S., 2002 - Condannati al-l’estinzione?. Biodiversità, biolo-gia, minacce e strategie di conser-vazione dei pesci d’acqua dolceindigeni in Italia. Edagricole, Bo-logna: 220 pp.

Zerunian S., 2004 - Pesci delle acqueinterne d’Italia. Quad. Cons. Na-tura, 20, Min. Ambiente - Ist. Naz.Fauna Selvatica: 259 pp.

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Attività dell’Ente

Il ripopolamento delle acque inter-ne regionali è uno tra i compiti isti-tuzionali dell’Ente tutela pesca. Nonè infrequente notare mezzi con ilmarchio Etp intenti a portare nuovavita nei fiumi, ma non sempre si pos-sono utilizzare veicoli di grandi di-mensioni. È il caso del ripopolamento deltorrente Palâr, corso d’acquaincontaminato che sgorga dalle pen-dici del monte Piciàt. Puntuali all’appuntamento, nellamattinata del 23 agosto, volontari emezzi dell’Etp, assieme a un nutritogruppo di pescatori di Trasaghis e conla collaborazione della Protezionecivile comunale dello stesso Comu-ne, hanno provveduto a seminareanche quest’anno nel torrente mon-tano circa 5.000 pezzi di trota fario.Le trotelle, di misura compresa tra9 e 12 centimetri, allevatinell’impianto di Flambro,gestito dall’ente, sono giun-te di buon mattino ad Alessoa bordo di un fuoristrada at-trezzato di vasche ossigena-te. Il primo lotto è statoimmesso poco dopo nel Riuldi Sivil, nel tratto compre-so tra la pista forestale e lacascata. Il secondo lotto, più nu-meroso, ha trovato nuovadimora nel Rio Bianco, a

Ripopolato il torrente Palâr

valle dello stavolo di Noni. Infinealcune migliaia di trotelle, conun’immissione mirata, pozza dopopozza, hanno provveduto a coloniz-zare il Palâr, a valle del guado checonduce agli stavoli omonimi. La bella giornata e il superbo pae-saggio circostante, hanno contribui-to a rendere meno pesante l’opera-

zione di semina, che si è svolta inprevalenza con l’ausilio degliittiozaini, contenitori portati a spal-la e provvisti di bombola d’ossige-no, che consentono il trasporto delmateriale ittico, senza che lo stessopatisca durante il trasferimento. Sitratta di zaini particolarmente pe-santi, in quanto trasportano anchel’acqua necessaria alla sopravviven-za dei salmonidi e spesso, dato ilanche terreno accidentato, costrin-gono il portatore a procedere conuna certa fatica. Come ormai avvie-ne da anni, un grande aiuto è statodato dai pescatori della Associazio-ne di pesca sportiva “Val del Lago”,guidati dal presidente Gianni Zilliche, come di consueto, è statod’esempio e di sprone per i suoi af-filiati. Da sottolineare anche lafattiva presenza di alcuni giovani,

segno evidente di continui-tà virtuosa in nome dellatutela dell’ambiente, fra lelenze sportive del paese. Alle operazioni di semi-na, come gradito ospite, hapresenziato Isidoro Barzan,all’epoca direttore del-l’Etp. La giornata si è con-clusa davanti a una fuman-te pastasciutta, premio piùche meritato dopo tanto su-dore fra gli impervi sen-tieri montani.

Claudio Polano

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1° caso - In data 05 maggio il pe-scatore inizia a pescare inzona A nel Collegio 15 cattu-rando in mattinata un luccio,un barbo e due cavedani, sisposta poi in zona B catturan-do, nel pomeriggio due trotefario e alla sera (dalle 20 alle24) una trota iridea.

2° caso - In data 12 maggio il pe-scatore inizia a pescare nel po-meriggio in zona B nel Colle-gio 10 catturando una trota fario, si sposta poi nel Collegio 12 (sempre in zona B) catturando una farioe una marmorata.

3° caso - In data 26 maggio il pescatore inizia a pescare con sistema No Kill nel Collegio 10, spostandosi poinel Collegio 11

4° caso - In data 27 maggio il pescatore si reca a pescare in zona a Regime Particolare (RP) nel Collegio 8catturando in mattinata una trota marmorata.

5° caso - In data 29 maggio il pescatore si reca in zona A nel Collegio 2 e inizia l’attività di pesca rivolta allespecie eurialine di rimonta (cefalo, orata, passera e branzino).

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Alla fine di ottobre alcuni esem-plari di Gambero rosso dellaLouisiana (Procambarus clarkii)sono stati rinvenuti, prima dal sig.Paolo Cappello di Staranzano e poidallo scrivente, nell’area della Bo-nifica del Brancolo presso Monfalco-ne. Un primo ritrovamento nellastessa zona era avvenuto un paiod’anni fa ad opera di un agente delCorpo Forestale Regionale, e que-ste recenti segnalazioni testimonia-no di un insediamento ormai defi-nitivo. Non è una bella notizia. La resistenza alle malattie, il ra-pido ritmo di accrescimento e l’ele-vata fecondità fanno di questa spe-cie il gambero di acqua dolce piùallevato e più pescato del mondo.Originario della Louisiana (U.S.A.),è stato successivamente introdot-to in altre regioni del mondo, ovesi è ben acclimatato (Giappone,Sud-Est Asiatico, Spagna, CostaRica, Portorico, S. Domingo,Venezuela, Kenya, Sudan, Uganda,ecc.). In seguito a introduzioni o afughe dagli allevamenti, in Italia siè recentemente diffuso e acclima-tato in molte acque dei bacini delPo, dell’Arno e del Tevere. È in grado di sopportare tempe-rature piuttosto elevate e concen-trazioni relativamente modeste diossigeno disciolto, e questo gli per-mette di colonizzare una vasta gam-ma di ambienti: stagni, laghetti dicava, lanche fluviali, fossati, cana-li, corsi d’acqua planiziali, ruscellie torrenti collinari. L’ampia valenzaecologica, le caratteristiche vincen-

ti più sopra elencate e la mancan-za di predatori efficaci (le abitudi-ni notturne lo mettono quasi deltutto al riparo da aironi ed altri uc-celli acquatici) rendono questogambero in pratica non estirpabileuna volta insediato. La diffusione èaiutata dalla capacità di spostarsiper lunghi tratti all’asciutto: gliesemplari raccolti nella Bonifica delBrancolo sono stati difatti rinvenu-ti fuori dall’acqua, mentre si spo-stavano lungo una strada biancainterpoderale che costeggia un pic-colo canale. Questo crostaceo si nutre soprat-tutto di piante e detrito vegetale;può cibarsi tuttavia anche di inver-tebrati, di anfibi e pesci e delle lorouova e larve. La tendenzapredatoria della specie si accentuase vi sono condizioni si sovraffol-lamento causate da una moltipli-cazione infestante. I danni arreca-ti alla flora e alla fauna autoctonepossono essere ingenti. Un altroaspetto negativo è dato dalla resi-stenza di Procambarus clarkii alla

Un soggetto indesiderabileAncora una specie alloctonanelle nostre acque dolci

Sergio Paradisi

cosiddetta “peste del gambero”,causata dal fungo Aphanomycesastaci, resistenza che lo rende però“portatore sano”. Questo fatto, ol-tre naturalmente alla concorrenzadiretta, è uno dei motivi per cuil’arrivo della specie in corsi d’ac-qua ospitanti il gambero autoctonoAustrapotamobius pallipes, si tra-duce di norma nella scomparsa diquest’ultimo. Dulcis in fundo, l’abi-tudine di questo animale di scava-re tane lunghe e ramificate puòporre problemi anche gravi di sta-bilità degli argini nei corpi idrici incui si insedia, soprattutto se vi è laconcomitante presenza della nu-tria. In Friuli altre segnalazioni di pre-senza della specie riguardano loStella, il basso Tagliamento, laroggia di Udine e alcune acque delPordenonese e del Sacilese (DeLuise, comunicazione personale). Facciamo appello al senso di re-sponsabilità dei pescatori affinchénon ne agevolino la diffusione conazioni sconsiderate.

Fauna acquatica

Esemplare di gambero della Luisiana (Procambarus clarkii) trovato presso Monfalcone.

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Vigilanza Volontaria

Oscar RossiResponsabile dell’Upga

Nel 2006 il Consiglio direttivo dell’En-te tutela pesca (Etp) si pose l’obietti-vo di dare nuovo impulso al servizio divigilanza ittica nell’ottimizzazionedell’impiego del personale di vigilan-za, sia volontario che professionale. A tal fine si tennero le seguenti ini-ziative: lo svolgimento di un corso diformazione e aggiornamento straordi-nario diretto a tutte le guardie volon-tarie, compresi i cosiddetti affianca-ti, costituiti questi ultimi da persona-le volontario, sprovvisto di decreto, ela predisposizione di due nuovi rego-lamenti, relativi rispettivamente allanomina a guardia giurata volontaria edall’espletamento del servizio di vigi-lanza. Per quanto concerne i corsi, si deci-se che i coordinatori e le guardie itti-che volontarie, al fine di mantenere ildecreto di nomina avrebbero dovutonecessariamente frequentare almenoil 75% delle ore previste dal corso. Inol-tre, i coordinatori avrebbero dovutoobbligatoriamente sostenere, alla finedel corso stesso, un colloquio sullamateria trattata. Ogni corso è durato 18 ore di lezio-ne, suddivise su ben otto moduli dilezione, dalle funzioni dell’Etp, allasua organizzazione in ordine alla vigi-lanza in materia di pesca nelle acqueinterne, dalle competenze dell’agen-te di polizia giudiziaria ai suoi poteri-doveri in ordine agli atti di indagine,dalle violazioni amministrative in ge-nerale alla polizia amministrativa inmateria di pesca nelle acque internee alle relative esercitazioni. La II Commissione del Consigliodirettivo dell’ente, presieduta dalFlaviano Fantin, volle aggiungere an-che la vigilanza sui mercati ittici, fun-zione un po’ trascurata nel recentepassato, ma che risulta in capo alleGuardie ittiche in virtù della legge fon-damentale del 1931. Il direttore volleinfine aggiungere anche le informazio-ni sul rischio biologico nell’attività divigilanza ittica.

La materia relativa alla poliziagiudiziaria venne svolta dal sostitutoprocuratore Luigi Leghissa, magistra-to della Procura della Repubblica diUdine. Al termine dei corsi gli affiancati,che registrarono la presenza in alme-no il 90% delle lezioni, furono ammes-si al previsto esame finale di idoneità,consistente in una prova scritta ed unaorale. Dei 32 aspiranti solo 15 hanno os-servato le previste frequenze al corsoe superato l’esame, ricevendo quindila nomina dal direttore dell’ente Guar-die ittiche Etp. In seguito al previstogiuramento innanzi al sindaco del Co-mune di residenza c’è stato poi ancheil riconoscimento della nomina da par-te del presidente dell’ente e quindi ilconferimento del decreto di nominaassieme al tesserino di riconoscimen-to, fatto che consente loro di potersvolgere il servizio per il periodo diprova della durata di un anno. Le guardie effettive, invece, ai finidel mantenimento del decreto di no-mina, dovevano raggiungere almeno il75% delle presenze al corso, circostan-za osservata da 189 di loro mentre al-tre 11 guardie, rimaste al di sotto ditale limite, seppur di poco, hanno pre-sentato giustificazioni ritenute accet-tabili dai vertici dell’ente. In tutto,ben 43 guardie non raggiunsero l’obiet-tivo con la conseguenza di non poteravere più il rinnovo del decreto allasuccessiva scadenza.

Il servizio svolto dopol’attivazione dell’ufficio di poliziagiudiziaria e amministrativa

Nel corso del 2007, e a partire dal1° aprile, con l’istituzione dell’Uffi-cio interno denominato Upga, la vigi-lanza ittica volontaria dell’ente hasvolto una mole elevata di servizi, cheillustriamo di seguito: Alto e MedioFriuli 1.537; Basso Friuli e VeneziaGiulia 1.278; Pordenonese 966. In tutto, 3.741 servizi, che proietta-ti sull’intero arco dell’anno ammon-tano a 5.041 Tale attività, oltre alla generica pre-venzione degli illeciti, ha portato (con-siderando solo il periodo 1° aprile - 31dicembre 2007) alla seguente mole dicontestazione di illeciti: 151 processiverbali di accertamento (Pva) per vio-lazioni a norme sulla pesca nelle ac-que interne; 2 notizie di reato alla Pro-cura per violazioni a norme penali sul-la pesca nelle acque interne; 2 denun-ce alla Procura per inquinamenti, ri-fiuto generalità, modifica dello statodei luoghi; 2 segnalazioni all’Upga perilleciti amministrativi non di compe-tenza. Sempre nello stesso periodo per lesanzioni amministrative l’Ente ha ma-turato crediti per 18.218 euro, di cui13.526 già incassati alla data del 31dicembre 2007. Nel corrente anno 2008, dal 1° gen-naio al 31luglio, si sono registrati 138Pva.

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Nello stesso periodo i Pva elevati dauffici diversi sono stati 14 (9 del Cor-po forestale regionale e 5 delle Pro-vince, peraltro interessata solo quelladi Pordenone. Ben il 90,8% del totale risultano per-tanto nel corrente anno i processi ver-bali di accertamento redatti dalle no-stre guardie ittiche. Rispetto allo scorso anno si segnalal’incremento tendenziale delle sanzio-ni elevate dalle nostre Guardie ittichedel 18%. È lecito interpretare questoindice come un incremento della mo-tivazione al servizio, conseguente an-che ai corsi di aggiornamento svolti. Quest’anno anche il corso di appro-fondimento sulla P.G. in materia di pe-sca nelle acque interne e le relativeesercitazioni pratiche in campo sem-bra abbiano già dato i loro frutti, inquanto già nei primi sei mesi le noti-zie di reato redatte dalle nostre Guar-die ittiche risultano una volta e mez-za superiori rispetto alla consistenzadell’intero anno precedente. Si hamotivo inoltre di ritenere che i relati-vi atti di P.G. siano stati effettuati conmaggior precisione e correttezza ri-spetto al passato, in conseguenza deicorsi di approfondimento e delle eser-citazioni in campo, durante le quali lenostre Guardie si sono impratichitenella compilazione della modulistica,appositamente predisposta dal mare-sciallo D’Olimpio per la redazione de-gli atti di P.G. di competenza. Da quanto sopra evidenziato emer-ge che il contributo fornito dalle no-stre guardie ittiche volontarie risulta,non solo di tutto rispetto, ma addirit-tura essenziale per sostenere il servi-zio di vigilanza sulla pesca nelle ac-que interne nella nostra Regione. Tale servizio potrà essere ulterior-mente migliorato in futuro mediantela predisposizione di una adeguata as-sistenza e guida da parte della cosid-detta Vigilanza professionale (cioè daicomponenti del Corpo forestale regio-nale in servizio presso l’Ente). Per andare in tale direzione appareperò necessario dotare l’ufficio inter-no, da cui dipendono le guardie quan-do sono in servizio, cioè l’Upga, del-l’organico necessario: attualmentemanca un referente di distretto e non

c’è alcun sostituto in caso di assenzadei titolari. Oltre al citato personaledi vigilanza professionale, sarà neces-sario dotare ogni gruppo di Collegio diadeguata strumentazione tecnica (cheva aggiunta a quella già fornita nel cor-rente anno, costituita dalle macchinefotografiche digitali), da considerarsiormai indispensabile, quale il compu-ter portatile, collegabile via internetcon l’Ufficio centrale Upga. Le Guardie ittiche volontariedell’Etp vantano ormai un’attività dioltre 30 anni e da tempo coniugano iprincipi del volontariato con il princi-pio della sussidiarietà orizzontale, ri-conosciuto ormai dalla stessa Costitu-zione della Repubblica italiana, cosìcome modificata nel 2001. Anche nell’ipotesi dell’auspicata isti-tuzione del Corpo unico di vigilanzaforestale e ambientale, si ritiene chele nostre Guardie ittiche, con compe-tenza esclusiva in materia di pescanelle acque interne, sia nel campodella polizia giudiziaria che ammini-

strativa, debbano mantenere una lorodistinta identità e debbano dipendereda una struttura ad asse dedicata,quale risulta attualmente l’Upga. Si ritiene infatti che queste personepossano dare, per la loro specializ-zazione, un contributo particolare, eprobabilmente insostituibile, in ordi-ne al contrasto degli illeciti, sia pena-li che amministrativi, in materia dipesca nelle acque interne. Così per ri-cordare solo un esempio, peraltro inrealtà ripetutamente occorso nel re-cente passato, il loro intervento potràessere molto utile nella scoperta, an-che in flagranza, di sversamenti di so-stanze inquinanti di origine agricola(come liquami zootecnici, liquidi de-rivanti dal lavaggio di macchineseminatrici o di spandiconcime, ecc.)in corsi d’acqua con possibili morie dipesci. Le quasi 200 Guardie ittiche volon-tarie dell’Etp costituiscono pertantoun patrimonio umano da non disper-dere, in quanto, come sopra visto, for-niscono all’Ente pubblico un aiuto de-terminante nella gestione della pescanelle acque interne, e meritano per-tanto di essere dirette e adeguatamen-te seguite, affinché possano continua-mente crescere nelle loro conoscenzee professionalità. Esse forniscono infine un esempio,che tutti i componenti della societàdovrebbero sempre più seguire, cioèdi dedizione disinteressata alla tuteladell’ambiente, con particolare riguar-do a quello delle acque interne.

Vigilanza Volontaria

Il gruppo delle Guardie ittiche ETP del Collegio 12 - Udine

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Fausto Tortultrota marmorata 5,7 kg x 80 cm

Canale Dottori - Aprile 2008

Zeno Salvadortrota iridea di 2 kg x 54 cmFiume Ghebo - Marzo 2008

Igortrota iridea di 3,5 kg - fiume Fiume - Aprile 2008

Luca Spangarotrota marmorata di 3,5 kg x 70 cm

Pioverno - Fiume Tagliamento - Agosto 2008

Fulvio Di Biagio2 esmplari di trota iridea - 2 kg x 52 cm

Lago dei Tre Comuni - Luglio 2008

Le vostre migliori catture

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Pescando nella storia

In due articoli precedenti abbiamocercato di riassumere i mutamenti am-bientali a cui è andato incontro il terri-torio monfalconese in seguito alla bo-nifica delle paludi litoranee originatedalle acque di risorgenza della faldaisontina, coadiuvate da sorgenti di ori-gine carsica. Ma la bonifica della zonanon deve considerarsi limitata al pro-sciugamento dei comprensori delLisert, a est della città, e del Brancoloa ovest. Bonificare (da “bonumfacere”), è parola da intendersi in sen-so ampio, e il termine include certa-mente anche gli interventi attuati perrendere fertili le campagne soggette asiccità. Nel monfalconese erano talitutti i terreni della cosiddetta alta pia-nura, (originata dallo spaglio delleghiaie alluvionali isontine), ovvero lafascia compresa tra la linea dirisorgenza e il Carso. Pur a stretto con-tatto con le aree impaludate e ricched’acqua del litorale, paradossalmentequesta era una plaga arida e assetata,abitata da una popolazione rassegnataad un’esistenza di stenti.

Fino a tutto il XIX secolo la praticadell’irrigazione nel territorio era rima-sta sostanzialmente limitata acomprensori di ridotta estensione adia-centi alle rogge di Sagrado e diTurriaco, due piccoli canali derivatidall’Isonzo per fornire forza motricead altrettanti mulini esistenti probabil-mente già nel ‘500. Da queste rogge icontadini, con ingegnosi espedienti,

traevano modesti quantitativi d’acquaper migliorare la produttività agricola.La vittoria definitiva sulla piaga atavicadella siccità fu conseguita però solonegli anni a cavallo fra ‘800 e ‘900:furono proprio gli effetti benefici os-servati in queste due piccole aree a in-durre alcuni illuminati personaggi lo-cali dell’epoca (fra i quali vanno ricor-dati Antonio de Dottori, Nicolò

La vasca di calma alla testata del canale Dottori e l’edificio del custode.

Sergio Paradisi

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Mantica, Giuseppe Valentinis e gli in-gegneri Giuseppe Humpel e RaffaeleVicentini, estensori dei primi progetti)a propugnare e diffondere l’idea di unagrande rete irrigua che abbracciassel’intero territorio. Sotto questa spinta,nel 1873 venne costituito fra i proprie-tari terrieri della zona il ConsorzioAcque dell’Agro Monfalconese, sog-getto consortile che l’ing. EduardMarkus, imperial regio ispettoreministeriale inviato da Vienna asovraintedere il progetto dell’opera,ebbe a definire “…realizzazione unicanel suo genere in tutto l’ImperoAsburgico…” Dopo alcuni anni spesi a reperire gliingenti finanziamenti necessari e a per-fezionare i progetti, nel 1894 ebberoinizio i lavori. Le opere furono inau-gurate domenica 25 giugno 1905, conla solennità che l’evento meritava, allapresenza del Ministro dell’Agricoltu-ra dell’Impero Asburgico e delle mag-giori autorità. Dopo pochi anni ci fu laGrande Guerra, e i gravissimi dannisubiti dalla rete di canali richiesero una

ricostruzione che si protrasse fino al1926. Diamo un breve cenno di quanto re-alizzato. Alle opere di presa, intestatesull’Isonzo immediatamente a montedel ponte di Sagrado, fa capo il canaleprincipale intitolato a perenne ricordodel nobile Antonio de Dottori, primopresidente del Consorzio. Il canale,

lambendo le pendici carsiche, giungea Monfalcone e attraversa la città finoallo scarico a mare, dopo circa 12 kmdi percorso. Le opere di presa sonoubicate esattamente nel luogo in cui erasituata l’antica briglia di proprietà del-la principessa Hohenlohe, signora diDuino, briglia che serviva a derivarela roggia di Sagrado.

Opere di presa del canale Dottori sull’Isonzo a Sagrado. In evidenza la briglia sommergibile che taglia il fiume e, a destra, lo sghiaiatore.

Il canale Dottori a Fogliano.

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Pescando nella storia

La concessione d’acqua alla presa,per usi irrigui e industriali, è di 21,5m3/s. La differenza di quota fra la pre-sa e lo scarico del canale principale(circa 17 metri sfruttabili) è stata su-perata con la realizzazione di sei salti;su cinque di essi l’impresa Rizzani diUdine, appaltatrice dei lavori del ca-nale, realizzò già all’epoca in brevetempo altrettante centraline idroelettri-che, rilevate nel 1910 dalla Società“Officine Elettriche dell’Isonzo” di Tri-este. In un primo tempo i diritti di sfrut-tamento delle centraline erano staticoncessi alla Rizzani stessa, sanandoin tal modo una controversia debitoriasorta tra l’impresa e il Consorzio. Tut-te le centraline sono state ripristinatein tempi recenti dall’ENEL e sono an-cora in esercizio.

Sul canale principale si intestanooggi 3 canali secondari (di San Pietro,di Soleschiano e di Ronchi). Inizial-mente erano 5, per una lunghezza com-plessiva di una ventina di chilometri:due di essi (canale di Monfalcone ecanale fugatore finale) sono statidismessi in seguito all’urbanizzazionedei comparti agricoli serviti. Dai cana-li secondari si diparte una rete di cana-li distributori terziari (all’epoca dellarealizzazione lunghi complessivamen-te oltre 103 km) che portano l’acquaalle adacquatrici (i canaletti colatoriche servono direttamente i terreni di de-stinazione: un reticolo capillare estesoinizialmente per oltre 163 km). Anchese oggi parte dei manufatti è destinataad essere sostituita da moderni impiantia pioggia, la realizzazione di queste

opere resta un fatto di capitale impor-tanza per il territorio. Circa un secolo prima, a Monfalconesi era posto rimedio ad un altro pro-blema. I traffici via mare della cittàdovevano fino ad allora far capo a treapprodi: il porto cosiddetto della Pun-ta, sul fiume Locavaz, il porto delTimavo e quello di Duino. Nel 1815un memoriale dell’Imperial RegioCapitanato del Porto di Monfalcone de-nuncia una situazione critica: il portodella Punta è divenuto inaccessibilecausa un ponte sul Locavaz costruitodai Francesi durante il breve dominionapoleonico, l’approdo del Timavo èconsiderato alquanto precario e quellodi Duino è in attesa di essere riaperto,ostruito anch’esso dai napoleonici conl’affondamento di una nave al suo in-gresso. Nel memoriale si suggerisce,fra le possibili soluzioni, la realizza-zione di un porto “più vicino alla città,come sarebbe il fiume della Ròsica”. Laroggia Ròsega era un piccolo corso dirisorgiva che attraversava la paludeRébaz, l’acquitrino posto immediata-mente ad ovest del Lisèrt dove in tem-pi molto successivi, dopo la bonifica,sarebbero sorti gli impiantidell’Adriawerke (rilevati in seguitodalla Solvay) e la centrale termoelet-trica delle Officine Elettrichedell’Isonzo (ubicata nel sito che ospi-ta oggi il parco-carbone della grandecentrale ex ENEL). Il suggerimento fu accettato. Lungol’esistente corso d’acqua, dal 1817 al1821 venne scavato un porto-canaledenominato Porto Ròsega, nome che

Canale Dottori: centralina idroelettrica in località Anconetta a Monfalcone.

Il canale Dottori attraversa Monfalcone.

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Pesca e Ambiente 17

tuttora i monfalconesi accordano alleodierne e ben più grandi attrezzatureportuali. Un’istanza, non accolta, perprolungare lo scavo e rendere naviga-bile il porto-canale fino alla città, fuinviata dal podestà al governo centra-le di Vienna nel 1898. L’occasionebuona giunse però di lì a breve, con larealizzazione del canale Dottori, il qua-le terminava il suo percorso scarican-dosi a mare a proprio a Porto Ròsega:nel 1904 tra il Comune e il ConsorzioAcque dell’Agro Monfalconese ven-ne infatti stipulata una convenzione perrendere navigabili gli ultimi 2.200 mdel canale Dottori; i lavori iniziarononello stesso anno e si conclusero nel1907. Il tratto venne chiamato canaleValentinis, dal nome del podestà cheaveva fortemente voluto l’impresa. Lo scavo del canale Valentinis fu ef-fettuato dall’Impresa Faccanoni di Tri-este, particolarmente interessata aimaterali di risulta in quantoappaltatrice di un importante lotto deilavori per la realizzazione del PortoNuovo del capoluogo giuliano, per ilquale si rendevano necessarie ingentiquantità di inerti al fine di creare i gran-di terrapieni dei moli. Al termine delloscavo del canale l’Impresa, che anco-ra necessitava di materiali da riporto,acquistò altri terreni adiacenti e conti-nuò i prelievi, dando origine a un am-pio specchio d’acqua (bacino delRosega). Raggiunti i quantitativi vo-

luti, la Faccanoni cedette i terreni ri-masti al Cantiere Navale Triestino deiFratelli Cosulich, i quali fecero sorge-re rapidissimamente nel luogo un nuo-vo stabilimento, il primo nucleo deigrandi cantieri monfalconesi. La pri-ma nave fu varata già nel 1908. Negli anni successivi e per gli stessimotivi, l’Impresa Adriatica seguìl’esempio della Faccanoni, scavandoimmediatamente a sud-ovest del can-tiere altri tre grandi bacini fra loro co-municanti. Nel 1922 lavori promossi

dal Genio Civile eliminarono ogni dia-framma fra i nuovi specchi d’acqua eil bacino del Rosega, dando forma al-l’attuale grande bacino di Panzano. Lazona fino ad allora si era mantenutaassolutamente selvaggia, una grandedistesa di boscaglie e acquitrini notacome palude della Posta, nome che al-ludeva probabilmente alle “poste” perla caccia. Il terreno vegetale dell’ac-quitrino poggiava su strati di sabbie eghiaie isontine, fornendo ottimo ma-teriale di estrazione.

Il porticciolo Nazario Sauro alla testata del canale Valentinis: siamo nel puntopiù settentrionale del Mediterraneo.

Ultimi metri del canale Dottori: dopo il salto d’acqua della centralina inizia infatti il canale Valentinis.

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Il toponimo Panzàno, che oggi indi-ca tutto il quartiere gravitante attornoai Cantieri Navali e in particolare il vil-laggio operaio sorto accanto alla gran-de fabbrica, risale all’epoca romana: lapalude della Posta coincideva infattialmeno in parte con l’insula Pansiana,possedimento del console Caio VibioPansa. Qui operava l’omonima forna-ce e vi era un porto per le spedizionivia mare, visto che i suoi manufatti,identificabili dal marchio, sono statirinvenuti nei siti archeologici di tuttele coste adriatiche. L’esistenza di unvicus Pantianus come primo nucleoabitato del territorio monfalconese èdocumentata, nell’anno 967, da un do-cumento dell’imperatore Ottone Iche assegnava il luogo alla giurisdizio-ne del Patriarca di Aquileia. La palude era percorsa dal fiume del-la Posta, originato dalla confluenzadella roggia di Panzano (ora roggiaSchiavetti) con la roggia di Monfalconeo roggia San Giusto. Il fiume della Po-sta fu cancellato dallo scavo dei baci-ni, e le due rogge che lo formavano -per quel pochissimo che anche di lororesta - hanno oggi foce separata. La roggia San Giusto, di originecarsica, pur essendo stata prima inter-cettata dal canale Dottori e poi tombata,è cara ai ricordi dei vecchi monfalco-nesi poiché un tempo attraversava la

Bibliografia

- AA.VV. – Uso delle risorse e trasfor-mazione del territorio monfalconesetra XVIII e XX secolo. Atti dell’Univer-sità Verde. Circolo Culturale Pubbli-co Polivalente - Ronchi dei Legiona-ri, 1990.

- COSMA R., DUCA R. - L’irrigazionenell’Isontino. Consorzio di BonificaPianura Isontina – Ronchi dei Legio-nari, 2005.

- DUCA R. – Trasportare le acque laddovele terre sono soggette a siccità… Con-sorzio di Bonifica Pianura Isontina.Edizioni del Consorzio Culturale delMonfalconese. Ronchi dei Legionari,2003.

- FEUDALE S., PAVAN L, SANTEUSANIO I. –Monfalcone ieri. Edizioni della Lagu-na. Mariano del Friuli, 2007.

Passando fra la grande centrale termoelettrica e la Fincantieriil canale Valentinis si dirige verso la foce.

città e alcuni dei suoi tratti erano an-cora a cielo aperto nel secondo dopo-guerra. Oggi, sul selciato rifatto diPiazza della Repubblica, poche pia-strelle retroilluminate d’azzurro resta-no a segnare l’antico corso della roggia,guardate inconsapevolmente, duranteil passeggio serale, dai tanti immigratiche hanno cambiato il tessuto socialedella città. Più a sud, vicino al Cantie-re Navale, a fianco della Basilica dellaVergine Marcelliana, un vecchio mu-

retto mostra una lapide che lo identifi-ca come una spalletta del Ponte deiMendicanti: anche qui solo un indizio,nessuna altra traccia della roggia chevi transitava prima di raggiungere ilmare. Ma da oltre un secolo i canali Dotto-ri e Valentinis attraversano Monfalconecon altre acque e con altri ponti, nuo-ve arterie vascolari tracciate dall’homofaber capace di ridisegnare nel bene enel male paesaggi e geografie.

Scorcio del bacino di Panzano. Sullo sfondo la banchina di allestimento della Fincantieri.

Pescando nella storia

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Acqua e territorio

Pordenone città d’acqua si sentedire talvolta da appassionati di am-biente per la presenza di fiume, roggee laghetti. Dal punto di vista istituzionale l’ar-gomento entra nei vari media preva-lentemente durante i periodi di piog-ge intense, specie in novembre o inprimavera quando le acque tendonoa tracimare o gli argini potrebberocedere. Questo fatto è accaduto nel novem-bre del 2002 quando il fiumeNoncello nel lato verso Borgomedu-na ha rotto gli argini allagando areeresidenziali fino ai padiglioni dellaFiera e in quartiere delle Grazie. La situazione si è ripetuta un lu-stro circa dopo, in senso inverso,quando le acque provenienti dal-l’esterno degli argini, sempre in rivasinistra del Noncello, non sono en-trate in fiume perché l’idrovora nonè riuscita a smaltirle per la pioggiamolto intensa e ciò ha provocato unaltro allagamento nella stessa zonacolpita nell’autunno del 2002. Lo sviluppo edilizio a Pordenoneha occupato molti territori dove le ac-

Pordenone, città d’acquaI laghetti

que scorrevano in ampi spazi comenella zona dove sono stati costruitile torri del “Maglio”, dove la roggiaVallona scorreva liberamente comeun torrente di montagna e dalle suerive in pescatori potevano insidiarecombattive trote. C’è però chi considera la presenzadi molte acque in senso positivo,come gli ambientalisti che, datrent’anni cercano di valorizzare que-ste caratteristiche ambientali diPordenone.

Nei vari laghetti si possono osser-vare varie specie di avifauna, anchenei periodi di riproduzione, senzadover compiere viaggi verso le oasiprotette. I laghetti e le rogge ospita-no anche varie specie ittiche, ma sisa che la maggior parte degliecologisti si interessano poco deipesci, diversamente dai pescatorisportivi che hanno un interesse di-retto. Purtroppo sulla fauna ittica si se-gnalano ancora episodi di brac-conaggio. L’ultimo ha fatto sparirediverse grosse trote che si ammira-vano nei laghetti di Rorai Grande,che fanno parte di un parco pubbli-co del Comune di Pordenone.I bracconieri non disdegnano poi an-che i grossi volatili acquatici, comei germani reali, che vengono cattu-rati facilmente di notte. Ma vediamo, a servizio di un pos-sibile visitatore, di descrivere la pre-senza dei vari laghetti in Comune diPordenone. Ovviamente si può iniziare daquello più grande, che ricade anchenel territorio di Porcia.

Laghetto di San Valentino

Lagho della Burida. Isoletta con il cedrodel Libano

Giulio Ferretti

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20 Pesca e Ambiente

Si tratta del lago della Burida (perPordenone) mentre a Porcia vienechiamato “Burrida” con due erre eciò significa che i due Comuni sonoancora lontani dal mettersi d’accor-do su quanto fare riguardo il lago, senon si snon messi d’accordo ancorasul suo nome. Il lago che ha un’estensione di cir-ca 12 ettari, ha origini artificiali, ali-menta una centrale elettrica, una del-le più antiche d’Italia, che è gestitaattualmente dalla ditta Friel. Lo spec-chio d’acqua è stato dato da qualcheanno in comodato alla Remiera diPordenone che ha realizzato sullariva di Porcia un molo da dove sonopartite manifestazioni di canoa e dibarche a remi tradizionali. La specie ittica regina del lagosono i lucci, anche di grosse dimen-sioni, che vengono insidiati dai pe-scatori con il vivo o con esche artifi-ciali. In questa attività si diverteValter Puiatti, guardia ittica volon-taria di Porcia, che peraltro rilasciagli esemplari dopo averli catturati. Nel lago non mancano le trote mai pesci più grossi in assoluto nel lagosono le carpe che, talvolta, vengonoinsidiate da pescatori specialisti nel-la pesca delle carpe, con uso anchedi battellini con motore elettrico ed

ecoscandaglio per individuare i pe-sci più grossi. Varie altre specie ittiche si trovanonel lago della Burida e tra queste dasegnalare l’anguilla, peraltro ormairara. In passato nello specchio d’ac-qua ne era stata catturata una di bencinque chili di peso e un’altra di trechili. Pare infatti che le acque dellaghetto tra Porcia e Pordenone sia-no piuttosto ricche di nutrimento chealimenta molto bene la catena ali-mentare fino al vertice e il fatto vie-ne confermato dall’analisi dell’acquain laboratorio con il microscopio cherende visibile la quantità di planctonpresente. Una curiosità del lago è stata la re-cente scoperta sul suo fondale da ungruppo di sommozzatori, che hannocollaborato con la ditta Palazzetti peruna mostra sul lago, di specie dibivalvi appartenenti al genere Unioche tappezzano il fondo del lago inalcuni punti. Questi molluschi, che somiglianovagamente alle cozze di mare, si tro-vano anche nel fondo dell’emmis-sario rio Maj, nei pressi dello sboc-co sul fiume Noncello poco distan-te. Naturalmente lo specchio d’acquadel lago è frequentato da varie spe-cie di avifauna acquatica ma in nu-

mero molto inferiore dei decenniscorsi, quando la caccia degli stessiera ammessa e di questo fatto nessu-no è riuscito a dare una spiegazione. Presso la riva del laghetto abitava,con la famiglia, la nota naturalistaSilvia Zenari che ha effettuato deglistudi sulla sua vegetazione e recen-temente il Comune di Pordenone gliha dedicato il Museo di Storia Natu-rale. Le rive del lago poi sono incorni-ciate in vari punti di pregiata vege-tazione: si va dalle quercie, frassiniolmi con sottobosco di pungitopoalle specie di parco ad alto fusto nel-la parte Nord in cui si accede da vaiOslavia. Completa il complesso ambientaledella Burida la grande e antica di vil-la Brugnera che affaccia il suo giar-dino fino ai limiti del bagnasciuga. Ed è proprio il bagnasciuga il pro-blema maggiore per gli animali dellago. La portata della roggia Maj,immissario del lago, non è sufficneteper alimentare le potenti turbine dellacentrale idroelettrica che è costrettaa funzionare in manieraintermittente, provocando un disli-vello di circa un metro sulbagnasciuga. Questo fatto è in parte tolleratodall’avifauna in nidificazione mamolto meno dai pesci e, in particola-re, dai lucci. Questa specie predatrice, pocoamata dagli appassionati di avifauna,che hanno potuto verificare le suecatture di nidiacei e addirittura dirondini che sfiorano l’acqua per ab-beverarsi, nel lago depone le uovatra i canneti che però rimangono al-l’asciutto quando le centrale termi-na il ciclo. Di questo problema si stainteressanto il biologo, collaborato-re dell’Ente Tutela Pesca, Moro chesta studiando un nido artificiale som-merso in modo che le uova del luc-

Laghetto Tomadini o 1° Salto del Maglio

Acqua e territorio

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cio rimangano sempre coperte da unminimo di acqua e quindi in gradodi schiudersi. Per quanto riguarda l’attività di pe-sca sportiva l’altro laghetto diPordenonone che la rende possibile,ma in maniera parziale, è quello co-siddetto “Tomadini” che confina conla circonvallazione, e che prende ilsuo nome dalla presenza del pastifi-cio peraltro da un pò di tempo di-messo. Il nome esatto dovrebbe risultare I°Salto del Maglio e le sue origini sonoartificiali come quello della Buridae le sue acque alimentavano una vec-chia centralina che produceva cor-rente per il pastificio. Il lago ospita da sempre le trote espesso si vedono dei pescatori chelanciano la lenza oltre la recinzione,con diverse difficoltà, da via Bene-detto Marcello dove non esiste mar-ciapiede, con qualche pericolo anchedi essere investiti, Per agevolare la pesca, ma anchela vista del panorama del lago incor-niciato dalle Prealpi, si potrebbe eli-minare la recinzione, abbassandoanche la siepe e esistente sostituen-dola con un parapetto. La cosa non è però tanto facile, nonsolo per motivi economici per il co-sto del possibile intervento, ma perdifficoltà dei rapporti delle istituzioninei confronti dei proprietari, che era-no arrivati un paio d’anni fa a pro-sciugare il lago ed è stato difficilegià farlo ripristinare. Da via Bene-detto Marcello si può osservare la nu-merosa avifauna che sguazza inacqua in tutte le stagioni e si trattadelle folaghe, dei germani, dellegallinelle d’acqua, dei tuffetti ed an-che di specie di passo. Di questa ricchezza di Pordenonenon c’è sufficiente consapevolezzapubblica e le iniziative tendono adiminuirla piuttosto che tutelarla. Uniche eccezioni, in positivo, ri-

sultano quelle del laghetto di S. Car-lo, in borgo Colonna, dove si è rico-struita la diga nuova dopo il crollodell’argine nel passato e il laghettodi S. Valentino, poco distante, che sitrova ta il parco omonimo comunalee il parco privato della famiglia Mar-chi. Questi due piccoli specchi d’ac-qua risultano all’interno di proprietàcomunali, sono facilmente visitabilie, per le loro caratteristiche ambien-tali, ne è impedita la pesca. Questoimpedimento non è rispettato dallafauna ittiofaga e, in particolare, daicormorani che si sono visti pescarenel laghetto del lago di S. Valentinoe da un martin pescatore nella roggiadietro la ex cartiera. In quel caso la

presenza di questi uccelli potrebberisultare positivo, in mancanza diinterventi dell’uomo per l’eccesso dipesci in quelle acque. Nel laghettodi S. Valentino le carpe e gli amiurpaiono in soprannumero e, se ciò nonbastasse, come in altri luoghi sonoarrivati i cavedani ed anch’essi trop-po numerosi. Ben venga un cormorano, in man-canza di interventi dell’uomo a con-tenere la fauna ittica, specie se si trat-ta di ciprinidi piuttosto ingombrantiin acque da sempre habitat delle tro-te, degli spinarelli dei gamberi di fiu-me delle sanguinerole e delloscozzone, quest’ultimo popolarmen-te chiamato “marson”.

Laghetto di Rorai Grande

Laghetto San Carlo

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I vostri itinerari

Il torrente Barman

foto di Moreno Missanatesto di Giuseppe-Adriano Moro

Il torrente Barman raccoglie le ac-que di una importante porzione delversante settentrionale della gioga-ia dei monti Musi, la più importantecatena delle Prealpi Giulie occiden-tali. Si tratta in verità di un torren-te la cui origine non è legata unica-mente alla raccolta delle acque chescorrono lungo i ripidi versanti dellamontagna, poiché la sua sorgenteviene individuata tradizionalmentecol famoso Fontanon di Barman.Questa spettacolare sorgente carsicasgorga entro un canalone che incideil versante della montagna, separan-do le cime denominate Musi in sen-so stretto dal monte Cadin. Fontanonnon è un termine della parlataresiana, ma di quella friulana, asso-ciato al toponimo Barman, originale

resiano, dai naturalisti e geografi cheper primi si occuparono di studiarequesti territori. La sorgente delBarman venne descritta, anche dal

punto di vista idrologico, da GiovanniBattista De Gasperi nella sua operadel 1916 su “Grotte e Voragini delFriuli”.

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Sul versante settentrionale dellagiogaia dei monti Musi il rio Barman,con un bacino superficiale di appe-na 13,28 Km2 nasce dunque in unprofondo canalone, dove l’acquadella sorgente sgorga a 760 m diquota e precipita in fragorose casca-te. La forra del Barman termina bru-scamente poco sotto i 650 m di quo-ta. A 572 m di quota si immette nelBarman da destra il Rio di Carnizza,proveniente dal vallone omonimo. Poco più a valle (546 m) da sini-stra giunge il Rio Secco, idronimo chenon lascia dubbi sulla sua portata.

Va ricordato che il Barman non èsfuggito al destino comune a moltitorrenti delle nostre montagne, ov-vero quello di essere in parte deri-vato per la produzione di energiaidroelettrica. Il tratto medio ed in-feriore del Barman è caratterizzatoda una pendenza elevata. La costru-zione di numerose briglie ha spez-zettato il torrente, che comunqueavrebbe in condizioni naturali unamorfologia tipica a salti e buche. La fauna ittica presente in questocorso d’acqua è quella caratteristi-ca dei piccoli torrenti alpini, dovela mancanza di spazio e di possibili-tà di movimento esclude la presen-za delle specie di maggiori dimen-sioni. Da lungo tempo è acclimatatanel Barman la trota fario (Salmo[trutta] trutta), mentre più a valle,nel torrente Resia, resistono popo-lazioni dell’endemica trotamarmorata. Che il Barman potesse avere inpassato la funzione di area di fregaper le marmorate, per lo meno neltratto inferiore, è una facile conget-tura, ma non è ovviamente trovarneconferma oggi. Il Barman è indubbiamente uno deitorrenti più interessanti delle nostremontagne e racchiude, in appenaquattro chilometri di corso, angolidi grande bellezza.

Al ponte di Tanabarman in effettilo stesso Barman risulta quasi sem-pre asciutto, mentre uno scorrimen-to costante e degno di nota si puòapprezzare solo a valle di Lischiazze.

Esemplare di trota fario

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