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INDICE EDITORIALE “Devo confessarlo, sono nato molto giovane”, assicurava un maestro della comicità, Groucho Marx. Così apriamo questa edizione del Bulletin: con una coper-tina dedicata ai giovanissimi. Nella prima pagina, infatti, sono ritratti gli studenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma intenti ad osservare il lavoro degli operai sul cantiere STU Stazione di Parma. Questo interesse del mondo accademico nei confronti delle attività di Bonatti ci onora: si tratta di una col-laborazione avviata ormai da diversi anni che stabilisce un reciproco scambio di esperienze e di saperi, indispensabili alla crescita di entrambe le parti quanto a relazioni ed a progetti innovativi. Crediamo inoltre che non sia un fatto casuale che le uni-versità ci intercettino perché si possono individuare nella nostra struttura quei veri e propri centri di eccellenza di cui è composta l’identità stessa di Bonatti: i mestieri e le competenze nel campo dell’ingegneria delle costruzioni. Ne raccontiamo una larga parte in questo Bulletin: dagli Shut Down di Karachaganak a quelli di Mellitah (consegnati al cliente in anticipo), dalle pipeline in Ger-mania (il diametro più grande in Europa!) fino, appunto, alla Stazione di Parma. “Se la giovinezza è la stagione della speranza, lo è spesso solo nel senso che i più anziani sono pieni di speranza per noi”, disse una volta la scrittrice inglese George Eliot. Il tema dei giovani ricorre, infatti,anche nell’articolo che abbiamo dedicato alla Formazione, quella con la “f” maiuscola, in quanto costituisce uno degli elementi quali-ficanti della nostra azienda: un percorso che sta dando già da qualche mese interessanti risultati. Giovani come Aliya e Andrea, protagonisti dell’edizione del Kioge 2010: li abbiamo intervistati per voi diretta-mente dal “campo di battaglia” di Almaty! Diamo, infine, il benvenuto alla nuova BU Automation & Electrical Solutions, fondata per valorizzare al massimo la preparazione tecnica di Carlo Gavazzi Impianti, il ramo del Gruppo specializzato nel settore elettro-strumentale. È, insomma, un’edizione molto densa di contenuti, che dà un quadro completo dell’andamento di molti progetti in corso con un peso significativo per la crescita dell’azienda e del suo personale. Last but not least, come direbbero gli anglosassoni, vo-gliamo catturare la vostra attenzione sulle immagini che abbiamo impiegato per questo Bulletin: sempre più cu-rate, raffinate e di elevata qualità (speriamo che il Na-tional Geographic non pensi di saccheggiarci!). È uno dei primi risultati di un progetto di ampio respiro per descrivere sempre meglio e con più efficacia la realtà Bonatti. Buona lettura! Matteo Patera Frédéric Santelli

Bonatti SpA Corporate Bulletin 2010 - n. 2 - Giu / Ott

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HSE

4 Extension de la central electrique d’Alrar, Algerie, attuazione di un sistema di incentivazione alla sicurezza Contributor: Luca Princivalli Conti

7 Un nuovo tetto, caldo e pulito Contributor: Stefano Protogene, Claudio Sanzo

10 Safety News

ORDERS ACQUIRED

12 Dahab Field Development: aiutiamo la Libia a risparmiare acqua Contributor: Marco Garbusi, Mario Gioia, Alessandro Merli

14 Gasnetz Steiermark, ‘Progetto Sudschiene’, proseguiamo fino a Eisbach Contributor: Oliviero Corvi

COUNTRIES & WORKS UNDERWAY

16 Un anno di successi a Karachaganak Contributor: Andrea Manzoni

20 Mellitah: Shut Down 2010 Contributor: Matteo Benincasa, Ilario Pulcini

24 OPAL Project: un aggiornamento dalla Germania Contributor: Manfred Klingelhöfer

28 Algeria: un aggiornamento sui lavori di Gassi Touil ed El Merk Contributor: Norberto Tisacchi

30 KIOGE 2010 Interviste con Andrea Etzi e Aliya Karlinbayeva

34 TOG 2010 - 5th Technology of Oil and Gas Forum Contributor: Giovanni Gorgoglione, Franco Grassi (Emerson), Walid Zlitni

36 STU Stazione: l’Università entra in cantiere Contributor: Filippo Bucci Intervista con il Prof. F. Giuliani

PEOPLE

42 In Germania con la massima affidabilità Intervista con Arnold Diethelm

44 La formazione e lo sviluppo in Bonatti: due anni di esperienze Contributor: Paolo Umidon

46 Entriamo in sala controllo al fianco del cliente Intervista con Fabio Mazzoli

INDICE

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El Merk: lo sfilamento.

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Extension de la central electrique d’Alrar, Algerie, attuazione di un sistema di incentivazione alla sicurezza Contributor: Luca Princivalli Conti

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HSE

Il nuovo impianto di produzione di energia elettrica di Alrar, viene realizzato nel sud-est dell’Algeria vicino al confine Libico; il progetto commissionato da Sonatrach, la Società nazionale petrolifera, è portato avanti congiuntamente da Bonatti e Gavazzi, mentre il prin-cipale subcontractor è GCB, una società locale. Circa il 90% del personale utilizza-to è locale (informazioni più det-tagliate sul progetto sono conte-nute nel contributo di Pettinari e Giansante apparso sul Bulletin nr. 1/2010). Il programma di costruzione della centrale prevede 900.000 ore di lavoro. In linea con la politica aziendale HSE, Bonatti/Gavazzi hanno intrapreso da subito i giusti passi per istituire e mantenere un ambiente di lavoro sicuro; tramite un team di tecnici della sicurezza impiegati a tempo pieno ed attra-verso il suo line manangement, forte di una mentalità antinfortu-nistica ormai acquisita è stato attuato un programma di sensibi-lizzazione, responsabilizzazione ed

incentivazione del personale che ha dato i suoi frutti: nel corrente mese di Ottobre le statistiche di sicurezza hanno registrato 500.000 ore lavorate senza infortuni (Lost Time Injury), un obiettivo il cui raggiungimento è stato accolto con entusiasmo dalla committen-te.

Questa è la breve cronaca di una serata di festa, dove si è celebrato il raggiungimento di un obiettivo di sicurezza importante, ma che ha anche costituito un momento di svago e di avvicinamento tra com-pagni di lavoro di paesi e costumi diversi.

Il giorno 15 Ottobre il progetto di Alrar, in Algeria, ha celebrato un anno di attività senza infortuni con assenza dal lavoro (Lost Time Incidents). Come dicono i Francesi o meglio gli Algerini: Bravos!

Nelle immagini alcuni momenti dell’evento.

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La cerimonia, in occasione della quale era stato preparato un appo-sito palco nella Base de Vie, (verificato strutturalmente dall’occhio esperto del collega Renzo Peroni...) ha avuto inizio alle 17:30 di fronte a un centinaio di lavoratori che attorniavano il podio e alla presenza dei funziona-ri della Sonatrach, con un discorso di apertura da parte di Alberto Merella, Coordinatore della Co-struzione in Algeria. Merella, che sin dall’inizio del progetto ha preteso l’applicazione dei più alti standard di sicurezza sul cantiere, ha ringraziato tutti i presenti per il loro impegno nel rispetto delle regole di HSE e per il contributo al raggiungimento di questo obiettivo ed ha auspicato che il progetto continui sugli stessi binari. Dopo Merella, sotto la regia del Responsabile HSE Bonatti di Pro-getto François Fragnè e del suo team HSE (Mohamed Ali M’barek, Salim Difallah, Tarek Beroual, Mo-hamed Benkhedim, Issam Djerida) e con la gentile traduzione in lin-gua araba del responsabile HR du Site Mr. Abderrahmane, si sono susseguiti gli altri discorsi ufficiali mentre i Responsabili del progetto Paolo Pettinari, Chef du Projet e Alessio Tomassini, Construction Manager, hanno consegnato delle targhe commemorative ai rappre-sentanti della Sonatrach e della GCB.

L’evento è continuato con la pre-miazione sul palco di un numero di lavoratori che si sono distinti per meriti nell’applicazione delle nor-me di sicurezza. I colleghi più alti in grado, tra cui il QA/QC Manager Paolo Vetri, si sono succeduti nella distribuzione dei riconoscimenti ufficiali. La serata ha avuto termine con l’estrazione a sorte di alcuni pre-mi, parte questa che è stata segui-ta da tutti i presenti con particola-re trasporto. I partecipanti alla manifestazione, inclusi i rappresentanti del clien-te, si sono infine trasferiti nella mensa del campo, dove a tutti è stato servito un pasto tradizionale molto apprezzato, méchoui (montone) e cous cous. Questo tipo di manifestazione, per

chi vuole saperne di più, rientra nell’ambito di uno schema di in-centivazione alla sicurezza. Nell’applicazione pratica di un sistema di gestione della sicurez-za, uno schema di incentivazione assolve il compito di dare evidenza allo sforzo che viene richiesto per istituire un ambiente di lavoro sicuro e a zero incidenti. I cardini di uno schema di incenti-vazione sono : • Promuovere il lavoro di team tra

tutti i lavoratori del progetto e migliorare la sicurezza.

• Promuovere la performance di sicurezza attraverso l’educazione del personale.

• Riconoscere formalmente e pre-miare i raggiungimenti di sicurez-za.

L’evento ha raccolto larga parte delle maestranze. Dall’alto, in senso orario: le premiazio-ni, A.Merella e un momento dell’evento nel campo di Alrar.

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HSE

Sviluppare, implementare e man-tenere un luogo di lavoro e un’at-titudine sicura richiede l’impegno da parte di tutto il personale, in-cluso quello dei subappaltatori. Staff, lavoratori, subappaltatori, autisti, manager, tutti coloro che hanno un compito all’interno del-l’organizzazione hanno la poten-zialità di subire un danno da una situazione o da un’azione rischio-sa, ma sviluppando in modo co-sciente un metodo di lavoro sicuro si può arrivare a minimizzare il rischio di realizzazione dei poten-ziali pericoli. Inoltre, quando viene valutata la sefety performance di una com-messa o quella relativa ad un luo-go di lavoro, c’è una tendenza a focalizzare sugli aspetti negativi associati alle attività, quali gli incidenti e gli infortuni sul lavoro. Benché vi sia una riconosciuta necessità di registrare tali eventi, per motivi contrattuali o perché richiesto dalla legge, vi è anche la esigenza di dare un riconoscimen-to a quelli che sono chiamati indi-catori proattivi della performance di sicurezza. Uno schema di incentivazione alla sicurezza serve quindi a creare un salutare spirito di competizione e ad accrescere la sensibilità nei confronti della sicurezza. Inoltre, da ultimo ma certo non meno rilevante, può costituire un momento di comunicazione positi-va nei confronti dei clienti.

François Fragné assegna i premi per la sicurezza; sopra altri momenti dell’evento e delle premiazioni.

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Un nuovo tetto, caldo e pulito Contributor: Stefano Protogene, Claudio Sanzo

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Il tetto della palazzina magazzino-officina-uffici di Parma in una fase avanzata dei lavori: il nuovo tetto è quasi pronto.

IIl progetto di riqualificazione e-nergetica e ambientale della no-stra sede, iniziato nel 2008 con l'ammodernamento degli impianti di climatizzazione, ha oggi rag-giunto un altro traguardo ragguar-devole. Entro la fine dell'anno sarà messo in funzione il nuovo impianto foto-voltaico installato sulla altrettanto nuova copertura dei capannoni magazzino e officina, adiacenti al palazzo uffici. Prima di illustrare il progetto foto-voltaico, vorremo fare un breve cenno sul "revampig" (termine a noi noto) dell'impianto di climatiz-zazione. Con lo scopo di migliorare la effi-cienza energetica dell'edificio, oltre che migliorare il confort abi-tativo, si è provveduto a: • sostituire l'intero gruppo frigori-

fero che provvede al raffresca-mento degli uffici

• sostituire i termoconvettori di tutti gli uffici

• installare un nuovo sistema di gestione della climatizzazione interna con controllo centraliz-

zato e monitoraggio remoto • riattivare l’unità di trattamento

dell'aria che provvede al ricam-bio giornaliero dell'aria in tutti gli ambienti dell'edificio.

• l'installazione, all'ingresso prin-cipale, di una nuova porta a bussola ad apertura automatica che consente di ridurre sensibil-mente lo scambio d'aria con l'esterno, oltre che migliorare la funzionalità dell’accesso.

Ci conforta poter scrivere che, dalle prime verifiche effettuate, risultano ridotti i consumi energe-tici di sede di circa il 15%. L'impianto fotovoltaico che stiamo costruendo è il naturale sviluppo del progetto di riqualificazione ambientale ed energetica della sede.

Il particolare di una singola pannellatura.

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Le fasi iniziali dei lavori: pannelli fotovoltaici non sono ancora stati montati.

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L’intervento comprende, infatti, interventi utili alla nostra salute e a quella dell'ambiente, suddivisi in 3 fasi: 1. Rimozione della copertura in

fibrocemento Ethernit. Oltre 4.500 metri quadrati di copertura, sebbene ancora per-fettamente integri, sono stati rimossi, sigillati e trasportati nei siti di smaltimento.

2. Installazione della nuova co-pertura. Per ottenere le migliori presta-zioni in termini di efficienza energetica, si è optato per la posa di una copertura composta da pannelli precoibentati in lamiera di acciaio 6/10 con verniciatura ad alta resistenza. La coibentazione del pannello è costituita da poliuretano ad alta densità con uno spessore di ben 10 centimetri (contro i 4 normalmente impiegati per scopi analoghi). Questo consentirà un eccellente isolamento termico sia inverno che in estate, migliorando sen-sibilmente il benessere dei col-leghi che ogni giorno lavorano nei locali sottostanti. La verniciatura e la tinta sono ad alta emissività per ridurre al minimo l'assorbimento di calore in estate.

3. Produzione di energia pulita da generatori fotovoltaici. L'impianto installato, completa-mente integrato nella struttura del tetto, ha una potenza di 195 Kwp (il massimo consentito per scambiare sul posto l'ener-gia prodotta) ed una produzione annuale stimata di oltre 200.000 Kwh/anno. Questo grande generatore di energia pulita è composto da

868 pannelli fotovoltaici dispo-sti in stringhe parallele sul tet-to, collegati con uno speciale cablaggio fino ad alcuni inver-ter e poi alla rete.

L'energia prodotta dal sole gode di speciali incentivi tariffari per 20 anni, grazie ai quali in un periodo ragionevole saremo in grado di recuperare l'intero investimento e magari sostenere nuove spese per ridurre ulteriormente l'impatto ambientale. I pannelli installati, di assoluta qualità e tra i migliori in fatto di prestazioni e rendimento, sono progettati per produrre energia per almeno 25 anni con massimo grado di efficienza. Tutta l’energia prodotta sarà de-stinata, attraverso lo scambio sul posto, alla nostra sede e potrà soddisfare circa il 70% del consu-mo del palazzo uffici e almeno 1/3 dell’intera sede, se si considera anche il fabbisogno dell’officina.

Qual è nostro prossimo obiettivo? Soddisfare l'intero fabbisogno e-nergetico degli uffici con l'impian-to fotovoltaico. Come possiamo riuscirci? È sempli-ce: riducendo i consumi! Stiamo già studiando la riqualifica-zione dell’illuminazione interna dell'edificio, ma il contributo più importante deve arrivare da noi che, ogni giorno o saltuariamente, abitiamo la sede. Chiudiamo con due consigli per il rispetto dell’ambiente, apparen-temente molto semplici ma dav-vero efficaci, validi per tutti i colleghi di ogni Paese dove è presente Bonatti: • Favoriamo l’illuminazione

naturale e accediamo la luce solo quando necessario;

• Spegniamo la luce quando u-sciamo dall'ufficio, durante la pausa pranzo e alla sera.

Una fase dei lavori: gli uomini sono al lavoro sul tetto, coadiuvati dalle gru.

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Claudio, quali sono le fasi princi-pali dei lavori? Tutto si è svolto in modo regolare e lineare, con accantieramento, bonifica, messa in sicurezza dell’a-rea. Poi abbiamo bonificato le lastre di Ethernit, rimuovendole tramite incapsulamento e asporta-to la lana di roccia sottostante. Dopodiché i materiali sono stati calati a terra sui camion e traspor-tati in discarica per lo smaltimen-to. Si trattava di materiali pericolosi a livello ambientale: per le opera-zioni di smaltimento ci siamo rivol-ti a una società certificata che ha impiegato personale qualificato allo scopo. Successivamente abbiamo posato i pannelli a sandwich di copertura (PVDF 6/10), i lucernari in policar-bonato trasparenti e le relative lattonerie. Per quanto riguarda i pannelli va segnalato che sono garantiti 20 anni sulla verniciatura. Di seguito è stata effettuata la posa dei pannelli fotovoltaici. Ci puoi raccontare qualcosa del nostro nuovo impianto fotovol-taico? Il nuovo impianto sarà gestito con 18 inverter. Questo ci consentirà di avere il massimo controllo su

tutte le “stringhe” e, quindi, ci darà una capacità di intervento mirata. Mi spiego meglio: in caso di eventuali problematiche sarà possibile escludere una zona del-l’impianto senza perdere capacità di produzione nelle altre parti, mantenendo, così, sempre la resa ottimale. Abbiamo intenzione di montare nell’atrio dell’azienda un monitor che ci darà in tempo reale i dati sulla produzione di energia. L’impianto è di tipo totalmente integrato e usufruisce della miglio-re tariffa incentivante. È di tipolo-gia “scambio sul posto” ed è stato montato, insieme alle altre parti

del nuovo tetto, da Isomec, spe-cializzata nelle lavorazioni sui tet-ti industriali. Per quanto riguarda la gestione e la manutenzione? È un impianto robusto e lo gestire-mo completamente effettuando regolarmente i controlli periodici previsti dal costruttore. Questi specifici pannelli fotovoltai-ci sono garantiti 5 anni, così come gli inverter ed è garantito il 90% di capacità minima di produzione ai 10 anni e l’80% a 25 anni dall’in-stallazione.

Claudio Sanzo e il nuovo tetto; sopra, le gru al lavoro.

Claudio Sanzo si occupa della manutenzione di edifici di proprietà dell’azienda e in concessione. Per il nuovo impianto ha seguito e coordinato direttamente i lavori per Bonatti. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

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Nella foto, il Management Bonatti nelle persone dell’Ing. Canacci e di Paolo Giovannoni premia un lavoratore che si è distinto nel rispetto delle norme di sicurezza.

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Kazakhstan, Karabatan Giugno 2010, il progetto Kashagan EP Onshore Project Gas Tranche 1 & 2 che vede impegnato il Consorzio Bonatti-MSS ha raggiunto 3.000.000 di ore lavorate senza infortuni. Il cliente AGIP KCO ha rilasciato al Consorzio un attestato di riconoscimento.

Kazakhstan, Karabatan Prosegue la campagna di sensibilizzazione e incenti-vazione del personale del progetto Kashagan EP On-shore Project Gas Tranche 1 & 2. Saudi Arabia, Abu Ali Il personale di progetto che maggiormente si è distin-to nel rispetto delle norme di sicurezza è stato pre-miato con un riconoscimento ufficiale dal cantiere. I colleghi che hanno ottenuto questo riconoscimento per il mese di Giugno sono: Rajul Islam Mozahar (steel fixer), Ganesan Perisamy (scaffolder), Abdul Gafoor Kutty (rigger), Nar Baha-dur Baruwal Chetri (helper), MD. Ibrahim Abdur Ra-haman (helper), Reynaldo Mauricio (wood carpenter), Dil Bahadur Pun (wood carpenter), Hari Bahadur Dan-gol (mason), Nelson Rico (mason), MD. Nazmul Hos-san Nasir (asst. steel fixer), Pawan Kumar Chawan (helper), Durga Bahadur Thapa Magar (mason), MD. Mukshed Vashan (helper), Chandon Rubidas (pipe fitter), Shah Alam Rukkurniah (helper). A loro vanno anche i nostri complimenti. Libya, Mellitah, General Maintenance Services La fermata dell’impianto programmata nel mese di Settembre per portare a termine un numero di attivi-tà manutentive nel Complesso industriale di Mellitah si è concluso nel segno della professionalità e della sicurezza. Le attività di manutenzione sono eseguite da un Con-sorzio formato da Bonatti e dalla Società Olandese Dietsmann. Il cliente Mellitah Oil & Gas ha inviato alla Direzione del Consorzio una lettera ufficiale di ringraziamento.

HSE

Safety News

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Mellitah: un addetto HSE prepara un collega alla fase operativa.

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Premessa Anche l’impianto di Fidaa fu rea-lizzato a suo tempo in questo mo-do: non tenendo conto, cioè, del valore strategico delle risorse idri-che. Ricordiamo ai lettori più giovani che Bonatti lavorò in quest’area negli anni ’80 e questo è un felice ritorno. Al giorno d’oggi in questo ed in altri impianti vengono investiti capitali con due scopi complemen-tari: ridurre o azzerare l’uso di acqua di buona qualità e trattare l’acqua contaminata che viene estratta con il petrolio rendendola innocua per l’ambiente. Bonatti è molto attiva in questo tipo di interventi e vanta già mol-te esperienze con clienti di diversi

Paesi e con l’utilizzo di più tecno-logie adatte allo scopo. EPC produced water tratment and injection facilities - Installation of surface facilities, phase II Il progetto è un EPC completo, che prevede il design, l’ingegnerizza-zione, l’approvvigionamento, la costruzione e l’avviamento di un impianto per il trattamento dell’-acqua che si ottiene per separa-zione durante la produzione del petrolio. Dal punto di vista strategico que-sto progetto permette alla Busi-ness Unit di creare un’importante referenza per questa tipologia di lavori e fare esperienza con un cliente che ha un potenziale note-

vole per progetti EPC nel campo della water injection. Il cliente è una compagnia libica, Zueitina Oil Company, con la quale Bonatti condivide una tradizione di lunga data, ma senza aver finora toccato il campo dei progetti EPC .

La sensibilità verso l’ambiente sta evolvendo in tutto il mondo, e la Libia non è da meno. Negli anni passati lo sfruttamento della risorse minerarie prevaleva su qualsiasi concetto di protezione dell’ambiente e prevaleva sull’uso razionale di risorse quali l’acqua, che oggi è riconosciuta coma un bene da preservare, a maggior ragione in Libia dove è un bene scarso e prezioso.

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Un’immagine dell’impianto di Hakim.

Contributor: Marco Garbusi, Mario Gioia, Alessandro Merli

Orders Acquired

Dahab Field Development: aiutiamo la Libia a risparmiare acqua

Dahab Field

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L’obiettivo della compagnia è rea-lizzare in un suo centro olio già in funzione, un impianto per il trat-tamento dell’acqua di separazio-ne. Attualmente la produzione di pe-trolio, che necessita un’iniezione d’acqua nei pozzi, utilizza acqua di falda. Scopo del lavoro è realizzare un impianto che permetta di filtrare e trattare l’acqua di separazione in modo da poterla iniettare nei pozzi al posto dell’acqua di falda. La National Oil Company ha infatti imposto delle severe direttive, imponendo un’attenta gestione dell’impianto al fine di non inqui-nare l’ambiente. In particolare: • non è ammesso lo scarico super-

ficiale di acqua di separazione

• non è ammessa la reiniezione nei pozzi di acqua non trattata

• non sono più disponibili pozzi a bassa pressione per la reiniezio-ne

La località è remota e lontano dai tradizionali insediamenti Bonatti in Libia. Il centro olio è situato a Fidaa, 40km dalla più vicina oasi, Zellah. Siamo in pieno deserto, 750 km da Tripoli, 11 ore di mac-china. A Fidaa viene convogliato il petro-lio prodotto a Dahab, un satellite situato a 8 km a nord-ovest, e ad Hakim, un piccolo GOSP situato 15 km a sud-est. Il progetto prevede di installare ad Hakim un piccolo serbatoio di pol-monazione e di collegare Hakim con Fidaa tramite una pipeline da 8” in GRP (Glass Reinforced Pipe) di 15 km. Ad Hakim dovranno esse-re installate anche due transfer pump con a monte due filtri Duplex. Sarà così possibile convogliare l’acqua di separazione di Hakim a Fidaa, dove verrà installato l’im-pianto di trattamento. L’acqua di separazione, una volta trattata, sarà pompata nei pozzi di Fidaa, Hakim e Dahab. Il progetto preve-de anche di completare l’installa-zione di “oil flowlines” e “water flowlines” da 4” a Dahab, per un totale di circa 9 km. L’impianto, che sarà in grado di trattare una portata massima di

60.000 barili al giorno si compone di: • Filtri Duplex • Degasatore • Sistema di filtrazione con indu-

zione e flottazione di gas • Sistema di filtrazione con gusci

di noce • Iniezione di reagenti chimici Inoltre è previsto il revamping della stazione di pompaggio a Fi-daa. Di fianco alle tre esistenti, verrà installata una quarta pompa cen-trifuga per l’iniezione ad alta pressione. Dovendo essere riutilizzata per la reiniezione nei pozzi, l’acqua di separazione deve soddisfare delle caratteristiche molto restrittive in termini di contenuto d’olio e solidi sospesi. Sono requisiti particolarmente impegnativi da raggiungere, così come impegnativo è il tempo di consegna. L’impianto deve essere infatti consegnato in soli 19 mesi dalla firma del contratto, avvenuta a metà giugno 2010.

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Veduta dell’area di Fidaa

Orders Acquired

Un tratto di strada verso Dahab. Colleghi al lavoro durante i primi sopralluoghi.

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Sono terminate le attività in Stiria-/Austria relative al progetto Sem-mering – Bruck/Mur 32” km. 65 e contemporaneamente abbiamo acquisito ed iniziato il progetto Bruck/Mur – Eisbach 32” km.37 circa, naturale prosieguo del pipeline precedente ed entrambi legati allo sviluppo del “Progetto Sudschiene” di Gasnetz Steiermark.

Il nuovo pipeline si sviluppa in aree orograficamente molto com-plesse, quasi completamente mon-tagnose, si raggiungono anche i 1.600 msl. di altitudine, saliscendi con dislivelli importanti, e carat-terizzate da presenza di roccia in gran parte del tracciato. Le caratteristiche specifiche del progetto hanno richiesto una pia-nificazione particolare, legata alla

necessità di operare con diversi fronti operativi contemporanei, utilizzo di attrezzature specifiche per il superamento delle forti pen-denze (teleferiche). I lavori sono iniziati nel mese di giugno e termineranno in Agosto 2011.

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Alcune vedute del progetto, già in fase di realizzazione in Austria.

Orders Acquired

Gasnetz Steiermark, ‘Progetto Sudschiene’, proseguiamo fino a Eisbach Contributor: Oliviero Corvi

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Bruck: i tubi vengono portati in quota con delle teleferiche.

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La prima lettera di ringraziamento del cliente KPO inviata al Project Director A. Manzoni per la qualità del lavoro svolto.

Un anno di successi a Karachaganak

L’approccio vincente di Bonatti agli shut down è il risultato di un dettagliato planning, una meticolosa preparazione che consentono un’esecuzione efficiente ed efficace, grazie alle competenze sviluppate capitalizzando l’esperienza acquisita dall’azienda nel tempo.

Contributor: Andrea Manzoni

Countries & Works Underway

Il risultato dei successi nel cam-po di Karachaganak, a nord del Kazakhstan, può essere attribui-to a diversi fattori. Quello più importante è sicura-mente la naturale evoluzione, conseguente a importanti diffe-renze di approccio tra progetti brownfield e progetti greenfield, che ha richiesto lo sviluppo di specifiche competenze e tecni-che impiegando le best practices internazionali e ottenendo risul-tati complessivi che hanno soddi-sfatto i vari obiettivi di progetto in termini di sicurezza, di qualità e di budget. Il 2010 è stato caratterizzato da più shut down che hanno interes-sato diversi impianti nel campo di Karachaganak, in cui opera il nostro cliente KPO. Ciò che ha maggiormente contri-buito al miglioramento dell’ap-proccio e metodologia di queste attività nell’area è stata l’espe-rienza maturata nella gestione del progetto MRP (material re-placement project) all’unità 2, dedicata alla reiniezione nel sottosuolo del gas acido ricco di H2S. Il progetto è stato eseguito du-rante tutto l’anno da un team multidisciplinare e multietnico in un impianto in marcia a 550 bar, con una percentuale di H2S del 5%, in condizioni meteorologiche che sono andate da +45° a – 40°, coinvolgendo diverse organizza-zioni ed enti governativi. Lo scopo del lavoro è stato quel-lo di tagliare e rimuovere 3 km di tubazioni esistenti in impianto e rimpiazzarle con quelle in ma-teriale speciale (acciaio f22) e spessorato (arrivando a saldature da 100 mm con tubi da 20”). L’approccio e l’evoluzione della filosofia del controllo di progetto adottato sono basati su 5 impor-tanti fattori:

La notevole dimensione dei tubi in materiale F22, altamente spessorato.

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• Preparazione: significa saper dimostrare e garantire le capa-cità tecnico-gestionali del pro-getto, provvedere a una esau-stiva e avanzata check-list di evidenze documentali tale da soddisfare qualsiasi requisito prima di poter affrontare qual-siasi attività di shut down. Que-sto ha comportato la creazione di due book tecnici molto det-tagliati, che includono i pac-chetti di lavoro, le attività di mobilizzazione e insediamento, liste dettagliate delle risorse di cantiere, risk assessment, planning, lifting plans, etc. Il materiale è stato successiva-mente sottoposto ad audit ap-profondito e a vari “go-no go” meeting da parte delle conso-ciate oil companies (Chevron, British Gas) prima di garantire la green light definitiva.

• Integrazione ad ogni livello:

performare operazioni simulta-nee con team di progetto ap-partenenti a differenti organiz-zazioni può essere garantito solo da un’integrazione spinta che comporta il trasferimento di conoscenze e competenze tra le varie funzioni dell’orga-nizzazione e tra le organizza-zioni stesse.

• Communication management:

la corretta gestione della comu-nicazione è essenziale in un progetto complesso. 15 naziona-lità, varie interfacce e gruppi di lavoro, differenti lingue e cultu-re: chiare linee di comunicazio-ne sono necessarie per assicura-re che accurate e consistenti informazioni siano recepite al-l’interno dell’organizzazione e trasmesse fino ai livelli più bas-si. Viceversa occorre che il site management riceva le informa-zioni necessarie per agire cor-rettamente ed apportare le a-zioni dovute, ove richiesto.

• Formazione e competenze:

un’elevata concentrazione di H2S e elevate pressioni di eser-cizio richiedono un training con-tinuo per portare tutto il perso-nale ad un adeguato livello di consapevolezza del rischio e competenza nelle attività svol-te.

La seconda lettera di ringraziamento del cliente KPO inviata al Project Director A. Manzo-ni per la qualità del lavoro svolto.

Le saldature in condizioni ambientali particolarmente difficili sono state caratterizzanti del lavoro.

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• Imparare dall’esperienza: il processo di miglioramento con-tinuo non può essere avulso dall’imparare dagli errori com-messi per evitare di ricommet-terli in futuro e dall’evoluzione della tecnica / procedura di esecuzione. Significa quindi condurre dei riesami periodici sulle attività svolte ed eseguire le necessarie azioni correttive che permettono un migliora-mento della performance in termini di tempo, sicurezza, qualità ed efficienza. Questo processo ha comportato una riduzione progressiva e sensibile delle tempistiche di lavoro sui tre treni.

Tutto ciò ha consentito di condur-re due shut down parziali e uno shut down totale nell’unità 2, in sicurezza e con grande anticipo sui tempi (in totale 28 giorni ri-sparmiati nell’anno). Le compe-tenze maturate hanno altresì permesso di effettuare simultane-amente lo shut down all’impianto KPC , Unita’ 3 e al Bolshoi Chagan sempre in sicurezza, qualità e anticipo sui tempi, permettendo al site management di gestire efficacemente un picco di perso-ne di oltre 2000 unità (498.000 ore registrate nel mese di Set-tembre).

Ancora un’immagine di saldatura dei tubi che hanno consentito il replacement del materiale obsoleto.

Una fotografia degli impianti di Aksai.

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Aksai: il tramonto su Karachaganak Field.

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Mellitah Complex Libya Nel complesso, vi sono due Im-pianti principali denominati: Wa-fa Coastal Oil Plant adibito al trattamento dell’olio e dei con-densati provenienti da Wafa De-sert e dalla piattaforma offshore Sabratha e l’impianto denomina-to NC-41 per il trattamento del gas proveniente dalla stessa piat-taforma offshore. Gli idrocarburi liquidi quali propa-no e butano vengono convogliati sul Jetty (lungo circa 3 KM) e ca-ricati sulle rispettive petroliere, mentre il petrolio viene inviato tramite un pipeline sottomarino al terminale offshore “SBM”; il gas della piattaforma Sabratha, dopo essere stato trattato dal-l’impianto NC-41 per rimuovere lo zolfo in esso contenuto, viene unito al gas proveniente da Wafa Desert e quindi compresso dalla Stazione di compressione denomi-nata Green Stream (anch’essa situata presso il Complesso di Mellitah), dopodiché inviato in Sicilia per mezzo di una condotta sottomarina di lunghezza 600KM

circa. Lo zolfo, associato al gas prove-niente da Sabratha, una volta rimosso dall’Impianto NC-41, vie-ne trasferito sul Jetty tramite un “Pipe Conveyor Belt” e quindi caricato automaticamente su navi. Ogni sorta di istallazioni come le centrali di potenza e di compres-sione, gli impianti ausiliari, i si-stemi di stoccaggio, i sistemi di trattamento di acque reflue etc., fa parte degli impianti del com-plesso. Un complesso così esteso e mul-tifunzionale ha indotto il cliente ad affidare a Bonatti (presente in Libia da 30 anni) il compito di fornire un Servizio di Global Main-tenance con l’obiettivo di mante-nere la produzione degli idrocar-buri a livello richiesto in tutta sicurezza, attraverso la manuten-zione preventiva, predittiva e correttiva (supportata da un si-stema computerizzato CMMMS), oltre alla fornitura dei pezzi di ricambio vitali alle operazioni.

I servizi eseguiti da Bonatti, orga-nizzati per lo scopo, hanno avuto inizio nel Gennaio del 2006 e sono ancora in corso per l’anno 2010.

Il Mellitah Complex da satellite e, sopra, la stazione di compressione..

Mellitah: Shut Down 2010

Cinque anni di operazioni ininterrotte hanno consentito un’eccezionale performance negli Shut Down. Il Complesso di Mellitah è situato sulla costa a circa 100 km a ovest di Tripoli ed è gestito dalla società Mellitah Oil&Gas B.V. di proprietà di NOC ed ENI S.p.A.

Contributor: Matteo Benincasa, Ilario Pulcini

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Lo Shut Down nel Complesso di Mellitah Il cliente, con il passare del tem-po, dopo che l’azienda si è con-quistata sul campo la fama di Contractor estremamente affida-bile e dopo avere dimostrato di agire con efficienza e sicurezza nella esecuzione delle attività di manutenzione globale, ha affida-to all’azienda compiti più com-plessi e diversificati: le attività di Shut Down. Si tratta di ristruttu-razioni, riabilitazioni e correzione di imperfezioni funzionali e strut-turali, ispezione di serbatoi e vessels etc. In occasione di queste attività (Shut Down parziali o totali) il rispetto del tempo programmato dal cliente, è sempre un obiettivo fondamentale. Siamo orgogliosi di avere dimo-strato di poter completare gli incarichi assegnati sempre con un certo anticipo nonostante i tempi di esecuzione fossero proibitivi in rapporto al rispetto della sicurez-za e alle condizioni ambientali. Attività di Shut Down – Settem-bre 2010, Mellitah Complex Nel Complesso di Mellitah esiste un gran numero di vessel e strut-ture cilindriche a spazi chiusi che richiedono col passare degli anni (in genere ogni cinque) l’ispezio-ne interna/esterna onde accertar-ne l’integrità, il livello di corro-sione, la consistenza strutturale e lo stato di altre caratteristiche meccaniche. Quest’anno la Company, sostenu-ta dalle autorità competenti, ha richiesto di eseguire l’ispezione su 24 vessels critici, affidandoci la pianificazione del lavoro, il reperimento delle parti di ricam-bio e le relative attività comprese nello Shut Down. L’organizzazione Bonatti e la Divi-sione produzione del cliente han-no stabilito insieme un program-ma che prevedeva il completa-mento di tutte le attività in 24 giorni (Purging, Ramp Down, Per-formances, Start up, Purging e Ramp Up), a partire dal 16 Set-tembre 2010.

Il cliente si è dimostrato inizial-mente soddisfatto di questo “programma ottimale”, ma a se-guito delle esigenze di esportazio-ne di gas verso l’Italia, dettate da condizioni particolari in Europa, ha ritenuto necessaria una drasti-ca riduzione dei tempi. lasciando invariato lo scopo del lavoro. In linea di principio è sembrato un compito impossibile, ma l’insi-stenza del cliente ci ha imposto di trovare soluzioni e metodi per abbreviare il tempo massimo in 10 giorni (includendo Ramp down e Ramp up). A seguito dell’esperienza matura-ta negli stessi impianti durante i suddetti 5 anni, abbiamo escogi-tato e adottato le seguenti strate-

gie con lo scopo di raggiungere ad ogni costo l’obiettivo: • Company e Contractor conside-

rati partners nella visione dell’-obiettivo stabilito;

• Tempi di lavoro in tre turni; • Utilizzo di 12 squadre indipen-

denti; • Aumento degli ispettori da parte

del cliente da 4 a 11 persone; • Uso dei solventi chimici forniti

da Bonatti per accelerare la pulizia dei vessel e permettere una rapida ispezione;

• Studiare insieme al cliente il processo e il sistema operativo degli impianti per anticipare ai team Bonatti la consegna delle apparecchiature e vessel coin-volti;

La lettera di congratulazioni ricevuta a seguito dei lavori.

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• L’isolamento dei vessel meno critici (almeno 9) e la consegna degli stessi alla Bonatti prima di iniziare lo Shut Down in modo da poter effettuare una anticipata pulizia e relativa ispezione ridu-cendo così i tempi di puro Shut Down;

• Uso di speciali pompe Bonatti (unità mobili di nuovo acqusto) per svuotare i serbatoi conte-nenti miscele miste di idrocar-buri /acqua e depositi solidi e trattarli successivamente allo Shut Down;

• Interfacciarci ogni giorno con il personale del cliente e il suo management attraverso incontri finalizzati al fine di creare un unico spirito di gruppo in grado di affrontare le diverse proble-matiche e risolverle sul posto;

• Effettuare un rapporto puntuale circa lo stato avanzamento atti-vità (progress) quotidiano usan-do la stessa metodologia (weight factors) dei Progetti di sviluppo.

Applicando tutti i metodi fin qui illustrati abbiamo raggiunto l’in-credibile obiettivo di completare tutte le attivita’ di lavoro manu-tentivo in 7 giorni (sola Manuten-zione-escludendo il ramp down e ramp up)), ricevendo il pieno apprezzamento da parte del cliente per il grande risultato

raggiunto, avendo guadagnato un giorno intero di produzione ri-spetto all’ ultimo programma summenzionato. Tale risultato ha portato il cliente a considerare lo SHUT DOWN di Settembre 2010 come caso spe-ciale da tener presente in altri casi simili a suggerimento della ottimizzazione dei tempi e meto-di. Lo Shut Down 2010 nei dettagli… Il total Shut Down di Mellitah Complex per il 2010 aveva come principale scopo del lavoro: la pulizia, l’ispezione e la certifica-

zione di 24 vessel per Wafa Coa-stal Plant (area C1, G1, L1 & Q1) e l’NC-41 Mellitah Gas Plant (area A2, B2, F2, L2 & M2). Le attività di Shut Down sono state sintetizzate nel relativo Master Plan riguardante i lavori principali. Tuttavia, durante la fase di pre-parazione, sono stati richiesti dal cliente lavori aggiuntivi, che ha imposto al Contractor di produrre un programma alternativo (Shutdown 2010 Additional Plan) nel quale erano compresi tutti i lavori supplementari richiesti. Inoltre, durante la fase di esecu-zione, la Divisione Produzione ha richiesto di eseguire alcune attivi-tà non programmate.

Alcune immagini delle fasi dei lavori.

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La mobilizzazione di manodopera e di mezzi straordinari è iniziata il 17 Agosto 2010. Per questo la formazione sull’-HSE, le istruzioni sull’impianto e la preparazione sui lavori sono stati svolti in modo che i vari team si rendessero conto del compito delicato e fossero ragio-nevolmente consapevoli delle criticità e dell’ambiente peculia-re in cui si trovavano. GMS ha mobilitato tre subappaltatori spe-cializzati nella pulizia interna dei vessel e alcuni vendor specialist per l’AC/DC UPS: è stato attivato per lo scopo anche un vendor specialist per il relé di protezione (SEPAM). La mobilizzazione di manodopera e di mezzi straordinari è iniziata il 17 agosto 2010. Per questo personale la formazio-ne sull’HSE, le istruzioni sull’im-piantio e la preparazione sui lavo-ri sono state portate avanti se-condo la necessità di renderli consapevoli delle criticità e dell’-ambiente peculiare in cui si tro-vavano. Le attività di manutenzione rela-tive allo Shut Down totale hanno avuto inizio il 16 Settembre 2010

e sono state completate il 22 Set-tembre 2010; successivamente l’Operatore ha dato corso alla ripresa di produzione gradual-mente. Durante lo Shut Down non è stato registrato alcun incidente. Gli addetti HSE sono stati attiva-mente coinvolti in tutte le attivi-tà di manutenzione mettendo a disposizione tutti gli equipaggia-menti necessari quali: PPE, ma-schere,gas detectors etc, seguen-do le opportune e specifiche pre-cauzioni di sicurezza.

Le ore totali lavorate ammontano a 39.185 e sono riassunte come segue: • Preparazione del site: le attività

sono iniziate il 5 Luglio 2010 con l’installazione delle impalcature e la rimozione dell’isolamento, per cui sono state necessarie circa 4.990 ore

• Attività di manutenzione: 20.023 ore

• Safety/ HSE: 6156 ore • SD Management: 6156 ore • Ristrutturazioni del site riferite

alla re-installazione dell’isola-mento, rimozione delle impalca-ture e servizi di pulizia hanno assorbito un totale di 3602 ore.

• Personale totale: 275 persone • Permessi di lavoro: 785 • Si sono svolte 37 riunioni tra

GMS e MO&G per organizzare lo shutdown

Non si sono verificati incidenti, infortuni o danni e l’impatto ambientale è stato totalmente annullato. Il successo della performance è stato riportato a tutte le principa-li Compagnie per voce della NOC, al fine di dimostrare che solo gra-zie ad una stretta collaborazione, alla fiducia e alla cooperazione, alcuni compiti visti come impossi-bili (per esempio ridurre la perdi-ta di produzione il più possibile mantenendo un alto grado di si-curezza) possono essere portati a termine rispettando tempi, sicu-rezza e costi.

Nella pagina ancora fasi dei lavori e in alto una parte delle installazioni di sicurezza.

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Questo gasdotto da 1.400 mm di diametro, (56 pollici) opererà con una pressione di esercizio di 100 bar, garantendo, una volta com-pletato, una fornitura annua di 35 miliardi di metri cubi di gas, capa-ce di soddisfare un terzo del fab-bisogno nazionale della Germania. Il Gasdotto OPAL è stato progetta-to e verrà realizzato al fine di consentire la connessione e il tra-sporto del gas tra il North Stream Pipeline (che collega attraverso un tratto off-shore Vyborg in Rus-sia con Ludmin ) con gli esistenti pipelines di importazione Jagal e Stegal. Il cliente finale è WINGAS GmbH che opera per conto di OPAL NEL TRANSPORT GmbH ed E.ON Ru-hrgas AG.

Il gasdotto OPAL è stato suddiviso in 14 Lotti che sono in corso di costruzione attraverso 7 cantieri simultaneamente operativi. Bonatti ha il compito di realizzare 4 Lotti (7, 8, 9 & 10), che attra-

versano a est e a sud-est la città Berlino (in Brandeburgo), con una lunghezza totale di ca. 140 km e un importo complessivo di ca. 90 Mln €.

Nella pagina: alcune fotografie delle lavorazioni in cantiere; in alto Manfred Klingelhöfer.

OPAL Project: un aggiornamento dalla Germania Contributor: Manfred Klingelhöfer L’OPAL Pipelines Project è uno dei più grandi progetti infrastrut-turali per il trasporto di energia in corso di esecuzione in Ger-mania ed in Europa. La lunghezza del pipeline che scorre da nord a sud attraverso tre regioni (Mecklenburg, Brandedurg, Sassonia) è di circa 480 km (per la precisione da Ludmin (Greifswald ad Olberhau al confine tra Germania e Republica Ceca).

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OPAL Project: una fase della posa dei tubi.

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La filosofia costruttiva di Bonatti è stata quella di operare con due distinti ed autonomi Construction Spreads. Uno Spread è incaricato delle attività di costruzione relative ai lotti 7 e 8 ed localizzato a Hop-pergarten, a est di Berlino, e l’al-tro è incaricato delle attività re-lative ai lotti 9 e 10 presso Frei-walde a sud-est di Berlino. Il tracciato individua condizioni oro-topografiche più o meno equi-valenti per tutti i lotti, terreni da pianeggianti a collinari, fore-ste, terreni generalmente sab-biosi e presenza d’acqua diffusa già a livello superficiale. I lavori di costruzione dei lotti 7 e 8 sono stati avviati nel febbraio 2010 e quelli relativi ai lotti 9 e 10 circa due mesi dopo.

La situazione attuale dei lavori di costruzione evidenzia per i lotti 7 e 8 un progress pari al 65,3%, esattamente in linea con la pro-grammazione effettuata. La pista di lavoro, lo sfilamento, la curva-tura, la saldatura di linea e relati-vo ripristino del rivestimento dei giunti saldati sono stati già com-pletati, mentre il progress di posa è all’85%, quello dei tie-ins/crossing (collegamenti) è del 65%, ed il rinterro della trincea è all’ 84%. I collaudi idraulici di tutta la con-dotta relative all’ lotto 7 sarà completato prima della fine dell’-anno in corso. I restanti lavori di costruzione del lotto 8 sono programmati in com-pletamento per la primavera 2011.

La situazione attuale dei lavori relativa ai lotti 9 e 10 evidenzia un progress pari al 54,3% , in anticipo di circa il 4% rispetto alla programmazione definita. La pi-sta di lavoro, lo sfilamento, la curvatura, la saldatura di linea sono fasi di lavoro già completa-te, mentre il ripristino del rivesti-mento dei giunti saldati è all'84-%, la posa della condotta è al 63%, la fase tie-ins / crossing (collegamenti) è al 41,3% ed il rinterro della trincea è al 63%. I collaudi idraulici della condotta relativa al lotto 9 è al 67%. I restanti lavori di costruzione sui lotti 9 e 10 termineranno all’ini-zio dell’estate del 2011, in linea con la programmazione di proget-to.

Nella pagina: ancora immagini delle lavorazioni nei cantieri dell’OPAL Project.

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OPAL: saldatura.

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Gassi Touil Le attività di mobilitazione con la costruzione del campo principale, ed il trasferimento dei mezzi ne-cessari alla costruzione per Il Pro-getto Gassi Touil volgono al termi-ne, sono inoltre sono iniziate il 2 Ottobre le attività di costruzione con l’ apertura della pista di parte dei 363 km previsti, iniziando dal punto più remoto del Campo di Gassi Touil, localizzato in un’area vasta circa 55 km denominata Bri-des. Quest’area oltre ad essere nella zona più remota del progetto è anche quella che presenta le mag-giori difficoltà operative, presen-tando una morfologia caratterizza-ta da dune di elevata altezza, tipi-camente Sahariane, che ci obbliga-no a mettere in campo un numero elevato di mezzi per eseguire gli sbancamenti necessari. A breve inizieranno le attività di sfilamento delle linee 8” e di segui-to la fase di saldatura, svolta utiliz-zando personale locale qualificato. Tipico di tutti i progetti realizzati in Algeria è l’obbligo di eseguire le attività con la presenza di scorte militari. Tale obbligo influisce negativa-mente sulla mobilità del personale e dei mezzi impiegati limitandone gli spostamenti secondo tempisti-che non sempre compatibili con le esigenze operative.

Nella pagina: alcune immagini dell’area desertica intorno a Gassi Touil. I lavori si svolgono in regioni remote.

Algeria: un aggiornamento sui lavori di Gassi Touil ed El Merk Contributor: Norberto Tisacchi

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El Merk El Merk è un Progetto unico su base EPC nella storia dell’espe-rienza di Bonatti Spa, unico per il tipo di cliente e per le difficoltà logistiche tipiche della zona de-sertica, estremamente remota, nella quale verrà realizzato. La rete stradale del paese in que-st’area è scarsa ed in pessime condizioni, molte strade non sono asfaltate e le piste non vengono mai manutenzionate. Le lunghe distanze da percorrere per gli approvvigionamenti di cantiere e la grande quantità di materiali da trasportare in tempi relativamente brevi per la costru-zione, ha obbligato lo staff messo in campo ad un’attenta pianifica-zione per ottimizzare le risorse. Le attività di costruzione sono iniziate nel mese di Giugno con l’apertura della pista lunga di 70 km del lato Nord per la linea da 20” , e lato West con la costruzio-ne della pista e della strada di 160 km. che collegherà El Merk a Gassi Touil, lungo la quale ver-ranno installate le linee da 16” e 18” per un totale di 320 km. Attualmente stiamo operando su più fronti anche con le attività meccaniche di saldatura della linea Nord 20” e della Linea West da 18” impiegando due team di 80 addetti composti da soli salda-tori algerini qualificati, con l’ob-biettivo prefissato di completa-mento del progetto entro la fine di Ottobre 2011. El Merk è un progetto sfidante

che Bonatti affronta mettendo in campo tutta l’esperienza acquisi-ta negli anni , impiegando risorse per circa 350 persone nella sola attività di costruzione. Solo una minima parte di questi

consta di espatriati, al fine di perseguire l’obiettivo di una tota-le integrazione, coinvolgendo e massimizzando le potenzialità delle risorse locali.

Alcune immagini dei lavori ad El Merk. In alto: sul campo di El Merk sventola un tricolore “marcato” Bonatti.

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Questa volta vogliamo parlarne con Andrea Etzi, Procurement manager a Kazakhstan. Andrea ha accolto presso il nostro stand fornitori d’ogni genere e di differenti nazionalità, non rispar-miandosi, naturalmente, di andare a visitare tutti gli altri espositori presenti al Kioge. Andrea, questa è la seconda vol-ta che affronti il Kioge. Come ti è sembrato rispetto alla scorsa edizione? Probabilmente il KIOGE comincia a risentire dell’età, siamo giunti al 18° anno e questo è stato un anno meno ricco di contatti, almeno in termini quantitativi. Su questo ha sicuramente influito il fatto che le Oil Company quest’anno erano as-

senti avendo preferito altra mani-festazione in Astana. Dal punto di vista, invece, qualita-tivo, possiamo senza dubbio evi-denziare un miglioramento, nel senso di un notevole avvicinamento alle esigenze degli operatori stra-nieri, almeno per quanto riguarda la nostra realtà. Abbiamo avuto delle piacevoli sor-prese che richiedono di essere col-tivate affinché possano concretiz-zarsi. Tu sei un esperto di Procure-ment: come valuti questa tua specializzazione nel mercato kazako (prospettive, Local con-tent, difficoltà)? Il giudizio, anche per quanto prima detto, è sicuramente positivo.

Possiamo guardare fiduciosamente al futuro in relazione alle possibili-tà di trovare una risposta locale alle nostre esigenze. Certo non possiamo nascondere che il fattore costo abbia una incidenza talvolta notevole. Avevamo già visto dei segnali sul mercato di Atyrau, del quale abbia-mo una conoscenza più diretta e quotidiana. Ad Almaty, ne abbiamo avuto la conferma: quando gli operatori locali capiscono le opportunità di business e soprattutto capiscono il fatto che queste possono realizzar-si nel breve termine, si mostrano allora disponibili ad investire e si adoperano al fine di presentare al mercato le proprie potenzialità o i propri prodotti.

KIOGE 2010 Anche quest’anno il gruppo Bonatti ha presentato le sue attività presso la fiera kazaka sull’Oil & Gas, il Kioge di Almaty. Il Kioge è la più importante manifestazione di set-tore in Asia centrale perché rappresenta un’ampia piatta-forma di scambi e incontri fruttuosi. Dal 6 al 10 Ottobre lo stand di Bonatti è stato visitato da decine di operatori venuti da tutto il mondo: si calcola che mediamente la Fiera del Kioge, con i suoi 15.000 metri quadri di spazi, ospiti 520 allestitori e 8.000 visitatori (per quanto riguarda la Conferenza, erano pre-senti 800 partecipanti e 50 speaker). Il taglio del nastro inaugurale alla Fiera è stato eseguito dal ministro del Petrolio in persona, Sauat Minbayev e dal presidente della società petrolifera di stato Kazmunaigas, Kairgheldy Kabyldin.

La squadra al gran completo: da sinistra V. D’Ingianti, la collaboratrice della camera di commercio Italo-Kazaka Goulsim Jougulova, Zhanna Kulzhanova, P. Ghirelli, A. Karlibayeva, C. Burizzi, M. Canacci, S. Belletti, A. Etzi, F. Mazzoli e R. Castelli.

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Per quanto riguarda il Local con-tent, se ci riferiamo al solo step di acquisto presso i fornitori locali, possiamo dire che ciò non rappre-senta alcuna difficoltà. Se ci rife-riamo invece allo step della pro-duzione locale, ovvero la cosid-detta “nazionalità kazaka” del prodotto, allora siamo nei guai: nel senso che, rispetto agli anni passati, poco è stato fatto. Anche in considerazione di quell’obietti-vo di guadagno immediato di cui dicevamo prima. Può essere interessante citare il recente accordo doganale Russia/Bielorussia/Kazakhstan, che in generale è un improving per il Kazakhstan, ma se parliamo di produzione locale questo non so quanto possa essere un beneficio. In Kazakhstan ci sono molti "rivenditori" locali, molto materia-le arriva dalla Russia, ma non es-sendoci più vincoli e/o dazi doga-nali sarà ancora più conveniente (da un punto di vista di tempi e di spesa) approviggionarsi con pro-dotti che arrivano dal mondo rus-so. Probabilmente sarebbe stato più vantaggioso agevolare lo scambio di materie prime e/o semilavorati ma non di prodotti finiti, per dare input alla produzione locale. Investire nella creazione di una fabbrica rappresenta un obiettivo di medio o lungo termine che al momento non è nell’interesse degli operatori locali, mentre dob-biamo rilevare l’ingresso di alcuni grossi operatori quali Mittal Steel Arcelor e Thyssen. Per i locali è molto più semplice

importare prodotti europei o asia-tici, che i contractor già conosco-no e quindi acquistano volentieri, piuttosto che dover aspettare al-cuni anni prima di poter mettere in commercio un prodotto comun-que da testare e qualificare. Non dimentichiamo che, da questo punto di vista, la burocrazia locale è un grosso freno. L’unico segmento di mercato nel quale qualcosa si muove è quello degli indumenti da lavoro. In par-ticolare, abbiamo individuato due aziende che nei prossimi mesi cominceranno ad assemblare su licenza europea le calzature da lavoro: suole e corpo arrivano comunque già tagliati dall’estero. Si tratta quindi di un mero assem-blaggio, che in ogni caso concorre alla creazione di local content. In sintesi, per quella che è l’at-tuale situazione, seppur sia condi-visibile l’obiettivo, senza dubbio l’orizzonte temporale imposto è troppo breve e troppo stringente alla luce delle reali potenzialità dell’industria locale. Sebbene il compito delle aziende straniere operanti sul paese debba essere quello di spingere verso prodotti locali, comunque è il mercato a dover andare in questa direzione. La domanda, insomma, esiste e sicuramente non può che aumen-tare; bisogna però che anche l’of-ferta locale cresca in termini qua-litativi e quantitativi. Il KIOGE ti ha aiutato ad indivi-duare e ad approfondire fornito-

ri interessanti? Sicuramente si. Abbiamo avuto dei contatti che dobbiamo continuare a coltivare e che potranno esserci utili per aumentare la nostra indi-pendenza dai mercati europei.

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Una bella veduta di Almaty, sede del Kioge, e, sopra, Andrea Etzi.

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Aliya, la tua presenza in Bonatti è oggi qualcosa di storico. Puoi dirci quando e come hai iniziato a lavorare con noi? La prima volta che ho avuto l'op-portunità di lavorare in Bonatti è stato nel 2004, durante lo stage estivo durato due mesi. Dopo un po’ di settimane, ho rice-vuto una telefonata dal nostro capo contabile, Nurlan Iskaliyev: ha par-lato di un posto libero aperto pres-so il Dipartimento Amministrazione aggiungendo, inoltre, che in azien-da sarebbero stati felici se avessi accettato l’offerta. Io mi ero appe-na laureata e ho risposto immedia-tamente con un "Sì!" senza un atti-mo di esitazione. Entrando in Bonatti, non avevo grande esperienza di lavoro ma la società mi ha dato una bella oppor-tunità di cui sono molto grata! Ecco che il 7 luglio 2005 ho iniziato a lavorare come impiegata ad Aksai della "Bonatti SpA Kazakhstan Branch". Dopo un anno sono stata promossa contabile e, quando la sede della filiale è stata trasferita da Aksai ad Atyrau, l’ho seguita. Ad Atyrau sto ancora lavorando e vivendo oggi. Possiamo dire che ormai anche al

KIOGE la tua presenza è storica: è la seconda volta che partecipi alla preparazione dello stand e supporti le attività in fiera in modo altamente professionale. Cosa ti piace di questo compito? È un piacere avere avuto per la seconda volta questo incarico insie-me agli altri colleghi al KIOGE. Ab-biamo cercato di fare del nostro meglio. Permettetemi di dire che questi eventi ci permettono di le-gare con i colleghi e soprattutto con i clienti. In questo modo l’esse-re colleghi si trasforma anche in vera amicizia. La fiera è un’ottima occasione per dare le migliori in-formazioni sulla nostra società. Con chi hai collaborato durante il KIOGE? Una bella squadra si è formata du-rante la preparazione e durante la fiera: abbiamo cercato di aiutarci a vicenda e tutto è andato bene con Andrea Etzi, Frederic Santelli, Zhanna Kulzhanova e Stefano Bel-letti. Potresti darci solo 4 parole che descrivano Bonatti e il vostro team?

Comprensione reciproca, Diploma-zia, Responsabilità e Resistenza allo stress. Ora vorremmo che ci dicessi le tue cinque parole preferite in italiano (mi raccomando: niente parolacce, per carità!) "Amore", "Dogana", "Pronto", "Ciao" e ... "Che buono!" In conclusione vorrei dire che sono felice di poter lavorare con Bonatti e ho il piacere di conoscere e colla-borare con persone come Cristian Burizzi, Giuseppe Mercaldi, Alessio Atzeni, Aliya Sharipova, Elena Men-shikova e tante altre (l’elenco sa-rebbe troppo lungo per entrare in questa pagina...). In Bonatti ho trovato un sacco di amici con cui sono sempre in contatto. La nostra società mi ha dato la possibilità di visitare l'Italia per la prima volta ed ottenere una pre-ziosa esperienza di lavoro con i colleghi della sede centrale di Par-ma. Per me lavorare in Bonatti significa imparare qualcosa di nuovo ogni giorno ed essere contenta di contri-buire al successo dell’azienda.

Zhanna Kulzhanova e Aliya Karlibayeva; alle loro spalle, indaffaratissimo, l’instancabile Stefano Belletti.

Allo stand Bonatti non c’era soltanto Andrea Etzi. Molto importante è stato il contributo in termini organizzativi di Aliya Karlinbayeva e Zhanna Kulzhanova. Abbiamo intervistato Aliya, ormai alla sua seconda esperienza in Kioge e da tempo nei ranghi della nostra azienda.

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Alcune immagini dal Kazakhstan: sopra, bambini diretti a scuola; sotto i nostri uomini al lavoro a Karabatan.

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Il commento sui tre giorni alla fiera Tripoli Oil and Gas è sicura-mente positivo. Fantastica percentuale di parteci-panti, interessati realmente ad interagire con noi, buon feedback e numero di opportunità poten-ziali. La demo "Cactus" fornita dal par-tner Emerson simulava il controllo dei sistemi e delle strumentazioni per centralizzare, raccogliere e trattare i dati al fine di program-mare le azioni corrette in ottica di maintenace: una bella attratti-va per le persone che sono passa-te dal nostro stand. Ettore Pirrone di Emerson ha fat-to un lavoro davvero instancabile per ricevere tutti i visitatori in

modo professionale spiegando a tutti la potenzialità elevata del sistema. Il formaggio parmigiano che ab-biamo offerto all’interno dello stand ha stimolato la curiosità dei visitatori tanto che alcuni di loro hanno ripetuto l’assaggio più e più volte! Abbiamo avuto un numero incre-dibile di richieste di informazioni e assistenza: dai semplici visitato-ri curiosi di conoscere la realtà O & Goal ai molti che già conosce-vano Emerson e Bonatti, che han-no chiesto informazioni su proget-ti specifici. Abbiamo registrato la presenza massiccia di Oil Company come Zueitina Oil Company, Arabian Gulf Oil Company, National Oil Company Libya, Waha Oil Company, Sirte Oil Company e molte altre. Per quanto riguarda l’argomento formazione, che è parte integran-

te del progetto O & Goal, le ri-chieste sono state numerose: c’è, infatti, una carenza reale di que-sto servizio in Libia, così la mag-gior parte delle aziende con que-sto tipo di esigenza sono costrette a rivolgersi all'estero per questo

TOG 2010 5th Technology of Oil and Gas Forum

La fiera TOG 2010 ha visto la partecipazione di Bonatti insieme ai partner Emerson e CEngineering, con i quali ha dato vita al progetto Oil & Goal. L’iniziativa comune ha destato curiosità negli operatori e un buon riscontro, che lascia intravedere una buona potenzialità per lo sviluppo futuro del progetto.

Contributor: Giovanni Gorgoglione, Franco Grassi (Emerson), Walid Zlitni

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Alcune immagini dello stand Oil & Goal al TOG 2010: in alto Giovanni Gorgoglione; sotto il personale dei partner Emerson e CEngineering nelle fasi preliminari della fiera.

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tipo di servizio. Bisogna notare che non ci sono molte società e imprese in Libia in grado di fornire formazione come O & GOAL. A questo proposito abbiamo rice-vuto richieste per effettuare una visita diretta al dipartimento di formazione Agoco, Zueitina e Sirte Oil Company, per fornire una presentazione per sul nostro programma di formazione. Il risultato fa pensare che se vor-remo che O & Goal prenda piede veramente in Libia un sarà neces-sario che questo progetto si tra-sformi in una vera e propria società libica, con licenza di for-nire manutenzione servizi e for-mazione come previsto fin dall'i-nizio. Il rischio è, infatti, che i poten-ziali clienti restino disorientati, non riponendo la giusta fiducia in un'alleanza per ora senza valore giuridico.

Ancora immagini dello stand. Possiamo notare l’affluenza e l’interesse per il Parmigiano-Reggiano; sopra: le dimostrazioni con il “cactus”.

Oil & Goal è un’iniziativa nata dalla partnership tra Bonatti, Emerson e CEngineering. L’obiettivo è avvicinarsi alle esigenze dei clienti del settore Oil & Gas offrendo servizi di maintenance che sviluppano le ca-ratteristiche delle tre società, per assicurare loro un vantaggio competitivo sostenibile e ridurre i costi operativi a lungo termine nelle installazioni libiche. Il principale commitment di Oil & Goal è lo sviluppo del local content trasferendo il know-how agli inge-gneri e operatori libici.

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Contributor: Filippo Bucci

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Seminari La Business Unit Infrastrutture ha, negli anni recenti, tenuto due seminari presso la Facoltà di Inge-gneria dell’Università di Parma. Il primo, tenutosi nel 2007, nel contesto dell’Insegnamento di “Progettazione Avanzata di Infra-strutture Viarie” (Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Civile), ha riguardato la realizzazione del Ponte sul Fiume Taro, sul Nuovo Asse Cispadano SS. 62 di compe-tenza ANAS. Il secondo, tenutosi nel 2010, come parte dell'Insegnamento di "Ingegneria delle Infrastrutture Viarie e dei Trasporti" (Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria

Civile) ha invece trattato i lavori in corso a Parma del Progetto di Riqualificazione Urbana Stazione FS- Ex Esso, per il cliente STU Areastazione. In entrambi i casi, i seminari in aula della durata di due ore cia-scuno, hanno consentito ai rap-presentanti della Bonatti SpA, di esporre le linee generali che gui-dano la concezione di un progetto calato in un determinato contesto territoriale, fino alla sua comple-ta progettazione, pianificazione ed esecuzione nei minimi detta-gli. Particolare rilievo è stato dato al tema della gestione della Com-messa di Costruzioni, come risul-

tato di un insieme di azioni forte-mente integrate, finalizzate al controllo anticipato del processo produttivo e della verifica degli obbiettivi temporali ed economi-ci, allo scambio di informazioni all’interno del team di progetto ed alla volontà di lavorare in squadra, come fattore professio-nale determinante e peculiare della Bonatti SpA. Si è creata così una situazione di scambio tra l’Impresa e gli alunni, i quali hanno dato seguito alla loro curiosità con numerose do-mande ed interventi, che hanno consentito di mettere in luce la Bonatti come un importante pun-to di riferimento lavorativo e formativo.

Il plastico che mostra il progetto: la piazza antistante la stazione di Parma.

STU Stazione: l’Università entra in cantiere

Prosegue lo scambio tra la Business Unit Infrastrutture e la facoltà di Ingegneria del-l’Università di Parma: dai seminari in Facoltà tenuti dai nostri ingegneri, fino alle visite degli studenti ai cantieri. Raccontiamo le fasi principali di questo rapporto e abbiamo intervistato il Prof. Fe-lice Giuliani, docente di “Ingegneria delle Infrastrutture Viarie e dei Trasporti", che questa estate ha accompagnato gli studenti del corso di laurea magistrale di Inge-gneria Civile a visitatare i lavori alla Stazione di Parma.

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Visita in cantiere Questa estate, in seguito al semi-nario del 2010, gli alunni dell’Uni-versità di Parma guidati dal Prof. Felice Giuliani, si sono recati in visita presso il cantiere della STU Stazione FS. Il personale della Commessa Sta-zione scarl si è così organizzato per accogliere circa 70 alunni. La visita, della durata di due ore, si è articolata su un percorso trac-ciato su una planimetria, sulla quale sono stati indicati anche i vari punti di sosta ed osservazio-ne. La numerosa partecipazione ha richiesto la formazione di due gruppi che hanno percorso l’itine-rario in senso alternato, guidati ciascuno da: un rappresentante della Direzione di Cantiere, da uno della Progettazione ed uno del Servizio Sicurezza e Preven-zione. In ogni punto di osservazione, i gruppi hanno preso visione dei lavori descritti dai rappresentanti del Cantiere, e fatto domande e foto sulle lavorazioni specifiche: dagli scavi e diaframmi in c.a. in zona nord, alle fasi di lavoro ed interferenze in zona Sud (Piazzale dalla Chiesa), dalle delicate ope-re fondazionali e murarie della palazzina Viaggiatori, alle com-

plesse attività di installazione della copertura metallica dei bi-nari e di edilizia sempre in zona Nord. Particolare curiosità hanno desta-to le lavorazioni più peculiari di tipo geotecnico, come il Jet-grouting e le tirantature di tipo attivo, e strutturale, come il complesso sistema di ponteggi utilizzati per i getti degli edifici, oppure il sistema di controventi provvisionali a sostegno del Fab-bricato Viaggiatori. Anche le tematiche più generali sono state oggetto di dibattimen-to, come quella dell’impatto dei lavori sul contesto urbano circo-stante e la gestione contempora-nea di tutti gli aspetti associati (rumore , vibrazioni, traffico, smaltimento dei materiali di risul-ta ecc..). L’occasione è stata preziosa per Bonatti, per presentarsi alle futu-re leve del mondo delle Costru-zioni, con orgoglio, professionali-tà e con la convinzione di rappre-sentare un punto di riferimento nel campo delle costruzioni di opere civili caratterizzate da un elevato grado di complessità.

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Il progetto di rivalutazione di questa vasta area circostante la stazione, che è in fase di realizzazione da Bonatti, rag-giungerà i 20.000 mq. È stato chiamato “ParmaOltre”, per rievocare l’idea di un nuovo centro organico della città, inten-samente collegato con il nucleo antico. ParmaOltre è stata progettata dagli architetti spagnoli di MBM Arquitectes: si tratta dello studio che ha progettato la rinascita di Barcellona. Bonatti sta costruendo una piazza grande quanto un campo da calcio e sarà circondata da quattro edifici: un grande albergo (quattro stelle della catena spagnola NH), molti spazi per uffici Open space da attrezzare come vorrà chi li utilizze-rà, una sessantina di appartamenti delle più svariate dimensioni e la rete dei negozi di servizio. “Quando abbiamo deciso di partecipare alla gara per la realizzazione del proget-to bandita dal Comune”, ci confida l’ing. Ezio Pellegrini, storico esperto di Pro-ject Financing per Bonatti “siamo stati affascinati dalla possibilità di recuperare una parte della città abbandonata, ma importante per la sua posizione strategi-ca: ora si tratta di renderla viva e vitale. Abbiamo iniziato portando il miglior operatore alberghiero d’Europa, che offrirà anche sale riunioni, catering e servizi vari agli uffici di ParmaOltre e stiamo proseguendo con la selezione dei negozi che caratterizzeranno il piano terra degli edifici. Vorrei fare notare infine”, prosegue Pellegrini, “che l’atti-vità immobiliare è il motore economico-finanziario dell’intera iniziativa: que-st’ultima non si sviluppa con soldi della committenza ma, in gran parte, median-te finanziamento di Bonatti e Di Vincen-zo e così sarà, sempre di più, anche per altre iniziative nel futuro”. Per ammirarne le immagini, visitate il sito www.parmaoltre.it

Nella foto la stazione di Parma vista dal lato nord.

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Ancora immagini dei lavori in corso al cantiere: il traffico ferroviario non si è mai interrotto dall’inizio dei lavori e l’utilizzabilità dei binari è garantita da Bonatti alle Ferrovie dello Stato per tutta la durata della realizzazione del progetto.

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In alto: una veduta aerea della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma. Sotto: i ragazzi in visita al cantiere STU Stazione di Parma.

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I vostri studenti sono venuti in visita al nostro cantiere STU Sta-zione di Parma: quali sono le ca-ratteristiche dell’insegnamento in cui si inquadra questa occasio-ne “sul campo”? Gli studenti in visita sono Ingegneri che hanno già completato il percor-so triennale di studi e che stanno concludendo il successivo biennio

del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile. L'insegnamento di "Ingegneria delle Infrastrutture Viarie e dei Trasporti" è un corso obbligatorio che permette agli Al-lievi Ingegneri di comprendere ed analizzare le problematiche della progettazione e della conduzione di cantieri di grandi opere. Nel settore delle infrastrutture di tra-sporto la figura professionale deve

possedere una visione ampia delle problematiche di impianto, orga-nizzazione e coordinamento di la-vorazioni complesse, con la massi-ma lucidità nella definizione dei tempi e degli oneri. Credo che la realtà STU stazione di Parma-Bonatti sia senz'altro emble-matica. Era una occasione unica che non volevo sfuggisse proprio agli studenti di Parma.

Il professore Felice Giuliani, docente del Dipartimento di Ingegne-ria Civile, dell’Ambiente, del Territorio e Architettura ha risposto con piacere alla nostra intervista e, grazie a questo intervento, possiamo apprezzare il valore di questa collaborazione anche dal punto di vista accademico.

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Quali sono gli aspetti principali su cui vi siete focalizzati durante la visita con i ragazzi? L'organizzazione Bonatti, per tra-mite degli Ingegneri Carassini e Bucci, non ci ha permesso di tra-scurare nessun aspetto del proget-to e del progresso delle lavorazioni in corso. Dalle opere di sostegno, agli allestimenti per la realizzazio-ne dei sottopassi, alle attività edili-zie, tutto ha destato interesse. Notevole è risultata l'attenzione alle opere di by-pass della sovra-struttura ferroviaria senza interru-zione dell'esercizio. Questa visita non è il vostro pri-mo incontro con il mondo Bonat-ti, perché ci sono state visite ad altri cantieri e contributi in aula dell’Ing. Carassini e dei suoi uo-mini: come vi trovate lei e i suoi colleghi a collaborare con i nostri ingegneri? No, non è stato il primo incontro, e non credo si sia trattato dell'ulti-mo. Ritengo che questo tipo di collaborazioni siano alimentate dall'entusiasmo nel trasferire le conoscenze senza inutili autocele-brazioni. La Bonatti si è presentata agli Allievi Ingegneri sempre con lo spirito di comunicare e trasmettere

le proprie esperienze, con efficacia didattica ed attenzione agli aspetti tecnici concretamente formativi. Università e grande Impresa, ognu-no col proprio ruolo e con molto rispetto reciproco. Cosa ci può dire da accademico del nostro cantiere STU e più in generale di questo importante progetto? Il progetto è nato ambizioso per diversi aspetti. Sotto la matita di Oriol Bohigas vi erano molto pro-

babilmente diverse problemati-che sfuggite allo stesso grande architetto. Il cantiere STU, per tempi di realizzazione, ubicazio-ne, interferenze e vincoli, può a ragione essere additato come esempio di come l'Impresa sia chiamata a spendersi per il coor-dinamento di numerose attività con l'attenzione e la precisione di un orefice. Credo che la fasatura delle lavorazioni, invisibili all'u-tenza ed alla cittadinanza, sull'as-se ferroviario più importante di Italia, sia un risultato di non poco conto.

Un’altra veduta del cantiere; sopra i ragazzi si muovono all’interno della zona dei lavori accompagnati dal personale Bonatti.

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Quali competenze punta a dare in particolare il percorso di studi di ingegneria civile della vostra facoltà? La Facoltà di Ingegneria dell'Uni-versità di Parma ha formato ormai numerosissimi tecnici che da anni rivestono con autorevolezza ruoli di responsabilità nelle Imprese e nelle Amministrazioni o che sono risultati apprezzati professionisti. Anche per il significativo impulso rappre-sentato dalle attività della costru-zione della linea alta velocità e dallo sviluppo delle rete stradale a livello interregionale, gli ingegneri civili di Parma hanno avuto modo di spendere al meglio le conoscenze nel settore delle infrastrutture viarie, con competenze specifiche nel campo delle costruzioni strada-li, ferroviarie ed aeroportuali. Quali sono le aspettative di un giovane laureato che esce dalla vostra facoltà? Rimprovero ai miei Allievi migliori di porsi spesso in modo eccessiva-

mente timoroso verso il mercato del lavoro. Sebbene vi siano non poche difficoltà dettate da dinami-che economiche a volte indecifra-bili, ritengo che ci siano spazi non solo per l'ingresso nell'attività pro-fessionale ma anche per farlo con il giusto entusiasmo, portando idee ed energie nuove. Bonatti punta moltissimo sui gio-vani ingegneri preparati, sulla loro freschezza e sul loro entu-siasmo: a suo avviso quali sono i punti di forza e di debolezza del-la preparazione che dà l’univer-sità italiana? Negli ultimi anni il Paese ha assisti-to ad una notevole trasformazioni delle professioni e l'Ingegnere è, in tal senso, uno degli esempi più evidenti. Dalla figura classica del libero professionista o dell'Ingegne-re tuttologo si è passati, forse sba-gliando, alla ricerca di figure estre-mamente specializzate pensate per essere collocate all'interno di siste-mi di analisi in posizioni ben preci-se ma di visioni d'insieme limitate.

A mio avviso, nel prossimo futuro, assisteremo al compimento di un percorso nuovo, che formi e rivalu-ti la figura di Ingegnere che sia in grado di comprendere con coscien-za la complessità di un progetto, e di accompagnare, col suo specifico contributo, la realizzazione di ope-re nelle quali sia comunque ricono-scibile il proprio apporto. L'Univer-sità Italiana credo possa puntare ancora, a scapito di esasperate specializzazioni, a porre basi solide per formare Ingegneri preparati e culturalmente versatili. Una curiosità, visto che ci cono-sce bene: com’è Bonatti dal suo punto di vista? Ho visto la Bonatti attraverso chi ci lavora, da Parma al Kaza-khstan, dalla Cispadana alla Spa-gna. Non è retorica, credo di ave-re di fronte una realtà che fonda il proprio rispetto sull'impegno e sul lavoro. I miei Allievi testimo-niano per me la soddisfazione di essere "Ingegneri in Bonatti"....si dice così?

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Foto di gruppo al termine della visita insieme al Docente e agli uomini Bonatti.

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In Germania con la massima affidabilità Intervista con Arnold Diethelm, Bonatti Deutschland Country Representative

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Ci puoi dire qualcosa della tua carriera professionale prima di approdare in Bonatti? Lavoro da trent’anni nella proget-tazione e nella costruzione di progetti internazionali e di im-pianti industriali. Ho trascorso oltre dieci anni nel campo degli impianti chimici (poliestere, filatura della gomma, ecc.) e negli ultimi dieci anni sono attivo nel settore usptream dell’oil & gas (pipeline, ecc.) in tutto il mondo. Perché hai scelto questa profes-sione e che cosa ti permette di dare sempre il massimo nel la-voro? Ho iniziato a concentrarmi in que-sto campo di attività perché è molto interessante e ricco di mo-menti importanti. È una miscela di lavoro di ufficio e di lavoro in cantiere. Mi piace in particolare il contatto con i clienti, le imprese e con il personale al lavoro sui progetti: è davvero emozionan-te. Si possono incontrare un sacco di persone di diverse nazionalità e, di conseguenza, entrare a con-tatto con culture e costumi diver-si. Ogni progetto o riunione o interazione con controparti diver-se rappresenta una sfida e un trasferimento di conoscenze. Cosa sapevi di Bonatti, prima di

iniziare a lavorare con noi? Nel settore oil & gas si ha sempre un po’ di informa-zioni sui progetti e sulle aziende che li eseguono. Sono voci e informazioni che si trasmettono tra colle-ghi e amici. Pertanto, da molti anni ho un po’ di conoscenza di base in merito a Bonatti. Prima di cominciare a lavo-rare per Bonatti, ero con Wintershall nel deserto libi-co e, grazie alla posizione che rivestivo, avevo diversi contatti con il personale della nostra a-zienda, anche con frequenza quo-tidiana. Cosa ti piace di più nel lavorare con Bonatti? La mia impressione sulla cultura aziendale di Bonatti è che la sod-disfazione del cliente abbia sem-pre la priorità: in Germania dicia-mo "il cliente è re". Questo significa dare la priorità all'esecuzione dei lavori di costru-zione in modo sicuro e con l’o-biettivo di adempiere al contratto con un’alta qualità e tempi di consegna rispettati. Il personale è molto professionale e fa di tutto per dare il meglio ogni giorno, affrontando in can-tiere le avversità climatiche di luoghi e ambienti diversi.

Cosa pensi del tuo Paese, la Germania? Come potresti de-scrivere il tuo Paese ai colleghi che l’hanno mai visitato? Quali pensi siano i punti in comune tra il modo tedesco di pensare e quello italiano? Sono da sempre in viaggio in giro per il mondo e ho avuto modo di conoscere culture diverse: per me oggi la Germania ha molte sfac-cettature. Naturalmente, cono-scere la Germania comporta due approcci diversi: dipende se la si vive per lavoro oppure no. Io sug-gerirei a chi non la conosce di visitarla. Penso che sia molto difficile spiegare la cultura di un paese in poche frasi. Inoltre, di-pende in quale parte della Ger-mania vogliamo esaminare. Riguardo agli elementi comuni tra Germania ed Italia, credo che valga in larga parte il discorso di prima. Credo che questa domanda

Una veduta di Berlino.

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sarebbe più adatta per i lavorato-ri italiani di Bonatti (Nemo Pro-pheta in Patria…), che operano attualmente in Germania per il progetto OPAL: anch’io forse po-trò imparare molto dalla loro ri-sposta! Quanto credi possa essere im-portante per Bonatti la possibi-lità di irrobustire le proprie radici in Germania? Il mercato tedesco, ed in partico-lare nel settore dell’Oil & Gas, sarà molto importante per l’a-zienda, grazie alla sua posizione geografica nell’Europa centra-le. Gli idrocarburi provengono da Est ma i principali consumatori sono ancora in Europa occidenta-le. Pertanto la Germania sarà sempre un centro strategico e un Paese di transito, che significa che la maggior parte dei gasdotti attraverserà la Germania o la vedrà comunque connessa ad una rete esistente per assicurare l'ap-provvigionamento di gas. Tutto sommato, penso che sia di grande

importanza il tentativo di raffor-zare le radici in Germania: tutti i clienti e le aziende devono essere consapevoli della presenza di Bonatti sul mercato tedesco e del suo interesse a collaborare e a lavorare come un’impresa affida-bile. Qual è il tuo lavoro principale? Come accennato in precedenza, quello tedesco è un mercato mol-to importante. Vedo il mio ruolo principale nello stabilire la rela-zione tra Bonatti e i potenziali clienti futuri. Poi vorrei prosegui-re ed approfondire il rapporto di collaborazione tra Bonatti e gli attuali clienti, al fine di garantire loro piena soddisfazione. Un'altra parte del mio lavoro è rappresen-tata dalla raccolta di informazioni sui futuri investimenti e progetti: ciò permetterà che Bonatti venga sempre considerata per gare e quotazioni. Inoltre, i possibili clienti devono essere consapevoli che l'ufficio in Germania farà da “link” per i

progetti da realizzare anche in altri paesi dove Bonatti ope-ra. Saremo il punto di contatto per le aziende con sede in Germa-nia impegnate in progetti in altri paesi come, ad esempio, in Nord Africa e negli Emirati. Quali sono le difficoltà di que-sto lavoro? Dopo molto tempo trascorso in paesi stranieri i contatti con le imprese e la politica vanno rinno-vati e rinforzati. Inoltre, le infor-mazioni sui progetti futuri e le probabilità di realizzazione devo-no essere analizzate e valutate continuamente. Che prospettive vedi? Sono certo e fiducioso che con il sostegno del management Bonatti avremo l’opportunità di fare di-ventare Bonatti-Germany una società molto conosciuta e rispet-tata in questa parte d'Europa. Io farò sicuramente del mio meglio.

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Una mappa dei principali sistemi di trasporto idrocarburi dell’area Eurasiatica.

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Vorrei iniziare con le parole che aprirono il primo articolo apparso sul n° 2 del Bullettin del 2008 del collega e amico Cassi, in cui si incominciava così a parlare di formazione e di sviluppo in Bonat-ti: “Il business, lo sviluppo, la persona. Tre parole chiave che racchiudono gli stimoli formativi che, in una logica di sempre mag-giore ascolto alle esigenze che nascono dal business, dalle pro-fessionalità e dalle persone, pos-sono alimentare itinerari di cre-scita e di apprendimento”. Sono passati 2 anni e mezzo da allora e un po’ di strada insieme l’abbiamo fatta. La Formazione Istituzionale, fina-lizzata ad accogliere ed accompa-gnare il neo-inserito nell’ artico-lato mondo Bonatti, costituisce ormai un percorso consolidato, che segna i primi anni di vita a-ziendale del giovane. Essa, infatti, parte dall’approfon-dita presentazione della Società, attraverso la parola dei diretti protagonisti che dirigono i diversi settori di attività, e, transitando dalla conoscenza dell’azienda come soggetto che opera nei mer-cati internazionali, dotandosi di forme organizzative e modalità strategiche coerenti con i suoi obiettivi, arriva a far riflettere l’individuo sulla propria efficacia personale nelle diverse situazioni aziendali, nell’ottica di una mag-

giore consapevolezza e possibilità concreta di miglioramento delle proprie competenze comporta-mentali. I numeri parlano chiaramente: 13 edizioni del Modulo 1 “Introduzione alla cultura d’Im-presa”, 7 edizione del Modulo 2 “Impresa e cultura di mercato”, 10 edizioni del Modulo 3 “Strumenti per l’auto sviluppo”, iniziative che hanno visto coinvol-ti oltre 290 partecipanti, per un totale di 9500 ore erogate. Grazie a questa esperienza di successo, abbiamo ulteriormente sofisticato ed esteso il processo di inserimento e di crescita in una diversa mansione, attraverso la

progettazione, realizzazione e monitoraggio (valutazione e veri-fica dell’apprendimento) di piani di affiancamento personalizzati, per quei ruoli di particolare criti-cità o per i quali risulta insuffi-ciente ed inadeguato il solo “ascolta ed impara”, sulla base delle competenze core e di sup-porto necessarie per un rapido impiego operativo. Abbiamo dato maggiore sistemati-cità e forma a dei percorsi di ap-prendimento maggiormente orien-tati ai diversi filoni professionali quali la Sicurezza, l’Ambiente, il Commerciale e la Contrattualisti-ca, il Project management.

La formazione e lo sviluppo in Bonatti: due anni di esperienze Contributor: Paolo Umidon

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Nella pagina: colleghi impegnati in attività di formazione a Karabatan. Al termine dei corsi è stato rilasciato loro un attestato di partecipazione.

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Contemporaneamente abbiamo proposto alcuni workshop di anali-si ed approfondimento in aula ai responsabili per farli riflettere e lavorare concretamente sul pro-prio stile comportamentale e di gestione e conduzione delle risor-se umane (es, Gestione e valuta-zione Risorse umane suddiviso in 4 moduli di ½ giornata, Team building) ed iniziato ad aprire il confronto interno e l’apprendi-mento sul tema dell’intercultura-lità (Introduzione alla cultura giapponese), problematica di grande impatto rispetto ai nostri scenari di azione. Proprio parlando di scenari inter-nazionali, mi voglio permettere di enfatizzare un altro importante passo che è stato fatto dallo scor-so autunno e che ha iniziato a diventare operativo all’inizio del 2010, per concludersi entro di-cembre: il Progetto di Training and Development in Kazakhstan – Karabatan, rivolto alle risorse locali. Questo progetto ha visto coinvol-te oltre 30 risorse (worker e staff, dopo una severa selezione inizia-le), attraverso un lungo percorso di fidelizzazione all’azienda, ac-quisizione dei basic comporta-mentali e della lingua inglese, dei corsi specifici per rinforzare le competenze tecnico-specialistiche proprie del ruolo ed un lungo periodo di affiancamen-to durante l’attività lavorativa con il diretto responsabile per migliorare la propria performance

ed efficacia operativa. Il progetto segna una svolta ed indica una nuova frontiera futura per processi di apprendimento e sviluppo in Bonatti sempre più indirizzati a coloro che vivono e lavorano con noi nei Paesi in cui siamo presenti: la sfida, cioè, è rendere concreto e tangibile il concetto di localizzazione anche attraverso la crescita ed il conso-lidamento delle competenze e delle esperienze dei colleghi ka-zaki, algerini, libici, etc. Durante questi due anni abbiamo lavorato per mettere a punto e rendere strumento di gestione e di sviluppo, un sistema condiviso ed oggettivo di valutazione della performance annuale delle risorse di staff (nel primo semestre del 2010, sono state valutate oltre 500 persone worldwide riguardo alla loro prestazione 2009), per misurare il loro contributo profes-sionale attraverso la declinazione delle attività e dei compiti svolti nella copertura del ruolo, nonché il livello di presenza delle capaci-tà e competenze comportamenta-li necessarie per svolgerlo al me-glio. Abbiamo anche iniziato recente-mente un percorso con alcune risorse ed i loro responsabili per trasformare la valutazione da “semplice compilazione di una scheda”, ad un processo vitale e continuo, che entri a far parte del “normale strumentario del capo”, attraverso la restituzione al valu-tato dei risultati, nell’ottica della

definizione condivisa di un piano annuale di miglioramento e con-solidamento delle competenze e dei risultati. Il tema dello sviluppo e dell’anali-si delle potenzialità si sta concre-tizzando attraverso un articolato percorso di confronto e di monito-raggio che coinvolge oggi oltre 100 risorse. Si tratta di colloqui di approfondimento, analisi delle caratteristiche e della motivazio-ne con le risorse, confronto e raccolta di ulteriori informazioni ed indicazioni con il responsabile, predisposizione di piani di verifica e sviluppo delle competenze nel ruolo, riverifica dopo 10-14 mesi per conferma, modifica, etc. Questo scenario, che ha rappre-sentato, seppur con fatica e con qualche resistenza, una significa-tiva modifica del ruolo delle Hu-man Resources in Bonatti, fa e-mergere con sempre maggiore nitidezza un filo rosso che ci dà indicazioni precise. Partendo proprio dalle tre parole citate all’inizio - business, svilup-po, persone - dal loro sempre più stretto legame e grazie anche ai processi di apprendimento, di sviluppo e di valorizzazione, si evidenzia la direzione verso cui concentrare il nostro impegno per affrontare le sfide che il contesto esterno quotidianamente ci offre, incitando i nostri colleghi ad af-frontarle insieme con maggiore solidità, competenza e motivazio-ne.

Una fase di uno dei corsi di formazione in sede.

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Da giugno in Bonatti c’è una nuova Business Unit: Automa-tion & Electrical Solutions, affi-data a Fabio Mazzoli. Qual è il motivo di questa scel-ta per l’azienda? Il primo obiettivo è senz’altro acquisire nuovi progetti in un ambito a noi noto e identificabile con l’area di business di Carlo Gavazzi Impianti. Proprio attraverso la nostra con-trollata Carlo Gavazzi Impianti possiamo, infatti, contare su e-sperienza e capacità di alto livel-lo da declinare secondo il modello di business di Bonatti, che è foca-lizzato sui Paesi dove operiamo e siamo presenti stabilmente con la nostra organizzazione. Il controllo fornito dalla nostre filiali sui singoli mercati consente facilmente di capire come molte aree di attività siano riferibili a Carlo Gavazzi Impianti: questa situazione può divenire “concreta” solo se le branch pos-sono effettivamente implementa-re questo tipo di business. La nuova BU Automation & Elec-trical Solutions è un centro di profitto a tutti gli effetti, che,

per essere competitivo, non ha necessità di crea-re in Bonatti una replica di Carlo Gavazzi Impian-ti: questo è il motivo per cui questo nuovo ramo d’azienda è interamente sviluppato attraverso la struttura di CGI a Marcal-lo, ma nel contempo resta strettamente colle-gato all’orientamento strategico e commerciale della capogruppo Bonat-ti. Il rischio che Carlo Ga-vazzi Impianti perda i-dentità è in pratica azze-rato dal fatto che il busi-ness tipico di Marcallo proseguendo nel suo percorso rimarrà del tutto intatto: non intaccato, ma potenziato da que-sta nuova operazione. Oggi Carlo Gavazzi Impianti è, infatti, altamente preparata ad affrontare il ruolo di Contractor, ma non è integrata nella ricerca di business nelle realtà locali, in particolare laddove Bonatti è già radicata. Se si osserva, invece, questo tipo di business dalla prospettiva di

Bonatti si scopre che l’azienda capogruppo opera in veste di me-ro fornitore, tralasciando l’oppor-tunità di approfondire l’affinità dell’area automation con la spe-cialità di Operation & Maintenan-ce. Questa situazione lascia intra-vedere la chiara opportunità di accedere a lavori di manutenzio-ne dei sistemi di controllo sia di processo che elettrici. In definitiva , possiamo “entrare in casa del cliente”.

Entriamo in sala controllo al fianco del cliente Intervista con Fabio Mazzoli, responsabile BU Automation & Electrical Solutions

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Esempio di sistemi di supervisione e controllo ( DCS); sopra: Fabio Mazzoli, nuovo responsabile della BU Electrical & Automation Solutions.

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Dalle nostre analisi è emerso che, in questo campo, la capacità di eseguire lavori di construction può essere alla portata di molti, ma che, viceversa, entrare all’in-terno della sala di controllo degli impianti significa avere un know-how specifico. Siamo consapevoli di averlo già e vogliamo che diventi uno dei punti di forza del gruppo Bonatti. Lei viene da esperienze impor-tanti prima di approdare in Bonatti. Come mai ha fatto questa nuo-va scelta professionale? Arrivo dall’automation, dal setto-re impiantistico e dalle forniture. Mi muovo in questo ambito da più di 25 anni e ho fatto questa scelta perché sono convinto che qui in Bonatti si possa arrivare a operare nel settore ad alto livello, con progetti di grandi dimensioni: penso, ad esempio, a commesse di total revamping, non solo come contractor, ma affiancando il cliente al punto da arrivare al cuore del sistema. Ciò che più mi ha spinto nella

scelta è il fatto che, dopo un’e-sperienza di respiro internaziona-le, ero tornato ad operare preva-lentemente in un contesto di mercato nazionale. Con Bonatti posso finalmente tornare ad occu-parmi di mercati esteri con clienti di livello internazionale. Cosa conosceva di Bonatti vista da fuori? Oggi che sono dentro mi accorgo ogni giorno di più che conoscevo veramente poco di Bonatti. Devo confessare, però, che quando ho ricevuto la proposta di entrare a far parte di questo team si sono aperti scenari che mi hanno dato la vera consapevolezza dell’azien-da, della sfida da raccogliere e della complessità che è propria del DNA della nostra organizzazio-ne. Com’è trovarsi qui con noi? Il primo impatto è molto buono e mi trovo bene. A Parma vedo una possibilità di fare che si identifica con la cre-

scita dell’ultimo quinquennio. Si avverte un elevato livello di adrenalina e una palpabile tensio-ne verso le cose nuove. Gavazzi è in una fase che defini-rei esplorativa e cauta verso que-sta nuova operazione, ma si per-cepisce in modo evidente come l’azienda sia molto stimolata e attenta a rientrare prepotente-mente nel settore Oil & Gas, che può rappresentare un’interessan-te evoluzione dopo gli ultimi anni dedicati soprattutto a infrastrut-ture, energia e rinnovabile. Bonatti possiede Carlo Gavazzi Impianti dal 2006, un’azienda che conserva il suo percorso peculiare. Qual è, a suo avviso, il poten-ziale di questa realtà? È ancora un po’ presto per dare una riposta a questa domanda ma posso confermare che Carlo Ga-vazzi Impianti ha come punto di forza un elevato livello di prepa-razione tecnico-gestionale che è difficilmente riscontrabile in altre realtà italiane.

Una grande sala controllo.

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La sede di Carlo Gavazzi Impianti a Marcallo con Casone; in alto l’entrata della filiale Bonatti di Atyrau (Kazakhstan), sede di Gavazzi Impianti Kazakhstan; sotto i marchi di Carlo Gavazzi Impianti e il nuovo logo di Gavazzi Impianti Kazakhstan.

Credo che questo sia dovuto a molteplici aspetti tra cui il basso turnover di personale , al mix corretto tra senior e junior , al tipo di commesse eseguite. C’è una grande conoscenza tecnica acquisita, ma anche una situazio-ne che definirei “poco rock”; vedo, insomma, un potenziale elevato, ma lievemente statico: è come essere al volante di una Ferrari e non avere la convinzione di poter correre a Monza. Da oggi partiamo invece con inie-zioni di iniziative fresche in grado di stimolare in profondità l’am-biente e sono sicuro che a Monza ci correremo ben presto. Quali sono i punti-cardine per un’efficace sinergia tra Bonatti e Carlo Gavazzi Impianti, capa-ce di creare un effettivo svilup-po del business nel settore au-tomazione? Al momento le altre linee di busi-ness di Bonatti vedono il settore dell’automation come una mera fornitura indifferenziata, che potrebbe essere più o meno simi-le a una fornitura di cavi o di strutture. Oggi, però, non è più sufficiente: deve essere vista come elemento di profitto futuro, come valore aggiunto al cliente. Vorrei riprendere un’espressione che esemplifica il concetto alla base della sfida che abbiamo di fronte: “dobbiamo entrare in casa del cliente”. Con l’automazione

diventeremo “collegati” al cliente e questo ci permetterà di capire le sue esigenze e i suoi percorsi, anticipando quasi i suoi bisogni per creare rapporti Bonatti-cliente di lungo periodo. Siamo in periodo di KIOGE, la fiera Oil & Gas più importante dell’Asia Centrale, e su Gavazzi Impianti Kazakhstan è riposta la massima attenzione. Quali sono gli obiettivi su que-sto brand, nato dall’unione tra il nome Gavazzi e l’esperienza Bonatti nel Paese? Gavazzi Impianti Kazakhstan, creata per dare un servizio di ingegneria e management, sta operando su uno dei più grandi progetti di Bonatti nel Paese ka-

zako e ha come primo obiettivo quello di consolidarsi nel tessuto locale, appunto, come società capace di sviluppare ingegneria e servizi di management di base e di dettaglio di tipo elettrostru-mentale. Questo ci permetterà di fornire in anticipo al nostro Gruppo le ne-cessità di realizzazione nel Paese, diventando il nostro “termometro” del mercato kaza-ko anche per le atre Business Unit.

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Coordinamento editoriale Matteo Patera

Frédéric Santelli

Si ringraziano per la preziosa collaborazione

Matteo Benincasa Filippo Bucci

Roy Collins Oliviero Corvi

Arnold Diethelm Andrea Etzi

Marco Garbusi Mario Gioia

Prof. Felice Giuliani (Università degli Studi di Parma) Giovanni Gorgoglione

Franco Grassi (Emerson) Aliya Karlibayeva

Manfred Klingelhöfer Andrea Manzoni

Fabio Mazzoli Alessandro Merli

Ezio Pellegrini Luca Princivalli Conti

Stefano Protogene Ilario Pulcini

Claudio Sanzo Norberto Tisacchi

Paolo Umidon Walid Zlitni

Bonatti SpA Corporate Bulletin 2010 - n. 2 - Giu / Ott

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