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INDICE

1° Parte

Introduzione al 5° Rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte....................................................................... 2

Il Quadro della Contrattazione Sociale territoriale del 2012 .................................................................................... 3

Una stagione difficile per la contrattazione sociale ................................................................................................. 6

Il contesto politico – istituzionale e le manovre finanziarie ................................................................................. 7

Il declino del pubblico impiego ............................................................................................................................. 7

Il mancato apporto dei fondi sociali nazionali ...................................................................................................... 8

La contrattazione sociale in Piemonte: il quadro regionale delle relazioni Sindacato-Autonomie locali ................ 9

La negoziazione sociale in Piemonte, gli accordi e le nuove tendenze. ................................................................. 13

L’aliquota  IMU .................................................................................................................................................... 13

Il fondo di restituzione IMU ................................................................................................................................ 14

L’aliquota IRPEF .................................................................................................................................................. 15

Il fondo di restituzione IRPEF .............................................................................................................................. 16

ISEE/ISEE istantaneo ........................................................................................................................................... 17

L’attuazione  degli  accordi  di  negoziazione  sociale.  Il  confronto  con  gli  amministratori  degli  enti  locali. ............. 18

La valutazione degli accordi .................................................................................................................................... 21

Problematiche e suggerimenti................................................................................................................................ 22

Contrattazione sociale, bilanci comunali e domanda sociale ................................................................................. 24

Le materie oggetto di negoziazione sociale ....................................................................................................... 25

Un tentativo di lettura dei bilanci comunali attraverso il sistema degli indicatori finanziari ................................ 29

Gli  investimenti  al  collasso  nell’ultimo  triennio ................................................................................................. 34

2° Parte

Il quadro statistico generale ................................................................................................................................... 36

Analizziamo il risultato in ordine alle province dove si è svolta la contrattazione. ............................................ 37

Le caratteristiche della rappresentanza sindacale ............................................................................................. 50

Le aree tematiche della contrattazione .............................................................................................................. 50

I beneficiari della contrattazione ........................................................................................................................ 56

La contrattazione in materia di finanza locale ed entrate .................................................................................. 57

Addizionale IRPEF ........................................................................................................................................... 57

Bibliografia .............................................................................................................................................................. 61

Appendice: Accordi esemplificativi  dell’attività  di  contrattazione  sociale  in  Piemonte  nel  2012 ......................... 62

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1° PARTE

Introduzione al 5° Rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte

Siamo al 5° rapporto sulla contrattazione sociale territoriale sviluppato dall'IRES CGIL Piemonte  “Lucia  Morosini”. Il rapporto raccoglie gran parte degli accordi e dei verbali derivanti dalla negoziazione sui bilanci degli Enti Locali nel 2012, con le Autonomie Locali della nostra regione e prosegue l'analisi che abbiamo avviato congiuntamente come CGIL, FP e SPI del Piemonte, sulla contrattazione sociale territoriale nel nostro territorio, esaminando sia gli aspetti quantitativi che qualitativi della stessa. Nel 2012, come era facile prevedere, le difficoltà di contesto sono aumentate. Da una parte per le ricadute dei provvedimenti Governativi e della Regione, dall'altra perché il combinato composto tra tali provvedimenti ed inasprimento della crisi ci ha visto confrontare con una situazione dove alla crescente domanda sociale si è contrapposto un calo delle risorse disponibili, richiedendo, alle Organizzazioni Sindacali, un livello di iniziativa e di risposta più alto e più difficile da raggiungere. La situazione di crisi è in costante aggravamento:

· 47.000 lavoratori in mobilità di cui, la gran parte nelle liste di quella non indennizzata, · 37.000 lavoratori rischiano, se non verrà rifinanziata la Cig in deroga, di essere licenziati; · assenza di un quadro di interventi atti a rilanciare la struttura industriale e dei servizi nel nostro contesto territoriale.

Tutto questo ha già prodotto e produrrà ulteriormente un forte incremento della domanda di sostegno al reddito e di accesso ai servizi in forma agevolata per un numero sempre maggiore di cittadini. Cittadini che avranno bisogno dell'intervento, del sostegno pubblico e non di ulteriori balzelli con cui fare i conti. Dall'altra i pesanti tagli ai trasferimenti, la gabbia del Patto di Stabilità, hanno ridotto i margini di azione delle amministrazioni locali. Questo ha reso, nel rapporto con i comuni, ancor più ruvido il confronto sui bilanci e sulle priorità di spesa. In questo contesto è venuta meno una condizione che negli altri anni, a partire dal 2007, aiutava lo sviluppo delle relazioni, a livello delle amministrazioni locali, nella contrattazione sociale: Il costante confronto e la definizione di intese di indirizzo tra le OO.SS e le associazioni dei comuni (Anci e Lega delle Autonomie). Nel 2012 non è stata possibile nemmeno la verifica sullo stato di avanzamento dell'intesa realizzata sul Patto Antievasione. In una situazione come l'attuale, l'attenzione sul reperimento delle risorse, finalizzate a garantire i servizi, attraverso la lotta all'evasione, dovrebbe essere considerata una priorità. Come è mancato un confronto su come approcciare alla definizione dei regolamenti relativi alla Tares, come, invece, previsto dall'accordo del 26 aprile 2012. Sicuramente, l'incertezza per il susseguirsi di provvedimenti governativi, ha accentuato le difficoltà delle amministrazioni locali e di conseguenza delle loro rappresentanze. Semmai, questa, una ragione in più per proseguire sul percorso tracciato. Un confronto, anche difficile, ma, finalizzato alla ricerca di soluzioni praticabili, avrebbe aiutato entrambe le parti nello sviluppo del confronto nella diverse realtà locali.

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Il Quadro della Contrattazione Sociale territoriale del 2012

Nel 2012 sono stati realizzati in Piemonte 117 tra accordi e verbali (il  dato  si  riferisce  all’unità  di  analisi  del  comune, come si vedrà nel paragrafo dedicato al quadro statistico il numero complessivo degli accordi per il 2012 è pari a 126, in ragione del fatto che alcuni comuni hanno sottoscritto più documenti di negoziazione sociale).. Il calo del numero di accordi su Torino (72 nel 2011, 55 nel 2012), Novara (20 nel 2011, 16 nel 2012) è stato controbilanciato dagli accordi realizzati a Biella (0 nel 2011, 12+ 4 sospesi in attesa di firma nel 2012), Alessandria (1 nel 2011, 5 nel 2012), Vercelli (2 nel 2011, 6 nel 2012), nel V.C.O. ( 0 nel 2011, 3 nel 2012) e Asti (0 nel 2011, 4 nel 2012) e Cuneo (14 nel 2011, 16 nel 2012). Va sottolineata la maggior estensione della contrattazione sociale nel contesto regionale piemontese. Il numero degli incontri richiesti e svolti, è stato notevole. Era possibile, quindi, realizzare un numero di accordi di gran lunga superiore. Non è stato possibile per diverse ragioni: · in tante situazioni, pur riscontrando una disponibilità al confronto da parte delle amministrazioni, le soluzioni proposte, a fronte dei tagli ai bilanci, non hanno prodotto condizioni utili al raggiungimento di una mediazione accettabile, in altri casi, a fronte di scelte non condivisibili avanzate dalle amministrazioni, abbiamo deciso noi di non fare accordi,· in altri casi ancora, dopo un difficile confronto, in un verbale di riunione, si è preso atto dei punti sui quali si registrava accordo e quelli dove le posizioni divergevano. Quella del 2012 è stata una contrattazione che ha provato a difendere le acquisizioni degli anni precedenti e ad estendere, nel contesto piemontese, le migliori pratiche realizzate negli anni precedenti, nel maggior numero di realtà possibile. Compartecipazione al costo dei servizi Quasi la totalità degli accordi recepisce l'Isee quale strumento per regolare la compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi a domanda individuale. In 23 casi, che si aggiungono agli accordi degli anni precedenti, si è concordato il ricorso all'Isee Istantanea. Patti Antievasione . Sono stati sottoscritti accordi con 92 Comuni, relativi al il Patto Antievasione. I Comuni che hanno completato l'iter, sino all'adesione alla convenzione tra Anci e Agenzia delle Entrate, ai fini della sua operatività, sono stati 62. E' necessario, su questo tema, riprendere l'iniziativa verso i comuni che non hanno completato l'iter, ed operare altrettanto per estendere il Patto Antievasione ad altre amministrazioni. I prossimi confronti si svolgeranno in una situazione ancor più negativa rispetto al 2012. Il reperimento delle risorse attraverso la lotta all'evasione, a salvaguardia dei servizi, deve essere al centro del confronto con le amministrazioni. Imu Nella gran parte degli accordi si convenuto sul mantenimento delle aliquote previste dalla normativa nazionale (0,40% - 0,76%). In una serie di accordi sono state definite soluzioni che: · ai fini dell'applicazione dell'aliquota, equiparano alla 1^ casa le abitazioni ATC, le case Cooperative in 2 casi (Cavaglià e Trivero), il solo riconoscimento della detrazione, gli anziani e disabili ricoverati in strutture sanitarie, coniuge separato ecc.. In tre casi si è ottenuta, in forme e quantità diverse (Alpignano, Gattinara, Borgosesia), la riduzione dell'aliquota sulla 1^ casa, in altri quattro (Pecetto, Chianocco, Orbassano, Caluso), un aumento della detrazione; · definiscono forme di progressività, agendo sulla classificazione degli immobili; · differenziano sulle seconde case, le aliquote di quelle sfitte da quelle affittate e tra queste, quelle ad affitto convenzionato da quelle ad affitto a prezzo di mercato ; · Istituiscono, dodici casi (Torino, Asti, Bruino, Ivrea, Villanova d'Asti, Bussoleno, Casellette, Carignano, Carmagnola, Nichelino, Villastellone, Piossasco), identificati con nomi diversi,

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Fondi per la restituzione dell'Imu sulla prima casa in base al reddito Isee (per lavoro dipendente e pensionati). In un terzo circa degli accordi si registra un aumento delle aliquote, non sempre bilanciate da agevolazioni o forme di progressività che mettano al riparo i redditi medio bassi. Stante così le norme (ad oggi siamo di fronte ad un rinvio dell'Imu sulla 1^casa), dobbiamo impegnarci, nei prossimi confronti con le amministrazioni, nell'implementare il numero di accordi che mettono al centro Progressività e soluzioni che tengano conto del reddito, come è nel caso dei Fondi. Altra questione da affrontare è quella relativa degli immobili concessi in comodato gratuito ai familiari. La questione Imu non esaurisce il tema casa. Nel confronto con le amministrazioni è necessario individuare risposte all'emergenza casa. Si moltiplicano in modo esponenziale i casi di sfratto e di morosità incolpevole. Sul piano generale serve rimettere in moto una politica per l'edilizia popolare (Governo, Regioni), senza la quale non c'è soluzione al problema, ma dall'altra è necessario spostare risorse per il sostegno all'affitto (Fondi?) per sostenere chi è in difficoltà. Irpef comunale Nella gran parte degli accordi si è riusciti ad impedirne l'aumento. Solo in un caso siamo riusciti diminuirla. In altre situazioni l'aumento dell'Irpef è stato controbilanciato con interventi sulla progressività delle aliquote e/o con l'innalzamento dell'esenzione. Solo in due casi si è convenuto su una soluzione selettiva, destinando l'esenzione a lavoratori in Cigs, mobilità e disoccupati (Locana, Busano). Questo dell'esenzione è un punto delicato su cui abbiamo avviato una seria riflessione e su cui è necessaria una svolta. Agendo sull'innalzamento dell'esenzione (nel  maggior  numero  dei   casi   tra   i  10.000€  e   i  15.000€), si tutelano poco i redditi da lavoro e da pensione e si finisce per favorire gli evasori. E' possibile agire su soluzioni diverse. In sei casi (Cuneo, Garessio, Bra, Borgo San Dalmazzo, Venaria), ad esempio, si sono istituiti, identificati con nomi diversi, Fondi di restituzione dell'Irpef in base al reddito Isee . Questa è un esperienza da estendere, in quanto: · offre una risposta più adeguata a lavoro dipendente e pensionati, ossia quelli che pagano alla fonte le tasse; · dovendo fare domanda e dare disponibilità agli accertamenti, funziona da deterrente per gli evasori. Non si rischia per il rimborso di pochi euro l'accertamento sullo stato reale del reddito e del patrimonio; Questa soluzione, o la diversificazione della esenzione tra i redditi, congiuntamente all'estensione della progressività per scaglioni di reddito, concorrono a concentrare le risorse a disposizione per ridurre la pressione fiscale sui redditi medio bassi. Quella del 2012 è stata una contrattazione, nonostante le aumentate difficoltà, di sostanziale tenuta. Emerge una prima verità con cui fare i conti. La contrattazione sociale territoriale, da sola, non è in grado di spostare gli equilibri generali. Per dare una risposta che sia all'altezza, è necessario operare affinché il quadro generale cambi e questo può avvenire con la messa in campo di una vertenza generale in grado di acquisire risposte sul rilancio di investimenti ed occupazione, come altrettanto sulla difesa e rilancio del Welfare, una redistribuzione del reddito ed una profonda revisione delle materie fiscali. Altrettanto è necessario, intervenire sui limiti e sulle criticità ancora presenti nella nostra iniziativa. Riteniamo di primaria importanza puntare a realizzare: · accordi che abbiano valenza pluriennale. E' un punto da tenere sempre presente nella nostra azione, pur sapendo che l'attuale situazione di incertezza ha messo in seria difficoltà i Comuni nel fare programmazione; · un confronto con i comuni che si sviluppi avendo un quadro complessivo delle scelte su cui operare (confronto d'insieme sui bilanci e definizione delle priorità di spesa); · intese che vadano oltre la tutela delle fasce più deboli della popolazione. E' necessario acquisire risposte per quei settori di lavoro dipendente, precari e pensionati con redditi medio-bassi, le cui difficoltà sono aumentate a causa della crisi; · un percorso di costruzione delle Piattaforme, partecipato (assemblee e incontri con i/le delegati/e e i cittadini) . E' necessario costruire Piattaforme condivise e, quindi, sostenute anche dalla necessaria iniziativa sindacale. In assenza di risposte dobbiamo essere in grado di costruire la mobilitazione e questa non nasce senza un coinvolgimento preventivo sulle scelte da operare, senza il protagonismo di chi si vuole rappresentare;

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· un forte rapporto tra contrattazione sociale ed aziendale, con il coinvolgimento diretto delle Categorie, anche attraverso specifiche forme di coordinamento. Ad oggi, questo è uno dei terreni su cui si registra una scarsissima propensione all'iniziativa. Anche se la situazione di crisi non la favorisce, diventa di vitale importanza, tanto più in tempi di spinte alle privatizzazioni e derive assicurative, acquisire nella contrattazione di 2° livello risorse private a sostegno del funzionamento e sviluppo dei servizi pubblici. · un’iniziativa che vada oltre il confronto sulla compartecipazione al costo dei servizi e che ponga con forza la necessità di salvaguardare la presenza dei servizi e la loro qualità. Abbiamo posto giustamente l'attenzione sul costo dei servizi e convenuto soluzioni relative ad esenzioni ed agevolazioni, ma non sempre abbiamo posto la necessaria attenzione sulle ricadute di provvedimenti adottati dalle amministrazioni sulla qualità dei servizi prestati alle utenze e sulle condizioni di chi opera nei servizi; · di concerto con le categorie interessate, una nostra iniziativa sugli appalti (edilizia; socio assistenziale), finalizzata a garantire trasparenza, legalità, rispetto delle norme contrattuali. Ad oggi, le esperienze sin qui realizzate sono poche (tra queste: Nichelino, Piossasco, Carignano, Villastellone, Comunità Montana Valle Susa, Venaria, Pinerolo). Bisogna attrezzare le nostre strutture, sia sul piano della conoscenza (implementare momenti formativi e seminariali di approfondimento) che della strumentazione per implementare la nostra iniziativa. Facciamo i conti con provvedimenti, da quelli governativi a quelli attivati da alcuni governi locali, a cominciare dalla Giunta Cota, che profondono l'idea di un welfare meramente assistenziale. E' fin troppo evidente la volontà di spalancare la strada alla privatizzazione delle prestazioni più qualificanti dello Stato Sociale. Ancor più che nel passato, è per noi fondamentale, sul piano vertenziale, produrre una positiva sintesi tra le istanze dei lavoratori impegnati nella gestione dei servizi e quelli dell'utenza. Il rischio che carenze, disfunzioni ecc., vengano scaricate sui lavoratori ed usate per favorire processi di privatizzazioni, sono sin troppo evidenti. La modalità con cui gestiamo la contrattazione sociale deve ancor più essere improntata alla trasparenza ed alla partecipazione dei soggetti che vogliamo rappresentare: · nella costruzione delle piattaforme, · nel rendere visibili ed esigibili i risultati acquisiti o, nel caso contrario, nel promuovere le iniziative necessarie. Oggi più che mai la contrattazione sociale ha bisogno di consolidarsi attraverso la partecipazione attiva di lavoratori e pensionati. Realizzare questo obiettivo è nostro compito primario. Pietro Passarino segr. Cgil Piemonte Piero Bosi segr. Spi-Cgil Piemonte Mara Politi segr. Fp-Cgil Piemonte

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Una stagione difficile per la contrattazione sociale

La  “contrattazione  sociale”,   intesa  come  attività  di  negoziazione  tra  Sindacati  ed  enti   locali   sui   temi  prioritari del welfare e della fiscalità locale, vive oggi una stagione molto delicata, specie in relazione al conseguimento dei principali obiettivi posti in partenza: la realizzazione di efficaci politiche redistributive, la tutela dei diritti sociali e il consolidamento dei processi di democratizzazione delle istituzioni pubbliche. Il processo negoziale, avviato negli anni novanta subito dopo il varo della riforma delle autonomie locali (legge n. 142 del 1990), ha conosciuto un forte sviluppo in seguito sia   all’attuazione   del   decentramento  amministrativo   (legge   59/1997   e   decreti   attuativi)   sia   all’approvazione   delle   modifiche   al   titolo   V   della  Costituzione (Legge 3/2001). In definitiva, lo sviluppo delle relazioni tra enti locali e sindacati è stato reso possibile  dallo   spostamento   in  periferia  dei   livelli   di  governo  più   importanti,   con   l’attribuzione  alle   comunità  locali   della   legittimazione   primaria   all’esercizio   di   tutte   le   funzioni   attinenti   al   loro   sviluppo   sociale   ed  economico. Per questo motivo fin dai  primi   anni   ’90   il   processo  di   contrattazione   sociale  ha   interessato   - in modo crescente - l’ente  Comune  in  forma  singola  e  associata  (Piani  sociali  di  zona,  Unioni  di  comuni,  gestione  associata mediante aziende partecipate, ecc.), nonché la Regione, la Provincia e gli altri enti territoriali (Asl, Comunità montane, ecc.). Negli ultimi anni, inoltre, nel Sindacato è cresciuta la consapevolezza della necessità di far convergere obiettivi e temi della contrattazione sociale con le azioni di contrattazione aziendale. Ciò allo scopo di non separare i diritti di cittadinanza dai diritti del lavoro. Finalità   generale   della   contrattazione   sociale   è   quella   di   “affermare   responsabilità   pubblica   e   cittadinanza  attiva, inclusione sociale e rispetto dei diritti umani,   equità   nell’allocazione   delle   risorse   pubbliche   e  uguaglianza   nell’accesso   alle   opportunità,   trasformare   i   favori   e   le   clientele   in   diritti   di   cittadinanza,  promuovere   trasparenza   e   rispetto   delle   regole”   [Documento   approvato   dal   16°   Congresso   Nazionale CGIL 2010]. Tuttavia, fino ad oggi, le prassi di contrattazione non sono state sufficientemente indagate sia per quanto riguarda  lo  stato  di  applicazione  e  l’impatto  delle  politiche  redistributive  sulla  popolazione,  sia,  più  in  generale,  con riferimento a metodi e procedure e alla classificazione delle materie trattate. Partendo da questi presupposti, sulla base degli indirizzi emanati da CGIL, Funzione Pubblica (FP) e Sindacato dei   Pensionati   (SPI)   regionali,   nell’ambito   del   5°   Rapporto   sulla   contrattazione sociale territoriale realizzato dall’Ires  “Lucia  Morosini”,  si  è  provveduto  ad  analizzare: •  le  caratteristiche  principali  degli  accordi  sottoscritti  negli  ultimi  anni  da  organizzazioni  sindacali  ed  enti  locali,  con particolare riferimento ai Comuni; • lo stato di attuazione di un campione di 50 Accordi, attraverso la somministrazione di interviste ai decisori politici locali e la conseguente rilevazione di dati e informazioni sui risultati ottenuti. Le analisi effettuate hanno riguardato gli accordi sottoscritti   nell’anno   2012   al   confronto   con   i   precedenti  periodi di contrattazione sociale (2009/2011 e 2006-2008). Tale scelta è stata adottata sia allo scopo di comparare fasi di negoziazione sociale molto diverse tra loro - caratterizzate in primo luogo dalle differenti strategie sui temi della finanza locale impostate dal governo di centro-sinistra prima e dagli esecutivi Berlusconi e Monti dopo, sia allo scopo di trattare in modo omogeneo le materie di negoziazione sociale classificate dall’Osservatorio. Infatti, a seguito della ri-classificazione dei temi, avvenuta nel 2010, si è reso necessario aggiornare la codifica di tutti gli accordi contenuti nella banca dati. partire  dal  2011,  le  analisi  dell’Osservatorio  sulla  contrattazione  sociale  sono  state  finalizzate sempre di più a obiettivi  di  (ri)programmazione  delle  attività  e  di  stimolo  all’innovazione  delle  prassi  negoziali. Per  questo  motivo,  sulla  base  delle  indicazioni  di  CGIL  e  SPI,  l’Ires  Lucia  Morosini  ha  messo  a  punto  uno  schema,  se non un vero e proprio modello, di analisi dei bisogni e delle condizioni sociali delle popolazioni. Tale analisi, infatti, rappresenta il momento fondamentale per la definizione degli obiettivi della contrattazione  sociale.  L’esame  della  domanda  sociale  è  stato  effettuato sia attraverso la predisposizione di un sistema di indicatori sociali (rilevati presso tutti i comuni piemontesi e disponibili presso la banca dati dell’Osservatorio  sui  bilanci  comunali,  curato  dall’Ires),  sia  attraverso   la  sperimentazione,   in  alcuni comuni, di momenti di confronto fra Sindacati, Amministrazioni comunali e cittadini.

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Il contesto politico – istituzionale e le manovre finanziarie

Le modalità di realizzazione della contrattazione sociale risentono fortemente delle scelte politiche ed economico-finanziarie (con particolare riferimento alle manovre finanziarie annuali) adottate negli ultimi anni dai governi nazionali. Il Patto di stabilità interno, in questi anni, è diventato uno tra i fattori che più fortemente condizionano le gestione finanziaria  degli  enti  locali,  spesso  con  effetti  penalizzanti.  Nato  con  l’obiettivo  strategico  di  bloccare  le  spese fuori controllo degli enti locali e per sanzionare i cattivi pagatori introducendo nella PA criteri di sana gestione economica, oggi il patto tende nei fatti a frenare lo sviluppo delle economie locali, impedendo in diversi casi alle amministrazioni di portare avanti investimenti vitali ai fini del rilancio della competitività. Le disposizioni contenute nella Legge di Stabilità per il 2012 (legge n. 183/2011) ha innovato in modo significativo il meccanismo del Patto di stabilità interno operante nel 2011, specie per quanto riguarda i seguenti aspetti: •  l’estensione  dei  vincoli  di  finanza  pubblica  a  un  numero  superiore  di  Comuni; •  l’aumento  dell’importo  complessivo  della  manovra; •  l’introduzione  dei  criteri  di  virtuosità; •  le  modifiche  al  Patto  regionalizzato; •  l’estensione  delle  sanzioni. Una delle principali novità del nuovo Patto di stabilità interno è che a decorrere dal 2013 le disposizioni vigenti trovano applicazione nei riguardi di tutti i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti (articolo 16, comma 31 del d.l. 138/2011) (vedi disposizioni per i piccoli comuni). La stessa manovra ha previsto che, a decorrere dal 2014, le Unioni di Comuni costituite fra i comuni meno di mille abitanti vengano assoggettate alle regole del Patto. La legge di stabilità per il 2013 interviene modificando lievemente la disciplina del patto di stabilità interno per il 2013-2016, lasciando inalterato la struttura del patto di stabilità interno. Le principali modifiche riguardano:

la   base   di   calcolo:   l’obiettivo   del   patto   di   stabilità   interno   deve   essere   calcolato   sulla   spesa  media  corrente del 2007-2009 invece che del 2006-2008

introduzione di due nuovi indicatori per calcolare gli enti virtuosi anche per il 2013 viene finanziato il patto incentivato regionale per un importo di 600 milioni di euro. per i comuni con popolazione compresa tra i 1.001 e 5.000 abitanti per il 2013 è prevista una

percentuale per il calcolo del contributo alla manovra attraverso il patto di stabilità interno minore rispetto a quella applicata dagli altri comuni. Ciò implica una riduzione del patto di stabilità di circa 180 milioni di euro per i comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

Negli anni 2007-2014 il contributo finanziario apportato dai Comuni al risanamento della finanza pubblica è di oltre 15 miliardi di euro di cui: •  40%  da  tagli  di  risorse  trasferite •  60%  da  inasprimento  Patto  di  Stabilità

Il declino del pubblico impiego

Il quadro normativo sollecita ormai da alcuni anni i Comuni alla dismissione dei servizi in gestione diretta a favore  dell’affidamento  a  soggetti  terzi.  A  favorire  tale  esito  sono  in  particolare  le  seguenti  norme:

l’art.   14,   co.   9   della legge 122/2010, in base al quale si può procedere ad assunzioni di personale a tempo   indeterminato   nel   limite   del   20%   della   spesa   corrispondente   alle   cessazioni   dell’anno  precedente. Ciò significa che ogni dieci dipendenti cessati dal servizio solo due possono essere assunto di ruolo;

l’art.   36,   co.   2   del   decreto   legislativo   165/2001,   come   modificato   dall’art.   17,   co.   26,   della   legge  102/2009, in base al quale le pubbliche amministrazioni possano avvalersi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale solo per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali.

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l’art.  4,  co.  102,  lett.  b)  della  legge  183/2011,  che  ha  esteso  agli  enti  locali  e  fino  al  2013  le  disposizioni  contenute nella legge 122/2010, in base alle quali le amministrazioni statali hanno la possibilità di «avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009». Analogo limite è introdotto per «la spesa per personale relativa a contratti di formazione lavoro, ad altri rapporti formativi, alla somministrazione di lavoro, nonché al lavoro accessorio».

Obiettivo di questi provvedimenti non è solo la riduzione della spesa complessiva per il personale ma anche il progressivo ridimensionamento dei servizi pubblici locali. Numerose inoltre le novità introdotte in materia di personale dalla legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228/2012). Il concorso dei dipendenti pubblici al raggiungimento degli obiettivi di contenimento della spesa appare tutto sommato assai limitato. Le manovre degli anni precedenti avevano già consentito di raggiungere significativi risultati di contenimento della spesa per il personale delle Pubbliche Amministrazioni. Nel dettaglio, comunque, vengono introdotte dalla legge n. 228/2012 le seguenti norme:

inserisce forti limitazioni alla possibilità di prorogare i contratti di collaborazione ed il divieto al loro rinnovo. Si applicano agli incarichi di collaborazione, ivi compresi quelli coordinati e continuativi, e non solo a quelli di consulenza, studio e ricerca. Rimangono esclusi gli incarichi professionali.

introduce la possibilità per tutte le amministrazioni pubbliche, ivi compresi quindi gli enti locali e le regioni, di prorogare la durata dei contratti di assunzione a tempo determinato in essere alla data del 30 novembre 2012;

consente la stabilizzazione dei lavoratori precari. Questa disposizione opera in via permanente per tutti i dipendenti che hanno raggiunto 36 mesi di anzianità presso la stessa Pubblica Amministrazione (non ha  carattere  vincolante  ma  introduce  un’opportunità).

Il mancato apporto dei fondi sociali nazionali

Considerando i possibili effetti sulle politiche di welfare, ai vincoli fissati dal Patto di Stabilità interno in materia di pubblico impiego si devono aggiungere i forti tagli inferti negli ultimi anni ai Fondi nazionali per gli interventi sociali, che hanno perduto circa il 75% delle risorse complessivamente stanziate dallo Stato. La decurtazione più significativa riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS), istituito dalla legge 449/1997 e ridefinito con la legge 328/2000. Le risorse in capo a questo Fondo, che costituisce la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, negli ultimi anni hanno contribuito in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso la quota del fondo ripartita tra le regioni (che a loro volta attribuiscono le risorse ai Comuni e ai Piani sociali di zona). Dal 2008 al 2012 la dotazione del Fondo è scesa da 929,3 milioni a 69,95 milioni. La manovra di bilancio per il 2011 ha poi cancellato ogni stanziamento per il Fondo per la non autosufficienza, dotato di 400 milioni nel 2010. Il Fondo per le politiche della famiglia, destinato a finanziare il Piano nazionale per la famiglia, il sostegno delle adozioni internazionali, le iniziative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il fondo di credito per i nuovi nati e alcuni interventi relativi ad attività di competenza regionale, ha oggi una dotazione finanziaria di 31,99 milioni, assai più contenuta rispetto ai 185,3 milioni del 2010. Il Fondo per le politiche giovanili ha visto diminuire gli stanziamenti da 94,1 a 8,18 milioni. Infine, i fondi statali destinati a politiche di carattere sociale, drasticamente ridotti con la Legge di stabilità 2011 e la Legge di stabilità 2012, sono stati in parte reintegrati con la Legge di stabilità 2013 (Legge 24 dicembre 2012, n. 228), che ha segnato una timida inversione di tendenza. Le risorse aggiuntive sono stanziate per il solo 2013 e concentrate sui fondi per le politiche sociali e per le non autosufficienze: Per gli anni successivi, però, il welfare sociale non potrà contare su alcuna certezza.

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La contrattazione sociale in Piemonte: il quadro regionale delle relazioni Sindacato-Autonomie locali

Negli ultimi anni sono state introdotte, nei Comuni piemontesi, diverse tipologie di agevolazioni per tutelare i redditi più bassi e per permettere ai cittadini di fronteggiare la grave situazione di crisi attualmente in atto. Si tratta di provvedimenti adottati grazie alle prassi di contrattazione sociale che hanno coinvolto Amministrazioni Comunali (ed altri enti locali) e Rappresentanze Sindacali.

In  linea  generale,  in  Piemonte  la  contrattazione  sociale  è  stata  caratterizzata  da  almeno  tre  fasi  d’intervento.

Nella prima parte degli anni 2000, gli accordi sottoscritti sono stati in larga parte finalizzati ad interventi di promozione  e  valorizzazione  della  negoziazione  sociale,  ai  quali,  però,  si  è  immediatamente  affiancata  l’attività  di contrattazione sulle politiche bilancio. In questo periodo il confronto con gli enti locali ha interessato in modo  particolare  i  grandi  e  medi  Comuni  del  Piemonte.  Protagonista  dell’intervento  pioniere  è  stato  lo  Spi  CGIL  (firmatario unico di tutti gli accordi fino al 2005): in conseguenza, le tematiche trattate si sono caratterizzate per una forte attenzione alla popolazione anziana, sebbene in numerosi accordi – anche tra quelli siglati esclusivamente dai Sindacati dei Pensionati – la contrattazione sociale si sia focalizzata sulle tematiche dei giovani e dei disoccupati, sul problema delle abitazioni, sulla necessità di introdurre sistemi locali di progressività fiscale e, più in generale, sullo sviluppo dei servizi sociali territoriali.

In una seconda fase, che a sua volta ha conosciuto una forte evoluzione nel periodo 2009/2010, gli Accordi si sono caratterizzati soprattutto per: a) la maggiore articolazione dei temi trattati, attraverso la graduale trasformazione delle piattaforme sindacali da generali-rivendicative a specifiche-propositive; b) il forte coinvolgimento dei piccoli comuni nella negoziazione; c) il maggiore protagonismo della componente confederale della CGIL nelle azioni di contrattazione sociale.

Con il 2011 e il 2012 si avvia una nuova fase della negoziazione sociale, maggiormente orientata ai temi dell’equità  fiscale  e  del  contrasto  all’evasione,  e  caratterizzata  inoltre  dal  forte  inasprimento  delle  condizioni  di  operatività dei bilanci comunali.

I   risultati   della   negoziazione   sono   evidenti:   non   è   tanto   l’evoluzione   del   numero   degli   accordi   che   va   qui  segnalata, quanto piuttosto alcune caratteristiche qualitative della prassi. Basti pensare, ad esempio, che se nel 2006-2008  ogni  100  euro  “stanziati”  dai  Comuni  in  base  agli  accordi  sottoscritti  con  il  Sindacato,  ben  65  erano  indirizzati a interventi sociali di carattere generale, il più delle volte ancora non individuati in sede di negoziazione; nel triennio 2009-2011, invece, tale percentuale è scesa al 19%, in conseguenza di una maggiore finalizzazione settoriale delle risorse. In termini di incidenza percentuale, è cresciuta in particolare la quota di risorse  destinate  a  interventi  urbanistici  e  per  lo  sviluppo  delle  residenze,  a  specifici  servizi  sociali,  all’infanzia  e  alla lotta alla disoccupazione e alla povertà.

Va detto che, proprio a partire dalla seconda metà del decennio scorso, le azioni di contrattazione sociale con gli   enti   locali   sono   state   sollecitate   e   accompagnate   dall’introduzione   di   un   nuovo   sistema   – regionale - di relazioni sindacali, con la partecipazione di CGIL, CISL e UIL e delle associazioni delle autonomie locali (Anci e Legautonomie). Esso ha portato alla sottoscrizione di 4 accordi quadro, di indirizzo per gli enti territoriali e le azioni di contrattazione sociale.

Chiave di volta del processo di contrattazione sociale è stato il Protocollo sulle Relazioni Sindacali (riconoscimento   e   valorizzazione   del   ruolo   della   contrattazione   sociale)   sottoscritto   nell’ottobre   2006;   in  seguito alla sua sottoscrizione, il numero degli Accordi piemontesi è cresciuto immediatamente in maniera considerevole.

Il 22 novembre 2007, con il secondo accordo siglato a livello regionale, la negoziazione sociale in Piemonte ha fatto  un  enorme  passo  in  avanti  nella  regolazione  dell’ISEE,  e  in  modo  particolare  nell’”applicazione  di  criteri  di  valutazione della situazione economica per  la  compartecipazione  ai  costi  delle  prestazioni  sociali”.  

Le misure adottate erano finalizzate a promuovere nuove soglie di accesso per difendere i redditi più bassi:

è stato individuato nel valore ISEE di 8.000 euro la soglia di reddito da considerare esente da ogni compartecipazione.   Allo   stesso   tempo,   relativamente   all’area   di   agevolazione,   si   è   auspicato   che   la  soglia di reddito familiare da tutelare si innalzasse fino a 16.000 euro ISEE;

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è stata promossa la Tariffa lineare, espressa con una curva che parte dalla soglia di esenzione per arrivare alla tariffa piena, in sostituzione della Tariffa tradizionale a scaglioni di reddito, in base alla quale è sufficiente un euro in più o in meno per passare nello scaglione superiore o inferiore. In sostanza, in questo modo si è sollecitato il superamento della forte disparità di trattamento tra redditi e   situazioni   praticamente   identiche,   valorizzando   il   principio   della   progressività   dell’imposta   e   di  retribuzione a tutela dei redditi più bassi;

è stata potenziata  la  lotta  all’elusione  e  all’evasione  fiscale.

Successivamente,   con   l’Accordo   del   19   dicembre   2008,   “Risorse,   politiche   sociali,   concertazione   sui   bilanci  2009”,   a   fronte   della   grave   situazione   economica   e   finanziaria   che   interessato   il   Paese,   le   rappresentanze sindacali e delle Autonomie locali hanno promosso lo sviluppo di iniziative congiunte per rivendicare lo stanziamento di risorse aggiuntive per gli enti locali e la revisione del Patto di stabilità interno, allo scopo di salvaguardare gli investimenti e le spese di rilevanza sociale.

E’  stato  previsto  il  rafforzamento  dell’intervento  pubblico  di  regione  ed  enti  locali  a  sostegno  del  reddito  e  delle  politiche di inclusione sociale. Tra le misure promosse:

la tutela del reddito dei lavoratori anche precari, coinvolti nelle crisi aziendali. In questo contesto è stato   dato   avvio   all’esperienza   dell’ISEE   cosiddetta   istantanea:   infatti   l’Accordo   quadro   regionale   ha  previsto il ricalcolo della dichiarazione ISEE per i lavoratori e le famiglie colpiti dalla crisi economica.

la  generalizzazione  del  Protocollo  d’indirizzo  sull’ISEE  (22  novembre  2007)  per  promuovere  le  forme  di  progressività fiscale e tariffaria;

le iniziative sul controllo e la riduzione dei prezzi, con riferimento alle esperienze di pane e latte ad euro, alle tabelle di prodotti con prezzi calmierati, ai mercatini dei produttori con filiera corta e Km 0.

Con   l’Accordo   quadro   sottoscritto   il   25   novembre   2010,   “Patto   antievasione”,   rappresentanze   sindacali   e  autonomie locali hanno aperto nuova fase di confronto sui Bilanci di previsione per il 2011. Due sono le misure d’intervento  promosse:

la difesa della spesa sociale e dei servizi pubblici;

Assumere   la   lotta   all’elusione   fiscale   come   una   vera   e   propria   priorità   al   fine   di   reperire   nuove risorse e condurre una battaglia di equità e di giustizia sociale.

In particolare, è stato sottoscritto un Patto antievasione, da estendere a tutti i Comuni, promovendo, in accordo  con  l’Agenzia  delle  Entrate  e  gli  enti  locali,  interventi  volti  a  contrastare  l’evasione  fiscale  e  dei  tributi  nazionali.    L’Accordo,  inoltre,  è  finalizzato  alla  lotta  all’evasione  dei  tributi  locali  e  alla  definizione  di  un’intesa  con  la  Regione  Piemonte,  allo  scopo  di  contrastare  l’evasione  dei  tributi  regionali.

Questo Accordo,   inoltre,   mira   a   estendere   l’utilizzo   dell’ISEE   come   strumento   per   regolare   la  compartecipazione   dei   cittadini   al   costo   dei   servizi,   sviluppando     in   modo   particolare   l’esperienza   dell’ISEE  istantanea. Attraverso questo strumento si può accertare la condizione reale di  reddito  “privilegiando  sia  per  le  agevolazioni  che  per  la  curva  di  progressione  i  lavoratori  dipendenti,  i  pensionati  e  precari”. Infine, occorre  evidenziare  l’Accordo  sottoscritto  il  26  aprile  2012  (l’esame  delle  caratteristiche  dell’accordo è riportato  nell’Introduzione  a  questo  Rapporto)    tra  Cgil  Cisl  Uil  regionali,  l'Anci  e  Legautonomie,  orientato  sia  a  dare nuovo impulso al Patto Antievasione del 2010 sia a indirizzare gli enti locali verso la difesa del welfare e del sistema dei servizi socio-sanitari. Alla   luce   dei   provvedimenti  messi   in   atto   dal  Governo,   nell’ambito   dei   processi   di   contrattazione   sociali   si   è  inteso dare avvio ad un confronto costante allo scopo di garantire continuità ai servizi e livelli di compartecipazione secondo giustizia ed equità, compatibilmente con la situazione economica degli enti locali. In   particolare,   l’Accordo   promuove   il potenziamento della lotta all'evasione, il finanziamento delle politiche sociali   anche   attraverso   l’eliminazione   degli   sprechi   e,   per   quanto   riguarda   le   entrate,   l’individuazione dell’intervento  sui  patrimoni  come  prioritario  rispetto  al  reddito.   Infine,   riportiamo   il   testo   dell’accordo   sottoscritto   dalle   Associazioni   degli   enti   locali   e   dalle   organizzazioni  sindacali nella primavera del 2012.

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Nell'incontro tenutosi in data 26 aprile 2012, le parti, a fronte della verifica del Patto antievasione sottoscritto il 25 novembre 2010 e della necessità di dare allo stesso nuovo impulso, alla luce dei provvedimenti messi in atto dal Governo, hanno inteso dare avvio ad un confronto costante al fine di concertare linee di azione nella contrattazione sociale territoriale atti, pur nell'attuale situazione difficile, a garantire continuità ai servizi e livelli di compartecipazione secondo giustizia ed equità, compatibilmente con la situazione economica degli enti locali.

L'Anci, la Lega delle Autonomie, Cgil, Cisl e Uil del Piemonte ritengono, tanto più in una situazione di crisi come l'attuale, indispensabile che il reperimento delle risorse necessarie a difendere e preservare i servizi sociali e la spesa per il Welfare, parta innanzitutto dalla lotta all'Evasione Fiscale, dai risparmi e dalla riduzione degli eventuali sprechi, mentre sul versante delle entrate ritengono prioritario intervenire sui Tributi inerenti il Patrimonio rispetto a quelli che ricadono sui Redditi, come l'Addizionale Irpef.

In ragione di ciò, Anci, lega delle Autonomie e Cgil, Cisl, Uil, del Piemonte, ritengono sia necessario rendere più stringente l'intervento nella lotta contro l'evasione fiscale, contributiva e dei tributi locali, al fine di recuperare risorse finalizzate a tale scopo. Per queste ragioni è necessario estendere il Patto Antievasione e renderlo efficace, mettendo in opera, oltre all'adesione all'accordo stipulato in data 25 giugno 2009 con l'Agenzia delle entrate, tutti gli atti amministrativi ed organizzativi utili a dargli efficacia.

L'Anci, la Lega delle autonomie e Cgil, Cisl e Uil del Piemonte, avanzano richiesta alla Regione Piemonte, come già avvenuto in altre Regioni, della definizione di un'intesa, Patto Antievasione, per contrastare l'evasione dei Tributi Regionali (Irpef, Irap, Iva, bollo auto ecc.), destinando quote delle risorse recuperate verso i Comuni che partecipano al recupero stesso.

A tal fine sarà necessario definire una convenzione con l'agenzia delle entrate, prevedendo l'adesione dei Comuni della Regione Piemonte. Le risorse recuperate, dovranno essere finalizzate all'investimento e ad interventi a garanzia del mantenimento e lo sviluppo dei servizi

Patti Antievasione e controlli

L’   Anci   e   Lega   delle   Autonomie   Locali   chiederanno   all'Agenzia   delle   entrate   di   attivare   un   gruppo   di   lavoro  permanente al fine di consentire, oltre ad un costante scambio di informazioni, l'attivazione di percorsi formativi, elaborazione di programmi locali di recupero dell'evasione, guide operative ecc.

L'Anci, la Lega delle Autonomie Locali, Cgil, Cisl, Uil, del Piemonte, invitano i Comuni a definire, ai fine delle segnalazioni qualificate di cui all'Accordo con l'Agenzia delle Entrate, processi di riorganizzazione utili ad effettuare i necessari controlli nell'ambito dei campi di intervento di propria competenza (commercio e professioni, urbanistica e territorio, ecc).

Inoltre, invitano i comuni, ai fini del controllo della correttezza delle certificazioni Isee ad istituire apposite sezioni nell'ambito dell'ufficio tributi, ai fini del controllo delle dichiarazioni Isee e ad accentrare in un unico archivio informatico i dati relativi alle richieste di agevolazione attraverso l'Isee. Per i piccoli Comuni sarà necessario agire in forma associata.

l'Anci e la Lega delle Autonomie, si faranno parte attiva verso i Comuni affinché vengano promosse campagne di informazione pubblica, relative alla attivazione dei controlli e degli incroci sulle situazioni reddituali e patrimoniali dei facenti richiesta delle agevolazioni.

Addizionale Irpef comunale

Per le ragioni esposte in premessa, compatibilmente con la situazione economica dei singoli enti, le parti stipulanti ritengono, prioritariamente, ai fini di una maggiore equità e giustizia, lasciare inalterata la situazione inerente l'Addizionale Irpef, quindi, evitando di intervenire con aumenti.

Qualora, per difendere la spesa sociale, e gli investimenti, vi fosse necessità di intervenire, va garantita l'applicazione dei criteri di progressività definiti dalla legge e agendo, al fine di garantire equità e giustizia

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sociale, sulle fasce di reddito più alte e definendo, ove necessarie, fasce di esenzione sulla base dell'indicatore Isee, per una maggiore tutela dei redditi da lavoro dipendente e da pensione.

IMU

L'Anci,   la   Lega   delle   Autonomie   e   Cgil,   Cisl,   Uil   del   Piemonte   ritengono   utile   nell’adozione   dei   regolamenti  attuativi  dell’IMU,  da  parte  dei  Comuni,  si  agisca  prioritariamente attivando le seguenti soluzioni:

1) – Prevedere una articolazione delle aliquote sulla prima casa, che tenga conto della tipologia dell'immobile (da verificarne la possibilità in relazione alla normativa vigente ) ed anche, dando progressività all'imposta, riducendo la tassazione per le abitazioni di tipo popolare ed economico.

Lo stesso meccanismo può essere adottato anche per differenziare l'Imu sugli altri immobili ( dalla seconda casa in poi, garantendo progressività dell'imposta). Sulla prima casa è necessario, inoltre, individuare soluzioni che tutelino i redditi più bassi, gli anziani soli, le famiglie con disabili e le giovani coppie (compatibilmente con la normativa vigente).

2) – Nei regolamenti attuativi dell'IMU è necessario stabilire una articolazione delle aliquote differenziando quelle  per  le  locazioni  a  “contratto  concordato”,  da  quelle  locate  a  “prezzi  liberi  di  mercato”  e  gli  alloggi  sfitti.  

Inoltre, Anci, Lega delle Autonomie e Cgil, Cisl e Uil del Piemonte ritengono necessario:

utilizzare il tempo di proroga previsto dal DL. 216 (Mille proroghe) per un proficuo confronto in relazione al processo di riforma dell'ordinamento istituzionale riguardante i comuni (Forme associate);

si impegnano, a fronte della definizione della nuova imposta denominata Tares, che entrerà in vigore dal 2013, al confronto ed alla negoziazione dei nuovi regolamenti attuativi.

Infine, in merito alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali intervenuta  con  il  Dl.  “Salva  Italia”,  Anci, Lega delle Autonomie e Cgil, Cisl, Uil, intendono aprire un confronto su questa materia, nello spirito di quanto affermato e sottoscritto il 29 aprile 2011.

L'Anci, la Lega delle Autonomie congiuntamente a Cgil Cisl e Uil del Piemonte, si impegnano a promuovere nell'ambito   contrattazione   sociale   territoriale,   l'adesione   all'iniziativa   “18   anni....   in   comune”   relativa   alla  divulgazione di informazioni sui diritti di cittadinanza ai figli di immigrati nati e cresciuti in Italia.

Le  parti  si  incontreranno  per  verificare  l’applicazione del presente accordo.

In Fede

Torino, 26 aprile 2012

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La negoziazione sociale in Piemonte, gli accordi e le nuove tendenze.

Nel presente rapporto sono state approfondite le prospettive di intervento della negoziazione sociale, con particolare  riguardo  all’esame  delle  linee  direttrici  emanate  da  CGIL,  SPI  e  Funzione  Pubblica  Piemonte.   A questo proposito, sono state individuate alcune tipologie di accordo ritenute significative: gli accordi che hanno previsto la costituzione di un Fondo di restituzione  per  l’Imu  e  l’Addizionale  Irpef    per  tutelare  le  fasce  più deboli della popolazione e alleggerire il peso della nuova imposta sulle famiglie con redditi più bassi, gli Accordi finalizzati al miglioramento degli appalti pubblici, quelli che hanno valorizzato l'Isee come strumento utile a definire il livello di compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi, o come leva per differenziare la politica tributaria e tariffaria a seconda che gli utenti dei servizi comunali fossero lavoratori dipendenti e pensionati, oppure lavoratori autonomi. Tali tipologie di accordi sono state analizzate per evidenziarne i principali punti di forza e di coerenza con gli indirizzi sindacali, nonché per valutarne le opportunità di trasferibilità nel territorio piemontese. Ciò allo scopo di contribuire a irrobustire le principali tendenze emerse negli ultimi anni. Per questa ragione abbiamo deciso di pubblicare una ventina di accordi sottoscritti nel 2012 e tra questi, alcune tra le migliori pratiche realizzate. Come nel rapporto sulla contrattazione sociale dello scorso anno vengono riportati in questa sezione alcuni accordi stipulati nel 2012 dai comuni piemontesi che presentano peculiarità in merito ad alcune materie trattate negli accordi. Le tematiche trattate negli accordi del 2012 presentano alcuni cambiamenti rispetto a quelle trattate nel 2011. In particolare gli accordi si riferiscono ai seguenti temi: a) aliquote IMU; b) fondo di restituzione IMU; c) aliquote IRPEF; d) fondo di restituzione IRPEF; e) ISEE/ISEE istantaneo

L’aliquota  IMU

L’Imposta  Municipale  Unica,  introdotta  nel  2012  dal  Decreto  salva-Italia n.201-2011, ha abrogato la norma che prevedeva fino al 2011 l'esenzione dall'imposta locale per l'abitazione principale e per i fabbricati rurali. In seguito a questa novità gli accordi di contrattazione sociale dello scorso anno hanno previsto spesso una parte dedicata  alla  definizione  dell’aliquota  IMU  ordinaria  e  sulla  prima  casa.  Le  aliquote  previste  dalla  legge  sono: -0,4%  per  l’abitazione  principale - 0,76 ordinaria - 0,2% per fabbricati rurali ad uso strumentale Potendo i comuni aumentare o diminuire tali aliquote entro certi limiti (l'aliquota per la casa principale di 2 punti e l'aliquota ordinaria di 3 punti) risulta interessante osservare come nei diversi accordi vengano definite, e riportare alcuni casi che presentano peculiarità. In   particolare   riportiamo   l’esempio   di   alcuni   comuni   che,   nei   rispettivi   accordi,   hanno   deciso   di   abbassare  l’aliquota  IMU  sulla  prima  abitazione.  Per  esempio  il  comune di Gattinara, in provincia di Vercelli, che stabilisce l’aliquota  allo  0,3%  o  il  comune  di  Novi Ligure, in provincia di Alessandria che la definisce allo 0,38%. Molto più rari  i  casi  in  cui  sia  l’aliquota  ordinaria  ad  essere  abbassata,  come  nel  caso  del comune di Locana, in provincia di Torino   che   stabilisce   l’aliquota   al   6,6%   “Riduzione   -0,1%   dell’aliquota   base   6,6%   anche   per   la   seconda  abitazione il Comune è stato molto attento alle esigenze dei cittadini, con una riduzione di un punto rispetto l’aliquota  base”. Se   poco   numerosi   sono   quei   comuni   in   cui   l’aliquota   IMU   viene   abbassata   rispetto   a   quella   prevista   dalla  normativa,   risultano   in   numero  maggiore   quegli   accordi   in   cui   l’aliquota   sulla   prima   casa   rimane   invariata   o  viene aumentata di qualche punto, come ad esempio nel Comune di Crescentino, in provincia di Vercelli, in cui l’aliquota  è  stabilita  nello  0,45%,  in  quello  di  Villanova  d’Asti, in provincia di Asti, nel quale è fissata allo 0,5% e in quello di Ovada che la aumenta allo 0,55%. Lo stesso vale per le aliquote ordinarie che risentono di un aumento maggiore, come nei comuni di Ovada (1,01%), di Crescentino (0,81%), di Villanova  d’Asti  (0,84%), di Pinerolo (0,89%) e di Villadossola (0,87%). Alcuni comuni inoltre introducono delle differenze nelle aliquote per alcune categorie di abitazioni, come il comune di Pinerolo, che differenzia le aliquote per gli alloggi sfitti da oltre un anno (1,06%) dalle abitazioni locate con contratto agevolato (0,57%), o che introducono differenze in base alla situazione particolare del proprietario, come il comune di Gattinara che  applica  l’aliquota  sulla  prima  casa  (0,3%)  anche  ai  proprietari  di  alloggio ospitati in Casa di riposo.

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Per quanto riguarda le detrazioni previste dalla normativa queste sono: - 200  €  per  i  proprietari  di  abitazione  principale; - 50€  per  ciascun  figlio  avente  un’età  non  superiore  a  26  anni  nel   limite  massimo  di  400  €,   il   figlio  non  deve  anche essere fiscalmente a carico per avere diritto alla detrazione. In merito alle detrazioni  alcuni  Comuni  si  sono  espressi  aggiungendone  alcune  in  casi  particolari.  E’  il  caso  dei  Comuni di Gattinara e Crescentino che decidono di applicare la stessa detrazione prevista per i figli conviventi con età non superiore a 26 anni, anche per i figli conviventi con più di 26 anni purchè in condizione di non autosufficienza. Interessante  il  caso  di  Villanova  d’Asti  che  nell’accordo  del  2012  con  le  Organizzazioni  Sindacali  scrive  “Oltre  alle  detrazioni previste dalla legge sono concesse ulteriori detrazioni:

- €  40,00  se  all’interno  del  nucleo  familiare  vi  è  la  presenza  di  un  congiunto  portatore  di  handicap  grave  od  anziano  non  autosufficiente  valutato  dalla  commissione  UVG  dell’Asl  

- €  40,00  per  tutti  i  cittadini  con  reddito  Isee  fino  a  8.000,00  se  il  proprio reddito è prodotto per la maggior

parte da lavoro autonomo, - -€40,00  per  tutti   i  cittadini  con  reddito   Isee   fino  a  11.000,00  se   il  proprio  reddito  deriva  per   la  maggior  

parte da lavoro dipendente, pensione od assimilato al lavoro dipendente. - €  20,00  per  tutti  i  cittadini  con  reddito  Isee  fino  a  12.000,00  se  il  proprio  reddito  è  prodotto  per  la  maggior  

parte da lavoro autonomo. - €  20,00  per  tutti  i  cittadini  con  reddito  Isee  fino  a  15.000,00  se  il  proprio  reddito  è  prodotto  per  la  maggior  

parte da lavoro dipendente, pensione o lavoro assimilabile  a  lavoro  dipendente.”  

Il fondo di restituzione IMU

Come   conseguenza   dell’introduzione   dell’Imposta   Municipale   Unica   sulla   prima   casa   alcuni   Accordi   di  contrattazione sociale del 2012 hanno previsto  l’istituzione  di  un  fondo  di  restituzione  IMU  per  tutelare  le  fasce  più deboli della popolazione, e alleggerire il peso della nuova imposta sulle famiglie con redditi più bassi. Provincia di Torino

In particolare si segnalano alcuni comuni della provincia  di  Torino,  che  hanno  previsto  nell’accordo  un  fondo  per la restituzione IMU, poiché in questa provincia risulta più alto il numero di comuni che hanno preventivato questo provvedimento. Il Comune di Bruino,   che   istituisce  un   fondo   comunale  di   30000€   “per   riconoscere   contributi   economici   alle  famiglie,  volti  ad  attenuare  l’impatto  economico  della  nuova  Imposta  sugli  immobili  nel  caso  di  ISEE  più  bassi,  ovvero  di  condizioni  famigliari  particolari”.  Il  comune  adotta  delle  fasce  ISEE  per  l’attribuzione  del  contributo  e  i  tetti  massimi  delle  fasce  ISEE  “sono  differenziati,  a  seconda  che  il  reddito  prevalente  conteggiato  nell’indicatore  tragga fonte da lavoro autonomo ovvero da lavoro dipendente o da pensione. A tal fine si assimila al reddito da lavoro dipendente quello derivante da contratti di lavoro atipici parasubordinati o da partite iva in mono committenza”.  Viene  preso  in  considerazione  inoltre  l’ISEE  istantaneo  per  avere  una  “fotografia”  precisa  della  reale   situazione   economica   dei   lavoratori.   Nell’accordo   vengono   quindi   inserite   le   tre   fasce   ISEE   che  permettono di avere accesso al contributo economico di cui viene riportato di seguito lo schema:

ISEE da lavoro autonomo ISEE da lavoro dipendente o da pensione

Percentuale massima di contributo

Da  €0  a  €500 Da  €0  a  €500 Fino a 80% previsione IMU annua Da  €5000,01  a  €  8000 Da  €  8000,01  a  €12000 Fino a 60% previsione IMU annua Da  €  8000,01  a  €  12000 Da  €12000  a  €17000 Fino a 40% previsione IMU annua

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E’  possibile  ritrovare  una  situazione  simile  nel comune di Nichelino che  nell’accordo  del  26/06/2012  istituisce  un  fondo  “destinato  ad  attenuare   l’impatto  che   l’introduzione  dell’IMU  ha  avuto  nei  confronti  delle  fasce  più  deboli  della  popolazione;  tale  fondo  avrà  una  dotazione  di  €  50000,00,  per  l’anno  2012”.  Come  nel  comune  di  Bruino il contributo viene concesso in base ad una suddivisione in fasce ISEE distinguendo i redditi derivanti da lavoro   dipendente   o   pensione   “che   non   possiedano   altri   immobili   sul   territorio   nazionale   e   all’estero,   oltre  quello  sito  nel  Comune  di  Nichelino  e  destinato  ad  abitazione  principale” Fasce ISEE

ISEE  fino  a  €  8000 €  100,00 ISEE  dal  €  8001  a  €  12000 €  80,00 ISEE  da  €  12001  a  €  16000 €  60,00

da quelli titolari di redditi da lavoro autonomo o di impresa di età non superiore  a  35  anni  “che  non  possiedano  altri   immobili   sul   territorio   nazionale   e   all’estero,   oltre   quello   sito   nel   Comune   di   Nichelino   e   destinato   ad  abitazione  principale” Fasce ISEE

ISEE  fino  a  €  4000 €  100,00 ISEE  dal  €  4001  a  €  6000 €  80,00 ISEE  da  € 6001  a  €  8000 €  60,00

I comuni di Pinerolo e Carignano si  impegnano  invece  nell’accordo  a  istituire  il  Fondo  IMU  successivamente,  in  sintonia con il bilancio. Infine  l’accordo  del  24  luglio  2012  del  comune  di  Torino ha per oggetto principale il Fondo di restituzione con una  dotazione  iniziale  di  1.000.000  di  euro  a  cui  possono  accedere  “tutti  i  pensionati  e  le  famiglie  di  lavoratori  dipendenti, che sono proprietari di prima casa (un solo immobile) e che dichiarano un reddito ISEE inferiore a 13000   euro”. Il contributo riconosciuto nella prima fase è di 100 e a famiglia e il comune si impegna ad implementare le risorse e di allargare la platea di chi può usufruire delle agevolazioni, istituendo una seconda fascia tra i 13000 e i 17000 euro. Il comune di Asti

Segnaliamo   infine   l’accordo   di   contrattazione   sociale   del   comune   di  Asti del 21/09/2012 che presenta delle affinità con gli accordi dei comuni appena presentati a riguardo del fondo di restituzione IMU. In particolare “potranno   accedere   alle   agevolazioni tutti i pensionati e le famiglie di lavoratori dipendenti, che sono proprietari di prima casa (un solo immobile) e che dichiarano un reddito ISEE inferiore a 11000 euro. Il contributo, riconosciuto in questa prima fase, sarà di 100 Euro massime a famiglia,  a   copertura  dell’imposta  pagata  al  netto  delle  agevolazioni  per  la  prima  casa  ed  i  figli,  prevista  dalla  legge.”

L’aliquota  IRPEF

Un’altra   tematica   presente   spesso   negli   accordi   di   contrattazione   sociale   del   2012   riguarda   la   definizione  dell’aliquota IRPEF.  Alcuni  Comuni  lasciano  invariata  l’imposta  sul  reddito  come  nel  caso  di  Crescentino, il quale mantiene  un’aliquota  dello  0,3%,  uguale  al  2011,  che  risulta  essere  piuttosto  bassa  rispetto  a  quella  applicata  da altri comuni, come per altro sottolineato   nell’accordo:   “L’amministrazione   rimarca   l’importanza   e   entità  della scelta di non intervenire, pur nella situazione di difficoltà su richiamata, sulla leva fiscale: non aumentando   l’aliquota   dell’addizionale   comunale,   già   inferiore   a   quella   in   essere   in molti Comuni della provincia.”  L'aliquota  dell'Addizionale  IRPEF  rimane  invariata  e  bassa  (0,20%)  anche  nel  comune  di  Saluzzo che nell'accordo  sottolinea  di  ritenere  che  “in  un  momento  di  crisi  non  si  poteva  nuovamente  gravare  sui  redditi  da  lavoro e da pensione già fortemente penalizzati da altre misure che incidono significativamente sul costo della vita  di  questi  soggetti”.  Anche  il  Comune  di  Villadossola mantiene  l’aliquota  IRPEF  costante  e  invariata  rispetto  al 2010 e al 2011 allo 0,6%, con esenzione totale per i redditi inferiori a 10000 euro.

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Presentiamo   invece   l’esempio   di   un   comune   in   cui   l’addizionale   comunale   viene   aumentata,   il   comune   di  Cameri, che  passa  dallo  0,4%  allo  0,6%  aumentando,  però,  anche  la  soglia  di  esenzione  da  10000  €  a  12000€. Molti sono invece quei comuni che portano il loro sistema di aliquote IRPEF da proporzionale a progressivo per scaglioni reddito, come nel caso del comune di Carignano. In particolare abbiamo nella provincia di Cuneo i Comuni di Bra e Cuneo che presentano numerose affinità nei rispettivi accordi in merito a questa materia. Entrambi  passano  ad  una  progressività  dell’Addizionale  IRPEF  comunale  innalzando  soprattutto le aliquote sugli scaglioni più elevati. Anche il comune di Villanova  d’Asti applica il sistema progressivo per scaglioni di reddito aumentando   l’aliquota  nelle   fasce  di   reddito  più  alto  e  diminuendola   in  quelle  più  basse  secondo   il   seguente  schema:

Fino  a  €  15000  Esenzione  Totale Da  €  15.001,00  a  €  28.000,00  l’aliquota  applicata  è  0,19%°   Da  €  28.001  a  €  55.000,00  l’aliquota  applicata  è  0,39%°   Oltre  €  55.000,00  l’aliquota  applicata  è  0,78%°   Oltre  75.000,00  l’aliquota  è  0,8%°

Similmente si comportano i comuni di Bruino e Ovada, che stabiliscono i seguenti scaglioni di reddito per l’addizionale  IRPEF: Bruino:

Redditi  fino  a  €  15000 4,8 per mille Redditi  da  €  15000  a  €  28000 5,5 per mille Redditi  da  €  28000  a  €  55000 5,8 per mille Redditi  da  €  55000  a  €  75000 7,7 per mille Redditi  oltre  €  75000 8 per mille

Ovada:

Redditi  fino  a  €  15000 4 per mille Redditi  da  €  15000  a  €  28000 6 per mille Redditi  da  €  28000  a  €  55000 7,2 per mille Redditi  da  €  55000  a  €  75000  e  oltre 8 per mille

Infine riportiamo il caso del comune di Busano che nell'accordo esclude alcune categorie di lavoratori dal pagamento   dell'IRPEF.   L'Amministrazione   Comunale,   infatti,   accoglie   “in   toto   la   proposta   delle   OO.SS. di esentare i lavoratori in mobilità e in cassa integrazione guadagni dal versamento dell'addizionale comunale. Si conviene con tale misura di offrire un pieno sostegno a lavoratori gravemente colpiti dai processi di ristrutturazione  in  atto”.

Il fondo di restituzione IRPEF

Come per l'Imposta Municipale Unica, per la quale molti comuni hanno previsto nei loro accordi di contrattazione sociale un fondo di restituzione IMU, troviamo in alcuni accordi l'istituzione di un fondo per la restituzione dell'addizionale comunale. Anche in questo caso il fondo messo ha disposizione prevede l'erogazione del contributo sulla base di fasce ISEE in modo da difendere i redditi medio bassi. Provincia di Cuneo Presentiamo di seguito i casi di tre comuni della provincia di Cuneo che hanno previsto, nei rispettivi accordi del 2012, l'istituzione di un fondo per la restituzione dell'IRPEF. Il comune di Savigliano,  nell'accordo  del  29  marzo  2012,  si  impegna  a  provvedere  “all'introduzione  di  un  fondo  per il rimborso a posteriori dell'addizionale IRPEF ai contribuenti che ne faranno richiesta secondo le logiche dell'ISEE”  e  differenzia  tali  fasce  a  seconda  che  il  reddito  sia  prodotto  da  lavoro  autonomo  o  dipendente.  Sulla  base di tali premesse hanno diritto al contributo i contribuenti che si collocano nel seguente schema:

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Sino a 15 mila euro se il reddito è esclusivamente prodotto da lavoro dipendente, assimilato o pensione.

Sino a 11 mila euro per gli altri redditi. Sino a 16 mila euro per i nuclei composti da un'unica persona con reddito da lavoro dipendente,

assimilato o pensione. Al termine dell'accordo le parti si impegnano a incontrarsi nuovamente per una riunione di verifica in merito all'applicazione del fondo. Il comune di Bra presenta una situazione simile a quella appena presentata, con l'accordo dell'11 maggio 2012 la città si impegna   infatti  a  “costituire  un  Fondo  a  bilancio  per   il   rimborso  a  posteriori  dell'Addizionale   IRPEF  comunale  ai  cittadini”.  Anche  in  questo  caso  il  rimborso  viene  erogato  sulla    base  di  fasce  ISEE  differenziate  per  lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, con le seguenti modalità: rimborso  integrale  per  i  redditi  sino  a  €  12000  con  presentazione  di  ISEE  famigliare  inferiore  o  pari  a  €  

15000  per  redditi  esclusivamente  da  lavoro  dipendente,  assimilato  o  da  pensione  e  inferiore  o  pari  a  €  11000 per gli altri redditi

rimborso dell'aumento   dell'addizionale   IRPEF   per   i   redditi   individuali   da   €   12001   a   €   28000   con  presentazione   di   ISEE   famigliare   inferiore   o   pari   a   €   15000   per   redditi   esclusivamente   da   lavoro  dipendente,  assimilato  o  da  pensione  e  inferiore  o  pari  a  €  11000  per  gli  altri  redditi.

Anche il comune di Bra si impegna, al termine dell'accordo, ad un incontro successivo con le organizzazioni sindacali   al   fine  di   aumentare   il   limite  di   €  12000  e  quello  di   €  15000  per   lavoratori  dipendenti,   assimilati   e  pensionati  portandolo  a  €  16000. Infine presentiamo l'accordo del comune di Cuneo che presenta numerose analogie con le città di Savigliano e Bra. Anche in questo caso viene istituito un fondo per il rimborso a posteriori dell'Addizionale IRPEF comunale:

Per i cittadini con un ISEE sino a 15000 euro se esclusivamente prodotto da lavoro dipendente, assimilato o pensione e sino a 11000 euro per gli altri redditi

Per i nuclei composti da un'unica persona con reddito da lavoro dipendente, assimilato o pensione, il limite di ISEE per il rimborso è fissato a 16000 euro.

Come negli accordi di Savigliano e Bra anche in quello di Cuneo l'Amministrazione Comunale e le Organizzazioni sindacali concordano una riunione di verifica per discutere in particolare del Fondo per il rimborso dell'Addizionale IRPEF comunale.

ISEE/ISEE istantaneo

Un altro strumento operativo presente negli accordi di contrattazione e adottato dai Comuni nel 2012 è l’applicazione  dell’ISEE  istantaneo,  utilizzato  in  molti  casi  già  a  partire  dal  2011.  L'isee  istantaneo  non  rientra nei servizi che prevedono un aiuto o un rimborso economico, come nel caso dei fondi di restituzione IMU e IRPEF, ma   si   tratta   di   un   provvedimento   presente   in  molti   accordi   che   permette   di   modificare   “istantaneamente”  determinate tariffe se, nel corso dell’anno,  un  lavoratore,  a  causa  di  mutate  condizioni  lavorative,  si  ritrova  con  un reddito fortemente ridimensionato. In questo modo si cerca di far fronte ai cambiamenti che investono i lavoratori sempre più frequentemente a causa della crisi. Riportiamo di seguito gli esempi di alcuni Comuni che hanno previsto, nei rispettivi accordi, l'istituzione di questo strumento o che ne hanno confermato l'utilizzo dopo averlo già applicato lo scorso anno. In quest'ultimo gruppo si situa il comune di Bruino che nell'accordo  del  5  giugno  2012  “conferma  l'applicazione  dello strumento ISEE istantaneo per le agevolazioni tariffarie, per aggiornare in tempo reale la situazione reddituale e patrimoniale di famiglie, in cui uno o più componenti hanno una repentina caduta di reddito, dovuta  a  cassa  integrazione,  mobilità  o,  più  in  generale,  perdita  del  posto  di  lavoro.”  Il  comune  sottolinea  anche  come questo strumento sia necessario per rendere giustizia dell'effettiva condizione delle famiglie, soprattutto in seguito ai pesanti effetti della crisi e al progressivo esaurimento degli ammortizzatori sociali. La città di Bruino dichiara inoltre di prendere in considerazione l'isee istantaneo anche per quanto riguarda l'utilizzo del Fondo di restituzione IMU e l'erogazione di questo contributo. Altri comuni introducono l'ISEE istantaneo negli accordi di contrattazione sociale del 2012, come nel caso del Comune di Novi Ligure che   nell'accordo   del   4   ottobre   2012   si   impegna   ad   approfondire   “la   proposta   di  introdurre il cosiddetto ISEE istantaneo per   l’accesso   ai   servizi   comunali   (vale   a   dire,   considerare   il   reddito  effettivo  nel  momento  della  richiesta  di  erogazione  del  servizio,  invece  del  reddito  dell’anno  precedente)”  o  del  

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comune di Villanova d'Asti che   “conviene   per   il   2012   di   utilizzare lo strumento Isee istantaneo per le agevolazioni o riduzioni tariffarie nei casi di mutazione e riduzione del reddito familiare dovuta ad esempio a perdita  del  posto  di  lavoro,  mobilità  o  cassa  integrazione”.  Per  le  stesse  ragioni  tale  strumento  viene introdotto anche dalla città di Avigliana che     prevede   “l'applicazione   dell'ISEE   istantaneo,   per   poter   calcolare   la   reale  capacità economica delle famiglie, data la difficile situazione attuale che vede la situazione lavorativa dei cittadini in continuo  cambiamento”  e  dal  comune  di  Vallemosso che ne conferma l'applicazione. L’attuazione   degli   accordi   di   negoziazione   sociale.   Il   confronto   con   gli   amministratori   degli   enti  locali.

L’obiettivo  del  seguente  paragrafo  è  comprendere  il  livello  di  attuazione degli accordi di negoziazione sociale in Piemonte, attraverso la somministrazione di un questionario telefonico a responsabili comunali e assessori competenti in materia. Sono stati contattati 50 comuni di cui una parte (54%) ha espresso un proprio parere in merito alla completa, parziale o mancata attuazione degli accordi. Le tematiche rispetto alle quali si è cercato di comprendere il livello di attuazione sono essenzialmente 5:

L’aliquota  IMU  per  la  prima  casa  e  per  le  seconde  abitazioni; Il fondo di restituzione IMU; L’aliquota  IRPEF; Il fondo di restituzione IRPEF; L’ISEE/ISEE  istantaneo.

Tabella 1: Temi e stato di attuazione

IMU-Aliquote e detrazione prima casa

IMU-Fondo di restituzione

IRPEF-aliquota

IRPEF-Fondo restituzione

ISEE/ISEE Istantaneo

Totalmente attuato 80,8% 100% 91,3% 60% 100% Parzialmente attuato 19,2% 0 8,7% 40% 0 Non attuato 0 0 0 0 0 Totale 100% 100% 100% 100% 100% Casi 26 8 23 5 20 Per quanto riguarda le aliquote IMU negoziate in sede di contrattazione   di   può   notare   come   l’80,8%   degli  intervistati   dichiari   che   l’accordo   è   stato   “totalmente   attuato”   mentre   una   piccola   parte   (19,2%)   lo   ritiene  “parzialmente   attuato”.   La   principale   causa   della   parziale   attuazione   risulta   essere   la   modifica   successiva all’accordo,  di  una  o  di  entrambe  le  aliquote,  per  una  mancanza  di  fondi  e  per  i  tagli  alle  risorse  comunali.  Nella  maggior  parte  dei   casi   il   cambiamento  dell’aliquota   riguarda   le   seconde  abitazioni  e,   in   tutti   i   casi,   l’aliquota  viene aumentata, proprio per far fronte alla mancanza di risorse. Nessuno tra i comuni intervistati ha ritenuto “non  attuato”  l’accordo  stipulato  con  le  organizzazioni  sindacali. Legato   all’introduzione   dell’IMU   nel   2012   è   l’istituzione   di   un   fondo   di   restituzione   IMU,   che   alcuni comuni hanno  ritenuto  opportuno   inserire  nell’accordo.  Sul   totale  dei  comuni   intervistati   solo  8  avevano  previsto  un  fondo di restituzione IMU e tutti hanno dichiarato di averlo totalmente attuato. Nonostante questo dato positivo emerge dal questionario il fatto che spesso il fondo sia stato utilizzato solo da pochi utenti e, di conseguenza,   solo   una   piccola   parte   dell’importo   preventivato   in   sede   di   accordo   sia   stata   utilizzata.   Ai  referenti   comunali   che   hanno   ritenuto   questa   parte   dell’accordo   come   totalmente attuata è stato chiesto, infatti,  quale  era  l’importo  previsto  per  il  fondo,  se  fosse  stato  sufficiente  a  soddisfare  le  richieste  dell’utenza,  e  quale   fosse   l’importo  realmente  utilizzato  durante   il  2012.   In  quasi   tutti   i  casi   i  comuni  hanno  dichiarato che l’importo   è   risultato   sufficiente,  ma   hanno   sottolineato   il   fatto   che   ne   sia   stata   utilizzata   solo   una  modesta  

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parte.  E’  il  caso  del  comune  di  Carmagnola  che,  dell’importo  previsto  (25000  €),  ha  utilizzato  solo  1000  €,  o  del  comune di Bruino che ha  utilizzato  solo  la  metà  del  fondo  preventivato,  circa  15000  €,  o  ancora  del  comune  di  Ivrea, che afferma di aver ricevuto solo 10 richieste per il fondo di restituzione IMU. Solo in un caso, il comune di Pontecurone, il fondo preventivato non è stato sufficiente  a  soddisfare  le  richieste  dell’utenza. Tra i comuni intervistati è emerso anche che alcuni, pur non avendo istituito un fondo di restituzione IMU, si sono  impegnati  nell’istituire  un  fondo  sociale  o  di  solidarietà,  utilizzato  soprattutto  per  far  fronte  all’emergenza  abitativa e per sostenere le fasce più bisognose della popolazione. L’aliquota   IRPEF  prevista  negli  accordi   risulta   totalmente  applicata  nella  quasi   totalità  dei   comuni   intervistati  (91,3%) e parzialmente applicata in soli due casi. Nello specifico il comune di Villastellone auspicava in sede di accordo   l’introduzione   di   aliquote   differenziate   per   scaglioni   di   reddito,  ma   come   spiegato   dalle   parole   del  sindaco  Davide  Nicco   “A   causa   di   problemi   dovuti   al   bilancio   e   alla   carenza   di   risorse non è stata applicata un'aliquota  progressiva  per  fasce  di  reddito,  ma  un’  aliquota  uguale  per  tutti  dello  0,7%,  con  un'  esenzione  per  redditi  fino  a  8000  euro.”  Anche  il  comune  di  Nichelino  voleva  introdurre  una  divisione  dell’aliquota  IRPEF  per  scaglioni   di   reddito,   ma   come   affermato   dall’Assessore   al   Bilancio   Claudio   Benedetto   “non   era   possibile  applicare  un   IRPEF  graduale  perché  avevamo  un’elevata  concentrazione   in  un’unica   fascia  di   reddito;  è   stata  quindi  prevista  un’esenzione  fino  a  15.000  euro.”

Tra   i  comuni   intervistati  solo  5  hanno  dichiarato  di  aver  previsto  un   fondo  di  restituzione   IRPEF  nell’accordo,  due dei quali istituendo un fondo di restituzione unico per IMU e IRPEF. Anche in questo caso i referenti comunali intervistati hanno definito il fondo come totalmente o parzialmente attuato, e nessuno lo ha ritenuto non  attuato.  Una  delle  ragioni  segnalate  al  riguardo  della  parziale  attuazione  di  questa  parte  dell’accordo  è  il  fatto che il fondo non sia stato ancora utilizzato, ma che si preveda di attivarlo a partire dal 2013, come spiegato   dal   sindaco   di   Piossasco,   Roberta   Avola   Faraci   “Nell'accordo   si   parlava   dell'istituzione   di   un   fondo  sociale di 40000 euro per la restituzione IRPEF. Al momento non è ancora partito, ma stiamo lavorando in questi giorni con le Organizzazioni Sindacali ad una bozza di regolamento, che verrà approvata dal consiglio comunale  per  l'estate  in  modo  che  il  fondo  possa  essere  utilizzato  a  partire  da  settembre.”

Infine  per  quanto  riguarda   l’ISEE/ISEE   istantaneo  tutti   i  comuni che avevano previsto questo tema in sede di accordo   lo   hanno   definito   “totalmente   applicato”,   soprattutto   quei   comuni   la   cui   introduzione   dell’ISEE  istantaneo risale ad anni precedenti. In alcuni casi, come in quello del comune di Villastellone, viene sottolineato  come  l’isee  istantaneo  sia  stato  applicato  già  da  qualche  anno,  ma  che  siano  poche  le  persone  che  lo richiedono.

Di seguito è riportato lo stato di attuazione delle tematiche trattate negli accordi diviso tra la provincia di Torino e le restanti province piemontesi. In generale non sembrano esserci grandi differenze nello stato di attuazione in base al territorio, soprattutto per   quanto   riguarda   il   fondo   di   restituzione   IMU,   il   fondo   di   restituzione   IRPEF   e   l’applicazione   dell’ISEE  istantaneo, che presentano percentuali molto simili, se non identiche. Tabella 2: Fondo IMU-Stato di attuazione per provincia

IMU-Fondo di restituzione

Torino Altre province

Totalmente attuato 100% 100% Parzialmente attuato 0 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 5 3

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Tabella 3: Fondo IRPEF-Stato di attuazione per provincia

IRPEF-Fondo restituzione

Torino Altre province

Totalmente attuato 50% 100% Parzialmente attuato 50% 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 4 1

Tabella 4: ISEE/ISEE istantaneo-Stato di attuazione per provincia

ISEE/ISEE istantaneo

Torino Altre province

Totalmente attuato 100% 100% Parzialmente attuato 0 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 5

Alcune  differenze  si  riscontrano  invece  in  merito  all’aliquota  IMU  e  all’aliquota  IRPEF.  Per  quanto  riguarda  l’IMU  sembra esserci una maggiore attuazione (totalmente attuato) nei comuni della provincia di Torino rispetto ai comuni delle restanti  province,  tra  le  quali  risulta  maggiore  l’incidenza  di  accordi  solo  parzialmente  attuati. Tabella 5: Aliquota IMU-Stato di attuazione per provincia

IMU-Aliquote e detrazione prima casa

Torino Altre province

Totalmente attuato 93,3% 63,6% Parzialmente attuato 6,7% 36,4% Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 11

L’attuazione   dell’aliquota   IRPEF   ha   una   situazione   differente.   Mentre   nelle   province   piemontesi   i   comuni  definiscono questa tematica come totalmente attuata, nella provincia di Torino si riscontra una percentuale, se pur non molto alta, di accordi parzialmente attuati dovuta essenzialmente, come già accennato in precedenza, alla  carenza  di  risorse  che  non  ha  permesso  ai  comuni  di  trasformare  l’aliquota  da  proporzionale a progressiva per  scaglioni  di  reddito,  come  previsto  inizialmente  nell’accordo. Tabella 6: Aliquota IRPEF-Stato di attuazione per provincia IRPEF-Aliquota

Torino Altre province

Totalmente attuato 86,7% 100% Parzialmente attuato 13,3% 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 8

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La valutazione degli accordi

Seguendo le linee guida del rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte dello scorso anno anche in questo quinto rapporto è stato preso in considerazione il punto di vista e il giudizio delle amministrazioni in merito agli accordi. Per cogliere queste informazioni era prevista nel questionario una domanda volta a rilevare il grado di soddisfazione dei referenti comunali, che si sono occupati nel 2012 degli accordi stipulati con le Organizzazioni Sindacali.  Il  grado  di  soddisfazione  è  stato  espresso  attraverso  la  valutazione  dell’efficacia  degli  accordi  da  parte  degli enti pubblici, accompagnata da una spiegazione, laddove la valutazione risultasse poco o per nulla efficace.   Oltre   a   richiedere   informazioni   in   merito   all’efficacia   complessiva   dell’accordo   è   stato   chiesto   ai  referenti   comunali,   con   un’ultima   domanda   aperta,   di   esprimere   liberamente   un   loro   giudizio   in   merito  all’accordo   e   di   lasciare   eventuali   suggerimenti   o   critiche,   utili   al   miglioramento   futuro   dell’attività   di  negoziazione sociale. Valutazione degli Accordi 2012 da parte delle amministrazioni comunali

Osservando   la   valutazione   dell’efficacia   dell’accordo,   si   può   notare   come   una   buona   parte dei referenti comunali  abbiano  definito  come  “pienamente  efficace”  gli  accordi  stipulati  nel  2012  (44,4%),  e  che  il  26%  degli  intervistati esprime un giudizio comunque positivo, ma che potrebbe essere migliorato, definito come “abbastanza  efficace”.  Piuttosto  basso   risulta   invece   il  numero  di   intervistati   che  definiscono   l’accordo  come  poco   efficace   o   inefficace   (rilevato   solo   in   due   comuni)   e   giustificata   in   uno   dei   casi   con   il   fatto   che   “Né   il  comune né le organizzazioni sindacali contano più nulla. Bisogna intervenire in altro modo perché ora come ora il comune è costretto a chiedere di più ai suoi cittadini in un momento di crisi nera. Sarebbe auspicabile una fortissima azione nei confronti delle forze politiche per consentire alle autonomie locali di esercitare la propria facoltà  di  programmazione  e  scelta   locale”  (Segretario  comunale  del  comune  di  Pontecurone,  Ercole  Lucotti).  Molto alto risulta, invece, il numero degli intervistati che non rispondono a questa domanda (22,2%).

Facendo un rapido confronto con i risultati del rapporto dello scorso anno in merito alla valutazione degli accordi,  si  può  notare  un  aumento  degli  enti  pubblici  che  definiscono  l’accordo  come  pienamente  efficace  e  allo  stesso tempo una diminuzione di coloro che lo reputano abbastanza efficace. Rimane invariato il numero di coloro   che   definiscono   l’accordo   poco   o   per   nulla   efficace,   mentre   aumentano   notevolmente   i   referenti  comunali che non rispondono.

44,40%

25,90%

7,40%

22,20%

0,00%

5,00%

10,00%

15,00%

20,00%

25,00%

30,00%

35,00%

40,00%

45,00%

50,00%

Pienamente Efficace Abbastanza Efficace Poco Efficace oInefficace

Non risponde

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Problematiche e suggerimenti

Nel questionario volto a rilevare la valutazione degli accordi, come lo scorso anno, era prevista una domanda aperta  che   raccogliesse   l’opinione  e   i   commenti  personali  dei   referenti   comunali.   Sulla   totalità  del   campione  contattato (50 comuni) solo una parte ha risposto con indicazioni e suggerimenti per il miglioramento dell’attività  di  negoziazione  sociale.  Sulla  base  dei  commenti  raccolti  è  possibile  individuare  quattro  tematiche  che risultano maggiormente frequenti.

La   prima   tematica   riscontrata   è   quella   che   vede   una   valutazione   positiva   dell’attività di contrattazione e comprende quei referenti comunali che si dichiarano pienamente in linea con le richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali in sede di accordo. Gli intervistati ritengono il dialogo con le parti sociali proficuo, soprattutto nell’ampliare   il   punto   di   vista   delle   amministrazioni   pubbliche,   come   nel   caso   dell’Assessore   al  Bilancio   del   comune   di   Carmagnola   Gianni   Cavallini   “Reputo   l’incontro   con   le   parti   sociali   molto   utile   e  *vantaggioso, in quanto si crea un reciproco ascolto e uno scambio di suggerimenti, che possono apportare molti   benefici   e   interventi   nuovi,   come  ad  esempio   l’ampliamento  dei   controlli   per  quanto   riguarda   l’ISEE,   e  accordi  con  l’Agenzia  delle  Entrate  in  merito  ad  azioni  di  antievasione.  Inoltre  consente  di  ampliare il punto di vista  dell’amministrazione  nonché  una  visione  pragmatica  come  la  mia,  ristretta  a  dati  effettivi  e  concreti.”  Altri  reputano positivo il confronto con le organizzazioni sindacali nonostante il periodo di crisi economica e di tagli alle risorse comunali come nel caso del segretario comunale del comune di Valle Mosso, Giuseppe Marino, che dichiara  “Risulta  difficile  dare  dei  suggerimenti  in  un  clima  di  crisi  e  incertezza  come  quello  attuale.  Per  quel  che  riguarda la mia amministrazione posso dire  che  il  dialogo  con  le  parti  sociali  sia  molto  positivo”  o  dell’Assessore  alle   attività   economiche   del   comune   di   Ovada,   Silvia   Ferrari,   “Non   ho   suggerimenti   da   dare,   perché   a  mio  parere  c’è  sufficiente  dialogo  e  partecipazione,  ovviamente  non  tutte  le  richieste vengono recepite, ma si cerca comunque  di  venirsi   incontro  calcolando  anche  il  fatto  che  ogni  comune  ha  le  sue  peculiarità”.  In  generale  le  pubbliche amministrazioni che si reputano in sintonia con le richieste delle organizzazioni sindacali e disponibili al  confronto  non  hanno  suggerimenti  per  il  miglioramento  dell’attività  di  negoziazione  sociale,  proprio  perché  la ritengono pienamente efficace.

Il secondo filone di opinioni comprende coloro che hanno rilasciato suggerimenti o critiche per il miglioramento delle  procedure  e  delle  modalità  dell’attività  di  negoziazione  sociale.  Alcuni  referenti  comunali,  come  nel  caso  dei comuni di Villastellone e Domodossola, suggeriscono una diminuzione nel numero dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali in sede di accordo, in modo da rendere più agile la contrattazione. Per esempio l’assessore  al  bilancio  del  comune  di  Domodossola,  Liliana  Graziobelli,  dichiara  “L’unico  suggerimento  che  darei  riguarda le modalità della negoziazione. Gli accordi sono stipulati con tre diverse organizzazioni sindacali e se ognuna di queste manda 3 o 4 persone in rappresentanza la trattativa risulta ridondante e dispersiva, quando dovrebbe   essere   più   snella.”   o   ancora   il   sindaco   di   Villastellone  Davide  Nicco   “L'unico   suggerimento che mi sento di dare è che trovo inutile che in sede di accordo si presentino 12 rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali,   ne   basterebbero   di   meno.”   Altri   referenti   comunali   auspicano   invece   una   maggiore   sinergia   tra  amministrazioni pubbliche e sindacati in modo da poter far fronte alle difficoltà economiche in cui versano attualmente  i  comuni  “E'  difficile  dare  dei  suggerimenti  soprattutto  in  questo  momento  in  cui  mancano  i  fondi  e bisogna continuamente rivedere i conti. Inoltre le esigenze degli utenti sono molte e anche se c'è una gestione accurata da parte nostra è difficile soddisfarle. L'unico suggerimento che do è che sarebbe ora che tutti coloro che operano nel sociale si parlassero, che ci fosse più lavoro di rete, e optassero per una linea comune.”

Una terza tematica emersa dai questionari fa riferimento ad un ruolo più attivo delle organizzazioni sindacali in sede di contrattazione sociale. In particolare alcuni comuni suggeriscono una maggiore continuità nei rapporto con le parti sociali  e  suggeriscono  di  fissare  incontri  con  cadenza  regolare  dopo  l’accordo,  in  modo  da  avere  un  aggiornamento costante dei cambiamenti che possono sopraggiungere nel corso del tempo. In tale linea si colloca   l’assessore  al  bilancio  del  comune  di  Bussoleno,   Ivano  Fucile,  che  afferma  “Più  che  altro  suggerirei  di  prevedere degli incontri delle amministrazioni comunali con le organizzazioni sindacali anche dopo l'accordo, magari dilazionate nel tempo, in modo da far fronte agli eventuali cambiamenti delle normative e avere il polso della  situazione.”,  dello  stesso  parere  si  dichiara  il  sindaco  di  Bruino  Andrea  Appiano  “Il  mio  unico  suggerimento  è  che  anche  in  seguito  all’accordo  si  continui  un  rapporto  con  le  organizzazioni  sindacali  e  si  organizzino  degli  

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incontri assidui per una maggiore correttezza e trasparenza, soprattutto se si decide di apportare qualche modifica   all’accordo.   Nel   nostro   caso   ad   esempio   quando   abbiamo   deciso   di   aumentare   di   un   decimale  l’aliquota  IMU  abbiamo  organizzato  una  riunione  per  comunicarlo  alle  forze  sindacali.”

Infine   l’ultimo   argomento   sollevato   dagli   intervistati   riguarda   essenzialmente   la   carenza   di   risorse   di   cui  dispongono al momento le pubbliche amministrazioni. Molti comuni si dimostrano disponibili al dialogo con le parti sindacali   e   ritengono   l’accordo   positivo   in   termini   di   efficacia,   valutandolo   pienamente   o   abbastanza  efficace, ma lamentano, come problema essenziale, i tagli ai bilanci della pubblica amministrazione che rendono sempre più difficile la realizzazione dei servizi   per   l’utenza.   Al   riguardo   l’assessore   al   bilancio   del  comune  di  Romano  Canadese,  Carletti   Silvana,  afferma  “Non  ho  suggerimenti  da  dare,   in  generale   c’è  molta  sintonia  con  le  organizzazioni  sindacali.  L’unico  problema  sono  le  risorse  economiche  che  sono carenti e che ci impediscono  di  realizzare  tutti  i  servizi  necessari  per  l’utenza”.  In  altri  casi  i  referenti  comunali  identificano  nella  carenza di risorse la causa della mancata attuazione di alcune richieste dei sindacati in sede di negoziazione, come  segnalato  dall’Assessore  al  Bilancio  del  comune  di  Caselette  Banchieri  Pacifico  “Mi  trovo  bene  e  non  ci  sono suggerimenti da dare. Credo che bisognerebbe solo essere più flessibili rispetto alle esigenze del comune. Spesso il problema non è che non si vuole venire incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali, ma è per via  dei  bilanci,  non  c'è  nei  fatti  disponibilità  di  risorse.”  In  altri  casi,  come  in  quello  del  Vicesindaco  di  Saluzzo,  Fulvia Artusio, la mancanza di risorse viene vista come un impedimento alla futura attuazione degli accordi “Non  ho  dei  veri  e  propri  suggerimenti,  politicamente  abbiamo  sempre  voluto  sostenere  e  proseguire  questi  accordi, il problema sono le scarse risorse finanziarie disponibili. Penso che in futuro questi accordi saranno sempre più difficili da sostenere, perché le risorse per coprire i mancati incassi dell'ISEE sono scarse e non sufficienti,  sono  più  che  altro  arrabbiata  per  i  tagli  ai  comuni.  Come  potremo  fornire  dei  servizi  senza  finanze?”  

Infine, tra i suggerimenti presi in esame si distingue quello del sindaco di Piossasco Roberta Avola Faraci che sottolinea  una  difficoltà  da  parte  delle  parti  sociali  nel  comprendere  a  pieno  le  esigenze  reali  dell’utenza  e  nel  focalizzare la propria attenzione solo su alcune tematiche  “I  rapporti  con  le  Organizzazioni  Sindacali  sono  buoni,  ma credo che a volte ci sia lentezza nel recepire le emergenze di oggi. Per esempio per quanto riguarda il fondo sociale io insisto perché bisognerebbe concentrarsi su chi l'irpef non lo paga perché non ha lo stipendio piuttosto  che  restituire  50  €  a  tutti.  Trovo  che  questo  sia  un  limite  perché si è troppo fossilizzati sull'addizionale irpef e poi dobbiamo preoccuparci noi delle altre tematiche. Le Organizzazioni Sindacali sono giustamente concentrate  nella  difesa  delle  fasce  deboli,  ma  lo  sono  poco  nei  confronti  di  chi  un  reddito  non  lo  ha  proprio.”

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Contrattazione sociale, bilanci comunali e domanda sociale1

La negoziazione sociale e le autonomie locali: il caso del Comune Il   concetto   di   autonomia   locale   ha   subito   un   sostanziale   rovesciamento   di   prospettiva   nel   corso   dell’ultimo  decennio, passando da una lettura fondata sul ruolo dello Stato centrale quale dispensatore, regista e garante delle attribuzioni per Regioni ed enti locali, a una impostazione profondamente diversa, che trova nelle comunità   locali   la   legittimazione  primaria  all’esercizio  di   tutte   le   funzioni  attinenti  al   loro  sviluppo  sociale  ed  economico. Per questo motivo il processo di negoziazione sociale  attivato  dal  Sindacato  nei  primi  anni  ’90,  ha  interessato  in  modo  crescente   l’ente  Comune  in  forma  singola  e  associata  (Piani  sociali  di  zona,  Unioni  di  comuni,  gestione  associata mediante aziende partecipate, ecc.), nonché la Regione, la Provincia e gli altri enti territoriali (Asl, Comunità montane, ecc.).

Particolare importanza è attribuita alle politiche di bilancio degli enti locali e alla negoziazione sociale con i Comuni. Gli ambiti di manovra della negoziazione sociale: i limiti di bilancio E’ necessario conoscere i limiti entro cui il Comune può operare (conoscenza del bilancio) e avere la consapevolezza   sia   dell’entità   delle   percentuali   fortemente   ridimensionate   dei     trasferimenti   da   parte   dello  Stato (nonché delle percentuali dei trasferimenti regionali), sia dei livelli di efficienza (amministrativa e gestionale)  e  di  efficacia  raggiunti  dall’azione  comunale.     Negoziazione sociale e fasi di bilancio dei Comuni

Il processo di negoziazione sociale può essere attivato nei mesi precedenti alle principali scadenze di bilancio: previsione (Bilancio annuale, pluriennale e Relazione previsionale e programmatica) e rendiconto. Occorre infatti tenere conto che, soprattutto nei Comuni medio-grandi, il percorso di formazione del bilancio di previsione ha inizio nel periodo marzo-maggio.  Per  quanto   riguarda   il   rendiconto   finanziario,   l’attenzione   va  posta  anche  all’eventuale  presenza  dell’avanzo  di  amministrazione;  l’Amministrazione  comunale  è  in  grado  di  valutarne   l’entità  almeno  un  mese  prima  dell’approvazione del Rendiconto, essendo chiamata a prevedere la distribuzione  dell’utile  .  

Le scadenze di Bilancio per la negoziazione sociale

Nel  corso  dell’esercizio  finanziario  in  genere  si  aprono  ulteriori  opportunità  di  negoziazione  sociale.  Il  bilancio di previsione  può  infatti  subire  variazioni  nel  corso  dell’anno  sia  per  quanto  riguarda  le  entrate  sia  relativamente  alle uscite. Le variazioni al bilancio, di competenza del Consiglio comunale, possono essere deliberate non oltre il 30 novembre di ciascun anno. Tali operazioni di bilancio sono funzionali alla ri-programmazione delle scelte

1 Il presente capitolo si ispira al testo riportato in Francesco Montemurro, La negoziazione sociale: i presupposti, le modalità, in Guida alla negoziazione sociale. Istruzioni per l’uso, SPI CGIL nazionale, 2012.

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politiche  dell’ente  e  al  mantenimento/raggiungimento  degli  equilibri  di  bilancio.  In  particolare  nell’ambito  delle  variazioni di bilancio ai Comuni: sono vietati prelievi dagli stanziamenti per gli interventi finanziati con le entrate in conto capitale (Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da riscossioni di crediti, e da accensioni di prestiti) per aumentare gli stanziamenti per gli interventi finanziati con le entrate tributarie, extratributarie (proventi da servizi) e dei trasferimenti correnti. sono vietati gli spostamenti di somme tra residui e competenza. Con la variazione di assestamento generale, deliberata dal Consiglio Comunale entro il 30 novembre di ciascun anno,   l’Ente   provvede   alla   verifica   generale   di   tutte   le   voci   di   entrata   e   di   uscita,   al   fine   di   assicurare   il  mantenimento del pareggio di bilancio.

Ulteriori opportunità per la negoziazione sociale

Le materie oggetto di negoziazione sociale

Le entrate:

Aliquote e prezzi di imposte, tasse e tariffe (riduzioni, agevolazioni, esenzioni), in modo particolare Addizionale  Irpef,  Tarsu  (Tassa  sui    rifiuti  solidi  urbani)  o  Tia  (Tariffa  d’igiene  ambientale),  Imposta  sulla pubblicità,  Tassa  sull’occupazione  degli  spazi  pubblici  (Tosap).    

Applicazione  dell’ISEE  (indicatore  della  situazione  economica  equivalente),  allo  scopo  di  determinare  le  condizioni di accesso agevolato alle prestazioni. La negoziazione riguarda le fasce ISEE e i relativi prezzi (servizi per gli anziani, altri servizi alla persona, alcuni tributi e tariffe).

Entrate da alienazione immobili : valorizzare il patrimonio immobiliare comunale senza svendere i “tesori”  locali.  

Entrate straordinarie che provengono da utili e dividendi delle Aziende partecipate: in questo caso la negoziazione  serve  anche  a  focalizzare  l’attenzione  sulla  gestione  e  su  eventuali  perdite  delle  Aziende.  

Con  l’introduzione  del  Federalismo  municipale  e  le  modifiche  apportate  dalla  cosiddetta  manovra  Monti  (“Salva  Italia”),  un’attenzione  particolare  va  dedicata  all’entrata  in  vigore  dell’Imposta  municipale  unica  (Imu).  

La negoziazione sociale può svolgere un ruolo importante in merito alla gestione delle aziende partecipate e in particolare di quelle controllate (con quote di capitale superiore al 50%) dal Comune. In questi casi, il Comune

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o i Comuni tra loro associati, emanano indirizzi vincolanti per la gestione delle aziende, dei servizi erogati e delle relative tariffe: servizi produttivi (acqua, gas, energia, rifiuti) e altri interventi . Il Comune non può sottrarsi alla negoziazione in materie di cui esso è comunque ente di riferimento e di indirizzo. Le spese: Per quanto riguarda le spese correnti, la negoziazione sociale è spesso orientata al potenziamento delle spese di welfare: servizi sociali in senso stretto (asili nido, servizi per l'infanzia, strutture residenziali e di ricovero per anziani, assistenza e servizi alla persona, interventi di contrasto del disagio sociale, ecc.), istruzione, cultura, sport e tempo libero. Negli ultimi anni il processo di negoziazione sociale ha interessato anche le altre politiche di bilancio, in modo particolare  gli   interventi  per   l’ambiente,   il   traffico  e  la  mobilità  urbana,   l’accesso  ai  finanziamenti  Ue,   il  costo  della   politica   e   la   spesa   per   l’amministrazione   generale,   gli   investimenti   e   più   in   generale   i   temi  dell’indebitamento  e  del  patrimonio.    

I bilanci dei Comuni e la negoziazione sociale

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Il rapporto tra Ente locale e il Sindacato

• Una negoziazione sociale corretta è ancorata alla progettualità: cioè supporta la proposta con un progetto dettagliato.

• Per avere buone possibilità di successo, la proposta va formulata nei tempi giusti, deve indicare le risorse finanziarie necessarie, definire gli obiettivi e individuare con precisione la controparte.

La controparte

1) Sindaco, Assessori competenti delle singole materie 2) Dirigenti, responsabili dei servizi, Direttore generale. Si tratta di un binomio ormai inscindibile. Infatti, la riforma delle autonomie locali (legge 142/1990, poi recepita nel d. lgs. 267/2000 - Testo Unico degli Enti Locali), ha responsabilizzato maggiormente il comparto dirigenziale nelle scelte tecniche gestionali e di programmazione. In genere si attiva una negoziazione di livello politico; tuttavia, essendo sempre più rilevante la fattibilità tecnica delle proposte, spesso è necessario il contatto e il dialogo con la Dirigenza. Nei Comuni medio-grandi (con oltre 50mila abitanti) il binomio potere-responsabilità è delegato in misura rilevante ai dirigenti, attraverso il budget e il Piano esecutivo di gestione. Nei  Comuni  piccoli  (al  di  sotto  dei  5.000  abitanti)  è  ancora  l’Assessore  il  principale  interlocutore  del  Sindacato. La lettura dei bilanci comunali

L’esame  dei  bilanci  dei  Comuni  può  costituire  un  utile  strumento  di  supporto  alla  elaborazione  di  linee  politico  sindacali e alla negoziazione sociale. A patto che tale esame sia finalizzato a individuare le scelte politiche sottese ai flussi finanziari: un obiettivo che – almeno in parte - può  essere  conseguito  attraverso  lo  “smontaggio”  e  la  ricomposizione  di  aggregati  contabili  contenuti  nei  rigidi  schemi  del  bilancio  comunale,  e  l’uso  di  indici  statistici. Solo in tal modo è possibile valutare, Comune per Comune, gli effetti delle recenti scelte legislative adottate dal Centro in materia di finanza locale (manovre sui tributi, indebitamento, ecc.) nonché i principali orientamenti delle politiche locali (sensibilità verso il welfare, spesa per la burocrazia, ecc.). Negli ultimi anni il bilancio (previsione e consuntivo) dei Comuni si è trasformato, impoverendosi di dati e informazioni. Il fenomeno va posto in relazione con il forte ricorso dei Comuni alle esternalizzazioni di servizi e, più in generale, con lo sviluppo delle esperienze di gestione associata di funzioni e servizi; si tratta di fattori che determinano la fuoriuscita di risorse in entrata e in uscita dal bilancio comunale, oppure maggiori attribuzioni di risorse pubbliche (come nel caso dei trasferimenti statali e regionali destinati alla gestione sovracomunale dei servizi socio-assistenziali  nell’ambito  dei  Piani  di  zona)  a  comuni  “capofila”  e,  viceversa,  minori  attribuzioni  agli enti convenzionati con quei comuni. Dunque, sotto il profilo della capacità esplicativa delle politiche di bilancio, la lettura dei documenti finanziari dei comuni – soprattutto quando si intenda effettuare un confronto spaziale – temporale – può perdere parte del suo valore. In conseguenza, dati, informazioni e indicatori di bilancio vanno utilizzati con molta prudenza e ad essi va attribuita   soprattutto   una   funzione   “segnaletica”.   Alla   luce   dei   riscontri   avuti,   occorre   effettuare  approfondimenti di tipo qualitativo. In particolare,   nell’effettuare   confronti   tra   enti   locali   è   necessario   fare   molta   attenzione   poiché   le  amministrazioni e le rispettive comunità prese in considerazione sono naturalmente molto diverse tra loro. In sostanza, i comuni presentano tra loro innumerevoli diversità, sia per la conformazione del territorio ed il tipo di sviluppo che li caratterizza, che ovviamente per i servizi svolti dagli enti. Inoltre, le differenze nella presenza delle attività terziarie, del turismo e delle seconde case influiscono su varie voci di bilancio relative alle entrate (ad esempio sul gettito Ici e da Tassa sullo smaltimento dei rifiuti, ecc.) e alle spese (impegni finanziari per i servizi alla persona, la polizia locale, ecc.).

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L’esame  dei  bilanci   comunali  evidenzia   l’evoluzione  delle dinamiche di entrata e di spesa e in generale delle scelte di bilancio. Queste sono condizionate sia dalla normativa in materia di ordinamento e di spesa degli enti locali, sia dai diversi stili amministrativi e organizzativi e dalle diverse capacità gestionali degli enti locali. Nell’ambito   della   negoziazione   sociale   il   Sindacato   sempre   più   spesso   utilizza   un’ampia   gamma   di   indicatori  finanziari per acquisire elementi di conoscenza sulle politiche di bilancio attivate dagli enti locali. Gli indicatori sono quozienti tra valori/quantità tratte dai documenti programmatici e dai consuntivi dei Comuni.   Essi   sono   utili   per   analizzare   l’evoluzione   delle   fonti   e   dei   fabbisogni   finanziari   rappresentati   nei  documenti di bilancio, e riflettono la dinamica delle entrate e delle spese sia nella fase della competenza giuridica (accertamenti ed impegni) che in quella monetaria (incassi e pagamenti). In sostanza tramite gli indicatori finanziari diventa possibile analizzare la gestione nei suoi diversi aspetti, sia in fase di preventivo che di consuntivo. I  principali  indicatori  finanziari  utili  per  l’analisi  dei  bilanci

Autonomia finanziaria (%). •  Cosa  significa:  Esprime  il  rapporto  tra  entrate  proprie  e  totale  delle  entrate  correnti  e  consente  di  misurare  il  grado di autofinanziamento dell'ente mediante le entrate proprie. •  La  formula:  [Entrate  tributarie  +  Entrate  extratributarie)]  /  [(Entrate  tributarie  +  Contributi  e  trasferimenti  +  Entrate extratributarie)] •  Come  si  legge:  Più  elevato  è  il  valore  del  rapporto, tanto maggiore è il grado di autofinanziamento dell'ente mediante le entrate correnti al netto dei trasferimenti. Pressione tributaria (€). •  Cosa  significa:  Evidenzia  il  prelievo  tributario  medio  pro  capite. •  La  formula:  (Entrate  tributarie)  /  (Popolazione) •  Come  si  legge:  Più  elevato  è  il  valore  del  rapporto,  tanto  maggiore  è  il  prelievo  fiscale  a  livello  comunale.     Equilibrio di parte corrente (%). •  Cosa  significa:  Gli  enti  locali  possono  finanziare  la  spesa  corrente  e  il  rimborso  dei  mutui  e  prestiti  con  le  sole  entrate  correnti  salvo  alcune  eccezioni  previste  dall’ordinamento. •  La  formula:  Entrate  correnti  (Tit.  I+II+III)  /  [Spese correnti (Tit. I) + Quote capitali rimborso mutui e prestiti (Tit. III, int. 3-5)] •  Come  si   legge:  Tanto  più  alto  è   il  valore  dell’indice  tanto  più  si  evidenzia  una  sostenibilità  delle  politiche  di  bilancio, almeno nel breve periodo. Rigidità strutturale della spesa corrente (%). •   Cosa   significa:   Indica   quanta   parte   della   spesa   corrente   è   destinata   alle   spese   “vincolate”   (personale   e  interessi passivi), e non è dunque disponibile per altri interventi. •   La   formula:   [Spese   personale   +   spese   interessi   passivi + spese rimborso prestiti)]/[(Entrate tributarie + contributi e trasferimenti + entrate extratributarie)] % •  Come  si  legge:  Quanto  minore  è  il  valore  dell'indice,  tanto  maggiore  è  l'autonomia  discrezionale  della  Giunta  e del Consiglio in sede di predisposizione del bilancio. Quanto più il valore si avvicina al 40-45% delle spese correnti, tanto minori sono le possibilità di manovra dell'Amministrazione. Propensione  all’investimento (media ultimo triennio) (%). •  Cosa  significa:  Evidenzia  l’incidenza delle spese di investimento sul totale delle spese di bilancio. •   La   formula:   [Spese  medie   in   conto   capitale   nell’ultimo   triennio   (Tit.   II,   escluso   int.   10)   ]   /   [   Spese  medie  nell’ultimo  triennio  (Tit.  I+II+III)  ]. •  Come  si  legge:  Fornisce  un’indicazione sull’ammontare  della  spesa  di  investimento.  La  percentuale  è  tanto  più  elevata quanto maggiori sono gli investimenti dell'ente. Velocità di riscossione entrate tributarie (Tosap - Tarsu  e  Compartecipazione  all’  Irpef  Escluse)  (%). •  Cosa  significa:  Misura il grado di traduzione delle posizioni creditorie in movimenti monetari. •  La  formula:  Entrate  Tributarie  )conto  competenza)  /  Accertamenti  entrate  tributarie •  Come  si  legge:  Più  è  alto  il  valore,  più  è  efficiente  il  sistema  di  riscossione  delle  entrate  tributarie. Incidenza Spesa per il personale sulle Entrate Correnti (%). •  Cosa  significa:  Confronta  l’entità  della  spesa  per  il  personale  con  il  totale  delle  entrate  correnti. •  La  formula:  [Spesa  Corrente  Impegni,  Totale  Int.  1]  /  [Totale  delle  entrate  Correnti accertate]

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•  Come  si  legge:  Fornisce  un’indicazione  di  quale  parte  del  totale  delle  entrate  correnti  viene  impiegata  per  la  spesa per il personale. Incidenza  spesa  per  l’amministrazione  generale/totale  spesa  corrente Esprime  il  grado  di  “appesantimento  burocratico”  della  spesa  corrente,  anche  se  va  tenuto  conto  che  tale  voce  di  spesa  è  finalizzata  alla  gestione  amministrativa  del  territorio.  Un  valore  elevato  dell’indice,  superiore  al  30%,  può indicare che una quota molto elevata di spesa corrente viene impiegata per la burocrazia (segreteria, uffici finanziari, gabinetto del sindaco). Incidenza spesa per i servizi sociali/totale spesa corrente Misura il grado di propensione alla spesa sociale. Un tentativo di lettura dei bilanci comunali attraverso il sistema degli indicatori finanziari

Dall’analisi  dei  bilanci  di  previsione  dei  comuni  per  gli  anni  che  vanno  dal  2008  al  2012,  emerge  lo  sforzo  che  gli  enti locali hanno effettuato negli ultimi anni per rispettare i vincoli posti dal patto di stabilità e garantire un livello accettabile della spesa corrente e in conto capitale. Tali sforzi mostrano tuttavia, nonostante il marcato ricorso alla leva fiscale/tariffaria, come il trend della spesa registri un significativo rallentamento, che colpisce in modo particolare gli investimenti e alcune voci di spesa corrente. Determinante   in   tal   senso   l’impegno  delle   amministrazioni  pubbliche  nel   contenere   la   tendenza  alla   crescita  della  spesa  corrente:  tra  il  2008  ed  il  2012,  infatti,  l’incremento  della  spesa  è stato pari al 5,7% (5,1% a livello pro-capite),  ben  al  di  sotto  del  dato  relativo  all’inflazione  reale  registrata  nello  stesso  periodo  pari  a  circa  il  10%  (Istat). Se si esamina il dato relativo ai soli comuni con oltre 50.000 abitanti, inoltre, si può notare come tra il 2010 ed il 2012 sussista perfino una contrazione (-1,7%) degli stanziamenti di spesa corrente pro-capite, da 1231,9 euro a 1209,8 euro. Complessivamente a livello regionale, comunque, con riferimento ai bilanci di previsione 2012 rispetto al 2011, si può osservare come le previsioni di spesa indichino un aumento degli stanziamenti per abitante pari solamente  all’1,1%. Piemonte – Spesa corrente – Stanziamenti pro-capite. Valori in Euro.

2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10

Var. 10/12

Var. 08/12

Alessandria 807,5 838,8 885,0 934,5 942,5 9,6% 6,5% 16,7% Asti 675,9 688,3 755,8 735,3 753,9 11,8% -0,3% 11,5% Biella 670,5 680,1 688,4 788,8 813,2 2,7% 18,1% 21,3% Cuneo 689,2 705,1 723,3 721,8 725,4 4,9% 0,3% 5,3% Novara 764,5 767,0 769,7 773,8 788,3 0,7% 2,4% 3,1% Torino 931,5 925,3 947,2 940,9 946,8 1,7% 0,0% 1,6% Verbania 827,5 832,2 855,1 874,0 926,8 3,3% 8,4% 12,0% Vercelli 771,0 796,0 807,2 809,0 816,3 4,7% 1,1% 5,9%

Fino a 1.000 Abitanti 916,3 925,8 949,8 969,3 987,7 3,7% 4,0% 7,8% 1.001 - 3.000 Abitanti 689,6 694,0 705,9 726,1 742,1 2,4% 5,1% 7,6% 3.001 - 5.000 Abitanti 645,9 652,5 663,4 670,9 691,4 2,7% 4,2% 7,0% 5.001 - 10.000 Abitanti 561,5 572,7 583,3 592,1 608,8 3,9% 4,4% 8,4% 10.001 - 20.000 Abitanti 600,9 613,5 627,9 633,4 672,9 4,5% 7,2% 12,0% 20.001 - 50.000 Abitanti 729,1 746,0 776,7 775,6 798,7 6,5% 2,8% 9,5% Oltre 50.000 Abitanti 1203,2 1193,5 1231,3 1229,9 1209,8 2,3% -1,7% 0,6%

Piemonte 839,3 843,7 867,2 872,9 882,6 3,3% 1,8% 5,1% Fonte: Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni

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Prendendo in esame, nello specifico, le previsioni (iniziali) di spesa per quel che riguarda le funzioni in ambito sociale risulta evidente come a partire dal 2010 le amministrazioni comunali non siano più state in grado di garantire un adeguamento sufficiente delle risorse destinate a questi interventi. Nel 2010/2012, infatti, la spesa corrente dei comuni pro-capite per il sociale è diminuita complessivamente in Piemonte dell’1,2%  a  livello  pro-capite  mentre  l’incidenza  degli  stanziamenti  per  questa  funzione  rispetto  al  totale  della  spesa  corrente  risulta  in  calo dal 16% al 15,5%. A fronte delle forti disparità territoriali, per quel che concerne gli stanziamenti per abitante relativi alla spesa sociale,   segnaliamo   invece  una   tendenza  piuttosto  generalizzata   alla   riduzione  dell’incidenza  di   tale  quota  di  spesa, riscontrabile tra il 2010 ed il 2012 in ben 6 province su 8; fanno infatti eccezione Asti e Novara dove si assiste ad una sostanziale situazione di stasi. In questa analisi, comunque, bisogna ovviamente tenere presente la possibilità che il dato venga falsato dalla tendenza   sempre   più   frequente   nell’esternalizzazione   e   nell’applicazione   del   “principio   di   sussidiarietà”,  secondo cui gli enti fanno più spesso ricorso a soggetti esterni (gestione associata, fondazioni, consorzi, etc.) per  l’erogazione  di  prestazioni  assistenziali.   Piemonte - Spesa per il Sociale. Stanziamenti pro-capite. Serie storica e variazioni interannuali. Dati medi provinciali. Valori in euro e %.

2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10

Var. 10/12

Var. 11/12

Var. 08/12

Alessandria 95,3 98,6 97,1 101,3 103,0 1,9% 6,1% 1,7% 8,1% Asti 85,5 93,2 89,3 87,5 89,4 4,4% 0,2% 2,3% 4,6% Biella 117,1 116,6 120,7 120,3 119,4 3,1% -1,1% -0,8% 1,9% Cuneo 78,1 78,8 83,6 79,3 83,4 6,9% -0,2% 5,1% 6,7% Novara 123,0 128,4 131,4 128,8 134,8 6,9% 2,5% 4,6% 9,6% Torino 161,2 164,8 169,5 166,1 164,6 5,2% -2,9% -0,9% 2,1% Verbania 111,1 110,5 114,7 120,5 122,5 3,2% 6,8% 1,7% 10,3% Vercelli 126,7 134,2 136,5 135,6 133,2 7,7% -2,4% -1,8% 5,1%

Fino a 1.000 Abitanti 57,0 56,3 60,5 61,0 61,5 6,1% 1,7% 0,9% 7,9% 1.001 - 3.000 Abitanti 72,3 72,6 76,4 78,2 81,6 5,6% 6,8% 4,3% 12,8% 3.001 - 5.000 Abitanti 75,9 78,6 80,8 77,0 79,6 6,5% -1,5% 3,4% 5,0% 5.001 - 10.000 Abitanti 76,5 78,4 78,7 78,3 80,8 2,8% 2,7% 3,2% 5,6% 10.001 - 20.000 Abitanti 95,2 101,5 104,9 104,6 115,1 10,2% 9,7% 10,0% 20,9% 20.001 - 50.000 Abitanti 113,0 115,6 118,6 115,1 116,4 5,0% -1,9% 1,1% 2,9% Oltre 50.000 Abitanti 236,0 241,8 246,7 242,5 236,0 4,6% -4,4% -2,7% 0,0%

Piemonte 131,6 135,0 138,4 136,4 136,8 5,1% -1,2% 0,3% 3,9% Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni Se si esamina,   inoltre,   la   spesa  destinata  al   “welfare  allargato”   (spesa  per   il   sociale   in   senso  stretto,   cultura,  istruzione, sport e tempo libero), tra il 2010 ed il 2012 assistiamo in alcuni territori ad una marcata contrazione degli stanziamenti inziali nominali, come accade ad esempio per i comuni delle province di Asti (-3,0%), Torino (-3,0) o Vercelli (-3,1%). Nel complesso, a livello regionale, la contrazione della spesa prevista per questo aggregato di spesa scende tra il 2010 e il 2011 da 289,8 a 287,2 euro ed ancora a 285,9 euro nel 2012.

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Piemonte - Spesa   per   il   welfare   “allargato”   (sociale in senso stretto, cultura, istruzione, sport e tempo libero). Stanziamenti pro-capite. Serie storica e variazioni interannuali. Dati medi provinciali. Valori in euro e %.

2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10

Var. 10/12

Var. 11/12

Var. 08/12

Alessandria 206,0 209,5 201,5 217,3 218,6 -2,2% 8,5% 0,6% 6,1% Asti 166,2 175,9 177,0 169,4 171,8 6,5% -3,0% 1,4% 3,4% Biella 222,3 224,4 231,7 233,4 230,8 4,2% -0,4% -1,1% 3,8% Cuneo 193,7 199,3 209,8 204,8 206,8 8,3% -1,4% 1,0% 6,7% Novara 235,6 241,8 239,3 234,9 243,6 1,6% 1,8% 3,7% 3,4% Torino 350,4 356,3 357,8 352,1 347,1 2,1% -3,0% -1,4% -0,9% Verbania 217,4 219,2 230,4 237,3 245,5 6,0% 6,5% 3,4% 12,9% Vercelli 239,3 251,4 257,3 254,9 249,4 7,5% -3,1% -2,2% 4,2%

Fino a 1.000 Abitanti 140,0 141,6 148,7 151,0 153,7 6,2% 3,4% 1,8% 9,7% 1.001 - 3.000 Abitanti 168,4 168,8 176,4 181,0 186,1 4,7% 5,5% 2,8% 10,5% 3.001 - 5.000 Abitanti 180,9 184,2 191,4 189,8 194,1 5,8% 1,4% 2,3% 7,3% 5.001 - 10.000 Abitanti 182,8 185,9 187,1 187,0 189,8 2,3% 1,5% 1,5% 3,8% 10.001 - 20.000 Abitanti 204,4 214,4 220,7 218,3 234,1 8,0% 6,1% 7,2% 14,5% 20.001 - 50.000 Abitanti 255,4 258,4 260,9 252,4 251,5 2,2% -3,6% -0,4% -1,5% Oltre 50.000 Abitanti 474,8 485,9 482,0 477,3 462,2 1,5% -4,1% -3,2% -2,7%

Piemonte 281,9 287,7 289,8 287,2 285,9 2,8% -1,4% -0,5% 1,4% Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni Piemonte - Spesa   per   il   welfare   “allargato”.     Incidenza   sul   totale   della   spesa   corrente,   anno   2012,   e   variazione  dell’incidenza  rispetto  al  2008.  Dati  medi  provinciali.  Valori  %.

Servizi Sociali Cultura Istruzione Sport e tempo

libero Totale

2012 Var. 08/12 2012 Var.

08/12 2012 Var. 08/12 2012 Var.

08/12 2012 Var. 08/12

Alessandria 10,9% -0,9% 2,5% -1,1% 8,6% 0,0% 1,2% -0,3% 23,2% -2,3% Asti 11,9% -0,8% 2,2% -0,8% 7,4% 0,8% 1,4% -0,9% 22,8% -1,8% Biella 14,7% -2,8% 1,9% -0,6% 9,7% -1,0% 2,1% -0,5% 28,4% -4,8% Cuneo 11,5% 0,2% 2,8% -0,4% 11,7% 0,8% 2,5% -0,1% 28,5% 0,4% Novara 17,1% 1,0% 2,4% -0,4% 9,7% -0,2% 1,8% -0,3% 30,9% 0,1% Torino 17,4% 0,1% 3,1% -0,4% 14,2% -0,5% 2,0% -0,1% 36,7% -1,0% Verbania 13,2% -0,2% 2,2% 0,0% 8,7% -0,2% 2,3% 0,6% 26,5% 0,2% Vercelli 16,3% -0,1% 3,6% -0,7% 8,8% 0,4% 1,9% -0,1% 30,6% -0,5%

Fino a 1.000 Abitanti 6,2% 0,0% 0,7% -0,1% 7,1% 0,2% 1,5% 0,2% 15,6% 0,3% 1.001 - 3.000 Abitanti 11,0% 0,5% 1,0% -0,3% 11,4% 0,6% 1,7% -0,2% 25,1% 0,7% 3.001 - 5.000 Abitanti 11,5% -0,2% 1,7% -0,3% 12,8% 0,5% 2,0% 0,0% 28,1% 0,1% 5.001 - 10.000 Abitanti 13,3% -0,4% 2,7% -0,6% 13,3% -0,3% 1,9% -0,1% 31,2% -1,4% 10.001 - 20.000 Abitanti 17,1% 1,3% 3,0% -0,6% 12,7% 0,2% 2,0% -0,1% 34,8% 0,8% 20.001 - 50.000 Abitanti 14,6% -0,9% 4,0% -1,6% 11,1% -0,6% 1,8% -0,4% 31,5% -3,5% Oltre 50.000 Abitanti 19,5% -0,1% 3,4% -0,2% 13,2% -0,7% 2,1% -0,2% 38,2% -1,3%

Piemonte 15,5% -0,2% 2,8% -0,5% 12,1% -0,3% 1,9% -0,2% 32,4% -1,2% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni L’analisi   appena   conclusa   relativa   all’andamento   della   spesa   corrente   dei   comuni   e,   nel   dettaglio,   gli  stanziamenti  relativi  ai  servizi  sociali,   la  cultura,   l’istruzione  e  lo  sport  ed  il  tempo  libero,  assume una valenza particolare  all’atto  dello  studio,  proposto  di  seguito,  relativo   invece  alle  principali  voci  di  entrata  dei  comuni.  Anticipando   alcuni   risultati,   infatti,   alla   “paralisi”   degli   stanziamenti   di   spesa,   con   particolare   attenzione  all’incapacità di potenziamento dei servizi e delle funzioni in ambito sociale, si affianca, di contro, un aumento seppur contenuto delle risorse a disposizione dei comuni, in buona parte determinate dalla contribuzione diretta  a  fronte  dell’inasprimento  della  leva  fiscale/tariffaria imposta dagli enti.

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Considerando   solamente   lo   sblocco   delle   aliquote   dell’Addizionale   Comunale   all’Irpef   e   la   reintroduzione  dell’imposta   sulla   prima   casa   sotto   forma   della   nuova   Imposta   Municipale   Unica, infatti, secondo i dati a disposizione nei bilanci di previsione 2012, gli incrementi di gettito previsto peserebbero complessivamente sulle  tasche  dei  contribuenti  circa  97,5  euro  pro  capite  in  più  nell’ultimo  anno  preso  in  esame  rispetto  al  2011. La  dinamica  per  quel  che  riguarda  l’addizionale Irpef, che veicolerebbe per il 2012 alle casse dei comuni della regione oltre 441,3 milioni di euro in più rispetto al 2011, si concretizza a livello pro-capite in un aumento previsto  pari  all’29,4%.   Piemonte - Stanziamenti pro-capite da Addizionale Irpef. Valori in Euro. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 59,0 61,6 61,5 64,7 67,9 Asti 47,0 49,7 47,2 49,7 54,1 Biella 66,9 69,3 70,0 51,8 85,5 Cuneo 42,6 44,1 45,1 48,5 58,1 Novara 66,3 67,4 67,1 67,9 77,5 Torino 58,8 61,0 61,5 63,1 86,8 Verbania 36,3 36,9 37,0 36,9 48,6 Vercelli 43,2 44,2 44,1 51,5 67,9

Fino a 1.000 Abitanti 31,1 32,6 33,7 35,8 41,9 1.001 - 3.000 Abitanti 40,2 42,3 42,9 44,8 52,3 3.001 - 5.000 Abitanti 44,6 47,2 47,5 49,4 58,1 5.001 - 10.000 Abitanti 52,0 53,5 53,8 56,8 69,1 10.001 - 20.000 Abitanti 56,0 58,0 58,1 60,7 69,8 20.001 - 50.000 Abitanti 61,5 62,8 63,2 61,2 79,7 Oltre 50.000 Abitanti 68,9 71,4 71,3 72,7 104,0

Piemonte 55,6 57,6 57,9 59,1 76,5 Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Tale trend risulta particolarmente marcato dei comuni di maggiori dimensione demografica ed in particolare quelli con popolazione residente superiore alle 50.000 unità per i quali si assiste ad un incremento degli stanziamenti  previsti,  determinati  fondamentalmente  dall’aumento  dell’aliquota  dell’addizionale  Irpef,  pari  ad  oltre il 43% tra il 2011 ed il 2012. Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Addizionale Irpef. Valori % 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 3,8 4,5 -0,1 5,1 5,0 Asti 13,0 5,6 -4,9 5,3 8,9 Biella 6,6 3,6 1,0 -25,9 65,0 Cuneo 10,9 3,4 2,4 7,4 19,8 Novara 5,2 1,5 -0,4 1,3 14,0 Torino 6,7 3,8 0,8 2,5 37,7 Verbania 47,4 1,8 0,3 -0,4 31,9 Vercelli 10,8 2,3 -0,2 16,7 31,8

Fino a 1.000 Abitanti 5,7 4,8 3,5 6,3 16,9 1.001 - 3.000 Abitanti 10,7 5,2 1,5 4,5 16,6 3.001 - 5.000 Abitanti 6,0 5,8 0,7 3,9 17,6 5.001 - 10.000 Abitanti 13,0 2,8 0,6 5,6 21,6 10.001 - 20.000 Abitanti 21,6 3,6 0,1 4,5 15,0 20.001 - 50.000 Abitanti 11,2 2,0 0,7 -3,2 30,2 Oltre 50.000 Abitanti 1,2 3,6 -0,2 2,1 43,1

Piemonte 7,7 3,6 0,5 2,2 29,4 Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni Inoltre, il passaggio da Ici ad Imu e la reintroduzione  dell’imposta   sull’abitazione  principale  graverebbero  sui  contribuenti con una consistenza pari a circa 264,1 euro pro capite nel 2012, circa 99 euro in più rispetto

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all’anno   precedente,   per una variazione percentuale del 60%. Secondo i dati previsionali dei comuni della provincia di Torino gli  stanziamenti  relativi  all’Imu  garantirebbero  nel  2012  agli  enti  locali  della  provincia  oltre  il  93% delle risorse in più rispetto al 2012, da 159,7 a 309,0 euro per abitante. Anche in questo caso, come descritto  per  l’andamento  dell’addizionale  comunale  all’Irpef,  il  trend  più  marcato  è riscontrabile nei comuni di media e grande dimensione demografica: per i comuni con oltre 50.000 abitanti gli stanziamenti Imu 2012 risultano quasi il 125% in più rispetto  all’analogo  Ici  dell’anno  precedente. Piemonte - Stanziamenti pro-capite da Ici/Imu (*).Valori in Euro. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 219,4 183,8 176,5 180,8 247,6 Asti 146,8 126,5 126,5 131,3 143,6 Biella 229,3 178,0 173,2 173,7 220,3 Cuneo 191,3 164,2 163,9 167,2 177,1 Novara 218,8 171,7 168,3 171,5 246,4 Torino 237,1 162,2 159,3 159,7 309,0 Verbania 225,8 191,1 191,0 192,7 249,7 Vercelli 221,7 192,5 184,4 182,7 259,0

Fino a 1.000 Abitanti 215,2 197,6 198,6 203,2 213,2 1.001 - 3.000 Abitanti 197,1 167,6 165,1 167,2 190,8 3.001 - 5.000 Abitanti 192,0 157,3 153,6 154,7 201,1 5.001 - 10.000 Abitanti 184,1 146,6 144,4 144,8 185,4 10.001 - 20.000 Abitanti 205,8 153,9 152,0 152,7 243,9 20.001 - 50.000 Abitanti 227,4 172,8 168,4 169,1 237,6 Oltre 50.000 Abitanti 260,0 170,5 166,6 168,7 379,4

Piemonte 221,9 166,6 163,5 165,1 264,1 Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni (*)  per  il  2012  si  è  considerato  l’Imu  in  sostituzione  dell’Ici. Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Ici/Imu (*). Dati medi provinciali. Valori %. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria -3,3 -16,2 -4,0 2,5 36,9 Asti 1,0 -13,8 0,0 3,7 9,4 Biella -0,5 -22,4 -2,7 0,3 26,8 Cuneo 1,1 -14,2 -0,2 2,0 5,9 Novara 0,5 -21,5 -1,9 1,9 43,7 Torino 0,5 -31,6 -1,8 0,2 93,5 Verbania 2,2 -15,4 0,0 0,9 29,6 Vercelli -0,1 -13,2 -4,2 -1,0 41,8

Fino a 1.000 Abitanti 0,3 -8,2 0,5 2,3 4,9 1.001 - 3.000 Abitanti 0,2 -14,9 -1,5 1,2 14,1 3.001 - 5.000 Abitanti -2,0 -18,1 -2,3 0,7 30,0 5.001 - 10.000 Abitanti 0,3 -20,4 -1,5 0,3 28,1 10.001 - 20.000 Abitanti 0,9 -25,2 -1,2 0,5 59,7 20.001 - 50.000 Abitanti -0,3 -24,0 -2,6 0,5 40,5 Oltre 50.000 Abitanti 0,7 -34,4 -2,3 1,2 124,9

Piemonte 0,2 -24,9 -1,8 1,0 60,0 Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni (*)  per  il  2012  si  è  considerato  l’Imu  in  sostituzione  dell’Ici. Nonostante le forti riduzioni ai trasferimenti erariali, anche con riguardo ai trasferimenti compensativi per Ici da abitazione principale, le Entrate Correnti (somma delle entrate tributarie, extratributarie e dei trasferimenti) dei   comuni   Piemonte   crescono   del   4,2%   nell’ultimo  biennio   considerato.   Il   trend   assume caratteristiche più

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marcate in particolare nelle province di Torino (+5,6%), e Verbania (+7,3%), mentre le entrate correnti pro-capite crescono più lentamente a Cuneo (+0,4%), Asti (+2,1%) e Alessandria2 (+2.2%) Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Entrate Correnti. Dati medi provinciali. Valori %. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 1,7 3,1 2,6 4,8 2,2 Asti 3,5 0,7 9,5 -1,2 2,1 Biella 2,2 1,6 1,6 14,0 2,7 Cuneo 1,3 1,8 2,7 0,2 0,4 Novara 0,7 0,8 2,3 0,5 3,0 Torino 4,1 -0,5 3,3 -2,2 5,6 Verbania 2,5 0,3 2,8 2,1 7,3 Vercelli 6,4 -2,0 2,0 0,5 4,0

Fino a 1.000 Abitanti 2,3 0,9 2,5 2,9 3,6 1.001 - 3.000 Abitanti 2,5 0,4 2,2 3,3 3,1 3.001 - 5.000 Abitanti 2,8 -1,0 1,9 1,8 4,7 5.001 - 10.000 Abitanti 2,6 1,6 2,2 1,4 3,2 10.001 - 20.000 Abitanti 2,7 1,3 3,0 0,8 8,0 20.001 - 50.000 Abitanti 1,3 1,3 4,6 0,4 3,9 Oltre 50.000 Abitanti 4,8 -0,3 3,6 -2,7 4,0

Piemonte 3,2 0,3 3,2 -0,2 4,2 Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni Regione Piemonte, variazione tendenziale della spesa sociale pro-capite  dei   comuni   al   confronto   con   l’andamento  di  alcune significative voci di entrata (stanziamenti pro-capite). Valori %.

Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni

Gli  investimenti  al  collasso  nell’ultimo  triennio I meccanismi introdotti dal patto di stabilità ed i conseguenti vincoli, sempre più stringenti, cui devono sottostare le amministrazioni comunali spingono gli enti a realizzare saldi finanziari coerenti con le direttive ministeriali riducendo quindi, complessivamente, la spesa. Tenuto conto dell’estrema  “rigidità”  della  spesa  corrente,  sono  perciò  le  voci  di  spesa  in  conto  capitale,  qelle  cioè destinate agli investimenti, a subire i tagli più rilevanti. 2 Manca il dato relativo al bilancio di previsione del comune di Alessandria per il 2012

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Pur prendendo atto della natura programmatica dei dati a disposizione relativi ai bilanci di previsione (iniziale) dei comuni, gli indicatori riportati in tabella confermano con evidenza quanto appena esposto. Tra il 2010 ed il 2012 si è infatti registrata complessivamente una riduzione degli stanziamenti previsti per gli investimenti pari a circa 519 milioni di euro, di questi oltre 330 milioni nel solo biennio 2011/2012. Esaminando l’andamento  a   livello  pro-capite, sempre tra il 2010 ed il 2012, gli investimenti risultano in calo del 29,5% a livello regionale, da 394,8 euro a 278,4. Il fenomeno, inoltre, risulta ben più marcato in alcuni territori quali la provincia di Vercelli (-46,1%) e di Torino (-37,7%)  mentre  assume  caratteristiche  più  contenute  nell’astigiano  (-9,3%) e nel Cuneense (-13,3%).

Investimenti per abitante Spese in conto capitale (Tit. II, escluso int. 10)/ (n. abitanti)]

2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10

Var. 10/12

Var. 08/12

Alessandria 455,5 368,1 443,0 375,1 335,1 -2,8% -24,4% -26,4% Asti 286,2 269,2 261,3 214,9 236,9 -8,7% -9,3% -17,2% Biella 327,8 291,7 235,2 208,9 285,2 -28,3% 21,3% -13,0% Cuneo 479,8 427,7 457,2 385,5 396,3 -4,7% -13,3% -17,4% Novara 511,2 370,4 351,4 264,9 238,6 -31,3% -32,1% -53,3% Torino 437,5 505,0 374,3 348,3 233,1 -14,5% -37,7% -46,7% Verbania 690,5 630,4 523,3 573,9 403,8 -24,2% -22,8% -41,5% Vercelli 566,7 437,0 637,1 542,1 343,7 12,4% -46,1% -39,3%

Fino a 1.000 Abitanti 973,0 749,5 793,8 691,3 699,9 -18,4% -11,8% -28,1% 1.001 - 3.000 Abitanti 489,1 444,7 433,0 401,3 336,7 -11,5% -22,3% -31,2% 3.001 - 5.000 Abitanti 426,3 383,3 360,0 289,8 257,2 -15,6% -28,6% -39,7% 5.001 - 10.000 Abitanti 278,5 241,9 200,5 188,4 179,1 -28,0% -10,7% -35,7% 10.001 - 20.000 Abitanti 309,3 263,6 262,8 213,4 169,3 -15,0% -35,6% -45,2% 20.001 - 50.000 Abitanti 374,3 380,2 441,9 364,3 286,4 18,1% -35,2% -23,5% Oltre 50.000 Abitanti 496,8 597,9 393,9 381,1 240,4 -20,7% -39,0% -51,6%

Piemonte 453,4 451,2 394,8 352,5 278,4 -12,9% -29,5% -38,6% Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni

Propensione all'investimento Spese in conto capitale (Tit. II, escluso int. 10) / Totale Spese Correnti(Tit. I+II+III)

2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10

Var. 10/12

Var. 08/12

Alessandria 27,4% 21,9% 23,8% 20,6% 17,8% -3,5% -6,0% -9,5% Asti 25,1% 23,4% 21,6% 19,0% 19,9% -3,5% -1,7% -5,2% Biella 28,8% 26,0% 21,5% 17,9% 22,2% -7,2% 0,7% -6,6% Cuneo 37,8% 34,5% 35,5% 31,7% 32,1% -2,4% -3,3% -5,7% Novara 31,7% 25,4% 24,3% 19,5% 17,6% -7,5% -6,7% -14,1% Torino 18,8% 24,8% 22,4% 23,7% 16,3% 3,6% -6,1% -2,5% Verbania 40,3% 38,0% 33,0% 35,0% 26,1% -7,3% -6,9% -14,1% Vercelli 38,4% 32,1% 39,6% 36,3% 24,9% 1,1% -14,6% -13,5%

Fino a 1.000 Abitanti 48,1% 41,2% 41,7% 37,9% 37,7% -6,4% -4,0% -10,4% 1.001 - 3.000 Abitanti 38,1% 35,7% 34,4% 32,0% 27,8% -3,8% -6,6% -10,3% 3.001 - 5.000 Abitanti 36,0% 33,9% 31,5% 27,0% 23,9% -4,5% -7,5% -12,1% 5.001 - 10.000 Abitanti 30,1% 26,3% 22,6% 21,5% 20,1% -7,4% -2,5% -10,0% 10.001 - 20.000 Abitanti 30,9% 27,1% 26,5% 22,5% 17,4% -4,4% -9,2% -13,6% 20.001 - 50.000 Abitanti 29,5% 28,8% 31,0% 27,3% 21,4% 1,5% -9,6% -8,1% Oltre 50.000 Abitanti 14,5% 20,6% 17,0% 19,1% 12,3% 2,5% -4,7% -2,2%

Piemonte 23,9% 26,2% 25,2% 24,5% 19,5% 1,3% -5,7% -4,4% Fonte:  Elaborazioni  su  dati  del  Ministero  dell’Interno  – bilanci di previsione dei comuni

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2° PARTE

Il quadro statistico generale

Istituito  presso  l’Ires  Lucia  Morosini  nel  2004,  l’osservatorio  sulla  contrattazione  sociale  territoriale  in  Piemonte  risulta ormai svolgere un lavoro continuativo e consolidato. Il  rapporto  sull’attività  di  negoziazione,  pubblicato  a  partire  dal  2009  con  cadenza  annuale,  giunge  nel  2013 alla sua 5° edizione. Ad   oggi,   nel   5°   rapporto,   l’analisi   presentata   dall’Ires   Lucia   Morosini   viene   aggiornata   con   i   documenti   in  materia di contrattazione sociale territoriale firmati durante il 20123 e vengono quindi rivisti e presi nuovamente in esame  i  risultati  complessivamente  raggiunti  nell’ultimo  triennio  (2010/2012)  sempre  nell’ottica  della confronto con le tornate contrattuali precedenti. Si ricorda che partire dal 2010, inoltre, con modalità retroattiva, sono state apportate modifiche alla classificazione per quel che concerne le tematiche trattate negli accordi, sia in modo da rendere più precisa ed attuale  l’analisi  degli  stessi,  sia  allo  scopo  di  armonizzare  le  attività  con  la  nuova  classificazione  nazionale.   All’atto  della  stesura  del  5°  rapporto  l’osservatorio  conta  in  totale  1207  accordi,  esemplificativi  dell’attività  di  contrattazione svolta tra il 2000 ed il 2012, il cui andamento per anno viene rappresentato nel grafico 1. Graf. 1. Distribuzione degli "accordi" per anno

Fonte: Ires Lucia Morosini – Osservatorio contrattazione sociale territoriale in Piemonte Come già indicato nelle analisi precedenti, si è preferito distinguere, per il 2007 e il 2008, gli accordi realmente disponibili e quindi esaminati puntualmente, rispetto al totale degli accordi dichiarati dalle OO.SS. per i quali si hanno invece a disposizione solo alcune informazioni di base. Questi ultimi accordi, per lo più siglati con i comuni della provincia di Alessandria e di Novara, sono stati inclusi nel quadro statistico generale, mentre non verranno   presi   in   considerazione,   per   mancanza   di   dati   puntuali,   nell’analisi   successiva   relativamente   alle  tematiche trattate ed agli impegni di spesa concordati. A partire dal 2009, comunque, il dato relativo agli accordi dichiarati risulta essere coerente con quello dei documenti codificati ed esaminati nel dettaglio L’andamento   dell’attività   a   partire   dall’anno   2000   risulta   chiaramente   in   crescita   fino   al   2008,   anche   se   si  registrano lievi cadute nel 2003 e 2005. Si segnalano in particolare i picchi positivi del 2004 e del 2007/2008. Il netto calo del 2009, con il passaggio dai 180 accordi del 2008 ai soli 109 dei 2009, può essere dovuto ad una

3 Si  informa  il  lettore  che  l’analisi  riguarda  esclusivamente  gli  accordi  pervenuti  all’osservatorio  entro  dicembre 2012

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maggior difficoltà a negoziare coi Comuni a seguito dell’inasprimento   sia  dei  vincoli   del  Patto  di   Stabilità   sia  della crisi economica internazionale, difficoltà comunque principalmente collegate ad alcuni territori provinciali. Nel 2009, infatti, nella sola provincia di Alessandria risultano mancanti i 34 accordi siglati invece nel 2008, almeno secondo i dati dichiarati dalle OO.SS. ; nello stesso anno sono 19 in meno gli accordi firmati con i comuni del comprensorio di Novara rispetto al periodo precedente. Se il trend 2006-2009 viene invece valutato in merito ai  soli  accordi  realmente  a  disposizione  dell’osservatorio  l’andamento  del  processo  negoziale  appare  in  crescita,  sebbene  non  marcata,  nel  quadriennio.   Nel 2010, poi, il numero degli accordi subisce un incremento più evidente, con 129 documenti siglati, per tornare poi nel 2011 al valore già registrato nel 2009, pari a 109 accordi. L’attività   di   negoziazione   nel   2012,   sebbene   si   registri   un   notevole   calo   degli   accordi   siglati   in   provincia   di  Torino,   risulta   complessivamente   avere   all’attivo   ben   126   accordi;   l’aumento   rispetto   all’anno   precedente,  anticipando alcuni risultati che approfondiremo nella sezione seguente, è dovuto al rilancio della contrattazione in province quali Alessandria, Asti, Biella e Vco, territori che nel 2011 non erano interessati dal fenomeno, se non marginalmente. Si  sottolinea  in  questa  sede,  come  più  volte  verrà  ribadito  in  nota,  che  gli  accordi  presi   in  esame  sono  “i  soli”  pervenuti   all’osservatorio   entro   il   dicembre   2011;   la   totalità   degli   accordi   siglati,   potrebbe   quindi   essere  superiore  a  quella  effettivamente  riportata  nell’analisi.    

Analizziamo il risultato in ordine alle province dove si è svolta la contrattazione.

Il  “tasso  di  diffusione”  dell’attività  di  contrattazione  riportato  nel  grafico  2,  è  espresso  dal  rapporto  tra  i Comuni oggetto di negoziazione appartenenti a una determinata provincia e il totale dei Comuni appartenenti alla stessa provincia nei periodi corrispondenti ai 3 periodi contrattuali esaminati: 2000-2005, 2006-2009 e 2010/2012. Si può notare come in alcuni   territori   l’attività   si   sia   decisamente   ampliata   durante   il   triennio   2006/2009,  rispetto al periodo precedente; in particolare la crescita ha riguardato le province di Novara, dove relativamente al periodo, il tasso di diffusione della contrattazione si attesta al 35,2% (a fronte del 27,3% registrato tra il 2000-2005), e di Torino, dove si registra la crescita più elevata di tale indice (dal 9,5% al 30,2%). Buono il rapporto tra comuni coinvolti e totale delle amministrazioni locali nella provincia del VCO (Verbano, Cusio, Ossola). Trend in crescita, tra i primi 2 periodi considerati, anche nelle province di Cuneo (dal 2,4% al 6,4%)  e  di  Biella  (dal  9,8%  all’11%).   Nell’alessandrino,  nel  triennio  2010/2012  l’attività  di  negoziazione  sociale  con  gli  enti   locali sembra subire una marcata  battuta  di  arresto,  con  il  rapporto  tra  numero  di  comuni  coinvolti  e  complessivi  che  si  attesta  all’3,7%,  rispetto ad incidenze percentuali superiori al 21% nei periodi precedenti. Importante la contrazione anche nel territorio di Novara (dal 35,2% al 27,3%), sebbene rimanga la seconda provincia a livello di diffusione comunale, e  nel  Vco  (dall’13%  al  10,4%).  L’attività  di  contrattazione  sembra  comunque  avere  solide  basi  nella  provincia  di  Torino, dove il 31,1% dei comuni hanno svolto attività di negoziazione nel 2010/2012, una percentuale più elevata di quella registrata nel periodo precedente e la più alta della regione. Evidente rilancio nel 2010/2012 della diffusione della contrattazione sociale nei territori di Biella (15,9% ; + 4,9% rispetto al periodo precedente), Cuneo (8,8% ; +2,4%) e Asti (5,1% ; +4,3%). Il Verbano-Cusio-Ossola, nonostante la contrazione, conferma un discreto tasso di diffusione, attorno al 10,4%, e si attesta come quarta provincia, relativamente a questo indice, dopo Torino, Novara e Biella.

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Graf. 2. Tasso di diffusione provinciale della contrattazione (confronto tra tornate cotnrattuali) - (valori %)

Fonte: Ires Lucia Morosini – Osservatorio contrattazione sociale territoriale in Piemonte Le seguenti tabelle (Tab.1/a e Tab.1/b) illustrano in modo dettagliato il numero degli accordi firmati in ciascuna provincia tra il 2006-2009 e nel triennio 2010-2012   e   completano   in   modo   puntuale   l’analisi   proposta   in  precedentemente.  Dopo  la  flessione  nel  2010,  l’attività  di  contrattazione  nella  provincia  di  Novara  sembra  aver  ripreso consistenza, e nel 2011 e quindi nel 2012 vengono firmati ben 20 accordi in ciascun anno. Il 2012, inoltre, risulta un anno rilevante per la negoziazione sociale in alcuni territori che negli anni precedenti erano interessati  in  maniera  molto  marginale  dall’attività  in  esame.   Tab. 1/a: Distribuzione degli accordi per territorio e per anno (valori %). Anni 2006/2008*

Anno PROVINCIA

TOTALE Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Vco Vercelli

2006 40 0 11 2 11 36 1 0 101

39,6% 0,0% 10,9% 2,0% 10,9% 35,6% 1,0% 0,0% 100,0%

2007 40 0 15 4 25 78 1 3 166

24,1% 0,0% 9,0% 2,4% 15,1% 47,0% 0,6% 1,8% 100,0%

2008 34 1 5 12 32 77 10 8 179

19,0% 0,6% 2,8% 6,7% 17,9% 43,0% 5,6% 4,5% 100,0%

2009 0 0 6 27 13 60 0 3 109

0,0% 0,0% 5,5% 24,8% 11,9% 55,0% 0,0% 2,8% 100,0%

Totale 114 1 37 45 81 251 12 14 555(*)

20,5% 0,2% 6,7% 8,1% 14,6% 45,2% 2,2% 2,5% 100,0% * Esclusi i 2 accordi Regionali sottoscritti da Sindacati, ANCI e Legautonomie, nel 2007 e 2008. Nel 2008 nella provincia di Biella, in diversi Comuni, il Sindacato non ha sottoscritto accordi, per la scelta delle Amministrazioni  di  aumentare  unilateralmente  l’addizionale  Irpef.  

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Nella provincia  di  Biella,  infatti,  risultano  essere  stati  firmati  nell’ultimo  anno  14  documenti  in  altrettanti  tavoli  negoziali, pari ad una diffusione comunale del 11,1%. Il dato risulta essere particolarmente rilevante a fronte della completa assenza di accordi siglati nel territorio durante il 2011. Analogamente accade nelle province di Asti e Vco, sebbene gli accordi relativi al 2012 siano rispettivamente soltanto 4 e 3. In crescita nel 2012 anche l’attività  delle  OO.SS. nell’Alessandrino,   sebbene  ancora   lontani dal numero di accordi del 2006/2008, e nel Vercellese. Contrazione   nell’ultimo   anno,   invece,   per   quel   che   riguarda   la   provincia   di   Torino   nella   quale,   in   base   ai  documenti acquisiti, sono stati siglati solamente 57 accordi, ben 15 in meno rispetto al 2011 con un tasso di diffusione comunale che scende dal 66,1% al 45,2%.

Tab. 1/b. Distribuzione degli accordi per territorio e per anno (valori %). Anni 2010/2012

PROVINCIA

TOTALE Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Vco Vercelli

2010 2 7 6 26 4 76 7 1 129

1,6% 5,4% 4,7% 20,2% 3,1% 58,9% 5,4% 0,8% 100,0%

2011 1 0 0 14 20 72 0 2 109

0,9% 0,0% 0,0% 12,8% 18,3% 66,1% 0,0% 1,8% 100,0%

2012 5 4 14 17 20 57 3 6 126

4,0% 3,2% 11,1% 13,5% 15,9% 45,2% 2,4% 4,8% 100,0%

Totale 8 11 20 57 44 205 10 9 364

2,2% 3,0% 5,5% 15,7% 12,1% 56,3% 2,7% 2,5% 100,0% Crescita  appena  rilevabile  nel  triennio  2010/2012  dell’incidenza  degli  accordi  siglati  con  i  Comuni,  rispetto  alla  totalità dei documenti raccolti. Il 96,1 % degli accordi raccolti tra il 2006 ed il 2009 risultavano infatti siglati con amministrazioni comunali mentre  nell’ultima  tornata  contrattuale  tale  percentuale  sale  al  96,7%.  La  parte  residuale  degli  accordi  è  stata  sottoscritta con le Asl, le Comunità montane e altri enti.

Tab. 2. Distribuzione degli enti con cui si è contrattato nel quadriennio 2006-2009 e nel triennio 2010-2012

Tipo Ente 2006/2009 2010/2012

Numero Accordi % Numero

Accordi %

Comune 535 96,1% 352 96,7% Comunità Montana 6 1,1% 2 0,5% Asl 6 1,1% 6 1,6% Consorzio 2 0,4% 1 0,3% Circoscrizione 1 0,2% 0 0,0% Anci 2 0,4% 0 0,0% Altro 5 0,9% 3 0,8% Totale 557 100,0% 364 100,0%

Nel dettaglio, nel quadriennio 2006-2009 la contrattazione ha riguardato 208 distinti comuni, per lo più concentrati   nell’area   Torinese   (95   casi) e con buona partecipazione delle amministrazioni locali dell’Alessandrino   (41)   e   del   Novarese   (31);   nel   triennio   2010/2012,   poi,   sono   state   invece   coinvolte  complessivamente 183 diverse Amministrazioni Comunali: rimbalzo a 115 comuni nel 2012 dopo la flessione tra il 2010 ed il 2011 da 112 a 98 comuni. La distribuzione territoriale degli enti locali coinvolti, come già descritto in precedenza in merito alla totalità dei documenti  siglati,  assume  connotati  differenti  nell’ultimo  triennio,  rispetto  al  periodo 2006-2009, in particolare per  la  quasi  completa  assenza  nel  2010/2012  (soli  7  comuni)  dell’attività  svolta  nella  provincia  di  Alessandria.  

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Nel   complesso   comunque,   tra   il   2000   ed   il   2012,   l’attività   di   contrattazione   ha   coinvolto   ben   297   distinti  Comuni.   Nell’ultimo   biennio   la   negoziazione   sociale   ha   avvicinato   28   nuove   amministrazioni   comunali,   di  queste ben 18 nel 2012

Tab. 3. Numero  comuni  coinvolti  nell’attività  di  contrattazione,  per  provincia

Provincia 2006/2009 2010 2011 2012 2010/2012 Alessandria 41 2 1 5 7 Asti 1 6 0 4 6 Biella 9 4 0 12 13 Cuneo 16 13 8 15 22 Novara 31 4 19 16 24 Torino 95 75 68 54 96 Verbano-Cusio-Ossola 10 7 0 3 8 Vercelli 5 1 2 6 7 Totale 208 112 98 115 183

Nella tavola sinottica sottostante abbiamo riassunto l’attività   contrattuale   generale   indicando   per   ciascun  comune  coinvolto  l’anno  in  cui  si  è  firmato  l’accordo.   Ciò ci permette di evidenziare situazioni molto eterogenee; notiamo infatti comuni con una attività contrattuale consolidata (ad esempio Borgomanero, Carmagnola, Nichelino, Torino, etc) nei quali a partire dal 2005/2006 sono stati sottoscritti accordi in modo pressoché continuativo. Vi sono comuni in cui invece l’attività  contrattuale  è  frammentata,  si interrompe e poi riprende lungo il corso degli  anni  (ad  esempio  Chieri,  Grugliasco,  Novi  Ligure,  Rivoli,  Trecate,  etc…). Un’altra   tipologia   rilevante   è   quella   dei   comuni   con   attività contrattuale relativamente recente dove gli accordi sono stati firmati a partire dal 2007/2008 (ad esempio Ivrea, Banchette, San Giusto Canavese, Oleggio, Borgo   San   Dalmazzo,   ecc…)   Questi   comuni   costituiscono   un   indicatore   di   diffusione   della   pratica   negoziale,  soprattutto in funzione della regolarità contrattuale che, nel corso degli anni, li ha contraddistinti, fino - nella maggior parte dei casi - al 2012. In analogia al gruppo precedente, distinguiamo inoltre un insieme di comuni con attività contrattuale più recente (primo accordo firmato solo a partire dal 2010) come ad esempio Busano, Candiolo, Rivara, Sparone, etc. Questi sono i comuni di nuovissima acquisizione che, nella quasi totalità dei casi, si confermano sottoscrittori anche per il 2011 e 2012. A questi bisogna aggiungere gli enti che hanno sottoscritto per la prima volta accordi nel 2011 e che hanno confermato la prassi negoziale anche per il 2012: Racconigi, Ameno, Salassa, Crescentino, San Francesco al Campo e Bolzano Novarese. L’ultima  tipologia  di  comuni  è  quella  con  attività contrattuale bloccata, sebbene con tempistiche e modalità differenti; un primo sottogruppo  riguarda  quei  comuni  nei  quali  l’attività  contrattuale  avviata  con  continuità  a  partire almeno dal 2003/2004, si è improvvisamente interrotta negli ultimi anni (tra questi in particolare segnaliamo i comuni di Bistagno, Alessandria, Cressa, Biella, ecc... ) Analogamente, anche se con un coinvolgimento più recente nella negoziazione (a partire dal 2007), avviene in un altro insieme di comuni quali ad  esempio  Frossasco,  Pino  Torinese,  Moretta,  per  i  quali  l’attività  di  contrattazione  si  ferma  al  2010/2011. In ultimo, si sottolineano alcuni comuni con i quali proprio nel 2012 le Organizzazioni sindacali non hanno siglato accordi, nonostante la pratica di negoziazione fosse stata piuttosto assidua negli ultimi anni. Tra questi evidenziamo Fossano, San Maurizio Canavese, Bellinzago Novarese, Condove, Nole, Vinovo, etc. Sarebbe  quindi  bene  analizzare  puntualmente  quali  sono  le  cause  che  hanno  determinato  la  battuta  d’arresto  dell’attività  di  contrattazione  con  questi  enti.

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Tavola sinottica: Comuni in cui è stato firmato almeno un accordo da 2000 al 2012

Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Acqui Terme AL X X X X X 5 Agrate Conturbia NO X X X 3 Airasca TO X X X X X X 6 Alba CN X X X X 4 Albiano d'Ivrea TO X X 2 Alessandria AL X X X X X 5 Alice Bel Colle AL X X X 3 Almese TO X X X X X X X 7 Alpignano TO X X X X X X X X 8 Ameno NO X X 2 Andorno micca BI X X X X X X 6 Antrona Schieranco VB X 1 Armeno NO X 1 Arona NO X X X X X X X X 8 Arquata Scrivia AL X X X X 4 Asti AT X X X X 4 Avigliana TO X X X X X X X X X 9 Bagnolo Piemonte CN X 1 Balangero TO X X X X 4 Baldissero Torinese TO X X X 3 Balzola AL X X X 3 Banchette TO X X X X X X 6 Bardonecchia TO X 1 Barge CN X X X 3 Bassignana AL X X X 3 Baveno VB X X 2 Beinasco TO X X X X X X 6 Bellinzago Novarese NO X X X X X 5 Biella BI X X X X 4 Bistagno AL X X X X X X 6 Boca NO X 1 Bollengo TO X 1 Bolzano Novarese NO X X X X 4 Borgaro Torinese TO X X X X X X X 7 Borgo San Dalmazzo CN X X X X X 5 Borgo Ticino NO X X X X 4 Borgo Vercelli VC X X 2 Borgofranco d'Ivrea TO X X 2 Borgolavezzaro NO X X 2 Borgomanero NO X X X X X X X X X X X X 12 Borgone Susa TO X X X 3 Borgosesia VC X X 2 Bosco Marengo AL X X X X 4 Bosconero TO X X 2 Bra CN X X X X X 5 Brandizzo TO X 1 Bricherasio TO X 1 Briona NO X X X 3 Bruino TO X X X X X X X 7 Bruzolo TO X X 2 Busano TO X X X 3 Busca CN X 1 Bussoleno TO X X X X X X X 7 Caluso TO X X X X X 5 Cameri NO X X X X 4 Candelo BI X X X X 4 Candiolo TO X X X 3 Canelli AT X X 2 Cannobio VB X X X 3 Caraglio CN X 1

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Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Carignano TO X X X X X X 6 Carmagnola TO X X X X X X X X X X 10 Carpignano Sesia NO X X X 3 Cartosio AL X X X 3 Casalbeltrame NO X X 2 Casale Corte Cerro VB X 1 Casale Monferrato AL X X X X X X 6 Casalvolone NO X X 2 Caselette TO X X X X X 5 Caselle Torinese TO X X X X X X X X 8 Cassine AL X X X X 4 Castellamonte TO X X X 3 Castellazzo Bormida AL X X X X X 5 Castelletto d'Erro AL X 1 Castelletto Monferrato AL X 1 Castelletto sopra Ticino NO X X X X X X X 7 Castelnuovo Bormida AL X X X X 4 Castelnuovo Scrivia AL X X X X X 5 Cavaglia' BI X X X X 4 Cavaglietto NO X 1 Cavaglio d'Agogna NO X 1 Cavatore AL X 1 Cavour TO X 1 Cerano NO X X X X X 5 Cerreto Castello BI X 1 Cerrina AL X X X 3 Cerrione BI X 1 Ceva CN X 1 Chianocco TO X X X X X X 6 Chiaverano TO X 1 Chieri TO X X X X X X 6 Chiusa di San Michele TO X 1 Chivasso TO X X X X X X 6 Cigliano VC X X X X X 5 Cirie' TO X X X X X X X 7 Collegno TO X X X X X X X X X X 10 Condove TO X X X X X 5 Corio TO X X X X 4 Cossato BI X X X X X 5 Costigliole d'Asti AT X 1 Crescentino VC X X 2 Cressa NO X X X X X 5 Cumiana TO X X X X 4 Cuneo CN X X X X X X X X 8 Cuorgne' TO X X 2 Cureggio NO X X X 3 Denice AL X 1 Dogliani CN X X 2 Domodossola VB X X 2 Dormelletto NO X 1 Druento TO X 1 Favria TO X X X 3 Feletto TO X 1 Felizzano AL X 1 Fiorano Canavese TO X X 2 Fontaneto d'Agogna NO X X X X X X 6 Forno Canavese TO X X X X X X X 7 Fossano CN X X X X X X 6 Frassineto Po AL X X X 3 Frossasco TO X X X X 4 Frugarolo AL X X X 3 Fubine AL X X X 3

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Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Gaglianico BI X X X X X X 6 Galliate NO X X X X X X 6 Garessio CN X X 2 Gargallo NO X 1 Gattinara TO X 1 Gavi AL X 1 Giaveno TO X X 2 Gozzano NO X X X X X X 6 Gravellona Toce VB X X 2 Grignasco NO X 1 Grognardo AL X X 2 Grugliasco TO X X X X X X 6 Invorio NO X X X X 4 Ivrea TO X X X X X X 6 La Loggia TO X X X X X X X X X 9 Lanzo Torinese TO X X 2 Leini' TO X 1 Lesa NO X X 2 Livorno Ferraris VC X 1 Locana TO X X X X X 5 Lombriasco TO X 1 Luserna San Giovanni TO X 1 Malvicino AL X 1 Manta CN X X X 3 Mattie TO X 1 Mazze' TO X X X 3 Melazzo AL X X X 3 Merana AL X 1 Miasino NO X X 2 Mirabello Monferrato AL X 1 Molare AL X 1 Momo NO X X 2 Mompantero TO X 1 Moncalieri TO X X X X X X X X 8 Mondovi' CN X X X X 4 Monta' CN X 1 Montalto Dora TO X X X X X 5 Montechiaro d'Acqui AL X X 2 Montecrestese VB X 1 Morano sul Po AL X X 2 Morbello AL X 1 Moretta CN X X X 3 Morsasco AL X X X 3 Murisengo AL X 1 Nichelino TO X X X X X X X X X 9 Nizza Monferrato AT X X 2 Nole TO X X X X X 5 None TO X X X X X X X X 8 Novara NO X X X X X X X 7 Novi ligure AL X X X X X X X 7 Occhieppo Superiore BI X 1 Occimiano AL X X X 3 Oleggio NO X X X X X 5 Oleggio Castello NO X X X X X X X 7 Omegna VB X X X 3 Orbassano TO X X X X X X X 7 Orio Canavese TO X X X 3 Ormea CN X 1 Orsara Bormida AL X X X X 4 Ovada AL X X X X X X X 7 Pancalieri TO X X X 3 Pareto AL X X 2

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Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Pavone Canavese TO X X X X 4 Pecetto di Valenza AL X X 2 Pecetto Torinese TO X X X X 4 Perosa Argentina TO X X 2 Pettinengo BI X 1 Pianezza TO X X X 3 Piasco CN X 1 Pinerolo TO X X X X X X X X X 9 Pino Torinese TO X X X X 4 Piossasco TO X X X X X 5 Piscina TO X X X X X 5 Pombia NO X X 2 Pont-Canavese TO X X X X X 5 Pontecurone AL X X X X X 5 Ponti AL X X 2 Ponzone AL X X 2 Pozzolo Formigaro AL X X X X 4 Prasco AL X X X 3 Prato Sesia NO X 1 Pray BI X 1 Predosa AL X 1 Quaregna BI X 1 Quargnento AL X X X 3 Quattordio AL X 1 Racconigi CN X X 2 Recetto NO X 1 Revello CN X 1 Ricaldone AL X X X 3 Riva Presso Chieri TO X X 2 Rivalta Bormida AL X X X 3 Rivalta di Torino TO X X X X X X X 7 Rivara TO X X X 3 Rivoli TO X X X X X X X X 8 Robassomero TO X X X X 4 Rocca grimalda AL X X X 3 Romagnano Sesia NO X X X X X X X X 8 Romano Canavese TO X X X X 4 Romentino NO X X X 3 Ronco Biellese BI X 1 Rubiana TO X X 2 Salassa TO X X 2 Sale AL X X X 3 Saluggia VC X X 2 Saluzzo CN X X X X X X X X 8 Samone TO X X X X 4 San Benigno Canavese TO X X 2 San Damiano D'Asti AT X 1 San Francesco al Campo TO X X 2 San Giorgio Canavese TO X X X X 4 San Giusto Canavese TO X X X X X X 6 San Maurizio Canavese TO X X X X X X 6 San maurizio d'Opaglio NO X X X X X 5 San Mauro Torinese TO X 1 San Salvatore Monferrato AL X X X 3 San Secondo di pinerolo TO X X 2 Sant'Ambrogio di Torino TO X X X 3 Sant'Antonino di Susa TO X X X X X 5 Santena TO X 1 Santhia' VC X 1 Savigliano CN X X X X X X 6 Serravalle Scrivia AL X X X 3 Sestriere TO X X 2

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Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Settimo Torinese TO X X X X X X 6 Silvano d'Orba AL X 1 Sozzago NO X X 2 Sparone TO X X X 3 Spigno Monferrato AL X X X 3 Strambino TO X X X X X X 6 Stresa VB X X 2 Strevi AL X X X 3 Strona BI X 1 Suno NO X X X X 4 Susa TO X X X 3 Terdobbiate NO X X 2 Terzo AL X X 2 Ticineto AL 0 Torino TO X X X X X X X X X X 10 Torrazza Piemonte TO X X 2 Torre Pellice TO X X 2 Tortona AL X X X X X 5 Trecate NO X X X X X X X X X 9 Trivero BI X X X X X 5 Trofarello TO X X X X X X X X X X 10 Vaie TO X 1 Valduggia VC X 1 Valenza AL X X X 3 Valle Mosso BI X X X X X X X 7 Vallo Torinese TO X X X 3 Valperga TO X X 2 Varallo TO X 1 Varallo Pombia NO X X 2 Venaria Reale TO X X X X X X X X X 9 Venasca CN X 1 Venaus TO X X 2 Verbania VB X X X 3 Vercelli VC X X 2 Verzuolo CN X 1 Vigliano biellese BI X X X X X X 6 Vignale Monferrato AL X X 2 Vigone TO X X X 3 Villadossola VB X X 2 Villafalletto CN X 1 Villafranca Piemonte TO X X X X X X X 7 Villanova D'Asti AT X X 2 Villanova Monferrato AL X X 2 Villar Dora TO X 1 Villar Perosa TO X X 2 Villastellone TO X X X X X X 6 Vinovo TO X X X X X 5 Visone AL X X X 3 Volpedo AL X X X X 4 Volpiano TO X X X X 4 Volvera TO X X 2

Nel primo rapporto, riferito al periodo 2000-2005,   si   era   visto   come   l’attività   contrattuale   territoriale  piemontese coinvolgesse soprattutto i comuni medio-grandi, dove il sindacato è più presente. Nel quattro anni seguenti poi (2006/2009) la pratica contrattuale ha iniziato a diffondersi in modo capillare anche nei comuni medio–piccoli (1.000-15.000 residenti), tendenza che ha avuto in parte conferme anche negli  accordi  riguardanti  il  triennio  2010/2012,  nonostante  l’incremento  maggiore  si  sia  registrato  nei  comuni  con popolazione tra le 5.000 e le 15.000 unità.

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Il grafico 3 evidenzia la distribuzione degli accordi firmati nelle tre tornate contrattuali 2000-2005, 2006-2009 e 2010-2012, con gli enti classificati per ampiezza demografica; si nota in particolare il significativo aumento, come  già  accennato,  dell’incidenza  percentuale  dei  piccoli  Comuni   (con  popolazione  compresa  tra   i  1.000  e   i  5.000 abitanti). Dal 30% rilevato nel 2000-2005, si supera la soglia del 43% del quadriennio successivo, per poi attestarsi su valori comunque elevati (38,1%) nel 2010/2012; in costante crescita, inoltre, la quota dei Comuni con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000 abitanti (dal 16,1% del 2000/2005 al 28,4% del 2010/2012). Permane  bassa,   invece,   la  quota  percentuale  dei  Comuni  “piccolissimi”  con  meno di mille abitanti (dal 17,5% fino al 2005, ad incidenza al di sotto del 4% nei periodi successivi). Tab.4. Distribuzione degli accordi sottoscritti con i Comuni per ampiezza demografica

Ampiezza demografica Comuni

2006/2009 2010/2012 Numero Accordi % Numero

Accordi %

fino a 1.000 Abitanti 18 3,4% 13 3,7% 1.001 - 5.000 Abitanti 233 43,6% 134 38,1% 5.001 - 15.000 Abitanti 132 24,7% 100 28,4% 15001 - 50.000 Abitanti 118 22,1% 87 24,7% oltre 50.001 Abitanti 34 6,4% 18 5,1%

Totale 535 100,0% 352 100,0% Graf. 3. Distribuzione degli accordi per ampiezza demografica (confronto con 2000-2005). Valori %

Nelle tabelle 5/a e 5/b evidenziamo il numero degli accordi firmati nelle ultime 2 tornate contrattuali, ulteriormente suddivise in ciascun anno cui fanno riferimento i documenti in nostro possesso, secondo le classi di ampiezza demografica del comune firmatario. Relativamente al periodo 2006/2008, si può notare, anche su base  annua,   la  diminuzione  dei   “grandi   comuni”   coinvolti   nell’attività  di   contrattazione,   con  un   conseguente  aumento, sia a livello assoluto che percentuale, dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti. Nel 2009, poi, la distribuzione per ampiezza demografica del comune firmatario, torna ad assestarsi su valori simili a quelli del 2006  e  l’incidenza  degli  accordi  siglati  con  enti  tra  i  15.000  ed  i  50.000  residenti  risulta  pari  al  27,7%.  

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Tab. 5/a. Distribuzione degli accordi per anno e ampiezza demografica dei Comuni. Anni 2006/2009

AMPIEZZA DEMOGRAFICA

TOTALE fino a 1.000 Abitanti

1.001 - 5.000 Abitanti

5.001 - 15.000 Abitanti

15001 - 50.000

Abitanti

oltre 50.001 Abitanti

2006 2 39 23 27 9 100

2,0% 39,0% 23,0% 27,0% 9,0% 100,0%

2007 8 67 42 32 10 159

5,0% 42,1% 26,4% 20,1% 6,3% 100,0%

2008 8 90 39 31 7 175

4,6% 51,4% 22,3% 17,7% 4,0% 100,0%

2009 0 37 28 28 8 101

0,0% 36,6% 27,7% 27,7% 7,9% 100,0%

Totale 18 233 132 118 34 535

3,4% 43,6% 24,7% 22,1% 6,4% 100,0%

Tra   il   2010   e   il   2012   poi,   verifichiamo   un’ulteriore   flessione   degli   accordi con i grandi comuni (solo 6 casi costantemente nei 3 anni), mentre aumenta, seppur di pochissimo, la quota degli enti con meno di 1.000 abitanti, fino al 3,7. Le altre fasce demografiche non sembrano verificare caratterizzazioni determinati, se non per  una  marcata  contrazione  nel  2012  dell’incidenza  percentuale  degli  accordi  siglati  con  enti  con  popolazione  tra compresa tra i 15.001 ed i 50.000 residenti. Rispetto al 2010/2011, infatti, risultano circa 10 accordi in meno firmati con questa tipologia di  enti,  ed  un  “peso”  sul  totale  degli  accordi  che  scende  da  circa  il  30%  al  18,2%. Tab. 5/b. Distribuzione degli accordi per anno e ampiezza demografica dei Comuni. Anni 2010/2012

AMPIEZZA DEMOGRAFICA

TOTALE fino a 1.000 Abitanti

1.001 - 5.000 Abitanti

5.001 - 15.000

Abitanti

15001 - 50.000

Abitanti

oltre 50.001 Abitanti

2010 3 46 36 33 6 124

2,4% 37,1% 29,0% 26,6% 4,8% 100,0% 2011 6 37 26 32 6 107

5,6% 34,6% 24,3% 29,9% 5,6% 100,0% 2012 4 51 38 22 6 121

3,3% 42,1% 31,4% 18,2% 5,0% 100,0% Totale 13 134 100 87 18 352

3,7% 38,1% 28,4% 24,7% 5,1% 100,0% La tabella 6 invece evidenzia il tasso di copertura della contrattazione calcolato in ogni territorio sulla base della popolazione residente4. La  diminuzione  della  diffusione  dell’attività di negoziazione nei comuni medio-grandi si ripercuote di fatto sulla percentuale di popolazione coinvolta dagli accordi ( rispetto al totale dei residenti nella stessa zona) che scende nel 2012 al 48,8%, agli stessi livelli quindi del 2011, anno nel quale  però   l’osservatorio  conta  ben  17  comuni  firmatari in meno.

4 La copertura è stata calcolata sulla popolazione di ciascuna provincia al 31.12.2007.

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Tab. 6. Copertura  dell’attività  di  contrattazione:  %  popolazione  coperta  dall’attività  di  contrattazione  per  anno  e  per  provincia

Provincia 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 69,6% 69,5% 49,0% 0,0% 12,8% 8,3% 16,2% Asti 0,0% 0,0% 34,8% 0,0% 53,7% 0,0% 46,9% Biella 23,6% 52,8% 33,0% 44,4% 10,6% 0,0% 17,8% Cuneo 12,5% 11,2% 29,1% 39,1% 39,4% 36,0% 32,2% Novara 21,1% 58,5% 72,7% 46,9% 10,6% 37,2% 62,0% Torino 27,5% 76,6% 71,2% 72,2% 75,9% 77,2% 64,0% Verbano-Cusio-Ossola 9,9% 19,2% 57,9% 0,0% 47,5% 0,0% 18,8% Vercelli 0,0% 4,9% 6,2% 11,5% 2,6% 9,8% 25,1%

Totale 25,9% 55,9% 57,0% 48,7% 51,5% 48,9% 48,8% In numerosi comuni piemontesi la pratica contrattuale è ormai consolidata e gli accordi con i sindacati vengono sottoscritti regolarmente con cadenza annuale; in alcuni casi inoltre possiamo verificare come, nel corso dello stesso anno, amministrazione e sindacati siglino più di un accordo. L’analisi   dei   dati   (Tab.7)   mostra come questa tendenza sia stata particolarmente rilevante nel quadriennio 2006/2009, periodo nel quale ben 41 enti hanno siglato con le OO.SS. almeno 4 accordi ed ulteriori 59 enti ne hanno sottoscritti 3. Anche tra il 2010 e il 2012 risulta evidente come l’attività   svolta   dai   sindacati   non   abbia   caratteri   di  estemporaneità, piuttosto di regolarità nel corso degli anni; sono infatti 47 gli enti che hanno siglato 3 o più accordi nel triennio. Di questi, in 9 casi, possiamo verificare la stipula di più di un documento in ciascun anno. Bisogna comunque sottolineare, nella lettura della tabella sottostante, come il confronto diretto, sebbene appaia  a  svantaggio  dell’ultima  tornata  contrattuale,  sia  in  effetti  una  lettura  erronea  del  fenomeno.  E’  infatti  necessario   considerare   il   differente   periodo   temporale   in   esame   (3   anni   dell’ultima   tornata   contrattuale  anziché 4 della precedente) che di fatto non permette un confronto diretto dei dati. Tab. 7. Numero di accordi firmati in ciascun comune nei tre periodi di riferimento.

Numero di accordi sottoscritti per ciascun

comune

n° comuni

2000-2005 2006-2009 2010-2012

1 58 51 76 2 34 57 60 3 20 59 38 4 5 25 5 5 1 8 3 6 0 3 0 7 0 3 1 8 0 2 0

Totale comuni coinvolti 118 208 183

Nei precedenti rapporti veniva sottolineato come, nel 2006-2008 fosse cresciuto notevolmente il numero dei Comuni che avevano sperimentato per la prima volta le prassi della contrattazione territoriale. Infatti, la sperimentazione ha riguardavano ben 118 Comuni, cioè quasi il 57% delle (208) amministrazioni che avevano sottoscritto  accordi  con  i  sindacati  nello  stesso  periodo.  Nell’ultima  tornata  contrattuale  (2010-2012) le nuove amministrazioni   coinvolte   nell’attività   di   contrattazione   sono   state   complessivamente   47   e   dopo   il  rallentamento   della   diffusione   del   fenomeno   nel   2011,   l’ultimo   anno   risulta   coinvolgere   ben   18   nuove  amministrazioni comunali.

Il grafico e la tabella seguenti ci aiutano a ricostruire la distribuzione provinciale dei nuovi comuni che, nel triennio 2010/2012 riguardano per lo più il territorio di Torino (20 nuovi comuni) oltre a Cuneo (9), Biella (7) ed Asti (5).

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Nello specifico, per quel che riguarda la provincia di Asti, i nuovi enti sono entrati a far parte del gruppo coinvolto   nell’attività   di   contrattazione   nel   2010,   mentre   per   il   2011/2012   non   si   è   aggiunta   nessun’altra  amministrazione locale nella provincia.

Nel 2012, invece, le OO.SS. hanno portato ai tavolo di negoziazione ulteriori 7 comuni nel Biellese e 5 nel territorio  di  Cuneo,  oltre  a  altre  5  “new  entry”  per  quel  che  riguarda  la  provincia  di  Torino,  così  come  era  stato  anche nel 2011.

Il  successivo  grafico  4  rende  efficacemente  l’incidenza  percentuale,  oltre  al  numero  dei  casi,  dei  nuovi  comuni    che sperimentano la contrattazione sociale per la prima volta nelle 2 tornate contrattuali considerate.

Tab. 8: Comuni nei quali la contrattazione sociale si è svolta per la prima volta, suddivisi per periodo temporale e per province

2006/2009 2010 2011 2012 2010/2012 Alessandria 20 0 0 0 0 Asti 0 5 0 0 5 Biella 1 0 0 7 7 Cuneo 10 3 1 5 9 Novara 12 0 2 1 3 Torino 60 10 5 5 20 Vco 10 1 0 0 1 Vercelli 5 0 2 0 2 TOTALE 118 19 10 18 47

Graf. 4. Comuni che per la prima volta hanno sperimentato la contrattazione territoriale suddivisi per periodo temporale e provincia

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Le caratteristiche della rappresentanza sindacale

I  dati  analizzati  segnalano  alcune  importanti  variazioni  emerse  tra  l’analisi  del  periodo  2000-2005, quella che ha per oggetto la contrattazione svolta nel 2006-2009,  e  l’ultimo  aggiornamento  riguardante  il  triennio  2010/2012.  La variazione più rilevante osservabile dal grafico 5 è relativa alla tendenza in corso che vede la pratica contrattuale divenire sempre più appannaggio confederale5. Diminuiscono infatti, in maniera decisa, fin sotto la soglia del 5% nel 2010/2012, gli accordi firmati esclusivamente dallo SPI, così come, rispetto al periodo precedente, quelli firmati esclusivamente dalla CGIL (22,4%).  Il  dato  più  rilavante,  tuttavia,  è  dato  dall’aumento, avvenuto principalmente nella tornata contrattuale più recente, degli accordi firmati in modo congiunto, che passano dal 62,5% del periodo 2006/2009 al 73,0% del triennio 2010/2012. Nello specifico, nel 2012 sono ben 92 su 126 gli accordi siglati contemporaneamente da Cgil e Spi, dato che conferma la tendenza descritta in precedenza. Graf. 5. soggetti Cgil firmatari degli accordi (confronto 2000-2005 / 2006-2008 / 2009/2010) (valori %)

Le aree tematiche della contrattazione

Nell’ultimo  periodo  contrattuale,   relativo  al   triennio  2010/2012,  a   fronte  del  persistere  della  crisi  economica  internazionale, si osserva una forte attenzione da parte delle amministrazioni e delle OO.SS. per la negoziazione delle materie relative al sistema fiscale e alle agevolazioni, trattate nel 91,5% dei casi. Tali tematiche  (che  attengono  sia  alla  difesa  dei  diritti  sociali  dei  cittadini  che  all’introduzione  e  al  potenziamento  della progressività fiscale) riguardano addirittura il 96,3% degli accordi siglati nel 2011 ed il 92,1% nel 2012. Cresce, sempre sulla scia della crisi economica internazionale, il numero degli accordi che negoziano il potenziamento  delle  “Politiche  del  lavoro  e  dello  sviluppo”  (57,7%)  una  quota  di  accordi  circa  il  16%  superiore rispetto al 2006-2009.   Viene   dato   ulteriore   risalto   alle   politiche   per   l’infanzia   ed   adolescenza   (compresa  l’istruzione),  argomento  trattato  in  circa  il  66%  dei  364  accordi.  In  evidente  calo  nel  2012  i  riferimenti  nel  testo  degli accordi alle politiche di bilancio, per lo più intese come confronto preventivo sul bilancio e come valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio. Questo fenomeno è probabilmente legato agli innumerevoli

5 L’analisi è relativa ai 750 accordi (sottoscritti con Comuni, Asl, Comunità montane e altri enti territoriali) pervenuti in tempo utile al fine di elaborare le informazioni rilevate

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vincoli di bilancio cui i comuni devono sottostare a fronte delle recenti manovre finanziarie ed in particolare nel rispetto del patto di stabilità. In generale, comunque, osserviamo un aumento del numero di temi trattati, ad indicare una crescente complessità degli accordi, volti a salvaguardare quanti più aspetti possibili.

Tab.9. Distribuzione delle aree tematiche negoziate. 2010/2012

Area Tematica negoziata L'argomento è stato trattato

n°. volte % sul totale degli accordi

raccolti nello stesso periodo

2010 2011 2012 2010-2012 2010 2011 2012 2010-2012 Sistema fiscale e agevolazioni 112 105 116 333 86,8% 96,3% 92,1% 91,5% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 98 104 109 311 76,0% 95,4% 86,5% 85,4% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 86 80 75 241 66,7% 73,4% 59,5% 66,2% Politiche di bilancio 81 79 64 224 62,8% 72,5% 50,8% 61,5% Politiche del lavoro e dello sviluppo 92 62 56 210 71,3% 56,9% 44,4% 57,7% Politiche socio assistenziali 67 61 66 194 51,9% 56,0% 52,4% 53,3% Politiche abitative e del territorio 60 51 46 157 46,5% 46,8% 36,5% 43,1% Esclusione, poverta' e vulnerabilita' 65 32 30 127 50,4% 29,4% 23,8% 34,9% Politiche socio sanitarie 23 9 12 44 17,8% 8,3% 9,5% 12,1% Discriminazione, pari opportunita', immigrazione 9 11 11 31 7,0% 10,1% 8,7% 8,5% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 5 9 7 21 3,9% 8,3% 5,6% 5,8% Sicurezza 8 5 2 15 6,2% 4,6% 1,6% 4,1% Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva 1 1 3 5 0,8% 0,9% 2,4% 1,4% Pubblica amministrazione e politiche del personale 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Ogni argomento al suo interno contiene più temi la cui singola frequenza è riportata in tabella 10/a (per il periodo 2006/2009) ed in tabella 10/b (per il triennio 2010/2012):

Tab. 10/a. Distribuzione degli temi negoziati. 2006/2009

Il tema è stato trattato n° volte

% sul totale degli accordi raccolti

Certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio 210 54,4% ICI aliquote, detrazioni, recupero evasione 201 52,1% IRPEF 175 45,3% Premessa politica 148 38,3% TARSU, TIA, esenzioni, agevolazioni 145 37,6% Relazioni sindacali 140 36,3% Sostegno economico (forme diverse di assegni di cura, minimo vitale) 115 29,8% Azioni di contenimento degli aumenti di rette, tariffe 93 24,1% Piani sociali di zona - ruolo lpab 89 23,1% Confronto preventivo sul bilancio 89 23,1% Interventi di sostegno alla disabilita' (anche attraverso l'utilizzo di volontari) 87 22,5% Verifiche periodiche nel corso dell'anno 87 22,5% Fondo per l'affitto, Fondi di garanzia, 84 21,8% Azioni a favore di domiciliarita' 82 21,2% Mense scolastiche 78 20,2% Misure di contrasto alla poverta' e prevenzione rischio sociale 75 19,4% Passaggio da TARSU a tariffa esenzioni, agevolazioni, FONDI 73 18,9% Sostegno ai lavoratori CIG o in mobilita' 73 18,9% Politiche di lotta all'evasione 68 17,6%

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Tariffe trasporti locali 66 17,1% Servizi ed erogazioni per la promozione dell'occupazione 65 16,8% Politiche giovanili 64 16,6% Asili nido:rette 62 16,1% Programmazione socio-sanitaria, delega ai consorzi 60 15,5% Emergenza abitativa,sfratti,morosita' 58 15,0% Centri estivi 56 14,5% Strutture residenziali - case protette 53 13,7% Piani di Edilizia residenziale pubblica-incremento patrimonio 52 13,5% Politiche per la prima infanzia 49 12,7% Mobilita' urbana - traffico- piste ciclabili - trasporto collettivo 46 11,9% Attivazione tavoli di confronto-tecnici 46 11,9% Soggiorni climatici 42 10,9% Lotta al lavoro irregolare-equiparazione trattamenti-monitoraggio 42 10,9% Integrazione scolastica bambini disabili 40 10,4% Giudizi sulla finanziaria del Governo 39 10,1% Centri sociali anziani-educazione-orti-lavori 38 9,8% Politiche di sostegno alla famiglia 38 9,8% Valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio-bilanci 35 9,1% Politiche di sostegno casa, integrazione sociale e scolastica - immigrati 34 8,8% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 33 8,5% Scuole dell'infanzia materne 31 8,0% Diritto allo studio pre e post scuola 27 7,0% Asili nido:ampliamento servizio 27 7,0% Sviluppo sostenibile, ambiente, raccolta differenziata 26 6,7% Piani per la salute 25 6,5% Politiche socio assistenziali 25 6,5% Tariffe MultiUtility acqua,gas,luce,telefono 25 6,5% Definizione delle procedure di confronto 24 6,2% Fondi per l'ampliamento servizi scolastico-educativi 21 5,4% Politiche del lavoro e dello sviluppo 21 5,4% Rete integrata degli sportelli sociali 20 5,2% Centri diurni 20 5,2% ISEE istantanea 20 5,2% Asili nido:mense scolastiche 19 4,9% ERP a canone calmierato per anziani-ERP anziani 17 4,4% Telesoccorso 15 3,9% Asili nido:riduzione liste d'attesa 15 3,9% Altre fonti di finanziamento 14 3,6% Liste d'attesa per strutture residenziali e/o semiresidenziali 13 3,4% Asili nido:costruzione nuovi nidi 13 3,4% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 12 3,1% Accordi sui prezzi (Osservatorio e prezzi calmierati) 11 2,8% Carta dei servizi, informazioni 11 2,8% Arredo urbano-barriere architettoniche 10 2,6% Valutazione e ricadute costi del personale 10 2,6% Fondo non autosufficienza 9 2,3% Assistenza domiciliare integrata (Adi) 9 2,3% Politiche socio sanitarie 8 2,1% Politiche abitative e del territorio 8 2,1% Valorizzazione e regolarizzazione del lavoro di cura 7 1,8%

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Sistema fiscale e agevolazioni 7 1,8% Monitoraggio, Osservatori) 6 1,6% Piano Regolatore generale 6 1,6% Politiche di sviluppo dei Patti territoriali 6 1,6% Interventi in infrastrutture 6 1,6% Convenzione strutture private (riduzione di liste di attesa) 5 1,3% Contratti di quartiere 5 1,3% Aree per insediamenti industriali 5 1,3% Rinvio a contrattazione di comparto 5 1,3% Politiche a favore di detenuti ed ex detenuti 3 0,8% Tassazione di scopo 3 0,8% Sviluppo ambientale 3 0,8% Piani per la sicurezza urbana, attivita' culturali 3 0,8% Polizze assicurative per anziani e vittime di reati 3 0,8% Contratti atipici 3 0,8% Diritti di cittadinanza 2 0,5% Sicurezza 1 0,3% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 1 0,3%

Nel complesso, tra il 2006 ed il 2009, in 386 accordi vengono considerati 3.716 temi, in media circa 10 temi per  accordo;  i  più  trattati  riguardano  la  “certificazione  ISEE,  Criteri,  regolamenti,  monitoraggio”  presente  nel  54,4%  degli  accordi,  seguito  dall’  “ICI aliquote, detrazioni,  recupero  evasione”  (52,1%), la cui diffusione era maggioritaria  fino  al  2008.  Le  altre  imposte,  quali  l’Irpef  e  la  Tarsu/Tia  interessano  rispettivamente  il  45,3%  e  37,6% dei contratti. Rispetto al periodo 2000-2005, in generale tutti i temi vengono trattati un numero di volte superiore proprio perché, come abbiamo osservato, aumenta decisamente la gamma di argomenti di cui si occupa ciascun accordo.

Tab. 10/b. Distribuzione degli temi negoziati. 2010/2012

Tema Specifico Negoziato Il tema è statotrattato

n°. volte % sul totale degli accordi raccolti nello stesso anno

2010 2011 2012 2010-2012 2010 2011 2012 2010-2012

Certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio 100 68 57 225 77,5% 62,4% 45,2% 61,8% IRPEF 34 60 95 189 26,4% 55,0% 75,4% 51,9% Premessa politica 32 81 69 182 24,8% 74,3% 54,8% 50,0% TARSU, TIA, esenzioni, agevolazioni 40 70 67 177 31,0% 64,2% 53,2% 48,6% ICI/IMU aliquote, detrazioni, recupero evasione 29 39 103 171 22,5% 35,8% 81,7% 47,0% Mense scolastiche 59 55 52 166 45,7% 50,5% 41,3% 45,6% Politiche di lotta all'evasione 12 61 77 150 9,3% 56,0% 61,1% 41,2% Servizi ed erogazioni per la promozione dell'occupazione 48 52 47 147 37,2% 47,7% 37,3% 40,4% Confronto preventivo sul bilancio 64 52 26 142 49,6% 47,7% 20,6% 39,0% Valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio-bilanci 20 73 40 133 15,5% 67,0% 31,7% 36,5% Relazioni sindacali 38 41 40 119 29,5% 37,6% 31,7% 32,7% Definizione delle procedure di confronto 36 37 42 115 27,9% 33,9% 33,3% 31,6% ISEE istantanea 28 39 43 110 21,7% 35,8% 34,1% 30,2% Sostegno ai lavoratori CIG o in mobilita' 64 24 20 108 49,6% 22,0% 15,9% 29,7% Asili nido:rette 41 33 29 103 31,8% 30,3% 23,0% 28,3% Azioni di contenimento degli aumenti di rette, tariffe 49 27 18 94 38,0% 24,8% 14,3% 25,8% Giudizi sulla finanziaria del Governo 23 23 33 79 17,8% 21,1% 26,2% 21,7%

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Attivazione tavoli di confronto-tecnici 35 22 20 77 27,1% 20,2% 15,9% 21,2% Centri estivi 26 24 24 74 20,2% 22,0% 19,0% 20,3% Politiche di sostegno alla famiglia 12 28 31 71 9,3% 25,7% 24,6% 19,5% Verifiche periodiche nel corso dell'anno 22 17 30 69 17,1% 15,6% 23,8% 19,0% Misure di contrasto alla poverta' e prevenzione rischio sociale 24 16 17 57 18,6% 14,7% 13,5% 15,7% Tariffe trasporti locali 31 15 11 57 24,0% 13,8% 8,7% 15,7% Azioni a favore di domiciliarita' 24 18 12 54 18,6% 16,5% 9,5% 14,8% Fondo per l'affitto, Fondi di garanzia, 27 14 11 52 20,9% 12,8% 8,7% 14,3% Emergenza abitativa,sfratti,morosita' 16 21 13 50 12,4% 19,3% 10,3% 13,7% Piani di Edilizia residenziale pubblica-incremento patrimonio 23 11 14 48 17,8% 10,1% 11,1% 13,2% Diritto allo studio pre e post scuola 11 9 26 46 8,5% 8,3% 20,6% 12,6% Interventi di sostegno alla disabilita' (anche attraverso l'utilizzo di volontari) 13 18 13 44 10,1% 16,5% 10,3% 12,1% Politiche giovanili 15 15 13 43 11,6% 13,8% 10,3% 11,8% Fondi per l'ampliamento servizi scolastico-educativi 15 15 13 43 11,6% 13,8% 10,3% 11,8% Sostegno economico (forme diverse di assegni di cura, minimo vitale) 10 18 13 41 7,8% 16,5% 10,3% 11,3% Soggiorni climatici 15 12 13 40 11,6% 11,0% 10,3% 11,0% Strutture residenziali - case protette 12 8 14 34 9,3% 7,3% 11,1% 9,3% Centri diurni 19 9 6 34 14,7% 8,3% 4,8% 9,3% Integrazione scolastica bambini disabili 15 8 10 33 11,6% 7,3% 7,9% 9,1% ISEE diversificazione redditi 5 12 13 30 3,9% 11,0% 10,3% 8,2% Politiche socio assistenziali 13 6 8 27 10,1% 5,5% 6,3% 7,4% Sviluppo sostenibile, ambiente, raccolta differenziata 9 13 3 25 7,0% 11,9% 2,4% 6,9% Centri sociali anziani-educazione-orti-lavori 0 15 8 23 0,0% 13,8% 6,3% 6,3% Politiche di sostegno casa, integrazione sociale e scolastica - immigrati 4 11 8 23 3,1% 10,1% 6,3% 6,3% Scuole dell'infanzia materne 7 8 7 22 5,4% 7,3% 5,6% 6,0% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 5 9 7 21 3,9% 8,3% 5,6% 5,8% Passaggio da TARSU a tariffa esenzioni, agevolazioni, FONDI 20 0 0 20 15,5% 0,0% 0,0% 5,5% Politiche abitative e del territorio 4 9 7 20 3,1% 8,3% 5,6% 5,5% Piani sociali di zona - ruolo lpab 10 4 5 19 7,8% 3,7% 4,0% 5,2% Telesoccorso 5 7 7 19 3,9% 6,4% 5,6% 5,2% Politiche per la prima infanzia 0 9 10 19 0,0% 8,3% 7,9% 5,2% Asili nido:ampliamento servizio 8 8 3 19 6,2% 7,3% 2,4% 5,2% Tariffe MultiUtility acqua,gas,luce,telefono 11 4 4 19 8,5% 3,7% 3,2% 5,2% Lotta al lavoro irregolare-equiparazione trattamenti-monitoraggio 9 6 4 19 7,0% 5,5% 3,2% 5,2% Politiche del lavoro e dello sviluppo 11 4 3 18 8,5% 3,7% 2,4% 4,9% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 17 0 0 17 13,2% 0,0% 0,0% 4,7% Piani per la salute 10 4 2 16 7,8% 3,7% 1,6% 4,4% Mobilita' urbana - traffico- piste ciclabili - trasporto collettivo 2 9 5 16 1,6% 8,3% 4,0% 4,4% Asili nido:mense scolastiche 11 2 1 14 8,5% 1,8% 0,8% 3,8% Rete integrata degli sportelli sociali 8 2 1 11 6,2% 1,8% 0,8% 3,0% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 5 3 3 11 3,9% 2,8% 2,4% 3,0% Polizze assicurative per anziani e vittime di reati 8 2 1 11 6,2% 1,8% 0,8% 3,0% Convenzione strutture private (riduzione di liste di attesa) 1 6 3 10 0,8% 5,5% 2,4% 2,7% Asili nido:costruzione nuovi nidi 3 5 2 10 2,3% 4,6% 1,6% 2,7% Accordi sui prezzi (Osservatorio e prezzi calmierati) 7 0 2 9 5,4% 0,0% 1,6% 2,5% Partecipazione alla vita democratica - immigrati 3 3 3 9 2,3% 2,8% 2,4% 2,5% Asili nido:riduzione liste d'attesa 4 2 2 8 3,1% 1,8% 1,6% 2,2% Piano Regolatore generale 1 3 3 7 0,8% 2,8% 2,4% 1,9% Politiche socio sanitarie 0 0 6 6 0,0% 0,0% 4,8% 1,6% Sistema fiscale e agevolazioni 6 0 0 6 4,7% 0,0% 0,0% 1,6% Sviluppo ambientale 2 1 3 6 1,6% 0,9% 2,4% 1,6% Diritti di cittadinanza 4 0 1 5 3,1% 0,0% 0,8% 1,4% Strutture residenziali specifiche per disabili 0 3 1 4 0,0% 2,8% 0,8% 1,1% Servizio assistenza domiciliare (Sad) 0 2 2 4 0,0% 1,8% 1,6% 1,1% Contributo economico per assistenza domiciliare 0 2 2 4 0,0% 1,8% 1,6% 1,1% Politiche di sviluppo dei Patti territoriali 0 4 0 4 0,0% 3,7% 0,0% 1,1%

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Fondo non autosufficienza 3 0 0 3 2,3% 0,0% 0,0% 0,8% Liste d'attesa per strutture residenziali e/o semiresidenziali 2 0 1 3 1,6% 0,0% 0,8% 0,8% ERP a canone calmierato per anziani-ERP anziani 0 0 3 3 0,0% 0,0% 2,4% 0,8% Arredo urbano-barriere architettoniche 2 1 0 3 1,6% 0,9% 0,0% 0,8% Piani per la sicurezza urbana, attivita' culturali 1 1 1 3 0,8% 0,9% 0,8% 0,8% Programmazione socio-sanitaria, delega ai consorzi 2 0 0 2 1,6% 0,0% 0,0% 0,5% Monitoraggio, Osservatori) 0 1 1 2 0,0% 0,9% 0,8% 0,5% Discriminazione, pari opportunita', immigrazione 1 0 1 2 0,8% 0,0% 0,8% 0,5% Contratti di quartiere 0 2 0 2 0,0% 1,8% 0,0% 0,5% Vigile di quartiere o di prossimita' . Colonnine di soccorso 0 2 0 2 0,0% 1,8% 0,0% 0,5% Pubblica amministrazione e politiche del personale 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Bilanci sociali 1 0 1 2 0,8% 0,0% 0,8% 0,5% Carta dei servizi, informazioni 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Esclusione, poverta' e vulnerabilita' 1 0 0 1 0,8% 0,0% 0,0% 0,3% Tassazione di scopo 1 0 0 1 0,8% 0,0% 0,0% 0,3% Altre fonti di finanziamento 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Politiche di bilancio 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Interventi in infrastrutture 0 0 1 1 0,0% 0,0% 0,8% 0,3% Aree per insediamenti industriali 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3%

Sale ad oltre 10,8 il numero medio di temi trattati in ciascun accordo tra il 2010 ed il 2012; nel triennio infatti, vengono complessivamente sviluppati 3.946 temi, in 364 documenti. L’esame  della  complessità  degli  accordi,  a livello di tematiche specifiche trattate per singolo anno, mostra come nel 2012 i documenti riguardino in media circa 10,5 temi, in flessione comunque rispetto al 2012 dove tale indice si attestava attorno al 12,1. La   tematica   più   frequentemente   contrattata   riguarda   ancora   la   “certificazione   ISEE,   Criteri,   regolamenti,  monitoraggio”  la  cui  presenza  risulta essere nel triennio pari al 61,8% dei casi, sebbene in flessione sia tra il 2010 ed il 2011 (dal 77,5% al 62,4%) che ancora nel 2012 (45,2%). A   fronte   dello   sblocco   totale   dell’aliquota   dell’addizionale   comunale   all’IRPEF   per   il   2012,   approvato   dalla  cosiddetta manovra bis (D.L. n. 138/2011), tale argomento torna a ricevere slancio al momento della stesura degli  accordi.  Nel  2012,  infatti,  il  tema  dell’addizionale  Irpef,  dopo  la  battuta  di  arresto  nel  2010/2011,  risulta  presente in ben 75,4 accordi ogni 100 e più in generale, comunque, nel 51,9% degli accordi siglati nel triennio 2010-2012. La  reintroduzione  dell’Imposta  sugli  immobili  adibiti  ad  abitazione  principale  ed  il  passaggio  da  Ici  ad  Imu  hanno  condizionato in maniera evidente la pratica negoziale  e  nel  2012,   infatti,  proprio   il   tema  dell’IMU   (inteso  sia  come aliquote, sia più in generale come detrazioni o agevolazioni), risulta la tematica più diffusa e presente addirittura  nell’81,7%  dei  documenti  esaminati. Sono inoltre ben 88 (37%) i casi in cui  si  è  contrattato  in  materia  di  “sostegno  ai  lavoratori  CIG  o  in  mobilità”,  segnale forte di come gli interventi siano mirati a superare le difficoltà dello specifico momento di crisi attraversato tra il 2009 ed il 2010. Tale tematica, infatti risultava presente principalmente negli accordi siglati nel 2010 (49,6% dei casi) mentre riguarda solo il 22% della negoziazione nel 2011. Per il 2012, nonostante il perdurare e la ripresa della crisi, il “sostegno  ai  lavoratori  CIG  o  in  mobilità” compare in soli 20 accordi (15,9% del totale) sintomo di una crescente difficoltà da parte delle amministrazioni comunali nel concordare interventi  in  merito,  nonostante  l’attenzione  posta  sul  tema  da  parte  delle  OO.SS. Un altro argomento negoziato a partire dal 2009 risulta  essere   l’ISEE   istantanea,   tematica  che  ha   interessato  ben 28 accordi nel 2010, 39 nel 2011 e 43 nel 2012 pari complessivamente al 30,2% dei gli accordi siglati nell’ultimo  triennio. A  seguito  dell’adesione  da  parte  di  molte  amministrazioni  al  patto  anti evasione, o comunque a seguito della stipula   dello   stesso,   proprio   le   “politiche   di   lotta   all’evasione”   divengono   già   dal   2011   uno   dei   temi  maggiormente   contrattati,   61   casi   pari   al   57%   del   totale   degli   accordi   nell’anno,   mentre   il   2012   vede   un  ulteriore rafforzamento della tematica presente in 77 accordi (61,1% del totale).

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I beneficiari della contrattazione

Nel corso di un decennio, le tematiche legate alla contrattazione, come si è visto, risultano fortemente modificate;  a  questo  si  aggiunge  l’accresciuta complessità dei documenti stessi che ha fatto aumentare in modo considerevole il numero di materie affrontate in ciascun accordo. Come conseguenza, anche i principali beneficiari della contrattazione risultano soggetti a cambiamenti nel corso del periodo di negoziazione, sebbene in alcuni casi lo scenario ricostruito per il 2010/2012 assomigli a quello del 2000/2005 piuttosto che al periodo immediatamente precedente. Il grafico 6 riporta le principali categorie beneficiarie della negoziazione sociale nei tre periodi considerati (2000/2005, 2006/2009, 2010/2012). Dopo il picco registrato nel 2006-2009   relativamente   alla   categoria   trasversale   definita   “Tutti-famiglie”   il   cui   peso   sul   totale   dei   beneficiari   superava   il   39%,   l’incidenza   della   stessa   categoria, nel triennio 2010/2012 scende al 29,9%, al di sotto del valore della prima tornata contrattuale (31,1%). Assistiamo   ad   una  progressiva   diminuzione   dell’incidenza   degli   anziani   come  beneficiari   della   contrattazione  sociale piemontese, dal 23,8% del primo  periodo  al  15,6%  dell’ultima  tornata  contrattuale,  mentre  diventano  più numerosi gli interventi a favore delle fasce più giovani. Nel 2010/2012, infatti, i giovani (12,5%) e soprattutto i bambini (18,2%) assumono una posizione privilegiata rispetto al passato per quel che riguarda le tematiche trattate negli accordi. Importante anche la quota registrata dai disoccupati che risultano nel 2010/2012 i beneficiari degli accordi nel 14,3% dei casi, oltre 5 punti percentuali al di sopra del valore rilevato nel periodo 2006/2009. Le cause di questo fenomeno vanno ricercate nella crescente attenzione che, sia le Amministrazioni Comunali che le OO.SS. , stanno riservando ad una fascia sociale che, con la crisi economica, è diventata sempre più vulnerabile.

Graf. 6. I beneficiari della contrattazione

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La contrattazione in materia di finanza locale ed entrate

Addizionale IRPEF

Il   tema   dell’addizionale   Irpef   risulta   nell’intero   periodo   2006/2012   tra   i   più   negoziati   in   assoluto,   tanto da interessare  fino  all’80%  dei  comuni  nel  2007  e,  dopo  un  calo  nel  2009/2010,  oltre  il  61%  ancora  nel  2011  e  di  nuovo  fino  all’80%  nel  2012. L’analisi  per  tornata  contrattuale,  infatti,  ci  mostra  come  siano  ben  167  i  comuni  che  hanno  firmato  almeno  un  accordo   tra   il   2006   ed   il   2009   in   materia   di   Addizionale   Irpef,   sia   per   quel   che   riguarda   l’aliquota,   sia  eventualmente   per   ciò   che   concerne   le   fasce   di   reddito   per   l’applicazione  della   stessa.  A   livello   di   incidenza  percentuale, nel quadriennio, la tematica dell’addizionale  coinvolge  circa  il  55%  del  totale  delle  amministrazioni  comunali  interessate  dall’attività  di  negoziazione.

Tab. 11. Aliquota addizionale Irpef contrattata 2006/2009

ANNO Addizionale IRPEF Contrattata Totale Comuni

Oggetto di Contrattazione N. Comuni % sul totale dei comuni

2006 14 29,2% 48 2007 68 80,0% 85 2008 57 66,3% 86 2009 28 32,6% 86

Quadriennio 2006/2009 167 54,8% 305

Assistiamo ad una contrazione dei casi a partire dal 2009 (32,6%), che perdura anche nel 2010 (31,3%); naturalmente il fenomeno va collegato al blocco delle aliquote imposto nel periodo che rende di fatto, almeno in  parte,  superflua  l’attività  di  contrattazione  in  merito.   Per  il  2011,  poi,  la  tematica  dell’addizionale  Irpef,  specie  sotto  il  profilo  dell’aliquota, torna ad essere oggetto di contrattazione sociale tra le OO.SS e le amministrazioni comunali, coinvolgendo 60 comuni pari al 61% del totale degli enti esaminati nello stesso anno. Come già accennato il D.L. n. 138/2011 ha approvato lo sblocco totale  dell’aliquota  fino  al  tetto  massimo  dello  0,8%,   e   quindi   nel   2012   il   tema   dell’addizionale   comunale   all’Irpef   è   tornato   al   centro   delle   attività   di  negoziazione sociale. Per quanto riguarda il triennio 2010/2012 sono stati presi in considerazione in maniera specifica anche i Comuni   che   hanno   contrattato,   contestualmente   all’aliquota   dell’IRPEF,   anche   le   fasce   ISEE   o   comunque  l’applicazione  per  scaglioni  di  reddito,  incluse  le  eventuali  esenzioni.  Nel  periodo,  a  fronte  di  187  Comuni  che  avevano contrattato  l’addizionale  IRPEF,  ne  troviamo  55  che  hanno  contrattato  in  merito  alla  salvaguardia  dei  criteri  di  progressività,  pari  al  28,9%  dei  Comuni  coinvolti  dall’attività  di  negoziazione  sociale. E’   proprio   durante   il   2012,   comunque,   che   a   fronte   di   scelte   di aumenti unilaterali da parte delle amministrazioni comunali, le OO.SS. hanno  negoziato  con  decisione  in  merito  all’applicazione  per  scaglioni  di  reddito  per  alleggerire  il  peso  della  leva  fiscale  almeno  sui  redditi  più  bassi.  Nell’ultimo  anno  in  esame,  infatti, sono 55 i casi di negoziazione in tal ambito, pari al 47,8% del totale dei comuni coinvolti.

Tab. 12. Aliquota  e  sistema  fasce  ISEE  dell’  addizionale  Irpef  contrattati  2010/2012

ANNO Addizionale IRPEF Contrattata Sistema fasce ISEE, in materia

di IRPEF contrattato Totale Comuni Oggetto di

Contrattazione (1) N. Comuni (1) % sul totale dei comuni N. Comuni (1) % sul totale dei

comuni

2010 35 31,3% 19 17,0% 112 2011 60 61,2% 20 20,4% 98 2012 92 80,0% 55 47,8% 115

Triennio 2009/2010 187 57,5% 94 28,9% 325

'(1) Nel totale del triennio sono compresi i comuni che hanno ripetuto la contrattazione in entrambi gli anni

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Tab. 13. Aliquota addizionale irpef – Valore medio 2006/2008

ANNO Aliquota IRPEF

Valor Medio Var.% anno precedente 2006 0,34 -0,01 2007 0,43 0,09 2008 0,42 0,02

Triennio 2006/2008 0,42 0,05 Per   ciò   che   riguarda   più   da   vicino   l’aliquota   dell’addizionale   Irpef,   riscontriamo   una   tendenza   della   stessa  all’aumento  in  sede  di  contrattazione.  Il  2006  appare  l’ultimo  anno  nel  quale  non  si verifica questo fenomeno, anno   i   cui   nessun   comune   ha   contrattato   l’aumento   dell’aliquota.   Nel   2007,   invece,   la   percentuale   delle  decisione  di  incremento  dell’aliquota  rispetto  all’anno  precedente  impenna  fino  al  41,2%  per  poi  assestarsi  al  14% tra il 2007   ed   il   2008.   Per   i   comuni   che   nel   2009   hanno   contrattato   l’aliquota   dell’addizionale   IRPEF,    nonostante il blocco imposto delle aliquote, il 4% evidenzia un aumento. Come è noto la leva impositiva dell’addizionale  Irpef,  almeno  fino  al  2008,  risultava  di vitale importanza nelle dinamiche della finanza locale. Tuttavia,  l’iniziativa  del  Sindacato,  in  via  preventiva,  ha  teso  ad  impedire  o  limitare  gli  aumenti  delle  aliquote  Irpef. A tale proposito, occorre tenere presente che, in base ai dati rilevati dalla Fondazione IFEL - Istituto per la finanza   e   l’economia   locale   – ente   strumentale   dell’ANCI,   nel   periodo   2006/2007,   l’aliquota   dell’addizionale  Irpef è cresciuta complessivamente in Piemonte dallo 0,343 allo 0,458, raggiungendo un valore medio finale più elevato di quello rilevato tra i Comuni dove la contrattazione ha avuto luogo (0,43).

Tab. 14/a. Variazione aliquote addizionale irpef. 2006/2009

ANNO Addizionale IRPEF - aliquota contrattata

Aumentata rispetto anno precedente

Diminuita rispetto anno precedente

Invariata rispetto anno precedente TOTALE

2006 0,0% 7,1% 92,9% 100,0% 2007 41,2% 1,5% 57,4% 100,0% 2008 14,0% 3,5% 82,5% 100,0% 2009 4,0% 4,0% 92,0% 100,0%

Quadriennio 2006/2009 22,6% 3,0% 74,4% 100,0%

Per  quanto  riguarda  l’aliquota  dell’addizionale  IRPEF  nell’ultima  tornata  contrattuale,  secondo  quanto  riportato  nel   testo  degli  accordi  dove  viene  esplicitato   l’andamento  della  stessa  rispetto  all’anno  precedente,  questa  è  rimasta invariata in tutti i Comuni in cui è stata fatta contrattazione nel  2010,  mentre  nel  2011   l’11,9%  delle  amministrazioni  comunali  coinvolte  nella  negoziazione,  nonostante  l’intervento  dei  sindacati,  hanno  aumentato  l’aliquota   dell’addizionale.   Nell’ultimo   anno,   a   fronte   delle   cause   già   esposte,   ci   troviamo   di   fronte   ad un marcato  e  diffuso  aumento  dell’imposizione  fiscale  relativa  all’addizionale  Irpef  con  aumenti  relativi  all’aliquota  applicata riscontrabili nel 32,9% dei casi. Di fronte alla necessità esplicitamente espressa da parte della amministrazioni comunali di garantire   un  maggior   gettito   dall’addizionale   Irpef   al   fine   di   sopperire   ai  minori  introiti derivanti dai trasferimenti statali, le OO.SS. hanno cercato di salvaguardare le fasce più deboli della popolazione negoziando in merito alla “razionalità  del  sistema tributario nel suo complesso e la salvaguardia dei  criteri  di  progressività”  così  come  indicato  nel  testo  della  cosiddetta  “manovra  bis”.

Tab. 14/b. Addizionale Irpef aliquota contrattata 2009/2010

ANNO

Addizionale IRPEF - aliquota contrattata (1)

Aumentata rispetto anno precedente

Diminuita rispetto anno precedente

Invariata rispetto anno precedente TOTALE

2010 0,0% 2,9% 97,1% 100% 2011 11,9% 4,8% 83,3% 100% 2012 32,9% 1,3% 65,8% 100%

Triennio 2010/2012 19,7% 2,6% 77,6% 100%

(1) Percentuali definite sui soli accordi nei quali viene esplicitamente indicato l'andamento dell'aliquota rispetto all'anno precedente

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Tra   gli   enti   che   hanno   contrattato   nel   2010   in   materia   di   fasce   di   reddito   relativamente   all’applicazione  dell’addizionale  Irpef,  8  hanno  ampliato le fasce di esenzione mentre uno (Bellinzago Novarese) ha introdotto il sistema per la prima volta. Nel 2011, inoltre, sono 10 i casi in cui si assiste ad un ampliamento delle fasce di riduzione/esenzione  o  comunque  ad  un’applicazione  dell’addizionale Irpef che cerchi di tutelare maggiormente le  eventuali  situazioni  di  disagio.  Per  il  2012  sono  ben  9  i  comuni  che  introducono  il  sistema  dell’applicazione  dell’addizionale  Irpef  per  scaglioni  di  reddito,  mentre  in  13  casi  i  dati  dell’osservatorio  indicano un ampliamento delle   fasce   di   esenzione   o   più   in   generale   un   miglioramento   per   l’utenza   nei   criteri   di   applicazione  dell’addizionale  comunale  all’imposta  sul  reddito  delle  persone  fisiche.

Da  registrare  anche  l’introduzione  del  Fondo  di  restituzione  collegato  all’Addizionale  Irpef,  così  come  illustrato  nella prima parte del presente rapporto.

Tab. 15. Applicazione della Multialiquota dell'Addizionale IRPEF nei Comuni che hanno effettuato la contrattazione e totale regione Piemonte. Anni 2011-2012

2011 2012 Totale Comuni che hanno fatto contrattazione 98 115 Casi con Multialiquota add. Irpef 29 50 Incidenza % 29,6% 43,5% Comuni che hanno contrattato in materia di add. Irpef 60 92 Casi con Multialiquota add. Irpef 19 39 Incidenza % 31,7% 42,4% Totale Comuni Piemonte 1.206 1.206 Casi con Multialiquota add. Irpef 116 221 Incidenza % 9,6% 18,3% A  riprova  di  quanto  sostenuto  in  precedenza  in  merito  alle  modalità  di  negoziazione  sul  tema  dell’addizionale,  non   principalmente   concentrata   nell’ultimo   biennio   sull’aliquota   quanto   piuttosto   sui   criteri   di   progressività  nell’applicazione,   abbiamo   esaminato   le   informazioni   rese   disponibili   dal   ministero   delle   finanze   riguardo  l’addizionale  comunale  all’Irpef.  La  tabella  precedente  riassume  infatti  una  comparativa  nell’applicazione  della  “multialiquota”   nei   Comuni   oggetto   di   contrattazione   (sia   in   generale,   sia   specificatamente   in   materia   di  addizionale Irpef) al confronto con analogo dato riferito però alla totalità dei Comuni Piemontesi. Dai risultati proposti   risulta   evidente   infatti   come   la   frequenza   dell’applicazione   dell’addizionale   Irpef   a  scaglioni   di   reddito   sia   decisamente   superiore     nei   comuni   coinvolti   dall’attività  di  negoziazione   rispetto  alla  totalità dei comuni nella regione. Nel 2011 e quindi nel 2012 rispettivamente il 31,7% ed il 42,4% dei comuni che hanno siglato accordi con le OO.SS. applicano   l’addizionale   Irpef   con   il   sistema  della  multialiquota   (aliquota  a   scaglioni  di   reddito).   I   casi  crescono nel biennio da 19 a 39, parallelamente   quindi   all’incremento   dell’incidenza   dell’attività   di  negoziazione proprio in su questa tematica specifica. Osservando analogo dato relativo alla totalità dei comuni del Piemonte, invece, su 1206 amministrazioni solo 221 (erano comunque 116 nel 2011) utilizzano tale sistema di aliquota applicata a fasce di reddito, pari a circa il 18,3%   della   totalità   degli   enti.   Ragionevole   quindi   l’ipotesi   secondo   la   quale   tale   differenza   nei   differenti  aggregati   sia  determinata  dall’azione  del  sindacato  e  dell’attività di contrattazione, considerando soprattutto che la multi aliquota attribuisce maggior importanza alle diverse situazioni reddituali, differenziando le aliquote in funzione del reddito e creando delle fasce di esenzione al di sotto di determinate soglie. Nella fattispecie, i 39 Comuni che hanno negoziato con le OO.SS. in materia di Addizionale Irpef e che hanno adottato la multi aliquota nel 2012, vengono riportati nella tabella sottostante, assieme alle misure relative alla prima fascia di esenzione/agevolazione   e   all’aliquota   eventualmente   applicata.   Va   sottolineato,   inoltre,   che  Alpignano si segnala per aver introdotto, già nel 2008, agevolazioni multiple (4 fasce di reddito ISEE) per i redditi da lavoro dipendente, assimilati e da pensione.

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Tab. 16. Comuni che hanno Contrattato in materia di Addizionale IRPEF ed hanno applicato nel 2010 la Multialiquota

Comune Aliquota Soglia Esenz/ Riduzione Comune Aliquota Soglia Esenz/

Riduzione

Alpignano 0 10.000 Garessio 0 15.000 Ameno 0 12.000 Gattinara 0 10.000 Arona 0 10.000 Ivrea 0,72 15.000 Borgaro Torinese 0 20.000 Locana 0 15.000 Borgo San Dalmazzo 0 8.000 Moncalieri 0,46 15.000 Borgomanero 0 12.000 None 0 15.000 Borgosesia 0 15.000 Novi Ligure 0 15.000 Bra 0 10.320 Ovada 0 10.000 Bruino 0,48 15.000 Pinerolo 0 12.000 Cameri 0 10.000 Pontecurone 0 12.000 Candiolo 0 10.000 San Mauro Torinese 0 15.000 Carignano 0 10.000 Savigliano 0,65 15.000 Caselette 0 12.000 Strambino 0 11.071 Caselle Torinese 0 12.000 Trecate 0 8.500 Castelletto Sopra Ticino 0,35 15.000 Valle Mosso 0 12.000 Cerrione 0 15.000 Varallo 0,7 15.000 Cuneo 0,59 15.000 Venaria Reale 0 10.000 Domodossola 0 14.999 Villadossola 0 10.000 Forno Canavese 0,3 15.000 Villanova D'Asti 0 15.000 Galliate 0 10.000

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Appendice: Accordi  esemplificativi  dell’attività  di  contrattazione  sociale  in  Piemonte  nel  2012 Vedi allegato

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