Indicazioni regionali per l’utilizzo dell’ICD‑10 · seguendo la falsariga dell’opuscolo...

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Regione Emilia-Romagna | Indicazioni regionali per l’utilizzo dell’ICD‑10 nei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza 1 a versione gennaio 2015 Indicazioni regionali per l’utilizzo dell’ICD‑10 nei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Regione Emilia-Romagna Servizio Salute Mentale, Dipendenze Patologiche, Salute nelle Carceri Servizio Sistema Informativo Sanità e Politiche Sociali

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1a versione gennaio 2015

Indicazioni regionali per l’utilizzo dell’ICD‑10 nei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza

Regione Emilia-RomagnaServizio Salute Mentale, Dipendenze Patologiche, Salute nelle CarceriServizio Sistema Informativo Sanità e Politiche Sociali

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Indicazioni regionali per l’utilizzo dell’ICD‑10 nei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza

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Paola Brisigotti, AUSL della RomagnaLicia Bruno, AUSL BolognaMichela Cappai, Regione Emilia-RomagnaMila Ferri, Regione Emilia-RomagnaGiuseppina Lanciotti, Regione Emilia-RomagnaGiustino Melideo, AUSL della RomagnaStefano Palazzi, AUSL FerraraAlessio Saponaro, Regione Emilia-RomagnaPaolo Soli, Regione Emilia-RomagnaPaolo Stagi, AUSL Modena

Le seguenti indicazioni sono state formulate seguendo la falsariga dell’opuscolo tascabile per l’utilizzo dell’ICD-10 nei Servizi per le dipendenze, RER 2010.

La redazione del volume è stata curata dal Gruppo tecnico regionale per la redazione delle indicazioni regionali sull’ICD-10 nei Servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza:

Realizzazione grafica e tipografica

Centro Stampa Regione Emilia-Romagna Bologna, gennaio 2015

Il presente Rapporto è disponibile in formato PDF sul sito: www.saluter.it

Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.

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nzaIndice

Introduzione 3

1 | Definizione delle figure professionali che possono effettuare diagnosi con criteri ICD10 5

2 | Aggiornamento diagnosi 6

3 | Formulazione diagnostica 7

4 | Codifica diagnosi di categoria 8

5 | Esaustività della diagnosi nella stessa categoria 9

6 | Regola per definire la diagnosi prevalente o secondaria 10

7 | Criteri per alcune diagnosi 12

8 | Refertazione e tempistica nella formulazione della diagnosi 13

9 | Sottocategorie residuali 14

Bibliografia/manualistica di riferimento regionale 15

Modifiche al documento 16

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nzaIntroduzione

Per rispondere alla necessità di utilizzare un linguaggio

comune e alle esigenze informative dei Servizi di Neuro-

psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA)

tutte le UONPIA della Regione Emilia-Romagna do-

vranno utilizzare l’ICD-10 (International Classification of

Diseases), ossia la Classificazione internazionale delle

malattie e dei problemi correlati, proposta dall’OMS, per

la codifica delle diagnosi dei pazienti, sottoposta a pe-

riodici aggiornamenti e revisioni.

A partire dal 1996 la classificazione è stata inserita all’in-

terno delle cartelle informatizzate delle UONPIA.

La definizione delle indicazioni per l’uso dell’ICD-10 nelle

UONPIA risponde all’obiettivo di rendere omogeneo

l’utilizzo dello strumento sul territorio regionale e con-

frontabile tra i diversi servizi.

L’ICD-10 è organizzato a livelli gerarchici, ovvero in:

- Settori o Capitoli (da I o XXI)

(es. Classificazione delle sindromi e dei disturbi psi-

chici e comportamentali cap. V, F00-F99)

- Blocchi

(es. Sindromi e disturbi da alterato sviluppo psicolo-

gico F80-F89)

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- Categorie ovvero primi 3 caratteri del codice

(es. Sindromi da alterazione globale dello sviluppo

psicologico F84)

- Sottocategorie ovvero il quarto carattere del codice

(es. Sindrome di Asperger F84.5).

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nza1 | Definizione delle figure

professionali che possono effettuare diagnosi con criteri ICD10

La formulazione e la codifica della diagnosi è di compe-

tenza dei Medici e degli Psicologi nell’ambito delle pro-

prie competenze professionali.

Le osservazioni diagnostiche di ciascuna professionalità

si integrano nella valutazione multidisciplinare.

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2 | Aggiornamento diagnosi

È necessario aggiornare o confermare le sessioni dia-

gnostiche almeno una volta all’anno. La diagnosi è ob-

bligatoria per gli utenti in carico (prodotti area 2).

Così come stabilito nella circolare SINPIAER n. 3/2011,

i sistemi informativi locali devono prevedere che all’in-

serimento di una nuova diagnosi venga sempre chiesto

all’operatore di confermare o chiudere la/le diagnosi

precedentemente formulata/e (storicizzazione). Per le

diagnosi confermate rimane comunque la data di rile-

vazione originaria della prima formulazione. In questo

modo si avrà la possibilità di analizzare quante nuove

diagnosi sono state formulate per una determinata pa-

tologia per ogni anno.

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nza3 | Formulazione diagnostica

Nella fase di formulazione della sessione diagnostica si

esplorano i seguenti assi diagnostici:

1. Asse Disturbi psichiatrici

2. Asse Disturbi specifici dello sviluppo

3. Asse Ritardo mentale

4. Asse Sindromi organiche associate

5. Asse Fattori influenzanti lo stato di salute

e il ricorso ai servizi sanitari

I codici delle descrizioni relative ai “fattori influenzanti lo

stato di salute e il ricorso ai servizi sanitari” (codici Z)

non possono essere codificate singolarmente in pazienti

in carico (prodotti area 2), ma devono essere sempre

associate ad una diagnosi clinica.

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4 | Codifica diagnosi di categoria

I sistemi informativi locali devono bloccare l’inserimento

delle diagnosi del capitolo con codice a sole 3 cifre del

Settore o Capitolo F00-F99 (Disturbi psichici e com-

portamentali), tranne i casi in cui non siano disponibili

codifiche oltre la 3° cifra (es. F24, F82, F83, F99).

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nza5 | Esaustività della diagnosi

nella stessa categoria

Nella traduzione delle diagnosi in codici diagnostici i

professionisti devono verificare se un codice diagno-

stico è sufficientemente descrittivo del disturbo o se sia

necessario utilizzare anche un altro codice nello stessa

categoria. È necessario riferirsi ai manuali tecnici in me-

rito ai criteri diagnostici.

Ad esempio, per un bambino con Sindrome cromo-

somica, è necessario classificare anche, se presenti,

le diagnosi di ritardo mentale, disturbi del linguaggio o

altro.

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6 | Regola per definire la diagnosi prevalente o secondaria

«Si raccomanda che i clinici usino la regola generale di

registrare tante diagnosi quante sono necessarie per

coprire l’intero quadro clinico. Quando si registra più di

una diagnosi, è in genere opportuno specificarne una

come la “diagnosi principale”, ed etichettare le altre

come […] aggiuntive.

Dovrebbe essere data la precedenza alla diagnosi più

pertinente allo scopo per cui è effettuata la codifica: nella

pratica clinica si tratta spesso della condizione morbosa

all’origine della consultazione o del contatto con il ser-

vizio. In molti casi si tratterà della condizione che richiede

l’ammissione ad un servizio di degenza o ambulatoriale

o ad un centro diurno. In altri casi, ad esempio quando si

passa in rassegna l’intera storia del paziente, la diagnosi

più importante può essere quella che si riferisce al de-

corso complessivo della patologia del paziente stesso,

la quale può essere differente da quella più pertinente

all’attuale consultazione (ad esempio, un paziente con

schizofrenia cronica può richiedere l’intervento medico

per un episodio di ansia acuta). Se vi sono dubbi sull’or-

dine in cui devono essere registrate le varie diagnosi, o

il clinico è incerto sulle finalità per cui l’informazione sarà

utilizzata, una regola semplice da seguire è quella di co-

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nzadificare le diagnosi nell’ordine [alfanumerico dell’Asse

psichiatrico] in cui esse appaiono nella classificazione»

(Kemali D. et Al, 1992).

Nelle UONPIA territoriali, in presenza di diagnosi mul-

tiple, le codifiche relative alla psicopatologia (Asse psi-

chiatrico) sono da considerarsi prevalenti rispetto ad

altre codifiche.

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7 | Criteri per alcune diagnosi

Su indicazione del coordinamento dei direttori delle

UONPIA della Regione Emilia-Romagna, è stato stabilito

che alcuni quadri patologici devono essere registrati

come prevalenti rispetto ad altri. È il caso dei Disturbi

dello spettro Autistico (F84.*), da codificare generalmente

come diagnosi principale rispetto al ritardo mentale.

Nei casi di disabilità intellettiva in cui sia nota l’eziopato-

genesi, la diagnosi prevalente è sempre il ritardo men-

tale (in quanto aspetto sindromico/ fenomenologico). Va

comunque registrata l’eziopatogenesi in Asse 4.

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nza8 | Refertazione e tempistica

nella formulazione della diagnosi

I professionisti sono tenuti a redigere un referto in oc-

casione del primo contatto con il bambino/a-ragazzo/a,

da consegnare ai familiari e al medico curante tramite la

rete SOLE.

Al termine della fase di accoglienza, valutazione e dia-

gnosi è necessario formulare una diagnosi. Ogni AUSL

deve definire uno standard temporale di definizione della

diagnosi all’interno del percorso di accesso del minore.

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9 | Sottocategorie residuali *.9

Per ogni categoria diagnostica è disponibile il codice *.9

– non altrimenti specificata. Questa codifica diagnostica

è da limitare quanto più possibile a situazioni in fase ini-

ziale di valutazione, mentre per gli utenti che sono in

carico è necessario – quando possibile – utilizzare un

codice diagnostico più specifico.

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nzaBibliografia/manualistica

di riferimento regionale

ICD-10, Guida tascabile, edizione italiana, a cura di: D. Temali, M. Maj, F. Catalano, G. Giordano, C. Saccà Masson, 2007

ISBN: 88.214.2316.6

Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati, Ministero della Sanità, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2000, Roma.

World Health Organization, ICD-10 International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, 10th Revision, Volume 2, Instruction manual, 2010 Edition, http://www.who.int/classifications/icd/en/

World Health Organization, The ICD-10 Classification of Mental and Behavioural Disorders, Clinical descriptions and diagnostic guidelines, http://www.who.int/classifications/icd/en/

World Health Organization, The ICD-10 Classification of Mental and Behavioural Disorders Diagnostic criteria for research, http://www.who.int/classifications/icd/en/

Kemali D., Maj M., Catapano F., Lobrace S., Magliano M., Decima classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali. Descrizioni cliniche e direttive diagnostiche. Organizzazione Mondiale della Sanità, Masson, Milano, 1992, pag. 7.

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Modifiche al documentoData Versione Modifiche apportate

10 luglio 2014 Ver. 1 Costruzione indicazioni regionali e approvazione da parte dei Direttori UONPIA

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