Indagine 626 - Rapporto finale def - va.camcom.it new/Indagine... · 2. LA METODOLOGIA DELLA...
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INDICE 1. INTRODUZIONE 5 2. LA METODOLOGIA DELLA RICERCA 7
2.1. Obiettivi 7 2.2. La popolazione e il campione di indagine 7 2.3. Il questionario 9
3. L’ANALISI DEI DATI 11 4. L’ANALISI DEI RISULTATI 17
4.1. Valutazione del rischio 27 4.2. Il sistema di prevenzione 54 4.3. L’informazione 66 4.4. La formazione 73 4.5. Le procedure di sicurezza 81 4.6. Analisi della dipendenza delle risposte in base ad alcune caratteristiche d’impresa 95
5. CONCLUSIONI 99 6. ALLEGATI 101
6.1. Allegato 1 – Il questionario 101 6.2. Allegato 2 – Una breve guida alla legge 626 113
1. INTRODUZIONE
Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro si è ormai affermato come uno degli ele-menti chiave cui guardare quando si progetta o si realizza un nuovo processo produttivo. La sicurezza insomma non come un “di più” bensì come un fattore decisivo del sistema economico.
La normativa europea, recepita nel nostro Paese con l'ormai ben noto decreto legi-slativo 626 del 1994 e le successive integrazioni, configura una profonda trasformazione della legislazione in materia di prevenzione e sicurezza: queste ultime, infatti, sono affi-date ad adempimenti che devono compiere non più solo pochi soggetti (datori di lavoro, dirigenti e preposti) bensì una pluralità di protagonisti della vita d'impresa (alcuni tradi-zionalmente investiti di obblighi in materia, altri di nuova creazione) che devono colla-borare. Da una prevenzione di tipo tecnico, che peraltro in gran parte sopravvive, si è in-somma passati a una nuova organizzazione della tutela della salute in azienda, conside-rata non più come mero obbligo aziendale, ma come vantaggio competitivo in un mon-do dove la responsabilità sociale d'impresa è diventata un fattore critico di successo.
Un cambiamento nella filosofia d'approccio che comporta anche l'assunzione d'im-portanza per aspetti che prima non sempre erano considerati prioritari, come quelli del-l'informazione e della formazione del personale, del suo coinvolgimento attivo con la partecipazione e la consultazione.
Ecco perché, a dieci anni dall'entrata in vigore delle disposizioni stabilite dalla 626/94, accogliendo le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil, la Camera di Commercio ha promosso un progetto di monitoraggio sulle sue applicazioni affidando una ricerca all'Università dell'Insubria. Lo studio approfondito che presentia-mo, per il momento riguardante il solo settore commerciale, è il significativo frutto di un’analisi che, con la collaborazione delle Associazioni di categoria, ha visto la parteci-pazione di oltre 400 imprese.
I risultati di questa ricerca costituiscono allora un prezioso punto di riferimento per avviare ulteriori politiche di prevenzione del rischio così che il Sistema Varese possa au-mentare la sua competitività laddove la responsabilità sociale d'impresa - come ormai avviene sui mercati internazionali più interessanti - si propone in misura sempre mag-giore quale importante componente del successo aziendale.
Angelo Belloli Presidente della Camera di Commercio di Varese
2. LA METODOLOGIA DELLA RICERCA
2.1. Obiettivi
Gli obiettivi della ricerca possono essere riassunti in 3 punti: 1. monitorare l’applicazione del D.Lgs. 626/94 su tutto il territorio
provinciale di Varese e nelle diverse tipologie di aziende del settore commerciale (per tipo di attività svolta, dimensione, assetto proprietario), con una metodologia omogenea finalizzata all'individuazione delle criticità nell’applicazione del D.Lgs. 626/94; in altre parole, ci si è proposto di ottenere un quadro il più possibile rappresentativo della reale applicazione del decreto, mettendo in evidenza gli aspetti di più difficile attuazione ma anche i possibili correttivi;
2. verificare l’applicazione del D.Lgs. 626/94 non formalmente ma nel merito, controllando non tanto la mera applicazione del dettato di legge, ma il vero impatto che la nuova normativa ha avuto nelle imprese e le dinamiche che ha attivato anche sull’organizzazione aziendale;
3. fornire alle aziende, alle parti sociali, ai datori di lavoro e ai loro consulenti, ai Servizi di Prevenzione e Protezione Aziendale, ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza delle indicazioni di riferimento per migliorare e rendere più efficace l’applicazione del D.Lgs. 626/94 attraverso eventuali politiche di sostegno.
2.2. La popolazione e il campione di indagine
L’estrazione del campione per lo svolgimento della ricerca è stata fatta rispetto ad una popolazione rappresentata da un database di 13.968 aziende fornito dalla Camera di Commercio di Varese, contenente tutte le aziende commerciali operanti nella provincia di Varese. Da queste sono state escluse tutte le aziende che, in base ai dati disponibili, risultavano non soggette al D.Lgs. 626/94, vale a dire ditte individuali, aziende senza dipendenti e aziende familiari in cui i collaboratori non fossero inquadrabili nella categoria dei lavoratori con rapporto di lavoro subordinato. Questo ha ulteriormente ridotto l’ampiezza della popolazione a 8.192 aziende, che è stato il punto di partenza per l’estrazione del campione oggetto di indagine. Il metodo di campionamento adottato è stato casuale sistematico. Avendo l’esigenza di potere garantire un’elevata significatività dei risultati ottenuti e attendendosi un elevato tasso di non ritorno del questionario e di non risposte nei questionari restituiti, l’ampiezza campionaria è stata definita pari a 400 unità, estraendo dal database 432 imprese, per le prevedibili sostituzioni, delle quali sono state prese in considerazione solo le prime 400. Le aziende del database sono state ordinate dalla più grande alla più piccola per numero di dipendenti, prima di estrarre il campione con frequenza K (essendo K pari a 19 = 8.192/432), questo per garantire le stesse proporzioni della popolazione nel campione in termini dimensionali (numero di dipendenti),.
8
Figura 1 Distribuzione cumulata per dipendenti delle aziende commerciali nella provincia di
Varese
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
80,00%
90,00%
100,00%
0 5 10 15 20 25 30 35 40 46 52 60 72 99 127 217
Numero di dipendenti
% c
umul
ate
Figura 2 Distribuzione per anno di nascita delle aziende commerciali nella provincia di Varese
0
100
200
300
400
500
600
700
800
1913
1921
1928
1933
1938
1943
1948
1953
1958
1963
1968
1973
1978
1983
1988
1993
1998
Anno di nascita
Num
ero
di a
zien
de
Dei 400 questionari che sono stati inviati, 312 sono risultati validi. Di questi sono stati restituiti in totale 127 questionari utili per l’analisi, pari al 31,75% del campione, una redemption elevatissima rispetto al numero di questionari inviati. Facendo riferimento a 100 questionari restituiti, la precisione reale di cui si dispone, con una confidenza del 95%, è tale che la vera percentuale di risposte ad
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una domanda sia al peggio contenuta nell’intervallo che si ottiene aggiungendo e sottraendo 10% alla percentuale di risposte ottenute a livello campionario . Quindi, i 127 questionari analizzati garantiscono con un ampio margine un’opportuna precisione a livello di stime intervallari, in quanto, nella situazione peggiore, gli intervalli a livello di confidenza pari al 95% sono centrati intorno alla percentuale campionaria ottenuta più o meno 8,7%.
2.3. Il questionario
Per la raccolta dei dati è stato predisposto un questionario diviso in 5 parti, con 31 macrodomande contenenti, nel complesso, 101 domande (cfr. Appendice dove riportiamo il questionario nella sua integrità). Il questionario è stato accompagnato da un documento che ne illustrava il contenuto e ne chiariva il significato per la compilazione. Le principali variabili oggetto di indagine da parte del questionario sono:
anno di costituzione dell’azienda età dell’imprenditore presenza di certificazione ISO attività svolta numero totale addetti percezione degli effetti apportati dal D.Lgs. 626/94 la valutazione dei rischi: strumenti utilizzati, metodi di analisi, metodi di
valutazione l’organizzazione del sistema di prevenzione aziendale l’informazione data ai lavoratori la formazione dei lavoratori le procedure di sicurezza
Dal questionario sono stati esclusi tutti quegli aspetti della legge 626 ricollegabili a parti del decreto che regolano, con norme fatte su misura, specifiche realtà aziendali che però non sono riconducibili alla categoria di aziende oggetto della ricerca (si pensi a tutte quelle imprese che trattano agenti cancerogeni o agenti biologici e che, per motivi di sicurezza, sono soggette a precise regole restrittive). Per la delicatezza e la rilevanza delle informazioni contenute nel questionario, alcune anche di rilevanza penale, è stata prestata notevole attenzione a tutti gli aspetti che potessero influenzare le risposte dei compilatori o dare adito a dubbi sulla riservatezza dei dati forniti. A questo fine, il processo di rilevazione è stato strutturato con un invio postale, solleciti telefonici e ritiro di persona in busta chiusa specificamente predisposta dando comunque la possibilità, a chi lo desiderasse, di rispedire personalmente il questionario via posta.
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Il questionario è stato inviato direttamente dall’Università degli Studi dell’Insubria a tutte le imprese del campione all'interno di un plico in cui erano incluse una lettera di accompagnamento, un fascicolo di spiegazioni e una busta in cui chiudere il questionario compilato per il ritiro. Una prima versione del questionario è stata testata con un primo invio a circa 10 aziende. Sulla base delle indicazioni emerse da questo primo invio, il questionario è stato rivisto, rendendo più chiare alcune sue parti e integrando le istruzioni per la sua compilazione. Questa prima fase di contatto con le aziende ha permesso, inoltre, di quantificare, anche se in modo provvisorio, il tasso di risposta al questionario. All’invio postale a blocchi di 50 questionari alla volta ha fatto seguito un recall telefonico sugli stessi blocchi di invio, a cura di rilevatori selezionati e specificatamente formati dall’Università. Il recall aveva più obiettivi: verificare la bontà del campione, aiutare nella comprensione del questionario, stimolare la compilazione dello stesso, migliorare la redemption e definire le condizioni per il ritiro di persona da parte dei rilevatori dell’Università. Questa modalità mista di gestione del processo di rilevazione – in parte postale e in parte di persona – è stata adottata per mantenere alto il tasso di redemption che, data la complessità del questionario e la delicatezza dell’oggetto di indagine, poteva essere un fattore di rischio per il successo dell’indagine. I questionari, ritirati su appuntamento dai rilevatori chiusi in busta anonima, sono stati poi tabulati e inseriti direttamente in un database online contenuto in un sito predisposto appositamente per la gestione dell’indagine, in grado di fornire in tempo reale l’evoluzione dei risultati dell’indagine (http://alien.eco.uninsubria.it/626/).
3. L’ANALISI DEI DATI
Le 400 aziende che facevano parte del campione cui il questionario è stato spedito sono così divise per area di attività:
COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA
TOT. 288
G.50.1 COMMERCIO DI AUTOVEICOLI 6
G.50.2 MANUTENZIONE E RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI 29
G.50.3 COMMERCIO DI PARTI E ACCESSORI DI AUTOVEICOLI 5
G.50.4 COMMERCIO, MANUTENZIONE E RIPARAZIONE DI MOTOCICLI, ACCESSORI E PEZZI DI RICAMBIO 4
G.50.5 VENDITA AL DETTAGLIO DI CARBURANTI PER AUTOTRAZIONE 3
G.51.1 INTERMEDIARI DEL COMMERCIO 18
G.51.2 COMMERCIO ALL'INGROSSO DI MATERIE PRIME AGRICOLE E ANIMALI VIVI 1
G.51.3 COMMERCIO ALL'INGROSSO DI PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO 7
G.51.4 COMMERCIO ALL'INGROSSO DI ALTRI BENI DI CONSUMO FINALE 25
G.51.5 COMMERCIO ALL'INGROSSO DI PRODOTTI INTERMEDI NON AGRICOLI, DI ROTTAMI E CASCAMI 13
G.51.6 COMMERCIO ALL'INGROSSO DI MACCHINARI ED ATTREZZATURE 16
G.52.1 COMMERCIO AL DETTAGLIO IN ESERCIZI NON SPECIALIZZATI 23
G.52.2 COMMERCIO AL DETTAGLIO DI PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO IN ESERCIZI SPECIALIZZATI
17
G.52.3 COMMERCIO AL DETTAGLIO DI PRODOTTI FARMACEUTICI, MEDICALI, DI COSMETICI E DI ARTICOLI DI PROFUMERIA
17
12
COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA
TOT. 288
G.52.4 COMMERCIO AL DETTAGLIO DI ALTRI PRODOTTI (ESCLUSI QUELLI DI SECONDA MANO) IN ESERCIZI SPECIALIZZATI
80
G.52.5 COMMERCIO AL DETTAGLIO DI ARTICOLI DI SECONDA MANO 16
G.52.6 COMMERCIO AL DETTAGLIO AL DI FUORI DEI NEGOZI 3
G.52.7 RIPARAZIONE DI BENI DI CONSUMO PERSONALI E PER LA CASA 3
(continua)
ALBERGHI E RISTORANTI TOT. 78
H.55.1 ALBERGHI 4
H.55.2 CAMPEGGI E ALTRI ALLOGGI PER BREVI SOGGIORNI 0
H.55.3 RISTORANTI 26
H.55.4 BAR 47
H.55.5 MENSE E FORNITURA DI PASTI PREPARATI 1
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI TOT. 10
I.63.1 MOVIMENTAZIONE MERCI E MAGAZZINAGGIO 3
I.63.2 ALTRE ATTIVITA' CONNESSE AI TRASPORTI 1
I.63.3 ATTIVITA' AGENZIE DI VIAGGIO E DEGLI OPERATORI TURISTICI; ATTIVITA' DI ASSISTENZA TURISTICA
4
I.63.4 ATTIVITA' DELLE ALTRE AGENZIE DI TRASPORTO 2
ATTIVITA' IMMOBILIARI, NOLEGGIO, INFORMATICA, RICERCA, ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI
TOT. 26
K.72.1 CONSULENZA PER INSTALLAZIONE DI ELABORATORI ELETTRONICI 0
13
K.72.2 FORNITURA DI SOFTWARE E CONSULENZA IN MATERIA DI INFORMATICA 6
K.72.3 ELABORAZIONE ELETTRONICA DEI DATI 16
K.72.4 ATTIVITA' DELLE BANCHE DI DATI 0
K.72.5 MANUTENZIONE E RIPARAZIONE DI MACCHINE PER UFFICIO E DI ELABORATORI ELETTRONICI 2
K 72.6 ASSEMBLAGGIO MATERIALE INFORMATICO 2
Figura 3 Le attività svolte dalle imprese del campione
COMMERCIO ALL'INGROSSO E
AL DETTAGLIO71%
ATTIVITA' IMMOBILIARI, NOLEGGIO,
INFORMATICA, RICERCA, ALTRE
ATTIVITA' PROFESSIONALI
ED IMPRENDITORIALI
7%
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E
COMUNICAZIONI3%
ALBERGHI E RISTORANTI
19%
La moda (il valore più frequente) è il settore “commercio al dettaglio in esercizi specializzati in altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano)” con 80 imprese; seguono “bar” e “manutenzione e riparazione di autoveicoli”, rispettivamente con 47 e 29 elementi campionati. Essendo il questionario anonimo, non è stato possibile fare un “identikit” delle imprese che hanno effettivamente risposto al sondaggio. È invece possibile fare un’analisi per numero di dipendenti, rispettivamente nelle imprese campione e in quelle che hanno risposto al questionario. Nella popolazione il numero medio di dipendenti per azienda è 2,16. La moda è 1 e la mediana è 2. Ecco, comunque, come sono suddivise per classi dimensionali le aziende nella popolazione da cui è stato estratto il campione:
- 6.994 con meno di 5 dipendenti - 764 con un numero di dipendenti che va da 5 a 10 incluso
14
- 424 con più di 10 dipendenti. Figura 4 La distribuzione delle aziende per numero totale di dipendenti - Popolazione
da 1 a 486%
da 5 a 109% più di 11
5%
0%
Nel campione invece, il numero di dipendenti medio per azienda è di 6,57; bisogna però tenere in considerazione che la mediana è pari a 2 e che il valore più frequentemente rilevato (la moda) è 1. La grande differenza tre media e mediana è dovuta, in particolare, alla presenza di un valore estremo riconducibile ad una azienda con ben 1271 dipendenti. Se si considera, poi, che la seconda azienda per numero di personale conta solo 65 dipendenti, ci si può rendere conto del peso che il precedente dato ha sulla media. Segue la suddivisione del numero di dipendenti per classi dimensionali:
- 345 con meno di 5 dipendenti - 30 con un numero di dipendenti che va da 5 a 10 incluso - 25 con più di 10 dipendenti.
Nel grafico di Figura 5 sono riportati invece la distribuzione delle aziende che hanno risposto al questionario relativamente alla loro dimensione misurata dal numero di dipendenti. Una sostanziale differenza che emerge subito dal confronto dei dati è la presenza di un 15% di imprese che dichiarano nel questionario di non avere dipendenti e, quindi, di non essere soggette all’applicazione della legge 626. Questa divergenza è dovuta al mancato aggiornamento da parte degli imprenditori dei propri dati presso la Camera di Commercio che, essendo in Italia un problema strutturale, non è ovviabile. I questionari relativi a queste imprese sono stati esclusi dall’analisi. Per quanto riguarda gli indici di posizione il numero dei dipendenti medio tra i rispondenti è pari a 4,61, la mediana pari a 3 e la moda pari a 2. Infine, sempre dal confronto tra i grafici, emerge che le imprese con più dipendenti hanno risposto, in termini percentuali, con maggiore solerzia al
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questionario. Infatti, se nel campione le imprese con numero di dipendenti tra 5 e 10 erano l’8%, al questionario hanno risposto ben il 21%. Lo stesso discorso vale per le imprese con 11 o più dipendenti, che dal 6% passano all’8%. Il gruppo di imprese con meno dipendenti invece scende dall’86% al 56%.
Figura 5 La distribuzione delle aziende per numero totale di dipendenti - Rispondenti
0 dipend.15%
da 1 a 456%
da 5 a 1021% più di 11
8%
Sempre dal confronto tra i grafici, emerge che le imprese con più dipendenti hanno risposto, in termini percentuali, con maggiore solerzia al questionario. Infatti, se nel campione le imprese con numero di dipendenti tra 5 e 10 erano l’8%, al questionario hanno risposto ben il 21%. Lo stesso discorso vale per le imprese con 11 o più dipendenti, che dal 6% passano all’8%. Il gruppo di imprese con meno dipendenti invece scende dall’86% al 56%. Infine, analizzando il dato relativo alle aziende in possesso di certificazione di qualità (Tabella 1), si può notare come questa sia posseduta dal 6% del campione, una percentuale non bassa in un settore in cui questa non è obbligatoria. Disaggregando il dato in funzione della dimensione dell’azienda (Tabella 2), colpisce ancor di più constatare che il 75% delle aziende in possesso della certificazione di qualità è un’azienda di piccole dimensioni.
Tabella 1 Aziende del campione in possesso di certificazione di qualità
%
SI 6%
NO 74%
NON DISPONIBILE 20%
TOTALE COMPLESSIVO 100%
Tabella 2 Aziende del campione in possesso di certificazione di qualità e dimensioni delle aziende
SI NO NON DISPONIBILE
Totale complessivo
16
Meno di 10 dipendenti 75% 91% 100% 92%
Più di 10 25% 9% 0% 8%
Totale complessivo 100% 100% 100% 100%
4. L’ANALISI DEI RISULTATI
Nelle tabelle e nei grafici presentati nel seguito sarà dato inizialmente una visione generale delle risposte per poi analizzare i risultati secondo 3 criteri differenti:
1. disaggregazione per numero di dipendenti. La normativa prevede diverse procedure di valutazione del rischio (autocertificazione o documento di valutazione dei rischi) a seconda del numero di dipendenti (non superiori a 10 o superiori a 10, rispettivamente). Sono stati quindi individuati 2 gruppi: fino a 10 dipendenti (116 imprese) e oltre (11 imprese).
2. disaggregazione per data di costituzione dell’impresa. Il D.Lgs. 626 è in vigore dal 27 novembre 1994, ma i suoi effetti all'inizio del periodo di applicazione furono piuttosto limitati. Il governo, pertanto, intervenne facendo slittare i termini di scadenza per l’assunzione degli obblighi imposti dalla legge con il decreto 242 del 19 marzo 1996 (battezzato D.Lgs. 626-bis), che cercava di snellire alcuni obblighi. Dai 127 questionari che sono pervenuti sono state quindi eliminate le 26 imprese che non hanno comunicato l’anno di costituzione e, all'interno delle 101 imprese rimanenti, sono stati creati 2 gruppi: il primo (denominato Imprese A) di 81 aziende, formato da quelle costituite prima del 1996 e il secondo (denominato Imprese B) di 20 aziende, formato dalle rimanenti.
3. disaggregazione per età dell’imprenditore. Dei 127 questionari ottenuti sono stati scartati i 30 in cui non è stata comunicata l’età dell’imprenditore e con i 97 rimanenti sono stati composti 3 gruppi: il primo (denominato Imprenditori A) di 17 elementi, formato dalle imprese con imprenditori di età fino ai 40 anni, il secondo (denominato imprenditori B) di 61 elementi, formato dalle imprese con imprenditori di età compresa tra 40 e 60 anni e il terzo (denominato Imprenditori C) di 19 elementi, formato dalle imprese con imprenditori di età superiore ai 60 anni.
I diversi tipi di disaggregazione non hanno sempre dato risultati rilevanti. Per questo talvolta i relativi grafici sono stati omessi. Domanda: «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?» Le possibili risposte erano due: SI e NO. Per correttezza metodologica e data la delicatezza del tema affrontato dalla ricerca, nell’analisi delle risposte a questa domanda, come anche per le successive, è stata indicata anche la percentuale di non rispondenti (nel testo NA: Not Available).
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Figura 4 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?» - Generale
64%
14%
22%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
SI NO NON RISPONDE
Il risultato più rilevante in questo caso non è tanto la percentuale di risposte affermative ottenute, quanto la percentuale di risposte negative; è vero infatti che circa il 14% delle aziende interpellate ritiene che il D.Lgs. 626/94 non abbia apportato migliorie relativamente alla sicurezza sul proprio posto di lavoro. Questo dato raggiunge quasi il 25%, se si ricalcola escludendo l’alto tasso di NA (22%). Dall'analisi delle disaggregazioni effettuate, in generale, emerge che il tasso di risposte affermative a questa domanda aumenta con l'aumentare della dimensione dell'impresa e dell'età dell'imprenditore e con il diminuire invece dell'età dell'impresa. Il tasso di non risposte, al contrario, diminuisce con l'aumentare della dimensione dell'impresa e dell'età dell'imprenditore e con il diminuire dell'età dell'impresa.
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Nelle imprese con più di 10 dipendenti al 90% si ritiene che la legge 626 abbia portato miglioramenti nel campo della sicurezza. Nelle imprese più piccole il dato è più limitato e registra un elevato tasso di NA (24%).
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Figura 5 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?» - Imprese con meno di 10 dipendenti
61%
15%
24%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
SI NO NON RISPONDE
Figura 6 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di
lavoro?» - Imprese con più di 10 dipendenti
90%
10%
0%0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa
L'elemento che più colpisce in questa analisi disaggregata è che nelle imprese del primo gruppo vi è un tasso di NA del 15% che non troviamo nell’altro gruppo di imprese.
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Figura 7 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di
lavoro?» - Aziende A
70%
15%
15%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
SI NO NON RISPONDE
Figura 8 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di
lavoro?» - Aziende B
85%
15%
0%0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore Nel campione, le risposte affermative sono abbastanza simili in relazione all'età. L'elemento principale che emerge da questa disaggregazione è che nelle imprese con imprenditori più giovani si nota un tasso maggiore di NA.
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Figura 6 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di
lavoro?» - Imprenditori A
70%
15%
15%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
SI NO NON RISPONDE
Figura 7 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di
lavoro?» - Imprenditori B
74%
16%
11%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
SI NO NON RISPONDE
22
Figura 8 «In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?» - Imprenditori C
74%
16%
11%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
SI NO NON RISPONDE
Domanda:
«Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626: -sia facile da comprendere -sia semplice da applicare -richieda un eccessivo sforzo economico»
Figura 9 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Generale
44%
29%
48%
29%
38%
25%27%
33%
27%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
Sia facile dacomprendere
Sia semplice daapplicare
Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
Il D. Lgs. 626, nella maggior parte delle risposte, è considerato semplice da comprendere ma non tanto da applicare. I NO superano i SI del 9% e i NA del
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5%; in particolare la frequenza di NO, sulle riposte totali effettive (NO e SI, NA esclusi), è pari al 56,47%: la legge 626 quindi è percepita come difficile da applicare dalle imprese campionate. La sua applicazione, inoltre, è considerata molto onerosa dal punto di vista economico. Questo quadro è comprensibile vista la dimensione media delle imprese alle quali si rivolge il sondaggio, come conferma la disaggregazione per dimensione dell'impresa (Figura 10).
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Figura 10 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprese con
meno di 10 dipendenti
41%
28%
48%
30%
37%
23%
29%
35%
29%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
Sia facile dacomprendere
Sia semplice daapplicare
Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
Figura 11 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprese con più di 10 dipendenti
70%
40% 40%
20%
50%
60%
10% 10%
0%0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
Sia facile dacomprendere
Sia semplice daapplicare
Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
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Nell'analisi disaggregate per dimensione dell'impresa, si nota in modo abbastanza immediato come per le imprese più piccole la legge sembra risultare più difficile da comprendere e da applicare. Una spiegazione di queste differenze potrebbe risiedere nel fatto che le imprese con molti dipendenti possedessero già in precedenza all'entrata in vigore della legge 626 nozioni e strutture da “reimpiegare”, mentre nel caso delle imprese di minori dimensioni i dispositivi e le strutture di sicurezza previste dalla legge 626 dovessero essere approntati ex-novo. Inoltre, per le imprese con meno di 10 dipendenti sembra sia più difficile che per le imprese medio-grandi applicare la legge 626 per questioni di tipo economico. Non inganni infatti solo l’8% di differenza tra il dato registrato nel primo gruppo di imprese e quello del secondo. Se escludiamo l’alto tasso di NA nel primo gruppo, infatti, la percentuale di SI raggiunge quasi il 70%.
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Dai grafici seguenti emerge in maniera molto chiara come, per le aziende del gruppo B, sia più facile l’applicazione. La legge 626, quindi, è vista come difficile da applicare per quasi il 40% delle imprese nate prima del 1996 (dato che aumenta a circa il 70%, se escludiamo dall’analisi l’alto numero di NA). Dato importante che però emerge da questo tipo di disaggregazione, è che in quasi la metà delle imprese del gruppo B non si ritiene che la legge richieda un eccessivo sforzo economico. Per le imprese che hanno dovuto quindi iniziare l’attività dopo l’entrata in vigore della legge, è stato meno problematico, dal punto di vista economico, intraprendere l’attività conformemente alla legge. Figura 12 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprese A
47%
21%
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37% 40
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19%
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31%
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Sia semplice dacomprendere
Sia semplice daapplicare
Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
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Figura 13 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprese B
65%
55%
45%
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35% 40
%
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Sia semplice daapplicare
Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore Il dato più significativo che emerge è che, per gli imprenditori più giovani, l’applicazione della legge 626 non richiede un eccessivo sforzo economico. Solo il 29% circa del gruppo Imprenditori A, infatti, ha risposto SI all’ultima domanda. Per gli altri 2 gruppi di imprenditori, invece, il valore delle risposte affermative a questa sotto domanda supera il 50%.
Figura 14 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprenditori A
47%
29%
29%
35%
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41%
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29%
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Sia semplice da applicare Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
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Figura 15 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprenditori B
54%
34%
56%
30%
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29%
16%
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15%
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Sia semplice dacomprendere
Sia semplice da applicare Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
Figura 16 «Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626…» - Imprenditori C
53%
37%
53%
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Sia semplice dacomprendere
Sia semplice da applicare Richieda un eccessivosforzo economico
SI NO NON RISPONDE
Domanda: «Quali sono, in ordine di importanza, i primi quattro aspetti sui quali vorrebbe essere supportato per una piena applicazione della normativa (numerare le caselle)?»
27
Dato l’alto tasso di NA che è, in media, circa il 50% delle risposte, si sono condizionati i dati soltanto alla reale numerazione (rispettivamente da 1 a 4 in ordine decrescente di importanza: 1=molto importante, 2=importante, 3=poco importante, 4=non importante). Tabella 3 «Quali sono, in ordine di importanza, i primi quattro aspetti...»
1 2 3 4
Manutenzione 37,92% 18,97% 15,52% 27,58%
Igiene del lavoro 29,83% 24,57% 35,09% 10,53%
Organizzazione del lavoro 16,94% 37,28% 30,51% 15,25%
Altro... 20,38% 20,38% 16,67% 42,60%
Considerando l’importanza assoluta fornita nelle risposte (1=molto importante), l’aspetto su cui i compilatori preferirebbero essere supportati sembrerebbe essere la “manutenzione” (37,92%). Considerando, invece, anche le medie condizionate, che ci permettono di riassumere il peso sulla singola risposta di tutte le quattro valutazioni, si ottengono dei valori leggermente diversi. Tenendo in considerazione in i quattro “punteggi” dati, il valore della media sarà tanto più basso quanto più peso avrà la risposta. I risultati pertanto sono i seguenti:
1. Igiene del lavoro 226,36 2. Manutenzione 232,74 3. Organizzazione del lavoro 244,03 4. Altro... 281,55
Pertanto, è “l’igiene del lavoro” l’ambito su cui le imprese desiderano maggiore supporto. Seguono la “manutenzione” e “l’organizzazione del lavoro”. Quest’ultimo è certamente l’aspetto sul quale le imprese preferiscono maggiore autonomia.
4.1. Valutazione del rischio
Questa parte dell’indagine è sicuramente una delle più importanti per quanto riguarda l’applicazione della normativa. Il decreto 626/94 prevede diverse soluzioni a seconda del tipo di azienda e del numero di dipendenti totali. Proprio per questo motivo, analizzando la parte del questionario relativa alla valutazione del rischio, risulta molto importante la disaggregazione per numero di dipendenti. Questa disaggregazione delle aziende è stata elaborata considerando che, fatte salve alcune eccezioni, la legge 626 prevede, in generale, che le imprese familiari e quelle che occupano fino a 10 addetti, pur essendo tenute ad
28
operare la valutazione dei rischi, non sono obbligate a dotarsi del documento di valutazione, che può essere sostituito da un’autocertificazione. Domanda: «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94...?
-Documento di valutazione dei rischi -Documento di autocertificazione -Nessun documento redatto»
Come mostra la Figura 17, in generale, i casi in cui si è provveduto alla valutazione del rischio attraverso la stesura del “documento di valutazione” o dell’ “autocertificazione”, superano i casi in cui invece non si è fatto nulla. L’altro tasso di NA alla voce “nessun documento redatto” è probabilmente dovuto solo al fatto che molti compilatori hanno espresso una preferenza tra “documento di valutazione” o “autocertificazione” senza poi continuare nella lettura. Similmente si potrebbe interpretare l’elevata frequenza di NA nelle altre due possibili risposte alla domanda. Figura 17 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Generale
45%
46%
8%
15%
13% 18
%
40%
40%
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Disaggregazione per dimensione dell’impresa La differenza più marcata tra le aziende con più di 10 dipendenti rispetto alle più piccole sta nella frequenza delle risposte affermative in relazione all’elaborazione del “documento di valutazione dei rischi”.
29
Le imprese con più di 10 dipendenti, al 90%, hanno provveduto a redigere un “documento di valutazione”, mentre per le imprese più piccole il valore non supera il 50% (anche se la percentuale diventa decisamente più alta, se calcolata escludendo le NA). Figura 18 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprese con meno
di 10 dipendenti 42
% 47%
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13%
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50%
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Documento di Valutazionedei Rischi
Documento diAutocertificazione
Nessun documentoredatto
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Figura 19 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprese con più di
10 dipendenti
80%
40%
10%
10%
20%
10%
10%
40%
80%
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10%
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70%
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90%
Documento di Valutazionedei Rischi
Documento diAutocertificazione
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SI NO NON RISPONDE
30
Il documento di autocertificazione, invece, è preferito dalle PMI (da qui in poi le imprese con meno di 10 dipendenti) rispetto al documento di valutazione dei rischi, anche se le percentuali non sono statisticamente significative. L’unico dato “anomalo” che emerge da questo punto è il numero di mancate risposte tra le imprese più grandi (10%) alla prima domanda. Per legge, le aziende con più di 10 dipendenti sono obbligate alla redazione del documento. Si potrebbe quindi interpretare il dato come il frutto di un fraintendimento o di un’errata valutazione del numero di dipendenti che si è dichiarato, includendo anche coloro che in realtà sono soltanto collaboratori familiari senza vincolo di subordinazione. Se così non fosse, vi sarebbe qualche impresa non in regola con il decreto.
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Le risposte delle imprese costituite prima del 1996 (Imprese A) ricalcano una distribuzione pressoché simile a quella generale, con percentuali che variano in misura piuttosto limitata. Tra di loro, invece, i due gruppi di imprese A e B presentano alcune differenze. Le risposte affermative sia per il “documento di valutazione dei rischi” sia per il “documento di autocertificazione” sono maggiori per le Imprese B (più giovani) e le risposte mancanti sono sensibilmente inferiori in percentuale. Figura 20 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprese A
49% 53
%
7%
17%
15% 21
%
33%
32%
72%
0%
10%20%
30%40%
50%60%
70%80%
90%
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Nessun documento redatto
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Figura 21 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprese B
65%
65%
15%20
%
20% 25
%
15%
15%
60%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
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Disaggregazione per età dell’imprenditore Nella disaggregazione per età dell’imprenditore non si evidenziano particolari differenze rispetto alla distribuzione generale per “autocertificazione” e “documento di valutazione dei rischi”. Un dato differente emerge per la risposta “nessun documento redatto” nella quale gli imprenditori A dichiarano di non avere redatto nessun documento in una percentuale maggiore rispetto alle altre categorie: circa il 24% ha risposto affermativamente, mentre negli altri 2 gruppi la percentuale non supera l’8%. Figura 22 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprenditori A
47%
47%
24%
18% 24
%
18%
35%
29%
59%
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Figura 23 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprenditori B
56%
57%
8%
15%
11%
20%
30%
31%
72%
0%
10%
20%
30%
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50%
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Figura 24 «E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94?» - Imprenditori C\
47%
42%
5%
26%
16%
16%
26%
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79%
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10%
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30%
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50%
60%
70%
80%
90%
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Domanda: «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di valutazione?» Da questo quadro emerge che il “registro infortuni” è lo strumento più utilizzato in assoluto durante in processo di valutazione con una percentuale di circa il 53% di risposte affermative. Seguono “sopraluoghi nei reparti” e “certificazioni”.
33
Figura 25 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di valutazione?» - Analisi generale
35%
53%
21% 28
%
14%
40%
10%
44%
2%
19%
7%
28%
18% 31
%
13%
33%
12% 20
%
46%
40% 51
%
54%
55%
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%
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Disaggregazione per dimensione dell’impresa La distribuzione delle risposte tra le due classi di imprese è piuttosto differente. Le imprese più grandi registrano un maggior numero di risposte affermative e, quindi, un più ampio ventaglio di strumenti utilizzati rispetto alle imprese di minori dimensioni. Lo strumento esplicitato con maggiore frequenza per le prime sono i “sopralluoghi nei reparti”, seguiti dal “registro infortuni” e dalle “certificazioni”. Le seconde, invece, evidenziano il “registro infortuni” come modalità più ricorrente, con “sopralluoghi nei reparti” e “certificazioni” a seguire. Inoltre, le imprese più piccole evidenziano un elevato tasso di NA, che si attesta in media intorno al 50%. Escludendo le non risposte, le percentuali sono abbastanza simili a quelle del secondo gruppo di imprese (il registro infortuni è impiegato in ben l’88% dei casi) e gli strumenti utilizzati maggiormente risultano essere piuttosto simili.
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa La disaggregazione per anno di costituzione, in relazione agli strumenti utilizzati, non evidenzia differenze particolarmente significative, a parte la maggiore incidenza (80%) del “registro infortuni” tra le imprese di più vecchia costituzione rispetto alle imprese più giovani (59%).
34
Figura 26 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di valutazione?» - Imprese con meno di 10 dipendenti
31%
51%
19% 26
%
13%
37%
9%
40%
3%
19%
7%
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29%
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32%
12% 18
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Figura 27 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo
di valutazione?» - Imprese con più di 10 dipendenti
20%
80%
50%
50%
30%
70%
30%
90%
20%
10%
40%
20%
50%
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50%
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20%
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35
Figura 28 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di valutazione?» - Imprese A
41%
59%
26% 35
%
17%
44%
15%
52%
2%
21%
9%
31%
19%
32%
15%
35%
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%
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% 47% 51
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Figura 29 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo
di valutazione?» - Imprese B
30%
80%
25% 35
%
20%
55%
5%
55%
5%
35%
5%
40%
25%
50%
20%
55%
20% 30
%35%
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%
30%
25%
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25%
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Disaggregazione per età dell’imprenditore Il “registro infortuni” rimane lo strumento più utilizzato dai tre gruppi di imprenditori, mentre la “certificazione” è più frequente nel caso di imprenditori giovani rispetto ai “sopraluoghi nei reparti”. Le differenze, comunque, non sono particolarmente significative.
36
Figura 30 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo
di valutazione?» - Imprenditori A
29%
65%
18% 24
%
24%
47%
18%
35%
29%
29%
29% 41
%
12%
35%
18%
35%41
%
35%
53%
47%
35% 41
% 47%
47%
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SI NO NON RISPONDE
Figura 31 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo
di valutazione?» - Imprenditori B
44%
61%
33% 38
%
16%
46%
10%
56%
2%
15%
10%
28%
20%
38%
16%
41%
10% 20
%
41%
30% 39
% 43% 46%
38% 49
%
34%
79%
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SI NO NON RISPONDE
37
Figura 32 «Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di valutazione?» - Imprenditori C
26%
63%
5%
21%
21%
42%
11%
47%
11%
47%
11%
47%
26%
26%
16%
42%
26%
21%26
%
26%
47% 53
%
53%
42% 47
%
26%
68%
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SI NO NON RISPONDE
Domanda:
«Metodi di valutazione»
La distribuzione generale delle risposte evidenzia la prevalenza degli interventi programmati rispetto a valutazioni stimolate in modo “esogeno” (“richieste altrui” o “eventi negativi”). Figura 33 «Metodi di valutazione» - Generale
13%
2%
40%
35% 40
%
15%
52% 57
%
44%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
La valutazione è avvenutaa fronte di una richiesta
altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventiprogrammati
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Disaggregazione per dimensione dell’impresa La voce “interventi programmati” è di gran lunga la più frequente per le imprese più grandi (60%), che in un ridotto numero di casi hanno reagito ad una richiesta altrui (10%) ma mai ad un evento negativo. Figura 34 «Metodi di valutazione» - Imprese con meno di 10 dipendenti
13%
3%
39%
34% 40
%
14%
53% 58
%
47%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
La valutazione è avvenutaa fronte di una richiesta
altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventiprogrammati
SI NO NON RISPONDE
Figura 35 «Metodi di valutazione» - Imprese con più di 10 dipendenti
10%
60%
50%
50%
30%
40%
50%
10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
La valutazione è avvenutaa fronte di una richiesta
altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventi programmati
SI NO NON RISPONDE
Le imprese più piccole, invece, registrano una frequenza relativamente inferiore di ricorso ad interventi programmati, ma comunque rilevante (39%), mentre
39
registrano un incidenza maggiore di reazione a stimoli esogeni (13% "richiesta altrui" e 3% "eventi negativi"). Ciò evidenzia, da una parte, che vi è una certa cultura della sicurezza e che è diffusa, mentre allo stesso tempo rende esplicito che soprattutto per le piccole imprese vi sono spazi di miglioramento.
Disaggregazione per età dell’imprenditore Gli imprenditori delle tre classi di età considerate tendono a rispondere in modo similare. Figura 36 «Metodi di valutazione» - Imprenditori A
12%
6%
41%47
%
41%
18%
41%
53%
41%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
La valutazione è avvenutaa fronte di una richiesta
altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventiprogrammati
SI NO NON RISPONDE
Figura 37 «Metodi di valutazione» - Imprenditori B
16%
3%
54%
43% 49
%
13%
41% 48
%
33%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
La valutazione èavvenuta a fronte di una
richiesta altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventiprogrammati
SI NO NON RISPONDE
40
Figura 38 «Metodi di valutazione» - Imprenditori C
16%
26%
42%
58%
37%42
%
42%
37%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
La valutazione è avvenutaa fronte di una richiesta
altrui
Al verificarsi di eventinegativi
Con interventi programmati
SI NO NON RISPONDE
Si discosta da questo andamento, simile alla distribuzione generale, la classe relativa agli imprenditori più “anziani” (Imprenditori C), che a fronte di un valore nullo in relazione ad “eventi negativi”, mostrano un tasso di “interventi programmati” decisamente inferiore rispetto alle altre due classi.
Domanda:
«Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi?
-Materie prime, prodotti intermedi e di sintesi -Dispositivi di sicurezza macchine-impianti -Dispositivi di protezione collettiva -Dispositivi di protezione individuale -Nessuno»
L’elevato tasso di non risposte caratterizza in parte i risultati, ma permette comunque di potere constatare che i “dispositivi di protezione individuale” e i “dispositivi di sicurezza macchine-impianti” sono gli elementi principali presi in considerazione per la valutazione dei rischi. Inoltre, essendo la risposta “nessuno” marginale (3%), si può comunque ritenere che nella maggior parte dei casi il processo di valutazione avvenga in modo strutturato.
41
Figura 39 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» - Analisi generale
34%
47%
40% 47
%
3%
14%
10%
10%
7%
19%
52%
43% 50
%
46%
78%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa In questo raffronto emerge un elevato numero di mancate risposte tra le imprese più piccole. Probabilmente, questo dato è dovuto alla scarsa conoscenza da parte dei titolari della composizione e redazione del contenuto dei documenti sulla valutazione dei rischi. Se non si dovesse tenere in considerazione l’elevato numero di NA che caratterizza le imprese di minori dimensioni, la distribuzione dei risultati sarebbe abbastanza simile tra le PMI e le imprese più grandi. Prescindendo, invece, da questo tipo di valutazione, emerge che tutte le aziende più grandi adottano “misure di sicurezza collettive” mentre le PMI privilegiano quelle individuali. In generale, inoltre, il processo di valutazione delle imprese di maggiori dimensioni appare più ampio e strutturato, sia per l’articolazione (gli elementi multipli ricorrono in un numero elevato di casi) sia per l’assenza di casi in cui non sia stato valutato nessun elemento.
42
Figura 40 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» - Imprese con meno di 10 dipendenti
32%
43%
35%
44%
3%
13%
10%
10%
6%
18%
55%
47% 54
%
50%
78%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 41 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» -
Imprese con più di 10 dipendenti
60%
90%
100%
80%
30%
10%
20%
30%
10%
70%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa I valori sono abbastanza omogenei all’interno delle due distribuzioni. Questo vuol dire che i due gruppi imprese hanno preso in considerazione gli stessi elementi nella valutazione dei rischi ma anche che l’età dell’azienda non è una dimensione particolarmente discriminante per potere valutare la domanda in questione.
43
Figura 42 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» - Imprese A
40%
53%
51% 57
%
15%
12%
10%
6%
25%
46%
35% 40
%
37%
75%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 43 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» -
Imprese B
35%
55%
50%
60%
20%25
%
15%
10%
10%
20%
40%
30%
40%
30%
60%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Osservando le percentuali emerge che, durante la valutazione, i dispositivi di protezione individuali sono preferiti a quelli di protezione collettiva e ai dispositivi di sicurezza macchine-impianti. Materie prime e prodotti intermedi di sintesi sono i più trascurati.
44
L’unico valore che merita attenzione è il 20% delle imprese del gruppo B in cui nessuno degli elementi sopraccitati è stato preso in considerazione.
Disaggregazione per età dell’imprenditore La disaggregazione per età evidenzia una maggiore frequenza di risposte positive per la fascia di età centrale (Imprenditori B) rispetto alle altre, caratterizzandola più favorevolmente rispetto al processo di valutazione dei rischi. Questa differenza, però, anche se abbastanza univoca, non configura differenze sostanzialmente rilevanti. Figura 44 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» -
Imprenditori A
41%
41%
35%
53%
6%
18%
12%
6%
18%
41% 47
%
65%
41%
76%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
45
Figura 45 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» - Imprenditori B
43%
59%
52% 56
%
2%
15%
11%
10%
10%
23%
43%
30%
38%
34%
75%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 46 «Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi…» -
Imprenditori C
37%
47%
42%
63%
5%
26%
21% 26
%
26%
37%
32%
32% 37
%
68%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Materie prime,prodotti intermedi
e di sintesi
Dispositivi disicurezza
macchine-impianti
Dispositivi diprotezionecollettiva
Dispositivi diprotezioneindividuale
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Domanda:
«Il documento finale del processo di valutazione comprende:
-Descrizione del ciclo produttivo e la planimetria dei reparti -Indicazione e specificazione dei criteri seguiti
46
-Individuazione e valutazione dei rischi -Individuazione dei lavoratori esposti -Individuazione delle misure preventive e protettive -Nessuno»
Per la maggior parte delle aziende il documento finale di valutazione del rischio comprende l’individuazione e la valutazione del rischio e l’individuazione dei lavoratori esposti, mentre vi è un 4% degli intervistati che dichiara di non prendere in considerazione nessuno degli elementi proposti. Se si escludono le mancate risposte (NA) le percentuali di risposte positive ottenute sono piuttosto elevate. Figura 47 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Generale
38%
37%
52%
36%
51%
4%
13%
14%
6%
12%
6%
21%
48%
48%
43%
52%
43%
75%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivoe la planimetria
dei reparti
Indicazione especificazione
dei criteriseguiti
Individuazionee valutazione
dei rischi
Individuazionedei lavoratori
esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa La disaggregazione per dimensione evidenzia come le mancate risposte siano quasi del tutto attribuibili alle imprese di dimensioni minori che, essendo in valore assoluto più numerose, trascinano verso l’alto la media generale dei valori. Similmente, si può notare come tutti i valori “nessuno” si concentrino sulle PMI. Se si prescinde dalle mancate risposte e dai “nessuno”, le due distribuzioni sono abbastanza simili.
47
Figura 48 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprese con meno di 10 dipendenti
34%
34%
48%
32%
47%
4%
13%
13%
5%
12%
7%
21%
53%
53%
47%
56%
47%
75%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivo ela planimetria dei
reparti
Indicazione especificazione dei
criteri seguiti
Individuazione evalutazione dei
rischi
Individuazione deilavoratori esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 49 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprese con più di 10
dipendenti
80%
70%
90%
80%
100%
20%
30%
10%
10%
20%
10%
80%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivo ela planimetria dei
reparti
Indicazione especificazione dei
criteri seguiti
Individuazione evalutazione dei
rischi
Individuazione deilavoratori esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa
Nella disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa, come anche in quella precedente, le risposte NA marcano in modo piuttosto netto le due
48
distribuzioni. In questo caso, le imprese più vecchi evidenziano un maggior numero di mancate risposte. Al di là della percentuale di risposte non disponibili, le distribuzioni presentano andamenti piuttosto similari. Non ingannino, quindi, le percentuali leggermente superiori di risposte affermative nel gruppo di imprese B. Figura 50 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprese A
41%
42%
57%
37%
56%
4%
16%
15%
7%
15%
7%
23%
43%
43%
36%
48%
37%
73%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivoe la planimetria
dei reparti
Indicazione especificazione
dei criteriseguiti
Individuazionee valutazione
dei rischi
Individuazionedei lavoratori
esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 51 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprese B
55%
50%
70%
60%
70%
10%
20% 25
%
5%
10%
10%
30%
25%
25%
25% 30
%
20%
60%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Descrizione delciclo produttivoe la planimetria
dei reparti
Indicazione especificazione
dei criteriseguiti
Individuazionee valutazione
dei rischi
Individuazionedei lavoratori
esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
49
Disaggregazione per età dell’imprenditore Analizzando le risposte rispetto all’età dell’imprenditore, emerge come i più giovani presentino valori mediamente più bassi per tutte le risposte.
Figura 52 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprenditori A 29
%
29%
53%
35%
59%
24% 29
%
6%
18%
6%
35%
47%
41%
41% 47
%
35%
65%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivoe la planimetria
dei reparti
Indicazione especificazione
dei criteri seguiti
Individuazione evalutazione dei
rischi
Individuazionedei lavoratori
esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Figura 53 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprenditori B
48%
46%
59%
41%
57%
3%
13%
15%
7%
13%
8%
26%
39%
39%
34%
46%
34%
70%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivo ela planimetria dei
reparti
Indicazione especificazione
dei criteri seguiti
Individuazione evalutazione dei
rischi
Individuazionedei lavoratori
esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
50
La classe centrale (Imprenditori B), invece, presenta frequenze di risposte positive più elevate, mentre gli imprenditori più anziani, si posizionano in una fascia intermedia tra le altre due, un po’ spostato verso il caso migliore.
Figura 54 «Il documento finale del processo di valutazione comprende…» - Imprenditori C 42
%
42%
53%
37%
47%
16%
16%
11%
11% 16
%
11% 16
%
42% 47
%
37%
47%
42%
68%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Descrizione delciclo produttivo ela planimetria dei
reparti
Indicazione especificazione dei
criteri seguiti
Individuazione evalutazione dei
rischi
Individuazione deilavoratori esposti
Individuazionedelle misurepreventive e
protettive
Nessuno
SI NO NON RISPONDE
Domanda:
«Chi ha partecipato alla stesura del programma (sia esso contenuto o meno
nell'eventuale documento di valutazione dei rischi) degli interventi migliorativi
da attuare?»
In generale, alla stesura del programma degli interventi migliorativi da attuare partecipa sempre e comunque il datore di lavoro che infatti ottiene la percentuale più elevata (61%). In ordine di rilevanza, in seconda posizione (41%) si trovano i consulenti esterni, che distanziano notevolmente i Responsabili Servizio Protezione e Prevenzione (R.S.P.P.).
51
Figura 55 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da attuare?» - Generale
61%
31%
14%
25%
41%
6%
25%
1%4%
16%
30%
20%
14%
30%
24%
21%
35%
53% 56%
56%
44%
64%
52%
78%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa In relazione alla disaggregazione per dimensione aziendale dei dati, si può notare un comportamento nettamente distinto tra le due categorie di aziende. Le imprese di maggiore dimensione mostrano un processo di definizione dei miglioramenti che coinvolge sempre il datore di lavoro ed è più distribuito rispetto alle piccole imprese in cui traspare un certo processo di delega da parte dell’imprenditore, che non è sempre coinvolto (58%). Nelle imprese più grandi, dopo il datore di lavoro, le figure più coinvolte nei miglioramenti sono i lavoratori (75%), seguiti dal R.S.L. (Responsabile Sicurezza Lavori) e dai dirigenti (entrambi nel 70% dei casi). I consulenti esterni, al contrario, sono giocano un ruolo piuttosto marginale. Figura 56 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprese con meno di 10 dipendenti
58%
28%
11%
22%
39%
4%
21%
1%4%
16%
29%
20%
13%
31%
24%
22%
38%
56% 59
%
58%
48%
65%
55%
78%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
52
Figura 57 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da attuare?» - Imprese con più di 10 dipendenti
100%
60%
50%
70%
20%
70% 75
%
20%
40%
20%
30%
20%
20%
20%
20%
10%
30%
20%
10%
30%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
Al contrario, nelle PMI i consulenti esterni sono il ruolo più coinvolto, seguiti dal R.S.P.P. e dal R.S.L., rinforzando la conclusione di una certa delega o deresposabilizzazione in proposito. Inoltre, nelle PMI le risposte negative superano quelle affermative nel caso del “medico competente”, dei “dirigenti” e dei “lavoratori”. Il contrario avviene invece per le grandi imprese.
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa La disaggregazione per anno di costituzione fa emergere un dato relativo alla partecipazione dei lavoratori alla stesura del programma. Questi dovrebbero essere in teoria resi partecipi della stesura degli interventi migliorativi che li riguardano da vicino. Ma, mentre nel primo gruppo di imprese circa il 23% li ha presi in considerazione nella stesura del programma, la percentuale sale al 40% per le imprese di più recente costituzione. Figura 58 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprese A
68%
32%
16%
32%
47%
5%
23%
5%
19%
37%
20%
16%
32%
28%
26%
27%
49%
47%
48%
37%
63%
48%
74%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
53
Figura 59 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprese B
75%
55%
25%
20%
50%
15%
40%
5%5%
25%
35% 40
%
25%
55%
35%
30%
20%
20%
40%
40%
25% 30
%
25%
65%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore In generale, per tutti e tre i gruppi di imprese, alla stesura del programma degli interventi migliorativi da attuare, partecipa, nella maggior parte dei casi, il datore di lavoro. Un dato importante che emerge è ancora una volta la partecipazione dei lavoratori alla stesura del programma. Se infatti gli imprenditori dei primi due gruppi le risposte affermative superano quelle negative, lo stesso non si può dire per quelli del gruppo C. Ciò potrebbe indurre a concludere che l’età dell’imprenditore risulti essere una variabile che influenza negativamente il livello di partecipazione dei lavoratori alla stesura del programma degli interventi migliorativi da attuare. Figura 60 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprenditori A
65%
18%
18% 24
%
35%
6%
29%
6%
24% 29
%
24%
18%
29%
24%
35%
29%
59%
53%
53%
47%
65%
47%
65%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
54
Anche in questo caso, gli imprenditori appartenenti alla fascia centrale appaiono generalmente i più “virtuosi”, con un coinvolgimento più distribuito e maggiormente pronunciato. Figura 61 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprenditori B 69
%
36%
16%
26%
48%
7%
31%
2%5%
20%
36%
23%
16%
36%
26%
25%
26%
44% 48
% 51%
36%
57%
43%
74%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
Figura 62 «Chi ha partecipato alla stesura del programma degli interventi migliorativi da
attuare?» - Imprenditori C
79%
42%
16%
26%
47%
11%16
%
42%
32%
21%
47%
42%
21%
21%
42%
42%
42%
32%
53%
47%
79%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Datore dilavoro
R.S.P.P. Medicocompetente
R.S.L. Consulentiesterni
Dirigenti Lavoratori Non esisteprogramma
SI NO NON RISPONDE
4.2. Il sistema di prevenzione
Domanda:
«É stato Formalmente (se la risposta ad entrambi è no passare alla parte 3) - Organizzato il servizio protezione e prevenzione aziendale? - Designato il responsabile del servizio protezione e prevenzione
aziendale?»
55
Per quanto riguarda l’organizzazione del servizio protezione e prevenzione aziendale (S.P.P.), abbiamo dei risultati anomali. La percentuale di risposte positive supera quelle negative in tutte e due le domande, ma singolarmente il numero di risposte positive nella seconda domanda superano quelle della prima. Probabilmente alcuni compilatori, non conoscendo a fondo le disposizioni della legge 626, hanno male interpretato la domanda considerando solo il caso in cui il servizio è organizzato internamente. I datori di lavoro, infatti, hanno l’obbligo di istituire internamente il Servizio Prevenzione e Protezione (S.P.P), solo in determinati casi (art. 8 comma 5); al dì fuori di questi, essi hanno la facoltà di fare ricorso a competenze esterne, oppure di svolgere direttamente i compiti del Servizio. Figura 63 «È stato formalmente…» - Generale
41%
55%
22%
13%
37%
32%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Mentre per le imprese con più di 10 dipendenti in entrambi i casi il valore delle risposte affermative è il 100%, nelle imprese più piccole il servizio protezione e prevenzione aziendale è ritenuto formalizzato in una percentuale minore di casi. Anche con questo tipo di disaggregazione, inoltre, le risposte affermative nella prima domanda superano quelle della seconda. Si può quindi affermare verosimilmente che siano state le PMI ad ingenerare questa stessa discrasia riscontata a livello generale.
56
Figura 64 «È stato formalmente…» - Imprese con meno di 10 dipendenti
37%
51%
24%
15%
39%
34%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Figura 65 «È stato formalmente…» - Imprese con più di 10 dipendenti
100%
100%
0% 0%0% 0%0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Analizzando la distribuzione delle risposte per anno di costituzione si può constatare come le imprese di più recente costituzione nella maggior parte dei casi abbiano organizzato il S.P.P. aziendale e designato un responsabile. Per quanto riguarda le imprese nate prima del 1996, invece, si presenta di nuovo il valore di risposte positive più numerose nella seconda domanda. Questo anche perché le imprese più “vecchie” sono, nella maggior parte dei casi, anche le più piccole.
57
Figura 66 «È stato formalmente…» - Imprese A
44%
62%
27%
15%
28%
23%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Figura 67 «È stato formalmente…» - Imprese B
75%
70%
15%
15%
10% 15
%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore In primo luogo possiamo notare che, per quanto riguarda l’organizzazione del servizio protezione e prevenzione aziendale, i risultati sono abbastanza omogenei. Interessante, invece, è analizzare il valore di risposte positive nella seconda domanda. Infatti sembra che solo il gruppo di imprenditori A sia consapevole del fatto che istituire il S.P.P, è obbligatorio in certe circostanze. Il valore di SI infatti aumenta nei gruppi B e C. Addirittura, le imprese con imprenditore “over 60” hanno tutte designato il S.P.P. (non considerando i casi NA). Quindi la domanda e il dettato della legge sono stati molto probabilmente fraintesi dai compilatori.
58
Anche nel secondo gruppo di imprese, però, il valore di risposte affermative nella seconda domanda supera quello della prima. Figura 68 «È stato formalmente…» - Imprenditori A
53%
47%
35%
29%
12%
24%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Figura 69 «È stato formalmente…» - Imprenditori B
46%
62%
26%
16%
28%
21%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
59
Figura 70 «È stato formalmente…» - Imprenditori C
47%
79%
21%
0%
32%
21%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Organizzato il servizio protezionee prevenzione aziendale?
Designato il responsabile delservizio protezione e prevenzione
aziendale?
SI NO NON RISPONDE
Domanda:
«In che forma é stato designato il responsabile SPP?»
E’ il datore di lavoro che, nella maggior parte dei casi, è nominato come responsabile del servizio. In ordine di rilevanza poi seguono un interno e, infine, un consulente esterno. La disaggregazione dei risultati fornisce però risultati diversi. Figura 71 «In che forma è stato designato il responsabile SPP?» - Generale
27%
8%
44%
10%
19%
6%
63%
73%
50%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Interno Consulente esterno Datore di lavoro stesso
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa In base alla disaggregazione per dimensione, emerge che le imprese con più di 10
60
dipendenti si rivolgono, in prevalenza, all’interno dell’azienda, mentre questo non avviene per le PMI. Ma, se escludiamo dall’analisi l’alto tasso di non risposte, si può constatare che 2/3 delle imprese del secondo gruppo si rivolgono ad un consulente esterno, mentre per quelle del primo gruppo questo avviene solo in poco più del 25% dei casi. Anche per queste domande vale l’osservazione fatta nella domanda relativa agli interventi migliorativi e cioè, che le imprese con più dipendenti, nella maggior parte dei casi, possiedono probabilmente già al proprio interno personale da impiegare come responsabile SPP. Figura 72 «In che forma è stato designato il responsabile SPP?» - Imprese con meno di 10
dipendenti
24%
7%
43%
10%
20%
6%
66%
73%
51%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Interno Consulente esterno Datore di lavoro stesso
SI NO NON RISPONDE
Figura 73 «In che forma è stato designato il responsabile SPP?» - Imprese con più di 10 dipendenti
60%
20%
50%
10%
10%
10%
30%
70%
40%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Interno Consulente esterno Datore di lavoro stesso
SI NO NON RISPONDE
61
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Per quanto concerne la forma in cui è stato designato il responsabile del servizio protezione e prevenzione, il dato più significativo che emerge è che, da circa il 50% delle imprese B (se prendiamo in considerazione solo le risposte effettive), viene utilizzato un consulente esterno, mentre nel gruppo A solo un 20% circa delle imprese ne fa uso. Figura 74 «In che forma è stato designato il responsabile SPP?» - Imprese A
28%
7%
52%
11%
23%
6%
60%
69%
42%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Interno Consulente esterno Datore di lavoro stesso
SI NO NON RISPONDE
Figura 75 «In che forma è stato designato il responsabile SPP?» - Imprese B
40%
20%
45%
20%
20%
15%
40%
60%
40%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Interno Consulente esterno Datore di lavoro stesso
SI NO NON RISPONDE
62
Quindi si può supporre che le imprese più “giovani” preferiscano, più di quelle nate prima del 1996, affidarsi ad un esterno, anche perché la figura del consulente esterno è di più recente istituzione. Non vi sono invece grosse differenze per quanto riguarda le altre tipologie di designazione del responsabile dell’S.P.P. relativamente alla disaggregazione per età dell’imprenditore. I risultati infatti, sono abbastanza omogenei e simili all’analisi generale. I relativi grafici, pertanto, non sono stati inseriti.
Domanda:
«Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del
D.Lgs 626?»
L’entrata in vigore del D.Lgs. 626/94 ha apportato non solo modifiche ai dispositivi antincendio, emergenza ed evacuazione, ma ha anche incrementato l’attenzione di dirigenti e lavoratori nel campo della sicurezza, per quasi l’80% delle aziende che hanno risposto al questionario. Per quanto riguarda invece la “sostituzione di materiali pericolosi” e le “protezioni alle macchine”, il dato invece è senz’altro condizionato dalla natura commerciale delle imprese del campione e dall’elevata specificità di queste misure. Figura 76 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Analisi generale
22% 31
%
44%
39%
11%
5%
22%
15%
9% 10%
28%
14%
56%
54%
47% 52
% 61%
81%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Pro
tezi
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Pro
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SI NO NON RISPONDE
63
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Anche in questo caso le percentuali tra i due gruppi sono abbastanza simili, escludendo gli NA che, nel gruppo delle imprese con meno di 10 dipendenti, pesano parecchio. Per il resto, a parte il caso anomalo emerso nelle “protezioni macchine” (in cui la percentuale di risposte positive nelle PMI supera quella delle grandi imprese) dopo l'entrata in vigore nella legge le varie aziende si sono adeguate in tutti i campi. Figura 77 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprese con meno di 10 dipendenti
21% 26
%
41%
35%
11%
5%
20%
16%
8% 9%
25%
15%
59%
58%
51% 55
% 64%
80%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Pro
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acch
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li
Dis
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antin
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Sos
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suna
SI NO NON RISPONDE
Figura 78 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprese con più di 10 dipendenti
40%
90%
80%
80%
10%
50%
20%
10%
60%
10%
10%
10%
10%
30%
90%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
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tezi
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Pro
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SI NO NON RISPONDE
64
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa
Analizzando la distribuzione per anno di costituzione si nota come le imprese B, nate dopo l’applicazione della legge 626, abbiano fatto un diffuso ricorso a interventi di adeguamento degli impianti, dal momento che questi sarebbero dovuti già essere a norma prima dell’inizio dell’attività. Il dato è rinforzato dal 35% di risposte negative alla voce “nessuna”. Figura 79 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprese A
27% 38
% 48%
43%
11%
7%
23%
17%
10%
10%
31%
14%
49%
44%
42% 47
% 58%
79%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Pro
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SI NO NON RISPONDE
Figura 80 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprese B
25%
40%
70%
55%
15%
40%
25%
15% 20
%
50%
35%
35%
35%
15% 25
% 35%
65%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Pro
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65
Disaggregazione per età dell’imprenditore
Le risposte presentano una distribuzione piuttosto omogenea nella disaggregazione. Figura 81 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprenditori A
24% 29
% 35%
29%
24%
6%
35%
18% 24
%
24% 29
%
18%
41% 53
%
41% 47
%
47%
76%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Pro
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SI NO NON RISPONDE
Figura 82 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs
626/94?» - Imprenditori B
30% 39
%
54%
51%
15%
3%
23%
16%
7% 7%
31%
16%
48%
44%
39% 43% 54
%
80%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
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SI NO NON RISPONDE
66
Figura 83 «Quali modifiche ha comportato per la sua azienda l'entrata in vigore del D.Lgs 626/94?» - Imprenditori C
21% 32
%
47%
42%
16%
32%
26%
16%
16%
47%
21%
47%
42%
37% 42
% 53% 63
%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
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SI NO NON RISPONDE
4.3. L’informazione
L’informazione è il concetto probabilmente più semplice da comprendere e a cui adeguarsi e quindi è stato quello recepito in maniera più chiara dai destinatari del decreto.
Domanda:
«È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale?»
Una rilevante parte delle imprese intervistate informa i propri lavoratori in merito ai rischi dell’impresa e alle misure preventive da adottare. La distribuzione delle risposte avvantaggia l’informazione in merito ai rischi dell’impresa rispetto alle misure di prevenzione, con un’incidenza maggiore sia per le risposte affermative sia per le risposte parziali. Se non si considerano i valori NA, emerge che nove aziende su dieci informano i propri lavoratori sui rischi dell’impresa e sulle misure di prevenzione da adottare. In particolare, l’83% informa sui rischi dell’impresa e il 78% sulle misure di protezione da adottare.
67
Figura 84 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale…» - Generale
60%
54%
5% 6%6% 10%
29%
30%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Sui rischi dell'impresa Sulle misure di prevenzione adottate
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Se disaggreghiamo per numero di dipendenti, scopriamo come le imprese più grandi abbiamo sempre risposto affermativamente alla domanda relativa all’informazione sui rischi d’impresa. L’informazione generale sui rischi d’impresa, quindi, è stata data ai lavoratori in maniera massiccia, mentre, per quanto riguarda le “misure di prevenzione”, vi è una percentuale di risposte che rivelano che tale informazione è stata data solo parzialmente. Da notare anche l’alto numero di NA raccolto nelle imprese con meno di 10 dipendenti (quasi 1/3), dato che non troviamo invece nell’altro gruppo di imprese. Figura 85 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale…» - Imprese con meno di 10
dipendenti
60%
54%
5% 6%6% 10%
29%
30%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Sui rischi dell'impresa Sulle misure di prevenzione adottate
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
68
Figura 86 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale…» - Imprese con più di 10 dipendenti
100%
80%
20%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Sui rischi dell'impresa Sulle misure di prevenzione adottate
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Anche questa analisi conferma come l’informazione sia stato uno degli elementi colti più a fondo della normativa, senza evidenziare differenze che sia rimarchevoli. I dati sono del tutto omogenei e simili anche nella disaggregazione per età dell’imprenditore, la cui analisi, per questo motivo, è stata tralasciata. Figura 87 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale…» - Imprese A
69%
63%
5% 5%5%
11%
21%
21%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Sui rischi dell'impresa Sulle misure di prevenzione adottate
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
69
Figura 88 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale…» - Imprese B
60%
70%
20%
10%
5%
10%15
%
10%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Sui rischi dell'impresa Sulle misure di prevenzione adottate
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Domanda:
«È stata data a tutti l'informazione specifica?»
Anche per quanto riguarda l’informazione specifica si può affermare che le imprese abbiano accolto gli obblighi della legge 626. Le percentuali di risposte affermative, nella maggior parte dei casi, superano quelle delle risposte negative. Figura 89 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Generale
54%
48%
43%
27%
53%
7% 9% 9%
26%
9%
5% 3%
8%
2% 4%
34% 40
%
40% 45
%
34%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischispecifici delleattività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate
a fronte di talirischi
Sullepericolosità di
sostanze epreparati
Sulle procedureda eseguire in
emergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
70
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Da questa disaggregazione emerge che le grandi imprese danno per lo più risposte affermative a tutte le sottodomande mentre le risposte negative e le non risposte sono state date soprattutto dalle PMI. Figura 90 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprese con meno di 10
dipendenti 50
%
45%
41%
25%
50%
8% 9% 9%
25%
9%
5% 3%
7%
2%
4%
37% 42
%
43% 48
%
36%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischispecifici delleattività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate
a fronte di talirischi
Sulle pericolositàdi sostanze e
preparati
Sulle procedureda eseguire in
emergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Figura 91 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprese con più di 10
dipendenti
100,
00%
90,0
0%
70,0
0%
50,0
0%
90,0
0%
40,0
0%
20,0
0%
37% 42
%
43% 48
%
36%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
Sui rischispecifici delleattività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate
a fronte di talirischi
Sullepericolosità di
sostanze epreparati
Sulle procedureda eseguire in
emergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
71
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Anche in questo caso le risposte affermative superano, in quasi tutti i casi, di gran lunga quelle negative. Figura 92 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprese A
60%
53%
51%
32%
60%
7%
10%
10%
28%
9%
5%
2%
5%
1%
4%
27%
35%
35% 38
%
27%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischi specificidelle attività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate afronte di tali rischi
Sulle pericolosità disostanze epreparati
Sulle procedure daeseguire inemergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Figura 93 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprese B
65%
65%
45%
25%
70%
15%
15%
15%
40%
15%
5% 5%
20%
5%
10%15
%
15% 20
%
30%
5%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischi specificidelle attività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate afronte di tali rischi
Sulle pericolosità disostanze epreparati
Sulle procedure daeseguire inemergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
In questa disaggregazione si nota un’anomalia in relazione alla pericolosità di sostanze e preparati. Nelle imprese A, le risposte affermative superano solo del
72
4% quelle negative e addirittura, nelle imprese B, i NO superano i SI. Le imprese di più recente costituzione sembrano essere le meno propense quindi a fornire questo tipo di informazione.
Disaggregazione per età dell’imprenditore I dati sono abbastanza omogenei anche in questo caso. Figura 94 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprenditori A
65%
47%
47%
24%
59%
6%
12%
6%
35%
6%6% 6%
12%
6% 6%
24%
35%
35%
35%
29%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischi specif icidelle attività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate afronte di tali rischi
Sulle pericolosità disostanze epreparati
Sulle procedure daeseguire inemergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
Figura 95 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprenditori B
62%
57%
49%
39%
61%
11%
11%
11%
23%
13%
5% 3%
10%
2%
7%
21%
28% 30
%
36%
20%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischi specificidelle attività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate afronte di tali rischi
Sulle pericolosità disostanze epreparati
Sulle procedure daeseguire inemergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
73
Il dato relativo a “sostanze e preparati” è l’unico che presenta alcune differenze: nei gruppi di imprenditori A e B, le risposte negative superano quelle positive, mentre nel terzo gruppo solo il 10% ha risposto affermativamente alla domanda. Figura 96 «È stata data a tutti i lavoratori l'informazione specifica…» - Imprenditori C
58%
53%
47%
11%
58%
5%
11%
16%
53%
11%
5%
32%
37%
37%
37%
32%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Sui rischi specificidelle attività svolte
Sulle loroconseguenze
Sulle misureaziendali attuate afronte di tali rischi
Sulle pericolosità disostanze epreparati
Sulle procedure daeseguire inemergenza
SI NO IN PARTE NON RISPONDE
4.4. La formazione
Domanda:
«È stata fatta formazione a tutti i lavoratori?»
Il programma di formazione costituisce il momento di nascita professionale del lavoratore e consiste nel processo tramite il quale viene trasmesso l’uso delle attrezzature e delle procedure di lavoro, in modo che al lavoratore possano essere garantite le più basilari regole di sicurezza. L’analisi generale conferma il fatto che, al momento dell’assunzione, la maggior parte delle imprese avvia un processo di formazione. Per quanto concerne le altre domande, invece, un numero consistente di aziende ha preferito rispondere “in parte”; forse perché il processo di formazione successivo risulta essere più veloce o limitato rispetto a quello messo in atto al momento dell’assunzione.
74
Figura 97 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Generale
51%
29% 33
%
10%
27%
18%
3% 2% 4%
37% 42
% 45%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE IN PARTE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Questo tipo di disaggregazione fa emergere come la formazione sia effettuata al momento dell'assunzione più dalle grandi imprese (63%) che non dalle PMI (36%). Questo resta comunque il momento in cui sia le imprese grandi che le piccole preferiscono fare informazione. Emerge, infine, come la maggior parte delle non risposte provenga dalle piccole e medie imprese. Figura 98 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprese con meno di 10
dipendenti
36%
7%
16%19
%
30%
25%
45%
63%
59%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
75
Figura 99 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprese con più di 10 dipendenti
63%
43%
50%
38%
57%
50%
13%
13%
13%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Questo tipo di disaggregazione ci fornisce dati molto interessanti. Per esempio, si nota subito come le imprese B, in caso di “trasferimento di lavoratore o cambio di mansione”, preferiscano avviare un processo di formazione dello stesso, cosa che invece non fanno le imprese di tipo A. Nel caso di “cambiamento dei rischi”, invece, sono le imprese A a preferire un nuovo percorso di formazione, in percentuale leggermente maggiore. Per quanto riguarda la voce “assunzione”, invece, le imprese si comportano in maniera omogenea. Figura 100 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprese A
43%
9%
20%
20%
33%
26%
37%
58%
54%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
76
Figura 101 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprese B
45%
45%
15%
40%
40%
55%
15%
15%
30%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore E’ interessante notare, a riguardo, che le imprese con imprenditori “over 60” non attuino mai alcun processo di formazione in caso di trasferimento o cambio di mansione. Notiamo comunque che indipendentemente dall'età dell'imprenditore è sempre preferita la formazione in fase di assunzione. Per il resto i dati sono anche in questo caso sostanzialmente omogenei fra i due gruppi. Figura 102 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprenditori A
47%
6%
18%
29%
47%
47%
24%
47%
35%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
77
Figura 103 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprenditori B
39%
11%
21%
28%
34%
26%
33%
54%
52%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
Figura 104 «È avvenuta la formazione dei lavoratori in caso di…» - Imprenditori C
37%
5%
16%
47%
42%47
% 53%
53%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Assunzione Trasferimento/cambiomansione
Cambiamento dei rischi
SI NO NON RISPONDE
Domanda: «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i
lavoratori?»
Il materiale informativo è il metodo preferito e più utilizzato dalle imprese del nostro sondaggio per il processo di formazione. Esso può essere reperito, dai datori di lavoro, presso associazioni di categoria e Camera di Commercio. I corsi interni sono anche abbastanza utilizzati, meno invece singoli seminari, eseguiti periodicamente, ed esercitazioni pratiche. In relazione a questo quesito, se disaggreghiamo per numero di dipendenti, otteniamo risultati più interessanti ed articolati che ora commentiamo.
78
Figura 105 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori?» - Generale
30%
11%
36%
15%
25% 31
%
17%
27%
45%
58%
48%
58%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa
Osservando i dati di questa macrodomanda, l’alto numero di NA incide pesantemente sui risultati del primo gruppo di imprese, in quanto in media raggiunge più del 50%. Escludendo le non risposte, tuttavia, i dati sono abbastanza omogenei in entrambi i gruppi. Di certo però si può mettere in evidenza come le imprese più grandi utilizzino di più i corsi interni rispetto alle PMI. Le risposte a queste domande danno l’idea che le informazioni per la formazione del personale vengano fornite con spiegazioni orali al momento dell’assunzione e con materiale informativo da consultare “in proprio” dal dipendente. Figura 106 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» -
Imprese con meno di 10 dipendenti
28%
10%
34%
14%
23% 29
%
16%
25%
49%
60%
51%
61%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
79
Figura 107 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» -
Imprese con più di 10 dipendenti
60%
20%
60%
30%
40%
50%
30%
50%
30%
10%
20%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Lo strumento più utilizzato, per la formazione, risulta essere per entrambi i gruppi il materiale informativo, che i datori di lavoro possono reperire presso le associazioni di categoria e la Camera di Commercio. Sicuramente tale scelta risulta essere la più economica di tutte. Seguono corsi interni, esercitazioni pratiche e seminari eseguiti periodicamente. Figura 108 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» -
Imprese A
20%
14%
41%
20%26
%
35%
17%
27%
54%
52%
42%
53%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
80
Figura 109 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» - Imprese B
35%
10%
55%
10%
40%
50%
30%
55%
25%
40%
15%
35%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore Lo strumento più utilizzato per la formazione, anche con questo tipo di disaggregazione risulta essere il “materiale informativo”. Ma dalle imprese del gruppo C sono molto utilizzati, come strumento di formazione, anche i “corsi interni”. La percentuale di risposte affermative, infatti, raggiunge in questo caso quella del materiale informativo. Negli altri 2 gruppi, invece, non supera il 30%. Si può affermare, a riguardo, che le aziende con imprenditori più anziani utilizzano ancora corsi interni. Figura 110 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» -
Imprenditori A
29%
18%
35%
24%29
% 35%
29%
41%
41% 47
%
35%
35%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
81
Figura 111 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» - Imprenditori B
30%
11%
43%
16%
33% 38
%
20%
30%
38%
51%
38%
54%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
Figura 112 «Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori» -
Imprenditori C
42%
11%
42%
16%
26%
42%
16%
42%
32%
47%
42%
42%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Corsi interni Singoli seminarieseguiti
periodicamente
Attraverso ladistribuzione di
materialeinformativo
Esercitazionipratiche
SI NO NON RISPONDE
4.5. Le procedure di sicurezza
L’applicazione delle procedure di sicurezza, analogamente a quanto visto per la valutazione del rischio, è una di quelle aree del sondaggio in cui si sono rilevati maggiori problemi per le aziende nell’ottica dell’adeguamento al decreto. Domanda:
«Sono previste specifiche procedure per:
82
- Acquisti di attrezzature, sostanze chimiche e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)?
- Analisi infortuni e malattie professionali?» I dati generali mettono soltanto in evidenza che poche imprese hanno previsto specifiche procedure per “acquisti di attrezzature, sostanze chimiche e dispositivi di protezione individuale” e ancora di meno per “l’analisi infortuni e malattie professionali”. Figura 113 «Sono previste specifiche procedure per…» - Generale
21%
13%
44%
48%
35% 39
%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
Acquisti di attrezzature, sostanzechimiche e DPI (Dispositivi di
Pretezione Individuale)
Analisi infortuni e malattie professionali
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Se disaggreghiamo per numero di dipendenti, ed escludiamo le non riposte invece, scopriamo che “procedure per analisi infortuni e malattie professionali” non sono previste in circa i ¾ delle imprese analizzate, ed il dato è simile in entrambi i gruppi di imprese. Da notare invece è come, nel 60% delle imprese più grandi, sia prevista una procedura per “acquisti di attrezzature, sostanze chimiche e dispositivi di protezione individuale” mentre nel gruppo di imprese più piccole la percentuale scende, non superando il 30%. Questa inversione di tendenza si può forse spiegare ricordando che le imprese del secondo gruppo essendo più grandi, hanno probabilmente maggiori risorse finanziarie da dedicare a questo scopo. Le altre due disaggregazioni, infine, non hanno portato risultati diversi da quelli generali e quindi i grafici non sono stati inseriti.
83
Figura 114 «Sono previste specifiche procedure per…» - Imprese con meno di 10 dipendenti
29%
20%
71%
80%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Acquisti di attrezzature, sostanzechimiche e DPI (Dispositivi di Pretezione
Individuale)
Analisi infortuni e malattie professionali
SI NO
Figura 115 «Sono previste specifiche procedure per…» - Imprese con più di 10 dipendenti
60,0
0%
25,0
0%
40,0
0%
75,0
0%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Acquisti di attrezzature, sostanzechimiche e DPI (Dispositivi di Pretezione
Individuale)
Analisi infortuni e malattie professionali
SI NO
Domanda:
«Esistono specifici piani di sicurezza?»
I dati generali evidenziano la presenza di piani specifici di sicurezza, le risposte affermative infatti superano in tutti i casi le risposte negative e questa tendenza è confermata in tutte le disaggregazioni successive.
84
Figura 116 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Generale
44%
33%
43%
18% 22
%
17%
37%
45%
40%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa Sia per le grandi che per le piccole aziende, esistono specifici piani di sicurezza di cui si è già parlato in precedenza. La differenza sostanziale è che, nelle grandi imprese, i piani per la prevenzione degli incendi, per l'evacuazione dei lavoratori e per il primo soccorso, sono tutti allo stesso tempo garantiti in quasi il 90% dei casi; nelle piccole imprese, invece, ciò avviene solo in circa il 60% delle volte. Figura 117 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprese più di dieci dipendenti
40%
28%
40%
20% 23
%
18%
41%
48%
42%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
85
Figura 118 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprese più di dieci dipendenti
100%
80%
80%
10%
10%
10%
10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per anno di costituzione dell’impresa Relativamente a questa disaggregazione, si nota solo una percentuale maggiore di risposte affermative per le aziende del gruppo B. Questo potrebbe avvalorare l’ipotesi che le imprese più giovani sono più impegnate nel campo dei piani di sicurezza specifici. Figura 119 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprese A
49%
32%
48%
20%
27%
19%
31%
41%
33%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
86
Figura 120 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprese B
60%
55%
55%
25%
20% 25
%
15%
25%
20%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per età dell’imprenditore I dati sono piuttosto omogenei anche in questo caso. Da notare, solo, una percentuale di risposte affermative decrescente dal primo al terzo gruppo, relativamente alle domande sull’ “evacuazione dei lavoratori” e sul “primo soccorso”. Altro dato che emerge dall’analisi è il più elevato numero di non risposte da parte degli imprenditori più anziani. Figura 121 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprenditori A
47%
41%
53%
29%
29%
24%
24%
29%
24%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
87
Figura 122 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprenditori B
54%
34%
48%
23% 28
%
23%
23%
38%
30%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
Figura 123 «Esistono specifici piani di sicurezza per…» - Imprenditori C
42%
26%
47%
16%
26%
16%
42% 47
%
37%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
La prevenzione di incendi L'evacuazione deilavoratori
Il primo soccorso
SI NO NON RISPONDE
Domanda: «È stato elaborato il Piano di Emergenza ed Evacuazione (previsto dal Decreto Ministeriale 10/03/1998) nei criteri di valutazione del rischio di incendio?» Il Piano di Emergenza ed Evacuazione viene elaborato dalle aziende nel 60,71% dei casi (percentuale ottenuta senza tener conto delle risposte non disponibili), Queste percentuali riflettono, a grandi linee, i risultati ottenuti alla domanda “Esistono specifici piani di sicurezza?”, in virtù del fatto che i due argomenti
88
sono strettamente collegati. Il documento previsto dal Decreto Ministeriale 10/03/1998, infatti, impone che vengano definiti gli specifici piani di sicurezza di cui alla domanda precedente. Figura 4 «È stato elaborato il Piano di Emergenza ed Evacuazione nei criteri di valutazione del
rischio di incendio?» - Generale
40%
26%
33%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
SI NO NON RISPONDE
Disaggregazione per dimensione dell’impresa
Se disaggreghiamo per numero di dipendenti ed escludiamo le non risposte scopriamo che le imprese più grandi elaborano il piano di emergenza nell’80% dei casi, mentre le PMI in meno del 60%. Figura 124 «È stato elaborato il Piano di Emergenza ed Evacuazione nei criteri di valutazione del
rischio di incendio?» - Disaggregazione per dimensione d’impresa
58%
80%
42%
20%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Imprese con meno di 10dipendenti
Imprese con più di 10 dipendenti
SI NO
89
Domanda: «Esiste un certificato di prevenzione incendi della struttura?»
Anche in questo caso ci si trova di fronte ad una domanda che ha visto rispondere in modo molto diverso, piccole e grandi imprese. I dati che vengono qui di seguito esposti si riferiscono alle due categorie di azienda cui abbiamo sin ora fatto riferimento. Inoltre, poiché per le grandi aziende non vi erano casi di risposta non disponibile, affinché il confronto fosse più corretto, si è proceduto ad esporre il risultati relativi alla piccola impresa tenendo conto solo delle effettive risposte. Figura 125 «Esiste un certificato di prevenzione incendi nella struttura?» - Disaggregazione per
dimensione d’impresa
26,0
9%
100%
40,5
8%
33,3
3%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Imprese con meno di 10 dipendenti Imprese con più di 10 dipendenti
SI NO NON SOGGETTO
A questo punto, per rendere ancora più veritiero il confronto, è necessario calcolare la proporzione di piccole imprese che sono soggette e che sono in possesso di un “certificato di prevenzione incendi”. Prima di procedere, però, vorrei evidenziare che, il 33% che compare sotto la voce “non soggetto”, è un valore piuttosto inaspettato, visto che sono escluse dall'applicazione del decreto DPR 175/88 solo le seguenti categorie:
a) le installazioni militari e quelle delle forze di polizia; b) le fabbricazioni e il deposito separato di esplosivi, polveri e munizioni; c) le attività estrattive e altre attività minerarie; d) gli impianti nucleari e gli impianti di trattamento di sostanze e materiali radioattivi.
Il dubbio che vi sia molta disinformazione in merito è grande.
90
Figura 126 «Esiste un certificato di prevenzione incendi nella struttura?» - Disaggregazione piccole imprese che sono soggette
39%
61%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Imprese con meno di 10 dipendenti
SI NO
La differenza è enorme: il 100% delle grandi aziende (percentuale che ricordiamo essere effettiva) ha un certificato di prevenzione incendi, mentre solo il 39.13% delle piccole è in possesso del medesimo documento.
Domanda: «Esiste un piano sanitario ed è stato nominato il medico competente per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori?» Più del 60% delle imprese ha risposto affermativamente. Il risultato sembra abbastanza buono considerando che la nomina del medico competente non è sempre obbligatoria. Figura 127 «Esiste un piano sanitario ed è stato nominato il medico competente per la sorveglianza
sanitaria dei lavoratori?» - Generale
61%
39%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
SI NO
91
Disaggregazione per dimensione dell’impresa
Figura 128 «Esiste un piano sanitario ed è stato nominato il medico competente per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori?» - Disaggregazione per dimensione d’impresa
35%
80%
65%
20%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
Imprese con meno di 10dipendenti
Imprese con più di 10 dipendenti
SI NO
Procedendo in modo analogo alla precedente domanda (estrazione dei dati disaggregati, calcolo delle percentuali sulle sole risposte disponibili, confronto), si ottiene che solo il 35,06% delle piccole imprese possiede un piano sanitario ed ha, di conseguenza, nominato un medico competente, contro il 80% di quelle grandi. Un risultato che, tutto sommato, ci si aspettava, visto il fatto che spesso per molte piccole aziende non è prevista la sorveglianza sanitaria e pertanto il datore di lavoro non è tenuto a nominare il medico competente. Occorre ricordare che la normativa vigente (art. 16 comma 1 del D.lgs 626) prevede i casi in cui è effettuata la sorveglianza sanitaria, consistente in esami clinici, biologici e indagini diagnostiche. Là dove è prevista la sorveglianza, il datore di lavoro ha il compito di nominare un medico che se ne occupi personalmente. Gli altri tipi di disaggregazione non portano a risultati significativi e per questo i dati relativi sono stati omessi. Domanda: «Le sedi nelle quali si svolgono le attività lavorative hanno una dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico (Legge 46/90)?» La risposta è unanime: in quasi il 95% dei casi vi è la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico. Da questo punto di vista la normativa è stata perfettamente applicata.
92
Figura 129 «Le sedi nelle quali si svolgono le attività lavorative hanno una dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico?» - Generale
95%
5%
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
SI NO
Data l’alta concentrazione delle risposte in questa domanda, le disaggregazioni non forniscono informazioni rilevanti. Domanda: «Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?» Anche in questo caso è utile procedere con la disaggregazione per numero di dipendenti. I dati in tabella rappresentano le percentuali di aziende che si rivolgono ad un determinato ente per problemi sulla sicurezza. Figura 130 «Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?» - Generale
(esclusi NA)
0%
40%
20%
10%
30%
70%
30%
10%
10%
20%
20%
10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
OrganismoParitetico
ASL (AziendaSanitariaLocale)
INAIL Camera diCommercio
Associazioni diCategoria
ConsulenteEsterno
Imprese con meno di 10 dipendenti Imprese con più di 10 dipendenti
93
Come emerge dal grafico, gli enti a cui le aziende si rivolgono più spesso per qualsiasi tipo di problema in materia di sicurezza, sono associazioni di categoria e consulenti esterni. Ciò non è una novità, bensì un conferma di quanto già detto a riguardo della consulenza richiesta dalle aziende per la stesura del documento di valutazione. L’aiuto delle ASL è richiesto, invece, più dalle grandi aziende che dalle piccole. Disaggregando poi per “data di costituzione di impresa” non otteniamo nulla di significativo; mentre qualcosa appare, disaggregando per età dell’imprenditore.
Disaggregazione per età dell’imprenditore Ciò che emerge da questo tipo di disaggregazione, è come le imprese con imprenditori più giovani si rivolgano anche rivolgersi all’ASL (35%), oltre che alle associazioni di categoria e ai consulenti esterni. Figura 131 «Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?» -
Imprenditori A
6%
35%
29%
24%
53%
53%
35%
18% 24
%
24%
18%
6%
59%
47%
47% 53
%
29%
41%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
OrganismoParitetico
ASL (AziendaSanitariaLocale)
INAIL Camera diCommercio
Associazioni diCategoria
ConsulenteEsterno
SI NO NON RISPONDE
94
Figura 132 «Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?» - Imprenditori B
5%
26%
10%
8%
59%
43%
28%
21% 26
%
26%
7%
11%
67%
52%
64%
66%
34%
46%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
OrganismoParitetico
ASL (AziendaSanitariaLocale)
INAIL Camera diCommercio
Associazioni diCategoria
ConsulenteEsterno
SI NO NON RISPONDE
Figura 133 «Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?» -
Imprenditori C
5% 5%
11%
5%
58%
26%
42% 47
%
37% 42
%
16%
32%
53%
47% 53
%
53%
26%
42%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
OrganismoParitetico
ASL (AziendaSanitariaLocale)
INAIL Camera diCommercio
Associazioni diCategoria
ConsulenteEsterno
SI NO NON RISPONDE
95
4.6. Analisi della dipendenza delle risposte in base ad alcune caratteristiche d’impresa
4.6.1 Regressione logistica
In questa seconda fase di analisi si metteranno in evidenza in modo più formale le dipendenze a livello statistico delle risposte ottenute per alcune domande in funzione in un insieme di variabili esplicative (regressori). Il modello utilizzato è quello della regressione logistica. I regressori utilizzati sono:
- numero di dipendenti, - età imprenditore, - anno di costituzione.
La variabile risposta, invece, è di tipo dicotomico (SI - NO). Il livello di significatività usato è del 5% I risultati mostrano che le risposte alle seguenti domande risultano essere dipendenti dalla variabile “numero di dipendenti”:
1. L’impresa è certificata ISO? Più aumenta il numero di dipendenti più aumenta la probabilità di risposta affermativa alla domanda sulla certificazione ISO.
2. Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626: Richieda un eccessivo sforzo economico? All’aumentare del numero di dipendenti sembra che applicare la legge 626 richieda uno sforzo economico minore.
3. É stato formalmente organizzato il servizio protezione e prevenzione aziendale? All’aumentare del numero di dipendenti aumenta la presenza dei servizi di protezione e prevenzione.
4. É stato formalmente designato il responsabile del servizio protezione e prevenzione aziendale? All’aumentare del numero di dipendenti risulta presente con maggior frequenza il responsabile dei servizi di protezione e prevenzione.
5. È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale sui rischi dell'impresa? All’aumentare del numero di dipendenti vi è una maggior attenzione alle informazioni sui rischi per i dipendenti.
4.6.2 Test per l’indipendenza e uguaglianza di proporzioni
In questa ultima parte dell’analisi, attraverso lo studio delle tabelle di contingenza abbiamo indagato la presenza di connessione o, viceversa, indipendenza tra le risposte date a una stessa domanda da due gruppi diversi di unità statistiche.
96
I dati di partenza sono le risposte affermative o negative ad una domanda del questionario, utilizzando sempre la disaggregazione per numero di dipendenti e per anno di costituzione dell’impresa. Anche in questo caso il livello di significatività usato è il 5%. 1) Dati disaggregati per dimensione dell’impresa Si è rilevato che sono dipendenti dalle dimensioni d’impresa le risposte alle seguenti domande:
1. È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale sui rischi dell’impresa?
2. E’ stata data l’informazione specifica sui rischi della attività svolte? 3. E’ stata data l’informazione generale sui rischi della attività svolte? 4. Esistono un piano di prevenzione incendi? 5. É stato formalmente organizzato il servizio protezione e prevenzione
aziendale? 6. Viene effettuata una formazione ed informazione periodica in materia di
sicurezza ed igiene di tutti i lavoratori? 7. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi:
Organismo paritetico?
Dall’analisi risulta invece che la dimensione dell’impresa non influenza in modo statisticamente significativo le risposte alle seguenti domande:
1. In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?
2. Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626 sia semplice da comprendere?
3. Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626 sia semplice da applicare?
4. Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626 richieda un eccessivo sforzo economico?
5. E’ stata data l’informazione generale sulle misure di prevenzione adottate? 6. E’ stata fatta formazione a tutti i lavoratori? 7. È previsto un programma di revisione - aggiornamento della procedura? 8. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi:
Consulente esterno? 9. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi:
ASL? 10. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi:
INAIL?
97
11. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi: Camera di Commercio?
12. Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi: Associazioni di categoria?
2) Dati disaggregati per anno di costituzione dell’impresa. Si è rilevato che è dipendente dalla data di costituzione dell’impresa la risposta alla Domanda:
É stato Formalmente organizzato il servizio protezione e prevenzione aziendale?
Dall’analisi risulta invece che l’anno di costituzione dell’impresa non influenza in modo statisticamente significativo le risposte alle seguenti domande:
1. In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?
2. Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626 richieda un eccessivo sforzo economico?
3. E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94: Documento di Valutazione dei Rischi?
4. E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94: Documento di Autocertificazione?
5. E' stato redatto, così come previsto dall'art. 4 del D.Lgs 626/94: Nessun documento redatto?
6. E’ stato formalmente designato il responsabile del servizio protezione e prevenzione aziendale?
7. È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale sui rischi dell'impresa?
8. È stata data a tutti i lavoratori l'informazione generale sulle misure di prevenzione adottate?
9. È stata data a tutti l'informazione specifica sui rischi specifici delle attività svolte?
10. È stata data a tutti l'informazione specifica sulle conseguenze dei rischi specifici?
11. È stata fatta formazione a tutti i lavoratori? 12. È avvenuta la formazione dei lavoratori nel caso di assunzione? 13. È avvenuta la formazione dei lavoratori nel caso di trasferimento/cambio
mansione? 14. E' stato elaborato il Piano di Emergenza ed Evacuazione (previsto dal
Decreto Ministeriale 10/03/1998) nei criteri di valutazione del rischio di incendio?
98
15. Esiste un piano sanitario ed è stato nominato il medico competente per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori ?
5. CONCLUSIONI
La ricerca è stata effettuata nel corso del 2004 e presenta lo stato di attuazione del Decreto 626 nelle imprese terziarie della provincia. Dall’indagine scaturisce un primo dato significativo: si può affermare che le aziende commerciali più grandi rispettino maggiormente la normativa, mentre si rileva un minor livello di adeguamento nelle imprese più piccole. L’entrata in vigore del D.Lgs. 626/94 ha apportato modifiche ai dispositivi antincendio, emergenza ed evacuazione ed ha sensibilmente accresciuto l’attenzione di dirigenti e lavoratori sui temi della sicurezza in generale. La normativa non ha tuttavia sinora inciso in misura rilevante, soprattutto nelle piccole imprese, sulle protezioni per le macchine e sull’uso dei materiali pericolosi: sostituire impianti o integrarli con nuove misure di sicurezza, modificare le sostanze utilizzate allo scopo di ridurre i rischi significa in molti casi sostenere costi molto impegnativi per le piccole imprese. Un riscontro positivo emerge per quanto riguarda la Valutazione dei Rischi. Le grandi aziende sono molto attente nel redigere la relativa documentazione; le imprese minori sono invece talora indecise nella scelta dei criteri da adottare e quindi degli strumenti e dei metodi di analisi e di valutazione, nonostante le semplificazioni introdotte dalla normativa per questa tipologia di imprese. Proprio per questo motivo, la maggior parte dei piccoli imprenditori dichiara di avvalersi dell’assistenza dell’Associazione di Categoria e/o di un consulente esterno. Per molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni, l’intervento di organismi specializzati va spesso oltre la semplice consulenza, ma sostituisce quasi interamente il datore di lavoro (anche, ad esempio, per la compilazione del questionario della rilevazione). Per le grandi aziende, invece, è più frequente che il problema della sicurezza venga affrontato ed impostato direttamente in azienda, disponendo all’interno di risorse umane specifiche. Gli “interventi programmati” sono la scelta più frequente tra quelle suggerite per la valutazione del rischio nelle imprese più grandi. Questo rappresenta senz’altro un aspetto positivo nella cultura della sicurezza: non si attendono gli eventi negativi per affrontare il problema. In ogni caso, tuttavia, si può osservare che la partecipazione dei lavoratori alla stesura del programma di interventi migliorativi non è particolarmente diffusa. Un altro elemento positivo che scaturisce dall’indagine riguarda il sistema di prevenzione: il servizio di prevenzione e protezione infatti è stato organizzato da circa 8 aziende su 10. Il Responsabile del servizio designato coincide quasi sempre col datore di lavoro o è comunque interno all’azienda nelle imprese maggiori, mentre più del 60% delle piccole e medie imprese si rivolge ad un consulente esterno. Informazione e formazione sono tra gli aspetti maggiormente rimarcati dalle imprese del sondaggio. E’ stato infatti raggiunto, almeno dal punto di vista quantitativo, l’obiettivo di informare i lavoratori sulle problematiche della sicurezza. Le imprese, soprattutto di piccole dimensioni, risultano infatti
100
particolarmente consapevoli dei rischi reali presenti in azienda, ma appaiono meno informate sugli aspetti formali della legge. Anche la formazione è un ambito in cui le imprese hanno risposto in maniera positiva. In questo ambito le imprese più piccole segnalano livelli più positivi, anche se si registra, in tale gruppo di aziende, un tasso di non risposta molto più elevato. La formazione all’assunzione è garantita mediamente nella maggioranza delle imprese: essa tuttavia si limita molte volte ad un livello generale di istruzione, senza prevedere programmi di formazione specifici per mansioni tipicamente pericolose. In occasione di trasferimento, inoltre, la formazione specifica rimane a carico del lavoratore: sembra che le aziende siano più propense ad assumere figure già formate, alle quali dare successivamente formazione specifica sull’impresa. Gli strumenti più utilizzati per la formazione sono costituiti innanzitutto dal materiale informativo e dai corsi interni (in particolare per le imprese di grandi dimensioni) che spesso non prevedono periodici aggiornamenti. La formazione è un concetto che, almeno dal punto di vista quantitativo, sembra essere stato recepito dall’impresa, mentre dal punto di vista della qualità, si possono ancora introdurre dei miglioramenti. Spesso si ricava l’impressione che la formazione del personale venga svolta con spiegazioni orali al momento dell’assunzione e con materiale informativo da consultare “in proprio” dal dipendente. Infine l’applicazione delle procedure di sicurezza, analogamente a quanto osservato per la valutazione del rischio, è una di quelle aree del sondaggio in cui i risultati dipendono molto dal tipo di impresa. Le grandi prevedono sempre un piano di sicurezza (e sono in tutti i casi certificate) contro gli incendi, il 90% di loro ha anche un piano di evacuazione ed un piano di primo soccorso; le piccole attuano tali piani mediamente nel 60% dei casi analizzati. La dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico è l’elemento che accomuna la quasi totalità delle aziende, indipendentemente dalla dimensione o dalla data di costituzione. Poche imprese invece hanno previsto specifiche procedure per “acquisti di attrezzature, sostanze chimiche e dispositivi di protezione individuale” e ancora meno per “l’analisi infortuni e malattie professionali”. Il quadro complessivo, così delineato, appare pertanto caratterizzato da luci ed ombre: la discreta risposta e collaborazione fornita dalle imprese del campione rappresenta senz’altro un elemento positivo della diffusione di una “cultura della sicurezza” anche in un settore che, diversamente da quello industriale, potrebbe apparire meno coinvolto da tale problematica. Restano le “ombre” soprattutto nelle imprese di più piccole dimensioni che incontrano ancora difficoltà nell’adeguare le strutture e le procedure a quanto previsto dalla normativa, spesso a causa delle implicazioni economiche.
Camera di Commercio
Industria Artigianato
Agricoltura di
Varese U N I V E R S I T A S S T U D I O R U M I N S U B R I A E
INDAGINE PROVINCIALE
SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
Anno di costituzione . . .
Età dell’imprenditore . . .
È’ certificata ISO? no sì
Attività svolta . . .
Numero totale addetti attività svolta . . . . Tempo pieno . . . M F
Part-Time . . . M F
Interinale . . . M F
Soci Coadiuvanti . . . M F
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
1
• INDICE Pag.
1 Valutazione dei rischi.........................................................................................................2
2 Il sistema di prevenzione ...................................................................................................5
3 L’informazione...................................................................................................................6
4 La formazione.....................................................................................................................7
5 Le procedure di sicurezza..................................................................................................8
Domande Introduttive
In generale, ritiene che la legge 626 abbia migliorato la sicurezza sul suo luogo di lavoro?
no sì
Per quanto riguarda la sua applicazione, ritiene che la legge 626:
• Sia semplice da comprendere no sì
• Sia semplice da applicare no sì
• Richieda un eccessivo sforzo economico no sì
Mettere in ordine di importanza gli aspetti sui quali vorrebbe essere supportato per una piena
applicazione della normativa? (numerare le caselle)
- Manutenzione
- Igiene del lavoro
- Organizzazione del lavoro
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
2
- Altro: ambiente di lavoro - gerarchia aziendale - sostanze usate - movimentazione
manuale dei carichi
1 Valutazione dei rischi
1.1 E' stato redatto, così come previsto dall’art. 4 del D.Lgs 626/94 ?
Art. 4 “Il datore di lavoro, in relazione alla natura dell'attività dell'azienda ovvero dell'unità produttiva, valuta, nella
scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei
luoghi di lavoro, i rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori
esposti a rischi particolari.”
Documento di Valutazione dei Rischi no sì
Documento di Autocertificazione no sì
Nessun documento redatto no sì
1.2 Se no, qual è stata la motivazione?
_______________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
1.3 Nel redigere tale documento si è avvalso della collaborazione di: (in caso di risposta negativa
alla precedente domanda, andare oltre)
Consulenti esterni no sì
Associazione di categoria no sì
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
3
1.4 Quali strumenti, metodi e criteri sono stati esplicitati formalmente durante il processo di
valutazione?
Strumenti utilizzati
• Libretto macchine no sì
• Registro infortuni no sì
• Schede tossicologiche no sì
• Sorveglianza sanitaria no sì
• Registro manutenzione-guasti no sì
• Certificazioni no sì
• Campionamenti ambientali no sì
• Sopralluoghi nei reparti no sì
• Nessuno no sì
Metodi di analisi
• Sono state considerate tutte le fasi del processo produttivo? no sì
• Sono state spuntate delle Check-list predefinite no sì
• Si sono utilizzate schemi matriciali per tener conto sia della probabilità che della gravità degli
effetti dannosi? no sì
• Nessuno no sì
Metodi di valutazione
• La valutazione è avvenuta a fronte di una richiesta altrui no sì
• Al verificarsi di eventi negativi no sì
• Con interventi programmati no sì
1.5 Nella valutazione dei rischi sono stati presi in considerazione i seguenti elementi?
• Materie prime, prodotti intermedi e di sintesi no sì
• Dispositivi di sicurezza macchine-impianti no sì
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
4
• Dispositivi di protezione collettiva no sì
• Dispositivi di protezione individuale no sì
• Nessuno no sì
1.6 Il documento finale del processo di valutazione comprende:
• Descrizione del ciclo produttivo e la planimetria dei reparti no sì
• Indicazione e specificazione dei criteri seguiti no sì
• Individuazione e valutazione dei rischi no sì
• Individuazione dei lavoratori esposti no sì
• Individuazione delle misure preventive e protettive no sì
• Nessuno no sì
1.7 Chi ha partecipato alla stesura del programma (sia esso contenuto o meno nell’eventuale
documento di valutazione dei rischi) degli interventi migliorativi da attuare?
• Datore di lavoro no sì
• Responsabile Servizio Protezione e Prevenzione Aziendale (R.S.P.P.) no sì
• Medico competente no sì
• Responsabile Sicurezza Lavori (R.S.L.) no sì
• Consulenti esterni no sì
• Dirigenti no sì
• Lavoratori no sì
• Non esiste alcun programma no sì
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
5
2 Il sistema di prevenzione
2.1 É stato formalmente:
• Organizzato il servizio protezione e prevenzione aziendale? no sì
• Designato il responsabile il servizio protezione e prevenzione aziendale? no sì
(se la risposta ad entrambi è no passare alla parte 3)
2.2 In che forma é stato designato il responsabile servizio protezione e prevenzione aziendale?
• Interno no sì
• Consulente esterno no sì
• Datore di lavoro stesso no sì
2.3 Quali modifiche ha comportato per la sua impresa l'entrata in vigore del D.Lgs 626/94 ?
Protezioni alle macchine no sì
Protezioni individuali no sì
Dispositivi antincendio/emergenza/evacuazione no sì
Maggiore attenzione della direzione e lavoratori no sì
Sostituzione di materiali pericolosi no sì
Nessuna no sì
Altro (specificare)
_______________________________________________________________________________
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
6
3 L’informazione
3.1 È stata data a tutti i lavoratori l’informazione generale
• Sui rischi dell’impresa? no sì in parte
• Sulle misure di prevenzione adottate? no sì in parte
3.2 È stata data a tutti l’informazione specifica
• Sui rischi specifici dell’attività svolte? no sì in parte
• Sulle loro conseguenze? no sì in parte
• Sulle misure e aziendali attuate a fronte di tali rischi? no sì in parte
• Sulle pericolosità di sostanze e preparati? no sì in parte
• Sulle procedure da eseguire in caso di emergenza? no sì in parte
3.3 È stata data l’informazione a tutti i lavoratori
• Sul nominativo del responsabile S.P.P.? no sì in parte
• Sul nominativo del medico competente? no sì in parte
• Sui nominativi dei lavoratori addetti ai compiti specifici? no sì in parte
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
7
4 La formazione
4.1 È’ stata fatta formazione a tutti i lavoratori? no sì in parte
4.2 È avvenuta la formazione dei lavoratori nei casi
• Assunzione? no sì
• Trasferimento / cambio mansione? no sì
• Cambiamento dei rischi? no sì
4.3 È stato previsto uno specifico programma di formazione per i lavoratori che possono essere
esposti a rischi gravi ed immediati? no sì
4.4 Quali strumenti formativi sono stati utilizzati per la formazione di tutti i lavoratori?
• Corsi interni no sì
• Singoli seminari eseguiti periodicamente no sì
• Attraverso la distribuzione di materiale informativo no sì
• Esercitazioni pratiche no sì
• Altro (specificare)
_________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________
INDAGINE PROVINCIALE SULL’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 626
8
5 Le procedure di sicurezza
5.1 Sono previste specifiche procedure per
• Acquisti di attrezzature, sostanze chimiche e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)
no sì
• Analisi infortuni e malattie professionali? no sì
5.2 E’ previsto un sistema di verifica interno della loro applicazione? (dare una sola risposta)
no
affidato al Responsabile Servizio Protezione e Prevenzione Aziendale
affidato all’imprenditore
affidato ad altri
5.3 È’ previsto un programma di revisione - aggiornamento della procedura? no sì
5.4 Esistono specifici piani di sicurezza?
• La prevenzione di incendi no sì
• L’evacuazione dei lavoratori no sì
• Il primo soccorso no sì
5.5 E' stata effettuata la Comunicazione all'ASL per la Nomina del Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione (R.S.P.P.)? no sì
5.6 E’ stato elaborato il Piano di Emergenza ed Evacuazione (previsto dal Decreto Ministeriale
10/03/1998) nei criteri di valutazione del rischio di incendio? no sì
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5.7 Esiste un certificato di prevenzione incendi della struttura?
Il certificato di prevenzione incendi consiste in un atto, rilasciato dal Comando dei Vigili del fuoco dopo un opralluogo, con cui si attesta che le norme di prevenzione incendi e le prescrizioni date dopo l'esame sono state attuate.
1. Sono escluse dall'applicazione del presente decreto (DPR 175/88): a) le installazioni militari e quelle delle forze di polizia; b) le fabbricazioni e il deposito separato di esplosivi, polveri e munizioni; c) le attività estrattive e altre attività minerarie; d) gli impianti nucleari e gli impianti di trattamento di sostanze e materiali radioattivi.
no sì non soggetto
5.8 Esiste un piano sanitario ed è stato nominato il medico competente per la sorveglianza
sanitaria dei lavoratori ? no sì
5.9 Viene effettuata una formazione ed informazione periodica in materia di sicurezza ed igiene di
tutti i lavoratori? no sì
5.10 Le sedi nelle quali si svolgono le attività lavorative hanno una dichiarazione di conformità
dell’impianto elettrico (Legge 46/90)? no sì
5.11 Se incontra problemi sulla sicurezza a chi ritiene opportuno rivolgersi?
Organismo Paritetico no sì
ASL (Azienda Sanitaria Locale) no sì
INAIL no sì
Camera di Commercio no sì
Associazioni di categoria no sì
Consulente esterno no sì
Camera di Commercio
Industria Artigianato
Agricoltura di
Varese U N I V E R S I T A S S T U D I O R U M I N S U B R I A E
UNA BREVE GUIDA ALLA Legge 626
1. La valutazione dei rischi La "valutazione del rischio", così come prevista del D. L.gs. 626/94, va intesa come l’insieme di tutte quelle operazioni, conoscitive ed operative, che devono essere attuate per giungere ad una stima del rischio di esposizione ai fattori di pericolo per la sicurezza e la salute del personale, in relazione allo svolgimento delle lavorazioni. Tale processo di valutazione può portare, per ogni ambiente o posto di lavoro considerato, ai seguenti risultati:
• assenza di rischio di esposizione; • presenza di esposizione controllata entro i limiti di accettabilità previsti dalla normativa; • presenza di un rischio di esposizione.
Nel primo caso non sussistono problemi connessi con lo svolgimento delle lavorazioni. Nel secondo caso la situazione deve essere mantenuta sotto controllo periodico. Nel terzo caso si dovranno attuare i necessari interventi di prevenzione e protezione secondo la scala di priorità prevista dall’art. 4 del Decreto Legislativo n° 626/94. La normativa non detta prescrizioni vincolanti sulla metodologia di valutazione dei rischi ma si limita a fissare dei criteri di massima privilegiando il risultato al processo e lasciando al datore di lavoro la possibilità di avvalersi delle procedure ritenute di volta in volta più appropriate ed efficaci. L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori. Il criterio procedurale prevede che una volta rilevati e quantificati i reali rischi di esposizione, il datore di lavoro, con la collaborazione del responsabile del servizio di prevenzione e del medico competente, previa consultazione del rappresentante della sicurezza, debba procedere all’elaborazione del documento di valutazione dei rischi come previsto dall’art. 4. Il documento di valutazione dei rischi deve contenere ai sensi dell’art.4 comma 2:
a. una relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. In questa voce possono essere comprese indicazioni circa l’individuazione delle aree/posizioni di lavoro, dei compiti/mansioni dei lavoratori, di macchine/impianti/lavorazioni oggetto della valutazione; standard di riferimento adottati; modalità con le quali è stata ottenuta la collaborazione degli esperti e la consultazione del rappresentante per la sicurezza; criteri seguiti per l’assunzione delle decisioni; la conclusione della valutazione e l’enumerazione dei fattori di rischio che necessitano o meno di nuove misure di prevenzione.
b. l'individuazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuale applicati, in coerenza con i risultati ottenuti dalla valutazione dei rischi.
c. il programma delle misure ritenute opportune e che si intende attuare per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza. L’individuazione delle misure di prevenzione e protezione, oltre a tener conto delle conclusioni desunte dall'identificazione dei fattori di rischio e dei lavoratori esposti, dell’entità dell’esposizione, della probabilità
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con cui possono verificarsi effetti dannosi e dell’entità delle possibili conseguenze deve rispettare i principi gerarchici indicati all’art. 3 del D.Lgs 626/94 (Misure generali di tutela):
evitare i rischi utilizzare al minimo gli agenti nocivi sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno combattere i rischi alla fonte applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che individuali limitare al minimo il numero di lavoratori che sono o che possono essere esposti al
rischio adeguarsi al progresso tecnico cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione integrare le misure di prevenzione/protezione con quelle tecniche e organizzative
dell’azienda La valutazione delle misure di prevenzione e protezione non deve trascurare la verifica di idoneità e di efficacia dei programmi già in essere e, progressivamente, di quelli via via adottati. Il piano di attuazione deve inoltre prevedere i tempi necessari per la realizzazione degli interventi, la verifica della loro effettiva messa in atto, la verifica della loro efficacia, la revisione periodica in merito ad eventuali variazioni intercorse nel ciclo produttivo o nell’organizzazione del lavoro che possano compromettere o impedire la validità delle azioni intraprese. In tema di semplificazioni per le aziende di piccole e medie dimensioni, le imprese familiari e quelle che occupano fino a 10 addetti, pur essendo tenute ad operare la valutazione dei rischi, sono esenti dall’obbligo di dotarsi del documento di valutazione sostituito da un’autocertificazione. L’autocertificazione non sarà possibile per le aziende sotto elencate esenti dalle semplificazioni, indipendentemente dalle loro dimensioni:
• attività industriali di cui all’art. 1 del D.P.R. 17 maggio 1988, n. 175 e successive modifiche, soggette all’obbligo di dichiarazione o notifica ai sensi degli artt. 4 e 6 del decreto stesso;
• centrali termoelettriche; • impianti e laboratori nucleari; • aziende estrattive e altre attività minerarie; • aziende per la fabbricazione e il deposito separato di esplosivi, polveri e munizioni; • strutture di ricovero e cura sia pubbliche sia private.
L’autocertificazione non comporta in alcun modo, per i datori di lavoro che vi sono tenuti alla sua elaborazione, un diverso trattamento rispetto agli obblighi fondamentali previsti dal D.Lgs. n. 626/94. Il datore di lavoro è, infatti, tenuto ad autocertificare per iscritto di aver effettuato la valutazione dei rischi e l’adempimento agli obblighi ad essa collegati. Il sistema di prevenzione, pertanto, deve essere concretamente attivato, secondo le regole e i metodi di cui al D.Lgs. n. 626/94, in ogni attività con almeno un dipendente ed è irrilevante, nella sostanza, che ciò vada a sfociare in un documento chiamato autocertificazione, oppure in un documento scritto di valutazione del rischio e di individuazione delle misure più idonee ad abbattere i rischi valutati, in tempi e modi precisi.
2. Il sistema di prevenzione Il servizio di prevenzione e protezione è l’insieme delle persone, dei sistemi e dei mezzi interni o esterni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali dell’azienda ovvero unità produttiva; per prevenzione si intende tutte le disposizioni e misure
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adottate o previste in tutte le fasi dell’attività lavorativa per evitare o ridurre i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno. Il servizio di prevenzione e protezione, in base al D.Lgs. n. 626/94, deve essere istituito in tutti i settori di attività, sia pubblici sia privati, e può essere svolto da una o più persone dipendenti designate dal datore di lavoro all’interno dell’azienda, da persone o servizi esterni all’azienda incaricati dal datore di lavoro oppure direttamente dal datore di lavoro. Il SPP deve essere obbligatoriamente organizzato all’interno dell’azienda nei seguenti casi (art.8 comma 5): − aziende industriali soggette al DPR 175/88 (rischio di incidente rilevante); − centrali termoelettriche; − impianti e laboratori nucleari; − aziende per la fabbricazione di esplosivi; − aziende industriali con oltre 200 dipendenti; − aziende estrattive con oltre 50 dipendenti. Per le aziende industriali con più unità produttive distribuite territorialmente è possibile istituire un unico servizio di prevenzione e protezione oppure un SPP per ogni unità produttiva. Se il datore di lavoro decide di organizzare all’interno dell’azienda il servizio di prevenzione e protezione, deve nominare, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e una o più persone come addetti al servizio, dopo aver consultato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. . Il responsabile del SPP deve avere attitudini e capacità adeguate e gli addetti al servizio devono essere in numero sufficiente, avere le capacità necessarie, i mezzi e il tempo per svolgere i compiti assegnatigli. Il datore di lavoro, se ritiene che i suoi dipendenti non abbiano le capacità necessarie, ha la possibilità di rivolgersi a persone o servizi esterni, adeguati alle caratteristiche dell’azienda, anche con riferimento al numero degli operatori. Sono richieste, anche in questo caso, capacità e attitudini adeguate degli operatori e il datore di lavoro rimane, comunque, responsabile in materia. Il datore di lavoro può, anche, scegliere di svolgere direttamente i compiti del servizio di prevenzione e protezione, tuttavia questo è possibile solo nei seguenti casi: − aziende artigiane e industriali che occupano fino a 30 addetti; − aziende agricole e zootecniche che occupano fino a 10 addetti (assunti a tempo indeterminato); − aziende della pesca che occupano fino a 20 addetti; − altre aziende che occupano fino a 200 addetti. Il datore di lavoro, in questo caso, dovrà frequentare un apposito corso di formazione e trasmettere all’organo di vigilanza competente una dichiarazione che attesti la sua capacità di svolgere i compiti richiesti, una dichiarazione che attesti un piano di sicurezza o l’autocertificazione, una relazione sugli infortuni e le malattie professionali della propria azienda in base ai dati degli ultimi tre anni e l’attestazione di frequenza del corso di formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Scegliendo l’organizzazione di un SPP interno o l’assunzione dei compiti direttamente da parte del datore di lavoro, non si esclude la possibilità di rivolgersi a consulenze esterne per particolari problemi.
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3. L’informazione
I lavoratori hanno diritto a ricevere un buon grado di consapevolezza sulle problematiche della sicurezza sul lavoro mediante un flusso continuo di informazioni.
L’informazione deve contenere indicazioni generali e specifiche in materia di sicurezza sul lavoro, seguendo il programma di sicurezza previsto a livello aziendale. Può essere diretta attraverso procedure, avvisi, cartelli, segnaletiche, ordini di servizio, seminari, riunioni informative, pubblicazioni, elaborati di uffici legali aziendali, di esperti, di consulenti o di istituti di ricerca; oppure indiretta quando è incorporata in corsi di formazione, provvedimenti disciplinari, attività sindacali, ecc. L’informazione deve arrivare al lavoratore in maniera chiara e completa, per questo motivo bisognerà scegliere il mezzo di divulgazione più adatto alla realtà e alle esigenze aziendali. Il datore di lavoro deve provvedere affinché ciascun lavoratore sia adeguatamente informato in merito a: 1) i rischi per la sicurezza e per la salute connessi all’attività dell’impresa in generale; 2) le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate; 3) i rischi specifici cui è esposto il singolo lavoratore in base all’attività da lui svolta, le norme di
sicurezza e le disposizioni aziendali in materia; 4) i pericoli legati all’uso di sostanze e preparati pericolosi; 5) le procedure e i nominativi dei lavoratori incaricati delle misure di pronto soccorso, lotta
antincendio ed evacuazione dei lavoratori; 6) i nominativi del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e del medico
competente. Per i lavoratori a domicilio l’informazione si limita ai rischi specifici dell’attività svolta, con esclusione di tutte le norme attuate all’interno dell’azienda e a quelle inerenti alle procedure di emergenza. Si limita, invece, ai soli criteri comportamentali di sicurezza per i lavoratori con contratto privato di portierato.
4. La formazione I lavoratori, compresi quelli a domicilio e con contratto privato di portierato, devono ricevere un’adeguata formazione in materia di sicurezza e di salute, relativamente al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni. Più precisamente i soggetti, che hanno un ruolo nell’assicurare la sicurezza e la salute nell’ambiente di lavoro e, quindi, sono destinatari della formazione sono: − tutti i lavoratori; − il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; − i lavoratori incaricati dell’attività di pronto soccorso, di lotta antincendio e di evacuazione dei
lavoratori; − il datore di lavoro che intenda svolgere direttamente i compiti del servizio di prevenzione e
protezione e di prevenzione incendi ed evacuazione. Il decreto non impone l’obbligo anche per il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e per il medico competente, i quali dovrebbero essere già formati in merito agli argomenti propri delle loro funzioni.
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La formazione consiste in un processo con il quale trasmettere l’uso delle attrezzature e delle procedure di lavoro, con l’obiettivo di ottenere modalità di comportamento e di lavoro che mettano in pratica le regole della sicurezza; deve avvenire nell’orario di lavoro e non può comportare oneri economici diretti o indiretti a carico dei lavoratori. Per i lavoratori è importante conoscere le caratteristiche del luogo di lavoro (macchine, impianti, sostanze utilizzate) e i rischi ad esso connessi e saper utilizzare le procedure per svolgere le proprie mansione nel rispetto delle norme di sicurezza e di igiene del lavoro, sia nella normale routine lavorativa, sia in caso di anomalie nel processo produttivo. Il lavoratore deve, anche, saper usare e conservare correttamente i dispositivi di protezione individuale (DPI) messi a disposizione. La formazione deve avvenire in occasione dell’assunzione, del trasferimento o cambiamento di mansioni e dell’introduzione di nuove attrezzature di lavoro, nuove tecnologie e nuove sostanze pericolose. Va, inoltre, ripetuta in caso di evoluzione dei rischi o nascita di nuovi rischi. Il D.Lgs. n. 626/94 all’art. 20 istituisce degli organismi paritetici a livello territoriale, tra le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e quelle dei lavoratori, con il compito di promuovere e orientare iniziative formative per i lavoratori. La formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti per la sicurezza deve, infatti, avvenire obbligatoriamente in collaborazione con questi organismi paritetici. Il decreto affida compiti di consulenza, formazione, informazione e assistenza in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, anche alle regioni, alle ASL, all’ISPESL, all’istituto superiore di sanità e alle università.
5. Le procedure di sicurezza Il servizio di prevenzione e protezione deve informare periodicamente il datore di lavoro sullo stato di attuazione delle politiche aziendali in materia di sicurezza, partecipando all’elaborazione dei piani e dei programmi di sicurezza e igiene ambientale, sottoponendogli un progetto di regolamento interno della sicurezza che contenga norme di interesse generale, norme relative a lavori rischiosi e procedure da adottare in caso di situazioni ad elevatissimo rischio, segnalando carenze nell’ambiente di lavoro e insufficienze dei dispositivi di protezione individuale e coadiuvando nella scelta di nuove macchine, attrezzature ed equipaggiamenti di protezione individuale e collettiva. Compito del SPP è anche fare controlli periodici in azienda, visitando regolarmente i luoghi di lavoro per poter verificare il buon funzionamento e utilizzo dei dispositivi di sicurezza e delle attrezzature di protezione, controllare le condizioni di lavoro e l’incidenza dei fattori inquinanti, chimici e fisici, analizzare gli infortuni comportanti lesioni o decessi, gli incidenti comportanti solo danni materiali e i lavori pericoli comportanti elevati rischi allo scopo di individuare le cause e le misure correttive. Il D.Lgs. n. 626/94 affronta poi, all’art.12, un altro aspetto importante nell’organizzazione della sicurezza sul luogo di lavoro, che è la gestione dell’emergenza. La gestione dell’emergenza si riferisce alla gestione delle situazioni di pericolo che si verificano a seguito di incendi e a situazioni che richiedono interventi immediati ed adeguati in presenza dell’emergere di gravi rischi. Gli eventi, che possono sfociare in situazioni di emergenza, sono quelli legati ai rischi propri dell’attività (incendi e esplosioni, rilasci tossici e/o radioattivi, ecc.) e quelli legati a cause esterne (allagamenti, terremoti, condizioni meteorologiche estreme, ecc.). La valutazione dei rischi può evidenziare la possibilità di avere incidenti, sul luogo di lavoro, particolarmente gravi e a bassa probabilità di accadimento, che non possono essere evitati con
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normali procedure di prevenzione (ad esempio predisponendo un impianto elettrico conforme alla legge), ma per i quali bisogna predisporre misure straordinarie da attuare se l’incidente si verifica. Deve essere redatto un piano di emergenza, che è l’insieme delle misure straordinarie, procedure e azioni, da attuare per fronteggiare e ridurre i danni che possono derivare da eventi pericolosi per i lavoratori. Gli elementi strutturali del piano di emergenza sono il pronto intervento, l’organizzazione del salvataggio, l’organizzazione del pronto soccorso, le procedure antincendio, le informazioni sui comportamenti da adottare in caso di pericolo e i rapporti con le autorità competenti. Il piano di emergenza deve essere redatto per quelle attività che comportano rischio specifico di incendio, esplosione, rilascio tossico e/o radioattivo e sono, quindi, soggette a particolari normative tecniche e legislative. Per le altre tipologie di attività, è sufficiente predisporre procedure formali che prevedano un'adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’utilizzo degli equipaggiamenti di emergenza, una corretta gestione dei luoghi di lavoro e una corretta e frequente manutenzione degli impianti. Il piano di emergenza può essere revisionato; qualora si verifichino modifiche nella vita aziendale che coinvolgano situazioni di emergenza, il piano deve essere adattato a queste modifiche. I lavoratori devono essere formati e informati anche in merito alle procedure di emergenza. Il datore di lavoro deve anche predisporre un piano sanitario, per adempiere all’obbligo di effettuare in azienda la sorveglianza sanitaria. La sorveglianza sanitaria è costituita da accertamenti medici finalizzati a valutare l’idoneità psico-fisica dei lavoratori allo svolgimento di attività lavorative pericolose. Questi accertamenti medici sono fatti da un medico competente, che è un professionista incaricato dello svolgimento delle attività finalizzate alla tutela psico-fisica dei lavoratori. Viene nominato dal datore di lavoro in tutti i casi in cui la legge prevede la sorveglianza sanitaria.