Incrociatori corazzati classe “Garibaldi” ·  · 2013-03-22brate. Da più parti furono ......

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Le navi di cento anni fa Marinai d’Italia 45 Il progetto fu rielaborato dall’ingegnere del Genio Navale Edoardo Masdea (1849- 1910), che condusse i suoi studi seguen- do le direttive del Ministro della Marina Benedetto Brin (1833–1898) ed i suggeri- menti dell’Ansaldo (2), la società a cui era stata commissionata la costruzione della prima unità. I concetti base con cui fu sviluppato il progetto furono: 1) Possibilità di poter disporre d’unità in grado di assolvere sia i compiti propri degli incrociatori corazzati, che quel- lo delle unità di linea con le quali ope- rare strettamente. 2) Possibilità d’affrontare formazioni d’incrociatori protetti, potendo di- sporre di un pesante armamento, an- che in missioni individuali. 3) Poter affrontare unità maggiori grazie all’elevata velocità. Questo ed altri motivi indussero la Regia Marina a costruire unità, catalogate come corazzate, erano in realtà dei grandi in- crociatori, come le navi da battaglia Clas- se Regina Margherita e Classe Regina Elena (1). Conseguenza di questa visione strategica fu l’interesse della Regia Mari- na per gli incrociatori corazzati. La scelta cadde su unità potenziate di questo tipo, in grado di misurarsi con le corazzate an- che in virtù di una superiore velocità. F urono costruite 10 unità, di cui 7 vendute a marine straniere ancora prima del loro completamento. Fu il primo grande successo di vendita della cantieristica militare italiana. La Regia Marina considerò per ragioni strategiche come priorità, che le sue unità fossero più veloci che quelle straniere dello stesso tipo, e nell’ultimo decennio del XIX secolo, il termine di paragone era- no le unità austriache e francesi, conside- rate come potenziali nemici. Incrociatori corazzati classe “Garibaldi” Le navi italiane più vendute all’estero di Mario Veronesi Socio di Pavia Il varo dell’incrociatore corazzato Garibaldi (arch. Ansaldo) NOTE 1) Navi da battaglia Classe Regina Margherita, due unità: Regina Mar- gherita (1901-1916) e Benedetto Brin (1901-1915). Progettate dal Brin e dal Micheli, furono ottime unità per velocità, protezione, arma- mento e qualità marinare. Navi da battaglia Classe Regina Elena, 4 unità: Regina Elena (1904-1923), Vittorio Emanuele (1904-1923), Na- poli (1905-1926), Roma (1905-1926). Progettate dal Cuniberti tra il 1900 e il 1903, furono eccellenti unità dalle caratteristiche ben equili- brate. Da più parti furono considerate incrociatori da battaglia o gran- di incrociatori corazzati. 2) L’azienda nacque per interessamento del conte di Cavour, intenzio- nato a salvare le moderne strutture della Taylor & Prandi, sfortunata azienda meccanica fondata nel 1846 per la costruzione di piroscafi di ferro che, a causa di sopravvenute difficoltà finanziarie, aveva chiesto l’intervento dello Stato. Nel 1852, il ministro Cavour riuscì a coinvolge- re una solida compagine imprenditoriale, composta dal banchiere Car- lo Bombrini, dall’armatore Raffaele Rubattino e dal finanziere Giacomo Filippo Penco, alla quale impose, promettendo commesse statali, la di- rezione del giovane e brillante ingegnere meccanico Giovanni Ansaldo, scelto tra i docenti dell’ateneo torinese. Cavour voleva creare un’indu- stria piemontese per la produzione di locomotive a vapore e materiale ferroviario, per eliminare le costose importazioni dei macchinari dall’In- ghilterra e dal regno delle due Sicilie. La Ansaldo, nacque a Sampierda- rena nel 1853, col nome di Gio. Ansaldo & C. La “Sampierdarena”, pri- ma locomotiva a vapore uscì dalle officine dell’Ansaldo nel 1854. Orien- tata fino alla fine di quel secolo, alla costruzione ed alla riparazione di materiale ferroviario, sotto la direzione di Luigi Orlando, l’industria vol- se la propria attività verso la produzione bellica di cannoni, ed in segui- to alla produzione di motori a scoppio, grazie alle ricerche d’Eugenio Barsanti. Tornata nelle mani di Carlo Bombrini, l’azienda iniziò ad ope- rare nella produzione navale, un settore divenuto strategico. Furono aperti nuovi cantieri e nuovi stabilimenti, acciaierie, fonderie ed officine elettriche, che partivano dalla sede originaria per giungere fino a Cam- pi, Cornigliano e Sestri Ponente. In breve l’Ansaldo divenne un’industria con oltre 10.000 dipendenti in ben sette stabilimenti. Nel 1904 Ferdi- nando Maria Perrone diventa proprietario dell’Ansaldo e, con i figli Ma- rio e Pio, lega il nome Perrone alla storia della società. Corazzata Regina Margherita (arch. Uff. Storico MM) Corazzata Regina Elena (arch. Uff. Storico MM)

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Le navi di cento anni fa

Marinai d’Italia 45

Il progetto fu rielaborato dall’ingegneredel Genio Navale Edoardo Masdea (1849-1910), che condusse i suoi studi seguen-do le direttive del Ministro della MarinaBenedetto Brin (1833–1898) ed i suggeri-menti dell’Ansaldo (2), la società a cui erastata commissionata la costruzione dellaprima unità.I concetti base con cui fu sviluppato ilprogetto furono:1) Possibilità di poter disporre d’unità in

grado di assolvere sia i compiti propridegli incrociatori corazzati, che quel-lo delle unità di linea con le quali ope-rare strettamente.

2) Possibilità d’affrontare formazionid’incrociatori protetti, potendo di-sporre di un pesante armamento, an-che in missioni individuali.

3) Poter affrontare unità maggiori grazieall’elevata velocità.

Questo ed altri motivi indussero la RegiaMarina a costruire unità, catalogate comecorazzate, erano in realtà dei grandi in-crociatori, come le navi da battaglia Clas-se Regina Margherita e Classe ReginaElena (1). Conseguenza di questa visionestrategica fu l’interesse della Regia Mari-na per gli incrociatori corazzati. La sceltacadde su unità potenziate di questo tipo,in grado di misurarsi con le corazzate an-che in virtù di una superiore velocità.

F urono costruite 10 unità, di cui 7vendute a marine straniere ancoraprima del loro completamento. Fu il

primo grande successo di vendita dellacantieristica militare italiana.La Regia Marina considerò per ragionistrategiche come priorità, che le sue unitàfossero più veloci che quelle stranieredello stesso tipo, e nell’ultimo decenniodel XIX secolo, il termine di paragone era-no le unità austriache e francesi, conside-rate come potenziali nemici.

Incrociatori corazzati classe “Garibaldi”

Le navi italiane più vendute all’estero

di Mario VeronesiSocio di Pavia

Il varo dell’incrociatorecorazzato Garibaldi

(arch. Ansaldo)

NOTE

1) Navi da battaglia Classe Regina Margherita, due unità: Regina Mar-gherita (1901-1916) e Benedetto Brin (1901-1915). Progettate dalBrin e dal Micheli, furono ottime unità per velocità, protezione, arma-mento e qualità marinare. Navi da battaglia Classe Regina Elena, 4unità: Regina Elena (1904-1923), Vittorio Emanuele (1904-1923), Na-poli (1905-1926), Roma (1905-1926). Progettate dal Cuniberti tra il1900 e il 1903, furono eccellenti unità dalle caratteristiche ben equili-brate. Da più parti furono considerate incrociatori da battaglia o gran-di incrociatori corazzati.

2) L’azienda nacque per interessamento del conte di Cavour, intenzio-nato a salvare le moderne strutture della Taylor & Prandi, sfortunataazienda meccanica fondata nel 1846 per la costruzione di piroscafi diferro che, a causa di sopravvenute difficoltà finanziarie, aveva chiestol’intervento dello Stato. Nel 1852, il ministro Cavour riuscì a coinvolge-re una solida compagine imprenditoriale, composta dal banchiere Car-lo Bombrini, dall’armatore Raffaele Rubattino e dal finanziere GiacomoFilippo Penco, alla quale impose, promettendo commesse statali, la di-rezione del giovane e brillante ingegnere meccanico Giovanni Ansaldo,scelto tra i docenti dell’ateneo torinese. Cavour voleva creare un’indu-stria piemontese per la produzione di locomotive a vapore e materialeferroviario, per eliminare le costose importazioni dei macchinari dall’In-ghilterra e dal regno delle due Sicilie. La Ansaldo, nacque a Sampierda-rena nel 1853, col nome di Gio. Ansaldo & C. La “Sampierdarena”, pri-ma locomotiva a vapore uscì dalle officine dell’Ansaldo nel 1854. Orien-tata fino alla fine di quel secolo, alla costruzione ed alla riparazione dimateriale ferroviario, sotto la direzione di Luigi Orlando, l’industria vol-se la propria attività verso la produzione bellica di cannoni, ed in segui-to alla produzione di motori a scoppio, grazie alle ricerche d’EugenioBarsanti. Tornata nelle mani di Carlo Bombrini, l’azienda iniziò ad ope-rare nella produzione navale, un settore divenuto strategico. Furonoaperti nuovi cantieri e nuovi stabilimenti, acciaierie, fonderie ed officineelettriche, che partivano dalla sede originaria per giungere fino a Cam-pi, Cornigliano e Sestri Ponente. In breve l’Ansaldo divenne un’industriacon oltre 10.000 dipendenti in ben sette stabilimenti. Nel 1904 Ferdi-nando Maria Perrone diventa proprietario dell’Ansaldo e, con i figli Ma-rio e Pio, lega il nome Perrone alla storia della società.

CorazzataRegina Margherita

(arch. Uff. Storico MM)

CorazzataRegina Elena

(arch. Uff. Storico MM)

Il risultato ottenuto fu soddisfacente, es-sendo l’unità ben armata, con un’adeguataprotezione ed una velocità di 20 nodi. Le componenti di peso dei Garibaldi furo-no ripartite devolvendo il 25% alla prote-zione, il 20% all’apparato motore, il 15%all’armamento, il 40% allo scafo nudo. In7.300 tonnellate di dislocamento fu possi-bile imbarcare 1 cannone da Armstrongda 254/40 mm in torre corazzata prodieracon un’elevazione di 35º, 2 cannoni da203/45 mm in torre corazzata poppiera,con un’elevazione di 25º, 14 da 252/40 inbatteria protetta, oltre armi minori.

Lo scafo era in acciaio a ponte continuo,con poppa arrotondata e bordi alti. Il rap-porto larghezza/lunghezza era molto ele-vata e né favoriva la stabilità sia in navi-gazione, che come piattaforma di tiro. Lesovrastrutture erano simmetriche, conun castello di poppa ed uno di prora, sulquale s’elevava il torrione di comando.Nella sezione centrale tra i due castelli sitrovavano i due fumaioli circolari. Il timo-ne era del tipo semicompensato. La corazzatura era in acciaio cementatotipo Harvey. Questo tipo di protezione fuusato alla fine del XIX secolo, quandol’inventore americano Harvey, trattò lesuperfici d’acciaio al nichel con carbo-nio, ottenendo una lega d’elevata durez-za. In precedenza le piastre della coraz-zatura, erano costituite da ferro a bassotenore di carbonio inframmezzato dastrati di legno di tek. In seguito, si giunsealla disposizione di costruire corazze conpiastre di ferro interne e acciaio esterne,ma la differenza d’elasticità durante icolpi incassati le faceva facilmente scol-lare. Qualche anno dopo Harvey ottenneuna lega che aveva un’elevata durezza,ma non elastica. In seguito Krupp, conl’aggiunta di cromo, ottenne una legad’acciaio che divenne subito lo standarddi riferimento, ottenendo la stessa prote-zione, riducendo lo spessore delle coraz-ze di circa 1/3 rispetto all’acciaio Harveye di circa 2/3 rispetto alle corazze di fer-ro a basso tenore di carbonio.La corazzatura dei Garibaldi, abbastanzauniforme fino al ponte di coperta, era co-stituita da placche d’acciaio nichelato,dallo spessore di 150 mm e che si riduce-va ad 80 mm agli estremi. Il ridotto cen-trale aveva delle traverse di 130 mm,mentre il ponte corazzato aveva protezio-ni di 38 mm con una leggera curvatura.Le torri dei cannoni di grosso calibro ed iltorrione avevano una protezione di 150mm, mentre i cannoni da 152 mm aveva-no uno scudo di 130 mm. La protezionesubacquea, col suo doppio fondo si di-mostrò insufficiente, quando il Garibaldifu silurato da un sommergibile austriaco.L’apparato motore consisteva in 2 mac-chine alternative a tripla espansione, ali-mentate da 24 caldaie a carbone. Lemacchine azionavano due assi con dueeliche di bronzo. Nelle prove il Garibaldisviluppò una potenza di 14.713 HP ed unavelocità di 19,7 nodi.

Gli incrociatori corazzati della ClasseGaribaldi alla loro entrata in servizio, de-starono l’ammirazione dei critici navali.Infatti con un dislocamento limitato, pos-sedevano velocità, potenza di fuoco ebuona protezione. Furono delle eccel-lenti unità sia per la bontà del progettoche per le caratteristiche costruttive,tanto che esemplari della stessa classefurono acquistate da diverse marinestraniere. 10 furono le unità costruite, dicui 3 per la Regia Marina e 7 per marinestraniere. Le unità italiane ebbero i nomidi: Garibaldi, Varese e Ferruccio. Delleunità vendute all’estero, 4 furono acqui-state dall’Argentina (General Garibaldi,San Martin, Belgrano e Pueyrredon), 1dalla Spagna (Cristobal Colon) e 2 dalGiappone (Kasuga e Nishin). La costruzione per la Regia Marina delleprime due unità, la Garibaldi e il Varese,iniziarono nel 1893 rispettivamente neicantieri Ansaldo di Genova e Orlando diLivorno, ma prima di essere varate furo-no cedute all’Argentina. In sostituzionela Regia Marina ordinò altre due unità,ma anche queste furono a sua volta ven-dute prima del varo alla Spagna e all’Ar-gentina. Una quinta unità di questo tipo,inizialmente costruita per la Regia Mari-na con il nome Francesco Ferruccio, fuacquistata dal governo di Buenos Aires.La prima unità ad entrare in servizio nel-la Regia Marina e che diede il nome allaClasse fu solamente la sesta, il Garibaldicostruito a Sestri Ponente, in seguito fu-rono costruiti il Varese a Livorno e il Fer-ruccio all’Arsenale di Venezia.

Incrociatore corazzatoGiuseppe Garibaldi

Operò durante la guerra italo-turca nelleacque della Libia, dell’Egeo e del Levan-te. Fu poi affondato il 18 luglio 1915 dalsommergibile austriaco U.4, mentre eraimpegnato nel bombardamento della fer-rovia Ragusa (Dubrovnik)-Cattaro.

Marinai d’Italia 47

firmato il contratto di cessione dell’unitàcompletata l’anno successivo e fu con-segnata al governo argentino il 12 otto-bre 1896 a Genova da dove lo stesso gior-no partì per Buenos Aires dove giunse il10 dicembre, entrando in servizio nell’Ar-mada Argentina.Terminata la crisi con il Cile, il 21 gennaio1903 fu messo in disarmo, per essere riar-mato nel 1908 e destinato al servizio d’ad-destramento per le specialità: fuochisti,per la scuola d’artiglieria, per ufficiali dicoperta, segnalatori e macchinisti. Nel1924 rese gli onori nel Río de la Plata allaDivisione Navale Italiana formata dagliincrociatori San Marco e San Giorgio.Nel 1930, dopo avere svolto compiti dirappresentanza, fu classificato navescuola e il 31 agosto 1931, messo nuova-mente in disarmo.Dal 1932 al 1933 fu cannibalizzato perpezzi di ricambio per le gemelle in servi-zio e il 20 marzo 1934 fu definitivamenteradiato.Il 5 novembre 1935 fu venduto, per lasomma de $ 150.000 alla ditta Julián NeryHuerta che lo cedette alla CompagniaTrasatlàntica S.A. Argentina Comercial yMarítima, che, a sua volta lo rivendette ademolitori svedesi.Il Garibaldi, partito con i propri mezzi, conequipaggio della marina mercantile sve-dese, dal porto argentino di Rio Santiago,raggiunse la Svezia, dove tra il 1936 e il1937 fu demolito.

Incrociatore corazzatoVarese

Fu costruita presso i Cantieri Orlando di Li-vorno ed entrò in linea il 5 aprile 1901, fu im-piegato per brevi missioni ad Algeri (set-tembre 1903) ed a Barcellona (aprile 1904).Nell’aprile del 1906 partecipò alla spedizio-ne italiana ai giochi intermedi d’Atene. Do-ve partecipò con 28 marinai su due imbar-cazioni, ai giochi olimpici, nell’ambito dellegare di canottaggio riservate alle scialup-pe di navi da guerra. In entrambe le com-petizioni, gli italiani si trovarono di fronte adun campo di gara sul quale erano schiera-te solo scialuppe greche. Alla fine il Vareseraccolse un titolo ed un altro podio, impo-nendosi con autorità nella gara del 6 con,ed ottenendo un terzo posto nella gara del16 con. Dall’1 ottobre 1909 fino al 20 set-tembre 1911 fu destinato alla squadra na-vale del Levante compiendo missioni in ac-que albanesi e greche. Nel corso dellaguerra italo-turca, fu utilizzato per opera-zioni d’invio e di sbarco di truppe e mate-riali in Libia, di blocco delle coste africanee di tiro alle postazioni militari ottomane.Fra il 17 ed il 20 ottobre 1911 si distinse nel-la presa di Homs, dopo la quale tornò a Tri-poli il 10 novembre. Durante la prima guer-ra mondiale, fu dislocato nell’Adriatico par-tecipando ad azioni di bombardamento co-stiero e di vigilanza locale. Dal 1920 al 1922fu impiegato come Nave Scuola per gli al-lievi dell’Accademia Navale, poi fu posto indisarmo e radiato il 4 gennaio 1923.

Incrociatore corazzatoFrancesco Ferruccio

Prese parte alla guerra italo-turca operan-do nelle acque della Libia, dell’Egeo e del

Le navi di cento anni fa

DATI TECNICI GIUSEPPE GARIBALDICantiere Ansaldo - GenovaImpostazione 1898Varo 1899Completamento 1901Perdita: 1915

Dislocamento Normale 7.350 tonn.Pieno carico 8.100 tonn.Dimensioni Lunghezza 111,8 (f.t.) mt.Larghezza 18,2 mt.Immersione 7,3 mt.Apparato motore 24 caldaie

2 motrici alternative - 2 elichePotenza 14.000 HPVelocità 19,7 nodiCombustibile 1.200 tonnellate di carboneAutonomia 9.300 miglia a 10 nodiArmamento 1 cannone da 254/40 mm

2 pezzi da 203/45 mm14 pezzi da 152/40 mm10 pezzi da 76/40 mm6 pezzi da 47 mm2 mitragliere4 tubi lanciasiluri da 450 mm

Equipaggio 555

Icrociatore corazzatoGeneral Garibaldi

della Marina argentina

Mediterraneo orientale. In seguito parte-cipò al primo conflitto mondiale., per poiessere come Nave Scuola per gli allievidell’Accademia Navale di Livorno, sosti-tuendo in questo compito il gemello Va-rese, andato in disarmo nel 1923. Dopoavere svolto l’ultima crociera addestrati-va nell’estate del 1929, con l’entrata inservizio dei grandi velieri Amerigo Ve-spucci e Cristoforo Colombo, il Ferrucciofu posto in disarmo dopo essere stato ra-diato l’1 aprile 1930.

L’acquisto degli incrociatori della ClasseGaribaldi da parte argentina avvenneper il diretto interessamento del finan-ziere genovese Ferdinando Maria Perro-ne, a quel tempo rappresentante del-l’Ansaldo a Buenos Aires, che approssi-mandosi la guerra tra l’Argentina ed il Ci-le, fece pressioni affinché la Regia Mari-na cedesse i contratti per la costruzionedi due unità all’Argentina. I contratti divendita furono firmati il 14 luglio 1895.

Incrociatore corazzatoGeneral Garibaldi

La costruzione, fu iniziata il 25 luglio 1893nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente evarata il 26 giugno 1895, il 14 luglio 1895 fu

ARGENTINA

I CANNONI E LE CORAZZE DEI GARIBALDI

La necessità di avere un’industria siderurgica nazionale, divenne ancora più pressante durante il primo gabinettoCairoli, quando l’ammiraglio Benedetto Brin presentò un progetto di legge per la costruzione di un centro siderur-gico, che potesse fornire l’acciaio necessario alle corazze delle navi da guerra. Nel 1883 una seconda commissio-ne promossa dal Ministro della Marina, ammiraglio Ferdinando Acton e presieduta dall’ammiraglio BenedettoBrin, scelse Terni come sede ideale per la costruzione di un impianto siderurgico di livello nazionale. Il 10 marzo1885 fu redatto l’atto fondativo della ‘Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni’ (SAFFAT), con le garanzie dellostato e i capitali d’alcuni grossi istituti di credito, quali la banca Generale, il Credito Mobiliare e la banca Naziona-le. La costruzione dello stabilimento iniziò poco dopo con il supporto delle maestranze dell’acciaieria franceseSchneider. Il completamento fu raggiunto dopo due anni e mostrò un complesso d’assoluto rilievo internaziona-le. Inoltre, parte del pacchetto azionario della fonderia di ghisa, era nelle mani della Società Veneta CostruzioniPubbliche, di cui era titolare Vincenzo Stefano Breda, amico personale dell’ammiraglio Brin. All’epoca, lo stabili-mento ternano produceva una media di 30.000 tonnellate annue d’acciaio, contro una capacità produttiva di140.000 tonnellate.

Incrociatore corazzatoSan Martín

La sua costruzione fu avviata nel 1893nei cantieri Orlando di Livorno inizial-mente per la Regia Marina con il nomeVarese, prima di essere ultimato fu ac-quistato dall’Armada Argentina. Varato il25 maggio 1895 entrò in servizio il 25aprile 1898. Trasportò a Santiago del Cilela commissione incaricata di firmare leconvenzioni territoriali tra le due nazioni.Ricoprì il ruolo di nave ammiraglia dellaflotta fino al 1911. Nel 1926 fu sottopostoa lavori d’ammodernamento nella basenavale di Porto Belgrano,radiato nel di-cembre 1935, nel 1947 fu demolito nelleofficine del Riachuelo.

Incrociatore corazzatoGeneral Belgrano

La sua costruzione avvenne nei cantieriOrlando di Livorno, fu impostato nel 1896e varato il 25 luglio 1897. Fu acquistato nel1898 per la cifra di £ 687.700 sterline dal-l’Argentina, impegnata in un conflitto conil Cile, con contratto stipulato tra il cantie-re ed il governo argentino ed entrò in ser-vizio l’8 ottobre 1898 salpando lo stessogiorno della consegna da Genova giun-gendo nel Mar del Plata il 6 novembre.Terminato il conflitto con il Cile, il 20 gen-naio 1899 imbarcò il Presidente Julio A.Roca per incontrare il Presidente del CileFederico Errázuriz Echaurren, per la firmadel trattato di pace.Dopo aver visitato Santa Cruz, Río Galle-gos, Puerto Haberton e Ushuaia, giunse il15 febbraio 1899 a Punta Arenas dove idue presidenti firmarono il trattato di pa-ce. Nel 1902 fu posto in riserva, nel 1907fu dotato d’apparato telegrafico, rientròin squadra nel 1908 e nel 1912 fu dotato diradio ricetrasmittente.Nel 1927 iniziò i lavori d’ammodernamentoalla Base di Puerto Belgrano, ma prima di

ultimare i lavori partì per l’Europa visitandodal 7 al 16 ottobre Genova, dove l’equipag-gio assistette all’inaugurazione del monu-mento al generale Belgrano e dopo una vi-sita in Spagna, rientrò a Genova per esse-re sottoposto a lavori d’ammodernamento.Il 25 ottobre 1929 ripartì per l’Argentinagiungendo a Buenos Aires il 24 novembre.Nel 1933 fu classificato guardacoste, enel dicembre dello stesso anno, fu inviatonel Mar del Plata destinato a deposito e anave appoggio sommergibili sino al 1947.Dopo ben 50 anni di servizio l’8 maggiodello stesso anno fu radiato. Rimorchiatoa Buenos Aires, fu in seguito demolitonell’Officina Militare del Riachuelo.

Incrociatore corazzatoGeneral Pueyrredón

L’incrociatore prende il nome da JuanMartín de Pueyrredón (Buenos Aires, 1776-1850) un militare e politico argentino. Inizial-mente costruito per la Regia Marina con ilnome Francesco Ferruccio, dopo alcunitentativi d’acquisto da parte del Cile, l’incro-ciatore finì per essere acquistato dal gover-no di Buenos Aires. Fu varato il 25 luglio1898 ed entrò in servizio il 4 agosto del 1898.Radiato il 2 agosto del 1954 e disarmato.

Incrociatore corazzatoCristóbal Colón

Durante la sua costruzione fu venduto allaSpagna e ribattezzato Cristóbal Colón. Lanave fu consegnata agli spagnoli a Genovanel 1896 nell’imminenza della guerra ispano-americana senza avere ancora montato leartiglierie principali, cosa che ne diminuì no-tevolmente le capacità di combattimento.

Fece parte della squadra dell’ammiraglioCervera durante la guerra ispano-america-na e fu affondato a Santiago de Cuba nel1898. Era l’unica nave che avrebbe potutomettersi in salvo, essendo la più veloced’entrambi le flotte, fu la terza unità ad usci-re il 3 luglio 1898 dalla baia di Santiago deCuba e con la sua velocità riuscì ad allonta-narsi dalle navi americane, ma dopo averconsumato il carbone di miglior qualità,quando fu costretto ad utilizzare il carbonedi qualità più scadente perse velocità e furaggiunto dalle navi americane. Il suo co-mandante, Capitano di Vascello EmilianoDiaz y Moreu, ordinò d’autoaffondare la na-ve alla foce del Río Turquino, a circa 90 chi-lometri dalla baia di Santiago che rimasepraticamente indenne. Gli americani tenta-rono di recuperarlo per incorporarlo nellapropria Marina, ma per la precipitazionenon tennero conto che l’equipaggio spa-gnolo aveva aperto le valvole di fondo peraffondarlo, per cui la nave si ribaltò andan-do perduta definitivamente. Il suo affonda-mento fu l’emblema dell’improvvisazione edella cattiva pianificazione della squadranavale spagnola, che avevano inviato un’ot-tima nave da guerra, senza le artiglierieprincipali ed è descritto (in modo notevol-mente romanzato) da Salgari nel romanzo“La capitana dello Yucatan”.

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Incrociatore corazzatoNisshin

Denominato anche in Nisshin, è stataun’unità Classe Kasuga. Entrambe le na-vi parteciparono alla guerra Russo-Giap-ponese del 1904-1905, facendo partedella 2° squadra, 2° divisione al coman-do del vice ammiraglio Kamimura.Parteciparono alle battaglie di Tsushimae del mar giallo, del 27 maggio 1905 con

Marinai d’Italia 49

la 1° divisione al comando dell’ammira-glio Togo.Nel corso della prima guerra mondiale,alcune navi furono inviate nell’oceanoAtlantico e nel mar Mediterraneo percompiti di scorta in cooperazione con laRoyal Navy.Nel Mediterraneo, prese base a Maltauna flotta consistente nell’incrociatorecorazzato Nisshin ed 8 dei più modernicacciatorpediniere al comando l’ammi-raglio Sato Kozo.La forza navale protesse efficacementeil traffico mercantile tra Marsiglia, Ta-ranto e i porti in Egitto, fino alla fine del-la guerra.Dopo il 1922 con il trattato di Washingtonfu parzialmente disarmato ed usato co-me bersaglio.

Incrociatore corazzatoKasuga

Fu nominata così in onore di una monta-gna sacra nella Prefettura di Nara.Progettato e costruito dall’Ansaldo diGenova. Fu la prima nave acquistata dalGiappone e dette il nome alla Classe.Durante le guerre queste unità furonoimpiegate sempre insieme alle corazzatee ottennero un certo successo.Dopo il 1922 con il trattato di Washingtonfu parzialmente disarmato e fu demolitonel 1948.

SPAGNA

GIAPPONE

Icrociatore corazzatoCrisòbal Colòndella Marina spagnolain una immaginedel 1900(arch. Ansaldo)

Lo stato maggioredell’Icrociatore corazzato

Crisòbal Colòndella Marina spagnola

Le navi di cento anni fa

Le prime grandinavi da battaglia

di Francesco Roncallo Socio del Gruppo di Roma

Le navi di cento anni fa

Bibliografia

1) Jacques MordalVenticinque secoli di guerra sul mare,da Salamina a MidwayMursia editore 1973

2) Storia della Marina – vol 1Da Trafalgar a Tsushima: 1805-1905Pagine: 271-315-327 - Fabbri Editore

3) Ufficio Storico della Marina MilitareAlmanacco Storicodelle Navi Militari Italiane 1861-1995Pagine: 50-55-241-287 - Roma 1996

4) Colección - La Marina - volumen 1, fascículo 17Editorial Delta S.A., Barcelona,junio de 1983

Grazie alla stima e all’ammirazione acqui-sita nel tempo dai nostri ufficiali G.N., siain Italia che all’estero, per molti si sentìdire correttamente, in Marina, “Abbiamoil G.N. che tutto il mondo ci invidia!!”

In Italia, B. Brin aveva lasciato a coloroche avrebbero dovuto assumere la re-sponsabilità per lo sviluppo della Marina,un preciso ed elevato viatico:“Dio faccia che (i responsabili) si vegganoe si comprendano onde, gettata in dispartela oziosa controversia delle navi giganti edelle navi mediocri, possano accingersi al-lo studio e alla ricerca della nave buonache non è né grande, né piccola, né medio-cre, ma che deve essere il risultato dei nuo-vi ritrovati delle scienze e del progresso”.Nel 1905, il Ministero Marina bandiva unlibero concorso tra gli Ufficiali G.N. per ilprogetto di una nave armata con cannonida 305 mm con un dislocamento intornoalle 15.000T.I progetti presentati furono molteplici e divarie caratteristiche che, all’epoca, rap-presentavano l’espressione più modernae aggiornata della progettistica delle gran-di Navi da Battaglia. Vennero esclusi dueprogetti: uno del Cuniberti perché preve-deva l’impiego di cannoni da 340 mm e l’al-tro del Ferrati che prevedeva un disloca-mento molto maggiore di quello richiesto.Risultarono vincitori tre progettisti, a parimerito, per aver rappresentato elaboratirispondenti al bando di gara. Anche i pro-getti non vincenti però presentavano solu-zioni e innovazioni pregevoli tanto che, inseguito, furono adottate anche all’estero.Con la mole di materiale disponibile, il Mi-nistero diede incarico al Ten. Generale E.Masdea di procedere al progetto definiti-vo della prima nave da costruire, che fupoi la Dante Alighieri. Di massima, tutti iprogetti migliori prevedevano la sistema-zione di torri di grosso calibro sul pianolongitudinale, in torri triple e sopraelevate.

Marinai d’Italia 51

L’apparato motore era costituito da turbi-ne, motrici combinate e caldaie a tubid’acqua subverticali con l’impiego dicombustibile misto. Le carene erano pro-vate alla vasca navale.Mentre veniva realizzata la Dante Ali-ghieri il Masdea ebbe l’incarico di pro-gettare un altro tipo di unità più potente,da costruire in tre esemplari che furonopoi: Cavour, Giulio Cesare e Leonardo daVinci.

M ai come in altri, i primi quindicianni del ‘900 furono il periodo incui si ebbe in tutto il mondo una

grande evoluzione e rivoluzione nel cam-po dei mezzi navali da guerra. In particolare, fu il periodo in cui si affer-marono le Navi da Battaglia (1).Sull’argomento non mancano pubblicazio-ni, anche recenti, e articoli vari. Però èsempre utile riparlarne per richiamare l’at-tenzione degli studiosi o dei curiosi di “co-se marinare” che, quando queste parlanod’antico, interessano particolarmente.Inoltre, non tutti avranno letto il bel libro diCosentino-Stanglini “Il Corpo del GenioNavale” e allora perché non ricordare l’o-pera geniale di alcuni Ufficiali del G.N.che, in quel periodo, onorarono la Marinae la Nazione?Oltre a Benedetto Brin, che fu Ministrodella Marina - incarico affidato per la pri-ma volta ad un Ufficiale del G.N.- emerse-ro Cuniberti, Masdea, Ferrati, Pullino, Ro-ta, Borghi, Vigna e molti altri.Cuniberti, dopo aver realizzato, nel 1887,un particolare bruciatore che aveva con-sentito la combustione mista (nafta/carbo-ne), progettò la prima “Dreadnought” (2)che, con tale normativa, fu costruita dallaMarina Inglese e che segnò una svoltafondamentale nella storia navale, sia tec-nica che tattica.La Russia, per realizzare le quattro “Se-vastopol” da 23.000T., adottò un progettoCuniberti, mentre la Spagna, l’Argentina eil Cile adottarono progetti dell’Ing. Soliani,già Colonnello G.N..In quegli anni, la Marina Italiana ebbe sem-pre un posto preminente fra le altre Marineper la originalità dei progetti e la perfezio-ne delle costruzioni tanto che, sia nel vec-chio che nel nuovo continente, venneroadottati spesso tipi di navi la cui concezio-ne proposta dai nostri tecnici G.N. era ap-parsa, all’inizio, così ardita e innovativa dasuscitare un diffuso scetticismo.

Ritratto fotograficodella famiglia Perrone(arch. Ansaldo)

Siti internet

www.difesa.marina.itwww.wikipedia.it www.histarmar.com.ar/ArmadaArgentina/10cruceros/10Cruceros-7Garibaldi.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Classe_Giuseppe_Garibaldi_(incrociatore)http://www.histarmar.com.ar/InfHistorica/AntiguaFlotadeMar/ClaseGaribaldi.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Ansaldoit.wikipedia.org/wiki/Acciaierie_di_Terni

Locomotiva Sampierdarena 1855 (arch. Ansaldo)

Acciaierie e fonderiedi Cornigliano - 1907

(arch. Ansaldo)

La prima grandenave da battaglia: la Dante Alighieri

LE NAVI ITALIANE

NOTE

(1) Per semplicità chiameremo Navi da Battaglia sia leCorazzate che le Dreadnought.

(2) Dreadnought (senza paura) - nome della primagrande nave inglese il cui armamento principale con-sisteva in cannoni di grosso calibro in più torri.

Armate con 13 cannoni da 305/46 m/m, intre torri trinate e due binate - 18 torri sin-gole da 120/50 mm – 13 da 76/50 e 6 da76/40 – 3 t.l.s. da 450; dislocamento di23000 T normale e 25.086 T a pieno carico,20 caldaie a tubi d’acqua, tre gruppi di tur-bine Parsons, combustione mista, poten-za 31.000HP, velocità 22 nodi circa.Nel 1911 venne bandito un nuovo concor-so per la progettazione di altre due unitàche furono poi Andrea Doria e Duilio. Infi-ne, la costruzione di altre quattro unità,Caracciolo, Colombo, Colonna, e Morosi-ni, che avrebbero dovuto rappresentare iltipo di nave di linea ideale che riuniva leesperienze precedenti, venne sospesadurante la guerra per far fronte ad altrepressanti e prioritarie esigenze belliche.

Valutazione Complessiva

Come valutazione di carattere generale,si può dire che, nell’evoluzione dei variprogetti, le varie diversità iniziali andaro-no, via via, uniformandosi su:• numero e calibro dei grossi cannoni;• numero e disposizione degli impianti;• tipo di apparato motore;• velocità;• autonomia;• corazzatura.

Per quanto riguarda i grossi calibri, l’In-ghilterra rimase fedele ai dieci pezzi, Ger-mania, Francia, Stati Uniti, Austria – Un-gheria ai dodici, l’Italia, sui tipi Cavour, nemise tredici.Circa il calibro, l’Inghilterra passò dal 305mm al 343, con allo studio il 356 mm.La Germania dal 280 mm passò al 310 conallo studio il 355 m/m.La Francia rimase fedele al 305 ma conprevisione di adottare il 340 e poi il 350m/m sulle successive costruzioni in pro-gramma.Gli Stati Uniti adottarono subito il 354 mm.L’Austria/Ungheria seguì gli indirizzi dellaGermania.Come numero d’impianti, si passò daquattro a sei e, per quanto riguarda il loroposizionamento, tendenza generale fu dimetterli sul piano longitudinale con alcu-ni impianti sopraelevati.Su qualche unità venne conservata la si-stemazione di due impianti laterali a mu-rata, disposti in diagonale, che presenta-

va qualche vantaggio sia per la difesache per l’offesa.Furono studiate le torri trinate che mette-vano in evidenza vantaggi nel peso com-plessivo e nella direzione tiro, sia purecon qualche difficoltà per la concentra-zione dei pesi, le relative sollecitazionistrutturali e la scarsità di spazio intornoagli impianti interni e agli elevatori.La prima idea di queste torri fu suggeritadal Comandante Cagni al Generale Ferra-ti, il quale, intuendone subito i vantaggi, lainserì nel citato concorso del 1905.Oltre che sulle unità italiane, vennero in-stallate sulle navi russe e su quelle au-stro-ungariche.La velocità rimase praticamente intornoai 21-22 nodi per tutti i tipi.La corazzatura, che in un primo tempoaveva creato notevoli problemi perché ri-dotta ad una cintura completa al galleg-giamento ma poco alta sul mare, potevarisultare, con nave in sovraccarico, total-mente immersa, come confermato dallatriste esperienza fatta dalla Marina russanella guerra con il Giappone.Anche le prime navi inglesi, per la diffi-coltà di valutare i vari pesi in un progettocosì nuovo, si ritrovarono un’immersionedi 90 cm. maggiore di quella prevista.Comunque, con opportune modifiche eadattamenti, la corazzatura andò via viaaumentando sia in estensione che inspessore elevando quello minimo, in par-ticolare sulle unità americane e francesi,dopo accurate prove pratiche sulle co-razze stesse.Inoltre, l’affacciarsi sulla scena bellicadell’arma aerea, cominciò a far prenderein considerazione la necessità di una pro-tezione orizzontale.Nel rapido esame delle prime Navi daBattaglia e della loro evoluzione, risultaevidente che gran parte dei progressivennero acquisiti, prima con il rapido per-fezionamento delle turbine a vapore edelle caldaie e poi, in particolare, con l’e-liminazione del carbone per passare alsolo combustibile liquido.Su questo tipo di unità vennero installati,per la prima volta, gruppi elettrogenera-tori diesel per poter tenere spente le cal-daie durante le soste in porto. L’imperfe-zione dei motori disponibili di allora, pro-curarono, all’inizio, non pochi inconve-nienti con conseguenti frequenti interru-zioni del servizio.

52 Marinai d’Italia

Le navi di cento anni fa

ConclusioneAlla guerra ‘15-18, l’Italia arrivò

con una flotta frutto di un lungoe paziente lavoro. Lavoro spessodifficile tra divergenze e gelosie po-litiche e militari, oltre a difficoltà dibilancio.Negli stessi anni, l’essenza del po-tere marittimo, in un mondo in fer-mento, si era rivelata sempre piùcomplessa, ma questo meriterebbeuna trattazione a parte.Scomparso lo sperone, le artiglieriediventano più complicate ma più ra-pide e precise. Le varie innovazionitecniche rese necessarie per sup-plire alle inevitabili deficienze uma-ne fecero sì che la costruzione diuna nave richiedesse sempre piùanni di lavoro. Accadeva, perciòche, talvolta, a costruzione ultimata,la nave risultasse già superata.Debuttavano nuove armi per com-battere anche sott’acqua e in aria.Tutto contribuiva a fare della guerramarittima una scienza nuova la cuievoluzione non finirà di stupire inogni tempo.Le nuove esigenze avevano impostouna speciale organizzazione indu-striale al servizio della guerra. Unagiovane e grande Nazione non po-teva importare dall’estero ciò cheserviva alla difesa nazionale,com’era avvenuto in precedenza.Sorsero allora grandi cantieri, stabi-limenti di meccanica generale e diprecisione, acciaierie, fonderie,fabbriche di corazze con nuovi pro-cessi di fabbricazione per acciaispeciali, fabbriche di impianti e ap-parecchiature elettriche, silurifici,fabbriche di munizioni, armi e altro,affinché le nostre navi potessero al-zare con orgoglio la bandiera trico-lore, onorando le menti che l’aveva-no concepite e le maestranze chel’avevano realizzate.Argomento non trascurabile, la spe-sa per le navi, non solo restava inItalia, ma spesso il nostro bilancioveniva incrementato dalle Nazioniche acquistavano le nostre navi.