INCONTRO - concorsoamiciuc.it · realizza il bozzetto di un murale per esprimere in modo simbolico...

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INCONTRO - LA RIVISTA DEGLI AMICI DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA - Anno XXIX n. 3-4 2016 Milano - Pubblicazione bimestrale Sped. in abbonamento postale art. 1, comma1, del DL n.353/2003 convertito in L. n. 46/2004, DCB di Milano. In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa. Contiene I.P. INCONTRO LA RIVISTA DEGLI AMICI DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA ENTE FONDATORE DELL’UNIVERSITA` CATTOLICA DEL SACRO CUORE ISTITUTO TONIOLO www.istitutotoniolo.it FEDI E CULTURE IN DIALOGO ADOLESCENTI A SCUOLA SECONDO IL RAPPORTO GIOVANI CONCORSO PER LE SCUOLE QUELLO CHE NON SO DI TE www.quellochenonso.it

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IX n. 3-4 2016 Milano - Pubblicazione bimestrale

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In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che si im

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INCONTROLA RIVISTA DEGLI AMICI DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA

ENTE FONDATORE DELL’UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE

ISTITUTO TONIOLO

www.istitutotoniolo.it

FEDI E CULTURE IN DIALOGO

ADOLESCENTI A SCUOLA SECONDO IL RAPPORTO GIOVANI

CONCORSO PER LE SCUOLE

QUELLO CHE NON SO DI TEwww.quellochenonso.it

2 OTTOBRE 2016 Incontro

INDICE

IL MONDO È COME UN PRISMA

EDITORIALE

IPaola Bignardi

DIRETTORE RESPONSABILEErnesto Preziosi

REDAZIONESilvia BonziLucia FeliciSilvia PiaggiJean Pierre PoluzziVito PongoliniFederica Vernò

SEDE REDAZIONALEIstituto Toniolo Pubbliche RelazioniLargo Gemelli 1 – 20123 MilanoTel. (02) 7234.2816 Fax (02) 7234.2827e-mail [email protected]

Foto di copertinaAgnese Baraldi, IIS G. Galilei - R. Luxemburg, Milano

GRAFICAStudio Migual

STAMPALitostampa Istituto Grafico s.r.l.Bergamo

Registrazione del Tribunale di Milanon. 348 del 13 maggio 1988

La quota associativaè pari a 10 euro, di cui solamente ai finipostali 1 Euro per quota abbonamento allarivista. I contributi destinati a sostenere l’attivitàdell’Ente possono essere versati sul c.c.p.n. 713206 intestato a: Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori– INCONTRO

Associato all’Unione Stampa Perio-dica Italiana

Rapporto GiovaniGenerazione Z: i nuovi adolescenti

Rapporto GiovaniAl lavoro, dal primo giorno di scuola

Rapporto GiovaniPromossa,

ma potrebbe fare di più

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PROPOSTE PER LE SCUOLE

Quello che non so di te3Religioni e culture in dialogo4

Oggi i ragazzi incontrano, a scuola e nella società, coetanei diversi per nazionalità, religione, cultura,

lingua. Ma con gli stessi sogni e le stesse aspirazioni. Per favorire occasioni di conoscenza e di dialogo

fra ragazzi italiani e stranieri o di religioni differenti, l’Istituto Toniolo propone un concorso e un progetto di

formazione per insegnanti, con video-lezioni e materiale di approfondimento.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITARE IL SITO www.quellochenonso.it

SPIEGATEMI VOI DUNQUE,IN PROSA OD IN VERSETTI,

PERCHÉ IL CIELO È UNO SOLOE LA TERRA È TUTTA A PEZZETTI.

Gianni Rodari

Perché la diversità non faccia più paura, ma possa fare cultura.

l tema del concorso per le scuole di questo anno tocca unaserie di questioni molto vive e attuali: la dimensione religiosadella vita, l’incontro con religioni diverse dal cristianesimoe poco conosciute, l’esperienza della differenza di culture. Sitratta di aspetti che attraversano la vita scolastica, dove iragazzi oggi realizzano l’incontro con coetanei provenientidai Paesi più diversi, con le loro culture, il loro modo di pre-gare, il loro modo di rapportarsi a Dio. Ogni ragazzo puòdire al compagno di banco o comunque di classe: quello chenon so di te… mi interessa, mi piace, mi incuriosisce, mi fapaura. Tutti questi atteggiamenti sono presenti nel vissutoemotivo e interiore dei ragazzi e dei giovani e sfidano lascuola, con la sua capacità di prendere in considerazione ledomande, di suscitare interessi, di promuovere rispetto e tol-leranza.L’indagine sul rapporto tra i giovani e la fede, realizzatadall’Istituto Toniolo e confluita nella pubblicazione “Dio amodo mio”, ha affrontato anche l’aspetto del rapporto trai giovani italiani e le religioni dei coetanei provenienti daaltri Paesi; le loro considerazioni sono spesso sorprendentiper la profondità, come quella di una ragazza, dicianno-venne, abitante in un grande centro del Nord: “la pensocome il Concilio... ovvero sposo il principio delle veritàsinfoniche, i diversi sguardi non dividono la luce ma aiutanoa vederla meglio. Ci sono cose splendide in ognuna dellegrandi religioni sulla terra, è un po’ come un prisma: laluce entra ed esce di mille colori, ma è la stessa luce.L’uomo che crede e si mette in dialogo con il trascendenteè una cosa spettacolare, siano i muezzin in Marocco e gliaborigeni che cantano in Australia. La luce è una e ilmondo è come un prisma...”.L’atteggiamento in cui la maggior parte dei giovani si è ri-conosciuto è quello del rispetto reciproco: “io credo cheognuno sia libero di credere in ciò che vuole. Si deve trovareun dialogo comune, però l’importante è che ci sia rispettoverso una religione o un’altra”, dice una ragazza. Grandeè l’ammirazione dei giovani italiani verso chi vive con im-pegno le scelte connesse al proprio credo. Non sono taciutinemmeno gli aspetti guardati con perplessità; il più citato èla considerazione per la donna nella cultura islamica. Nelcomplesso, l’atteggiamento dei Millennials verso chi professareligioni altre è di apertura e dialogo: fanno già parte delloro mondo e chiedono di essere meno sconosciute.

OTTOBRE 2016 Incontro

ggi i ragazzi incontrano, ascuola e nella società, coe-tanei diversi per nazionalità,religione, cultura, lingua.Ma con gli stessi sogni e lestesse aspirazioni.

Per favorire occasione di conoscenza edi dialogo, l’Istituto Toniolo, in collabo-razione con il Servizio della FormazionePermanente dell’Università Cattolica ealtri partner, propone alle scuole, ai centriculturali, alle biblioteche l’opportunitàdi affrontare una riflessione sull’inter-culturalità, l’educazione interreligiosa el’integrazione degli alunni stranieri, at-traverso diverse proposte:

• un concorso artistico-letterario perle scuole primarie, secondarie di primoe secondo grado di tutta Italia;

• un corso di formazione per insegnantisulle tre grandi religioni monoteistiche,con accredito dal MIUR presso la sededell’Università Cattolica di Milano emodulo residenziale in una città da de-finirsi;• la pubblicazione di materiali audio-visivi e didattici sul sito dedicato;• la realizzazione di un eBook con bra-

ni di interviste a 150 giovani tra i 19 ei 32 anni di tutta Italia sul tema del rap-porto con le altre religioni.

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PROPOSTE PER LE SCUOLEAL CONCORSO possono partecipare studenti

• della scuola primaria (a partire dalla classe terza)• della scuola secondaria di primo e secondo grado• PREMIO SPECIALE per insegnanti e genitori

INVIA IL TUO LAVORO entro il 10 marzo 2017

PER GLI STUDENTI DELLA SCUOLA PRIMARIA(A PARTIRE DALLA CLASSE TERZA) E SECONDARIA DI PRIMO GRADO:SEZIONE ICONOGRAFICA: Attraverso un disegno,realizza il bozzetto di un murale per esprimere inmodo simbolico il concetto di “convivialità delledifferenze”: tutti, diversi… ma insieme! È possibileanche realizzare un lavoro di gruppo o di classedipingendo un vero murale su un muro della scuola odel paese. Deve essere poi inviata la fotografia dellavoro compiuto.

SEZIONE NARRATIVA: “Quello che non so di te… miincuriosisce, mi interessa, mi piace, mi fa paura…”.Chiedi a un amico/a che viene da un paese diverso daltuo o che professa un altro credo di raccontarti le suetradizioni familiari, le feste e le ricorrenze legate allasua cultura e religione e fatti spiegare come vive questimomenti. Scrivi un testo, scegliendo la forma chepreferisci: intervista-dialogo, lettera o altro.

PER GLI STUDENTI DELLA SCUOLASECONDARIA DI SECONDO GRADO:SEZIONE NARRATIVA: Chiedi a un amico/a di differentecredo religioso o che viene da un Paese diverso dal tuodi raccontarti come vive le tradizioni familiari e quellelegate alla sua cultura e religione, quali sono i valori incui crede e le sue aspirazioni. Racconta in un testo iltuo dialogo. Puoi arricchire queste pagine con unapproccio multimediale, inserendo foto o altro.

SEZIONE MULTIMEDIALE: “Le persone hanno una cosain comune: sono tutte differenti” (Robert Zend).Attraverso uno spot, illustra come la diversitàdell’altro, con la sua cultura e la sua religione, possadiventare ricchezza. Puoi girare il video anche con losmartphone. La durata prevista è di 80 secondi circa.

PER GLI INSEGNANTI: La presenza di studenti e studentesse di originestraniera e che professano un’altra religione,rappresenta un’opportunità per ripensare i proprimodelli didattici, educativi e relazionali. Raccontaun’esperienza d’inclusione della tua classe o della tuascuola.

PER I GENITORI: Attraverso un testo, racconta un’esperienza che haivissuto in famiglia o tra amici attraverso cui haisuperato un pregiudizio nei confronti di una personadi cultura e religione diversa.

QUELLO CHENON SO DI TE

COLLEGATI AL SITO www.quellochenonso.it

SCARICA IL REGOLAMENTO e i materiali inediti di preparazione.

In particolare per gli insegnanti verranno realizzate alcune video-lezioniutili ad affrontare in classe queste tematiche.

4 OTTOBRE 2016 Incontro

QUELLO CHE NON SO DI TE

Costruite ponti, non mu-ri” è l’invito che PapaFrancesco ha lanciato ai

giovani durante la XXXI Giornatamondiale della gioventù di Cracovia.Come possono rispondere l’Islam e ilCristianesimo per diffondere una cul-tura dell’incontro? Come può la di-versità non fare paura, ma cultura?

BRANCA - Non esiste l’Islam, esistonoi musulmani che sono oltre un miliardoe mezzo e seguono una tradizione reli-giosa antica di quattordici secoli. I pontisi costruiscono nelle relazioni umane.Convegni e vertici interreligiosi servo-no a poco. Mi è capitato di essere invi-tato in una parrocchia per parlare dicome Gesù è presentato nel Corano;avevano un Centro Islamico a pochimetri, ma non sapevano neppure da do-ve venissero quei vicini... I passi chesi fanno per uscire da casa propria perandare in quella altrui, e viceversa, so-no più utili di qualsiasi dichiarazioned’intenti, per nobile che sia. La pauracresce se non ci si conosce, ma quandol’altro comincia ad avere un nome euna storia, si trasforma in un essereumano simile a noi, magari coi suoi li-

miti e difetti, ma non è più un mostroignoto e terrificante.

DON GOCCINI - Nell’appello di PapaFrancesco a “costruire ponti, non muri”c’è la provocazione a ripensare in modonuovo la stessa appartenenza politicae religiosa di un popolo. Egli recuperal’universalismo del Nuovo Testamento:“non c’è più giudeo o greco, schiavo olibero, uomo o donna” (cfr Gal 3,28)che la Chiesa, una volta diventata reli-gione dominante in Occidente, ha in-terpretato in chiave di appartenenza edominazione. L’immagine dei primicristiani è quella di una Chiesa multi-forme e pluriculturale, leggera e inci-siva come il lievito che fa fermentaretutta la pasta. C’è una paura del diverso che è atavicae in certo senso “naturale” che vienesovvertita dall’invito evangelico a ve-dere in ogni uomo un fratello. Dobbia-mo ammettere che dei valori della Ri-voluzione francese, libertà, uguaglianzae fraternità – si tratta di valori cristiani –solo i primi due hanno fatto progressinella nostra società. La fraternità si èpersa per strada e non sembra godere digrande considerazione.

Quali sono le maggiori difficoltà diintegrazione di chi ha una cultura euna religione diversa dalla nostra?Quali sono invece le maggiori fatichedi chi accoglie? Quali pregiudizi reciproci è necessariosuperare?

BRANCA - Gli arabi cristiani condivi-dono coi musulmani delle difficoltà ainserirsi nella società moderna e seco-larizzata, non è un problema religiosoma antropologico: vengono da culturetradizionali in cui, ad esempio, i rap-porti tra adulti e giovani, uomini e don-ne, gruppo e individuo, somigliano aquelli dei nostri nonni. Anche per noispesso la difficoltà di capirli dipendeda usi e costumi più che da dogmi edottrine. Il pregiudizio più difficile dasuperare vicendevolmente è quello diconsiderarci prodotti in serie da unamacchina che ci farebbe tutti eguali.Noi laici, favorevoli alla parità di ge-nere, illuminati e aperti, loro teocratici,sessisti, oscurantisti e chiusi. In realtàsolo pochi corrispondono a tali stereo-tipi e le varianti, soprattutto fra i gio-vani, sono davvero tante e più ricchedi quel che si crederebbe.

RELIGIONI E CULTURE IN DIALOGO

Paolo Branca, docente di Lingua e Letteratura araba e di Islamistica, Università Cattolica del Sacro Cuore(sede di Milano) e responsabile del dialogo interreligioso per la diocesi di Milano

Don Giordano Goccini, responsabile del Servizio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla

Intervista a Paolo Branca e Don Giordano Goccini

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5OTTOBRE 2016 Incontro

DON GOCCINI -Chi proviene da altre culturesi trova spaesato e l’unico tratto che attraee accomuna tutti è il banchetto del consu-mismo, al quale anche i poveri vorrebberosedersi. Il problema è ancora più grave nelleseconde generazioni che non si sentono par-te del popolo dove vivono, ma nemmenopiù “a casa” nel Paese d’origine. Occorrefavorire l’incontro e il dialogo diretto, perconoscersi e comprendersi. È l’unica viaefficace e non dipende dalle scelte politiche,ma da un paziente lavoro di tessitura “dalbasso”.

Quale immagine di Dio portano dentrodi loro i giovani musulmani e cristiani equale rilevanza ha la dimensione della fe-de nella vita quotidiana?

BRANCA - I musulmani come noi credonoin un Dio unico, Creatore, Misericordioso eGiusto. Danno maggior peso alle norme poi-ché, come del resto l’Ebraismo, l’Islam èuna fede fondata più sulla legge che sul-l’ortodossia. Questa non è però una diffe-renza solo in negativo; la fedeltà alla pre-ghiera o al digiuno, per esempio, potrebberosuscitare in noi, ormai poco legati a certepratiche, un sano ripensamento, così comela distinzione fra reato e peccato, che qui siè gradualmente maturata, può servire a loroper una riconsiderazione dei rapporti fra po-litica e religione che nei Paesi a maggioranzaislamica ancora restano ambigui, fomentan-do tanti dolorosi conflitti.

DON GOCCINI - Per i giovani musulmanispesso l’ostentazione della diversità reli-giosa diventa il segno di una appartenenzache nella nostra società è loro negata e vacolmata con alcuni tratti marcati di identità.Ad esempio le ragazze che riprendono ilvelo dopo anni che le madri l’avevano ab-bandonato. Per i giovani italiani la religione cattolicanon è più l’unica possibile come per i loropadri. C’è una ricerca di Dio e di spiritualitàche si esprime anche in percorsi di conta-minazione con altre culture religiose. Questatendenza, che ha il pregio dell’apertura, hatuttavia il limite di avvallare un individua-lismo che vede la fede solo come un carrellodi opzioni personali da acquistare (magarionline) e non come appartenenza comuni-taria e condivisione di vita. Un fai da te chelascia liberi e consumatori, ma non rendefigli e fratelli.

QUELLO CHE NON SO DI TE

Silvia Bonzi

Per Daniele, Davide, Stefano, Zineddinee altri quaranta ragazzi, di cui una decinaprovenienti da Sarajevo, cristiani e musul-mani, quelle del Campus della Pace sonostate giornate vissute tutti, anche se diversi,insieme. Nello scorso mese di agosto, aGratosoglio, nell’estrema periferia sud diMilano, questi ragazzi hanno condivisouna particolare esperienza. La culturadell’incontro, che significa aprirsi all’altroanche se non la pensa come noi, non hale stesse abitudini, non professa la stessareligione, per loro ha significato vivere in-sieme situazioni differenti. Come peresempio per un musulmano entrare per laprima volta in chiesa o per un cristiano inmoschea. “Per noi musulmani– racconta Zineddine,che viene dalla Tunisia – è stato bello en-trare in chiesa e sentirsi accolti. Ero curiosodi capire come fosse la messa perché neho sempre sentito parlare dai miei amicicristiani. Alcuni anziani, scambiando lapace con noi musulmani, si sono persinocommossi”. “Io, quando sono entrato inmoschea – aggiunge Davide – ero spaesatoe non capivo che cosa stesse succedendo.Ci hanno fatto togliere le scarpe, purificarele mani e ci hanno separati maschi e fem-mine. I miei amici musulmani ci hannospiegato il significato delle loro preghiere”.Anche per Stefano è stata un’esperienzasignificativa perché “si avvertiva il rispettodell’uno verso l’altro”.

Per la gente del quartiere questo Campusè stato un segnale importante. “Sicuramen-te – spiega Daniele – non cambieremo lamentalità di molti che continueranno adavere pregiudizi, però abbiamo mostratoagli altri come è possibile stare bene insie-me anche se si professano credi diversi”. I partecipanti al Campus hanno inoltre vis-suto momenti di dibattito e riflessione. “Ci siamo chiesti – racconta Davide – checosa ci rende simili o diversi e abbiamocapito quanti stereotipi influiscono sulpensiero di molti: gli italiani non sono tuttimafiosi e gli arabi non sono tutti terrori-sti!”. Si sono tenuti anche incontri con irappresentanti del Municipio di Zona econ la vicesindaco di Milano. L’esperienzaè stata ideata da don Giovanni Salatino,vicario parrocchiale di Gratosoglio e so-stenuta da diversi partner, tra cui il Consi-glio di Zona V di Milano, l’Ufficio CADRdella Curia di Milano, dall’AssociazioneSperanze Scout Italy Musulmani di Solaro,dal Centro Asteria. Un progetto talmentesignificativo che ora si sta organizzandoun Campus a Sarajevo, città simbolo delconflitto e della convivenza tra religioni,nella prossima estate. “Nell’attesa di questo appuntamento – di-ce Stefano – noi continuiamo ad incon-trarci o a sentirci attraverso i Social. Pernoi l’importante è stare insieme”. Tutti, an-che se diversi, per imparare ad arricchircicon la diversità dell’altro.

TUTTI, DIVERSI... MA INSIEME

Visita del gruppo alla Moschea

6 OTTOBRE 2016 Incontro

Laura Zanfrinidocente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano), Direttore scientifico della Summer School “Mobilità umana e giustizia globale”

ei Paesi dell’Unione eu-ropea risiedono circa 34milioni di migranti inter-nazionali, di cui quasi 20milioni extra-europei. Lestime ci dicono però che

le persone appartenenti a famiglie se-gnate dall’esperienza della migrazionesuperano ampiamente i dati ufficiali,poiché molti stranieri sono nel tempodivenuti cittadini del Paese in cui risie-dono (oltre 10 milioni solo negli ultimi15 anni). In molte città, la maggioranzadei bambini e ragazzi è nato in una fa-miglia immigrata, e l’impatto irrever-

è la storia di ciò che non ha funzionatonel governo della mobilità umana e deipercorsi di integrazione; il racconto diproblemi sopravvissuti al passare deltempo, o che addirittura si sono accen-tuati con le seconde generazioni; delletante sfide che ancora restano da af-frontare. È la storia di un’Europa dellapaura, che trova eco nelle strategie dirafforzamento dei confini, nelle rappre-sentazioni allarmistiche, nelle campa-gne xenofobe e nella comprensibile pre-occupazione per i fenomeni di radica-lizzazione cui le società europee assi-stono impotenti. Ma vi è anche una sto-ria meno spesso narrata: quella dei ri-petuti tentativi per sostenere i percorsid’integrazione dei migranti e dei lorofigli, migliorarne i rendimenti scolasticie le opportunità sul mercato del lavoro,promuoverne l’accesso ai diritti e allacittadinanza. La storia di un’Europadella speranza che non si limita a pro-muovere equità sociale, ma riesce a ve-dere proprio nella diversità una risorsada valorizzare per il suo sviluppo eco-nomico, civile e culturale.Inevitabilmente, specie quando si pre-senta con dimensioni tanto portentose,come quelle registrate dalle cronachedi questi mesi, l’immigrazione suscitarisposte allarmistiche e la paura cheessa possa compromettere l’identitàdelle nazioni europee e i valori su cuisi fonda la convivenza. Ma è propriol’identità più preziosa e profondadell’Europa, quella che ha generato ilprincipio della dignità di ogni personae l’idea di democrazia partecipativa,che rischierebbe l’imbarbarimento qua-lora l’istanza di difendersi dovesse ave-re la meglio su quella di difendere chine ha più bisogno, e qualora il ripiega-mento individualistico dovesse averela meglio sull’apertura al confronto conlo “straniero”, da sempre alla basedell’innovazione e dello sviluppo cul-turale.

N

sibile dei processi migratori si renderàancor più visibile negli anni a venire,dato che il rimpiazzo dei baby boomerdipenderà sempre più dai flussi di mi-granti e dalle nascite da famiglie im-migrate.L’Europa contemporanea è dunque, atutti gli effetti, una società multietnica,multiculturale e multi-religiosa. Tutta-via, la sua composizione – sempre piùdistante dai miti nazionalistici del-l’omogeneità d’origine e discendenza– è un esito “imprevisto” di una seriedi processi che hanno accompagnato lasua storia recente: i movimenti di po-polazione occorsi in seguito alla secon-da guerra mondiale; la decolonizzazio-ne e l’insediamento di ex coloni; la tra-sformazione dei “lavoratori ospiti” im-portati nel dopoguerra in residenti per-manenti; l’arrivo dei loro familiari;l’emergenza di gruppi minoritari in oc-casione della ridefinizione dei confininazionali, specie dopo l’implosione del-l’impero sovietico; la transizione mi-gratoria dei Paesi dell’Europa meridio-nale; l’ingresso nell’Unione di Statimultinazionali; l’imponente afflusso dimigranti per ragioni umanitarie. Talecomplesso di fenomeni ha trasformatoin maniera irreversibile le società eu-ropee, portando al centro dell’agendapolitica i temi dell’integrazione dei “di-versi” e del governo di una società mul-tietnica.Più che un’emergenza che “investe”l’Europa, generando l’illusione di eri-gersi a fortezza – anche con la costru-zione di muri di cemento e filo spinatoe di altri, ugualmente invalicabili, trac-ciati dalle leggi e dai regolamenti –,l’immigrazione, ovvero la convivenzainteretnica, è dunque una caratteristicastrutturale del nostro continente, al pun-to che sarebbe impossibile pensare al-l’Europa di oggi e di domani senza farei conti con questo fenomeno. Quella che sentiamo spesso raccontare

QUELLO CHE NON SO DI TE

L’EUROPA DELLA PAURA E DELLA SPERANZA

L’Osservatorio Gio-vani dell’Istituto To-niolo ha avviato daottobre 2016 un ap-profondimento qua-litativo sui giovani el’immigrazione chesi propone di inda-gare le disposizioni dei cosiddetti national nei con-fronti dei processi migratori e degli stranieri (cosid-detti non-national). L’indagine sarà realizzata incollaborazione con la Fondazione Migrantes ecoinvolgerà un campione di150 ragazzi, tra i 19 ei 30 anni, di piccoli e grandi centri del Nord, Centroe Sud Italia.

I GIOVANI E L’ IMMIGRAZIONE

IMMIGRATI:RISORSA O PROBLEMA?

7OTTOBRE 2016 Incontro

Alessandro Rosinadocente di Demografia e Statistica sociale,direttore del Laboratorio di Statistica applicata alle decisioni economico-aziendali, Università Cattolicadel Sacro Cuore (sede di Milano)

e generazioni che hanno af-frontato la seconda guerramondiale e quelle successiveche hanno vissuto il clima del-la guerra fredda si sono rico-nosciute in un desiderio di Eu-

ropa diversa dal passato, che al suo in-terno non si sentisse divisa tra parti ostili.Oggi tale spinta si è esaurita e, più cheridurre il rischio di conflitto interno, ser-virebbe un processo di vera comunione.Questo significa superare non solo i con-fini geografici tra popoli, ma anche lebarriere mentali che li separano e che lirendono vittime delle proprie paure.Un’Europa così avrebbe un posto di pri-mo piano nel mondo, mentre i singoliPaesi si smarrirebbero andando da soliverso il futuro. Basti considerare che nel1950 tre delle cinque città più popolateal mondo appartenevano all’Europa, orainvece nessuna metropoli di questo con-tinente è tra le prime quindici del Pianeta.Nello stesso periodo, l’Italia è scesa daldecimo al ventitreesimo posto tra i Paesidemograficamente più consistenti. Nel2050 nessun Paese europeo sarà tra i pri-mi venti, nemmeno la Germania, attual-mente il più popolato, ma in sensibilesofferenza demografica. Se però l’Europafosse davvero uno Stato, verrebbe supe-rato, per numero di abitanti, solo da Cina

e India. Le recenti Olimpiadi svolte inBrasile hanno mostrato che, se l’UnioneEuropea si fosse presentata come un’uni-ca nazione, avrebbe conquistato la primaposizione nel medagliere mondiale. Diun’Europa che funzioni abbiamo dunqueun grande bisogno, per non rassegnarcia rimanere piccoli e marginali in un mon-do che altrove cresce e corre.

Che cosa ne pensano le nuove generazioniLe nuove generazioni desiderano unaEuropa di questo tipo? Le informazionia disposizione sembrano fornire una ri-sposta positiva. Riguardo allo stesso re-ferendum su Brexit tenuto il 23 giugnoscorso, i dati di varie fonti, raccolti primae dopo il voto, sia su dati individuali disondaggio che su dati aggregati ufficiali,forniscono il quadro coerente di unorientamento prevalente per il “Remain”tra gli under 35. Se avessero votato solole nuove generazioni, la Gran Bretagnanon avrebbe abbandonato la casa co-mune europea.Una conferma del fatto che l’esito delreferendum non rappresenta la posizionedella maggioranza dei giovani arriva an-che da un’indagine internazionale con-dotta nella seconda metà di luglio 2016(quindi a qualche settimana di distanzadal voto) dall’Osservatorio Giovanidell’Istituto Toniolo. La rilevazione, rap-presentativa dei giovani tra i 18 e i 32anni, mostra come in tutti i Paesi consi-derati (Italia, Spagna, Francia, Germa-nia, Polonia, Gran Bretagna) esista unprevalente giudizio critico verso la qua-lità delle istituzione europee, ma nelcontempo anche un riconoscimento cheun futuro migliore lo si possa ottenerein una Europa più solida e non conl’uscita del proprio Paese. In particolarei giovani del Regno Unito, concordanticon la posizione che affrontare da soliil mondo sia meglio, risultano essere il29%, mentre il 41,4% ritiene più utileuna strategia comune europea. Alta, parial 29,6%, è la quota di chi non ha unaopinione chiara. Inoltre, per il 58,6%Brexit produrrà per la Gran Bretagnapiù conseguenze negative che positive.Al di là del voto inglese e dei suoi esiti,è proprio dalle nuove generazioni e dallaloro Europa desiderata e partecipata chebisogna ripartire.

DOPO BRExIT, UN’EUROPA ChE RIPARTA DAI GIOvANI

L

L’INDAGINEPromossa dall’Osservatorio Giovani dell’IstitutoG. Toniolo e realizzata da Ipsos. Rappresentativadei giovani tra 18 e 32 anni nei cinque Paesi del-l’Unione Europea più popolosi, più la Gran Breta-gna, appena uscita.

QUANTO RITIENI IMPORTANTE ESSERE TOLLERANTE IN MERITO ALLE DIFFERENZE DEGLI ALTRI

IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA...HA PROMOSSO L’INTEGRAZIONETRA DIVERSE CULTURE

I FLUSSI MIGRATORI DOVREBBEROESSERE REGOLATI DALL’UEE NON DAI SINGOLI STATI MEMBRI

83,4%

ITALIA FRANCIA

REGNOUNITO

SPAGNA

POLONIA

83,0%

79,0%

76,2%

74,8%

70,0%

64,9%

63,0%

61,7%

59,7%

57,1%

52,7%

69,3%

58,2%

57,8%

52,1%

47,4%

44,1%

GERMANIA

8

La scelta dell’universitàLa motivazione personale si confermacome fattore trainante nella decisionedi proseguire o no gli studi dopo la ma-turità, pesando «molto» o «abbastanza»per l’80,9% degli intervistati. L’influen-za della famiglia rimane su livelli signi-ficativamente alti (50,2%), certamenteanche per la questione dei costi del-l’istruzione (50,3%), in un contesto diwelfare che offre scarsi sostegni al difuori delle reti familiari. Un terzo circadegli intervistati (32,1%) ha tenuto contoanche della possibilità di avere una borsadi studio, così come della comodità diraggiungere la sede universitaria(30,0%). Ai laureati è stato chiesto qualifossero le motivazioni specifiche per lascelta concreta del tipo di facoltà. Lamaggioranza (57,6%) ha indicato la qua-

a valorizzazione del capitaleumano costituisce un fattoredeterminante per lo sviluppodi ogni società. Ecco perchéil tema della scuola – e dellaformazione in generale – rap-

presenta uno dei capisaldi da cui il Rap-porto Giovani non può prescindere.A queste e ad altre domande cerca di ri-spondere l’edizione 2016 del RapportoGiovani che alla scuola dedica un ap-profondimento ad hoc.Quest’ultima è osservata sotto una dop-pia luce, sia come istituzione formativa– dunque come luogo deputato a tra-smettere ai ragazzi un patrimonio di co-noscenze – e sia come ambiente educa-tivo, all’interno del quale si impara aconvivere e a muoversi all’interno diuna comunità.

I numeri dell’istruzione in ItaliaLa scelta della scuola secondaria di se-condo grado rappresenta uno snodo fon-damentale nella carriera scolastica, oltrea essere uno dei pochi riti di passaggiocollettivi che ancora costellano la tran-sizione alla vita adulta. I dati del Rap-porto Giovani 2016 evidenziano come– ancora una volta – la famiglia di ori-gine influenzi la scelta della scuola: perfare un esempio, chi ha entrambi i geni-tori laureati ha una probabilità di optareper il liceo tre volte superiore rispetto achi è figlio di genitori senza diploma(70,3% contro 24,6%).Non solo, più della metà degli intervi-stati (55,8%) ha affermato di aver fatto«molto» o «abbastanza» affidamento sulparere dei genitori nella scelta dellascuola secondaria di secondo grado.

L

LA SCELTA DELL’UNIVERSITÀ

FATTORI CHE HANNO INCISO SULLA SCELTA DI PROSEGUIRE O MENO IL PERCORSO DI STUDI DOPO LA MATURITÀ

LE MOTIVAZIONI

I COSTI DA SOSTENERE

LE ASPETTATIVE DELLA FAMIGLIA

LA POSSIBILITÀ DI AVEREBORSE DI STUDIO

LA COMODITÀ DI RAGGIUNGERELA SEDE UNIVERSITARIA

LA SCELTA DEI COMPAGNI

80,9

50,3

50,2

32,1

30,0

16,3

PROMOSSA, MA POTREBBE FARE DI PIù

9

lità dei servizi, mentre una percentualeinferiore (43,4%) ha puntato sul presti-gio sociale della facoltà. Un approcciopragmatico e allo stesso tempo riflessivoalla scelta - da «consumatore critico»che percepisce il richiamo del brand main tempi di austerità e di incertezza sullareale spendibilità dell’istruzione - sop-pesa maggiormente il valore intrinsecodel «prodotto».

Le relazioni a scuolaAi giovani intervistati è stato chiesto divalutare con un voto da 1 a 10 diversecomponenti della vita scolastica, tra cuile relazioni con i vari soggetti dell’ «uni-verso scuola». L’apprezzamento più alto,sia per la scuola secondaria di primo gra-do sia per quella di secondo, è stato datoalla relazione con i compagni di classe,che si attesta quasi sempre intorno al 7.

Se invece consideriamo la relazione coni professori, la qualità del rapporto pre-senta caratteristiche differenti a secondadel grado scolastico. Nella scuola se-condaria di primo grado le valutazionisono più differenziate: il voto medio dicoloro che hanno scelto un liceo è di7,1, mentre si scende a 6,3 per gli stu-denti che hanno scelto l’istruzione pro-fessionale. Nella secondaria superiore,invece, le valutazioni sono più omoge-nee (tra il 6,8 e il 6,9).

Prepotenze e illegalitàSi tratta di un fenomeno che negli ultimianni ha ricevuto più attenzione di quantonon accadesse in precedenza. Purtroppoquesto non ha eliminato del tutto il pro-blema, e anzi i dati del Rapporto Giovani2016 dipingono un quadro che non è pernulla incoraggiante. Per quanto riguardagli atti di prepotenza fra alunni, infatti, il19,4% dei giovani ha dichiarato di averviassistito frequentemente: la percentualeè maggiore fra i maschi (20,4%) che trale femmine (18,3%). Ancora più presentifra gli studenti sono poi gli atti di discri-minazione, ai quali ha dichiarato di averassistito il 23,6% degli intervistati.

Gli scopi dell’istruzione Ma a cosa serve istruirsi? Le due risposteche vanno per la maggiore riguardanol’eredità lasciata dalla scuola in terminidi conoscenze, abilità e competenze. Perl’80,3% degli intervistati la scuola servead aumentare le conoscenze e le abilitàpersonali, mentre per il 77,2% degli in-tervistati serve per imparare a ragionare.Ciò che colpisce (e preoccupa), però, èil nesso ancora molto debole che lega laformazione al futuro accesso al mondodel lavoro: l’idea che essere istruiti servaa trovare più facilmente un impiego con-vince meno della metà dei candidati (il41%). Sale a 52,8% la percentuale diquelli che ritengono la scuola una risorsautile per trovare un lavoro migliore.

Il rapporto con le IstituzioniTra i giovani si registra un generale ab-bassamento dei già scarsi livelli di fidu-cia nelle istituzioni, fra le quali le piùapprezzate sono le forze dell’ordine, lascuola e l’università. Rispetto ai dati re-gistrati nelle precedenti edizioni delRapporto, appare in calo la fiducia nelleistituzioni scolastiche e nell’Unione Eu-ropea, mentre mostra deboli cenni di ri-sveglio il credito verso il mondo dellapolitica.

I NUMERI DELL’ISTRUZIONE IN ITALIA(2014, DATI ISTAT)

* Giovani tra i 18 e i 24 anni che non hanno un titolo di studio di scuola superiore e non frequentano più la scuola.

*

Il Rapporto Giovani (www.rap-portogiovani.it), nato quattro annifa dalla collaborazione dell’IstitutoToniolo con il Laboratorio di Stati-stica Applicata (LSA) dell’UniversitàCattolica e di IPSOS come partner ese-cutivo, con il sostegno di FondazioneCariplo e Intesa Sanpaolo, costituiscela più estesa ricerca disponibile nel no-stro Paese sull’universo giovanile. Oltre alla pubblicazione annuale editada “Il Mulino” che fornisce i dati com-pleti della ricerca su temi come il lavoro, la famiglia, l’immigrazione, lascuola, i valori e la partecipazione, sono disponibili alcune brochure chesintetizzano i dati dell’indagine sugli argomenti centrali della ricerca. Le analisi del Rapporto Giovani sono anche oggetto della trasmissione te-levisiva “Fattore Giovani”, prodotta dal Toniolo con il supporto dell’AltaScuola in Media e Spettacolo dell’Università Cattolica, in onda ogni do-menica alle 20.40 (in replica il giovedì alle 15.30), sul canale 195 del di-gitale terrestre (Chiesa Tv) e sul circuito delle tv cattoliche. Per richiedere gratuitamente le brochure puoi scrivere a [email protected]

RAPPORTO GIOVANI

10 OTTOBRE 2016 Incontro

più recenti studi in ambito ame-ricano definiscono i ragazzi natitra il 1996 e il 2010, come “Ge-nerazione Z”, generazione deiveri nativi digitali, cugina diquella dei Millennials. A diffe-

renza di questi ultimi, cresciuti in unclima di relativa tranquillità sociale edeconomica, i ragazzi della GenerazioneZ sono nati in un mondo connotato dallaguerra al terrorismo seguita all’UndiciSettembre e hanno già vissuto una fortecrisi economica. Si tratta di una genera-zione che ha un rapporto costante e con-sistente con la tecnologia: sta crescendocon i social media e ha anche imparatoad usarli. Sono ragazzi che ogni giornoincontrano coetanei provenienti da Paesie culture molto diverse, abituati al di-battito sul tema del gender e influenzatida un tipo di abbigliamento definito“genderless”.

Abilità e risorse da promuovereConsiderata la situazione storica-cultu-rale in cui la generazione Z si è svilup-pata, i ricercatori ritengono che per so-stenere lo sviluppo di questa generazio-ne sia importante, più che in altre epo-che, promuovere una serie di abilità, dirisorse (che scientificamente sono defi-niti “asset di sviluppo”, developmentalasset) che riguardano la possibilità diavere supporto, una comunicazione ef-ficace in famiglia, a scuola, nei diversicontesti di vita; di avere persone signi-ficative di riferimento al di fuori dellafamiglia; di trovare nella scuola un climadi cura; inoltre sono in relazione con lapercezione che la comunità attribuiscaa loro valore e, d’altra parte, hanno ache fare anche con la chiarezza dei con-fini gerarchici e delle regole in famiglia,

comportamenti antisociali e violenti;comportamenti autolesionistici; proble-mi scolastici; disagio e malessere psi-cologico).La ricerca dell’Osservatorio Giovanidell’Istituto Toniolo, che è partita ad ot-tobre in collaborazione con l’Associa-zione Nazionale Presidi e il patrociniodel Ministero della Pubblica Istruzione,indagherà tutti questi elementi con l’ob-biettivo di scattare una fotografia di que-sta generazione. Saranno coinvolti glistudenti di 46 istituti (licei, istituti pro-fessionali e tecnici) distribuiti sul terri-torio nazionale (Nord, Centro e Sudd’Italia) per un totale di 230 classi e unnumero approssimativo di 5800 ragazzi. I risultati verranno utilizzati per proget-tare percorsi formativi per genitori, in-segnanti, educatori e per tutti coloro chea diverso titolo sono in contatto con lagenerazione degli adolescenti.

a scuola, nella società; infine, è impor-tante offrire la possibilità di un uso crea-tivo del proprio tempo in associazioniculturali, sportive, prosociali, religiose. Accanto a questi elementi che si riferi-scono al contesto in cui l’adolescente èinserito, è importante anche riconosceree promuovere le risorse personali del-l’adolescente, legate all’impegno nel-l’apprendere, i suoi valori e ideali, lesue competenze sociali, il suo senso diautostima e la sua capacità di provaregratitudine e speranza.Gli elementi di contesto e quelli legatialla sfera personale hanno un impattosul benessere dei ragazzi inteso in ge-nerale come stato di salute; rendimentoscolastico; capacità di rimandare le sod-disfazioni e di resistere ai rischi; proso-cialità; così come anche sui comporta-menti a rischio (per esempio uso di al-cool, tabacco, sostanze; gioco d’azzardo;

Elena Martadocente di Psicologia sociale e di comunità, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano)

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GENERAZIONE Z:I NUOvI ADOLESCENTI

I risultatidell’indagineverrannoutilizzati per progettarepercorsiformativi per genitori,insegnanti,educatori e per tutticoloro che a diversotitolo sono in contatto con lagenerazione degliadolescentiA

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11OTTOBRE 2016 Incontro

Anna BorandoDirigente scolastico Istituto di IstruzioneSuperiore G. Galilei - R. Luxemburg

are della scuola un luogo dicrescita umana e professio-nale: è questo l’obiettivo del-la collaborazione tra l’IstitutoToniolo e la nostra scuola,l’Istituto tecnico professiona-

le G.Galilei – R.Luxemburg, nella peri-feria occidentale di Milano. Da anni la nostra offerta formativa è sta-ta arricchita dall’esperienza dell’alter-nanza scuola lavoro, ora formalizzatadalla legge 107/2015, nella convinzioneche la formazione tecnico-professionale,pur basandosi su una solida cultura ge-nerale, necessiti di applicazione e di ve-rifica continua delle conoscenze profes-sionali alla luce dell’evoluzione econo-mica-tecnica-scientifica della società. La recente partnership con il Toniolo ciunisce nella volontà di privilegiare nuo-ve strategie sul terreno dell’accompa-gnamento dei giovani verso la costru-zione di solide competenze professio-nali, privilegiando il saper fare che nascedall’esperienza concreta, ad esempio unlavoro su commissione.E il “committente” è proprio il Toniolo,che con i Rapporto Giovani ha avviatogià una vasta indagine sulla condizionegiovanile in Italia.I “prestatori d’opera” sono i nostri stu-denti delle classi III-Iv-v del Corso Ar-tigianato-Fotografia del plesso Rosa Lu-xemburg.La “commissione” riguarda la foto di

copertina e l’illustrazione di alcuni ser-vizi pubblicati nel presente numero dellarivista “Incontro”; il tema: il rapportotra culture e religioni differenti.I ragazzi, guidati dal prof.Giorgio vola,hanno lavorato sin dal primo giorno discuola: per loro l’avvio dell’anno scola-stico è coinciso con un compito moti-vante, che hanno accolto con entusiasmo,realizzando un progetto ciascuno e de-cine di scatti fotografici sino ad arrivareal prodotto scelto dal committente. Le foto di backstage raccontano il lavorodietro le quinte, riprendono i ragazzi al-l’opera e fanno vedere cosa c’è dietro lamacchina fotografica: un set allestito perl’occasione a scuola, visi che esprimonoconcentrazione, mani impegnate neltrucco dei modelli e delle modelle, lastrumentazione, lo scambio di opinioni.

Questa è la sfida: formazione e ricercadevono sempre di più potersi affiancarea percorsi sinergici volti a consolidare,nell’immediato, competenze in contesticoncreti. E la collaborazione tra il To-niolo e la nostra scuola è, in quest’otti-ca, un elemento fondamentale, grazieal quale sarà possibile creare semprenuove opportunità e nuove occasionidi crescita, in grado di generare rica-dute positive per i nostri ragazzi, spe-rimentando metodologie e approcci for-mativi di tipo innovativo, che si inte-grano con i piani di studio delle disci-pline scolastiche. L’Istituto Toniolo è pronto a scom-mettere su percorsi formativi che pun-tano a valorizzare i ragazzi. E la nostrascuola è pronta ad impegnarsi al suofianco.

Nasce la collaborazione tra l’Istituto Toniolo e l’IIS G. Galilei - R. Luxemburg di Milano

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AL LAvORO, DAL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

12 OTTOBRE 2016 Incontro

Giovanni Aresiassegnista di ricerca presso la Facoltà di Psicologia - Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano)

l nostro Paese è storicamentelegato alla produzione e al con-sumo di bevande alcoliche, inparticolare il vino, elementoculturale della nostra tradizionegastronomica. L’Italia è consi-

derata il principale esponente del mo-dello di consumo di alcolici cosiddetto“mediterraneo”, caratterizzato da unbere quotidiano, ma generalmente mo-derato e legato ai pasti o a momenti diconvivialità: il classico “bicchiere apasto”. Recentemente si è sviluppatoun acceso dibattito tra gli esperti del set-tore rispetto al fatto che i giovani italianiaderiscano ancora a questo stile tradi-zionale o se i processi di globalizzazioneabbiano comportato una sorta di omo-geneizzazione delle modalità del beredei giovani europei verso stili più an-glosassoni e nord europei, consideratimeno salutari, in quanto caratterizzatidal bere con minor frequenza, fuori pa-sto e in maggiori quantità. I dati delRapporto Giovani consentono di get-tare luce su questo fenomeno e capirequanto e se i giovani del nostro Paeseaderiscano ancora a questo modello.Escludendo un 8% di giovani del tuttoastemi e che non ha mai provato alcunabevanda alcolica, le analisi effettuatehanno consentito di identificare quattromacro-tipi di giovani bevitori in basead un set di variabili che misurano leabitudini di consumo di alcolici.

I diversi modelli di bevitori Il primo tipo è costituito dai “bevitorisporadici” (15% del campione). Si trat-ta di persone che nel corso della vitahanno consumato bevande alcoliche

ma che, allo stato attuale, sono prati-camente astemie. Circa la metà delcampione (51%) rientra, invece, nei“bevitori del fine settimana senza com-portamenti a rischio”. Si tratta di per-sone che bevono abitualmente, ma qua-si esclusivamente nel fine settimana(specialmente il sabato sera), che pre-sentano una scarsa probabilità di in-correre in comportamenti a rischio nelconsumare alcolici in quanto, pur es-sendo bevitori abituali, mantengono unconsumo generalmente moderato e abasso rischio. Diversamente, circa ungiovane su cinque (20%) beve abitual-mente nel fine settimana (specialmenteil sabato sera, ma anche il venerdì e ladomenica) ma, in aggiunta, presentauna maggiore propensione ad eccedere,ubriacarsi e superare livelli alcolemicia rischio per la guida. Infine, troviamoil 13% di “bevitori quotidiani con mo-derati comportamenti a rischio”, cioèdi persone che bevono quotidianamentee presentano una moderata tendenza amettere in atto comportamenti a rischio,come l’ubriacarsi.

Le bevande alcoliche tra forme tradizionali e contemporanee Il quadro descritto consente di trarre al-cune conclusioni. In primo luogo apparechiaro che il modello tradizionale di be-re quotidiano è proprio di una mino-ranza dei giovani italiani e che la mag-gioranza consuma alcolici quasi esclu-sivamente durante il tempo libero delfine settimana. In secondo luogo, contrariamente allostereotipo dei giovani alla continua ri-cerca dello sballo, la maggior parte deigiovani italiani sembra avere un rap-porto relativamente sano con gli alco-lici, per cui questi sono utilizzati senzaabusarne. Pur nella consapevolezza che fenomenidi eccesso esistono, questi dati paionoconfermare quelli di recenti ricerchecomparative che hanno mostrato comei giovani italiani siano tra i meno a ri-schio nel panorama europeo e siano ca-ratterizzati, più che in altri Paesi, da at-teggiamenti negativi nei confronti dicondotte alcoliche non considerate nor-mative, come l’ubriacarsi.

IL wEEkENDNEL BICChIERE

I TIPI DI GIOVANE BEVITORE

51%Fine settimana

senzacomportamenti

a rischio

20%Fine settimana con comportamentia rischio

13%Quotidiani

15%Sporadici

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13OTTOBRE 2016 Incontro

ISTITUTO TONIOLO

Leonardo Paolinelli, studente della Facoltà di Economia

Tre anni fa, quando mi sono iscritto inUniversità Cattolica, ho percepito sindai primi giorni che quel luogo sarebbestato la mia seconda casa. Lì ho infattitrovato un ambiente che mi fa sentireuna persona, anziché una semplice se-quenza di numeri. Dato il mio amoreper la conoscenza, colgo ogni occasioneper crescere dal punto di vista umano eprofessionale. Questo è appunto lo spi-rito con cui ho deciso di candidarmi alCharity work Programme, promosso dalCentro di Ateneo per la Solidarietà In-ternazionale (Cesi), attraverso fondidell’Università Cattolica e dell’IstitutoToniolo, che offre agli studenti l’oppor-tunità di vivere un’esperienza di volon-tariato in Paesi in via di sviluppo. Dopo un mese dall’invio della candida-tura, un pomeriggio, mentre stavo stu-diando, ho visto arrivare la notifica diuna mail. Il mittente era il Cesi: “Con-gratulazioni Leonardo! Sei stato sele-zionato”. Tra gioia, vertigine e curiositàdi conoscere una nuova cultura, decidodi fare un salto nel vuoto e partire perDakar, capitale del Senegal per due me-si. Accetto, ma faccio un patto con mestesso: prima della partenza dovrò averterminato tutti gli esami della sessione!È un obiettivo sfidante, 5 esami in duesettimane, ma sapevo che sarei riuscitoa perseguirlo, tale era la mia determina-zione e voglia d’Africa! ho deciso di partire perché sono con-vinto del fatto che ho tante occasioni daaffrontare e nuove persone da conoscereper rendere il mio futuro migliore. Ed èquesto lo stesso spirito che mi ha spintoanche a candidarmi per il programmaErasmus. Dopo una settimana dal miorientro in Italia, partirò per Cluj - Napo-ca, in Romania. Una volta arrivato a Dakar, ho dato sup-porto a quanto già svolto in loco daicooperanti dell’Ong italiana vIS (vo-

mettermi alla prova al di fuori dal mioristretto ambito di studi universitari. Qui in Africa ho infatti conosciuto lostimolante mondo della cooperazioneallo sviluppo e ho acquisito competenzedi progettazione. Dovrò inoltre lasciaremolte persone che hanno ricambiato ilmio sorriso con un amore ancora piùtravolgente. ho riscoperto la sinceritàdei rapporti, la semplicità e la necessitàdi condividere con il prossimo ciò chesi possiede per essere più felici. Ero partito senza avere aspettative, men-tre posso ora affermare di aver vissutoun’esperienza molto arricchente. Checosa sarà cambiato al mio rientro? Saròcambiato io, il mio modo di pormi difronte ai problemi, di fronte alle persone,ma soprattutto il mio modo di conside-rare ciò che possiedo. Spingerò i miei coetanei a partire permettersi alla prova, con la sola idea divoler imparare.

lontariato Internazionale per lo Svilup-po). In particolare ho collaborato a unprogetto che cerca di contrastare la mi-grazione irregolare, fornendo ai giovaniopportunità di formazione. ho inoltresvolto il ruolo di animatore presso l’ora-torio salesiano “ker Don Bosco”, orga-nizzando giochi, laboratori di teatro edi balli tipici senegalesi.Le mie giornate erano piene di impegnie di difficoltà, ma ho avuto modo di

La solidarietàche facurriculum

Colgo ogni occasione per crescere dal punto

di vista umano e professionale.

Questo è lo spirito con cui ho deciso

di candidarmi al CharityWork Programme

UN’ESTATE DA VOLONTARI

Il CharityWork Program

nasce nel 2009

In sette annihanno partecipato214 universitari

L’esperienza divolontariato dura

dalle 3 alle 8 settimane

Quest'anno sono statilanciati 17 diversiprogetti in 14 Paesi:

Madagascar, Senegal,

Brasile, Bolivia,Camerun, Etiopia,

Gabon, India, Messico, Perù,RepubblicaDemocratica del Congo,Tanzania, Terra Santa e Uganda

Nel 2016 sono stateofferte 50 borse di studio

14 OTTOBRE 2016 Incontro

ISTITUTO TONIOLO

vito Pongolini

Quando, alla fine del 2014, l’Istituto To-niolo lanciò l’idea agli amici dell’Uni-versità Cattolica di affiancare il proprioimpegno anche economico nel sostegnoalla formazione – che si concretizza inparticolare con la messa a concorso an-nuale di numerose borse di studio permatricole del nostro Ateneo – attraversola creazione di “borse in memoria”, nontutti erano sicuri che l’iniziativa potesseavere successo. E invece, con semplicità,ben 7 borse nel 2015 e 6 nel 2016 sonostate generosamente offerte da altrettantepersone.Di che cosa si tratta? Attraverso la dona-zione liberale di 2.500,00 € all’IstitutoToniolo, viene istituita una borsa di studioche il donatore dedica: a una personacara defunta, ma anche a ricordare unevento importante della vita (un anniver-sario della propria laurea in Cattolica, unanniversario di matrimonio, una nasci-ta…). L’Istituto, venendo incontro aeventuali desideri che il donatore stessopuò esprimere (la scelta di uno studentedi una determinata facoltà o di una de-terminata zona del Paese), individua icandidati idonei tra i quali poi viene sceltocolui al quale la borsa viene assegnata.“Il fatto che vi sia stato un colloquio per-sonale prima di intestare la borsa di studio– racconta Giulia, una studentessa a cuiè stata donata la borsa in memoria – è

una cosa molto significativa per me. vuoldire, infatti, che un gruppo di persone hadeciso di puntare non solamente sui mieistudi ma anche più in generale sui mieiprogetti, sui miei sogni, su ciò che giàsono e faccio. Mi fa sentire apprezzataanche al di fuori della vita universitaria”.Le borse sono infine consegnate con unacerimonia cui partecipano sia gli studentivincitori – insieme alle loro famiglie –sia i donatori. L’ultima si è tenuta il 29giugno scorso.L’incontro tra i giovani studenti vincitorie coloro che hanno istituito le borse si èrivelato essere un momento significativoe un’esperienza molto positiva per tutti.Per i giovani, perché hanno potuto vederee toccare con mano che nel mondo adultoc’è chi ha a cuore la loro crescita e li in-coraggia generosamente e in modo di-sinteressato a continuare con impegnonella strada intrapresa. Per i donatori, per-ché il loro dare diventa un passaggio ditestimone alle nuove generazioni e perchépossono onorare con un bel gesto la me-moria di una persona cara o ricordare inmaniera feconda un evento importantedella vita.

Per informazioni circa le borse in me-moria 2017, le donazioni e i lasciti con-tattare l’Associazione Amici dell’Uni-versità Cattolica chiamando lo02/72342818 o inviando una mail [email protected]

Un passaggio di testimone: le borse di studio in memoria

Federica Vernò

L’Istituto Giuseppe Toniolo, in col-laborazione con l’Università Cat-tolica e Fondazione Cariplo, pro-muove il primo convegno nazio-nale sui “Neet” (Not (engaged) inEducation, Employment or Trai-ning), acronimo che indica gli un-der 30 che non sono impegnati nénello studio né nel lavoro. Unmondo sommerso: laureati, diplo-mati, ex stagisti che non hanno an-cora trovato di che vivere. Un fe-nomeno che raggiunge dimensionirecord in Italia. L’iniziativa si svol-gerà a Milano il 3 e 4 novembre. “Dopo la partenza di GaranziaGiovani – spiega Alessandro Rosi-na, docente di Demografia al-l’Università Cattolica – è emersala difficoltà a coinvolgere i veridestinatari del progetto, i Neet fi-niti ‘fuori dal radar’, esclusi dallasocietà e spesso scoraggiati”. Ilconvegno è rivolto al mondo ac-cademico, ma anche a quello po-litico e alle aziende. Si darà unapanoramica delle migliori pratichedi alleanza fra pubblico, privato eassociazioni no profit. “È moltoimportante − conclude Rosina −sollevare il problema, portarlo allaluce e cercare soluzioni per recu-perare quei giovani che non han-no più prospettive per il propriofuturo”.Per informazioni: www.rapportogiovani.it/convegnoneet

GIOVANI SENZA FUTURO: UN CONVEGNO NAZIONALE SUI NEET

“Condividi la tua storia, con una borsa di studio condividi un mondo migliore, il tuo”.

15OTTOBRE 2016 Incontro

ISTITUTO TONIOLO

Laura Aldorisio

Arianna Castronovo, 26anni, classe 1990. Dopoavere frequentato Scienzepolitiche all’UniversitàCattolica a Milano, è volataa Ginevra con una borsa distudio offerta dall’Istituto To-niolo. Da novembre 2015 lavora negliuffici ginevrini della Missione Perma-nente della Santa Sede presso le NazioniUnite. “Oggi posso dire che questa esperienzami sta aiutando a capire che, anche seun contesto internazionale è difficile, miforma e mi chiarisce. Sto crescendo enon è solo una questione di no-zioni, ma è una crescita per-sonale”. Il suo compito èseguire le conferenze in-dette dall’Onu su diversiargomenti. “È un lavorodinamico perché si cam-bia spesso argomento”.

Anche Margherita Fratan-tonio condivide la stessa espe-rienza. ha 25 anni, ma ha già fatto scel-te coraggiose. Dalla terra del cioccola-to, Modica, in Sicilia, si è trasferita aMilano per studiare Scienze linguisti-che per Relazioni internazionali. “Nonho avuto dubbi né paura a candidarmiper questa borsa perché è una opportu-nità eccezionale. In questi mesi il miolavoro è seguire comitati e gruppi dilavoro dell’Onu. Dobbiamo pre-parare dei report che vengonodestinati a Roma. La mis-sione della Santa Sede èuna miniera di esperienzediverse, di conoscenze ecompetenze”.

Paola Suffia, 1989, si èlaureata in Politiche europeee internazionali presso l’Univer-sità Cattolica del Sacro Cuore di Mila-no. “ho scelto questa Università siaper la qualità della formazione sia peril suo essere “cattolica”, cioè legata a

una dimensione e missioneuniversale. Di conseguen-za, non è stato per me disecondo piano, ma anziancor più importante chela Missione fosse quella

della Santa Sede”. Avienna la Missione è pre-

sente presso l’OSCE e pressol’headquarter delle Nazioni Unite

che si occupa di sicurezza, disarmo,nucleare, lotta alla droga e criminalitàorganizzata.“L’aspettativa inziale è stata superatadalla realtà che vivo tutti i giorni, perchéciò che sperimento è una formazione atrecentosessanta gradi, professionale e

umana. Gli stagisti sono appienoparte dello staff e i diploma-

tici della Missione ci dannomolta fiducia. Questaesperienza ha confermatoe rafforzato la mia sceltadi lavorare nel campo in-

ternazionale e dei dirittiumani”.

A Ginevra e a Vienna per imparare sul campo

Katia Biondi

Sono ancora un po’ spaesati e intimoriti dallenovità. Basta guardarli negli occhi: esprimonoquel misto di entusiasmo, paura e incertezza ti-pico di chi sta per affrontare un’esperienza cheti cambia la vita. Sono gli occhi dei volti di Nour,Toufik, Ola, Kenan e Fadi, cinque ragazzi siriani,arrivati a Milano agli inizi di settembre grazie al-l’amicizia dell’Ateneo con la comunità monasticadi Deir Mar Musa. Hanno tra i 20 e i 28 anni,sono cristiani e per la maggior parte di loro è laprima volta in Italia, se non in Europa. Nel nostroPaese si fermeranno tre anni, il tempo necessarioper completare il percorso di studio che intra-prenderanno all’Università Cattolica. Tutti hannolasciato la propria famiglia e forse per questotutti hanno lo stesso desiderio: rientrare in unaSiria riappacificata e contribuire alla sua rico-struzione. Semi che germoglieranno grazie alprogetto di formazione e solidarietà avviatodall’Università Cattolica, in collaborazione conl’Arcidiocesi di Milano. “Vogliamo dare un piccolo ma concreto e signi-ficativo contributo allo sviluppo socio-economicoe alla convivenza pacifica della Siria, investendosul capitale umano. - spiega il rettore FrancoAnelli - Speriamo che questa nostra esperienzapossa trasformarsi in un modello da replicare an-che in altre università”. Un sogno coltivato ancheda padre Mourad, della comunità monastica diDeir Mar Musa: “Spero che attraverso i corridoiumanitari si possano assicurare dei luoghi sicuridove i profughi invece di prendere la via delmare e trovarvi la morte, possano vivere in pacenella speranza che la guerra finisca presto”.

L’ATENEO ACCOGLIE CINQUE STUDENTI SIRIANI

OTTOBRE 2016 Incontro

Nel periodo che stiamo vivendo, caratte-rizzato da diffidenza e paura per l’altro eper il diverso, è necessario riflettere sulsignificato e sull’importanza delle paroleintegrazione, transcultura, integralità. Conuno sguardo attento ai processi di inclu-sione, appartenenza e identità, il volumecerca possibili risposte capaci di favorireun’effettiva promozione della persona.L’autore propone lo sviluppo di politichesociali in grado di favorire una democra-zia sostenibile tanto per i ‘vecchi’ quantoper i ‘nuovi’ italiani.

Francesco LazzariLA SFIDA DELL’INTEGRAZIONE. UN PATCHWORK ITALIANOPagine 192 | 16,00 euro |Vita e Pensiero, Milano 2015

Come vogliamo lasciare questa terra? Ache scopo lavoriamo, perché studiamo?Perché la terra ha bisogno di noi? Sonoquesti gli interrogativi al centro della Let-tera Enciclica Laudato sì. sulla cura dellacasa comune con cui Papa Francesco sirivolge a tutte le persone che abitano ilpianeta. Da tali questioni prende le mossequesto volume dedicato ai giovani, prota-gonisti del cambiamento. La radice umanadella crisi ecologica chiama in causa lapolitica e l’economia, i percorsi educativie la ricerca scientifica. L’ecologia integralediventa l’unica strada possibile per rag-giungere un nuovo stile di vita, fondato sualleanza e dialogo.

Pierluigi Malavasi, Claudio Giuliodori (a cura di)ECOLOGIA INTEGRALE. LAUDATO SÌ. RICERCA, FORMAZIONE, CONVERSAZIONEPagine 168 | 15,00 euro |Vita e Pensiero, Milano 2016

Un filo rosso collega le pratiche di pre-ghiera in varie parti del mondo e attraversafedi e religioni diverse: il rosario. Strumen-to tra i più antichi dell’umanità, si trovatra le mani dei fedeli cristiani di diverseconfessioni come di quelli islamici, dalMarocco all’Indonesia, dai sufi di Istanbulfino alle lontane isole di Giava e Sulawesi.Scandisce i mantra del mondo buddistada Lhasa ad Hanoi e a Tokyo. Unisce l’in-duismo indiano a quello praticato a Bali.

Franco La Cecla, Lucetta Scaraffia (a cura di)PREGARE, UN’ESPERIENZA UMANA. L’INCONTRO CON IL DIVINO NELLE CULTURE DEL MONDOPagine 216 | 20,00 euro |Vita e Pensiero, Milano 2015

Il terrorismo è tornato. In modo drammati-co, amplificato e moltiplicato dalla comu-nicazione mediatica, è rientrato nella vitadegli europei. Possiamo farvi fronte? Siamopronti a reagire? E soprattutto, siamo in gra-do di comprenderlo nella sua nuova veste?Sono domande naturali e legittime, ma lerisposte non sono affatto semplici, benchésia drammaticamente necessario almenotentare di avere un quadro più preciso delfenomeno e della scena su cui si muove eagisce. Il breve volume di Marco Lombardi,uno dei maggiori esperti italiani di gestionedel rischio e di politiche di sicurezza e ter-rorismo, va proprio in questa direzione.

Marco LombardiIL TERRORISMO NEL NUOVO MILLENNIOPagine 108 | 10,00 euro | Vita e Pensiero, Milano 2016

“Dio a modo mio” vince il Premio Capri Sezione GiovaniLa Giuria della XXXIII edizione del Premio Capri ha assegnato il Premio San Michele - Sezione Giovani allibro “Dio a modo mio” a cura di Rita Bichi e Paola Bignardi. Il volume indaga la fisionomia della fede edell’esperienza cristiana delle nuove generazioni attraverso interviste dirette a centocinquanta giovani,tra i diciotto e i ventinove anni. La ricerca, promossa dall’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica, haavuto un’eco notevole sulla stampa e i suoi risultati sono stati ripresi dalle più importanti testate nazionali.

VITA E PENSIERO

a cura di

RITA BICHI e PAOLA BIGNARDI

DIO A MODO MIOGIOVANI E FEDE IN ITALIA

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