Partitura-bozzetto di Giusto Pio - Stefano Meneghetti · Partitura-bozzetto di Giusto Pio...

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Partitura-bozzetto di Giusto Pio Castelfranco Veneto (TV), Ottobre 2000 Dopo quasi vent’anni, in una ancora calda domenica pomeriggio di fine settembre, riesco a coronare un piccolo “sogno” coltivato da quando facevo le scuole superiori. Erano i primi anni ottanta, quando impazzavano i Duran Duran e gli Spandau Ballet, ma nelle classifiche italiane spopolavano i dischi di Franco Battiato, e quelli prodotti e scritti da lui per Alice e Giuni Russo. Il nome di Battiato, a quei tempi, era sempre accompagnato da quello di un “certo” Giusto Pio, violinista bravissimo che non solo suonava in tutti questi dischi e nei tour di Battiato, ma firmava anche la musica di tutte queste straordinarie canzoni di successo. Avevo comprato anche due suoi dischi (entrati anch’essi nelle hit- parade), “Legione straniera” e “Restoration”, oltre ad un particolarissimo 45 giri firmato Pio, ma cantato da Battiato e dal titolo “Auto-motion”. I giornali parlavano spesso di Giusto Pio, poi pian piano, negli anni seguenti, finito il sodalizio con Battiato, di Giusto Pio purtroppo non si seppe quasi più nulla, fino a quando il suo nome ricomparve in occasione della rappresentazione della “Missa populi” durante un’Estate catanese. Con questo non è che in quegli anni Giusto Pio avesse smesso di comporre, ma essendosi dedicato a scrivere musica non più molto “leggera” (a parte l’album “Note”), purtroppo sappiamo bene come un certo genere faccia fatica a scalare le classifiche, e dunque con quale difficoltà anche io ero riuscito in quegli anni a reperire i suoi lavori. Capite a questo punto perché dico che ho coronato un piccolo “sogno” riuscendo ad incontrare, a casa sua, il Maestro Giusto Pio, scoprendo una persona gentilissima, ospitale, un perfetto anti-divo (nonostante la sua incredibile e luminosa carriera artistica), disposto a raccontare e a raccontarsi ad un inopportuno sconosciuto.

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Partitura-bozzetto di Giusto Pio

Castelfranco Veneto (TV), Ottobre 2000

Dopo quasi vent’anni, in una ancora calda domenica pomeriggio di fine settembre, riesco a coronare unpiccolo “sogno” coltivato da quando facevo le scuole superiori. Erano i primi anni ottanta, quandoimpazzavano i Duran Duran e gli Spandau Ballet, ma nelle classifiche italiane spopolavano i dischi diFranco Battiato, e quelli prodotti e scritti da lui per Alice e Giuni Russo. Il nome di Battiato, a queitempi, era sempre accompagnato da quello di un “certo” Giusto Pio, violinista bravissimo che non solosuonava in tutti questi dischi e nei tour di Battiato, ma firmava anche la musica di tutte questestraordinarie canzoni di successo. Avevo comprato anche due suoi dischi (entrati anch’essi nelle hit-parade), “Legione straniera” e “Restoration”, oltre ad un particolarissimo 45 giri firmato Pio, macantato da Battiato e dal titolo “Auto-motion”. I giornali parlavano spesso di Giusto Pio, poi pian piano,negli anni seguenti, finito il sodalizio con Battiato, di Giusto Pio purtroppo non si seppe quasi più nulla,fino a quando il suo nome ricomparve in occasione della rappresentazione della “Missa populi” duranteun’Estate catanese. Con questo non è che in quegli anni Giusto Pio avesse smesso di comporre, maessendosi dedicato a scrivere musica non più molto “leggera” (a parte l’album “Note”), purtropposappiamo bene come un certo genere faccia fatica a scalare le classifiche, e dunque con quale difficoltàanche io ero riuscito in quegli anni a reperire i suoi lavori. Capite a questo punto perché dico che hocoronato un piccolo “sogno” riuscendo ad incontrare, a casa sua, il Maestro Giusto Pio, scoprendo unapersona gentilissima, ospitale, un perfetto anti-divo (nonostante la sua incredibile e luminosa carrieraartistica), disposto a raccontare e a raccontarsi ad un inopportuno sconosciuto.

GLI INIZI Leggo nella biografia del sito di Battiato: “Violinista classico di livello nazionale, ha vissutouna quarantennale carriera professionale che lo ha portato a vivere le più disparateesperienze musicali. Diplomatosi a Venezia con L. Ferro, ultimo violinista della grande"scuola veneziana", ha studiato composizione alla scuola di Malipiero”. E ancora: “vincitoredel concorso internazionale di Ginevra, di Santa Cecilia etc…”

Sì, o meglio, a Ginevra secondo premio. Primo premio non assegnato.

“Ha suonato un repertorio cameristico, solistico, sinfonico ed operistico che spazia dalMedioevo alla musica contemporanea attraverso il Barocco con una discografia che vantadecine di titoli”. Non si trovano più questi dischi?

Credo che ormai siano tutti fuori catalogo.

Suonando poi diversi strumenti oltre al violino.

Sì, perché facevo parte del complesso “Symposium Musicum di Milano” con il quale svolsiun’intensa attività concertistica. In questo complesso suonavo la viella, la ribeca e la lira dabraccio. Si eseguiva musica medievale e rinascimentale e va detto che a quei tempi eravamosolo noi ad eseguire musica di questo tipo.

E avete fatto delle incisioni con questo complesso?

No, non abbiamo mai inciso dischi di questo genere.

(Peccato!) In una delle sue biografie che ho letto su un libro, si dice che lei è stato anche “Concertino dei primi violini dell’orchestra della RAI” e violino nell’orchestra della Scala.

Ho suonato anche alla Scala, ma non ero titolare. Ero titolare presso l’orchestra sinfonica dellaRai di Milano. Del resto non si poteva stare in due posti contemporaneamente!

GLI INIZI DELLA COLLABORAZIONE CON BATTIATO

E dunque, mi dica: ma chi gliel’ha fatto fare, nel 1978, di abbandonare questa luminosacarriera per fare “Juke Box” con Battiato?

E’ stato molto facile e molto naturale. Io allora facevo solo uncerto tipo di musica; con Battiato ho avuto la possibilità diallargare la mia conoscenza. Pensi che a casa mia la musicaleggera non la volevo proprio sentire. I miei figli ascoltavanole canzoni, ma quando c’ero io, smettevano. Un giorno il mioamico Antonio Ballista mi chiese se potevo impartire lezionidi violino ad un musicista “molto promettente” di nomeBattiato. Gli impegni di lavoro a quei tempi erano moltonumerosi e il tempo libero a disposizione molto poco. Fu miafiglia a convincermi ad accettare, perché lei conosceva la suamusica. Erano i tempi di “Sulle corde di Aries” che, pur nonessendo un disco di musica leggera, veniva trasmesso neicanali della musica leggera lo stesso. Credo che questo disco,allora, abbia venduto circa 20.000 copie. E così Battiatocominciò a venire a prendere lezioni di violino a casa mia, aMilano. Dopo un po’ di tempo abbiamo scoperto cheavevamo modi di “pensare la musica” abbastanza simili.Forse è questo il motivo che ci ha consentito di iniziare una collaborazione, proprio con “Jukebox”. In quel disco io avevo organizzato l’orchestra, mentre la direzione era affidata a RobertoCacciapaglia. Io, inoltre, ho suonato il violino in due brani.

Prima di dedicarvi alla musica leggera, Battiato continuò il suo grande lavoro di ricercamusicale, vincendo anche il premio Stockhausen con “L’Egitto prima delle sabbie”, e leiincise il bellissimo “Motore immobile”...

Battiato mi portò a casa due tastiere, e così cominciai a scrivere “Motore immobile” che poiincisi con Michele Fedrigotti.

Che doveva essere giovanissimo, allora...

Sì, era proprio un ragazzo, e aveva una fisionomia precisa alla mia quando avevo 17-18 anni.Ho delle foto in cui sembro Fedrigotti. Invece adesso mi scambiano per Enzo Biagi!

A quei tempi Battiato andava in giro a fare improvvisazioni insieme a Juri Camisasca e miproposero di unirmi a loro.

Caspita, che bel “terzetto”...

Franco al pianoforte, io al violino e Juri cantava. Tutte improvvisazioni...

...che immagino non siano mai state incise...

Infatti... in seguito, solo con Battiato, andammo anche a Palermo, al Punto Rosso, che allora erauno di quei locali cosiddetti alternativi: non c’erano neanche le sedie e il pubblico era sedutoper terra. Al mattino capitava che alla radio trasmettessero qualcosa di queste nostreimprovvisazioni.

In fondo sono rimasto affezionato a questo periodo e a questa musica, così spontanea egenuina, con la quale riuscivamo ad ottenere sonorità molto interessanti e all’avanguardia.

Battiato, dunque, smise presto di suonare il violino. Non è stato un bravo allievo?

Ha fatto miracoli, invece! Non è facile cominciare a suonare uno strumento come il violino senon si comincia da piccoli. In alcuni concerti, comunque, suonava anche lui il violino,improvvisando con me.

Dopo vi siete dedicati alla musica leggera...

Il primo brano che abbiamo realizzato, praticamente in casa, si chiamava “Adieu”, con un testoin francese, che pubblicò la WEA. Nel disco Battiato cantava e io suonavo il violino, masiccome Battiato non voleva comparire, si firmò con lo pseudonimo Kui e il nome del cantanteche comparve sul 45 giri fu “Astra”. La cosa curiosa fu che quando si dovette promuovere ildisco, tenuto conto che nel frattempo io ero occupato con l’orchestra sinfonica della Rai, in TVandava... mio figlio Stefano, che fingeva di cantare e suonare il violino. Attualmente mio figliosuona la viola presso “La Fenice” di Venezia. Parecchi anni dopo questo brano è diventato “Una storia inventata” per Milva. Quando poi Battiato decise che per promuovere la propriaproduzione bisognava sostenerla in prima persona, siamo partiti con “L’Era del CinghialeBianco”.

Prima del “Cinghiale”, però, avevate scritto gli arrangiamenti per “Polli di allevamento” diGiorgio Gaber...

Sì, perché Franco era amico di Gaber. E’ stato il primo nostro lavoro di arrangiamento.

Partitura-bozzetto di Giusto Pio

IL MOTORE IMMOBILE

Lei però, nel frattempo, come si diceva, aveva pubblicato il suo primo disco: Motoreimmobile.

Un altro genere. Recentemente è stato ripubblicato su CD, mentre il disco in vinile attualmente è quotato più di un milione di lire. Non per altro, ma perché è un disco raro, e perché ne sonostate vendute pochissime copie...

Motore immobile è un’idea per esprimere la fissità musicale di tutto il pezzo o anche l’ideadi Dio che ha in mente Giusto Pio?

Possiamo immaginare una grande ruota che gira. In mezzo a questa ruota c’è un punto, incentro, un punto che non ha dimensioni. Pertanto tutto gira, ma il punto resta immobile.Immaginare cos’è Dio? Il mio cervellino sicuramente non può. Secondo me è una gravepresunzione anche solo paragonare Dio a quello che noi possiamo immaginare.

Lei è cattolico?

Sì.

Come coniuga allora quello che sta dicendo col fatto che questo “Motore immobile”, 2000anni fa, si incarna e diventa un uomo?

Io mi riferisco all’essenza di Dio, che resta comunque incalcolabile, inimmaginabile.

Dunque, il Credo della sua più recente “Missa Populi” è il suo credo?

Sì, e l’ho fatto dire non da una persona, ma da una moltitudine che lo urla a tutti. L’ho fatto conquesto spirito.

Ha mai parlato di questi argomenti con Battiato?

No

Mi sembra che lui sia su altre frequenze d’onda.

Sicuramente, comunque non saprei spiegarle la “spiritualità di Battiato”: a mala pena sospiegarle la mia!

Leggo però su un libro (M.Micale, Centro di gravità permanente, Ed. Bastoni 1994): “GiustoPio, figura così importante ed essenziale per il discorso spirituale e artistico di Battiato”...

(risata) No, no.

Ancora da quel libro: “Se grazie a Battiato Giusto Pio ha scoperto il fascino del pop…”

Sì, questo sì. Questo è vero.

“.. è grazie a Pio che Battiato ha raffinato nella sua vocazione artistica e spirituale le istanzeclassiche, giungendo così alle due opere (Genesi e Gilgamesh), la cui rigorosa e fermaimpostazione dice come pienamente assimilato il messaggio di Giusto Pio…” Di più: “Giusto Pio vero alter ego maschile di Battiato”. “Giusto Pio, il violinista che qualcuno hadefinito la coscienza di Franco”. Invece, da quanto lei ha appena detto, sono notevoli lediversità con Battiato, a livello del sentire spirituale.

Esagerazioni!!! “Spiritualmente” Battiato non aveva certamente bisogno di me. Certo, dal puntodi vista artistico ho dato un contributo utile, questo sarei stupido a non dirlo. Ma tutti utili,nessuno indispensabile, su questo mondo. Mia mamma diceva sempre così. Sicché, ho lavoratotanto, ma che io sia stato proprio indispensabile per la sua arte è ridicolo.

IL FAVOLOSO SODALIZIO DAL CINGHIALE ALCAMMELLO

In riferimento all’aspetto artistico, c’è una cosa che interessa a parecchi. Molti ascoltatori diBattiato sono molto legati alla collaborazione artistica dell’accoppiata Battiato-Pio, nellacomposizione dei dischi. Sono più affezionati al vecchio Battiato che a quello di adesso...Lei, nei dischi di Battiato, dal Cinghiale al Cammello, compare come arrangiatore, odirettore d’orchestra, o violinista, o coautore delle musiche. Le sonorità e la ritmica chehanno reso inconfondibile lo “stile Battiato” in realtà sono opera di Giusto Pio, visto come ècambiato in seguito lo stile di Battiato?

Ma no, sono di tutti e due insieme, ognuno ha dato il suo contributo. Lui ci avrà messo il 99% eio ci avrò messo l’1: ognuno ci ha messo il suo.

Come avveniva la stesura di una canzone?

Non c’era un metodo, a volte le canzoni nascevano casualmente. Ad esempio una voltaeravamo in macchina, durante un tour. Passando per Poggibonsi mi ricordai di una canzonedel tempo di guerra sull’aria di “Amapola”. Il testo diceva: “Poggibonsi è stata evacuata...”. EBattiato aggiunse: “e Gerusalemme liberata”, e così è nata una canzone per Milva. Per queldisco avevo preso tutti gli appunti in macchina, durante la tournée. Tornati a casa siamo andatidirettamente in sala d’incisione.

Prendiamo “L’Era del Cinghiale Bianco”, per esempio, di cui c’è anche un video ambientato inTurchia: l’introduzione della canzone faceva parte di un altro provino che avevamo fatto incasa e che successivamente è stato inserito nella canzone.

“Alexander Platz”: prima era stata scritta per Alfredo Cohen e si chiamava “Valery”!

Le musiche delle canzoni di quegli anni di chi sono?

Di tutti e due. Naturalmente se io avevo un’idea, Battiato ne aveva 10.000! Era un vulcano!

E di tutto questo repertorio vastissimo, c’è qualche canzone, o una in particolare cui è legatoaffettivamente?

No, sono tutte uguali.

E c’è qualcosa che lei non avrebbe mai voluto scrivere, ripensandoci?

No. Lavoravamo con il massimo impegno. Non sono canzoni buttate lì, questo è poco, masicuro. Anche Battiato adesso lavora con una serietà e un impegno incredibili. Non come certicialtroni che vanno in sala d’incisione senza idee e si affidano agli strumentisti, facendo usciredischi nati dal caso. Battiato va in sala d’incisione con le idee chiare, preparato, preciso.

A lei non capita più di riascoltare queste vecchie canzoni?

No, sono preso dalle cose che scrivo adesso. Anche la mia “Alla corte di Nefertiti” saranno 8anni che non la sento più!

Concentrato e divertito e intanto sornione e ironico quando suona: un’impressione di molti.Vera?

E’ la mia faccia. Il direttore d’orchestra Franco Caracciolo, che è stato il primo a dirmelo, midisse che sembrava quasi che così facendo io stessi prendendo in giro la gente per il mio modo

di sorridere. Ma purtroppo è la mia faccia! Ero concentrato e insieme mi divertivo, senza alcunaintenzione di prendere in giro nessuno.

LE ALTRE COLLABORAZIONI

Parliamo delle vostre collaborazioni con Alice, con Giuni Russo, con Milva... Dovendodescrivere queste grandi interpreti, cosa direbbe di ciascuna?

Sono diverse tra loro, ma sono tutte bravissime. Purtroppo, per avere successo, bisogna anchesapersi gestire: non basta che uno sia bravo a far musica, deve essere anche bravo a proporla efortunato a trovare chi la sa vendere, promuovere e tenere buoni rapporti col pubblico.

Milva, per esempio, è una che ha sempre saputo gestirsi bene. Lei, però, non scrive musica, èun’interprete, e di grande serietà.

Alice: ha ascoltato le cose che sta cantando ultimamente?

Si, ho sentito anche la canzone di Sanremo, scritta da Juri Camisasca.

C’è un disco di Giuni Russo firmato da lei e Battiato...

Metà brani, perché l’altra metà sono di Giuni e di Maria Antonietta Sisini. Un brano è di MinoDi Martino.

Sibilla

Ah, Sibilla, bravissima anche lei!

Cosa successe quella volta a Sanremo...?

Stonò in modo allucinante! Io e Battiato non potevamo andare a Sanremo, non avevamo tempo

perché eravamo in sala d’incisione. Allora la accompagnò il produttore. Lei fu presa dal panicoe per aiutarla, invece di mandarle la base sopra cui lei doveva cantare, le mandarono il branointero. Lei doveva solo far finta di cantare. Invece cantò lo stesso e si sentì ancora di più lastonatura. Quando la sentii in televisione la sera a casa mia, mi misi a ridere. Fu un disastro. Undisastro! Peccato, perché era bravissima, e la canzone ha venduto 30.000 copie nonostante tutto!Poi, dopo “Oppio” e “Svegliami” fece un altro paio di canzoni, “Plaisir d’amour” e “Sex-appealto Europe”, sempre cantando molto bene, ma ormai la casa discografica l’aveva scaricata.

Di Camisasca cosa dice?

E’ molto bravo, Juri. Spero ottenga più successo prima o poi, perché meriterebbe molto di più.Ha una voce splendida e compone pezzi molto belli.

LEGIONE STRANIERA, RESTORATION E NOTE

E’ affezionato a questi dischi?

Non affezionatissimo... più a “Legione straniera”, però. Il tema era di Filippo Destrieri. “Restoration”, invece, non è musica nostra, è di Fauré. Abbiamo riarrangiato la sua “Pavane”aggiungendo elementi diversi. Ricordo di aver depositato alla SIAE la partitura di Fauré e lanostra che aveva segnate in rosso tutte le parti nuove rispetto all’originale, affinché potesserovalutare quanti ventiquattresimi di diritti d’autore assegnarci. Comunque in quel periodo misono divertito, mi è piaciuto lavorare, ho guadagnato anche dei soldi, ma tutto fu fatto conserietà, e sempre solo con Battiato. Ci sono state tante cose molto positive.

Ai tempi de “La voce del Padrone” cominciavo sempre io i concerti con “Giardino Segreto”(che è un’aria di Bach), poi “Ostinato” (che è stato anche sigla della trasmissione “SerenoVariabile”), infine “Legione Straniera”. Quindi cominciava il concerto di Battiato. Facevo comeda supporter.

Non sono dischi che ricordano un po’ lo stile del Rondò Veneziano?

No, Rondò Veneziano è barocco, è musica barocca. Reverberi era molto bravo, ma scriveva

musiche sullo stile di Vivaldi, e lo faceva con molto gusto.

“Note”...

E’ stato il mio ultimo disco di musica leggera e contiene due brani che in qualche modoanticipano la musica che ho cominciato a scrivere dopo.

E’ più facile scrivere musica leggera o musica cosiddetta “classica” o “colta”?

Direi che si fa più fatica a scrivere musica leggera, perché in pochi minuti devi dire tutto e farcistare dentro tutto. Ci sono dei musicisti di cosiddetta musica colta che non sono capaci di fareuna canzone.

E lei riesce a seguirla la musica di oggi?

Molto poco, quasi niente. Non perché non sia interessato, ma perché non ho tempo, dalmomento che in questi ultimi anni, e anche adesso, ho scritto e sto scrivendo parecchia musica,di un altro genere. Vede, uno deve avere tempo per seguire tutte le evoluzioni della musicaleggera. Comunque, accanto a brani molto interessanti, ce ne sono altri di pessima fattura.

ARIA DI UN TEMPO

Al di là dell’impegno e della serietà con cui lavoravate, vi sarete certamente divertiti ascrivere alcune canzoni! Penso a quelle di Giuni Russo, da “Un’estate al mare” a “Una viperasarò”; penso a “Cocco fresco cocco bello” per Ombretta Colli...

Sì, ci siamo divertiti molto, anche perché tutto è stato fatto con molta passione! Ogni tantocapitava anche che si improvvisasse... penso al finale di violino de “Il sole di Austerlitz”, conGiuni Russo che prende la nota finale, un “SI” acuto, e poi scende...

Ma penso anche alle idee che a Battiato e a me erano venute inserendo il Coro dei Madrigalistidi Milano in alcuni incisi di certe canzoni: mettere un coro in un certo senso “classico” nellamusica leggera non era un’operazione comune.

Oppure “Il vento caldo dell’estate” per Alice. Pensi che i musicisti tedeschi che dovevanoeseguire il brano erano molto perplessi perché io e Battiato avevamo pensato la struttura dellacanzone in un modo alquanto originale e fuori dagli schemi comuni, e cioè fermando la ritmicadurante l’inciso, aggiungendovi accordi d’organo.

Beh, insomma, sono stati davvero bei tempi! Ed è bello sapere che tante di queste canzoni sonostate per molte persone come “colonne sonore” della loro vita.

Quindi ricorda con nostalgia quegli anni...

No. Nostalgia è una parola sbagliata. Anche dalla RAI me ne andai dopo tanti anni e tantesoddisfazioni, ma senza nessuna nostalgia. Bellissimi ricordi, questo si!

E quindi è impossibile riuscire a vederla di nuovo..

Sono andato a Sanremo due anni fa, così, per divertimento!

In quell’occasione quando abbiamo visto Giusto Pio dirigere l’orchestra che accompagnaval’esibizione di Battiato abbiamo detto: è tornato!

No, ho quasi 75 anni... sarebbe patetico!!

Quindi, come mai ha smesso di collaborare con Battiato?

Primo perché sono diventato troppo vecchio; secondo perché non volevo essere una palla alpiede e terzo perché volevo lasciare un buon ricordo.

ATTRAVERSO I CIELI O UTOPIE?

Mi spieghi se questi sono due dischi o lo stesso disco con due titoli diversi...

Sono lo stesso disco. Uno per la EMI e l’altro per la DDD: “Attraverso i Cieli” è diventato “Utopie”. “Alla Corte di Nefertiti” è stato il primo lavoro che ho fatto dopo che avevo smessodi scrivere musica leggera. Ripresi a scrivere nel modo che mi era più congeniale. “Attraverso icieli” lo scrissi quando ci furono le vicende di piazza Tienammen, pensando proprio a queitragici fatti. Però non mi sembrava giusto speculare sulla strage, e non mi sono sentito dititolarlo “Tienammen 1989”.

Come mai lo ha intitolato così?

E’ stato Battiato ad inventare il titolo. Ha grande acume e facilità nell’inventare i titoli. Il branoinizia con una folla che scende in piazza e urla. Il tutto dopo viene soffocato, e da qui sidipanano una serie di situazioni che nascono una dall’altra: di spiritualità, di gioia, di pensieri,di desideri, di allegria… Ci sono dei colori interessanti e ogni tanto si inseriscono elementinuovi: paesaggi, situazioni psicologiche diverse tra loro. In alcune parti del brano si sviluppanoatmosfere quasi di preghiera, liturgiche, adatte per la meditazione; in altre si raccontanosituazioni di lavoro, anche un po’ eroiche, con cori, voci e un recitativo che ricorda la situazionereale di una persona che dopo aver visto la strage di piazza Tienammen è dovuto andar via,tutto solo, con i suoi pensieri e le sue cose: un uomo che ha dovuto abbandonare i suoi sogni.

Gli altri brani dell’album?

Dunque, sul primo lato c’è “Attraverso i cieli”, nel secondo ci sono due brani. Il primo dura seiminuti e si chiama “Où est donc?”. Ho ripreso una poesia di Masi Simonetti, un pittore delCadore che ha vissuto lungamente a Parigi. Ha scritto una poesia dedicata a sua madre che èmorta quando lui aveva tre mesi: “Où est donc ta mère?”, cioè: “Dov’è tua mamma?. “Elle esthabillé de terre”: “è vestita di terra”. Io ho estratto dalla poesia quattro versi: “Fra tre giornipartirò anch’io e tu resterai solo nella notte”.

Il secondo brano?

“Dietro la maschera”. Tutti i personaggi dei dipinti di Simonetti avevano la maschera, ma chiguarda non sa cosa si nasconde dietro la maschera. Ha rappresentato anche un funerale, conuna processione di uomini tutti con la maschera che seguono il feretro. Sembrano dei diavoli!Ho creato questo brano traendo spunto dal quadro: ho campionato una piccola frase dellaMessa da Requiem di Verdi, l’ho rovesciata e quindi eseguita un’ottava sotto, ottenendo uncolore musicale particolarissimo, come una voce corale densa, che si contorce in modo confuso.A mia moglie fa impressione!!

Per il mio funerale mi accontenterei di “Pasqua Etiope”

Ah, “Pasqua Etiope”, da “L’Era del cinghiale bianco”! E’ un brano molto bello, eseguito con unoboe che quando andammo nella nostra prima tournée non potevamo suonare. Siccomeavevamo pochi brani, dovevamo eseguire tutto il repertorio che avevamo a disposizione. Per

“Pasqua Etiope” mandavamo un nastro e noi, nel buio, muovevamo delle pile generando cosìpiccoli effetti luminosi. Non avevamo grandi mezzi: questi erano i nostri “effetti speciali”!!

NEW AGE

“Attraverso i cieli” è stato definito come “una specie di itinerario musicale lungo traiettoriecelesti e cosmiche, alla ricerca di risposte ai nostri perché, il tutto costellato di felici edaffascinanti incontri”. Risponde al vero questa appassionata recensione?

Chi non sa come è nato in effetti può parlarne così. Ma è giusto che ognuno legga la musica dalsuo punto di vista. Io esprimo il mio, ma una volta pubblicata, tutti possono interpretarla allapropria maniera.

E’ possibile un itinerario alla ricerca di risposte ai nostri perché attraverso la musica?

Per me è il modo più giusto, perché riesce ad entrare in quello che la persona è veramente. Leparole hanno un significato solo e ben preciso e quindi potrebbero non andare bene per tutte lepersone; al contrario i suoni possono essere interpretati in un modo o nell’altro, perché hannouna vastità enorme di significati.

Il filone della cosiddetta New Age segue questo discorso?

La New Age è un filone molto ampio. Al suo interno ci sono tanti filoni, tante mentalità, tanteculture, ci sono professionalità che non hanno niente da dire, e tanti che avrebbero tanto dadire, ma che non hanno i mezzi per farlo. Sicché la New Age è un pentolone enorme checomprende un po’ di tutto. Alcuni considerano New Age i miei ultimi lavori, ma a me nonimporta se vengono catalogati in un modo o in un altro. Io provo gusto nel fare le cose chefaccio, soprattutto in riferimento alla ricerca sonora. Tutto il resto non mi interessa granché.

E c’è qualcosa che le piace in particolare della musica New Age?

Da tanti anni dico che ogni tanto nella pubblicità, anche per soli 10-15 secondi, ci sono dellesonorità di una bellezza enorme, come se fossero dei veri temi. Il fatto è che dopo bisognerebbesvilupparli! C’è un modo di fare musica anche senza melodia. Nella mia Messa, per esempio,non ci sono temi, melodie, ma solo sonorità, colori.

E’ difficile catalogare la Missa Populi come New Age.

Però ci sono sonorità che la ricordano.

Dovendo fare un raffronto mi sembra che “ Alla corte di Nefertiti” sia molto più in stileNew Age.

Sì, ma “Alla corte di Nefertiti” è solo elettronica. Invece la Missa ho dovuto realizzarlaelettronicamente per spendere meno. In realtà la partitura originale nasce con flauti, archi,corni, trombe, tromboni e strumenti acustici.

GENTE AL LAVORO

Com’è la musica che scrive adesso?

Mah, in realtà sia la Messa sia quello che sto facendo adesso risponde ad un unico mio modo dipensare il suono. L’anno scorso ho scritto “Sensori della memoria” per una mostra fatta aPadova da uno scultore trevigiano, Romano Abate. E’ bravissimo, fa delle meravigliose operein legno di grandi dimensioni. Mi spedì una lettera in cui raccontava la storia di una mammache aveva tre figli, che per un motivo o per l’altro erano morti e voleva che rappresentassi ildolore della madre. Allora ho scritto un brano realizzato con mezzi elettronici, dove sialternano momenti di speranza e momenti di dolore. Quando Battiato lo ha ascoltato, ha dettoche secondo lui avrebbe meritato d’essere fatto con un’orchestra vera, perché facendole conl’elettronica certe cose non rendono! I violini, per esempio, non possono rendere come quando

sono suonati dal vivo, perché ogni centimetro di arco ha una sonorità diversa che non puoiricreare con l’elettronica, dove purtroppo hai solo quel colore fisso.

Non ha mai pubblicato questo lavoro?

No.

E le musiche composte per specifichi eventi, come mostre o performance teatrali, sono statepubblicate?

Qualcosa si. Ad esempio è appena stato pubblicato un mio CD allegato al catalogo di unarecente mostra di pittura dal titolo “Le vie dell’Oro”, fatta in una villa vicino a Castelfranco. Cisono 13 brani senza titolo, e anche un brano che ho chiamato “A.d.a.m, ubi es?”, che vuol dire “Anima dell’anima mia”, un gioco di parole per esprimere la ricerca dell’anima.

E lei non è interessato a far pubblicare queste musiche così da essere messe in commercio?

Sì, si potrebbe anche farlo, ma non è facile trovare la casa discografica disposta a scommetteresu questo tipo di musica. Le grosse case discografiche, se non vendono almeno 100.000 dischinon pubblicano più niente.

Quindi anche sotto questo punto di vista Battiato stesso non può far niente?

No. Battiato aveva un’etichetta, l’Ottava, ma era sempre in perdita. Battiato è un gran generosoe investiva un sacco di soldi per produrre alcuni dischi, ma purtroppo...

Mi parli della Missa Populi. Perché proprio una Messa?

E’ stata una necessità... molti musicisti hanno scritto una Messa, non è un caso. Ad un certopunto sentii il bisogno di farlo anch’io. E poi è stata un’esperienza fantastica, nonostante tuttigli ostacoli che ho incontrato. Ma alla fine ce l’ho fatta. L’ho voluta dedicare a Giovanni Paolo IIperché lo stimo molto. In principio volevo chiamarla col suo nome, come Palestrina avevaintestato la sua al pontefice del suo tempo, chiamandola Missa Papa Marcelli.

Se dovesse fare un raffronto con la Messa Arcaica di Battiato...

La sua è di natura squisitamente meditativa. Per esempio il Kyrie eleison lo usa per lameditazione.

Attualmente cosa sta scrivendo?

Sto scrivendo delle musiche che traggono ispirazione da alcuni versetti del libro del ProfetaIsaia. Ma ne parleremo quando il lavoro sarà finito...

Dopo quasi tre ore di conversazione, il Maestro mi ha portato nel suo studio di registrazione, facendomiascoltare i primi splendidi 9 minuti di “Isaia”.

E’ stato, come immaginerete, un incontro davvero piacevole ed interessante, durante il quale abbiamoparlato amabilmente di molti altri argomenti e in cui gli ho manifestato l’intenzione di Alessia, di Paoloe mia di realizzare un sito su di lui, nel quale inserire anche questa intervista. Intenzione che il Maestroha accolto con piacere, e che noi siamo lieti di pubblicare.

don Marco, con Alessia e Paolo

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