INCONTRO CON MASSIMO CACCIARI ALL’UNIVERSITÀ DI …

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ANNO XLVI - MARZO 2019 - N. 3 - ISOLA DELLA SCALA (VR) - MENSILE DI INFORMAZIONE - SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI VERONA - UNA COPIA 1,20 Direttore Lino Fontana www.lavocedelbassoveronese.com ISOLA DELLA SCALA Giorgio Gioco e la Fiera del riso - pag. 2 - NOGAROLE ROCCA Scoperta una grande necropoli - pag. 5 - NOGARA Dino Villani inventore di Miss Italia - pag. 6 - Autozeta ISOLA DELLA SCALA (VR) Via Verona, 49 - Tel. 045 7302663 e-mail: [email protected] SERVICE PARTNER RIVENDITORE AUTORIZZATO Autozeta ISOLA DELLA SCALA (VR) Via Verona, 49 - Tel. 045 7302663 e-mail: [email protected] SERVICE PARTNER RIVENDITORE AUTORIZZATO INCONTRO CON MASSIMO CACCIARI ALL’UNIVERSITÀ DI VERONA S econdo i dati del Fondo moneta- rio internazionale il debito pub- blico italiano (2.407 miliardi di dollari a fine 2018) è il terzo nel mon- do dopo Stati Uniti e Giappone. In Eu- ropa, invece, una volta tanto siamo primi assoluti, come primi siamo an- che per gli stipendi dei nostri parla- mentari. Attualmente i deputati (630) hanno diritto a un’indennità lorda di 11.703 euro. Al netto sono 5.346,54 euro mensili, più una diaria di 3.503,11 e un rimborso per spese di mandato pari a 3.690 euro. Ad essi si aggiungono 1.200 euro annui di rim- borsi telefonici e da 3.323 fino a 3.995 euro ogni tre mesi per i trasporti. I se- natori (315) invece ricevono un’inden- nità mensile lorda di 11.555 euro. Al netto la cifra è di 5.304 euro, più una diaria di 3.500 euro cui si aggiungono un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro e 1.650 euro al me- se come rimborsi forfettari fra telefoni e trasporti. I senatori guadagnano ogni mese 14.634 euro contro i 13.971 euro percepiti dai deputati. Uno studio inglese sugli stipendi dei parlamentari in Europa ha calcolato che il costo di un parlamentare italiano è di circa 120.500 sterline all’anno (negli Stati Uniti 114.660), in Germania 78.979, in Inghilterra 66.000, in Francia 56.815 e in Spagna 28.969 … e quan- do termina il mandato… in Italia: as- segno di fine mandato 46.814 euro per una legislatura, 140.443 per tre. Il vi- talizio: 2.486 euro al mese dai 65 anni con un mandato, 4.973 euro dai 60 an- ni con due, 7.460 euro con tre. In Francia: non hanno un assegno di fine mandato, ma un sussidio di reinseri- mento, se disoccupati, per al massimo tre anni, vitalizio di 1.200 euro per un mandato a partire dai 62 anni, 2.400 per due. In Germania: nessun assegno di fine mandato, ma un’indennità provvisoria per 18 mesi, vitalizio a 67 anni, 961 euro lordi per 5 anni, 1.917 per dieci. In Gran Bretagna: al termi- ne del mandato possono chiedere un rimborso di 47mila euro per spese connesse al completamento delle fun- zioni. Il vitalizio, dai 65 anni, varia in base ai contributi versati: 530 euro lordi per un mandato con il minimo, 794 euro con il massimo. Ogni com- mento appare superfluo. (li.fo.) Ecco i 945 vincitori del lotto S i potrebbe paragonare la frase che disse il luogotenente di Garibaldi Nino Bixio, “Qui si fa l’Italia o si muore!” col succo del discorso tenuto alla Facoltà di Giuri- sprudenza dell’Università di Verona dal filosofo Massimo Cacciari. Il prof. Giorgio Anselmi, segretario nazionale del Movimento federali- sta europeo, ha ricordato a Cacciari la sua citazione di Thomas Mann nel testo “Monito all’Europa”: “La de- mocrazia è una forma di aristocrazia garantita da relazioni gestite dai par- titi. Questi hanno due compiti:ri- spondere ai problemi e assumersi re- sponsabilità”. Ciò in Italia è stato fatto con l’Ulivo, che ci ha portato nell’euro. Poi però ci sono stati i tre problemi fondamentali: la messa da parte del modello Spinelli (Stato fe- derale europeo), l’unione solo eco- nomica, non fiscale e non politica e la crisi finanziaria. Si è capito che, come diceva Delors, “Non si può governare l’Europa con le regole senza la politica”. Occorre dunque tornare alla politica”. Cacciari ha esordito con alcuni dati: l’Europa ha perso negli ultimi 50 anni la centra- lità culturale e politica; aveva la me- tà del PIL mondiale, oggi solo il 10%, è diventata più piccola rispet- to alle altre realtà mondiali. Cosa ac- cadrebbe se il processo si bloccasse o evaporasse? Si tornerebbe alle so- vranità nazionali, non quelle dei vecchi stati prima delle guerre mon- diali, ma agli staterelli. Cosa posso- no fare questi rispetto alle grandi potenze? Oggi 4 multinazionali han- no un PIL maggiore di quello della Germania. La potenza tecnico-fi- nanziaria può essere forse contrasta- ta solo da una dimensione europea. Gli staterelli farebbero tra loro la guerra commerciale, che renderebbe impossibile la difesa del welfare (Non è politica, è logica matemati- ca). Mentre USA e Cina riescono a fronteggiare le multinazionali, non possono farlo gli staterelli. Bisogna dire cosa è stato sbagliato nel pro- cesso europeo, ad es. la centralità economica, il pareggio di bilancio, l’assenza totale di solidarietà e sus- sidiarietà, che allontana l’unità poli- tica. Le idee originarie (cristiano- popolare, liberale e socialdemocrati- ca) hanno fatto bancarotta:i partiti che facevano riferimento ad esse si sono messi a rimorchio dell’ideolo- gia liberista (Blair in Inghilterra, Renzi in Italia), in una subalternità totale. Oggi siamo al disordine glo- bale, all’assenza di fini. Bisognereb- be rafforzare gli organismi interna- zionali per difendere il diritto e la giustizia sociale. La missione del- l’Europa è salvare il mondo dal di- sastro. Non c’è molto tempo. È dif- ficile che vincano i sovranisti, ma possono avere una forte affermazio- ne. A questo punto si verificherebbe una costante della politica: il centro si allea con la destra. Una maggio- ranza di destra-centro renderebbe impossibili le politiche sociali. Noi non siamo contro le sovranità nazio- nali, poiché oggi un autentico pote- re nazionale è possibile solo in in un quadro federale (“Padroni a casa no- stra”. Dove? Di che cosa?). La so- vranità nazionale non si sacrifica nell’unione europea, ma vi si realiz- za”. Rispondendo alle domande del pubblico, Cacciari ha toccato altri problemi: “L’egemonia della Ger- mania è stata tollerata poiché si vo- leva tenere ad ogni costo questo paese, da poco riunificato, dentro l’UE. Grave errore è stato l’allarga- mento automatico, effetto dell’a- strattezza culturale e politica di cer- te élites. Per i paesi dell’Est europeo questo è il tempo del Risorgimento, cioè dell’orgoglio nazionale! Per quanto riguarda l’identità, non si può costruire sula base di un nemi- co. Consideriamo i flussi demogra- fici: l’Europa avrà bisogno di 8 mi- lioni di persone entro il 2025. Senza questo apporto, in 100 anni l’Europa si annulla. Oggi si fa un’accoglienza anarchica. Serve una strategia euro- pea. Questa non è sicurezza. Le de- cisioni razionali possono venire bloccate nel Consiglio, dove vige l’unanimità, regola da superare! Ammettiamo che si costruisca un muro per fermare i migranti: l’età media europea sarebbe di 80 anni, poi la fine... Più sicura del muro è un’accoglienza nei vari paesi, una politica mediterranea ed africana per affrontare le migrazioni, dinamiche già scritte, solo accentuate dalle Stato federale europeo oppure sarà la fine Intervento del filosofo che auspica un vero federalismo guerre (Libia, Siria). La politica è essenzialmente internazionale. La Cina è in grande sviluppo, ma pochi sanno che la Corea del sud è il pae- se più robotizzato e il Vietnam quel- lo più informatizzato. Di fronte a questa realtà che cambia rapidamen- te dobbiamo chiederci: vogliamo sopravvivere o tramontare bene? Oggi l’Europa è il centro dei consu- mi mondiali. Quanto ci metteranno Asia e Africa a diventare, da luoghi dove si produce, luoghi dove si con- suma? È in atto uno tsunami. L’Eu- ropa non può essere a rimorchio de- gli accadimenti. Servono organismi che riescano a gestire il cambiamen- to. Realismo e conoscenza storica sono le basi di una politica seria. Se l’Europa raggiunge l’unione po- litica, conterà, altrimenti no. Il federalismo, unica risposta seria ai problemi della globalizzazione, è stato purtroppo schiacciato tra il conservatorismo e il secessionismo. In Italia, le regioni settentrionali chiedono i soldi che producono, quelle meridionali resistono e chie- dono assistenza, Serve una riforma istituzionale che attui il vero federa- lismo in Italia, come una riforma dell’Europa verso uno stato federale europeo”. Giovanni Biasi Veduta aerea della sede del Parlamento europeo a Bruxelles

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ANNO XLVI - MARZO 2019 - N. 3 - ISOLA DELLA SCALA (VR) - MENSILE DI INFORMAZIONE - SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI VERONA - UNA COPIA € 1,20

Direttore Lino Fontanawww.lavocedelbassoveronese.com

ISOLA DELLA SCALAGiorgio Gioco

e la Fieradel riso

- pag. 2 -

NOGAROLE ROCCAScoperta

una grandenecropoli

- pag. 5 -

NOGARADino Villaniinventore

di Miss Italia- pag. 6 -

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INCONTRO CON MASSIMO CACCIARI ALL’UNIVERSITÀ DI VERONA

Secondo i dati del Fondo moneta-rio internazionale il debito pub-blico italiano (2.407 miliardi di

dollari a fine 2018) è il terzo nel mon-do dopo Stati Uniti e Giappone. In Eu-ropa, invece, una volta tanto siamoprimi assoluti, come primi siamo an-che per gli stipendi dei nostri parla-mentari. Attualmente i deputati (630)hanno diritto a un’indennità lorda di11.703 euro. Al netto sono 5.346,54euro mensili, più una diaria di3.503,11 e un rimborso per spese dimandato pari a 3.690 euro. Ad essi siaggiungono 1.200 euro annui di rim-borsi telefonici e da 3.323 fino a 3.995euro ogni tre mesi per i trasporti. I se-natori (315) invece ricevono un’inden-nità mensile lorda di 11.555 euro. Alnetto la cifra è di 5.304 euro, più unadiaria di 3.500 euro cui si aggiungonoun rimborso per le spese di mandatopari a 4.180 euro e 1.650 euro al me-se come rimborsi forfettari fra telefonie trasporti. I senatori guadagnanoogni mese 14.634 euro contro i 13.971euro percepiti dai deputati. Uno studioinglese sugli stipendi dei parlamentariin Europa ha calcolato che il costo diun parlamentare italiano è di circa120.500 sterline all’anno (negli StatiUniti 114.660), in Germania 78.979,in Inghilterra 66.000, in Francia56.815 e in Spagna 28.969 … e quan-do termina il mandato… in Italia: as-segno di fine mandato 46.814 euro peruna legislatura, 140.443 per tre. Il vi-talizio: 2.486 euro al mese dai 65 annicon un mandato, 4.973 euro dai 60 an-ni con due, 7.460 euro con tre. InFrancia: non hanno un assegno di finemandato, ma un sussidio di reinseri-mento, se disoccupati, per al massimotre anni, vitalizio di 1.200 euro per unmandato a partire dai 62 anni, 2.400per due. In Germania: nessun assegnodi fine mandato, ma un’indennitàprovvisoria per 18 mesi, vitalizio a 67anni, 961 euro lordi per 5 anni, 1.917per dieci. In Gran Bretagna: al termi-ne del mandato possono chiedere unrimborso di 47mila euro per speseconnesse al completamento delle fun-zioni. Il vitalizio, dai 65 anni, varia inbase ai contributi versati: 530 eurolordi per un mandato con il minimo,794 euro con il massimo. Ogni com-mento appare superfluo.

(li.fo.)

Ecco i 945vincitoridel lotto

Si potrebbe paragonare la fraseche disse il luogotenente diGaribaldi Nino Bixio, “Qui si

fa l’Italia o si muore!” col succo deldiscorso tenuto alla Facoltà di Giuri-sprudenza dell’Università di Veronadal filosofo Massimo Cacciari. Ilprof. Giorgio Anselmi, segretarionazionale del Movimento federali-sta europeo, ha ricordato a Cacciarila sua citazione di Thomas Mann neltesto “Monito all’Europa”: “La de-mocrazia è una forma di aristocraziagarantita da relazioni gestite dai par-titi. Questi hanno due compiti:ri-spondere ai problemi e assumersi re-sponsabilità”. Ciò in Italia è statofatto con l’Ulivo, che ci ha portatonell’euro. Poi però ci sono stati i treproblemi fondamentali: la messa daparte del modello Spinelli (Stato fe-derale europeo), l’unione solo eco-nomica, non fiscale e non politica ela crisi finanziaria. Si è capito che,come diceva Delors, “Non si puògovernare l’Europa con le regolesenza la politica”. Occorre dunquetornare alla politica”. Cacciari haesordito con alcuni dati: l’Europa haperso negli ultimi 50 anni la centra-lità culturale e politica; aveva la me-tà del PIL mondiale, oggi solo il10%, è diventata più piccola rispet-to alle altre realtà mondiali. Cosa ac-cadrebbe se il processo si bloccasseo evaporasse? Si tornerebbe alle so-vranità nazionali, non quelle deivecchi stati prima delle guerre mon-diali, ma agli staterelli. Cosa posso-

no fare questi rispetto alle grandipotenze? Oggi 4 multinazionali han-no un PIL maggiore di quello dellaGermania. La potenza tecnico-fi-nanziaria può essere forse contrasta-ta solo da una dimensione europea.Gli staterelli farebbero tra loro laguerra commerciale, che renderebbeimpossibile la difesa del welfare(Non è politica, è logica matemati-ca). Mentre USA e Cina riescono afronteggiare le multinazionali, nonpossono farlo gli staterelli. Bisognadire cosa è stato sbagliato nel pro-cesso europeo, ad es. la centralitàeconomica, il pareggio di bilancio,l’assenza totale di solidarietà e sus-sidiarietà, che allontana l’unità poli-tica. Le idee originarie (cristiano-popolare, liberale e socialdemocrati-ca) hanno fatto bancarotta:i partitiche facevano riferimento ad esse sisono messi a rimorchio dell’ideolo-gia liberista (Blair in Inghilterra,Renzi in Italia), in una subalternitàtotale. Oggi siamo al disordine glo-bale, all’assenza di fini. Bisognereb-be rafforzare gli organismi interna-zionali per difendere il diritto e lagiustizia sociale. La missione del-l’Europa è salvare il mondo dal di-sastro. Non c’è molto tempo. È dif-ficile che vincano i sovranisti, mapossono avere una forte affermazio-ne. A questo punto si verificherebbeuna costante della politica: il centrosi allea con la destra. Una maggio-ranza di destra-centro renderebbeimpossibili le politiche sociali. Noi

non siamo contro le sovranità nazio-nali, poiché oggi un autentico pote-re nazionale è possibile solo in in unquadro federale (“Padroni a casa no-stra”. Dove? Di che cosa?). La so-vranità nazionale non si sacrificanell’unione europea, ma vi si realiz-za”. Rispondendo alle domande delpubblico, Cacciari ha toccato altriproblemi: “L’egemonia della Ger-mania è stata tollerata poiché si vo-leva tenere ad ogni costo questopaese, da poco riunificato, dentrol’UE. Grave errore è stato l’allarga-mento automatico, effetto dell’a-strattezza culturale e politica di cer-te élites. Per i paesi dell’Est europeoquesto è il tempo del Risorgimento,cioè dell’orgoglio nazionale! Perquanto riguarda l’identità, non sipuò costruire sula base di un nemi-co. Consideriamo i flussi demogra-fici: l’Europa avrà bisogno di 8 mi-lioni di persone entro il 2025. Senzaquesto apporto, in 100 anni l’Europasi annulla. Oggi si fa un’accoglienzaanarchica. Serve una strategia euro-pea. Questa non è sicurezza. Le de-cisioni razionali possono venirebloccate nel Consiglio, dove vigel’unanimità, regola da superare!Ammettiamo che si costruisca unmuro per fermare i migranti: l’etàmedia europea sarebbe di 80 anni,poi la fine... Più sicura del muro èun’accoglienza nei vari paesi, unapolitica mediterranea ed africana peraffrontare le migrazioni, dinamichegià scritte, solo accentuate dalle

Stato federale europeooppure sarà la fine

Intervento del filosofo che auspica un vero federalismo

guerre (Libia, Siria). La politica èessenzialmente internazionale. LaCina è in grande sviluppo, ma pochisanno che la Corea del sud è il pae-se più robotizzato e il Vietnam quel-lo più informatizzato. Di fronte aquesta realtà che cambia rapidamen-te dobbiamo chiederci: vogliamosopravvivere o tramontare bene?Oggi l’Europa è il centro dei consu-mi mondiali. Quanto ci metterannoAsia e Africa a diventare, da luoghidove si produce, luoghi dove si con-suma? È in atto uno tsunami. L’Eu-ropa non può essere a rimorchio de-gli accadimenti. Servono organismiche riescano a gestire il cambiamen-to. Realismo e conoscenza storicasono le basi di una politica seria. Se l’Europa raggiunge l’unione po-litica, conterà, altrimenti no. Il federalismo, unica risposta seriaai problemi della globalizzazione, èstato purtroppo schiacciato tra ilconservatorismo e il secessionismo.In Italia, le regioni settentrionalichiedono i soldi che producono,quelle meridionali resistono e chie-dono assistenza, Serve una riformaistituzionale che attui il vero federa-lismo in Italia, come una riformadell’Europa verso uno stato federaleeuropeo”.

Giovanni Biasi

Veduta aerea della sede del Parlamento europeo a Bruxelles

VOCE_marzo_2019 13/03/19 16.53 Pagina 1

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Pag. 2 Marzo 2019

ISOLA DELLA SCALA

Addio a Giorgio Giocouno dei fondatori

della Fiera del riso

I semi contadiniper agricolturae cibo di qualità

Si è recentemente spento al-l’età di 94 anni Giorgio Gio-co, cuoco e poeta, anima del

ristorante 12 Apostoli di Veronache aveva ereditato dal padre An-tonio. Gioco oltre 50 anni fa è sta-to tra i padri fondatori della Fieradel Riso. Ha ideato il più anticoconcorso della manifestazione, laSpiga d’Oro, dedicato ai ristorato-ri della città del riso impegnatinella preparazione del risotto all’I-solana. Egli è stato uno dei piùgrandi sostenitori del tradizionale

piatto locale e ha firmato nel 2016nel suo ristorante 12 Apostoli aVerona la versione aggiornata del-la ricetta. Per quanto fatto per il ri-so e le manifestazioni isolane, nel1984 ha ricevuto la cittadinanzaonoraria dal Comune di Isola del-la Scala. A Gioco è dedicata, inol-tre, la prima targa affissa nel Pala-riso. “Giorgio Gioco è stato un ri-ferimento insostituibile per la no-stra Fiera” ricordano l’ammini-stratore unico di Ente Fiera Alber-to Fenzi e il sindaco Stefano Ca-

nazza. “La sua competenza, le sueidee e la sua energia hanno guida-to la nostra manifestazione nei de-cenni e l’hanno accompagnata fi-no a farla diventare ciò che è oggi.C’è una foto nella sede dell’Ente,dove in Fiera Giorgio battezza conil riso suo nipote, assieme al figlioAntonio. È un’immagine che rac-conta la forza del suo legame pro-fondo con la nostra terra. L’EnteFiera si unisce al cordoglio per lascomparsa dello chef, maestro ecittadino onorario isolano”. (l.r.)

50ºAnniversario

Isola della ScalaVia Verona, 9

Cell. 320 480 4858

PUBLIREDAZIONALE

Gino & Renato parrucchieri da 50 anni

Nel raggiungere il mezzo secolo della nostra attività, ci fa piacere

condividere questa grande soddisfazione con tutti i nostri collabora-

tori di ieri e di oggi. Un  grazie speciale va anche, e soprattutto, alle nostre Clienti per

averci dimostrato con la loro costante presenza non solo il gradimen-

to dei nostri servizi e della nostra professionalità, ma anche per aver-

ci permesso di raggiungere un traguardo così importante per noi.Gino & Renato

Nel XX secolo gli agricoltori del mondo hanno abbandonato le molteplicivarietà locali e selvatiche a favore di varietà geneticamente uniformi, per-dendo quasi il 75% della biodiversità genetica vegetale. Nel 1999 il 75%

del cibo mondiale veniva prodotto da sole 12 piante e cinque specie animali. L’U-niversità del Texas nel 2004 ha studiato 43 ortaggi e frutta dal 1950 ad oggi: in 50anni sono diminuite notevolmente le quantità di proteine, calcio, fosforo, ferro, ri-boflavina (vitamina B2) e vitamina C nelle varietà analizzate. Una delle cause prin-cipali di questa situazione, che comporta l’impoverimento qualitativo prima dellabiodiversità agricola e poi del cibo è il problema dei semi, affrontato in un incon-tro di due giorni alla Cooperativa di agricoltura biologica di Ca’ Magre. È stato lan-ciato l’allarme su una realtà poco nota, la fine di un’agricoltura contadina centratasui sistemi sementieri locali e la tendenza sempre più marcata verso la privatizza-zione delle sementi. Le leggi sembrano disegnare un quadro inquietante: i semi so-no detenuti da società multinazionali che le vendono anno dopo anno ai contadini,i quali rischiano peraltro di essere fuorilegge se praticano lo scambio come un tem-po. La Direttiva europea 98/95, recepita dal Decreto legislativo n. 212/2001, si oc-cupa delle varietà di conservazione, riconosce l’importanza della “coltivazione e ri-produzione dei semi attuate dalle pratiche tradizionali dei contadini”. Nel 2008 ilMinistero dell’Agricoltura ha provato a regolare il commercio delle sementi dellevarietà da conservazione, ma nel 2010, quando queste sono state inserite in un re-gistro più formale, si sono creati molti dubbi e problemi. In pratica, non è chiarol’inserimento nel nuovo quadro giuridico delle tradizioni rurali, come lo scambioinformale di sementi e le varietà interessate, per cui ancora una volta si prospettail pericolo di una diminuzione della grande diversità filogenetica del passato. Al-l’incontro erano presenti esponenti nazionali del Centro internazionale Crocevia,che aderisce al Coordinamento europeo della Via Campesina, membri dell’Asso-ciazione rurale italiana(che ha organizzato l’evento con la Cooperativa di Ca’ Ma-gre) contadini italiani e stranieri(Era in funzione un incredibile servizio di tradu-zione simultanea in cuffia per chi non conosceva la lingua parlata in quel momen-to!), che hanno dato l’impressione di una mondo variegato, colorato e vitale, mapreoccupato di perdere la propria identità. Giovani calabresi hanno raccontato laloro esperienza con sementi non registrate, affermando che “come le sementi con-tadine, il contadino non è un individuo, ma parte di una comunità”.

Giovanni Biasi

Nella fotoGiorgio Giococon la moglie

Iolee alcuni titolari

delle riserieisolane.

Da sinistra:Luca Melotti,

M. Grazia Rancan,Angiola Morini

(Corte Schioppo),Michele Rossi

(La Pila), Renato Leoni (Riso del Voʼ)

e Gabriele Ferron

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Marzo 2019 Pag. 3

L’ESTRAZIONE DEL SUPERENALOTTO ANNUNCIATA AL TELEGIORNALE

Il gioco d’azzardo è una realtà mortale

Nicola Mattiazzi dopo vent’anni d’installazione di tendeda sole, durante i quali apprende velocemente e conpassione l’arte del settore, nel 2004 compie il salto de-

cidendo di fornirle in proprio. Il lavoro aumenta grazie allacompetenza tecnica acquisita e all’elevato livello di professio-nalità rag giun to. La sua offerta si espande a Verona e in pro-vincia con proposte e soluzioni sempre all’avanguardia al pas-so con i tempi, per soddisfare i gusti, le esigenze e le necessi-tà della clientela. La scelta vincente di Nicola, fin dall’inizio, èstata quella di fornire sempre prodotti di alta qualità ed ottimimateriali ricercati tra marche note rigorosamente col marchio“Made in italy”, ottenendo nel contempo una soluzione chearreda l’ambiente. “Mattiazzi Tende”, questo è il nome e il marchio ormai noto sulmercato del Triveneto ed oltre, progetta e realizza tende eschermature solari, pergolati, tende tecniche, tendaggi,strutture ad impacchettamento e bioclimatiche, pensiline

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Ormai il gioco d’azzardo èuna realtà consolidata, unsettore economico tra gli

altri. La conferma si è avuta qual-che giorno fa, quando la notiziadell’estrazione del Superenalotto èstata data al tg2 delle 20,30, comefosse una notizia pari per importan-za alla politica o alla cronaca.È solo l’ultimo episodio che dimo-stra come il gioco d’azzardo sia en-trato a far parte dell’immaginariocollettivo.I giornalisti purtroppo, lo diciamocon amarezza, non svolgono il lororuolo:usano parole ed espressionicome “la dea bendata” per conti-nuare ad avallare l’idea di un giocolegato al caso e alla fortuna, mentresi tratta di un processo matematicoche prevede con precisione quantisoldi si possono “distribuire” equanti invece vadano allo stato e al-le società che gestiscono il settore.Un’altra tendenza che si nota è chele vendite sono sempre più alte.La recente vincita al Superenalotto,163 milioni di euro, è la più altamai registrata in una lotteria euro-pea, un primato di cui non si sa seessere fieri o del quale preoccupar-si, che descrive un rapporto malatotra un “popolo bue” e uno stato bi-scazziere amorale.La notizia è stata data su tutti i TGe non si sono sentiti commenti cri-tici. Recentemente in una tabacche-ria della nostra zona è stato vintoun premio consistente in una casapiù 500.000 euro. Non sarebbe piùsensato, più razionale assegnare,invece che pochi premi molto alti,

tanti più contenuti?Sarebbe un criterio di “distribuzio-ne della ricchezza”, ma il fatto chenon sia applicato ci ricorda, conspietato cinismo, che il gioco d’az-zardo non è fatto per distribuire sol-di a chi ne ha bisogno, ma per dareentrate allo stato. E poiché la granparte dei giocatori sono persone abasso reddito, si tratta di una odio-sa “tassa sulla povertà”.Il “Decreto dignità” emanato recen-temente dal governo prevede il di-vieto per tutti gli spot e le pubblici-tà del gioco d’azzardo, senza limitidi tempo e senza differenze tra i

mass media. Tutti i contratti disponsorizzazione in essere dovran-no essere chiusi entro il 30/6/2019.Sono esclusi dal divieto le lotterienazionali a estrazione differita e iloghi sul gioco sicuro e responsabi-le dell’Agenzia delle dogane e deimonopoli. Le sanzioni per i tra-sgressori sono il 5% della sponso-rizzazione o pubblicità per un im-porto non inferiore a 50.000 euro.Il decreto del presidente del consi-glio 28/4/2017, convenzione con laRai, prevede all’art. 3 “assenza dimessaggi pubblicitari sul giocod’azzardo”, dunque il comporta-

mento del Tg2 si configura comeuna patente violazione di una leggeesistente e anche un “cattivo esem-pio” per il pubblico.Va detto, per completezza di infor-mazione, che il divieto di pubblici-tà al gioco d’azzardo ha avuto, oltrea molti consensi, anche qualche cri-tica. In particolare il sito internet“PokerItaliaweb” afferma:”Il pro-blema va affrontato cercando dicontrastare il gioco dove la gentespende più soldi, le slot machines,trovando rimedi che ne impedisca-no la proliferazione in tutta Italia,ma da noi si adotta esattamente una

strategia opposta, ovvero consenti-re l’installazione selvaggia delleslot machines (500.000 sparse sulterritorio nazionale) e soprattutto intotale anonimato dei giocatori e conla non tracciabilità dei soldi gioca-ti. Si penalizza il gioco online, cheha bisogno della pubblicità, mentrenon si colpiscono le sale slot chenon utilizzano TV e giornali perfarsi pubblicità!”.È una critica comprensibile (espri-me il noto ragionamento “Se colpi-te noi, colpite tutti!), che indica an-che la difficoltà di intervenire inmodo uniforme e completo controun fenomeno che rappresenta unaforte entrata per lo stato (al quale,parafrasando proprio uno spot delGratta e vinci, “piace vincere faci-le”...), ma che è costretto ormai aspendere soldi per curare la ludopa-tia o dipendenza patologica, ribat-tezzata nel Decreto dignità “distur-bo da gioco d’azzardo”.Bisognerebbe anche che, ogni voltache su un giornale appare la notiziadi una vincita clamorosa, si ricor-dassero le migliaia di persone chenon hanno vinto nulla, anzi chehanno perso qualcosa e forse si pre-parano a entrare nel tunnel della di-pendenza (è dimostrato che spessosi passa dal Gratta e vinci alle slotmachines). È un fatto di matemati-ca/statistica che andrebbe semprericordato, sia come dovere etico dichi fa informazione che come pre-venzione di un male che sta semprepiù diventando emergenza socialeper individui e famiglie.

Giovanni Biasi

La maggior parte della platea dei giocatori è composta di persone a basso reddito

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Pag. 4 Marzo 2019

POVEGLIANO

ERBÈ

“Flash mob” (lampo di folla)davanti al municipio

VIGASIO

Si è svolto sabato 16 febbraio un altro “Lam-po di folla (Flashmob)”, dopo quello in au-tunno per chiedere la riapertura della biblio-

teca comunale, promosso dal gruppo di opposi-zione “Nuove prospettive”, per esprimere solida-rietà ai dipendenti comunali. Questi hanno chiestotutti il trasferimento, tranne uno, cosa che sarebbel’espressione di un disagio diffuso e di un diffici-le rapporto col sindaco. Altro problema posto daimanifestanti è la frattura nella Giunta:il sindacoLucio Buzzi ha revocato la delega al Bilancio al-l’assessore ed ex sindaco Leonardo Biasi. L’incer-tezza sul bilancio comunale è uno dei problemiaperti di questa amministrazione, tuttora sotto lalente della Corte dei Conti, ma ciò comporta ilblocco di molti servizi ed opere. Di qui la richiesta di dimissioni del sindaco, il quale da parte sua ha postato sul pro-filo Facebook della sua lista “Tradizione e futuro” una foto con lui e alcuni assessori al lavoro in municipio con la di-dascalia:”Sabato 16 febbraio riunione operativa alle 8 per parlare del bilancio comunale”.

(g.b.)

Se n’è andato a 82 anni dopouna lunga malattia Bruno“Berìno” Montresor.

La sua figura rappresenta bene unmondo nel quale chi, come lui, ope-rava nel volontariato, dava tempoed energie non per una, ma permolte associazioni. È stato tra ifondatori del Gruppo alpini di Po-vegliano nel 1960, di cui è stato ca-pogruppo nel 1969, donatore disangue, socio delle società di cal-cio, di ciclismo e della bocciofila.Dopo aver fatto parte della Prote-zione civile di Villafranca, nel 2012è riuscito a farla nascere anche a

Povegliano, in collaborazione conl’assessore alla Protezione civileMarco Carozzi. Di questo organi-smo è stato il primo coordinatore,Tutte le persone che lo hanno cono-sciuto ricordano le sue doti di one-sta, sincerità e generosità.Non si esagera quando si dice chele persone come lui sono insostitui-bili in una comunità e che ce nevorrebbero molte in questo mondosempre più segnato, invece che dal-la disponibilità ad impegnarsi per ilbene comune, dall’egoismo e dal-l’individualismo.

Giovanni Biasi

Un paese di lettori

Solitarietà ai dipendenti in fuga e accuse d’incapacità al sindaco

Elaborati della Primaria al Concorso della Montefortiana

Addio a “Berìno” Montresor

Piccoli disegnatori premiati

Diffusi i dati della biblioteca

Vigasio paese di lettori. Labiblioteca comunale - chequest’anno compie quaran-

t’anni, essendo stata fondata nel1979 - è intitolata ad un personag-gio locale, Corrado Piccolboni(educatore e musicista), ed ha chiu-so un anno record, tra migliaia di li-bri in donazione ed una sequenza diappuntamenti, eventi, iniziative,scaffali tematici e letture animateper i bambini. È una fotografia delpaese scattata grazie ai dati diffusinei giorni scorsi dalla bibliotecasulle attività organizzate durantel’anno. Il numero totale di tesseratiè infatti di 1848 mentre i prestiti ef-fettuati lo scorso anno sono statiben 9907. “Raffrontando i dati diaffluenza e prestiti con l’anno pre-cedente - affermano le bibliotecarieVeronica Pellegrini e AlessandraBrigo - si evince che il numero de-gli utenti iscritti è in costante cre-scita e netto aumento dando provache questa realtà è apprezzata e uti-lizzata da un numero sempre cre-scente di lettori”. Una crescita chesi riflette, però, sugli spazi destina-ti alla biblioteca, diventati oramaiinsufficienti tanto che “abbiamomomentaneamente dovuto limitaredi molto - continuano le biblioteca-rie - le cospicue donazioni di priva-ti che contribuirebbero ad accresce-re il patrimonio di circa mille libri

l’anno”. Non solo perché anche lasempre frequente presenza di stu-denti ai pc e ai tavoli rende ormaiurgente e non più prorogabile il tra-sferimento in una nuova e definiti-va sede. Numeri da record anche per quantoriguarda gli eventi e le proposte nelsegno dei progetti di promozionealla lettura e di conoscenza del li-bro ancora apprezzati e frequentatida quasi dieci anni. “Dato il positi-vo riscontro dello scorso anno -concludono le bibliotecarie - oltrealle nuove idee per la fascia di let-tori più giovani, da sempre fortiutenti della biblioteca (come adesempio le letture animate da Fran-ca e Franco Corradini che negli ul-timi mesi del 2018 hanno registratopiù di 25 iscritti per ogni appunta-mento, aumentando il successo giàconsolidato in precedenza), ci sonoproposte per rafforzare l’interessedi diverse fasce di età, in avvicina-mento alle proposte culturali delpaese. Tutte le iniziative come leletture animate per i bambini da 0 a10 anni sono gratuite e possibiligrazie alla collaborazione di utentiattivi e propositivi e di associazionigià vicine alle proposte di ambitodella biblioteca”. La biblioteca diVigasio si conferma, dunque. unodei poli culturali del territorio.

S. Loc.

La biblioteca comunale di Vigasio in una foto dʼarchivio

È STATO UNA COLONNA DELL’ASSOCIAZIONISMO DEL PAESE

Nella sala consiliare del municipio dal 21 feb-braio e fino alla metà di marzo sono statiesposti i disegni che hanno partecipato al

XVIII concorso in occasione della 44a Montefortia-na. Si tratta di una mostra itinerante dei disegni vin-citori scelti fra quelli segnalati da “Arte e fantasiaragazzi” sul tema “Anno della gioventù…i giovaniquando corrono fanno rifiorire la terra…”. Tra quel-

li premiati con segnalazione anche un disegno dellaterza e due della quinta classe della Scuola primariadi Erbè. Alla cerimonia di inaugurazione della mo-stra, oltre alla scolaresche, presenti anche il sindacoNicola Martini e Patrizia Neerman, dirigente dell’I-stituto comprensivo di Vigasio da cui dipendono lescuole di Erbè (nella foto).

(l.f.)

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Marzo 2019 Pag. 5

BUTTAPIETRA

Scoperta una grande necropoli

Corte Piombazzo, una storiache affonda le radici nei secoli

I numerosi reperti ritrovati sono stati datati tra il 2500 e il 1600 a.C.

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Mentre la gran parte delle energie delpaese è impegnata nello sviluppoindustriale e logistico, la Storia si è

fatta sentire, quasi ammonendo che, prima dipensare al presente e al futuro, bisogna sapereda dove si viene, chi sono i nostri progenitorie qual è il nostro passato. Nella frazione Pra-delle, durante un’operazione di “archeologiapreventiva” su un terreno destinato all’urba-nizzazione e all’edificazione, è stata scopertauna grande necropoli risalente al periodo cheva dal 2500 al 1600 avanti Cristo. Si è rivela-ta tra le più ricche mai scoperte in Italia set-tentrionale tra il III e il II millennio a.C. a par-tire dall’età detta “Campaniforme”, dai bic-chieri e vasi a forma di campana capovolta,oggetti tipici di questo periodo trovati in tuttaEuropa e alcuni in precedenza nella stessa fra-zione Pradelle.

Lo scavo e i rilevamenti sono seguiti dal So-printendente ai beni archeologici di VeronaFabrizio Magani e dai funzionari archeologiGianni De Zuccato e Paola Salzani. Questascoperta dà ulteriore rilevanza all’antica origi-ne del comune. I primi ritrovamenti risalgonoal 1977, quando a Corte Vivaro, frazione diBagnolo, vennero alla luce presso il fiumeTione ceramiche, ossa lavorate, bronzi, armi,poi accolte nel Museo archeologico di VillaBalladoro di Povegliano. Proprio la vicinanzae le caratteristiche comuni tra Povegliano eNogarole Rocca (abbondanza di acqua, ric-chezza di risorse naturali) sembrano le causedei numerosi e ricchi insediamenti di un vastoperiodo tra la Preistoria e i primi secoli dellaStoria che sono stati portati alla luce nei duepaesi dagli anni ’60 ad oggi.

Giovanni Biasi

NOGAROLE ROCCA

Il fondo sul quale sorge CortePiombazzo è situato a sud-estdell’abitato di Buttapietra e

compreso tra il fiume Menago e lastrada per Verona. Già citato nellibro della Fattoria di Verona nel-l’anno 1400, il complesso nascenel primo decennio del 1500 edappare ben rappresentato in un di-segno del 1570 nel quale sono de-lineati il fabbricato a “elle” com-pletato e racchiuso due secoli do-po formando così un rettangolo,gli appezzamenti arativi che sipropagano verso i confini di Isoladella Scala, i fontanili che si tro-vano in questa zona e la presad’acqua sul Menago per l’irriga-zione. Già allora si trattava di unpossedimento organizzato secon-do i criteri di un’azienda agricolamoderna, per quell’epoca, con ca-sa colonica al centro e terreni bensistemati ed irrigui. L’estensionesembra essere rimasta immutatanel tempo ed è interessante venira conoscere da una tabella dell’e-stimo di comunità del 1740 cheessa è proprietà del Vescovado diVerona per 350 campi prativi fattilavorare, scesi poi a circa 300 inepoca recente, dati in affitto, oltrealla corte. Alla sommità dell’in-gresso alla casa (già) padronalenella Corte di Piombazzo è anco-ra ben visibile lo stemma gentili-zio vescovile con aquila coronata,mitra, pastorale e spada, ma dellacorte di un tempo oggi resta benpoco. E trovandosi essa lontana

dalla chiesa parrocchiale per oltretre chilometri, la famiglia BassaniDondonini, proprietaria del fondodella Camera, nei primi anni del1500 fece costruire la chiesettadedicata in origine a San Girola-mo, ma poi intitolata a Sant’ An-na, facilmente raggiungibile daPiombazzo ed altre corti della zo-na (Camera, Feniletto, Palazzonee Mezzopalazzo), per consentireai lavoratori abitanti del luogo diadempiere all’obbligo domenica-le, con l’intenzione di tenere sulposto un cappellano per comodi-tà. Da anni nell’oratorio mensil-mente si celebra il rosario, saltua-

riamente la messa ed il 26 lugliola memoria di S. Anna in quantola devozione alla Santa è moltoviva fra la popolazione. Melchior-re Bassani Dondonini nella se-conda metà del 1400 fece costrui-re anche il mulino detto della Ca-mera. Nel 1859, allo scoppio della 2ªguerra risorgimentale, la presen-za di truppe austriache si fece no-tare anche in questi luoghi, occu-pando a Piombazzo la casa di pro-prietà del Vescovado affittata aFelice Biondani (che successiva-mente diventa il proprietario ditutta la corte), ed alcune stalledella corte. Alla fine del 1800 aPiombazzo l’attività quasi unicaera legata al lavoro dei campi cheavevano a disposizione acqua dirisorgiva per le colture tipiche lo-cali (frumento, granoturco, pocherisaie, sègale e avena) macinatepresso il mulino della Camera. Unsettore tradizionale, ma che nonebbe un vero sviluppo industrialeagli inizi del 1900, al contrario ri-mase costante e durò solo cinquedecenni, fu l’allevamento dei ba-chi da seta e la produzione deibozzoli, un’attività integrativa alreddito agricolo, affidata soprat-tutto alle donne ed ai bambini. Quale può essere l’origine del no-me “Piombazzo”? “Da plumbumcioè piombo”. I nomi, nel Veneto, sono spessodovuti a qualità o colore del terre-no, in questo caso argilloso, diffi-

cile da dissodare perchè compat-to, duro e pesante, specie se umi-do, “come il piombo”. La Fami-glia Biondani nel secolo scorsoiniziò la vendita delle singole ca-se della corte insieme ad un’ oc-chio (così era detta una porzione aforma di luna) del porticato. Oggila maggior parte delle abitazionidi Corte Piombazzo sono abitatedai proprietari, alcuni extracomu-nitari. Le altre sono date in affittoed i porticati e la barchessa ven-gono usati come deposito di at-trezzi agricoli.

Giorgio Bighellini

Nella foto centrale lo stemmadella casa padronale di Piom-bazzo e in quella sopra una ve-duta aerea della corte allo statoattuale

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Pag. 6 Marzo 2019

NOGARA BONFERRARO

Dino Villani e Miss Italia

Un premio a Giorgio Bordinisecondo con “La ruda del tempo”

Sette racconti di viaggio

Nacque nella frazione di Casellel’inventore del famoso concorso

Trent’anni fa, il 13 marzo1989, moriva a Milano DinoVillani (nella foto), uno dei

pionieri della pubblicità in Italia. Lasua morte passò quasi inosservata aNogara, luogo dove nacque il 16agosto 1898 e dove trascorse la pri-ma infanzia. Nacque esattamentenella frazione di Caselle, al tempoun pugno di case addossate alla sta-tale Abetone-Brennero, vicino a do-ve oggi ci sono le scuole elementari.Il padre era un ferroviere e lavoravanella vecchia stazione, tuttora esi-stente a poche centinaia di metri dal-l’attuale, sulla tratta Bologna-Vero-na. Nel 1906 la famiglia, dopo unnuovo trasferimento del padre, ap-prodò a Suzzara, nel Mantovano,dove rimase per molti anni e dove ilfiglio Dino cominciò a lavorare, se-guendo le orme paterne, nella localestazione. Il rifiuto della fedeltà alDuce e l’accusa di scarso rendimen-to gli costeranno la perdita dell’im-piego. Dopo aver lavorato come se-gretario in una ditta di Suzzara, Vil-lani lasciò la provincia per Milano,dove cominciò ad occuparsi all’atti-vità che gli diede il successo: la pub-blicità. Dopo essere stato ammini-stratore di una società editrice ed es-sersi occupato di cartellonistica, nel1934 Villani venne assunto dalla so-cietà Motta, dove creò il logo “M” econtribuì a far conoscere il panetto-ne a tutti gli italiani, senza dimenti-care la colomba pasquale, altra ideanata dalla sua mente. Quattro annidopo passò all’azienda farmaceuticaCarlo Erba, dove inventò, con l’ami-co Cesare Zavattini, il concorso dibellezza “5000 lire per un sorriso”che nell’immediato dopoguerra di-ventò “Miss Italia”, che Villani stes-so guidò fino al 1958. La creazionedel concorso artistico “Premio Suz-zara”, sempre con Zavattini, la tra-sformazione della festa di San Va-lentino in festa degli innamorati, lafesta della mamma, la fondazione,con Orio Vergani, della “Accademiaitaliana della cucina”, l’attività di

docente all’università Bocconi, dovetenne per anni un corso di prepara-zione per dirigenti aziendali, la pub-blicazione di libri, l’ideazione diiniziative benefiche, la promozionedel turismo e le attività di pittore eincisore, arti praticate nel tempo li-bero, fanno di Dino Villani un prota-gonista del suo tempo. Anni dopo lamorte, alla vigilia dell’intestazionedi una via a Milano, il figlio Stelio,chirurgo, venne a Nogara per sensi-bilizzare l’amministrazione comu-nale affinché facesse altrettanto, ri-cordando il ruolo culturale avuto dalpadre, che non dimenticò mai la ter-ra padana e il luogo dove nacque edove trascorse la prima infanzia.Una pergamena con l’atto di nascitae una promessa che in futuro il padresarebbe stato ricordato a dovere fuquanto Stelio Villani riuscì a portarea casa. L’attuale sindaco di Nogara,Flavio Pasini, interpellato, spiega:“Proprio qualche tempo fa ho rice-vuto una telefonata dagli Stati Uniti,dove Dino Villani è famoso: chiede-vano informazioni sul suo luogo dinascita perché stavano preparandoun documentario sulla sua vita. An-che noi, come amministrazione,pensiamo di organizzare qualcheevento, in futuro, per ricordare de-gnamente Villani e altri concittadiniche si sono fatti onore, anche in altricampi, non escludendo, se si presen-terà l’occasione di dare dei nomi anuove vie del paese, la possibilità diintestarle a loro”.

Giordano Padovani

“Parole, cibo e musica” è stato il tema della se-rata svoltasi recentemente nel Museo dellaciviltà contadina e dei lavori artigianali di

Villa Bra’, a Bonferraro, organizzata dal ristorante Na-tural Cuisine in collaborazione con il Museo e VillaBra’. Il giornalista-scrittore Mirko Confaloniera ha pre-sentato il suo libro “Io non viaggio in autostrada”, setteracconti percorrendo l’Italia da nord a sud solo sullestrade statali “(ri)scoprendo luoghi dimenticati dalla mo-derna società che vive correndo sulle autostrade” ha os-servato l’autore. “La filosofia alla base del mio libro –ha aggiunto – è la lentezza, esattamente il contrario di

questa nostra vita frenetica. Un viaggio non deve esse-re solo uno spostamento da una località all’altra, ma ser-ve anche per conoscere le persone, lo loro storie”. Durante la serata, cui ha partecipato circa una settantinadi persone, si è esibito il cantautore legnaghese Leonar-do Maria Frattini con suoi brani molto applauditi. Al termine, nelle sale di Villa Bra degustazione di risot-ti e dolci tipici, preparati da Giulia e dallo chef AndreaMalagò del ristorante Natural Cuisine di Bonferraro, conlo scopo di far scoprire sapori e ricette tradizionali riela-borate con innovazione.

(l.f.)

Il libro del giornalista Confaloniera presentato al Museo

ORIGINARIO DI BONFERRARO PREMIATO A MILANO

Con una cerimonia ufficiale che si terrà il prossimo24 marzo nel castello di Verrone (Biella) GiorgioBordini, nostro affezionato abbonato nonché bon-

ferrarese extra muros dagli inizi degli anni ’60 del seco-lo scorso (emigrato a Milano), sarà premiato per una suapoesia dialettale. Con la composizione “La ruda del tem-po” si è infatti classificato al secondo posto nel Premiointernazionale “Emozioni poetiche 2019”. Riceverà un’artistica coppa “Falseum - Museo del falso”, un diplomapersonalizzato con una grande medaglia aurea inseritanell’antologia stampata in occasione del premio.

(l.f.)

Me son catà par caso longo la strada che la porta verso el zimitero, un posto pien de silenzio, de sacro e de mistero.

A gò pensà de entràr, de visitàr le tombe de la gente finì-da nel sono eterno, volèa saludàr i morti del me paese,parenti, zòeni e veci de la me tèra, tuti lì, adesso insie-me nela nebia de la morte, e tuti a vìvar la pace eterna.

Quante capèle, quante tombe, piene de fiori, curàde conamòr, tegnùde bele e nete dai vivi parchè i so ricordi i staga sempre drento al cor.

Me fermo, me guardo in giro, sento òse basse e lontane, sento el frulàr de ale de osèi, lo stormir defòie al vento, el sgozolàr de le fontane, sento l’incertocaminàr de na vecèta su la ghiaia del vialèto chela passa lenta e silenziosa con in man el so secèto.

Dago na ociàda a tombe e statue, vedo fotografie de tante face, tute soridenti, quasi incantàde,

tute immerse ne la so pace.

Cognosso la gente de na olta, gente siora e poareta, vedo face de tute le età, vedo noni, cusìni e parenti, ma vedo anca amici de la me età.

I me guarda tuti fisso, i gà tuti un sorriso incantà e quasi rassegnà, i e tuti ben vestìdi, come se i fusse in un bel posto sempre sognà.

Torno dopo in paese, me guardo in giro, me par de vèdar gente adesso un po’ diversa, no cognosso quasi gnissùn, tanti i camìna con la testa un po’ dispersa, vedo gente tuta nòa, vestida anca in modo strano, qualche d’uncon tuniche e turbanti come sel fusse un africano.

Sento nomi nòi, un parlar par mi foresto, ma qualched’un el parla ancora el nostro dialèto, quel che se parla-va na olta da butelèto, quando anca mi sera qua (a Bonferraro ndr) un poarèto…

Uno stralcio della lunga poesia premiata

La Ruda del Tempo

A destra, in primo piano Mirco Confaloniera con a fianco Leonardo Maria Frattini durante il brindisi finale

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Marzo 2019 Pag. 7

CASTEL D’ARIO

VILLIMPENTA

Un concerto in memoriadi Attilio Roncaia

Ritratto di Taziodonato al Comune

Nuovi libri donatialla biblioteca

TOPONOMASTICA

Toponimi derivanti dalle condizioni del suoloA CURA DI GIANNA FERRARI DE SALVO

Nonostante la toponomasticasia una materia di studio datrattare con una certa pru-

denza, possiamo affermare contranquillità che i termini sottoelen-cati indicano determinate condizio-ni morfolo giche del terreno. L’in-tenzione di questo articolo è di for-nire alcune precisazioni al fine disciogliere l’aggrovigliata matassadelle bizzarre interpretazioni, a vol-te tramandate da inattendibili leg-gende, cioè storie insolite e inverosi-mili, normalmente a divulgazioneorale, che a un certo punto della lo-ro diffusione ricevono patente dicredibilità.

Correzzo (fraz. di Gazzo) — Lalocalità Corregio è documentatoper la prima volta nell’813. Le for-me antiche: Coregni (1154), Core-zo (1184), Coriçio (1204), VillamCorrigij (1221), Curia di Coriggio(1351), Corezo (1396), Corigii(1415), Corezo (1439), Corrigium(1503), Corteggio (1565), Corrigio(1589), Corigii (inizio sec. XVII),Coreggio (1628), Corezzo (1741),Corregioli (1784). La sua etimolo-gia è il latino corrigia e *corri-gium, cioè «striscia di cuoio, cor-reggia», nel senso figurato di «stri-scia di terreno compresa tra duefiumi o paludi».

Cucca, La — Antico nome di unpaesino della Bassa Veronese fa-moso negli annali storici per quellache venne chiamata la Rotta dellaCucca, o Diluvio di Paolo Diaco-no. L’evento che sconvolse il corsodell’Adige dandogli l’assetto attua-le si verificò il 17 ottobre del 589.

Poiché il toponimo era ritenuto po-co dignitoso per l’affinità con ilverbo cuccare, «imbrogliare, gab-bare», ma anche con cuco «pocofurbo, credulone», nel 1902 vennemutato per regio decreto nell’attua-le Veronella. Il toponimo è statooggetto di varie disamine, ma paredifficile non accogliere l’etimo tra-dizionale da cucco nel senso di «al-tura tondeggiante». Anche se at-tualmente meno apprezzabile, l’e-levazione del terreno doveva essereben evidente rispetto al piano cam-pagna. La prima attestazione pareessere quella del 1184 nella formaCuco, mentre nei secoli seguenti levariazioni del nome oscillarono traCuchi e Cucha. Veronella, invece,era il nome del castrum adiacente aCucca e documentato per la primavolta nel 1204, ma di questo si diràin una delle prossime puntate.

Doltra (Isola della Scala) — In-dica una località «al di là» del fiu-me Piganzo.

Dossobuono — Di chiaro signi-ficato: «dosso (piccola altura) buo-no». La prima attestazione risale al1037. L’aggettivo avrà voluto indi-care la felice ubicazione del dossoo la buona qualità del terreno.

Gazzo —Nome di luogo moltodiffuso nella toponomastica setten-trionale. Dal longobardo gahagi,corrispondente del tedesco Gehege«luogo, bosco recintato», riservatoagli usi comunitari e sfruttato se-condo le norme stabilite dalla co-munità. Menzionato nell’anno 844come Gaio, Gazo (889), Geio(918), terre Gadii (1267) e Gadium(1503). Il centro abitato di Gazzo

nasce quasi certamente nel primotrentennio dell’VIII secolo comefeudo dell’abbazia di Santa Mariain Organo di Verona. La denomina-zione “Veronese” fu aggiunta nel1867. Lo stesso significato abbia-mo per Gazzolo (fraz. di Arcole),qui nella forma diminutiva.

Engazzà (fraz. di Salizzole) — IlNemus Engazate «bosco di Engaz-zà» è documentato nel 1225. Il to-ponimo, che è presente anche adAngiari, deriva da un latino tardo*ingadiatum «imboschito», o dallavoce medievale ingadiata «vietataal pascolo».

Isola della Scala — Insola Aza-nensis è la più remota attestazionenota e risale al 972, ma le carte an-tiche riportano anche le varianti Ze-nise e Zenese e Insula Cenensis«isola fangosa» (dal latino caenum«fango») per la presenza di estesepaludi che la circondavano. Talenome, utilizzato fino agli anni Ses-santa del Duecento, fu mutato inInsula Comitis, relativa ai conti daPalazzo. Con il tramonto delle for-tune di tale famiglia comitale e iltrasferimento dei loro beni ai DellaScala, il nome mutò in Insula Sca-larum (1319). All’inizio del Quat-trocento, in epoca veneziana, perun breve periodo fu denominataIsola di San Marco.

Malcesine — Attestazioni: Ma-nesicelles (844), Malasilice (1169),Malisilicis (1218), Malasicine(1145), Malseseni (1202), da malaselce, forse per indicare una «catti-va strada selciata».

(Continua nei prossimi numeri)

È stato il fondatore di un’associazione musicale Un dipinto del pittore Luigi Desiderati

Nella suggestiva cornice del-la sala del Palazzo Pretorio,nel castello medievale, si è

tenuto un concerto organizzato dal-l’Associazione “Castel d’Ario perla Musica” per ricordare il suo fon-datore Attilio Roncaia, scomparsonell’agosto dello scorso anno. Si èesibito il basso Frano Lufi, amicopersonale di Roncaia e della mo-glie Desi, accompagnato al piano-forte dal maestro Carlo Benatti e

dal “Coro da camera Orlando diLasso” diretto da Stefano Roncaia,nipote di Attilio. Frano Lufi ha ese-guito pezzi di Johann SebastianBach, Alessandro Stradella, Vin-cenzo Bellini e Giuseppe Verdi.Eseguita anche l’“Ave verum cor-pus” di Wolfgang Amadeus Mozartper basso e coro, mentre il coro dacamera ha eseguito brani di TomàsLuis da Victoria, Orlando di Lassoed Henry Purcell. Per solo piano-

forte un notturno di Glinka, duebrani di Jules Burgmein e tre diErik Satie. Il pomeriggio musicale,che si è concluso l’esecuzione di“Panis Angelicus” di Franck, patro-cinato dal comune di Castel d’Ario,ha visto la partecipazione di unpubblico numeroso e la presenzadel sindaco Daniela Castro che haringraziato gli interpreti compli-mentandosi per le loro impeccabiliesecuzioni molto applaudite. (d.m.)

Il dipinto “Momentidi Tazio” del pittoremantovano Luigi

Desiderati da alcunigiorni è esposto in unasala del municipio do-ve si trovano già altricimeli del grande Ni-vola. “L’opera è stataesposta nella Casa mu-seo Sartori di Casteld’Ario durante la rasse-gna Artisti per Nuvola-ri dello scorso anno –osserva il sindaco Da-niela Castro – La fami-glia Sartori ci aveva se-gnalato la volontà delpittore Desiderati didonare la sua opera adun Ente per la sua con-servazione e noi l’ab-biamo accettata volen-tieri visto che il cam-pione automobilisticofa parte della storia delnostro paese”.

(l.f.)

Nella foto: l’artistacon a sinistra il sinda-co Daniela Castro eArianna Sartori

Recentemente l’Associazione Pro loco ha acquistato e donato alla bi-blioteca comunale “Gianni Rodari” dei nuovi libri e dei dvd. “Un sen-tito ringraziamento da parte dell’amministrazione comunale e dalla bi-

blioteca” ha dichiarato il vice sindaco Nicoletta Bonifacci “ per la sensibilitàdimostrata dalla Pro loco verso la cultura. Questa donazione ci permette di ar-ricchire di novità il materiale messo a disposizione dei nostri utenti”. (l.f.)

Da sinistra: Maurizio dalle Carbonare (del direttivo Pro loco), con ilPresidente Silvino Stevanini, il vice Fausto Picchi, il vice sindaco Nicoletta Bonifacci, il sindaco Fabrizio Avanzini

Continuiamo con grande piacere lapubblicazione dei nostri carissimisostenitori:da Verona: Dante Marcori, ValentinaBenedini, Piero Pistori, Roberto But-tura, Silvana Cailotto, Gino France-sco Malini;da Mantova: Uber Stanzial;da Vago di Lavagno: Teresa CoraiaPascoli;da Isola della Scala: Mirko Filippi,Franco Sabaini, Rino Minozzi, Ro-berto Benati, Maria Lidia Zerlotto,Graziella Quinto, Giovanni Ghiraldo;da Povegliano: Giampaolo Zamboni,Gaetano Zanotto, Gino Morgoni;da Castel d’Ario: Centro SocialeAuser Insieme

da Latina: Franca Vicentini;da Lugagnano: Diego Forlin;da Como: Vittorio Marini;da Milano: Eugenio Ligabò;da Settimo Torinese: Remo Ferrari;da Mozzecane: Graziano Rigoni;da Bonferraro: Graziano Gamba,Alberto Manzoli;da Sorgà: Franco Scipioni, RenatoPrevidi;da Erbè: Ivo Natali; da Nogara: Pio Ospizio S. Michele;da Buttapietra: Associazione volon-tariato e pensionati “Il Quadrifoglio”; da Gazzo Veronese: Mercedes Greggio;Un grazie di cuore a tutti i nostri let-tori e sostenitori.

L.R.

Gli amici de’ “La Voce”

VOCE_marzo_2019 13/03/19 16.53 Pagina 7

Page 8: INCONTRO CON MASSIMO CACCIARI ALL’UNIVERSITÀ DI …

Pag. 8 Marzo 2019

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Sia in natura che fra il gene-re umano, il successo evolu-tivo, la crescita, l’espansio-

ne e l’affermazione sono dovuti alpassaggio da modelli isolati amodelli sociali. Che si tratti dipredatori o di prede, l’agire ingruppo risulta più efficace. Che sitratti di aziende o nazioni, la cre-scita e l’espansione dei mercati edei fatturati è data dall’agire diun gruppo più che di un singolo.Nel mondo scientifico e della ri-cerca le collaborazioni sono seco-lari: si ritiene che l’ultimo uomo apossedere tutte le conoscenze finoad allora acquisite fosse Leonar-do. Dopo di lui lo sviluppo scien-tifico è stato possibile solo lavo-rando in equipe. Al momento dilasciare il suo posto, Obama fecepresente al suo successore chequello di presidente USA non eraun compito possibile per un uomosolo. Il sostanziale solco fra unadittatura ed una democrazia èidentificato nella pluralità. Nelcorso della sua millenaria esi-stenza, la penisola italiana hasperimentato ogni forma di gover-no e gestione. Dalla estremaframmentazione delle signorie,all’unità del regno, alla dittaturae infine alla forma democraticaelettiva che si esprime con la for-mazione di un governo compiuto,formato da un presidente ed unaassemblea, gestito materialmenteda una pletora di ministri. E qui itempi attuali divengono pocochiari, perché della compagineministeriale sembra non vi siatraccia. L’omnipresenza del mini-stro degli interni pervade altri

ambiti, suscitando imbarazzi in-ternazionali e confondendo àmbi-ti che dovrebbero essere specifici.Il ministero delle finanze, sempreprevalente nella storia democrati-ca del paese, è ridotto al ruolo cu-scinetto fra Unione europea e ro-boanti spot elettorali. Il ministerodella difesa sminuito a miliziaservente, con un premier che deci-de la gestione portuale e l’usodella marina militare. Con evi-dente imbarazzo di capitanerie diporto e comandanti, che vedono leloro alte e ultraspecialistichecompetenze divenire liti e ripicchepiù adatte a comari che altro, pernulla ricondotti ad un ministroche delle nostre forze armate do-vrebbe esser gestore e responsa-bile. Il ministro dei beni culturaliè scomparso dalla scena politica,e dei dicasteri atti alla gestionedelle politiche agricole, istruzionee sanità poco o nulla è dato sape-re. Una inedita forma di democra-zia, che ha marcati tratti gestio-nali tipici della proprietà privata,ostentati anche in ambito euro-peo, che si riassumono nel “a ca-sa mia faccio quel che voglio”.Un sovranismo esasperato forse,che non concede nulla alla gestio-ne condivisa, che respinge la divi-sione delle competenze e la plura-lità delle scelte. Una gestione au-toritaria che frena lo sviluppo ar-monico, che non considera lacomplessità delle relazioni, anzifa bandiera dell’andare per lespicce. Che ancora non ha coltoche alla fine accentrerà su di sèanche le colpe e il giudizio.

Lele

R iflessioni di LeleUna democrazia oligarchica

Caro direttore, sono un’affezionata abbo-

nata del suo mensile. Sul numero difebbraio ho letto con attenzione edinteresse l’articolo a pagina 5, daErbè. Si racconta, in breve, la sto-ria del farmacista del paese, Mar-cello Coen, ebreo, deportato con lafamiglia ad Auschwitz, dove morì.Giustamente la comunità di Erbèha voluto ricordarlo con una targa.Io, che alla fine degli anni ’30 delsecolo scorso abitavo proprio adErbè, di quel farmacista ho un net-to ricordo per ciò che mi accadde,

anche se avevo poco più di tre anni.Ero in casa con mia madre quandovide che avevo le labbra sporche dirosso. Spaventata, mi chiese cosaavessi bevuto. Risposi candidamen-te: “Ho bevuto la medicina”. Sitrattava di una medicina che dove-vo prendere, una volta al giorno,per bocca ma solo alcune gocce. In-vece, nella mia incoscienza dovutaalla tenera età avevo ingurgitatotutta la boccetta. Mia mamma, spa-

ventatissima, chiese aiuto ad un vi-cino di casa che mi caricò sulla suabicicletta portandomi in farmacia.Subito il farmacista, appunto il dot-tor Coen, comprendendo il perico-lo che stavo correndo, mi fece unalavanda gastrica. Ricordo di unapentola smaltata di rosso, di un tu-betto di gomma infilato in gola e diun linquido strano che mi venivaversato. Fu un intervento che misalvò la vita. Leggendo il suo arti-colo mi sono emozionata fin quasialle lacrime. Come per incanto misono riapparsi quei momenti che lamemoria, con il tempo, aveva inparte offuscato. Grazie per aver ri-cordato quel farmacista che salvòla vita di una bambina: nessunopurtroppo riuscì a salvare la sua equella dei suoi cari.

Valentina BenediniVerona

LETTERE AL DIRETTORELe lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a “La Voce del Basso Veronese” - C.Post. 10137063 Isola della Scala (Vr) oppure con posta elettronica: redaz ione@lavocedel bassoveronese.com

Quel farmacistami salvòla vita

Il dottor Marcello Coen

9a EDIZIONE

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PESCE!

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FOTONOTIZIA

LA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIOLa canaletta di terra è sostituita da quella in cemento. Spariscela vegetazione tra la strada e i campi lungo la ex Ss 62 tra Villa-franca e Mozzecane. Il paesaggio cambia per sempre. (g.b.)

FOTONOTIZIA

La chiesa di Castel d'Azzanonel 2020 compirà 60 anniSi sono conclusi recentemente i lavori di pulizia e restau-ro del portale della chiesa dedicata a Santa Maria Annun-ziata di Castel d'Azzano. L'anno prossimo la parrocchialecompirà sessant'anni essendo stata aperta al culto e benedetta il 4 dicembre 1960.

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