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Incontro con dino de laurentiis 29 giugno 2001 - torre annunziata, villa balke Dott. Raimondo Villano, Presidente Club - Autorità civili, militari, religiose e rotariane, Sponsor della serata International Business Development del Socio Dr. Piero Renzulli, Hydromat Italia del Socio Dr. Franco Gargiulo, Ina Assitalia Ag. Generale Na Ovest del Socio Dr. Alessandro Ventriglia, Rappresentanza della Feltrinelli, amici rotariani, rotaractiani ed interactiani, innerine, graditi ospiti, gentili signore e signori esprimo a voi tutti i sensi profondi della mia gioia nell'accogliervi questa sera; mi accompagna e divide con me questa gioia come anche l'onore e la responsabilità mia moglie Maria Rosaria: insieme a Lei, in nome di questo Rotary Club, porgo a Voi tutti il saluto più cordiale e, in particolare, rivolgo a Dino De Laurentiis e Signora anche l'abbraccio più affettuoso. La nostra gioia è verosimile che derivi anche dal fatto che si è in tanti questa sera: quanto più importante è, infatti, l'uomo o l'evento che vogliamo celebrare, tanto più ritengo sia bello unirsi in molti per fargli onore; ciò anche perché, in particolare, ogni grande realizzazione, partendo dall'individuo artefice, in qualche modo può giungere ad esser sentita come qualcosa che lo travalica sfociando in un coinvolgimento collettivo, quasi una sorta di percezione d'opera collettiva. In questa città che ci ospita, la storia può esser letta in un reperto, in una colonna, in una chiesa, tra i fregi di un palazzo o gli intarsi di un portone. Questa città ai piedi del Vesuvio è una delle sopravvissute alla storia ed è sua arte la capacità di rimanere al mondo.

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Incontro con dino de laurentiis 29 giugno 2001 - torre annunziata, villa balke

Dott. Raimondo Villano, Presidente Club - Autorità civili, militari, religiose e rotariane,

Sponsor della serata International Business Development del Socio Dr. Piero Renzulli,

Hydromat Italia del Socio Dr. Franco Gargiulo, Ina Assitalia Ag. Generale Na Ovest del Socio

Dr. Alessandro Ventriglia, Rappresentanza della Feltrinelli, amici rotariani, rotaractiani ed

interactiani, innerine, graditi ospiti, gentili signore e signori esprimo a voi tutti i sensi profondi

della mia gioia nell'accogliervi questa sera; mi accompagna e divide con me questa gioia come

anche l'onore e la responsabilità mia moglie Maria Rosaria: insieme a Lei, in nome di questo

Rotary Club, porgo a Voi tutti il saluto più cordiale e, in particolare, rivolgo a Dino De

Laurentiis e Signora anche l'abbraccio più affettuoso.

La nostra gioia è verosimile che derivi anche dal fatto che si è in tanti questa sera: quanto più

importante è, infatti, l'uomo o l'evento che vogliamo celebrare, tanto più ritengo sia bello unirsi

in molti per fargli onore; ciò anche perché, in particolare, ogni grande realizzazione, partendo

dall'individuo artefice, in qualche modo può giungere ad esser sentita come qualcosa che lo

travalica sfociando in un coinvolgimento collettivo, quasi una sorta di percezione d'opera

collettiva.

In questa città che ci ospita, la storia può esser letta in un reperto, in una colonna, in una chiesa,

tra i fregi di un palazzo o gli intarsi di un portone. Questa città ai piedi del Vesuvio è una delle

sopravvissute alla storia ed è sua arte la capacità di rimanere al mondo.

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Tuttavia, per una città che cerca la propria strada verso il progresso, verso l'evoluzione positiva,

verso il miglioramento ed anche verso il riscatto, il solo tepore della memoria, la sola elegia di

una realtà scomparsa e recuperabile soltanto con il ricordo e con la tentazione di iscrivere tutto

in una dimensione letteraria , certamente rappresentano la costruzione della memoria ma, a mio

avviso, comportano anche la scoperta che la memoria costruita sia solo una parte, magari

addirittura più o meno equivalente alla memoria che resta da costruire.

Tra le pieghe della memoria che può avanzare uno dei tasselli importanti mi sembra possa

essere anche il tributo d'onore di volta in volta reso ai figli di valore di questa terra e, magari, la

non recisione o il recupero di quell'ideale cordone ombelicale che li lega, oltre che agli affetti,

alla nostra gente, alla nostra cultura, al nostro comune sentire.

In tal modo non escluderei che gli auspicabili effetti possano essere da un canto il

rafforzamento dell'esempio su questa comunità espresso dal valore di quei figli più bravi e,

benché lontani, pur sempre diletti e d'altro canto maggiori positive ricadute di attenzioni, di

opere e di azioni che da essi possano derivare per questa terra.

Sulla scorta di queste, a mio avviso, oggettive riflessioni di fondo da cittadino torrese asceso

alla leadership pro tempore del Club Rotary del comprensorio, ho inteso tentare ciò che solo era

nella potestà ed al tempo stesso nel limite del mio ruolo, ovvero far tributare il massimo onore

dal Sodalizio che presiedo al Dr. Dino De Laurentiis.

Ed il 5 luglio scorso, appunto, il Consiglio Direttivo di questo Club ha accolto con favore la mia

proposta di conferimento della nomina di Socio Onorario al Dr. De Laurentiis.

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Ed il 5 luglio scorso, appunto, il Consiglio Direttivo di questo Club ha accolto con favore la mia

proposta di conferimento della nomina di Socio Onorario al Dr. De Laurentiis.

Poco più di un semestre dopo, negli Stati Uniti il Board of Governors dell'Accademy of Motion

Picture Arts and Sciences ne ha sancito il valore su scala mondiale conferendogli il

prestigiosissimo Irving Thalberg Memorial Award, premio concesso con tale rigore che in 63

anni ben 28 volte non è stato assegnato!

All'atto della consegna è stato ricordato che la carriera del leggendario Irving Thalberg, il boy

genius, durò dal 1918 al 1936, diciott'anni. La carriera che via via diviene la leggenda di Dino

De Laurentiis, primo italiano premiato, dura da sessant'anni.

La sua leggenda è quella del più importante fra i produttori indipendenti: una energica fonte

creativa di film. E' entrato nell'Albo d'Onore dell'Accademy dove figurano insigniti uomini del

calibro di Alfred Hitchcock, Walt Disney, Ingmar Bergman, Steven Spielberg, Billy Wilder,

Clint Eastwood, Warren Beatty. E la sua candidatura è stata sostenuta ufficialmente da

altrettante numerose ed eminenti personalità tra cui: Oliver Stone, David Lynch, Sydney

Pollack, Bernardo Bertolucci, Warren Beatty, Martin Scorsese, Roman Polansky.

La leggenda, che ovviamente lo lusinga ma cui non dà particolarmente credito, il Dr. Dino

l'attribuisce ad una serie di fattori: la determinazione nel trasformare il provinciale cinema italiano in industria (sia con

film di valore come Guerra e Pace, Barabba, La Bibbia e Waterloo) sia con la

costruzione a Roma dello Studio all'epoca tecnologicamente più avanzato al mondo);

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il coraggio di pensare in grande; il coraggio, diventato famoso, di trasferirsi negli States; la capacità, anche in crisi di liquidità, senza conoscere la lingua, di esordire con film

americani al 100% ed autentici successi: Serpico e i 3 giorni del Condor.

Inoltre, Dino è piaciuto negli USA perché è un inconfondibile self made man con stile europeo

e pragmatico yankee, autorevole e decisionista.

Ma sull'uomo e le sue opere ci soffermeremo tra breve.

Ho il piacere di cedere dapprima la parola, per un saluto e riflessioni alle autorità intervenute.

Senatore On. Dott. A. Franco Girfatti – Nel porgere il mio più cordiale saluto a tutti,

annuncio che sarò di poche parole perché penso che in queste occasioni la parola più

importante debba dircela proprio l’interessato.

Mi devo complimentare, innanzitutto, con l’amico ottimo Presidente Dott. Raimondo

Villano e con tutti i Soci del Rotary Pompei Oplonti Vesuvio Est per questa iniziativa

veramente straordinaria che ci accomuna attorno ai valori del Rotary ed anche della cultura

cui Dino De Laurentiis ha contribuito producendo quella enorme massa di film che fanno

parte oggi della cultura non solo italiana ma europea ed internazionale.

Mi associo, quindi, veramente con molto piacere ed anche con orgoglio a questa iniziativa

e mi auguro che se ne facciano ancora molte nell’interesse e per lo sviluppo di queste zone.

Poco fa, è d’obbligo dirlo, parlavo con i rappresentanti della stampa e dicevo che ho avuto

un discorso ieri, un colloquio molto approfondito con il Ministro Giuliano Urbani perché

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venga valorizzato ancor più questo territorio. E da parte nostra, da parte di tutti, lavoreremo

perché si possa legare non solo il nostro nome ma la nostra attività, il nostro lavoro per lo

sviluppo di queste zone. Così un domani, come ha fatto Dino De Laurentiis con noi che ha reso

famosa Torre Annunziata in tutto il Mondo, tutti noi e voi di questo Club si possa diventare gli

artefici di un nuovo processo di sviluppo che credo sia ciò che interessa a tutti.

Ancora auguri ed ancora grazie dell’ospitalità che, parlo da rotariano, è tale da farmi sentire di

casa tra voi e colgo l’occasione per esprimere apprezzamento per i meriti rotariani del

Presidente Villano.

District 2100 R.I. Trainer PDG Ing. Custode Barbato – Prendo con piacere la parola per

complimentarmi con te, Raimondo, per questa magnifica iniziativa quasi a chiusura del tuo

assolutamente magnifico anno rotariano.

Il Rotary è azione soprattutto e tu lo hai ampiamente dimostrato e noi te ne siamo grati!

La manifestazione di questa sera, peraltro, onora una delle personalità più spiccate della nostra

terra. Dino De Laurentiis non ha bisogno di essere presentato, lo conosciamo tutti e siamo felici

che questa sera sia con noi e che gli venga tributato il titolo di Socio Onorario.

* * * * *

Dott. Raimondo Villano, Presidente Club – Benché praticamente tutti sappiano tanto di Dino

De Laurentiis, ho ritenuto non superfluo portare alla vostra attenzione alcuni elementi di

approfondimento della sua intensa attività professionale e della sua vita. Il Dott. Dino è nato a

Torre Annunziata l'8 agosto 1919. Il suo vero nome è Agostino De Laurentiis. Figlio di un

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titolare di pastificio, era il primo di 3 figli maschi su sette figli. Più tardi cambiò il suo nome in

Dino perché voleva qualcosa di più stravagante per la sua carriera. Fin da piccolo aveva il

pallino del cinema. Faceva cose al di fuori dei suoi coetanei come, ad esempio, anziché andare a

ballare cavalcare con un cavallo per Torre Annunziata facendo il guerriero, come

affettuosamente ricorda sua sorella Rosa. Dino a soli 14 anni iniziò a lavorare con lui, a vendere

in giro per l’Italia: vendeva anche 100-200 tonnellate di pasta alla volta. Un giorno a Roma, alla

stazione, vide un’insegna: Centro Sperimentale di Cinematografia. Si iscrisse. Dopo poche

settimane di frequenza, capì che voleva essere dietro, non davanti, la cinepresa. La seconda

guerra mondiale interruppe le sue ambizioni. Le esperienze dell’esercito e le conseguenze della

guerra incoraggiarono lui ed altri cineasti italiani a guardare alla vita vera per le storie da

rappresentare al cinema. Subito dopo la guerra, c'era un gruppo di persone che volevano fare

cinema ma non avevano l’industria, il finanziamento, neanche le pellicole, le attrezzature.

Erano molto poveri, ma la loro fantasia li aiutava a mettere insieme film con pochi soldi. De

Laurentiis produsse molti film nel dopoguerra, ma fu “Riso amaro” del 1948 che lo rese uno dei

principali produttori italiani. Il film ebbe molto successo in Italia, e anche nel resto del mondo,

compresi gli Stati Uniti. Era dramma, sensualità, violenza, ma realistico: una storia vera. Fu

successo anche perché fu scoperta una star italiana: Silvana Mangano che più tardi divenne sua

moglie. Dino la sposò poco dopo “Riso amaro”, ed ebbero 4 figli: Veronica, Francesca,

Raffaella e Federico. Si aiutarono reciprocamente nelle carriere. Dino fece molti film con

Silvana e lei fece molto per promuovere Dino da tipica donna che sta dietro un uomo. Dino fece

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molti film italiani, poi iniziò a fare film in lingua inglese con cast internazionali. La sua

ambizione era di creare una industria italiana per fare film internazionali ed esportarli,

soprattutto in USA. Era il suo sogno. Anche allora pensava che il mondo italiano fosse troppo

piccolo. Cercava sempre storie da tradurre per altre nazioni. Guardò ai grandi libri, come

“Guerra e pace”, di respiro internazionale. Oltre al successo di pubblico, De Laurentiis

raggiunse il successo di critica con “La Strada” e “Le notti di Cabiria” di Fellini. Entrambi

vinsero l’Oscar come miglior film straniero. Non soddisfatto di essere un produttore di tanti

film, nel 1962 creò degli studios spettacolari, a 50 km a sud est di Roma. Il sito di 800 acri

rifletteva il suo desiderio di controllare ogni aspetto della produzione. Gli studios erano

importanti per l’espansione del cinema italiano e in vista della nascita del Mercato Comune.

Dino voleva fare film non solo per l’Italia ma per il mondo in lingua inglese. Magari con la

speranza dell’inizio di un’altra Hollywood! Gli studios sulla Pontina testimoniavano la sua

supremazia produttore. La sua ambizione era di essere il numero uno. R. Steiger ha affermato di

Dino che realizzare grandi film lo faceva sentire più grande: voleva essere l’imperatore dei film,

il leader. Dino ha visione di grandezza, immaginazione. E' intelligente: sapeva, ad esempio, che

in Russia per il film “Waterloo” avrebbe trovato ciò che da nessuna altra parte avrebbe potuto

trovare: 5000 cavalieri veri, 12000 soldati in uniforme d’epoca. Zeffirelli parla di De Laurentis

sottolineandone la mente aperta, senza limiti. Si vuol fare “La Bibbia”? Si faccia! E sa come

rendere un film, un'opera molto importante. All’epoca, il film "La Bibbia" scioccò: gli Italiani

potevano fare ciò che facevano gli Americani!

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Dino, costretto dalla burocrazia italiana, nel 1973 si sposta in America. Ha cambiato la sua vita,

spostato la sua famiglia in un posto completamente diverso e lì ha ricominciato. Giunse negli

Stati Uniti che a stento parlava inglese e cercava di valutare cosa potesse piacere al pubblico

americano. Ebbe un successo fenomenale. All'inizio negli USA per cominciare a fare film si

impegnò nella ricerca di una storia, ma non trovava nulla di attraente. realizzò “Serpico”. Dopo

questo film De Laurentiis si rese conto che se fosse rimasto lì sarebbe stato capace di fare film

americani. Successivamente comprò di nuovo i diritti di un libro per farne un film, sempre

rimanendo indipendente. Nei primi film fece così bene che sembrava avere il tocco di Re Mida.

Tanti successi. Il remake di King Kong, un buon film, non bello come l’originale, fu un enorme

successo con un elevato incasso. Dino aveva un grande entusiasmo, Volle fare “Flash Gordon”

e lo fece, ma, come anche altre volte, fu un grande disastro. Costò 30 milioni di Dollari ma non

li recuperò in Nord America. Questo ed altri flop fecero sorgere il dubbio sulle pratiche di

finanziamento di De Laurentiis. Suscitò l’invidia degli altri produttori, visto che dopo dei flop

ricominciava a fare subito altri film con il sistema del cofinanziamento. Nel passato, negli anni

’60, quando aveva realizzato grandi successi come “Guerra e pace” e ricevette il 50% del

finanziamento dalla distribuzione interna americana, De Laurentis inventò per la prima volta la

vendita del film territorio per territorio: Giappone, Francia, Germania,… Quando arrivò negli

USA, fece film come “Serpico”, “I tre giorni del condor”, “King Kong”, usando la stessa

situazione di cofinanziamento: mercato interno 50% del budget, l’altro 50% proveniente da

distributori indipendenti in tutto il mondo. Nel 1981 morì in un incidente aereo il suo unico

figlio maschio, Federico. De Laurentiis aveva sperato che il figlio potesse continuare l’attività.

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Quando i De Laurentiis giunsero a Los Angeles iniziarono i problemi per Silvana Mangano.

Non aveva molti amici, non lavorava. Non avendo molto da fare e non essendo felice, iniziò

ad entrare in depressione. Ma, probabilmente, fu determinante la tragedia della perdita del

figlio. Il matrimonio andò in crisi. La figlia Veronica ricorda che la madre le diceva che ogni

volta che guardava Dino si sentiva colpevole perché gli aveva dato il figlio maschio che

desiderava e non c’era più. Silvana Mangano morì nel dicembre del 1989. Ha incontrato, poi,

Martha, che chiama “Il mio angelo”. Lei lo ha salvato, ha fatto un’altra famiglia con lei. Ecco,

secondo Veronica, perché sopravvive. Dino De Laurentiis, infatti, sposò Martha Schumacher,

che già dagli anni 70 lavorava per lui in contabilità, ed ebbe due bambine: Carolina e Dina. E le

bambine gli danno ancor più il senso di esistere sulla terra. Dino da buon napoletano si occupa

della famiglia più di ogni altra cosa al mondo. I De Laurentiis non fanno eccessiva vita sociale.

Ma a Dino piace avere gente a casa ed intrattenerla. Anche molti affari vengono realizzati

attorno ad una tavola imbandita, davanti ad un piatto di spaghetti cucinati personalmente da

Dino.

Il modo di lavorare di Dino De Laurentis è onesto e non è machiavellico. Egli è molto chiaro

con il regista su ciò che desidera sia fatto. Se si è in disaccordo va con qualcun altro. Dino, non

si sottrae a lottare quando vede qualcosa di sbagliato. Cerca sempre di giungere ad un accordo

decidendo ciò che è meglio per il film. Dino è il tipo di produttore che è coinvolto dall’inizio

alla fine.

De Laurentiis scelse, poi, Lynch per portare “Dune” sul grande schermo. “Dune” era un film

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fantastico secondo il primo montaggio: era un film di tre ore. Ma la Universal chiese di ridurlo

a due ore e De Laurentiis fece l’errore di dar loro ascolto e tagliare un’ora. A quel punto non era

più lo stesso film, era stato distrutto. Dino era orgoglioso di ogni film realizzato. Ma dei film

che non avevano successo non se ne parlava,

venivano dimenticati. Ciò è positivo, perché invece di rimuginare Dino guarda subito al

domani, in cui potrà fare un film migliore.

Benché De Laurentiis avesse avuto problemi dopo il flop di “Dune”, continuò ed aprì nuovi

studios in Nord Carolina. “Blue Velvet”, il suo secondo film con Lynch, fu fatto nei nuovi

studios. Dino telefonò alla Warner Bros. e, in tre minuti, aveva i diritti di “Blue velvet”. E così

iniziò. Dino ci mise i soldi e risultò un buon film. Successivamente il De Laurentiis

Entertainement Group (DEG), con il leone come logo, divenne una public company. La DEG

fece alcuni film di successo, ma la maggior parte di essi non coprì i costi di produzione. Film

come “King Kong lives” e “Raw Deal” mandarono la compagnia nella spirale della curatela

fallimentare. Dino con una carriera leggendaria era stato quasi travolto da questa public

company. Ma il regista Mostow dice che, come un'Araba Fenice che risorge dalle ceneri, De

Laurentiis, che nel 1987 aveva 70 anni, individuando il talento in lui, giovane regista la cui

carriera non andava da nessuna parte e non veniva da nessuna parte, realizzò con i suoi soldi

personali il film “Breakdown”.

Mostow asserisce che Dino De Laurentiis fece ciò che nessun produttore avrebbe fatto. Mise di

tasca propria milioni e milioni di dollari per cofinanziare il film: nessun altro produttore a

Hollywood avrebbe azzardato i propri soldi. Senza il coraggio di Dino il regista Mostow non

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sarebbe al livello cui è giunto. De Laurentiis collaborò di nuovo con Mostow per il recente “U-

571”, una storia drammatica su un sottomarino della 2a Guerra Mondiale. Questo film ha

guadagnato più di 127 milioni di dollari in tutto il mondo ed ha riportato Dino De Laurentiis al

top tra i produttori di Hollywood. Hopkins ritiene che Hollywood non abbia mai saputo cosa

fare con chi sta fuori dal

branco, come Orson Welles, o John Houston o Dino De Laurentiis. Li trovano un puzzle, forse

non li amano, ma certamente li ammirano.

A conferma del rinnovato successo di De Laurentiis, “Hannibal” del 2001 ha avuto uno dei

migliori esordi al botteghino nella storia del cinema.

Ora Hollywood ha riconosciuto come unico il contributo di Dino De Laurentiis al cinema. Ed

ha ricevuto all’Academy il prestigioso riconoscimento “Irvin Thalberg” agli Oscar di

quest’anno. Dino De Laurentiis è stato il primo italiano a ricevere questo onore in un grande

Paese, gli Stati Uniti, dove non si bada da quale nazione provieni o se sei indipendente ma si

cerca di conferire il premio alle persone che davvero lo meritano.

* * * * *

Dott. Raimondo Villano, Presidente Club – Gentili Signore e Signori, richiamo la vostra

cortese attenzione per un altro momento importante di questa serata. Per l'elevata qualità,

l'eccezionale continuità e l'internazionalità dell'attività professionale e per il valore dei contenuti

mediatici e culturali espresse dalle opere prodotte sono lieto di conferire la nomina di Socio

Onorario di questo Rotary Club al Produttore Cinematografico Dott. Dino De Laurentiis.

* * * * *

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Dott. Dino De Laurentiis – Non abbiate paura! Voi avete fame ed io sarò breve. E, d’altra

parte, il Dott. Villano ha detto veramente tutto quello che c’era da dire.

Io, invece, desidero dire che sono onorato di far parte del Rotary e voglio ringraziare

sentitamente il caro Dott. Villano e mia sorella Rosa che sono stati i veri promotori di questo

bellissimo incontro.

Un incontro un po’ particolare perché non capita spesso in occasioni come queste di incontrare

vecchi amici, vecchi parenti: c’è un minimo di romanticismo e di sentimentalismo in un

incontro come questo. Mi riporta lontano, molto lontano, lontanissimo nel tempo: io sono nato

qui, ho avuto le mie prime avventure qui, i miei primi amori e i miei primi sogni. Al Cinema

Moderno di Torre Annunziata io sognavo, sognavo di fare il cinema: ero un ragazzo provinciale

che vedeva i film, vedeva gli attori e pensava che il cinema fossero gli attori.

E quando, finalmente, riuscii a realizzare il mio sogno, di andare al Centro Sperimentale e mi

misero davanti alla macchina da presa, anche dicendomi che ero un bravissimo attore, io

dissi:”No, non mi piace stare davanti alla macchina da presa, io voglio stare dietro!”.

E se ho scritto un libro, una biografia della mia vita, non ho inteso scrivere un libro sul cinema

ma ho inteso scrivere il romanzo di una vita.

Una vita che ha avuto successo e degli insuccessi.

Ma io rifarei tutto esattamente perché gli insuccessi ti aiutano a crescere, a maturare, a vedere la

vita diversamente, a comprendere meglio tutto.

Ma io, per chiudere, voglio raccontare un episodio che è la chiave, probabilmente, del mio

successo.

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Ero a Roma nel dopoguerra, volevo fare un film, un certo film che si intitolò poi I pompieri di

Viggiù, con attori come la Osiris, la Magnani, Totò, D’Apporto, ecc.; mi occorreva un

finanziamento, diciamo l’equivalente di due miliardi di oggi.

Cerco in giro per un finanziamento con i vari distributori ma non c’era nulla da fare.

Mi si indica la Banca Nazionale del Lavoro (le banche esistono per finanziare questi progetti),

ricordo ancora il nome del Direttore della Sede B.N.L., il Dott. Amedeo Bonciani, chiedo un

appuntamento e lui mi riceve ed io gli espongo il progetto. Lui dice: “Interessante, molto

interessante! Credo che si possa fare!”. Poi prosegue dicendo: “ Guardi, questo è un foglio dove

può compilarmi la domanda ma, mi raccomando, metta ben in evidenza i collateri, cioè le

garanzie, che lei dà alla Banca per questo finanziamento”.

Pausa di silenzio, io lo guardo e gli dico: “Senta, Bonciani, io non ho una lira in tasca! L’unica

garanzia che le posso dare è…la mia faccia! Se si fida mi dia i soldi, mi faccia il finanziamento,

se non si fida lasci perdere!”.

Lui si sentì imbarazzato e mi disse: “Va bene, mi ci faccia pensare; mi mandi, comunque, la

domanda per la richiesta del finanziamento e mi chiami la settimana prossima”.

Io non rinuncio mai a niente, sapevo che mi avrebbe detto di no ma considerai che non avevo

nulla da perdere e che avrei ricominciato da capo.

Dopo una settimana chiamo la segretaria del Direttore, mi risponde dicendomi che il Dott.

Bonciani mi attendeva nel pomeriggio alle sedici.

Vado in Banca, il Direttore mi riceve, mi guarda e mi dice: “Senta, sono da trentacinque anni in

questa Banca, ho fatto finanziamenti di tutti i tipi, ma nessuno, nessuno (tre volte lo disse!),

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ripeto nessuno mi ha mai dato in garanzia…la sua faccia!”.

Silenzio.

Io mi sentivo svenire!

E il Direttore aggiunse: “ Ma sa cosa le dico? Mi piace la sua faccia ed io le concedo il

finanziamento!”.

Questo sembra un episodio umoristico!

Io feci il film che ebbe grande successo e restituii i soldi.

Ma cosa mi ha insegnato? (Ed è il messaggio che io do nel libro ai giovani).

Il mio rapporto con questa prima banca, alla quale io ho detto la verità, cioè di non avere una

lira, mi ha insegnato il futuro dei miei rapporti per centinaia di milioni di dollari con le altre

banche: esse mi hanno sempre aiutato perché capivano e sapevano che io dicevo solo e sempre

la verità, nel bene e nel male!

Ecco perché nei momenti di insuccesso io riuscivo ad uscirne fuori!

Detto questo, io ringrazio tutti di essere stati così gentili da raccogliervi qui con noi e vi

abbraccio tutti.