IN PRIMA LINEA CON I NOSTRI MILITARI IPARACADUTISTI ITALIANI ALFRONTE CONTRO … · 2016. 8. 3. ·...

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21 Giovedì 10 settembre 2015 il Giornale I GRANDI REPORTAGE il mensile de il Giornale in collaborazione con IN PRIMA LINEA CON I NOSTRI MILITARI I PARACADUTISTI ITALIANI AL FRONTE CONTRO L’ISIS Sono 231 e guidano la missione di addestramento dei guerriglieri curdi nel nord dell’Irak. «Il Califfato è una minaccia contro la civiltà e va sconfitto» Fausto Biloslavo Irak del Nord «Q uesta è la direzione d’attacco contro l’Isis. Ok?», urla un paracadutista del 187˚ reggi- mento Folgore tracciando frecce e posizioni sulla sabbia. Le reclute curde in mimetica verde attorno a lui rispondono come un sol uomo: «Ok». E scattano a prendere posizione per l’addestramento a fuoco orga- nizzato dai soldati italiani, in prima linea nel nord del- l’Irak per arginare il Califfato. Colpo in canna e sdraiati a terra i curdi cominciano a sparare verso delle sagome. Poi rotolano e si alzano avanzando di corsa in maniera alternata, come un vero assalto contro le bandiere nere. Alle spalle di ogni combattente curdo, i leggendari pesh- merga, un basco amaranto della Folgore li incita e indica la direzione di tiro. Per la prima volta la Difesa apre le porte della missione di addestramento in Kurdistan iniziata a gennaio. L’Ita- lia comanda 600 militari europei, dall’Inghilterra alla GermaniafinoallaNorvegia,chehannogiàformato4mi- la combattenti curdi. I paracadutisti sono 231, schierati nell’operazione Pri- ma Parthica dal nome della legione romana di Settimio Severo, che si spinse fino in Mesopotamia. Il corso base, cheduradatreaseisettimane,èdifanteria.Ilcomandan- te della missione europea è un colonnello juventino de- gli alpini convinto che «dall’11 settembre la guerra al ter- rore non sia mai finita. L’Isis è un pericolo globale, non solo in Irak e Siria, ma nel Sinai, in Nigeria e in Libia, alle porte di casa nostra. Una minaccia contro la civiltà che va sconfitta». I militari italiani hanno l’ordine di tenere unbassoprofilo.Nientenomiedavantiall’obiettivosico- prono il volto per non farsi riconoscere. La minaccia di rappresaglie, anche contro le famiglie in patria è concre- ta. Proibito postare foto su Facebook o twittare. Nel centro addestrativo di Benaslava le reclute grida- no «viva Kurdistan, viva Italia». I paracadutisti italiani li hanno appena fatti «pompare» con un po’ di flessioni. «Li prepariamo a lottare contro l’Isis e sopravvivere al fronte»,spiega Giampaolo, il giovane capitano con la bar- ba, che comanda una quarantina di istruttori. I parà si lanciano armi in pugno con i curdi nei cammi- namenti e prendono posizione in trincea, come se fosse- ro in prima linea. «Non vedono l’ora di andare a combat- tere.LofannoperilKurdistan,mainfondodifendonoan- che noi», racconta Domenico, veterano della Folgore. In Afghanistan è saltato su una trappola esplosiva lungo la 517, «l’autostrada per l’inferno». Il parà si è ritrovato con levertebreschiacciate,insensibilitàsudueditadiunpie- deesordodaunorecchio.Il2giugnoglihannoconsegna- to la medaglia come vittima (...) __ segue a pagina 22

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  • 21Giovedì 10 settembre 2015 ilGiornale

    I GRANDI REPORTAGE

    il mensile de il Giornalein collaborazione con

    IN PRIMA LINEA CON I NOSTRI MILITARI

    I PARACADUTISTI ITALIANIAL FRONTE CONTRO L’ISISSono 231 e guidano la missione di addestramento dei guerriglieri curdi

    nel nord dell’Irak. «Il Califfato è una minaccia contro la civiltà e va sconfitto»

    FaustoBiloslavoIrakdelNord

    «Q uesta è la direzione d’attacco contro l’Isis.Ok?», urla un paracadutista del 187˚ reggi-mento Folgore tracciando frecce e posizionisulla sabbia. Le reclute curde in mimetica verde attornoa lui rispondono come un sol uomo: «Ok». E scattano aprendere posizione per l’addestramento a fuoco orga-nizzato dai soldati italiani, in prima linea nel nord del-l’Irak per arginare il Califfato. Colpo in canna e sdraiati aterra i curdi cominciano a sparare verso delle sagome.Poi rotolano e si alzano avanzando di corsa in manieraalternata, come un vero assalto contro le bandiere nere.Allespallediognicombattentecurdo,ileggendaripesh-merga,unbascoamarantodellaFolgoreli incitaeindicala direzione di tiro.

    PerlaprimavoltalaDifesaapreleportedellamissione

    di addestramento in Kurdistan iniziata a gennaio. L’Ita-lia comanda 600 militari europei, dall’Inghilterra allaGermaniafinoallaNorvegia,chehannogiàformato4mi-la combattenti curdi.

    Iparacadutistisono231,schieratinell’operazionePri-ma Parthica dal nome della legione romana di SettimioSevero, che si spinse fino in Mesopotamia. Il corso base,cheduradatreaseisettimane,èdifanteria.Ilcomandan-te della missione europea è un colonnello juventino de-glialpiniconvintoche«dall’11settembrelaguerraalter-rore non sia mai finita. L’Isis è un pericolo globale, nonsolo in Irak e Siria, ma nel Sinai, in Nigeria e in Libia, alleporte di casa nostra. Una minaccia contro la civiltà cheva sconfitta». I militari italiani hanno l’ordine di tenereunbassoprofilo.Nientenomiedavantiall’obiettivosico-prono il volto per non farsi riconoscere. La minaccia dirappresaglie,anchecontrolefamiglieinpatriaèconcre-ta. Proibito postare foto su Facebook o twittare.

    Nel centro addestrativo di Benaslava le reclute grida-no «viva Kurdistan, viva Italia». I paracadutisti italiani lihanno appena fatti «pompare» con un po’ di flessioni.«Li prepariamo a lottare contro l’Isis e sopravvivere alfronte»,spiegaGiampaolo,ilgiovanecapitanoconlabar-ba, che comanda una quarantina di istruttori.

    Iparàsi lancianoarmiinpugnoconicurdineicammi-namentieprendonoposizioneintrincea,comesefosse-roinprimalinea.«Nonvedonol’oradiandareacombat-tere.LofannoperilKurdistan,mainfondodifendonoan-chenoi»,raccontaDomenico,veteranodellaFolgore.InAfghanistan è saltato su una trappola esplosiva lungo la517,«l’autostrada per l’inferno». Il parà siè ritrovato conlevertebreschiacciate,insensibilitàsudueditadiunpie-deesordodaunorecchio.Il2giugnoglihannoconsegna-to la medaglia come vittima (...)

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    alle pagine36-37

    Valentina Raffa

    Italbaskete Pennettail giorno d’orodel nostro sport

    DirettoreAlessandroSallusti

    Boschi contro il Cara di Mineo«Stiamo valutando la chiusura»

    apagina12

    CONTRO IL COROAnnoXLII - Numero214 -1.40euro*

    *FATTESALVEECCEZIONITERRITORIALI(VEDIGERENZA)

    SPED

    IZIONEINABB.POSTALE

    –D.L.353/03(CONV.INL.27/02/2004

    N.46)–ART.1C.1DCB

    -MILANO

    VUELTA, ARU RESISTE diAntonioSignorini

    LA SAGA GNUTTI

    ilgiornale.it

    il dubbio

    Anche la Chiesasi adeguaalla modernità

    Sonominorenni,girano inscooterarmatissimieprontiapicchiareespa-rare:lachiamanola«paranzadeibam-bini».Acapodellebabygangsarebbe-roancheparentideibossingalerachescimmiottano la serie tv Gomorra e isuoi tormentoni. Iniziano prestissi-mo: anoveanni cantanodi sesso, ris-se e droga. A diciassette sono già instradaarmati.

    PAURA E DELIRIO SOTTO IL VESUVIO

    La gioventù che imita Gomorrae semina il panico a Napoli

    C on la vera ripresa del dibattito politico(peraltro mai interrottosi neanche inagosto) si è riacceso l’interesse sui son-daggi,soprattuttosuquellirelativialleintenzio-nidivoto.Ancoranegliultimigiorni,diversilea-

    derhannocitatoquestaoquellaricerca,sottoli-neandolapresuntaascesadiunpartitooilcalodi un altro. Tutta questa attenzione alle inten-zionidivotorichiedeperòqualcheosservazio-necritica. Per diverse ragioni.Unaè la relativa scarsa affidabilità (...)

    SPRECHI DI STATO

    La scuola piange miseriama poi premia i dirigenti

    Lescuolecadonoapezzi,maloSta-to regala emolumenti. I manager so-nocosì efficientieproduttividameri-tare - tutti, senza esclusioni - un pre-mio di poco inferiore ai 30mila europeril lavorosvoltoinunanno.Unpre-miocheintegraunostipendiogiàalto(alnettodelpremiotra i50e i100milaeuro)echedasolocorrispondeallapa-gadi un impiegatomedio.

    LA POLITICAASSALTALA RAI

    Vespa libero non piace al PdA «Porta a Porta» l’intervista ai Casamonica. La sinistra insorge,ma i «suoi» conduttori portavano i boss in studio

    GIOVEDÌ10 SETTEMBRE20159 771124 883008

    50910

    diPieroOstellino

    I paracadutisti della Folgore al fronte contro il Califfato

    Bolidi d’epoca e quadri all’astaper risanare la finanziaria GpdiCamillaConti

    L arevisionedeldirittoca-nonico in materia dimatrimoniofattadaPa-paBergoglio-ilpiùpoliticofraiPontefici degli ultimianni - èlaconfermachelaChiesaèsto-ricamenteunorganismoseco-lareche,inquantotale,siadat-ta alle circostanze e alla ricer-cadelconsensocomeognial-tro organismo politico. Conunparadosso,ilGiornalehati-tolato molto opportunamen-te«Caosmatrimoni»unasitua-zione che pare fatta appostapergettare lo sconcerto (...)

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    NO DEL PRESIDE AI GENITORI

    Quel tema negatoe la burocraziache uccide due volte

    Linea dura di Copenaghen contro imigranti. Il governodanesehadecisodichiudereatempoindeterminatoiltraffi-co ferroviario con la Germania e di bloccare anche una su-perstradacheportainSvezia,perevitarel’invasionedeipro-fughi.ÈpropriolaSvezialaterradeisogniperungruppodimi-granti scappatodaunascuolaadibitaacentrod’accoglienzaaPadborg, inattesadiunaregistrazione.

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    diGiuseppeMarino

    apagina9

    diRenatoMannheimer

    40 ANNI

    SCHIAFFO AL FEUDO DI ALFANO

    I figli vendonoil tesoro del padreper salvare l’azienda

    apagina17

    PATRON Il finanziere bresciano EmilioGnutti a bordo di una delle sue auto

    A volte la burocrazia si tra-sforma inunmostro insensibi-leeincapacedicapirelesfuma-turedell’umano. È il caso dellacoppiadiUdinechedaannicer-ca di avere il tema di maturitàdel figlio scomparso. Sollecita-no,scrivono.Sirivolgonoall’as-sessoreprovinciale,aquellore-gionale, pure al ministero del-l’Istruzione,daultimoalnostroGiornale,conunappellodispe-rato.Nessunosièpremuratodiavvisarli che il dirigente scola-stico, Giuseppe Santoro, nelfrattempoaquellarichiestaave-va risposto, eccome. Negandol’accesso, secondo la formula«ex lege».

    apagina15

    LodovicaBulian

    IL «MURO» DI COPENAGHEN CONTRO I PROFUGHI

    La Danimarca sbarra le porte ai migranti:bloccati treni e autostrade dalla Germania

    Scafuriapagina13

    Attenti ai sondaggi, ecco quando sono inaffidabili

    segueapagina10

    N eabbiamoviste tantemasentireunase-rie di politici di seconda fila voler inse-gnareaBrunoVespa comesi deve fare ilmestieredigiornalistaèdavverotroppo.Gentechenonsafareilsuodimestiere,provaneèlostatoincuisonoridottiilpaese,ilparlamentoeipar-titi,haapertoieriunprocessopoliticocontroilcon-duttorediPortaaPortacolpevolediaverospitatoinstudio l'altra sera, nella puntata che ha inauguratola stagione, i figli (incensurati) di Casamonica, ilbossmafiosoilcuifunerale inpompamagnaèstatoil casodell'estate.IlPd,chedicoscheromaneseneintendealpunto

    daaverci fattoaffarid'orocomesievincedallecartedell'inchiesta «mafia capitale», chiedechedel casose ne occupi il Parlamento. Il sindaco(dimezzato)Marino,uomosenzavergogna, sidicescandalizza-to: cosa grave, pretendo le scuse di Vespa a Roma,hadettotralasciandochequelfamosofuneraleèav-venutocon lasuaautorizzazione,ocomunquesot-toilsuonaso,echesec’eraunocheavrebbedovutooccuparsi del Casamonica (in vita) invece che la-sciarlospadroneggiaresuunpezzodicittà,questièproprio lui.Inquesti anni la tv ci hapropinato lepeggio schi-

    fezzesenzache lasinistraavessenulladaobiettare.Anzi, spessohaapplauditoalla «libera informazio-ne»di Santoro e compagnia chedurante l'assalto aBerlusconihannoportato invideo,dalveroo in fic-tion,mafiosi conclamati (Spatuzza, quelli scioglie-vaibambininell'acido),pregiudicati figlidimafiosi(Ciancimino),escortebalordiagogosoloperscre-ditare una parte politica. Qualcuno può obiettare:era tv privata, non servizio pubblico. A parte che lalibertànonèprivatanépubblica,maèononè,nellabacheca dei trofei Rai fanno giustamente ancorabella mostra le interviste di Enzo Biagi a Buscetta,cassieredellamafia,eaSindona(ilgrandecorrutto-redellafinanzaitaliana)comequellediSergioZavo-liagliassassinidiAldoMoroeaiterroristicheinsan-guinarono l'Italia. A confronto i Casamonica sononiente, ma comunque parliamo di giornalismo diserieA.Scandalosononèmail'intervistato,almassi-mopuòesserlolospiritocheanimal'intervistatore.Non è il caso di Vespa, il cui unico giudice è il suopubblico,nonilPdolapoliticachesulcasoCasamo-nicahannounacodadipaglia assai lunga.

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    Giovedì 10 settembre 2015 ilGiornale

    L’OPERAZIONE PRIMA PARTHICA

    La Folgore in prima lineaper addestrare i peshmerga

    Il capitano del 187° Reggimento: «Li prepariamo a combatteree sopravvivere al fronte». Le reclute: «Viva Kurdistan, viva Italia»

    (...) del terrorismo. Poi è partito perl’Irak. Gustavo è soprannominato ilmessicanoperibaffidasparviero.Ur-la gli ordini alla sua squadradi reclu-te anche in curdo, con terminimisti:«Magazine per caricare l’arma, za-men per la sicura, boro per andareavantiezigozagoperfarlimuoveresudue file».Michele, nome in codice Sax, ac-

    compagnava gli afghani durante leoperazioni: «In Kurdistan, al postodei villaggi di fango e paglia, vedisfrecciarelePorsche.Diunpeshmer-ga, però, mi è rimasto impresso losguardo spento. Gli avevanomassa-crato tutta la famiglia».Alla finedell’addestramentoa fuo-

    co, iparàversanoil tèallereclutecur-de e distribuiscono il pane piatto co-melanostrapizza.AssadMurad,cheparla bene inglese e porta un paiod’occhialidasoletrendy,nonhadub-bi: «Combatto l’Isis per salvare lano-stra terra e lamia famiglia».La squadra dei combattenti curdi

    avanza lentamente e guardinga aiduelatidellapistasabbiosafralecolli-nediHatrush,nelnorddell’Irak.Ilpri-mopeshmerganonfa intempoadal-zare ilpugnochiusoverso l’altoegri-dare«stop», che si accendeun fumo-genorosso fra lesterpaglie.«Èsaltatosuunamina.Addestrarliaindividuar-leè fondamentale. L’Isis èabilissimoa trasformare il campodi battaglia inun reticolo di trappole esplosive»,spiega il sottufficiale dei guastatoriparacadutisti, che li guida sul terre-no. Più avanti c’è un curdo che sem-bramorto,masottoilgiacconehadeicandelotti di esplosivo. «Imbottisco-noditritoloicorpideglianimalioppu-re i terroristi suicidi fanno fintadi es-sere cadaveri e saltano in aria quan-do il plotone si avvicina», racconta ilparà.Ibombarolidell’Isisminanoad-dirittura i rubinetti dell’acqua. Chi liapre, esplode.«Osservate, controllate», urla di

    continuo il guastatore paracadutistaalle reclute curde. Nella gran parte

    deicasisisonocompratidi tascapro-pria i kalashnikov.Unodeipeshmer-ga, soprannominato per scherzo tip-tap,èvenutoasparareconimocassi-ni.«Dateci piùmunizioni e armi nuo-

    ve,nonobsolete.Stiamocombatten-do anche per voi italiani, per l’Occi-dente contro una minaccia che ri-guarda il mondo intero. E dopo vo-gliamo diventare un Paese indipen-dente», dichiara, sudato come unafontana, Abdul Salam Razak dellacompagnia Leoni. Il veterano dellaguerra in Kuwait, AbdullahHussein,sostiene che «questo conflitto è peg-giore,orribileesenzapietà.Piuttostochefinirenellemanideitagliagolemisparo l’ultimo colpo in testa».L’età dei combattenti curdi varia

    dai vent’anni ai 60 di Ahmed Abdul-lah, che spera: «Inshalla (seDio vuo-le) questa sarà l’ultima guerra».ABagdadabbiamounmanipolodi

    carabinieri che addestra la polizia edaottobrediventerannouncentina-io.Sulfrontedell’Iraksonodispiegatiin tutto 500 italiani. InKuwait l’aero-nauticahaschierato4cacciabombar-dieriTornadoedeivelivolisenzapilo-ta. Niente bombardamenti, ma solovoli di ricognizione per individuaregli obiettivi, che verranno colpiti da-gli alleati.«Ringraziamo gli italiani per l’ap-

    poggioel’addestramento,ma18gior-nisonotroppopochiper trasformareuna recluta in soldato», sottolinea ilcolonnello ShukurGhasem, coman-dantediunbattaglioneyazida, lami-noranzareligiosamassacratadalCa-liffato.I suoi uomini sonodispiegati in al-

    cuni campi trincerati inmezzo al de-serto,aottochilometridalconfinesi-riano.Unodeicombattenti,conilka-lashnikov puntato oltre i sacchetti disabbia,mostraconorgoglioiltesseri-

    nochecertifica l’addestramento congli italiani. «Noi siamo una delle mi-noranzepiùesiguee indifese-spiegail colonnello con i capelli bianchi -.GuardaquestaLugerchecihannoda-to i tedeschi. Come facciamo a com-battereconlepistolecheusavaRom-mel nella Seconda guerra mondia-le?».Dall’altrapartedellamontagnacor-

    relalineadelfrontepiùduranellacit-tà fantasma yazida di Sinjar, ripulitaetnicamente.Ipeshmergadella4ªbri-gatasonoa200metridagliuominine-ridelCaliffo,nella«cittadella»allape-riferia. Attraverso le feritoie ricavatefra i sacchettidi sabbia, i curdi spara-noversolerovinesottostanti.Perspo-

    starcilungoilfronteipeshmergamet-tono a disposizione l’unico scassatogipponeblindatoamericano.«Abbia-mobisognodisperatodiblindatievi-sori notturni - dichiara il colonnelloIsaZewey -. Le armi arrivate dall’Eu-ropanonbastano.Talvoltalemanda-no conmunizioni insufficienti».A Sinjar i curdi hanno utilizzato il

    razzocontrocarroFolgoredegliitalia-ni, ma dopo 15 colpi si è inceppato.Sullacollinatrinceratachedominalacittà, ridotta a uno scheletro di ce-mento armato, il maggiore HoswarHakimShabanfanotarechegliuomi-nineri «ciattaccanogiornoenotte.Sinascondonoinscuole,ospedaliemo-scheeperché sannoche così gli aerei

    alleati non li bombarderanno». Nonfiniscelafrasecheduegranatedimor-taio esplodono con fragore sinistro aquaranta metri da noi. L’ufficiale silanciasullatrinceagridando«Isissia-moquiper combattervi. Andate a fa-reinc...».PoipiazzainspallaunRpgespara un razzo che ci avvolge in unanuvoladi fumo.Lo Stato islamico risponde con i

    mortai pesanti. Alte colonnedi fumobianco si alzano semprepiù vicine alposto di comando che trema sotto leesplosioni. Lamisura è colmae il co-lonnellocurdochiede l’appoggioae-reo.Una sagomabianca solca il cieloazzurro preceduta da un rombo cu-po. In un attimo i caccia alleati sgan-cianoduebombechecentranolepo-stazioni dell’Isis in città. Si alzanoal-te colonne di fumo grigio e nero, chesignifica obiettivo colpito e in fiam-me.GliuominineridelCaliffononmol-

    lano e con il buio tutto il fronte si in-fiamma. Dietro i sacchetti di sabbiasentiamo le pallottole fischiare e itracciantisolcanoilcielostellato.Ipe-shmerga rispondono al fuoco urlan-do improperi al nemico. E si scatenal’inferno.Labattagliasiplacaconl’ar-rivodiun’impetuosatempestadisab-bia, che sconvolge le trincee dellaguerra dimenticata nel nord del-l’Irak.

    FaustoBiloslavo

    per sapernedi piùLibri«Storia dei curdi» di

    Mirella Galletti (Jou-vence)«Ilpolokurdo.Storia

    diunadiaspora scono-sciuta»diAnnaMarco-ni (Edizioni Culturadella pace)«Cantid’amoreedili-

    bertà del popolo cur-do» a cura di LauraSchrader (Newton-Compton)Film«The hurt locker» di

    Kathrine Bigelow conJeremy Renner e An-thonyMackie«American Sniper»

    di Clint Eastwood conBradleyCooperInternethttp://www.eserci-

    to.difesa.it/operazio-ni/operazioni_oltre-mare Per sapere dovel’Italia è impegnata al-l’estero in operazioninon solomilitariwww.fuggire.itcronaca di un viag-

    gio in Kurdistan tra fo-to e racconto

    I curdi: «Dateci più munizionie armi nuove. Lottiamo anche

    per voi italiani e per l’Occidente.Dopo vogliamo l’indipendenza»

    IlKurdistanèunanazioneconunastoriasecolare, ma non è uno Stato. Situata in unvastoaltopiano,isuoi«confini»politici inci-dono su Turchia, Iran, Irak, Siria e, per unafrangiacurdapiùnazionalista,anchesulter-ritoriodell’Armenia.Icurdisonocirca50mi-lioniebendodicivivonoinTurchia.Emargi-natievessatidasecoli,laquestionecurdaeilloro desiderio di indipendenza con la crea-

    zionediunoStatoètornataprepotentemen-te alla ribalta in questi ultimi anni specie inTurchia, dove ci sono anche gruppi terrori-stici.Nell’IrakdiSaddamHusseinicurdiso-no stati perseguitati per anni: controdi loroil raìs di Bagdadusòaddirittura le armi chi-miche. La maggioranza del popolo curdoaderisceall’islamsunnitaesciita,maanchela componente cristianaènumerosa.

    kurdistan

    LA VOGLIA DI INDIPENDENZA

    Una nazione con 50 milioni di abitanti

    IranErbil

    Iraq

    Azerbaigian

    KURD IS TAN

    Siria

    L’EGO

    Armenia

    Turchia

    NON SOLO ADDESTRATORISono oltre duecento i paracadutisti

    italiani impegnati attualmentein Kurdistan per insegnare

    ai peshmerga a combattere control’avanzata apparentemente

    incontrollabile dell’Isis. A destra,Daniele Morandi Bonacossi, il capo

    dei «monuments men» italiani,impegnati in difesa dei siti storiciminacciati dalle bandiere nere

    seguedapagina21

  • 23Giovedì 10 settembre 2015 ilGiornale

    daDohuk (Nord Irak)

    L a sveglia suona all’alba per i«monumentsmen»italianinelnorddell’Irak.Alleseidelmatti-nounaventina diarcheologi,studen-ti,dottorandi,restauratorisonogiàal-l’operapersalvaguardareunpezzodipatrimonio dell’umanità. Alcuni deisiti che monitorizzano con la missio-ne «Terra di Ninive» sono a una deci-na di chilometri dalla prima linea fra icombattenticurdieitagliagoledelCa-liffato. «Dio non voglia che arrivasse-rofinoaqui.L’Isisdistruggerebbeiri-lievi assiri millenari di Maltai e quellidi Khinis, come ha già fatto con le sta-tue dei tori alati, che proteggevanounadelleanticheportediNinive»,lan-

    cia l’allarme Daniele Morandi Bona-cossi.Pernonparlaredelletombesufie del tempio di Lalish, una specie diVaticanodegliyazidi,cheloStatoisla-micoconsideraadoratorideldiavolo.Morandi, docente all’università diUdine,halavoratoper25anniinSiria,inOmaneKurdistaneguidalamissio-ne archeologica italiana nel nord del-l’Irak. «Non ci infiltriamo dietro le li-nee, ma ci sentiamo un po’ “monu-ments men” italiani - spiega -. Siamoun presidio del patrimonio archeolo-gico iracheno, che è dell’umanità,contro le barbarie dell’Isis, responsa-bile di pulizia etnica e culturale». I«monuments men» della Secondaguerra mondiale, immortalati di re-cente in un film di George Clooney,avevanol’ordinedirecuperareicapo-lavori trafugati dai nazisti.

    Nella «base» degli archeologi aDohuk, Laura Zanazzo, una giovanestudentessa, pulisce con lo spazzoli-nogliultimiframmentidiceramicari-trovati.Sultettoaltriragazzi dividonoi «cocci», come li chiamano, a secon-da del periodo storico. «Fino al 2010in Siria, quando arrivavano ancora ituristi,c’eralalistad’attesapervenirea fare esperienza sul terreno - spiegaMorandi-. Adesso la passione si è raf-freddataperpauradell’Isis».LaFarne-sinahadiramatoun’allertasupossibi-li rapimenti. Il Kurdistan è ben con-trollatodaiPeshmergaei«monumen-tsmen»italianihannopresoleoppor-tune precauzioni.

    Lo scorso anno sono stati evacuati«quando abbiamo visto arrivare lamassa biblica di profughi cristiani egli elicotteri americani sfrecciavanopersalvaregliyazididifronteall’avan-zata delle bandiere nere».

    Ilprogettoèfinanziatodallataskfor-ce Irak della Cooperazione, la Regio-ne Friuli-Venezia Giulia, l’universitàdi Udine e la Fondazione Crup. Su3mila chilometri quadrati a nord diMosul, gli archeologi italiani hannoindividuato700sitigraziealprogram-ma militare americano Corona, chedurante la Guerra fredda aveva foto-grafatoconisatellitituttal’areaquan-do non era ancora urbanizzata comeoggi.

    Sottolesplendidesculturenellaroc-cia dei re assiri a un passo da Dohuk,l’archeologo di Padova sottolinea «ildoppiobinarioipocritaefarisaicodel-l’Isis che da un lato distrugge i monu-menti e dall’altro fa contrabbando direpertiarcheologici scavati inmanie-ra sistematica e illegale. Alcuni siti inSiria, come Dura Europos e Mari, so-noridottiaungroviera.SecondoleNa-zioni Unite e la Cia è la seconda fontefinanziariadelCaliffatodopoilpetro-lio». L’Unesco ha denunciato che loStato islamico controlla il 90% dei sitiarcheologici della Siria e il 20% dei12mila in Irak. Il Dipartimento di Sta-toUsaparladiungirod’affaridi«centi-naia di milioni di dollari». Morandispiegache«ilCaliffatorilasciadeiper-messi di scavo a delle gang, che con-trabbandano i reperti attraverso laTurchia e la Siria. In cambio incassa-no un pizzo del 20%». I reperti arriva-noinSvizzera,Germania,Inghilterra,Francia e, in misura minore, in Italia.IlGiappone,gliEmiratiArabiegliSta-ti Uniti sono mercati fiorenti. Il traffi-coscorreattraversoantiquari,daLon-dra a New York, grandi case d’asta osemplicemente su “ebay”, dove trovimonete romane del sito siriano diApamea. «Alcuni manufatti hannoun valore inestimabile, ma come i fa-mosidiamantiafricanisonomacchia-tidalsanguedelledecapitazioniedel-le stragi», ricorda Morandi.

    I «monuments men» italiani utiliz-zano anche un drone per la loro mis-sione di salvaguardia del patrimonioarcheologico in Kurdistan. «Con i sa-telliti l’Unesco sta documentando ledistruzioni - osserva Morandi -. Ma,se non proteggiamo sul terreno que-stopatrimoniodell’umanità,cidovre-mo accontentare di fotografie o rico-struzioni archeologiche virtuali». Laproposta lanciata dall’Italia è di crea-re un corpo di caschi blu della culturada formare nel nostro paese. «Adessosarebbefolleandarearecuperareire-perti scampati alle barbarie nelle zo-necontrollatedall’Isis-spiegaMoran-di -, manel casodi un intervento mili-tareèpossibileinviaredegliarcheolo-gi al seguito delle truppe».

    FaustoBiloslavo

    È il numero dei siti di rilevanzaarcheologica che gli espertiitaliani hanno individuatosu un’area di tremilachilometri quadratia Nord della città di Mosul

    Daniele Morandi Bonacossi:«La doppiezza dell’Isis: distruggei siti storici ma incassa milioni

    con il contrabbando di antichità»

    La percentuale dei sitiarcheologici in Siria sotto ilcontrollo dello stato islamico.In Irak la percentuale è del 20per cento. Il dato è statofornito dall’Unesco

    La percentuale pretesa dalCaliffato sulle vendite direperti d’arte all’estero daparte di gang che prendono in«appalto» i siti di maggiorerilevanza culturale

    90%

    20%

    700 L’ALTRA GUERRADal Friuli all’Irakla battaglia senza armidei «monumentsmen»

    Archeologi, studenti e restauratoriCome nel film con George Clooneystanno combattendo per salvarel’arte dalla violenza del Califfato