Imprese e occupazione in provincia di Bergamo 2008 - 2011 · totali: oltre 83mila in imprese tra 10...

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Servizio Documentazione economica della Camera di Commercio di Bergamo 23 gennaio 2012 Imprese e occupazione in provincia di Bergamo 2008 - 2011 Imprese e unità locali, addetti e dipendenti nei registri statistici e amministrativi e nelle stime campionarie

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Servizio Documentazione economica

della Camera di Commercio di Bergamo 23 gennaio 2012

Imprese e occupazione in

provincia di Bergamo 2008 - 2011

Imprese e unità locali, addetti e dipendenti nei registri statistici e amministrativi e nelle stime campionarie

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In vista dei risultati dell’indagine sulla congiuntura economica nell’ultimo trimestre del 2011 – che saranno oggetto di una nota all’inizio di febbraio – e per documentare il contesto in cui si collocano le previsioni sulla domanda di lavoro del primo trimestre

2012 pubblicate di recente, presentiamo una ricognizione statistica su “imprese e occupazione” in provincia di Bergamo nel periodo 2008-2011.

Si tratta di un quadro inevitabilmente disorganico e parziale nel quale trovano posto elementi eterogenei di una prima “base informativa pubblica” che riguardi non solo le

imprese, oggetto di sistematica attenzione da parte della Camera di Commercio, ma anche i potenziali occupazionali che da esse dipendono.

Il lavoro proseguirà nei prossimi mesi in collaborazione con la Provincia di Bergamo e

verrà completato dai risultati del IX Censimento generale dell’Industria e dei Servizi e delle Istituzioni, comprese quelle Non profit, le cui attività saranno coordinate a Bergamo dalla Camera di Commercio nel corso del 2012.

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L’aggravarsi della crisi nell’area Euro e in Italia solleva diversi interrogativi sulla tenuta e le prospettive del sistema economico e occupazionale della provincia. Le

informazioni di cui disponiamo per un monitoraggio tempestivo della crisi in ambito locale sono però limitate ai dati amministrativi sulle imprese (il Registro Imprese dal quale deriva il Movimprese) e ai risultati delle indagini campionarie (l’ Indagine

trimestrale sulla congiuntura o la rilevazione sulle forze lavoro di Istat da cui derivano con un ritardo di oltre un anno stime molto approssimative su occupati e disoccupati

in provincia) 1. Altre informazioni, sui temi di cruciale importanza del mercato del lavoro, riguardano

in genere dati di flusso (avviamenti, iscrizioni alle liste di mobilità, aperture di situazioni di crisi aziendale,…) senza riferimento agli stock, cioè ai livelli da cui

proviene e verso cui si sta muovendo, in cerca di un nuovo equilibrio, la struttura produttiva locale.

In questo documento viene abbozzata, senza alcuna pretesa di imporre continuità e coerenza a informazioni necessariamente eterogenee, una ricognizione statistica

della struttura del sistema produttivo (lo stock di imprese e occupazione) in provincia di Bergamo sulla base di:

- dati non tempestivi ma certi e pienamente affidabili da un punto di vista statistico su imprese, unità locali e relativi addetti (derivano dall’Archivio Statistico delle Imprese

Attive e delle Unità locali – ASIA di Istat aggiornato con dati medi annui al 2009);

- informazioni di fonte amministrativa (INPS) molto dettagliate sui dipendenti che lavorano in provincia di Bergamo (Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti, aggiornato al 2010) e una parte del lavoro autonomo o parasubordinato (INPS, 2010);

- stime parziali sul 2011 formulate a partire dai dati e dalle indagini della CCIAA di

Bergamo (indagini congiunturali; indagine Excelsior sulla domanda di lavoro) e da informazioni varie disponibili, anche per ambiti territoriali più ampi della provincia, all’inizio del 2012.

La “grande recessione” del 2009 L’impatto sulla struttura produttiva di Bergamo dell’anno orribile della crisi emerge

con precisione dal registro statistico di imprese e unità locali (ASIA) che Istat costruisce incrociando tutte le fonti amministrative sulle imprese e le sue stesse

indagini, in base a criteri definiti a livello Eurostat. E’ la base dati più importante e accurata, anche perché consente di osservare il sistema produttivo locale (al netto dell’agricoltura e del settore pubblico ma con l’inclusione dei liberi professionisti) dal

duplice punto di vista delle unità giuridiche - le “imprese” alla cui sede principale possono far capo filiali e dipendenti sparsi in tutta Italia (non all’estero però) – e delle

unità locali. Queste ultime sono le unità produttive fisicamente presenti nel territorio: i loro addetti corrispondono ai “posti di lavoro” effettivamente disponibili in provincia anche quando occupati da persone residenti altrove. Sono definite attive in ASIA le

imprese e relative unità locali che esercitano effettivamente un’attività economica per almeno 6 mesi nell’anno e impiegano almeno un addetto (dipendente o indipendente).

1 I report sono disponibili in www.bg.camcom.gov.it “Informazione economica; studi e pubblicazioni”

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Se raffrontiamo i dati medi annui, le imprese (Riq.1) attive con sede principale a Bergamo che erano ancora in crescita nel 2008 (86.891) rispetto al 2007 (86.514)

diminuiscono nel 2009 a 86.561. In un anno se ne perdono 330 (-0,4%). La perdita in termini di unità locali è ancora più netta: da 95.658 unità operative sul territorio della provincia nel 2008 si passa a 94.940: in un anno 718 in meno, pari al -0,8%. La crisi

ha dunque comportato la scomparsa di un numero significativo di imprese bergamasche e una più che proporzionale riduzione di unità locali, facenti capo a

imprese di Bergamo o con sede in altre province d’Italia. Dal punto di vista dell’occupazione complessiva, gli addetti delle imprese con sede

principale a Bergamo (compresi quindi i lavoratori di eventuali filiali fuori provincia) scendono da 415.342 nel 2008 a 405.788, con un saldo negativo di 9.555 unità (in

stragrande maggioranza dipendenti), pari al -2,3%. La diminuzione dei “posti di lavoro” sul territorio è solo di poco meno intensa: dai 408.568 addetti alle unità locali

del 2008 si passa a 400.134 nel 2009,con un saldo negativo di 8.434 unità pari al-2,1%. Per gli addetti alle unità locali non è disponibile la disaggregazione per posizione nella professione, ma in analogia con il dato delle imprese, si può stimare

che i dipendenti siano all’incirca tre su quattro.

Riquadro 1

Veniamo ai settori economici, limitandoci al dato delle unità locali e relativi addetti che risente meno della “volatilità” dovuta ai possibili trasferimenti giuridici delle sedi di

impresa da una provincia all’altra, rilevanti soprattutto quando si tratta di grandi imprese con molti addetti. (Riq.2 e tab. 2 dell’allegato)

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La recessione nel 2009 ha colpito pesantemente tre settori: le attività manifatturiere, l’edilizia e i servizi di trasporto e magazzinaggio che insieme perdono oltre 12mila

addetti. Le attività manifatturiere hanno perso in un anno 577 unità locali (-4,6%) e 6.573 addetti (-4,4%), il settore dell’edilizia 512 unità locali (-2,6%) e 3.797 addetti (-6,3%), i trasporti e magazzinaggio 69 unità locali (-2,4%) e 1.714 addetti (-7,8%).

Per quanto riguarda il settore dei “servizi di supporto alle imprese”, in lieve calo di addetti, va ricordato che esso comprende anche le agenzie di somministrazione e

quindi i lavoratori interinali che da esse dipendono. Riquadro 2

Nel settore del commercio (all’ingrosso, al dettaglio e agenti e intermediari) alla

riduzione delle unità locali (315 in meno pari al -1,5%) non ha corrisposto una perdita dell’occupazione che è di poco aumentata (+367 addetti pari al +0,6%). Il che si

spiega, come si vedrà nel seguito, con la differente dinamica dei piccoli esercizi e dei lavoratori autonomi del commercio rispetto alla tenuta occupazionale della grande distribuzione.

Negli altri settori dei servizi l’occupazione cresce anche nel 2009, in particolare nelle

“altre attività di servizi” (+653 addetti pari al +8,4%), nelle attività finanziarie e assicurative (+863 addetti pari al +7,5%), nella “sanità e assistenza sociale” (+739

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pari al +6%) e in misura apprezzabile anche nelle “attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”. Cresce moltissimo anche il settore delle “utilities”

(fornitura di energia elettrica, gas, acqua, gestione rifiuti) sia con riguardo alle non moltissime unità locali che per il tasso di variazione degli addetti.

I servizi di ristorazione e alloggio sono pressoché invariati così come le attività immobiliari e quelle di “noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese”

Nel confronto con unità locali e addetti a livello regionale e nazionale (Riq. 3 e tab.3 dell’allegato) si osserva che:

- la diminuzione delle unità locali a Bergamo (-0,8%) è allineata con il dato della

Lombardia (-0,7%) e migliore del dato Italia (-1,3%); - il calo degli addetti, nel complesso simile alla media regionale e nazionale, è più

marcato a Bergamo nel “trasporto e magazzinaggio” e nelle “costruzioni”; - la contrazione degli addetti della manifattura è analoga alla media lombarda e

migliore rispetto al dato nazionale;

- nei servizi l’occupazione cresce a Bergamo, più che in Lombardia e in Italia, nella “finanza e assicurazioni”, nella “sanità e assistenza sociale” e anche nelle

attività artistiche, dello spettacolo, sport e intrattenimento e nelle “attività professionali, scientifiche e tecniche”. Migliori risultati per Bergamo anche nelle “altre attività dei servizi”.

Riquadro 3

Dei molti spunti di analisi suggeriti dai dati dei registri statistici, meritano di essere sottolineati quelli riguardanti le caratteristiche dimensionali – in termini di dipendenti -

delle imprese e i contributi occupazionali della nati-mortalità netta d’impresa e della variazione delle imprese esistenti.

Nel 2009 le imprese senza dipendenti sono 55.951 pari al 64,6% sul totale di 86.561.La loro quota in termini di addetti (in questo caso si tratta solo di lavoratori

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indipendenti) è inferiore al 17%. Le imprese con dipendenti fino a un massimo di 10 sono poco meno del 30% e occupano il 26,7% degli addetti.. Meno di 6 imprese su

100 impiegano più di 10 dipendenti ma danno lavoro a ben due terzi degli addetti totali: oltre 83mila in imprese tra 10 e 50 dipendenti, 67mila tra 50 e 250 e poco meno di 79mila nelle imprese di dimensione maggiore (Riq. 4).

Riquadro 4

La variazione tra 2008 e 2009 degli addetti alle imprese (-9.555) è negativa nelle

dimensioni intermedie, soprattutto nelle imprese tra 10 e 250 dipendenti che calano del -5,9% in termini di addetti. E’ marginalmente positiva (+0,2%) nelle imprese senza dipendenti, cioè con soli lavoratori autonomi, ma con dinamiche opposte tra

servizi di commercio e ristorazione (-536, pari al -2,7%) e gli altri servizi. Gli addetti crescono poi nelle grandi imprese, tranne che nella manifattura. (Riq. 5 e Tab. 5)

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Riquadro 5

La scomposizione del saldo complessivo degli addetti dovuto alle imprese

nate/cessate2 e a quelle compresenti e attive nel 2008 e 2009 (Riq. 6), evidenzia che il grosso del calo occupazionale (-7.301 addetti, -1,8%) è attribuibile alla riduzione

dell’occupazione di quelle in attività, ma è rilevante anche l’occupazione persa (-2.254, pari al -0,5%) nel saldo tra imprese nuove entrate e uscite, soprattutto nell’edilizia dove la metà della riduzione degli addetti è dovuta alla nati-mortalità

negativa e nel commercio e ristorazione dove il saldo occupazionale negativo della nati-mortalità (-731) è compensato dall’aumento occupazionale (+797) delle imprese

compresenti e in particolare delle più grandi. Riquadro 6

2 Le imprese (o unità locali) “nate” e “cessate” sono in realtà una stima approssimata per eccesso in base a posizioni con

codici identificativi “non più presenti” nell’anno successivo o “non ancora presenti” nell’anno precedente che possono

includere anche trasformazioni giuridiche o subentri senza interruzione effettiva della continuità aziendale.

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Nel 2008 la variazione complessiva annua degli addetti delle imprese era stata già lievemente negativa (-877, pari al 0,2%) ma con un contributo positivo delle imprese

compresenti (+454 pari al +0,1%) e un saldo negativo della nati-mortalità (-1.331 pari al -0,3%).

Un’elaborazione specifica (Riquadro 6 bis) è stata realizzata sulle posizioni delle unità locali attive in provincia nel 2008 e nel 2009 e consente, in analogia a quanto appena visto per le imprese, una stima del contributo occupazionale delle unità locali

compresenti (poco meno di 5mila addetti in meno) e dei flussi netti della nati-mortalità (negativi per 3.600 addetti).

Riquadro 6 bis

Le posizioni “compresenti” sono state classificate anche in base alla variazione (positiva, negativa o nulla) degli addetti tra 2008 e 2009. Si osserva che:

- una quota molto elevata (oltre il 55%) delle unità locali non registra alcuna

variazione nel numero di addetti; si tratta in larga misura di posizioni di lavoro

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autonomo, con uno o pochi addetti in prevalenza indipendenti – e quindi con scarsa o nulla “elasticità occupazionale” -, presenti soprattutto nelle attività dei

servizi e dell’edilizia; nell’industria in senso lato la quota delle posizioni con occupazione invariata scende al 32,8 per cento;

- la riduzione complessiva dell’occupazione nelle unità locali presenti sia nel 2008 che nel 2009 deriva da un saldo negativo tra posizioni con calo di addetti (il

16,4 per cento delle unità locali che determina una perdita di oltre 30mila addetti) e un numero comunque considerevole di unità locali (il 15,6 per cento del totale) che, anche nell’anno più nero della crisi, aumentano l’occupazione

creando oltre 25mila posti di lavoro, un contributo peraltro insufficiente a sostenere l’occupazione complessiva intaccata in modo consistente anche dal

saldo della nati-mortalità che distrugge altri 2mila posti di lavoro nell’industria e più di 2mila nell’edilizia;

- nell’industria in senso lato i movimenti di contrazione ed espansione nel pieno

della crisi sono significativamente ampi: 4.157 aziende perdono oltre 10mila

posti di lavoro (che si aggiungono ai 2mila del saldo negativo tra imprese che aprono e imprese che chiudono) ma ve ne sono 3mila che generano poco meno

di 7mila nuovi posti di lavoro nel corso del 2009, un dato importante per stimare, anche se in modo parziale e su un arco di tempo limitato, i flussi di lavoratori che “si muovono” nell’ambito del manifatturiero anche in una fase di

massima flessione del ciclo.

- Anche nei servizi, pur in presenza di una maggioranza di (micro)imprese con occupazione invariata, le unità in crescita di addetti sono una quota significativa (17,5% nel commercio e turismo e intorno al 12% nei restanti

servizi) e superiore a quella delle posizioni in calo di addetti; nei servizi alle imprese la riduzione di addetti è complessivamente superiore alla crescita

occupazionale .

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Gli ambiti sub provinciali

Per quanto riguarda unità locali e addetti si osservano dinamiche differenziate negli ambiti sub provinciali (Cartografie alle pagine seguenti e Tab.7-8 nell’allegato),

significative in termini di addetti, cioè di posti di lavoro presenti sul territorio, piuttosto che di unità locali.

La riduzione degli addetti è abbastanza generalizzata. Fanno eccezione: l’area del capoluogo (comprendente anche Orio, Grassobbio, Alzano, Nembro, Curno…), che

tiene (+0,2) grazie ad una compensazione tra posti di lavoro persi tra industria ed edilizia e aumento dei servizi, e alcuni ambiti delle Valli (Brembilla, Val di Scalve,

ambiti di Ardesio e di Averara).

Perdite cospicue, relative e in assoluto, si registrano nell’Isola (-1.228 pari al -4,1%), nell’ambito di Treviglio (-1.139 pari al -3,6%), in quello di Romano (-1.036 pari al -7,8%) e nell’ambito Albino Leffe (-867 pari al -4%). In termini relativi la flessione più

marcata avviene nell’ambito di Serina ma cali importanti, intorno al 4%, riguardano anche gli ambiti di Sarnico, Valle Calepio, Endine e Lovere.

Nel sottoinsieme delle attività manifatturiere, perdite occupazionali rilevanti si registrano nell’area Albino- Leffe (-1.155, pari al -10,7%), nell’ambito di San

Pellegrino e in molte altre aree pedecollinari e della pianura.

Nell’edilizia spicca la riduzione degli addetti nell’area di Romano (-18,3). Mediamente le perdite sono più accentuate in pianura mentre in diversi ambiti delle Valli gli addetti edili sono in aumento.

Nei servizi di commercio, alloggio e ristorazione si notano le divergenze territoriali più

marcate. Ad una buona crescita occupazionale nell’ambito di Bergamo e dintorni (+2%) e nelle zone dell’Isola e di Calcio si contrappongono riduzioni sia in aree della montagna che della pianura.

I servizi alle imprese (aggregazione eterogenea di attività che vanno dalle immobiliari

alla finanza, dai trasporti alle agenzie interinali, servizi di pulizia, ict, ecc.) registrano spunti interessanti nell’ambito Albino e Leffe (+9%) e nell’area di Bergamo che aumenta di oltre mille addetti. Riduzioni notevoli, che possono anche essere dovute a

singole dismissioni o trasferimenti, emergono negli ambiti di Serina e dell’Isola.

Negli altri servizi (sanità e assistenza sociale, istruzione e altri servizi alle persone) si concentra la maggior parte della crescita occupazionale con variazioni assolute di spicco a Bariano, Treviglio, Endine e Val Calepio.

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La “ripresa senza occupazione” del 2010

La ripresa del ciclo economico si avverte nell’industria –secondo le indagini congiunturali - a partire dalla seconda metà del 2009 ma non si traduce in

occupazione. Le imprese, soprattutto quelle manifatturiere, hanno affrontato la caduta della domanda del 2008/2009 bloccando, rinviando o riducendo al minimo le

assunzioni e/o facendo largo uso della Cassa integrazione, anche in deroga, o, nei casi più critici, ricorrendo alla messa in mobilità dei lavoratori.

L’osservatorio sui lavoratori dipendenti dell’INPS consente di valutare come è variato, su base mensile e annuale, lo stock dei lavoratori “a libro paga” dipendenti nei

settori economici privati non agricoli assicurati presso l’INPS e il cui luogo di lavoro è in provincia di Bergamo. E’ di recente pubblicazione (www.inps.it) l’aggiornamento

per gli anni 2006-2010. L’unità statistica è rappresentata dal lavoratore che ha avuto almeno un

versamento contributivo per lavoro dipendente nel corso del mese (per la Sezione lavoratori dipendenti nel mese) o dell’anno3 (per la Sezione lavoratori dipendenti,

retribuzioni e periodi retribuiti nell’anno). La fonte dei dati è l’archivio amministrativo delle denunce retributive mensili (Emens) .

Rispetto ai dati di Istat è diverso non solo il campo di osservazione ma anche l’unità di riferimento4. In compenso l’informazione INPS è molto ricca in termini di

caratteristiche personali e tipologie contrattuali e di scansione temporale, anche se non priva di incongruenze di origine amministrativa.

Lo stock di dipendenti che lavorano in provincia di Bergamo,dopo essere aumentato di circa 12mila unità dal 2006 al 2008 è tornato poco al di sotto dei livelli del 2006, con

337mila dipendenti che hanno lavorato nel corso del 2010 (Riq.7). La perdita occupazionale “lorda” (-12.734, un saldo lontano dalla più affidabile stima dei registri statistici a causa della enfatizzazione “anagrafica” delle singole unità di lavoro) è

concentrata nel 2009, mentre il 2010 è stato complessivamente un anno di stagnazione dell’occupazione dipendente.

In termini di “giornate retribuite nell’anno”, una misura approssimativa dell’input di lavoro dipendente, la caduta del 2009 è ancora più accentuata (-5,6%) così come

lievemente più marcata la ripresa del 2010 (+0,4%).

3 Il numero dei lavoratori è la somma delle unità statistiche (indica le “teste” indipendentemente dal tipo di contratto e dalla sua durata, cioè tutti i lavoratori che abbiano avuto “almeno un versamento contributivo per lavoro dipendente” nel corso del mese o dell’anno di riferimento). Lo stock nel mese diverge pertanto da quello, più ampio, conteggiato nell’intero anno. In Lombardia, ad esempio, i lavoratori dipendenti assicurati INPS sono pari a 2.735.735 nel mese di dicembre 2010 e 3.107.165 nell’anno 2010. 4 La differenza , ad esempio, dei saldi occupazionali del 2009 tra Asia Unità Locali di Istat e Inps è dovuta al fatto che Inps non solo limita l’osservazione ai lavoratori dipendenti ma anche conteggia le persone indipendentemente dalla durata del rapporto di lavoro mentre Istat calcola il numero medio annuo di addetti. Pertanto quattro diversi dipendenti assunti in ciascun trimestre dell’anno con contratto di tre mesi contano 4 per INPS e 1 per Istat.

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Riquadro 7

L’invarianza del saldo complessivo dei dipendenti INPS del 2010 (+77) risulta da dinamiche fortemente contrapposte a livello settoriale e di tipologia contrattuale. (Riq.

8 e 9) Anche nel 2010 sono diminuiti i dipendenti dell’industria (-3.946) e delle costruzioni (-1.673) mentre sono aumentati in tutti i comparti dei servizi, esclusa l’istruzione (settore peraltro in cui nomine annuali e supplenze rendono poco definibile

il dato di stock). I lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono diminuiti (-4.508 nel 2010, dimezzando la perdita dell’anno precedente) mentre sono aumentati

( +4.698) i lavoratori con contratto a tempo determinato, il cui livello (46.628) si è riportato sui valori pre-crisi.

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Riquadro 8

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Riquadro 9

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Nel confronto con le altre aree territoriali (Riq.10), la stazionarietà degli addetti a Bergamo nel 2010 è comunque un risultato migliore rispetto ai cali a Milano, a Brescia

e in genere in Lombardia (-0,6%) e in Italia (-0,3%), dopo un risultato nel 2009 nettamente peggiore (-3,6%) rispetto alla media regionale (-2,4%) e nazionale (-1,3%).

Riquadro 10

L’impatto occupazionale della crisi è stato settorialmente specifico (industria ed edilizia) e concentrato sui lavoratori dipendenti giovani, più presenti (un quinto circa

dei lavoratori con meno di 30 anni) nelle tipologie contrattuali del tempo determinato, le più colpite dal blocco o dal rinvio delle assunzioni.

Lo stock dei dipendenti con meno di 30 anni si è ridotto del 3,8% già nel 2008, del 11,4% nel 2009 e ancora nel 2010 la riduzione seppur meno intensa è proseguita

(-3,7%). Tra 2006 e 2010 i lavoratori giovani si riducono di oltre 16mila unità. Anche per effetto dello scorrimento delle coorti demografiche, la riduzione delle classi

di età più giovani, compresa quella dei trentenni, si accompagna a un ampliamento delle classi di età più anziane, soprattutto degli ultracinquantenni che tra 2006 e 2010

aumenta di oltre 13mila unità. (Riq. 11) L’invecchiamento progressivo della popolazione dei lavoratori dipendenti è una

tendenza strutturalmente presente anche nei dati medi regionale e nazionale. La risalita nel 2010 dei contratti a tempo determinato si accompagna ad un aumento

(+11%) dei giovani non ancora trentenni assunti con questa tipologia di rapporto di lavoro mentre tra i lavoratori “standard”, cioè a tempo indeterminato i giovani continuano a diminuire anche nel 2010.

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Riquadro 11

I dipendenti maschi hanno pagato la crisi del 2009 (-4,7%) più che le donne (-2%) e

diminuiscono di poco (-0,3%) anche nel 2010 mentre le dipendenti femmine crescono di mezzo punto percentuale. (Riq 12 e Tab. 14 dell’allegato)

Dopo una battuta d’arresto nel 2009, il 2010 ha registrato un aumento del lavoro a part-time fino a interessare, forse più per necessità che per scelta, il 21,3% dei

dipendenti totali ma ben il 41,9% tra le donne.

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Riquadro 12

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La dinamica mensile dei lavoratori dipendenti

La sezione dell’Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti nel mese (con valori medi inferiori al dato annuale per le modalità di calcolo pro capite già ricordate) illustra con

nitidezza l’andamento del ciclo economico e i tempi di reazione dell’occupazione ai suoi punti di svolta.

La caduta dell’occupazione dipendente a Bergamo è iniziata nell’estate 2008 (Riq. 13). Dopo aver raggiunto un picco (314.658 dipendenti) nel mese di giugno, si osserva una

flessione stagionale (che tipicamente raggiunge il suo minimo ad agosto) più pronunciata del solito ma non il“rimbalzo”, altrettanto consueto, dei mesi di settembre

e ottobre. Da lì in poi lo stock dei dipendenti si contrae fino a toccare il punto di minima (291.475 dipendenti medi nel mese) ad agosto 2009. Nell’arco di poco più di

un anno i dipendenti (calcolati “anagraficamente”) si riducono tra i punti di massima e minima di 23mila unità. Negli ultimi mesi del 2009 la caduta dell’occupazione si arresta e si mette in moto un recupero di circa 10mila unità. A fine 2010, ultimo dato

disponibile, lo stock medio mensile si porta a 301.637 unità, 5mila in più sul dicembre 2009, 7mila in meno sul dicembre 2008, 10mila circa in meno rispetto a dicembre

2007. Nelle attività manifatturiere, dove l’occupazione dipendente era cresciuta

moderatamente fino a toccare il massimo (139.739 dipendenti) a giugno 2008, la successiva caduta dell’occupazione si protrae fino all’inizio del 2010 (il minimo di

124.344 dipendenti viene toccato a marzo 2010) per poi accennare una debole risalita fino ai 126.505 dipendenti a dicembre 2010. Riquadro 13

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La ripresa nel corso del 2010 ha interessato più prontamente i rapporti di lavoro a tempo determinato che a fine 2010 si sono riportati ai livelli pre-crisi, mentre lo stock

dei lavoratori a tempo indeterminato si stabilizza nel corso del 2010 e accenna un recupero a fine anno. (Riq 14)

Riquadro 14

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I dati INPS consentono anche di quantificare gli stock delle componenti di lavoro domestico, lavoro parasubordinato, del lavoro autonomo di artigiani e commercianti e

dei lavoratori agricoli (operai e lavoratori autonomi). Riquadro 15

I lavoratori domestici aumentano o, per meglio dire, emergono nel 2009 grazie alla

regolarizzazione degli stranieri che ne costituiscono la stragrande maggioranza. Nel 2009 lo stock quasi raddoppia rispetto al 2008 con 14.737 iscritti alla gestione

INPS. Di questi 12.945 (l’ 88%) sono cittadini stranieri e in prevalenza donne. Nel 2010 si osserva invece una loro riduzione, a poco meno di 13mila. (Riq. 15)

In provincia di Bergamo i lavoratori parasubordinati (filtrati sui soli collaboratori esclusivi, cioè non titolari di altro lavoro o contribuzione) aumentano di poco tra 2009

e 2010: da 15.299 a 15.524 (+1,5% contro un aumento del 6,1% in Lombardia e un calo in Italia del -1,9), ma con una ricomposizione tra le due categorie più numerose: gli amministratori in calo del 4,3%, i collaboratori a progetto in aumento del 4,1%

(molto meno che in Lombardia dove l’incremento è stato del 12% e poco meno che in Italia).

Aumentano significativamente anche gli “associati in partecipazione” (Riq. 16 e Tab 15

nell’allegato)

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Riquadro 16

Nell’area del lavoro autonomo (Riq. 17), andamenti differenziati tra artigiani (da due

anni consecutivi i titolari diminuiscono a Bergamo, anche se meno che in Lombardia e in Italia) e commercianti (titolari in aumento del +1,3% nel 2010 dopo un semplice rallentamento al +0,6% nel 2009).

Riquadro 17

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I collaboratori familiari si riducono costantemente tra gli artigiani, mentre tra i commercianti risultano ancora nel 2010 in lieve aumento.

Nel lavoro in agricoltura (Riq 18 e tab 16 nell’allegato) , prosegue anche a Bergamo

la tendenza a un ridimensionamento del lavoro autonomo che scende 5.414 persone nel 2010 e ad un lento ma progressivo incremento dei salariati (2.591 operai nel

2010)

Riquadro 18

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L’archivio SMAIL - integrazione tra dati INPS e Registro Imprese

L’archivio statistico SMAIL – Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro – integra i dati INPS con le posizioni attive nel registro imprese (agricoltura

compresa). Nel risultante campo di osservazione vengono distinte le posizioni di lavoro interinale e ridimensionate le consistenze di lavoro dipendente in alcuni settori

(come ad esempio l’istruzione e le attività immobiliari). Ci si avvicina dunque ad una stima dei “posti di lavoro dipendente” (invece che dei singoli lavoratori con almeno un versamento contributivo per lavoro dipendente conteggiati da INPS) attribuibili alle

unità locali d’impresa operanti in provincia.

Le stime di SMAIL per Bergamo confermano in linea di massima l’entità dei saldi del lavoro dipendente pubblicati da INPS, pur riducendone la ridondanza e “correggendo”

la dimensione dello stock di dipendenti in alcuni settori. In particolare si conferma nel triennio 2008-2010 una perdita in provincia di circa

10mila dipendenti nell’industria e oltre 6mila nell’edilizia, con un recupero occupazionale nei servizi, più vivace nei servizi alle imprese e nella sanità e assistenza

sociale.

Riquadro 19

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Le incognite del 2011

Per il 2011 i dati sono incompleti e parziali. L’inizio dell’anno– nonostante il perdurare di molte situazioni critiche - è promettente. Nell’industria esportatrice ci sono segnali

positivi, in molti casi la Cassa integrazione viene riassorbita e le assunzioni, sotto forma di interinali e contratti a tempo determinato, sembrano prendere quota.

Le indagini campionarie sulla congiuntura di industria, artigianato, commercio e servizi nei primi tre trimestri del 2011 (Riq. 20) descrivono dinamiche occupazionali (che

prescindono dalla componente della nati mortalità d’impresa) diversificate : - nell’industria la tendenza dell’occupazione nei primi tre trimestri è ancora positiva;

- nell’artigianato manifatturiero la tendenza, in recupero con qualche oscillazione, è ancora in territorio negativo;

- nel commercio si delinea un rallentamento progressivo e un saldo negativo nell’ultimo trimestre - nei servizi i dati sono piuttosto altalenanti, con un’inversione in negativo della

tendenza nell’ultimo trimestre. Riquadro 20

Le previsioni delle stesse imprese sull’evoluzione dei loro addetti nel trimestre

successivo sono espresse in modo più approssimativo dai saldi tra attese di aumento e di diminuzione. (Riq. 20bis) Il deterioramento dell’andamento previsto dell’occupazione è percepibile nel’industria e nell’artigianato di produzione.

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Nel commercio le aspettative sono quasi uniformemente negative. Nei servizi la tendenza, negativa, ha visto un relativo recupero nel corso del 2010 ma nella seconda

parte del 2011 si intravede un peggioramento.

Riquadro 20 bis

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Cassa integrazione e liste di mobilità

Rispetto ai picchi raggiunti a cavallo tra 2009 e 2010, le ore richieste e autorizzate di

Cassa integrazione guadagni hanno iniziato a scendere già nel corso del 2010 e la tendenza al ridimensionamento è proseguita nella prima metà del 2011.

Nella seconda parte del 2011 tuttavia la tendenza al ribasso si è interrotta, soprattutto perché gli interventi straordinari, rivolti ad aziende in crisi o in fase di ristrutturazione,

hanno ripreso a crescere, così come hanno fatto nell’ultimo periodo anche le richieste di cassa in deroga, destinate alle piccole imprese o a quelle che hanno esaurito i

periodi di cassa utilizzati in precedenza. E’ inoltre probabilmente ripartito un ciclo di richieste di cassa ordinaria da parte di aziende che avevano completato il periodo

massimo di cassa straordinaria. Si nota che il livello della Cassa integrazione autorizzata resta elevato nel confronto

con il periodo antecedente la crisi e che la componente “non ordinaria” resta elevata.

Da un punto di vista settoriale, la richiesta di Cassa integrazione resta massiccia soprattutto nell’insieme della metalmeccanica.

Riquadro 21

0

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

10.000.000

12.000.000

14.000.000

I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2008 2009 2010 2011

CCIAA BG su dati Inps

Ore autorizzate di Cassa integrazione

ORDINARIA STRAORDINARIA IN DEROGA TOTALE

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Riquadro 22

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Riquadro 23

Che il riassorbimento dei lavoratori sospesi e il recupero di capacità produttiva non proceda al meglio viene confermato anche dalle iscrizioni nelle liste di mobilità, cioè

dai licenziamenti. Nel 2011 i licenziamenti a Bergamo sono aumentati (+4,9% sul 2010) superando la soglia di 7mila. Mentre per le imprese maggiori, con più di 15 dipendenti, i licenziamenti diminuiscono (-22% in un anno), la situazione si aggrava

nelle aziende minori, con meno di 15 dipendenti.

Riquadro 24

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La previsione Excelsior5 sulla domanda di lavoro da parte delle imprese bergamasche (formulata intorno ad aprile) è per l’intero anno 2011 di un saldo tra

ingressi e uscite ancora negativo ma inferiore a quelli (di oltre 5mila addetti) previsti negli anni precedenti. Si tratterebbe comunque di un calo di circa 2mila addetti nel 2011. La quantificazione delle previsioni Excelsior è da prendere con cautela.

Guardando ai dati INPS, sembra più vicina alla dinamica dei contratti a tempo indeterminato del solo settore manifatturiero (che, anche per motivi dimensionali, è in

effetti più in grado di altri comparti di fornire stime fondate sui movimenti futuri della forza lavoro). E non va dimenticato, come emerge dai dati ASIA 2009, che l’incidenza sull’occupazione della nati-mortalità d’impresa (non considerata da Excelsior) è

significativa.

Riquadro 25

Riquadro 26

5 Per la previsione sul I trimestre 2012 a Bergamo vedi: La domanda di lavoro delle imprese nel primo trimestre 2012

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I dati delle Casse edili confermano una situazione ancora critica nelle costruzioni. Le ditte attive iscritte alle Casse edili sono 3.578 a fine settembre 2011, 376 in meno

rispetto a dicembre 2010 e oltre un migliaio in meno rispetto ai livelli massimi del 2007. I lavoratori attivi scendono a 20.090 a settembre 2011, quasi 2mila in meno dall’inizio dell’anno.

Riquadro 27

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Il lavoro in somministrazione è in ripresa a Bergamo dalla metà del 2009 (Riq 28). A metà del 2011 gli interinali, in termini di “occupati equivalenti a tempo pieno”

risalgono al di sopra delle 7mila unità, non molto distanti dai livelli pre-crisi, ma nel terzo trimestre si profila un calo, con una diminuzione, dopo diversi trimestri di ininterrotta crescita, nell’industria (Riq. 29).

Riquadro 28

Riquadro 29

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La dinamica del lavoro interinale a Bergamo non si discosta significativamente dalle medie di riferimento, se non per una più accentuata contrazione – dovuta alla

specializzazione industriale – nella fase più critica. La flessione nell’ultimo trimestre è simile per Bergamo e Lombardia(Riq 30)

Riquadro 30

Fin qui i dati certi, ancorché parziali, del 2011 in provincia di Bergamo. Nell’allegato sono riportate le informazioni più recenti (al terzo trimestre 2011) sulle forze di lavoro in Lombardia e il dato provvisorio nazionale a novembre su occupati e disoccupati.

Nel terzo trimestre del 2011 gli occupati in Lombardia sono diminuiti per il terzo trimestre consecutivo (la variazione rispetto alla fine del 2010 è del -1,1%) e

trascinano al ribasso anche il tasso di occupazione. Il tasso di disoccupazione oscilla invece in modo irregolare nell’ultimo periodo ma senza una tendenza all’aumento. E’ tuttavia significativo l’incremento delle persone che “cercano lavoro non attivamente”

o “senza disponibilità immediata al lavoro” cioè dell’offerta potenziale di lavoro riconducibile alla più ampia categorizzazione della “disoccupazione allargata” e della

stessa area della inattività e delle non forze di lavoro.

Sempre nell’allegato sono incluse, oltre alla tavole di maggior dettaglio citate in questo rapporto, informazioni statistiche di vario genere (INPS, Regione Lombardia…) sulle politiche del lavoro, le comunicazioni obbligatorie di avviamenti e cessazioni, gli

esami congiunti di interventi di Cassa integrazione straordinaria e alcune rielaborazioni dei dati medi annuali (2004-2010) sulle forze lavoro nei Sistemi Locali del Lavoro,

con evidenziazione dei Sistemi sovrapponibili o vicini al territorio della provincia di Bergamo

Servizio Documentazione economica della Camera di Commercio I.A.A. di Bergamo

23 gennaio 2012

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ALLEGATO STATISTICO

Tab. 1

Tab. 2

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Tab. 3

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Tab. 4

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Tab 5

Tab. 6

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Tab. 7

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Tab. 8

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Tab. 9

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Tab 9 bis

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Tab. 10

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Tab. 11

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Tab. 12

CCIAA BG su dati INPS (il dato di Lodi risente di anomalie, probabilmente di origine amministrativa)

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Tab. 13

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Tab. 14

Tab. 14 bis

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Tab. 15

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Tab. 16

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Tab. 17

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Tab. 18. Osservatorio sulle politiche del lavoro (INPS)

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Tab. 19/20. Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (ARIFL Regione Lombardia)

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Tab. 21. Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (ARIFL Regione Lombardia)

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Tab. 22 (1/3)

CIGS: esami congiunti in Lombardia. Gen/Novembre 2011 (ARIFL Regione Lombardia)

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Tab. 23 (1/3)

Forze Lavoro ISTAT. 2008-2009-2010

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Tab 24

Tab 25. Forze Lavoro in Lombardia al III trimestre 2011

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Tab 26. Occupati in Lombardia al III trimestre 2011

CCIAA BG su dati Istat

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Graf. 27 (1/3). Forze Lavoro (dati regionali trimestrali) al III trim 2011

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Graf. 28/29. Occupati e disoccupati (ITALIA) dati provvisori mensili (novembre 2011)

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Tab 30. I Sistemi Locali del Lavoro

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Tab 31

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Tab 32

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Cartogr. 33

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Graf 34

Le fonti

www.istat.it

www.inps.it www.arifl.regione.lombardia.it www.ebitemp.it

www.lom.camcom.it www.asr-lombardia.it/ASR/

excelsior.unioncamere.net www.bg.camcom.gov.it