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IMPIANTI TECNICI VOLUME 1

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D.LGS 192/05 E D.LGS 311/06 ENERGETICA DEGLI EDIFICI

PER

LA

CERTIFICAZIONE

11.1 Decreto legislativo n. 192 del 19 agosto 2005.Sul supplemento ordinario n. 158 della Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005, stato pubblicato il Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005 Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia. In conseguenza di questo, il DM 27 luglio 2005 risulter abrogato dal 8 ottobre 2005, data di entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005. Si compreso che si tratta di unimpostazione evoluta, in linea con la direttiva europea 2002/91/CE, che propone, ad esempio, criteri di ottimizzazione sui singoli elementi delledificio (limiti sui valori di trasmittanza) al posto del vecchio calcolo del Cd della Legge 10/91. Inoltre tutta la normativa vigente (L 10/91 e DPR 412/93 con successivi aggiornamenti) risulta ampiamente rimaneggiata. Viene, in particolare, modificata la Relazione di calcolo ai sensi dellart. 28 della L. 10/91 e le verifiche precedentemente indicate nei decreti attuativi. Il 29/12/2006 stato pubblicato il D.Lgs n. 311 (detto anche 192 bis) che introduce disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs 192/05. Questultimo decreto incide profondamente sia nel campo della progettazione termotecnica che in quello della progettazione architettonica con lintroduzione di vincoli progettuali notevoli dei quali si parler nel prosieguo. Per effetto del D.Lgs 311/96 il D.Lgs 192/05 risulta modificato sensibilmente ed il nuovo testo coordinato viene qui brevemente riportato. Le principali innovazioni introdotte sono cos riassumibili: - Estensione dell'obbligo di emissione del certificato energetico anche per edifici esistenti ma solo al momento della loro immissione sul mercato immobiliare a titolo oneroso. Le disposizioni introdotte, rilevabili nel dettaglio all'Art. 2 del nuovo provvedimento, prevedono un'applicazione temporale graduale e con riferimento alla superficie utile in metri quadrati dell'immobile. - All'Art. 5 si precisa che per i nuovi edifici o per importanti ristrutturazioni definite all'Art. 3 comma 1 e comma 2 lettera a) del D.Lgs n 192/05, per i quali stata richiesta la concessione edilizia dopo l'8 ottobre 2006, fino alla data di entrata in vigore delle Linee guida nazionali previste dall'Art. 6 comma 9, l'attestato di certificazione energetica sostituito da un attestato di qualificazione energetica. Il documento rilasciato da un professionista abilitato anche non estraneo alla propriet, alla progettazione o alla realizzazione dell'edificio, ed a carico del venditore o locatore. L'emissione dell'attestato diventa condizione essenziale per accedere ad agevolazioni di natura fiscale o a contributi di fondi pubblici per interventi sull'edificio e sugli impianti correlati a risparmio energetico. - Tempi pi stretti per l'adeguamento ai nuovi livelli di isolamento termico (i valori di trasmittanza termica previsti per il 1 gennaio 2009 sono anticipati di un anno al 1 Gennaio 2008) e introduzione di nuovi limiti ancora pi restrittivi dal 2010. - Nuovi limiti prestazionali e prescrittivi suddivisi per ambito di intervento nell'Allegato I. Si evidenzia che per tutte le categorie di edifici nel caso di nuova costruzione e ristrutturazione (Art. 3 comma 2 lettere a) e b)) si procede in sede progettuale alla verifica contemporanea del: - calcolo del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale EPci ed alla verifica che risulti inferiore ai limiti in tabella 1 Allegato C - calcolo del rendimento medio stagionale dell'impianto termico e verifica che lo stesso risulti superiore al valore limite calcolato con g= (65 + 3 Log Pn ) % - verifica delle trasmittanze termiche delle diverse componenti edilizie opache e trasparenti, che non devono superare il 30% dei valori fissati alle tabelle di cui ai punti 2,3,4 Allegato C. Per tutte le categorie di edifici pubblici e privati, obbligo di utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica. L'impianto di produzione di energia termica deve essere progettato per coprire almeno il 50% del fabbisogno di energia primaria richiesta per produzione di

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acqua calda sanitaria. Sono per rimandate ad apposito Decreto le modalit applicative degli obblighi, le prescrizioni minime e le caratteristiche tecniche e costruttive degli impianti che utilizzano predette fonti di energia. - Ai fini di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti nel caso di edifici nuovi e ristrutturazioni nei casi previsti al comma 9 Allegato I necessario valutare per tutte le categorie di edifici, le opere efficaci tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamento solare dei sistemi schermanti. Per gli immobili (escluse le categorie elencate al comma 10 Allegato I) con superficie utile superiore a 1000 m invece obbligatorio la presenza di sistemi schermanti esterni. Il provvedimento contiene inoltre un modello aggiornato di Relazione tecnica di cui all'Art 28 Legge 10/91 (Allegato E), dei moduli aggiornati per la stesura dei rapporti di controllo degli impianti termici in funzione della potenzialit (Allegato F e G) e una serie di nuove misure relative alle operazioni di controllo e manutenzione degli impianti termici (Allegato L). Per eseguire rigorosamente i calcoli della prestazione energetica dell'edificio e le verifiche necessarie all'applicazione del Decreto Legislativo n 311, a memoria del progettista riportato in Allegato M un elenco di norme UNI rispondenti ed attualmente in vigore. Come si pu osservare i cambiamenti introdotti sono notevoli e incidono nel modus operandi dei progettisti sia termotecnica che architettonici.

Figura 110: Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per edifici E1

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Figura 111: : Nuovi parametri del Dlgs 192/05 per edifici diversi da E1

Figura 112: Nuovi parametri del Dlgs 192/05

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Figura 113: Trasmittanze per le chiusure trasparenti

Figura 114: Rendimento medio globale do impianto La tramittanza U delle pareti, soffitti e pavimenti deve essere corretta cio deve tenere conto della presenza di eventuali ponti termici. Questa dizione infelice non indica una effettiva correzione del ponte termico con una modifica del progetto o lintroduzione di un maggiore isolamento ma solo la possibilit di non confrontare la trasmittanza media (elemento di parete a cui si associa il ponte termico + ponte termico) ma la trasmittanza corrente (cio del solo elemento di parete) con il valore limite esposto in tabella, se e solo se la trasmittanza termica della parete fittizia non supera del 15% la trasmittanza della parete corrente, cio se si ha: U parete fittizia 1.15 U corrente . Con riferimento ai possibili casi di innesti di pareti con diversa trasmittanza di Figura 115, lelemento fittizio ha uno spessore pari a quello della parete che lo include e altezza pari allo spessore della parete o solaio che si innesta. Tale ponte termico caratterizzato da una trasmittanza lineica [W/m K] per cui la trasmittanza termica della parete fittizia si ricava come rapporto fra e lo spessore della parete interna: U parete fittizia = = sparete interna s1

Figura 115: Casi di ponti termici con elementi fittizisparete interna trasmittanza media della parete.

Se si ha U parete fittizia =

> 1.15 U corrente

allora occorre confrontare con il limite la

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La Trasmittanza media data da U m =

Acorrente U corrente + L Acorrente

Figura 116: Norme Tecniche di riferimento

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Se la tipologia dei pontei termici non ricade fra quelli indicati in Figura 115 allora si segue il seguente algoritmo:

Se L la lunghezza caratteristica del ponte termico e U la trasmittanza dellelemento di parete corrente a cui si associa il ponte termico, si pu verificare che il contributo del ponte termico non ecceda il 15% del valore della trasmittanza corrente; cio:se se L 0.15 U A U lim U L A

L > 0.15 U A

U lim U m = U +

Figura 117: Nuovi dati nella relazione di calcolo del Dlgs 192/95

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In presenza di elementi della parete con riduzione di spessore rispetto allelemento principale costituente la parete stessa (cio che costituisce per la maggior parte la parete stessa) occorre calcolare la trasmittanza media pesata secondo le aree delle superfici frontali dei vari componenti la parete e utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite riportata nelle tabelle; cioN elementi

U limite

A Ui i =1 N elementi i =1

i

A

i

Nel caso di strutture orizzontali sul suolo, i valori di trasmittanza termica da confrontare con quelli in tabella sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno, cio la trasmittanza termica equivalente attraverso il terreno in regime stazionario, cos come si calcola con la norma UNI EN 13370

Il nuovo decreto entrato in vigore il 08/10/05 ma ancora non stato pubblicato il regolamento di esecuzione.

11.2 CONSIDERAZIONI SUL D.LGS 192/2005 E SUL D.LGS 311/06Questo decreto va ad innovare la normativa esistente sulla riduzione del consumo energetico per il riscaldamento degli edifici. I dati principali si possono cos riassumere: Verifica di isolamento non pi legata al calcolo del Cd ma legata alla trasmittanza di tutti gli elementi disperdenti (vedi Figura 110 e Figura 112);

Verifica energetica del FEN semplificata (in particolare non richiesta la verifica del FENlimie); Mantenimento del rendimento globale di impianto ma con valore limite inferiore pi elevato; Calcolo del consumo specifico di energia (FEP) ai fini della certificazione energetica degli edifici; Incentivazione allutilizzo di energie alternative (solare termico, solare fotovoltaico, teleriscaldamento); Verifica delle prestazioni di impianto; Calcoli redatti da tecnici competenti con assunzione di responsabilit diretta. La necessit di prevedere adeguate superfici di esposizione non ombreggiate ed esposte a sud per linstallazione di impianti solari termici (50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria) comporta una interazione forte nei criteri di progettazione architettonica. Lutilizzo di energie alternative non pi considerato un lusso ma una necessit, anche al fine di rispettare il protocollo di Kyoto. Le nuove abitazioni e quelle da ristrutturare superiori a 1000 mq dovranno tenere conto di queste specifiche e dovranno prevedere linterazione dellimpiantistica solare non solamente con una adeguata superficie di raccolta ma anche con la previsione di un volume tecnico e di opportuni cavedi di collegamento.

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Per superfici utili superiori a 1000 m occorre prevedere schermi solari esterni.

La certificazione energetica non da considerare di secondaria importanza: tutti gli atti notarili di compravendita dovranno citare il certificato energetico degli edifici. Si presume una influenza di questa certificazione energetica anche sul valore degli immobili per effetto delle incentivazioni che da questa certificazione deriveranno.

11.3 NORME TRANSITORIEIl decreto legislativo 192/2005 rinvia per la sua attuazione ad una serie di decreti che sono in fase di elaborazione da parte degli organi competenti del Ministero delle Attivit Produttive. Il legislatore ha per colto loccasione della pubblicazione del decreto legislativo per introdurre comunque delle modificazioni consistenti alla legislazione vigente. Infatti, in attesa dei citati decreti attuativi, si continua ad applicare la legge 10/91, con tutta la sua strumentazione (DPR 412 e 551), ma modificata ed integrata dalle norme transitorie del D.Lgs. 192/05 e del D.Lgs 311/2006. Le norme transitorie sono regolamentate dagli articoli: Art. 11 Requisiti della prestazione energetica degli edifici

Art. 12 Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici

Fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all'articolo 4, comma 1, il calcolo della prestazione energetica degli edifici nella climatizzazione invernale ed, in particolare, il fabbisogno annuo di energia primaria (EPi) disciplinato dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, come modificata dal presente decreto. 11.3.1 SANZIONI PREVISTE Sono previste sanzioni per i seguenti casi: Il progettista che rilascia relazione tecnica o certificazione energetica non conforme allo standard

Il progettista che rilascia relazione tecnica o certificazione energetica non veritiere Il direttore dei lavori che omette di presentare lasseverazione di conformit Il direttore dei lavori che presenta falsa asseverazione di conformit Il conduttore che non provvede alla manutenzione Loperatore incaricato del controllo e manutenzione che non rilascia o falsifica il rapporto di controllo tecnico Il costruttore che non consegna loriginale della certificazione energetica

11.3.2 NORME ABROGATE Sono abrogate le seguenti norme della Legge 10/91 l'articolo 4, commi 1 e 2 (decreto per norme edilizia sovvenzionata);

l'articolo 28, commi 3 e 4; (decreto su format, riferimento ad art. 33 e deposito in comune) l'articolo 29; (rif. Legge 46 per certificazione e collaudo)

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l'articolo 30; (certificazione energetica) l'articolo 33, commi 1 e 2; (controlli e verifiche) l'articolo 34, comma 3 (sanzione al progettista ed al costruttore -> da % sul valore dellopera a % sulla parcella) Sono abrogate le seguenti norme del DPR 412 l'articolo 5, commi 1, 2 e 4; (g val. limite e riferimento a norme UNI per calcolo p) l'articolo 7, comma 7; (riferimento a norme UNI 9182 per dimensionamento generatore) l'articolo 8 (obbligo del punto di prelievo fumi). abrogato il D.P.R. di recepimento delle norme UNI serie 1034x e altre.

11.3.3 COSA SI DEVE FARE OGGI?

Si continua ad applicare la legge 10/91 cos come integrata dalle norme transitorie del D.Lgs. 192/05 Si utilizzano i DPR 412 e 551 modificati e gli allegati al D.Lgs. 192/05 Non si applica pi il DPR 1052 essendo stato abrogato i commi 1 e 2 art 4 della legge 10/91 Non si effettua pi la verifica del Cd, tranne per le Regioni che hanno legiferato diversamente (clausola di cedevolezza).

11.3.4 NUOVO INDICATORE DI PRESTAZIONE ENERGETICA Nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturati con s.u. > 1000 m2, si procede in sede progettuale alla determinazione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale (EPCI) espresso in chilowattora per metro quadrato di superficie utile dell'edificio (kWh/m2 anno) e alla verifica che lo stesso risulti inferiore ai valori riportati nella seguente tabella. Zona climatica Rapporto di A B C D E F forma delledificio fino a 600 A 601 A 900 a 901 a 01400 a 1401 a 2100 a 2101 a 3000 oltre 3000 S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG 0,9 10 45 10 45 15 60 15 25 25 60 85 85 Tabella 70: Valori del EPi 40 110 40 110 55 145 55 145

Sostituzione dellindice di prestazione energetica, FEN espresso in kJ/m3GG con un indice EPCI espresso in kWh/m2 anno e relativi limiti. Tali limiti risultano mediamente circa il 40% in meno dellequivalente limite espresso in FEN ! S, espressa in metri quadrati, la superficie che delimita verso l'esterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento) il volume riscaldato V: superficie disperdente sup. di inviluppo del volume V;

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V il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano.

Si procede nei calcoli esattamente come si calcolava il FEN. Si fa riferimento al regime di riscaldamento continuo (24 ore su 24) e si determina con la EN 832 e la UNI 10379 -2005 il fabbisogno di energia primaria convenzionale stagionale per il riscaldamento, Q e si normalizza tale energia primaria per i metri quadri di superficie utile Q/Sutile Per gli edifici ristrutturati con s.u. minore di 1000 m non E8 comma 2 non si calcola e non si verifica lindice di efficienza energetica EPCI ma si impone solo il rispetto di specifici parametri prescrittivi: tramittanze termiche U Ulim

trasmittanze strutture verticali opache (comma 6) trasmittanze strutture orizzontali opache (com. 7) trasmittanze chiusure trasparenti (comma 8)

Per le trasmittanze limiti valgono quanto indicato in Figura 110 e Figura 112. Lo stesso dicasi per le trasmittanze degli infissi. Per i ponti termici occorre tenere conto delle aree frontali delle superfici e cio occorre calcolare la trasmittanza media pesata secondo le aree delle superfici frontali dei vari componenti la parete e utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite riportata nelle tabelle. Vale la relazioneN elementi

U limite

i =1 N elementi

Ai U i Ai

i =1

Nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturati con s.u. > 1000 m2, se: sono rispettati i requisiti sulle trasmittanze termiche (commi 6, 7 e 8)

limpianto termico ha un rendimento globale medio stagionale g(nuova espressione):

g g ,lim = 75 + 3log10 ( Pn )

si pu attribuire alledificio il valore limite dellindicatore energetico EPCI senza calcolarlo

Per nuova installazione o ristrutturazione totale impianto termico comma 3 allora: Si calcola lindice di efficienza energetica EPCI e lo si verifica comparandolo con il valore limite della tabella 1 allegato C aumentato del 50%:EPCI 1.5*EPCI,lim

In alternativa se potenza nominale < 100 kW si pu applicare il criterio per sola sostituzione del generatore termico

Nel caso di sostituzione del generatore termico allora si pu evitare qualsiasi calcolo se si verifica lesistenza dei requisiti: i nuovi generatori siano certificati e dotati della marcatura di rendimento energetico pari a tre o quattro stelle

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la temperatura media del fluido termovettore in corrispondenza delle condizioni di progetto sia non superiore a 60C; siano presenti dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi, di cui al successivo comma 12 (gi obbligatorio negli edifici nuovi o ristrutturati); se, solo per potenze del focolare maggiori o uguali a 35 kW, siano installati nuovi generatori di potenza nominale del focolare non superiore del 10% a quella dei generatori che vengono sostituiti.

Se non verificato anche uno solo dei predetti requisiti occorre: calcolare e verificare il rendimento di produzione medio stagionale p

p p ,lim = 77 + 3log10 ( Pn )

cos come richiesto dal DPR 412, cio tenendo conto delle condizioni programmate di accensione-spegnimento o attenuazione; calcolare e verificare lindicatore di efficienza energetica EPCI , cos come richiesto al comma 1.

11.3.5 DISPOSITIVI DI REGOLAZIONE Oltre quanto richiesto dal DPR 412-551 per tutti gli edifici e gli impianti termici nuovi o ristrutturati, prescritta l'installazione di dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi al fine di non avere sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni. Il D.Lgs. 192-2005 di fatto rende obbligatoria sempre e comunque linstallazione dei dispositivi di regolazione automatica di ambiente nei singoli locali o zone, rendendo inutile la verifica del potenziale surriscaldamento legato ai guadagni solari 11.3.6 EDIFICI PUBBLICI Nel caso di edifici Pubblici o ad uso pubblico di nuova costruzione obbligatoria l'installazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria. L'impianto deve essere progettato e realizzato in modo da coprire almeno il 50% del consumo annuo di energia termica richiesta dall'utenza per la produzione di acqua calda sanitaria. L'eventuale impossibilit tecnica (non economica!) di rispettare la presente disposizione deve essere dettagliatamente motivata nella relazione tecnica. Lobbligatoriet della frazione solare pari al 50% del fabbisogno per la produzione dellacqua calda sanitaria tecnicamente ed economicamente ragionevole, la sua limitazione ai soli edifici pubblici limita per limportanza del risultato. Si aggiunge al comma 15 dellarticolo 5 del DPR 412-92 che invece obbliga alla verifica tecnico-economica anche per laspetto climatizzazione invernale. Il progettista dovr inserire i calcoli e le verifiche previste nella relazione attestante la rispondenza alle prescrizioni, che il proprietario dell'edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso le amministrazioni competenti, in doppia copia, insieme alla denuncia dell'inizio dei lavori relativi alle opere Schemi e modalit di riferimento per la compilazione della relazione tecnica sono riportati nell'allegato E. Tra le poche novit sostanziali la scomparsa dagli schemi della documentazione delle valutazioni specifiche allimpiego delle fonti rinnovabili di energia per gli edifici pubblici ed ad uso pubblico. In realt lobbligo di valutazione sussiste in quanto sempre in vigore sia lart. 1 comma 3, sia lart. 26 comma 7 della legge 10-91, sia il comma 15 del DRP 412-92

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Nel caso di edifici pubblici od ad uso pubblico, si ritiene ormai parte integrante nel normale processo progettuale la valutazione sul ricorso alle fonti rinnovabili e quindi si richiede di documentare solo il non ricorso ovviamente nella sezione relativa alle deroghe. Laltra novit principale , sempre per un edificio pubblico od ad uso pubblico, : per gli Enti soggetti all'obbligo della nomina di un Responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia, la relazione progettuale dovr essere obbligatoriamente integrata attraverso attestazione di verifica sulla utilizzabilit delle fonti rinnovabili cio il responsabile deve integrare la relazione tecnica con unattestazione di verifica sulla utilizzabilit delle fonti rinnovabili, cio deve eseguire o far eseguire una verifica tecnica sullutilizzabilit delle fonti rinnovabili per la riduzione dellimpiego di energia primaria e deve sempre sottoscriverne i risultati, assumendosi la responsabilit di quanto riportato (asseverazione)

11.4 I REQUISITI PRESCRITTIVI INTRODOTTI DAL D.LGS 192/05Il nuovo decreto introduce requisiti prescrittivi e prestazionali. In particolare introduce per gli edifici di ogni categoria ad esclusione di E.5, E.6 e E.8 alcune indicazioni generiche e generali: che siano presenti elementi di schermatura delle superfici vetrate, esterni o interni, fissi o mobili, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamento solare, e che siano efficaci; e un requisito prescrittivo: che, nelle zone climatiche A,B,C e D, nelle localit dove il valore medio mensile dell'irradianza sul piano orizzontale Im,s, nel mese di massima insolazione, sia maggiore o uguale a 250 W/m2, la massa superficiale MS delle pareti opache, verticali, orizzontali e inclinate, esclusi gli intonaci, sia superiore a 230 kg/m2.

Occorre specificare che tale prescrizione si applica di fatto a tutti i comuni dItalia .

Il requisito prescrittivo non per completamente vincolante, ma pu essere sostituto da un requisito prestazionale: Possono essere impiegate pareti con massa areica inferiore purch si dimostri e certifichi che queste permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti, in funzione dell'andamento dell'irraggiamento solare, allo stesso livello raggiungibile con la parete da 250 kg/m2. Quindi occorre in tal caso: assumere di avere una parete con una trasmittanza termica pari a quella della parete progettata e con massa frontale pari al valore 250 kg/m2,

calcolare loscillazione non controllata della temperatura interna nelle condizioni di progetto estive, calcolare tale oscillazione per la parete progettata, comparare lampiezza delloscillazione tra i due casi, o meglio il valore massimo che si raggiunge;

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perch la parete in progetto sia accettabile occorre che il valore massimo di temperatura raggiunto sia non superiore a quello raggiunto con la parete di riferimento.

una novit importante e un impegno significativo nella progettazione del sistema edilizio per favorire lintroduzione delle energie rinnovabili nella climatizzazione degli edifici. Infatti recita, nella prima parte, che nel caso di nuova costruzione o ristrutturazione di edifici obbligatoria la predisposizione delle opere, riguardanti l'involucro dell'edificio e gli impianti, necessarie a favorire il collegamento a reti di teleriscaldamento, ad impianti solari termici e impianti fotovoltaici e i loro allacciamenti agli impianti dei singoli utenti e alle reti. La seconda parte fa poi riferimento ad una possibile estensione agli edifici esistenti, che dovrebbe essere regolamentata dallallegato D al D.Lgs. 192-2005, dove invece risulta essere assente ogni riferimento allesistente.

11.5 NUOVA RELAZIONE EX ART. 28 L. 10/91Sono previste diverse novit nella stesura della Relazione Tecnica. In particolare: dati tecnici e costruttivi delledificio:

compare la superficie utile (calpestabile) scompare stranamente la massa efficace dellinvolucro edilizio scompare la classe di permeabilit dei serramenti (che in realt verr recuperata successivamente); dati relativi allimpianto termico: sparisce (apparentemente) la richiesta di fornire lo schema funzionale dellimpianto con il dimensionamento della rete del fluido termovettore e delle apparecchiature e con evidenziazione dei dispositivi di regolazione e contabilizzazione; tale schema doveva anche riportare una tabella riassuntiva delle apparecchiature con le loro caratteristiche funzionali e di tutti i componenti rilevanti ai fini energetici con i loro dati descrittivi e funzionali; lo schema funzionale, senza lobbligo delle specifiche suddette va comunque riportato dati relativi allimpianto termico: relativamente ai condotti di evacuazione dei prodotti della combustione, essendo stato abrogato il recepimento delle norme UNI come unica regola tecnica da seguire, si chiede di dichiarare con quale norma stato eseguito il dimensionamento; principali risultati dei calcoli: componenti opachi: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) ed igrometriche occorre specificare la massa areica frontale; sparisce ogni riferimento ad uno specifico formato di presentazione di dati e si rinvia (per la loro descrizione) ad un generico allegato alla relazione; infine il Confronto con i valori limite allart. 10., va letto come art. 11 , che poi rimanda allappendice I, ed in particolare ai commi 6 e 7 (trasmittanza limite), e va effettuato solo se si presenza di ristrutturazione dellinvolucro edilizio degli edifici non E.8 con meno di 1000 m2 di superficie utile, o qualora si decidesse di optare per la procedura semplificata.

11.6 NORME TRANSITORIECome si sopra indicato, lintroduzione del D.Lgs 192/05 e del D.Lgs 311/06 (che integra e modifica il precedente) si avuta una bella rivoluzione nellapplicazione della L. 10/91 e del suo

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apparatao di calcolo. Tuttavia lapplicazione piena di questi ultimi decreti non ancora possibile perch le norme di applicazione, inizialmente da pubblicare entro 120 giorni dallentrata invogora della 192/05, non sono state a tuttoggi pubblicate. Il regime transitorio esplicitamente riportato nelle nuove norme e risulta piuttosto cervellotico da applicare. Se ne desidera qui effettuare un breve cenno operativo. 11.6.1 PER EDIFICI NUOVI Per ediifici di nuova costruzione occorre effettuare i seguenti calcoli riportati in Tabella 71. Si osserva che il calcolo del FEP non ancora stato indicato dalle norme di applicazione e pertanto questa norma transitoria non sarebbe applicabile completamente. Tuttavia i codici di calcolo in commercio si sono ormai attrezzati con metodologie di calcolo che partono dal FEN e dalla superficie costruita per calcolare il FEP, come riportato pi avanti in un esempio. Molto importanti sono le disposizioni riportate nel riquadro Ulteriori Prescrizioni e Verifiche per quanto riguarda la verifica igrometrica, la verifica della massa superficiale e linstallazione dei panneli solari termici (per il 50% del consumo di acqua sanitaria) e dei pannelli fotovoltaici per i quali non ancora prescritta alcuna regola impiantistica.

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Tabella 71: Calcoli da effettuare per edifici nuovi Esempio di Applicazione del D.Lgs 192/05 con il calcolo del FEP. Nelle more che venga emesso il decreto di applicazione del nuovo D.Lgs 192/05 e in applicazione di alcuni regolamenti regionali che gi lo attuano, quasi tutti i Cad Termotecnici consentono di verificare lapplicazione del D.Lgs e in particolare di vericare le trasmittanze e il Fep.

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Figura 118: Applicazione del D.Lgs 192/05 11.6.2 PER RISTRUTTURAZIONE ED AMPLIAMENTO DEGLI EDIFICI Nel caso si debba ristrutturare edifici con superficie maggiore di 1000 m in pianta o si debba ampliare oltre il 20% del volume esistente allora occorre effettuare le operazioni indicate in Tabella 72.

Tabella 72: Operazioni per edifici ristrutturati e/o ampliati Per ristrutturazione totale o parziale e per manutenzione straordinaria dellinvolucro edilizio occorre effettuare quanto indicato in Tabella 73.

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Tabella 73: Operazioni per edifici ristrutturati o in manutenzione generale 11.6.3 PER NUOVI IMPIANTI TERMICI IN EDIFICI ESISTENTI Per nuova installazione o ristrutturazione di impianti di tutte le potenze Occorre verificare che il FEP sia inferiore al FEP Limite corrispondente ma maggiorato del 50%. Inoltre occorre effettuare le ulteriore prescrizioni e verifiche della Tabella 73. Per nuova installazione o ristrutturazione di impianti di potenza superiore a 100 kW Effettuare le operazioni indicate in Tabella 74.

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Tabella 74: Nuovi impianti di potenza maggiore di 100 kW Per sostituzione dei generatori di calore Eeguire le operazioni indicate in Tabella 75.

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Tabella 75: Sostituzione del generatore di calore

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Lobbligo di utilizzare generatori di calore a tre o quattro stelle limita molto la scelta di mercato essendo il numero di questo tipo di generatori limitato. Ancora pi sconcertante lobblogo di utilizzare temperatura del fluido termovettore non superiore a 60 C. Ci fa evidentemente riferimento alle caldaie con recupero di condensa da lato ma dallaltro pone grossi problemi sulleffettiva resa dei terminali finali. Questi, infatti, hanno una resa termica che dipende dalla differenza di temperatura fra corpo scaldante e ambiente secondo la relazione: n Qresa = C Tcs amb I coefficienti C ed n sono dati dal Costruttore mentre si ha: T f + T fu Tcs amb = i Ta 2 essendo Tfi e Tfu le temperature del fluido termovettore in ingresso ed uscita dal corpo scaldante e Ta la temperatuta dellambiente. Per generatori esistenti (e quindi vecchi oltre 10 anni) lecito pensare che si abbia Tcs-amb = 5060 C ,entre per acqua entrante a 60 C ed uscente a 50 C la nuova differenza diviene 35 C. In questi casi la resa dei corpi scaldanti circa il 35% inferiore al caso di T=50 C e quindi tutto il funzionamento dellimpianto risulta compromesso. Occorrerebbe rifare anche la rete di distribuzione e installare nuovi corpi scaldanti e questo significa intervenire anche allinterno degli ambienti. La canna fumaria dimensionata per fumi a 120-130 C delle vecchie caldaie non possono funzionare correttamente per fumi a 80-90 C delle caldaie a condensazione. Ci significa che occorre cambiare anche la canna fumaria. In definitiva sostituire il generatore termico significa, per quanto sopra detto, rifare lintero impianto di riscaldamento con tutti i problemi che ne derivano in edifici esistenti. Anche le verifiche alternative riportate in Tabella 75 risultano particolarmente gravose poich il FEP di edifici esistenti e verosimilmente senza isolamento termico non conforme alla 192/05 sar facilmente superiore al FEPlimite non maggiorato del 50% come nel caso di edifici ristrutturati Inoltre il rendimento medio stagionale pari a: p = 77 + 3 Log Pn appare fortemente limitativo e difficile da verificare.

11.7 LIMITI ARCHITETTONICI IMPOSTI DAL D.LGS 192/05 E 311/06Lart. 10 dellAll. I del D.Lgs 311/06 impone che sino presenti schermi antisolari esterni. Inoltre lart. 21 dello stesso allegato cos recita: Nel caso di edifici di nuova costruzione, al fine di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione invernale ed estiva, sono prescritti limiti massimi al rapporto superficie trasparente e superficie opaca dellinvolucro edilizio nella seguente misura: - 0,2, nel caso di edifici appartenenti alla categoria E(1) ad eccezione di collegi, conventi, case di pena e caserme; - 0,5, per i restanti edifici, ad eccezione delle categorie E.6 ed E.8. Pertanto sia per effetto dellart. 10 che per lart. 21 i progettisti architettonici debbono ora verificare sia il contributo solare (che provoca surriscaldamento) e la massa superficiale delle pareti che il rapporto fra le superfici vetrate e la superificie utile in pianta. Inoltre occorre predisporre sempre una superficie di raccolta della radiazione solare sia per collettori termici che fotovoltaici. Tutti questi limiti non sono rivolti agli impiantisti ma ai progettisti architettonici e forniscono indicazioni ben precise sulle metodologie progettuali da seguire.

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Controlli della superfice vetrata Il controllo del rapporto superficie_vetrata/Superficie_Utile sia per edifici privati (categoria E.1) che per le restanti categorie (escluse la categoria E.6, attivit sportive, ed E.8, edifici industriali ed artigianali) una vera innovazione progettuale. Essa tende ad evitare la ingiustificata tendenza di edifici eccessivamente vetrati o con superficie vetrata abnorme in rapporto alla superficie dei pavimenti. In base a quanto detto sulleffetto serra, una superficie eccessivamente vetrata produce due effetti notevoli: Surriscaldamento ambientale (gi esaminato a proposito dellapplicazione della >L. 10/91) sia durante il periodo estivo (con richiesta di maggior energia per la climatizzazione) che durante il periodo invernale (con la necessit di avere impianti a quattro tubi per fronteggiare entrambe le richieste di raffrescamento e riscaldamento);

Eccessiva luminosit interna degli ambienti con effetti negativi sulle suppellettili presenti allinterno (scoloritura delle superfici, indurimento e rottura di elementi in plastica, deterioramento di superfici pitturate, .).

Predisposizione della superfice di raccolta dellenergia solare La predisposizione della superfice di raccolta dellenergia solare di particolare imortanza perch impone di fatto di utilizzare le coperture come superfice attrezzata per lenergia solare. Queste possono essere sia a falde opportunamente orientate (possibilmente verso sud) e con una inclinazione ottimale (di solito pari alla latitudine del luogo 10 per raccolta estiva e + 10 per raccolta prevalentemente invernale). Sugli impianti solari si parler pi dettagliatamente nel prosieguo. Oltre allla superficie destinata ad ospitare i collettori solari termici e quelli fotovoltaici occorre predisporre i cavedi tecnici per il passaggio delle tubazioni e/o dei cavi elettrici ed un volume tecnico pari ad almeno 50 L per ogni metro quadrato di superfice di raccolta solare. Ovviamente questa volumetria si aggiunge a quella per i locali tecnici convenzionali (calaia, pompe, refrigeratori dacqua, accumulatiri termic, .).

11.8 METODOLOGIE DI CALCOLOSia il D.Lgs 192/05 che il D.Lgs 311/06 liberalizzano le procedure di calcolo che possono essere utilizzate in applicazioni degli stessi decreti. Anche le norme UNI indicate dal DPR 412/93 perdono il loro valore di unicit di riferimento potendosi ora utilizzare qualsivoglia riferimento normativo certificato. LArt. 20 dellAll. I del D.Lgs 311/06 cos recita: I calcoli e le verifiche necessari al rispetto del presente decreto sono eseguiti utilizzando metodi che garantiscano risultati conformi alle migliori regole tecniche. Si considerano rispondenti a tale requisito le norme tecniche predisposte dagli organismi deputati a livello nazionale o comunitario, quali ad esempio lUNI e il CEN, o altri metodi di calcolo recepiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico. Lutilizzo di altri metodi, procedure e specifiche tecniche sviluppati da organismi istituzionali nazionali, quali lENEA, le universit o gli istituti del CNR, possibile, motivandone luso nella relazione tecnica di progetto di cui al comma 19, purch i risultati conseguiti risultino equivalenti o conservativi rispetto a quelli ottenibili con i metodi di calcolo precedentemente detti. Nel calcolo rigoroso della prestazione energetica delledificio occorre prendere in considerazione i seguenti elementi: - lo scambio termico per trasmissione tra lambiente climatizzato e lambiente esterno; - lo scambio termico per ventilazione (naturale e meccanica); - lo scambio termico per trasmissione e ventilazione tra zone adiacenti a temperatura diversa; - gli apporti termici interni;

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- gli apporti termici solari; - laccumulo del calore nella massa delledificio; - leventuale controllo dellumidit negli ambienti climatizzati; - le modalit di emissione del calore negli impianti termici e le corrispondenti perdite di energia; - le modalit di distribuzione del calore negli impianti termici e le corrispondenti perdite di energia; - le modalit di accumulo del calore negli impianti termici e le corrispondenti perdite di energia; - le modalit di generazione del calore e le corrispondenti perdite di energia; - leffetto di eventuali sistemi impiantistici per lutilizzo di fonti rinnovabili di energia; - per gli edifici di nuova costruzione del settore terziario con volumetria maggiore di 10.000 mc, linfluenza dei fenomeni dinamici, attraverso luso di opportuni modelli di simulazione, salvo che si possa dimostrare la scarsa rilevanza di tali fenomeni nel caso specifico. Per memoria dei progettisti, nellallegato M al presente decreto si riporta lelenco delle norme UNI, rispondenti alle esigenze del presente decreto, attualmente in vigore. Come si pu ben osservare il Legislatore richiede ora pi attenzione progettuale sulla dinamica termica delledificio ma va considerato che la dinamica termica non una qualit aggiunta dallimpiantista bens una propriet congenita delledificio cos come determinato dalle scelte progettuali architettoniche. Si vuole cio precisare che la massa, la capacit termica, la costante di tempo e tutte le altre grandezze termo fisiche delledificio derivano dalla sua modalit costruttiva e non dal formalismo di calcolo termotecnico. E il Progettista Architettonico che determina ogni caratteristica termofisica delledificio. Queste qualit termiche sono solo evidenziate dai calcoli termotecnici e non possono essere variate se non cambiando larchitettura stessa delledificio (sia la forma che incide nel rapporto S/V sia nella scelta dei materiali e delle stratigrafie delle pareti, soffitti e pavimenti ed infine anche nella scelta degli infissi vetrati). La progettazione dellinvolucro edilizio deve tenere conto non solo di fattori estetici e funzionali di carettere distributivo interno ma anche di fattori prestazionali relativi agli intorno del benessere termico, della qualit dellaria, dellintorno visivi e dellintorno acustico. Di certo non volevano i decreti legislativi in discussione per affermare che ledificio un sistema complesso e sinergico nel raggiungimento del benessere dellUomo.

11.9 CLAUSOLA DI CEDEVOLEZZALart. 17 del D.Lgs 192/05 cos recita: In relazione a quanto disposto dall'articolo 117, quinto comma, della Costituzione, e fatto salvo quanto previsto dall'articolo 16, comma 3, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, per le norme afferenti a materie di competenza esclusiva delle regioni e province autonome, le norme del presente decreto e dei decreti ministeriali applicativi nelle materie di legislazione concorrente si applicano per le regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE fino alla data di entrata in vigore della normativa di attuazione adottata da ciascuna regione e provincia autonoma. Nel dettare la normativa di attuazione le regioni e le province autonome sono tenute al rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal presente decreto e dalla stessa direttiva 2002/91/CE. In base a quanto sopra scritto le regioni possono legiferare autonomamente per il recepimento della direttiva 2002/91/CE relativa alla certificazione energetica degli edifici. In mancanza di norme regionali vale la normativa nazionale indicata nel D.Lgs 192/05. L provincia autonoma di Trento e Bolzano ha deliberato autonomamente e qualche altra regione del Nord Italia.

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La Sicilia non ha effettuato alcuna deliberazione autonoma e pertanto in questa regione vale la normativa nazionale.

11.10 CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICILa direttiva europea 2002/91/CE prescrive che tutti gli edifici debbano possedere un certificato nel quale, mediante opportune scale numeriche e/o grafiche, si caratterizzi il consumo energetico annuale degli edifici. La normativa italiana, introdotta con il D.Lgs 192/05 e integrata dal D.Lgs 311/06, prescrive che il parametro di certificazione energetica sia il fabbisogno specifico di energia per metro quadro e per anno, FEP in kWh/m.anno. La metodologia di calcolo di questo parametro non stata ancora indicata poich manca ancora la pubblicazione del regolamento di applicazione, come pi volte detto. Tuttavia la stessa normativa indica che il FEP deve essere calcolato tramite il FEN (Fabbisohno Energetico Normalizzato) e tutti i codici di calcolo sono gi predisposti, vedi esempio di Figura 118, per il calcolo di questo parametro. Il calcolo del Fabbisogno energetico annuale procede secondo i seguenti semplici calcoli: FEN V GG Qst fabbisogno energetico annuale: FEP = = (in kWh/m.anno), ove: S p 3.6 Sp - FEN Fabbisogno Energetico Normalizzato, kJ/m.GG; -V Volume delledificio, m; - GG Gradi Giorno della zona; - Sp Superficie utile riscaldata, m; - Qst lenergia stagionale in kWh. Il FEP calcolato va poi confrontato con il FEPlimit dato in Figura 110. Alcune regioni forniscono una scala grafica per caratterizzare le prestazioni energetiche degli edifici, come mostrato in un esempio in Figura 119.

Figura 119: Classificazione energetica degli edifici

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Si osserva che ancora nulla stato stabilito su come sar la classificazione energetica degli edifici poich le norme attuative del D.Lgs 192/05 non sono state ancora pubblicate. Lesempio mostrato reglativo ad una classificazione attuata in regioni gi operanti in base alla clausola di cedevolezza.

11.11 PREMIALIT DELLE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI EDIFICILa classificazione energetica degli edifici deve essere effettuata per gli edifici nuovi (inizialmente e temporaneamente effettuata dal Direttore dei Lavori) o per gli edifici gi esistenti se soggetti a transazioni (acquisti e/o vendite) certificate dai notai. Quindi lacquisto o la vendita di un immobile deve essere accompagnata dalla certificazione energetica dello stesso sia per edifici nuovi che per edifici esistenti.. Al di l delle complicazioni delle attuali condizioni transitorie dovute alla mancanza dei decreti attuativi del D.Lgs 192/05, primo o poi si arriver a regime con lemissione dei certificati energetici per gli edifici interessati. A questo punto tutti potranno scoprire la qualit energetica del proprio immobile semplicemente osservando quanto indicato in figure del tipo di Figura 119. E anche possibile che le regioni, per effetto della clausola di cedevolezza, deliberino di cambiare la scala di valutazione in modo pi restrittivo ottenendo in questo modo giudizi pi severi ovvero edifici pi performanti. Ci pu avvenire anche attraverso una regolamentazione edilizia ti tipo premiale verso gli edifici che presentano la certificazione di grado pi elevato, come indicat, ad esempio, in Figura 120.

Figura 120: Esempio di regolamentazione premiale per la certificazione energetica Un esempio di regolamentazione premiale attuato nelle provincie autonome di Trento e Bolzano con il progetto Casa Clima. Con questa iniziativa le due provincie stanno incrementando il valore commerciale del nuovo parco edilizio incentivando il raggiungimento degli indici pi elevati con riduzioni fiscali o altri vantaggi nella regolamentazione comunale. La certificazione avviene secondo la scala riportata nella Figura 121. Letichetta Casa Clima viene concessa solo agli edifici che raggiungano lindice B di 50 kWh/m.anno. Letichetta A corrisponde a 30 kWh/m.anno e letichetta Casa Clima Oro a 10 kWh/m.anno. A valori cos bassi dei fabbisogni energetici corrispondono edifici di pregio caratterizzati da bassi consumi energetici. Le provincie di Trento e Bolzano premiano ogni anno il miglio progetto Casa Clima, vedi Figura 122, ed il valore immobiliare degli edifici in classe A o Api (cio Casa Clima Oro) sono notevolmente pi elevati degli edifici con prestazioni inferiori.

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La Figura 123 mostra il maggior costo per il raggiungimento dellindice B in funzione del rapporto di forma S/V delledificio. Ci dimostra quana attenzione debba essere prestata alla progettazione architettonica delledificio stesso.

Figura 121: Scala di valutazione poer Casa Clima

Figura 122: Miglior edificio Casa Clima per lanno 2004 Il raggiungimento dei 30 o dei 10 kWh/m.anno non assolutamente agevole. Occorre prestare molta attenzione ai particolari costruttivi ed occorre ridurre ogni tipologia di ponte termico. Ad esempio la scelta dei cassonetti per le finestre deve ridurre al minimo le infiltrazioni di aria esterna, come riportato in Figura 124.

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La ventilazione controllata viene spesso integrata con un impianto di recupero geotermico, vedi Figura 125. Il risparmio di energia dellaordine di 0,5-1,5 kWh/m.anno. In ogni caso laria di ventilazione ripresa dallesterno viene preriscaldata dallaria diu espulsione mediante uno scambiatore di calore.

Figura 123: Dipendenza dei fabbisogni energetici in funzione del rapporto S/V

Figura 124: Selezione dei cassonetti per le finestre Ledificio Casa Clima ha scarsissime perdite di aria interna e quindi anche scarse infiltrazioni di aria esterna. Questa qualit viene testata mediante il blower door test, cio mediante una soffiante che

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raggiunge il normale funzionamento solo le perdite daria attraverso la porta di ingresso sono inferiori ad un limite molto basso. Vengono preferiti generatori di calore non convenzionali quali quelli funzionanti con pellets (cio con trucioli di legno compressi) a pompa di calore e con integrazione solare.

Figura 125: Impianto di recupero geotermico della ventilazione degli edifici Per ridurre il surriscaldamento estivo, senza pregiudicare i guadagni solari invernali, si utilizzano schermi di protezione esterni, come indicato in Figura 126.

Figura 126: Esempio di schermi solari esterni Si osservi che il valore di 30 o di 10 kWh/m.anno di consumi energetici sono davvero bassi e pertanto questi obiettivi richiedono soluzioni tipiche delledilizia bioclimatica (vedasi pi avanti la trattazione dettagliata). Occorre utilizzare pareti molto isolate, coperture bel coibentate a cappotto e finestre con pi vetri camera. Ogni dettaglio costruttivo deve essere studiato con attenzione e si pu affermare con certezza che tutta la progettazione architettonica asservata alla riduzione dei consumi energetici.

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CONTROLLO DELLUMIDIT NEGLI EDIFICI

Lumidit dellaria rappresenta un grosso problema per gli edifici perch pu dar luogo alla formazione della condensa che danneggia sia le murature che le apparecchiature. Inoltre la condensa facilita la formazione delle muffe e rende poco gradevoli le condizioni di benessere interno degli ambienti.

12.1 PERMEABILIT AL VAPORELa relazione che lega lumidit specifica con la pressione di vapore acqueo : pv x = 0.622 [145] pt pv Da essa si ricava:pv = pt 0.622 1+ x

[146]

da cui si osserva, in modo esplicito, che un aumento dellumidit specifica x comporta anche un incremento della pressione parziale pv del vapore. Daltra parte si ha anche: m mv v x= v = = v ma m mv v e quindi lumidit specifica ( x =

v

) risulta circa eguale (per i campi di applicazione della

climatizzazione nelledilizia) alla frazione di massa del vapore. Se varia v varia anche x e quindi si hanno tensioni diffusive fra zone a diversa concentrazione che, per la legge di Fick, in ipotesi ideali, genera un flusso di vapore dacqua lungo la direzione z dato da: g M v pv D pv jvz = v = Dv = v S RoT z Rv T z ove si indicata con Rv=R0/M la costante del vapore dacqua ed inoltre :z il gradiente di pressione parziale del vapore nella direzione z, (Pa/m); Dv la diffusivit molecolare del vapor dacqua, (m/s); gv la portata di vapore che attraversa la superficie S, (kg/s); S larea di passaggio, (m); Mv la massa molecolare dellacqua; T la temperatura dellaria, (K); Rv la costante di gas perfetto del vapore, (J/kgK); R0 la costante universale dei gas perfetti, (J/kgK); pv la pressione parziale del vapore, (Pa).

jv pv

flusso di vapore nella direzione z, (kg/ms);

Fra due punti 1 e 2 distanti s in aria e con pv1>pv2 si ha un flusso di vapore: p pv 2 D s j v = v1 con rda = , a = v rda a Rv T La grandezza a prende il nome di permeabilit dellaria al vapore (kg/m.s.Pa) .

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12.2 VERIFICA DELLA PORTATA MINIMA DI RINNOVO DELLARIALASHRAE ha predisposto procedure di calcolo pi sofisticate e tuttora in fase di valutazione in sede internazionale. Le norme tecniche nazionali forniscono gli algoritmi di calcolo per la portata di ventilazione che, oltre ad essere necessaria per il ricambio fisiologico, rende meno probabile la formazione della condensa. In assenza del valore n consigliato dalle Norme UNI ed ASHRAE si pu porre n pari al maggiore fra a e b dati dalle relazioni: V a = 0.5 0.08 Log 25 [147] b = ( n p n*) ove: np n* V il numero di persone presenti nellambiente; numero di ricambi orari per persona, in funzione del tipo di utenza, variabile fra 1575 (ricambi/h) a persona; volume dellambiente, (m).P0 V + 0.25V 3600

La portata di ventilazione per infiltrazione data dalla norma UNI-10344 ed pari a:Ginf =

[148]

ove si ha: Ginf portata di infiltrazione, (m/s); V Volume dellambiente, (m); P0 permeabilit allaria dellinvolucro edilizio dato dalla relazione:P0 = p V

LM bmAg + bvLg OP N Qq r i =1 i j =1 j

[149]

con : p q r m v A L

differenza di pressione tra interno ed esterno dellambiente, (Pa); numero dei serramenti; numero dei cassonetti; coefficiente di permeabilit dei serramenti, (m/h.m) e risulta m=2.5 per serramenti singoli di classe A1 (vedi norma UNI 7979), m=1.7 per serramenti doppi di classe A1 (UNI-7979), m=5 per porte; coefficiente di permeabilit dei cassonetti, (m/h.m) e risulta m=1.5 (UNI-7979); area delle finestre e delle porte, (m); larghezza dei cassonetti, (m).

La differenza di pressione tra linterno e lesterno risulta pari a:p =

ca h h + ca h hb1 2 1 2

b2 2

[150]

con h altezza delledificio (m). La differenza di pressione funzione dellubicazione delledificio (centro, periferia, campagna) e della temperatura media esterna. Il coefficiente a1 dipende dalla velocit del vento e dallubicazione delledificio, a2 dipende dalla temperatura media esterna e dalla permeabilit della facciata, il coefficiente b1 dipende dallubicazione e b2 dalla permeabilit della facciata. Per velocit del vento normali, comprese fra 25 m/s si hanno i valori indicati nella seguente tabella

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Zona

a1

B1

Centro 0.05 0.91 Periferia 0.09 0.69 Campagna 0.21 0.42 Tabella 76: Coefficienti per il calcolo della pressione differenziale E ancora si possono assegnare i seguenti valori: a2=0.02 e b2=0.69 per una permeabilit media della facciata delledificio e temperatura media esterna compresa fra 710 C. Se la portata di infiltrazione Ginf non risulta superiore a quella convenzionale desunta tramite la tabella allora occorre installare un impianto di ventilazione forzata per laria mancante in modo tale da fornire allambiente la portata necessaria.

12.3 VERIFICA DELLA FORMAZIONE DI CONDENSA SUPERFICIALEAllinterno degli edifici si ha sempre una produzione di vapore che si aggiunge alla quantit presente nellaria umida nelle condizioni termoigrometriche in cui si trova. Tali sorgenti possono essere, ad esempio, le stesse persone che producono mediamente circa 30 g/h di vapore in condizioni di attivit normale. Ad esse si aggiungono dispositivi quali le cucine, ferri da stiro, vaporizzatori, sterilizzatori, , con produzioni di vapore non sempre continue nellarco della giornata. In uno stabilimento industriale si hanno, invece, cicli produttivi continui che portano ad avere portate di vapore prodotte internamente costanti nellarco delle opre di lavoro. Per quanto detto in precedenza la produzione di vapore interna e la quantit gi presente nellaria esterna che si infiltra allinterno degli ambienti fanno variare lumidit specifica x e quindi anche pv.. Nasce, quindi, un gradiente di pressione parziale di vapore (e di concentrazione) fra gli ambienti interno ed esterno che genera un flusso jv dato da: p pve jv = vi [151] rdm con rdm resistenza alla diffusione del materiale di separazione fra i due ambienti (interno ed esterno), e pvi e pve pressioni parziali di vapore interna ed esterna, secondo il simbolismo gi descritto. Per condizioni stazionarie si ha la costanza del flusso jv per tutti gli strati e quindi per il generico strato, detta rd la resistenza alla diffusione fra questo e la superficie della parete interna, la pressione pv vale: r p pve pv = pvi d vi [152] rda rdm Per la determinazione di rdm si introduce un nuovo parametro detto fattore di resistenza relativo alla diffusione del vapore dato dal rapporto: r ra = dm [153] rda ove rda la resistenza alla diffusione del vapore dellaria e quindi ra relativo allaria. Per quanto detto in precedenza si ha anche: s s Dv rdm = = ra da cui si ha m = Dv m Rv T ra Rv T ove m permeabilit al vapore del materiale della parete. Nel caso di pareti multistrato si ha, parafrasando la connessione in serie di resistenze elettriche: n n s Rtv = rdm,i = i [154]i =1 i =1

m ,i

con lovvio simbolismo:

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si

m,i

spessore dello strato i-mo, (m); permeabilit al vapore delli-mo strato di materiale della parete, (kg/m.s.Pa).

Linverso della permeabilit detta permeanza e risulta: 1 1 = = n si Rtv

i =1

m ,i

Quando la temperatura scende al di sotto del punto di rugiada in qualsiasi punto di una parete ove sia presente aria umida allora il vapore acqueo condensa e si ha la formazione di colonie fungine. Occorre verificare, pertanto, che la temperatura superficiale interna delle pareti non scenda al di sotto del punto di rugiada. Esistono vari metodi; qui si accenna al metodo CEN-TC89-WG10N372E68. Questa norma suggerisce procedure di calcolo per il controllo della possibilit di formazione di condensa per effetto dellumidit dellaria nelle superfici interne dellinvolucro edilizio e nelle superfici interstiziali. La procedura richiede il calcolo di alcuni parametri che qui si richiamano.

12.3.1 LA TEMPERATURA SUPERFICIALE DELLA PARETE INTERNA, TSI.In regime stazionario il flusso termico fra laria esterna e laria interna, attraverso una parete, deve eguagliare quello fra la superficie interna della parete e la stessa aria interna dellambiente, cio: U ( ti te ) = hi ( ti t si ) da cui si ricava:t si = ti U ( t i te ) hi

[155]

ove vale il seguente simbolismo: temperatura media dellaria interna, posta pari a 18 C per tener conto dellintermittenza dellimpianto, (C); te temperatura media mensile dellaria esterna, desunta dalle tabelle sui dati climatici della norma UNI-10349, (C); U trasmittanza della parete opaca, (W/mK); coefficiente di adduzione interno, (W/mK). hi Qualora non si disponga di dati medi mensili allora si pu utilizzare la temperatura esterna di progetto. Per evitare la condensa, come pi volte detto, occorre che la temperatura tsi risulti sempre superiore a quella di rugiada nelle condizioni di temperatura media e pressione allinterno dellambiente. Le norme CEN prescrivono anzi che sulle pareti interne non si debba avere pi dell80% di umidit relativa per maggior sicurezza. 12.3.2 LA PRESSIONE DI SATURAZIONE IN CORRISPONDENZA ALLA ti

TEMPERATURA TSI. In condizioni di saturazione la variabilit termodinamica del vapore pari ad uno e pertanto la pressione di saturazione funzione solamente della temperatura (legge di Clapeyron): psi = f ( tsi ) Ad esempio si pu utilizzare la relazione:si

LM 65.81 7066.27 5.976 ln b t M b t +273.15g psi = e N

si + 273.15

g OPP Q

[156]

68 Le norma CEN sono di provenienza della Commissione Europea e hanno valore cogente. Questa norma citata ha per oggetto : Buildings Components and Buildings Elements, Calculations of surface Temperature to avoid critical surface humidity and calculation of interstitial condensation. Quanto prima verr emessa la norma UNI-CEN corrispondente in italiano.

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12.3.3 PRESSIONE DI VAPORE MASSIMA INTERNA Questo parametro viene fissato pari a:pvi = 0.7 psi

e ci al fine di avere unumidit relativa pari al 70% sulle superfici interne dellinvolucro edilizio nelle condizioni medie mensili. Questo valore dovrebbe consentire un certo margine di sicurezza per evitare la formazione di condensa. 12.3.4 NUMERO DI RICAMBI ORARI DELLARIA DI VENTILAZIONE Il numero di ricambi orari daria per controllare la formazione della condensa funzione della produzione di vapore allinterno degli ambienti (persone, macchinari, ) e, per un bilancio di massa dellambiente considerato, pu essere calcolato tramite la relazione: pvi pve nV = Gi Rv ti + 27315 . [157]

b

g

b

g

ove vale il simbolismo: Rv costante del gas per il vapore acqueo, (R=462 J/kgK); n numero di ricambi orari, (1/h); V Volume ambiente, (m); Gi produzione media di vapore allinterno dellambiente, (kg/h); pve pressione di vapore media mensile dellaria esterna (vedi UNI-10349 relativa ai dati climatici), (Pa); Se non si dispone di dati climatici si pu utilizzare la temperatura esterna di progetto e porre pve = 0.9 pse ( te ) . La portata Gi si determina mediante la seguente tabella in funzione del numero di persone presenti, np : np Gi (kg/h) 1 0.25 2 0.38 3 0.42 4 0.50 5 0.57 6 0.63 Tabella 77: Portata di ventilazione Per affollamento superiore alle sei persone si aggiungono 0.05 kg/h di produzione di vapore. Dalla [157] si ricava il numero di ricambi daria di ventilazione che bilanciano la produzione di vapore interna (e quindi il valore minimo di ricambi orari per evitare il rischio di condensazione superficiale):n=462 ( ti + 273.15 ) Gi

( pvi pve ) V

[158]

12.4 VERIFICA DELLA CONDENSAZIONE INTERSTIZIALE DELLE PARETI ESTERNEIl fenomeno della condensazione pu verificarsi anche allinterno delle pareti perimetrali e ci pu provocare efflorescenze e decadimento delle qualit dei materiali interni delle pareti (ad esempio degli isolanti termici). Il controllo della temperatura nei punti interni delle pareti dipende sia dalle propriet termofisiche dei materiali utilizzati che dalle condizioni termoigrometriche interne ed esterne dellambiente. La verifica delle condizioni di condensazione interstiziale prevista dal DPR 412/93 ed quindi un calcolo obbligatorio da eseguire per tutti gli edifici. In genere tutti i materiali utilizzati nelle

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costruzioni hanno quantit di acqua nella loro massa (umidit residua dei materiali) e tale quantit varia con le condizioni termoigrometriche nelle quali essi si trovano. Non , pertanto, necessario imporre che la condensa interna dei materiali sia nulla ma sufficiente imporre che essa, Wc,, sia pari al contenuto massimo di acqua previsto per il dato materiale, Wamm, e in ogni sempre inferiore alla quantit di acqua vaporizzabile durante la stagione estiva, We.. E questo il criterio guida per la verifica termoigrometrica delle pareti. Deve essere, quindi:

Wc + We 0 Wc Wamm

[159]

Di norma il calcolo si svolge per i mesi invernali previsti nel periodo di riscaldamento. I valori della Wamm sono riportati nella seguente Tabella 78. Spesso si effettua un calcolo semplificato per il periodo invernale assumendo ti = 20 C, te pari alla temperatura di progetto, pvi=1638 Pa (valore corrispondente a =70% per motivi di sicurezza), pve=0.9 ps(te) , durata del periodo convenzionale d=60 giorni. Massa Volumica (kg/m) Wamm (g/m) Laterizio 600 2000 30 s Calcestruzzo 400 2400 30 s Legname 500 800 30 s Intonaci e malte 600 2000 30 s Fibre organiche resistenti allacqua 300 700 20 s Fibre organiche non resistenti allacqua 300 700 5s Fibra minerale 10 150 0.005 s[ /(1-1.7 )] Materia plastica cellulare 10 80 0.005 s[ /(1-1.7 )] Tabella 78: Caratteristiche igrometriche dei materiali Materiale

12.5 VERIFICA DI GLASERPer la verifica della diffusione del vapore attraverso le pareti si utilizza il metodo di Glaser. Esso si basa su alcune ipotesi semplificative, e in particolare: Il regime si suppone stazionario;

Il modello monodimensionale;

Si suppone che il vapore sia trasportato solamente per diffusione. La quantit di vapore acqueo attraverso la parete, gv (kg./(m.s), in assenza di condensazione, data dalla relazione: pv p'vi p've gv = = [160] z zT con il simbolismo: zT si resistenza alla diffusione dello strato di materiale j-mo, (m/s), data da: zT = j spessore dello strato j-mo, (m); permeabilit al vapore dello strato j-mo, (kg/(m.Pa.s); pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie interna della struttura; pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie esterna della struttura;sj

i ;

pvi pve

Di solito si trascurano le resistenze al trasporto convettivo del vapore in corrispondenza delle interfacce pareti interne e/o esterne e laria e pertanto si pongono pvi e pve pari alle pressioni parziali del vapore allinterno e allesterno dellambiente. Se non si ha formazione di condensa risulta gv = costante e allora landamento della pressione di vapore in corrispondenza dei vari strati funzione lineare della

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resistenza zT. In Figura 127 si ha landamento della pressione parziale di vapore in funzione della resistenza zT della struttura. Se la pressione parziale del vapore, pv,, supera la pressione di saturazione, ps, alla temperatura corrispondente allora si ha la formazione della condensa e quindi si dovr ridurre la portata di vapore gv della quantit di condensa formatasi. Il calcolo della pressione di saturazione allinterno della parete dipende dalla temperatura dellinterfaccia fra gli strati: t t t j = R j i e [161] RTt j = R j ti te RT

[162]

ove si ha: Rj RT Tj resistenza termica dello strato j-mo, (mK/W); resistenza termica totale della parete, (mK/W); differenza di temperatura per lo strato j-mo, (K).

Nota Tj si calcola ps(t) (sia da tabelle o mediante relazioni analitiche tipo la [156] e quindi si traccia landamento della pressione di saturazione in funzione delle resistenze alla diffusione del vapore dacqua: sj zj = [163]

j

I casi possibili sono:

La retta congiungente pvi e pve non interseca la curva ps(t) e pertanto non si ha condensa allinterno della struttura, Wc=0. La retta congiungente pvi e pve interseca la curva ps(t) e pertanto si ha condensa allinterno della parete in quantit data dalla relazione:

Wc = 8.64 104 d

FG p H

vi

pv * pv * pve z* zT z *

IJ K

, (kg / m)

[164]

ove p*v e z* indicano i valori di intersezione fra la retta delle pressioni di saturazione delle pressioni parziali di vapore raccordata tangenzialmente. Un esempio di questo secondo caso rappresentato in Figura 128. Nel caso di formazione di condensa occorre verificare che le [159] siano verificate e cio che la quantit di condensa sia inferiore a quella ammissibile per il materiale dello strato ove avviene lintersezione delle rette o che questa eguagli la quantit evaporabile durante il periodo estivo. Se le [159] non risultano verificate occorre intervenire sulla stratigrafia della parete fino a quando si trova una configurazione con verifica positiva. Si pu, ad esempio, se possibile, porre verso lesterno i materiali con maggiore resistenza termica (in modo da innalzare la temperatura superficiale) e sul lato interno i materiali con maggiore resistenza alla trasmissione del vapore, cercando anche di evitare lutilizzo della barriera al vapore69. La normativa richiede che la verifica di Glaser sia effettuata mese per mese ma la verifica per il mese pi freddo o nelle condizioni di progetto pu essere sufficiente.69 Si tratta di una guaina di materiale plastico impermeabile allacqua che viene utilizzato per evitare che leventuale condensa penetri al di l della stessa guaina. Di solito viene utilizzata nelle coperture, nei solai e nelle strutture soggette ad attacchi da parte dellumidit e non solamente delle condense.

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Data la complessit dei calcoli opportuno utilizzare codici di calcolo automatizzati che, fra laltro, consentono di avere anche una rappresentazione grafica dellandamento delle pressioni di vapore. I dati per i vari materiali utilizzati nelle costruzioni sono reperibili nei manuali specializzati. Si pu, ad esempio, se possibile, porre verso lesterno i materiali con maggiore resistenza termica (in modo da innalzare la temperatura superficiale) e sul lato interno i materiali con maggiore resistenza alla trasmissione del vapore, cercando anche di evitare lutilizzo della barriera al vapore70. La normativa richiede che la verifica di Glaser sia effettuata mese per mese ma la verifica per il mese pi freddo o nelle condizioni di progetto pu essere sufficiente. Data la complessit dei calcoli opportuno utilizzare codici di calcolo automatizzati che, fra laltro, consentono di avere anche una rappresentazione grafica dellandamento delle pressioni di vapore. I dati per i vari materiali utilizzati nelle costruzioni sono reperibili nei manuali specializzati.

Figura 127: Diagramma di Glaser per le pressioni parziali di vapore

70 Si tratta di una guaina di materiale plastico impermeabile allacqua che viene utilizzato per evitare che leventuale condensa penetri al di l della stessa guaina. Di solito viene utilizzata nelle coperture, nei solai e nelle strutture soggette ad attacchi da parte dellumidit e non solamente delle condense.

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Figura 128: Diagramma di Glaser per il caso di formazione di condensa Si riportano nel prosieguo alcune verifiche su pareti esterne e su soffitti.

Figura 129: Calcolo trasmittanza e verifica Glaser di una parete in Poroton

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Figura 130: Calcolo trasmittanza di una parete a doppio strato e verifica Glaser

Figura 131: Calcolo della trasmittanza di un soffitto esterno e verifica Glaser

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Figura 132: Verifica igrometrica di una parete esterna

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13

EDIFICI PASSIVI - ESEMPI DI ARCHITETTURA BIOCLIMATICA

Nellespressione Architettura Bioclimatica sono contenuti molti concetti diversi e che possiamo schematizzare, anche alla luce di quanto detto nei capitoli precedenti, come un complesso di soluzioni progettuali che consentono di avere condizioni di benessere con il minimo apporto energetico esterno da fonti non rinnovabili ma cercando di utilizzare al massimo le fonti rinnovabili. In definitiva ledificio deve stabilire un nuovo rapporto con lambiente esterno tale da produrre le necessarie alterazioni delle condizioni ambientali principalmente in virt delle sue caratteristiche morfologiche, dimensionali, termofisiche, Poich le condizioni esterne variano con il sito e per un dato sito variano nel tempo ne consegue che un edificio bioclimatico ideale dovrebbe modificare la propria struttura disperdendo pochissimo quando c freddo (captando lenergia solare che lo investe e immagazzinandola per limitare le oscillazioni termiche) e disperdendo molto nei periodi caldi soprattutto respingendo lenergia solare che altererebbe le condizioni interne. Questo comportamento ideale pu solo essere approssimato mediante una serie di accorgimenti e configurazioni. Importantissimi sono la forma e lorientamento delledificio, come gi dimostrato nel 2 volume. Si ricorda, infatti, che forme compatte riducono le dispersioni termiche e limitano i guadagni estivi sia dovuti alla radiazione solare che alla trasmissione attraverso le murature. Lorientamento influenza il comportamento delle superfici al fine della captazione solare o dellinterazione con i venti. Anche la posizione delledificio nel territorio (microscala) rispetto agli altri edifici o a superfici alberate o a specchi dacqua influenza molto gli scambi termici fra edificio ed ambiente. Per ridurre le dispersioni occorre isolare termicamente le pareti delledificio, ridurre le superfici vetrate71 sulle pareti che ricevono poca radiazione solare ed utilizzare vetri doppi con schermature mobili che tengano conto del cammino solare apparente. Le superfici esposte a sud sono maggiormente esposte alle radiazioni solari e quindi sono in grado di captare pi energia delle altre. Pertanto esse sono preziose per tutte le applicazioni bioclimatiche, come gi esposto. Lobiettivo da perseguire nella progettazione bioclimatica si pu cos sintetizzare:

Captazione dellenergia solare Accumulo dellenergia nelle masse termiche Trasporto dellenergia accumulata negli ambientiCiascuna di queste fasi pu essere attuata in vari modi con svariate soluzioni architettoniche. Vedremo nei prossimi paragrafi alcune applicazioni di questi concetti in alcuni esempi di architettura vernacolare. Durante il periodo estivo le problematiche sono diametralmente opposte: lenergia solare non pi desiderata e anzi proprio quella che dobbiamo evitare per avere condizioni pi confortevoli allinterno degli edifici. Ecco che allora si pu pensare di utilizzare schermi esterni (fissi o anche mobili ovvero, come oggi si tende a fare negli edifici pi sofisticati, anche controllati elettronicamente in modo da seguire il cammino apparente del sole). La forma e le dimensioni debbono favorire il raffrescamento notturno e la ventilazione. Un parziale interramento dei lati a nord favorisce, in genere, sia le condizioni invernali che quelle estive a causa della stabilit della temperatura del terreno.

13.1 INFLUENZA DEL CLIMAQuando le condizioni climatiche esterne sono prossime a quelle interne di benessere non si hanno molti problemi energetici per gli edifici. I problemi nascono quando le condizioni esterne si allontanano da quelle di benessere interne e in misura tanto maggiore quanto maggiori sono gli scarti fra le due condizioni climatiche.

71 Si ricordi che 1 m di vetro normale disperde come 15 m di parete e che 1 m di vetro doppio disperde come circa 10 m di parete.

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La progettazione di un edificio, pertanto, deve tenere conto in modo assoluto del clima esterno e non pu essere plagiata senza tenere conto delle conseguenze che le variazioni climatiche comportano. Eppure si assiste sempre pi alla diffusione di uno stile progettuale unico da nord a sud, da est ad ovest, come se condizioni climatiche di Oslo sono le stesse di quelle di Siracusa o di Citt del Capo. Si ha, cio, la diffusione di uno stile anonimo che non tiene conto delle peculiarit climatiche, culturali, storiche ed ambientali dei siti. Si gi detto come le grandezze principali da considerare per il clima esterno siano la temperatura, la radiazione solare e la velocit del vento. Queste grandezze sono oggi raccolte in manuali specializzati o in pubblicazioni specifiche del CNR e/o di altri centri di ricerca. Vedremo ora alcune realt architettoniche in condizioni ambientali limiti e riscopriremo come, forse inconsciamente, antiche popolazioni abbiano applicato i concetti di Termofisica prima esposti portando le costruzioni allestrema ottimizzazione in relazione al sito, ai materiali disponibili e alla cultura. Si tratta di esempi mirabili dellarte di costruire innata nei popoli e che deve essere ritrovata oggi con la coscienza e conoscenza necessaria. 13.1.1 INSEDIAMENTO INDIANO DI MESA VERDE IN COLORADO Questo insediamento risale al 1200 ed stato fatto nel Colorado (USA). Esso rappresenta un esempio perfetto e mirabile di utilizzo delle risorse naturali per la sopravvivenza.

Figura 133: Insediamento di Mesa Verde in Colorado Esterno e particolare del kiva. Si tratta di costruzioni edificate in una incasso nella roccia ed esposte a sud in modo da risultare al riparo dai raggi solari in estate ma colpite da questi in inverno. Il guadagno solare in inverno consentito proprio da questultimo fatto. La massa di accumulo termico data da tutta la roccia esistente allinterno dellinsediamento (vedi Figura 135) che ha una notevole capacit ed inerzia termica.

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Il risultato di questo intelligente insediamento che le condizioni climatiche sono ottimali durante tutto lanno. Nella Mesa Verde lefficienza di raccolta dellenergia solare maggiormente efficiente, del 56%, dinverno rispetto allestate. Infatti durante linverno il sole pi basso rispetto allorizzonte (vedi Figura 134) e quindi i suoi raggi solari penetrano nellinsediamento riscaldandolo. Il calore delle radiazioni solari viene anche accumulato efficacemente nella roccia e nei mattoni di terra di cui son fatte le costruzioni e poi ceduto, lentamente, agli ambienti interni dopo il tramonto dl sole, creando, cos, un microclima quasi costantemente confortevole rispetto alle gelide condizioni invernali e caldo torride tipiche del Colorado. Durante il giorno la vita sociale degli Indiani Anasazi si svolgeva allinterno del cosiddetto kiva. Si tratta di un ambiente circolare (vedi particolare nella Figura 133) riscaldato da un focolare centrale e nel quale era assicurato un ricambio daria mediante un sistema naturale di ventilazione.

Figura 134 : Funzionamento invernale ed estivo per Mesa Verde

Figura 135: Vista allinterno di Mesa Verde Laria riscaldata dal focolare sale attraverso un buco nel soffitto, risucchiando aria fresca da un canale posto allaltezza dei piedi. La corrente daria cos generata colpisce il muretto-deflettore posto tra questa cavit ed il focolare, circolando attraverso il kiva.

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Possiamo rivedere in questo insediamento i tre caratteri fondamentali delle costruzioni passive: capacit di captazione solare differenziata fra estate ed inverno (Figura 134), accumulo termico nelle masse rocciose (vedi Figura 135) e distribuzione dellaria negli ambienti con effetto camino (kiva, vedi Figura 133). Questo mirabile insediamento ha consentito la vita degli indiani in condizioni climatiche estreme: molto freddo in inverno e molto caldo in estate. 13.1.2 CITT DI GHARDAIA, ALGERIA Un altro tipico esempio di applicazione dei concetti di architettura bioclimatica costituito dallabitato della citt di Ghardaia in Algeria (vedi Figura 136), nella valle dellOued (letto di un antico fiume) detta MZab, nel Sahara settentrionale, sullaltopiano roccioso di Hamada.

Figura 136: Citt di Ghardaia in Algeria Tessuto urbano In questaltopiano sorgono le citt di El Ateuf, Bou Noura, Beni Isguen, Melika e Ghardaia che anche la maggiore fra le cinque. Essa si trova a circa 500 m di altitudine, alla latitudine di 32 30 N e 3 45 di longitudine E, a circa 600 km da Algeri. Le temperature medie giornaliere sono di 1012 C nel mese di gennaio e di 2240 C a luglio, con punte massime estive registrate di 50 C ed un minimo invernale di 1 C. Vi una forte escursione termica fra il giorno e la notte. La media annuale della pioggia di 5060 mm lanno e non piove mai per pi di 10 giorni allanno. Le abitazioni e i materiali Laspetto maggiormente interessante di questo insediamento urbano la tipologia dei materiali tipici del luogo, anche se oggi non difficile vedere luso di cemento, putrelle metalliche e legno bianco. Labitato storico costruito con pietra, mattoni crudi, gesso, calce e rami di stipa72. Luso sapiente di questi materiali poveri ma reperibili sul posto ha consentito di costruire una citt vivibile pur nella rigidit del clima.

72 Si tratta di una graminacea utilizzata intera per realizzare grosse travi oppure tagliata in assi di 3040 cm di larghezza e con 3 cm di spessore per lavori di carpenteria.

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Larchitettura vernacolare e il clima Le escursioni sono notevoli, com tipico nelle regioni desertiche, e non vi umidit che possa mitigare il surriscaldamento diurno. I venti sono spesso violenti e trasportano sabbia e polvere. Le piogge, anche se rare, sono violente e temporalesche. La radiazione solare, considerata la latitudine, intensa. In queste condizioni climatiche arduo costruire abitazioni confortevoli. Vediamo come hanno risolto i vari problemi gli abitanti mozabiti di Ghardaia.

Figura 137: Interno tipico delle abitazioni di Ghardaia Le case sono costruite, tipicamente, con mura di pietra generalmente spessi. Esse sono costruite addossate luna allaltra, addirittura incastrate fra loro in modo da rendere disponibile grandi spazi in rapporto alle superfici esposte al sole, quindi con un rapporto di forma S/V il minore possibile. Proprio questa disposizione a maglia stretta (vedi Figura 136) crea molte zone dombra che ricoprono le strade e i vicoli proteggendoli dalla radiazione solare. I muri spessi e massicci costituiscono una grande capacit termica che smorza le oscillazioni termiche diurne assorbendo lenergia solare di giorno (quando la temperatura dellaria esterna elevata) e restituendola durante la notte (quando la temperatura dellaria esterna notevolmente pi bassa per via della notevole escursione termica giornaliera). Nelle abitazioni si hanno due focolari: il primo posto allinterno e permette di cuocere gli alimenti e di riscaldare contemporaneamente gli ambienti; il secondo posto allesterno e viene utilizzato prevalentemente in estate, al riparo dal sole. Il porticato aperto a sud con un orientamento tipico e funzionale. In estate il sole alto sullorizzonte e i suoi raggi non penetrano allinterno per effetto della schermatura creta dai soffitti. In inverno laltezza solare tale che i raggi penetrano allinterno dei cortili e degli ambienti riscaldandoli. Anche qui si applica il concetto di cattura differenziata delle radiazioni solari, come gi visto per linsediamento di Mesa Verde. Gli ambienti di Ghardaia sono generalmente chiari e riflettono la radiazione solare. Elemento tipico delle abitazioni mozabite il chebeq che una specie di grosso foro nel soffitto di forma grosso modo quadrata e che anche lunica fonte di luce dellabitazione. In questo modo si proteggono le abitazioni dalleccessiva luminosit del sito e dalla radiazione solare.

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Il chebeq ricoperto con una grata metallica e viene anche ricoperto con legno o stoffa in modo da chiudere del tutto lapertura parzialmente o totalmente a seconda delle ore del giorno e della stagione. In estate labitazione mozabita risulta fresca e ombrosa, il chebeq parzialmente aperto per far filtrare la luce diurna. Lungo le pareti perimetrali si hanno una serie di fori che, unitamente alla porta di ingresso lasciata socchiusa, lasciano passare dellaria esterna di ventilazione richiamata dalleffetto camino creato dal chebeq. Quando la temperatura notturna troppo elevata allinterno delle abitazioni i Mozabiti usano dormire sulle terrazze. Labitazione mozabita internamente priva di mobilio e pu essere utilizzata e vissuta in qualunque modo mediante un sapiente uso di tappeti e stuoie per sedersi e riposare. In inverno i tappeti sono posti anche sui muri per isolarli termicamente dallesterno e le aperture di ventilazione vengono chiuse per gran parte del giorno. 13.1.3 I SASSI DI MATERA Un altro esempio di architettura bioclimatica spontanea e largamente utilizzata da tutte le popolazioni primitive, costituita dalle caverne. I sassi di Matera (o le abitazioni di Ibla a Ragusa in Sicilia) sono un esempio di utilizzo sapiente delle cavit rocciose. Nelle cavit rocciose si ha un funzionamento climatico del tipo indicato per Mesa Verde. Le masse rocciose costituiscono un grosso volano termico che rende le escursioni termiche allinterno delle caverne molte limitate: la temperatura praticamente uniforme durante tutto lanno. I Dammusi Di Pantelleria 13.1.4 Un altro esempio tipico di architettura spontanea bioclimatica il tipico dammuso di Pantelleria.

Figura 138: I Dammusi di Pantelleria Il clima dellisola presente temperature elevate (oltre 40 C) durante il periodo estivo e miti (circa 10 C) in inverno. La piovosit piuttosto bassa e la ventosit elevata. Il dammuso (vedi Figura 138) una costruzione vernacolare che ha lo scopo precipuo di offrire una difesa al forte caldo e al forte vento. Si tratta di una costruzione nata molti secoli fa essenzialmente come abitazione rurale per la coltivazione della vigna e la custodia degli attrezzi e del raccolto. La copertura del dammuso una tipica volta a botte, esternamente impermeabilizzata per la raccolta dellacqua piovana che confluisce in una cisterna sotterranea. Vi una sola porta di accesso al dammuso e non vi sono, generalmente, aperture laterali per impedire lentrata dei raggi solari. Per consentire il ricambio dellaria vi sono due o tre aperture molto piccole nelle pareti perimetrali. I muri perimetrali sono in pietrame e con forti spessori (circa 80 cm). La tecnica costruttiva con muratura a secco nei due strati esterni e con riempimento in pietrisco pi fine allinterno. Questo sistema garantisce un elevato accumulo termico e quindi gi da solo consente di ridurre le oscillazioni termiche giornaliere.

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La scarsa radiazione solare entrante evita il surriscaldamento interno diurno e il gioco delle masse rende minima loscillazione termica interna. Il clima interno che si ottiene talmente ottimale che il dammuso stato utilizzato anche come abitazione normale da parte dei pantechi. Alcune misurazioni effettuate in un tipico dammuso ha mostrato valori della temperatura interna vicini ai 26 C ad agosto con oscillazioni termiche di qualche grado fra giorno e notte. In Figura 139 si ha la schematizzazione di un tipico dammuso di Pantelleria nella quale si possono ben osservare il gioco delle masse accumulatrici, la forma tipica della cupola di copertura e lassenza di finestre esterne ad eccezione della porta di ingresso. Con concetti simili al dammuso si spiegano anche i Trulli di Alberobello (Puglia) che garantiscono condizioni climatiche estive confortevoli.

Figura 139: Schema di funzionamento di un Dammuso di Pantelleria 13.1.5 LE TORRI IRANIANE Gli scambi di calore tra un edificio e laria che lo circonda dipendono, a parit di condizioni, dalla velocit del vento, come gi osservato nel 1 Volume e come si desume dalle correlazioni sperimentali per il calcolo del coefficiente di convezione esterna. Questosservazione suggerisce di favorire queste dispersioni quando ci si vuole raffrescare (estate) e di limitarli quando ci si vuole riscaldare (inverno). Il moto dellaria favorisce sia gli scambi di tipo convettivo che quelli di ventilazione e/o infiltrazione attraverso linvolucro delledificio. Il vento crea una sovrapressione sulle facciate direttamente investite (vedi Figura 140) mentre crea una depressione sulle facciate sottovento nella stessa direzione di moto (vedi Figura 141). Questa differenza di pressione fra facciate opposte favorisce il moto dellaria attraverso le aperture o le fessure delle pareti esterne. Se si vuole limitare questi scambi occorre utilizzare infissi con una buona tenuta allaria, come prescritto anche dalle norme UNI in applicazione della L. 10/91. La protezione dal vento pu essere ottenuta mediante ostacoli che, deviando la corrente daria verso lalto, generano a valle una zona di calma relativa. La profondit della zona protetta dipende dallaltezza dellostacolo e dalla sua forma (vedi Figura 140). Cos, ad esempio, un ostacolo formato da un piano verticale compatto (un muro) investito da un vento ad esso perpendicolare genera una zona dove la velocit dellaria risulta ridotta del 75%. Se lostacolo costituito da una fila dalberi con fogliami denso si hanno riduzioni di velocit minori ma la profondit dellazione maggiore potendosi avere ad una distanza di 25 volte laltezza degli alberi una riduzione del 75% della velocit che si avrebbe in assenza degli alberi. Questo sistema di protezione utilizzato in Patagonia (Argentina) in zone molto ventose: gli alberi vengono schierati in modo da formare un quadrato al cui interno vengono edificate le abitazioni. Se si desidera raffrescare le abitazioni favorendo i moti convettivi allora si dovranno evitare gli ostacoli esterni ai venti estivi prevalenti. Poich la superficie su cui scorre il vento ne condiziona la

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temperatura, se si inserisce uno specchio dacqua prima di colpire labitazione laria si raffresca e quindi si ha un effetto di raffrescamento migliore. La disposizione degli edifici in un complesso urbano crea effetti di velocit non facilmente prevedibili che dipendono dalle forme, dalle distanze e dalle dimensioni degli edifici stessi. Si possono avere effetti di protezione reciproca o di incanalamento con aumento della velocit (effetto Venturi, vedi Figura 142). Infine lefficacia dellazione del vento allinterno degli edifici dipende dalla forma, dimensioni e posizione delle aperture. Ad esempio, le aperture di dimensioni maggiori poste sulla parete sottovento rispetto a quelle sopravvento producono un incremento di velocit allinterno degli ambienti rendendo pi efficace lazione di ventilazione e di raffrescamento.

Figura 140: Effetti del vento e modificazioni apportate dagli edifici Se si invertono le proporzioni (maggiori quelle sopravvento rispetto a quelle sottovento) si ha un rallentamento della velocit allinterno degli ambienti. Poich laria pi calda si trova, in un edificio, in alto vicino al soffitto, le aperture di ingresso e di uscita poste entrambe in basso hanno un effetto rinfrescante limitato mentre se le apertura di ingresso dellaria sono poste in basso e quelle di uscita in alto si ha unazione di raffrescamento efficace. Giocando sullazione del vento alcuni edifici in Iran (e parzialmente in Pakistan) utilizzano sistemi ingegnosi di architettura bioclimatica spontanea per rendere pi confortevole le abitazioni esposte ad un clima particolarmente caldo in estate (torrido di giorno e freddo di notte, com tipico delle zone desertiche). Le abitazioni sono ancora costruite secondo i principi di architettura passiva gi visti in precedenza: muri spessi e pesanti in mattoni o in pietrame per avere elevate capacit termiche che stabilizzano le oscillazioni termiche a valori medi fra giorno e notte, cortili interni con piante arboree che schermano le pareti e consentono di umidificare laria di ventilazione e mantenere il fresco

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notturno, edifici addossati luno allaltro per ridurre le superfici soleggiate e le perdite di calore in inverno. In aggiunta a questi criteri che possiamo definire canonici dellarchitettura passiva vi un sistema originale detto delle Baud Geer o Torri del vento (o anche Torri Iraniane). Le parole Baud Geer significano letteralmente acchiappa vento. Questi elementi costruttivi sono comparsi in Iran intorno al decimo secolo. La torre del vento una specie di camino (vedi Figura 144) diviso in pi sezioni da setti verticali in mattoni. Durante la notte la torre si raffredda, durante il giorno laria a contatto con muratura si raffresca a sua volta e, diventando pi densa per la diminuzione della temperatura, scende verso il basso ed entra nelledificio.

Figura 141: Zone sopra e sot