Impatto Magazine: La Guerra dello Shale Gas // N. #4 // 28 ottobre 2014

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www.impattomagazine.it // [email protected] // Impatto Magazine - La Guerra dello Shale Gas. Questa settimana in primo piano: Medici senza frontiere ci racconta la vita in Africa durante la pandemia dell'Ebola e il nodo del matrimonio gay che attanaglia l'Italia.

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a metropoli e la villa, l’immigrato e l’indio, il caldo torrido della pampa e il ghiaccio immenso del

Perito Moreno. Terra di contrasti, l’Argentina. E dai contrasti, ci ricorda Eraclito, “nasce l’armonia più bella”. Cosa si nasconde nell’anima della regina incontrastata del Cono Sur? Così agli estremi da essere situata nel sud più a sud che immaginiamo, che se capovolgiamo il planisfero diventa occhio divino, triangolo massonico, vertice appuntito che sovrasta il mondo. Qual è il suo segreto? Dove tiene intriso il carisma che inietta nelle vene dei suoi figli? Il segreto è il sacro. Il segreto è il mito. Un sacro fatto di santità, divina o profana, divina e profana insieme. Un mito fatto di occhi, di mani che si stringono, di pugni che si alzano, di piedi considerati magici. Corpi che si chiamano Francesco, Evita, Ernesto, Diego. Nomi che diventano “Papa”,” Santa”, “Comandante”, addirittura “Dio”. Una Cattedrale di maggio, un balcone rosato, un basco nero con una stella rossa, uno stadio di bocas urlanti in una Boca dai colori che stordiscono. “In Argentina dicono che il dio del pallone è argentino. Adesso che anche il Papa è nato nello stesso Paese vuol dire che il cuore della religione è qui”, aveva dichiarato Diego Armando Maradona, el pibe de oro, appena Papa Francesco, al

secolo Jorge Mario Bergoglio, si era presentato sul sacro balcone dopo la fumata bianca, salutando con quelle parole che in pochi secondi avrebbero conquistato il mondo per la loro semplicità: “Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. “La fine del mondo”: un’espressione che rimanda all’apocalisse, alla distruzione, alla lontananza estrema ma, anche, per le stesse ragioni, al nuovo inizio, alla purificazione, alla genialità, alla rivoluzione. Ed è proprio questo, l’altro termine chiave che identifica la terra del fuoco: rivoluzione. Quella politica, incarnata nella figura di un uomo mutilato delle mani e di una donna portata imbalsamata in processione per le avenidas portegne. Quella sportiva, nelle gambe di un uomo che ha disegnato quadri espressionisti sui campi erbati del mondo intero. Quella religiosa, nel sorriso di un uomo vestito di bianco che beve mate in Papamobile. Dove si trova il limite che separa la fede dalla religione, il sacro dal profano, il mito dalla realtà? Dove si nasconde la scintilla sacra della genialità, la terra fertile per il seme del carisma? Non è dato saperlo, forse questo posto. Una caccia al tesoro, una peregrinazione incerta ma entusiasmante, un solo, unico indizio per il viaggio di ricerca: la fine del mondo.

Sacro e Profano il carisma alla fine del mondoDa Francesco a Diego passando per Evita e Che Guevara,

storie di un mondo affascinato dai volti dell’Argentina.

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EmanuelaGuarnieri

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EditorialeN.3 | 21 Ottobre 2014

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Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore!

Indro Montanelli

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anta non è un brand alla moda, né una nuova band musicale, ma è un termine che girovagando

in qualsiasi strada di una città svedese, piccola o grande che sia, si può leggere più e più volte. Panta è un nome, che suona come un monito, in particolare per l’ambiente, poiché indica i contenitori – in plastica e non – riciclabili. Il tema del riciclo è molto caro alle popolazioni nordeuropee e la sensibilizzazione al tema passa anche attraverso piccoli incentivi economici. Ad esempio su bottiglie di plastica e lattine la scritta panta è affiancata sempre dal controvalore in corone, così come sugli scontrini emessi all’acquisto di prodotti in contenitori di plastica, c’è l’indicazione del costo relativo. In più trovare un punto-riciclo è facile, difatti tutti i supermercati, così come i piccoli market, hanno un impianto per ogni tipo di contenitore dotato di scanner che ne riconosce la tipologia, effettua un’operazione di compattamente ed emette un buono acquisto pari al controvalore dei contenitori riciclati. L’occasione offerta è diventata anche fonte di sostentamento per tutte quelle persone che vivono di stenti o che non hanno una fissa dimora, che, a bordo della loro bicicletta, vanno in giro alla ricerca di panta e cercano, così, di riuscire a recuperare delle piccole somme di denaro per l’acquisto di generi

di prima necessità. In parallelo, queste persone riescono anche a contribuire al mantenimento delle città in condizioni di pulizia, in aggiunta ai servizi locali che hanno già degli standard molto elevati. Per sottolineare ancora maggiormente l’importanza del riciclo, il governo svedese da tempo ha lanciato una campagna pubblicitaria che campeggia in tutte le stazioni della metropolitana, lungo le scale mobili in entrata e in uscita. I messaggi sono affidati a delle immagini di vita quotidiana, in cui gli elettrodomestici sono sostituiti da alcuni contenitori. Alcune delle esemplificazioni più riuscite e più frequentemente proposte mostrano delle bottiglie di plastica utilizzate come ferro da stiro oppure come asciugacapelli o come piastra per capelli. Al di sotto di queste immagini compare sempre l’indicazione dell’energia utilizzata dall’elettrodomestico e dell’“impronta ecologica” legata al contenitore riciclato. Altro aspetto rilevante della campagna pubblicitaria in questione è la costante presenza di soggetti giovani come protagonisti delle immagini, allo scopo di voler sensibilizzare maggiormente le fasce d’età più basse, che talvolta risultano meno attente alle problematiche ambientali e che rappresentano i consumatori dei prossimi decenni, di conseguenza vanno educati sin da ora alla necessità di gestire adeguatamente i loro panta.

Panta: in Svezia il riciclo è guadagno

Il tema del riciclo è molto caro alle popolazioni del nord Europa e la sensibilità passa anche per gli incentivi.

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MarcoTregua

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EditorialeN.3 | 21 Ottobre 2014

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13Istantaneeda ParigiUna galleria delle bellezze della Capitale francese.

Storie d’imprese dell’eccelenza italiana che rilanciano il brand della nazione in un mercato mondiale ipercompetitivo.

7. 13.

Fratelli o fratellastri d’Italia?Una nazione che dopo 150 anni non riesce ad unirsi.

Sulle Ali di IcaroIl profilo di un genio che ha cambiato il cinema: Kubrick

I dolci scherzi di HalloweenLa ricorrenza d’oltrmanica e le sue delizie in tavola

L’ombra dellosfregiatoLa terza parte del racconto sull’assassino di Joe.

L’atrofia del pensiero: Una riflessione!Siamo certi che tutte le notizie che ci giungono siano esatte?

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SommarioN.2 | 14 Ottobre 2014

Il diritto italiano si interroga sul lo spinoso nodo Eutanasia. Esiste davvero un diritto ad ottenere una dolce morte?

Eutanasia Made in Italy. Il diritto alla dolce morte

L’ente sanitario umanitario interviene con un’intervista esclusiva sul dramma africano del virus Ebola.

Medici senza frontiere, una lotta contro l’Ebola

Made in Italy

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Il Nodo MatrimonioIl matrimonio omosessuale in Italia è considerato ancora innaturale, eppure le ultime direttive europee mettono in luce il sacrosanto diritto alla felicità.

23.

17. 35. 41.

Ma sul serio i banner pubblicitari che promettono grandi guadagni in borsa sono veri? Considerazione sulla reale efficienza del Mercato.

Ma i mercati finanziari sono davvero così efficenti?

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Il Gas da argille sta divenendo sempre di più il petrolio del momento. Storia di un energia che stravolge la politica mondiale.

American Dream 2.0, alla ricerca dello Shale Gas

Il mondo si indigna per le efferate violenze che subiscono le donne indiane. Dove si deve ricercare una soluzione?

Luci ed ombre dal Gange. Storie di donne indiane

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Il terroreper EbolaL’epidemiologo dell’organizzazione internazionale Medici senza Frontiere, il dott. Saverio Bellizzi, interviene sulle operazioni per contenere il dramma dell’Ebola. Un virus che mette in ginocchio l’Africa e lancia allarmi in Occidente.

Intervista - a cura di Anna Annunziata

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IntervistaN.4 | 28 Ottobre 2014

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In quali modi opera medici senza frontiere per fronteggiare l’epidemia di Ebola, qual è il suo modus operandi, la sua sfera d’intervento e d’azione?

Medici senza frontiere è l’unica organizzazione che è sempre intervenuta per quanto riguarda l’Ebola, e interviene attraverso la costruzione di presidi sanitari, ospedali da campo con delle procedure ben chiare, procedure standard, mediante le quali si trattano e si testano i casi di Ebola. Parallelamente lavora con le autorità locali per aiutarle soprattutto a fronteggiare le situazioni in cui ci sono persone malate o persone che operano a stretto contatto con i malati, che vanno seguite per 21 giorni e isolate immediatamente.

Geograficamente la sfera d’intervento fino a dove si estende?

Attualmente, per quanto concerne l’Ebola, è nei Paesi dell’Africa occidentale che

operiamo. Ci sono due centri in ogni Paese, ogni centro è il centro di riferimento della zona circostante. I pazienti dei paesi vicini, poi, possono recarsi nel centro più vicino alla frontiera. Si pensi che addirittura il centro più grande con 250 letti non è sufficiente a coprire tutto. A seconda del contesto si può coprire un’area geografica più o meno grande.

Dall’inizio dell’epidemia, MSF ha ricoverato nei propri centri di trattamento oltre 4.500 pazienti. Più di 2.700 di loro sono risultati positivi all’Ebola. A Foya, nel nord della Liberia, l’organizzazione umanitaria - Premio Nobel nel 1999 - gestisce un centro di trattamento lungo la zona di confine con la Guinea, nel quale i pazienti ricevono terapie di supporto. Qui, le équipe di MSF forniscono anche supporto psicologico ai pazienti e ai loro familiari, eseguono attività di sensibilizzazione e promozione della salute, pratiche di sepoltura in

In foto - Alcuni giovani ragazzi della Sierra Leone osservano le operazioni di bonifica attuate dai sanitari.

In foto - Un villaggio africano, della Sierra Leone, in prenda alla disperazione per alcuni casi di contaggio.

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me compreso,ora sarebbero morti. Ci possono essere però errori o incidenti. Questo fa capire come è fondamentale sottolineare che le procedure standard messe in atto e le forme di precauzione non proteggono mai al 100 per cento. È dunque impossibile avere una protezione completa. Si parte per quei luoghi avendo la più piena consapevolezza che si cerca di limitare al massimo il rischio o l’esposizione al rischio, ma non c’è uno 0, una sicurezza ,una certezza assoluta. Il contesto è cosi difficile e pericoloso che può succedere. Come Craig Spencer si sia infettato non

lo so con certezza, ma posso dirle che ogni volta che succede una cosa del genere si fa un’investigazione interna per capire bene quale è stato il momento in cui è avvenuto il contagio, per capirlo, studiarlo, porre una soluzione.

Mi riferisco all’Ebola come ad un vero e proprio fenomeno, un caso mondiale. Titoloni su titoloni tutti i giorni ci informano della emergenza e della necessaria e repentina risposta d’intervento che occorre. Il direttore dei CDC (centers for disease

sicurezza e forniscono un servizio di ambulanza. Perché l’opera di sensibilizzazione della comunità è importante tanto quanto l’attività medica?

Abbiamo un vero e proprio team che si occupa della sensibilizzazione delle comunità. Quest’ultima è importantissima per far capire alle persone che nel momento in cui qualcuno si ammala, esiste,c’è il mezzo per curarlo, per potersi prendere carico di tali situazioni ed è estremamente importante soprattutto per indirizzare, guidare chi si trova in difficoltà. Chi versa in questo stato non è solo. Deve saperlo.

Craig Spencer, medico della New York Presybterian Hospital, che era partito come volontario di Medici Senza Frontiere (MSF) in Africa per combattere il virus Ebola, è ritornato 10 giorni fa a New York dalla Guinea e, dopo essere andato in ospedale giovedì a causa di alcuni sintomi, è stato confermato essere il quarto caso di Ebola negli Stati Uniti dopo quelli di Dallas, in Texas, e il primo nella Grande Mela. Come è possibile che un operatore possa contrarre la malattia, non sono forse sufficienti le misure di protezione che adottate? Ci sono stati errori, si può parlare di incidenti?

Ci sono procedure standard per prevenire e scongiurare il rischio. Questo fa infatti sì che su 3000 o 4000 persone fino ad ora infettate, pochissimi sono stati gli operatori di medici senza frontiere contagiati. Altrimenti tutti gli operatori,

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IntervistaN.4 | 28 Ottobre 2014

In foto- Dei sanitari africani rientrano dopo un intervento.

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control and prevention) definisce quella dell’ebola, un’epidemia peggiore dell’AIDS, e, per ammissione delle stesse autorità americane i 3000 soldati inviati non sono adatti per fronteggiare il virus stesso. Si parla di pandemia, e soprattutto di vera e propria ecatombe, che potrebbe portare addirittura

paesi dell’Africa occidentale in cui la situazione è veramente grave. Lì e solo lì si può giustamente parlare di pandemia, di vera e propria emergenza ebola.

La decisione di inviare 3000 soldati in Africa per fronteggiare il fenomeno, le sembra giusta, o è un’ennesima trovata che desta scalpore senza una concreta utilità? Quanto le forze armate possono essere realmente utili in contesti simili?

Per come è grave la situazione, chiunque vada là e metta in piedi dei

e nella peggiore delle ipotesi a 10 ooo contagi a settimana a dicembre. Si tratta di fondato allarmismo o di condizionamento psicologico mediatico, pericoloso tanto quanto l’ebola? Non crede che isteria e ansia collettiva possano essere parimenti nocivi e deleteri?

centri specializzati è utile. Chiunque è utile. Davvero chiunque. Il problema non è tanto quello di chi mandare, ma è necessario e indispensabile che chi sia mandato sappia portare avanti i centri che vengono costruiti. C’è bisogno di formare un numero adeguato di persone che lavora nei centri, porta avanti con competenza e professionalità gli stessi, altrimenti sarebbe soltanto una semplice costruzione nel deserto. Si deve poi essere in grado di consentire e permettere le cure più adeguate, di

isolare i casi e rallentare la contaminazione.

La contaminazione avviene solo nel caso in cui si entra in contatto con i fluidi corporei del malato, o anche la semplice vicinanza? Si può smentire una volta per tutte che la semplice vicinanza con il malato non porta alcun tipo di rischio?

Esattamente. La temuta contaminazione avviene solo in caso di contatto diretto con i fluidi. Quindi attenzione: toccare sangue,

vomito, diarrea e il latte materno è assolutamente e altamente rischioso. Non la semplice vicinanza.

La cosiddetta epidemiologia computazionale, disciplina che si occupa di prevedere l’andamento delle epidemie di malattie infettive, stima che in Italia il rischio di contagio è del 5-10%. Meno di altri Paesi che hanno collegamenti diretti con i paesi africani. A ciò deve aggiungersi che nel Paese più colpito, la In foto- Intervento di

alcuni sanitari africani.

In foto- Dei sanitari africani intervengono in una abitazione.

C’è un bombardamento mediatico in questo momento: bisognerebbe focalizzarsi sul fatto che c’è attualmente una catastrofe in questi paesi. Bisogna chiarire meglio, di fatto, che il problema e il rischio, da noi, è assai remoto. Sicuramente potrebbero esserci dei casi, ma saremmo equipaggiati e sapremmo farvi fronte. Si tratterebbe però, sempre di casi isolati e non di focolai. I mass media dovrebbero stare molto più attenti a convogliare le informazioni, ponendo l’accento sul fatto che è ancora inadeguato ciò che si sta facendo là, in quei

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Liberia, le autorità sanitarie non riescono a distinguere le vittime di Ebola da quelle di altre malattie, ed oggi solo il 31% delle morti è stato provocato sicuramente dall’Ebola e il restante 47% è considerato solo probabile. L’Italia cosa rischia effettivamente?

L’Epidemiologia computa il 5 o 10 % di rischio in Italia. Questi sono calcoli fatti a computer, a tavolino. In Italia il rischio è molto ridotto rispetto alla maggioranza dei Pesi più colpiti, ma questo per una serie di fattori importanti, una serie di variabili: non ci sono voli diretti con i paesi più colpiti, le comunità di serra leoneosi e guineani non sono grandi in Italia. Il rischio c’è per l’operatore che torna da queste zone. Per quanto riguarda gli immigrati, le persone che approdano con i barconi sulle sponde italiane, non ha senso neanche parlarne.

Ecco, oggi si sente dire anche della pericolosità di questi soggetti. Diciamolo chiaramente, perché non ha senso parlarne?

Perché hanno alle spalle settimane, mesi, anni di viaggio. Una persona malata di ebola muore nel giro di poco, la paura è completamente infondata, come completamente infondate sono le asserzioni di chi l’alimenta.

Le istituzioni potrebbero fare di più per fronteggiare il fenomeno? Le istituzioni devono fare di più. Si deve fare di più: le istituzioni internazioni fino a questo momento hanno fatto poco o nulla, lo stiamo dicendo da cinque o sei mesi a questa parte, ma nulla è cambiato, la situazione non fa che

peggiorare.

Quali cose in concreto dovrebbero fare e non fanno le istituzioni?

I Paesi che hanno risorse di ogni tipo, economiche in primis, ma anche risorse da mettere in campo nell’immediato, ed esperienza, devono, hanno l’obbligo e il dovere morale di intervenire, di mandare persone a far qualcosa. Se continuano a farsi solo promesse ma non c’è una messa in campo degli operatori. Non si va da nessuna parte. Fino ad ora non abbiamo visto niente, ci siamo solo noi con qualche altra organizzazione. Ma, mi creda, non possiamo fare di più di quanto stiamo facendo. È impossibile.

Cosa pensa lei personalmente del fatto che molti definiscono voi medici senza frontiere i veri eroi della nostra società?

Eroi non saprei, noi abbiamo fatto una scelta. Io personalmente credo che chi parli dall’alto della sua posizione istituzionale non potrà mai capire ciò che facciamo noi. Chi opera direttamente sul campo ha una visione diversa, più corretta, pragmatica. Le dinamiche di cui noi siamo partecipi e di cui ci rendiamo conto sono molto diverse, ed è difficile traslarle in teoria. La teoria è una cosa, la pratica è un’altra. Ci sono tantissimi fattori da tenere in considerazione, che variano da Paese a Paese, e questo siamo solo noi a poterlo dire.

Non hanno paura i medici senza frontiere? Non ha paura di essere contagiato e di morire un medico senza frontiere? Voi rischiate pur sempre la vostra vita.

Zone a rischio Ebolapresidiate dall’esercito.

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IntervistaN.4 | 28 Ottobre 2014

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a ciò che vede. Lei quindi è mai entrato in contatto diretto con un malato?

Si, sono entrato nei centri in cui sono presenti i malati. Poi la situazione è talmente grave a Monrovia per esempio, che chiunque può ammalarsi, anche e soprattutto al di fuori del centro, e noi possiamo entrare in contatto con tutti questi soggetti Per quanto riguarda il contatto diretto, in Guinea sono entrato con la tuta nelle stanze in cui c’erano i malati, ben due volte. Con tutta l’attrezzatura adeguata, naturalmente.

La ringrazio moltissimo per la disponibilità e il tempo che lei e molti altri operatori avete concesso in questi giorni a noi di Impatto, nonostante i moltissimi impegni che avete soprattutto in quest’ultimo periodo.

Grazie a voi. Molti giornalisti ci stanno bombardando: ci sta, è anche giusto così. Occorre divulgare le informazioni al maggior numero di destinatari possibile. Dobbiamo anche saper selezionare a chi divulgare dati e informazioni. Chi meglio di noi può dare le notizie più vere e certe, sperimentare direttamente sul campo?

Guardi la paura c’è e ci sarà sempre. Non è grandissima, perché siamo abbastanza coscienti di quali sono le procedure, sappiamo che esse sono adeguate e appropriate se applicate bene. Tuttavia esse limitano solo il ischio. Siamo sempre tutti con gli occhi ben aperti. Vediamo le persone morire tutti i giorni, non è facile. Siamo consci che si tratta di una malattia mortale. Basandoci sui numeri di adesso, si ha la metà, il 50 % delle possibilità di sopravvivere.

Lei è epidemiologo, in cosa consiste il suo ruolo all’interno della organizzazione, all’atto pratico?

All’atto pratico, il mio ruolo nello specifico si può dividere in attività all’interno del centro e attività all’esterno. All’interno io mi occupo di prendere statistiche, vedo i casi, li analizzo per capire qual è la possibilità di morire. Studio le caratteristiche del malato e mi occupo della parte numerica. Guido dunque le strategie

che si devono attuare per migliorare e dico cosa c’è da cambiare. Sul lato esterno vedo come si sta sviluppando l’epidemia e prevedo dove si può sviluppare in futuro. In questo modo guido le attività esterne: in questo momento stiamo distribuendo dei pacchi igienici nelle famiglie dove ci sono malati, così da diminuire la contaminazione.

Il suo quindi è un fondamentale ruolo guida e di indirizzo e coordinamento dell’attività medica, in base agli studi che compie, i dati di cui entra in possesso e in base

In foto- Un villaggio del Sierra Leone con vari casi di Ebola.

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In foto- dei portantini trasportano una vittima.

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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Eutanasia made in Italy

In Italia l’eutanasia non è ancora legalizzata. Storie di esuli della morte che vanno a cercare

l’ultimo dolce sospiro in cliniche all’estero.

Una dolce melodia, scelta minuziosamente tra tante, risuona drammatica in sottofondo, una finestra che affaccia direttamente su una verde radura immersa nelle campagne di Pfaffilkon, volti amici, facce fidate, visi familiari, la dolcezza di qualche parente e la drammatica rassegnazione che si legge senza difficoltà nei loro occhi velati da lacrime che cercano di cacciare via, almeno ora, almeno in queste poche ore, le ultime. Entro breve tempo un composto chimico provocherà un arresto cardiaco, ponendo fine a una vita di sofferenza, lasciando il posto al nulla, al buio più totale, o, al contrario, per chi ci crede, alla luce di una nuova vita. Non è la descrizione di una scena che potrebbe capitare di guardare sul grande schermo, è ciò che accade in Svizzera, dove ogni anno sono moltissimi i malati, soprattutto italiani, che scelgono di andare incontro ad una “dolce morte”, una morte indolore, meglio conosciuta come suicidio assistito o eutanasia legale, che dir si voglia. Un espressione tanto macabra quanto infelice ha definito questo fenomeno

come turismo della morte : sono i cosiddetti “esuli del suicidio”, per lo più italiani, a recarsi a Zurigo per non fare più ritorno. Malati molto gravi, la cui legislazione non consente di decidere così facilmente circa la fine della propria vita e la fine dell’ atroce, logorante e costante sofferenza che la attanaglia. A Zurigo l’eutanasia è legale sin dal 1942, non si spendono in media più di 3000 euro (molto meno, dunque, di un funerale italiano), e sono molte le associazioni, come la Dignitas, che valutano la situazione clinica di ciascun malato, consentendo, a chi ne ha diritto, di porre in questo modo fine alla propria vita, e di scegliere tutto ciò che debba fare da contorno al tanto atteso e progressivo avanzare della morte.

Una dolce morte: inviolabilità e sacralità della vita - “Di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all’eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Queste le parole di Benedetto XVI. Ma

Redatto da Anna Annunziata

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correnti oscurantiste dei partiti italiani, come ha dimostrato in molti casi noti, quali il caso di Piergiorgio Welby, il caso Englaro, quello di Luca Coscioni, di Paolo Ravasin, che hanno riportato alla luce tutti i problemi e i drammi della bioetica e dato adito a discussioni di carattere etico giuridico.

Eutanasia : reato o diritto?In un Paese come questo, non resta altra scelta che diventare un esule del suicidio, per appropriarsi di un diritto definito dai padri costituenti “inviolabile”. L’eutanasia, dal greco buona morte, che sia essa attuata

passivamente, mediante astensione del medico dal praticare le cure, che consista essa solo nell’atto autonomo del malato in presenza di un medico, o che sia praticata direttamente dal medico o anestesista mediante un atto specifico, molto difficilmente non sarà assimilata a reati quali l’omicidio volontario, omicidio del consenziente e suicidio assistito , disciplinati rispettivamente dagli articoli 575, 579 e 550 del codice penale. Manca una legislazione sull’eutanasia, presente in Paesi come Belgio, Olanda e Svizzera già

cosa c’è di naturale, in realtà, in ciò che viene conosciuto con il nome di alimentazione e idratazione artificiale, svuotamento intestinale, sondino naso gastrico e respiratori artificiali? Di naturale qui c’è solo la consapevolezza, da parte di chi non può che servirsi di tali macchinari per rimanere aggrappato alla vita, di una non vita. Dietro il desiderio della morte, forse, si cela il desiderio di riappropriarsi di libertà e di dignità. Dietro la pretesa di eliminare la sofferenza e di violare la dignità della vita, forse, si cela l’esatto contrario: un attaccamento smisurato alla vita stessa, un esserne così tanto innamorati da reputarsi disperatamente consapevoli di cosa significa staccarsene. Il Papa emerito ha utilizzato anche l’aggettivo “inviolabile”, che la nostra Carta Costituzionale, invero, nel fondamentale e cardine articolo 2, associa a quella classe aperta di diritti che riconosce e garantisce, quale lo stesso diritto alla salute. L’articolo 32, infatti, stabilisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. La sospensione delle cure è un diritto inviolabile, garantito unicamente, in Italia, da una Costituzione rigida, giusta e solidale con chi soffre, unico baluardo contro la disumanità delle istituzioni e da una magistratura fedele a se stessa e indipendente, a dispetto delle reticenze elettorali, del peso delle posizioni cattoliche e delle

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

In foto- Benedetto XVI, attuale Pontefice emerito.

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da molto. Oggi vi sono soltanto discipline circa le procedure, molto lunghe e rigorose, da seguire per l’accertamento della morte cerebrale. I partiti abbozzano tentativi di legiferare in materia, escludendo però, allo stesso tempo, alimentazione e idratazione forzata dal concetto di accanimento terapeutico ed evitando

forte e incisivo, tanto quanto l’esortazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, alla luce dei dati Istat riportati dall’associazione Luca Coscioni circa i tentati suicidi dei malati, pari a più di 10.000 ogni anno, ha fatto appello alla politica e al Parlamento, affinché affrontino il tema dell’eutanasia e delle condizioni dei malati terminali. Salomonica la soluzione di Napolitano, che chiede un sereno e approfondito confronto di idee.

di soffermarsi sul valore legale della sottoscrizione di un testamento biologico, atto di autonomia che consentirebbe più facilmente la libera scelta circa un ambito, quello del fine vita, così intimo e personale. Sono 70.000 le firme dei cittadini italiani che chiedono la legalizzazione dell’eutanasia: appello

Autodeterminazione dellalibertà personale - Chiedersi cosa spinga un malato terminale a desiderare o a tentare il suicidio, nonostante sia sotto gli occhi di tutti la palese, insopportabile agonia che divora e consuma famelica, giorno dopo giorno, non è una cosa semplice. I malati terminali piombano sempre più in una condizione di minorità mentale, e a provocare ciò, inconsciamente, è la società civile e democratica in cui ci troviamo a vivere. Si è sempre più convinti,

dall’alto di posizione di perfetta sanità psicofisica, di avere il diritto di stabilire che il malato “non deve sapere, non deve soffrire, non deve morire”. Lo si fa per il suo bene. Non ci si rende conto che così facendo, il malato tende a perdere a poco i propri diritti, quelli che ruotano attorno al libero arbitrio. Si abusa di una condizione di debolezza, arrogandosi un diritto che spetta ad altri. A onor del vero, nonostante le dissidenti posizioni che nei dibattiti etico

giuridici contrappongono cattolici e correnti politiche varie, occorre segnalare che ovunque, in ogni tempo e in ogni luogo, dal libro della Genesi, alla Costituzione, fino ad arrivare alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino, l’unico valore, principio primo e diritto sancito non è altro che l’auto determinazione della libertà di cui ogni singola persona, ogni singolo essere umano è in maniera indiscutibile, senza dubbi e condizionamenti dotato. In foto- B. Lorenzin,

Ministro della Sanità.

In foto- Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica.

Nessuno contesta il diritto di ognuno a disporre della sua vita, non vedo perché gli si debba contestare il diritto a scegliere la propria morte.

Indro MontanelliLa Repubblica, 2000

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Le ombre dell’IndiaNell’India della luce e delle tenebre. In un fermo immagine che non ha colore: la violenza silenziosa sulla Donna.

In foto- Una giovane ragazza indiana con classici abiti di cerimonia corredati da preziosi gioielli. Tuttavia le giovani indiane sono soggette ad aberranti violenze.

Redatto da Giorgia Mangiapia

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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Fiumane di traffico disordinato, indicibile. Rumore di clacson assordante. Odori intensi di sandalo e rose. Profumi inebrianti. Un’esplosione di colori in sari di seta. Strade brulicanti di vita, energia, movimento. Sapori insoliti, penetranti. Alberi centenari, possenti, costeggiano ogni strada. Radici invadono, non curanti, le case. Capre, mucche e pappagalli si mescolano agli uomini. Occhi neri vibranti color legno sandalo si nutrono di un caos armonico. Il caos che regna sovrano in India. L’India la osservi, la vivi ed è come se si chiudessero e si aprissero continuamente gli occhi: luce, tenebre. Tenebre, luce. Se giri il capo oltre lo spettacoloso disordine, le tenebre sovrastano la luce in un fermo immagine che nulla ha di spettacoloso. Un silenzio immobile ottenebra qualsiasi sapore, odore, colore. Sotto un albero di mango pendono i corpi di due adolescenti. Non hanno colore il verde e il rosso dei loro sari; non hanno colore i veli delle donne, gli sguardi atterriti dei bambini, i capelli bianchi degli

Da un lato - Pratibha Patil, ex Presidentessa indiana.

Dall’altro- Pranab Mukherjee, attuale Presidente indiano.

anziani della casta Dalit, radunati intorno a quei corpi privi di vita, a quel mango, custode silenzioso di indicibili meschinità. Non c’è colore nell’atrocità delle tenebre, nella ferocia della disumanità. I Dalit– gli intoccabili, i fuori casta - per ore, fermi in silenzio per rompere quel silenzio che urla l’orrore

In India, le nostre religioni non attecchiranno mai; l’antica saggezza della razza umana non sarà oscurata dagli eventi in Galilea.

Arthur SchopenhauerFilosofo tedesco dell’800

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delle vittime, omertà, indifferenza, apatia: l’anima più nera dell’India prende le sembianze di un mostro. Un mostro – il cui corpo è composto è composto da 7 uomini, di cui 2 poliziotti – si è scaraventato con efferatezza su due sorelle di 14 e 15 anni mentre camminavano in un campo alla ricerca di un luogo appartato da poter utilizzare come bagno, visto che una casa su due non dispone di toilette. Il mostro le ha assalite, stuprate ripetutamente e strangolate prima di impiccarle. Tenebre e silenzio. Gli abitanti di Katra non hanno permesso né ad agenti né a medici

di portarle via per offrire loro quella protezione che da vive non hanno avuto e che l’India non ha voluto dare. Perché nel paese delle contraddizioni si compie uno stupro ogni 2 minuti, una donna è bruciata per problemi legati alla dote ogni 90 minuti. Sono state registrate, tra il 1° gennaio e il 30 aprile, denunce per molestie sessuali e 616 denunce di stupro. La ricerca “Breaking the silence” dell’organizzazione Human Rights Watch ha evidenziato che “gli abusi sessuali ai bambini in India sono correnti ma nascosti” e risulta che il 53% dei minori ha subito violenza sessuale. Tra l’80 e il 90% delle violenze denunciate sono da attribuire ad una persona nota alla vittima: parente, vicino di casa, amico di famiglia. Il mostro dall’anima nera colpisce le vittime adescandole con cioccolata come nel caso di una bambina di 9 anni che nel mese di febbraio, a

di violenze brutali, inaudite, carnali perpetrate su minori. Sevizie e stupro collettivo: fenomeno drammatico, antico che riveste una dimensione castale. Ché il mondo veda, ché i giornali parlino, ché le televisioni mostrino.

L’anima nera dell’India tra tenebre e silenzio: “I ragazzi sono ragazzi. Fanno errori” - Nel villaggio di Katra, stato dell’Uttar Pradesh, le avevano cercate fino a notte fonda, ne avevano denunciato la scomparsa. Ma la polizia è sorda a questo tipo di denunce. Allarmi inascoltati, colpevolizzazione

AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

In foto- Il volto di una giovane donna indiana.

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L’India brucia come l’Inferno, ma le sue anime sono belle e preziose perché il sangue di Cristo le ha irrorate.

Madre Teresadi Calcutta

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New Delhi, è stata legata, imbavagliata, seviziata e violentata riducendola in fin di vita. Il mostro opera da solo o in branco come nel caso dello stupro mortale di Nirbhaya, una studentessa, violentata ed uccisa in un autobus da due uomini. Sembrava che l’episodio, avvenuto nel dicembre 2012, avesse scosso le coscienze e avesse squarciato il tabù degli abusi sessuali ma l’affermazione del capo

del partito al governo, Hulayam Singh Yadav, ha stroncato speranze e aspettative: “I ragazzi sono ragazzi. Fanno errori”. Violentare e uccidere una persona è un errore da perdonare. Di fronte a tale assurda indulgenza si prova vergogna, rabbia e senso d’impotenza.

Quando l’unica colpa è nascere donna - Nascere donna in India è come morire. Nasci donna e sei discriminata, sottoposta

a violenze psicologiche e fisiche. Nasci per essere moglie e madre. Nasci per portare una dote. Nasci e sei “a disposizione” dei maschi. Il dramma culturale in India è anacronistico. Gli atteggiamenti misogeni sono normali, fanno parte del modo di vivere e di pensare. Il pensiero: questo è il peggiore dei problemi. Le ragazze a New Delhi hanno delle regole che seguono inconsciamente: bisogna non attirare

La famigliaIl nucleo familiare indiano è cementato dal passaggio delle tradizioni di casa.

Agnello indianoUna donna indiana, vestita con un variopinto abito floreale, tiene in braccio un agnellino. L’agnello è uno dei piatti di elezione della gastronomia del Gange, ed è fonte di sostentamento per le classi povere.

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AttualitàN.3 | 21 Ottobre 2014

In foto - Una anziana donna contempla una foto della sua gioventù.

In foto - Una anziana donna tesse un “golden ring”.

l’attenzione; bisogna non apparire e non esistere affinché non si subisca violenza. Bisogna non essere. Dovrebbe essere scardinata la mentalità distorta su cui si fonda una cultura, una società di caste e divisioni. Ishita Kaul, figlia del presidente di SOS Villaggi dei Bambini nel mondo e impegnata da anni nella promozione dei diritti delle donne in India afferma: “ Le organizzazioni internazionali possono aiutare le donne in India con la creazione e lo sviluppo di programmi dedicati ai bambini che si concentrino sull’eguaglianza e la parità

dei diritti, e allo stesso tempo lavorando con gruppi di donne, uomini e leader di comunità che possono contribuire alla diffusione della conoscenza in materia di diritti costituzionali e legali delle donne. Questi sforzi è necessario che vengano sostenuti dalle autorità ed è necessario lavorare con il governo affiancandolo nella progettazione di campagne di sensibilizzazione, d’informazione e formazione. SOS Villaggi dei Bambini India gestisce una vasta gamma di programmi nati per rafforzare la posizione sociale delle donne

Devo dire che l’India ha bisogno di recuperare valori morali prima di fare sogni da superpotenza.

Vandana Shiva

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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In foto - Una anziana donna indiana in un drammatico stato di assoluta povertà.

In foto - Una donna indiana in un classico vestito violaceo.

e favorire l’istruzione e la formazione professionale delle donne e delle bambine in India” . Bisogna agire con leggi. Leggi che puniscano seriamente e fermamente quelli che vengono definiti “errori” ma che hanno tutti i colori dell’orrore e che possono essere definiti con l’unico termine adatto: crimini. Nel 2012 era stata istituita la commissione Verma, composta da tre giudici, avente l’obiettivo di rivedere le leggi per una prevenzione e tutela della popolazione femminile ed, effettivamente, era stato presentato un documento

all’avanguardia recepito solo in parte dal Parlamento che decise di introdurre la pena capitale. Successivamente la Corte Suprema indiana stabilì come pena l’impiccagione. Il risultato è stato sconcertante: gli stupratori sono diventati più feroci scegliendo vittime più vulnerabili, di caste basse e di fasce sociale meno protette. Le intoccabili, le disabili, le minorenni. In maniera ancora più oscena la mancanza di volontà politica e l’incapacità dello Stato continua a ricadere su chi, in India, ha un’unica colpa: essere nata donna.

Con l’Europa non si afferma un’idea di pace, ma di guerra: paesi l’un contro l’altro armati.

Marine Le PenEuroparlamentare

“L’India non è soltanto all’origine di tutte le cose, essa è superiore in tutto, anche all’antica Grecia.

Friedrich SchlegelFilosofo e critico tedesco

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Questomatrimonionon s’ha da fareIl matrimonio omosessuale in Italia è considerato ancora un tabù che rasenta l’innaturale, eppure le ultime direttive europee mettono in luce il sacrosanto diritto a godere della felicità.

Redatto daFlavio Di Fusco.

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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Correva l’anno 2001, precisamente il primo Aprile ed in Olanda veniva celebrato il primo Same Sex Marriage. I Paesi Bassi sono stati il primo stato al mondo a riconoscere il diritto per le persone dello stesso sesso a contrarre matrimonio e portare avanti una (non sempre scontata) vita familiare, al pari di qualsiasi coppia eterosessuale. Di lì a poco, un’ondata di civiltà è dilagata in ogni dove del pianeta: Belgio (2003), Spagna e Canada (2005), Sud Africa (2006), Norvegia e Svezia (2008), Messico (2009), Portogallo, Islanda e Argentina (2010), Danimarca e Francia (2012), Regno Unito, Brasile, Uruguay, Nuova Zelanda, parte dell’Australia e Stati Uniti (Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, Iowa, New York, Maine, Maryland, Rhode Island, New Jersey, Delaware, Minnesota, Stato di Washington, California, Illinois, Hawaii

eNuovo Messico oltre alla capitale nazionale Washington, D.C. – 2013). Attualmente sono 36 gli stati che accordano diritti e doveri matrimoniali (perché si parla anche di doveri) a persone dello stesso sesso; da sommare a tale cifra vi sono anche quelli che – pur non garantendo una parificazione formale al matrimonio – attribuiscono la facoltà di trovare tutela attraverso l’istituto delle Unioni Civili.

La situazione italiana - Per ciò che riguarda l’Italia, quando si parla di coppie omosessuali, la legge va in tilt; il vecchio Codice Civile del 1865, all’articolo 55 – condizioni necessarie per contrarre matrimonio– era chiaro: “Non possono contrarre matrimonio l’uomo prima che abbia compiuto gli anni diciotto, la donna prima che abbia compiuto gli anni quindici”. La diversità di sesso dei nubendi come presupposto indispensabile per contrarre matrimonio. Nel “nuovo”

In foto - Il primo matrimonio gay della storia australiana. Ivan Hinton (a destra) sposa il suo compagno Chris Teoh (a sinistra).

In foto - La prima celebrazione di un matrimonio omosessuale all’interno del Regno di Sua Maestà Elisabetta.

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codice Vassalli, promulgato nel 1942, quell’articolo sulle condizioni necessarie al matrimonio è diventato un’intera sezione fatta di sette articoli diversi, di cui nessuno si riferisce al sesso dei coniugi: non perché chi all’epoca scrisse quelle norme fosse tollerante e aperto alle coppie gay, ma – al contrario- perché la cultura omofoba e omonegativa era talmente radicata che l’eventualità di una relazione affettiva pubblica tra due persone dello stesso sesso non venne ipotizzata néconcepita. L’amore omosessuale per il

legislatore italiano non era minimamente concepibile ed era da definirsi addirittura inesistente (non nullo, non annullabile, non invalido). Quando nel 2004 il sindaco di Latina si vide arrivare la richiesta della prima coppia gay italiana riuscita a sposarsi (all’estero) di vedere trascritto sul registro comunale il loromatrimonio in Olanda, rimase atterrito e ribatté ai due che non poteva trascrivere il matrimonio perché “contrario all’ordine pubblico”. La coppia ricorse in Tribunale, in Appello ed alla Cassazione invano.

Altri tempi … altri modiLe motivazioni della Corte d’Appello, nella sentenza del 2006, erano chiare:“per il legislatore del 1942, così come per il legislatore costituzionale, non sussisteva l’esigenza di alcuna specificazione in merito alla diversità di sesso dei coniugi, essendo questa insita nella comune accezione e nella tradizione sociale e giuridica dell’istituto matrimoniale e non essendosi all’epoca neppure profilata l’ipotesi di un’estensione dell’istituto all’unione affettiva tra persone dello stesso

In foto- Darrell, e Marshan Goodwin Moultry, sono pastori della Chiesa della Liberazione di Cristo a Seattle. I due sono una coppia gay da anni e da sempre si dichiarano un esempio da seguire.

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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sesso[…]. È anche vero che in altri articoli del Codice Civile (sei per la precisione) si parla senza sottintesi di “marito” e di “moglie”. Due parole che possono avere solo un significato, peraltro chiarito dallo stesso Codice nell’articolo sugli effetti del divorzio. La Cassazioneè costretta a prenderne atto: le unioni omosessuali sono intrascrivibili per “la loro inidoneità a produrre, quali atti di matrimonio appunto, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano”. Ma le argomentazioni con cui arriva a questa conclusione non sono secondarie. I giudici cassazionisti hanno preso in considerazione la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2010, che ha interpretato l’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che sembrerebbe escludere le coppie omosessuali dal diritto al matrimonio: “l’uomo e la donna hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto”. La Corte europea scrive nella sentenza che

In foto - Una foto celebrativa di un matrimonio saffico.

In foto - Una foto celebrativa di un matrimonio tra due gay.

“non ritiene più che il diritto al matrimonio di cui all’articolo 12 debba essere limitato in tutti i casi al matrimonio tra persona di sesso opposto […] Tuttavia, per come stanno le cose, si lascia decidere alla legislazione nazionale dello Stato Contraente se permettere o meno il matrimonio omosessuale”.

L’Europa non impone - L’Italia, per ora, non lo permette, e la Corte europea, pur riconoscendolo come undiritto legittimo, non lo impone: ma quello che importa è che la Corte europea abbia riconosciuto presente la possibilità e il diritto del matrimonio omosessuale nella normativa europea a cui, pur non dovendosi adeguare per forza, l’Italiaè soggetta. Anche la Corte Costituzionale è stata investita, nel 2010, del problema del riconoscimento per le coppie dello stesso sesso a contrarre matrimonio. L’articolo 29 della Costituzione sancisce che La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. In breve,

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Credo che il matrimonio sia un grande istituto: aiuta le persone a prendersi responsabilità e impegni, e per questo sarà aperto anche ai gay.

David CameronPremier Britannico

diremo che la Consulta si è parecchio divertita in merito all’attribuzione di un significato al termine “naturale”. Potendo effettuare una ricostruzione storica, la Corte sentenziò che l’aggettivo in questione non si riferisse alla “naturalità” dell’unione uomo-donna ai fini della procreazione (in quanto, allora, sarebbe da negare ad una coppia sterile poter contrarre matrimonio) ma facesse riferimento alla questione che la famiglia avesse origini ben più radicate rispetto al momento in cui questa ha trovato riconoscimento e tutela nello ius positum (diritto positivo). Nonostante ciò, però, la Consulta – anziché fare del codice civile una lettura costituzionalmente orientata – compie della Costituzione una lettura “codicisticamente orientata”: ha letto la Costituzione alla luce del dettato codicistico in

cui si fa riferimento a figure di sesso opposto. Adducendo ulteriori motivazioni in merito alla ratio del costituente nella redazione dell’articolo 29, i giudici costituzionali dichiarano l’impossibilità – per forza di cose – dell’apertura al matrimonio fra persone dello stesso sesso, rimandando, però, al legislatore la facoltà di legiferare in materia concedendo tutela anche a questi tipi di “nuclei” che trovano espressa tutela nell’articolo 2 della Costituzione “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. La lettura della corte pare – a nostro giudizio – forzosa ed inconcludente. Basterebbe riesumare l’idea di illustri costituzionalisti del calibro di Stefano Rodotà, Michele Ainis, Gustavo Zagrebelsky e Lorenza

Stefano Rodotà

Famoso giurista., è stato vicepresidente della Camera nel ‘92.

Michele Ainis

Discepolo di T. Martines è un noto costituzionalista e giurista.

Gustavo Zagrebelsky

Giurista e Giudice della Corte costituzionale dal 1995 al 2004.

Successori

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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Carlassare per “smontare” tutti gli artifici e le motivazioni che la Corte ha addotto per sostenere una tesi faziosa. Pare ovvio che la ratio del costituente non remasse in quella direzione ma, la Carta Costituzionale è volutamente un documento a maglie larghe che ha permesso e permetterebbe di superare presunti ostacoli di caratura costituzionale in virtù del progresso, dell’evoluzione sociale e di esigenze che sono più che mai attuali e lederebbero un diritto. In seguito alla pronuncia della Consulta e probabilmente in seguito alle vicende estere in merito, gli orientamenti della Corte di Cassazione riguardo l’ammissibilità del matrimonio fra persone dello stesso sesso, sono mutate: in una sentenza del 2012, la Suprema Corte ha dichiarato che il matrimonio contratto fra due persone dello stesso sesso non può considerarsi inesistente. Nell’Aprile di quest’anno, il Comune di Grosseto ha trascritto l’atto di matrimonio tra due persone dello stesso sesso nel registro di stato civile del comune

In foto - Il primo matrimonio gay britannico celebrato tra Peter McGraith (sinistra) e Peter McGraith (destra).

In foto - Il primo matrimonio gay della storia, svolto in Olanda nel 2001.

In foto - La prima unione omosessuale in Svezia (2009).

In foto - Alex Freyre e Jose Maria Di Bello, si sono sposati nel 2010 in Argentina, il primo paese del Sud Amerca a consentire le unioni gay.

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per i nostri amici e per i nostri familiari, e allo stesso tempo stiamo costruendo un paese migliore, perché una società migliore è quella che non umilia i suoi membri. […] Oggi la società spagnola da una risposta a un gruppo di persone che per anni sono state umiliate, i cui diritti sono stati ignorati, la cui dignità è stata offesa, l’identità negata, la libertà repressa. Oggi la società spagnola gli concede il rispetto che meritano, riconosce i loro diritti, reinstaura la loro dignità, afferma la loro identità e restituisce la loro libertà.E’ vero che si tratta solo di

una minoranza; però il suo trionfo è il trionfo di tutti. Sebbene ancora non lo sappiano, è anche la vittoria di coloro si oppongono a questa legge, poiché è la vittoria della libertà. La sua vittoria rende migliori tutti noi, rende migliore la nostra società.Signore e signori, non c’è aggressione alcuna al matrimonio né alla famiglia nella possibilità

toscano, come previsto dall’ordinanza del Tribunale di Grosseto notificata all’amministrazione venerdì 11 aprile. Una decisione contro la quale la Procura ha presentato ricorso. Non sarà di certo il matrimonio dei sogni, ma è già un grande passo in avanti. Nel frattempo si attendono segni di vita dagli scranni parlamentari.

Le parole di Zapatero Lasciando al lettore la libertà di trarre le proprie conclusioni a riguardo, ci è parso d’uopo invitarVi ad uno spunto di riflessione attraverso la riproposizione del discorso dell’allora Presidente del Consiglio spagnolo (Luis Zapatero) prima del voto che ha modificato il codice civile spagnolo e che ha garantito alle persone dello stesso sesso la possibilità di vedersi riconosciuti agli occhi del proprio Paese: non solo come contribuenti ma come coniugi.Signore e signori,oggi il mio governo sottomette definitivamente all’approvazione della Camera il Progetto di Legge che modifica il Codice Civile in materia di diritto a contrarre matrimonio […]con altre persone dello stesso sesso. […] Noi non siamo stati i primi, ma sono sicuro che non saremo nemmeno gli ultimi. A breve verranno molti altri paesi, spinti, Signore e Signori, da due forze irrefrenabili: la libertà e l’uguaglianza. […] Non stiamo legiferando, Signore e Signori, per gente lontana ed estranea. Stiamo ampliando le opportunità di felicità per i nostri vicini, per i nostri colleghi di lavoro,

Luis ZapateroSocalista, è stato Presidente del governo spagnolo dal 17 aprile 2004 al 21 dicembre 2011.

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AttualitàN.4 | 28 Ottobre 2014

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Paris Je t’aime- La prima unione omossesuale francese tra Bruno Boileau e Vincent Autin.

La Primera- Un’istantanea della prima unione omosessuale svolta in terra iberica.

che due persone dello stesso sesso si sposino. Non c’è nessuna violazione dell’istituzione matrimoniale, anzi esattamente l’opposto: valorizzazione e riconoscimento del matrimonio.Sono cosciente che alcune persone e istituzioni sono in profondo disaccordo con questa modifica della legge. Desidero esprimere loro che, come altre riforme che l’hanno preceduta, questa Legge non genererà alcun male, che la sua unica conseguenza sarà il risparmio dell’inutile sofferenza di esseri umani. E una società che risparmia inutili sofferenze ai suoi membri è una società migliore. Ad ogni modo, manifesto il mio profondo rispetto verso quelle persone e quelle istituzioni, e voglio altresì richiedere lo stesso rispetto a coloro che

appoggiano questa Legge. […]I nostri figli ci guardano con incredulità quando gli raccontiamo che non tanto tempo fa le loro madri avevano meno diritti dei loro padri e se gli raccontiamo che le persone dovevano rimanere unite nel matrimonio, persino contro la propria volontà, quando non erano già più in grado di convivere. Oggi possiamo offrirgli una bella lezione: ogni diritto conquistato, ogni libertà raggiunta è stato il frutto dello sforzo e del sacrificio di tante persone che dobbiamo oggi riconoscere e di cui dobbiamo andare orgogliosi.[…] Oggi, per molti, arriva quel giorno che evocò Kafavis un secolo fa: «Più tardi, in una società migliore, qualcun altro, fatto come me, certamente si mostrerà e agirà liberamente».

Lesbiche, gay, bisessuali e transgender americani sono nostri colleghi, amici, familiari, ed hanno tutti i nostri stessi diritti, tra cui quello di sposarsi.

Hillary Clinton Senatrice degli States

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fratelli o fratellastri

d’italia?

Chi siamo? Cosa siamo? A chi o cosa apparteniamo? No, non è un trattato di filosofia o un resoconto di una seduta dall’analista, sono semplici domande che – forse in maniera diversa – ci poniamo quando si parla di identità nazionale: è un concetto, quello di patria, che a volte può sembrare vecchio, fuori moda, relegato solo ad alcuni contesti, al di fuori dei quali può essere scambiato con uno dei cavalli di battaglia di una particolare parte politica. Cosa significano oggi una bandiera che sventola, un inno suonato in maniera solenne, una lingua familiare

ascoltata per caso in strada quando non si è nella propria nazione?

Quanto ci sentiamo Italiani? - Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani, recita una popolare massima di epoca risorgimentale attribuita a Massimo d’Azeglio, il quale più propriamente disse pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani. Se pensiamo che nei primi anni 2000 Giorgio Gaber cantava Io non mi sento italiano, si può capire come il buon d’Azeglio sia stato un po’ profeta e come passi in avanti in questo senso ne siano stati fatti pochi. Eppure, date le grandi figure italiane che sono state

Redatto da Valerio Varchetta

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SocietàN.4 | 28 Ottobre 2014

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protagoniste nella storia, motivi di vanto per sentirsi italiani ce ne sarebbero: basti pensare a Dante, Leonardo, Colombo, Michelangelo, Fermi, Maiorana, e la lista potrebbe continuare per molte righe. Il problema è che queste figure, così come l’immenso patrimonio artistico e culturale che l’Italia possiede, sono spesso prese a pretesto, più che come motivo di orgoglio patriottico, come un carico da 11 da giocare sul tavolo di un confronto campanilistico di livello più elevato. Ormai l’orgoglio di essere Italiani si manifesta solo in poche occasioni: la Nazionale di calcio che vince i Mondiali, Roberto Benigni e Paolo Sorrentino che vincono l’Oscar, il successo di qualche schermidore alle Olimpiadi. Si tratta, in realtà, di un problema che ha radici lontane nel tempo, che risalgono agli errori commessi nel processo che ha portato all’unificazione nazionale e che è stato alimentato dalla cattiva gestione dello Stato da parte della nostra classe dirigente.

Le tappe della nostra identità L’evento che ha portato all’unità d’Italia, necessaria da un punto di vista storico (l’Italia è sempre esistita, fin dall’epoca romana, ci si è riferiti ad essa anche durante il Medioevo) è stato condotto nel peggiore dei modi da uno solo degli Stati costituenti la penisola, creando

L’Italia è stata la culla del diritto: ora sta diventando la tomba della giustizia.

Corrado PallenbergScrittore e giornalista

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Sandro PertiniSocialista e settimo Presidente della Repubblica Italiana, durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell’Isonzo, e per diversi meriti sul campo gli fu conferita una medaglia d’argento al valor militare.

Roberto BenigniAttore e intellettuale italiano, durante la sua carriera ha ricevuto l’Oscar per la pellicola “La vita è bella” e una nomination al premio Nobel per il suo impegno “dantesco”.

bensì al Nord, raccoltosi intorno al grido bossiano di “Roma ladrona!”. E qui forse ci sta una tirata d’orecchie alla gente del Sud che rimpiange il passato, ma si è assuefatta a sottostare a una classe politica, quella meridionale, incapace di far sentire la propria voce per non sacrificare i propri interessi e che al referendum del 1946 votò in massa per salvare il trono di quei Savoia che tanto male avevano fatto al Sud dell’Italia. In più, in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo, si sente ancor meno il senso di appartenenza a una comunità più grande di quella in cui si vive, quasi

per quell’istinto a salvare prima il proprio piuttosto che affrontare insieme i problemi. È successo dopo la crisi del ’29 in Europa, col proliferare dei nazionalismi, succede ora con la presa di distanza dall’Unione Europea e in maniera minore con la crescita di scetticismo nei confronti dello Stato, visto come inadeguato ad affrontare la situazione. Se quindi Gaber sembra aver ragione, rimanendo in ambito musicale, ascoltando L’Italiano di Toto Cutugno, ci possiamo rendere conto come gli Italiani, pur non sentendosi appieno tali (fatta qualche eccezione) sono in realtà più simili

un senso di insoddisfazione soprattutto nel meridione (chissà come sarebbe andata invece con un processo di unificazione secondo le idee mazziniane). Nei decenni successivi, anche dopo la lotta di liberazione dagli antifascisti, che ha accomunato Nord e Sud, è rimasto questo barlume di insofferenza per lo Stato Italiano, accusato di lasciare indietro una parte del Paese a vantaggio di quella più sviluppata. Tale sensazione, mitigata per alcuni anni grazie alla presenza di altissime figure politiche, una su tutte quella di Sandro Pertini, che più di tutti è stato il Presidente che ha rappresentato l’unità nazionale (come recita la Costituzione), è riesplosa circa 20 anni fa grazie a un movimento politico locale: ma non al Sud, come ci si sarebbe aspettati dopo quanto detto sopra,

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Raccontare ai giornalisti stranieri la politica culturale italiana non è cosa semplice.

Alberto Ronchey

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tra loro di quanto non si pensi.

Il senso di appartenenza all’estero - Di certo, noi italiani non siamo mosche bianche.È ovvio che il discorso“identità nazionale” vari da Paese a Paese, e nell’effettuare questa analisi bisognerebbe comunque tener conto di diversi fattori economici,

convivenza forzata. Uno degli stati europei dove si riscontra una condizione critica in termini di senso di appartenenza alla Patria è senza dubbio il Belgio, diviso nelle due etnie fiamminga e vallone, le cui frizioni (dovute a una prevalenza vallone nella classe dirigente a fronte di un maggiore sviluppo economico delle Fiandre) negli ultimi anni hanno portato il Belgio a una grave crisi politica e istituzionale. Le due entità territoriali (l’una di lingua simile all’olandese, l’altra che parla una lingua neolatina

sociali e storici. Se da un lato esistono Paesi come la Francia, gli Stati Uniti o anche i Paesi dell’America latina in cui, seppure in maniera variabile da caso a caso, si ha un sentimento di patria abbastanza forte nei cittadini – che porta ad affrontare insieme le difficoltà – ne esistono altri in cui si ha una situazione quasi di

di matrice francese) vivono quasi da “separati in casa”, collaborando poco o nulla. Una riconciliazione tra le parti, in questo periodo, sembra difficile, anche se tentativi di risvegliare un sentimento comune nazionale ci sono, soprattutto da parte dei principali campioni belgi di ciclismo, lo sport nazionale, su tutti Philippe Gilbert, vallone, che, al termine di una vittoriosa gara nelle Fiandre, stupì tutti rilasciando l’intervista in fiammingo. L’esempio belga mostra come l’identità nazionale

sia un concetto molto delicato, in alcuni casi fragile, che ha bisogno di essere cementificato di continuo, in quanto è pronto a vacillare in periodi di crisi. Ma se in Belgio il tutto, seppur con grandissime difficoltà, si svolge in maniera pacifica, ciò non accade in altri Paesi del mondo, soprattutto nel continente africano, ricco di conflitti che riempiono i titoli dei telegiornali per qualche giorno e poi spariscono dalla memoria, pur continuando a mietere

vittime. In questi casi l’identità nazionale è quasi nulla, dato che molti Stati sono risultati ottenuti a tavolino dalle potenze europee che si spartirono a fine ’800 il continente nero, obbligando popolazioni diverse, forse divise da rivalità antiche, a convivere, creando delle bombe pronte a esplodere in qualunque momento, specialmente in mancanza di una guida forte, come in Europa fu, ad esempio, Tito, la cui morte segnò la fine della Jugoslavia. In foto- Toto Cotugno,

cantautore italiano.

In foto- Dante Alighieri, autore della Divina Commedia.

L’unità d’Italia, sognata dai padri del risorgimento, oggi si chiama pastasciutta; per essa non si è versato sangue, ma molta pummarola.

Cesare Marchi

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Alla ricerca dello

Shale Gas

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secondo gli esperti, si potranno creare 600.000 posti di lavoro entro il 2020. Peraltro le importantievoluzioni nelle tecniche relative alla perforazione delle rocce scistose, oggi permettono l’estrazione di ingenti quantitativi sia di gas, che di petrolio a costi più vantaggiosi. Una rivoluzione energetica “made in U.S.A”, destinata, entro il 2016, ad accrescere, anche, la produzione d’oro nero, fino ad un erogazione giornaliera di 10 milioni di barili. Dati che emergono da uno studio condotto dalla U.S Energy Information Administration, secondo i quali il Paese a stelle e strisce avvicinerà sempre più la produzione giornaliera di petrolio a quella della Russia, attualmente pari a 10,5 milioni di barili giornalieri. Un graduale progresso che potrebbe portare gli Stati Uniti, entro il 2035, al raggiungimento dell’indipendenza energetica.

American Dream 2.0 - “The American Dream 2.0”, così potrebbe definirsi il progetto futuristico di Barack Obama. Un’ambiziosa prospettiva capace di generare – secondo le stime – una vera e propria rivoluzione nell’universo energetico. Cambiamento radicale a cui si andrebbe ad aggiungere anche una netta trasformazione degli equilibri geopolitici e geoeconomici dell’intero pianeta. Uno sconvolgimento degli scenari, attuabile grazie alla presenza di riserve estese in un’area di 246mila chilometri quadrati (poco più della superficie del Regno Unito), in cui si stima un quantitativo di gas liquido da estrarre, compreso tra i 1400 e i 14000 litri cubi. Un’indipendenza energetica che comporterebbe, dunque, per gli States non solo l’aumento del proprio livello di produzione industriale, ma

Alla ricerca dello

Redatto da Carlo Serpino

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Shale Gas

Gas da argilla, gas di scisto, shale gas … qualsiasi termine si decida di adottare, non modificherà ciò che esso rappresenta, ossia un’unica e innovativa fonte di ricchezza. Relativamente all’aspetto geo-chimico, ci si riferisce ad un particolare gas metano, proveniente da argille e posizionato in giacimenti collocati tra i 2000 e i 4000 metri di profondità, estraibile attraverso l’impiego di specifiche tecniche di trivellazione e fratturazione.

Il boom americano - Protagonista incontrastato degli scenari energetici degli Stati Uniti, negli ultimi anni, lo shale gas ha determinato un notevole accrescimento della ricchezza del Paese presieduto da Barack Obama.

Grazie a questa tecnica estrattiva, infatti, sono stati ridotti gli oneri legati alle importazioni e, soprattutto si sono creati i presupposti per una importante crescita occupazionale:

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Se puoi controllare il petrolio, allora controlli le nazioni, se controlli gli alimenti, controlli i popoli.

Henry Kissingerpolitico statunitense

Haydar al-’AbadiPrimo Ministro Iraq

Sabah IVEmiro Kuwait

anche un forte innalzamento del margine di profitto delle aziende, agevolato da una netta riduzione di quei costi, attualmente generati dall’importazione di energia da paesi come l’Iraq, l’Arabia Saudita o il Kuwait. Prospetti rivoluzionari, che però già dispiegano le loro potenzialità nel breve. Negli ultimi 9 anni infatti le importazioni di gas sono diminuite del 28%, mentre quelle del petrolio del 16%; il tutto a fronte di due accrescimenti positivi di tali produzioni, rispettivamente del 34% e del 65%. A rendere ancor più accattivante lo scenario basti pensare che per produzione di gas la Pennsylvania è equivalente al Qatar, mentre il North Dakota insieme al Texas producono lo stesso quantitativo di petrolio iracheno.

I giochi di potere tra Russia e USA - Inoltre, se il progetto continuerà a viaggiare spedito, ben presto, gli americani si troveranno in una posizione equiparata, se non avanzata, rispetto alla potenza russa, attualmente capace di produrre e distribuire gas in tutta l’Europa. Un gioco di potere, che, dunque, sicuramente dispiegherà i suoi effetti sul vecchio continente. L’export di shale gas a stelle e strisce, forse, metterà la parola fine all’egemonia russa e alla dipendenza dell’Europa centro – meridionale dalle erogazioni di quest’ultima. Una soluzione che però lascerà indifferenti anche molti colossi dell’UE, infatti, se da un lato, la Francia continuerà a sostenere tutto il suo fabbisogno con il nucleare, dall’altro, i paesi scandinavi e il Regno Unito continueranno ad apprezzare i loro interessi

Abd Allah Re Arabia Saudita

Detentori

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La posizione cinese e l’aggressività americana Trattando di potenze mondiali diviene, inoltre, fondamentale proferire circa l’expolit di shale gas avutosi anche nell’onnisciente Cina. La terra del dragone, infatti, gode di cospicui giacimenti di gas naturale – stimati in 134.420 miliardi di metri cubi – addirittura superiori alle riserve degli Stati Uniti. Logicamente la schiacciante differenza interposta tra i due Stati, sta nelle tecniche di perforazione del territorio che permettono di rendere fruibile la risorsa; la distribuzione del territorio cinese è complicata da decifrare, tanto che lo sviluppo di circa 100 pozzi in meno di due anni era quasi insperato. Se pur in numero nettamente ridotto rispetto ai 40.000 pozzi statunitensi, nel giro di soli 2 anni, l’output di gas naturale del paese orientale ha raggiunto un consumo di 11 miliardi di metri cubi, con un rialzo del 7,6% su base mensile, e con delle prospettive annuali calcolate su un incremento del 12%, pari a 131 miliardi di metri cubi. Ciononostante

nei mari del Nord. Tuttavia, primi passi verso l’utilizzo di gas “made in U.S.A.” si sono già avuti. Da un verso, infatti, si è giunti ad un accordo tra Enel e, la texana, Cheniere Energy; un agreement che ha sancito due contratti ventennali per l’erogazione di gas naturale liquefatto (GNL), pari a 3 miliardi di metri cubi l’anno. Un miliardo destinato al mercato italiano, mentre i restanti due, diretti alle centrali Enel spagnole. Dall’altro verso, invece, la Total ha siglato un accordo con Lukoil per il deposito di shale gas in Siberia. Uno smacco, quest’ultimo, che la Russia di Putin non ha intenzione di restare a guardare. Non è un caso, infatti, che, negli ultimi mesi, con una decisa manovra politico – militare essa sia riuscita ad annettere la Crimea, destabilizzando così il territorio ucraino, leccornia prelibata per via di un sottosuolo ricco di gas.

Difatti, un’area a cavallo con lo stato polacco – il bacino di Lublino – contiene un’ingente quantità di gas di scisto, un patrimonio che l’ex Unione Sovietica non vede l’ora di accaparrarsi. In breve, un’escalation di mosse, che ha riaperto gli scenari a una nuova guerra fredda tra i due colossi mondiali, o meglio, tra i due maggiori esportatori di fonti energetiche.

In foto- Un operatore alle prese con un l’estrazione.

In foto- degli operai su una piattaforma estrattiva.

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I driller Gli operai driller sono i tecnici di piattaforma incaricati alla trivellazione del suolo a scopo estrattivo.

Gli studiTutte le operazioni di piattaforma sono coordinate da ingegneri.

Volti da PetrolioUn giovane operaio, potretto da occhialini ed elmetto, mostra la fatica e lo sporco accumulati dopo una sessione estrattiva.

le storie di Cina e Stati Uniti, negli ultimi tempi, non sono poi state così tanto separate. Basti pensare alla polemica sul Keystone XL, oleodotto che trasporta liquidi bitumosi tra Alberta e Golfo del Messico. L’impianto, in cui sono forti gli interessi cinesi di Petrochina, è stato aperto e rilanciato dall’ex segretario di stato Condoleeza Rice. La mossa – abbinata alla riapertura del Deepwater Horizon della

British Petroleum dopo il disastro del 2010 – è sembrata una chiara tattica offensiva da parte del governo US. Difatti come sottolineato da uno studio del CSIS e dalla dottrina Donilon, gli USA – nel caso di politiche energetiche – preferiscono adottare un profilo “leverage”, ossia un atteggiamento aggressivo rispetto alla concorrenza e agli stakeholder, piuttosto che ponderare le soluzioni al fine di

Il mondo del petrolio è dello stesso colore del liquido tanto ricercato: nero, come le tendenze più oscure della natura umana. Accende passioni e provoca conflitti ed omicidi.

Eric Laurentgiornalista francese

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ottenere una stabilità positiva per tutto l’aggregato produttivo.

Green Nimby e il destino mondiale - Il tutto poi è stato duramente contestato ed osteggiato anche dagli ambientalisti, che hanno trovato il loro punto di riferimento nella tesi di Micheal T. Klare. Secondo l’accademico infatti, al momento staremmo assistendo ad un vero e proprio rafforzamento del modello economico legato a fonti fossili. Il “delirio al carbonio”, così come è stato definito nella sua pubblicazione, sarebbe un clamoroso passo indietro rispetto ad un mondo che dovrebbe viaggiare spedito verso la green economy. Ed è proprio sull’energia pulita che inizia ad infervorarsi il dibattito editoriale americano. Infatti, secondo un editoriale del WSJ, l’Europa non può puntare a superare la sua dipendenza dalla Russia solo con le pale eoliche,

incitando così a proseguire gli esperimenti sulle energie non convenzionali fatti nel Lancashire. L’area britannica, infatti, da anni sperimenta estrazioni aggressive attraverso la fratturazione idraulica, suscitando l’ira di tanti comitati Nimby, appoggiati guarda caso da Russia Today. Quel che è certo, in chiusura, è che la posta in gioco è alta. C’è in ballo il controllo delle fonti d’energia per i prossimi decenni. Un aspetto fondamentale per la ricchezza di un Paese, ma non solo. Perché l’energia è anche e soprattutto il motore dell’economia mondiale e averne il controllo implica avere un considerevole vantaggio sui competitors internazionali. E così ancora una volta la storia si ripete e a contendersi gli scenari geopolitici ritroviamo Usa contro Russia. Questa volta il ring è diverso, oggi non ci si contende la Luna, ma si combatte a colpi di fracking.

Lo shale europeoIn Europa, si è avuto un rilancio dello shale gas nel 2009; un entusiamo che tuttavia è andato scemando. La Francia, infatti, è stata il primo paese al mondo, insieme alla Bulgaria, a proibire in modo permanente l’impiego della tecnica di fratturazione idraulica. Anche la Germania è espresso più di un dubbio, mentre l’italiana ENI ha deciso di proseguire le ricerche sul suolo polacco.

Le giganti struttureUna imponente piattaforma terrestre per il fracking, ossia l’estrazione fisica del gas d’argilla.

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Ma i Mercatisono efficienti?

Ma sul serio i banner pubblicitari che promettono guadagni con il trading sono

veri? Discussione sulla efficienza dei mercati.

Navigando sul web, molti di voi avranno notato la marea di pubblicità che promettono enormi guadagni – in tempi davvero ristretti – investendo su internet attraverso strabilianti tecniche di trading di nuova concezione. I navigatori più perspicaci sapranno tenersi sicuramente alla larga da queste pietre filosofali del terzo millennio, eppure queste pubblicità ingannevoli riaccendono un tema sempre attuale, ossia: è possibile prevedere l’andamento dei mercati azionari, e quindi investire ottenendo risultati così strabilianti senza correre alcun rischio? Secondo la teoria economica, se un mercato finanziario è efficiente, no.

Per mercato finanziario efficiente si intende un mercato in cui i prezzi dei titoli tengono conto di tutte le informazioni disponibili, ossia riflettono il loro rendimento atteso. In parole povere, questo significa che in un mercato efficiente non vi sono titoli sovra o sottoprezzati su cui speculare, perché l’interazione tra domanda e offerta riconducono il titolo

subito al suo prezzo d’equilibrio, che fornisce esattamente il corretto rendimento. È quindi impossibile arricchirsi più di quanto facciano gli altri, in quanto l’efficienza implica che tutte le opportunità di profitto non sfruttate siano rapidamente eliminate. Non può esserci arbitraggio, nessuno può diventare spropositatamente ricco da un giorno all’altro (salvo che sia un baro, come il Gordon Gekko del film Wall Street, o abbia un incredibile colpo di fortuna). Ma i mercati finanziari sono davvero efficienti? La risposta non è banale.

Tesi a favore dell’efficienza del mercato - L’evidenza empirica a favore dell’efficienza è stata ricercata attraverso l’osservazione dei prezzi delle azioni, dei risultati ottenuti dall’analisi tecnica e dei rendimenti dei fondi comuni d’investimento. I prezzi delle azioni dovrebbero rispecchiare tutte le informazioni pubbliche disponibili su di esse. Questo significa che gli annunci positivi relativi a società quotate, se già attesi, non faranno incrementare il prezzo delle azioni. Ciò,

A cura di Gennaro Battista

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economico portafoglio fai da te, diversificato in maniera piuttosto casuale? Non proprio.

Tesi contro l’efficienza del mercato - Alcune verifiche empiriche, infatti, sembrano sconfessare l’ipotesi di efficienza dei mercati, mettendo in evidenza alcune anomalie. La più famosa è sicuramente l’effetto Gennaio: tra Dicembre e Gennaio, infatti, si verifica quasi sempre un aumento anomalo dei prezzi delle azioni, un evento prevedibile che quindi sconfessa l’ipotesi della random walk. Alcuni economisti sostengono che

l’effetto Gennaio sia dovuto a questioni meramente fiscali: gli investitori sarebbero incentivati a vendere le azioni prima che finisca l’anno perché, in tal modo, possono dedurre le perdite in conto capitale dal loro imponibile e pagare così meno tasse. A Gennaio, poi, le ricomprerebbero facendo esplodere la domanda e schizzare in alto i prezzi. Tuttavia l’anomalia si verifica

effettivamente, è quello che avviene, come dimostrato anche dalle ricerche empiriche dell’economista e premio Nobel Eugene Fama.

I prezzi delle azioni, inoltre, proprio per questo, dovrebbero variare in una misura imprevedibile: ossia avere un andamento casuale, detto comunemente random walk. Considerato il valore odierno (che rispecchia tutto quello che è noto su quel titolo), infatti, dovrebbe essere altrettanto probabile che esso diminuisca o cresca. Ciò invaliderebbe del tutto le tesi sulle quali si muovono l’analisi tecnica e l’analisi statistica delle serie storiche finanziarie, che si fondano sullo studio dei dati storici sui prezzi azionari al fine di individuare tendenze o cicli in grado di contribuire alla previsione del loro andamento futuro.

In effetti, gli analisti e i gestori dei fondi comuni, che si affidano proprio a queste tecniche per elaborare le loro previsioni, difficilmente riescono a battere il mercato, ossia a ottenere rendimenti superiori a quello di equilibrio. A partire dal celebre studio di Micheal Jensen, professore emerito ad Harvard, “the performance of mutual funds in the period 1945-64”, che analizzava gli andamenti del mercato e dei fondi comuni, si sono susseguite decine di studi atti a dimostrare che i fondi non battono il mercato, ma sostanzialmente ne pareggiano i risultati. Questo significa che, oltre a non cliccare su luminosi banner che promettono ricchezze facili, forse fareste meglio a risparmiarvi commissioni e consulenze per costruire un ben più

Una famiglia di investitoriWarren Buffett, l’oracolo di Omaha, con il figlio Howard G. e il nipote Howard W. Buffett.

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anche in paesi dove la normativa fiscale vanifica strategie simili, rendendo l’effetto Gennaio un vero e proprio mistero.

Celebre è anche lo small firm effect, che riguarda i rendimenti delle azioni delle piccole società, spesso ree (almeno nei confronti della teoria) di offrire rendimenti incredibilmente alti per

Le anomalie più importanti, però, ci conducono nel mondo della finanza comportamentale, e rendono decisamente più appetibili i consigli degli esperti. Numerosi studi empirici, infatti, dimostrano che in realtà i mercati finanziari soffrono di alcune anomalie dovute all’agitazione degli operatori: il mercato, infatti, sembra soffrire di una volatilità eccessiva, questa market over reaction si ha per esempio quando, alla divulgazione di una nuova informazione, sia essa positiva o negativa,

lunghi periodi di tempo, anche in rapporto al rischio più elevato che le caratterizza. Sebbene l’effetto si sia ridotto negli ultimi anni, le sue cause sono ancora ignote, e numerose teorie si sono succedute per spiegarlo: alcuni sostengono che derivi da una scarsa percezione del rischio legato alle ridotte dimensioni d’impresa.

i prezzi dei titoli variano più di quanto dovrebbero per tornare a un livello d’equilibrio, per poi ristabilirsi solo dopo alcune settimane. Ciò contraddice evidentemente l’ipotesi di mercato efficiente, permettendo ai più avveduti di fare arbitraggio: ossia comprare titoli deprezzati, subito dopo un crollo, per poi rivenderli alcuni giorni dopo al loro prezzo d’equilibrio.

Un’anomalia ancora più curiosa, però, è il fatto che non sempre i prezzi delle azioni incorporino subito

le nuove informazioni disponibili su di esse. Ad esempio, se l’anno scorso, all’annuncio che AMD avrebbe fornito i chip delle nuove Playstation e Xbox, un investitore avesse comprato azioni dell’azienda di semiconduttori sopracitata, in realtà sarebbe riuscito a realizzare un extraprofitto. L’annuncio, infatti, non modificò il prezzo delle azioni, nonostante l’evidente nuova fonte di profitti per l’azienda, ma a farlo fu l’effettiva uscita

delle due console da gioco. Il mercato, in pratica, divenne cosciente del valore dell’informazione con grandissimo ritardo, permettendo così ai più avveduti – per lunghissimo tempo – una chiara opportunità di arbitraggio.

Il dibattito sulle ipotesi di mercato efficiente, benché Fama ebbe a dichiararlo chiuso già nel 1970, è quindi ancora in pieno fermento: almeno gli analisti (quelli veri, s’intende) possono tirare un sospiro di sollievo. In foto- George Soros,

famoso investitore.

In foto- Un broker americano durante una contrattazione.

Vendere i titoli quando s’è guadagnato abbastanza è come tagliare i fiori e innaffiare le erbacce.

Warren Buffett“

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Made in Italy morto ?Vivo e Vegeto!

Un’eccellenza Italiana: Nutella

Nell’epoca dei mercati globalizzati e dell’apertura delle economie nazionali c’è ancora un Paese profondamente provinciale che si rintana in casa propria. Un Paese che forse non ha pienamente realizzato di avere tutte le

carte in regola per collocarsi stabilmente ai vertici dell’economia continentale, se solo decidesse di uscire dalla “palude”. Un Paese che sfortunatamente si sta abituando, come il più incredibile dei pessimisti, a guardare il bicchiere

mezzo vuoto, piuttosto che mezzo pieno. Una nazione che ancora guarda con profondo scetticismo e che accoglie, o meglio respinge, fino a sfibrare con deciso ostruzionismo l’investitore straniero. Non ci vuole un mago per capire che ci si

La Ferrero è un’azienda molto attenta ai propri dipendenti. Capace di non perdere la dimensione familiare pur avendo esteso la produzione oltre i confini nazionali. E non è una coincidenza che non abbia registrato neanche un’ora di sciopero. Il Modello Ferrero è pertanto un esempio di business che fa scuola nel mondo. Un’azienda che porta in alto la bandiera tricolore in tantissimi Stati,

anche oltre le estremità continentali. Nutella è l’esempio che un brand made in italy ha una capacità attrattiva di pari livello ai colossi internazionali. Anzi Nutella è un colosso internazionale. E non è un caso che secondo i dati di Italy’s most attractive employers di Universum oggi moltissimi studenti di economia preferiscono lavorare alla Ferrero piuttosto che in Google.

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Redatto daPierluigi Patacca

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riferisce alla nostra Italia. È infatti oggettivo dire che dinnanzi a proposte di acquisizione da parte di colossi stranieri per alcune nostre aziende, il tipico “italiano medio” reagisce, nel migliore dei casi, palesando profonda perplessità. Il punto è che però anche la classe dirigenziale ha avallato, per lungo tempo, questo atteggiamento e si è ostinata a non attuare quelle riforme strutturali che, tra l’altro, non solo avrebbero incrementato l’appeal dell’Italia all’estero, ma che

probabilmente avrebbero trasmesso più fiducia anche a imprenditori connazionali.

Modi di porsi sbagliati e poco convenienti - La differenza fra noi e gli “altri” è tutta qui: in Europa, per non parlare del resto del Mondo, un qualsiasi Paese (tranne forse la nazionalista Francia) lavora per attirare capitali; in Italia, invece, si parla sempre e solo di “svendita” del made in Italy. Perché manteniamo questa convinzione secondo la

In foto - il fortissimo brand italiano Vespa.

In foto - un veivolo targato Alitalia

Il Cavallino.

L’Eleganza.

Fondata da Enzo Ferrari, e attualmente gestita dal gruppo Fiat, la Ferrari è la macchina veloce per eccellenza. Adesso è l’ambizione automobilistica di Emiri e Russi.

La Giorgio Armani SpA è un’azienda leader nel campo della moda internazionale. La società, fondata dall’omonimo amministratore, nel 2012 ha avuto un fatturato di oltre due miliardi di euro.

Il Made in ItalySecondo uno studio di mercato privato, Made in Italy è il terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa.

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L’Italia è in declino da diciassette secoli, però ha avuto tre inversioni di tendenza: Rinascimento, Risorgimento, Miracolo Economico.

Oscar Farinettidiscorsi sull’Italia

quale lo straniero è soltanto un approfittatore? Chi ci dice che sforzarsi a mantenere le aziende a battere la bandiera tricolore sia sempre un bene? È chiaro, dinnanzi ad un’offerta vanno fatte sempre tutte le opportune valutazioni. Può sempre verificarsi che l’investitore sia interessato a delocalizzare e parcellizzare le nostre imprese. Ma può anche verificarsi l’ipotesi inversa; ossia il caso di un imprenditore realmente intenzionato a sfruttare l’estro, la creatività e la progettualità delle nostre aziende ed incrementarne il profitto. Quello che è assolutamente sbagliato è decidere di sbattere la porta in faccia a un’società straniera, a priori, senza le appropriate considerazioni. Anzi, questo modo di porsi non solo è sbagliato, ma è incredibilmente talvolta poco conveniente. E soprattutto adesso, in una fase stagnante del nostro ciclo economico.

I casi italiani - Basti pensare al caso Alitalia. L’azienda di trasporto aereo italiana che nel 2008 è stata molto vicina all’acquisizione dei francesi di Air France e che oggi aspetta con ansia – vista la difficile situazione in cui versa – un’ancora di salvataggio, che potrebbe essere gettata dall’araba Etihad o proprio, ancora una volta, dalla stessa compagnia francese. Evidentemente, purtroppo, a distanza di sei anni, poco o nulla è cambiato. Anzi, (forse) la situazione è addirittura peggiorata, visto il dispendio ingente di risorse impiegato dagli imprenditori italiani – i cosiddetti patrioti – che oggi cercano di costituire una exit strategy. Completamente diverso è invece il caso di Emilio Pucci, importante griffe della moda italiana acquistata dai francesi Vuitton. Ebbene, grazie all’unione dell’estro italiano e del capitale transalpino, l’azienda è riuscita a penetrare

Giovanni Ferrero

Attuale amministratore delegato della Ferrero SpA .

Guido Barilla

Attuale amministratore delegato di Barilla SpA.

Leonardo Del Vecchio

Attuale amministratore delegato di Luxottica SpA.

Tre Brand

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nei mercati emergenti e a raddoppiare il suo fatturato. Non è quindi sempre detto che aprirsi a risorse d’oltre confine sia una male. I dati di importanti istituzioni, come la Banca Mondiale, dimostrano come in realtà ciò comporti una serie di considerevoli vantaggi per la nostra economia, incentrata soprattutto sulle esportazioni.

L’apertura di orizzontiPer fare tutto questo, però, non basta soltanto un cambiamento di mentalità. C’è bisogno soprattutto di riforme. Modifiche strutturali che riportino l’attenzione di investitori stranieri sul

nostro Paese. Perché i dati attuali ci dicono che oggi c’è pochissima fiducia e soprattutto poca voglia di investire da parte di società estere. Troppa burocrazia, troppa poca innovazione e soprattutto realtà troppo piccole. Concludendo preme dire che questo non vuole essere un manifesto esterofilo. È un invito ad un’apertura di orizzonti. Le prospettive possono essere molto vantaggiose. Abbiamo imprenditori molto capaci e con gran voglia di fare: se trovassero il giusto partner straniero, soprattutto in un’ottica di sempre maggiore integrazione dei mercati, ci pensate dove potrebbe arrivare la nostra Italia?

In foto - La briosa collezione 2012 firma dallo stilista Emilio Pucci.

Emilio PucciAmber Valletta,testimonial per una campagna marketing primaverile di Pucci.

Dove c’è lei, c’è Casa!Barilla è famosa nel mondo per il marketing incentrato su slogan familiari e semplici. Ma le tagline usate estero sono diverse dalla italiana “Dove c’è Barilla, c’è casa”. Infatti, mentre quest’ultima è tradotta solo in Russia, negli States si adopera “La scelta dell’Italia”, mentre in Francia si usa “La pasta preferita degli italiani”.

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la meccanica di un

icarodalle ali

solide

Se mai qualcuno dovesse sentire l’esigenza, per un improvviso amore verso la sintesi, di racchiudere la vita di un personaggio come Kubrick tra le due virgolette di una citazione, bhè, quella citazione non potrebbe essere di nessuno se non di Kubrick stesso, e dovrebbe suonare più o meno in questo modo: «Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere:”non tentare di volare troppo in alto”, come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: “dimentica la cera e le piume,

e costruisci ali più solide”». E questo particolare Icaro della cinematografia mondiale, ha abbandonato cera e piume fin dall’adolescenza, quando all’età di soli 17 anni, uno scatto ad un edicolante rattristato per la morte di Roosevelt gli vale, il 20 giugno 1945, la prima pubblicazione sulla rivista Look, per la quale lavorerà a contratto per i seguenti cinque anni. Il materiale di quel periodo è stato recentemente utilizzato per diverse mostre, la descrizione delle quali alludeva ad un “mondo ritrovato”, in realtà, in ogni singolo film di Kubrick risulta difficile

Redatto daLiliana Squillacciotti

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non carpire l’immenso amore per l’arte della fotografia. Un plauso e un grazie a chi ha permesso che la visione della nascita di quell’amore fosse alla portata di tutti. Il 1949 invece, segna la data di inizio di un altro amore, quello che durerà tutta una vita: il cinema.

I primi passi - Dirige i primi due cortometraggi, “Day of the flight” (un documentario sulla giornata del pugile Walter Cartier) e “Flying Padre” (la giornata di un prete messicano che sorvola la propria parrocchia con un aereo da turismo). A partire dal 1953 si avvicina al mondo dei lungometraggi, firmando poi (dopo aver girato “Paura e desiderio” e “Il bacio dell’assassino”) nel 1955 un contratto con la United Artists. Già nel 1956 però decide di unirsi in società con il produttore James B. Harris. E’ durante questi anni che il nome di Kubrick si impone definitivamente agli occhi di pubblico e critica, grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica di “Orizzonti di gloria”, finanziato ed interpretato da Kirk Douglas. Sarà lo stesso Douglas nel 1959 ad offrirgli la regia di “Spartacus”, il film ottiene un grande successo (quattro premi Oscar all’attivo), ma per Kubrick non poter avere carta bianca su ogni fase della produzione è motivo di insofferenza che lo porterà a non vivere un buon

Odio che mi si chieda di spiegare come “funziona” il film, cosa avevo in mente e così via.

Stanley KubrickIl Castoro Cinema

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The Shining Come capita sempre con Kubrick, per Shining, vennero studiate e impiegate notevoli innovazioni tecnologiche, a partire dalla macchina da presa: la steadycam che permise movimenti veloci senza sobbalziimprevisti.

Full Metal Jacket Film sulle disavventure del Vietnam, dall’incredibile cruenza, la sua chiusura con la marcia di Topolino è rimasta proverbiale e fortemente impressa nella cultura collettiva.

Le critiche sono tiepide, e Kubrick in un’intervista al Positif del ’68 dichiara: “Se Lolita è un fallimento, è imputabile solo alla mancanza di erotismo” alludendo, ovviamente, ai tagli imposti dalla censura. L’anno successivo è quello di un altro capolavoro caustico e provocatorio: “Il Dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”. Siamo in piena Guerra Fredda, il pericolo dell’atomica si manifesta spesso come una vera e propria nevrosi e Kubrick decide di affrontare l’argomento con una commedia satirica: “[…]cosa vi potrebbe essere

di più assurdo dell’idea di due superpotenze che decidono di spazzare via ogni forma di vita umana a causa di un banale incidente, alimentato da divergenze politiche che tra un centinaio di anni sembreranno tanto prive di senso quanto oggi a noi le dispute teologiche medioevali?” (Stanley Kubrick Directs, 1971). Il film debutta al Victoria Theatre, ed è accolto da ottime critiche. Cinque anni dopo, il 3 aprile del 1968 è il momento della prima mondiale di “2001: Odissea nello spazio” al cinema Loew’s di New York. La serata è un fiasco, in molti abbandonano la sala prima della fine del film.

rapporto con lo stesso Douglas. L’esperienza di “Spartacus”, è ciò indirizza il regista ad allontanarsi, almeno materialmente, dall’industria cinematografica hollywoodiana, con la quale continuerà ad avere un rapporto costante di odio e amore. Si trasferisce in Inghilterra, sua patria d’adozione. A partire dal 1962 si susseguono quei titoli noti anche ad un profano e che si sono incasellati perfettamente in quell’enorme mosaico che è la storia del cinema. Proprio il ’62 è l’anno di “Lolita” per la cui sceneggiatura Kubrick si avvale dell’aiuto dell’autore del libro, Vladimir Nabokov. Il film, dopo una lunga serie di trafile dovute alla censura, debutta al Loew’s Theatre e al Murray Hill, debutto a cui la protagonista Sue Lyon non può assistere perché troppo giovane per vedere il film a cui ha lavorato! Il potere del perbenismo.

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Parlando di cinema, in altre parole, siamo tutti figli di Griffith e Stanley Kubrick.

Martin Scorsese

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Spesso, i capolavori, si percepiscono solo con il “senno di poi”. Il progetto seguente nell’immediato avrebbe dovuto riguardare la vita di Napoleone, ma a causa di un film uscito poco prima che si occupava della stessa tematica, venne abbandonato. Il 1971 è l’anno in cui vede la luce il film forse più famoso di Kubrick,

ultima volta in cui il regista si confronta con il tema della guerra: “Full Metal Jacket”, le critiche, in questo caso, sono positivamente unanimi. “Eyes Wide Shut”, è l’ultimo film di Kubrick, che muore il 7 marzo 1999 prima dell’uscita nelle sale.

La vita di un genioGuardare alla vita di Kubrick attraverso i suoi film, le sue fotografie e i suoi progetti (anche quelli non realizzati) è una di quelle famose “conditio sine qua non” che ti si impongono in maniera così naturale, da rasentare la banalità.

quello a cui un po’ tutti associano il nome del regista, “Arancia meccanica”. Le critiche sulla violenza gratuita si sprecano, in realtà, la violenza in “Arancia meccanica “è tutto, fuorché gratuita. In Inghilterra il film viene addirittura ritirato dalle sale, nonostante il notevole successo. Nel ’75 è la volta di

Non si può trascendere dall’obiettivo (che sia esso di una macchina fotografica o di una macchina da presa) con cui ha guardato e ha rappresentato il mondo che lo circondava, quel mondo che ancora oggi ci circonda, forse sempre uguale a se stesso. Avvicinarsi a quel mondo equivale a calarsi in una dimensione se non nettamente parallela, quanto meno “altra” rispetto a quella a cui siamo abituati a rapportarci. Il mondo di Kubrick è un mondo fatto di poche parole, è un mondo fatto di immagini e musiche spesso

discordanti tra loro, ma che, in quel contrasto, lasciano il tempo di pensare, di riflettere. Quel mondo è un continuo richiamo alle opere d’arte, è una continua e maniacale attenzione alla luce, alla prospettiva, all’illuminazione, è l’importanza dei tempi lunghi, è l’importanza dello scarnificare le grandi ideologie per scoprire che non fanno altro che poggiarsi sulla banalità dell’essere umano che continuamente minaccia se stesso e i propri simili. È il

comprendere che, in fondo, la violenza non è gratuita, ma giustificata dalla società in cui viviamo e la differenza risiede solo nel senso di colpa, è il rendersi conto che spesso una guerra la si combatte prima nella propria mente, e che forse non saremo mai abbastanza preparati per combatterla, è l’accettare con serenità che esiste l’amore e che esiste l’erotismo, e che spesso vivono scissi l’uno dall’altro. È volare alto, con la consapevolezza di aver costruito ali solide. In foto- Un artwork

di Odissea nello Spazio.

In foto- Un artwork dei maggiori successi di Stanley Kubrick.

“Barry Lyndon”. Una delle caratteristiche che più colpiscono di Kubrick è la sua capacità di saper affrontare quasi ogni genere di film che decide di voler proiettare sul grande schermo. Ad ulteriore conferma di ciò, nel 1980 approda nelle sale “Shining”, abbattendo anche la barriera dell’Horror, le critiche anche in questo caso si dividono, c’è chi inneggia al capolavoro e chi alla distruzione di un romanzo. Ai posteri l’ardua sentenza. E se “Shining” è la prima volta di Kubrick con l’horror, il film che lo segue, nel 1987, segna la quarta ed

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ra i più affascinanti aspetti del flâneur si può annoverare il fatto di nascere, come termine con una precisa connotazione, dalla

poetica del più grande esteta del XIX secolo, Charles Baudelaire. E, oltretutto, che fiorisca e prosperi a Parigi: nella metropoli occidentale per eccellenza. Flâneur e flânerie non possiedono un esatto termine di traduzione, ma ciò non dovrebbe meravigliare. “Colui che passeggia” o “la passeggiata”, così come li intendeva Baudelaire, sono nella metà dell’Ottocento una figura e un’azione nuove. Soprattutto per i parigini, che al contrario dei berlinesi o dei londinesi sono allettati dai magnifici giardini artificiali, dalle vie caratteristiche dei quartieri latini, dall’“estetica del ferro”1 inaugurata dalle esposizioni universali.

Parigi diventa improvvisamente un territorio inesplorato: una giungla di scorci e geometrie sconosciute, un simulacro trafitto dalla figura del flâneur, che quieto e lento, distratto o acuto, è il primo vero abitante della metropoli ottocentesca. Baudelaire esprime chiaramente il suo pensiero sull’inadeguatezza dell’arte tradizionale nei confronti dell’estetica moderna e del mondo esterno: non più artisti tradizionali o vagabondi, ma “botanici del marciapiede”. A loro si offre con maggiore efficacia

e profondità l’estetica della modernità. L’ambiente urbano è il nuovo paesaggio: panorami che si estendono fra le sommità dei comignoli, crocicchi di vie attraversate dalla gente, carrozze e poi ancora, più avanti, velocipedi e vetture. Ma ancora prima di questi “botanici del marciapiede” c’era chi, spesso non osservato, gettava il suo occhio sul mondo da un luogo privilegiato e poetico: la finestra.

1 Robert de la Sizaranne (1866 – 1932), critico dell’arte, ponendosi domande sulla fisionomia della Parigi di fine Ottocento e primi del Novecento, conia questa definizione pubblicandola nella rivista Reveu des deus mondes; si espresse a favore del nuovo aspetto moderno della capitale francese, in linea con il generale pensiero dei suoi contemporanei.

Scorci di Modernità dalle finestre al Flâneur

Una finestra da cui osservare il mondo parigino e il Flâneur un termine che nasce dalla poetica di Baudelaire.

T

GiangiacomoMorozzo

EditorialeN.4 | 28 Ottobre 2014

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ParisJe T’aime

Scatti dal Mondo

Esposizione UniversaleLa torre Eiffel è stata progettata in occasione dell’Esposizione Universale tenutasi nella capitale francese nel 1889.

GalleriaN.4 | 28 Ottobre 2014

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La città più romantica al Mondo raccontata in tredici istantanee sovraesposte. Dal Museo del Louvre fino alla Cattedrale di Notre Dame, passeggiando per i giaridini delle Tuileries e le amene rive della Senna.

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Uno scorcio del parco esterno del

famoso museo Louvre e della sua piramide in vetro.

Il panorama mozzafiato di Parigi

dalla vetta della Tour Eiffel.

Un meraviglioso scorcio della Senna e della

poderosa cattedrale di Notre Dame.

DALLA TORRE

la grande piramide

PLACIDO E SILENTE

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La Conciergerie è situata all’interno

del Palazzo di Giustizia, nel Île de la Cité.

L’arco di Trionfo del Carrousel è il

congiungimento tra il parco del Louvre

e i giardini delle Tuileries.

Le meravigliose vetrate gotiche della

cattedrale di Notre Dame de Paris.

L’UNIONE GIGANTE

giustizia del re

le vetrate di dio

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La metropolitana di Parigi è tra le più

caratteristiche del mondo per la sua

architettura.

L’Avenue des Champs-Élysées è

una delle strade più famose al mondo.

Il Museo di Storia Naturale di Parigi è

uno dei più ricchi ed ampi di Europa.

campielisi

TRASPORTOPUBBLICO

una notte al museo

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Il Museo d’Orsay è il secondo Museo

dopo il Louvre ed è celebre per

la sua collezione d’impressionismo.

Arc de Triomphe fu commissionato da

Napoleone Bonaparte per replicare i fasti

dell’Impero Romano.

La Chiesa di Saint-Paul-Saint-Louis è

una delle Chiese più famose di Parigi.

i fasti del imperatore

impressioni impressionismo

SAN PAOLOSAN LUIGI

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Il punch di Halloween

Jack O’ LanterSimbolo di Halloween.

Terrazza AmericanaUn pergolato con le lanterne.

La celebrazione della notte di Halloween ha origini celtiche e deriva dalla festa Samhain (fine dell’estate), in cui si celebrava la fine dell’anno ed il periodo del raccolto; per le popolazioni celtiche, infatti, l’anno nuovo iniziava il 1° novembre, data poi scelta da papa Gregorio IV, nell’840, per la cattolica festa di Ognissanti. L’avvento del protestantesimo nei paesi anglosassoni portò poi nuovamente alla luce la festa pagana, diventata una delle principali festività americane.La parola “Halloween” deriverebbe da una contrazione di “All Hallows Eve”, ovvero la notte prima di

Ognissanti; i colori diventati simbolo della ricorrenza, invece, il nero e l’arancione, raffigurano rispettivamente il buio delle tenebre e il colore del raccolto mietuto. Simbolo di Halloween è la zucca, scavata e intagliata con le sembianze di un volto, con al suo interno un lumino acceso. L’usanza di intagliare le zucche nasce da una leggenda, la storia di Jack O’ Lantern (Jack e la sua Lanterna). Si racconta che Jack, un vecchio fabbro irlandese, la notte di Halloween incontrò il diavolo in persona, venuto a chiedergli l’anima; il fabbro ubriaco riuscì, però, con una stratagemma a fregare Satana per ben due volte,

Immancabile nelle feste di Halloween è il Punch. Questo cocktail è fondamentale per la riuscita di una festa macabra per il 31 ottobre. Infatti è piacevolmente aromatizzato dalle spezie, e ha un bel colore rosso sangue dovuto al succo di cranberry (mirtilli rossi), sostituibile da succo di arance sanguinelle. Inoltre a scelta può essere analcolico, se ci sono dei bambini, oppure più o meno fortemente alcolico, aggiungendo a piacere del rum o del cognac. In genere il tutto viene corredato da un blocco di ghiaccio a forma di mano che si può ottenere lasciando ghiacciare un guanto monouso ricolmo d’acqua.

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Redatto daEleonora Baluci

GastronomiaN.4 | 28 Ottobre 2014

Orrori e colori a tavola: i cibi di Halloween

Le tradizioni celtiche della notte del 31 Ottobre, non portano solo divertimento ma anche gusto e sapore.

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fino a quando, da morto, non accolto in Paradiso, dovette bussare all’Inferno. Il Diavolo lo cacciò via, tirandogli dietro un carbone ardente che Jack, per far si che non si spegnesse ed illuminasse la via, nascose sotto un cavolo rapa. Da allora il fabbro vagherebbe con il suo lume in cerca di pace. La leggenda venne poi portata in America dai migranti irlandesi nell’800, dove la rapa fu sostituita con la più comune zucca, divenuta il simbolo di Halloween.Tradizione vuole che i bambini, mascherati, vaghino per il quartiere alla ricerca di dolciumi, formulando la famosa domanda “Trick or treat?”,

Dolcetto o scherzetto?; tale usanza deriva dall’abitudine dei primi Cristiani di elemosinare casa per casa il “pane d’anima”, pane dolce farcito con uva passa, in cambio di preghiere che aiutassero i parenti defunti dei benefattori ad arrivare prima in Paradiso.Diversi sono i dolci che nei paesi anglosassoni si usa preparare per questa ricorrenza, tra i quali spiccano le mele caramellate, mele immerse nello zucchero fatto caramellare con l’acqua, con l’aggiunta talvolta di liquore. Le mele erano un alimento simbolico per i popoli celtici. In alcune zone dell’Inghilterra la notte del 31 ottobre viene

Tripudio di frutti autunnaliCon la zucca come protagonista.

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Halloween in Poesia“Venite con meÈ la festa di OgnissantiFaremo tremare tutti quanti.Gli scherzi, stavoltason giustificatile risa e i lazzi perfino aumentati”

(Cartolina XIX Secolo)

Mele Caramellate(in foto) Le candy apples sono un dolce tipico di Halloween. Talvolta possono essere alcoliche.

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Pane alla ZuccaIl pumpkin bread è un interessante pane fragrante al sapore di zucca dolce.

Pumpkin PieUna soffice crostata ripiena di zucca e variegate spezie.

Boxty PancakeFrittelle di patate di origine irlande, possono essere farcite sia con ingredienti dolci che salati.

scheletri, fantasmi, ragnatele ed altri simboli.Le noci erano usate dagli Antichi Romani per rituali magici; tutt’oggi in alcune zone della Scozia e del nord dell’Inghilterra la notte di Halloween viene chiamata “Nut Crack Night”, dall’usanza di porre sul fuoco delle noci o delle castagne per leggere il futuro degli amanti.Simbolo di Halloween sono anche i candy corn, caramelline gommose al gusto di miele, tricolori ed a forma di chicco di mais, richiamo al raccolto. La prima ditta a produrre tali

dolciumi fu, nel 1880, la Wunderle Candy Company di Philadelphia.In Irlanda, fino a pochi anni fa, la notte di Halloween non si poteva mangiare carne. Si consumavano allora dolci come la torta di mele e patate, chiamata fadge, a base solo di patate appena bollite, farina, sale e burro fuso, con le mele disposte a rondelle tra due strati di impasto; il barm brack, pane dolce ripieno di uvetta, da arricchire con burro o marmellata, in cui si usava nascondere una monetina o un anello; il boxty pancake, frittelle

chiamata anche “Snap Apple Night”, in richiamo del gioco in cui si deve pescare una mela, da un secchio pieno d’acqua, solo con la bocca, con le mani legate dietro la schiena; in America si crede che chi ci riesce si sposerà presto. Certamente sulle tavole di Halloween non può mancare l’americana pumpkin pie, crostata farcita con un ripieno dolce a base di polpa di zucca e spezie, come cannella, zenzero e chiodi di garofano, poi decorata con gli occhi e la bocca di Jack O’ Lantern. La zucca è però protagonista anche di molte altre ricette come il pumpkin bread, plumcake dolce e aromatico, la cheesecake alla zucca e il pumpkin roll, rotolo di pasta biscotto alla zucca farcito di crema di formaggio. Infine dolci tipici del New England sono i brownies, quadratini di cioccolato fondente e noci, chiamati così per il colore scuro (brown = marrone). I brownies possono poi essere decorati con l’aggiunta di glassa colorata, confettini, caramelle gommose e tutto ciò che la fantasia suggerisce, per creare mostri,

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GastronomiaN.4 | 28 Ottobre 2014

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di patate con latte dolce, servite imburrate e cosparse di zucchero. Tra i piatti salati il colcannon, a base di patate schiacciate, cavolo verza e cipolle.Nonostante la festa di Halloween da qualche anno venga celebrata anche in Italia, il Belpaese ha da sempre una sua tradizione legata alla festa di Ognissanti e al successivo 2 novembre, giorno dei morti.Credenze popolari affermano che in quelle notti le anime dei defunti vaghino in cerca di ristoro e sia compito dei parenti rimasti in vita offrire loro del cibo; da qui l’usanza, in alcune regioni, di lasciare apparecchiata la tavola durante la notte, di lasciare un bicchiere di acqua o latte e, talvolta, dei dolci, divenuti poi tipici della celebrazione. Nelle regioni del sud ancora oggi sono i parenti defunti a portare ai bambini doni e

giocattoli; a Roma si usava, fino a pochi anni fa, pranzare al cimitero in compagnia dei propri cari.In Campania, ad esempio, si usa regalare per il 2 Novembre il cosiddetto torrone dei morti, dolce con un guscio croccante di cioccolato ed un ripieno morbido a base di frutta secca (noci, nocciole, pistacchi, mandorle), canditi o creme; il torrone è lungo dai 50 ai 70 cm e, generalmente, viene venduto a fette.In Lombardia si prepara il pane dei morti, dolcetti semplici farciti con uvetta, pinoli, mandorle, cannella e fichi sminuzzati. In Umbria si usano mangiare gli stinchetti dei morti, dolcetti a forma di tibia, preparati fino a Natale. A Palermo si cucinano le dita di apostolo, una sorta di cannolo fatto di pasta all’uovo e riempito con ricotta e panna e i tetù, biscotti glassati con il cacao.

Barm BrackIl bram brack è un soffice pane dolce ripieno di uvetta da farcire con burro e marmellata.

Brownies - Gustosi quadratini di cioccolato fondente e noci.

Pumpkin RollIl rollo alla zucca è un classico dolce di Halloween, servito in genere con zucchero a velo.

Candy CornLe candy corn sono le classiche caramelle gommose americane.

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Favette dei MortiSono dei biscotti tipici del Friuli e del Veneto per la ricorrenza dei Santi e dei Morti.

Torrone dei morti Un classico della cucina campana.

I golosi PiparelliSono dei piccoli cantucci alle mandorle e al miele.

Nella provincia di Messina si preparano i piparelli, biscotti duri con mandorle e miele da accompagnare con del vino liquoroso. In tutta la Sicilia si preparano gli ‘nzuddi, biscotti con una mandorla al centro, nati a Catania dalle mani delle suore Vincenziane (‘nzuddo è il diminuitivo di Vincenzo), ed i frutti di martorana, dolci a base di marzapane, con solo farina di mandorle e zucchero, modellati a forma di frutto e poi decorati con coloranti alimentari. Questi dolci furono inventati a Palermo nel convento della Martorana (fondato da Eloisa Martorana nel 1194), quando le suore, in occasione della visita del re, decisero di abbellire gli alberi spogli con questi “frutti” dolci. Vi sono poi dei dolci

tipici del 2 Novembre diffusi in tutta Italia, anche se con nomi diversi ed alcune varianti: le fave dei morti, a base di mandorle (anticamente preparate con fave essiccate e triturate), preparate in Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria e Marche; le favette dei morti, dolci bianchi, marroni e rosa tipici di Veneto e in Friuli; le ossa di morto, che in Sicilia sono biscotti bianchi e marroni dall’aroma spiccato di chiodi di garofano, mentre in Piemonte e Lombardia sono ripieni di mandorle. In Puglia il giorno dei morti si mangia un dolce chiamato colva, grano cotto con l’aggiunta di chicchi di melograno, noci, uva bianca, fichi e pezzi di cioccolato, ormai preparato per tutto

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MelogranoIl sapore del succo di Melograno è molto variabile.Alcuni succhi possono essere molto dolci, altri più acidi. Di norma il sapore è intermedio, con una base di dolce, un fondo acidulo, ed un tono leggermente amaro ed astringente dato dalla componente tannica dell’arillo.Il succo di melograno è detto granatina ed è ottenuto dalla spremitura dei semi, spesso diluito e zuccherato, è usato come bevanda. Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali dei paesi di origine, per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso.

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Ceci d’autunno- Anche i ceci accompagnano squisite minestre durante la ricorrenza dei Morti.

Fagioli Bianchi - Sono legumi di tradizione greca e vengono utilizzati per delle zuppe.

l’autunno. Si dice che l’origine di questo piatto risalga ai Greci che lo offrivano a Dioniso ed Ermes, con il nome di “Koliva”; i suoi ingredienti sono ricchi di significato, come il grano simbolo di rinascita, il melograno ed il fico simboli di fertilità e la noce simbolo allo stesso tempo di vita e di morte.Diversi sono gli ingredienti che, da sempre, sono associati al culto dei morti. In primis le fave che, nell’antichità, erano collegate a Proserpina ed al suo sposo Plutone, re dell’Ade; le radici molto lunghe di tale pianta si credeva infatti potessero arrivare fino all’aldilà. Durante il Medioevo, nei conventi, la notte dei

defunti, si mangiavano solo fave, raccolte in primavera e conservate essiccate. Tutt’oggi in Liguria si pranza il 2 Novembre con lo stoccafisso con le fave e in Sicilia con il coniglio con le fave.Anche il melograno, simbolo di sangue, era in tempi remoti collegato alla dea Proserpina, figlia di Cerere, rapita da Plutone e diventata sua sposa dopo aver mangiato sei chicchi del succoso frutto.Infine ceci e fagioli, sacri ad Ermes e Dioniso, le uniche divinità in grado di scendere negli inferi e farne ritorno; tutt’oggi in alcune regioni italiane si preparano zuppe con questi legumi il giorno dei morti.

È il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall’oscurità di ciò che non conosciamo.

Stephen Kingcitazioni su Halloween

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L’ombra dello sfregiatoEra la seconda volta che accennava alla sua famiglia. Era la prima volta in assoluto, dopo quattro anni, che nominava sua madre...

Scritto da Marina Finaldi

PARTE III - RIvElAzIonI Quel giorno si era alzata molto prima di lui. Reduce da un sonno agitato, aveva indugiato ancora qualche minuto a letto, godendo del caldo viluppo delle lenzuola, l’orecchio teso ad ascoltare il brontolio sommesso del mare. Poi, avendo cura di non svegliare l’uomo che le dormiva accanto, aveva calzato i bei piedi nelle pantofole ed era uscita sulla veranda. In mano stringeva un telegramma. Scorse con sguardo febbrile le parole che lo componevano più e più volte, le scompose

una a una, come se ogni singola lettera custodisse un significato più oscuro e recondito, un significato che lei sola avrebbe saputo cogliere. Lui la trovò lì, tremante nella sua vestaglia di panno, che fissava assente la carta giallastra. Una lacrima, una sola, rimasta impigliata tra le lunghe ciglia inferiori, luccicava all’angolo del suo occhio destro. “Non sono stata del tutto sincera con te”, proruppe non appena si accorse di essere osservata. “Se solo non fosse così tardi…”“Di cosa stai parlando?”

biascicò lui con voce impastata. C’era qualcosa nell’espressione ottusa con cui lui la guardò che la commosse. Il battito involontario delle palpebre liberò la lacrima dalla sua gabbia. Prese a correrle lungo il viso. “Ho scritto a mia madre.”Cercò di dissimulare il tremito della voce con un sorriso troppo tirato per sembrare credibile. Era la seconda volta, dalla notte in cui si erano conosciuti, che accennava alla sua famiglia. Era la prima volta in assoluto, dopo

RomanzataN.4 | 28 Ottobre 2014

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Romanzata

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Il Telegramma Un telegramma sconvolge di prima mattina Nora.

La bella NoraHa abbandonato la famiglia e New York per il suo Harvey.

Ecco Harvey Così appariva Harvey prima della cicatrice, giovane e bello.

in preda a un incendio, rivelando lo spaventoso volto della verità annidato dietro di essa. Il nome da nubile di Nora era stato Nora De Falco. Suo padre, Lou De Falco, si era arricchito grazie alla produzione e alla vendita illegale di alcol. La sua ascesa era stata talmente clamorosa da aver stuzzicato l’interesse e l’attenzione delle Cinque Famiglie. Era diventato un Avvicinato, ma ancora non gli bastava. Per questo motivo aveva combinato il matrimonio di Nora con Mike Dolce, uno degli Uomini d’Onore più vicini al boss di New York. L’aveva trattata come una merce di scambio, un bell’oggetto, un

pegno da pagare per placare la sua sete di potere. Aveva voluto fare un torto a suo padre, quella notte, quando aveva abbandonato sulla pista da ballo il novello sposo ed era fuggita con lui, mentendogli l’identità dell’accompagnatore. “Sapevo che se ti avessi detto che ero fidanzata non mi avresti assecondata”, si giustificò lei. Il sorriso malinconico aleggiava ancora sulla sua bocca fremente.“Sapevo che mi stavano cercando. Non puoi fare una cosa del genere e pensare di farla franca, in una famiglia come la mia. Li ho disonorati.” Agitò convulsamente il telegramma sopra le loro

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quasi quattro anni di amore condiviso, che nominava sua madre. Gli passò il telegramma.Era stropicciato e l’inchiostro era sbavato in più punti. Le cinque parole erano, però, ancora leggibili. Leggibili e taglienti: Tu nonsei mia figlia!L’uomo si sedette accanto a lei sulla panca e l’attirò a sé. Parole di conforto gli affiorarono timidamente sulle labbra sottili, inabissandosi subito dopo ad un unico cenno di diniego di lei. Quella mattina, il palmo della mano candida premuto contro il suo petto, Nora smise per sempre il loro gioco. Mentre parlava, la maschera della felicità che così alacremente si erano impegnati a costruire rovinò su sé stessa, accartocciandosi come

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La rivoltellaDue spari di revolver mettono fine alla vita della bella Nora, rea del tradimento coniugale.

teste: “Mia madre mi considera già bella che morta. Ma nostra figlia… Non ho resistito. Non potevo non scriverle di nostra figlia…doveva sapere di essere diventata nonna!” Si portò il palmo della mano al volto per arrestare la gara feroce che le lacrime vi avevano ingaggiato. “Dio, Harvey, mi dispiace così tanto…”Li avevano sorpresi mentre preparavano le valigie. A dare l’allarme era stato un grido strozzato della piccola Emily. Joe Miller e due dei suoi scagnozzi li avevano radunati tutti nella sala da pranzo. Harvey ricordava ancora il tanfo di liquore e sudore che aveva inondato le sue narici quando uno di loro lo aveva alzato di peso e spinto su una sedia. Lo avevano legato. Gli avevano puntato un coltello alla gola. Miller si era leccato le labbra e aveva intimato a Nora di togliersi i vestiti. Quando lei si era rifiutata, aveva scavato un taglio profondo nella carne del

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RomanzataN.4 | 28 Ottobre 2014

Il cimiteroCoperto di neve.

volto di Harvey, dallo zigomo al mento. Lo avevano costretto a guardare. Una, due, tre volte. Poi, gli spari. Solo due. Sangue e cervella che disegnano una rosa sul muro. Il dolore gli rimbomba nelle orecchie. Immobile, svuotato, guarda senza interesse gli uomini mentre cospargono quel che resta della sua vita di benzina. Miller si china su di lui, il fiammifero già acceso tra pollice e indice. “Lou De Falco ti manda i suoi saluti” , sussurra. Ricordi di cenere e fiamme prendono a turbinare insieme alla neve nel cimitero. Harvey riapre gli occhi. Con un gesto involontario, sfiora la cicatrice che lo sfigura. (Continua...)

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informazione è ovunque e proviene da migliaia di fonti, più o meno attendibili e attraverso svariati

mezzi: ma non tutti gli utenti, purtroppo, riescono a distinguere le vere notizie nel mare delle baggianate che sovente circolano nell’etere; per non parlare, poi, dell’opera di sistematica disinformazione che alcuni programmi televisivi conducono, specialmente in ambito scientifico. Il sensazionalismo o l’allarmismo che si riscontrano in numerose “informazioni” che ci pervengono dovrebbero indurci a riflettere non solo sulla qualità dell’informazione stessa, ma soprattutto sulla facilità con cui questa può fare presa in un pubblico di “non addetti” al settore, specialmente in un Paese come il nostro, dove la scienza è alquanto ostica ai più.Teorie di ogni specie, infatti, intorbidiscono la qualità dell’informazione che riceviamo; dal complottismo più becero si arriva a forme di vera e propria mistificazione sottile della verità che influenzano notevolmente l’operato e le idee di molte persone. Eppure, lo spettatore generico medio di tali programmi TV non è, in genere, in grado di verificare autonomamente se, nella letteratura scientifica internazione, vi siano dimostrazioni di tale correlazione (che, oltretutto, non è nemmeno inquadrabile come rapporto causa-effetto, ma questa è un’altra

storia). In assenza delle capacità per valutare correttamente informazioni del genere, mancanza imputabile forse al nostro sistema scolastico, troppo poco scientifico e troppo poco capace di stimolare un pensiero critico vincente, lo spettatore/lettore finisce col credere a ciò che vede e sente; e, in questo, la dietrologia aiuta molto. È oggettivamente più facile credere alle semplificazioni goffe ed oscene che spesso si leggono su internet, per le quali vi sarebbe un primum movens quasi sempre identificabile con un “governo occulto”, “le lobby farmaceutiche” e così via, quando invece la realtà è estremamente più arzigogolata, complessa, talvolta addirittura ignota.Esiste quindi una forma di dogmatismo simil-religioso e tendenzialmente cospirazionista, anti-tutto e tutti, che sta incidendo pericolosamente sul bagaglio culturale di molte persone, portate, per esempio, a credere che il cancro possa essere curato con il bicarbonato, che esista una congregazione di super-potenti che vogliono il male dell’umanità e così via. Colpa e del nostro sistema scolastico, sicuramente impostato su canoni ormai superati, che lascia poco spazio all’esplorazione del mondo, alla discussione, alla capacità di argomentare e ragionare, e forse anche della pigrizia di molte persone, che preferiscono assorbire passivamente nozioni invece di ricercare fonti, fatti e dimostrazioni.

L’atrofia del pensiero una sottile riflessione

L’informazione che ci circonda proviene da molteplici canali, ma siamo sicuri che tutti siano così affidabili?

ClaudioCandia

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EditorialeN.4 | 28 Ottobre 2014

Page 70: Impatto Magazine: La Guerra dello Shale Gas // N. #4 // 28 ottobre 2014

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