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I Consultori Familiari d’Ispirazione Cristiana I Consultori familiari trent’anni dopo La nuova legge lombarda su “Politiche regionali per i minori” La fecondità dell’attesa e la sapienza del corpo La corporeità. Dignità della persona umana come essere-corpo Il matrimonio nel disegno di Dio L’invio: l’inviante e l’inviato oggi Consultori Familiari Organo della Confederazione Italiana dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Numero 3 - 2005 - anno 13 Le stampe dovranno essere accompagnate dal mod. 247 in duplice copia; sul periodico, in prima di copertina, dovrà obbligatoriamente essere stampata la seguente dicitura: “Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BRESCIA”

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I Consultori Familiari d’Ispirazione Cristiana

I Consultori familiari trent’anni dopo

La nuova legge lombarda su “Politiche regionali per i minori”

La fecondità dell’attesa e la sapienza del corpo

La corporeità. Dignità della persona umana come essere-corpo

Il matrimonio nel disegno di Dio

L’invio: l’inviante e l’inviato

oggiConsultoriFamiliari

Organo della Confederazione Italiana dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana

Numero 3 - 2005 - anno 13

Le stampe dovranno essere accompagnate dal mod. 247 in duplice copia; sul periodico, in prima di copertina, dovrà obbligatoriamente essere stampata la seguente dicitura: “PosteItaliane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BRESCIA”

Sommario

Editoriale Domenico Simeone Pag. 3

FORMAZIONE

I Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Giancarlo Grandis “ 9

I Consultori familiari trent’anni dopo Alfredo Carlo Moro “ 19

La nuova legge lombarda su “Politiche regionali per i minori” Andrea Bettetini “ 31

STUDI E RICERCHE

La fecondità dell’attesa e la sapienza del corpo Elisabetta Musi “ 45

La corporeità. Dignità della persona umana come essere-corpo Antonio Santoro “ 59

DOCUMENTI

Il matrimonio nel disegno di Dio Benedetto XVI “ 77

PROGETTI E ATTIVITÀ

L’invio: l’inviante e l’inviato Giovanna Chiari, Mafalda Granata, Luciano Viana “ 89

DALLA CONFEDERAZIONE

Consiglio Direttivo Fe.l.ce.a.f.Goffredo Grassani “ 105

Scuola permanente residenzialedella ConfederazioneGiuseppe Noia “ 107

CORSI E CONVEGNI “ 109

SCHEDE BIBLIOGRAFICHE “ 121

Consultori familiari oggi

Organo di informazione e formazionedella Confederazione ItalianaConsultori Familiari Oggidi Ispirazione Cristiana (ONLUS)

Autorizzazione del Tribunale di Roman. 432 del 2-10-1993

Direttore Responsabile:Avv. Goffredo Grassani

Direttore Editoriale:Prof. Domenico Simeone

Comitato di Redazione:Avv. Raffaele Cananzi Don Giancarlo GrandisProf. Antonino LeocataProf.ssa Angiolina Motroni OnoratoProf. Giuseppe NoiaDott. Giuseppe PallanchProf. Luigi PatiDott.ssa Chiara SitàDott. Luciano Viana

Segreteria di Redazione:Dott. Sandro De Toni

Comitato Scientifico:Prof.ssa Francesca BaroneProf. Cesare Massimo BiancaAvv. Raffaele CananziMons. Prof. Ignacio Carrasco De PaulaProf. Giuseppe NoiaProf. Luigi PatiProf. Paolo OttonelloProf. Angelo SerraProf.ssa Liliana Zani Minoja

Direzione RedazioneLargo F. Vito, 1 00168 RomaTel. 06 30.17.820Fax 06 35.019.182e-mail: [email protected]. 70853007

Impaginazione e Stampa:Vannini Editrice srlGussago - Brescia

Hanno collaborato Andrea Bettetini

Docente di Diritto canonico ed ecclesiastico - Universitàdegli Studi di Catania

Giovanna Chiari Psicologa - Consultorio Familiare A.G. Comoli - Novara

Gabriella Gambino Assegnista di ricerca in BioeticaUniversità LUISS Guido Carli - RomaEsperto scientifico del Comitato Nazionale per la Bioetica

Mafalda Granata Psicologa e psicoterapeuta - Consultorio Familiare A.G.Comoli - Novara

Giancarlo Grandis Consulente Ecclesiastico della Confederazione Italianadei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana

Goffredo Grassani Presidente della Confederazione Italiana dei ConsultoriFamiliari di Ispirazione Cristiana

Dino La Terra Presidente della Federazione Regionale della Sicilia -Confederazione Italiana dei Consultori Familiaridi Ispirazione Cristiana

Alfredo Carlo Moro Già Magistrato del Tribunale dei minori di Roma

Elisabetta Musi Pedagogista - Responsabile del Centro per le Famigliedi Reggio Emilia

Claudia Navarini Docente di bioetica - Università Europea“Regina Apostolorum” - Roma

Giuseppe Noia Presidente della Commissione scientifica dellaConfederazione Italiana dei Consultori Familiaridi Ispirazione CristianaProfessore Associato di Medicina dell’età prenataleUniversità Cattolica del Sacro Cuore - Roma

Antonio Santoro Direttore Consultorio Familiare “Cana” - PalermoOblato Maria Immacolata

Domenico Simeone Direttore editoriale della rivista “Consultori Familiari Oggi”Professore Associato di Pedagogia Generale pressol’Università degli Studi di Macerata

Luciano Viana Psicologo e psicoterapeuta - Direttore Consultorio FamiliareA.G. Comoli - Novara - Presidente della FederazioneRegionale Piemonte - Confederazione Italianadei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana

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Editorialesottotitolo

Domenico Simeone

A trent’anni dall’approvazione della legge n. 405 del 29 luglio1975, istitutiva dei Consultori familiari, cogliamo l’occasioneper una breve riflessione sul ruolo dei Consultori familiari nellasocietà odierna grazie ai contributi di don Giancarlo Grandis suiConsultori Familiari di Ispirazione Cristiana e Alfredo CarloMoro sui trent’anni della legge 405. Se da un lato la legge hasancito e istituzionalizzato la funzione dei Consultori familiari,dall’altro ha posto vincoli non sempre in sintonia con la storia,la tradizione e le esigenze dall’esperienza consultoriale.Nell’intento del legislatore il Consultorio avrebbe dovuto realiz-zare tre importanti obiettivi: la prevenzione, l’integrazionesocio-sanitaria, la partecipazione. Il Consultorio, quindi, avreb-be dovuto proporsi come luogo originale rispetto ad ogni altrastruttura sanitaria già esistente. In esso avrebbero dovuto coe-sistere, in una relazione dinamica, ottiche, prospettive e com-petenze generalmente mantenute distinte nella propria specifi-cità come quella medica e quella psicosociale. Nella realizza-zione concreta, tuttavia, il Consultorio familiare è spesso diven-tato qualcosa di diverso. L’orientamento rilevato come preva-lente, soprattutto nei Consultori familiari pubblici, è risultato difatto quello della risposta ambulatoriale; conformata sulla logi-ca tradizionale del rapporto medico-paziente, che considera lafamiglia e il mondo vitale del soggetto come elementi marginali

È stata offuscata enegata la verità del“concepito”, che è“figlio”

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7zione, con particolare attenzione ad adolescenti e anziani.Questo nuovo orientamento impone di ridefinire il rapporto trafamiglia e territorio, esaltando gli aspetti culturali già presentinella comunità locale e promovendo iniziative di formazioneadeguate ai bisogni. Per far ciò, è necessario che il Consultoriofamiliare avvii percorsi di collaborazione e di integrazione inte-ristituzionale (rapporti con le istituzioni del territorio; la scuo-la, l’associazionismo familiare, le parrocchie, ecc.). Così facen-do esso può diventare un presidio educativo territoriale, che,attraverso la propria dimensione multidisciplinare, non soltan-to aiuta le persone a risolvere i problemi che incontrano nellavita di ogni giorno, ma soprattutto le sostiene nel dare senso esignificato alla propria esperienza. In questa prospettiva, unruolo rilevante può essere svolto dai Consultori Familiari diIspirazione Cristiana che il Direttorio di pastorale familiare sol-lecita affinchè promuovano sia “… interventi di consulenzavera e propria a persone, a coppie e a famiglie in circostanzedi difficoltà o in crisi relazionale, sia in interventi di prevenzio-ne attraverso iniziative di formazione e di impegno culturale sulterritorio e nella comunità”.

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6per una corretta erogazione delle prestazioni. Siffatto modo diintenderne l’attività ne ha snaturato le finalità. Il Consultoriofamiliare è stato spesso ridotto ad un servizio materno-infanti-le con una organizzazione poliambulatoriale, in cui il lavorod’équipe non è stato sufficientemente considerato.Oggi, le modificazioni dei comportamenti nuziali e riproduttivi(il differimento e la diminuzione della nuzialità, l’aumentodella denatalità), la presenza di nuove situazioni familiari ori-ginate dalle separazioni coniugali (famiglie monoparentali,famiglie ricostruite), l’emergere di questioni poste da nuoverealtà sociali e culturali (aumento delle famiglie di anziani,prolungata permanenza dei giovani in famiglia, aumento dellefamiglie immigrate) ridisegnano la morfologia familiare, pongo-no nuove questioni, chiedono nuovi interventi da parte deiConsultori familiari. Emerge la necessità di identificare nuovispazi per l’attività consulenziale, di ripensare l’organizzazionedei Consultori e il loro rapporto con il territorio di appartenen-za, identificando modalità operative inedite che forniscanorisposte adeguate alle domande delle famiglie.A tali servizi, oggi, si chiede di svolgere una funzione educati-va e di promozione nel territorio in cui sono ubicati, nella pro-spettiva del concretamento della «comunità educante». Essipossono diventare risorsa per la comunità locale attraverso illoro qualificarsi come centri di prevenzione e di promozione diuna nuova cultura della famiglia. Occorre recuperare il ruolo propositivo che può svolgere ilConsultorio familiare, lavorando su un’adeguata formazione delpersonale, sulla esaltazione del lavoro d’équipe, sulla imposta-zione educativa e preventiva del servizio, in modo da riportare ilConsultorio a un’ispirazione più autentica e quindi a un serviziorivolto all’integralità della persona in prospettiva familiare.Il Consultorio familiare, accanto all’attività di consulenza e diaccompagnamento dell’utente, deve aprirsi al territorio in cui èinserito, per promuovere cultura, per compiere un’opera di pre-venzione e di promozione del benessere degli individui, dellafamiglia, della comunità locale, identificando spazi operativinei quali intervenire in collaborazione con le istituzioni locali,nello spirito della collaborazione e della sussidiarietà. Si pensi,ad esempio, all’educazione delle nuove generazioni alla vitamatrimoniale e familiare, all’educazione sessuale, all’aiuto allafamiglia nelle varie fasi di sviluppo e nell’assunzione dei rela-tivi compiti educativi che ne accompagnano l’evoluzione; allapreparazione e allo sviluppo delle funzioni genitoriali (maternae paterna); alle esigenze tipiche delle diverse fasce di popola-

Formazione

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I Consultori Familiaridi Ispirazione Cristiana

Giancarlo Grandis

Trent’anni di consulenzafamiliare pubblicaIl 29 luglio è ricorso il trente-simo anniversario della istitu-zione da parte dello StatoItaliano dei Consultori fami-liari quali “… organismi ope-rativi delle unità sanitarielocali…” finalizzati a metterea disposizione della cittadi-nanza un “… servizio di assi-stenza alla famiglia e allamaternità”. Si tratta dellalegge n˚ 405 del 29 luglio1975 apparsa sulla “GazzettaUfficiale” il 27 agosto 1975,al n° 227, alle pp. 5947 ss.Di fronte ai grandi cambia-menti socio-culturali che sta-vano investendo la famiglia,all’affermarsi di nuovi stili divita che avevano come centrodi interesse un nuovo modo di

concepire e vivere la sessua-lità, soprattutto al formarsi dinuova autocoscienza ad operadella cultura femminista sulruolo della donna nellasocietà moderna, tale istitu-zione è stata salutata comeun avvenimento assai signifi-cativo e propizio.Nel fissarne le norme per l’isti-tuzione, la legge ha previstoche la loro attivazione nel ter-ritorio fosse possibile “…anche da istituzioni o da entipubblici e privati che abbianofinalità sociali, sanitarie e assi-stenziali senza scopo di lucroquali presidi di gestione diret-ta o convenzionata delle unitàsanitarie locali” (art. 2,b).L’interesse del mondo cattoli-co per la famiglia è stato pio-nieristico in Italia all’indoma-

Trent’anni diconsulenza familiarepubblica

glia sempre più schiacciata nelprivato, occorre non perdere divista che il Consultorio fa-miliare, ciò nonostante, conti-nua a rappresentare, nell’ambi-to del servizio pubblico, l’unicaistituzione che ha – almeno alivello teorico – la famiglia e lacomplessità della rete di rela-zioni familiari come referentediretto. Mantenere alta questaconsapevolezza da parte deglioperatori consultoriali risultaoggi di fondamentale impor-tanza per tener vivo lo spiritoche ha animato l’istituzione deiConsultori e che deve conti-nuamente animare l’attivitàche in essi viene svolta.Oltre alla deriva individuali-sta, un altro rischio grava suiConsultori familiari, quello di

orientarsi sempre più verso ibisogni dell’individuo restrin-gendoli a quelli di tipo sani-tario. Tale rischio è aumenta-to nei Consultori pubbliciparticolarmente in seguitoalla legge 194/1978 sullaInterruzione Volontaria dellaGravidanza (IVG)2. Oggi essirischiano di offrire un’imma-gine di un servizio riduttiva-mente individuale e ambula-toriale, in un’ottica prevalen-temente sanitaria.Da queste due derive, quellaindividualista e quella sanitaria,cercano di sfuggire i Consultoridi Ispirazione Cristiana che,sotto la spinta dell’EpiscopatoItaliano, si sono costituiti inConfederazione nell’aprile del19783.

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13ni della fine della SecondaGuerra Mondiale. La ragionefondamentale di tale interes-se è confluita nel ConcilioVaticano II là dove si afferma,nella Gaudium et Spes, che“Il bene della persona e dellasocietà umana e cristiana èstrettamente connesso conuna felice situazione dellacomunità coniugale e familia-re. Perciò i cristiani, assiemecon quanti hanno alta stimadi questa comunità, si ralle-grano sinceramente dei varisussidi, con i quali gli uominifavoriscono oggi la formazionedi questa comunità di amoree la stima ed il rispetto dellavita: sussidi che sono di aiutoa coniugi e genitori nella loroeminente missione; da essi icristiani attendono sempremigliori vantaggi e si sforzanodi promuoverli” (§ 47). IlConsultorio è certamente daannoverare tra le più prezioseistituzioni a favore della fami-glia e uno strumento quantomai prezioso accanto e in sin-tonia con l’azione della Chiesanel suo impegno di NuovaEvangelizzazione, al centrodella quale Giovanni Paolo II,fin dall’inizio del suo ministe-ro, ha collocato la famiglia1.Pur registrando, nell’ambitocattolico, l’istituzione diConsultori ben prima del ’75,la promulgazione della legge

405 diventava per la Chiesaitaliana un nuovo stimolo perincoraggiare quelle diocesi chenon avevano un Consultorio afondarlo e quelle che già loavevano a riqualificarlo dicompetenze adeguate.A distanza di trent’anni siimpone un bilancio del lavorocompiuto in vista di una ripre-sa dell’attività consultorialeriscoprendo quelle motivazio-ni di ispirazione cristiana checaratterizzano i nostri Consul-tori senza chiuderli in una po-sizione ideologica, ma apren-doli al dialogo sincero e one-sto con tutti coloro che vedo-no nei valori cristiani non unimpedimento, ma anzi unafonte di promozione della pro-pria autentica umanità.

I Consultori familiariRispetto ad altre istituzionisociali, ciò che caratterizza ilConsultorio familiare è che lasua attenzione è rivolta allapersona non semplicementein quanto singolo individuo,ma in quanto ella vive nelcontesto di una trama di rela-zioni primarie che giocano unruolo importante per la suaprogressiva maturazione erealizzazione e per il suoequilibrio.Di fronte alla deriva individua-lista della nostra società e allairrilevanza pubblica della fami-

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1 Nella sua prima uscita a Puebla per la III Assemblea Generale dei Vescovidell’America Latina, nel gennaio 1979 Giovanni Paolo II fece presente che “… la futu-ra evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica”. La premessa fu poiripresa nell’esortazione Familiaris Consortio, 52.

2 Dopo l’esperienza che ha visto il frutto della sinergia del mondo cattolico a difesadella legge 40/2004 sulla fecondazione medicalmente assistita, molti esponenti delvariegato e irrequieto mondo laicista temono ora un attacco alla legge 194. In realtàciò che essi devono temere è soltanto una legale e opportuna azione perché questalegge – che non mette in discussione i diritti del concepito, ma che li subordina pur-troppo a quelli della madre – venga applicata per davvero. Anche coloro che questalegge hanno voluto e che la ritengono tuttora espressione delle cosiddette libertà civi-li hanno espresso in varie occasioni e in sedi opportune non poche perplessità su unmodo superficiale di attuarla che ha fatto di questa legge uno dei metodi di regola-zione della fecondità e ha provocato nelle nuove generazioni una abbassamento diresponsabilità nei confronti dell’agire sessuale e del dono della vita. Decisiva sulpiano preventivo, assistenziale e culturale diventa l’opera dei Consultori di IspirazioneCristiana in collaborazione con i Centri Aiuto Vita diocesani (che operano più sulpiano assistenziale) e con il Movimento per la Vita (che opera maggiormente sul pianoculturale). A tale riguardo, fondamentale risulta quanto la legge 405/1975 attribui-sce ai Consultori familiari che anche quelli di ispirazione cristiana non soltanto nonpossono non condividere ma che può diventare terreno di un proficuo dialogo tra laicie cattolici sul tema della vita e della sua tutela, soprattutto su due punti: all’art. 2,dove la legge sollecita i consultori ad “… avvalersi della collaborazione volontaria diassociazioni di volontariato che possono aiutare la maternità difficile dopo la nasci-ta”; all’art. 4, dove si attribuisce il compito di “… aiutare la madre a rimuovere lecause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, offrendole tutti gli aiutinecessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.

3 Prima della nascita della Confederazione Italiana del Consultori Familiari diIspirazione Cristiana, alcuni Consultori sorti prevalentemente nel mondo cattolico apartire dal 1948 si erano già associati costituendo l’UCIPEM (Unione ConsultoriItaliani Prematrimoniali e Matrimoniali). Tra le due istituzioni è in atto una forma dicontatto e di collaborazione assai promettente.

I Consultorifamiliari

6 Direttorio di Pastorale Familiare, § 249.

7 Il documento, forse tenendo presente la mutata situazione culturale italiana dopo idue referendum sul divorzio e sull’aborto e l’importanza del dialogo interculturale, pre-ferisce denominarli “I consultori familiari d’iniziativa cristiana”.

8 UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA, I consultori familiari sul territorio enella comunità, § 17.

za ecclesiale. I consultori,nell’ottica di un’antropologiapersonalistica coerente con lavisione cristiana dell’uomo edella donna, guardano piutto-sto ai dinamismi personali erelazionali e privilegiano l’ap-porto delle scienze umane edelle loro metodologie”6. Inquesto contesto viene fattoesplicito richiamo ad un utilesussidio che era stato da pocoreso pubblico dall’UfficioNazionale per la pastoraledella famiglia. Si tratta deldocumento: I consultori fami-liari sul territorio e nellacomunità, del 1 novembre1991, un articolato interven-to che mantiene tutta la suaattualità nell’indicare il cam-mino futuro dei Consultori diIspirazione Cristiana7. Esso sicompone di quattro capitolidove vengono presentati insequenza: un profilo storicodel Consultorio familiare se-condo l’intuizione originariaconcretizzatasi sia nell’ambi-to cattolico che nel ServizioSanitario Nazionale, le fina-lità e i contenuti specifici diun Consultorio familiare, imodi in cui i contenuti deb-bono essere organizzati, einfine i rapporti tra i Consul-tori d’iniziativa cristiana e le

strutture della pastorale orga-nica e familiare delle chieseparticolari.Nel contesto dell’attuale plu-ralismo culturale, etico e reli-gioso è necessario precisareinnanzitutto in che cosa con-siste l’ispirazione cristianaaffinché essa non venga iden-tificata con il «confessionali-smo» o peggio il «fondamen-talismo», pregiudicando cosìideologicamente quella rile-vanza di servizio pubblicoaperto e a servizio della per-sona nella sua integralità enel rispetto delle proprie con-vinzioni.

L’ispirazione cristianaNon v’è dubbio che l’ispirazio-ne cristiana “… è rilevante siaper la coscienza personaledegli operatori del consultorioche per l’immagine pubblicadel consultorio stesso”8.Tuttavia per comprenderecome l’ispirazione cristianaentra nel servizio consultorialenel rispetto sia dell’autonomiadella varie scienze umane, dicui gli operatori hanno la lorocompetenza, sia delle convin-zioni personali degli utenti, siainfine nel rapporto che taleservizio ha con l’azione pasto-rale della Chiesa, una indica-

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15I Consultori Familiarid’Ispirazione CristianaIl rinnovato impegno deiVescovi italiani a sostegno deiConsultori familiari sorge nelcontesto di una progressivaattenzione alla realtà dellafamiglia in una società italia-na in fase di una progressiva,irreversibile e veloce trasfor-mazione4. La nascita dellaConfederazione è da conside-rare come il frutto concreto diuna raccomandazione contenu-ta delle Deliberazioni conclusi-ve della XII assemblea generaledella CEI che ha approvatol’importante documento pasto-rale Evangelizzazione e sacra-mento del matrimonio (20 giu-gno 1975). In tale raccoman-dazione e voto così si affer-mava: “Sostenuti dalle Chieselocali e collegati con gli altriorganismi della pastoralefamiliare, sorgano a livellodiocesano, o almeno interdio-cesano o regionale, consultorifamiliari professionalmentevalidi e di sicura ispirazionecattolica. Nello stesso temposi sappiano valorizzare, conspirito di apertura e di discer-nimento, i contributi offerti,anche agli stessi cristiani, daiconsultori già esistenti. Ade-

guate forme di collaborazionee di collegamento potrannoessere studiate e gradualmen-te realizzate”5.Un nuovo impulso al servizioconsultoriale familiare insinergia con la pastorale fami-liare è rilevabile nel Direttoriodi Pastorale familiare del1993. I Consultori Familiari –si afferma al n° 249 – nonsono da annoverare tra lestrutture propriamente pasto-rali, “… ma piuttosto finaliz-zate alla promozione umanadella coppia e della famiglia”.Tra i Consultori familiari e lestrutture di pastorale familia-re, c’è un rapporto di comple-mentarietà e di distinzioneche viene così precisato:“Con le strutture di pastoralefamiliare essi hanno in comu-ne la finalità del vero benedella persona, della coppia edella famiglia e l’attenzionealla sessualità e alla vita.Diverse, invece, sono la pro-spettiva e la metodologia. Lapastorale agisce per la promo-zione della vita cristiana e perl’edificazione della Chiesa eprivilegia le risorse dell’evan-gelizzazione, della grazia sa-cramentale, della formazionespirituale e della testimonian-

4 A partire dagli anno ’80, dopo il fallimento della prospettiva di una certa sociologiache negli anni ’70 dava la famiglia ormai per «spacciata», il CISF (CentroInternazionale Studi Famiglia) di Milano ha dato vita ad una serie di rapporti bienna-li (finora ne sono usciti otto) sull’evolversi della famiglia allo scopo “… di fornire alpubblico italiano e internazionale una visione complessiva della condizione familiarein Italia, nei suoi cambiamenti e nelle sue esigenze” (P. DONATI ( a cura di), Primo rap-porto sulla famiglia in Italia, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1989, p. 6). Cfr.http://www.stpauls.it/cisf.

5 Enchiridium CEI II, § 2237.

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L’ispirazionecristiana

I ConsultoriFamiliari

d’Ispirazione Cristiana

10 Per comprendere l’importanza e l’articolazione della prospettiva morale, da intenderenon in senso moralistico ma antropologico, rimane tuttora di utile riferimento il sag-gio di D. TETTAMANZI, Consultori e problemi morali. I diritti della legge e le responsa-bilità della coscienza, Libreria della Famiglia, Milano, 1978.

11 UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA, I consultori familiari sul territorio enella comunità, § 18.

peso che ha l’orizzonte eticoper il pensiero cristiano10. Losguardo etico è quello che vain profondità, attinge alleradici della verità sull’uomo,fa emergere a livello dicoscienza quei valori oggettivisulla base dei quali operare leproprie scelte libere in vistadella realizzazione del propriobene.Tutti gli operatori consultoria-li, pur essendo loro richiestodi operare sulla base di unacompetenza qualificata nel-l’ambito della propria disci-plina professata, non possonoignorare e disattendere que-sto orizzonte dal quale dipen-de ultimamente la vera salutedella persona che chiedeaiuto. Il primo compito delconsulente etico all’internodella istituzione consultorialeè tener vivo questo orizzonteper un lavoro di équipe cheha ultimamente come finalitàil bene integrale della perso-na, e sulla base di questobene fornire le concrete indi-cazioni di sostegno e di con-sulenza. “La sua preparazionespecifica e aggiornata e ladisponibilità a svolgere il ser-vizio che gli compete”, affer-ma sempre il documento cita-to, “è illuminante sia nellaconsulenza diretta a «utenti»

del consultorio, sia nel lavorointerdisciplinare d’équipe, chedovrà articolarsi secondo unosforzo convergente e duplice:da parte del consulente etico,chiamato a essere il più pos-sibile attento e rispettoso ditutti i dati emersi dalle altreconsulenze; e da parte deglialtri consulenti, chiamati aessere coscienti dei confinidella loro competenza disci-plinare e della rilevanza fon-damentale e insopprimibiledella dimensione etica in tuttii problemi umani, proprio per-ché «umani»”11.

L’orizzonte antropologicoCiò che gli operatori consul-toriali, pur nell’autonomiadelle proprie competenze,sono chiamati a condividerein nome del bene degli uten-ti diventa così l’orizzonteantropologico che scaturiscedalla visione cristiana del-l’uomo. Ciò non può essereignorato né tanto meno disat-teso. Sotto il profilo dellavisione di uomo che scaturi-sce dalla ispirazione cristianané viene mortificato il meto-do della consulenza, né vieneforzata la relazione d’aiutotipica del servizio, né infineumiliata la professionalità dialcuno.

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17zione assai istruttiva viene dalpasso del Direttorio di Pasto-rale Familiare a cui abbiamofatto accenno. I Consultori,pur ispirandosi ai valori cristia-ni, non hanno un immediatoobiettivo pastorale. Con lapastorale hanno in comune“… la finalità del vero benedella persona, della coppia edella famiglia e l’attenzionealla sessualità e alla vita”. Maessi perseguono il loro obietti-vo nella prospettiva che pos-siamo definire antropologica(cioè a partire dalla concretasituazione della persona che cista di fronte), e quindi laicanel senso vero del termine.L’operatore di un Consultoriofamiliare è chiamato quindi aguardare “… ai dinamismipersonali e relazionali…” e aprivilegiare “… l’apporto dellescienze umane e delle lorometodologie”. Ora le scienzeumane e le metodologie sonoin se stesse autonome, nonsono né cristiane né non cri-stiane. Tuttavia il Direttorio – equi sta il nocciolo della que-stione della ispirazione cristia-na – dice che tale azione vienefatta da una precisa prospetti-va: “… nell’ottica di una antro-pologia personalista coerentecon la visione cristiana dell’uo-mo e della donna”.L’ispirazione cristiana chiama,quindi, in causa un problemanon tanto teorico, quanto estre-mamente pratico, vale a dire la

visione di uomo e di donna acui il soggetto-operatore fa rife-rimento e a cui non può nonfare riferimento. Ognunoopera, non soltanto soggettiva-mente con le proprie sceltelibere, ma anche professional-mente, sempre alla luce di unavisione di uomo, consapevol-mente o inconsapevolmente.L’ispirazione cristiana deiConsultori così chiama incausa non direttamente l’espli-cita professione di fede, ma leradici antropologiche ed etichedel servizio consultoriale da cuinon è possibile prescindere eche l’utente ha il diritto chenon gli siano nascoste.Due sono i punti che sembradebbano qualificare in radicel’attività dei Consultori diIspirazione Cristiana: la figuradel consulente etico e l’oriz-zonte antropologico di riferi-mento.

La figura del consulente eticoLa figura del consulente etico(o morale) deve caratterizzarein modo specifico il Consul-torio di Ispirazione Cristiana.“La presenza del consulenteetico (o morale) nella équipeconsultoriale – si afferma nelsussidio dell’Ufficio Nazionaleper la pastorale della famigliaa cui abbiamo fatto accenno –è qualificante per tutto il ser-vizio del consultorio”9. Percomprenderne la ragione ènecessario aver presente il

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9 UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA, I consultori familiari sul territorio enella comunità, § 18.

L’orizzonteantropologico

La figura del consulente etico

15 Carlo Caffarra afferma perentoriamente che “… nella post-modernità è giunto al ter-mine il processo di de-costruzione dell’istituzione matrimoniale e familiare, così cheora ci troviamo nella mani tanti pezzi di un edificio, che non hanno più quel signifi-cato proprio che deriva loro dall’insieme” (C. CAFFARRA, “Problemi e orientamentipastorali oggi nella cura pastorale del matrimonio e della famiglia”, in Familia et Vita,2000, 2, p. 44). Dalla comprensione della condizione del matrimonio e della famigliaoggi, quindi, è necessario ripartire.

nosce laicalmente alla fami-glia di essere il luogo primariodei legami forti e proprio perquesto deve essere aiutata avincere la delicata prova della«destrutturazione» a cui oggi

essa è sottoposta nel contestodella post-modernità15, sia peruna certa miopia politica siaper il permanere di uno sguar-do culturalmente corto sulfuturo.

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19“Chi si rivolge al consultoriofamiliare libero promosso daicattolici”, citiamo ancora ildocumento dell’Ufficio Nazio-nale per la pastorale dellafamiglia, “deve sapere chenon trova spazi ridotti dilibertà personale, o atteggia-menti moralistici di persua-sione o di condanna, ma piut-tosto stile di accoglienza ecompetenza più rispondentialla globalità e all’unità deivalori e alle esigenze dellapersona umana. L’ispirazionecristiana infatti «si radica inquella fede che scopre, conmeraviglia e stupore grande,la verità intera dell’uomocome essere creato in GesùCristo, a immagine e somi-glianza di Dio: di Dio-Persona, di Dio-Amore che sidona» (Giovanni Paolo II,2.3.1990). L’ispirazione cri-stiana deve perciò emergerenel servizio consultorialecome risorsa di illuminazionee tensione spirituale, nelrispetto e in aiuto alla vera eresponsabile libertà di sceltadelle persone”12.La «questione antropologica»sta emergendo come la piùdecisiva per il futuro della

evangelizzazione13 e diverràsempre più il capitolo fonda-mentale per il futuro deiConsultori di Ispirazione Cri-stiana. Su questo terreno,infatti, vale a dire nel conte-sto di una cultura che “…tende non soltanto a interpre-tare l’uomo, ma soprattutto atrasformarlo…”14, emergonole sfide più radicali per lafamiglia. Ciò nonostante, lasituazione della famiglia oggi,seppur complessa, più cheoggetto di sterili lamentele,dovrebbe sempre più diventa-re per i nostri Consultori unostimolo e una provvidenzialeopportunità per servirla allaluce della visione della perso-na umana, della coppia edella famiglia che scaturiscedalla Parola di Dio, autorevol-mente interpretata dalMagistero della Chiesa e insinergia con il dettato dellastessa Costituzione Italianache all’articolo 29 “… ricono-sce i diritti della famigliacome società naturale fondatasul matrimonio”. Tale articolocostituisce tuttora un puntofondamentale di dialogo tra levarie tradizioni culturali epolitiche italiane perché rico-

12 UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA, I consultori familiari sul territorio enella comunità, § 17.

13 A partire dal Convegno Ecclesiale di Palermo (1995), la questione antropologica èdiventata l’argomento centrale del Progetto Culturale della CEI, elaborato per accom-pagnare la Nuova Evangelizzazione in una società italiana in forte cambiamento. Cfr.http://www.progettoculturale.it.

14 Comunicato finale della XLIX Assemblea Generale della CEI, maggio 1002, n. 3.Sull’argomento di utile lettura sono gli Atti del IV Forum: cf SERVIZIO NAZIONALE PER IL

PROGETTO CULTURALE DELLA CEI, Il futuro dell’uomo. Fede cristiana e antropologia, EDB,Bologna, 2002.

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I Consultori familiaritrent’anni dopo1

Alfredo Carlo Moro

Trent’anni fa (il 29 luglio1975) il legislatore italianoha ritenuto opportuno istituireun nuovo servizio sociale disostegno alla famiglia ed allesue funzioni: nascevano così,con la legge quadro nazionalen° 405, i Consultori familiaridi cui la legge indicava lefinalità (assistenza psicologi-ca e sociale per la preparazio-ne alla maternità e paternitàresponsabile; somministrazio-ne dei mezzi necessari allelibere scelte in ordine allaprocreazione; tutela dellasalute della donna e delprodotto del concepimento;divulgazione delle informazio-

ni idonee a promuovere o aprevenire la gravidanza) rin-viando alle Regioni il compitodi individuare – con proprienorme legislative – i criteriper la programmazione, ilfunzionamento, la gestione eil controllo del servizio. A molti anni di distanza daquella decisione – e sullabase delle esperienze acquisi-te sul loro funzionamento -dobbiamo interrogarci sullavalidità o meno della opzionein base a cui si istituivanoquesti organismi, sulla con-gruità organizzativa dellascelta effettuata, sulla ade-guatezza di questa struttura a

1 L’articolo è pubblicato per gentile concessione della Fondazione Zancan e riprende inparte la relazione tenuta al seminario della stessa Fondazione del settembre 2004.L’intero testo apparirà sulla rivista Studi sociali.

della gravidanza facevanoritenere opportuna l’istituzio-ne di una struttura che potes-se aiutare psicologicamente esocialmente la donna sia adevitare il trauma dell’abortosia, se ciò non era possibile,ad assisterla e sostenerlanella sua decisione.4. Le proposte di soppressio-ne dell’ONMI (Opera Nazio-nale Maternità e Infanzia)imponevano la realizzazionedi strutture nuove che potes-sero ereditarne le funzioni dipreparazione e di assistenzaalle donne durante la gesta-zione, il parto e l’allevo delnuovo nato. 5. La legge in gestazione checonsentiva l’introduzione deldivorzio faceva ritenere utileed opportuna l’istituzione diservizi in grado di aiutare lacoppia a superare quell’isola-mento e quella fragilità che leprofonde trasformazioni so-ciali in atto tendevano adacuire: lo stesso on. Fortuna,patrocinatore della propostalegislativa di introduzione dinuove cause di scioglimentodel matrimonio, sostenevache, essendo la stabilità dellenozze la base su cui dovevainnalzarsi l’ordinamento dellefamiglie, il legislatore aveval’obbligo di favorire con tutti imezzi questa ideale perfezio-ne.6. La riforma del diritto difamiglia – che delineava unafamiglia comunitaria e nonpiù gerarchica, più rispettosa

delle esigenze della donna,maggiormente attenta allepeculiarità del figlio da aiuta-re nel suo sviluppo umano enon da manipolare o peggiocolonizzare, più momento diincontro affettivo che di siste-mazione economica – esigevaun sostegno adeguato per unaesperienza di vita che diveni-va e doveva divenire assaiimpegnativa e coinvolgente.7. Infine l’esplosione del pro-blema della sessualità e di unanuova identità della donnaimponeva uno strumento peraiutare la donna nel suo pro-cesso prima di emancipazionee poi di liberazione.

Il legislatore – come semprepiù uomo dei fini che deimezzi e cioè più impegnatoad individuare esigenze a cuiin astratto si dovesse darerisposta che preoccupato dicostituire organismi realmen-te capaci di porre in essere,con mezzi adeguati, le inizia-tive previste – ha raccoltotutti questi stimoli costruendoperò un contenente (ilConsultorio familiare) dentrocui ha buttato alla rinfusa uncontenuto vario, complesso,talvolta contraddittorio senzavalutare se un unico organi-smo potesse effettivamente,da solo, assolvere a compitiche in altri ordinamenti giuri-dici venivano opportunamen-te ripartiti tra una pluralità distrutture pur se strettamentecollegate e collaboranti.

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23dare concrete e soddisfacentirisposte ai problemi cheemergono nei nuclei familiaridi oggi. Mi sembra di dovere riaffer-mare l’opportunità della pre-visione di organismi consulto-riali per sorreggere i problemidella famiglia, oggi non menorilevanti, anche se in partediversi, da quelli di allora; molteperplessità ho invece in ordi-ne alle modalità con cui si èritenuto di organizzare questarisorsa sociale attribuendo adun unico organismo funzionisostanzialmente molto diver-se. Del resto è stato assai equivo-co il modo con cui e per cui siè prevista allora la costituzio-ne di questi organismi.Alcune annotazioni storichepossono essere opportune.

Un po’ di storiaGià negli anni Cinquanta eranostati realizzati – ad iniziativadel mondo cattolico per quelche riguarda il sostegno allafamiglia in difficoltà (si pensial Consultorio dell’Istituto laCasa di Milano nato nel1949) e del mondo laico perquel che si riferisce ai proble-mi sessuali specie delladonna (si pensi ai Consultoridell’AIED - Associazione Ita-liana Educazione Demografi-ca) – Consultori privati che,sia pure in modo assai diversoa seconda dei propri orienta-menti ideologici, avevano per-cepito l’esigenza di sorreggere

con un organismo assistenzia-le le famiglie in difficoltà o ladonna per i problemi connes-si con la maternità. Negli anni Settanta una seriedi esigenze emergenti - perla verità tutt’altro che omo-genee tra loro – spingevano illegislatore a istituire ancheConsultori pubblici. Vedia-mole.1. Era emersa, nell’ambitodel dibattito sull’introduzionedi un nuovo diritto di fami-glia, l’esigenza di prevederelegislativamente una visitaprematrimoniale: si pensòcosì – richiedendolo conmolta forza - l’istituzione diun servizio come il Consulto-rio familiare “… per accertarel’idoneità dell’individuo allavita familiare ed alla creazio-ne della prole…“ (propostalegislativa del 1968 e del1972).2. La sentenza della CorteCostituzionale del 1971 - cheaveva sancito l’illegittimitàdella norma penale che vieta-va di far propaganda ai mezzicontrari alla procreazione –rendeva per molti necessarioun servizio di family indivi-dual planning (richiestoperaltro anche dalla Con-ferenza di Bucarest del1974): si pensava che unorganismo come il Consultoriofamiliare potesse svolgere unafunzione di chiarimento inquesto settore.3. Le varie proposte legislati-ve sull’interruzione volontaria

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La storia dei Consultori familiari

2 V. C. COLLICELLI, “Famiglie e politiche sociali in Italia”, in P. DONATI (a cura di),Secondo rapporto sulla famiglia in Italia, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1991.

2. che nell’ambito dell’areamedica il settore ginecologicoera predominante (45,6%delle prestazioni contro il18,6% della pediatria ed il12,6% della contraccezione); 3. che l’utenza dei Consultoripubblici è data per la maggiorparte da donne (75,7%) e dabambini (16,9%), mentre lecoppie e le famiglie copronopoco più del 2% delle utenze;4. che nei Consultori pubbliciil personale medico e parame-dico copre il 58% del totale.2

Il Consultorio familiare, natoprincipalmente per sostenerela famiglia e per aiutarla arisolvere i suoi molteplici pro-blemi relazionali di coppia egenitoriali, si è progressiva-mente trasformato in ambula-torio medico specialistico suitemi della contraccezione,dell’interruzione della gravi-danza, della sessualità.

Una nuova funzione deiConsultori nell’ambito di unanuova strategia nei servizi allapersonaNon solo queste ambiguità difondo, legate al modo con cuiè nato l’istituto consultoriale,renderebbero opportuna unarevisione della legislazione inquesto settore. In realtà unprofondo ripensamento sulleeffettive funzioni da attribuireai Consultori familiari, e quin-di anche sulla loro struttura, ènecessario, a trenta anni dalla

loro prima istituzione, ancheper le profonde modificazionidella generale politica in ma-teria di servizi alla persona.Qualche notazione in proposi-to mi sembra necessaria.

1. In questi ultimi anni vaemergendo, con maggiorechiarezza che nel passato,che gli interventi socio-assi-stenziali devono svincolarsida una tendenza alla medica-lizzazione delle prestazioni.Vi è stato un lungo periodo ditempo in cui nel nostro paese– sulla scia del giusto concet-to di salute elaborato del-l’Organizzazione Mondialedella Sanità secondo cui essacorrisponde ad uno stato dibenessere fisico, mentale esociale e non solo ad unaassenza di malattia o infer-mità - si è finito con ritenereche al medico fosse assegna-to il ruolo di demiurgo di unanuova società e di risolutoredelle molte difficoltà dellapersona e che a tutte le situa-zioni di sofferenza si potessedare una risposta di tipo sani-tario. Se il bambino mostrava diffi-coltà di apprendimento o irre-quietezza scolastica, lo siclassificava come affetto dadisagio mentale e la rispostapiù adeguata non poteva cheessere quella psichiatrica; sevi erano difficoltà nella cre-scita che si esprimevano in

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25Così mentre all’estero esiste-vano «Centri di pianificazionedelle nascite» e distinti«Centri di maternità e infan-zia» in Italia si è creato ungracile servizio condannato inpartenza o a dilatarsi in unastruttura elefantiaca - e quin-di burocratizzata – o a discri-minare alcuni compiti a van-taggio di altri ritenuti piùimportanti o per cui vi era unamaggiore richiesta.

La sanitarizzazione del servizioIl che è puntualmente avvenu-to con una sopravvalutazionedegli aspetti sanitari e una sot-tovalutazione degli aspetti psi-cosociali relativi alla famiglia.D’altro canto non è senzasignificato, mi sembra, che lalegge sui Consultori familiarisia stata affidata per la suaelaborazione alla commissio-ne «Igiene e Sanità» sia dellaCamera che del Senato, diconseguenza più portata avedere gli aspetti sanitari chea sviluppare gli aspetti psico-sociali dell’intervento di que-sto organismo. E non può non avere avutoun’influenza sul modo con cuisi è sviluppata l’attività deinuovi organismi il fatto che lanascente struttura sia stataincardinata nell’Unità Sani-taria Locale e non nell’areadei servizi alla persona.Questa tendenza ad unarisposta prevalentementemedicale delle esigenze dellafamiglia è stata accentuata

con l’entrata in vigore dellalegge n. 194 del 1978, per latutela sociale della maternità.Essa ha attribuito aiConsultori pubblici tutta lagestione dell’interruzionevolontaria della gravidanza.Questo nuovo impegnativocompito ha ovviamente finitocol prendere un rilievo fonda-mentale ed a caratterizzare gliorganismi consultoriali comestrumento prevalentemente disostegno della donna e deisuoi problemi sessuali: non èsenza significato che neglianni Ottanta si diffuse lo slo-gan “Il Consultorio è delledonne” e che molti movimen-ti femministi tentarono diassumerne in proprio lagestione, quanto meno politi-ca. L’aspetto del sostegno allerelazioni familiari, pur cosìrilevante per la vita delle per-sone e del nucleo familiare,finì così con il divenire margi-nale nella programmazionedei Consultori.Non è privo di significato ilrisultato di una ricerca com-piuta alla fine degli anniOttanta dal CENSIS. Emer-gono da essa alcuni dati deltutto prevedibili anche seinquietanti:1. che le prestazioni effettuatedai Consultori pubblici risulta-no fortemente centrate sull’a-rea medica (l’84,2 % degliinterventi contro il 13,8 % nel-l’area psicosociale e il 2,0%nell’area adozioni e affidi);

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24Una nuovafunzione deiConsultori

La “sanitarizzazione” deiConsultori familiari

Non medicalizzarele prestazioni

proprio per evitare i pericoli didevianze e carenze anchegravi alcune volte difficilmen-te trattabili quando i problemisono esplosi e talvolta incan-creniti – intervenire a monteper promuovere un generalebenessere e relazioni signifi-cative e soddisfacenti tra lepersone. Non è solo la persona o lafamiglia multiproblematicache deve essere sostenuta,ma anche la persona o lafamiglia normale, perché rie-sca a vivere meglio la propriavita ed a ridurre quelle situa-zioni di disagio che tendonoprogressivamente a diveniresituazioni conflittuali. È illuminante in proposito ilprogramma tracciato per lafamiglia dalla legge quadroper la realizzazione del siste-ma integrato di interventi eservizi sociali. All’art. 16della legge 8 novembre 2000n° 328 si afferma esplicita-mente, tra l’altro, che il siste-ma “… riconosce e sostiene ilruolo peculiare della famiglianella formazione e nella curadella persona, nella promozio-ne del benessere e nel perse-guimento della coesionesociale; sostiene e valorizza imolteplici compiti che lefamiglie svolgono sia neimomenti critici e di disagiosia nello sviluppo della vitaquotidiana…”. E si aggiungeche i livelli essenziali delleprestazioni erogabili sul terri-torio nazionale devono tener

conto “… dell’esigenza difavorire le relazioni, la corre-sponsabilità e la solidarietàfra le generazioni, di sostene-re le responsabilità genitoria-li, di promuovere le pariopportunità e la condivisionedi responsabilità tra uomini edonne, di riconoscere l’auto-nomia di ciascun componentedella famiglia…”. Inoltre all’art. 22, lettera c) siprevedono interventi per mi-nori in situazione di disagiotramite “… il sostegno alnucleo familiare di origine ol’inserimento presso famiglie,persone e strutture comunita-rie di accoglienza di tipofamiliare e per la promozionedei diritti dell’infanzia e del-l’adolescenza”.Il programma che viene deli-neato è pertanto, in modoestremamente evidente, piùche un programma di tampo-namento delle patologie, unprogramma di sviluppo com-plessivo della comunità fami-liare, di chiarimento del signi-ficato autentico delle relazio-ni familiari, di sostegno allosvolgimento di tali funzioni,di superamento, attraversoun’azione sul nucleo familia-re, dei problemi del soggettoin formazione. Un programmadi questo genere – perché siaunitario e basato su una spe-cifica e reale competenzadelle complesse dinamichefamiliari – non può che esse-re svolto da una struttura spe-cializzata in cui operino in

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27irrequietezza o aggressività,gli psicofarmaci costituivanola risposta più facile; se il gio-vane esprimeva il suo disagioesistenziale ricorrendo allaassunzione di droghe, la fun-zione di superare il disagio ela dipendenza non poteva cheessere effettuata da strutturesanitarie; se per la donna sor-geva una difficoltà ad accet-tare e gestire una nuova gravi-danza, la scorciatoia propostadai servizi era sostanzialmen-te quella di un intervento sa-nitario per risolvere alla radi-ce il problema; se emergeva ilbisogno di una maternità epaternità responsabile, la esi-genze veniva percepita comeil bisogno di essere istruiti edottenere più mezzi anticonce-zionali e così via. In realtà la risposta sanitariaalle esigenze ed alle difficoltàemerse era, sì, la risposta piùfacile e più rapida, ma nonsempre quella che appagavadi più e risolveva meglio icomplessi problemi psicologi-ci, esistenziali e relazionali diuna persona. In questo contesto era inevi-tabile che anche i Consultorifamiliari assumessero unaconnotazione sanitaristica eche le domande ad esso rivol-te fossero sostanzialmente,come abbiamo già visto, ditipo sanitario: oltre tutto l’u-tente avverte sempre il suobisogno in modo confuso ed èinevitabilmente portato aesprimere le sue richieste in

funzione delle risposte che siimmagina di potere averesulla base della sua percezio-ne della reale caratteristicadel servizio a cui si rivolge. Oggi per fortuna si comincia avedere più chiaramente lospessore dei problemi psico-sociali e relazionali dellafamiglia e perciò la richiestache emerge – anche se nontrova facilmente risposta neiservizi pubblici - è meno diprestazioni sanitarie e più diprestazioni di chiarimento esostegno. In realtà da tempoquesta diversa prospettivadella funzione consultoriale èemersa e si è spontaneamen-te incanalata verso i Consul-tori privati che, al contrario diquelli pubblici, hanno sempreprivilegiato l’intervento psico-sociale nei confronti di quellosanitario.A meno che non si voglia rati-ficare questa divaricazione aforbice, sarebbe assai oppor-tuno che anche i Consultoripubblici diano la dovuta rile-vanza agli aspetti non medi-cali dell’attività di sostegnodei membri della famiglia edella comunità familiare nelsuo insieme. 2. In questi ultimi anni si èandata accentuando nellepolitiche sociali la consapevo-lezza che non è sufficienteimpegnarsi per una attivitàmeramente riparativa dellapatologie già esplose, ma chediviene essenziale per i servi-zi di sostegno alla persona –

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Promuoverebenessere

ai problemi specifici dellafamiglia. L’ordinamento giuridico haespressamente previsto que-sta doverosa collaborazionedei servizi con il giudiceminorile – e giudice minoriledeve intendersi pacificamen-te anche il giudice della sepa-razione e del divorzio, quandosi debba anche deliberare sul-l’affidamento della prole -con il dpr n° 616 del 1977,ma anche con altre leggi suc-cessive (basta qui citare lalegge sull’affidamento e l’a-dozione del marzo 2001 e lalegge sulla violenza in fami-glia dell’aprile 2001 che san-ciscono una fattiva collabora-zione tra magistratura e servi-zio sociale): appare evidenteche l’uso del termine «servi-zio sociale» non limita l’atti-vità di collaborazione col giu-dice al servizio così espressa-mente denominato, poichépotrebbe essere necessario unapprofondimento delle situa-zioni esaminate che nonpotrebbe non coinvolgere ser-vizi sociali più specializzaticome il Consultorio familiare.

4. Emerge in modo semprepiù chiaro che i problemi diuna persona inserita in unafamiglia non possono essereaffrontati e in qualche modorisolti se non si esamina ilcomplesso delle relazionifamiliari da cui il disagio ènato e di cui il disagio èespressione. Al fondo di

molte situazioni di sofferenzache la singola persona espri-me anche con comportamentidevianti (basti pensare alladevianza minorile) vi sonospesso i sotterranei e perversigiochi che si instaurano nel-l’ambito familiare avvelenan-do e distorcendo i rapportifamiliari. Se questi giochi nonsono portati alla superficie,svelati e superati, sarà impos-sibile sostenere veramenteuna ripresa della persona. Appare perciò sempre piùchiaro che ogni interventoassistenziale della personacon problemi comporta unafocalizzazione dell’attenzionesulla famiglia come soggettounitario e non come merosfondo per una attività diintervento sui singoli; esigeun intervento globale cheprenda in considerazione l’in-tero arco dei bisogni di unapersona e del suo ordinarioambiente di vita senza fram-mentarli; impone che i singo-li provvedimenti debbano es-sere coerenti e non contrad-dittori privilegiando una situa-zione rispetto ad un’altra: nonè pensabile, per esempio, chesettorialmente si intervengada una parte sul genitoremalato di mente e dall’altrasul bambino che subisce idanni di questa situazioneutilizzando non infrequente-mente il bambino come merostrumento terapeutico edisconoscendone i dirittiautonomi.

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29stretta collaborazione profes-sionalità diverse.

3. In questi ultimi anni – conuna percezione assai più chia-ra che nel passato – si è presacoscienza non solo che vannostatisticamente aumentando icasi in cui un giudice è chia-mato a dirimere problemi cheinsorgono nell’ambito familia-re, ma anche che i problemifamiliari devono essere risoltinell’ambito giurisdizionalecon una metodologia assaidiversa dalla ordinaria meto-dologia dell’intervento giudi-ziario e realizzando un’inten-sa collaborazione tra magi-stratura e servizi. Il giudice minorile o il giudiceche interviene in materia difamiglia non è mai chiamatoa sviluppare un giudizio me-ramente tecnico giuridico. Alcontrario del giudice deipatrimoni, o del giudice dellasanzione penale a tutela dellacollettività, il giudice chiama-to a risolvere problemi inter-personali non può limitarsi avalutare se un fatto rientra ono nello schema giuridicopredisposto dal legislatore, etrarne le conseguenze dichia-rando o no la liceità dell’attoe disponendo l’obbligo dieffettuare una prestazionedovuta o di riparare il dannoarrecato o a subire una pena.Egli ha il compito principaledi recuperare e ricostruirerelazioni familiari insufficien-ti e di assicurare un adeguato

sviluppo umano del ragazzo odei membri di un nucleo par-ticolarmente esigente: non èun fatto quello che è chiama-to a giudicare, ma è unasituazione che deve essereinterpretata e valutata; non èpiù il passato che deve essereanalizzato, ma è il futuro chedeve essere progettato ecostruito; non è solo unanorma di legge che deve esse-re ricercata ed applicata, maè un percorso di sviluppo che,nel rispetto della legge, sideve determinare e svolgere;non sono tanto legami darecidere e poteri da ridur-re, quanto relazioni da rico-struire.Per risolvere in modo efficacee rispettoso di tutti i diritti inpotenziale conflitto, il caso divita che il giudice è chiamatoa disciplinare richiede neces-sariamente il ricorso non soloo non tanto delle sue compe-tenze giuridiche, quanto piut-tosto di un progetto a fortevalenza psicologica e pedago-gica. Un simile progetto devedi necessità essere elaboratodal giudice in stretta correla-zione con i servizi alla perso-na: e quando le questioni inesame riguardino non solopersone singole, ma piuttostoun intero nucleo – come quel-lo familiare – il lavoro di iden-tificazione dell’obiettivo daperseguire e degli strumentida utilizzare non può cheessere un servizio particolar-mente competente in ordine

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Esaminare ilcomplesso dellerelazioni familiari

Collaborazionetra magistratura

e servizi

Non è seriamente pensabileche un organismo plurifunzio-nale – come è attualmente ilConsultorio familiare pubbli-co – possa adempiere adegua-tamente a tutte le funzioniche oggi gli sono attribuite. Oltre tutto le competenzerichieste nel settore sanitarioed in quello psicosociale sonodiversissime; la commistionedi funzioni non può che privi-legiare un settore a dannodell’altro; le eterogeneitàdegli interventi possibili portaad una elefantiasi organizzati-va che finisce con l’essereesiziale. Comunque è da notare comesia del tutto paradossale l’esi-to a cui si è pervenuti. Perdifendere l’unità di un organi-smo che dovrebbe risolveresia i problemi sanitaristici chequelli sociali della famigliaevitando una scissione che siritiene inopportuna ed esizia-le, si sta assistendo al feno-meno – veramente inquietan-te – di una sempre maggiorescissione di quella chedovrebbe essere l’unitarietàdegli interventi psicosocialisulla famiglia.Assistiamo infatti ad una forteproliferazione di nuovi organi-smi di sostegno alla famigliacon dispersione di energie,conflitti, collocazioni territo-riali insufficienti, difficoltàper l’utenza di reperire il ser-vizio a cui rivolgersi. Bastaricordare in proposito comevadano proliferando i Centri

per la famiglia, i Centri dimediazione familiari, i servizispecializzati sull’adozione el’affidamento, i servizi speci-fici contro la violenza e l’abu-so in famiglia e così via.Mi sembrerebbe perciò op-portuno scindere – comeavviene in altri paesi – ilConsultorio per i problemisanitari della famiglia dalConsultorio per i problemipsicosociali della stessa.Questo permetterebbe anchedi risolvere un secondo pro-blema e cioè quello della col-locazione di questi organismi.Mi sembra infatti del tuttoimpropria la collocazionedelle funzioni psicosocialipresso l’Unità Sanitaria,sganciandole dall’insieme deiservizi alla persona attribuitiall’Ente locale. La scissionedelle funzioni sanitarie daquelle di sostegno psico-sociale consentirebbe final-mente l’eliminazione di que-sta stortura ed un ritornodelle funzioni di sostegno nel-l’alveo naturale degli inter-venti di promozione e svilup-po delle persone che sonoprerogativa del Comune o deiComuni associati.Mi sembra significativo ilfatto che qualche voce inquesto senso si cominci alevare. Sarebbe però essen-ziale ed auspicabile che final-mente il tema dei Consultorifamiliari pubblici, e delle lorofunzioni a sostegno dellafamiglia, entri - senza remore

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31Certo tutto questo si può otte-nere anche attraverso un’ef-fettiva e non solo declamataintegrazione tra servizi diver-si, ma spesso tutto ciò richie-de un approfondimento dellasituazione familiare che soloun organismo specializzatocome il Consultorio familiarepuò attuare.

Nuove strutture per attuarequesta strategia di promozio-ne e sostegno?Questa nuova, essenziale edopportuna, strategia a soste-gno del nucleo familiare edelle persone che lo compon-gono e per promuovere nelmodo più adeguato relazioniconiugali e genitoriali mag-giormente soddisfacenti im-pone ovviamente organismiconsultoriali meno distratti dacompiti sanitaristici e piùconcentrati su interventi disostegno psico-sociale e pe-dagogico. Assistere la famiglia normaleperché essa sia posta in gradodi adempiere sempre meglioal suo ruolo di promozione delbenessere dei suoi membri(come peraltro prescrive l’art.16 della legge quadro sull’as-sistenza n. 328 del 2000);sostenere la famiglia proble-matica o multiproblematica, oquella a rischio di frantuma-zione o di espulsione delfiglio, perché superi i propriproblemi e organizzi relazionimaggiormente appaganti; pre-parare e sorreggere adeguata-

mente la famiglia che si aprealla solidarietà sociale attra-verso l’adozione o l’affida-mento familiare perché unasimile delicatissima funzionepossa essere fecondameneadempiuta; aiutare la famigliache si rompe come nucleoconvivente consentendo chela lacerazione coniugale sia inqualche modo civile e che adessa non si accompagnianche una lacerazione genito-riale; appoggiare la famigliaricostituita ed i figli in essainseriti perché si realizzinorelazioni non conflittuali estrutturanti; aiutare in generelo sviluppo positivo delle rela-zioni interpersonali nelnucleo familiare (come previ-sto dall’art. 16, comma 2della legge quadro n. 328 del2000) quando sorgano parti-colari problemi (per esempioper le famiglie con malati cro-nici, le famiglie con malatimentali, le famiglie con figliaffetti da disabilità, le fami-glie con membri tossicodipen-denti, le famiglie monoparen-tali); proteggere i membrideboli della famiglia da possi-bili abusi familiari (la donna,il bambino) e recuperare, sepossibile, corrette relazioniinterpersonali; tutto ciò puòessere effettuato assai oppor-tunamente – ed io aggiunge-rei doverosamente – da unorganismo consultoriale chefocalizzi il suo intervento nelsettore psicosociale.

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Nuove struttureper attuare questa

strategia dipromozione e sostegno?

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La nuova legge lombardasu “Politiche regionali per i minori”

Andrea Bettetini

Una legge, per quanto benfatta, studiata, organicamen-te strutturata, non potrà mairisolvere appieno i problemireali della famiglia. Soprat-tutto quelli connessi al mino-re, visto come destinatario eprotagonista di un progettoeducativo che la Costituzione(artt. 30 e 31) affida in primoluogo ai genitori. Educazioneche, peraltro, non è soloimpegno di trasmettere i benidi un codice familiare di valo-ri positivi, ma anche aiuto asviluppare la conoscenza deicriteri fondamentali per indi-rizzare la libera esplicazionedella propria attività nellospazio che sarà aperto a cia-scuno.Ma, appunto, al legislatore eal governante (nazionale o

regionale che sia) non spettacostituire valori. Suo compitoè quello (forse modesto, macomunque determinante) diformulare rapporti, riconosce-re relazioni, insomma, guar-dare la realtà in prospettivagiuridica, per costruire unsistema giusto.Ma il valore primo deve esse-re antecedente, e deve esserericonosciuto come valore, noncostituito come tale. La per-sona deve essere riconosciutain quanto tale, e non «costrui-ta», come pure la famiglia,che di persone è composta.Letta in questa prospettiva,ed entro questi limiti, la leggen° 34 del 14 dicembre 2004della Regione Lombardia,avente come oggetto “Poli-tiche regionali per i minori”,

e senza pregiudizi ideologici -decisamente nel calendariopolitico nazionale e regionalee che il sostegno alla famiglia

e ai suoi problemi non sia sol-tanto declamato ma ancheconcretamente attuato.

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Legge n. 34del 14 dicembre 2004della RegioneLombardia

1 F. GIUFFRÉ, La solidarietà nell’ordinamento costituzionale, Giuffré, Milano, 2002, p.55 ss..

2 P. RONFANI, I diritti del minore. Cultura giuridica e rappresentazioni sociali, Guerini,Milano, 1995, pp. 34-68.

3 P. DONATI, La famiglia come relazione sociale, Angeli, Milano, 1989, pp. 38-39; G. B.SGRITTA, “La condizione dell’infanzia” in P. DONATI (a cura di) Secondo rapporto sullafamiglia in Italia, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1991, pp. 207-280; V. VIZZONE,“L’intervento del giudice oggi per la tutela dell’interesse del minore”, in La difesasociale del minore (DSM), 1992, 3, pp. 5-13.

4 Dalle norme di cui costituisce il soggetto e l’oggetto, infatti, il minore è spesso consi-derato più quale occasione per la loro emanazione, anziché il destinatario di serviziche tengano conto e delle sue esigenze di sviluppo personale e della sua necessariarelazione con i genitori; cfr. al riguardo le osservazioni di G. GARANCINI, “La famiglianell’esperienza giuridica tra mediazione e soggettività”, in P. DONATI (a cura di), Terzorapporto sulla famiglia in Italia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1993, pp. 423-448 (spec. pp. 440-444).

rivolte al bene della societànel suo insieme1. L’una e l’al-tra azione convergono versoun identico effetto, la valoriz-zazione e la garanzia dellaposizione del minore, in unadimensione di crescita chesia il frutto della collabora-zione delle diverse realtàeducative e formative.

In questa prospettiva si com-prende, quasi specie a gene-re, un altro principio informa-tore della legge regionale lom-barda: la centralità dellafamiglia quale luogo educati-vo privilegiato e preferenziale,in cui il minore assume unafunzione protagonista, in unadelicata, ma necessaria inte-razione tra tutela dell’interes-se del minore e integrità del-l’istituzione.Senza ripercorrere ogni tappadi questo itinerario giurispru-denziale e normativo, ècomunque ben noto comequesto equilibrio nel recentepassato sia stato infranto atutto favore del minore,

secondo una prospettiva defi-nita in senso lato «liberazioni-sta», che ha condotto a rico-noscere al soggetto minore imedesimi diritti e libertà deisoggetti adulti, oltre che ido-nei strumenti di tutela, esempre maggiori ambiti diautonomia e indipendenza2.Ciò da un lato ha costituito unriflesso in ambito giuridicodel sempre crescente affer-marsi nella realtà sociale ita-liana di una nuova formafamiliare: la famiglia puero-centrica (quella cioè che hanel bambino il punto di riferi-mento e di destinazione diogni progettualità)3. D’altrolato è pure indice di come laCorte avesse recepito talenuova concezione di paritàfunzionale anche dalla rinno-vata legislazione ordinariasubordinata, ratio della qualeè stata la preferenza (perquanto parziale)4 da accorda-re alla tutela del minorerispetto ad altre situazionigiuridiche intra ed extra fami-liari.

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35si presenta comunque dinotevole interesse sotto mol-teplici profili. Non ci propo-niamo ora di farne un esameanalitico. Ci soffermeremoinvece su alcune delle novitàpiù rilevanti, sia per la lorointerazione con la legislazio-ne nazionale, sia per la loroincidenza sulle politichefamiliari.

Se nella normativa vogliamotrovare un principio quadro diriferimento, possiamo rinve-nirlo in quello di sussidia-rietà, tale per cui lo Stato nondeve e non può intervenire alimitare e regolare l’autono-mia dei privati, sin quandoessi possono agire da soli.Ossia una sussidarietà che,con riferimento a soggettisociali come la famiglia, sipuò sintetizzare nell’idea che,nei rapporti tra entità istitu-zionali e sociali di diversadimensione, la preferenza siada accordare a quelle minori.Pertanto gli interventi pubbli-ci trovano una loro giustifica-zione solamente se rivolti asupplire eventuali carenzedelle prime, ovvero se rivolti arealizzare il bene comune,che di certo non esclude, maanzi ricomprende il bene pri-vato.Richiamato in modo esplicitonegli artt. 1, 3, 4 della leggequi in esame, il principio disussidiarietà ne informa pres-soché ogni disposizione.È invero indubbio che la

famiglia sia il primo soggettoeducatore e formatore di unapersona minore, e che solo inuna logica sussidiaria altrisoggetti pubblici o privatipossono o debbono subentra-re alla famiglia stessa, o perl’incapacità dei genitori disoddisfare da soli ogni esi-genza dell’intero processoformativo, specialmente perquanto riguarda l’istruzione ela socializzazione; o, a mag-gior ragione, quando la fami-glia non esiste o è incapacedi assolvere il suo compito.Lo Stato e gli enti pubblicinon possono cioè sostituirsiall’iniziativa e alla responsa-bilità delle comunità minori.Ma loro funzione è facilitarel’assolvimento dei compiti diqueste, secondo un principiodi sussidiarietà orizzontale(art. 3, § 1, lett. i), tale percui devono essere le strutturepubbliche a divenire comple-mentari a quelle sociali,come la famiglia o le reti disolidarietà familiare, nel per-seguire determinate finalitàcomuni, dando valore a sog-gettività e responsabilità so-ciali sinora troppo trascurate.Allo stesso tempo la leggeevidenzia (art. 2, § 1, lett. b)che in questo settore deveoperare un principio che aquello di sussidiarietà è com-plementare, ossia il principiodi solidarietà, in virtù delquale l’autorità politica devegarantire che le iniziativedegli agenti sociali siano

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Il principio disussidiarietà

Centralità dellafamiglia qualeluogo educativoprivilegiato peril minore

6 Per il Trib. Minorenni de l’Aquila, 28 aprile 1997, in Giur. merito, 1997, pp. 918-926, la sola mancanza di assistenza materiale può costituire l’abbandono quando nonsiano soddisfatte neppure le più elementari necessità dei minori (i quali, nel caso dispecie, vivevano di stenti, poiché nessuno dei genitori o dei parenti conviventi avevauno stabile lavoro). La sentenza riprende quasi alla lettera Cass., 7 giugno 1989 (inIl diritto di famiglia e delle persone, 1990, pp. 60-62), in cui il giudice di legittimitàha ritenuto che anche la sola mancanza di assistenza materiale potesse costituirestato di abbandono, quando fosse stata di entità tale da integrare di per sé una situa-zione di pregiudizio per il minore, malgrado l’esigenza primaria che questi potesse cre-scere nell’ambito della propria famiglia di origine.

7 Sent. 16 marzo 1996, n° 2236 (in Il diritto di famiglia e delle persone, 1996, pp.1363-1371).

8 Cass., 7 giugno 1989, n° 2763, cit., pp. 60-62.

primo anno di vita del bambi-no. I genitori di bambini adot-tati o presi in affidamentohanno invero e pertanto dirit-to a fruire dei riposi giornalie-ri entro il primo anno diingresso del minore nellafamiglia adottiva o affidataria,in quanto “… gli istituti del-l’astensione dal lavoro, obbli-gatoria e facoltativa, oradenominati congedi, e quellodei riposi giornalieri oggi nonhanno più l’originario neces-sario collegamento con lamaternità naturale e nonhanno più come esclusivafunzione la protezione dellasalute della donna e il soddi-sfacimento delle esigenzepuramente fisiologiche delminore, ma sono diretti anche[…] ad appagare i bisogniaffettivi e relazionali del bam-bino per realizzare il pienosviluppo della sua persona-lità”.

Tale «puerocentrismo» qualecanone ermeneutico dellenorme in tema di diritto allafamiglia se da un lato ha favo-rito l’attuazione del diritto delminore a conseguire le condi-

zioni che possono favorire ilpiù ampio sviluppo della suapersonalità, dall’altro ha peròcondotto, non di rado, a con-clusioni aberranti, in quantolesive dell’interesse dei geni-tori (e soprattutto del minorestesso) all’integrità del rap-porto familiare, consideratoquale bene inalienabile dellapersona, rilevante nella sferapersonale e in quella relazio-nale.In particolare la giurispruden-za ha reputato che l’indigenzadei genitori, o del genitoreesercitante la potestà genito-riale, potesse costituire unaforma di stato di abbandono,tale da giustificare la dichia-razione di stato di adattabilitàin base alle disagiate condi-zioni dei genitori6. Tali condi-zioni, cioè, nell’interpretazio-ne datane, ostacolavano l’e-sercizio del diritto del minorealla propria famiglia, e questoancorché la più attenta dottri-na, nonché la Cassazionestessa7 dopo alcune tituban-ze8, avessero ribadito che lamancanza dell’assistenza ma-teriale non poteva, da sola,legittimare la dichiarazione

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37Si consideri al riguardo l’art.252 c.c., il quale, in lineacon quella maggiore attenzio-ne per il bene del minore enon solo dell’istituzione fami-liare già fatta propria dallalegge sull’adozione specialedel 5 giugno 1967, n° 431,subordina l’inserimento del-l’infradiciottenne nella fami-glia legittima di uno dei geni-tori anche alla non contrarietàdi tale inserimento agli inte-ressi del minore medesimo.Un’istanza che sarebbe purestata recepita nella legge n°184 del 1983 (che, nella for-mulazione originaria, era tito-lata “Disciplina dell’adozionee affidamento dei minori”),ove, tra l’altro, è prevista (art.2) la possibilità (comunqueeccezionale) che il minore siatolto da una famiglia reputatanon idonea dal giudice, peressere temporaneamente affi-dato a un’altra famiglia, a unapersona singola o a unacomunità di tipo familiare,che possa “… assicurargli ilmantenimento, l’educazionee l’istruzione”. O ancora,l’art. 151 c.c. che prevede,come ipotesi per ottenere laseparazione giudiziale traconiugi, la circostanza che laconvivenza possa essere dipregiudizio al bene primariodell’educazione della prole.In tal modo il legislatore ha

riconosciuto al minore il dirit-to non solo ad avere una fami-glia, ma anche ad avere unafamiglia idonea, un “…ambiente familiare ido-neo…”, con parole dellalegge 184 del 1983, chesarebbe venuto a coinciderecon quello della famiglia d’o-rigine, se questa avesse avutol’attitudine a compiere il pro-prio compito educativo; oppu-re, se così non fosse, conquello di un’altra. Il che signi-fica, come avrebbe esplicitatola Corte5, che, “… alla stre-gua delle direttive costituzio-nali (artt. 2 e 30, § 1 e 2Cost.), l’istituto dell’adozionedeve avere il proprio centro digravità nella tutela del premi-nente interesse del minore,rispetto al quale devono esse-re subordinati tanto gli inte-ressi degli adottanti (o aspi-ranti tali), quanto quelli dellafamiglia di origine”. Moti-vazione che ritroviamo anchenella più recente sentenza n°104 del 1 aprile 2003, cheha dichiarato l’illegittimitàcostituzionale dell’art. 45 delD. Lgs. 26 marzo 2001, n°151 (“T. U. sulla maternità ela paternità”) nella parte incui prevede che i riposi di cuiagli artt. 39, 40 e 41 delmedesimo decreto si applichi-no, anche in caso di adozionee di affidamento, entro il

5 Sent. n° 27 del 27 gennaio 1991, in Giur. cost., 1991, 1, pp. 175-181. Nel mede-simo senso, cfr. CORTE COSTITUZIONALE, Sent. n° 171 del 5 maggio 1994, in Il dirittodi famiglia e delle persone, 1994, 23, pp. 1174-1179 .

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Superare il“puerocentrismo”

bisogno del minore, comepure (normalmente) il minoreha bisogno della sua famigliadi origine.E perché tale diritto non restisolo sulla carta, ma possaessere attuato anche ai sensidell’ art. 31 Cost., la leggestessa sancisce che lo Stato,le Regioni e gli Enti localisostengano, con idonei inter-venti, e nel rispetto delle loroautonomie e nei limiti delladisponibilità delle risorsefinanziarie, i nuclei familiari arischio, “… al fine di preveni-re l’abbandono e di consenti-re al minore di essere educa-to nell’ambito della propriafamiglia” (art. 1, § 3).È così ribadito che la famigliadi sangue costituisce il luogonaturale della crescita e dellaformazione del minore, e chepertanto il diritto-dovere deigenitori non può formareoggetto di delega ad altri, peril suo contenuto di relazionepersonale e per il suo grandevalore ideale. Le eventualidifficoltà in quell’ambito nonpossono essere solo «aggira-te» (è tipico il caso soprariportato della dichiarazionedi adattabilità sulla sola basedell’indigenza materiale delnucleo familiare); ma vanno

risolte (finché sia possibilerisolverle) con idonei inter-venti anche da parte di sog-getti terzi rispetto alla fami-glia. I quali, però, tranne incaso di reale inidoneità deigenitori a esercitare la funzio-ne educativa, o di loro inesi-stenza, non possono sostituir-si a questi.E la legge regionale qui inesame tra i suoi obiettivi sipropone specificamente (art.2, § 1, lett. a) quello di soste-nere le famiglie con minorinell’assolvimento dei compitieducativi, demandando aiComuni (corpo sociale inter-medio più vicino alla fami-glia, e comunque Ente localecui competono le prestazioniassistenziali ai sensi degliartt. 22, 23, 25 D. P. R. 24luglio 1977, n° 616) l’eroga-zione dei titoli sociali per lafruizione di servizi, interventie prestazioni10, la determina-zione dei requisiti per l’acces-so, nonché le misure di soste-gno economico per favorire lapermanenza del minore nellafamiglia.Dando concreto sviluppo alledisposizioni legislative sull’a-dozione e l’affidamento, lalegge n° 34 del 2004 dellaRegione Lombardia ha così

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39dello stato di abbandono. Ma,e qui sta l’aspetto paradossa-le, si preferiva impiegarerisorse pubbliche a favore distrutture familiari o parafami-liari ospitanti il minore, anzi-ché rimettere queste risorsealle famiglie stesse9.Tale situazione è stata poten-zialmente superata dallanuova legge sull’adozione el’affidamento dei minori del28 marzo 2001, n° 149, laquale ha novellato la legge 4maggio 1983, n° 184, orasignificativamente titolata“Diritto del minore a unafamiglia”. Nella legge revisio-nata, la proclamazione deldiritto del minore a crescereed essere educato nella pro-pria famiglia (art.1, § 1) nonpuò più subire l’interpretazio-ne limitativa cui abbiamofatto ora riferimento, ma sidichiara in modo esplicito(art. 1, § 2) che le condizionidi indigenza dei genitori, odel genitore che esercita lapotestà genitoriale, non pos-sono essere di ostacolo all’e-sercizio del diritto del minorealla propria famiglia. Il mino-re non è cioè consideratoquale monade e punto assolu-to di riferimento dell’ordina-mento. Ma esso va visto, alpari di ogni essere umano,come persona in relazione, especificamente come persona

in relazione con il grupposociale familiare, e che nelsuo stesso interesse è consi-derato, appunto, minore.La famiglia, nel suo nucleoessenziale, non può esserepensata come comunità svin-colata da una dimensione giu-ridica e di responsabilità, per-ché al suo interno, per mezzodella fissazione dei ruoli indi-viduali, per la sua solidarietàinterna, si determina l‘iden-tità personale di ciascuno, eal medesimo tempo si defini-sce l’identificazione dell’al-tro, un «io» che si distingueda un «tu» in quanto è desti-natario di una regola sul suoruolo familiare di padre,madre, figlio, fratello. Il rico-noscimento dell’altro comesimile fonda così il rapporto elo regola, di modo che la nor-mativa che sorge con laresponsabilità viene a confi-gurarsi come fatto costitutivooriginario, sia della dimensio-ne umana, sia del gruppofamiliare.È pertanto limitativo sostene-re che l’interesse del minoreva bilanciato con quello dellafamiglia, quasi che la sferasoggettiva del minore e quelladella famiglia fossero duerealtà tra loro estranee e daconciliare. L’interesse delminore è invero l’interessedella famiglia. Questa cioè ha

9 A. FINOCCHIARO, M. FINOCCHIARO, Adozione e affidamento dei minori. Commento allanuova disciplina (l. 28 marzo, n. 149 e d. l. 24 aprile 2001, n. 150), Giuffré, Milano,2001, p. 15.

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10 Cfr. anche art. 17 della legge 328 del 2000. Va invero evidenziato che la legge regio-nale in esame recepisce la legge 328 del 2000 (“Legge quadro per la realizzazionedel sistema integrato di interventi e servizi sociali”), attribuendo ai Comuni la fun-zione di autorizzazione al funzionamento e accreditamento delle unità d’offerta delsistema sociale e l’attività di controllo sulle stesse, e garantendo il coinvolgimento delTerzo Settore nella programmazione zonale, nella realizzazione e nella gestione deiservizi rivolti ai minori.

Sostenere lefamiglie con minorinell’assolvimentodei compiti educativi

11 A questo riguardo, il testo sugli orientamenti della progettazione degli interventi pre-visti dalla l. 285 del 1997 prevede (nel caso specifico il riferimento è alle famiglie inseparazione, ma l’affermazione si può considerare generale) che “… gli operatori deiservizi sociali, della scuola, del privato sociale […] potranno coordinare le loro azionidi educazione familiare con gli operatori dei consultori, graduando il tipo di interven-to a seconda delle necessità” (in M. RUGGIERO, “Le origini della mediazione familia-re”, in Consultori familiari oggi, 2003, 1, p. 12).

12 In Bollettino Ufficiale Regione Lombardia, S.O., n° 7 del 12 febbraio 2001.

Invero, tanto la legge Bas-sanini quanto il nuovo art.118 Cost., quale risulta dopola riforma del tit. V ad operadella l. cost. 18 ottobre2001, n° 3, quanto, ancora,la l. 8 novembre 2000, n°328 (“Legge quadro per larealizzazione del sistema inte-grato di interventi e servizisociali”), segnano la svoltaappena indicata, coinvolgen-do direttamente e primaria-mente le autonomie sociali edistituzionali nel perseguimen-to degli obiettivi costituziona-li comuni.Ci sembra pertanto che possaessere in piena armonia conla nostra Carta fondamentaleun sistema integrato modella-to in modo analogo a quellosanitario, per cui non in oppo-sizione o in concorrenza conun servizio pubblico statale,ma in modo complementareed armonico con esso, vi siaun servizio di offerta sociale esocio-sanitaria gestito da sog-getti non statali, anche di ten-denza, che comunque, perse-guendo interessi generali,svolgono una funzione di rile-vanza pubblica11. In tal modola funzione pubblica è svinco-lata da una qualifica soggetti-va, divenendo di rilevanza

pubblica non solo ciò che pro-mana da un soggetto pubblicostricto sensu, ma anchequanto concorre al benecomune, e pertanto alla pro-mozione della famiglia, qualeelemento fondamentale e sog-getto primario della societàcivile. Un’impostazione, que-sta, che legittima anche ilprevisto accreditamento deiservizi resi dalle associazionifamiliari e dai consultori, che,se validati sotto il profilo tec-nico, sono sostenuti dallaRegione e retribuiti in modoanalogo ai servizi erogati daiconsultori pubblici, come pre-visto dalla Delibera dellaGiunta regionale lombarda n°7/3264 del 26 gennaio 2001(“Determinazioni in materiadi accreditamento del servizioper le attività consultoriali inambito materno infantile ealla famiglia”)12.Un’ultima osservazione. L’art.7 della legge qui in commen-to, dedicato all’offerta sanita-ria a favore del minore, preve-de un’azione integrata trastrutture pubbliche e private(anche) al fine (lett. e) di aiu-tare le madri che si trovino indifficoltà al momento dellagestazione, individuando lemodalità di assistenza mag-

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41creato le premesse legislativeperché non sia dichiarato lostato di adottabilità (di cui alcapo II della l. 184 del 1983)solo sulla base delle disagiatecondizioni dei genitori.

Gli interventi poco sopra evi-denziati sono concepiti e rea-lizzati dalla legge lombardaall’interno di un più ampio ecomplessivo progetto di soste-gno alla genitorialità, daesplicare anche attraverso l’a-zione di soggetti terzi rispettoalla famiglia. Il caratterepeculiare di questi interventisussidiari deve essere eviden-temente quello formativo. Aquesto riguardo, è ben notocome la l. 28 agosto 1997, n°285 (“Disposizioni per la pro-mozione di diritti e di oppor-tunità per l’infanzia e l’adole-scenza”) preveda servizi disostegno alla relazione tragenitori e figli, di contrastodella povertà e della violenza,nonché misure alternative alricovero dei minori in istitutieducativo-assistenziali. E traquesti fa esplicito riferimento(art. 4, §1, lett. i) ai “… ser-vizi di mediazione familiare edi consulenza per famiglie eminori al fine del superamen-to delle difficoltà relazionali”.L’art. 342 ter c.c., quale intro-dotto dalla l. 5 aprile 2001, n°154 (art. 2), prevede inoltreche il giudice può disporre, oveoccorra, “… l’intervento deiservizi sociali del territorio o diun centro di mediazione fami-

liare, nonché delle associazioniche abbiano come fine statuta-rio il sostegno e l’accoglienzadi donne e minori o di altri sog-getti vittime di abusi e maltrat-tamenti”.In linea con queste disposi-zioni, la legge lombarda suiminori ha determinato che,nella rete d’offerta sociale esocio-sanitaria a favore delminore e della famiglia, siariservato uno specifico ruoloai Consultori familiari, sianoessi pubblici o di natura pri-vata, tra le cui attività rientra-no anche quelle di mediazio-ne familiare (art. 6) e quelledirette a rimuovere e a preve-nire le cause del disagio. Nelqual caso, come afferma l’art.4, ai Comuni spetta non solorilasciare l’autorizzazione alfunzionamento, ma accredita-re le stesse unità d’offertadella rete sociale di cui i con-sultori formano parte.Tali istituzioni possono esserecosì inserite a pieno titolo inquella rete di autonomie(famiglie, associazioni, istitu-zioni civili e religiose, minorienti territoriali, etc.) che, nel-l’ambito della rimodulazionedel nostro Stato sociale sullabase dei principi di solida-rietà e sussidiarietà, devonoessere considerate gli stru-menti primari all’interno deiquali deve trovare sviluppo lapersonalità umana nell’oriz-zonte valoriale che contrasse-gna la legalità costituzionalerepubblicana.

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Il sostegno allagenitarialità ed

il ruolo deiConsultori familiari

Realizzazione di un sistemaintegrato di servizi

15 R. DWORKIN, Il dominio della vita (Aborto, eutanasia e libertà individuale), Edizioni diComunità, Milano, 1994, a cura di S. MAFFETTONE, (trad. it. di C. BAGNOLI del volumeLife’s Dominion. An Argument about Abortion, Euthanasia and Individual Freedom,New York, 1993), pp. 25-39.

16 Ibidem, p. 37.

Affermava anzi Dworkin15 che,se al centro del ragionamentogiuridico vi è la vita umana,non si può fare ricorso allatecnica del bilanciamento diinteressi, in quanto la sacra-lità della vita, “… l’idea che lenostre vite hanno un valore in-trinseco inviolabile…”16, impli-ca un superamento della con-trapposizione di interessi con-tro interessi.Il sano realismo giuridico checaratterizza la norma dellaRegione Lombardia qui inesame, riavvicinando anche

nelle soluzioni la leggesull’IVG a un modello mag-giormente adeguato ai suoiprincipi, permette di superarequesta posizione e di tutelarerealmente la dignità di ognipersona umana (madre e con-cepito), che vive e agisce inuna società relazionale. E lastessa l. 194 del 1978 potràessere davvero intesa qualeparadigma normativo a tutelasociale della maternità, e nonsolamente quale (triste) fon-damento di legittimazionedell’aborto.

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43giormente idonee per aiutarleunitamente al bambino, “…dal momento del concepi-mento al momento dello svez-zamento…”, riconducendo inseno alla società problemati-che che ne toccano una dellecomponenti essenziali. Sitratta di un procedimentocognitivo di comprensione, dicondivisione solidale e diaccompagnamento positiva-mente orientato alla risoluzio-ne concreta dei problemi pro-spettati.La funzione di assistenza alladonna in gravidanza, previstaa carico dei consultori dalla l.22 maggio 1978, n° 194 (art.2), viene invero qui sviluppa-ta e maggiormente articolata,soprattutto alla luce di quelpersonalismo sociale su cui sifonda la nostra carta costitu-zionale, e che permette diabbandonare una logicameramente utilitaristica, perfar assumere alla personaumana una propria pienezzaassiologico-normativa, in cuiacquistano rilievo sia il valoreindividuale di questa, sia lasua valenza socio-relazionale.La partecipazione (che è dirit-to-dovere) del consultorio allamaternità, anche e, direi,soprattutto quando essa sipresenti problematica, non-ché la solidarietà, intesacome coinvolgimento rispetto

alle problematiche rappresen-tate, permettono infatti disuperare quel contrasto fraprincipi e soluzioni che pre-senta la legge sull’aborto che,dopo aver proclamato che lavita del concepito, tutelata findal concepimento, può esseresacrificata su iniziativa delladonna soltanto in caso diserio pericolo per la sua salu-te, nell’interpretazione che sene è data finisce per lasciarela scelta sulla prosecuzionedella gravidanza alla meradiscrezionalità della madre,sganciandola così da ogni cri-terio oggettivo, e senza alcu-na considerazione della posi-zione sostanziale e giuridicadel concepito e dei suoi inte-ressi13.Come correttamente posto inluce dalla giurisprudenzacostituzionale tedesca, la vitache nasce, o, a essere mag-giormente precisi, quella nonancora nata dà infatti originea una duplicità in inscindibileunità, la cui esistenza nonpuò essere affidata al soloarbitrio della donna; anzi, ilfeto, in quanto parte debole,assurge a valore di rangocostituzionale superiore ri-spetto a quello della vita dellamadre, sì che, in caso disituazione di conflitto, l’inte-resse del concepito prevale suquello della madre14.

13 Si veda F. D. BUSNELLI, Bioetica e diritto privato. Frammenti di un dizionario,Giappicchelli, Torino, 2001, pp. 129-152.

14 Abschluss 28 maggio 1993, in Zeitschrift für das Gesamte Familienrecht (FamRZ),1993, 40, pp. 899-928.

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Studi e ricerche

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La fecondità dell’attesae la sapienza del corpoLa dilatazione dei tempi e degli spazi di vita nella gravidanza

Elisabetta Musi

L’evento della nascita dàcompimento al senso di mera-viglia precategoriale nei con-fronti della vita che si declinanell’unicità dell’esistenza, è“un’esper ienza-vert ice”,come la definisce N. Galli1,un evento che toglie il respiro,lasciando letteralmente senzaparole, nell’incapacità di tra-durre in una dimensioneumana comunicabile quantoin realtà sembra accendereuna scintilla di infinito nellafinitudine di un corpo de-fini-to o, che è lo stesso, quanto

consente di intingere la puntadello sguardo e la profonditàdel sentire nell’imperscruta-bile sacralità del mistero. Eforse, proprio per la grandio-sità con cui si annuncia, que-sta forza dirompente dell’av-ventura generativa dà luogoad un paradosso: l’impeto tra-sgressivo con cui ad ogninascita si ripresenta la vitacome superamento dell’ordi-ne dato e apertura a semprenuove o rinnovate possibilitàesistentive è fondamentalenella ricerca di senso che

1 N. GALLI, Pedagogia della famiglia e educazione degli adulti, Vita e Pensiero, Milano,2000, p. 45.

Se tutto un infinito ha potuto raccogliersi in un Corpocome da un corpo disprigionare non si può l’Immenso?

Alda Merini,La presenza di Orfeo, 1953

5 C. ZAMBONI, “Il materialismo dell’anima”, in DIOTIMA, La sapienza di partire da sé,Liguori, Napoli, 1996, pp. 164-165.

prima e ciò che fa seguito,tale da prestarsi ad esserefacilmente relegato nell’archi-vio dei ricordi, a cui torneràuna memoria intenerita dallanostalgia per quanto è irrime-diabilmente perduto. Eppureproprio in questa disconti-nuità sta la forza travolgentedell’evento generativo che siimpone all’attenzione comeun’eccedenza di senso, unafrattura nel flusso lineare delvivere. Come scrive ChiaraZamboni, “Non è vero che iltempo sia quantitativo e indif-ferenziato in ogni sua parte.Non è vero che i giorni del-l’anno siano tutti identici, négli anni lo sono. È vero che cisono momenti che condensa-no valore, ci sono momentiche hanno una forza simboli-ca propria. […] Vi sonomomenti storici [anche nellastoria personale e familiare]che agglutinano senso. […] Imomenti discontinui dellamateria sono scintille di lucedi cui la materia è impregna-ta. Le scintille di luce ciattraggono e noi ci rivolgiamoad esse”5. Questo, se da unlato costringe allo sforzo disostenere un pensiero riflessi-vo e vitale, sfrondando quan-to offusca la vista e inducedistrazioni, d’altro cantorende immediatamente dispo-nibili le energie necessarieper farlo. Ne è prova il fatto

che nella ricostruzione auto-biografica individuale e fami-liare di ognuno, la memorianon fa che tornare ai momen-ti «discontinui», che illumi-nando chiamano a sé e dannoordine. È come se lì ci fosseogni volta, ad ogni passaggiodel pensiero, qualcosa dascoprire. Ma la luce cheattrae o il buio che risucchianon sono esplicativi in sé,hanno bisogno della nostramediazione intenzionale persignificarsi. Il rischio cherimangano sottoesplorati neiloro significati reconditi nonmette in guardia solo dallapigrizia del pensiero o dall’av-vizzirsi della passione per l’e-sperienza, ma espone ad unapovertà esistenziale (o meglioad una esistenza sottodimen-sionata) se non ne concretiz-ziamo il senso nell’agire, senon li assumiamo cioè comeorientamento della nostraattenzione. In questa prospet-tiva tutto ciò che prepara,consente e fa da corollarioall’evento della nascita è daportare alla consapevolezza diuna riflessione pedagogica,poiché alimenta e sostiene lacapacità di porsi in ascoltodei legami che abbiamo con ilmondo.

Il sapere del corpoIl sentire quotidiano del corpoviene messo alla prova dai

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49sostiene le sorti dell’umanitàintera, eppure la gran partedella riflessione filosofica edel discorso pedagogico nonla assumono come ambito ori-ginario privilegiato da cui fardiscendere un agire etica-mente orientato. Le motiva-zioni sono diverse. Nonessendo questa la sede peruna loro disamina approfondi-ta, sia consentito almeno trat-teggiare le principali: le teorieetiche tradizionali, tutte inte-ressate alla sfera pubblica,non hanno saputo vedere nel-l’esperienza della nascita enella centralità della relazionematerna che in particolarel’accompagna le basi dellarealtà sociale, risolvendo lafunzione generativa in unaquestione meramente ripro-duttiva2. A questo fenomenonon è estraneo il rinnegamen-to dell’opera materna su cuisi è costruita e di cui si ènutrita per millenni la culturapatriarcale3, riflesso del pen-siero filosofico classico mono-sessuato e maschilineare,pensato esclusivamente dauomini per altri uomini4. Inaltre parole ciò che da sempresi presenta come evidente eimmediato – in questo casol’esperienza della genitura,mai intesa nel suo significato

profondo quale primo eserci-zio di cura e di civiltà - si pro-fila come ovvio e impensato.A contrastare la necessità diuna riflessione pedagogicasulla nascita concorre infinela fatica di conciliare lostraordinario con l’ordinario,fatica che impone di chinarelo sguardo davanti alla solen-nità dell’esistenza per elevareil nostro piano di comprensio-ne dell’esperienza ad un livel-lo superiore. Mantenersi poiin quella situazione, che all’i-nizio si presenta come preca-ria e fragile, comporta un’e-ducazione a sostenere la fidu-cia nel proprio sentire per poitradurla in compiti da assu-mere, orientamento che non èmai stato seriamente oggettodella riflessione pedagogica.Di fronte al non pensato siimpone la forza d’attrazionedella consuetudine – che èconsonante etimologicamentecon quella mansuetudine dacui scaturiscono conforto erassicurazione – la qualecome una polvere invisibileopacizza i significati, e iltempo della generatività edella nascita viene confinatoin un’immagine oleograficaincorniciata dalla nitida per-cezione della discontinuitàdal contesto, da ciò che viene

2 Cfr. L. MORTARI, Aver cura della vita della mente, La Nuova Italia, Firenze, 2002, p.6.

3 Cfr. A. PIUSSI, “Oltre l’uguaglianza: farsi passaggio”, in AA. VV., Con voce diversa.Pedagogia e differenza sessuale e di genere, Guerini, Milano, 2001, p. 208.

4 V. IORI, “La differenza di genere: alcune questioni”, in AA. VV., Con voce diversa, pp.45-46.

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Il sapere del corpo

8 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile e l’invisibile, Bompiani, Milano, 1993, p. 36.

un evento naturale e fisiologi-co come il parto, che hadeterminato il venir meno delsenso di mistero e di ritualitàche accompagnava l’evento,la solidarietà e la cura che lacomunità femminile riservavaalla gestante e alla partorien-te. In questa caduta di signi-ficati che la gestazione e ilmomento della nascita recanocon sé, non stupisce lo svi-luppo senza precedenti delleinnovazioni tecnologiche nel-l’assistenza alla gravidanza eal parto, fino al ricorso sem-pre più diffuso all’anestesiaepidurale che in taluni Paesi(Inghilterra, Stati Uniti,Francia) costituisce addirittu-ra una routine.Se dunque nel transito rappre-sentato da nove lunghi mesi dipreparazione ad un epilogotanto lacerante quanto solen-ne non vi è nulla da capire, dascoprire e trattenere come unsegreto, che si rivela a poco apoco solo nelle successive,ripetute, pazienti frequenta-zioni; se ciò che si impone neiracconti e nella presentifica-zioni di quell’esperienza altronon è che inutile inquietudi-ne, sofferenza, disagio, paura,solitudine…, è giusto e oppor-tuno consegnarsi ai pronun-ciamenti delle «scienze esat-te», e assumere i parametrimedici come interlocutori pri-vilegiati, per correggere taleerrore di natura (l’inaggirabile

portato di fatica e sofferenzadel travaglio e del parto) coninterventi rapidi ed efficaci, ingrado di accelerare quel pas-saggio fino a sollevare dal suoacme il lento processo dimetamorfosi che ha condizio-nato diverse stagioni di vita.Ma se al contrario si convienecon Merleau Ponty che “Ilmondo è ciò che io percepi-sco”8, il corpo che abito non èsolo la mia misura del mondo,ma le vibrazioni incarnateinstillate dalle emozioni e lapostura dell’anima che simanifesta nei sentimenti sonoemanazioni di una geometriafisica entro la quale si esten-dono i pensieri. I dolori o legioie dell’anima e della mentehanno dunque una profondaconnessione con il sentire delcorpo, sia nel caso in cui daquesto provengano, sia all’op-posto che ne condizionino lamaterialità del suo esistere.Così se il mio corpo patisce,la mia percezione del mondosarà incardinata al mio pati-mento. Se invece il mio corpoè vigoroso e nella pienezzadel suo benessere, l’attrazio-ne che su di lui esercita ilmondo sarà frutto della suatensione ad espandersi, auscire dai propri confini.Dunque, così come i pensieripossono incidere, condiziona-re il sentire del corpo, ancheil suo essere in cambiamentosi riverbera sugli atteggiamen-

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51passaggi apicali della nostraesistenza: nascere, gioire,soffrire, morire. Infatti, men-tre lo scorrere ordinario dell’e-sistenza si dipana tra un agireche produce sensazioni, pen-sieri, emozioni, sentimenti«governabili», che guidano edanno direzione verificabilealle scelte, vi sono eventi incui l’esuberanza e la vitalitàdel corpo, la tensione emotivae cognitiva che lo attraversa-no sembrano uscire dai ranghidella governabilità e oltrepas-sare le nostre stesse facoltàintellettive. Qui l’irruenzadella vita chiede più raffinatistrumenti di comprensione edi governo, in grado di espri-mersi anzitutto smantellandoquanto la volontà di poteresul corpo ha affermato comeconoscenza oggettiva, indubi-tabile, universale e impre-scindibile in mano alla scien-za (a sua volta non neutra, nédisinteressata). La grandiositàdell’evento della nascita è

stato così ridotta ad un insie-me di pratiche da cui si è pro-gressivamente ritirata la sog-gettività, emarginata dalsapere medico e specialistico.In particolare con l’ospedaliz-zazione, la medicalizzazionedel parto, l’affermazione delmodello tecnocratico dellamedicina6, organizzato attor-no al progresso tecnologicoche implica una separazionetra mente e corpo secondouna visione meccanicisticadel mondo, il corpo delladonna viene considerato uninvolucro biologico che con-tiene il feto, un corpo postosotto il controllo medico,spossessato del sapere legatoalle percezioni femminili7. A sostenere le ragioni dellascienza va senz’altro consta-tata una diminuzione dellamortalità materna, perinatalee infantile, ma ugualmentenon si può non rilevare uneccessivo interventismo det-tato da ansia di controllo in

6 Il modello tecnocratico, descritto da R. Davis Floyd nell’analisi dei principali paradig-mi di base con cui opera la medicina negli Stati Uniti e ripreso da F. Pizzini che loassume come modalità operativa prevalente anche nella situazione italiana, è caratte-rizzato dall’oggettivazione della paziente, dalla standardizzazione delle operazioni, dalprocedimento di diagnosi e trattamento dall’esterno verso l’interno, cioè dalla mag-giore valorizzazione delle informazioni che provengono dalle macchine e dalle tecno-logie rispetto a quelle provenienti dalla donna incinta (F. PIZZINI, “La costruzionesociale della gravidanza e del parto”, in M. BUCCHI, F. NERESINI (a cura di), Sociologiadella salute, Carocci, Roma, 2001, pp. 244-245).

7 Tra i numerosi studi che sostengono queste posizioni si vedano ad esempio: F. PIZZINI

(a cura di), Sulla scena del parto: luoghi, figure, pratiche, Angeli, Milano, 1981; Id.,Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Angeli,Milano, 1999; G. RANISIO, Venire al mondo. Credenze, pratiche, rituali del parto,Meltemi, Roma, 1998; C. PANCINO, Il bambino e l’acqua sporca. Storia dell’assisten-za al parto da mammane a ostetriche (XVI-XIX sec.), Angeli, Milano, 1984; B. DUDEN,Il corpo della donna come luogo pubblico, Bollati Boringhieri, Torino, 1994; AA. VV.,Le culture del parto, Feltrinelli, Milano, 1985; C. PANCINO (a cura di), Corpi. Storia,metafore, rappresentazioni fra Medioevo ed età contemporanea, Marsilio, Venezia,2000.

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11 L. MORTARI, Aver cura della vita della mente, p. 99.12 A. BOSI, Il sentimento del tempo, Unicopli, Milano, 2000, p. 64.13 Ibidem, p. 62.

divenire è inestricabilmenteconnesso con quello di altri, esi realizza in una reciprocitàdialogale in grado di irrorare itessuti emotivi e relazionali.“Per questo la tenerezza èmatrice di civiltà e come taleè un sentimento dalla fortevalenza politica”11.

Il tempo lungo dell’attesa: uninvito e ritirarsi presso di sé ea stare in ascoltoIl corpo in attesa è un corpoche si trasforma per accoglie-re. È un corpo teso per qual-cuno: teso nella pelle e neimuscoli, teso e teneramenteimpaziente nei pensieri che loattraversano, è un corpo pro-teso. Il suo ex-tendersi (var-cando i propri confini abitua-li) lo rende massimamenteimpegnato, cioè letteralmentedisposto a dare in pegnoall’altro e al mondo una partedi sé: la creatura che ospita.La tensione che lo innerva neacuisce la sensibilità: i suoirecettori interni ed esternistabiliscono spontaneamentenuovi parametri per verificareil suo stato di benessere equello della creatura checustodisce: si muove, cresce,segnala la propria presenza.Nel tempo della gravidanzaquello materno è un corpoalla ricerca: che inseguenuove sistemazioni nello spa-

zio e nel consueto scorreredel tempo a cui progressiva-mente diventa come estraneo:gli odori e le geometrie disempre paiono improvvisa-mente ostili, irritanti, necessi-tano di nuove distanze eaggiustamenti. I ritmi deltempo sono sottoposti a inedi-ti moti di eccitazione e diimpazienza, l’alternanza cir-cadiana tra il sonno e laveglia è sottratta alla suaregolarità. La dissonanza conle coordinate spazio tempora-li in cui lo stesso corpo è cre-sciuto induce spaesamento,ma schiude anche l’opportu-nità di uscire dai luoghicomuni che annebbiano lapercezione di sé. Si dannocosì nell’ascolto del propriocambiamento quelle intuizio-ni profonde che rendono piùnitida la consapevolezza diuna sfasatura tra il tempointerno e il tempo esteriore.L’uno da intendersi come“l’urgere della vita sulle pare-ti della nostra sensibilità”12,ovvero come “il modo di tra-scorrere la propria esistenzarendendola sonora così dapercepirne lo svolgersi, la pla-stica disposizione al cambia-mento”13. L’altro da assumerequale espressione di un pro-cesso di oggettivazione teso astabilire parametri universalicon cui organizzare e control-

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53ti e sui pensieri che vi dimo-rano: apertura, accoglienza,disponibilità, sensibilità, curio-sità, ricerca… fanno dell’e-sperienza della gravidanza edel parto un’occasione rara diripensamento radicale di sé edi riposizionamento delle pro-prie scelte di vita, in cui è inquestione la centralità delbambino, ma anche e soprat-tutto il senso di apertura chevivifica la coppia.L’intima connessione tra tene-rezza fisica e plasticità cogni-tiva può essere meglio coltain un’efficace espressione diMerleau-Ponty là dove egliscrive:”… il mio corpo nonpercepisce, ma è comecostruito attorno alla perce-zione che si fa strada attra-verso di esso. […] l’esperien-za della mia carne comeganga della mia percezionemi ha insegnato che la perce-zione non nasce in un luogoqualsiasi, ma che emerge neirecessi di un corpo”9.La parabola evolutiva, trasfor-mativa che si compie durantela gravidanza accresce la sen-sibilità del corpo nei terminidella tenerezza, che si espri-me nella comunione tra ifuturi genitori di cui si nutrel’accoglienza al nascituro.Tenerezza è così ad un tempoespressione di una duttilitàfisica ma anche di uno sguar-do conciliante con la novità

del mondo, rispetto al qualel’esperienza esaltante di unrinnovamento in atto rendenuovo il mondo intorno. È ilsentimento della tenerezzache “consente all’essere uma-no di protendersi verso (tene-rum) l’altro, ammorbidendo(teneritia) ogni asperità inte-riore e relazionale”10. L’inte-nerirsi dello sguardo e delpensiero che suscita l’imma-gine di una donna in attesa diun figlio è il riflesso di questoammorbidimento in cui siannuncia la generosa apertu-ra all’alterità. L’esperienzafisiologica della gravidanza,proprio in virtù di questaimpermanenza delle forme,suggerisce ai futuri genitori eal mondo circostante un’intui-zione ontologica: la tenerezzache accoglie la vita introducequella cura necessaria a ren-derla significativa a condizio-ne che sia assunta come con-quista educativa. Infatti,come postura dell’anima, latenerezza non ha nulla dispontaneo, ma costituisce unorientamento etico nellamisura in cui viene intesacome intenzionalità educati-va. Il portato di tenerezza cheogni nascita reca con sé, seassunto con consapevolezza,può concorrere ad ammorbidi-re la coesistenza, richiaman-doci alla vocazione propria-mente umana per cui il nostro

9 Ibidem.10 L. MORTARI, “Educazione ecologica e famiglia”, in La famiglia, 2003, 217, p. 13.

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Il tempo lungodell’attesa

17 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile e l’invisibile, p.38.18 E. BORGNA, “Saggio di psicopatologia e psichiatria clinica”, in U. GALIMBERTI, Il corpo,

Feltrinelli, Milano, 1984, p. 306.19 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile e l’invisibile, p. 38.20 A. LOWEN, La spiritualità del corpo, Astrolabio, Roma, 1991.

concepirli, se non in base aicolori che vedo, ai dolori cheho patito, al mondo in cuivivo?”17

Il contatto con l’altro avvienesempre attraverso il corpo chesono. “Questo significa chel’uomo non si progetta solonella fatticità (nella natura-lità) del suo corpo-oggetto,ma anche nella libertà del suocorpo vissuto e vivente. Sequesto avviene, se la coscien-za intenzionale immerge ilcorpo in un movimento diradicale donazione di senso,il corpo si destituisce dellasua fatticità e si trasforma insoggetto di esperienza; fonda-to nella costituzione storica eintersoggettiva degli orizzontidi senso”18. Amplificare, portare alla co-scienza, mettere a fuoco,trattenere nella memoriaincarnata i vissuti di un corpoche si differenzia e attraversamolteplici percezioni di séamplifica le possibilità divibrare all’unisono col vissutoaltrui. Si entra dunque in sin-tonia con gli altri non attra-verso una comunicazioneintesa come trasferimento oassunzione di informazionireciproche tra soggetti, mainnanzitutto attraverso unaanalogia di vissuti: in questo

modo il nostro mondo privatofinisce di appartenere solo anoi e diventa “… a dimensio-ne di una vita generalizzatache si è innestata sullamia”19.L’universale esperienza di unmondo comune dà risonanzae interconnessione ai «mondiprivati», da cui è possibileuscire nella consapevolezzache esiste un con-mondo dalquale trae origine l’esperien-za unica e particolare diognuno. Nella gravidanzaquesto con-mondo è rappre-sentato dal corpo che vive perogni donna un’unica, ma allostesso tempo analoga espe-rienza di concavità e pienez-za. È sommo protagonistadell’enigma della propagazio-ne nell’altro della vita piùsegreta. Gli spazi soggettividel suo vissuto costituisconole coordinate immaterialidella sua spiritualità, daintendersi non come afflatodivino che esorta alla tra-scendenza (in passato motivodi contrapposizione e nega-zione del corpo e delle suepulsioni), ma come materia-lità dinamica che esprime laforza della vita20. La forza spi-rituale del corpo “… è unostato in cui avvertiamo un’af-finità con ogni creatura viven-

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55lare i comportamenti. Il tempodell’orologio, infatti, non offrealcuna misura con cui coglie-re come ogni soggettività sirapporta ad “una serie assolu-ta di eventi […], esso è un’i-stituzione, un sistema diequivalenze”14, espressione diun porre in relazione artificio-so e arbitrario, di cui si ali-menta un’organizzazione col-lettiva che fa dell’eterocostri-zione esercitata dall’istituzio-ne sociale un modello di auto-costrizione che abbraccial’intera vita dei singoli15. Lacostruzione sociale del tempo,che istituisce uno dei principifondamentali dell’ordinesociale, ha una forte valenzaperformativa, al punto daregolare l’agire individualeanche in assenza di una spe-cifica attenzione alle tonalitàdel proprio sentire. Nelle trasformazioni delcorpo il tempo interiorecostituisce invece la perce-zione di quel divenire. Nelsovvertire gli schemi abitualiche condizionano l’autoper-cezione, la gravidanza auten-tica l’esperienza del tempocome durata, rimettendocioè al primato della sogget-tività la responsabilità diconferire senso al proprio ex-primere (letteralmente alpremere oltre i confini delleproprie forme abituali) in

vista di una disposizioneall’apertura come fine.

Lo spazio fisico del corpo intrasformazioneCome in ogni stato di altera-zione del corpo – che implicasempre un’alterazione dellacoscienza, un essere diversa-mente presenti a se stessi –nella gravidanza si fa partico-larmente concreta e piùintensa l’esperienza della plu-ralità identitaria che alberganel medesimo soggetto, ren-dendolo dinamico e vitale. Lade-formazione del corpo cheprelude ad una nuova formadi esistenza mostra inconfuta-bilmente come sia la differen-za a presidiare la trasmissionedella vita: l’identità si struttu-ra sulla dimensione del possi-bile nei confronti del qualel’io svolge una funzione rego-latrice tesa a stabilire connes-sioni e coerenze, quale princi-pio unitario di continue rina-scite che non rinnegano, maanzi confermano la sua natu-ra «multipla»16. In questosenso la percezione del cam-biamento è un’esortazione acontemplare e coltivare ilsenso degli altri in noi, poichése ciò che dell’altro mi «inva-de» “… è fatto solo della miasostanza: i suoi colori, il suodolore, il suo mondo, proprioin quanto suoi, come potrei

14 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile e l’invisibile, p. 201.15 N. ELIAS, Saggio sul tempo, Il Mulino, Bologna, 1986, pp. 17-18.16 J. ELSTER (a cura di), L’io multiplo, Feltrinelli, Milano, 1991.

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Lo spazio fisicodel corpo in

trasformazione

24 E. MORIN, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Cortina, Milano, 2001,p. 39.

vita, sottopone chi ne è diret-to protagonista e quanti loattorniano alla pressione diinterrogativi più radicali. Iconfini di una materialità cor-porea che si scontornanooffrono nella forma in diveni-re la sostanza pulsante pernuove domande. E questedomande non sono i cielidella speculazione sopra dinoi, ma le ali sensibili dellaspiritualità incarnata con cuidiventa possibile attraversarequei cieli. C’è infatti qualcosadi più forte di ogni singolaindividualità nella esistenzaparticolare, a cui l’intelligen-za generale di cui parlaMorin24 - e che la storia delpensiero e dell’educazioneoccidentale non ha mai util-mente considerato – potrebbeforse aprire la via dell’intui-zione. Al contrario, per pro-teggerci da questa sensazionepregnante che travalica ognipossibilità di contenimentosiamo soliti affidarci a prefi-gurazioni alle quali ci adattia-mo per eludere ciò cheprofondamente ci scuote. Allafine ci incanaliamo in quelleaspettative che scandiscono eprecedono il nostro modificar-ci per annientare quei rigurgi-ti di questioni aperte chesono la fonte della nostra piùradicale inquietudine. Forseper risparmiarci dal constata-re che non c’è alcuna sicurez-

za, alcuna certezza stabile nelmondo e nella nostra stessaesistenza. Questo domandareche si arrischia in un orizzon-te incerto, fuori dal riparo dirisposte pronte, rassicuranti eprecostituite, compie unaesperienza di ordinamento eindividuazione del soggetto ingrado di indurlo al cospetto diun’immagine complessiva delmondo e della storia che loavvolge istruendolo. Non peròqualcosa a cui rassegnarsi, daaccettare passivamente, ma acui tendere, da portare allaconsapevolezza per pervader-lo da un impeto progettuale.Del resto non si potrebbenemmeno intuire l’ampiezzadella storia genealogica cheha portato a noi concependo-ci, se al corpo che si sdoppiarinnovando il miracolo delleorigini non si tentasse di rea-gire con una volontà di parte-cipazione in cui si riversatutto il desiderio di concorre-re al disegno della Creazione.Riappropriandoci così delnostro luogo etico che fondala coscienza umana, accedia-mo alla possibilità di scoprir-ci parte attiva della storia,della comunità e dell’umanitàuniversale alla quale apparte-niamo. Nella gravidanza iltimore di un corpo che si pre-para a schiudersi consegnan-do all’incognito gli esiti e lapropria stessa reazione di

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57te e riconosciamo il nostrolegame con il mondo”21. Il senso di vigore, pienezza diessere, vitalità, energia positi-va che si insinua nella gestan-te dopo i primi mesi di transi-zione verso questo nuovo stato– transizione che, anche quan-do non comporta disagi parti-colari o meglio i cui disagisono da intendersi comeespressione del cambiamentoin atto, implica pur sempre undinamismo da accomodamen-to, sintesi di eccitazione eincertezza – la sensazione diinfaticabilità ed entusiasmoche scandiscono buona partedel periodo di gestazione è sìda intendersi quale espressio-ne di un fermento ormonale,ma può essere interpretataanche come estensione dellapositività e pienezza della spi-ritualità del corpo attraversatada vibrazioni energetiche ine-brianti ed espansive. È la sen-sazione di armonia con la vitapulsante del cosmo che fecon-da la materialità dell’animaincarnata. L’energia e la spiri-tualità cosmiche prendonoforma nel corpo vivente, e que-sti partecipa della spiritualitàuniversale attraverso la formaparticolare in cui abita l’ioindividuale. Le trasformazioni indotte dallagravidanza sono dunqueun’esortazione a ristrutturare

intenzionalmente la relazionecon noi stessi, con gli altri ecol mondo (più di quanto l’i-nevitabile divenire-vivendonon comporti spontaneamen-te, irriflessivamente) nelsegno dell’espansione e del-l’espansività (derivando dall’a-more che dovrebbe caratteriz-zare ogni concepimento e cheè per sua natura espansivo).In questo modo la gravidanzasostiene e rinforza un proces-so di educazione interiore22

quale inesausta ricerca delproprio essere nel mondo edella propria storia che siinvera in altre storie: la suamorale infatti è la ricerca diuna risonanza con l’interioritàaltrui. È esperienza autofor-mativa nei termini di un “…partecipare attivamente, con-sapevolmente, progettualmen-te alla costruzione di sé…”23,è occasione co-educativa invista di una cura rinnovatadell’intimità di coppia (laquale a sua volta è altro e piùdel dialogo e della reciprocitàtra due interiorità), potenziatama anche messa alla provadalla venuta di un figlio.

Il luogo simbolico del corpo:narrare il vissuto per incon-trarsi oltre gli abissi delleparoleQuando un corpo viene attra-versato dall’urgenza della

21 Ibidem, p. 7.22 D. DEMETRIO, L’educazione interiore, La Nuova Italia, Firenze, 2000.23 Ibidem, p. 196.

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Il luogosimbolico del

corpo

25 G. GRIBAUDI, “Famiglie e familismo”, in M. BARBAGLI, C. SARACENO (a cura di), Lo statodelle famiglie in Italia, Il Mulino, Bologna, 1997, pp. 27-30.

25 Si fa concreto riferimento qui all’esperienza di “Futura” di Parma, un’associazione divolontariato che dal 1994 si propone di sostenere l’esperienza delicata e cruciale dellagravidanza, del parto e della prima infanzia, con l’obiettivo – ora legittimato da unalegge regionale dell’Emilia Romagna (n. 26/98) – di sostenere il desiderio delle cop-pie di futuri genitori di vivere la venuta di un figlio con quella consapevolezza e quelprotagonismo che la medicalizzazione del parto ha notoriamente ridotto ai minimi ter-mini, in una condivisione di esperienze ed emozioni - tra neo-genitori, coppie in atte-sa di diventarlo, ostetriche e ginecologhe - che contribuisce a riportare l’attenzionesulla relazione interpersonale e sui vissuti emotivi ad essa sottesi.Futura è formata e sostenuta da ostetriche, ginecologhe, mamme e papà che volonta-riamente offrono ascolto, supporto tecnico, competenze specifiche alle future mammee, più in generale, alle coppie che stanno per affrontare l’esperienza della mater-nità/paternità.Questo supporto si è realizzato nel tempo e tuttora prosegue attraverso una serie diiniziative, tra cui: incontri di confronto e mutuo aiuto tra genitori e futuri genitori,seminari di approfondimento sui temi della prima infanzia, sostegno al parto a domi-cilio, attività di consulenza per l’allattamento e lo svezzamento, convegni pubblici suitemi sopra indicati.Da due anni Futura collabora formalmente con i consultori dell’Azienda USL di Parma,insieme ai quali organizza incontri di preparazione con le coppie interessate al partoa domicilio, gruppi mensili di auto-mutuo aiuto tra neomamme e un servizio di con-sulenza personalizzata per il sostegno all’allattamento materno.

comunitaria quanto nellachiusura rischia di rimanerepatrimonio privato, a merorinforzo del familismo amora-le25 e dell’individualismoimperante. Potrebbe infine costituireun’ulteriore occasione rigene-rativa della vita familiare ecomunitaria l’incontro tracoppie che hanno già vissutol’esperienza della genitura ecoppie che vi si stanno pre-parando26: gli uni potrebberoriappropriarsi e apprezzaresecondo una nuova angolatu-ra, un evento visitato di solitoda una memoria staticamentecontemplativa, irrorandolo diuna inedita possibilità di risi-gnificazione in rapporto allaattuale vicenda familiare ealle storie altrui; gli altri tro-verebbero in chi li ha prece-duti nell’iniziazione genito-

riale un riferimento concretoe «a propria misura», cioècongruente con la comples-sità e l’integrità di un sistemafamiglia che si modifica ecresce.La storia di un corpo puòassumere in questo caso ladimensione di un testo, lacui natura ed evoluzionesignifica non per sé stessa,ma in ragione della relazioneintenzionale e dotata disenso che lega chi producequei segni a chi li interpreta(a partire dallo stesso sogget-to). Testi di storie ricevute indono – la vita del corpo comefrutto della storia della fami-glia originaria – e donate. Inassoluta continuità e coeren-za col dono dell’esistenzache nella sua radice spiritua-le sta a fondamento dellatrascendenza umana; poiché

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59fronte a quel passaggio apica-le conduce sempre più spessoad invocare interventi medicidi conforto al momento delparto. Anestetizzanti ancor-ché estranianti. Eppure ascol-tando i racconti di donne chehanno accettato di misurarsicon la propria fisiologiaaffrontando con la tenaciadella forza (interiore ed este-riore) i dolori del travaglio edel parto, si scopre che gene-rali sono la soddisfazione peraver saputo portare a terminequella traversata (che restacomunque temibile), il sensodi autostima che ne è deriva-to, la sensazione di aver cono-sciuto profondamente il pro-prio potenziale fisico e psichi-co. Tutti aspetti di cui siavvantaggia l’ingresso in unnuovo ruolo, che a sua voltachiama a raccolta la capacitàdi credere nelle proprie possi-bilità, di mettere alla prova lafacoltà di resistere agli sforzifisici ed emotivi che il puer-perio e più in generale l’eser-cizio della maternità richiedo-no, la necessità di alimentarecostantemente la fiducia nelproprio sentire, la quale costi-tuisce il primo indice di salu-te della relazione che il figlioistituisce col mondo attraver-so la mediazione materna. L’isolamento in cui in genera-le vivono oggi le giovani cop-pie (che è un isolamentostrutturale: dato dalla geome-tria degli agglomerati urbani,i quali non agevolano incontri

spontanei e altrettanto imme-diate frequentazioni; masoprattutto che caratterizzagli spazi vitali delle famiglie,compresse tra pendolarismilavorativi e necessarie occu-pazioni domestiche) nonsostengono la comunicazionee il confronto di esperienzestraordinarie come la gravi-danza e il parto; la stessadistanza cronologica con lafamiglia d’origine, dovuta allascelta tardiva di maternitàdelle donne d’oggi, rende ivissuti della gravidanza e delparto difficilmente confronta-bili, sia per l’indebolirsi deiricordi delle future nonne, siaper le nuove tecniche di sup-porto, un tempo inimmagina-bili. Fondamentale diventaallora il lavoro compiuto daiConsultori e dai corsi di pre-parazione al parto in partico-lare, che contribuiscono adare spessore ad un rispec-chiamento di vissuti tradonne in un’analoga fase divita. Più rari e sporadici ma nonmeno preziosi sono poi gliincontri tra coppie che condi-vidono l’attesa e si preparanoalla venuta di un figlio: que-ste, chiarendosi reciproca-mente ciò che di ideale ereale fa spazio nella coppiain vista di nuovi equilibri eresponsabilità, hanno mododi portare alla consapevolez-za e quindi di assumere inuna progettualità coeducati-va di coppia e di apertura

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il dono, oltre a possedereun’anima, contiene una virtùcreatrice27. Continuità e coe-renza vivificate da quell’im-peto trasgressivo, come sidiceva all’inizio, che assegnaall’umanità di ognuno l’im-

perativo etico di andare oltrese stesso. Per “… aprirsi eaprire gli altri all’elementodella creazione…”28, che sirinnova nella “…mutualitàcome porta d’ingresso dellanostra esistenza”29.

27 J. GODBOUT, Lo spirito del dono, Boringhieri, Torino, 1992.28 M. BUBER, Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo, Milano, 1993, p. 182.29 Ibidem, p. 153.

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La corporeità1

Dignità della persona umana comeessere-corpo

Antonio Santoro

FinalitàCon la riflessione su questotema intendiamo:1. cogliere la persona umananella sua costitutiva unità ecomplessità, quindi compren-derla come «unità dinamica»,«totalità unificata»2, ossiacorpo «spiritualizzato» e spiri-to «corporeizzato»3;2. cercare di comprendere eapprofondire (entro i limitidefiniti da un taglio esisten-ziale e dottrinale) la dignità

della persona umana come unessere-corpo alla luce delvalore o significato sponsaledel corpo.Tutto ciò al fine di coglierepiù in profondità la natura ela missione del matrimonio,realtà umano-sacramentale,alla luce della vocazione fon-damentale dell’essere umanoall’amore e alla comunione;vocazione che si attua nellacorporeità e mediante essa.

1 Sul tema cfr.: Gaudium et Spes, 14; GIOVANNI PAOLO II: Familiaris Consortio - Letteraalle Famiglie - Uomo e Donna lo creò, Città Nuova - Libreria Editrice Vaticana, Roma,1985; CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amoreumano, EDB, Bologna, 1983; Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), § 362 - 368;P. PRINI, Il corpo che siamo, SEI, Torino, 1991; C. ROCCHETTA, Per una teologia dellacorporeità, Edizioni Camilliane, Torino, 1990; C. ROCCHETTA, Il sacramento della cop-pia, EDB, Bologna, 1996; X. LACROIX, Il Corpo di carne, EDB, Bologna, 1996; A.LEONARD, Gesù e il tuo corpo, Paoline, Milano, 1991.

2 GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, § 11.3 GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle Famiglie, § 19.

composto da «parti» subordi-nate ad un principio-centrounificatore che le orientaall’integrazione componendo,in un continuo dinamismovitale, l’unità e la complessitàdella persona umana; com-plessità dovuta alle parti odimensioni costitutive dellapersona: psichica, fisica,intellettiva, spirituale. Aseconda delle visioni antropo-logiche, tale principio vienediversamente individuato:nell’io personale cosciente onel sé, oppure nell’anima oprincipio spirituale, quale«soffio vitale» di cui parla illibro della Genesi 2,7: “AlloraIl Signore Dio plasmò l’uomocon polvere del suolo e soffiònelle sue narici un alito divita (ruah) e l’uomo divenneun essere vivente (nefesh)”.

Prima parte: osservando ilcorpo…Corporeità come l’essere-corpo della persona nella sua«unità dinamica e inscindibi-le»Il Corpo! Emozioni, ricordi,pensieri, fremiti... Esperienzevissute; odori, sapori, sguardi,contatti, «ferite», sensazionipiacevoli... E chissà quant’al-tro evoca questa parola.Tutto viene come dinamica-mente «inciso» nel corpo etutto si comunica mediante ilcorpo e nel corpo: il presenteche fluisce, la memoria delnostro passato e la speranza oil timore per il nostro futuro.

Adesso, lasciamoci un po’andare all’osservazione delcorpo... cominciando adentrare dentro e scoprirne,almeno un poco, il mistero.Gioie e dolori con la carica dienergia delle rispettive emo-zioni piacevoli e spiacevoli, cideprimono o ci esaltano irrigi-dendo o rilassando i muscolidel corpo. Una notizia bella emagari inaspettata ci esalta,ci fa piangere di gioia; mentresituazioni tristi e, forse, ina-spettate ci tolgono il respiroe, talvolta, anche l’appetito (olo aumentano, a seconda deisoggetti; si tratta dei fenome-ni di anoressia e di bulimia).Così come la serenità “silegge in viso”, nel senso chedistende i muscoli facciali (enon solo quelli!); o “gli occhiti parlano” mediante, peresempio, uno sguardo apertoe luminoso, oppure cupo eripiegato su di sé.Tutti siamo a conoscenza, peresperienza propria o altrui,che una forte emozione puòprovocare sudorazione o unaumento dei battiti cardiaci orossore o confusione mentale(sensazione di «sangue allatesta») o sensazione di un«nodo in gola». Oppure, doven-do parlare in pubblico, odinanzi ad un insegnantetemuto, si è fatta - o si fa -l’esperienza di impappinarsi;mentre quando percepiamoun clima di fiducia e di acco-glienza ci esprimiamo conimmediata scioltezza fino a

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63Introduzione1. Antropologia: essa ha peroggetto lo studio dell’essereumano, uomo e donna; piùprecisamente, l’antropologiaindaga e riflette sull’essereumano secondo una determi-nata prospettiva.Nella nostra riflessione la pro-spettiva è quella della perso-na totalità unificata e unifi-canda, nella luce dell’espe-rienza autenticamente umana,della rivelazione biblico-cri-stiana e dell’insegnamentodella Chiesa Cattolica, in spe-cie del Magistero di GiovanniPaolo II.2. La prospettiva della«Persona totalità unificata»:espressione coniata daGiovanni Paolo II nellaFamiliaris Consortio (n° 11):“Dio ha creato l’uomo a suaimmagine e somiglianza:creandolo all’esistenza peramore, l’ha chiamato nellostesso tempo all’amore. Dio èamore e vive in se stesso unmistero di comunione perso-nale d’amore. Creandola asua immagine e continua-mente conservandola nell’es-sere, Dio iscrive nell’umanitàdell’uomo e della donna lavocazione e quindi la capacitàe la responsabilità dell’amoree della comunione. L’amore è,pertanto, la fondamentale enativa vocazione di ogni esse-re umano. In quanto spiritoincarnato, cioè anima che siesprime nel corpo e corpoinformato da uno spirito

immortale, l’uomo è chiamatoall’amore in questa sua tota-lità unificata. L’amore abbrac-cia anche il corpo umano e ilcorpo è reso partecipe dell’a-more spirituale. La rivelazionecristiana conosce due modispecifici di realizzare la per-sona umana, nella sua inte-rezza: il Matrimonio e laVerginità. Sia l’uno che l’al-tra, nella forma loro propria,sono una concretizzazionedella verità più profonda del-l’uomo, del suo «essere adimmagine di Dio»”.La persona, appunto, cometotalità unificata, ogni uomo eogni donna, pur nella suacomplessità si caratterizzaper l’unità sostanziale del suoessere. Ciò risulta vero, para-dossalmente, anche quandosperimenta la conflittualità ela frantumazione interiore.Infatti, il grido di dolore pro-vocato da simili situazioni,nel suo significato più profon-do, non è che invocazione diricomposizione di quell’unitàsostanziale che costituisceogni essere umano. Ma, unatale verità non appare imme-diatamente…3. … e “unificanda”: indica ilcammino o processo vitale ditutto l’essere personale, quin-di di tutte le sue dimensioni(psico-fisico-affettivo-pedago-gico-etico-intellettivo-spiri-tuali), verso l’integrazione-unità dinamica della persona. Se ciascuno osserva se stes-so, si coglie come un tutto

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Persona totalitàunificata eunificanda

Osservandoil corpo...

4 GIOVANNI PAOLO II, Uomo e Donna lo creò, nota 1, p. 184.5 X. LACROIX, Il Corpo di carne, pp. 11-12.6 GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle Famiglie, § 19.7 CCC, § 362.8 Gaudium et Spes, § 14.

L’essere umano è questo com-plesso e straordinario labora-torio, continuo miracolo dellavita, anche se lo diamo fintroppo per scontato, almenofino a quando tutto funziona.

Dal dualismo la frantumazio-ne. Il corpo-oggetto: demoniz-zato, idolatrato, manipolatoNella misura in cui vienemeno la prospettiva antropo-logica della persona «totalitàunificata e unificanda» siscade nel dualismo e nellafrantumazione della persona.

Dualismo «spirito-corpo»A tal proposito, pensiamo: almanicheismo e alla sua con-cezione dualista dei “… dueprincipi coeterni e radical-mente opposti…”4, materia-male e spirito-bene; alloschema dualista corpo-anima5

della cultura greca; al razio-nalismo moderno e al suo svi-luppo, che contrappone “…in modo radicale nell’uomo lospirito al corpo e il corpo allospirito…”6.Il cristianesimo, lungo i seco-li, ha dovuto costantementelottare - e non sempre consuccesso anche al suo inter-no, soprattutto a livello diprassi - per affermare che “…la persona umana, creata aimmagine di Dio, è un essere

insieme corporeo e spiritua-le”7. In quanto “… unità dianima e di corpo [...] non èlecito all’uomo disprezzare lavita corporale; egli anzi ètenuto a considerare buono edegno di onore il propriocorpo, appunto perché creatoda Dio e destinato alla risur-rezione nell’ultimo giorno”8.Questo insegnamento autore-vole del Magistero della Chiesacostituisce una testimonianzaeloquente del recupero delcorpo come dimensione coes-senziale che caratterizza lapersona insieme alla dimen-sione spirituale (cfr. nota 16).

Ritornando al dualismo. Èinsita nel principio del duali-smo la frammentazione dellapersona-corpo, per cui, al dilà delle dichiarazioni di prin-cipio (ove queste esistano), difatto abbiamo alcune visioniriduttive del corpo, che, sche-maticamente, abbiamo rag-gruppato sotto le tre seguentidenominazioni.

1. Corpo demonizzatoCi riferiamo qui a quelle ten-denze, più di ieri che di oggi,che, in vari modi e con diver-si accenti, considerano nega-tivamente, e talora condanna-no, il corpo e conseguente-mente la sessualità e il matri-

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65lasciarci come calamitare leparole e farci dire cose chenon pensavamo di comunica-re. O, ancora, uno stato ditensione continua può provo-care mal di testa (per esem-pio, il cosiddetto «cerchio») odolori allo stomaco (la cosid-detta «ulcera da stress») o«fitte al cuore». Sembra cheanche nella genesi di alcunemalattie (tumori, infarti, talu-ne malattie della pelle, aller-gie, ecc.) si riscontrino causedi natura psicogena ed esi-stenziale. Ma si constata pureche forti motivazioni esisten-ziali-spirituali influiscono po-sitivamente e talvolta in mododeterminante nel processo diguarigione totale o parziale disoggetti affetti da talunepatologie.Il processo di somatizzazionedelle nostre emozioni (maanche dei «moti dello Spirito»in noi, così pure di quei pen-sieri carichi di energia emoti-va ed affettiva) costituisce unfenomeno molto eloquentedel corpo come memoriavivente e visibile, significativae significante di tutta lanostra esistenza che si con-cretizza, accade nel e median-te il nostro essere personale-corporeo.Osservando il processo disomatizzazione, ogni personasi sperimenta come una«entità complessa» compostadi più dimensioni finalizzateall’integrazione, cioè all’unitàdel suo essere-persona-corpo,

nonostante (o, forse, anchemediante) le sue tensioni econtraddizioni, con la suameraviglia e grandezza, i suoilimiti e la sua fragilità.L’esperienza e l’osservazionedel processo di somatizzazio-ne ci dice che l’essere umanoè un «tutto» vivente, appuntouna «unità dinamica, costitu-tivamente indivisibile». Lesue dimensioni si possonodistinguere per meglio cono-scerle singolarmente, ma nonsepararle vivisezionando cosìl’essere umano al punto disfigurarlo e degradandolo adoggetto di studio o di godi-mento, snaturandone in talmodo il suo significato costi-tutivo e annullandone, neifatti, la dignità.Se impariamo ad ascoltarcibene (pensieri, emozioni, sen-timenti, passioni, moti delloSpirito), prima o poi riuscire-mo a comprendere che ilnostro benessere personalefondamentalmente dipendedall’armonia che c’è tra ledimensioni che ci caratteriz-zano come persone: dimen-sione fisico-fisiologica, psi-chica (abbraccia il mondoemotivo-affettivo), intellettiva(comprende la sfera razionalee volitivo-mnemonica), spiri-tuale (ciò che concerne latrascendenza, sia nel senso diciò che non è riducibile adaspetti fisico-psichico-menta-li, sia specificamente relativiallo Spirito Santo, cioè ad unavita «secondo lo Spirito»).

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Il corpo-oggetto:demonizzato,idolatrato, manipolato

14 Ivi, p. 68.15 GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle Famiglie, § 9.16 Per quanto concerne un rinnovato interesse per il «corpo» nella nostra epoca riporto

due considerazioni di due studiosi che sintetizzano quella che potremmo definire unasvolta antropologica, che ci auguriamo possa affermarsi sempre di più.A. Mercatali, attento alla riflessione sul «corpo» attinente al campo filosofico e dellescienze umane, afferma: “Dalla teoria del corpo oggetto (= «per gli altri»), a quella delcorpo fenomenico (= «per me»), si è passati alla ricerca di una più completa com-prensione della corporeità come realtà concreta dell’essere, studiando la «struttura delcomportamento umano», cioè l’esperienza vissuta del proprio corpo, al di là del pen-siero o dell’idea che di esso si può avere” (A. MERCATALI, “Il linguaggio del corpo nellapersonalità dell’essere” in AA. VV., Giovanni Paolo II. “Catechesi sulla sessualità”,Logos, Roma, 1984, p. 45).Sul versante della riflessione teologica, C. Zuccaro afferma: “Da tempo ormai, all’in-terno della riflessione teologica, contro ogni forma di dualismo, di stampo platonico ocartesiano, e contro ogni specie di monismo, materialista o spiritualista, si è afferma-ta la riflessione incentrata sull’unità della persona. Anche il Magistero ecclesiale, rela-tivo soprattutto ai temi della morale sessuale e della vita fisica, non di raro fa ricorsoalla formula conciliare di Gaudium et Spes, n. 14: homo, corpore et anima unus. Dopoun periodo in cui il corpo è stato considerato in situazione di subordinazione nei con-fronti dello spirito, di recente si è assistito ad un ritorno di interesse nei confronti delcorpo e della corporeità. Per tanto tempo, una certa tradizione spiritualista avevalasciato intendere, almeno tacitamente, che il corpo fosse quasi escluso dalla dimen-sione personale, caratterizzata essenzialmente dallo spirito. Ora, l’azione di recuperosottolinea a tal punto l’importanza del corpo che, talvolta, esso diventa il centro di irra-diazione della riflessione sull’unità e sull’identità della persona. In pratica quindi l’an-tropologia del corpo si pone come il perno sul quale si concentra la discussione sullapersona e sulla sua modalità di relazione nei confronti del mondo e anche nei con-fronti di Dio”. (C. ZUCCARO, “Il corpo in alcune argomentazioni dell’etica della vita”, inRassegna di teologia, 1996, 37, p. 763).Per una visione cristiana organica e sintetica della corporeità si può consultare lo stu-dio teologico di C. ROCCHETTA, Per una teologia della corporeità.

17 GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle Famiglie, § 19.

abbiamo sottomano nelmondo che ci circonda”14.Vale la pena richiamare quiciò che scrive alla famiglieGiovanni Paolo II: “Quandodall’unione coniugale dei duenasce un nuovo uomo, questiporta con sé al mondo unaparticolare immagine e somi-glianza di Dio stesso: nellabiologia della generazione èiscritta la genealogia dellapersona”15.

Dalla frantumazione all’unità. Il«linguaggio del corpo». Il corpo-soggetto: epifania, testimonian-za e profezia della persona

Oggi16 esiste non solo la cultu-ra della frammentazione delcorpo, ma anche la culturadell’«unità del corpo», nelsenso che l’essere umano “…è persona nell’unità del corpo edello spirito. Il corpo”, affermaGiovanni Paolo II, “non puòmai essere ridotto a pura mate-ria: è un corpo «spiritualizza-to», così come lo spirito è tantoprofondamente unito al corpoda potersi qualificare uno spiri-to «corporeizzato»”17.L’esperienza di tutti i giorniattesta che l’incontro fra per-sone e fra la persona e il restodella natura e del cosmo

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67monio9. Sono forme di deriva-zione manichea o neomani-chea e/o spiritualistica cheesaltano lo spirito in modo deltutto disincarnato.

2. Corpo idolatratoNon è esagerato parlare dicorpolatria oggi, se è vero,come l’esperienza attesta,che “… mai come nellenostre società (occidentalisviluppate) il ben essere delcorpo è stato l’oggetto dicure, attenzioni e spese.Sport, ginnastica, jogging,body-building, sauna, elegan-za, chirurgia estetica, igiene,pulizia, comodità, trattamentidi ogni genere... a quali mezzinon si farebbe ricorso perstare «bene nella propriapelle»”10. Con tutto ciò forseriteniamo di essere davveronoi stessi. Invece, la ragione èfondamentalmente un’altra(anche se non sempre se ne haconsapevolezza): essere accet-tati, riconsciuti dal «corposociale». “Il febbrile interes-se”, afferma Lipovetski11, ”cheportiamo al corpo non è pernulla spontaneo o libero.Obbedisce a imperativi socia-li quali la «linea», la «forma»,l’«orgasmo», ecc…”.

Continua Lacroix: “Il corpo èoggetto di culto solo a condi-zione di entrare nelle normedefinite dal «corpo sociale».Snello, senza rughe, sportivo,dinamico. L’orrore di fronteall’handicap e alle malforma-zioni si esaspera. In etica bio-medica, si tratta dell’abbas-samento della «soglia di tolle-ranza» di questi ultimi”12.Questo è il corpo ad «unadimensione»: ne è idolatratal’immagine non la realtà.Dov’è infatti la persona, ossiail corpo nella sua globalità?

3. Corpo manipolatoÈ il corpo «cosificato» e com-mercializzato, considerato«prodotto biologico» e deposi-to di pezzi di ricambio, ogget-to di sperimentazione in labo-ratorio, con tutte le delicatis-sime ricadute su un pianobioetico. Molto opportuna-mente il filosofo Pietro Prinialla domanda: “ Il corpo chesiamo è un deposito di pezzidi ricambio?”13, così risponde:“Siamo il nostro corpo ed inostri organi soltanto in quan-to l’uno e gli altri costituisco-no una unità psicosomatica, enon soltanto una cosa, nelsenso empirico di ciò che

9 Giovanni Paolo II a proposito del manicheismo (III sec. dopo Cristo), afferma che que-sto “… individuava la sorgente del male nella materia, nel corpo e proclamava quindila condanna di tutto ciò che nell’uomo è corporeo. E poiché nell’uomo la corporeità simanifesta soprattutto attraverso il sesso, allora la condanna veniva estesa al matrimo-nio e alla convivenza coniugale, oltre che alle altre sfere dell’essere e dell’agire, in cuisi esprime la corporeità” (GIOVANNI PAOLO II, Uomo e Donna lo creò, XLIV, § 5, p. 185).

10 X. LACROIX, Il Corpo di carne, p. 45.11 LIPOVETSKI, L’Ere du vide, p. 70, cit. in X. LACROIX, Il Corpo di carne, p. 46.12 Ivi, p. 46.13 P. PRINI, Il corpo che siamo, pp. 66 - 70.

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Il corpo-soggetto:epifania, testimonianza e profezia della persona

21 Gaudium et Spes, § 22. Per GIOVANNI PAOLO II l’affermazione del Concilio “Cristo rive-la l’uomo all’uomo” costituisce “… la risposta, da lungo tempo attesa, che la Chiesaha dato al razionalismo moderno. Tale risposta riveste un’importanza fondamentale perla comprensione della famiglia, specialmente sullo sfondo dell’odierna civiltà, la quale[...] sembra aver rinunciato in tanti casi ad essere una «civiltà dell’amore»” (Letteraalle Famiglie, § 19).

22 Espressione coniata dallo stesso Pontefice nelle sue Catechesi. Teologia del corpointesa come specifica, evangelica, cristiana pedagogia (Catechesi CXXII, § 5, p. 466)e spiritualità del corpo (Catechesi LIX, § 4, p. 236): “Ciò deriva”, afferma GiovanniPaolo II, “dal carattere della Bibbia, e soprattutto del Vangelo che, come messaggiosalvifico, rivela ciò che è il vero bene dell’uomo, al fine di modellare - a misura di que-sto bene - la vita sulla terra nella prospettiva della speranza del mondo futuro”(Catechesi CXXII, § 5).

23 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XXIII, § 4, p. 107.24 C. ROCCHETTA, Il sacramento della coppia, p. 78.

il Verbo fatto carne. Cristorivela l’uomo all’uomo”.21

Papa Wojtyla, nelle sueCatechesi sull’amore umano,dà ragione della riflessioneteologica sul corpo umano,quindi della «teologia delcorpo»22: “Il fatto che la teo-logia comprenda anche ilcorpo non deve meravigliarené sorprendere nessuno chesia cosciente del mistero edella realtà dell’incarnazione.Per il fatto che il Verbo di Diosi è fatto carne, il corpo èentrato, direi, attraverso laporta principale, nella teolo-gia, cioè nella scienza che haper oggetto la divinità”23.Possiamo contemplare lasponsalità della corporeità inGesù di Nazaret sia nella suapersonale esperienza che nelsuo insegnamento.1. La Parola di Dio è inequi-vocabile. Afferma l’apostoloGiovanni all’inizio del suoVangelo: “Il Verbo si fececarne” (1,14); e l’apostoloPaolo, come se gli facesseeco, esplicita ulteriormente

l’incarnazione del Verbo: “Èin Cristo che abita corporal-mente tutta la pienezza delladivinità, e voi avete in luiparte alla sua pienezza” (Col2,9 -10).Ecco, allora, la sconvolgenterivelazione: Cristo Gesù è epi-fania di Dio-Amore-Trinitànella sua corporeità e tramiteil suo corpo personale.Tutta l’esistenza di Gesù, inquanto dono e comunione conle Persone della Trinità e conl’umanità (l’uomo di ognitempo e luogo), costituisce“… il paradigma insuperabiledella sponsalità del corpo(...). Egli è l’essere totalmen-te con gli altri e per glialtri”24.La lettera agli Ebrei (10,5-10) riassume esaurientemen-te la sponsalità del «corpo» diCristo: la salvezza-santità ditutti avviene per il «corpo»che Gesù ha ricevuto dalPadre e “… per l’offerta delcorpo di Gesù Cristo, fattauna volta per sempre”. 2. L’Evangelo, la bellezza e la

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69avviene nel segno-simbolodella corporeità18. Anzi, lostesso «io» personale «incon-tra» se stesso (nel senso chesi conosce e si accorge diessere «riconosciuto»), sia nelsuo corpo e mediante esso,cioè tramite le sue dimensio-ni, sia nel e mediante il corpodell’altro/a: meglio, il corpoche è «l’altro da sé».Sguardi, strette di mano pro-lungate, sorrisi, abbracci,baci, «atti coniugali»... Ilcorpo parla, comunica, dialo-ga, e «noi» «ci incontriamo».Dunque la relazione reciproca,cioè il «noi», accade nelsegno-simbolo della corpo-reità e mediante le sue dimen-sioni ed espressioni, moltepli-ci ed estremamente varie.La persona nel suo essere-corpo si sperimenta come unaformidabile centrale di comu-nicazione, emittente e rice-vente.Ciascuno, se osserva comeagisce, si rende conto che gliatti che pone sono rivelativi diquanto pensa e sente. Agendomanifestiamo le nostre con-vinzioni, i nostri interessi, ilperseguimento degli obiettividei nostri progetti. Ma questa

«rivelazione» avviene median-te il «corpo» e nel corpo.Perciò possiamo affermareche il corpo ha un suo lin-guaggio, appunto, «il linguag-gio del corpo» - e in quantotale è epifania della persona(in quanto la manifesta); pro-fezia (perché parla a nomedell’«io» personale, cioè “…parla dell’intenzionalità, quin-di dell’interiorità della perso-na…”19; e, in un certo senso,dice anche il suo oltre cioè, iltrascendere se stesso); testi-monianza (di ciò che la perso-na , quale «totalità unificata»,è, pensa, sente, vive).

Seconda parte: corporeitàcome sponsalitàSotto questo titolo intendia-mo accennare soltanto adalcuni aspetti della corporeitànell’ottica della sponsalitàsecondo la visione cristiana e,in particolare, dell’insegna-mento di Giovanni Paolo II,così ricco e significativo.

Il corpo umano alla luce delVerbo incarnato20

Per il cristiano, ma non soloper lui, “… la fonte più riccaper la conoscenza del corpo è

18 Il teologo C. Zuccaro, evidenziando l’aspetto epifanico e sacramentale del corpoumano afferma: “Come il sacramento, nella sua realtà visibile, diventa una manife-stazione efficace della grazia di Cristo e possibilità reale di un incontro personale conLui, in modo analogo, il corpo diventa la possibilità della persona di essere nel mondo,di rivelarsi nella sua presenza, di abitare in uno spazio e in un tempo determinati; ilcorpo diventa occasione e possibilità di incontro” (“Il corpo in alcune argomentazionidell’etica della vita”, p. 767).

19 A. MERCATALI, “Il linguaggio del corpo nella personalità dell’essere”, p. 48.20 In merito si veda l’articolo “Nella «logica dell’Incarnazione»”, in Lettera di Famiglia,

2001, cfr. sito: www.oasicana.it.

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Corporeitàcome sponsalità

28 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XIX, § 5, p. 9129 A. LEONARD, Gesù e il tuo corpo, p. 20.30 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XV, § 5, p. 80. In merito, Papa Wojtyla afferma: “Il corpo

ha un significato «sponsale» perché l’uomo-persona, come dice il Concilio, è una crea-tura che Iddio ha voluto per se stessa e che, simultaneamente, non può ritrovarsi senon mediante il dono di sé” (ivi).

31 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XV, § 1, p. 77.32 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XIV, § 2, p. 74.

nel suo corpo di maschio odi femmina, soggetto di san-tità”28. Ascoltando queste parole,possiamo ben dire che il teo-logo A. Leonard non esageraquando definisce il Cristia-nesimo “… la religione delcorpo”29.E come non accorgerci che leparole del Pontefice gettanouna nuova e particolare lucesul matrimonio e sulla ses-sualità? Cioè, una relazioneconiugale-familiare vissutasecondo Dio (quindi, una vita“secondo lo Spirito”, per dirlacon san Paolo) diventa sacra-mento, ossia segno e parolaefficace che manifesta e diceDio-Amore Trinità là dove iconiugi vivono e a coloro concui si relazionano, anzituttocominciando dalla loro rela-zione reciproca.

Il significato «sponsale» delcorpoÈ questa un’espressione conia-ta da Giovanni Paolo II perindicare il «linguaggio» oggetti-vo del corpo, cioè quello iscrit-to nella «struttura intima»della corporeità umana, cosìcome il Creatore ha voluto lapersona umana. Perciò il con-

testo adeguato per comprende-re il significato «sponsale» delcorpo umano è la persona30.Ecco in sintesi come ilPontefice definisce il signifi-cato sponsale del corpo: “Ilcorpo umano, con il suosesso, e la sua mascolinità,visto nel mistero stesso dellacreazione, è non soltanto sor-gente di fecondità e procrea-zione, come in tutto l’ordinenaturale, ma racchiude fin«dal principio», l’attributo«sponsale», cioè la capacitàdi esprimere l’amore: quell’a-more appunto nel quale l’uo-mo-persona diventa dono e -mediante questo dono - attuail senso stesso del suo essereed esistere”31. Nel testo seguela citazione della Gaudium etSpes 24: “L’uomo, il quale interra è la sola creatura cheIddio abbia voluto per se stes-sa, non possa ritrovarsi piena-mente se non attraverso undono sincero di sé”.Il dono rivela e realizza piena-mente “… l’essenza stessadella persona…” soltanto esi-stendo “…per qualcuno…” e“… con qualcuno”32. Ciòsignifica che l’essere umanocreato ad immagine e somi-glianza di Dio porta iscritta

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71novità della sua salvezza sonorivolte non a creature angeli-che, disincarnate, ma a quellacreatura «impastata» di carne(basar) e spirito (ruah), nel cuiDNA il Signore della Vita haimpresso la sua immagine.“Cristo”, afferma GiovanniPaolo II, “parla25 all’uomo, eparla dell’uomo: dell’uomoche è «corpo», e che è statocreato come maschio e femmi-na a immagine e somiglianzadi Dio; parla dell’uomo, il cuicuore è sottoposto alla concu-piscenza, e infine dell’uomo,davanti al quale si apre la pro-spettiva escatologica dellarisurrezione del corpo”26.È questo corpo umano che Dioha voluto come «primordialesacramento» nella sua creazio-ne ed è a questo corpo che ilSignore della Vita e dell’Amore(lo Sposo! - Così infatti si rive-lerà) gli imprime in modo inde-lebile il carattere della sponsa-lità. Rifletteremo ora sul valore«sacramentale» e «sponsale»del corpo umano.

Valore «sacramentale» delcorpoGiovanni Paolo II nella sua teo-logia del corpo, «contemplan-do» il corpo umano lo ha defini-to “… primordiale sacramento”.Attraverso le sue parole mi

sembra che veniamo comeintrodotti ancor di più nelmistero della corporeità,comprendendone il valore ela vocazione. Sull’immensoorizzonte della «sacramenta-lità della creazione», l’uomoappare come “… un primor-diale sacramento, intesoquale segno che trasmetteefficacemente nel mondovisibile il mistero invisibilenascosto in Dio dall’eternità.È questo il mistero dellaVerità e dell’Amore, il miste-ro della vita divina, allaquale l’uomo partecipa real-mente. [...] Il sacramento,come segno visibile, si costi-tuisce con l’uomo, in quanto«corpo», mediante la sua«visibile» mascolinità e fem-minilità. Il corpo, infatti, esoltanto esso, è capace direndere visibile ciò che èinvisibile: lo spirituale e ildivino. Esso è stato creatoper trasferire nella realtàvisibile del mondo il misteronascosto dall’eternità in Dio,e così esserne segno. [...] Ilsacramento del mondo, e ilsacramento dell’uomo nelmondo, proviene dalla sor-gente divina della santità, econtemporaneamente è isti-tuito per la santità”27.Perciò “… l’uomo si sente,

25 Il Pontefice si riferisce in particolare ai testi di Mt 19,8 (circa l’indissolubilità delmatrimonio), di Mt 5,28 (l’adulterio per concupiscenza degli occhi) e di Mt 22,30 (larisurrezione), ma il contenuto delle sue affermazioni riguarda tutto il messaggio evan-gelico.

26 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi LXXXVI, § 4, p. 335.27 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XIX, §§ 4 e 5, p. 91.

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Valore «sacramentale»del corpo

Il significato«sponsale»del corpo

1. Il dialogo interculturale,religioso per la pace tra cate-gorie e popoli.2. L’identità antropologica del-l’essere umano, nella sua dif-ferenza maschile e femminile.3. Il nesso inscindibile traantropologia, etica e bioetica,ma anche lo stretto rapportotra antropologia e diritto, traantropologia, psicologia epedagogia, tra antropologia espiritualità (intesa, questa,come vita «secondo loSpirito» del Risorto).4. L’insegnamento dellaHumanae Vitae specie nel suonucleo centrale che concernela connessione inscindibiletra i due significati dell’attoconiugale: il significato uniti-vo e quello procreativo.5. Ogni itinerario di educazio-ne all’amore e alla sessualitàche deve tenere presente lapersona in tutte le sue dimen-sioni.6. La libertà umana che, peressere autentica (cioè, vera-mente libera!), deve essereespressione dell’armonia-in-tegrazione di tutto l’esseredella persona.7. L’etica del dono nella reci-procità delle relazioni interper-sonali, coniugali, familiari, ecc.8. Il comandamento dell’a-more a Dio e al prossimo nellalogica del dono sincero di sé:amando con tutto il cuore, lamente, le forze, l’anima…

9. La persona come «luogoteologico», cioè spazio-storiasacra in cui e tramite cui Diosi rivela.10. Dunque la dimensionesacramentale della persona-corpo, di ogni persona, deglisposi, in particolare degli«sposi nel Signore» e dei con-sacrati.11. Il cammino di santità,inteso come processo di con-versione permanente dellapersona (coppia, ecc) nellasua realtà corporea, quindi intutte le sue dimensioni. Laconversione permanente inte-ressa la mente (fantasia,volontà, memoria), i senti-menti, le emozioni, l’aspettofisico (prendersi cura di sé,anche nel senso estetico,oltre che medico), l’anima…12. La prospettiva escatologi-ca: concerne la vita eterna. Lavita di tutta la persona: animae corpo! Infatti la fede cristia-na professa la risurrezione delcorpo! Avremo un corpo «spi-ritualizzato», conforme alcorpo glorioso del CristoRisorto.13. La conoscenza di sé: viaper conoscere Dio. AffermavaEvagrio Pontico (345-399,teologo greco, poi monaco):“Se vuoi conoscere Dio, inco-mincia a conoscere te stes-so!”36. Commenta AnselmGrün (benedettino tedesco):“Senza la conoscenza di noi

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73nella sua corporeità la capa-cità di dono e di comunionedelle persone: “Il corpo, cheesprime la femminilità «per»la mascolinità, e viceversa lamascolinità «per» la femmini-lità, manifesta la reciprocità ela comunione delle persone.La esprime attraverso il donocome caratteristica fonda-mentale dell’esistenza perso-nale. Questo è il corpo: testi-mone della creazione come diun dono fondamentale, quin-di testimone dell’Amore comesorgente, da cui è nato questostesso donare. La mascoli-nità-femminilità - cioè ilsesso - è il segno originario diuna donazione creatrice diuna presa di coscienza daparte dell’uomo, maschio-femmina, di un dono vissutoper così dire in modo origina-rio”33. Se ogni persona è chiamata ascoprire, approfondire, vivereil significato sponsale delcorpo, un appello in tal sensoil Papa lo rivolge in modo par-ticolare ai coniugi affermandoche “… la via della salvezza edella santità degli sposi passaper la coscienza e per l’espe-rienza del «significato spon-sale del corpo»34, vivendo cioèsecondo la logica del dono edella comunione.

Forse, non a caso si potràosservare che la nostra realtàquotidiana registra non pochefratture e conflittualità.Allora, come la mettiamo col«significato sponsale delcorpo» iscritto in modo inde-lebile nella nostra naturaumana corporea?Molto sinteticamente potrem-mo così rispondere, quasicome un titolo di un nuovoparagrafo: “La corporeità feri-ta: dalla sponsalità alla logicadell’«antitesi» del dono del-l’uomo storico decaduto eredento”.Con ciò intendiamo dire chel’essere dono-comunione dellapersona, dopo il peccato origi-nale, non è più solo un dato,ma costituisce anche unaresponsabilità per ogni uomo eogni donna, quindi un compi-to, un impegno spirituale,etico35 e psico-pedagogico.

Prospettive di approfondimentoCon lo sguardo rivolto al futu-ro, alla luce di quanto abbia-mo fin qui esposto, ci sembradi poter affermare che la pro-spettiva antropologica dellapersona totalità unificata eunificanda sta a fondamentoe illumina le questioni dicapitale importanza nellanostra esistenza. Ne segnaloalcune.

33 Ivi, § 4, p. 75.34 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XXIII, § 5, p. 107.35 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi XIX, § 2, p. 90. Si veda anche: CONGREGAZIONE PER

L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, §§ 27-28.

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36 Cit. in A. GRÜN, Il cielo comincia in te, Queriniana, Brescia, 2002, p. 21.

Cristo, dovrebbe ricomprende-re se stessa soprattutto nelmodo di concepire e di vivereil suo essere-comunione. Diqui la necessità di una spiri-tualità della comunione nonestranea alla natura e alla gra-zia, ma «incarnata», potrem-mo dire «incorporata».6. In riferimento alla spiritua-lità di comunione è moltosignificativo quanto affermaGiovanni Paolo II nella lettera

apostolica Novo MillennioIneunte, n˚ 42-45.Ecco la grande sfida per laChiesa del terzo millennio:“Fare della Chiesa la casa e lascuola della comunione […]Prima di programmare inizia-tive concrete occorre promuo-vere una spiritualità dellacomunione, facendola emer-gere come principio educativoin tutti i luoghi dove si plasmal’uomo e il cristiano” (n° 43).

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75stessi, corriamo sempre ilpericolo che le nostre idee diDio siano delle pure proiezio-ni…”37

In conclusione, ogni questio-ne e problema che riguardal’essere umano, la coppiaconiugale e la famiglia, comeaffermava Paolo VI nellaHumanae Vitae, vanno consi-derati “… nella luce di unavisione integrale dell’uomo edella sua vocazione, non solonaturale e terrena, ma anchesoprannaturale ed eterna” (n°7). Quella luce promanaabbondante dal mistero delVerbo incarnato: “In realtàsolamente nel mistero delVerbo incarnato trova veraluce il mistero dell’uomo. […]Cristo, nuovo Adamo, propriorivelando il mistero del Padree del suo amore svela anchepienamente l’uomo all’uomoe gli fa nota la sua altissimavocazione […] quella divina(Gaudium et Spes, 22)”.

Una sfida educativa: il valoredella corporeità1. La sfida educativa consistenel formarsi (genitori e altrieducatori) e nel formare (figli,scolari, alunni, catechizzandi)ai “… valori essenziali dellavita umana…”38, quindi alvalore della corporeità. In un mondo che si avvia conritmi sempre più veloci versola globalizzazione del macro-

cosmo, occorre attivarsi condecisione e creatività a recu-perare la globalità del micro-cosmo, cioè il valore dellacorporeità all’interno di unaconcezione della personaintesa come «totalità unifica-ta».2. Urge, dunque, approfondirela realtà del corpo umano comedono e compito, medianteun’antropologia-etica-pedago-gia-spiritualità della corpo-reità nell’orizzonte di una vitaconcepita come progetto-vocazione all’amore.3. A tal fine occorre metterein atto itinerari di educazioneall’amore, dove viene eviden-ziata, approfondita e consa-pevolmente sperimentata ladimensione sponsale dellapersona umana, nell’unitàinscindibile del suo essere-corpo. Tutto ciò alla luce dellavocazione fondamentale all’a-more: creati per amore e chia-mati all’amore nella totalitàunificata e unificanda di ogniessere umano.4. Attraverso questo camminola persona singola, celibe/ nu-bile, consacrata, e, in partico-lare, gli sposi scopriranno gra-dualmente il valore sacramen-tale del corpo e quindi lanatura, la vocazione e la mis-sione del matrimonio sacra-mento e della famiglia.5. Nella prospettiva del signifi-cato sponsale del corpo, anchela Chiesa, «corpo» mistico di

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37 Ivi, p. 21.38 GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, 37.

Una sfida educativa:il valore

della corporeità

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Il matrimonio neldisegno di Dio1

Benedetto XVI

Cari fratelli e sorelle,

ho accolto molto volentieril’invito a introdurre con unamia riflessione questo nostroConvegno Diocesano, anzitut-to perché ciò mi dà la possi-bilità di incontrarvi, di avereun contatto diretto con voi, epoi anche perché posso aiu-tarvi ad approfondire il sensoe lo scopo del camminopastorale che la Chiesa diRoma sta percorrendo.

Saluto con affetto ciascuno divoi, Vescovi, sacerdoti, diaco-ni, religiosi e religiose, e inparticolare voi laici e famiglie

che assumete consapevol-mente quei compiti di impe-gno e testimonianza cristianache hanno la loro radice nelsacramento del battesimo e,per coloro che sono sposati,in quello del matrimonio.Ringrazio di cuore il CardinaleVicario e i coniugi Luca eAdriana Pasquale per le paro-le che mi hanno rivolto anome di voi tutti.

Questo Convegno, e l’annopastorale di cui esso fornirà lelinee guida, costituiscono unanuova tappa del percorso chela Chiesa di Roma ha iniziato,sulla base del Sinodo diocesa-

1 Pubblichiamo l’intervento del Santo Padre Benedetto XVI in occasione del convegnoecclesiale della diocesi di Roma su “Famiglia e comunità cristiana: formazione dellapersona e trasmissione della fede” tenutosi a Roma dal 6 al 9 giugno 2005.

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80no, con la Missione cittadinavoluta dal nostro tanto amatoPapa Giovanni Paolo II, in pre-parazione al Grande Giubileodel 2000. In quella Missionetutte le realtà della nostraDiocesi - parrocchie, comu-nità religiose, associazioni emovimenti - si sono mobilita-te, non solo per una missioneal popolo di Roma, ma peressere esse stesse “popolo diDio in missione”, mettendo inpratica la felice espressione diGiovanni Paolo II “parrocchia,cerca te stessa e trova te stes-sa fuori di te stessa”: nei luo-ghi cioè nei quali la gentevive. Così, nel corso dellaMissione cittadina, moltemigliaia di cristiani di Roma,in gran parte laici, si sono fattimissionari e hanno portato laparola della fede dapprimanelle famiglie dei vari quartie-ri della città e poi nei diversiluoghi di lavoro, negli ospeda-li, nelle scuole e nelle univer-sità, negli spazi della cultura edel tempo libero.

Dopo l’Anno Santo, il mioamato Predecessore vi hachiesto di non interromperequesto cammino e di nondisperdere le energie apostoli-che suscitate e i frutti di gra-zia raccolti. Perciò, a partiredal 2001, il fondamentaleindirizzo pastorale dellaDiocesi è stato quello di dareforma permanente alla mis-sione, caratterizzando insenso più decisamente mis-

sionario la vita e le attivitàdelle parrocchie e di ognialtra realtà ecclesiale. Vogliodirvi anzitutto che intendoconfermare pienamente que-sta scelta: essa infatti si rive-la sempre più necessaria esenza alternative, in un con-testo sociale e culturale nelquale sono all’opera forzemolteplici che tendono adallontanarci dalla fede e dallavita cristiana.

Da ormai due anni l’impegnomissionario della Chiesa diRoma si è concentrato soprat-tutto sulla famiglia, non soloperché questa fondamentalerealtà umana oggi è sottopostaa molteplici difficoltà e minac-ce e quindi ha particolare biso-gno di essere evangelizzata econcretamente sostenuta, maanche perché le famiglie cri-stiane costituiscono una risor-sa decisiva per l’educazionealla fede, l’edificazione dellaChiesa come comunione e lasua capacità di presenza mis-sionaria nelle più diversesituazioni di vita, oltre che perfermentare in senso cristianola cultura diffusa e le strutturesociali. Su queste linee prose-guiremo anche nel prossimoanno pastorale e perciò il temadel nostro Convegno è“Famiglia e comunità cristia-na: formazione della persona etrasmissione della fede”.

Il presupposto dal quale occor-re partire, per poter compren-

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81dere la missione della famiglianella comunità cristiana e isuoi compiti di formazionedella persona e trasmissionedella fede, rimane semprequello del significato che ilmatrimonio e la famiglia rive-stono nel disegno di Dio, crea-tore e salvatore. Questo saràdunque il nocciolo della miariflessione di questa sera,richiamandomi all’insegna-mento dell’Esortazione Apo-stolica Familiaris consortio(Parte seconda, nn. 12-16).

Il fondamento antropologicodella famigliaMatrimonio e famiglia nonsono in realtà una costruzionesociologica casuale, frutto diparticolari situazioni storicheed economiche. Al contrario,la questione del giusto rap-porto tra l’uomo e la donnaaffonda le sue radici dentrol’essenza più profonda del-l’essere umano e può trovarela sua risposta soltanto a par-tire da qui. Non può essereseparata cioè dalla domandaantica e sempre nuova del-l’uomo su se stesso: chi sono?cosa è l’uomo? E questadomanda, a sua volta, nonpuò essere separata dall’inter-rogativo su Dio: esiste Dio? echi è Dio? qual è veramente ilsuo volto? La risposta dellaBibbia a questi due quesiti èunitaria e consequenziale:l’uomo è creato ad immaginedi Dio, e Dio stesso è amore.Perciò la vocazione all’amore

è ciò che fa dell’uomo l’au-tentica immagine di Dio: eglidiventa simile a Dio nellamisura in cui diventa qualcu-no che ama.

Da questa fondamentale con-nessione tra Dio e l’uomo neconsegue un’altra: la connes-sione indissolubile tra spiritoe corpo; l’uomo è infattianima che si esprime nelcorpo e corpo che è vivificatoda uno spirito immortale.Anche il corpo dell’uomo edella donna ha dunque, percosì dire, un carattere teologi-co, non è semplicementecorpo, e ciò che è biologiconell’uomo non è soltanto bio-logico, ma è espressione ecompimento della nostraumanità. Pari-menti, la ses-sualità umana non sta accan-to al nostro essere persona,ma appartiene ad esso. Soloquando la sessualità si è inte-grata nella persona, riesce adare un senso a se stessa.Così, dalle due connessioni,dell’uomo con Dio e nell’uo-mo del corpo con lo spirito,ne scaturisce una terza: quel-la tra persona e istituzione. Latotalità dell’uomo includeinfatti la dimensione deltempo, e il “sì” dell’uomo èun andare oltre il momentopresente: nella sua interezza,il “sì” significa “sempre”,costituisce lo spazio dellafedeltà. Solo all’interno diesso può crescere quella fedeche dà un futuro e consente

Il fondamentoantropologicodella famiglia

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83dell’amore di Dio per gliuomini, riceve la sua formalinguistica dal vocabolario delmatrimonio e della famiglia,in positivo e in negativo: l’ac-costarsi di Dio al suo popoloviene presentato infatti nellinguaggio dell’amore sponsa-le, mentre l’infedeltà diIsraele, la sua idolatria, èdesignata come adulterio eprostituzione.

Nel Nuovo Testamento Dioradicalizza il suo amore fino adivenire Egli stesso, nel suoFiglio, carne della nostracarne, vero uomo. In questomodo l’unione di Dio con l’uo-mo ha assunto la sua formasuprema, irreversibile e defi-nitiva. E così viene tracciataanche per l’amore umano lasua forma definitiva, quel“sì” reciproco che non puòessere revocato: essa nonaliena l’uomo, ma lo liberadalle alienazioni della storiaper riportarlo alla verità dellacreazione. La sacramentalitàche il matrimonio assume inCristo significa dunque che ildono della creazione è statoelevato a grazia di redenzio-ne. La grazia di Cristo non siaggiunge dal di fuori allanatura dell’uomo, non le faviolenza, ma la libera e larestaura, proprio nell’innal-zarla al di là dei suoi propriconfini. E come l’incarnazio-ne del Figlio di Dio rivela ilsuo vero significato nellacroce, così l’amore umano

autentico è donazione di sé,non può esistere se vuole sot-trarsi alla croce.

Cari fratelli e sorelle, questolegame profondo tra Dio el’uomo, tra l’amore di Dio el’amore umano, trova confer-ma anche in alcune tendenzee sviluppi negativi, di cui tuttiavvertiamo il peso. Lo svili-mento dell’amore umano, lasoppressione dell’autenticacapacità di amare si rivelainfatti, nel nostro tempo, l’ar-ma più adatta e più efficaceper scacciare Dio dall’uomo,per allontanare Dio dallosguardo e dal cuore dell’uo-mo. Analogamente, la volontàdi “liberare” la natura da Dioconduce a perdere di vista larealtà stessa della natura,compresa la natura dell’uo-mo, riducendola a un insiemedi funzioni, di cui disporre apiacimento per costruire unpresunto mondo migliore euna presunta umanità piùfelice.

I figliAnche nella generazione deifigli il matrimonio riflette ilsuo modello divino, l’amore diDio per l’uomo. Nell’uomo enella donna la paternità e lamaternità, come il corpo ecome l’amore, non si lascianocircoscrivere nel biologico: lavita viene data interamentesolo quando con la nascitavengono dati anche l’amore eil senso che rendono possibi-

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82che i figli, frutto dell’amore,credano nell’uomo. La libertàdel “sì” si rivela dunquelibertà capace di assumereciò che è definitivo: la piùgrande espressione dellalibertà non è allora la ricercadel piacere, senza mai giun-gere a una vera decisione; èinvece la capacità di decider-si per un dono definitivo, nelquale la libertà, donandosi,ritrova pienamente se stessa.

In concreto, il “sì” personalee reciproco dell’uomo e delladonna dischiude lo spazio peril futuro, per l’autentica uma-nità di ciascuno, e al tempostesso è destinato al dono diuna nuova vita. Perciò questo“sì” personale non può nonessere un “sì” anche pubbli-camente responsabile, con ilquale i coniugi assumono laresponsabilità pubblica dellafedeltà. Nessuno di noi infat-ti appartiene esclusivamentea se stesso: pertanto ciascunoè chiamato ad assumere nelpiù intimo di sé la propriaresponsabilità pubblica. Ilmatrimonio come istituzionenon è quindi una indebitaingerenza della società o del-l’autorità, l’imposizione diuna forma dal di fuori; è inve-ce esigenza intrinseca delpatto dell’amore coniugale.

Le varie forme odierne di dis-soluzione del matrimonio,come le unioni libere e il“matrimonio di prova”, fino

allo pseudo-matrimonio trapersone dello stesso sesso,sono invece espressioni diuna libertà anarchica, che sifa passare a torto per veraliberazione dell’uomo. Unatale pseudo-libertà si fondasu una banalizzazione delcorpo, che inevitabilmenteinclude la banalizzazione del-l’uomo. Il suo presupposto èche l’uomo può fare di sé ciòche vuole: il suo corpo diven-ta così una cosa secondariadal punto di vista umano, dautilizzare come si vuole. Illibertinismo, che si fa passareper scoperta del corpo e delsuo valore, è in realtà un dua-lismo che rende spregevole ilcorpo, collocandolo per cosìdire fuori dall’autentico esse-re e dignità della persona.

Matrimonio e famiglia nellastoria della salvezzaLa verità del matrimonio edella famiglia, che affonda lesue radici nella verità dell’uo-mo, ha trovato attuazionenella storia della salvezza, alcui centro sta la parola: “Dioama il suo popolo”. La rivela-zione biblica, infatti, è anzi-tutto espressione di una storiad’amore, la storia dell’allean-za di Dio con gli uomini: per-ciò la storia dell’amore e del-l’unione di un uomo ed unadonna nell’alleanza del matri-monio ha potuto essereassunta da Dio quale simbolodella storia della salvezza. Ilfatto inesprimibile, il mistero

I figli

Matrimonio e famiglianella storia

della salvezza

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85anche degli adulti, deglianziani, dei malati, delle stes-se famiglie, perché, in Cristo,vogliono loro bene. Il grandePatrono degli educatori, SanGiovanni Bosco, ricordava aisuoi figli spirituali che “l’edu-cazione è cosa del cuore eche Dio solo ne è il padrone”(Epistolario, 4,209).

Centrale nell’opera educativa,e specialmente nell’educazio-ne alla fede, che è il verticedella formazione della perso-na e il suo orizzonte più ade-guato, è in concreto la figuradel testimone: egli diventapunto di riferimento proprioin quanto sa rendere ragionedella speranza che sostiene lasua vita (cfr 1 Pt 3,15), è per-sonalmente coinvolto con laverità che propone. Il testimo-ne, d’altra parte, non rimandamai a se stesso, ma a qualco-sa, o meglio a Qualcuno piùgrande di lui, che ha incon-trato e di cui ha sperimentatol’affidabile bontà. Così ognieducatore e testimone trova ilsuo modello insuperabile inGesù Cristo, il grande testi-mone del Padre, che nondiceva nulla da se stesso, maparlava così come il Padre gliaveva insegnato (cfr Gv 8,28).

Questo è il motivo per il qualealla base della formazionedella persona cristiana e dellatrasmissione della fede stanecessariamente la preghiera,l’amicizia con Cristo e la con-

templazione in Lui del voltodel Padre. E la stessa cosavale, evidentemente, per tuttoil nostro impegno missionario,in particolare per la pastoralefamiliare: la Famiglia diNazareth sia dunque, per lenostre famiglie e per le nostrecomunità, oggetto di costantee fiduciosa preghiera, oltreche modello di vita.

Cari fratelli e sorelle, e spe-cialmente voi, cari sacerdoti,conosco la generosità e ladedizione con cui servite ilSignore e la Chiesa. Il vostrolavoro quotidiano per la for-mazione alla fede delle nuovegenerazioni, in stretta con-nessione con i sacramentidell’iniziazione cristiana,come anche per la preparazio-ne al matrimonio e per l’ac-compagnamento delle fami-glie nel loro spesso non facilecammino, in particolare nelgrande compito dell’educa-zione dei figli, è la strada fon-damentale per rigeneraresempre di nuovo la Chiesa eanche per vivificare il tessutosociale di questa nostraamata città di Roma.

La minaccia del relativismoContinuate dunque, senzalasciarvi scoraggiare dalle dif-ficoltà che incontrate. Il rap-porto educativo è per suanatura una cosa delicata:chiama in causa infatti lalibertà dell’altro che, perquanto dolcemente, viene pur

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84le dire sì a questa vita.Proprio da qui diventa deltutto chiaro quanto sia con-trario all’amore umano, allavocazione profonda dell’uomoe della donna, chiudere siste-maticamente la propria unio-ne al dono della vita, e anco-ra più sopprimere o manomet-tere la vita che nasce.Nessun uomo e nessunadonna, però, da soli e unica-mente con le proprie forze,possono dare ai figli in manie-ra adeguata l’amore e il sensodella vita. Per poter infattidire a qualcuno “la tua vita èbuona, per quanto io nonconosca il tuo futuro”, occor-rono un’autorità e una credi-bilità superiori a quello chel’individuo può darsi da solo.Il cristiano sa che questaautorità è conferita a quellafamiglia più vasta che Dio,attraverso il Figlio suo GesùCristo e il dono dello SpiritoSanto, ha creato nella storiadegli uomini, cioè alla Chiesa.Egli riconosce qui all’operaquell’amore eterno e indi-struttibile che assicura allavita di ciascuno di noi unsenso permanente. Per que-sto motivo l’edificazione diogni singola famiglia cristianasi colloca nel contesto dellapiù grande famiglia dellaChiesa, che la sostiene e laporta con sé. E reciprocamen-te la Chiesa viene edificatadalle famiglia, “piccoleChiese domestiche”, come leha chiamate il Concilio

Vaticano II (Lumen gentium,11; Apostolicam actuosita-tem, 11), riscoprendo un’an-tica espressione patristica(San Giovanni Crisostomo, InGenesim serm. VI,2; VII,1).Nel medesimo senso laFamiliaris consortio affermache “Il matrimonio cristia-no… è il luogo naturale nelquale si compie l’inserimentodella persona umana nellagrande famiglia della Chiesa”(n. 14).

La famiglia e la ChiesaDa tutto ciò scaturisce unaconseguenza evidente: lafamiglia e la Chiesa, in con-creto le parrocchie e le altreforme di comunità ecclesiale,sono chiamate alla più strettacollaborazione per quel com-pito fondamentale che ècostituito, inseparabilmente,dalla formazione della perso-na e dalla trasmissione dellafede. Sappiamo bene che perun’autentica opera educativanon basta una teoria giusta ouna dottrina da comunicare.C’è bisogno di qualcosa dimolto più grande e umano, diquella vicinanza, quotidiana-mente vissuta, che è propriadell’amore e che trova il suospazio più propizio anzituttonella comunità familiare, mapoi anche in una parrocchia,o movimento o associazioneecclesiale, in cui si incontrinopersone che si prendono curadei fratelli, in particolare deibambini e dei giovani, ma

La minacciadel relativismo

La famigliae la Chiesa

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87che, anche per loro, la voca-zione dei propri figli è ungrande dono del Signore. Lascelta della verginità peramore di Dio e dei fratelli,che è richiesta per il sacerdo-zio e la vita consacrata, stainfatti insieme con la valoriz-zazione del matrimonio cri-stiano: l’uno e l’altra, in duemaniere differenti e comple-mentari, rendono in qualchemodo visibile il mistero del-l’alleanza tra Dio e il suopopolo.

Cari fratelli e sorelle, vi affidoqueste riflessioni come con-tributo al vostro lavoro nelleserate del Convegno e poi

durante il prossimo annopastorale. Chiedo al Signoredi darvi coraggio ed entusia-smo, perché questa nostraChiesa di Roma, ciascunaparrocchia, comunità religio-sa, associazione o movimentopartecipi più intensamentealla gioia e alle fatiche dellamissione e così ogni famigliae l’intera comunità cristianariscopra nell’amore delSignore la chiave che apre laporta dei cuori e che rendepossibile una vera educazionealla fede e formazione dellepersone. Il mio affetto e lamia benedizione vi accompa-gnano oggi e per il futuro.

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86sempre provocata a una deci-sione. Né i genitori, né isacerdoti o i catechisti, né glialtri educatori possono sosti-tuirsi alla libertà del fanciul-lo, del ragazzo o del giovane acui si rivolgono. E special-mente la proposta cristianainterpella a fondo la libertà,chiamandola alla fede e allaconversione. Oggi un ostacoloparticolarmente insidiosoall’opera educativa è costitui-to dalla massiccia presenza,nella nostra società e cultura,di quel relativismo che, nonriconoscendo nulla comedefinitivo, lascia come ultimamisura solo il proprio io con lesue voglie, e sotto l’apparenzadella libertà diventa per cia-scuno una prigione. Dentro aun tale orizzonte relativisticonon è possibile, quindi, unavera educazione: senza laluce della verità; prima o poiogni persona è infatti condan-nata a dubitare della bontàdella sua stessa vita e dei rap-porti che la costituiscono,della validità del suo impegnoper costruire con gli altriqualcosa in comune.

È chiaro dunque che non sol-tanto dobbiamo cercare disuperare il relativismo nelnostro lavoro di formazionedelle persone, ma siamoanche chiamati a contrastareil suo predominio nellasocietà e nella cultura. Èmolto importante perciò,accanto alla parola della

Chiesa, la testimonianza el’impegno pubblico dellefamiglie cristiane, special-mente per riaffermare l’intan-gibilità della vita umana dalconcepimento fino al suo ter-mine naturale, il valore unicoe insostituibile della famigliafondata sul matrimonio e lanecessità di provvedimentilegislativi e amministrativiche sostengano le famiglienel compito di generare ededucare i figli, compitoessenziale per il nostro comu-ne futuro. Anche per questoimpegno vi dico un grazie cor-diale.

Sacerdozio e vita consacrataUn ultimo messaggio che vor-rei affidarvi riguarda la curadelle vocazioni al sacerdozio ealla vita consacrata: sappia-mo tutti quanto la Chiesa neabbia bisogno! Perché questevocazioni nascano e giunganoa maturazione, perché le per-sone chiamate si mantenganosempre degne della loro voca-zione, è decisiva anzitutto lapreghiera, che non deve maimancare in ciascuna famigliae comunità cristiana. Ma èanche fondamentale la testi-monianza di vita dei sacerdo-ti, dei religiosi e delle religio-se, la gioia che essi esprimo-no per essere stati chiamatidal Signore. Ed è ugualmenteessenziale l’esempio che ifigli ricevono all’interno dellapropria famiglia e la convin-zione delle famiglie stesse

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L’invio:l’inviante e l’inviatoRicerca sull’utenza dell’areapsico-sociale del consultorio familiare“A. G. Comoli” di Novara1

Giovanna ChiariMafalda GranataLuciano Viana

Gli specialisti dell’équipepsico-sociale del consultorio,pur provenendo da scuole teo-riche diverse, hanno trovatoun linguaggio comune nellavisione teorica di tipo relazio-nale sistemica. L’articolo, che si riferisce soloai casi di pertinenza dell’areapsico-sociale, si propone dipresentare una parte di unaricerca più complessa ed arti-colata, quella parte cheriguarda l’inviante e l’inviato,due dei protagonisti piùimportanti nel complesso per-corso della consulenza.

Cominciamo l’esposizioneillustrando alcuni capisalditeorici cui ci siamo riferiti nelpreparare gli elaborati.L’obiettivo, la metodologia, ilcampione ed i risultati dellaricerca saranno esposti piùavanti.

La consulenza come “storia”Consideriamo il processo diconsulenza come una storia, incui ogni elemento ha un suopreciso ruolo. Gli elementipresi in considerazione sono:1. la famiglia (o la singolapersona) raffigurata come un

1 Alla ricerca hanno collaborato: Gabriella Avezzano, Teresa De Marchi, Giulia Saracino,Luca Signorelli, Deborah Spadin

La consulenzacome “storia”

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93possibilità di raccogliere, contatto, una brevissima storiadella sua vita.Quando questa prima fasenon è percorribile per varimotivi, alla persona viene fis-sato un primo «appuntamentoalla cieca» con la consulentefamiliare, senza che vi sia laminima possibilità di fare unavalutazione preliminare. Pervarie ragioni, questo capitamolto frequentemente.

Il colloquio con il consulentefamiliareQuando la persona, la coppia,la famiglia, chiede aiuto alConsultorio, spesso è confusae disorientata. Chiede aiutoper una situazione di sofferen-za e disagio che non sa comeaffrontare. Spesso ha fattotentativi, falliti, che la portanoa chiedere un intervento riso-lutore esterno. La decisione diinterpellare un consulente èl’esito di un percorso, fatico-so, perché implica la capacitàdi percepire e accettare i pro-pri limiti. La scelta di rivolger-si al Consultorio può nascereda pressioni esterne (familia-re, amico, medico…) che l’u-tente ha fatto proprie o a cuipuò aderire con poca convin-zione. In altri casi, tale sceltaè vissuta come un’indicazioneincongrua/congrua con lasituazione che lui stesso stavivendo.Chi chiede una consulenzapuò aver avuto il nome da unamico, oppure è stato manda-

to dal collega, o ha avuto l’oc-casione di ascoltare una con-ferenza tenuta dal consulentestesso o è stato mandato dalui da un suo superiore, dauna struttura pubblica o inmodo coatto da un Tribunale,ecc.

L’invioProprio in questa fase inizialesi manifesta l’esigenza dianalizzare il processo di invio.A tale proposito le ricerchepiù approfondite sull’argo-mento sono state proposte daMara Selvini Palazzoli, che,insieme ai suoi collaboratori,aveva in particolare approfon-dito l’analisi su due versanti:1. uno che indaga sul rappor-to esistente tra l’inviante ed ilconsulente, soprattutto perciò che riguarda:

a) il contesto in cui si svol-ge l’invio (è un rapporto traprivati? Tra privato e pubblicoo viceversa? È un rapporto traServizi?) per gli eventualisignificati impliciti;

b) la stima reciproca (tral’inviante ed il consulente);

c) la chiarezza (con qualitermini viene fatto) e la speci-ficità (o la generalità) dell’in-vio;2. l’altro che indaga sul rap-porto esistente tra l’inviante el’utente (colui che usufruiscedel servizio). L’utente puòpresentare qualche problemase, ad esempio, l’inviante si èlasciato «influenzare» dallafamiglia dell’utente stesso.

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92sistema (o come facente partedi un sistema) composto dapersonaggi, cioè i partecipan-ti a quella storia e, di conse-guenza, l’universo degliesclusi;2

2. la trama: che cosa sta avve-nendo;3. la scena: il «quando» e il«dove» che avvolgono perso-naggi e trama.Tutto il tessuto risultante èvisto nelle sue conseguenzeinterpersonali.

Quando contestualizziamo lafamiglia, la vediamo immersain una più ampia rete di rela-zioni e di implicazioni socialie culturali. Anche quando contestualiz-ziamo una storia, la troviamolegata ad una miriade di sto-rie intersecanti.Il consulente ha quindi a chefare con un «sistema di sto-rie»; già quando chiede: “Chiè l’inviante? Qual è il motivodi questa consultazione?”.Ciò che emerge è la constata-zione che la storia «locale» haripercussioni su altre «storie».Attraverso la consulenza sidiventa parte di una rete dipersone che parlano di quellastoria in un determinato

modo, proponendo poi tramealternative, un rifacimento discene, con personaggi in piùo in meno che cambiano reci-procamente posizione.

Fasi iniziali del processo diconsulenzaIl contatto telefonico inizialeRiferendosi in particolare agliAutori che si ispirano alla«Scuola di Milano», è stata piùvolte sottolineata l’importanzadi una raccolta dati «relaziona-li» prima della seduta inizialedi consultazione. Infatti l’approccio, comedescritto già nella pubblica-zione Paradosso e contropara-dosso del 19753, iniziava conun primo contatto telefonico:già durante la telefonata, datianagrafici e informazioni ve-nivano raccolti e poi utilizzaticome traccia per la conduzio-ne del primo incontro in cuierano invitate le persone coin-volte nel problema.Se consideriamo il rapporto diconsulenza come processo,possiamo definire questoprimo approccio come «fasepreparatoria»; già al telefonola persona accenna ai suoiproblemi, esprime una soffe-renza ed il consulente ha la

2 Sistema, secondo Hall e Fagen è “… un insieme di oggetti e di relazioni tra gli ogget-ti e tra i loro attributi”. Gli oggetti sono le parti del sistema, gli attributi sono le pro-prietà degli oggetti e le relazioni tengono insieme il sistema.I sistemi interattivi sono sistemi in cui gli «oggetti» sono individui, gli «attributi» cheservono ad identificarli sono i loro comportamenti interattivi o comunicativi (per cuigli individui sono più precisamente persone che comunicano con altre persone) e le«relazioni» tra di essi sono quelle più significative cioè quelle importanti per definireil loro rapporto interpersonale.

3 M. SELVINI PALAZZOLI, L. BOSCOLO, G. CECCHIN, G. PRATA, Paradosso e controparadosso,Feltrinelli, Milano, 1975.

L’invio

Fasi inizialidel processo di

consulenza

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95cambiamento nella storia deisoggetti coinvolti.Molte sono le variabili da con-siderare. Ad esempio: il bam-bino è da adottare? Con qualedei due genitori il bimboandrà a vivere? Sono necessa-ri provvedimenti disciplinari?L’utente deve dimostrare difarsi seguire per evitare san-zioni?4. L’utente «pendolare» passada un inviante all’altro; es.:medico-specialista-medico,ecc.. Si possono formare cir-cuiti di rimando continuo (cir-cuito di riverberazione secon-dario). In tale caso è necessa-rio riconsiderare la distribu-zione di potere tra invianti,ampliando il sistema e consi-derando anche gli inviantiprecedenti.In alcuni casi, sempre dalgruppo di ricerca di Milano, siera ritenuto opportuno invita-re al primo colloquio l’invian-te stesso, soprattutto se sitrattava di un inviante: a) «sospetto» (coinvolto nel

problema);b) «prestigioso» (che viene

talmente considerato dal-l’utente da doverlo coin-volgere nel processo diconsulenza).

Nel primo caso, l’inviante, seesterno e coinvolto comesostegno della famiglia, primaviene ascoltato con entusia-smo e tenuto molto in consi-derazione. Poi, col passaredel tempo, quando i malesse-

ri continuano, si crea unasorta di ansietà nei suoi con-fronti; in seguito la famigliastessa viene inviata dall’in-viante «sospetto» alla consu-lenza familiare perché impo-tente ad aiutare. Non neces-sariamente l’inviante è ester-no alla famiglia, può essereanche uno dei componenti lafamiglia stessa (per esempioun fratello particolarmenteconsiderato e responsabilizza-to dai genitori). In questosecondo caso, soprattutto sepresente in prima seduta, ilpericolo del consulente è dicontare sul membro inviantequale possibile alleato.L’inviante in questione ha undoppio ruolo: è ad un livellodiverso da quello degli altrimembri della sua famiglia,mentre in realtà egli è parteintegrante di quel sistemache lo ha da tempo collocatonel ruolo di «migliore».

Rispetto al secondo tipo,l’«inviante prestigioso», sipensava addirittura di convo-carlo per la prima seduta, pro-prio per evitare forme di boi-cottaggio della consulenzacon commenti, giudizi espres-si dall’inviante su quanto poisi sarebbe svolto tra consu-lente ed utente durante il col-loquio.Come già accennavamo inizial-mente, l’inviante può essereprestigioso per l’utente o per ilconsulente e questo capitaquando il consulente sente su

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94Questo capita quando l’in-viante in un primo momentoha tentato di aiutare la fami-glia, affascinato dall’impresasalvifica, poi, ai primi insuc-cessi, può passare ad unasuccessiva esasperazioneimpotente e quindi effettuarel’invio. L’utente inviato dapersona così invischiata obbe-disce, ma si reca alla consu-lenza senza la sufficientemotivazione.

Una ulteriore differenziazioneci permette di capire comel’utente arriva al Centro diConsulenza. I percorsi posso-no essere:

1. affluenza spontanea;2. inviante persona;3. inviante struttura;4. catena di invianti.

1. La persona decide un«libero avvicinamento», sce-gliendo spontaneamente dirivolgersi ad un consulente ingrado di aiutarlo a risolvereun problema. In tal caso larelazione si definisce moltogradualmente, attraverso lacomprensione dei sistemi disignificato che intervengonoe delle circostanze in cui ci sitrova. Punti importanti saran-no l’insieme di relazioni delsoggetto e la fase di ciclovitale.2. Il referral person, punto diriferimento che solitamenteha una relazione privilegiatacon l’utente e diventa il valu-

tatore ed il giudice dell’inter-vento di consulenza. Puòessere di appoggio o faredanno con spiegazioni odinterpretazioni di sostegno odiverse di quanto è ridefinitodal consulente. A volte è inve-ce è ininfluente perché si èlimitato a fornire l’informazio-ne sull’esistenza del consulto-rio, ma senza essere coinvoltoemotivamente nel sistema direlazioni dell’utente.3. Se l’inviante è una struttu-ra (la scuola, i servizi sociali,un tribunale, …), il rischio èche il soggetto presuppongal’esistenza di un’alleanza traconsulente e struttura, allean-za preparata appositamentecontro di lui (questo perché ladomanda di consulenza nonparte da lui). In questi casic’è un ordine gerarchico trainviante ed inviato. Questoesegue un ordine, diventandoesecutore di fini altrui. L’inviodiventa pertanto coatto e l’in-viante guarnisce il contestocon connotazioni disagiantied imbarazzanti per il consu-lente. In questo caso, ènecessaria la chiarezza dicontesto ed è ancora piùimportante, attraverso l’otticasistemica, considerare tutti isistemi coinvolti, distanzian-dosi da una lettura di causa-lità lineare «giusto/sbagliato»,«ragione/torto». Il rischio è ditrasformare l’«invio coatto» inuna «consulenza coatta»,invece di porsi nella posizionedi intervenire per attuare un

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97chiedere un parere o una con-sulenza. Proprio per questo ènecessario esaminare sia lamotivazione personale chel’invio, con l’obiettivo di capi-re se è necessaria una presain carico e di chi. Chi telefo-na o chiede aiuto si senteimpotente, soffre, la suasituazione è disperata, i suoisforzi sono falliti, deve (vuole)farsi aiutare da un estraneo?Il consulente cercherà dicapire se: 1. chi ha chiamato è delegato

dalla famiglia; 2. quanti familiari sapevano

ed erano d’accordo; quantine sono ignari;

3. se ci sono stati altri tenta-tivi, ecc.

Per evitare che l’alleanza conil consulente rischi di venirecompromessa già dall’inizio,è utile comprendere il signifi-cato dell’invio con una seriedi domande, come ad esem-pio:1. Chi ha contattato l’inviante?2. Che cosa ha detto l’invian-

te del problema e perchéha consigliato di rivolgersiad un esperto?

3. Che cosa pensa l’inviantedel problema?

4. Che che cosa ha portatoquesta persona a cercareaiuto in questo momento?

5. Perché è venuto in consu-lenza?

Il lavoro significativo con l’u-tente è l’esplorazione deisignificati dati da lui e da

terzi al «come» e al «quando»degli eventi, difficoltà, pro-blemi riferiti. Verranno cioèanalizzati la ragione dell’in-vio, la storia del rapporto conl’inviante ed eventuali contat-ti con altri esperti.L’analisi dell’invio permette alconsulente di iniziare un dia-logo che gli permetterà di for-mulare ipotesi: queste nonsono né vere né false, sonosolo più o meno utili, permet-tono di connettere informazio-ni, significati, azioni cheemergono nel dialogo. Siindagherà quindi:1 il senso di appartenenza,

cioè le relazioni che l’uten-te ha con persone o gruppidi persone significative, tracui l’inviante;

2 l’insieme dei sistemi signi-ficativi dell’utente: fami-glia, lavoro, amici, …,distanza e vicinanza conpersone significative, tracui il possibile inviante.

Il processo di consulenzapresso il Centro “Comoli” diNovaraNella maggior parte dei casila segreteria del Consultorioriceve una telefonata in segui-to alla quale viene fissato unappuntamento all’utente(coppia, famiglia o singoloindividuo).Il primo colloquio viene con-dotto da una consulente fami-liare che ha il compito diaccogliere e registrare ladomanda di aiuto, individuare

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96di sé il peso della responsabi-lità datagli dall’inviante. Questa situazione, nel casodel nostro Consultorio, puòinteressare maggiormente ilconsulente che, nella secon-da fase, cioè dopo un primocolloquio e la discussione inequipe, seguirà il caso. Si può trattare di un superio-re (up), di una persona parti-colarmente stimata dal con-sulente (medico, sacerdote,specialista, …) verso cui puòanche nutrire un senso diinferiorità perché egli stessopuò sentirsi in posizionedown. La differenza di poterepuò determinare una relazio-ne complementare, in cuil’inviante diventa supervisoredel consulente che dovrà ren-dere conto del suo rapportocon l’utente, oppure esserecausa di timori ed ansie siarispetto alle aspettative del-l’inviante, sia rispetto all’im-magine di sé del consulente.È utile che questi sia consa-pevole dei propri vissuti emo-tivi per sentirsi libero nellarelazione con l’utente, defi-nendo fin dall’inizio sia conse stesso che con l’utente lemodalità di consulenza.In generale l’inviante-personao l’inviante-struttura puòessere un elemento intrusivoe disturbante della terapia ouna risorsa importante, inbase al tipo di relazione che siinstaura tra gli elementi coin-volti: consulente, utente,inviante. Se per esempio vi è

conflitto tra consulente einviante-struttura, tra invian-te-struttura e utente, l’invian-te sarà vissuto come distur-bante; se l’alleanza è esplici-ta, l’inviante sarà un’impor-tante risorsa per la consulen-za e l’utente.In ogni caso bisogna racco-gliere tutte le informazioniutili per comunicare, even-tualmente, con l’inviante sulprocedere della consultazio-ne, come è anche indispensa-bile l’identificazione del siste-ma dei membri conviventi edelle altre persone coinvoltenel problema, per poter deci-dere quale sistema convocaredopo il primo colloquio. Sientrerà così nella secondafase della consulenza con unsecondo invio (infatti, dopoun primo colloquio, il casoverrà assegnato al consulentespecialista che seguirà la per-sona in una serie di incontri).

La prima sedutaNella prima seduta si defini-sce un contesto adeguato e siesamina, tra le altre cose,l’invio.È necessario che si crei unarelazione di fiducia nei con-fronti della consulenza, nonsempre facile da raggiungere.Infatti ci sono casi in cui lamotivazione dell’utente èdebole e assente, ma presen-te in altre persone che lohanno inviato, altri in cui ilpaziente può venire in «esplo-razione» al Centro, motivato a

Il processo diconsulenza pressoil Centro “Comoli”di Novara

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99avevano cura di raccogliere idati per tutto il percorso.

CampioneTutti i casi che si sono pre-sentati per la prima volta, inun dato lasso di tempo, conproblematiche di natura psi-cologica, sociale, pedagogicaal Centro di Consulenza (circa100 casi).

Risultati principaliL’utenteL’utente (inviato od autoinvia-to) è nel 65% dei casi unadonna con età media di 38anni, nel 65% occupato,nella metà dei casi è in pos-sesso di un diploma ed è ori-ginario del Nord Italia.Nel 40% dei casi è una per-sona singola, di sesso femmi-nile e coniugata, mentre nel22% dei casi è una coppia,nel 18% dei casi l’utente èun giovane (figlio) e nel 5% èun giovane accompagnato dalgenitore.

Tipologia della famigliaLa famiglia di appartenenza

dell’utente è composta inmedia da circa 3 membri.Tipo di famiglia coinvolta nelproblema: nel 60% dei casi èuna famiglia nucleare tradi-zionale con figli, nel 17% deicasi è separata/divorziata, nel12% è a un solo genitore, nel7% è tradizionale senza figli,nel 3% è ricostituita e nel 2%l’utente è single.

L’invianteIn 1 caso su 4 l’utente dichia-ra di essersi «inviato» da solo.Gli altri invii importanti sonotutti all’esterno della famigliaed in particolare: nel 17% unamico, nel 13% un sacerdote,nel 10% un Ente e nel 7% unmedico. Quasi nel 40% dei casi l’in-viante è un personaggio ester-no alla famiglia e agli occhidel nostro utente ha un posi-zione autorevole ed è unesperto; quindi prestigioso.Sia esso un amico, un medicoun sacerdote o un ente l’in-viante esterno è significativa-mente più importante di quel-lo familiare, ma non a tal

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98il problema, raccogliere infor-mazioni sull’invio e poi fareuna sintesi del caso all’equi-pe psico-sociale (a Novaratale équipe è formata da:direttore e supervisore, dueconsulenti familiari, un’assi-stente sociale, due pedagogi-ste, cinque psicologi).Dopo l’analisi del caso, vienedeciso quale sarà la figura piùidonea a seguire l’utente nelsuo percorso, con cui si ela-borerà la strategia più adattaper affrontare e superare ildisagio.È come se, in questa secondafase, avvenisse un secondoinvio dell’utente, da partedell’equipe inviante, allo spe-cialista più adatto al tipo diproblematica presentata.

La ricercaPremessa: quest’ultima partededicata alla ricerca svoltadal nostro gruppo di lavoro èinteramente basata sulla rac-colta e sull’elaborazione deidati effettuate dalle due col-leghe psicologhe del Centro diConsulenza, Deborah Spadine Giovanna Chiari, che hannopreparato l’insieme dei datistatistici.

Obiettivo della ricercaPer capire come il processo diconsulenza fosse influenzatodal contesto di riferimento (inparticolare dall’inviante odagli invianti) e per verificarechi convocare dopo il primo

colloquio era importante indi-viduare alcuni aspetti:1. chi è l’utente (famiglia,

singolo, coppia) e chi èl’inviante (familiare, ente,istituzione, amico, …);

2. quanta importanza ha l’in-viante per chi viene inseduta;

3. chi contatta il Consultorio;4. quali le richieste dell’uten-

te e quelle dell’inviante;5. in quale fase del ciclo vita-

le è l’utente;6. quale convocazione viene

fatta in seguito all’asse-gnazione del caso e chiviene in seduta realmentee per quanto tempo;

7. quali le opinioni del siste-ma coinvolto riguardo allesedute.

Metodologia: la scheda dirilevazioneL’équipe del Consultorio“Comoli” ha elaborato un pro-getto di ricerca biennale. Idati riguardanti gli utentipresi in carico dall’equipepsico-sociale sono stati rac-colti attraverso una scheda dirilevazione ed analizzatianche attraverso la letturadelle cartelle cliniche.La scheda è uno strumentocostruito ad hoc dall’equipedel Consultorio. La sua compi-lazione avveniva durante lefasi del processo di consulen-za. Gli operatori (il consulenteal primo colloquio, un secon-do consulente che porta avan-ti il processo di consulenza)

La ricerca

Consultorio non sempre corri-sponde al problema esposto:in certi casi (ad es., se il pro-blema espresso è una paurasociale, la richiesta può esse-re di un maggior aiuto daparte del partner nel superarela difficoltà) si chiede unaiuto per la coppia (soluzioneai problemi di relazione e dicomunicazione nella coppia:33%), in altri casi viene chie-sto un aiuto personale persuperare un periodo difficile(ad es. aiuto dopo un lutto:20%, aiuto per superare laseparazione: 11%); oppure sichiede aiuto per ifigli o altri familiari.Inoltre le richieste,rispetto al problemaespresso, sono piùconcrete ed atti-nenti ad un possibi-le intervento delconsulente: infatti,dopo una primaverifica su “qual è ilproblema?”, è utilecapire che cosa chiede inrealtà l’utente per rendere piùconcreto possibile l’obiettivoda raggiungere. Anche proble-mi come «tradimento delpartner» o «abbandono dellascuola» si trasformeranno inrichieste di aiuto «per proble-

mi relazionali» o «terapia dicoppia». Meccanismi difensi-vi dell’utente a volte possonotrasformare il problemaespresso in una richiestadiversa perché coinvolgentealtre persone.

Ciclo vitaleNel 25% la famiglia di appar-tenenza dell’utente è nellafase centrale del ciclo vitale,quella dell’adolescenza deifigli. Interessante è notareche nel 20% dei casi la fami-glia coinvolta nel problema èin fase iniziale.

Tra gli eventi paranormativiche sono stati rilevati, moltoimportante appare essere unlutto recente, in particolare lamorte di un genitore. Seguonoper importanza le privazioni,affettive e non, che l’utente hasubito, il fidanzamento e il

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100punto da influire sull’anda-mento della consulenza esulla relazione tra consulente-utente-inviante.Tra i familiari «invianti» pre-vale la figura della sorella(7%) e della madre (6%).

Nella nostra ricerca abbiamoanche rilevato se sussiste giàin fase iniziale l’indicazionedi un paziente designato.Per l’inviante il paziente desi-gnato è l’utente nel 62% deicasi, il marito nel 14% deicasi, i figli nel 13%, la coppianel 10% e la moglie nell’1%.Per l’utente il paziente desi-gnato è se stesso nel 54% delcampione, il marito nel 18%,i figli nel 16%, la coppia

nell’8%, la moglie nel 2%.Il paziente designato accettala designazione dell’inviantenel 76 % dei casi, e quelladell’utente nel 73%.

Chi telefonaNel 78% dei casi l’utentestesso telefona per prendereappuntamento e poi si pre-senta da solo.Questo dato comunque eraatteso, in quanto è prassi nelnostro consultorio, anche alprimo contatto telefonico,invitare sempre la personainteressata a telefonare diret-tamente.

Che cosa chiede l’utenteLa richiesta d’aiuto dell’uten-te è conseguente ai bisognidella coppia e della famiglia(rapporto genitore-figlio) o adun problema individuale. Sipuò, nella seguente tabella,confrontare le percentuali dei«problemi» manifestati dal-l’utente con quelle delle«richieste» espresse dall’u-tente stesso.Come si vede, la richiestaesplicitata dall’utente al

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103prese con grandi cambiamen-ti che turbano il loro equili-brio omeostatico già assaiprecario.Si è evidenziata la difficoltà,da parte degli attori, di capiree narrare i contenuti, le rela-zioni e le emozioni implicitenel processo di invio ed il rap-porto tra inviante-utente-con-sulente. Nel caso del nostroCentro non sembra però chetale difficoltà abbia rappre-sentato un pericolo per lacomprensione del fenomeno eper l’esito degli interventi.Infatti il dato dell’affluenzaspontanea è, come già affer-mato, molto consistente. Taledato suggerisce anche di pro-muovere il Consultorio nontanto presso gli esperti delsettore ma direttamente all’u-tente finale, rivolgendo mag-gior attenzione alla personaprima ancora che al proble-ma. Attenzione quindi allapersona in generale, maanche, come emerge dairisultati, alle famiglie con figliadolescenti o nei primi annidi vita della coppia.Un altro suggerimento cheemerge dalla ricerca è lacapacità dell’utente di diven-tare sempre più soggetto atti-vo: in grado cioè di porre una

precisa domanda, di ricono-scere i bisogni del singolo,della coppia, della famiglia inun contesto di relazioni sem-pre più complesse e proble-matiche da affrontare.Con riferimento alla relazioneinviante-consulente, la ricer-ca ci segnala che spesso l’in-viante, ove esiste, è suo mal-grado un «supervisore» chepuò ostacolare il corso dellaconsulenza o la serenità delconsulente che potrebbe nonsentirsi libero di agire, mavincolato ad un «giudizio» sudi sé. Questa sola lettura puòessere fuorviante. Riteniamoopportuno che il consulentescopra e valorizzi come risor-se i possibili contributi chel’inviante può offrire e chenon consideri l’inviante solosfavorevolmente, come unapersona coinvolta nel proble-ma a tal punto da diventareimpedimento al benesseredell’inviato. Il primo colloquio rimanefondamentale: esso è il «fil-tro» che permetterà di porreconfini chiari al contesto diconsulenza, pur nella consi-derazione di una più ampiarete di relazioni e di unintreccio di storie di vitaparallele.

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102divorzio, i problemi di abuso disostanze e i problemi econo-mici (ultimamente in aumentole perdite legate al gioco d’az-zardo).

Commenti ai risultatiPremesso che non esistonocasistiche molto rappresenta-tive sull’argomento, nono-stante si sia d’accordo nell’af-fermare l’importanza dell’in-vio alla consulenza, possiamoelencare qui di seguito quan-to è emerso dalla nostra ricer-ca.Nella fase di invio due sono iprotagonisti indiscussi: invian-te ed inviato. Nella nostraricerca i due attori coincidonoper la maggior parte dei casi,come nell’autoinvio o nell’af-fluenza spontanea. In un minornumero di casi, si tratta di duepersone distinte, appartenentio no allo stesso nucleo familia-re. L’affluenza spontanea alservizio (senza l’apparenteintromissione di un inviante) èsicuramente il dato più impor-tante della ricerca. L’utente dichiara di esserevenuto a conoscenza delCentro di Consulenza attraver-so la rubrica telefonica o noti-zie sui giornali locali o corsitenuti da persone delConsultorio, cui ha partecipato.L’inviante è una persona ester-na alla famiglia, appartenenteal contesto culturale a cui lastruttura stessa fa riferimento(sacerdote, medico,…) oppureè un amico dell’utente che

conosce il Consultorio e fa dapassaparola. Un altro dato significativo èlegato alla fase di ciclo vitaledella famiglia: l’adolescenzadei figli con i relativi problemidi comunicazione e di relazio-ne genitore-figlio e la fase ini-ziale del matrimonio.Questa ricerca ci segnala cheesiste un grande bisogno del-l’utenza nella fase del ciclovitale dell’adolescenza deifigli. Bisogna offrire, oltreall’intervento consultoriale,anche proposte sul territorioai giovani ed ai loro genitori(che spesso sono invianti delproprio figlio, trovandosi poiinvece loro stessi utenti).Questi risultati hanno rinfor-zato la nostra intenzione dioffrire sul territorio più propo-ste, soprattutto a livello pre-ventivo. A tale riguardo si èattivato da poco uno «spazio-ascolto» per l’adolescenzapresso il nostro consultorio;sarà interessante verificare infuturo con una nuova rileva-zione se ciò avrà modificato idati attuali emersi da questolavoro.Anche l’aumento dei proble-mi della «coppia giovane»(frequente anche in questocaso l’autoinvio in quanto lecoppie vengono a conoscenzadel Consultorio attraverso icorsi prematrimoniali) ci dicecome spesso i due coniugivivano momenti di difficoltàsoprattutto nell’essere coppiamaritale e genitoriale alle

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DallaConfederazione

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Consiglio DirettivoFe.L.Ce.A.F.Milano, 8 settembre 2005

Goffredo Grassani

Comunicazioni del PresidenteAvv. Goffredo Grassani

Il progetto presentato allaRegione Lombardia per pro-muovere la costituzione di unCentro per l’adolescenzialità,di concerto tra la Fe.l.ce.a.f.,la Confederazione, l’Univer-sità Cattolica, l’Abbazia diMirasole, nonché la promozio-ne dei Centri per la formazio-ne dei dirigenti del Volon-tariato e dei nostri consultori,è in corso di formale delibera-zione.Il progetto prevede un finan-ziamento della RegioneLombardia per i tre Centri dicentomila euro (100.000,00)all’anno, complessivi per i trecentri.

Il Centro per l’adolescenzialitàL’Università Cattolica porrà adisposizione, a proprio carico,i ricercatori della stessaUniversità. Il Centro, chesarà diretto dalla prof.ssaMarialuisa De Natale, Pro-Rettore dell’Università Cat-tolica, svolgerà la propria atti-vità di ricerca, di didattica e,nel prosieguo, assistenza pertutte le problematiche educa-tive connesse all’adolescenza,contribuendo, così, ad affron-tare, in modo sistematico escientifico, una delle condi-zioni di crisi della gioventù,delle famiglie e degli educa-tori.I due Centri di formazione peri nostri operatori e per la diri-genza del volontariato, chehanno già svolto, negli anni

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108passati, la propria attività,avranno anch’essi sede aMirasole, caratterizzando laloro fisionomia come centri dirilievo nazionale. La stessaRegione Lombardia viene adivenire associata all’EnteMirasole, costituendo unabase solida ed istituzionale disostegno alla ricerca e allaformazione nel settore deiservizi alla famiglia.

La scuola di Roma per iConsultoriIl giorno 14 settembre c.a. ini-zia la propria attività la ScuolaPermanente per gli operatoridei nostri Consultori, in Roma.La Scuola Permanente costi-tuisce un’iniziativa di sicurorilievo formativo per gli opera-tori dei nostri consultori e lasua collacazione presso ilCentro Salesianum unitamen-te al qualificato corpo deidocenti è garanzia di sviluppo.Il primo corso vedrà la pre-senza di 65 corsisti.

Il Convegno della Fe.l.ce.a.f. aMilano “Il futuro dei consultori”Il convegno, che è stato orga-nizzato al fine di verificare lostato dei consultori aderentialla Fe.l.ce.a.f. e le prospetti-ve di sviluppo, vede la pre-senza di illustri studiosi dellafamiglia e delle disciplineeducative, psicologiche, so-ciali e giuridiche, che devonosostenere i nostri servizi. LaRegione Lombardia ha assi-curato la presenza di un suoesponente.

Il Master in UniversitàCattolicaLa Fe.l.ce.a.f., d’intesa conL’Università Cattolica diMilano, promuove un corso dialta specializzazione per avvo-cati, magistrati, laureati efunzionari dei servizi. Le novità che sono state intro-dotte, rispetto al corso prece-dente, che ha avuto unriscontro molto positivo, siaper la qualità delle lezioni, siaper il numero dei corsisti,concerne l’inserimento didocenti di diritto canonico,dell’esperienza dei giudici deiTribunali Ecclesiastici e diuna specifica attenzione aiprofili educativi dei servizi,sostenuti oggi dai centri diricerca in atto.Occorrerà anche deliberare l’as-segnazione di cinque borse distudio Fe.l.ce.a.f. da 500,00euro ciascuna da assegnarsi,con le modalità deliberate per ilcorso precedente.

Il Centro di ricerca sui profilieducativi dei servizi consulto-riali in LombardiaLa Fe.l.ce.a.f., d’intesa conl’Università Cattolica, ha isti-tuito un Centro di ricerca peri profili educativi dei nostriservizi consultoriali, secondoil programma qui allegato.L’attività di ricerca ha già avutoinizio dal Consultorio di Lecco.Appena saranno noti i primidati emergenti dal protocollo,ne faremo oggetto di comuneriflessione.

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Si è concluso presso il Salesia-num di Roma il primo corso diformazione per operatori diConsultorio familiare dellaScuola Permanente Residen-ziale della Confederazione.

Il corso, riservato a 60 iscrittidella macroarea centrale, (perl’attuazione delle linee guida),ha superato le più ottimisticheprevisioni: il numero delleiscrizioni ha superato le 70unità provenienti anche daaltre regioni e rappresenti figu-re professionali di operatoriesterni alla nostra realtà con-sultoriale, avendo essi trovatogrande interesse nel program-ma della scuola e chiesto dipartecipare.

La Scuola Permanente Resi-denziale, il cui programma diattività formative per gli opera-

tori dei Consultori familiari sisviluppa nell’arco di due anni,prevede lo svolgimento delsecondo ciclo di lezioni delprimo anno nel mese di gen-naio 2006 (secondo corso).

Pertanto, la Scuola ha la fun-zione di qualificare gli operato-ri dei Consultori di IspirazioneCristiana, ma anche quella diformarne altri per l’istituzionedi nuovi Consultori, anche sequest’ultimo aspetto dipendedalle esigenze territoriali edalla valutazione delle neces-sità pastorali che ogni Vescovoautonomamente sceglie nellarealtà in cui opera.

Il corso intensivo per sequen-za di relazioni e spessoredelle esperienze comunicate,ha privilegiato le basi teorichee antropologiche, bioetiche,

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110medico-biologiche, psicope-dagogiche e giuridico-sociali,con una tavola rotonda finaledove sono state raccolte leindicazioni logistiche e di pro-gettualità culturale emersedalla discussione avviata fra ipartecipanti e i docenti giànelle “serate interattive” deigiorni precedenti.

I docenti provenivano dallaUniversità Cattolica, dallaPontificia Università Salesiana,dal Pontificio Ateneo ReginaApostolorum e UniversitàEuropea, dalle Università diRoma La Sapienza e Roma Tre.Alla fine dell’iter formativo, peril quale è stato richiesto l’ECM,verrà rilasciato un attestato dipartecipazione dimostrantetutto il percorso culturale checomprende il programma deidue anni.

Il secondo corso del primoanno si svolgerà nei giorni 26,27, 28, 29 gennaio 2006(dal pomeriggio del giovedìalle ore 13 della domenica)

In esso si tratteranno l’infan-zia, l’adolescenza e l’etàadulta nelle dinamiche inter-ne alla specificità loro propriae, nello stesso tempo, nellaloro reciproca concatenazionenell’unitarietà dello sviluppobio-psico-sociale della perso-na, tanto negli aspetti rien-tranti nella normalità naturalee culturale, tanto in quelli didifficoltà e problematicità.

Lo sviluppo e l’accrescimentosomatico, l’acquisizione e laconsapevolezza della corpo-reità e della sessualità, fino

allo loro maturazione e conso-lidamento nell’età adulta; lacrescita psichica e mentale,la dipendenza e l’autonomia,le assunzioni di responsabilitàindividuale e di coppia nellasocietà e nella famiglia; gliaspetti bioetici, educativi,psicologici, medici; la relazio-nalità d’aiuto alla coppia ealla famiglia nella normalitàprogettuale, nel disagio e neldisadattamento; la salute e lamalattia, ricevono in questosecondo ciclo una tematizza-zione ed una trattazione chemira a offrire elementi di stu-dio, riflessione e ricerca utilialle figure professionali pre-senti nei Consultori presi sin-golarmente e nella loro reci-proca interazione, tipica del-l’èquipe consultoriale.

Non si tratta infatti di offrireuna formazione asettica e scis-sa dai contesti culturali, stori-ci ed operativi, ma di proporrestrumenti e metodi scientificiche diano conoscenze, espe-rienze e stimoli al lavoro digruppo, utile alla dimensionefamiliare presente in ciascunapersona e per la quale essa sirivolge al Consultorio.

La “consultorialità”, categoriamentale, modalità operativa,stile relazionale coll’utente,che dà specificità e caratteri-stica al servizio, dalla qualenon si può prescindere e chenecessita costante approfon-dimento ed adeguamento aitempi e ai luoghi, offre dina-mismo e vitalità non solo alservizio stesso, ma ancheall’attività formativa dei suoioperatori.

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Corsi e convegni

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Confederazione Italiana dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana

Largo Francesco Vito, 1 – 00168 ROMATel. 06.3017820 Fax 06.35019182 E-mail: [email protected].

SCUOLA PERMANENTE RESIDENZIALEDI FORMAZIONE

PER OPERATORI CONSULTORIALI

14 – 18 Settembre 2005

DIRETTORI

Prof. Giuseppe NoiaPresidente della Commissione Scientifica

Prof. Avv. Raffaele CananziPresidente della Commissione Giuridica

Salesianum – Via della Pisana, 1111 00163 RomaTel. 06.658751 – Fax 06.65875617

E.mail: [email protected] - www.salesianum.it

PROGRAMMA LEZIONI

Mercoledì 14 settembreArrivi – Registrazione e sistemazione Ore 15,00 Goffredo Grassani

Saluto Presentazione della Scuola Permanente Residenziale

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112La Persona Umana

Ore 15,15 P. G. MirandaChi è l’uomo? Teorie antropologiche a confrontoLa persona umanaLa sessualitàCoppia e Famiglia

Ore 16,30 S. E. Mons. L. MorettiUomo e donna “... a immagine di Dio”Amore coniugale; verità e responsabilitàEthos e amore coniugaleL’uomo come soggetto etico

Ore 17,30 Mons. I. Carrasco de PaulaLe basi dell’etica: i principi del “retto” operare umanoLegge eterna, legge naturale, legge positiva: valori e disvaloriLa coscienza moraleLa vita umana: dignità e diritti (comm. all’Evangelium Vitae)

Ore 19,00 DiscussioneOre 20,00 CENA

Giovedì 15 settembreOre 7 - 8,30 COLAZIONE

Dimensione teologico-moraleOre 8.45 Don G. Grandis

Mistero nuziale e sacramentoPrincipi di teologia morale del matrimonio e della famiglia Teologia pastorale del matrimonio e della famiglia Magistero, amore coniugale e famigliaDimensione biomedica

Ore 10.30 E. GiacchiFertilità e fecondità dell’amore coniugaleRegolazione naturale della fertilità

Ore 11,30 O. Tarzia Procreazione responsabile: dal naturale all’artificiale

Ore 13,00 PRANZOOre 15.15 Padre A. Serra S.I.

Embrione e feto come persona: dignità della vita umanaProcreazione assistita Clonazione umana, nuova genetica

Ore 16,15 C. NavariniContraccezione, intercezione, contragestazione

Ore 17,30 G. NoiaFecondazione, gravidanza nascita e post-partumNuovi orizzonti della ricerca bio-medica: diagnosi prenatale e terapie fetali.

Ore 18, 30 G. GambinoDal preconcezionale al prenatale: quali fini e quali confini

Ore 20,00 CENA

Venerdì 16 settembreOre 7 - 8,30 COLAZIONE

Dimensione psicologicaOre 9,00 L. Zani

Dinamiche psicologiche, base del rispetto e della responsabilitàRelazione interpersonale

Ore 11,00 L. VianaCoppia e famigliaEssere genitori: difficoltà e immaturità di coppiaPsicopatologie dell’individuo e della coppia

Ore 13,00 PRANZODimensione pedagogica

Ore 15,00 Don L. MacarioPedagogia della famiglia e relazioni educative Educazione dei giovani alla vita matrimoniale e familiare Educare alla maternità e alla paternità

Ore 17,30 L. NestolaFormazione dei genitoriPercorsi di formazione e sviluppo delle competenze educative efamiliariNuove realtà familiari e nuovi problemi educativiEducare la famiglia alla cultura della solidarietà e dell’acco-glienza

Ore 20,00 CENA

Sabato 17 settembreOre 7 - 8,30 COLAZIONE

Dimensione socio-culturaleOre 9,00 Don V. Orlando

Dottrina sociale della ChiesaSituazione attuale della famigliaFenomeno sociale della separazione e del divorzio

Ore 11,00 G. CurziUnioni di fattoNuova cittadinanza: aspetto socio-politicoPartecipazione e responsabilità socialeConvivenza pacifica e solidarietà

Ore 13,00 PRANZOOre 15,00 Dimensione giuridica:

C.M. BiancaFamiglia: istituto giuridico fondamentale G. GrassaniFamiglia e istituzioni pubblicheA. Nicolò PunziElementi di diritto matrimoniale e diritto canonicoR. CananziPrincipi di diritto europeo della famiglia

Ore 19, 00 S. Messa - Concelebrazione eucaristica presieduta da Don Sergio Nicolli

Ore 20 CENA

Domenica 18 settembreOre 7 - 8,30 COLAZIONEOre 9,00 TAVOLA ROTONDAPROGETTUALITÀ CULTURALE COME GRANDE RISORSA DEI CONSULTORI

Presiede F. Barone

Partecipano: R. Cananzi, L. Nestola, G. Noia, V. Orlando, L. Viana, A. Serra

Ore 13,00 PRANZO - PARTENZA

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115SCUOLA PERMANENTE RESIDENZIALE

DI FORMAZIONE PER OPERATORI CONSULTORIALIIl Consiglio di presidenza della Confederazione ha istituito nel mese di maggio2005 la “Scuola Permanente Residenziale di Formazione per OperatoriConsultoriali”, attuando le Linee Guida che la stessa Confederazione si è datanel gennaio 2002. La Scuola persegue questi importanti obiettivi:- sviluppare e aggiornare la formazione di chi opera nei consultori di ispirazio-

ne cristiana, che sono al servizio della persona, sacramento di Dio;- coniugare conoscenze, competenze e abilità con il paradigma della visione

evangelica della persona, della coppia e della famiglia;- consolidare le conoscenze di base proprie dell’antropologia cristiana;- acquisire conoscenze, competenze e abilità necessarie ad operare in un con-

sultorio familiare;- potenziare le capacità di lavorare in équipe, secondo prospettive multi e

interdisciplinari;- affinare metodologie e tecniche operative utili per costruire reti sul territorio.

La Scuola è diretta a tutte le figure operanti nei consultori familiari, provvistedi titoli di studio, professionali e abilitanti, quando richiesto dalla legge.

COMITATO ORGANIZZATOREAvv. Goffredo Grassani, prof. Giuseppe Noia, avv. Raffaele Cananzi,Ing. Antonio Adorno, p.i. Giuseppe Zambarbieri, sig. Maria Bovolotto

DOCENTI BARONE Prof. Francesca, Docente di Bioetica Università di PerugiaBIANCA Prof. Massimo, Ordinario Diritto Civile, La Sapienza, RomaCANANZI Avv. Raffaele, avvocato di Romana Rota e CassazioneCARRASCO Prof. Ignacio, Direttore Istituto di Bioetica Univ. Cattolica, RomaCURZI Dr. Giancarlo, Docente Pontificia Università Salesiana, RomaGAMBINO Dr. Gabriella, Esperto scientifico Comitato Nazionale BioeticaGIACCHI Dr. Elena, Centro Studi Ricerche Regolazione Naturale Fertilità GRANDIS Don Giancarlo, Consulente Ecclesiastico della ConfederazioneGRASSANI Avv. Goffredo, Presidente della ConfederazioneMACARIO Prof. Lorenzo, Ord. di Metodologia Pedagogica Pontificia UniversitàSalesiana, RomaMIRANDA P. Gonzalo, Decano Facoltà di Bioetica Pontificio Ateneo “ReginaApostolorum”, RomaMORETTI S.E. Mons. Luigi, Arcivescovo, Vicegerente di Roma NAVARINI Dr. Claudia, Docente di Bioetica all’Università Europea, RomaNESTOLA Dott. Pantaleo, Pedagogista, Presidente Federazione LazioNICOLLI Don Sergio, Direttore Ufficio Nazionale Pastorale Familiare CEINICOLO’ PUNZI Prof.ssa Angela, Docente Diritto Canonico, Univ. RomaTreNOIA Prof. Giuseppe, Prof. Medicina Età Prenatale Università Cattolica, RomaORLANDO Prof. Vito, Ordinario di pedagogia sociale e sociologia PontificiaUniversità Salesiana, RomaROMAGNOLI Dr. Caterina, Psicologa, Consulente Tecnico Tribunale di RomaSERRA Prof. Angelo S. I., Emerito di Genetica Università Cattolica, RomaTARZIA Dr. Olimpia, Docente Master Università Europea, RomaVIANA Dott. Luciano, Psicoterapeuta, Presidente Federaz. PiemonteZANI Prof. Liliana, Neuropsichiatra e Psicoterapeuta, Milano

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116ISCRIZIONE

La partecipazione al corso del 14 – 18 settembre 2005 è aperta a tutti gli inte-ressati, fino ad esaurimento della disponibilità concessa dal Salesianum. Per i primi 60 iscritti che operano nei Consultori di Ispirazione Cristiana dellamacroarea centrale (Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Molise, Toscana,Umbria), la Confederazione si fa carico dell’intera quota di soggiorno presso ilSalesianum di Roma – Via della Pisana 1111. A loro carico saranno le solespese di viaggio e € 50,00 di iscrizione (che comprendono materiale cartaceoe informatico relativo a tutte le lezioni dell’intero corso, oltre all’attestato di par-tecipazione). Il criterio prelazionale seguirà l’ordine cronologico di arrivo delle richieste perassegnare le 60 gratuità privilegiando comunque la partecipazione del maggiornumero di consultori possibile.Per gli altri candidati all’iscrizione, (anche esterni alla realtà dei consultori, macomunque interessati al progetto formativo da noi proposto), il costo dell’interosoggiorno sarà di € 204,00 in camera singola e 176,00 in camera doppia oltrealla quota di iscrizione di € 50,00. Questa stessa cifra di soggiorno viene richie-sta ai familiari che volessero accompagnare gli iscritti, senza, ovviamente, laquota di iscrizione.Le domande di iscrizione devono pervenire alla Segreteria entro e non oltre il 15luglio 2005 a mezzo fax al numero 06.35019182 oppure tramite e-mail: [email protected]. L’apposita scheda può essere scaricata dal sito internet www.cfci-talia.org.

E C M È stato richiesto l’accreditamento E.C.M.

ATTESTATOVerrà rilasciato l’attestato di partecipazione.

INFORMAZIONILa Segreteria della Confederazione dei Consultori Familiari di IspirazioneCristiana è attiva dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13 - Tel. 06.3017820 -oppure, per comunicazioni urgenti, al n. 328.6242482

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117Agenzia di Formazione “La Scuola” – Rivista “La Famiglia”

in collaborazione con Centro di Consulenza per la Famiglia di Modena

ConvegnoLA FAMIGLIA DI FRONTE ALLE SOFFERENZE

Promuovere risorse, generare speranza

Modena 18-19 novembre 2005Sede del Convegno

Centro consulenza per la Famiglia - Via Formigina, 319Venerdì 18 novembre9,00: Accoglienza partecipanti10,00: Saluto delle autorità10,45: Luigi Pati

La rivista La Famiglia per la formazione degli operatori 11,15: Giulia Paola Di Nicola

Forme di sofferenza familiare 14,00: La sofferenza in situazione. Interventi di:- Piergiuseppina Fagandini Quando nascere è difficile- Luigi Croce La famiglia di fronte alla disabilità- Daniele Vecchi Le situazioni di separazione- Giovanni Zaninetta La famiglia di fronte alla morte15,30: Eugenio Fizzotti

Dare senso alle sofferenze nell’esistenza umana16,45: Dibattito21,00: Vita familiare e situazioni di sofferenza

brani filmici a cura di Mattia Toscani

Sabato 19 novembre9,00: Vanna Iori

La famiglia che educa: tra disagi e risorse9,45: La famiglia come risorsaInterventi di:- Paola Borghi Il consultorio per la promozione delle risorse familiari- Bruno Volpi La famiglia per altre famiglie- Elisabetta Musi La comunità territoriale per la famiglia- Gino Mazzoli La famiglia risorsa per i Servizi nella comunità locale11,30: Dibattito14,30: Luigi Pati

Coltivare la speranza 15,15: Le competenze degli operatoriInterventi di:- Pierpaolo Triani Progettualità- Domenico Simeone Consulenza educativa - Antonio Bellingreri Relazione empatica- Luigina Mortari Cura17,00: Dibattito18,00: Conclusioni di Luigi Pati

Quota di iscrizione 55,00 euro - Il convegno è a numero chiusoInformazioni e iscrizioni: www.lascuola.it

Agenzia di Formazione “La Scuola” Via Cadorna, 11 – 25124 BresciaTel. 030.2993284 – 030.2993237 – fax 030.2993299

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Università Cattolica del Sacro CuoreCentro Studi Pedagogici sulla Vita Matrimoniale e Familiare

Corso di Perfezionamento post lauream per

“ESPERTI NELLE RELAZIONIEDUCATIVE FAMILIARI”

(5ª edizione)

Direzione scientifica:prof. Luigi Pati

Ordinario di Pedagogia nella Facoltà di Scienze della Formazionedell’Università Cattolica del Sacro Cuore

L’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ambito dell’attività del CentroStudi Pedagogici sulla Vita Matrimoniale e Familiare, istituisce presso lasede di Brescia, per l’anno accademico 2005-2006, un corso di perfezio-namento post lauream per “Esperto nelle relazioni educative familiari”.Numerose istituzioni (associazioni familiari, enti laici e religiosi, organismipubblici e privati) contraddistinte da preoccupazioni pedagogico-educative,avvertono il bisogno di poter fare riferimento a personale capace di proget-tare, condurre e valutare le molteplici iniziative formative intraprese edaventi in comune il tema dell’educazione familiare.L’iniziativa trova giustificazione, tra l’altro, nella richiesta, proveniente daiservizi territoriali rivolti alla famiglia e dai Consultori familiari delle diverseregioni italiane, di personale particolarmente preparato nella consulenzapedagogico-educativa.Il corso di perfezionamento è rivolto a laureati in Scienze dell’Educazione,in Pedagogia, in Psicologia, in Filosofia sia del nuovo che del vecchio ordi-namento.L’inizio del corso è previsto per il 2 dicembre 2005 e la conclusione per il15 dicembre 2006. Le lezioni si svolgeranno nei giorni di venerdì e sabato(dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00) per un totale di settemoduli. I moduli e le attività pratiche ammontano a 250 ore complessive,di cui 112 ore di lezione in presenza, 78 ore di tirocinio e 60 di studio per-sonale ed on line. Per attività pratica si intende il tirocinio da svolgersi inun servizio territoriale, scelto dal corsista in accordo con i coordinatori delcorso. Il corso si conclude con un esame finale il 15 dicembre.Il corso si svolge presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in viaTrieste, 17 - Brescia.Le domande di ammissione devono pervenire entro il 23 novembre 2005.

Per informazioni: Servizio Formazione PermanenteContrada Santa Croce, 17 – 25122 Bresciatel. 030-2406501-504; [email protected]

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119CORSO DI ALTA FORMAZIONE

UN APPROCCIO INTERDISCIPLINARE

ALLE ATTUALI PROBLEMATICHE FAMILIARI.

DIRITTO E PROSPETTIVESOCIO-PSICO-PEDAGOGICHE

Università Cattolica del Sacro Cuorevia Carducci, 30 - 20123 Milano

20 gennaio - 18 marzo 2006

DIREZIONE SCIENTIFICA:Prof.ssa Maria Luisa De Natale

Prof. Giovanni Negri

Con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Milano

Università Cattolica del Sacro Cuore

FORMAZIONE PERMANENTE

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FA M I G L I E I N

C A M M I N O . . .

Ore 14,30 Apertura lavori e saluto delle AutoritàDon Claudio CASACCIA

Ore 14,45 Il Consultorio di Novara nella ConfederazioneItalianaConfronto e CondivisioneDott. Goffredo GRASSANI

Ore 15,00 Le attività del Centro di Consulenza Familiare negliultimi 25 anni a favore delle famiglieDott. Luciano VIANA

Ore 15,20 La nuova dimensione del Consultorio fra prevenzioneed educazioneProf. Domenico SIMEONE

Ore 16,00 Coffee Break

Ore 16,20 L’utilità del lavoro di rete in ambito operativoDott.ssa Elisabetta CARRA’

Ore 17,00 Saluto di Sua Eccellenza Mons. Renato CORTI

Ore 17,30 Premiazione degli operatori e conclusione dei lavori

Don Claudio CASACCIAPresidente del Centro di Consulenza Familiare di Novara

Dott. Goffredo GRASSANIGiurista, Presidente della Confederazione Italiana dei Consultori Familiari diIspirazione Cristiana

Dott. Luciano VIANAPsicologo e psicoterapeuta, Direttore del Centro di Consulenza Familiare di Novara

Prof. Domenico SIMEONEDocente di Pedagogia Generale - Università degli Studi di Macerata, direttore dellarivista “Consultori Familiari Oggi”

Prof.ssa Elisabetta CARRA’Sociologa del Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia - Università Cattolica del SacroCuore di Milano

S.E. Mons. Renato CORTIVescovo della Diocesi di Novara

PROGRAMMA

Interverranno

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SchedeBibliografiche

Convegno regionale dei Consultori familiari della FeLCeAF

IL FUTURO DEI CONSULTORI FAMILIARIDall’accreditamento nuove opportunità al servizio della famiglia: nuovi

modelli nella continuità della propria ispirazione ideale

VENERDÌ 18 NOVEMBRE 2005Sede: Sala Convegni Curia Arcivescovile - P.zza Fontana, 1 - Milano

ore 14.30 Apertura e registrazione dei partecipantiore 15.00 Saluto e Intervento introduttivo dell’avv. Grassaniore 15.30 Intervento di Sua Em.za Cardinale Dionigi Tettamanziore 16.00 Presentazione dei risultati dell’Indagine conoscitiva sulla realtà dei

Consultori Familiari della FeLCeAFPausa caffèore 17.00 Gruppi di lavoro:

Gruppo a) La consulenza familiare;Introduzione: dott. P. GamaleroCoordinamento e sintesi: Dott.ssa A. Bambozzi

Gruppo b) L’orientamento etico delle attività consultoriali;Introduzione: Don E. AlgeriCoordinamento e sintesi: Dott. G. Vedovati

Gruppo c) Le attività di prevenzione;Introduzione: C. RonchettiCoordinamento e sintesi: Dott.ssa M. Lazzati

Gruppo d) Il Consultorio familiare e la pastorale familiare;Introduzione: Don S. CacciaCoordinamento e sintesi: Dott. V. Bosoni

ore 19.00 Conclusione lavori di Gruppo

SABATO 19 NOVEMBRE 2005Sede: Aula Pio X, Centro Schuster - via S. Antonio, 5 - Milano

ore 09.00 Intervento del Dott. Umberto Fazzone, Direttore Generale, AssessoratoFamiglia e Solidarietà Sociale - Regione Lombardia

ore 09.30 Interventi di approfondimento tematico:La Famiglia tra bisogni e nuove opportunità(Prof.ssa Eugenia Scabini, Università Cattolica Milano)Il Consultorio Familiare nel quadro del nuovo Welfare locale(Prof.ssa Giovanna Rossi, Università Cattolica Milano)Accreditamento e sussidiarietà per lo sviluppo dei Consultori Familiari(Prof. Avv. Vincenzo De Leonardis, Università di Bari)

Pausa Caffèore 11.30 La valenza educativa delle attività dei Consultori familiari

(Prof.ssa Maria Luisa De Natale, Pro-Rettore Università Cattolica Milano)Etica e relazioni familiari(Prof. Erminio Gius, Università di Padova)

ore 12.30 Interventi preordinati:Prof. Beppe Sivelli, Presidente nazionale UCIPEMFulvio Giacomazzi, Segretario Generale della CISL Milano

ore 13.00 Pausa pranzo ore 14.00 Ripresa dei lavori di gruppoore 17.00 Presentazione delle sintesi dei lavori di gruppoore 18.00 Chiusura e conclusione del Presidente

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Il libro ha il pregio di coniu-gare stile giornalistico (l’Au-tore scrive per Il Foglio eAvvenire), conoscenza accu-rata del problema, ampia do-cumentazione, preparazioneetica e socio-culturale esoprattutto passione per ladignità della persona umana.In 12 piccoli ma molto esau-rienti capitoli Agnoli affrontae chiarisce tutti i punti essen-ziali che riguardano gli aspet-ti medico-biologici, eredo-familiari, i contesti storico,politico e sociale, gli aspettigiuridici e soprattutto l’operadi manipolazione semantica

che ruota intorno alla fecon-dazione artificiale. In partico-lare, in alcuni capitoli vengo-no riportate interviste pubbli-cate su giornali di grande dif-fusione, dove tutti questiaspetti (inerenti anche lalegge 40) sono discussi conchiarezza pregevole e vengonoconfrontati con le motivazionidella cultura radicale.Il libro è veramente ricco dicultura sapienziale, pratico eriproducibile, pieno di passio-ne etica e verità sulla personaumana.

Giuseppe Noia

F. AGNOLI, La fecondazione artificiale: quello che non vogliono dire, Ed. Segno, Tavagnacco (UD), 2004.

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Il manuale di bioetica scrittoda d. M. Cascone, docente diteologia morale presso loStudio Teologico S. Paolo diCatania e la Pontificia Uni-versità della S. Croce diRoma, consta di 19 capitoli,divisi in quattro parti. Laprima parte è di natura fonda-tiva e si occupa della naturadella bioetica, cercando so-prattutto di rispondere alladomanda: quale etica per labioetica?Nella seconda parte vengonotrattate tutte le questioni ine-renti all’etica della vita na-scente: statuto dell’embrione,fecondazione assistita, dia-gnosi e terapie genetiche,aborto, sterilizzazione.La terza parte è dedicataall’etica della vita che cresce,e quindi a temi come i tra-pianti d’organo, la droga, l’al-coolismo, l’AIDS, ma anche alrapporto fra salute e malattia.L’etica della vita che muore è

l’oggetto dell’ultima parte, incui l’autore affronta le que-stioni dell’eutanasia, dell’as-sistenza al malato terminale,ecc.Pur sforzandosi di entrare indialogo con le diverse eticheoggi presenti nel panoramaculturale, il manuale di d. M.Cascone smaschera i limitidelle concezioni individuali-stiche e relativistiche, perabbracciare un fondamentoetico-antropologico personali-sta, che attinge alla leggemorale naturale e svincola labioetica dalle «sabbie mobili»del nichilismo.Il volume si segnala per lachiarezza dell’esposizione, ilrigore logico delle argomenta-zioni, la solidità dell’impiantostrutturale, l’equilibrata valu-tazione delle spinose questio-ni di bioetica in un’ottica per-sonalistico-cristiana.

Dino La Terra

M. CASCIONE, Diakonia della vita. Manuale di bioetica,Ed. Università S. Croce, Roma, 2004, pp. 428.

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Le questioni etiche sollevatedalla diagnosi prenatale, giàcruciali nella problematicadall’aborto, si rivestono diuna particolare drammaticitànell’ottica della procreazionemedicalmente assistita. Allediagnostiche prenatali siaffiancano quelle preimplan-tatorie, che rinforzano la logi-ca «eugenetica» sottesa allavolontà di indagare il più pre-cocemente possibile lo statodi salute del figlio.In realtà, la medicina prena-tale ha sviluppato ampiamen-te il concetto del «feto comepaziente», cioè come soggettobisognoso di diagnosi e dicura al pari di qualunquealtra persona, e in quanto talepossessore di diritti inaliena-bili. Ciò contraddice aperta-mente la pretesa di «decide-re» il destino dei feti sullasemplice base di una valuta-zione del genitore o del medi-co, quasi che il bambino inutero fosse una «proprietà»da gestire in base al suo«stato di conservazione» ealla sua «gradevolezza».Il corposo volume di GabriellaGambino esamina con rigorescientifico e metodologicotutti i problemi etici e biogiu-ridici che scaturiscono dallepratiche di diagnosi prenata-le, con un itinerario di rifles-

sione che parte dall’inquadra-mento storico e socio-cultura-le della diagnosi prenatale, neapprofondisce poi le finalità ele indicazioni mediche, equindi enuclea le implicazio-ni etiche. Si sofferma infinecon particolare attenzione sulcounseling genetico e sulladiagnosi prenatale nell’otticadel biodiritto.Numerosi sono i punti «forti»del volume, che chiarisconoefficacemente molte fra leproblematiche dischiuse dallabioetica di inizio-vita. Parti-colare spessore riveste la trat-tazione dell’eugenetica, dive-nuta negli ultimi mesi distraordinaria attualità a causadei referendum parzialmenteabrogativi della legge 40, chedalla mentalità eugeneticarestano decisamente influen-zati. Dice la Gambino: “i pro-blemi morali sollevati dall’eu-genetica sono più inquietantidi quelli dipendenti dall’abor-to, poiché si basano su un’i-deologia che presuppone unaeliminazione sistematica, pro-grammata, politicamente esocialmente legittimata diesseri umani, nella maggiorparte dei casi motivata daragioni e pressioni di origineeconomica” (p. 145).La discriminazione su basegenetica e biologica si tradu-

G. GAMBINO, Diagnosi prenatale. Scienza, etica e diritto a confronto,Ed. Scientifiche Italiane, Napoli, 2003, pp. 542.

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128ce in due atteggiamenti aber-ranti nei confronti della vitaumana più indifesa, quelladegli embrioni e dei feti: “…l’eutanasia fetale nei confron-ti dei soggetti «imperfetti», esul piano ideologico, unnuovo «eugenismo tecnologi-co» prenatale” (p. 140). Sitratta di un eugenismo priva-to, individuale, tutto centratosulla realizzazione ad ognicosto del proprio desiderio di«perfezione», che nella pro-creazione assume la forma diuna pretesa del figlio perfet-to, e di un parallelo rifiuto delfiglio «imperfetto», giungendofino alla sua eliminazione fisi-ca.Come precisa acutamentel’Autrice, ciò “… manifesta insé una generale e culturaleriduzione del significato e delvalore della vita umana ad unprodotto soggetto a controllidi qualità” (p. 142). Un simi-le atteggiamento spiegaanche le sentenze, emessenegli ultimi anni in vari paesioccidentali, di «danno danascita» (wrongful birth ewrongful life), che sembranoconfigurare un paradossalediritto del concepito a «nonnascere» in caso di saluteimperfetta. La conclusione della Gam-bino è trasparente: “La fortetentazione della diagnosi pre-natale eugenetica, infatti, sirivela un fallimento dellamedicina, che ridotta negliangusti limiti della fisicità,

diviene incapace di percepirei valori meta-fisici che siesprimono in ogni esistenzaumana” (p. 462). Eppure, c’èuna via d’uscita: “… nell’ap-poccio ostetrico, la condivisavisione del feto come «picco-lo paziente» può divenire ilpunto di partenza per lo svi-luppo di una medicina dia-gnostica che sia per lui fontedi privilegi e di attenzioni atutela della sua salute e a sal-vaguardia della sua esisten-za” (ibidem).Infatti, utilizzare «sapiente-mente» tali possibilità dia-gnostiche permette di curaremeglio tali pazienti, e di svi-luppare una prospettiva con-templativa nei confronti dellavita umana prenatale, fino apoco tempo fa nascosta agliocchi di tutti.Molti altri sono i temi legatialla diagnosi prenatale chel’Autrice permette di conosce-re e di ponderare con questosuo importante volume, ac-compagnando il lettore attra-verso dettagli scientifici, eticie giuridici che soddisfano lospecialista come pure il nonspecialista interessato adindagare le questioni crucialidella bioetica.Il libro, corredato da unampio ed esauriente apparatobibliografico, si pone dunquecome uno strumento di studioe di ricerca davvero prezioso.

Claudia Navarini

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Il volume raccoglie i contribu-ti del corso di aggiornamento“Etica dell’ambiente e salutein età infantile” coordinato daA. Leocata con il contributo diA. Cisternino e F. Mollica epromosso su iniziativa dellacommissione di deontologia ebioetica dell’Ordine dei medi-ci di Catania, ma è anchefrutto di quella passione per ilmondo dell’infanzia che dasempre qualifica il lavoro deicuratori e che bene è espres-so dalle parole con cui il prof.Leocata introduce il volume:“noi […] non vogliamo rima-nere testimoni inerti e colpe-voli in un mondo in frantumi,ma vogliamo dare il nostrocontributo di pensiero, voglia-mo prestare la nostra operapersonale ed originale allaeducazione e alla formazionedi tutti gli operatori interessa-ti, perché possiamo tuttiassieme dedicarci con mag-giore impegno e con più fortedeterminazione e con grandeamore al servizio dei bambiniper la loro pienezza di vita e

per la loro salute in senso glo-bale”.Si tratta di una selezione dicontributi di esperti sul temadel rapporto fra ambiente esalute infantile, un utile stru-mento di sensibilizzazione e diformazione rivolto non solo amedici pediatri ed esperti delsettore ma ad ogni persona cheha a cuore il futuro dell’infan-zia e quindi del mondo. Il volu-me rilancia la necessità nonsolo di un’ecologia ambientale,ma anche e soprattutto di un’e-cologia morale per il massimorispetto per il bambino nellasua dignità di persona umana.Non è un caso che il testo siastato dato alla stampa il 20novembre 2004, in coinciden-za con il XV anniversario dellaConvenzione Internazione suiDiritti dell’Infanzia e in sinto-nia con essa sollecita l’impe-gno e la responsabilità degliadulti perché tali diritti possa-no essere garantiti ad ognibambino.

Domenico Simeone

A. LEOCATA, A. CISTERNINO, F. MOLLICA (a cura di), Bambini da salvare, bambini da amare,Editeam, Cento (FE), 2005, pp. 96.

Note redazionali1. Gli articoli vanno inviati al seguente indirizzo:

Domenico SimeoneUniversità Cattolica del Sacro CuoreVia Trieste, 1725121 BRESCIAcorredati dal relativo file di Word per Windows su supporto magnetico, oppure possono essereinviati al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected].

2. L’articolo dovrà essere accompagnato da: indirizzo pubblico o privato dell’autore, ente di apparte-nenza, qualifica, numeri di telefono o di fax, indirizzo di posta elettronica.

3. Criteri per la presentazione degli articoli:a) usare carattere Arial, corpo 12, interlinea 2, allineamento giustificato;b)usare il tasto enter (a capo) soltanto per i cambi di paragrafo;c) non usare comandi di sillabazione, stili o macro;d)non usare doppi spazi per allineare o far rientrare il testo;e) il titolo dell’articolo dovrà essere scritto in grassetto maiuscolo;f) usare i seguenti modi di subordinazione del testo: titolo grassetto tondo, titolo grassetto corsi-

vo, titolo tondo, senza numerazione;g) negli elenchi usare la seguente gerarchia: numeri seguiti da un punto: 1.; lettera minuscola segui-

ta da parentesi chiusa: a); lineette medie: -;h)dopo i segni di punteggiatura lasciare sempre uno spazio; non si devono invece mettere spazi

prima dei segni di interpunzione, dopo una parentesi aperta e prima di una parentesi chiusa;i) nel citare i passi direttamente da un altro autore porre all’inizio e alla fine della citazione le vir-

golette “…” e, nel caso di omissioni all’interno di un brano, indicarle con […];j) le citazioni in nota a piè di pagina vanno redatte secondo i seguenti criteri:

- citazione da libriIniziale puntata del nome e cognome per esteso dell’autore in maiuscoletto seguito dalla vir-gola, titolo del volume in corsivo seguito dalla virgola, casa editrice, luogo e anno di edizione, intondo e separati da virgole, eventuale indicazione della pagina (p.) o delle pagine di riferimento(pp.) seguite dal numero.Esempio: L. PATI, Progettare la vita. Itinerari di educazione al matrimonio e alla famiglia, La Scuola,Brescia, 2004, pp. 36-37.

- citazioni da rivisteIniziale puntata del nome e cognome per esteso dell’autore in maiuscoletto seguito dalla vir-gola, titolo del contributo in tondo e tra virgolette “…” seguito dalla virgola, in titolo della rivi-sta per esteso in corsivo seguito dalla virgola, anno di pubblicazione seguito dalla virgola, nume-ro della rivista in corsivo seguito dalla virgola, indicazione della pagina (p.) o delle pagine di rife-rimento (pp.) seguite dal numero.Esempio: G. NOIA,“L’embrione: il figlio sconosciuto”, in Consultori Familiari Oggi, 2003, 2-3, pp. 27-41.

- citazione da volume collettaneoIniziale puntata del nome e cognome per esteso dell’autore in maiuscoletto seguito dalla vir-gola, titolo del contributo in tondo e tra virgolette “…” seguito dalla virgola, in iniziale puntatadel nome e cognome per esteso del curatore del volume in maiuscoletto seguito dall’indica-zione (a cura di) e dalla virgola, titolo del volume in corsivo seguito dalla virgola, casa editrice,luogo e anno di edizione, in tondo e separati da virgole eventuale indicazione della pagina (p.)o delle pagine di riferimento (pp.) seguita dal numero.Esempio: A. SERRA,“Sessualità: natura e cultura”, in N. GALLI (a cura di), L’educazione sessuale nel-l’età evolutiva,Vita e Pensiero, Milano, 1994, pp. 23-66.

- in caso di opere già citate precedentemente indicare soltanto l’autore, il titolo del volume o delcontributo e le pagine di riferimento.Esempio: L. PATI, Progettare la vita. Itinerari di educazione al matrimonio e alla famiglia, pp. 36-37.

In copertina rielaborazione del dipinto “La Noche de los Pobres ó el Sueño” (dettaglio) di Diego Rivera - 1923-1928 - Secretaria de Educación Pública, Ciuad de México