Immigrazione: integrazione e diritti fondamentaliRelatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS p. 45 Parere...

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Comitato economico e sociale europeo Immigrazione: integrazione e diritti fondamentali

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  • Comitato economico e sociale europeo

    Immigrazione: integrazione e

    diritti fondamentali

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    INDICE

    I fondamenti dell'integrazione e le sfide sociali dell'immigrazione Mario SEPI, Presidente del Comitato economico e sociale europeo

    p. 3

    Il contributo del Comitato economico e sociale europeo alle politiche d'integrazione dell'Unione europea Luca JAHIER, Presidente del gruppo permanente "Immigrazione ed integrazione" del Comitato economico e sociale europeo

    p. 5

    Progetto di relazione informativa della Sezione specializzata "Occupazione, affari sociali, cittadinanza" del Comitato economico e sociale europeo sul tema Le nuove sfide dell'integrazione europea Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS

    p. 7

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'integrazione e l'agenda sociale (parere di iniziativa) Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS Correlatore: Pedro ALMEIDA FREIRE

    p. 19

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Integrazione dei lavoratori immigrati (parere esplorativo) Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS

    p. 45

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema

    Il rispetto dei diritti fondamentali nelle politiche e nella legislazione europea in materia di immigrazione (parere d'iniziativa) Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS

    p. 61

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    I FONDAMENTI DELL'INTEGRAZIONE E LE SFIDE SOCIALI D ELL'IMMIGRAZIONE Mario Sepi, Presidente del Comitato economico e sociale europeo L'immigrazione rappresenta uno dei maggiori fenomeni sociali ed economici del nostro tempo. Donne e uomini di paesi lontani sono costretti a lasciare le loro case in cerca di livelli di vita più degni ed accettabili per sé stessi e le loro famiglie, alla ricerca di società e istituzioni democratiche e di uno Stato di diritto. Arrivano in Europa, trovando un ambiente spesso difficile, in cui le loro preoccupazioni e difficoltà si mescolano con le nostre, tanto più in periodi difficili come questi, così pesantemente segnati dalla crisi economica. Così, quello che potrebbe, e dovrebbe, essere un incontro arricchente tra persone e culture diverse, finisce per diventare spesso fonte di incomprensioni, paure e tensioni. Perché questo incontro possa essere veramente una fonte di ricchezza reciproca, ci vogliono norme, finanziamenti, politiche che rendano effettivamente concreti e reali i concetti dell'integrazione, A tutti i livelli gli attori implicati devono potersi sentire parte attiva: dal locale, al regionale, al nazionale per finire con quello dell'Unione europea. Il Comitato economico e sociale europeo è stato sempre molto attento a queste tematiche e alla promozione delle politiche d'integrazione. Durante il mio mandato di Presidente, a partire dal 2008, questa è stata una delle nostre più importanti preoccupazioni. Il Comitato percepisce l'integrazione come un processo bidirezionale fondato sui diritti e doveri dei cittadini dei paesi terzi e su quelli della società ospitante. Le politiche d'integrazione devono essere dirette sia agli immigrati che alle società di accoglienza, per costruire una società in cui tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e doveri e condividano i valori di una democrazia aperta e pluralista. Per noi, l'integrazione consiste in una progressiva equiparazione degli immigrati al resto della popolazione, per quanto riguarda i diritti e i doveri, l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile e politica in condizioni di parità di opportunità e di trattamento. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che accompagna il Trattato di Lisbona rappresenta un elemento fondamentale del modello europeo e di tutte le politiche e decisioni adottate a livello europeo. E ciò è particolarmente vero per l'integrazione. La legislazione in materia di immigrazione deve rispettare pienamente i diritti fondamentali di ciascun individuo, nonché i principi della parità di trattamento e della non discriminazione. Le politiche di integrazione devono essere strettamente legate anche agli obiettivi principali della politica sociale dell'UE. In questo modo, tutte le persone, ivi compresi i cittadini dei paesi terzi, così come i cittadini europei e quelli appartenenti alle minoranze, potranno beneficiare delle opportunità che le politiche dell'UE offrono. Allo stesso modo, anche la lotta all'esclusione sociale deve riguardare tutte le persone, compresi gli immigrati e le minoranze etniche. Di conseguenza, il CESE propone che si strutturi un processo di incorporazione sistematica (mainstreaming) dell'integrazione degli immigrati e delle minoranze nei diversi strumenti politici, legislativi e finanziari dell'UE, per promuovere, insieme all'integrazione, la parità di trattamento e la non discriminazione.

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    Anche in coerenza con questo approccio, ho scelto per l'anno 2010, che è l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, di dedicare la nostra Biennale ad un tema che ha molto a che fare con le problematiche legate all'immigrazione, vale a dire l'educazione per combattere l'esclusione sociale. Come poter parlare, infatti, di inclusione sociale senza realizzare un vero processo di integrazione? Non è forse essenziale partire dalle basi di quest'ultima, che si collocano appunto nella fase di educazione e formazione di un individuo per la sua piena realizzazione nella società? L'integrazione costituisce, infatti, una parte essenziale della nostra vita quotidiana: avviene a scuola, in un club sportivo, ad una fermata di autobus, ma anche e soprattutto, sul posto di lavoro. L'occupazione è, infatti, un aspetto fondamentale del processo di integrazione, e allora la legislazione e le politiche pubbliche devono essere accompagnate dalla collaborazione e dall'impegno delle parti sociali. Oltre ai sindacati e alle organizzazioni imprenditoriali, anche le associazioni di immigrati e le altre organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale. In tale contesto, il ruolo del Comitato, che costituisce una vera e propria casa della società civile organizzata europea, è essenziale nell'appoggiare le politiche d'integrazione. Il Comitato ospita e coorganizza con la Commissione il Forum europeo dell'integrazione. Il Forum accoglie circa 100 partecipanti provenienti da tutti i paesi dell'Unione europea, che si riuniscono due volte all'anno per discutere dei problemi legati alle politiche d'integrazione. L'idea di creare una piattaforma di dialogo di questo tipo è venuta dal Comitato già nel 2002, e oggi sono fiero di vederlo funzionare bene e portare già dei frutti di lavoro tangibili.

    Mario Sepi

    Presidente Comitato economico e sociale europeo

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    IL CONTRIBUTO DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EURO PEO ALLE POLITICHE D'INTEGRAZIONE DELL'UNIONE EUROPEA Luca Jahier, Presidente del gruppo permanente "Immigrazione ed integrazione" del Comitato economico e sociale europeo Lo sviluppo delle politiche d'integrazione a livello dell'Unione europea si è realizzato attraverso un lento cammino segnato talvolta da rallentamenti, reticenze e veti ma anche da passi in avanti significativi. Una vera e propria politica d'immigrazione e d'integrazione dell'UE ha visto per la prima volta la luce alla fine degli anni '90, quando gli Stati membri realizzarono che la libera circolazione delle persone, fondamento essenziale dell'UE, dava automaticamente una dimensione comunitaria al fenomeno migratorio e alle politiche che lo gestiscono. Tuttavia, le buone intenzioni rimasero a lungo sulla carta finché, nel 2002, il Comitato economico e sociale europeo decise, in collaborazione con la Commissione europea, di dare un nuovo impeto alla politica d'integrazione, con una grande conferenza che coinvolse più di 200 organizzazioni della società civile organizzata attive nell'integrazione. In quell'occasione, si parlò per la prima volta di un fondo comunitario per l'integrazione, ma soprattutto si gettarono le basi politiche di quello che oggi vede la luce: uno strumento di coinvolgimento attivo degli stakeholder nella riflessione e nell'elaborazione delle politiche e delle misure d'integrazione. Da allora, abbiamo continuato a spingere per una vera politica d'integrazione partecipata, anche sulla scia della chiara percezione, nei nostri continui contatti con la società civile, delle sue enormi aspettative in proposito. Perché, in fondo, l'integrazione è un processo dinamico e graduale che si svolge ogni giorno davanti ai nostri occhi. Un processo di cui siamo testimoni ma anche protagonisti nella nostra vita quotidiana. Le politiche europee e nazionali devono assicurare un contesto legislativo e politico favorevole ai processi d'integrazione, ma tale contesto deve poi trovare concreta attuazione nella realtà di ogni giorno, grazie al lavoro sul campo che solo la società civile, nelle sue diverse articolazioni, è in grado di compiere. Il Comitato ha sempre affermato che la collaborazione attiva con la società civile e le parti sociali costituisce un elemento essenziale nella promozione delle politiche europee sull'integrazione. Grazie alla sua composizione e al ruolo svolto nel processo legislativo dell'Unione europea, il Comitato costituisce un intermediario - una specie di "ponte" - tra la società civile organizzata a livello nazionale e le istituzioni europee. Fu quindi quasi naturalmente che la Commissione europea, incaricata dal Consiglio di creare una piattaforma di dialogo e implicazione della società civile, decise di consultare il Comitato chiedendogli di riflettere sulla struttura, l'organizzazione e il funzionamento del Forum europeo dell'integrazione. La maggior parte delle nostre raccomandazioni sono state prese in considerazione e applicate.

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    Il Comitato, essendo la "casa" della società civile europea, ospita nei suoi locali le riunioni del Forum, fornendo anche il necessario supporto logistico. Il nostro impegno è stato riaffermato con la costituzione di un gruppo permanente composto dai membri del CESE, che ho avuto il piacere e l'onore di presiedere in questi due anni. Il gruppo permanente segue da vicino i lavori del Forum e partecipa attivamente alle sue riunioni, ma soprattutto contribuisce ai suoi lavori con un input politico, attraverso l'elaborazione di pareri d'iniziativa e rapporti d'informazione (come il rapporto d'informazione che si trova in questa pubblicazione). Questo ci permette di dare suggerimenti, stimoli e un contributo di idee, ma soprattutto ci consente di collegare al meglio, e in maniera bidirezionale, le riflessioni svolte dal Forum con quelle in corso a livello di istituzioni comunitarie, in vista dell'elaborazione e la messa in atto delle politiche comunitarie.

    Luca Jahier

    Président Groupe permanent "Immigration et integration"

    Comité économique et social européen

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    Rue Belliard/Belliardstraat 99 — 1040 Bruxelles/Brussel — BELGIQUE/BELGIË

    Tel. +32 25469011 — Fax +32 25134893 — Internet: http://www.eesc.europa.eu

    Comitato economico e sociale europeo

    SOC/376 Le nuove sfide

    dell'integrazione

    Bruxelles, 7 giugno 2010

    PROGETTO DI RELAZIONE INFORMATIVA della sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza

    sul tema Le nuove sfide dell'integrazione europea

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    Relatore: PARIZA CASTAÑOS _____________

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    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 18 marzo 2010, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 31 del proprio Regolamento interno, di incaricare la sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza e il suo gruppo di studio permanente Immigrazione e integrazione di elaborare una relazione informativa sul tema:

    Le nuove sfide dell'integrazione.

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    * * 1. Contesto 1.1 Nel 2002 si è svolto un convegno organizzato dal CESE e dalla Commissione europea, nel

    corso del quale si è proposto per la prima volta di elaborare un programma europeo per l'integrazione e di creare un apposito fondo comunitario. Sempre nel 2002 sono state istituite le cellule nazionali di contatto.

    1.2 Nel 2003 si è svolto il Consiglio europeo di Salonicco. Nel 2004 è stato elaborato il

    programma dell'Aia e sono stati adottati i principi fondamentali comuni per l'integrazione. Nel 2005 è stata la volta dell'agenda per l'integrazione, mentre nel 2006 si è creato il Fondo europeo per l'integrazione per il periodo 2007-2013. Nel 2007 si è tenuta la conferenza ministeriale di Potsdam, seguita nel 2008 da quella di Vichy e dall'adozione del Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo. Nel 2009 è stato creato il Forum europeo dell'integrazione e adottato il programma di Stoccolma. Nel 2010, infine, è entrato in vigore il Trattato di Lisbona, si è rafforzata la base giuridica per l'integrazione e si è tenuta la conferenza ministeriale di Saragozza. È stato inoltre creato un sito web, è stata redatta la terza edizione del manuale di buone pratiche e si stanno mettendo a punto alcuni indicatori.

    1.3 Sono quindi trascorsi otto anni da quando l'Unione europea ha cominciato a disporre di un

    approccio comune per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi nel quadro di una politica comune dell'immigrazione. Oggi l'UE dispone di diversi strumenti per il coordinamento delle politiche nazionali di integrazione attraverso l'adozione e l'applicazione di principi fondamentali comuni, e lo scambio di informazioni e di buone pratiche. Esistono inoltre meccanismi di valutazione e un quadro finanziario comune.

    1.4 Durante questo periodo, il CESE ha elaborato diversi pareri di iniziativa1 al fine di assistere il Consiglio e la Commissione nell'attuazione di queste politiche con un approccio europeo e tenendo conto del ruolo fondamentale della società civile (organizzazioni di immigrati, associazioni per i diritti umani, parti sociali, ecc.). Il Comitato ha creato inoltre un gruppo di

    1 GU C 125 del 27.5.2002, pag. 112 – GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128 – GU C 27 del 3.2.2009, pag. 95 – Cfr. il parere

    d'iniziativa del CESE del 17 febbraio 2010 sul tema L'integrazione e l'agenda sociale, relatore: PARIZA CASTAÑOS, correlatore: ALMEIDA FREIRE, adottato nella sessione plenaria del 17 e 18 febbraio 2010.

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    lavoro permanente sull'integrazione (IMI) in seno alla sezione SOC, e collabora molto attivamente alle attività del Forum europeo dell'integrazione.

    2. Una nuova fase per l'integrazione 2.1 Oggi l'UE si trova di fronte a una nuova fase per le politiche di immigrazione e integrazione.

    Nelle conclusioni della conferenza ministeriale sull'integrazione2, svoltasi a Saragozza il 15 e 16 aprile 2010, si invita la Commissione a elaborare una nuova agenda per l'integrazione e si mette in rilievo il ruolo della società civile e del Forum europeo dell'integrazione.

    2.2 Nella sua riunione del 28 gennaio, l'ufficio di presidenza del Forum europeo

    dell'integrazione ha deciso che nella plenaria del Forum stesso in programma il 24 e 25 giugno 2010 si tenga un dibattito sugli obiettivi della nuova agenda per l'integrazione, cosicché la Commissione possa conoscere il punto di vista della società civile espresso attraverso il Forum.

    2.3 Il CESE ha incaricato il gruppo di lavoro permanente IMI di elaborare la presente relazione

    informativa per agevolare i dibattiti in seno al Forum e per contribuire alla messa a punto della nuova agenda europea per l'integrazione.

    3. Il quadro della nuova agenda per l'integrazione 3.1 La nuova agenda sarà elaborata dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che rafforza

    la base giuridica, e nel quadro del programma di Stoccolma e del programma Europa 2020.

    3.2 Per proporre nuove strategie, il CESE ha recentemente adottato due pareri3 sul tema dell'integrazione, di cui la Commissione dovrà tenere conto nell'elaborazione della sua nuova comunicazione in materia. La presente relazione informativa va considerata complementare ai suddetti pareri.

    3.3 Nel programma di Stoccolma si stabiliscono le priorità politiche dello spazio di libertà,

    sicurezza e giustizia per i prossimi cinque anni. Tra queste si trova l'integrazione dei cittadini di paesi terzi; la Commissione europea è invitata a lanciare due iniziative concrete in questo campo: la creazione di un meccanismo di coordinamento e l'elaborazione di moduli europei di sostegno al processo di integrazione.

    2 Cfr. l'allegato II - http://www.tt.mtin.es/eu2010/en/noticias/documentos/201004/21-001.pdf http://www.tt.mtin.es/eu2010/fr/noticias/documentos/201004/10-001.pdf#documentacion. 3 Cfr. il parere d'iniziativa del CESE sul tema L'integrazione e l'agenda sociale, del 17 febbraio 2010, relatore: PARIZA

    CASTAÑOS, correlatore: ALMEIDA FREIRE, adottato nella sessione plenaria del 17 e 18 febbraio 2010 e il parere esplorativo del CESE del 17 marzo 2010 sul tema Integrazione dei lavoratori migranti, relatore: PARIZA CASTAÑOS, adottato nella sessione plenaria del 17 e 18 marzo 2010.

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    3.4 Le conclusioni4 adottate dalla conferenza di Saragozza mettono in rilievo il ruolo della società civile e il riconoscimento dei lavori del Forum europeo dell'integrazione: coinvolgere la società civile riconoscendole il ruolo attivo nel processo bilaterale di adeguamento reciproco

    da parte di tutti gli immigrati e di tutti i residenti degli Stati membri. Si dovrebbe promuovere la creazione di reti, il dialogo e gli scambi che implicano le organizzazioni della società

    civile, tenendo conto dei lavori del forum europeo sull’integrazione che, nel novembre 2009, ha discusso sulle priorità comuni dell'UE per una politica trasversale dell'integrazione, con

    particolare accento sull'istruzione e l'occupazione. Questa piattaforma dovrebbe continuare ad essere implicata nell'elaborazione delle iniziative future in materia di integrazione a

    livello dell'UE.

    4. La proposta del CESE

    4.1 Il Comitato aveva appoggiato5 la prima proposta della Commissione, che prevedeva di

    ricorrere al metodo aperto di coordinamento in tema di integrazione6 e che però nel 2003 non è stata accettata dal Consiglio. In seguito però il Consiglio stesso, con il programma di Stoccolma adottato nel dicembre 2009, ha deciso di lanciare un "meccanismo di

    coordinamento" che, in pratica, persegue lo stesso obiettivo7. 4.2 La creazione di questo sistema di coordinamento deve rientrare nell'agenda per l'integrazione,

    con relazioni nazionali ed europee elaborate a partire da orientamenti basati sui principi fondamentali comuni e mediante l'utilizzo di indicatori comuni. La rete nazionale delle cellule di contatto, il Forum europeo dell'integrazione e il CESE possono collaborare attivamente per assistere la Commissione e il Consiglio nel miglioramento del coordinamento e nel lancio del meccanismo.

    4.3 Il CESE appoggia la decisione della Conferenza ministeriale di Saragozza volta a promuovere

    un progetto pilota di valutazione delle politiche di integrazione. 4.4 L'integrazione è un processo sociale di adeguamento reciproco che si sviluppa nelle

    complesse relazioni sociali tra le persone e tra i gruppi. Questi processi sociali devono essere appoggiati attraverso la buona governance ai diversi livelli: europeo, nazionale, regionale e locale.

    4.5 L'UE apporta un grande valore aggiunto alle politiche di integrazione. Il CESE ha messo in

    rilievo la necessità di vincolare l'integrazione ai valori e ai principi definiti dal Trattato, alla Carta dei diritti fondamentali, alla Convenzione europea dei diritti umani, all'agenda Europa

    4 Cfr. l'allegato II. 5 GU C 221 del 17.9.2002, pag. 49. 6 COM(2001) 710 definitivo. 7 Consiglio dell'Unione europea: Programma di Stoccolma - Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini,

    Bruxelles, 2 dicembre 2009. Cfr. la sezione 6.1 dedicata all'integrazione, pagg. 64 e 65.

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    2020, nonché alle politiche dell'occupazione e all'agenda sociale. Per il CESE si tratta di un legame fondamentale, vista la crisi di valori esistente in alcuni ambiti sociali e politici europei.

    4.6 L'integrazione e la coesione economica e sociale sono due facce della stessa medaglia.

    L'Europa sta attraversando una grave crisi economica e sociale, caratterizzata da problemi quali la recessione economica, la perdita di posti di lavoro e il deficit delle finanze pubbliche. La coesione sta facendo dei passi indietro, e i governi stanno riducendo le risorse pubbliche assegnate alle politiche di integrazione. In una situazione tanto difficile, il CESE ritiene necessario rafforzare le politiche di integrazione per migliorare la coesione, sia a livello nazionale che nell'UE.

    4.7 A tal fine il CESE ha elaborato un parere d'iniziativa8 per rafforzare a livello UE l'integrazione nella nuova agenda della politica sociale nel quadro di Europa 2020. È inoltre essenziale continuare a sviluppare una politica di breve e lungo periodo che adotti un approccio globale e trasversale all'integrazione.

    4.8 Il CESE ritiene che l'occupazione dei lavoratori immigrati (sia uomini che donne) sia

    fondamentale per l'integrazione. La perdita di posti di lavoro dovuta all'attuale crisi, tuttavia, sta causando l'esclusione di numerosi lavoratori immigrati dal mercato del lavoro. A tal fine è necessario migliorare l'occupabilità dei lavoratori immigrati attraverso programmi di formazione che ne aumentino le competenze.

    4.9 Molto spesso gli immigrati sono le prime vittime della crisi economica e della perdita di posti

    di lavoro in quanto si trovano in una situazione di grande vulnerabilità. 4.10 In questa prospettiva, su richiesta della presidenza spagnola, il CESE ha inoltre elaborato un

    parere esplorativo9 con l'obiettivo di promuovere l'integrazione dei lavoratori immigrati nell'occupazione e sul luogo di lavoro, in condizioni di uguaglianza e di parità di trattamento. Le parti sociali possono svolgere un ruolo molto importante nei diversi ambiti (impresa, settore, regione, nonché a livello nazionale ed europeo).

    4.11 I principi fondamentali comuni (PFC) rappresentano la guida per la strategia europea di

    integrazione. Il primo principio definisce l'integrazione come un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco tra gli immigrati e la società di accoglienza. Il Comitato tiene a evidenziare questo approccio in un periodo in cui crescono fenomeni quali il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, che trovano espressioni politiche e sociali molto allarmanti.

    8 Cfr. il parere d'iniziativa del CESE del 17 febbraio 2010 sul tema L'integrazione e l'agenda sociale, relatore: PARIZA

    CASTAÑOS, correlatore: ALMEIDA FREIRE, adottato nella sessione plenaria dei giorni 17 e 18 febbraio 2010. 9 Cfr. il parere esplorativo del CESE del 17 marzo 2010 sul tema Integrazione dei lavoratori migranti, relatore: PARIZA

    CASTAÑOS, adottato nella sessione plenaria del 17 e 18 marzo 2010.

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    4.12 In alcuni suoi pareri precedenti il CESE ha proposto diverse iniziative per lo sviluppo dei PFC, e altrettanto ha fatto il Forum europeo dell'integrazione nelle sue trascorse riunioni. Il Comitato ritiene che nei prossimi anni l'agenda europea per l'integrazione debba valutare le azioni adottate sulla base dei principi 1, 2, e 4, e rafforzare quelle basate sui principi 7 e 9.

    4.13 Nell'ambito della valutazione relativa al funzionamento del Fondo europeo per

    l'integrazione che si realizzerà nel 2010, vanno rafforzati i legami tra i PFC e le azioni a livello nazionale finanziate attraverso il Fondo stesso. Il CESE è infatti dell'avviso che non si debbano finanziare con fondi europei politiche nazionali contrarie alla strategia europea di integrazione. Per questo motivo ritiene anche che la Commissione europea debba avere una maggiore capacità di gestione del Fondo in collaborazione con le autorità nazionali, e che le organizzazioni della società civile debbano essere associate all'elaborazione dei programmi a livello nazionale.

    5. Valutazione dei principi 1, 2 e 4 5.1 I principi fondamentali comuni sono destinati a favorire un approccio comune all'integrazione

    a livello europeo. Trattandosi di principi molto generali e flessibili, privi di carattere vincolante per gli Stati membri, si sono però sviluppati vari approcci e varie interpretazioni a livello nazionale, con pratiche molto diverse e contraddittorie. Per questo motivo il Comitato auspica che siano rafforzati i sistemi di coordinamento affinché i PFC abbiano una maggiore visibilità e siano conosciuti e diffusi in tutta Europa.

    5.2 I PFC 1, 2 e 4 sono particolarmente rilevanti in considerazione degli effetti sui diritti

    fondamentali e sui principi generali del diritto europeo (proporzionalità e non discriminazione).

    5.3 Alcune politiche nazionali vanno valutate sotto il profilo della compatibilità con i diritti e le

    libertà riconosciuti ai cittadini dei paesi terzi nella direttiva 2003/86 sul diritto al ricongiungimento familiare e nella direttiva 2003/109, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo.

    5.4 La terza relazione annuale su migrazione e integrazione10, pubblicata dalla Commissione europea nel settembre 2007, così recita:

    − "PBC 1. Gli Stati membri hanno adottato varie misure per promuovere l'integrazione come un processo a due vie. L'attuazione seria di questo principio costituisce tuttavia un impegno di lungo corso che richiede sforzi supplementari. Nelle strategie nazionali vi è sempre una carenza di iniziative strutturali destinate alla popolazione indigena del paese ospite per rafforzare la sua capacità di adattarsi alla diversità.

    10 COM(2007) 512 definitivo.

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    − PBC 2. I valori fondamentali costituiti dalla libertà, dalla democrazia, dallo stato di diritto, dal rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali sono considerati come elementi di rilievo delle nuove politiche. Vari Stati membri hanno introdotto misure intese a trasmettere una conoscenza dei valori fondamentali nei programmi di educazione civica.

    − PBC 4. La maggior parte degli Stati membri reputa che conoscenze di base nella lingua della società ospite costituiscono un elemento essenziale dell'integrazione. Numerosi paesi imperniano le loro strategie d'integrazione su programmi di accoglienza che comprendano corsi (talvolta obbligatori) di lingua e di educazione civica per i nuovi arrivati. Un numero crescente di Stati membri modula maggiormente questi corsi per rispondere alle singole esigenze. Solo alcuni procedono però a una valutazione approfondita di queste attività."

    5.5 Il CESE ritiene che l'approccio bidirezionale vada applicato a tutte le azioni, per evitare

    alcuni degli squilibri che attualmente si verificano. Il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dei valori di libertà, democrazia e Stato di diritto non riguarda soltanto gli

    immigrati, ma anche le autorità delle società di accoglienza11. 5.6 Il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, adottato dal Consiglio alla fine del 2008, ha

    messo in risalto la necessità di rafforzare le politiche di integrazione, in particolare quelle volte a garantire il rispetto (da parte degli immigrati) delle identità nazionali degli Stati membri e dell'UE, nonché l'osservanza dei suoi valori fondamentali: diritti umani, libertà di opinione, democrazia, tolleranza, parità tra uomini e donne e istruzione obbligatoria dei minori.

    5.7 L'importanza dei principi 2 e 4 è stata confermata inoltre dalla conferenza ministeriale

    sull'integrazione di Vichy del novembre 2008. Sulla stessa linea, il programma di Stoccolma raccomanda che l'interrelazione tra migrazione e integrazione rimanga essenziale, con riguardo fra l'altro ai valori fondamentali dell'Unione, e il Consiglio ha invitato la Commissione a sostenere gli sforzi degli Stati membri per rafforzare i valori democratici.

    5.8 I risultati di alcuni recenti progetti di ricerca finanziati dalla Commissione europea e di altri

    studi realizzati da esperti e dall'ambiente accademico dimostrano che il principio 1 non è stato

    11 Cfr. per esempio il contributo dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea al Programma di Stoccolma, nel quale si

    fa riferimento ad alcune delle relazioni più rilevanti elaborate dall'Agenzia sulla vulnerabilità dei diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi nell'UE.

    L'Agenzia ha pubblicato anche diversi studi sulla vulnerabilità dei diritti fondamentali degli immigrati privi di documenti e dei rom.

    Negli ultimi cinque anni, peraltro, diverse DG della Commissione europea hanno finanziato numerosi progetti di ricerca indipendenti che hanno dimostrato l'esistenza di molteplici barriere, che impediscono agli immigrati di accedere alla protezione dei diritti fondamentali, cfr. l'allegato II. La nomina di un commissario europeo responsabile della giustizia, dei diritti fondamentali e della cittadinanza rispecchia l'importanza attribuita a livello europeo alla protezione dei diritti fondamentali di tutte le persone e alla vulnerabilità del quadro giuridico esistente quando si sviluppano e si praticano determinate politiche dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

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    sufficientemente applicato in diversi Stati membri, mentre i principi 2 e 4 sono stati

    estensivamente applicati in vari Stati, quali per esempio Germania, Francia e Paesi Bassi12. 5.9 Questi paesi utilizzano programmi, test o contratti giuridici di integrazione a carattere

    vincolante ed esigono che i cittadini dei paesi terzi dimostrino di conoscere i valori e l'identità nazionale (programmi definiti, in modo non appropriato, di "integrazione civile") per avere accesso al diritto di residenza (temporaneo o permanente), ai diritti riconosciuti dallo statuto europeo di soggiornante di lungo periodo (direttiva 2003/109) e al diritto di ricongiungimento familiare (direttiva 2003/86).

    5.10 In alcuni casi si svolgono anche prove di "integrazione nel paese d'origine" (corsi e test di

    integrazione organizzati nelle ambasciate o nei consolati degli Stati membri nei paesi terzi) per poter ottenere il visto che autorizza a entrare legalmente sul territorio dell'UE.

    5.11 Il CESE ritiene che queste interpretazioni dei principi fondamentali comuni non siano

    equilibrate e che rischino di entrare in conflitto con il carattere bidirezionale di adeguamento reciproco dell'integrazione.

    5.12 L'integrazione è un processo di natura sociale, che ha anche una dimensione giuridica.

    L'integrazione va stimolata e favorita, ma non può diventare un nuovo ostacolo all'uguaglianza o all'accesso ai diritti fondamentali.

    5.13 L'integrazione si realizza lentamente nelle strutture della società (famiglia, scuola, quartieri e

    paesi, posto di lavoro, sindacati, istituzioni religiose, culturali e sportive, ecc.). Trattandosi di un processo che si sviluppa lentamente nella mentalità delle società, è necessario avere una visione di lungo periodo. In questo senso è fondamentale il ruolo della società civile. Attraverso le loro politiche, le autorità pubbliche possono contribuire al successo di questi processi sociali purché applichino questo approccio, ma possono anche creare ulteriori difficoltà introducendo politiche errate o operando cambiamenti troppo bruschi.

    5.14 Il Comitato desidera sottolineare l'importanza che rivestono, ai fini dei processi sociali di

    integrazione, le autorità locali, regionali e nazionali, che devono offrire agli immigrati corsi per l'apprendimento della lingua, della storia, delle istituzioni, dei valori e degli usi e costumi della società di accoglienza. Questi corsi devono essere ben strutturati per consentire agli immigrati di conoscere le caratteristiche della società che li accoglie.

    5.15 Merita attenzione l'esperienza dell'apprendimento orale e scritto delle lingue degli immigrati,

    realizzata attualmente in Grecia, che offre una speranza alle persone e contribuisce a migliorare i rapporti con i paesi d'origine.

    12 E. Guild, K. Groenendijk and S. Carrera (eds), Illiberal Liberal States: Immigration, Citizenship and Integration in the EU,

    Aldershot: Ashgate. S. Carrera and A. Wiesbrock (2009), Civic Integration of Third-Country Nationals: Nationalism versus Europeanisation in the Common EU Immigration Policy, CEPS Liberty Security series, October 2009. R. Van Oers, E. Erboll and D. Kostakopoulou (eds) (2010), A Redefinition of Belonging? Language and Integration Tests in Europe, The Hague: Martinus Nijhoff Publishers.

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    .../...

    5.16 Gli immigrati devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri stabiliti dalle leggi nazionali per tutte le persone che risiedono sul territorio degli Stati, che si tratti di cittadini europei o di paesi terzi.

    5.17 È essenziale che gli immigrati si impegnino a imparare la lingua del paese che li accoglie, e

    che conoscano e rispettino i costumi e le leggi del paese di residenza. Le autorità devono offrire corsi di formazione adeguati alle necessità e alle circostanze degli immigrati.

    5.18 Il Comitato ritiene tuttavia che "esaminare" le persone per decidere se debbano avere accesso

    ai diritti fondamentali sia una procedura non compatibile con i valori e i principi dell'UE. 5.19 È necessario procedere a un'analisi critica dell'attuazione di alcune politiche, basate sui PBC 2

    e 4, che non tengono conto della bidirezionalità (PBC 1), dell'interazione con i diritti fondamentali e della compatibilità con i principi di proporzionalità e non discriminazione. È ad esempio il caso degli "esami" per ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno, per ottenere lo status di residente permanente o per godere di altri diritti riconosciuti dalla legislazione europea o nazionale. Il Comitato propone alla Commissione di richiedere una relazione su questi aspetti all'Agenzia europea dei diritti fondamentali e al Consiglio d'Europa.

    5.20 L'uso di alcuni programmi di "integrazione civile" e di accoglienza, che chiedono agli

    immigrati la conoscenza e l'adesione ai valori e alle identità nazionali per ottenere un visto, un permesso di soggiorno e la garanzia dei diritti fondamentali, suscita in seno al CESE forti dubbi sulla legittimità e la legalità di tali programmi nell'ambito di una politica comune europea di immigrazione, che secondo il Trattato deve basarsi su un trattamento equo e giusto.

    5.21 L'Agenzia di Vienna deve valutare la compatibilità di alcuni programmi di "integrazione

    civile" e alcuni "test di integrazione" con la Carta dei diritti fondamentali dell'UE . Tra i diritti più importanti compresi nella Carta e pertinenti alle politiche di integrazione, vanno ricordati in particolare:

    − l'articolo 7: Rispetto della vita privata e della vita familiare - Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle proprie

    comunicazioni.

    − l'articolo 21, paragrafo 1: Non discriminazione - È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le

    convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.

    − l'articolo 22: Diversità culturale, religiosa e linguistica - L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica.

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    .../...

    6. Rafforzare le azioni riguardanti i principi 7 e 9 6.1 Nella nuova agenda per l'integrazione, la Commissione europea dovrà rafforzare le politiche

    basate sui PFC 7 e 9. In un precedente parere13, il Comitato ha fatto riferimento al concetto di "integrazione civile", che "si basa, principalmente, sulla progressiva equiparazione degli immigranti al resto della popolazione, per quanto riguarda diritti e doveri, l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile in condizioni di parità di opportunità e di trattamento."

    6.2 PBC 7. L'interazione frequente di immigrati e cittadini degli Stati membri è un meccanismo

    fondamentale per l'integrazione. Forum comuni, il dialogo interculturale, l'educazione sugli immigrati e la loro cultura, nonché condizioni di vita stimolanti in ambiente urbano potenziano l'interazione tra immigrati e cittadini degli Stati membri.

    6.2.1 Nel corso dell'ultimo anno, si sono realizzate diverse iniziative volte a favorire il dialogo

    interculturale, che hanno avuto un notevole successo sotto il profilo del miglioramento dell'interazione e della conoscenza reciproca tra gli immigrati e le società di accoglienza.

    6.2.2 Il CESE ritiene necessario migliorare le politiche per le città e i paesi. Il ruolo dei comuni è

    fondamentale. Il CESE ha già elaborato un parere d'iniziativa14 sul ruolo degli enti regionali e locali nei processi di integrazione. In futuro, inoltre, il Forum europeo dell'integrazione potrà occuparsi della valutazione delle buone pratiche.

    6.2.3 In molte città europee alcuni quartieri si stanno deteriorando a causa della convergenza di

    diversi fattori, tra i quali risalta l'abbandono da parte delle autorità locali. In molti casi questi quartieri hanno abitazioni di bassa qualità e servizi pubblici scadenti, ma sono abitati da molte persone, sia autoctone che immigrate, che dispongono di meno risorse e opportunità. In alcuni di questi quartieri delle città europee si sono venuti a creare conflitti sociali di una certa gravità.

    6.2.4 Anche in taluni settori delle società di accoglienza si sono verificati comportamenti xenofobi

    volti ad incolpare gli immigrati del deterioramento della situazione. 6.2.5 Il CESE vuole sottolineare l'importanza dell'ambiente urbano per i processi di integrazione,

    e quindi propone alla Commissione che nella politica per le città, nel quadro della politica regionale, si rafforzi l'obiettivo dell'integrazione.

    6.2.6 Il programma URBAN deve includere tra i suoi obiettivi il principio fondamentale comune

    n. 7, in particolare per quanto riguarda gli alloggi, la sicurezza nei quartieri, il miglioramento dell'istruzione e della formazione, la qualità degli spazi pubblici e i servizi per i bambini e i giovani.

    13 GU C 125 del 27.5.2002, pag. 112. 14

    GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.

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    .../...

    6.2.7 I genitori, e in particolare le madri, potrebbero essere informati e formati sulle usanze e sui codici che regolano la vita nelle città e nelle periferie, in particolare per proteggere i loro figli nel nuovo ambiente di vita.

    6.3 PBC 9. La partecipazione degli immigrati al processo democratico e alla formulazione delle

    politiche e delle misure di integrazione, specialmente a livello locale, favorisce la loro

    integrazione. 6.3.1 A giudizio del CESE, la partecipazione degli immigrati alla vita pubblica è essenziale per la

    loro integrazione. Si tratta del principio meno sviluppato negli Stati membri.

    6.3.2 L'istituzione del Forum europeo dell'integrazione rappresenta un ottimo esempio positivo

    che il Comitato vuole mettere in rilievo. In tutti gli Stati membri devono essere creati forum e piattaforme consultive ai diversi livelli: locale, regionale e nazionale. Durante la conferenza ministeriale di Saragozza, diversi governi hanno espresso interesse per le attività del Forum europeo e per i forum e le piattaforme nazionali.

    6.3.3 Va incoraggiata la partecipazione degli immigrati ai sindacati e alle associazioni dei datori

    di lavoro, nonché alle organizzazioni sociali, in particolare a quelle culturali, sportive, religiose e educative. Il CESE sottolinea quanto sia importante agevolare la partecipazione delle donne immigrate, che in molte occasioni si trovano in situazioni di grave isolamento sociale.

    6.3.4 Le autorità devono favorire la costituzione di organizzazioni degli immigrati e dare loro la

    possibilità di svolgere attività di informazione, accoglienza e consulenza.

    6.3.5 Deve essere migliorata la partecipazione civile e politica nelle società di accoglienza. Il

    CESE ritiene che negare i diritti politici agli immigrati ne ostacoli l'integrazione. L'approccio bidirezionale impone ai governi di assumersi nuovi impegni affinché le leggi nazionali favoriscano la concessione della cittadinanza agli immigrati che lo richiedano e le relative procedure siano trasparenti. Nell'ultimo decennio alcuni paesi si sono mossi in questa direzione, ma nella maggior parte degli Stati membri i tempi per ottenere la nazionalità continuano ad essere troppo lunghi e le difficoltà burocratiche eccessive.

    6.3.6 Per rafforzare l'integrazione nella vita politica è necessario che i partiti politici aumentino la

    diversità nei loro organi direttivi e tra i candidati alle elezioni, agevolando così la partecipazione dei cittadini immigrati.

    6.3.7 Una proposta complessiva di equiparazione dei diritti e doveri e di integrazione deve

    includere il diritto di voto , che è un diritto essenziale ai fini dell'integrazione e rappresenta un segnale importante quando si tratta di indicare chi stia dentro e chi stia fuori da una comunità. Il diritto di voto attivo e passivo è un presupposto dell'integrazione in una comunità. La mancata concessione del diritto di voto ad un settore della popolazione indica

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    che esso in qualche modo non fa parte della società in questione, e i propositi di integrazione sociale ne risultano ostacolati.

    6.3.8 Il CESE ha adottato un parere d'iniziativa15 sul tema L'attuazione del Trattato di Lisbona: la democrazia partecipativa e l'iniziativa europea dei cittadini (articolo 11 TUE), nel quale mette in rilievo la necessità di rafforzare la democrazia nella governance europea, sottolineando in questo contesto l'importanza della società civile. Molti immigrati che risiedono stabilmente nell'UE, tuttavia, non potranno esercitare il diritto di iniziativa in quanto non sono cittadini di uno Stato membro.

    6.3.9 Il CESE ha adottato un parere d'iniziativa16, rivolto alla Convenzione che ha elaborato il fallito Trattato costituzionale, in cui proponeva di concedere la cittadinanza europea ai cittadini di paesi terzi in possesso dello status di residenti di lungo periodo (cinque anni). Il Trattato di Lisbona non ha ripreso questa proposta, ma il Comitato ritiene che questa possibilità vada ulteriormente presa in considerazione in avvenire.

    6.3.10 Alcuni leader politici e di opinione, sulla base di un nazionalismo esclusivo, definiscono

    l'identità nazionale e l'identità europea in modo da escluderne la diversità oggi presente nelle società europee e le diversità di molte persone a causa della loro origine etnica, della loro nazionalità, religione o cultura. Le nostre società democratiche, tuttavia, sono pluraliste in tutti i sensi e molto ricche di diversità. Le democrazie europee sono società libere e aperte, e devono fondarsi sull'inclusione di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro identità.

    6.3.11 A giudizio del CESE, limitando i diritti fondamentali e di cittadinanza con una visione

    ristretta ed esclusiva dell'identità si rischia di far diminuire la qualità della democrazia. Le politiche di integrazione e la legislazione in materia di immigrazione non devono mai essere utilizzate come alibi politici per escludere gli immigrati dai diritti riconosciuti dalle leggi.

    6.3.12 Noi europei dobbiamo affrontare una grande sfida: ampliare la base delle nostre democrazie,

    includendo nuovi cittadini che siano uguali per diritti e doveri , e a tal fine i diritti di cittadinanza nazionale ed europea devono includere tutte le diversità di origine nazionale, etnica, religiosa o culturale, che derivano in parte dall'immigrazione.

    *

    * *

    NB: Segue allegato. 15 Cfr. il parere d'iniziativa del CESE del 17 marzo 2010 sul tema L'attuazione del Trattato di Lisbona: la democrazia partecipativa

    e l'iniziativa europea dei cittadini (articolo 11 TUE), relatrice: SIGMUND, adottato nella sessione plenaria del 17 e 18 marzo 2010.

    16 Parere d'iniziativa - GU C 208 del 3.9.2003, pag. 76.

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    ALLEGATO I

    List of Key Sources concerning: Migrants and Human Rights Violations in Europe

    FUNDAMENTAL RIGHTS AGENCY Country reports - Housing Conditions of Roma and Travellers (20/10/2009 - March 2009) These studies have been commissioned as background material for a comparative report on housing conditions of Roma and Travellers in EU Member States by the European Union Agency for Fundamental Rights.

    1)

    http://fra.europa.eu/fraWebsite/research/background_cr/cr_raxen_roma_housing_en.htm

    Country reports – Housing - Migrants and Minorities (11/1/2006) In these analytical country reports the 15 RAXEN National Focal Points presented findings regarding discrimination of migrants, minorities and Housing.

    2)

    http://fra.europa.eu/fraWebsite/research/background_cr/background_cr_en.htm

    Racist Violence and Crime (1/4/2005 - 2002) In these analytical country reports the 15 RAXEN National Focal Points presented findings regarding Racist Violence in the 15 EU Member States. The analytical country reports are the basis for a comparative report "Racist Violence in 15 EU Member States".

    3)

    http://fra.europa.eu/fraWebsite/research/background_cr/cr_raxen_violence_en.htm

    Country reports - discrimination of migrants and minorities in Legislation. In these analytical country reports the 15 RAXEN National Focal Points presented findings regarding discrimination of migrants and minorities in Legislation. The analytical country reports are the basis for a comparative report "Migrants, Minorities and Legislation".

    4)

    http://fra.europa.eu/fraWebsite/research/background_cr/cr_raxen_legislation_en.htm

    Minorities and Discrimination Survey Results: April and May 2009 5)

    http://www.fra.europa.eu/fraWebsite/home/pub_eu-midis_en.htm

    COUNCIL OF EUROPE (COMMISSIONER FOR HUMAN RIGHTS)

    Criminalisation of Migration in Europe: Human Rights Implications Issue Paper commissioned and published by Thomas Hammarberg, Council of Europe Commissioner for Human Rights Strasbourg, 4 February 2010, CommDH/IssuePaper(2010)1

    1)

    https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1579605&Site=CommDH&BackColorInternet=FEC65B&BackColorIntranet=FEC65B&BackColorLogged=FFC679

    The Human Rights of Irregular Migrants in Europe, Strasbourg, 17 December 2007 CommDH/IssuePaper(2007)1

    2)

    https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1237553&Site=CommDH&BackColorInternet=FEC65B&BackColorIntranet=FEC65B&BackColorLogged=FFC679

    Country reports 3)

    See for instance: o Memorandum by Thomas Hammarberg, Council of Europe Commissioner for Human Rights, following

    his visits to the United Kingdom. Issues reviewed: asylum and immigration CommDH(2008)23 / 18 September 2008

    o Memorandum by Thomas Hammarberg, Commissioner for Human Rights of the Council of Europe, further to his visit to the Zones d'Attente (waiting areas) at Roissy Airport and the Mesnil-Amelot Administrative Holding Centre - CommDH(2008)5 / 20 November 2008

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    .../...

    o Report by Thomas Hammarberg, Commissioner for Human Rights of the Council of Europe, following his visit to Greece - Issue reviewed: Human rights of asylum seekers CommDH(2009)6 / 4 February 2009 Report by Thomas Hammarberg, Commissioner for Human Rights of the Council of Europe, following his visit to Italy, - CommDH(2009)16 / 16 April 2009

    Full list of country reports available from: http://www.coe.int/t/commissioner/Activities/countryreports_en.asp

    Report: Human rights of irregular migrants; Parliamentary Assembly of the Council of Europe, Committee on Migration, Refugees and Population Rapporteur: Mr Ed van Thijn, Netherlands, Socialist Group; Doc. 10924, 4 May 2006.

    4)

    http://assembly.coe.int/Main.asp?link=/Documents/WorkingDocs/Doc06/EDOC10924.htm

    Viewpoints: "Migrants should not be denied their human rights" (2006) 5)

    http://www.coe.int/t/commissioner/Viewpoints/060530_en.asp

    6) European Committee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment (CPT), 19th General Report, 2009, section on safeguards for irregular migrants deprived of their liberty.

    http://www.cpt.coe.int/en/annual/rep-19.pdf

    7) European Committee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, The CPT standards – "substantive" sections of the CPT’s General Reports StrasbourgCPT/Inf/E(2002) 1 – rev 2006

    http://www.cpt.coe.int/EN/docsstandards.htm

    EUROPEAN COURT OF HUMAN RIGHTS Key ECtHR rulings 1)

    On discrimination of the bases of nationality, see for instance o Gaygusuz v Austria, judgment of 16 September 1996 ;

    o Koua Poirrez v France, judgment of 30 September 2003;

    On the right to leave the country, see for instance o Sissanis v Romania, judgment of 25 January 2007;

    On the right to family life, see for instance o Boultif v Switzerland, judgment of 2 August 2001;

    o Rodrigues da Silva and Hoogkamer v. the Netherlands, judgment of 31 January 2006;

    On detention, see o S. D. v Greece application, judgment of 11 June 2009;

    UNITED NATIONS UNHCR delegation visits detention centre on Greek island, urges closure Greece, 23 October 2009. 1) www.unhcr.org/4ae1af146.html UNHCR, 2008 Global Trends: Refugees, Asylum Seekers, Returnees, Internally Displaced and Stateless Persons, Country Data Sheets 16 June 2009

    2)

    http://www.unhcr.org/4a375c426.html United Nations, Press Release, UN experts express concern about proposed EU Return Directive,18 July 2008

    3)

    http://www.unhchr.ch/huricane/huricane.nsf/view01/227C3A187C0BDB81C125748A0037A405?opendocument

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    ALLEGATO II

    Declaration of the Zaragoza Ministerial Conference 1. To further develop the core idea of integration as a driver for development and social

    cohesion. In order to do this, it is essential to continue developing a policy in the short and long term which should include a comprehensive and transversal approach to integration.

    2. To stress the need to develop a new agenda on integration, including a coordination

    mechanism as proposed in the Stockholm Programme which would improve structures and tools for European knowledge exchange and facilitate mainstreaming of integration priorities in all relevant areas.

    3. To incorporate integration issues in all the relevant policy areas, ensuring dialogue,

    institutional coordination and mainstreaming and the involvement of the different levels of administration (European, national, regional and local level) in the process of integration. Further to this, cooperation and synergies at EU level between Ministers in charge of relevant policy areas should be encouraged, taking into account the specific institutional and operational context of each Member State.

    4. To reiterate the importance of the National Contact Points on Integration in promoting the

    integration of immigrants at both European Union and Member State level and to strengthen their role in the development of structures and tools, in promoting an open exchange of ideas with regard to all integration challenges with which Member States are confronted, and in coordinating with other relevant policy areas.

    5. To welcome the opportunities created by the Treaty of Lisbon to further develop European

    cooperation on integration, with the full involvement of the European Parliament. 6. To welcome the Commission’s Report to the Ministerial Conference, "The Consolidation of

    the EU framework on integration" as an important contribution to the debate. 7. To welcome the third edition of the Handbook on Integration for Policymakers and

    Practitioners as a contribution to developing good practices in key integration areas, such as mass media, awareness raising and migrant empowerment, dialogue platforms, citizenship, youth, education and the labour market and to build on this successful learning process, and to make full use of the information available on the European Website on Integration in developing future integration initiatives, and to actively contribute to the exchange of information and learning experiences.

    8. To underline the importance to analyse the results achieved in the context of the development

    of the European Fund for the Integration of third-country nationals.

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    .../...

    9. To view cultural diversity as an opportunity for social and economic development in Europe and as a tool for fighting discriminations, and to adopt a comprehensive approach involving various key stakeholders in order to encourage diversity management and the exchange of experiences as well as entrepreneurial actions.

    10. To develop the concept of "human capital" by ensuring a cross-sectorial approach covering

    inter alia education, employment and life-long learning programmes. This approach would help monitor the impact of national reform programmes, guaranteeing access to quality education, including language learning, promoting the gender perspective, finding new ways to recognise qualifications, training or professional skills and work experience of the immigrants, and promoting equity in the labour market in order to avoid segmentation.

    11. To stress the importance of developing common European modules that can be used when

    establishing national or local integration policies, including essential elements such as introductory courses and language classes, a strong commitment by the host community and the active participation of immigrants in all aspects of collective life.

    12. To recognise the positive aspects of migration, especially in the context of the economic and

    financial downturn within Europe, and to continue to promote methods that help to fight racism and xenophobia and all forms of discrimination in our societies. Clear evidence, facts and innovative experiences of creativity, solidarity and attitudes towards living together need to be emphasised in order to meet the challenges related to migration.

    13. To involve civil society, by recognising its active role within the two-way process of mutual

    interaction by all immigrants and citizens of the Member States. The establishment of networks, and of dialogue and exchange involving civil society organisations should be promoted, taking note of the work of the European Integration Forum, which in November 2009 discussed "Common EU priorities for a cross-cutting integration policy" touching upon, in particular, education and employment. This platform should continue to be involved in providing input for future initiatives in the field of integration at the EU level.

    14. To strengthen local initiatives and civic participation investing in districts with a high

    immigrant concentration in order to create a sense of belonging as it is vital that immigrants participate in all aspects of social, economic, and cultural life.

    15. To promote the launching of a pilot project with a view to the evaluation of integration

    policies, including examining the indicators proposed in the Annex to this document and analysing the significance of the defined indicators taking into account the national contexts, the background of diverse migrant populations and different migration and integration policies of the Member States, and reporting on the availability and quality of the data from agreed harmonised sources necessary for the calculation of these indicators. It is also important to promote evaluation mechanisms at local and regional level.

    _____________

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    Rue Belliard/Belliardstraat 99 — 1040 Bruxelles/Brussel — BELGIQUE/BELGIË

    Tel. +32 25469011 — Fax +32 25134893 — Internet: http://www.eesc.europa.eu

    Comitato economico e sociale europeo

    SOC/362 L'integrazione e l'agenda sociale

    Bruxelles, 17 febbraio 2010

    PARERE del Comitato economico e sociale europeo

    sul tema

    L'integrazione e l'agenda sociale (parere di iniziativa)

    _____________

    Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS Correlatore: Pedro ALMEIDA FREIRE

    _____________

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    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 luglio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

    L'integrazione e l'agenda sociale. La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 26 gennaio 2010. Alla sua 460a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 febbraio 2010 (seduta del 17 febbraio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 158 voti favorevoli, 3 voti contrari e 3 astensioni.

    *

    * * 1. Conclusioni e proposte 1.1 Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), in quanto istituzione fortemente impegnata

    sia nell'impulso e nell'elaborazione dell'agenda sociale che nella promozione dell'integrazione degli immigrati e delle minoranze etniche, ha deciso di elaborare il presente parere d'iniziativa al fine di incoraggiare l'UE a rafforzare i legami tra le politiche di integrazione e l'agenda per la politica sociale.

    1.2 Il 2010 sarà un anno molto importante per le politiche sociali dell'UE: oltre a essere l'Anno

    europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, esso vedrà infatti l'elaborazione della strategia UE 2020 e l'approvazione di una nuova agenda sociale.

    1.3 Il CESE ritiene che nella revisione dell'agenda sociale a partire dal 2010 si dovrà tenere conto

    in modo più rilevante degli effetti sociali dell'immigrazione. 1.4 Considerando che l'immigrazione e l'integrazione da un lato e l'agenda sociale dall'altro sono

    di competenza di commissari e direzioni generali diverse, il CESE suggerisce di migliorare la cooperazione politica e amministrativa in seno alla Commissione europea.

    1.5 Le politiche di integrazione devono essere strettamente legate agli obiettivi principali della

    politica sociale dell'UE. In questo modo tutte le persone, ivi compresi i cittadini dei paesi terzi, i cittadini europei provenienti da un contesto migratorio e quelli appartenenti alle minoranze potranno beneficiare delle opportunità che esse offrono. Allo stesso modo, la lotta all'esclusione sociale deve riguardare tutte le persone, compresi gli immigrati, che siano cittadini dell'UE o di paesi terzi.

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    .../...

    1.6 Secondo il CESE la priorità va data al rafforzamento dell'integrazione a livello europeo, tenendo conto di fattori quali la crisi economica, la situazione degli immigrati e delle minoranze rispetto all'occupazione, l'inclusione sociale, l'uguaglianza di genere, la povertà, l'istruzione e la formazione, la salute, la protezione sociale e la lotta alla discriminazione.

    1.7 La prospettiva della diversità derivante dall'immigrazione deve essere incorporata in modo

    trasversale nella formulazione e nell'esecuzione delle politiche sociali, parallelamente allo sviluppo di politiche e misure specifiche volte all'integrazione degli immigrati e delle minoranze etniche.

    1.8 Di conseguenza, e in considerazione dell'esperienza accumulata nel contesto di altre

    politiche, il CESE propone che si strutturi un processo di incorporazione sistematica (mainstreaming) dell'integrazione degli immigrati e delle minoranze nei diversi strumenti politici, legislativi e finanziari dell'UE, per promuovere, insieme all'integrazione, la parità di trattamento e la non discriminazione.

    2. Presentazione 2.1 L'Unione europea si sta dotando di una politica comune in materia di immigrazione, alla cui

    elaborazione, attraverso i suoi pareri, contribuisce anche il Comitato economico e sociale europeo, che mette in rilievo l'importanza dell'integrazione come "chiave per il successo dell'immigrazione" e riconosce la necessità che le società europee migliorino la capacità di gestire la diversità derivante dall'immigrazione, al fine di aumentare la coesione sociale.

    2.2 Nel corso degli ultimi dieci anni, gli immigrati hanno contribuito in modo significativo allo

    sviluppo economico e sociale dell'Europa17. Molte persone - sia uomini che donne - provenienti da paesi terzi sono entrate nei mercati del lavoro europei, collaborando alla crescita dell'economia e all'incremento dell'occupazione, dei contributi sociali e del gettito fiscale.

    2.3 Il CESE ha proposto la cosiddetta "integrazione civile" la quale si basa sulla "progressiva

    equiparazione degli immigranti al resto della popolazione, per quanto riguarda diritti e doveri, l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile in condizioni di parità

    di opportunità e di trattamento"18.

    17

    COM(2008) 758 def.

    18 GU C 125 del 27.5.2002.

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    .../...

    2.4 Nell'anno 2010 si dovranno rinnovare tanto la strategia di Lisbona, attraverso la strategia UE 2020, quanto l'agenda sociale, e sarà sottoposto a valutazione il Fondo per l'integrazione. Inoltre l'UE potrà disporre del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti fondamentali, la

    nuova Commissione sarà entrata in carica19 e il Parlamento sarà nella prima fase dell'attuale legislatura.

    2.5 Il 2010 sarà anche l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, contesto

    ideale per il rinnovo dell'impegno per la solidarietà, la giustizia sociale e una migliore inclusione.

    2.6 Le politiche di integrazione devono essere strettamente legate agli obiettivi principali della

    politica sociale dell'UE. Il CESE suggerisce di migliorare la cooperazione politica e amministrativa in seno alla Commissione europea.

    2.7 Di fronte alla crisi economica, molti immigrati si trovano a far parte dei gruppi sociali più

    vulnerabili, e sono le prime vittime: sono i primi a perdere l'impiego, hanno gravi difficoltà a reintegrarsi nel mercato del lavoro e sono esposti al rischio povertà, situazione questa che

    risulta ancora più grave nel caso delle donne immigrate20. 2.8 In molti casi, inoltre, i figli e le figlie degli immigrati hanno più probabilità di non portare a

    termine con successo gli studi. 2.9 Il CESE ritiene necessario intensificare la lotta alla discriminazione, sviluppando gli

    strumenti legislativi esistenti e rafforzando le politiche pubbliche e gli impegni sociali finalizzati all'integrazione.

    2.10 Nell'attuale situazione di crisi economica, nel dibattito politico e sociale di alcuni Stati

    membri si registrano attacchi verbali sempre più intensi contro i diritti degli immigrati, che portano a un irrigidimento della legislazione e alimentano la xenofobia.

    2.11 Alcuni governi stanno inoltre tagliando i fondi pubblici destinati alle politiche di integrazione

    quando, proprio in tempo di crisi, sarebbe invece opportuno aumentare la spesa per le politiche sociali.

    2.12 Il CESE ritiene che un'adeguata politica di integrazione sia uno dei fattori che favoriscono

    l'efficienza economica e la coesione sociale, nel quadro di una politica comune di integrazione appropriata.

    19

    L'integrazione e l'agenda sociale sono di competenza di commissari e direzioni generali diverse.

    20 Fonte: Eurostat.

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    .../...

    2.13 Le politiche di integrazione in Europa sono molto diverse, in quanto rispecchiano la diversità delle culture sociali e politiche e dei sistemi giuridici. In tutti gli Stati membri, però, gli obiettivi dell'integrazione sono legati alle politiche sociali.

    2.14 Nell'Unione europea sono diversi anche i ritmi di assorbimento degli immigrati. Attualmente

    i flussi migratori interessano in misura minore i nuovi Stati membri dell'Europa centrale e orientale, mentre sono più significativi nei paesi del Sud e dell'Ovest. L'esperienza fa tuttavia supporre che in futuro tutti i paesi europei conosceranno elevati tassi di immigrazione.

    2.15 Il CESE ritiene necessario, nel contesto di una strategia globale della politica europea di

    immigrazione, rafforzare i legami tra l'immigrazione e lo sviluppo. Questo è stato l'approccio

    adottato da due pareri elaborati dal Comitato21.

    3. L'integrazione 3.1 Il processo sociale di integrazione si sviluppa in diversi ambiti della vita personale: nella

    famiglia, nel quartiere e nella città, nel lavoro, nel sindacato, nell'organizzazione imprenditoriale, nella scuola, nel centro di formazione, nelle associazioni, nelle istituzioni religiose, nelle società sportive, nelle forze armate, ecc.

    3.2 Considerando che l'integrazione è un processo che si realizza nelle strutture sociali, è

    necessario che vi sia una buona governance perché le autorità pubbliche appoggino e accompagnino questo processo sociale attraverso politiche adeguate. Gli enti regionali e locali, nel quadro delle competenze di cui sono investiti nei rispettivi Stati membri, dispongono di strumenti politici, normativi e finanziari che devono utilizzare in modo appropriato nelle politiche di integrazione.

    3.3 Il decimo principio fondamentale comune (allegato 1) prevede l'inclusione delle politiche e

    misure di integrazione in tutte le agende politiche e a tutti i livelli di governo (mainstreaming).

    3.4 Il CESE ha elaborato diversi pareri d'iniziativa22 volti a promuovere nell'UE politiche di integrazione a carattere proattivo, basate su un approccio bidirezionale rivolto sia alle società di accoglienza che agli immigrati, con l'obiettivo di pervenire ad una società in cui tutti i

    21

    Cfr. i seguenti pareri del CESE:

    − GU C 44 del 16.2.2008, pag. 91 − GU C 120 del 16.5.2008, pag. 82.

    22 Cfr. i seguenti pareri del CESE:

    − GU C 27 del 3.2.2009, pag. 95 − GU C 125 del 27.5.2002, pag.112 − GU C 80 del 30.3.2004, pag. 92 − GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.

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    cittadini, indipendentemente dalla loro origine, abbiano gli stessi diritti e doveri e condividano i valori delle società democratiche, aperte e pluraliste.

    3.5 Secondo il CESE, le parti sociali e le organizzazioni della società civile hanno un ruolo

    essenziale da svolgere in tal senso. Sia gli immigrati che le società di accoglienza devono manifestare un atteggiamento favorevole all'integrazione. Le parti sociali e le organizzazioni della società civile devono anch'esse impegnarsi nelle politiche di integrazione e nella lotta contro la discriminazione.

    3.6 L'integrazione è un processo sociale che coinvolge tanto gli immigrati quanto la società di

    accoglienza e nei cui confronti le diverse amministrazioni pubbliche e gli attori sociali hanno il dovere di impegnarsi. Le autorità europee, nazionali, regionali e locali devono elaborare dei programmi nell'ambito delle rispettive competenze. Detti programmi devono integrarsi e coordinarsi in modo adeguato, affinché sia garantita la loro efficacia e la loro coerenza globale.

    3.7 In un precedente parere23, il CESE ha chiesto un maggior impegno da parte degli enti locali, in quanto l'integrazione è una sfida che riguarda soprattutto il livello locale e regionale. Le politiche di integrazione daranno risultati migliori se coinvolgeranno direttamente gli enti regionali e locali e si avvarranno della collaborazione attiva delle organizzazioni della società civile.

    3.8 L'integrazione è un processo bidirezionale, fondato su diritti e obblighi per i cittadini dei

    paesi terzi e per la società d'accoglienza, e volto a garantire agli immigrati una piena partecipazione. In un suo precedente parere il CESE ha definito l'integrazione come "la progressiva equiparazione degli immigranti al resto della popolazione, per quanto riguarda diritti e doveri, l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile in

    condizioni di parità di opportunità e di trattamento"24. 3.9 A giudizio del CESE, gli immigrati devono avere un atteggiamento favorevole

    all'integrazione, e l'approccio bidirezionale significa che essa non riguarda soltanto gli immigrati ma anche la società di accoglienza.

    3.10 Le politiche di integrazione e di inclusione sociale devono riguardare ambiti diversi, tra cui la

    prima accoglienza, l'insegnamento della lingua, delle leggi e dei costumi, la lotta alla discriminazione, le politiche di occupazione e formazione, l'uguaglianza di genere, l'insegnamento per i minori, la politica familiare, quella per la gioventù e quella degli alloggi, l'assistenza sanitaria, la lotta alla povertà, l'estensione dei servizi sociali e la promozione della partecipazione civica delle persone provenienti da un contesto migratorio.

    23

    GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.

    24 GU C 125 del 27.5.2002, punto 1.4 (relatore: PARIZA CASTAÑOS).

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    3.11 Queste politiche devono consentire alle persone che provengono da un contesto di immigrazione di vivere in armonia nelle società europee di accoglienza, società che diventano sempre più differenziate dal punto di vista etnico e culturale.

    3.12 Nel 2002, nel corso di un convegno25 organizzato in collaborazione con la Commissione, il CESE ha proposto alle istituzioni UE di elaborare un programma europeo per l'integrazione e di creare un fondo comunitario apposito. La Commissione ha lanciato un programma pilota nell'ambito dell'integrazione (INTI) e nel 2006 ha proposto di creare il Fondo per l'integrazione, approvato dal Consiglio e attualmente iscritto nel bilancio 2007-2013.

    3.13 Nel novembre 2004, il Consiglio ha adottato alcuni "principi fondamentali comuni per una

    politica di integrazione degli immigrati nell'Unione europea"26. Questi principi sono complementari ai quadri normativi in materia di diritti umani, non discriminazione e pari opportunità, e inclusione sociale.

    3.14 Il CESE mette in rilievo l'importanza di disporre di un approccio comune europeo, in grado

    di apportare alle politiche e ai processi di integrazione un importantissimo valore aggiunto rappresentato dal rapporto trasversale con le altre politiche dell'UE, per esempio la strategia UE 2020, l'agenda sociale e la politica di coesione. Un tale approccio sarebbe inoltre utile per rafforzare i legami tra l'integrazione e i valori e i principi dell'UE, sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

    3.15 Il Fondo per l'integrazione è uno strumento finanziario per lo sviluppo delle politiche di

    integrazione con un approccio e un valore aggiunto europei, nel quadro dei principi fondamentali comuni. Le politiche di integrazione hanno come base giuridica l'articolo 63 del Trattato, e riguardano i cittadini di paesi terzi, mentre il Fondo sociale europeo (FSE) interessa tutta la popolazione dell'UE, ivi compresi gli immigrati. Per questo motivo il Fondo per l'integrazione e l'FSE sono complementari.

    3.16 Il CESE fa propri i sei obiettivi politici27 del Fondo per l'integrazione e attende di conoscere la valutazione intermedia del Fondo nel 2010 per proporre alcuni cambiamenti.

    3.17 Di recente è stato istituito il Forum europeo dell'integrazione, che ha l'obiettivo di rendere

    possibile la partecipazione della società civile e delle organizzazioni degli immigrati alle politiche di integrazione dell'UE. Il CESE è fortemente coinvolto nelle attività del Forum.

    3.18 Il Consiglio europeo, come indicato nelle conclusioni in materia di integrazione adottate nel

    giugno 2007, ritiene necessario fare progressi rispetto all'agenda comune per l'integrazione del 2005, partendo dai principi fondamentali comuni.

    25

    Convegno sul tema Immigrazione: il ruolo della società civile nell'integrazione, Bruxelles, 9 e 10 settembre 2002.

    26 Documento 14615/04 del 19 novembre 2004.

    27 Allegato 2.

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    3.19 Il CESE intende perfezionare questo approccio e a tal fine considera prioritario il

    rafforzamento dell'integrazione a livello europeo, tenendo conto della situazione degli immigrati e delle minoranze per quanto riguarda l'occupazione, l'inclusione sociale, l'uguaglianza di genere, la povertà, l'istruzione e la formazione, la salute, la protezione sociale e la lotta alla discriminazione.

    4. L'agenda della politica sociale 4.1 In conseguenza della crisi finanziaria internazionale, l'Unione europea sta attraversando una

    grave crisi economica, che provoca un profondo deterioramento della situazione sociale. La crisi sta avendo ripercussioni estremamente negative sui processi di integrazione.

    4.2 Per ovvie ragioni, l'agenda sociale rinnovata28, essendo stata elaborata nel 2008, non ha potuto tenere conto dell'evoluzione estremamente negativa della crisi economica, dell'aumento della disoccupazione e del deterioramento delle finanze pubbliche e della situazione sociale.

    4.3 La Commissione europea prevede che la ripresa economica sarà lenta e che la creazione di

    nuovi posti di lavoro si farà attendere. 4.4 Il CESE ritiene che sul piano sociale la ripresa sarà in ogni caso molto più lenta che su quello

    economico. In questo contesto, il contributo della politica sociale europea sarà fondamentale. 4.5 Il 2010 sarà un anno molto importante per le politiche sociali dell'UE: oltre a essere l'Anno

    europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, vedrà l'elaborazione della strategia UE 2020 e l'approvazione di una nuova agenda sociale, che dovrà prevedere le misure e gli strumenti necessari.

    4.6 L'agenda sociale rinnovata (2008), che riconosce l'importante contributo dell'immigrazione

    all'occupazione europea, propone di migliorare l'integrazione e l'attuazione delle politiche sociali negli ambiti dell'insegnamento, della sanità e dell'edilizia abitativa.

    4.7 Nel suo parere del gennaio 200929 sull'agenda sociale rinnovata, il CESE ha riconosciuto la fondatezza di questo nuovo approccio e ha proposto alcune riflessioni sui problemi derivanti dall'aumento dei flussi migratori e dall'insufficienza delle politiche sociali.

    28

    COM(2008) 412 def.

    29 GU C 182 del 4.8.2009, pag. 65.

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    4.8 La presidenza francese dell'UE ha chiesto al CESE di elaborare un parere esplorativo30 sul tema Un nuovo programma europeo di azione sociale, parere adottato nel giugno 2008. Il CESE ritiene che il nuovo programma di azione sociale debba essere utile per affrontare la difficile situazione economica e sociale, e ha proposto che esso tenga conto delle politiche di integrazione, della parità di trattamento e dello sviluppo del metodo aperto di coordinamento, e che preveda un aumento delle risorse destinate al Fondo per l'integrazione.

    4.9 Il 6 maggio 2009, il Parlamento ha approvato una risoluzione31 sull'agenda sociale in cui afferma che la politica di immigrazione deve fondarsi sui diritti umani, contribuire a rafforzare la legislazione antidiscriminazione e promuovere una strategia per l'integrazione e le pari opportunità.

    4.10 Le persone che si trovano in situazione amministrativa irregolare ("migranti irregolari") sono

    molto vulnerabili e possono diventare vittime dello sfruttamento, della povertà e delle forme più estreme di esclusione sociale. Pertanto, come proposto dal CESE, la situazione amministrativa di queste persone può essere regolarizzata nel quadro del Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, tenendo conto della loro integrazione sociale e nel mercato del lavoro. D'altro canto, il CESE ritiene che le politiche sociali dell'UE non debbano escludere i migranti irregolari dagli obiettivi e dai programmi di inclusione sociale e dell'FSE.

    4.11 Nei prossimi anni cresceranno sia la mobilità interna dei cittadini europei che l'immigrazione

    verso l'Europa di numerosi cittadini di paesi terzi. Questi fenomeni porteranno a un aumento della diversità di origine nazionale, etnica, religiosa e culturale dell'Unione europea.

    4.12 Tuttavia l'agenda sociale rinnovata tiene conto solo in maniera limitata di elementi quali le

    diversità tra le società europee, l'integrazione degli immigrati e delle minoranze, la parità di trattamento e la lotta contro la discriminazione. Il CESE ritiene che nella revisione dell'agenda sociale a partire dal 2010 si dovrà tenere conto in misura maggiore degli effetti sociali dell'immigrazione, tanto per gli immigrati quanto per le società di accoglienza.

    4.13 Andrebbero conseguentemente rafforzati i legami tra l'agenda sociale e l'integrazione. Per

    tale motivo il CESE propone, con l'obiettivo di promuovere l'integrazione, che questa venga sistematicamente incorporata (mainstreaming) nei diversi strumenti politici, legislativi e finanziari dell'UE.

    30

    GU C 27 del 3.2.2009, pag. 99.

    31 2008/2330(INI).

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    5. Alcuni ambiti politici

    5.1 Infanzia e gioventù 5.1.1 Le politiche per la gioventù dovrebbero tenere conto delle necessità e delle circostanze dei

    giovani immigrati nel loro processo di transizione alla vita adulta e di integrazione sociale. 5.1.2 Molti giovani, figli e figlie di immigrati, raggiungono il successo professionale e diventano

    cittadini molto attivi in seno alle loro comunità. Sono però numerosi i giovani, anche di seconda e terza generazione, che si trovano in situazioni di forte vulnerabilità o di esclusione sociale, presentano indici di dispersione scolastica elevati e sono quindi esposti maggiormente al rischio disoccupazione.

    5.1.3 È fondamentale l'appoggio alle famiglie; come proposto dal Comitato32, la politica familiare dell'UE deve essere più attiva.

    5.1.4 Il metodo aperto di coordinamento in materia di gioventù deve comprendere indicatori

    riguardanti la prospettiva della diversità, dell'immigrazione e della non discriminazione. 5.1.5 Per superare gli ostacoli specifici cui si trovano di fronte i giovani immigrati e promuovere lo

    scambio di esperienze, si dovrebbero cogliere le opportunità offerte dai programmi europei che promuovono l'apprendimento permanente, la mobilità, l'imprenditorialità e la cittadinanza a beneficio dei giovani.

    5.2 Istruzione e formazione 5.2.1 Le politiche di integrazione degli Stati membri comprendono l'istruzione e la formazione

    come elementi fondamentali del processo. Tuttavia, i bambini e i giovani immigrati, così come quelli appartenenti alle minoranze, devono affrontare sfide e ostacoli specifici ai quali va dedicata un'attenzione particolare.

    5.2.2 In molti casi gli istituti scolastici incontrano problemi e sfide che non sono in grado di

    affrontare adeguatamente. È necessario incrementare le risorse delle scuole, rafforzare il loro spirito di apertura e sostenere gli insegnanti nella formazione interculturale e nella gestione della diversità.

    5.2.3 Sarà opportuno individuare indicatori della qualità dell'istruzione sufficientemente flessibili

    per adeguarsi alle necessità degli allievi, la cui diversità è in costante aumento.

    32

    GU C 161 del 13.7.2007, pag. 66 e GU C 120 del 16.5.2008, pag. 66.

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    5.2.4 Il quadro offerto dal metodo aperto di coordinamento nel settore dell'istruzione dovrà servire a individuare buone pratiche in materia di lotta alla dispersione scolastica dei giovani provenienti da un contesto di immigrazione.

    5.2.5 A tal fine sarà necessario definire indicatori quali: la situazione socioeconomica; il

    completamento degli studi (assolvimento dell'obbligo scolastico) da parte dei giovani; la diversità del corpo docente; le competenze interculturali del personale docente; la capacità del sistema scolastico di promuovere la mobilità sociale; la concentrazione di alunni di origine immigrata; la promozione del multilinguismo nel sistema scolastico; l'apertura dei sistemi di istruzione a tutti i bambini e i giovani, ecc.

    5.2.6 Nel suo parere sul tema Migrazione e mobilità: le sfide e le opportunità per i sistemi

    d'istruzione europei33, il CESE sottolinea le ripercussioni che ha sull'istruzione degli adulti la situazione di svantaggio in cui si trovano le persone che provengono da un contesto migratorio: queste persone prendono parte in misura minore alle azioni di formazione continua e i corsi che vengono loro proposti si limitano all'acquisizione di competenze linguistiche. Per migliorare l'integrazione, si dovrà allargare l'offerta di formazione continua a tutta la popolazione, insistendo sulla parità di accesso per le persone provenienti da un contesto migratorio.

    5.2.7 Nei programmi di istruzione e formazione in Europa devono essere inclusi programmi che

    trasmettano gli usi, la storia, i valori e i principi delle democrazie europee, così come la conoscenza della cultura e dei valori delle società di origine della popolazione immigrata (quando i numeri lo consentano).

    5.3 Occupazione

    5.3.1 Su richiesta della presidenza spagnola, il CESE sta elaborando un parere esplorativo34 sul tema Integrazione dei lavoratori immigrati che contiene altre proposte riguardanti l'agenda sociale europea.

    5.3.2 L'accesso al mercato del lavoro è un elemento chiave, e rappresenta una parte fondamentale

    del processo di integrazione. Il lavoro in condizioni dignitose è infatti la chiave dell'autosufficienza economica degli immigrati e facilita le relazioni sociali e la conoscenza reciproca tra questi ultimi e la società di accoglienza.

    5.3.3 In molte occasioni, tuttavia, i lavoratori immigrati si trovano in situazione svantaggiata e

    subiscono discriminazioni dirette o indirette. Incontrano inoltre difficoltà giuridiche per il riconoscimento dei loro titoli di studio, mentre alcune legislazioni in materia di immigrazione limitano le possibilità di promozione professionale o di cambiamento di attività.

    33

    GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 85.

    34 Parere esplorativo del CESE sul tema Integrazione dei lavoratori immigrati (SOC/364).

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    5.3.4 Di conseguenza, i lavoratori e le lavoratrici immigrati hanno spesso impieghi di scarsa

    qualità, con stipendi più bassi e condizioni precarie. Questa situazione difficile riguarda in special modo le donne.

    5.3.5 Coloro che sono sprovvisti di documenti e si trovano in situazione irregolare si trovano nelle

    condizioni più precarie: svolgono la loro attività di lavoro nell'economia informale e a volte sono vittime dello sfruttamento.

    5.3.6 La nuova generazione di politiche dell'occupazione, così come le azioni del Fondo sociale

    europeo e del programma Progress, dovrebbero prevedere criteri e indicatori specifici per migliorare l'accesso degli immigrati all'offerta di itinerari integrati di inserimento sociale e lavorativo anche per i lavoratori autonomi. Questi itinerari potrebbero comprendere, accanto alla formazione linguistica e culturale, misure per il rafforzamento della formazione degli immigrati in materia di nuove tecnologie e di prevenzione degli incidenti sul lavoro.

    5.3.7 Il CESE ritiene che alla legislazione e alle politiche pubbliche vada affiancata la

    collaborazione delle parti sociali, perché l'integrazione in ambito lavorativo è anche una questione di atteggiamento sociale e di impegno dei sindacati e delle imprese.

    5.3.8 I lavoratori immigrati sono più disponibili alla mobilità , ma in questo sono ostacolati e

    limitati da alcune legislazioni nazionali. La direttiva sullo status di residente di lungo

    periodo35 (mal recepita in alcune normative nazionali) può avere effetti positivi per la mobilità. La rete EURES può essere utilizzata più efficacemente per favorire la mobilità dei lavoratori immigrati all'interno dell'UE.

    5.4 L'imprenditorialità degli immigrati 5.4.1 Molte persone sviluppano il loro progetto migratorio attraverso il lavoro autonomo o la

    creazione di imprese. Sono sempre più numerose le imprese i cui promotori provengono da un contesto d'immigrazione.

    5.4.2 Il CESE ritiene che l'imprenditorialità degli immigrati debba essere appoggiata dall'UE, e a

    questo fine gli strumenti dell'FSE volti alla promozione dell'imprenditorialità devono tenere conto della popolazione proveniente da un contesto d'immigrazione.

    5.4.3 Anche le organizzazioni degli imprenditori e le camere di commercio dovranno aprire le

    porte agli imprenditori immigrati e promuovere attivamente il loro accesso alle strutture direttive.

    35

    Direttiva 2003/109/CE.

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    .../...

    5.4.4 Inoltre, molte iniziative imprenditoriali degli immigrati si sviluppano nell'ambito dell'economia sociale e quindi, secondo il CESE, devono essere appoggiate attraverso gli strumenti dell'FSE e quelli a disposizione delle autorità nazionali.

    5.5 Protezione sociale 5.5.1 In Europa esistono sistemi pensionistici nazionali diversi. È necessario garantire che i

    lavoratori immigrati contribuiscano ai sistemi pensionistici e godano delle prestazioni corrispondenti senza discriminazioni.

    5.5.2 Al fine di migliorare la mobilità, va garantita inoltre la trasferibilità dei diritti a pensione, che

    devono essere rispettati anche nelle procedure di rientro. 5.5.3 Il metodo aperto di coordinamento dovrà integrare indicatori atti a valutare se i lavoratori

    immigrati partecipano ai sistemi pensionistici senza esclusioni o discriminazioni.

    5.6 Alloggi 5.6.1 In conseguenza della crisi economica, in molte città cresce il numero di persone prive di un

    alloggio, gran parte delle quali provengono da contesti migratori.