IMMACOLATA StileLibero 12/2010

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Forse Nietzsche non aveva capito nien- te quando descriveva la morte di Dio, e di tutti i valori, e di ogni sacralità, come un orizzonte cupo, triste, depri- mente. Sì, è vero, mancano i punti di riferimento. Mancano quelle cose che ti orientano. La sacra famiglia è morta. Tutto è un casino. E vabbè, che fac- ciamo? Ci depriamo? Predichiamo l'en- nesima trafila di valori? No! Dobbiamo reagire, con tante pernacchie, agli in- dignati imbonitori dei "valori". Sono dei ciarlatani, che blaterano parole prive di esperienza, carne, vita. Così, tanto per reggere il palco, la messinscena; tanto per articolare un alfabeto privo di voce, afono. Un alfabeto vecchio. Vecchio! In questo numero di SL la cara sacra vecchia famiglia viene travolta dal familismo amorale, dal sesso clande- stino, dalla crisi dei sessi, dalla crisi del maschio (ah, la crisi del maschio! Dedicheremo un numero alla crisi del maschio! Donne di tutto il mondo uni- tevi!), dalle pulsioni narcisistiche, dai centri commerciali, dall'aumento delle bollette, dal precariato, dal nostalgi- smo, dagli intrecci della postmodernità multietnica, dalla creazione di nuove famiglie che poi - sorprendentemente - appaiono più calde e accoglienti della gelida "famiglia tradizionale". Ma questa è la vita, questo è il nostro tempo, questa è la "famiglia" nel tem- po sfarinato e corroso, e quindi non si tratta di dire che questa famiglia è sbagliata. Balle. Si tratta, piuttosto, di raccontarla. Di darci un senso. Di tro- vare il filo che renda "coerente" questo mosaico, perchè una coerenza esiste, la sentiamo, la percepiamo. Dobbiamo darle forma. Espressione. Linguaggio. Diceva Fuller: "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà ob- soleta". Scriviamo allora li linguaggio di una nuova famiglia dentro il nuo- vo mondo, dentro quella cosa che noi chiamiamo "mondodue", costruiamo tutto questo con la leggerezza propria dell'atto creativo. Stracciamo il vecchio con la fantasia. Archiviamo, una buona volta, per sempre, la sacra famiglia. Ed inauguriamo gioiosi il tempo della sagra famiglia. Ecco, è il "Natale" della sagra famiglia. Può essere una famiglia più interessante, se solo prenderemo con- fidenza con lei, col suo essere strana, diversa, faticosa, brillante, colorata. In fondo, la famiglia di oggi si mostra per quello che forse è sempre stata: spesso omicida, spesso suicida, spesso violen- ta, normalmente delirante. Prendiamo questo dono. La famiglia di questo tem- po si offre a noi finalmente nuda. Scal- diamola coi nostri corpi, con la nostra vita. Godiamocela. Non è rassicurante. Ma è vera. Sebastiano Rizzardi

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Forse Nietzsche non aveva capito nien-te quando descriveva la morte di Dio, e di tutti i valori, e di ogni sacralità, come un orizzonte cupo, triste, depri-mente. Sì, è vero, mancano i punti di riferimento. Mancano quelle cose che ti orientano. La sacra famiglia è morta. Tutto è un casino. E vabbè, che fac-ciamo? Ci depriamo? Predichiamo l'en-nesima trafila di valori? No! Dobbiamo reagire, con tante pernacchie, agli in-dignati imbonitori dei "valori". Sono dei ciarlatani, che blaterano parole prive di esperienza, carne, vita. Così, tanto per reggere il palco, la messinscena; tanto per articolare un alfabeto privo di voce, afono. Un alfabeto vecchio. Vecchio!In questo numero di SL la cara sacra vecchia famiglia viene travolta dal familismo amorale, dal sesso clande-stino, dalla crisi dei sessi, dalla crisi del maschio (ah, la crisi del maschio! Dedicheremo un numero alla crisi del maschio! Donne di tutto il mondo uni-tevi!), dalle pulsioni narcisistiche, dai centri commerciali, dall'aumento delle bollette, dal precariato, dal nostalgi-smo, dagli intrecci della postmodernità multietnica, dalla creazione di nuove famiglie che poi - sorprendentemente - appaiono più calde e accoglienti della gelida "famiglia tradizionale". Ma questa è la vita, questo è il nostro tempo, questa è la "famiglia" nel tem-po sfarinato e corroso, e quindi non si tratta di dire che questa famiglia è sbagliata. Balle. Si tratta, piuttosto, di raccontarla. Di darci un senso. Di tro-vare il filo che renda "coerente" questo mosaico, perchè una coerenza esiste, la sentiamo, la percepiamo. Dobbiamo darle forma. Espressione. Linguaggio. Diceva Fuller: "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà ob-soleta". Scriviamo allora li linguaggio di una nuova famiglia dentro il nuo-vo mondo, dentro quella cosa che noi chiamiamo "mondodue", costruiamo tutto questo con la leggerezza propria dell'atto creativo. Stracciamo il vecchio con la fantasia. Archiviamo, una buona volta, per sempre, la sacra famiglia. Ed inauguriamo gioiosi il tempo della sagra famiglia. Ecco, è il "Natale" della sagra famiglia. Può essere una famiglia più interessante, se solo prenderemo con-fidenza con lei, col suo essere strana, diversa, faticosa, brillante, colorata. In fondo, la famiglia di oggi si mostra per quello che forse è sempre stata: spesso omicida, spesso suicida, spesso violen-ta, normalmente delirante. Prendiamo questo dono. La famiglia di questo tem-po si offre a noi finalmente nuda. Scal-diamola coi nostri corpi, con la nostra vita. Godiamocela. Non è rassicurante. Ma è vera.

Sebastiano Rizzardi

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