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15 ESTERI il Giornale Martedì 16 dicembre 2008 Gian Micalessin Le avesse tirate a Saddam sa- rebbe già nel mondo dei più, ma le ha lanciate a George W. Bush e dunque non solo è vivo, ma è pu- re un eroe. Anzi di più, è il Saladi- no redivivo, il simbolo della nuo- va guerra delle scarpe all’odiato liberatore americano. Da ieri vol- to e nome del giornalista sciita Muntazer al Zaidi campeggiano sui quotidiani del mondo arabo, le televisioni fanno a gara nel ri- trasmettere la doppietta di cuoio scagliata in faccia al presidente americano, le radio ritrasmetto- no l’ululato di rabbia a lungo co- vato «Eccoti il bacio d’addio ca- ne». Certo il cane Bush, come lo chiama lui, era ben sveglio, ha schivato il mocassino numero uno, ha ignorato quello volatogli sopra la testa, ha chiuso il fuori programma spiegando di aver vi- sto solo “un bel paio di 44”, di non sentirsi minacciato e di non aver capito una parola di quel che urlava l’infuriato Muntazer. Poi è volato a Kabul, ha incontrato il presidente Hamid Karzai ha am- messo le difficoltà di una guerra ancora lunga e difficile, ma ha an- che ricordato che in Afghanistan, come in Irak, la gente è molto più libera di quanto non lo fosse ai tempi dei talebani o di Saddam Hussein. Verità lontane. A Ba- gdad George W. Bush non se lo fila più nessuno. In Arabia Saudi- ta qualcuno già celebra la giorna- ta internazionale della scarpa in faccia. E a Bagdad il giornalista Muntazer al Zaidi viene salutato come l’ultimo, autentico liberato- re. In Libia la figlia di Gheddafi gli ha promesso un premio, i giorna- listi tunisini hanno chiesto la sua immediata liberazione. Un anno fa venne rapito, massa- crato di botte e rilasciato dalle mi- lizie sciite, ma di lui non parlò nes- suno. Oggi è l’uomo del giorno. Magari rischia veramente sette anni di galera, ma a giudicare dal numero di sostenitori catapultati- si in piazza per pretenderne l’im- mediata liberazione non resterà in gattabuia troppo a lungo. «Se il giudice non infierisce e lo incrimi- na per una semplice aggressione se la cava con due anni e magari anche solo con una multa», am- mette il penalista iracheno Tariq Harb. Su un veloce rilascio, nono- stante il governo del premier Nou- ri al Maliki punti all’incriminazio- ne per vandalismo, scommette anche il fratello Udai al Zaidi: «Il gesto di Muntazer riempie gli ira- cheni d’orgoglio, tutti vorrebbe- ro esser al suo posto, lui quando si rivolge agli orfani ricorda sem- pre le colpe di Bush e tutti qui so- no pronti a difenderlo». A rigor di codice i sette anni di galera previsti per chi premedita un’aggressione potrebbero star- ci tutti. Colleghi e conoscenti di Muntazer ammettono che il gior- nalista, famoso per il vezzo di ri- cordare ad ogni piè sospinto i morti provocati dall’invasione, meditava gesti e proteste sensa- zionali. Di certo c’è riuscito. Con quell’uno-due di mocassini, con quel gesto considerato dalla cul- tura araba come il peggior insul- to all’avversario, Muntazer s’è conquistato un posto nella storia e nel cuore di tanti arabi. Il primo acapirloèKalilalDulaymi,illega- le famoso per aver difeso Sad- dam e solertissimo nel prometter- gli assistenza e patrocinio gratui- ti. «Io e oltre 200 avvocati irache- ni e stranieri siamo pronti a difen- dere gratuitamente il nostro eroe Muntazer al-Zaidi, la nostra linea difensiva si basa sul principio che gli Stati Uniti occupano l’Irak e quindi – discetta il legale - ogni forma di resistenza è legittima, compreso il lancio delle scarpe». Mentre il legale lo spiega qualcu- nogiàlopratica.ASadrCity-cuo- re della comunità sciita di Ba- gdad - migliaia di fedeli del lea- der estremista Muqtada al Sadr bruciano le bandiere americane, pretendono la liberazione del- l’eroe al Zaidi e si sgolano eccitati al ritmo del nuovo slogan di rivol- ta: «Bush, Bush ascolta bene due scarpe in testa ti son volate». Sui marciapiedi della città san- ta sciita di Najaf la gente fa la fila per bersagliare con sandali e mo- cassini bucati i blindati america- ni. A dar retta ad Al Bagdadia, l’emittente per cui lavora Munta- zar, il gesto del giornalista e dei suoi emuli esprime la voglia di de- mocrazia e libertà promesse agli iracheni e non meritano né con- danne, né sanzioni. «Il gesto del nostro Muntazar sarà la prova del nove, la sua detenzione o la sua ingiustificata detenzione - spiega il portavoce dell’emittente Abdul Hamid al Salae - ci faranno capire l’attitudine del governo e dei suoi alleati americani». Contro la visita a sorpresa del presidente americano uscen- te George W. Bush, centinaia di dimostranti sono scesi in piazza ieri a Sadr City, cuore della comunità sciita di Ba- gdad, utilizzando le scarpe (lanciate ieri da un giornalista iracheno contro Bush in conferenza stampa) come simbolo della loro rabbia per l’invadenza delle truppe e della politi- ca Usa. Lo slogan: «Go out Usa», «Stati Uniti andate via» IL GESTO ECLATANTE Il giornalista iracheno della tv Al Bagdadia, Muntazer al Zaidi (28 anni) mentre lancia le scarpe contro Bush in conferenza stampa a Bagdad LA RABBIA DI SADR CITY IL MONDO ARABO FESTEGGIA IL «RIBELLE» La celebrità a suon di scarpe: il reporter anti-Bush è già eroe Iracheni in piazza contro gli Usa ispirati dal giornalista che ha contestato il presidente. E che ora rischia 7 anni LA STORIA Era stato rapito dagli sciiti un anno fa. Ma era ossessionato dalle vittime della guerra FIERO Il nipotino di sei anni del giornalista iracheno mostra orgoglioso la foto dello zio TRADIZIONE Obama in treno alla Casa Bianca Il presidente eletto Usa, Barack Obama, riprende una vecchia tra- dizione e decide di arrivare in tre- no a Washington per la cerimo- nia d’insediamento del prossimo 20 gennaio. Lo ha annunciato ieri il comitato che organizza l’inau- gurazione, specificando che Oba- ma, accompagnato dalla moglie Michelle e dalle figlie Malia e Sasha, partirà sabato 17 genna- io da Filadelfia, per poi fare due tappe prima di arrivare in serata nella capitale Usa. A Wilimin- gton, il treno del presidente si fer- merà per far salire il vice presi- dente Joe Biden e famiglia. A Fila- delfia e Baltimora si svolgeran- no cerimonie per permettere al maggior numero di americani di partecipare allo storico momen- to dell’insediamento del primo presidente afroamericano. LA CORSA IN SUO AIUTO Lo difenderà a titolo gratuito lo stesso avvocato di Saddam Fausto Biloslavo Un consulente assoldato da Scotland Yard, contro la penetrazio- nediAlQaidanelRegnoUnito,èricer- cato per terrorismo dal suo paese di origine, la Tunisia. Una storia imba- razzante per la leggendaria polizia in- glese rivelata ieri sulle colonne del Ti- mes di Londra. Mohamed Ali Harrath vive in Inghilterra da tempo ed è stato nominato consulente della Muslim contact unit di Londra. L’unità della polizia metropolitana lo interpella «re- golarmente sul metodo migliore per contrastare il terrorismo e combattere l’estremismo» ha spiegato al Times lo stesso Harrath. Peccato che il consulente di Scotland Yard sia ricercato dal- l’Interpol con il livello più alto di aller- ta, quello «rosso». Dal 1992 viene con- siderato un sospetto terrorista e do- vrebbe venire arrestato ed estradato. Tutto nasce dal Fronte islamico tunisi- no sospettato di essere il braccio arma- to di En Nadha, un movimento messo fuori legge. Il leader è Rashid al-Ghan- nushi, rifugiato a Londra e condanna- to all’ergastolo a Tunisi. Il consulente ammette di essere uno dei fondatori del Fronte islamico, ma giura che si tratta solo di un movimento non vio- lento «che dall’86 si oppone al partito unico al potere in Tunisia». In patria Harrath è stato condanna- to in contumacia ad un totale di 56 an- ni di carcere per vari reati legati al ter- rorismo. Secondo l’accusa il Fronte «voleva instaurare uno stato islamico con l’arma della violenza rivoluziona- ria». E fatto ancora più grave Harrath ed i suoi avrebbero cercato l’appog- gio di Osama Bin Laden. Il ricercato giura di «non essere un terrorista». Poi, però, aggiunge che «rivoluzione non è (necessariamente) una brutta parola». Harrath è pure il responsabile di un canale televisivo islamico, che punta a presentare il volto umano del mon- do musulmano. Londra si è sempre ri- fiutata di concedere l’estradizione del ricercato alla Tunisia. Il Times ha però scoperto che nel 2003 un testimone dell’MI5, il servizio di controspionag- gio inglese, accusava il Fronte islami- co tunisino di attività terroristiche in Francia. Harrath ha ancora una volta respinto le accuse: «Non c’è nulla di criminale nel tentare di fondare uno statoislamico».L’intelligence america- naèinvececonvintacheilFrontetuni- sino sia stato in combutta con i terrori- sti algerini legati ad Al Qaida dividen- do campi i addestramento e cellule in Europa. Harrath, per ora, continua a fare il consulente di Scotland Yard. Anche se nel governo inglese cresce l’imbarazzo. Il commento Che riflessi, George W. SCOTLAND YARD NEI GUAI Londra, il consulente per il terrorismo era di Al Qaida Bufera sulla polizia: aveva assunto un tunisino ricercato dall’Interpol che deve scontare 56 anni di carcere di Federico Novella La moviola dei miei stivali parla chiaro: Ge- orge Dabliu ha un futu- ro da boxeur. Sa schiva- re mocassini come Ty- son schiva cazzotti. Ma a partequesto,diciamoce- lo: la storia del giornali- sta iracheno che lo pren- de a ciabattate ce la fa- remmo volentieri passa- re sotto le scarpe. Pecca- to che in Irak la protesta sta, come si dice, pren- dendo piede. A Bagdad scendono in piazza scar- pa in resta, gli Ulema di- cono che «è un evento storico», a difendere il fromboliere del planta- re c'è pure l'avvocato di Saddam, e la figlia di Gheddafi vuole decorar- lo con una medaglia: campione olimpico di ti- ro al presidente. Quel che sconvolge, poi, è la pena prevista: il cecchino della suola ri- schiafinoa15annidiga- lera:ehafattopurecilec- ca, pensa il casino se il bersaglio l'avesse cen- trato. Ora, va bene che il tizio portava una sleppa taglia 44: ma è pur sem- pre una scarpa, mica una granata. Che poi, ra- gioniamo, se davvero avesse cercato la strage, sarebbe andato sul pe- sante: che so, un sabot di legno massello, uno zoccolo di sequoia sve- dese da sei chili e due, di quelli che se galoppi in mansarda lo sentono pu- re al piano terra. Eppure gli inquirenti non scherzano: «L'atten- tatore stava preparando il blitz da mesi». Capito? Mesi, per progettare la gittata d'una ciabatta. Come i martiri della Jihad che ambiscono al- la valle dell'Eden, o in questo caso, alla Valle- verde. Che faccio, gli ti- ro una lumberjack sca- mosciata o vado sulla scarpa ortopedica col tacco rinforzato? Gliela tiro a spiovere, alla Del Piero, o dall'alto verso il basso tipo pallanuoti- sta? Io ci scommetto: in questo momento ci sa- ranno fior di 007 con la molletta al naso che van giù di luminol sulla solet- ta incriminata. Sai com'è,civuolpocoatra- sformare una pantofola in arma di distruzione di massa: basta soprasse- deresull'igiene per quel- le due tre settimane. Poi, una volta che la fet- ta ha preso l'effluvio di camembert de Norman- die, vedi te che bomba chimica: puoi avere pu- re addosso geox la scar- pa che respira, ma la diossina a confronto di- venta zucchero a velo. L'importante, adesso, è evitare l'effetto emula- zione. Già mi vedo i fil- minisuYouTubedigen- te che si esercita al poli- gono con la scarpiera a tracolla. A ogni politico il giusto calibro: per il deputato va bene la bal- lerina, per il sottosegre- tario ci vuole l'infradito, per un ministro gli anfi- bi modello carro arma- to, e per le alte cariche occorre lo stivale da cowboyconpiumedial- paca e sperone in accia- io inox. Affilate le suole, è aperta la caccia.

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  • 15 ESTERIil GiornaleMartedì 16 dicembre 2008

    Gian Micalessin

    Le avesse tirate a Saddam sa-rebbe già nel mondo dei più, male ha lanciate a George W. Bush edunque non solo è vivo, ma è pu-re un eroe. Anzi di più, è il Saladi-no redivivo, il simbolo della nuo-va guerra delle scarpe all’odiatoliberatore americano. Da ieri vol-to e nome del giornalista sciitaMuntazer al Zaidi campeggianosui quotidiani del mondo arabo,le televisioni fanno a gara nel ri-trasmettere la doppietta di cuoioscagliata in faccia al presidente

    americano, le radio ritrasmetto-no l’ululato di rabbia a lungo co-vato «Eccoti il bacio d’addio ca-ne».

    Certo il cane Bush, come lochiama lui, era ben sveglio, haschivato il mocassino numerouno, ha ignorato quello volatoglisopra la testa, ha chiuso il fuori

    programmaspiegandodi aver vi-sto solo “un bel paio di 44”, dinon sentirsi minacciato e di nonavercapitounaparoladiquelcheurlava l’infuriato Muntazer. Poi èvolato a Kabul, ha incontrato ilpresidente Hamid Karzai ha am-messo le difficoltà di una guerraancora lungaedifficile,mahaan-che ricordato che inAfghanistan,come in Irak, la gente èmoltopiùlibera di quanto non lo fosse aitempi dei talebani o di SaddamHussein. Verità lontane. A Ba-gdad George W. Bush non se lofila più nessuno. In Arabia Saudi-ta qualcunogià celebra la giorna-ta internazionale della scarpa infaccia. E a Bagdad il giornalistaMuntazer al Zaidi viene salutatocomel’ultimo,autentico liberato-re. InLibia la figliadiGheddafiglihapromessounpremio, i giorna-listi tunisini hanno chiesto la suaimmediata liberazione.

    Unannofavennerapito,massa-cratodibotteerilasciatodallemi-liziesciite,madi luinonparlònes-suno. Oggi è l’uomo del giorno.Magari rischia veramente setteanni di galera, ma a giudicare dalnumerodisostenitori catapultati-si in piazza per pretenderne l’im-

    mediata liberazione non resteràin gattabuia troppo a lungo. «Se ilgiudicenoninfierisceelo incrimi-na per una semplice aggressionese la cava con due anni e magarianche solo con una multa», am-mette il penalista iracheno TariqHarb.Suunvelocerilascio,nono-stanteilgovernodelpremierNou-ri alMalikipuntiall’incriminazio-ne per vandalismo, scommetteanche il fratello Udai al Zaidi: «Ilgesto di Muntazer riempie gli ira-cheni d’orgoglio, tutti vorrebbe-ro esser al suo posto, lui quandosi rivolge agli orfani ricorda sem-pre le colpe di Bush e tutti qui so-no pronti a difenderlo».

    A rigor di codice i sette anni digalera previsti per chi premeditaun’aggressione potrebbero star-ci tutti. Colleghi e conoscenti diMuntazer ammettono che il gior-nalista, famoso per il vezzo di ri-cordare ad ogni piè sospinto imorti provocati dall’invasione,meditava gesti e proteste sensa-zionali. Di certo c’è riuscito. Conquell’uno-due di mocassini, conquel gesto considerato dalla cul-tura araba come il peggior insul-to all’avversario, Muntazer s’èconquistato un posto nella storia

    e nel cuore di tanti arabi. Il primoacapirloèKalilalDulaymi, il lega-le famoso per aver difeso Sad-damesolertissimonelprometter-gli assistenza e patrocinio gratui-ti. «Io e oltre 200 avvocati irache-nie stranieri siamoprontiadifen-dere gratuitamente il nostro eroeMuntazer al-Zaidi, la nostra lineadifensivasibasasulprincipiochegli Stati Uniti occupano l’Irak equindi – discetta il legale - ogniforma di resistenza è legittima,compreso il lancio delle scarpe».Mentre il legale lo spiega qualcu-nogià lopratica.ASadrCity -cuo-

    re della comunità sciita di Ba-gdad - migliaia di fedeli del lea-der estremista Muqtada al Sadrbruciano le bandiere americane,pretendono la liberazione del-l’eroeal Zaidi e si sgolanoeccitatial ritmodelnuovoslogandi rivol-ta: «Bush, Bush ascolta bene duescarpe in testa ti son volate».

    Sui marciapiedi della città san-ta sciita di Najaf la gente fa la filaper bersagliare con sandali e mo-cassini bucati i blindati america-ni. A dar retta ad Al Bagdadia,l’emittente per cui lavora Munta-zar, il gesto del giornalista e deisuoiemuliesprimelavogliadide-mocrazia e libertà promesse agliiracheni e non meritano né con-danne, né sanzioni. «Il gesto delnostroMuntazar sarà laprovadelnove, la sua detenzione o la suaingiustificatadetenzione - spiegail portavoce dell’emittente AbdulHamid al Salae - ci farannocapirel’attitudinedelgovernoedei suoialleati americani».

    Contro la visita a sorpresa del presidente americano uscen-te George W. Bush, centinaia di dimostranti sono scesi inpiazza ieri a Sadr City, cuore della comunità sciita di Ba-gdad, utilizzando le scarpe (lanciate ieri da un giornalistairacheno contro Bush in conferenza stampa) come simbolodella loro rabbia per l’invadenza delle truppe e della politi-ca Usa. Lo slogan: «Go out Usa», «Stati Uniti andate via»

    IL GESTO ECLATANTE Il giornalista iracheno della tv Al Bagdadia, Muntazer al Zaidi (28 anni) mentre lancia le scarpe contro Bush in conferenza stampa a Bagdad

    LA RABBIA DI SADR CITY

    IL MONDO ARABO FESTEGGIA IL «RIBELLE»

    La celebrità a suon di scarpe:il reporter anti-Bush è già eroeIracheni in piazza contro gli Usa ispirati dal giornalistache ha contestato il presidente. E che ora rischia 7 anni

    LA STORIA Era stato

    rapito dagli sciiti un anno

    fa. Ma era ossessionato

    dalle vittime della guerra

    FIERO

    Il nipotino di seianni delgiornalistairacheno mostraorgoglioso lafoto dello zio

    TRADIZIONE

    Obama in trenoalla Casa BiancaIl presidente eletto Usa, BarackObama, riprende una vecchia tra-dizione e decide di arrivare in tre-no a Washington per la cerimo-nia d’insediamento del prossimo20 gennaio. Lo ha annunciato ieriil comitato che organizza l’inau-gurazione, specificando che Oba-ma, accompagnato dalla moglieMichelle e dalle figlie Malia eSasha, partirà sabato 17 genna-io da Filadelfia, per poi fare duetappe prima di arrivare in seratanella capitale Usa. A Wilimin-gton, il treno del presidente si fer-merà per far salire il vice presi-dente Joe Biden e famiglia. A Fila-delfia e Baltimora si svolgeran-no cerimonie per permettere almaggior numero di americani dipartecipare allo storico momen-to dell’insediamento del primopresidente afroamericano.

    LA CORSA IN SUO AIUTO

    Lo difenderà a titolo

    gratuito lo stesso

    avvocato di Saddam

    Fausto Biloslavo

    Un consulente assoldato daScotland Yard, contro la penetrazio-nediAlQaidanelRegnoUnito,èricer-cato per terrorismo dal suo paese diorigine, la Tunisia. Una storia imba-razzanteper la leggendariapolizia in-glese rivelata ieri sulle colonnedel Ti-mes di Londra. Mohamed Ali Harrathvive in Inghilterra da tempoedè statonominato consulente della Muslimcontact unit di Londra. L’unità della

    poliziametropolitanalointerpella «re-golarmente sul metodo migliore percontrastare il terrorismoecombatterel’estremismo» ha spiegato al Times lostesso Harrath.

    Peccato che il consulente diScotland Yard sia ricercato dal-l’Interpolcon il livellopiùaltodialler-ta, quello «rosso». Dal 1992 viene con-siderato un sospetto terrorista e do-vrebbe venire arrestato ed estradato.TuttonascedalFronteislamico tunisi-nosospettatodiessereilbraccioarma-

    to di En Nadha, un movimento messofuori legge.Il leaderèRashidal-Ghan-nushi, rifugiato a Londra e condanna-to all’ergastolo a Tunisi. Il consulenteammette di essere uno dei fondatoridel Fronte islamico, ma giura che sitratta solo di un movimento non vio-lento «che dall’86 si oppone al partitounico al potere in Tunisia».

    In patria Harrath è stato condanna-to in contumacia adun totale di 56 an-ni di carcere per vari reati legati al ter-rorismo. Secondo l’accusa il Fronte

    «voleva instaurare uno stato islamicocon l’armadella violenza rivoluziona-ria». E fatto ancora più grave Harrathed i suoi avrebbero cercato l’appog-gio di Osama Bin Laden. Il ricercatogiura di «non essere un terrorista».Poi, però, aggiunge che «rivoluzionenon è (necessariamente) una bruttaparola».

    Harrath è pure il responsabile di uncanale televisivo islamico, che puntaa presentare il volto umano del mon-domusulmano. Londra si è sempre ri-

    fiutatadi concedere l’estradizionedelricercatoallaTunisia. IlTimeshaperòscoperto che nel 2003 un testimonedell’MI5, il servizio di controspionag-gio inglese, accusava il Fronte islami-co tunisino di attività terroristiche inFrancia. Harrath ha ancora una voltarespinto le accuse: «Non c’è nulla dicriminale nel tentare di fondare unostatoislamico».L’intelligenceamerica-naèinvececonvintacheilFronte tuni-sinosiastato incombuttaconi terrori-sti algerini legati ad Al Qaida dividen-do campi i addestramento e cellule inEuropa. Harrath, per ora, continua afare il consulente di Scotland Yard.Anche se nel governo inglese crescel’imbarazzo.

    Il commentoChe riflessi,George W.

    SCOTLAND YARD NEI GUAI

    Londra, il consulente per il terrorismo era di Al QaidaBufera sulla polizia: aveva assunto un tunisino ricercato dall’Interpol che deve scontare 56 anni di carcere

    di Federico Novella

    La moviola dei mieistivali parla chiaro: Ge-orge Dabliu ha un futu-ro da boxeur. Sa schiva-re mocassini come Ty-sonschivacazzotti.Maapartequesto,diciamoce-lo: la storia del giornali-sta irachenochelopren-de a ciabattate ce la fa-remmovolentieripassa-resotto lescarpe.Pecca-to che in Irak la protestasta, come si dice, pren-dendo piede. A Bagdadscendonoinpiazzascar-pa in resta, gli Ulema di-cono che «è un eventostorico», a difendere ilfromboliere del planta-re c'è pure l'avvocato diSaddam, e la figlia diGheddafivuoledecorar-lo con una medaglia:campioneolimpicodi ti-ro al presidente.

    Quel che sconvolge,poi, è la penaprevista: ilcecchino della suola ri-schiafinoa15annidiga-lera:ehafattopurecilec-ca, pensa il casino se ilbersaglio l'avesse cen-trato.Ora, vabene che iltizio portavauna sleppataglia 44: ma è pur sem-pre una scarpa, micaunagranata.Chepoi, ra-gioniamo, se davveroavesse cercato la strage,sarebbe andato sul pe-sante: che so, un sabotdi legno massello, unozoccolo di sequoia sve-desedasei chili edue,diquelli che se galoppi inmansardalosentonopu-re al piano terra.

    Eppure gli inquirentinonscherzano: «L'atten-tatore stava preparandoil blitz da mesi». Capito?Mesi, per progettare lagittata d'una ciabatta.Come i martiri dellaJihad che ambiscono al-la valle dell'Eden, o inquesto caso, alla Valle-verde. Che faccio, gli ti-ro una lumberjack sca-mosciata o vado sullascarpa ortopedica coltacco rinforzato? Glielatiro a spiovere, alla DelPiero, o dall'alto verso ilbasso tipo pallanuoti-sta?

    Io ci scommetto: inquesto momento ci sa-ranno fior di 007 con lamolletta al naso che vangiùdi luminolsullasolet-ta incriminata. Saicom'è,civuolpocoatra-sformare una pantofolainarmadidistruzionedimassa: basta soprasse-deresull'igieneperquel-le due tre settimane.Poi, una volta che la fet-ta ha preso l'effluvio dicamembert de Norman-die, vedi te che bombachimica: puoi avere pu-re addosso geox la scar-pa che respira, ma ladiossina a confronto di-venta zucchero a velo.

    L'importante, adesso,è evitare l'effetto emula-zione. Già mi vedo i fil-minisuYouTubedigen-te che si esercita al poli-gono con la scarpiera atracolla. A ogni politicoil giusto calibro: per ildeputato va bene la bal-lerina, per il sottosegre-tario ci vuole l'infradito,per un ministro gli anfi-bi modello carro arma-to, e per le alte caricheoccorre lo stivale dacowboyconpiumedial-paca e sperone in accia-io inox.Affilate le suole,è aperta la caccia.