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Il Vangelo di Tommaso Apostolo Un meraviglioso Vangelo conservato per 1900 anni sottoterra, scoperto e dissotterrato provvidenzialmente nel 1945. Nonostante riveli cose straordinarie sulle volontà di Gesù e sulle origini del cristianesimo, questo importantissimo documento rimane quasi sconosciuto alle masse che continuano ad ignorarne la grandezza, assecondando il desiderio delle religioni istituzionalizzate che ne disconoscono sfacciatamente l'autorevolezza. Dallo studio di questa eccezionale testimonianza, che a detta di molti studiosi riporta le originali parole di Cristo, probabilmente raccolte dallo stesso Apostolo mentre Gesù insegnava e successivamente ordinate in logia — a differenza invece degli altri Vangeli, scritti certamente più tardi e sulla base di trasmissioni orali alterate inevitabilmente dalla successione e dal tempo, artificiosamente fantasticati e purtroppo ricolmi di palesi contraddizioni — emerge un Gesù Cristo esoterico, più "umano", più ricco e diretto, prossimo alle filosofie orientali, marcatamente gnostico, e distante dall'archetipo colpa/peccato ormai sventuratamente penetrato nell'immaginario collettivo nostrano. Per quanto concerne la predatazione di "Tommaso" rispetto ai più conosciuti "canonici" giuoca un ruolo fondamentale, fra le altre cose, il fatto che questo Vangelo ha tutta l'aria di essere stato scritto senza inutili orpelli e senza essere a conoscenza dell'esito finale della vicenda, che a detta dei canonici si sarebbe conclusa tragicamente, ma di cui tuttavia non v'è alcuna prova certissima. L'utilizzo di Marco del Vangelo di Tommaso Studi comparati fra il Vangelo di Marco e quello dell'Apostolo Tommaso Diversi studi dimostrerebbero che il Vangelo di Tommaso (in cui le Chiese Istituzionalizzate vedono una grave minaccia per la sopravvivenza delle proprie strutture e di conseguenza si guardano bene dal riconoscere come Vangelo primario) sarebbe il documento della letteratura cristiana più antico, incorrotto ed affidabile. Secondo molti esperti lo stesso Vangelo di Marco, che la maggior parte dei cattolici moderni riconosce come più antico fra i Canonici, sarebbe stato costruito sulla base di quello di Tommaso. Il Vangelo di Tommaso, secondo molti studiosi, rappresenterebbe in qualche modo la famosa fonte Q (dal tedesco "Quelle", il proto-scritto cristiano originale su cui sarebbero basati tutti i testi successivi, letteratura canonica compresa) o comunque un testo indipendente in cui sono raccolte in ordine sparso le originali frasi pronunciate da Gesù. I 114 detti che compongono questo Vangelo si mostrano estremamente puri, incorrotti, non ancora contaminati da influenze mitologiche o da speculazioni finalizzate, né tantomeno elaborati per la produzione di fantasiose narrazioni. Il Vangelo di Tommaso — redatto probabilmente mentre Gesù era ancora fra la sua gente, dal momento che non se ne contempla ancora la morte, né il distacco dagli apostoli, né l'incarico di questi ultimi alla missione evangelizzatrice — si dimostra perciò essenziale per chiunque si appresti allo studio del cristianesimo autentico, quello primitivo e in quanto tale più prossimo agli effettivi proponimenti di Gesù. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dall'inglese curata da Aetos

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Il Vangelo di Tommaso ApostoloUn meraviglioso Vangelo conservato per 1900 anni sottoterra,scoperto e dissotterrato provvidenzialmente nel 1945.

Nonostante riveli cose straordinarie sulle volontà di Gesù e sulle origini del cristianesimo, questoimportantissimo documento rimane quasi sconosciuto alle masse che continuano ad ignorarne lagrandezza, assecondando il desiderio delle religioni istituzionalizzate che ne disconosconosfacciatamente l'autorevolezza.

Dallo studio di questa eccezionale testimonianza, che a detta di molti studiosi riporta le originaliparole di Cristo, probabilmente raccolte dallo stesso Apostolo mentre Gesù insegnava esuccessivamente ordinate in logia — a differenza invece degli altri Vangeli, scritti certamente piùtardi e sulla base di trasmissioni orali alterate inevitabilmente dalla successione e dal tempo,artificiosamente fantasticati e purtroppo ricolmi di palesi contraddizioni — emerge un Gesù Cristoesoterico, più "umano", più ricco e diretto, prossimo alle filosofie orientali, marcatamente gnostico,e distante dall'archetipo colpa/peccato ormai sventuratamente penetrato nell'immaginario collettivonostrano.

Per quanto concerne la predatazione di "Tommaso" rispetto ai più conosciuti "canonici" giuocaun ruolo fondamentale, fra le altre cose, il fatto che questo Vangelo ha tutta l'aria di essere statoscritto senza inutili orpelli e senza essere a conoscenza dell'esito finale della vicenda, che a detta deicanonici si sarebbe conclusa tragicamente, ma di cui tuttavia non v'è alcuna prova certissima.

L'utilizzo di Marco del Vangelo di TommasoStudi comparati fra il Vangelo di Marcoe quello dell'Apostolo Tommaso

Diversi studi dimostrerebbero che il Vangelo di Tommaso (in cui le Chiese Istituzionalizzatevedono una grave minaccia per la sopravvivenza delle proprie strutture e di conseguenza siguardano bene dal riconoscere come Vangelo primario) sarebbe il documento della letteraturacristiana più antico, incorrotto ed affidabile. Secondo molti esperti lo stesso Vangelo di Marco, chela maggior parte dei cattolici moderni riconosce come più antico fra i Canonici, sarebbe statocostruito sulla base di quello di Tommaso. Il Vangelo di Tommaso, secondo molti studiosi,rappresenterebbe in qualche modo la famosa fonte Q (dal tedesco "Quelle", il proto-scritto cristianooriginale su cui sarebbero basati tutti i testi successivi, letteratura canonica compresa) o comunqueun testo indipendente in cui sono raccolte in ordine sparso le originali frasi pronunciate da Gesù. I 114 detti che compongono questo Vangelo si mostrano estremamente puri, incorrotti, nonancora contaminati da influenze mitologiche o da speculazioni finalizzate, né tantomeno elaboratiper la produzione di fantasiose narrazioni. Il Vangelo di Tommaso — redatto probabilmente mentre Gesù era ancora fra la sua gente, dalmomento che non se ne contempla ancora la morte, né il distacco dagli apostoli, né l'incarico diquesti ultimi alla missione evangelizzatrice — si dimostra perciò essenziale per chiunque si apprestiallo studio del cristianesimo autentico, quello primitivo e in quanto tale più prossimo agli effettiviproponimenti di Gesù.

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Traduzione dall'inglese curata da Aetos

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by Prof. Stevan DaviesVisiting Professor of Biblical StudiesThe University of South Africa: Summer 1996Professor of Religious StudiesCollege Misericordia - Dallas, Pennsylvania, U.S.A.

Uno degli aspetti più interessanti nello studio del Vangelo di Tommaso, il manoscritto Copto che haavuto un così grande impatto negli studi Biblici degli ultimi anni, è certamente dato dal fatto chemolteplici sentenze presenti nel Vangelo canonico di Marco sono riscontrabili anche in Tommaso.Nei capitoli riguardanti la vita pubblica e il ministero di Gesù (Marco 1:1-8:22 e 11:1-12:44)potrebbero essere contati trentacinque diversi detti che sono né di redazione marciana nécircostanziali espressioni attribuibili a Gesù nel corso delle narrazioni circa i suoi miracoli. Diquesti 36 non meno di 21 possono anche essere trovati in Tommaso in una forma o nell'altra.

Ci sono tre possibili spiegazioni per questo stato di cose.

Primo: forse Tommaso ha estratto le sentenze da Marco e dagli altri Vangeli Sinottici da Marcoderivati. Secondo: Marco può aver estratto le sentenze da Tommaso. Terzo: entrambi, sia Tommaso che Marco possono aver estratto separatamente i detti dalle stessetradizioni orali o da codici originali precedentemente scritti. John Horman (1996) ha parlato dettagliatamente circa la possibilità che sia Tommaso che Marcoabbiano attinto comunemente a scritti Greci.

La teoria che vede Tommaso estrarre i detti da Marco non sembra per nulla sostenibile.Stephen Patterson (1993) ha recentemente sostenuto persuasivamente che non esiste alcuna buonaragione per credere che Tommaso abbia attinto da qualche Vangelo Sinottico.

Un altro motivo a favore dell'indipendenza di Tommaso è stato offerto recentemente da BradleyMcLean (1995).Altri invece sono andati alla ricerca di prove cercando elementi delle redazioni di Marco, Luca oMatteo nel Vangelo di Tommaso (Blomberg 1984, Tuckett 1988).

Tuttavia ci sono diverse parti in cui materiale proprio di Tommaso può apparire ingannevolmentecome derivato in origine da redazioni passate nei sinottici:

1) Molto probabilmente gli autori che hanno trascritto Tommaso armonizzarono gli elementi deidetti tommasiani con le versioni canoniche verso le quali avevano maggiore familiarità. Talearmonizzazione è un fenomeno ben noto a tutti nelle tradizioni di testo degli stessi vangeli sinotticie in special modo nelle tradizioni testuali Copte. 2) E' possibile che chiunque abbia tradotto Tommaso dal Greco al Copto lo fece in base alla suaconoscenza dei detti così come si trovano nei vangeli canonici e così alcune armonizzazioni sonofluite nel Tommaso Copto.

3) Coincidenze e casualità hanno indubbiamente giocato il loro ruolo. Luca per esempio avrebbepotuto apportare una leggera modifica ad un detto presente in Marco, in coincidenza Tommasopotrebbe aver ritenuto opportuno apportare un cambiamento simile in un qualche detto fondato sulla

tradizione orale, oppure la stessa tradizione orale avrebbe potuto contenere queste ipotetichevariazioni.

4) Fino a che i frammenti transitati in Luca o Matteo sono additati a sostegno di un adattamento, ciòpresuppone che abbiamo in mano come paragone una versione perfetta dello stesso testo di Marcoche Matteo o Luca hanno utilizzato. Non lo sappiamo. In alcuni casi, quelli che sembranorappresentare cambiamenti redazionali secondari fatto da Matteo e Luca possono davvero riflettereil testo originale di Marco.

5) Materiale redazionale presente in Luca o Matteo può derivare da autori a conoscenza delmateriale di Tommaso.Gregory Riley (1995) ha dibattuto recentemente sostenendo che Luca 12:14 e 5:39 mostrano chealcune parti dello stesso Vangelo di Luca "debbono essere post-datate e derivano da detti costituitisinella Cristianità di Tommaso".

Tali considerazioni perderebbero valore se pensassimo che esiste un numero considerevole di dettiin Tommaso che certamente riflette le tendenze redazionali di Marco Matteo o Luca. Sono pochi,ma qualcuno lo fa. Chi dice che Tommaso deriva dai sinottici lo fa forzatamente poiché analizzasolo alcune parole ed alcuni termini sparsi quà e là negli scritti. Tali frammenti testuali sono statidistrutti dal processo di armonizzazione come indicato sopra. Oggi, grazie soprattutto al lavoro diPatterson, noi possiamo affermare con certezza l'indipendenza di Tommaso dai sinottici, e al tempostesso l'esistenza di un documento che chiamiamo Q. Nessuna delle due conclusioni sarà maiaccettata universalmente, ma a mio avviso lo dovrebbero essere entrambi.

Per quanto concerne la datazione di Tommaso, Patterson asserisce che seppure il caratterestrutturale della raccolta di detti rende comprensibilmente difficoltosa la datazione precisa delVangelo di Tommaso, diversi fattori muovono decisamente in suo favore e lo collocanoragionevolmente prima della fine del primo secolo: il modo con cui Tommaso fa appello all'autoritàdi figure particolarmente importanti (Tommaso, Giacomo) in opposizione alle rivendicazioni dialtre (Pietro, Matteo); il suo genere letterario, la raccolta di detti, che pare aver perso importanzadopo l'avvento delle forme dialogiche maggiormente biografiche emerse verso la fine del primosecolo; e la sua cristologia primitiva, la quale sembra presupporre un clima teologico più primitivopersino rispetto agli ultimi detti dei vangeli sinottici, la fonte Q. Messi insieme questi elementisuggeriscono un periodo che situa Tommaso in prossimità del 70-80 d.C.

Quelle appena espresse sono solide linee di ragionamento. Quando gli studiosi attribuisconopostdatazioni a Tommaso, generalmente lo fanno perché presuppongono l'esistenza di influenzeprossime ai concetti gnostici. Tuttavia anche se ciò fosse non sarebbe determinante ai fini delladatazione, rappresenterebbe unicamente le tendenze della particolare comunità dalla qualeTommaso proveniva e forse le influenze dei copisti attraverso i secoli. Le idee gnostiche o proto-gnostiche circolarono certamente negli ambienti Cristiani del primo secolo (vedi Vangelo diGiovanni). Penso si possa ammettere sia per Marco che Tommaso un identico periodo, ca. 70 E.V.

In nessuno dei detti di Tommaso si rilevano chiari segnali che riconducano alla esposizione diMarco, per contro invece in alcuni casi la versione dei detti di Tommaso risulta in una formaindubbiamente più primitiva rispetto al corrispondente in Marco. Esempi di Marco contengonoelaborate strutture di scenari narrativi (vedi Mc 6:1-6) rispetto all'elementare detto riscontrato inTommaso 31"un profeta non è accettato nel proprio paese; un medico non opera guarigioni in chi loconosce." Marco inoltre ha creato una complessa allegoria kerigmatica traendola dalla parabola nonallegorica dei Perfidi Inquilini così come si trova in Tommaso 65. Oltre a ciò Tommaso 14c in

combinazione con 45b può aver dato origine a Marco 7:14-23, una complessa illustrazione checontempla la presunta abolizione da parte di Gesù di quella regola della Torah che riguarda il cibo.

Giacché sono molti i detti coincidenti in Marco e in Tommaso, noi abbiamo soltanto due realipossibili spiegazioni da considerare. La prima è che sia Tommaso che Marco hanno abilmenteattinto alla stessa tradizione, l'altra è che Marco si avvalse di Tommaso.

Analizzerò in primo luogo i 36 detti di Gesù che si trovano nelle due sezioni di Marco relative allapredicazione pubblica e alle guarigioni, capitolo 1 da 8 a 21, e capitoli 11 e 12 contenenti ladiscussione dentro e fuori Gerusalemme. Il materiale che io classifico come "detti" è il materialenon alterato che probabilmente circolava all'epoca, indipendentemente dal Vangelo di Marco.Escludo allo stesso modo che i "detti" espressi da Gesù non costituiscono qualche libera intenzione,in particolar modo le espressioni fatte nel corso di guarigioni ed esorcismi. Escludo anche materialeche appare evidentemente come creazione redazionale di Marco, nei quali l'esempio più lungo è ladiscussione sulla funzione delle parabole ed il significato rappresentato dal "Seminatore" che sitrova al capitolo quattro. - (1) -

Ventuno dei 36 detti di Marco hanno paralleli in Tommaso: 58%.

16 dei 21 detti ove Gesù si rivolge ai suoi "Compagni," cioè il 76%, ha paralleli in Tommaso.

Dei 9 detti classificati "parabole" da Marco, 8 sono stati trovati in Tommaso (89%).

20 dei 21 detti paralleli di Tommaso, o sono indirizzati ai Compagni o caratterizzati come paraboleo entrambi (95%). L'unica eccezione è la "dai a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è diDio".

Al contrario, Gesù indirizza o si riferisce a "autorità" in 15 detti, solamente 5 di questi sono resiparalleli in Tommaso, il 33%. Di questi 5, tuttavia, 4 sono identificati come parabole.

Dei dieci detti che si indirizzano o si riferiscono ad "autorità", ma che non sono identificati comeparabole, sette citano il Tanakh. L'unica citazione del Tanakh visibile nel materiale parallelo inTommaso è classificata, unicamente, come parabola.

Negli interi capitoli 1-8:22 e 11-12 del Vangelo di Marco, ogni volta che Gesù parla ai suoicompagni o che si dice si esprima in parabole, un abbondante 75% del tempo lo fa con paroleuguagliate ad un livello o all'altro, al Vangelo di Tommaso.

Quando osserviamo l'occorrenza del materiale di Tommaso reso parallelo in Marco, di solito èraggruppato insieme. Dei 21 detti resi paralleli, tre hanno luogo nella sequenza 2:18-22, due nellasequenza 7:14-23, tre nella sequenza 12:1-17, e nientemeno che undici si riscontrano nella sequenza3:27-4:32 sebbene qui si nota un detto (4:25) che pure non è in Tommaso e la sequenza siainterrotta da materiale redazionale in 4:10-20. Soltanto due detti eguagliati a Tommaso sonoindipendenti, mentre il 90% di questi risultano aggregati.

Queste sequenze non sono aggregazioni casuali (come normalmente lo sono i detti in Tommaso) macostrutti che mirano a costituire logiche importanti. Marco utilizza detti che, presi in modo isolato,potrebbero intendere praticamente qualsiasi cosa, e accostandoli in modo narrativo produce unsignificato. Marco costruì sequenze di detti allo scopo di creare concetti, estrasse quei detti daposizioni diverse e li inserì nella fonte primaria che egli utilizzò. Matteo fece la stessa cosa, estrassemateriale da posizioni diverse, Marco e Q, e quindi li attualizzò integrandoli in cinque trattazioni.

Qualcuno potrebbe dire che i detti che Gesù indirizza ai suoi compagni e i detti che sono identificaticome parabole sono di indubbia forma critica (diciamo meglio proverbi di "sapienza") e nonnecessariamente detti provenienti da una determinata fonte. Così la categorizzazione che horiscontrato potrebbe essere il risultato di una forma di coscienza critica da parte di Marco, inoltreMarco può aver creduto che Gesù si rivolse ai suoi compagni con detti sapienti, ma non allo stessomodo verso le autorità; per consuetudine a loro citava le scritture. Così il modello di utilizzazionedei detti di Tommaso resi equivalenti in Marco non si baserebbe sull'utilizzo di una fonte ma sullacategorizzazione di Marco di questi detti.

Sarà mai davvero possibile, poi, sapere se Marco dedusse i detti da Tommaso o se sia Marco cheTommaso, si avvalsero di una copiosa fonte comune di materiale? Io penso di sì.Se c'erano detti o collegamenti in Tommaso che risultano specificamente Tommasiani, tanto cheabbiamo delle ragioni per pensare che erano specifici di quel testo, e se possiamo vedere l'evidenzache Marco usò quei detti, allora è probabile che Marco fece uso di Tommaso e di nessun'altra fontedi informazioni.

L'utilizzo di Marco di Tommaso 65-66

Ritengo che abbiamo almeno due esempi di detti presenti sia in Tommaso che in Marco, essi sonospecifici di Tommaso e riprodotti da Marco, come noi possiamo verificare. Sono i detti classificatiin Tommaso come 65 e 66 che hanno corrispondenza in Marco 12:1-12, e il loghion 13 di Tommasocon parallelo in Marco 8:27-33.

Alcuni si dicono convinti che il Vangelo di Tommaso dipende dai Vangeli sinottici e spesso persostenere la loro tesi insistono sul fatto che in Tommaso, come pure nei sinottici, la parabola dei"Pessimi Inquilini" è immediatamente seguita dal Salmo 118:22 "Mostrami la pietra che i costruttorihanno scartata: quella è la pietra angolare." Craig Blomberg (1985:181) dibatte, per esempio, cheTommaso deve aver subito un'influenza dai Vangeli sinottici poiché in Tommaso il detto 66 segue il65, ciò per nessuna ragione apparente se non quella relativa alla sequenza riscontrata nei sinottici. Ineffetti, come in molti detti di Tommaso, la sequenza 65 - 66 non sembra su qualcosa di preciso; cisono chiaramente alcune comprensibili ragioni per la sequenza dei detti di Tommaso oltre apossibili collegamenti fraseologici.

Il problema con la linea di pensiero di Blomberg e che ci obbliga a dare per scontato unrovesciamento esatto dei modelli generalmente desunti per lo sviluppo delle tradizioni. La paraboladei Pessimi Inquilini nei sinottici, rispetto alla forma Tommasiana, è molto più allegoricamentespecifica e punta al kerygma della post-resurrezione cristiana.

Ecco la forma della parabola e la citazione dal Salmo 118:22 in Tommaso.65: Egli disse, Un buon uomo possedeva una vigna. L'aveva affittata ad alcuni fittavoli così dariceverne profitto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare i guadagni della vigna.Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Il servo tornò indietro; e informò il suopadrone. Il padrone disse, "Forse non l'hanno riconosciuto" Mandò un altro servo. I fittavolipicchiarono anche quello. Quindi il padrone mandò suo figlio. Egli disse, "Forse rispetteranno miofiglio." Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chiha orecchie intenda. 66: Gesù disse, Mostratemi la pietra che i costruttori hanno scartato. Quella è lapietra angolare.

Qui di seguito la forma della parabola e della citazione tratte dal Vangelo di Marco, 12:1-12Ed egli cominciò a parlar loro [sommi sacerdoti, scribi, anziani]: "Un uomo piantò una vigna, vifece attorno una siepe, vi scavò un luogo dove pigiare l'uva, vi costruì una torre, e la diede in affittoa dei vignaioli, poi se ne andò lontano. Quando giunse il momento, inviò a quei vignaioli un servo,

per ricevere da loro la sua parte del frutto della vigna. Ma essi lo presero, lo picchiarono e lorimandarono a mani vuote. Ancora egli mandò loro un altro servo, ma essi, lo ferirono alla testa e lotrattarono vergognosamente. Ne inviò un altro e quelli lo uccisero; e così con molti altri, e di questialcuni furono percossi, altri uccisi. Gli restava ancora uno da mandare, l'amato figlio; infine mandòda loro anche lui, dicendo: "avranno almeno rispetto per mio figlio" Ma alcuni vignaioli dissero adaltri: "Costui è l'erede, venite, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra." Così lo presero, lo uccisero e logettarono fuori dalla vigna. Che farà dunque il padrone della vigna? Egli verrà e sterminerà queivignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete letto la scrittura: "La medesima pietra che i costruttorihanno scartata è divenuta la testata d'angolo; questo è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosaagli occhi nostri?" Allora essi cercavano di arrestarlo, ma ebbero paura della folla, perché avevanocapito che egli aveva detto quella parabola contro di loro; e lasciatolo se ne andarono.

L’ "adorato figliolo" ucciso e gettato fuori dalla vigna nella parabola di Marco si riferiscecertamente allo "adorato figliolo" di Dio, Gesù. Marco inoltre, ci narra di una lunga sequenza diservitori spediti; in genere si presume che questi rappresentino la successione di profeti respinti. Ladeduzione escatologica della parabola sottintende la sostituzione dei vignaiuoli (capi Ebrei) con altri(Cristiani), ciò emerge dal fatto che il pubblico di capi Ebrei si dice ritenga la parabola citata a lorodanno. Un passaggio dal Salmo 118 viene integrato nella narrazione della parabola in un modo chesuggerisce dopo il rifiuto e la morte di Gesù la rivendicazione divina. La versione di Marco iniziacon una chiara allusione a Isaia 5:1-7 in merito ai dettagli per la costruzione di un vigneto. Ilpassaggio da Isaia rinforza presumibilmente il punto concepito nella parabola, che anche per lui siconclude con l'annientamento di Dio di coloro che indulgono nella vigna:

"Ma ora vi farò sapere ciò che sto per fare alla mia vigna: rimuoverò la sua siepe e sarà interamentedivorata, abbatterò il suo muro e sarà calpestata. .. Or la vigna dell'Eterno degli eserciti è la casad'Israele, e gli uomini di Giuda sono la piantagione della sua delizia. Egli si aspettava giustizia, maha visto spargimento di sangue; rettitudine, e ha udito urla di pianto!"

La versione di Marco e quelle leggermente variate di Matteo e Luca, riflette temi dei sinottici moltoben conosciuti, in special modo includendo la vendetta di Dio su Israele per la morte di Gesù e deglialtri profeti e il tema della definitiva affermazione di Gesù.

Ma la versione di Tommaso non contiene nulla di tutto ciò. La parabola è semplice e lineare. Essa èstrutturata sulla comune trilogia folcloristica di eventi con l'ultimo culminante: vengono mandatidue servi, in seguito viene mandato il figlio (che nella versione di Tommaso non è l’ "adoratofigliolo"). Il materiale di Isaia in Tommaso è mancante. Come nella parabola dell'AmministratoreIngiusto, i cattivi della situazione non vengono rimproverati nella fine.

Non sembra possibile che Tommaso possa aver avuto la capacità censoria e la competenzanecessaria per eliminare dal passaggio sinottico gli elementi allegorici così come a congegnare unaversione della parabola del tutto analoga alla probabile versione originale. È molto più probabileche la versione di Tommaso sia la più originale e che fu presa dalla tradizione orale. Le versionesinottiche sono altamente allegorizzate da adattamenti successivi.

In quanto poi al fatto che in Marco (e nei due altri sinottici) e in Tommaso noi troviamo il passaggiodal Salmo 118, versetto 22, immediatamente dopo la parabola? notaIn Marco (et al.) si intende che il passaggio dal salmo deve essere letto come una osservazionebiblica conclusiva in funzione del precedente passaggio, un'osservazione che sottintendel'affermazione di Gesù dopo la sua morte. Tuttavia il passaggio non è realmente adatto a quelloscopo così come l'intero apparato allegorico della parabola (vigneto, locatari, servi, padroni) èrimpiazzato con un altro apparato allegorico (costruttori, pietra angolare). Tranne che si affermi che

la citazione dal Salmo sia a commento della parabola, come è detto nei sinottici, non è possibilesupporre che uno dei due abbia qualcosa a che fare con l'altro.

Ed effettivamente, in Tommaso, le due cose non hanno alcun carattere di reciprocità. Esse sonosemplicemente sequenziali, e la sequenza in Tommaso raramente comporta legami fra il dettoprecedente e quello successivo. In questo caso, nel loghion 65, la parabola è separata dal loghion 66,la citazione del Salmo, da due disgiunti accorgimenti letterari Tommasiani. Per prima cosa, laconclusione della parabola è enfatizzata dall'appendice: "Chi ha orecchi per intendere, intenda" e staa significare che la parabola è stata completata; e in secondo luogo, dal fatto che il loghion 66 iniziacon "Gesù disse". È sulla base del preliminare "Gesù disse" che i moderni studiosi dividono lamaggior parte dei loghia di Tommaso in singoli elementi.

Inoltre, il detto 65 può essere usato soltanto come un'interpretazione del detto 65 qualora fossestabilito che il 65 è un'allegoria riferita al rifiuto di Gesù. E Tommaso non presenta in alcun modo ildetto 65 come un'allegoria di Gesù. Tuttavia Marco lo fa e Marco considera il 66 comeun'espressione su quell'allegoria sebbene i termini delle allegorie non siano assolutamente correlati.Marco costruisce un complesso discorso sulla base di due detti della tradizione fra loro noncorrelati.

Piuttosto che ipotizzare quello che è un procedimento altamente improbabile da parte dell'autore diTommaso, che avrebbe dovuto rimuovere attentamente e criticamente gli elementi allegorici siadalla versione sinottica che dalla citazione del Salmo, io penso che è molto più ragionevoleconcludere che Marco ha congegnato un accostamento fra la parabola dei "Pessimi Inquilini" e lacitazione del Salmo rilevata in Tommaso. Egli costruì in seguito l'allegoria che troviamo nel suoVangelo partendo da quella originale ed ha usato la citazione del Salmo come saggia conclusioneculminante per sostenere la sua allegoria di tutto ciò che espone come una narrazione, unadiscussione all'interno del Tempio di Gerusalemme fra Gesù e vari sacerdoti ed anziani.

Jacob Neusner ha scorto un procedimento nello sviluppo storico dei detti della tradizione Mishnahche si mostra analogo a quello riscontrabile nel passaggio da Tommaso a Marco.Neusner (1994:71) scrive che:

Il fenomeno a cui desidero richiamare l'attenzione è relativamente ovvio, e l'analisi dei sinottici nedimostrerà la fondatezza. Nella versione di una pericope che appare in un antica collezione, l'esegesidi una sacra scrittura è offerta anonimamente, in seguito viene attribuita ad un maestro. In unaversione che appare in uno strato successivo, l'esegesi è trasformata in una storia circa il maestro, inmerito al quale poi l'originale scrittura fa frequentemente riferimento.

In Tommaso abbiamo la primitiva forma di una parabola e in seguito quella che noi sappiamo essereuna citazione del Salmo, sebbene in Tommaso non sia nulla più che un detto proverbiale attribuito aGesù, e non un riferimento alle scritture. In Marco noi troviamo questi due elementi intrecciatiinsieme all'interno di un complessa dichiarazione allegorica fatta da Gesù e riferita a se stesso,collegata coi motivi della persecuzione dei profeti, la morte e l'affermazione del figlio adorato —tutto abbinato ad una dichiarazione circa la conclusiva sostituzione del Dio di "Israele" con altri. Èprobabile che Marco abbia ricevuto l'impulso a creare il suo complesso di detti dal materiale cheegli ha trovato in Tommaso, e da nessun'altra fonte. Non c'è alcuna ragione per credere che laparabola dei Pessimi Inquilini e il proverbio del Salmo 118 furono associati all'interno dellatradizione orale prima della loro apparizione in Tommaso. Così essi sono collocati in Tommaso enon hanno nulla a che vedere con altro, inoltre si presentano inequivocabilmente separati in duedistinti elementi fra loro indipendenti. Tommaso generalmente accostò i detti casualmente e non c'èragione di pensare che i detti 65 e 66 furono significativamente connessi prima di essere scritti da

Tommaso in quel determinato ordine, ciò vale anche per i detti 66, 67, 68; anche questi tre nonhanno nulla in comune.

Si parla molto del fatto che molti detti di Marco sono stati trovati in Tommaso, tuttavia questo fattopuò soltanto suggerire la possibilità di considerazione di un'influenza diretta. Isolatamente ciò nondimostra che tale influenza ebbe luogo. Nondimeno, la suddetta analisi rappresenta molto più di unasemplice osservazione del fatto che i detti 65 e 66 ricorrono sia in Tommaso che in Marco e che laversione di Tommaso appare più primitiva. Essa esprime la direzione dell'influenza, una frecciacausale, espressamente da Tommaso verso Marco.

Uso Di Tommaso 13 Da Parte Di Marco

La relazione tra Tommaso 13 e Marco 8:27-33 solleva molti affascinanti interrogativi. Si puòarguire che entrambe le storie siano di preminente importanza nei rispettivi vangeli; Tommaso 13convalida la supremazia dell'autore di Tommaso e può essere considerato una magna carta percoloro che seguono Tommaso, Marco 8:27-33 da inizio alla sezione centrale di Marco ed è così ilpunto cruciale nella struttura del suo vangelo. All'inizio queste storie sembrano legate in modo molto generico, ma ad un più attento esameappaiono le rimarchevoli similarità strutturali. Sono presenti i seguenti elementi strutturali simili:

1)Gesù chiede di se stesso ai suoi discepoli.2)Sono fornite inizialmente risposte errate.3)Viene data una risposta che sembra appropriata.4)Viene introdotto un motivo di riserbo.5)Gesù offre il Vero Insegnamento.6)Uno o più discepoli sono rimproverati.

Sembra impossibile che le due sezioni possano essere così simili per pura coincidenza. O una diesse è la revisione dell'altra, oppure entrambe sono revisioni di una terza versione sconosciuta.Potrebbe la versione di Tommaso essere una revisione della storia che troviamo in Marco? Nonvedo ragioni per pensarla così. Matteo e Luca mostrano come la storia di Marco possa esseremodificata in modo da lodare un discepolo invece di rimproverarlo; Tommaso non revisionaassolutamente in tal modo. Inoltre, non c'è alcuna evidenza che Tommaso abbia revisionato unqualunque altro detto in Marco.

Marco 8:27-33 contiene un campionario di temi redazionali specificamente marchiani. Dopo averesaminato diversi punti di vista sul tema, Brown e altri (1973:64-69) concludono che solo 8:29 e8:33, il riconoscimento di Pietro e il biasimo di Gesù "Lungi da me, Satana!", possono non essereredazione di Marco. Invero, ritengono che l'ultimo (8:33) potrebbe ben essere redazionale se "siipotizzasse la creazione di tale detto da parte di un gruppo anti-pietrino". Marco stesso è anti-pietrino (vedi l'inadeguatezza di Pietro nella Trasfigurazione, il suo disobbediente addormentarsi aGetsemani, il rinnegare tre volte Gesù) e quindi anche 8:33 è probabilmente redazione di Marco.

Troviamo il racconto della predizione della passione che si ripete in altre due parti nella sezionecentrale di Marco, come pure l'uso del motivo del segreto messianico, e l'affermazione che Gesùparla apertamente in contrapposizione al suo precedente parlare in parabole. Tutto ciò èindubitabilmente redazione marchiana. Inoltre, si può fortemente sospettare che il rimprovero diPietro derivi dalla teoria di Marco dell'incompetenza e della colpevole inadeguatezza dei discepoli.In tal caso, la condanna di Pietro da parte di Gesù nel verso 33, cioè che egli pensa come pensanogli uomini e non come pensa Dio, presuppone il precedente passaggio dove ci viene detto comepensano gli uomini, versi 27-28. Se il verso 33, cioè la battuta finale, è redazionale, allora con

grande probabilità i versi 27-28 sono anch'essi redazionali, perché servono per impostare e per daresignificato proprio alla battuta finale.

I versi 30-31-32 sono tipici esempi di redazione marchiana, e probabilmente lo sono anche i versi27-28-33. Infatti l'intero passaggio 8:27-33 deve probabilmente essere considerato come costruzionemarchiana influenzata concepibilmente da una tradizione di confessione pietrina (cf. Giovanni6:69). Ma la struttura di tale costruzione marchiana rimane la stessa di Tommaso 13.A causa della rassomiglianza strutturale Tommaso 13 e Marco 8:27-33 sono probabilmente versionidello stesso originale, non invenzioni completamente indipendenti.A causa dello schiacciante carattere redazionale di Marco 8:27-33 è certo che la sua versione èun'estesa revisione di un qualche originale. O l'originale fu Tommaso 13, oppure le due sonoentrambe versioni di un terzo originale sconosciuto.

Il 13 è il più importante passaggio singolo nel Vangelo di Tommaso perché giustifica l'autorità delpreteso autore del testo, da autorità ai detti segreti che il testo propone, offre un percorso perraggiungere l'eccellenza che Tommaso ha raggiunto, e nello specifico rigetta due precedenti ediffuse opinioni su Gesù. Piuttosto consistente per pochi versi!

Nella sezione di apertura del detto 13 vengono rifiutati due punti di vista. Primo, Gesù non deveessere ritenuto un giusto messaggero. Il termine "aggelos" è stato a volte tradotto "angelo" ma nonesiste alcuna precedente nozione di Gesù come un angelo e nessuna reale giustificazione per taletraduzione. Invece, aggelos dovrebbe mantenere il suo significato di "messaggero", probabilmenteintendendo implicitamente "messaggero del Signore", cioè un profeta. La Septuaginta parla diHaggai il profeta come aggelos del Signore, (Haggai 1:12-13). Il libro di Malachia inizia (nellaSeptuaginta) con una identificazione del profeta come aggelos; La citazione di Marco da Malachia3:1 fa un uso simile del termine in relazione a Giovanni il Battista, "Ecco, io mando davanti a te ilmio messaggero (aggelos)...". Ed infatti molti studiosi (p.es. Sanders 1985, Fredriksen 1988)ritengono che Gesù venisse considerato un messaggero profetico durante la sua vita.

Matteo è detto credere che Gesù fosse un saggio filosofo ("philosophos" nel testo inglese). Latraduzione filosofo ("philosopher" nel testo inglese) non è sbagliata, ma non dobbiamo trascurare ilsignificato letterale del termine: "amante della saggezza". Alcuni studi recenti hanno raggiunto laconclusione che il Vangelo di Tommaso, almeno in un primitivo stadio del suo sviluppo,presentasse Gesù come un saggio, un maestro di saggezza, un filosofo (Crossan 1991, Downing1988). Burton Mack (1990) scrive che bisognava essere ben indirizzati per riuscire a vedere ilVangelo di Tommaso fin dal principio in chiave sapienziale, interpretando i detti di Gesù come sequesti fosse un saggio in consapevole contrasto in vari punti con altri discepoli che seguivanol'opzione apocalittica. "I detti sapienzali divennero criptici nel loro processo di approfondimento edinterpretazione, mentre l'invito di Gesù ed essere diversi fu infine interiorizzato come conoscenza dise stessi".

I punti di vista di "Simon Pietro" e di "Matteo", che Gesù sia un aggelos, messaggero profetico delSignore, e che Gesù sia un filosofo, amante della saggezza, sono le due concezioni di Gesù che, alpresente stadio della ricerca, più comunemente si ritiene corrispondano alla concezione di Gesù cheavevano i suoi primi seguaci. Tommaso 13 evidenzia certamente una svolta verso il criptico.

La storia di Tommaso sembra lasciarci con un mistero: quali erano i tre detti segreti? Sicuramenteun testo che ha la pretesa, al suo inizio, di contenere i detti segreti di Gesù, rivelerà le uniche coseche al suo interno sono esplicitamente dichiarate segrete. Evidentemente i detti sarebbero dovutiapparire ai rimanenti discepoli in qualche modo blasfemi, ma questo è tutto ciò che possiamodesumere dal contesto. Pur tuttavia, il detto 108 ci fornisce un deliberato indizio: colui che beve daGesù è colui al quale le cose segrete saranno rivelate.

Che sia Tommaso tale persona è evidente al detto 13. Perché sia lui sarà discusso sotto in dettaglio.

Il tema presente nel 108, cioè che "le cose che sono celate saranno rivelate", si ritrova anche inTommaso 5b e 6:

5. Gesù disse: "Conosci ciò che ti sta davanti, e ti si manifesterà ciò che ti è nascosto. Giacché nonvi è nulla di nascosto che non sarà manifestato".

6. L'interrogarono i suoi discepoli e gli dissero: "Vuoi tu che digiuniamo? Come pregheremo edaremo elemosina? E che norma seguiremo riguardo al vitto?"Gesù disse: "Non mentite e non fate ciò che odiate, giacché tutto è manifesto al cospetto del cielo.Non vi è infatti nulla di nascosto che non venga manifestato, nulla di celato che non venga rivelato."

A parte Giacomo e Tommaso, i discepoli di Gesù vengono ritratti nel Vangelo di Tommaso comeuna collettività che invariabilmente pone questioni escatologiche o cristologiche avendo bisogno direttifiche da Gesù. Qui la risposta di Gesù è banale ed evasiva. Ma in Tommaso 13, si scopre cheTommaso è colui al quale le cose celate devono essere rivelate, e Gesù gli dice tre cose.Immediatamente dopo Tommaso 14 sembra fornire le risposte blasfeme alle precedenti domandedel detto 6 che erano state racchiuse dal motivo del nascosto/rivelato.

Tommaso 14:Gesù disse loro: "Se digiunerete vi attribuirete un peccato; se pregherete vi condanneranno; sedarete l'elemosina farete del male ai vostri spiriti. Se andrete in qualche paese e viaggerete nelleregioni, se vi accoglieranno, mangiate ciò che vi porranno davanti e guarite quanti tra loro sonoinfermi. Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, ma è ciò che esce dalla vostra boccache vi contaminerà."

Presumibilmente il redattore finale di Tommaso ritiene che queste tre sentenze siano i tre dettisegreti svelati a Tommaso (sebbene io sospetti che una versione anteriore del testo contenesse solo itre responsi che sconfessano digiuno, preghiera ed elemosina).

Per comprendere la relazione tra le storie di Tommaso e Marco dobbiamo per prima cosa sondare lostatus di Tommaso nel detto 13. Così com'è questo appare completamente enigmatico, ma unachiave per comprenderlo appare in Tommaso 108:Gesù disse: "Colui che beve dalla mia bocca, diventerà come me; io stesso diverrò come lui e glisaranno rivelate le cose nascoste."

Similmente, in Tommaso 13 leggiamo che:"Gesù disse: 'Io non sono il tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgoglianteche io ho misurato'. E lo prese in disparte e gli disse tre parole".

Così, abbeverarsi da Gesù o dalla fonte di Gesù, porta in entrambi i casi alla rivelazione delle cosecelate. Evidentemente Tommaso 13 dichiara che, per il fatto che Tommaso è "come Gesù", uno dicoloro di cui Gesù può dire "Io stesso sono divenuto come lui", Tommaso non dovrebbe più a lungoconsiderare Gesù come proprio maestro.

Lo status di Tommaso è il punto chiave per il confronto. La comprensione del detto 13 tramite il108 indica che Gesù e Tommaso hanno non solo cambiato status di interrelazione (non più maestro-discepolo), ma anche, forse, che Tommaso ha cambiato identità. Inteso alla luce del 108, Tommasoè divenuto come Gesù, ha ottenuto qualunque identificazione categorica Gesù è detto occupare(maestro, o persino Cristo), Tommaso è divenuto Gesù. Così, Tommaso può identificarsi con Gesù,perché nel 108 Gesù parla di uno che beve: "io stesso diverrò come lui".

Forse per questo Tommaso deve confessare che "la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chisei simile".

A prima vista appare quasi inconcepibile che i Cristiani avrebbero potuto credere che in certecircostanze si sarebbe potuti diventare come Gesù, essere nella stessa categoria, qualunque fosse, incui era Gesù, e persino meno concepibile che persone potessero proclamare di ESSERE Gesù,dichiarare "non io ma Gesù". Ma sappiamo che alcune persone lo fecero e sappiamo che Marco nonera del tutto soddisfatto di loro. Invece, Paolo può essere stato una tal persona, perché ci dice che"Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!" (Gal 2:20) e che Cristo parla attraverso di lui (2Cor 13:3).

Nel capitolo 13 di Marco, la piccola apocalisse, leggiamo passaggi plasmati a guisa di predizioniche vengono generalmente riferiti dagli studiosi al tempo ed alle condizioni della stessa comunità diMarco. Ci sono due esempi concernenti il presente argomento. Primo, in Marco 13:5Gesù cominciò a dire loro: "Guardate che nessuno vi inganni! Molti verranno nel mio nome,dicendo: 'Sono io'; e ne inganneranno molti."

Secondo, in Marco 13:21-22 leggiamo che"Se qualcuno vi dice: 'Il Cristo eccolo qui, eccolo là, non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi efalsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti".

Marco era evidentemente turbato che alcuni proclamassero l'identità di Gesù, dicendo "Io sono lui"e che ci fossero persone che dichiaravano di essere Cristo o di essere profeta (Presumo che talipersone fossero attive all'interno del movimento cristiano, per tal motivo Marco è turbato edinteressato. E' difficile credere che si sarebbe preoccupato di attivisti messianici ebrei del periododella guerra giudaico-romana per paura che questi sviassero gli eletti cristiani non palestinesi a cuiMarco si rivolgeva! NdT).

Se, quindi, c'erano persone che proclamavano di essere Gesù o di essere riconosciuti nella categoriadi Gesù (ad essere Cristi), allora Tommaso 13, interpretato attraverso Tommaso 108, dà a Tommasoil diritto di fare tale proclama. Gesù non è suo maestro, poiché egli bevve, così lui è come Gesù, è epuò essere identificato con Gesù. Tommaso sarebbe uno di quelli di cui Gesù disse «io sarò lui» ecosì Tommaso potrebbe affermare «io sono lui»

La metafora comune ai detti 13 e 108 è il bere ed è attraverso il "bere" che avviene latrasformazione. Questa metafora è comune nella primitiva usanza cristiana e qui, come altrove, siriferisce al ricevimento dello Spirito. Nel vangelo di Giovanni (7:37-41) udiamo che: Gesù, levatosi, gridò dicendo: "Se qualcuno ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dissela Scrittura, fiumi dal seno suo scorreranno d'acqua viva". E disse questo dello Spirito che avrebberoricevuto quelli che avessero creduto in lui: infatti non era stato mandato lo Spirito, perché ancoraGesù non era stato glorificato.

Bere da Gesù è qui una metafora per il ricevimento dello Spirito da Gesù. Similmente, nella primalettera ai Corinzi 12:13, Paolo, dopo aver discusso dello Spirito in alcuni aspetti, scrive che "Infatti, noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, sia Giudei, siaGreci, sia schiavi, sia liberi, e tutti siamo dissetati da un solo Spirito".

La metafora dello Spirito come liquido che si riversa può trovarsi in Atti 2:15-33, seguendo Gioele2:28-29, in Romani 5:5, ed in Tito 3:6 dove lo Spirito effonde per mezzo di Cristo. La storia dellaPentecoste include riferimenti al fatto che coloro che avevano ricevuto lo Spirito sembravanoinebriati, ed in Efesini 5:18 udiamo: "E non inebriatevi di vino nel quale è sfrenatezza, ma siateripieni dello Spirito". C'era incontestabilmente una connessione metaforica nella più antica

cristianità tra il ricevere lo Spirito ed il bere, con il corollario che l'esperienza dello Spirito potrebbeessere paragonata all'inebriarsi. Tommaso 13 e 108 ben si inseriscono in tale sistema metaforico.

Di conseguenza credo si possano intendere i detti 108 e 13 rispettivamente come: Gesù disse:"Colui che riceverà lo Spirito da me, diventerà come me; io stesso diverrò come lui e gli sarannorivelate le cose nascoste". E che "Gesù disse: 'Io non sono il tuo maestro, giacché tu hai ricevuto loSpirito da me'. E lo prese in disparte e gli disse tre cose".

Tommaso 108 riecheggia l'idea, presente in molte culture, che colui che riceve lo spirito di unapersona soprannaturale può essere identificato con tale persona. Ciò è chiamato "possessionespiritica" in antropologia. Da questa prospettiva non dovrebbe affatto sorprendere trovare cristianiche credevano nel poter essere identificati con Gesù una volta ricevuto lo Spirito da Gesù stesso.L'identità di ognuno dipende dallo spirito che è attivo nel suo corpo, e se questo è lo Spirito di Gesù,allora quella persona ha l'identità di Gesù.

Perciò Gesù dice nel 108: "Io sarò lui" e così, come riferisce Marco, persone vennero proclamandoil nome di Gesù dicendo "Io sono lui".

Marco disapprova profondamente tale comportamento, come vediamo nel 13:5. Inoltre lungo il suovangelo ha condannato i discepoli di Gesù che reclamavano privilegi speciali e supremaziapersonale. In Tommaso 13 c'è accordo sul fatto che Tommaso abbia potuto proclamare di essere"come è Cristo, ed essere lui" ed una ferma attestazione circa la sua supremazia sugli altri discepoli.Avesse Marco conosciuto questo detto, nella sua forma attuale, nella sua attuale collocazione (dovegarantisce la supremazia dello scriba ed autore del vangelo di Tommaso), potremmo comprenderecome e perché Marco lo abbia modificato in 8:27-33.

Innanzitutto, Marco elabora risposte alla domanda "a chi gli uomini dicono che io sia simile?" conlo scopo di parodiare l'idea di identificazione mediante ricevimento dello Spirito da una persona. Lagente è detta ritenere che Gesù sia Giovanni Battista o Elia (o qualche altro profeta). Pietro èrimproverato al verso 33 per pensarla in tal modo.

Perché qualcuno avrebbe dovuto pensare che Gesù era da identificare con Giovanni, che era mortosolo alcuni mesi prima? Secondo Marco, essi pensavano così per le potenze che operavano in lui(6:14). Per il fatto che Gesù aveva ricevuto a sua richiesta lo Spirito da Giovanni (in modo simile adEliseo da Elia), in virtù del principio secondo il quale uno può essere identificato con colui di cui haricevuto lo spirito, Gesù può essere identificato con Giovanni. Infatti, se si asserisce che chi haricevuto lo spirito da Gesù può essere identificato con Gesù, dovrebbe seguire che poiché Gesù haricevuto lo spirito da Giovanni, può essere identificato con Giovanni. Oppure, ancora, se Giovannipuò essere equiparato ad Elia (come sembra essere il caso in Marco 9:13; cf. Mt 17:13) Gesù puòdunque essere identificato con Elia.

Marco 8:27-28 è una parodia della linea di pensiero tommasina, un argomento di reductio adabsurdum. Marco evidentemente sostiene che, poiché è assurdo pensare che Gesù sia o Giovanni oElia, sebbene abbia ricevuto lo Spirito nel suo battesimo da Giovanni in modo simile ad Eliseo daElia, parimenti è assurdo pensare che un qualsiasi cristiano possa dichiarare di essere Gesù sullabase del ricevimento dello Spirito da Gesù. Così è come pensano gli uomini e come pensa Pietroma, secondo Marco, non è il pensare di Dio. Apparentemente ciò che Dio pensa è che ogni imitatioChristi, ogni proclama di essere come Gesù, deve essere basata sul percorso divinamente ordito delFiglio dell'Uomo, di essere consegnato, soffrire, morire e resuscitare. Ritornerò in una sezionesuccessiva sul motivo dell'imitatio Christi.

Sembra che l'individuo di nome Tommaso fosse per Marco di nessuna importanza; Tommaso èmenzionato una volta in una lista dei dodici, ma è tutto. Marco ha cercato di sminuire ognidichiarazione di supremazia fatta dai discepoli di Gesù, e particolarmente da Pietro, Giacomo eGiovanni. Non avendo particolare interesse per Tommaso, sembra che Marco lo abbia eliminatodalla storia e sostituito con Pietro, forse aggiungendo un riferimento ad una tradizione diconfessione pietrina pre-esistente (cf. Giov.6:69). Marco modifica radicalmente la storia in parodia,sia di Tommaso 13 che della tradizione di confessione pietrina. Insomma Marco 8:27-33 è unaapparente confessione che potrebbe condurre verso una supremazia pietrina (cf. la redazione cheMatteo e Luca hanno fatto di ciò) ma che invece vediamo condurre ad una condanna di Pietro comeSatana da parte di Gesù. Questa è parodia. Norman Petersen (1994) ha sostenuto che in altriimportanti modi il vangelo di Marco è scritto come una parodia di preesistenti tradizioni testuali. Nel vangelo di Marco non abbiamo una storia atta a glorificare un discepolo a spese degli altri(come in Tommaso) ma l'opposto, una storia dove un discepolo è subordinato agli altri, infattileggiamo che Gesù 'giratosi e vedendo i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: "Allontanati dame Satana, perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Alla luce di Marco 3:22-29,dov'è peccato imperdonabile chiamare Satana qualcuno che abbia ricevuto lo Spirito, quando Gesùchiama Pietro Satana inequivocabilmente nega la possibilità che Pietro abbia lo Spirito di Dio.

Riguardo l'implicita dichiarazione di Tommaso nel detto 13 che ci sono parole segrete di Gesù chesono disponibili solo a speciali individui trasformati, rimando il lettore alle dettagliateargomentazioni fatte da Theodore Weeden (1971). Seguendo Eduard Schweizer (1965), eglisostiene che Marco 4:11-12, così come la parabola del seminatore e la sua interpretazione,appartenessero alla tradizione usata dagli oppositori di Marco. Marco 4:11 può essere parallelo aTommaso 62a:Gesù disse: "Io comunico i miei misteri a coloro che sono degni dei suoi misteri".

Helmut Koestler (1990:53) è intervenuto su tale questione asserendo che Marco 4:11-12 non siaparte della redazione marchiana ma appartenga alla più vecchia collezione di parabole che Marco haincorporato e notando la similarità di VdT 62 con quel passaggio. In Marco troviamo "A voi è datoil segreto del Regno di Dio", Marco può avere adattato Tommaso 62a per ammettere che Gesù abbiarivelato i suoi misteri ai discepoli, ma per negare che lo abbia fatto in quanto i discepoli stessi nesiano degni; per Marco i discepoli non sono mai "degni". Weeden crede che "le posizioniusualmente attribuite a Marco ed al materiale che ha accolto rispettivamente siano in realtà proprioopposte. Marco ha ricevuto materiale tendente ad un insegnamento nascosto, esclusivo, esoterico.Marco va nella direzione dell'apertura, una rivelazione su base non esclusiva" (Weeden 1971:144).Egli trova nel vangelo di Marco evidenze che qualcuno nella sua comunità sia stato persuasodall'appeal di un vangelo segreto e che Marco abbia montato una polemica contro di esso (Weeden1971:148). Marco, sostiene, lo fece dimostrando l'assurdità del principio ermeneutico intriso nelloro vangelo segreto, cioè Marco mostra come non sia vero che solo certi discepoli iniziaticomprendano il messaggio di Gesù ma che sia vero l'opposto, sono i profani coloro checorrettamente percepiscono e comprendono Gesù (Weeden 1971:148).

Nella conclusione generale del suo libro, Weeden discute di ciò che egli vede come uso molto abiledi Marco delle posizioni e del materiale dei suoi oppositori. Marco, egli afferma, ha preso il loroprincipio ermeneutico (4:11-12) e lo ha rovesciato per mostrare la cecità di coloro che dichiarano diessere "eletti e segretamente illuminati". Egli cita vari esempi per mostrare come Marco in diversimodi riprenda materiale usato dai suoi antagonisti e lo trasformi in argomenti contro di loro tramiteparodia o ironia (Weeden 1971:165-168).

Il libro di Weeden non fa alcun riferimento al vangelo di Tommaso. Pur tuttavia se si descrivono agrandi linee le caratteristiche del testo che egli ipotizza usassero gli oppositori di Marco, sono le

caratteristiche di Tommaso. Nell'incipit del testo il vangelo di Tommaso dichiara di essere unacollezione di detti segreti. Proclama il fatto che Gesù abbia rivelato misteri ad un'elite degna (62a).In Tommaso 13 un discepolo elevato al livello di Gesù è il garante della legittimità degliinsegnamenti segreti contenuti nell'intero vangelo. Tommaso mostra di non essere a conoscenza, edi non avere alcun interesse, di concetti come la messianicità segnata dalla sofferenza, e perTommaso né la crocifissione né la resurrezione hanno significato; non sono mai menzionate.Dall'analisi di Weeden non si può concludere con certezza che Tommaso sia il testo segreto deglioppositori di Marco, ma che se tale documento esisteva, Tommaso sia della stessa pasta e contengamoltissimi dei detti che tale documento conteneva.

Sembra che Marco sottintenda Tommaso 13 per affermare il principio secondo cui un discepoloavrebbe il primato, e probabilmente anche il principio di Tommaso 108 secondo il quale alcunicristiani che hanno "bevuto" lo Spirito possono essere identificati con Gesù o dichiarare di essereCristo. Questi principi sono quelli a cui si oppone Marco. Tramite l'uso di motivi suoi caratteristici,Marco ha creato una parodia di Tommaso 13 sicché il primato implicito di un discepolo si tramutarapidamente nella sua condanna, una condanna che discende dal suo supposto pensare "come gliuomini pensano", quale Marco suggerisce sia la tesi che avendo Gesù ricevuto lo Spirito daGiovanni (o Elia) per questo sia Giovanni (o Elia). Se questa analisi sembra drastica, permettetemi di ripetere alcuni punti chiave. Primo, le similaritàstrutturali tra Tommaso 13 e Marco 8:27-33 dimostrano che entrambi sono versioni della stessastoria. Secondo, le caratteristiche redazionali di Marco 8:27-33 provano che la sua è una versionecompletamente riscritta di una qualche storia originale. Terzo, non vi è evidenza del fatto cheTommaso abbia usato Marco e molte ragioni per pensare il contrario (qualunque teoria secondo laquale Tommaso sarebbe stato così abile nell'analisi formo-critica da poter sistematicamentemodificare i detti di Marco in modo da riportarli ad una forma più primitiva mancante dellecaratteristiche redazionali marchiane è semplicemente insostenibile). Quarto, le tesi principalipresentate in Tommaso 13 e 108, cioè che un discepolo abbia preminenza su tutti gli altri e che unapersona possa essere equivalente o identificata con Gesù tramite il ricevimento del suo Spirito sonoopinioni che noi sappiamo per certo essere state avversate fortemente da Marco (13:5, 21-22specificamente, ed in generale nei capitoli dall' 8 al 10). Se Marco avesse revisionato Tommaso 13potremmo ben comprendere ciò. Il suo inserimento di motivi tipici del suo principale interesseredazionale così da produrre una parodia sarebbe lo strumento usato ed, infatti, ciò sarebbe stato inlinea con la strategia generale all'interno del suo vangelo. Sembra metodologicamente erratorigettare tali fattori e sostituir loro l'ipotesi che sia Marco sia Tommaso abbiano modificato qualchealtra storia completamente sconosciutaci per ragioni delle quali non sappiamo nulla. Ma questa èl'alternativa alla tesi che Marco abbia revisionato Tommaso 13.

Uso Di Tommaso 22 Da Parte Di Marco

L'ipotesi che Marco abbia usato Tommaso è supportata dal fatto che un considerevole numero didetti presenti in Marco si trovano anche in Tommaso. Inoltre, sembra molto improbabile che lafortuita sequenza di Tommaso 65 e 66 avrebbe potuto essere costruita in Marco 12:1-12 senzariferimento a Tommaso ed è probabile che Marco abbia usato la storia chiave di Tommaso 13 nellasua costruzione di 8:27-33. Ora, se ci fosse influenza di Tommaso su Marco, allora dovremmovedere altri esempi in Marco oltre quelli già citati, esempi meno ovvi. Uno di questi può esseretrovato nell'uso fatto da Marco del detto 22 di Tommaso, un detto che permette ad alcuni cristiani diproclamare una speciale eccellenza. Se qualcuno potesse declamare correttamente di essere come unbambino, entrerebbe nel regno. Se qualcuno potesse declamare correttamente di aver fatto di dueuno, ecc., entrerebbe nel regno. Se qualcuno potesse declamare correttamente di aver fatto un occhioal posto di un occhio, ecc., entrerebbe nel regno. Non proverò a spiegare cosa significhino questecuriose esclamazioni, tranne suggerire che probabilmente hanno attinenza con il ristabilimento della

condizione di Immagine di Dio presente in Genesi 1:27 (Davies 1992). Invece, sono interessato adesse solo in quanto affermazioni che sicuramente alcuni cristiani fecero le quali conferivano loro ildiritto di proclamare una particolare eccellenza. Marco può aver separato Tommaso 22 nelle sue tre parti componenti, una avente a che fare con ibambini, una con il fare di due uno (maschio e femmina in una cosa sola) ed una con il fare di unocchio un occhio. Allora, credo, Marco ha generalizzato questi detti in modo tale che essi non dianopiù primato a qualche particolare cristiano in virtù di un significato specificamente metaforico.Potrebbe essere uno di questi casi il fatto che Marco abbia preso uno strano riferimento metaforicoin Tommaso 22c, cioè "allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano,un piede in luogo di un piede, e un immagine in luogo di un immagine allora entrerete nel Regno", elo abbia revisionato nel passaggio moralistico 9:43-48: E se la tua mano ti scandalizza, tagliala: èmeglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuocoinestinguibile. E se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, cheesser gettato con due piedi nella Geenna. E se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per teentrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove illoro verme non muore e il fuoco non si spegne! Tommaso richiede in modo poco chiaro di non avere gli occhi, le mani, i piedi che si hanno, maqueste cose in qualche altra forma. Marco, invece, vorrebbe convincerci che alcuni dovrebberorinunciare all'occhio, alla mano, al piede e tagliarli via del tutto. Tali persone non potrebberosicuramente proclamare uno status di speciale eccellenza! In Tommaso 22b udiamo: 22. ..."Allorché farete dei due uno, allorché farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e ilsopra come il sotto, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi siapiù né maschio né femmina [allora entrerete nel Regno]". Fare di due uno è il più comune temaredazionale tommasino. Ma la parte rimanente di questo detto non è un'invenzione tommasina inquanto attestata in diverse altre fonti (per esempio Seconda lettera di San Clemente). In ogni caso,Marco può averla trasformata in un commento su matrimonio e divorzio in 10:2-9, raddoppiando iltema del due fatto uno ed usando alla fine un tradizionale detto antidivorzio: E, fattisi avanti ifarisei, per tentarlo, gli domandavano: "E' lecito ad un marito rimandare la propria moglie?". Maegli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere il libellodel ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voiquesto precetto. Ma in principio della creazione li creò maschio e femmina; per questo l'uomolascerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Sicché non sonopiù due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito".

Così Marco può aver modificato Tommaso 22b da commento all'idea di fare di due uno e di fare ilmaschio e la femmina una cosa sola, ad un riferimento a Genesi 2:24, 5:2 a supporto dellaproibizione del divorzio, applicabile a tutti gli uomini. Infine, Marco può aver fatto uso diTommaso 22a, ove udiamo:22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppanosono come coloro che entrano nel Regno." E loro gli dissero, "Dunque, come neonati, entreremo nelregno?"Leggiamo in Marco 10:13-16 che: Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma idiscepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambinivengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vidico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra lebraccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. I due sono simili, ma in Tommaso gli adulticapaci di entrare nel regno sono paragonati a bambini, mentre in Marco letteralmente i bambinisono esempi di persone capaci di entrare nel Regno. La versione marchiana è un attacco redazionaleal comportamento dei discepoli di Gesù mentre la versione di Tommaso è per i discepoliun'indicazione del comportamento da seguire. In Tommaso troviamo una similitudine, in Marco una

dichiarazione presumibilmente concreta: il Regno di Dio appartiene ai bambini. In Marco "come unbambino" non è una similitudine ma un paradigma. Tramite la costruzione di una narrazioneMarco sostituisce effettivi bambini alla similitudine tra discepoli eletti e bambini di Tommaso.Marco fa praticamente lo stesso in un detto attestato sia in Q (Luca 10:16 e Matteo 10:40) e inGiovanni (13:20), detto che recita: "Chi accoglie uno che io mando accoglie me e chi accoglie meaccoglie chi ma ha mandato". Tale dichiarazione afferma la supremazia di chiunque abbia il diritto di proclamarsi messaggero diGesù. Ma in Marco 9:36-37 troviamo la dichiarazione modificata attraverso una narrazione in mododa affermare l'accoglimento non di un messaggero di Gesù ma di un qualsiasi bambino: E, presoun bambino, lo mise in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: "Chi avrà ricevuto uno di codestifanciulli nel mio nome riceve me e chi avrà ricevuto me non riceve me ma colui che mi hamandato". Qui Marco prende una rivendicazione specifica di particolari persone, rivendicazioneche dona a tali persone uno status speciale, e tramite la costruzione di una narrazione rende il dettoapplicabile a chiunque riceva un qualsiasi bambino in nome di Gesù. Egli potrebbe aver fatto lastessa cosa modificando Tommaso 22a in 10:13-16. Se Marco attinse da tradizioni separate daTommaso allora ciò che abbiamo è un'interessante coincidenza. Ma forse Marco stava attingendo daTommaso e lo stava facendo in modo da supportare la sua costante e ripetuta tesi secondo cui icristiani non dovrebbero aspirare ad un particolare stato di eccellenza. Marco sembra essere statoveramente capace di revisionare radicalmente tali detti (p. es. Tommaso 13) alla luce della suaparticolare agenda. Persino così, se i passaggi che richiamano Tommaso 22 fossero dispersidappertutto nel vangelo di Marco non avrebbero probabilmente attratto la mia attenzione. Ma nonsono dispersi. Essi sono localizzati in una parte particolare, il commentario che segue la secondapredizione della passione nella sequenza 9:33-35, e sono quasi contigui, 9:43-48, 10:1-12, 13-16,separati solo da due versi (9:49-50). Se la proposizione che Tommaso sia una fonte per Marco vieneseriamente considerata, allora deve essere considerata anche la proposizione che questa sequenza didetti sia dovuta ad una revisione da parte di Marco di Tommaso 22.

in English

Imitatio Christi In Marco E TommasoCosa comporta essere come Cristo? Umiltà e status di servitore sono una ben conosciuta rispostamarchiana. Un'altra è che. come ha osservato Norman Perrin (1982:255-257), nel vangelo di MarcoGiovanni Battista prega e viene condotto all'esecuzione, quindi Gesù prega e viene condottoall'esecuzione, ed infine i cristiani pregano e sono perseguitati (Mc 13:9-13). Così, per Marcoimitazione di Cristo non vuol dire eseguire miracoli e meraviglie ma condividere le sofferenze delFiglio dell'Uomo. Il suo capitolo 13 ampie evidenze del fatto che i cristiani della sua comunitàcondividessero tali pene. In Tommaso, come discusso in precedenza, l'imitazione di Cristo è lacapacità di identificarsi con Gesù attraverso il ricevimento dello Spirito da Gesù. La revisione fattada Marco di Tommaso 13 nel brano 8:27-33 testimonia il suo totale rifiuto di tale idea. In Tommaso13 e 108 la metafora che conduce alla capacità di imitare Cristo, di essere come lui è, è il bere,"Colui che beve dalla mia bocca diventerà come me ed io stesso diverrò come lui", e Tommaso haacquisito preminenza tra i discepoli per il fatto di aver bevuto alla fonte che Gesù ha misurato. Nelvangelo di Marco (10:39) la stessa metafora viene usata per lo stesso scopo, per indicare il correttomodo di imitazione di Cristo. Forse influenzato dal detto 12 di Tommaso in cui viene conferitapreminenza a Giacomo, Marco mostra come Gesù, nonostante le richieste di preminenza tra idiscepoli di Giacomo e Giovanni, debba rifiutarle (10:35-40). Tuttavia dice loro "Il calice che iobevo lo berrete e anche col battesimo col quale io sono battezzato sarete battezzati". Sappiamo cosaimplica il battesimo di Gesù, ricevimento dello Spirito ed inizio del cammino di sofferenza delFiglio dell'Uomo, e sappiamo cosa implica il calice di Gesù, perché comprendiamo la metaforatramite la preghiera di Gesù in Marco 14:36: il calice è l'essere perseguitato, il soffrire ed il morire.Ma Marco è attento ad informarci che Giacomo, Giovanni e Pietro si erano addormentati in quel

momento, a dispetto dell' ordine di Gesù di stare svegli. Così Marco istruisce i suoi lettori cheGiacomo e Giovanni potrebbero non aver compreso le implicazioni del calice che avrebbero dovutobere. Sembra che nella più antica cristianità le metafore del "battesimo" e del "bere" fosserointercambiabili nel riferimento alla ricezione dello Spirito. Paolo scrive che "Noi tutti siamo statibattezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, sia Giudei, sia Greci, sia schiavi, sia liberi, etutti siamo dissetati da un solo Spirito" (1Cor 12:13). Giacomo e Giovanni devono essere battezzatie bere. Non hanno ragioni per pensare che ciò non sia semplicemente un riferimento al loro futuroricevimento dello Spirito (cf. Mc 1:9-11). Ma noi, lettori di Marco, sappiamo più di loro, perchéconosciamo ciò che Gesù disse a Getsemani. Loro no. Abbiamo qui un esempio della drammaticaironia di Marco. Marco può aver allontanato il motivo del bere presente in Tommaso 13 da ogniidea tommasina di identificazione tramite ricezione dello Spirito verso il suo caratteristico motivodell'identificazione con Gesù tramite la sofferenza. Marco afferma che Giacomo e Giovanni (chepossono rappresentare i cristiani in generale) condivideranno lo Spirito (saranno battezzati colbattesimo di Gesù) e condivideranno le sue sofferenze (berranno lo stesso suo calice) ma nelvangelo di Marco, mentre il significato del primo è noto a tutti, compresi Giacomo e Giovanni, ilsignificato del secondo è loro celato (ancorché conosciuto a chiunque legga Marco). Marco iniziala sua sezione centrale con il brano 8:27-33 che apparentemente revisiona Tommaso 13 senza alcunuso del motivo del bere, e conclude tale sezione con 10:35-45 in cui la metafora del bere è cruciale,ma interpretata in modo completamente diverso da Tommaso 13. Laddove in Tommaso primaGiacomo e poi Tommaso ottengono riconosciuta una preminenza da Gesù, nella sezione centrale diMarco prima Pietro e poi Giacomo e Giovanni sono denigrati e la stessa idea di supremazia da partedi un qualunque discepolo è parodiata. Conclusione Siamo abituati a pensare ad un usoevangelistico di fonti di detti alla luce dell'uso di Matteo e Luca di Q. Ma non abbiamo Q, abbiamosolo una ricostruzione basata sul loro uso di essa. Ciò che era in Q che né Matteo né Luca hannousato, non possiamo saperlo. Tendiamo a pensare che l'abbiano usata completamente, ma questasupposizione discende dal definire Q come ciò che essi hanno usato! Abbiamo Tommaso. Possiamoanche notare, suggerisco, che Marco ha fatto uso di parti del vangelo di Tommaso per la suacostruzione di narrazioni e discorsi nei suoi capitoli dall'1 all'8 e dall'11 al 12. Possiamo vederequalcosa di completamente differente avvenuto nella sezione centrale di Marco, in quanto lì egliprende i punti salienti della sua fonte e costruisce una profonda revisione, od una confutazioneparodistica di essi. Alla domanda 'perché egli non usò tanti detti tommasini quanti avrebbe potutousarne?' si può solo dare una risposta tautologica: egli non usò quegli elementi che non riteneva utiliai suoi scopi. Burton Mack (1991) ha fatto un tentativo di sostenere che Marco abbia usato Q edanche di spiegare perché abbia scelto di non usarla a fondo, ma è una posizione difficile dasostenere, in special modo perché l'idea stessa di Q è basata sulla tesi che sia mancante in Marco!Per Tommaso, abbiamo soltanto pochi frammenti greci da manoscritti copiati forse 70 anni dopo ilvangelo di Marco, ed un testo copto copiato forse 250 anni dopo lo scritto di Marco. E' certo che ilVangelo di Tommaso come lo conosciamo, una versione principalmente dipendente dallatraduzione copta, differisce dalla versione che Marco può aver usato nell'ordinamento dei detti,probabilmente nel numero dei detti, probabilmente anche perché varie redazioni si sono succedutenell'arco di tempo che separa Nag Hammadi da Marco. Idealmente, il presente saggio dovrebbecontenere un commento critico su ciascun parallelo tra Marco e Tommaso. Ma, ovviamente, limitidi spazio rendono ciò impossibile. Per tali commenti si può ricorrere a Stephen Patterson (1993);John Horman (1979) in un saggio lungo quasi una volta e mezzo questo, ha sostenuto la priorità diun detto, la versione tommasina della parabola del Seminatore. Egli conclude che "non sembranoesserci relazioni dirette tra la versione di Tommaso e quella di Luca" e che "non vi è chiara evidenzache Tommaso abbia tratto la sua versione della parabola da Marco o Matteo". Invero, "la versione diMarco, così com'è, è stata tendenziosamente alterata, e precisamente nel punto in cui divergeradicalmente da Tommaso". Assumendo, erroneamente io credo, che "non sia probabile che Marcoabbia usato Tommaso", si può solo concludere che "Tommaso e Marco abbiano usato una fontecomune" (Horman 1979:342-343). La variabilità della tradizione testuale tommasina non invalidal'uso di Tommaso come testo essenzialmente del primo secolo, ma ci richiede di procedere con

cautela nel ritenere che un qualsiasi particolare detto in Tommaso come lo possediamo fosse anchepresente in tale forma in un testo disponibile a Marco. Ci saranno casi in cui le versioni marchianedi quelli che potrebbero essere detti tommasini appaiono nel secondo vangelo in una forma menoredatta che nella versione tommasina a noi disponibile; per esempio, Marco 3:28-29 è coerente, mail corrispondente detto in Tommaso, il detto 44, è incoerente. D'altra parte bisogna guardarsidall'idea che un detto tommasino che ci suona strano (p.es. 104) debba di conseguenza essere unsuccessivo sviluppo di un detto sinottico (p.es. il kerygmatico Marco 2:10-20) con il quale abbiamogrande familiarità. Similmente si potrebbe rigettare quasi istintivamente come redazione posterioreTommaso 48, "Se in questa casa due fanno pace l'uno con l'altro, diranno ad un monte:'Allontanati!'. E si allontanerà", tuttavia quella versione potrebbe essere originale. Sembra essersisviluppata nelle stesse circostanze sociali viste in QLuca 10:5-6; un cristiano itinerante giunge inuna casa, dà il saluto di pace, ed è o benvenuto o allontanato. Nel passaggio di Luca udiamo cosasuccede quando il saluto di pace del viaggiatore è rifiutato; in Tommaso udiamo cosa avvienequando il saluto è accettato. La versione di Marco (11:23), come quella di Q, mostra l'influenza diuna metafora pure conosciuta a Paolo (1Cor 13:2) sebbene non ci sia ragione per ritenere che Paoloconsideri la metafora un detto di Gesù. Si può tentare a volte di costruire testi a tavolino,documenti sconosciuti alla scienza che servano allo scopo di risolvere difficili problemi. Si potrebbecostruire con l'immaginazione un Proto-Tommaso che sia stato usato da Marco, che superifelicemente tutte le difficoltà e le complessità del vangelo di Tommaso attuale. Ma sarebbe solo unesercizio di fantasia. Potremmo immaginare uno o più proto-Tommasi che contengano quasinient'altro che detti sinottici corrispondenti non redatti, o vari complessi di detti pre-marchiani, oforse fonti di parabole, che servano per spiegare questo o quel segmento del vangelo di Marco.Sfortunatamente, mentre i testi progettati hanno la virtù di risolvere qualunque problema sianodesignati per risolvere, facendolo senza alcuna possibilità di confutazione, soffrono però di unafatale pecca: non esistono. Abbiamo ciò che abbiamo e non abbiamo ciò che non abbiamo. E ciòche abbiamo è una collezione di detti attribuiti a Gesù detta Vangelo di Tommaso, e ragioni perpensare che Marco l'abbia usata, ed adattata, e cercato di confutarne elementi. Considerazioni sulpuro e semplice numero di detti tommasini usati da Marco, e l'evidente adattamento marchiano dielementi specificamente tommasini come la giustapposizione dei detti 65 e 66 e la storia crucialeper il vangelo di Tommaso che dà valore alla supremazia di Tommaso stesso dovrebbero conferirecredito all'idea. La tesi alternativa, che entrambi abbiano attinto detti da una sconosciuta indefinitafonte che chiamiamo tradizione orale, non è un'inerente ipotesi superiore ma un appelloall'inconoscibile. Come la conoscenza delle loro fonti conduce ad una più chiara comprensione diMatteo e Luca attraverso la conoscenza della loro redazione di tali fonti, così la conoscenza diMarco può essere accresciuta considerevolmente se si riconosce di avere in mano una tarda versionedi uno dei testi che egli usò, testo che noi chiamiamo vangelo di Tommaso. Potremmo notare comeMarco usò la sua fonte a volte nello stesso modo di Matteo e Luca, cioè sequenziando detti presentiin diverse parti della sua fonte in modo da trarne coerenti discorsi attinenti con il contesto narrativoche aveva creato per loro. E potremmo vedere anche come Marco abbia usato la sua fonte inmaniera differente da quanto hanno fatto Matteo o Luca, in quanto nella sua sezione centralepotrebbe aver preso i punti chiave delle storie e dei detti della sua fonte e averli radicalmentemodificati. Spero che in futuro si possa prestare attenzione a queste possibilità.

Incipit: Queste sono le parole segrete¹ che Gesù il Vivente ha pronunciato e che Didimo GiudaTommaso² ha trascritto

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Appare chiaro sin dall'inizio che Gesù dispensò almeno due tipi d'insegnamento. Uno pubblico —certamente più "immediato" e di più agevole comprensione, destinato principalmente alle massediciamo così "impreparate"— ed un altro segreto, di carattere manifestamente esoterico, riservato aipochi in grado di recepirne l'essenza profonda e di farlo proprio. La segretezza e la riservatezza di

questo insegnamento cristiano, i suoi proponimenti di salvazione e la pericolosità implicita della suadivulgazione, mi riportano alla mente un meraviglioso passo della Bhagavad Gita (chepersonalmente condivido) che recita: «Se conosci la *verità*, guardati bene dal recar turbamentoagli animi di coloro che non sono ancora preparati ad afferrarla, giacché l'insegnamento fuori daltempo potrebbe stornarli dal lavoro ch'essi compiono e far loro vedere delle mezze verità, con lorograve pregiudizio». Aetos Cfr. Apocalisse I 18 ("...io sono il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre. Ho la morte in miopotere, in mio potere è il mondo dei morti..."¹ Più avanti, dice Craveri, Tommaso spiegherà la ragione di tale appellativo: Gesù è contrappostoall'uomo terreno, il cui spirito è "sepolto" nella materia.Nel papiro di Ossirinco 654, è scritto: «Queste sono le parole pronunciate da Gesù il Vivente... aTommaso. Disse loro: "Chiunque ascolterà queste parole, la morte non gusterà". Il termine segretoin questo caso equivale a esoterico. Gli affascinanti insegnamenti di Gesù presenti in questoVangelo erano riservati a una ristretta cerchia di iniziati preparati a penetrarne i contenuti profondi.² L'apostolo, probabile autore di questo Vangelo, nei canonici è chiamato soltanto "Tommaso"(Marco III 18; Matteo X 3; Luca VI 15; Giovanni XIV 5; Atti I 13).Tommaso» è in realtà una sorta di soprannome (in aramaico Töma (Taumà) si traduce con gemello).Giovanni in tre passi del suo Vangelo (XI 16; XX 24; XXI 2) registra un terzo nome: «Tommasodetto Didimo»; ma è solo un concetto ripetuto, una tautologia, perché anche Didimo, proprio comeTaumà, significa "gemello".Scrive Mario Pincherle: "...Gemello, in aramaico, si dice TAUMÀ, cioè Tommaso. Gemello, ingreco, si dice DÌDUMOS. Non ci sono dubbi, è una duplice conferma che l'autore del QUINTOVANGELO è il gemello spirituale di GESÙ e non il suo fratello gemello carnale. TAUMÀ èdunque il custode delle parole segrete..."

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Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e Didimo Giuda Tommaso ha trascritto.

1. Egli disse: "Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte".

2. Gesù disse: "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resterannocommossi. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."

3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli viprecederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro divoi e fuori di voi.Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma senon vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."

4. Gesù disse, "L'uomo di età avanzata non esiterà a chiedere a un bambino di sette giorni dov'è illuogo della vita, e quell'uomo vivrà.Perché molti dei primi saranno ultimi, e diventeranno tutt'uno."

5. Gesù disse, "Sappiate cosa vi sta davanti agli occhi, e quello che vi è nascosto vi sarà rivelato.Perché nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato."

6. I suoi discepoli gli chiesero e dissero, "Vuoi che digiuniamo? Come dobbiamo pregare?Dobbiamo fare elemosine? Quale dieta dobbiamo osservare?"

7. Gesù disse, "Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Allafine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto."Gesù disse, "Fortunato è il leone che verrà mangiato dall'umano, perché il leone diventerà umano. Edisgraziato è l'umano che verrà mangiato dal leone, poiché il leone diventerà comunque umano."

8. E disse, "L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccolipesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci inmare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"

9. Gesù disse, "Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sullastrada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e nonprodussero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. Ealtri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e ilcentoventi per uno."

10. Gesù disse, "Ho appiccato fuoco al mondo, e guardate, lo curo finché attecchisce."

11. Gesù disse, "Questo cielo scomparirà, e quello sopra pure scomparirà.I morti non sono vivi, e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiaste ciò che era morto lorendeste vivo. Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno, e diventaste due. Maquando diventerete due, cosa farete?"

12. I discepoli dissero a Gesù, "Sappiamo che tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?"Gesù disse loro, "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del qualenacquero cielo e terra."

13. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono."Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero."Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente."Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli."Gesù disse, "Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti hoofferto."E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero,"Cosa ti ha detto Gesù?"Tommaso disse loro, "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste dellepietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe."

14. Gesù disse loro, "Se digiunate attirerete il peccato su di voi, se pregate sarete condannati, e sefarete elemosine metterete in pericolo il vostro spirito.Quando arrivate in una regione e vi aggirate per la campagna, se la gente vi accoglie mangiatequello che vi offrono e prendetevi cura dei loro ammalati.Dopo tutto, quello che entra nella vostra bocca non può rendervi impuri, è quello che viene fuoridalla vostra bocca che può rendervi impuri."

15. Gesù disse, "Quando vedrete uno che non è nato da una donna, prostratevi e adoratelo. Quello èil vostro Padre."

16. Gesù disse, "Forse la gente pensa che io sia venuto a portare la pace nel mondo. Non sanno chesono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra.Perché saranno in cinque in una casa: ce ne saranno tre contro due e due contro tre, padre controfiglio e figlio contro padre, e saranno soli."

17. Gesù disse, "Vi offrirò quello che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessunamano ha toccato, quello che non è apparso nel cuore degli uomini."

18. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci, come verrà la nostra fine?"Gesù disse, "Avete dunque trovato il principio, che cercate la fine? Vedete, la fine sarà dove è ilprincipio.Beato colui che si situa al principio: perché conoscerà la fine e non sperimenterà la morte."

19. Gesù disse, "Beato colui che nacque prima di nascere.Se diventate miei discepoli e prestate attenzione alle mie parole, queste pietre vi obbediranno.Perché vi sono cinque alberi per voi in Paradiso: non mutano, inverno ed estate, e le loro foglie noncadono. Chiunque li conoscerà non sperimenterà la morte."

20. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli."E lui disse loro, "È come un seme di mostarda, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terrenocoltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo."

21. Maria chiese a Gesù, "Come sono i tuoi discepoli?"Lui disse, "Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene. Quando i padroni del terrenoarrivano, dicono, 'Restituiteci il terreno.' E quelli si spogliano dei loro abiti per renderglieli, e glirestituiscono il terreno.Per questo motivo dico, se i proprietari di una casa sanno che sta arrivando un ladro staranno inguardia prima che quello arrivi e non gli permetteranno di entrare nella loro proprietà e rubargli iloro averi.Anche voi, quindi, state in guardia nei confronti del mondo. Preparatevi con grande energia, così iladri non avranno occasione di sopraffarvi, perché la disgrazia che attendete verrà.Che fra voi ci sia qualcuno che comprenda.Quando il raccolto fu maturo, lui arrivò subito con un sacco e lo mieté. Chiunque abbia due buoneorecchie ascolti!"

22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppanosono come quelli che entrano nel Regno."E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?"Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esternocome l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così chel'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani alposto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."

23. Gesù disse, "Sceglierò fra voi, uno fra mille e due fra diecimila, e quelli saranno come un uomosolo."

24. Dissero i suoi discepoli, "Mostraci il luogo dove sei, perché ci occorre cercarlo."Lui disse loro, "Chiunque qui abbia orecchie ascolti! C'è luce in un uomo di luce, e risplende sulmondo intero. Se non risplende, è buio."

25. Gesù disse, "Amate il vostro amico come voi stessi, proteggetelo come la pupilla del vostroocchio."

26. Gesù disse, "Voi guardate alla pagliuzza nell'occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nelvostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene darimuovere la pagliuzza dall'occhio dell'amico."

27. "Se non digiunate dal mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il Sabato come Sabatonon vedrete il Padre."

28. Gesù disse, "Ho preso il mio posto nel mondo, e sono apparso loro in carne ed ossa. Li hotrovati tutti ubriachi, e nessuno assetato. Il mio animo ha sofferto per i figli dell'umanità, perchésono ciechi di cuore e non vedono, poiché sono venuti al mondo vuoti, e cercano di andarsene dalmondo pure vuoti.Ma nel frattempo sono ubriachi. Quando si libereranno dal vino, cambieranno condotta."

29. Gesù disse, "Se la carne fosse nata a causa dello spirito sarebbe una meraviglia, ma se lo spiritofosse nato a causa del corpo sarebbe una meraviglia delle meraviglie.Eppure mi stupisco di come questa grande ricchezza si sia ridotta in tale miseria."

30. Gesù disse, "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine. Dove ce ne sono due o una, io sono conlei."

31. Gesù disse, "Nessun profeta è benvenuto nel proprio circondario; i dottori non curano i loroconoscenti."

32. Gesù disse, "Una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa, nénascosta."

33. Gesù disse, "Quanto ascolterete con le vostre orecchie, proclamatelo dai vostri tetti ad altreorecchie.Dopo tutto, nessuno accende una lampada per metterla in un baule, né per metterla in un postonascosto. Piuttosto, la mette su un lampadario così che chiunque passi veda la sua luce."

34. Gesù disse, "Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso."

35. Gesù disse, "Nessuno può entrare nella casa di un uomo robusto e prenderla con la forza seprima non gli lega le mani. A quel punto uno può sottrargli la casa."

36. Gesù disse, "Non vi tormentate, dalla mattina alla sera, al pensiero di cosa indossare."

37. I suoi discepoli dissero, "Quando ci apparirai, e quando tornerai a visitarci?"Gesù disse, "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi comebambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore."

38. Gesù disse, "Spesso avete desiderato ascoltare queste parole che vi dico, e non avevate nessunoda cui ascoltarle. Vi saranno giorni in cui mi cercherete e non mi troverete."

39. Gesù disse, "I Farisei e gli accademici hanno preso le chiavi della conoscenza e le hannonascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo.Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe."

40. Gesù disse, "Una vite è stata piantata lontano dal Padre. Poiché non è robusta, sarà sradicata amorrà."

41. Gesù disse, "Chiunque ha qualcosa in mano riceverà di più, e chiunque non ha nulla sarà privatoanche del poco che ha."

42. Gesù disse, "Siate come passanti."

43. I suoi discepoli gli dissero, "Chi sei tu per dirci queste cose?""Non comprendete chi sono da quello che dico.Invece, siete diventati come i Giudei, che amano l'albero ma odiano i frutti, o amano i frutti maodiano l'albero."

44. Gesù disse, "Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia controil figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sullaterra né in cielo."

45. Gesù disse, "L'uva non si coglie dai rovi, né i fichi dai cardi, poiché essi non danno frutti.I buoni producono bene da quanto hanno accumulato; i cattivi producono male dalla degenerazioneche hanno accumulato nei loro cuori, e dicono cose malvagie. Poiché dal traboccare del cuoreproducono il male."

46. Gesù disse, "Da Adamo a Giovanni il Battista, fra quanti nacquero da donna nessuno è tanto piùgrande di Giovanni il Battista da non dover abbassare lo sguardo.Ma vi dico che chiunque fra voi diventerà un bambino riconoscerà il regno e diventerà più grande diGiovanni."

47. Gesù disse, "Un uomo non può stare in sella a due cavalli o piegare due archi.E uno schiavo non può servire due padroni, altrimenti lo schiavo onorerà l'uno e offenderà l'altro.Nessuno beve vino stagionato e subito dopo vuole bere vino giovane. Il vino giovane non vieneversato in otri nuovi, altrimenti si guasta.Non si cuce un panno vecchio su un abito nuovo, perché si strapperebbe."

48. Gesù disse, "Se due persone fanno pace in una stessa casa diranno alla montagna 'Spostati!' equella si sposterà."

49. Gesù disse, "Beati coloro che sono soli e scelti, perché troveranno il regno. Poiché da lì venite, elì ritornerete."

50. Gesù disse, "Se vi diranno 'Da dove venite?' dite loro, 'Veniamo dalla luce, dal luogo dove laluce è apparsa da sé, si è stabilita, ed è apparsa nella loro immagine.'Se vi diranno, 'Siete voi?' dite, 'Siamo i suoi figli, e siamo i prescelti del Padre vivente.'Se vi chiederanno, 'Qual è la prova che il Padre è in voi?' dite loro, 'È il movimento e la quiete.' "

51. I suoi discepoli gli dissero, "Quando riposeranno i morti, e quando verrà il nuovo mondo?"Lui disse loro, "Quello che aspettate è venuto, ma non lo sapete."

52. I discepoli gli dissero, "è utile o no la circoncisione?"Lui disse loro, "Se fosse utile, il loro padre genererebbe figli già circoncisi dalla loro madre. Invece,la vera circoncisione nello spirito è diventata vantaggiosa da ogni punto di vista."

54. Gesù disse, "Beato il povero, perché suo è il regno dei cieli."

55. Gesù disse, "Chi non odierà suo padre e sua madre non potrà essere mio discepolo, e chi nonodierà fratelli e sorelle, e porterà la croce come faccio io, non sarà degno di me."

56. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque hascoperto una carcassa il mondo non è degno."

57. Gesù disse, Il regno del Padre è come un uomo che ha dei semi. Il suo nemico di notte gli hapiantato erbacce fra i semi. L'uomo non ha voluto che i braccianti gli strappassero le erbacce, ma hadetto loro, 'No, altrimenti per strappare le erbacce potreste finire per strappare anche il grano.'Poiché il giorno del raccolto le erbacce saranno molte, e saranno strappate e bruciate."

58. Gesù disse, "Beato l'uomo che si è impegnato e ha trovato la vita."

59. Gesù disse, "Guardate colui che vive finché vivete, altrimenti potreste morire e poi cercare discorgere colui che vive, e non ne sareste capaci."

60. Vide un samaritano che portava un capretto e andava in Giudea. Disse ai suoi discepoli,"Quell'uomo [...] del capretto." Loro gli dissero, "Così che possa ucciderlo e mangiarlo." Lui disseloro, "Non lo mangerà finché è vivo, ma solo dopo averlo ucciso e ridotto a cadavere."Loro risposero, "Non potrebbe fare altrimenti."Lui disse loro, "E così pure voi, cercatevi un posto per riposare, o potreste diventare cadaveri evenire mangiati."

61. Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà."Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola comese qualcuno ti avesse inviato."Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mioPadre.""Sono tua discepola.""Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito dioscurità."

62. Gesù disse, "Io rivelo i miei misteri a coloro che ne sono degni.Che la vostra mano sinistra non sappia cosa fa la destra."

63. Gesù disse, "C'era un ricco che aveva molto denaro. Disse, 'Investirò questo denaro così che iopossa seminare, mietere e riempire i miei magazzini con il raccolti, e che non mi manchi nulla.'Queste erano le cose che pensava in cuor suo, ma quella stessa notte morì. Chi fra voi ha orecchieascolti!"

64. Gesù disse, "Un uomo organizzò un ricevimento. Quando ebbe preparato la cena, mandò il suoservo a invitare gli ospiti. Il servo andò dal primo e gli disse, 'Il padrone ti invita.' E quegli disse, 'Cisono dei mercanti che mi devono dei soldi, e vengono da me stasera. Devo andare a dargliistruzioni. Lo prego di scusarmi ma non posso venire a cena.' Il servo andò da un altro e disse, 'Ilpadrone ti ha invitato.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una casa, e devo assentarmi per ungiorno. Non avrò tempo per la cena.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.'Quegli disse al servo, 'Un mio amico si sposa, e devo preparargli il banchetto. Non potrò venire. Loprego di scusarmi se non posso venire.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.'Quegli disse al servo, 'Ho comprato una proprietà, e sto andando a riscuotere l'affitto. Non potròvenire, Lo prego di scusarmi.' Il servo ritornò e disse al padrone, 'Quelli che avevi invitato a cenachiedono scusa ma non possono venire.' Il padrone disse al servo, 'Vai per la strada e porta a cenachiunque trovi.'Acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio."

65. Lui disse, Un [...] uomo possedeva una vigna e l'aveva affittata a dei contadini, così che lalavorassero e gli cedessero il raccolto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare ilraccolto. Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Poi il servo ritornò dal padrone. Ilpadrone disse, 'Forse non li conosceva.' Mandò un altro servo, e i contadini picchiarono anche

quello. Quindi il padrone mandò suo figlio e disse, 'Forse verso mio figlio mostreranno un qualcherispetto.' Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chiha orecchie ascolti!"

66. Gesù disse, "Mostratemi la pietra scartata dai costruttori; quella è la chiave di volta."

67. Gesù disse, "Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto."

68. Gesù disse, "Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati; e non resterà alcun luogo, dove saretestati perseguitati."

69. Gesù disse, "Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati aconoscere veramente il Padre.Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito."

70. Gesù disse, "Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non loavete dentro di voi, quello che non avete vi perderà."

71. Gesù disse, "Distruggerò questa casa, e nessuno sarà in grado di ricostruirla [...]."

72. Un uomo gli disse, "Dì ai miei fratelli di dividere con me i loro averi."Lui disse all'uomo, "Signore, e chi mi ha nominato spartitore?"Si girò verso i discepoli e disse, "Non sono uno spartitore, vero?"

73. Gesù disse, "Il raccolto è enorme ma i braccianti sono pochi, perciò pregate il mietitore dimandare i braccianti nei campi."

74. Lui disse, "Signore, sono in molti attorno all'abbeveratoio, ma non c'è nulla nel pozzo."

75. Gesù disse, "In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella cameranuziale."

76. Gesù disse, "Il regno del Padre è come un mercante che ricevette un carico di mercanzia e vitrovò una perla. Il mercante fu accorto; vendette la mercanzia e si tenne solo la perla.Così anche voi, cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessunverme guasta."

77. Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in metutto si compie.Tagliate un ciocco di legno; io sono lì.Sollevate la pietra, e mi troverete."

78. Gesù disse, "Perché siete venuti nella campagna? Per vedere una canna scossa dal vento? E pervedere un uomo vestito in abiti raffinati, come i capi e i potenti? Quelli sono vestiti in panniraffinati, e non sanno cogliere la verità."

79. Una donna nella folla gli disse, "Fortunato il grembo che ti generò e il seno che ti nutrì."Lui le disse, "Fortunati coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e l'hanno veramenteconservata. Poiché vi saranno giorni in cui direte, 'Fortunato il grembo che non ha concepito, e ilseno che non ha allattato. ' "

80. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere, e chi ha scoperto uncadavere è al di sopra del mondo."

81. Gesù disse, "Lasciate che chi è diventato ricco regni, e che chi ha il potere vi rinunci."

82. Gesù disse, "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."

83. Gesù disse, "Le immagini sono visibili alla gente, ma la loro luce è nascosta nell'immagine dellaluce del Padre. Lui si rivelerà, ma la sua immagine è nascosta dalla sua luce."

84. Gesù disse, "Quando vedete ciò che vi somiglia siete contenti. Ma quando vedrete le immaginiche nacquero prima di voi e che non muoiono né diventano visibili, quanto dovrete sopportare!"

85. Gesù disse, "Adamo è partito da un grande potere e una grande ricchezza, ma non era degno divoi. Perché se fosse stato degno, non avrebbe conosciuto la morte."

86. Gesù disse, "Le volpi hanno tane e gli uccelli hanno nidi, ma gli esseri umani non hanno unposto dove stendersi e riposare."

87. Gesù disse, "Quanto è misero il corpo che dipende da un corpo, e quanto è misera l'anima chedipende da entrambi."

88. Gesù disse, "I messaggeri e i profeti verranno da voi e vi daranno ciò che vi appartiene. Voi, daparte vostra, date loro quello che avete, e dite a voi stessi, 'Quando verranno a prendere quello chegli appartiene?'"

89. Gesù disse, "Perché sciacquate l'esterno della coppa? Non capite che quello che ha creatol'interno è anche quello che ha creato l'esterno?"

90. Gesù disse, "Venite a me, perché il mio giogo è confortevole e il mio dominio è gentile, etroverete la vostra pace."

91. Gli dissero, "Dicci chi sei così che possiamo credere in te."

Lui disse loro, "Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere coluiche è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale."

92. Gesù disse, "Cercate e troverete.Nel passato, comunque, non vi ho rivelato le cose che allora mi chiedeste. Ora vorrei dirvele, mavoi non le chiedete più."

93. "Non date le cose sacre ai cani, perché potrebbero gettarle sullo sterco. Non gettate perle aiporci, o potrebbero [...]."

94. Gesù disse, "Colui che cerca troverà, e chi bussa entrerà."

95. Gesù disse, "Se avete denaro, non prestatelo a interesse. Piuttosto, datelo a qualcuno da cui nonlo riavrete."

96. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una donna. Prese un po’ di lievito, lo nascosenell'impasto, e ne fece grandi forme di pane. Chi ha orecchie ascolti!"

97. Gesù disse, "Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentrecamminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sullastrada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara escoprì che era vuota."

98. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che voleva uccidere un potente. Prima diuscire di casa sfoderò la spada e la infilò nel muro per provare se il suo braccio riusciva atrapassarlo. Poi uccise il potente."

99. I discepoli gli dissero, "I tuoi fratelli e tua madre sono qui fuori."Lui disse loro, "Quelli che fanno il volere del Padre mio sono i miei fratelli e mia madre. Sonoquelli che entreranno nel regno di mio Padre."

100. Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero, "Gli uomini dell'imperatore romano cichiedono le tasse."Lui disse loro, "Date all'imperatore quello che è dell'imperatore, date a Dio quello che è di Dio, edate a me quel che è mio."

101. "Chiunque non odia padre e madre come me non può essere mio discepolo, e chiunque nonama padre e madre come me non può essere mio discepolo. Poiché mia madre [...], ma la mia veramadre mi ha dato la vita."

102. Gesù disse, "Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane nonmangia, e non fa mangiare il bestiame."

103. Gesù disse, "Beati quelli che sanno da dove attaccheranno i ribelli. Possono organizzarsi,raccogliere le risorse imperiali, ed essere preparati prima che i ribelli arrivino."

104. Dissero a Gesù, "Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo."Gesù disse, "Quale peccato ho commesso, o di quale impurità mi sono macchiato? Piuttosto,quando lo sposo lascia la camera nuziale, allora lasciate che la gente digiuni e preghi."

105. Gesù disse, "Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte 'Montagna,spostati!' si sposterà."

107. Gesù disse, "Il regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di loro, la più grande, sismarrì. Lui lasciò le altre novantanove e la cercò fino a trovarla. Dopo aver faticato tanto le disse,'Mi sei più cara tu di tutte le altre novantanove.'"

108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona,e tutte le cose nascoste gli si riveleranno."

109. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che aveva un tesoro nascosto nel suocampo ma non lo sapeva. E quando morì lo lasciò a suo figlio. Il figlio non ne sapeva nulla neanchelui. Diventò proprietario del campo e lo vendette. L'acquirente andò ad arare, scoprì il tesoro, ecominciò a prestare denaro a interesse a chi gli pareva."

110. Gesù disse, "Lasciate che chi ha trovato il mondo, ed è diventato ricco, rinunci al mondo."

111. Gesù disse, "I cieli e la terra si apriranno al vostro cospetto, e chiunque è vivo per colui chevive non vedrà la morte."

Non dice Gesù, "Di quelli che hanno trovato se stessi, il mondo non è degno?"

112. Gesù disse, "Maledetta la carne che dipende dall'anima. Maledetta l'anima che dipende dallacarne."

113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?""Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno delPadre è sulla terra, e nessuno lo vede."