IL TURSIOPE E GLI ALTRI DELFINI - Parks.itTunisia e l’isola di Lampedusa vive una subpopolazione...

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QUADERNI DELL ’AREA MARINA PROTETTA IL TURSIOPE E GLI ALTRI DELFINI CRiMM

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La crescente consapevolezza dell’importanza della conservazionedella natura ha generato nuove curiosità, in particolar modo in etàscolare. Dall’esigenza di fornire nuovi strumenti e informazioniaggiornate e accessibili nasce quindi il progetto “I Quaderni dell’AreaMarina”.Infatti, le azioni di sensibilizzazione ed educazione ambientale sonofinalità primarie nelle strategie, a differenti scale, di conservazionedella natura.Il progetto “I Quaderni dell’Area Marina” si prefigge di contribuire allaconoscenza delle specie e degli habitat più importanti utilizzando lespecie carismatiche per far comprendere l’importanza della conser-vazione della Biodiversità, inserendosi nel progetto internazionaledell’IUCN a cui aderisce il Ministero dell’Ambiente, della Tutela delTerritorio e del Mare, denominato COUNTDOWN 2010.

Il Direttore dell’Area Marina ProtettaTavolara Punta Coda CavalloDr. Augusto Navone

Collana “I Quaderni dell’Area Marina” - Vol. 1© Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo © CRiMM© TAPHROSIdeazione: A. Fozzi, A. Magnone, A. Pizzo, E. TrainitoGrafica: Egidio TrainitoTesti: CRiMMFoto: A. Fozzi, A. Magnone, A. Pizzo, E. TrainitoCoordinamento Editoriale: Egidio TrainitoStampa e allestimento:Dicembre 2006 OLBIAQuesto quaderno è stato realizzato con il contributo di

Quaderni dell’Area Marina Protetta

“Non salveremo mai ciò che non amiamo”Stephen Jay Gould, 1991

La specie più conosciuta è il tursiope sia perchèfrequenta le acquecostiere, sia perché è spesso detenuto in cattività ed esibito nei delfinari. In questo quaderno cercheremo di approfondire gli

aspetti legati alla biologia e alla conservazione di questa specie.

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Fra gli odontoceti, ossia i cetacei con identi, questa è la famiglia più nume-rosa e complessivamente comprendeben 35 specie.La specie di dimensioni maggiori è l’or-ca, con i maschi che raggiungono 9metri di lunghezza, inconfondibili perl’alta pinna dorsale che può arrivarefino a 2 metri di altezza.Fra le specie oceaniche troviamo i lis-sodelfini, caratterizzati da una formaaffusolata e dalla mancanza della pinnadorsale, mentre i cefalorinchi sono quel-li con le dimensioni inferiori, nonsuperando di norma i 170 cm.Nel Mediterraneo troviamo 9 specieappartenenti a questa famiglia: la piùdiffusa è senz’altro la stenella striata, ildelfino che si osserva facilmente men-

tre gioca con le onde di scia dei traghet-ti che collegano la Sardegna alla ter-raferma. Molto più raro, malgrado ilnome, è invece il delfino comune chenegli ultimi anni ha conosciuto undrammatico declino: la popolazionemediterranea è considerata “minaccia-ta” nella Lista Rossa Mondialedell’IUCN (Unione Internazionale per laConservazione della Natura). Anche losteno è molto raro e si conosce benpoco sugli esemplari che frequentano ilMediterraneo. Legati all’ambiente pela-gico e dei canyon sottomarini sonoinvece il grampo ed il globicefalo,entrambi caratterizzati dall’assenza delrostro e dalla testa rotondeggiante,nella cui dieta prevalgono i calamari egli altri cefalopodi.

La famiglia dei delfini

La specie più conosciuta è il tursiope sia perchèfrequenta le acquecostiere, sia perché è spesso detenuto in cattività ed esibito nei delfinari. In questo quaderno cercheremo di approfondire gli

aspetti legati alla biologia e alla conservazione di questa specie.

Gli occhi deltursiopesono adat-tati pervedere sia inacqua siafuori dal-l’acqua

I tursiopisono unaspecie ad

elevatasocialità e si

osservanospesso in

gruppo

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I delfini nella storia

Incisioni, ceramiche e scritti sono le tes-timonianze di come questi animali fos-sero noti all’uomo sin dai tempi piùantichi. La più antica incisione risale adoltre 4000 anni fa e raffigura un’orca.Per gran parte delle civiltà mediterra-nee i delfini sono stati sempre con-siderati sacri, per i Greci l’uccisione diun esemplare era paragonato ad unomicidio. In ogni caso le loro raffigu-razioni erano sempre bene auguranti esono state impresse anche in nume-

rose monete. In alcune popolazioni idelfini venivano paragonati a divinitàfemminili. Esiste anche una costel-lazione del delfino, in seguito allaleggenda che racconta di come undelfino aiutò il Dio Poseidone nelcorteggiamento della bella Anfitrite.Ai delfini sono stati quindi sempreattribuiti poteri speciali perché capacidi instaurare con l’uomo un rapportoparticolare, anche in virtù della loroproverbiale “intelligenza” .

Fu Aristotele il primo studioso ad affermare che i delfini eranomammiferi e non pesci, a descrivere le differenze nella

respirazione e di come i piccoli venissero allattati, annotandoinoltre che vi erano cetacei dotati di fanoni.

Fin datempi anti-chissimi siintreccianostorie e leg-gende didelfini ebambini.In basso,una coppadel VI secoloa.C., con lanave diDioniso cir-condata dadelfini

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Per il tursiope, dalla evoluta socialità, è fondamentale comunicare e perciò ha sviluppato un complesso linguaggio che

ad oggi rimane per noi ancora indecifrato. È certa comunque l’esistenza di diversi dialetti, come noto anche per le orche.

La presenza di un fischio firma, caratteristico per ogni esemplare,gli consente di farsi riconoscere dai conspecifici.

Il percorso che ha portato questi mam-miferi a colonizzare gli oceani è iniziatocirca 55 milioni di anni fa con un ante-nato comune agli ungulati. Verso la finedel Miocene, circa 5 milioni di anni fa lafamiglia dei Delphinidae si era già dif-ferenziata e ad oggi rimane quella conpiù successo come numero di specie.Gli adattamenti che più li differenzianodai mammiferi terrestri sono la formadel corpo, slanciata e idrodinamica, l’ab-bandono della pelliccia a favore di unapelle particolare, spessa da 2 a 4 mm econtinuamente lubrificata per limitarel’attrito.Il naso si è spostato verso la sommitàdel capo ed è stato sostituito dallo sfia-tatoio per agevolare la respirazione: darimarcare inoltre come i delfini in unsolo atto respiratorio cambino l’80%

dell’aria contenuta nei polmoni mentrenoi umani solo il 15%. La propulsione ègarantita dalla coda, posta sul pianoverticale e mossa da una potente mus-colatura dorsale.Gli arti anteriori si sono trasformatinelle pinne pettorali, indispensabili pertutti i movimenti ma anche con fun-zioni tattili con cui femmine e piccoli sitengono in contatto. Sul dorso, la pinnadorsale ha funzioni stabilizzatrici ed èformata da tessuto connettivo.Il biosonar è sicuramente uno degliaspetti più importanti che consente aqueste specie di percepire l’ambientecircostante nel buio delle profonditàdel mare. Con il biosonar, un tursiope èin grado di localizzare una piccola sferasul fondo del mare a circa 100 metri didistanza.

Un mammifero alla conquista del mare

Uno spetta-colare tuffoche fa partedei compor-

tamentitipici deitursiopi

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Dove vive

Il tursiope è tra i cetacei più adattabili ad ambienti diversi, sitrova in zone costiere, negli estuari e nelle acque pelagiche.

Specie cosmopolita, è presente in tuttigli oceani e mari temperati e tropicalidel mondo. In ambito Mediterraneo è laspecie di cetaceo più comune nellapiattaforma continentale, con una dis-tribuzione discontinua e frammentatain piccole unità. Aree chiave per la dis-tribuzione di questa specie sono il Mardi Alboran, le Baleari, la costa spagnola,l’Adriatico, il tratto di mare tra laTunisia, le Pelagie e Malta, l’Egeo, learee costiere della Turchia e dell’Algeriae, probabilmente, la porzione medioorientale del Mediterraneo. Inoltreanche le aree costiere della Sardegnanord-orientale e della Corsica del sudsrivestono una notevole importanza inparticolare come aree di nursery. Imovimenti dei tursiopi che vivono al

largo sono poco studiati, ma sembranoessere legati all’alimentazione checomprende specie migratrici di pesci ecalamari. In alcune aree del nordEuropa, come la Scozia, si registranomarcate fluttuazioni stagionali nellafrequentazione delle zone di residenza.In ambito Mediterraneo è presente solol’ecotipo costiero, anche se studigenetici mostrano come la popolazionemediterranea del tursiope sia più vicinaall’ecotipo pelagico che vive nell’Ocea-no Atlantico.Sicuramente la distribuzione dellespecie preda e l’ampia distribuzione diquesta specie fanno sì che possa fre-quentare entrambi gli habitat, anche seè maggiormente legata agli ambienticostieri.

Le bertemaggiori

sono uccellimarini chespesso uti-lizzano gli

stessi ambi-ti di alimen-

tazione deltursiope.In basso,

una madrecon piccolo

nuota difronte aTavolara

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Quanti tursiopi

Nella Sardegna nord-orientale la popolazione è stimata in circa 150esemplari, mentre i dati dei censimenti effettuati in Corsica sti-mano la popolazione in circa 130 -173 esemplari: fra le due areeesiste una parziale sovrapposizione nelle Bocche di Bonifacio.

A livello mondiale non esistono stimeprecise sulla popolazione complessivadi questa specie. Nel Golfo del Messico,che è una delle aree dove si conduconoricerche da oltre un ventennio vi sonotra i 35.000 e i 45.000 tursiopi.Nel Mediterraneo un recente lavorostima la presenza di circa 10.000 esem-plari; fra le aree più importanti vi sonola costa spagnola, le Baleari e il mare di

Alboran, l’Adriatico e le isole dellaGrecia ionica. Anche tra le coste dellaTunisia e l’isola di Lampedusa vive unasubpopolazione di tursiopi stimata incirca 140 esemplari. Un piccolo nucleo èpresente anche nelle acque di Israele.Malgrado la diffusione della specie,sono ancora insufficienti i dati inrelazione alla dinamica e alla consis-tenza della popolazione Mediterranea.

Nelle dueimmagini,

una madrecon un

piccolo nelleacque

dell’AMPTavolara

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Riconoscerlo e osservarlo in natura

Dimensioni: il tursiope mostra unagrande variabilità su base geografica,con gli esemplari più grossi tipici dellepopolazioni dei mari freddi.I neonati misurano circa 1 m, sono piùscuri degli adulti e presentano suifianchi delle strie chiare, residuo dellepieghe fetali. Queste righe sparisconoentro i sei mesi di vita.Forma e colore: la forma affusolatadel corpo offre una minor resistenzaidrodinamica durante il nuoto edanche la pelle presenta particolariadattamenti che aumentano l’effi-cienza della spinta propulsiva dellapinna caudale, unica responsabiledello spostamento dell’animale grazieal suo movimento in senso dorso-ven-trale (le pinne pettorali direzionano estabilizzano il nuoto). La corporatura

del tursiope è possente e muscolosa separagonata agli altri delfinidi presentinel Mediterraneo.Il profilo del capo presenta un caratter-istico melone, ben pronunciato separa-to nettamente dal rostro corto e tozzo.La pinna dorsale è situata in posizionemediana sul corpo. La livrea del tur-siope si presenta grigia, sfumata varia-bilmente tra un esemplare e l’altro.Il dorso è caratterizzato da variazioniche vanno dal grigio fumo quasi nero atinte nettamente più chiare. I fianchisono di solito un grigio più chiarorispetto al dorso e si schiariscono ulte-riormente verso il basso sfumando,senza una netta linea di demarcazione,nel ventre che assume una colorazionebiancastra, talvolta rosata nei giovanied in alcuni esemplari adulti.

Nel Mediterraneo la lunghezza media del tursiope ècompresa tra i 2.5 e i 3.5 m, con un massimo di 4 m. Il

peso dell’adulto oscilla tra i 270 ed i 350 Kg

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Struttura sociale

In quasi tutte le specie di cetacei si è evo-luto un alto grado di socialità che siesprime nella vita di gruppo, anche se sipuò trattare di associazioni temporanee.I tursiopi vivono in gruppi di conspecificiche coordinano la loro attività.La stabilitàe composizione sono variabili nel tempo,anche in relazione al ciclo biologico,all’età e al sesso. Questa struttura socialeè definita fission-fusion. Si identificanoquattro tipi di unità sociali:coppia forma-ta da madre-piccolo; gruppi di subadultidi entrambi i sessi; femmine (sino a tregenerazioni) con piccoli; maschi adulti,solitari, oppure uniti con legami forti con

un altro o altri due maschi.In Australia, per il tursiope indopacifi-co (Tursiops aduncus), si descrive l’or-ganizzazione sociale della popo-lazione individuando tre tipi di gruppi:femmine adulte con i rispettivi neo-nati, sole o insieme ad altre femminecon neonati, che formano gruppi esottogruppi con forti e duraturi lega-mi; giovani di entrambi i sessi in grup-pi con legami non duraturi nel tempo;maschi adulti che tendono a formarealleanze con due o altri tre maschi,sviluppando un complesso e variabilesistema di superallenaze.

I gruppi, numerosi durante il periodo riproduttivo, tendono aframmentarsi in sottogruppi nel resto dell’anno.

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Alimentazione

Anche nella dieta si riflettono le dif-ferenze tra i tursiopi che vivono in altomare e quelli costieri, relativamente aldiverso habitat di alimentazione. Neiprimi i calamari oceanici e i pescimesopelagici rappresentano la compo-nente principale, mentre la formacostiera ha una dieta dove prevalgonospecie di pesci e invertebrati tipichedella zona litorale e circalitorale. Inambito Mediterraneo mancano studirelativi alla dieta del tursiope: alcuneinformazioni derivano da analisi deicontenuti stomacali. Lungo le costespagnole prospicienti Valencia si è rile-vato come il 95,8% del contenuto sto-macale sia composto da pesci, e l’87,5%riguardi specie neritiche-bentoniche esolo il 12,5 % è relativo a pesci pelagici.In Liguria, Portogallo e Galizia la per-centuale di pesci varia dall’ 85 al 99%:tra le specie più frequenti il potassolo, ilmerluzzo e il grongo.In generale questi odontoceti basano ilproprio sostentamento su catene ali-mentari ad alto rendimento energetico,sfruttando organismi marini a crescitaveloce e ciclo vitale breve, in modo taleda avere sempre disponibile attraverso

un rapido rinnovarsi della risorsa ali-mentare una grande quantità di cibo.Le strategie di caccia dei tursiopi, siaindividuali sia di gruppo, sono nume-rose e variabili in base all’habitat e altipo di preda cacciata. La cooperazionein gruppi permette di ottenere il massi-mo risultato col minor dispendio ener-getico e viene utilizzata soprattutto peri grandi banchi di pesci pelagici.Opportunisticamente, i tursiopi pos-sono alimentarsi sottraendo il pesceintrappolato nelle reti da pesca, che inalcuni casi vi viene spinto proprio daidelfini! Mentre nella pesca a strascicotendono a sfilare dal sacco, trascinatosul fondo, pesci e in particolare polpi emoscardini.Le femmine con il piccolo per l’alimen-tazione tendono a frequentare mag-giormente le aree costiere e quindi ipesci più frequentemente catturatisono: cefali, anguille, acciughe, sardine,sgombri, aringhe, triglie, sugarelli, ecc.Sono specie con un elevato contenutocalorico che si riflette anche sul latteche, contenendo il 33% di lipidi e il 6,8%di proteine, è molto più energetico econcentrato di quello dell’uomo.

Il tursiope si ciba prevalentemente di pesci, ma nondisdegna crostacei e calamari. Il suo fabbisogno gior-

naliero di cibo è pari al 5% del peso corporeo.

Le trigliesono tra leprede preferite del tursiope

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Minacce

I mammiferi marini hanno il triste pri-mato di annoverare la foca monacanelle dieci specie più a rischiod’estinzione: proprio questa specie,eletta come logo del CRiMM, subisce leprincipali minacce che affliggonoquesti fantastici abitanti dei mari.Alla caccia perpetrata dall’uomo, si ag-giungono minacce più subdole comel’inquinamento acustico o l’utilizzo disonar a bassa frequenza da parte delleunità militari che provocano la morte dispecie particolarmente sensibili, comelo zifio. La pesca poi rappresenta un’al-tra duplice minaccia: da una parte, le

catture accidentali che ogni anno ucci-dono centinaia di migliaia di piccolicetacei e non solo; dall’altra, lo sforzo dipesca eccessivo che sta portando ad unprogressivo impoverimento delle risor-se ittiche, creando non pochi problemidi competizione per i pochi pescirimasti. Inquinamento e traffico nauti-co completano questo quadro pocofelice e, come gli altri mari, anche ilMediterraneo risente negativamente ditutti questi fattori. Ne è la riprova ildeclino della popolazione di delfinocomune che ha comportato la suainclusione nella Lista Rossa Mondiale.

L’artefice principale del declino generalizzato dellamaggior parte delle specie di mammiferi marini è

proprio l’uomo che, ancora oggi, malgrado direttive eaccordi internazionali, continua a cacciarli.

In alto, ilrombo deimotori delleimbarcazio-ni è uno deimaggiorifattori didisturbo.In basso, lapesca astrascicocontribuiscea impoveri-re la risorsamare

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Il tursiope, alla luce degli ultimi datidisponibili, è stato inserito come vul-nerabile nella Lista Rossa dei Cetaceidel Mediterraneo e del Mar Nero com-pilata, sulla base dei criteri dell’IUCN,dall’ACCOBAMS. Frequentare gli habitatcostieri espone questa specie a intera-zioni negative con le attività umane edè prioritario monitorare le subpopo-lazioni per descrivere meglio sia leminacce sia il trend e la consistenzanumerica. Sulla base di queste pre-messe si sono intraprese appositericerche pluriennali nella Sardegnanord orientale per poterne appro-fondire le conoscenze. La ricerca porta-ta avanti dal CRiMM si basa sulla tecni-ca della fotoidentificazione, che con-sente di distinguere i singoli esemplari

dalle caratteristiche della pinna dor-sale. Attualmente sono circa 100 gliesemplari che si possono riconosceregrazie all’utilizzo di questa tecnica.L’opera di divulgazione e sensibilizzazione,di cui questa pubblicazione è parte inte-grante, è inoltre un altro indispensabileelemento affinché il grande pubblicoconosca meglio sia questa specie, sia lefinalità delle azioni intraprese nell’ambitodella gestione del territorio.Un’altra iniziativa è il dolphin watching,l’osservazione in natura del tursiope chearricchisce l’offerta nel campo dell’ecotu-rismo e fa comprendere come sianoinutili i delfinari quando si possono osser-vare le evoluzioni di questi fantastici abi-tanti del mare nell’acquario più grandedel mondo, il Mediterraneo!

Iniziative di conservazione

Nell’ambito dell’Area Marina Protetta di TavolaraPunta Coda Cavallo le zone A, di riserva inte-

grale, rivestono particolare importanza come areedi alimentazione per il tursiope.

In alto, unafase di ricer-ca con avvi-stamento di

cetacei.In basso,

soccorso adun giovane

grampo ,spiaggiatonell’AMP di

Tavolara

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Primo cicloIl tursiope deep cut ci presenta i suoiamici con cui condivide il blu delmare…da Ottavia, la tartaruga marinaferita, curata e liberata nuovamente inmare…Moby dick, il capodoglio biancoche vive nelle acque più profonde ….Ciascun personaggio avrà una storiaabbinata che sarà ideata e illustratadagli alunni.Secondo cicloLo studio dei mammiferi marini visto inchiave multisciplinare: le scienze, percomprendere le differenze con i pesci…lo studio della dieta come occasioneper conoscere meglio le specie ittiche…la geografia per la distribuzione, la sto-ria per approfondire il rapporto tra leantiche civiltà e i cetacei…Queste idee dovrebbero essere integratecon l’attività sul campo stimolando lafantasia degli alunni e immaginando diosservare l’ambiente circostante con gliocchi e i sensi dei delfini.Scuole superioriL’utilizzo delle nuove tecnologie per

studiare il tursiope in maniera non con-venzionale, ricerche sulla rete per l’ac-quisizione di informazioni, foto e video,con cui realizzare un report, stimolandocosì sia la capacità di sintesi sia quelladi elaborare, anche graficamente, ilprodotto finale.

Campagne di comunicazioneAltre ipotesi di lavoro potrebbero essererappresentate dallo studio di forme e dicampagne di comunicazione createdagli alunni e rivolte ai loro coetanei suitemi della conservazione dei cetacei e,più in generale sull’ambiente marino,anche in virtù della presenza nel terri-torio di un’Area Marina Protetta. Inquesto caso è ipotizzabile la realiz-zazione di un evento per la presen-tazione della campagna.A riguardo si potrebbe realizzare ancheuna campagna congiunta con altrescuole ricadenti in Aree MarineProtette, sia italiane sia estere, coniu-gando così i temi della conservazionecon quelli di altri ambiti culturali.

Idee per percorsi didattici

Il tursiope e, più in generale, i cetacei possonodiventare ottime “guide” per condurre

gli alunni alla scoperta del mare.

Sopra, atti-vità di edu-cazioneambientale.In basso,tipico com-portamentodi un tursio-pe che con-trolla cosaaccade fuoridall’acqua (spy hop)

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Il vocabolario del tursiope

Apnea Il tursiope compie mediamenteapnee di 3 minuti. Nel caso sia in attivitàdi pesca le immersioni possono raggiun-

gere facilmente anche gli 8 minuti.

Bottlenose dolphin “Delfino a naso dibottiglia”, in inglese lo chiamano così perla forma caratteristica del suo rostro che

ricorda appunto il collo di una bottiglia.

Coda A differenza della coda dei pesci cheè posta sul piano verticale, la coda deidelfini è posta sul piano orizzontale, pa-

rallela alla superficie dell’acqua ed è respons-abile della propulsione in avanti nel nuoto gra-zie alla potente muscolatura ad essa collegata.

Dieta L’alimentazione dei delfini è costi-tuita da pesci e calamari che essi pes-cano nelle acque costiere anche se a

volte interferiscono con la pesca, andando aprelevare le prede direttamente dalle reti deipescatori!

Ecolocalizzazione I delfini sono in gradodi emettere suoni ad alte frequenze e dipercepirne l’eco di ritorno. Questa fun-

zione, chiamata ecolocalizzazione o biosonar,permette di localizzare oggetti, prede, ostacolie di orientarsi anche in piena oscurità.

Fotoidentificazione Tecnica di studio uti-lizzata dai ricercatori che permette diriconoscere i delfini grazie alle fotografie

della pinna dorsale che può essere moltodiversa da individuo ad individuo, anche per lapresenza di segni come graffi e tacche, dovutialle varie interazioni sociali.

Gruppo I delfini sono animali sociali chetendono a formare gruppi di 3-4 esem-plari. Durante il periodo riproduttivo

questi piccoli gruppi si uniscono tra loro for-mando aggregazioni più numerose che pos-sono arrivare ad oltre 20 esemplari.

Habitat Il tursiope vive in zone costiere epredilige le acque poco profonde tem-perate, tropicali e subtropicali della

piattaforma continentale.

IUCN “International Union for Conservationof Nature”, è un organismo internazionaleche tutela la natura nella sua interezza ed

ogni anno stila la “Lista Rossa” in cui sono elen-cate le specie a rischio di estinzione.

Latte Anche il tursiope, essendo un mam-mifero, allatta il suo piccolo. Il latte deidelfini e delle balene è molto energetico,

essendo più ricco di grassi che permettono aipiccoli cetacei di accrescersi molto più veloce-mente rispetto ai piccoli dei mammiferi ter-restri.

Melone Non è il frutto preferito daidelfini, ma è un organo particolare si-tuato sul capo in posizione frontale. E’

costituito da sostanze grasse e funziona comeuna “lente acustica” che amplifica i suoni che idelfini producono sia per comunicare, sia perecolocalizzare.

Nursery E’ la zona corrispondente alleacque costiere che vengono utilizzatedalla madre col piccolo come luogo

sicuro e ricco di cibo per tutto il periodo dellosvezzamento (circa 4 anni).

Odontoceti Indica il sottordine che com-prende tutti i cetacei muniti di denti, adifferenza dei misticeti che possiedono

al loro posto i fanoni con i quali filtrano ilplancton.

In alto, tursiopi in attività dipesca; a fianco, una stenel-la, con il caratteristico dise-gno sui fianchi

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Il vocabolario del tursiope

Pinne I delfini possiedono 4 pinne: 2 pinnepettorali con la funzione di stabilizzare edirezionare il delfino durante il nuoto.

All’interno sono presenti, anche se modificate,tutte le ossa degli arti anteriori dei mammiferiterrestri; una pinna dorsale, con un ruoloimportante nella regolazione della temper-atura corporea e una pinna caudale, fonda-mentale per la propulsione, come la dorsalepriva di scheletro.

Quoziente di encefalizzazione E’ rappre-sentato da un numero risultante dalcalcolo di una formula che rapporta il

peso del cervello a quello del corpo dell’ani-male. I delfini presentano un valore molto alto,superiore a quello degli scimpanzé, ma inferio-re a quello dell’uomo, come è tipico di specieche presentano una complessa organiz-zazione sociale.

Rostro E’ la parte più anteriore della testadei delfini, assomiglia a un naso, ma nonlo è! In alcune specie come le stenelle è

molto pronunciato in avanti, mentre nei tur-siopi è corto e tozzo; altre specie di delfinidi,come i globicefali, non lo possiedono affatto.

Sfiatatoio E’ il naso dei delfini! Nei delfini-di si presenta come un’unica aperturasulla sommità del capo mentre in balene

e balenottere è suddiviso in 2 aperture. Ilcapodoglio presenta uno sfiatatoio particolarespostato in avanti a sinistra sul capo, creandocosì un soffio caratteristico che lo rende facil-mente riconoscibile anche da lontano.

Tetide E’ il nome dell’ antico oceano in cuinuotavano gli antenati degli attuali ceta-cei e dal quale, in seguito alla deriva dei

continenti, si formò il Mar Mediterraneo.

Udito L’evoluzione ha modificato la formadell’orecchio dei cetacei che si presentaesternamente come un piccolo forellino.

Infatti, essi non hanno più i padiglioni auricolariesterni in modo da evitare la formazione diattrito con l’acqua. Anche la struttura interna èmolto modificata rispetto a quella dei mam-miferi terrestri in modo da poter percepire almeglio i suoni sott’acqua.

Vista Gli occhi del delfino sono posti sulcapo in posizione laterale e hanno unastruttura particolare che permette loro

di vedere bene sia fuori, sia dentro l’acqua.

Zonizzazione Nelle Aree Marine Protetteesistono “zone di riserva integrale” dove idelfini e gli altri animali del mare possono

alimentarsi, allevare i propri piccoli e vivere intranquillità sicuri di non essere disturbati.

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OSSERVARE SENZA DISTURBARE

7 regole d’oro

1) Quando si avvistano dei cetaceimantenere una rotta parallela allaloro direzione di spostamento erimanere ad una distanzadi almeno 60 metri.

2) Ridurre lavelocità per poim a n t e n e r l ac o s t a n t e(max. 7 nodi)

3) Se gli ani-mali si avvi-cinano all’im-b a r c a z i o n e ,non tuffarsi, nondar loro da man-giare e rimanere insilenzio.

4) Non dividere il gruppo o cercare diisolare uno degli esemplari.

5) Rimanere dal lato esterno degliesemplari se vicini alla costa e restare

in questo caso ad almeno 150metri di distanza.

6) Non prolungarel ’av vistamento

oltre i 30 minuti.D i m e z z a r equesto tempoin presenza digruppi con pic-coli.

7) Non ab-bandonare mai

rifiuti in mare, inparticolar modo i

sacchetti di plasticapoiché possono essere

ingeriti dai cetacei e dalletartarughe marine provocandone lamorte.

Per segnalare un avvistamento o un cetaceo in difficoltà e/o spiaggiato telefonate all’Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo

Tel. +39 0789 203013 oppure scrivete a [email protected] o [email protected]

Per saperne di più sul mondo dei cetacei visita il sito www.crimm.org