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REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE Presidenza IL TURISMO RURALE NEL LAZIO di Damiano Lucia Quaderni di Informazione socio-economica 1

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REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE Presidenza

IL TURISMO RURALE NEL LAZIO

di Damiano Lucia

Quaderni di Informazione socio-economica

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REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE Presidenza

IL TURISMO RURALE NEL LAZIO

di Damiano Lucia

Quaderni di Informazione socio-economica n. 9

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REGIONE LAZIO Assessorato Agricoltura Area A – Servizio di informazione socio-economica Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 00145 Roma Istituto Nazionale di Sociologia Rurale Via della Stelletta, 20/23 00186 Roma © Tutti i diritti sono riservati

“QUADERNI DI INFORMAZIONE SOCIO- ECONOMICA” COORDINATORE EDITORIALE: Pier Luigi Cataldi IL TURISMO RU ALE NEL LAZIO Rdi Damiano Lucia

L’ Istituto Nazionale di Sociologia Rurale ringrazia Pier Luigi Cataldi e Silvano Paone dell’ Assessorato all’agricoltura della Regione Lazio per i contributi recati alla definizione del progetto

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Questo è il nono volume della collana del progetto editoriale denominato “I quaderni

dell’Informazione socio-economica”.

La collana è frutto di una collaborazione tra il Servizio di informazione socio-economica

dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, il Dipartimento di Economia Agroforestale e

dell’Ambiente rurale dell’Università degli Studi della Tuscia e l’ Istituto Nazionale di Sociologia

Rurale.

Il progetto consiste nella realizzazione di una serie di pubblicazioni a carattere monografico

relative all’analisi ed allo studio di problematiche inerenti il settore agricolo e più in generale lo

sviluppo agricolo delle aree rurali del Lazio.

Sono stati già pubblicati nella collana i volumi:

“Le aree rurali del Lazio”, “Percorsi di Sviluppo locale- Il caso del Lazio”, “Indagine sui prodotti

agricoli della Regione Lazio”, “ I musei etnografici del Lazio”, “ L’architettura rurale del Lazio”,

“Le terre collettive nel Lazio”, “Il Lazio agricolo attraverso il Censimento del 2000”, “I giovani e

le donne nell’agricoltura del Lazio”.

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Indice Prefazione Introduzione

1. Uno sguardo d’insieme 1.1 Comuni senza alberghi 1.2 L’importanza delle zampogne 1.3 Non bastano parchi e santuari 1.4 In Sabina e nella Tuscia

2. Obiettivi e metodologia

2.1 Le finalità di questo studio 2.2 La cornice metodologica 3. Per una definizione del turismo rurale 3.1 L’interpretazione della U.E. 3.2 Agriturismo e non 3.3 Gli orientamenti regionali

3.4 Turismo rurale e turismo ambientale 3.5 Un’ipotesi di definizione

4. Il turismo rurale nel Lazio

4.1 Il turismo nelle province laziali 4.1.1 La provincia di Frosinone 4.1.2 La provincia di Latina 4.1.3 La provincia di Rieti 4.1.4 La provincia di Roma 4.1.5 La provincia di Viterbo

4.2 Turismo rurale nel Lazio: gli indicatori utilizzati 4.2.1 Per una definizione di comune rurale 4.2.2 Ospitalità e ristorazione

4.2.3 Le risorse territoriali collegate al turismo rurale 4.2.4 L’integrazione tra offerta di ospitalità,

ristorazione e valenze territoriali

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5. I risultati a livello comunale: un commento 5.1 Area della ruralità

5.2 Area dell’ospitalità e ristorazione 5.2.1 Una valutazione a livello comunale

5.3 Area della valenza territoriale 5.3.1 Una valutazione a livello comunale

6. L’integrazione dei dati e la loro interpretazione 6.1 Le province in ritardo

6.2 Le province dello sviluppo 7. Prospettive di sviluppo e strategie di intervento

7.1 Il turismo rurale come catalizzatore di sviluppo territoriale

7.2 Le azioni di sostegno 7.3 Per una cultura del turismo rurale

ALLEGATI

8. Allegato 1

Le carte tematiche

9. Allegato 2 Cinque casi di iniziative imprenditoriali o associative

relative al turismo rurale

10. Allegato 3 I comuni rurali del Lazio e le loro caratteristiche in funzione del turismo rurale

11. Allegato 4

I comuni rurali del Lazio (offerta di alloggio, ristorazione, sagre e feste, prodotti tipici)

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PREFAZIONE

A fronte del forte processo di globalizzazione e di standardizzazione degli stili di

vita e dei consumi, negli ultimi decenni, il turismo rurale è stato oggetto di una crescente attenzione da parte delle politiche comunitarie, nazionali e regionali.

In particolare, la Regione Lazio ha puntato sulle produzioni agroalimentari e

enogastronomiche locali, sul turismo rurale e sull’agriturismo assegnando loro un ruolo strategico per favorire l’avvio e il potenziamento di processi di sviluppo a carattere locale basati su risorse autoctone ambientali, culturali e tradizionali.

L’attuazione di programmi comunitari come il Piano di sviluppo rurale e il

Leader II offre opportunità di sviluppo per un uso sostenibile e integrato delle risorse locali, recuperando tradizioni che rischiavano di scomparire, di disgregarsi o comunque di rimanere sottoutilizzate.

Tutto ciò con l’obiettivo di qualificare il territorio e rafforzare l’identità locale

attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali ed economiche rendendo maggiormente attrattivo il territorio grazie alla creazione di un offerta peculiare.

Fondamentale, a tal proposito, è stata pure l’approvazione della legge istitutiva

delle strade del vino, dell’olio e dei prodotti tipici di qualità. Dopo dieci anni di stallo il Lazio si è così munito di uno strumento fondamentale

che permetterà di innescare dinamiche di sviluppo durature e sostenibili anche dal punto di vista economico e occupazionale.

Altrettanto significativo è stato il successo ottenuto col progetto Ippovie che ha

dimostrato la possibilità di incrementare il mercato equestre nel settore del turismo. Attraverso l'equitazione è possibile riscoprire i paesaggi naturali e le bellezze storico monumentali che, assieme alla produzione agroalimentare, fanno parte della cultura locale.

In questo modo l'amministrazione regionale mira ad indirizzare in un'unica

direzione le potenzialità dei settori turistici, artigianali, culturali ed enogastronomici per puntare alla valorizzazione e al rilancio del territorio e far emergere un unico prodotto, il "Prodotto Lazio".

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Ci auguriamo che questo quaderno possa essere per tutti un’occasione di

riflessione e di stimolo per lo sviluppo di tali iniziative. Antonello Iannarilli

Assessore all’agricoltura

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INTRODUZIONE

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Prof. Corrado Barberis

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1. Uno sguardo d’insieme Come si sviluppa l’offerta turistica nei comuni rurali del Lazio? E, in particolare, quanta di questa offerta è da classificare all’interno del modello di ospitalità che va sotto il nome di “turismo rurale”?. I capitoli che seguono vogliono rispondere a queste domande, partendo dai dati raccolti per ogni singolo comune rurale del Lazio. Motivi di spazio impediscono di allegare, comune per comune, il corposo “data base” su cui tali informazioni sono state riportate, che infatti vengono di seguito commentate a livello provinciale e sinteticamente visualizzate (questo sì su scala comunale) nelle cartine allegate al testo. La notevole mole di dati disponibili permette però di fare qui delle considerazioni che, in ultima analisi, vogliono rispondere ad alcune semplici domande preliminari. Quanti sono i comuni rurali regionali a offrire ospitalità turistica? Ne esistono alcuni da cui - l’eventuale turista/visitatore – deve necessariamente allontanarsi per trovare un alloggio, in quanto totalmente privi della possibilità di pernotto? Ci sono, sempre in Regione, comuni che non posseggono neppure una piccola trattoria/pizzerie dove rifocillarsi? Se sì, in quali accade? Necessariamente nei più piccoli? 1.1 comuni senza alberghi Anzitutto è da dire che più della metà dei comuni rurali laziali risulta priva di strutture alberghiere (precisamente il 51,3%). Sono infatti 170 i paesi dove non si è ritrovato neppure un piccolo hotel dove passare la notte. La situazione migliora se il nostro “turista rurale” si accontenta di soluzioni un po’ più spartane. In ostello, nei bed and breakfast, o magari in campeggio (sempre che abbia con sé il camper o almeno la tenda). Scendono infatti a quota 90 (il 27%) i comuni che risultano totalmente privi della possibilità di dare alloggio - nelle più diverse forme - al forestiero di passaggio. Molto più difficile (e appannaggio quasi esclusivo di comuni la cui dimensione demografica è minimale) è incontrare paesi dove non esiste neppure una piccola trattoria. Solo in 21 casi non si è infatti trovato alcun segno di offerta di ristorazione nel comune. E’ comunque probabile che tale numero sia sovrastimato. Nel senso che non si può escludere che, anche dove ufficialmente non esistono ristoranti, questi poi nei fatti ci siano. Il dato è infatti condizionato dal poco interesse riscontrato presso gli Apt a censire questa informazione in modo completo. Ed anche dalle possibili forme di

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“ristorazione” che non compaiono nei repertori ufficiali. Come per i cosiddetti “circoli gastronomici” riservati solo agli associati, ma spesso disponibili – basta fare la tessera! – anche per il frequentatore occasionale. 1.2 L’importanza delle zampogne Un’ulteriore notazione riguarda il rapporto tra dimensione del comune, offerta di alloggio e ristorazione. Se è vero - almeno tendenzialmente - che a comune molto piccolo corrisponde una offerta di ristorazione ridotta o addirittura inesistente1, la regola nel caso dell’alloggio non è più così evidente. Nella provincia di Frosinone, ad esempio. Dove convivono grandi comuni come Pontecorvo (13.394 abitanti) o Boville Ernica (8.942 ab.) senza offerta di ricettività, con altri, come Acquafondata che - pur essendo il paese meno popolato della provincia (solo 331 abitanti) - si ritrova ad avere due alberghi, oltre che un paio di ristoranti. Merito della notorietà di cui Acquafondata gode per le botteghe artigiane specializzate nel costruire zampogne e dell’annuale festival internazionale riservato a questo strumento da fiato che richiama ogni anno musicisti e appassionati? Difficile dirlo, anche se piace pensarlo così. Per la conferma che si ha di quanto, una tradizione artigianale di pregio, possa aiutar il turismo. Resta il fatto che, anche nelle altre province, si ritrovano numerosi esempi di piccoli comuni dotati di strutture ricettive e di grandi che ne sono invece sprovvisti. E’ così in provincia di Latina dove nessuna delle tre “Rocche” (Rocca Gorga, Rocca Massima e Rocca dei Volsci) ha strutture di pernotto per i visitatori. Nemmeno la prima – Rocca Gorga – che pure conta quasi 5.000 abitanti. Si ritrovano invece alberghi a Prossedi (1.320 abitanti), a Bassiano (1.607) e soprattutto a Ventotene (7 alberghi e due esercizi complementari su 667 abitanti). Anche se, in quest’ultimo caso, coincidendo il comune con il territorio di un’isola di notevole bellezza, il dato non è poi così significativo. 1.3 Non bastano parchi e santuari Una maggiore correlazione tra piccola dimensione del comune e assenza di strutture ricettive è presente invece nella provincia di Roma, dove sono ben 29 i comuni privi di offerte di alloggio (e 7 quelli senza neppure un ristorante). Per molti di questi (Camerata Nuova, Gorga, Percile, Rocca Canterano, Rocca di Cave, Saracinesco, Vallepietra, Vallinfreda, Vivaro) è infatti la ridotta base demografica a qualificarli, 1 Ma le eccezioni non mancano. Come a Filettino (FR) , dove a soli 588 abitanti corrispondono ben 11 tra ristoranti e trattorie.

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essendo tutti al di sotto della soglia dei 500 abitanti. Ma anche la provincia rurale della Capitale ha le sue eccezioni. Come Marcellina (5.476 abitanti, ma nessun alloggio) o Sant’Oreste, un comune di una certa notorietà ed anche molto antico (risale all’anno 1000) in cui evidentemente la presenza di un’area protetta (Riserva naturale del Monte Soratte) e di un santuario famoso non sono bastati a far decollare nemmeno una piccola offerta di affittacamere. 1.4 In Sabina e nella Tuscia E il territorio rurale di Rieti e Viterbo? In ambedue le province si ritrova una percentuale di poco superiore al 20% di comuni che non offrono alloggio. Della prima – Rieti – è da notare però il primato regionale nel numero di paesi che non posseggono neppure una pizzeria (sono 8). Anche se, come spiegato precedentemente, il dato va preso con una certa cautela. Ma altre osservazioni sono possibili. Come quella che vede nel reatino la presenza di un albergo (anche se piccolo) in un comune di soli 176 abitanti (Paganico). Mentre risulta sprovvista di strutture ricettive Antrodoco (2.937 abitanti) e ciò nonostante che la guida del Touring Club Italiano lo citi con una “voce propria”. Lo stesso capita a Vignanello, anch’esso menzionato dal T.C.I, ma privo di alberghi e di altre forme di accoglienza. Curioso infine il dato sul comune viterbese di Marta. Ha quasi 3.500 abitanti e ben 15 tra ristoranti, trattorie e pizzerie. Ma chi, dopo cena, avesse desiderio di prolungare la permanenza sul posto deve rassegnarsi a prendere l’auto fino a Viterbo o - rimanendo nell’ottica della ruralità - arrivare al vicino paese di Capodimonte. Che ha sì la metà degli abitanti di Marta, ma possiede un albergo e altre 5 strutture complementari di alloggio, tra cui un agriturismo.

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2. Obiettivi e metodologia Prima di affrontare lo specifico di questo studio, è necessario fare una premessa

che parte dalla constatazione come l’agriturismo in Italia, ma anche nel Lazio, abbia rappresentato in questi ultimi anni una delle novità imprenditoriali più interessanti per l’agricoltura.

Nato in sordina, come fenomeno marginale e limitato ad un territorio - il

Trentino Alto Adige - ben lontano dal baricentro agricolo nazionale si è progressivamente imposto come una attività di rilevante portata economica (il giro di affari complessivo ha superato nel 2002 i 710 milioni di Euro) e di notevole interesse per il sociologo rurale.

E assieme all’agriturismo, si è iniziato a parlare sempre più spesso di turismo

rurale. Non tanto come fenomeno nuovo (le vacanze in campagna sono una realtà ben conosciuta dalle generazioni precedenti la nostra) quanto come rinnovato interesse verso le ricchezze e potenzialità turistiche della campagna.

Questo studio è dedicato a quest’ultimo tipo di turismo, di cui l’agriturismo ne è

solo una componente (peraltro minoritaria). L’obiettivo è quello di dare un contributo al dibattito sul tema, e di fornire una

prima valutazione sullo sviluppo del fenomeno nella regione Lazio. Ma anche di fornire spunti e riflessioni che possono essere trasferiti a una scala più ampia che coinvolge l’universo della ruralità italiana.

2.1 Le finalità di questo studio

Lo scopo che ci si è proposto in queste pagine è duplice. Anzitutto quello di

fornire una prima – anche se certamente non esaustiva - indicazione quali/quantitativa sull’attuale sviluppo del turismo rurale in Regione. Obiettivo non facile, anche perché sul tema del turismo rurale (e l’osservazione non riguarda solo la regione Lazio) la

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letteratura disponibile non è affatto abbondante2. Si è poi cercato di individuare una metodologia che permettesse di individuare

dei criteri – il più possibili oggettivi – a cui fare riferimento per valutare l’entità dell’offerta turistica (intesa come alloggi e servizi di ristorazione) e la valenza territoriale dell’area considerata. Per arrivare infine a dare una valutazione dell’integrazione esistente tra l’offerta turistica presente in un dato territorio (comune) e gli elementi che caratterizzano questo tipo di vacanza.

Ciò anche allo scopo di fornire un eventuale supporto alla programmazione in sede regionale di eventuali programmi di supporto e incentivazione del settore.

Tale obiettivo ha necessariamente comportato una riflessione sulla tematica di

cosa effettivamente sia il “turismo rurale”. In particolare ci si è preoccupati di definire cosa lo caratterizzi e di come tale termine venga attualmente utilizzato in Italia e nell’ambito della U.E. Ed anche di sviluppare alcune considerazioni sull’importanza che questo tipo di turismo riveste nell’ambito dello sviluppo socio-economico del territorio.

La trattazione che segue affronta anche il tema delle possibili sinergie che il

fenomeno agrituristico ha con il turismo rurale, di cui rappresenta, in un certo senso, come la punta avanzata. L’ottica entro cui ci si è mossi – a differenza di altre fonti o impostazioni - vede infatti nella crescita dell’ospitalità agrituristica non una “pericolosa concorrenza” con l’offerta di alloggio e ristorazione tradizionale. Bensì come una importante chance da giocare per allargare la gamma delle possibilità offerte al visitatore del Lazio.

In altre parole l’idea è che della recente espansione numerica degli agriturismi in

Regione, sempre che vengano rispettate le norme che regolano questa attività, ad avvantaggiarsene debbano essere tutti. Gli agricoltori che gestiscono aziende multifunzionali nel settore dei servizi (agriturismo), ma anche gli altri operatori turistici che, da una maggiore frequentazione delle loro strutture da parte degli appassionati della ruralità, dei prodotti tipici, delle sagre o delle cantine, non possono che rallegrarsene. 2.2 La cornice metodologica

2 Curiosamente, infatti, l’attenzione dei ricercatori è stata in gran parte attirata dal fenomeno dell’agriturismo che, negli ultimi anni, è stato oggetto di numerosi approfondimenti sia dal punto di vista socio-economico, sia da quello dell’analisi della abbondante normativa inerente il settore

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Parlare di turismo rurale comporta necessariamente una scelta di aree. Se di questo turismo bisogna parlare è ovvia infatti la necessità di individuare quali, tra i comuni laziali, soddisfano il criterio di ruralità. Tale scelta è stata attuata – come ampiamente descritto nel paragrafo 4.2 - utilizzando dati già disponibili, opportunamente integrati e reinterpretati alla luce delle finalità di questo studio. Ad esempio, prevedendo una valutazione più o meno favorevole allo sviluppo del turismo rurale in base alla tipologia della vocazione agricola presente nei singoli comuni.

All’interno dei comuni classificati come rurali si è poi provveduto a realizzare un

censimento delle diverse tipologie di ospitalità e ristorazione presenti (vedi paragrafo 4.2.2). Ciò allo scopo di dare una valutazione quantitativa del “peso” che, all’interno dei singoli comuni, riveste questo tipo di offerta.

L’altro elemento preso in considerazione è quello della “valenza territoriale” che

è stata valutata in vista dell’uso turistico-rurale del comune considerato. Gli elementi utilizzati – e censiti - hanno riguardato una pluralità di indicatori relativi alla presenza di sagre e feste popolari, di musei etnici, ricchezze artistiche-naturali e prodotti (vedi paragrafo 4.2.3).

Ai dati raccolti per ogni singolo comune è stato quindi possibile assegnare dei numeri indice ottenuti seguendo criteri di classificazione relativi a più indicatori elementari, del tipo se-allora, basati su “soglie”.

Ciò ha permesso di ottenere una serie di mappe regionali che evidenziano – per

ogni singolo comune – indicazioni relative ai tre elementi di classificazione considerati:

- tipologia della vocazione agricola - offerta turistica - valenza territoriale

Infine è stata realizzata una mappa di sintesi che, tenendo conto dei dati raccolti

e della conoscenza personale dei luoghi, permette di avere una prima indicazione sullo sviluppo attuale del fenomeno del turismo rurale nella Regione.

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3. Per una definizione del turismo rurale

Definire cosa sia il turismo rurale non è facile. Anche perché, quando si parla di definizioni, occorre fare riferimento a fonti certe, autorevoli e universalmente accettate che dicano in cosa consiste il fenomeno e quali sono gli elementi che lo caratterizzano necessariamente.

In tal senso, un aiuto può venire dall’esame di cosa intenda attualmente per turismo rurale l’Unione Europea e di come tale concetto sia stato recepito a livello nazionale e regionale, soprattutto in ambito normativo.

3.1 L’interpretazione della U.E.

Anzitutto è da dire che l’Unione Europea, già nel documento su “Il futuro del

mondo rurale” (COM/88/501), attribuisce al turismo rurale una definizione che abbraccia qualsiasi attività turistica svolta in tale ambito. Come giustamente sottolineato in uno studio realizzato dall’Inea3, per l’Europa il concetto è infatti molto ampio. “Secondo questa interpretazione – spiegano all’Inea – i termini turismo rurale e agriturismo possono essere considerati sinonimi in quanto indicano forme di vacanza svolte in località rurali per le quali è pressoché impossibile pervenire a una definizione univoca o operare una differenziazione in funzione delle strutture utilizzate e delle attività svolte”. Una idea questa, che trova conferma nel quadro di applicazione del Reg. 1257/99 (Piani di Sviluppo Rurale) dove, gli interventi relativi alle attività turistiche in ambito rurale, non sono inseriti tra quelli destinati alle aziende agricole. Ma posti all’interno della stessa “misura” indirizzata alla incentivazione delle attività artigianali. 3.2 Agriturismo e non

Non è così in Italia dove esiste una netta distinzione tra i due settori produttivi.

La normativa nazionale (L. 5 dicembre 1985, n 730) considera infatti l’agriturismo come una vera e propria attività agricola, svolta in un preciso rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura e allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere principali. Ciò in un’ottica che riconosce all’attività agrituristica un ruolo particolare di sostegno alla imprese agricole e che spiega anche le “facilitazioni” in termini di autorizzazioni, trattamento fiscale, inquadramento del personale, ecc. previste dalla 730/85 e dalle norme emanate successivamente dalle diverse Regioni.

3 C. Hausmann, Lo sviluppo rurale, Inea , Roma 1996

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In altre parole, ciò significa che eventuali altre iniziative e forme di ospitalità turistica presenti in ambito rurale, anche all’interno di una azienda agricola, ma non conformi alle condizioni dettate dalla 730/85 sono da considerare invece come “turismo rurale” e quindi inquadrate all’interno delle normative riguardanti il turismo.

Quest’ultima considerazione necessita però di una precisazione. Si ha infatti la

sensazione che attualmente oggi in Italia la scelta di una azienda agricola di svolgere la sua attività di ospitalità al di fuori del regime normativo previsto per l’agriturismo venga vista come una forma di declassamento. Ma l’agriturismo – si spera che tutti siano d’accordo – non esaurisce le possibilità che la campagna offre ai vacanzieri rurali. Esistono anzi particolari segmenti turistici (si pensi alle cosiddette beauty farm) dove probabilmente lo strumento normativo previsto per l’agriturismo si dimostra troppo rigido e non in grado di venire incontro a determinate richiesta da parte del mercato.

Inoltre la natura necessariamente complementare delle attività agrituristiche

rispetto all’impegno di tempo destinato all’attività agricola, non sempre si abbina con le esigenze di crescita (in termini di reddito e di occupazione) di una attività dai connotati fortemente imprenditoriali. In questo caso, come già è stato evidenziato in passato, “a un certo punto della parabola di vita aziendale, può porsi ad una impresa agrituristica il dilemma se conservare uno statuto di azienda agricola. ma non espandere il volume di attività o espandere tale volume e rinunciare allo statuto di impresa agricola. In questo caso si assiste al consolidamento di un’imprenditorialità di tipo commerciale, che costituisce un importante elemento di sviluppo rurale. Rispetto tale imprenditorialità, lo statuto di azienda agricola costituisce un’utile “nursey”, una sorta di serra protetta, in cui vengono predisposte delle condizioni più favorevoli al consolidamento di tale imprenditorialità”4.

3.3 Gli orientamenti regionali

A questo punto è da evidenziare la presenza di alcune normative regionali che,

nate dopo la legge del 1985, hanno comunque cercato di disciplinare - invero con scarso successo di adesione da parte degli imprenditori - in maniera specifica il “turismo rurale”. E’ il caso della regione Emilia Romagna che, nella legge 26/94 (“Norme per l’esercizio dell’agriturismo e del turismo rurale ed interventi per la loro promozione”) lo definisce come “una specifica articolazione dell’offerta turistica regionale composta da un complesso di attività che può comprendere 4 M.Gregori , Agriturismo e turismo rurale, Osservatorio di ricerca sul territorio e per il turismo, Udine 1994.

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ospitalità, ristorazione, attività sportive, del tempo libero e di servizio, finalizzate alla corretta fruizione dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale”. Specificando altresì che l’offerta di ricettività e/o di ristorazione deve essere esercitata in immobili già esistenti, ubicati all’esterno del territorio urbanizzato dotati di arredi e servizi consoni alle tradizioni locali e dando indicazioni sul tipo di offerta gastronomica (da realizzare utilizzando materie prime provenienti, in prevalenza, da aziende agricole locali).

L’indicazione relativa all’utilizzo obbligatorio di immobili preesistenti e

l’utilizzo prevalente di prodotti aziendali locali per la ristorazione è presente anche nella legge regionale emanata dal Molise (L.R. n. 19/95 “Incentivazione dell’offerta turistica nei settori alberghiero e di turismo rurale”) che fissa anche un limite di 15 camere per ogni singola unità di ospitalità.

Indicazioni simili si ritrovano anche nelle Marche (L. R. 3/02 - Norme per l’attività agrituristica e per il turismo rurale) dove però è ulteriormente enfatizzata l’importanza dell’uso dei prodotti provenienti da aziende o cooperative agricole locali che devono concorrere per almeno il 70% nella composizione del menù ed essere di preferenza scelti tra le produzioni Dop e Igp, tra i “prodotti tradizionali” e tra le produzioni certificate come biologiche.

Sempre la normativa marchigiana individua - a differenza di quanto fanno Emilia Romagna e Molise che di fatto fanno rientrare nel turismo rurale le tradizioni forme di ospitalità alberghiera e extralberghiera - due sole tipologie di esercizi abilitati al turismo rurale: i centri rurali di ristoro e degustazione e le country-houses.

Per i primi – i ristori – la norma richiama la Legge regionale n. 287/91 sull’insediamento e sull’attività dei pubblici esercizi di somministrazione, mentre i secondi – le country-houses – fa riferimento all’art. 1 della Legge regionale n. 19/2000 che li definisce” come i fabbricati, siti in campagna o nei borghi rurali, trasformati a seguito di lavori di ammodernamento che non comportino comunque alterazioni degli aspetti architettonici originali, in strutture ricettive dotate di camere o di appartamenti con servizio autonomo di cucina ed eventualmente dotati di servizio di ristorazione e di attrezzature sportive e ricreative”.

Non viene inoltre previsto alcun albo specifico di operatori (presente invece nella normativa dell’Emilia Romagna e del Molise).

Una lettura comparata della normativa regionale in materia (che ha tenuto conto

dei riferimenti al settore presenti anche in norme della regione Umbria e della provincia di Bolzano) evidenzia in definitiva le conseguenze della mancanza di una legge quadro nazionale che regoli il settore (così come è stato per l’agriturismo) ed è probabilmente alla base della “vaghezza” che si riscontra a livello locale nel definire in modo chiaro, limiti, caratteristiche e specificità del turismo rurale.

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3.4 Turismo rurale e turismo ambientale

Da quanto esposto precedentemente, appare evidente la necessità di giungere a

formulare una proposta di definizione di cosa sia il turismo rurale. Anche a sostegno della scelta degli indicatori utilizzati in questo studio per quantificarne la presenza e le potenzialità sul territorio laziale.

Tenuto conto di quanto accade in ambito europeo, occorre anzitutto prendere atto che la nozione di turismo rurale deve necessariamente comprendere in sé anche l’agriturismo, definibile perciò come una specifica forma di turismo rurale che presenta caratteristiche particolari nell’organizzazione dell’offerta in quanto connessa con la presenza di una azienda agricola vitale (di una certa dimensione) e con quella di un titolare dell’attività che sia imprenditore agricolo.

Non è invece possibile affermare che ogni forma di turismo presente nei comuni

rurali sia di per sé classificabile come turismo rurale. Si tratta di una affermazione scontata. E’ infatti evidente, volendo fare un esempio, che l’attività di un pub-discoteca in un comune “ruralissimo” ben poco ha da spartire con la nozione, anche solo recepita a livello istintivo, di turismo rurale.

Ciò che manca in questo caso è infatti la connessione e valorizzazione di risorse specifiche del territorio (sempre che non si tratti di una discoteca specializzata in musiche etniche locali, cosa che francamente ci sentiamo di escludere).

Più difficile e impegnativo è avventurarsi in una distinzione tra quello che viene

chiamato “turismo di ambiente” e il “turismo rurale”. Il problema è che tra i due mondi (la natura e la campagna) le differenze sono quanto mai sfumate, tanto da rendere impossibile tracciare una qualsivoglia linea di demarcazione.

Lo evidenzia anche il I° Rapporto sul Turismo Natura realizzato dall’ENIT5 che afferma come la natura stessa del fenomeno lo ponga “al di fuori dei circuiti tradizionali, creando una difficoltà oggettiva a rilevarne la quantità e la qualità” evidenziando anche la presenza di “una miriade di componenti difficilmente rilevabili” tra le quali viene citato espressamente l’agriturismo.

La sola differenza possibile è forse da ricercare, più che nelle strutture, nelle

motivazioni del turista. Nel caso del turismo d’ambiente a prevalere sarebbero le motivazioni strettamente legate alle fruizione della natura. Ad attirare sono fondamentalmente i parchi nazionali, le aree protette, la possibilità di praticare sport

5 I° Rapporto sul turismo natura, in Enit-Italia n.13, maggio 2003, pag.18.

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o attività per il tempo libero molto specifiche (alpinismo, bird-watching, torrentismo, canoa, parapendio, ecc.).

Mentre il turismo rurale dovrebbe evidenziare uno spiccato tropismo verso gli aspetti più paesaggistici, culturali, artistici, artigianali e gastronomici presenti sul territorio, visto non solo come base di partenza per svolgere determinate attività “alternative”, ma come valore in sé, da apprezzare e di cui godere.

Grossomodo le differenze si fermano qui e sono anch’esse molto sfumate (non

può forse l’appassionato alpinista abitare in una agriturismo di montagna e godere appieno anche della ruralità del soggiorno?), tanto da poter affermare che “i due termini assumono quasi lo stesso significato poiché entrambi fanno riferimento a forme di vacanza svolte in località rurali, per le quali è impossibile operare una differenziazione in funzione delle strutture utilizzate e delle attività svolte”6.

L’affermazione non sorprende perché, come è stato giustamente osservato “nel mondo del turismo tutte le strutture ricettive diverse dall’albergo classificato soffrono da sempre di problemi di classificazione e accorpamento. Il turismo rurale non sfugge a questa regola e pertanto non vi è classificazione funzionale, appunto come quella di turismo rurale, che non sia frutto di convenzioni o scelte individuali”7.

3.5 Una ipotesi di definizione

Il richiamo alla necessità di rifarsi a “convenzioni e scelte individuali” per

giungere a una definizione di turismo rurale, sopra espresso, apre comunque uno spiraglio alla possibilità di formulare quantomeno una ipotesi definitoria di cosa questo sia.

Una forma di fruizione turistica basata su specificità territoriali (naturali e

agricole) sintetizzabili nell’espressione “patrimonio locale”, la cui motivazione principale è il contatto con l’ambiente rurale nelle sue espressioni caratteristiche (agricoltura, folklore, arte, gastronomia, artigianato, ecc.) e il cui soggiorno è praticato in strutture ricettive alberghiere, extralberghiere e agrituristiche coerenti col contesto paesaggistico in cui sono inserite.

Ulteriori elementi qualificanti questo tipo di offerta sono poi:

6 Romanelli M., Il turismo rurale secondo l’Unione Europea, Carrefour Lazio n.41, gennaio/febbraio 2003 7 AA.VV., Turismo rurale e agriturismo: modelli di valorizzazione delle risorse locali nelle zone rurali del Lazio, a cura di Agriconsulting, Regione Lazio, Roma 1996.

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- la tendenziale autogestione del soggiorno e un interesse a vivere a contatto con i residenti più che con gli altri turisti (c.d. turismo relazionale); - la possibilità di facili integrazioni con i segmenti di offerta che fanno riferimento al turismo d’ambiente in senso stretto; - la frequente presenza di una articolazione della vacanza in “percorsi” (tematici e/o geografici) che comportano la partecipazione di diversi attori operanti sullo stesso territorio; - la sostenibilità ambientale8 intesa come utilizzo di strutture e scelta di attività da proporre in forme tali da non compromettere il patrimonio delle risorse presenti sul territorio.

8 Per un approfondimento delle tematiche relativo allo sviluppo di un turismo rispettoso dell’ambiente si veda quanto riportato ne la “Carta per un turismo sostenibile” elaborata dalla Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile di Lanzarote (Spagna 1995).

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4. Il turismo rurale nel Lazio L’interpretazione dei dati statistici relativi alle risorse turistiche laziali nel loro

complesso è fortemente condizionata dalla presenza della città di Roma. Questa da sola concentra (anno 2002) infatti ben il 46,8% delle strutture alberghiere e il 54,4% degli esercizi complementari.

Un dato ancor più significativo se ad essere prese in considerazione sono le

presenze turistiche che, sempre riferendosi al 2002, sono concentrate per il 62,7% nel solo comune di Roma9.

Ciò premesso, basandosi sui dati relativi all’offerta turistica utilizzati in questo

studio10 è possibile dare un quadro regionale di riferimento indubbiamente interessante. Anzitutto è da osservare che, nel panorama turistico nazionale, il Lazio occupa – grazie soprattutto alla presenza della capitale – una posizione di tutto rispetto.

E’ al 6° posto come numero sia di esercizi alberghieri (dopo Trentino Alto

Adige, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia), sia di esercizi complementari (dopo Veneto, Marche, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Toscana). E’ inoltre la 5° regione come numero di presenze turistiche totali (dopo Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana ed Emilia Romagna) e al 4° per quelle di stranieri (dopo Veneto, Trentino Alto Adige e Toscana).

Il primato viene raggiunto, ma il dato non sorprende vista la forte incidenza che

ha in Roma il turismo religioso e artistico, nell’Indice di Utilizzazione Lorda (cioè di quanto viene effettivamente occupato ogni anno il singolo posto/letto) pari a 53,3, di molto superiore alla seconda classificata (la Liguria) che arriva solo a

9 Fonte: Apt ed elaborazione Sistar Lazio, Roma 2003. Va però notato che il dato relativo alla presenze va preso come orientativo in quanto i valori disponibili per il 2002 non tengono conto delle presenze extralberghiere nell’hinterland romano ed è anche, per quanto si riferisce a Roma, incompleto riferendosi solo all’87,3% dei posti letto disponibili nella Capitale. 10Istat – Statistiche sul turismo, anno 2001 – ed. a cura dell’Istat, Roma 2003.

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11 L’Indice di Utilizzazione Lorda è dato dal rapporto tra presenze registrate negli esercizi e la disponibilità di posti letto alberghieri espresso in termini di giornate/letto. In termini matematici è pari a P/(L*G)*100, dove P sono le presenze registrate negli esercizi, L i letti degli esercizi corrispondenti, G il numero di giornate di disponibilità dei letti al lordo delle chiusure stagionali. 12 Fonte; Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana), Firenze 2002. 13 Eures – Rapporto 2002 sullo stato delle province del Lazio - Roma 2003. I dati sulle presenze negli esercizi ricettivi riportati nel rapporto, sono stati utilizzati nelle pagine relative alle province, che seguono.

41,911. Inoltre il Lazio è al secondo posto in Italia come entità della spesa dei turisti nella regione (dopo il Veneto) e al primo posto per la spesa attribuita agli stranieri12.

Ulteriori dati utili alla comprensione del fenomeno turistico laziale sono:

- una distribuzione stagionale delle presenze che vede (anno di riferimento 2001) ai primi posti i mesi di giugno (1.174.809 presenze mensili), luglio (1.711.082) e agosto (2.139.119) e agli ultimi quelli di novembre (775.957) e febbraio (764.737); - un andamento delle presenze a livello provinciale che evidenzia una scontata prevalenza della provincia di Roma, con due province (Viterbo e Rieti) che insieme cumulano solo il 2,5 % delle presenze turistiche regionali; - una permanenza media nelle strutture ricettive più bassa di quella nazionale. In particolare, per l’anno 2000 risulta che, in media, il visitatore del Lazio rimane 2,9 notti nelle strutture alberghiere (3,5 in quelle italiane) e 5,4 notti negli esercizi complementari (7,9 in Italia)13. 4.1 Il turismo nelle province laziali

Come già precedentemente evidenziato, il turismo all’interno della Regione

Lazio appare fortemente differenziato nelle diverse province.

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Tab. 1 – Presenze negli esercizi ricettivi laziali per cittadinanza dei clienti (anno 2001) province italiani stranieri totale % sul totale

Frosinone

1.031.874 411.714 1.443.588 5,0Latina 2.584.126 493.351 3.007.477 10,6Rieti 213.081 28.116 241.197 0,8Roma 9.275.428 14.518.593 23.794.021 81,9Viterbo 336.440 144.446 480.886 1,7

Lazio 13.440.949 15.596.220 29.037.169 100,0(fonte: Istat 2003)

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E’ quindi necessario distinguere come questo si presenta nei diversi territori che compongono la Regione.

4.1.1 La provincia di Frosinone

Senza sbocchi al mare, è la provincia in cui, dopo quella di Roma,

si concentrano la maggior parte degli esercizi alberghieri regionali (il 17,5%). Ciò è dovuto essenzialmente alla presenza al suo interno del comune di Fiuggi che raccoglie la maggior parte delle unità alberghiere della provincia. Quest’ultimo è infatti un comune a forte impatto turistico che, grazie alla presenza delle terme, costituisce un polo di eccellenza per tutta l’area concentrando il 75% delle presenze provinciali, il 68% degli esercizi alberghieri e poco meno del 70% dei posti letto.

A fare da contrappeso alla notevole incidenza dell’offerta alberghiera provinciale (32 posti letto ogni 1000 abitanti) è il valore particolarmente basso relativo agli esercizi complementari: solo 6,2 posti letto ogni 1000 abitanti (4,4 se si esclude il comune di Fiuggi) contro una media regionale di 18,8 (vedi tab. n. 6 del capitolo 5). L’incidenza percentuale sulle presenze totali nella Regione è media e si aggira sul 5%.

4.1.2 La provincia di Latina

Tutto il territorio appare caratterizzato fortemente dal turismo

balneare che spiega anche la forte presenza di una offerta turistica di alloggio in appartamenti affittati da privato a privato (stimati in oltre 38.000) soprattutto durante i mesi estivi. Il numero di presenze annue di turisti è, dopo la provincia di Roma, quello più alto (oltre 3 milioni, pari al 10,6% del totale). La presenza di posti letto alberghieri ogni 1000 abitanti è più bassa della media regionale (19,2 contro una media laziale del 25,8%). E’ invece molto significativa la presenza delle strutture complementari (55,3 posti letto ogni 1000 abitanti, rispetto a una media regionale di 19) e soprattutto di campeggi e villaggi turistici (ne sono attivi ben 61).

Grazie alla presenza del mare, Latina è anche la provincia dove i turisti del Lazio si fermano di più, sia negli alberghi (in media 4,1 notti), sia negli esercizi complementari (7,7).

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4.1.3 La provincia di Rieti

La meno popolata delle province laziali (151.242 abitanti) è anche

la meno frequentata dai turisti. Lo evidenzia il numero di presenze che, nel 2001, hanno inciso per meno dell’1% sul totale delle presenze regionali. A disertare la Sabina sono soprattutto gli stranieri (solo 28mila presenze nel 2001, contro le 114mila di Viterbo, o le 493mila di Latina). Ciò nonostante, dal punto di vista delle strutture ricettive, la situazione non è molto dissimile da quella del resto del territorio regionale. La media di posti letto alberghieri è di 17,8 posti letto ogni 1000 abitanti (in provincia di Latina è solo di poco superiore - 19, 2 - e in quella di Frosinone, se si esclude Fiuggi, è di 10,6).

Quella poi relativa agli esercizi complementari (13) è superiore sia a Frosinone (6,2), sia a Roma (12,6) e manifesta , negli ultimi anni, una evidente tendenza alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali relative a questo comparto14. Interessante è pure il dato che vede una permanenza alberghiera in linea con la media regionale (3,2 notti), mentre quella relativa alle strutture complementari è allo stesso livello di Latina (circa 8).

4.1.4 La provincia di Roma

E’ la provincia turistica per eccellenza, dove si concentrano il 62%

degli alberghi e il 72,2% degli esercizi complementari. Con un picco dell’83,6% del Bed and Breakfast e strutture assimilate. Ed inoltre la provincia dove la presenza degli stranieri è assolutamente preponderante. E’ anche il territorio laziale dove la permanenza media alberghiera è più bassa (2,4 notti).

Risulta caratterizzata , oltre che dalla forte influenza del turismo religioso e artistico della Capitale, da un turismo costiero-balneare importante (comuni di S,Marinella, Ladispoli, Cerveteri, Nettuno, ecc.) e da aree interne particolarmente attrattive e famose (es. i Castelli romani).

14 Gli esercizi complementari sono, ad esempio, raddoppiati dal 1997 al 1999 (fonte Eures 2001)

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4.1.5 La provincia di Viterbo Dal punto di vista dell’offerta, l’influsso della vicina Toscana sulla

provincia di Viterbo è particolarmente evidente nel comparto agrituristico; senz’altro il più sviluppato quantitativamente e qualitativamente nella Regione.

Il valore percentuale relativo alla presenze turistiche, rispetto al totale regionale, è modesto (1,7%). Anche se, rispetto a Rieti (il fanalino di coda della Regione) in questa provincia la percentuale di stranieri è significativamente più alta (circa 1 su 3 degli ospiti non è italiano).

Gli esercizi complementari sono ben presenti, con un valore di posti letto ogni 1000 abitanti che è il più alto del Lazio (60,3). Ciò si deve alla particolare rilevanza del segmento di offerta relativo a campeggi e villaggi turistici, dove la media di posti per esercizio supera i 700 posti letto.

I posti letto alberghieri (sempre ogni 1000 abitanti) sono invece poco sotto la norma (19,2) rispetto alla media regionale di 25,8.

In crescita – secondo le ultime rilevazioni disponibili – la permanenza media (3,1 notti), soprattutto nel comparto della ricettività extralberghiera dove la permanenza di almeno una settimana è la regola (7,5 notti per ospite).

4.2 Turismo rurale nel Lazio: gli indicatori utilizzati

Dovendo a questo punto focalizzare l’attenzione su quel particolare

segmento turistico che stato definito come “turismo rurale” è necessario dare una breve descrizione degli indicatori territoriali utilizzati, delle fonti a cui si è fatto riferimento e del diverso peso che è stato attribuito al singolo elemento censito.

4.2.1 Per una definizione di comune rurale

Anzitutto è stato necessario restringere il campo di indagine ai soli

comuni rurali della Regione. Operazione non facile e affatto scontata. Tra i sociologi il termine “rurale” da applicare a un Comune ha infatti avuto nel tempo una notevole evoluzione.

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Dalla tradizionale visione che identificava sic et simpliciter il rurale con l’agricolo, oggi buona parte della sociologia rurale si muove in un’altra direzione. “Da una sociologia dell’azienda agricola si è passati a una sociologia ecologica, del verde, dello spazio. Ciò che interessa è il territorio nel suo insieme, comprensivo di tutte le sue componenti naturali, economiche, sociali e umane”. scrive Rita Zaccherini in un noto testo dell’Insor che affronta il tema nelle sue molteplici sfaccettature e in cui la tesi finale è quella che vede l’attribuzione di Comune urbano, intermedio e rurale collegata a una serie di indici relativi alla superficie a verde, alla densità, alla presenza di montagne e di comuni con più di 50.000 abitanti15.

Pur concordando nella definizione adottata dall’Insor, per il

presente studio si è però preferito utilizzare un altro criterio. E precisamente quello della partizione del territorio basata sul metodo del consenso, così come descritto in una recente indagine pubblicata dall’ Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio16. Tale scelta ha una serie di motivazioni. Senz’altro di continuità all’interno della stessa collana di studi e di validità dell’indagine. Ma anche di convenienza a fare riferimento a una fonte più aggiornata (i dati Insor sulla popolazione fanno infatti riferimento al 1989).

Esiste poi una motivazione – importante – di omogeneità di dati

che ha permesso l’utilizzo di questo tipo di classificazione per una ulteriore ripartizione del territorio in base alla “tipologia della vocazione agricola”.

Seconda tale classificazione si delinea un universo laziale in cui il rurale – numericamente parlando – appare ben rappresentato. 331 sono infatti i comuni classificati come rurali, 21 quelli intermedi (semiurbani) e 25 quelli urbani con valori pari rispettivamente all’87,8%, al 5,6% e al 6,6% del totale dei comuni laziali. A tale

15 Merlo V., Zaccherini R. - Comuni urbani, comuni rurali: per una nuova classificazione - Franco Angeli Ed., Roma 1992 16 Senni S. , Le aree rurali del Lazio, Quaderni di Informazione Socioeconomica, Viterbo 2000

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quota – come già lo studio prima citato evidenziava – non corrisponde un’analoga percentuale di popolazione.

I comuni rurali accolgono infatti solo il 26,3% della popolazione

totale, pari a 1.393.557 residenti, Mentre gli urbani e semiurbani nel accolgono il 73,7% (3.908.745).

E’ invece totalmente a favore dei comuni rurali la ripartizione del territorio che coinvolge il 74,3% del totale della superficie regionale. L’aver mantenuto lo stesso criterio di identificazione dei comuni rurali utilizzato nell’indagine pubblicata dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, permette anche un raffronto sull’evoluzione delle popolazione nei comuni rurali dal 1996 al 2000. I dati raccolti indicano una sostanziale tenuta della distribuzione della popolazione che, in termini assoluti, appare in crescita in tutte e quattro le province laziali, sia per i comuni rurali, sia per quelli urbani e semiurbani. Unica eccezione la provincia di Viterbo (vedi tab.2) che registra una piccolissima diminuzione (-99) nel numero dei residenti nelle aree urbane e semiurbane, nel caso specifico, coincidenti con il solo comune capoluogo.

Gli stessi dati, se trasformati in valori % (vedi tab. 3) permettono

però di fare alcune considerazioni. La prima è quella relativa alla diminuzione percentuale della popolazione residente nei comuni rurali delle province di Frosinone (-0,4%), Latina (-0,4%) e Rieti (-0,1%) che confermano - semmai ce ne fosse bisogno - l’importanza di iniziative di sostegno socioeconomico di queste aree (anche attraverso la promozione di un adeguato sviluppo del turismo rurale).

In controtendenza sono i dati relativi alle province di Viterbo (+

0,2%) e di Roma (+0,3%). Ma, almeno per quanto si riferisce alla provincia di Roma il dato appare assai poco significativo e collegato più che a una rinascita demografica dell’agro romano, al forte incremento dei valori immobiliari della capitale che spingono le famiglie più giovani a trovare soluzioni alternative e meno costose al problema dell’alloggio

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.Tab. 2 - La popolazione residente nelle aree rurali del Lazio (in V.A.) in comuni rurali in comuni urbani e semiurbani

anno 1996 anno 2000 anno 1996 anno 2000

Frosinone 346.546 347.009 144.249 147.316Latina

230.268 233.063 272.987 280.387Rieti 99.981 100.115 50.757 51.127Roma 459.812 479.959 3.321,980 3.369.528Viterbo 230.106 233.411 60.486 60.387Lazio 1.336.713 1.393.557 3.850.455 3.908.745(fonte: nostre elaborazioni su dati Istat)

Tab. 3 - La popolazione residente nelle aree rurali del Lazio (in %) in comuni rurali in comuni urbani e semiurbani

anno 1996 anno 2000 anno 1996 anno 2000

Frosinone 70,6 70,2 29,4 29,8Latina

45,8 45,4 54,2 54,6Rieti 66,3 66,2 33,7 33,8Roma 12,2 12,5 87,8 87,5Viterbo 79,2 79,4 20,8 20,6Lazio 26,2 26,3 73,8 73,7(fonte: nostre elaborazioni su dati Istat)

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a) Rurale agricolo e non Avendo a disposizione (per i 331 comuni definiti come rurali e

sempre all’interno della citata indagine dell’Assessorato per le politiche dell’agricoltura della regione Lazio) di una ulteriore qualificazione della ruralità in base a tre dimensioni (“marginalità sociale ed economica”; “vocazione agricola”; dimensione urbana”) si è ritenuto interessante utilizzare i dati relativi alla sola “vocazione agricola” per ipotizzare una possibile distinzione tra aree agricole vitali (e perciò tendenzialmente idonee allo sviluppo del turismo rurale) e quelle dove, pur permanendo i caratteri di ruralità, sono presenti caratteri di residualità o di forte influenza urbana che, a una prima approssimazione, rendono tali comuni meno interessanti dal punto di vista delle potenzialità di sviluppo di questa forma di turismo. Ciò nella convinzione che campi, frutteti, pascoli, allevamenti (nonché i prodotti ad essi collegati) pur non esaurendo il patrimonio di “ricchezze” e peculiarità del turismo rurale, ne sono parte essenziale e caratterizzante. Oltre che un elemento di differenziazione di questo tipo di turismo da quelli ad esso strettamente imparentati (ecoturismo, turismo d’ambiente, ecc.).

b) Due gruppi di comuni

A tale scopo si sono raggruppati tutti i comuni classificati come

rurali, in due raggruppamenti che fanno riferimento ai criteri utilizzati per individuare le diverse tipologie di vocazione agricola.

A) comuni che presentano caratteristiche di agricoltura

“favorevoli” al turismo rurale

Rientrano in questa categoria i comuni caratterizzati da: - agricoltura della grande dimensione - agricoltura complementare - agricoltura ad alta redditività - agricoltura montana.

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B) comuni che presentano caratteristiche di agricoltura “meno favorevoli” al turismo rurale

Rientrano in questa categoria i comuni caratterizzati da: - agricoltura a influenza urbana - agricoltura residuale (la tradizione residuale) La scelta di inserire queste due ultime tipologie nel secondo

raggruppamento si giustifica in quanto i primi (agricoltura a influenza urbana) individuano “un’area in cui l’agricoltura non sembra essere particolarmente diffusa sul territorio, né in termini di aziende per abitante, né in termini di superficie agricola” e in cui la percentuale di territorio urbanizzato (3,1%) è significativamente più alta rispetto alla media regionale (2%).

In quanto ai secondi (tradizione residuale) a suggerirli come poco

interessanti per uno sviluppo di iniziative di turismo rurale è “la bassa suscettività agricola dei terreni aziendali” unita a “un tasso di erosione demografica e disimpegno antropico fra i più elevati del Lazio” che lasciano supporre una ridotta presenza di giovani - agricoltori e non - potenzialmente più interessati a diversificare la propria attività mediante l’attivazione di iniziative collegabili con l’ospitalità rurale in senso ampio.

Non tutti i comuni individuati nel raggruppamento B sono stati

però inseriti tra quelli classificati come “meno favorevoli”. In sede di inserimento dei dati si è infatti provveduto a inserire nell’elenco A quei comuni che pur essendo classificati come ad “agricoltura a influenza urbana” e a “tradizione residuale” presentavano una SAU17 comunale superiore al 63% rispetto alla superficie territoriale (la media regionale è 43%) e/o una densità per Kmq inferiore ai 30 abitanti.

17 La SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è costituita dall’insieme dei seminativi, prati permanenti e pascoli, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari e castagneti da frutto.

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L’inserimento di questo fattore correttivo è stato previsto in considerazione che ambedue gli elementi (una forte incidenza della SAU e la bassa densità abitativa) giustificasse in ogni caso l'inserimento nel raggruppamento A. Nelle 5 province i comuni riclassificati tenendo conto di questi due elementi sono stati 23 (9 in provincia di Frosinone, 11 in quella di Rieti, 1 in quella di Roma e 3 in quella di Viterbo).

4.2.2 Ospitalità e ristorazione

Una volta individuati i comuni rurali della regione ( e realizzata la

distinzione precedentemente descritta tra aree più o meno favorevoli al turismo rurale) si trattava di censire il presente in termini di offerta attuale di alloggio e di servizi di ristorazione. Ciò allo scopo di ottenere un dato quantitativo sul "peso" che questo tipo di servizi rivestono all’interno dei singoli comuni.

Alloggio e ristorazione sono infatti i due elementi cardine su cui si

poggia l'offerta turistica di un territorio. E' vero infatti che l'obiettivo prioritario di chi si reca in un determinato posto è spesso un'altro (conoscere quella città, godere della spiaggia o fare passeggiate in montagna, ecc.), ma è evidente che, perché ciò sia possibile bisogna assicurare l'essenziale: un letto e il cibo.

Ciò vale evidentemente anche per il turismo rurale. E forse più che

per ogni altro tipo di turismo (si pensi, ad esempio, al ruolo che riveste l'aspetto gastronomico sulle aspettative del turista rurale). Gli indicatori presi in considerazione (9, di cui 7 relativi agli alloggi e 2 alla ristorazione) sono il numero e le tipologie di esercizi presenti nei singoli comuni, ricavati da una pluralità di fonti. a) Esercizi alberghieri e non

Per i dati relativi all'offerta di alloggio negli esercizi alberghieri ed

extralberghieri si è fatto riferimento fonte principale l'Istat ("Statistiche sul turismo, anno 2001", a cura dell'Istat, Roma 2003), che a suo volta si rifà a un insieme di fonti (tra cui, in particolare gli APT: le Aziende di Promozione Turistica Provinciale). Tali dati sono

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stati integrati, per il segmento che riguarda numero e tipologie di aziende agrituristiche operanti sul territorio, da contatti diretti con gli APT interessati e con le tre associazioni di categoria (Agriturist, Terranostra e Turismo Verde) che associano la grande maggioranza degli operatori laziali. Sempre all'Istat si è poi fatto riferimento per i dati sulla popolazione utilizzati per ricavare il numero di posti letto ogni 1000 abitanti.

Indicatori utilizzati:

1. Numero di alberghi Sono esercizi ricettivi aperti al pubblico, a gestione unitaria, che

forniscono alloggio, eventualmente vitto ed altri servizi accessori, in camere ubicate in uno o più stabili o in più stabili (il c.d. albergo diffuso) o in parti di stabili. Devono avere una dimensione ricettiva non inferiore alle 7 stanze. Si tratta di una tipologia che si presta, soprattutto quando sono ubicati in piccoli centri e di dimensione medio-piccola, a dare un interessante opportunità di alloggio al turista rurale. Tradizionalmente vengono considerati la forma di vacanza che - rispetto alle altre tipologie - si caratterizza per una ridotta integrazione con l'ambiente circostante e che presenta il minore grado di autogestione del soggiorno. Il dato utilizzato è stato quello del numero di alberghi ubicati all'interno del territorio del comune.

2. Numero di posti letto alberghieri E' un indicatore che collega il dato numerico relativo agli alberghi

con quello della popolazione residente nel comune. Si tratta di un dato più significativo del precedente (è evidente che un alto numero di alberghi in un piccolo comune ha un significato molto diverso se, lo stesso numero di alberghi, fa riferimento a un comune molto popolato) e in grado di evidenziare maggiormente l'impatto economico-sociale che l'attività di ospitalità alberghiera ha nel comune considerato.

3. Numero delle aziende agrituristiche

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Si tratta di alloggi (in stanze e/o appartamenti) situati in edifici rurali nei quali viene dato alloggio a turisti da imprenditori agricoli singoli o associati. Anche se, come precedentemente già chiarito, non è possibile identificare il turismo rurale con l'agriturismo, è evidente che la presenza o meno di un certo numero di aziende agrituristiche attive sul territorio sia un indicatore prezioso. Inoltre la presenza di imprese di questo tipo gioca un ruolo di primo piano come possibile volano di altre iniziative collegabili con l'offerta di turismo rurale. Da notare che in questo campo non sono state inserite le aziende agrituristiche che offrono solo servizi di ristoro (cosa che generalmente non accade nei repertori realizzati dagli Apt che tendono a unificare sotto la stessa denominazione di agriturismi sia le aziende che offrono alloggio sia quelle che forniscono solo pasti).

4. Numero alloggi in affitto18

Secondo la distinzione adottata dall'Istat si tratta di alloggi in affitto

gestiti in forma imprenditoriale che includono gli esercizi di affittacamere, le attività ricettive in esercizi di ristorazione, le unità abitative ammobiliate per uso turistico, i residences e le locande. L'indicatore, pur accumunando realtà ricettive abbastanza differenziate tra loro, è senz'altro un indice interessante sulla presenza di offerte di alloggio che favoriscono uno stretto contatto con la popolazione locale. Anche per l'alto grado di autogestione della vacanza che ne è caratteristico.

5. Numero di campeggi e villaggi turistici. Tale raggruppamento riguarda sia gli esercizi ricettivi attrezzati su

aree recintate attrezzate per la sosta e il soggiorno di turisti provvisti di mezzi autonomi di pernottamento (es. camper), sia quelli che prevedono il soggiorno in allestimenti minimi (es. bungalows) di ospiti sprovvisti di mezzi autonomi di pernottamento.

18 Gli alloggi in affitto non vanno confusi con gli alloggi dati in affitto da privato a privato durante le vacanze, censisti a parte dall'Istat e ritenuti poco significativi ai fini di questo studio, anche per la mancanza di dati attendibili a cui fare riferimento.

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Si tratta di un indicatore la cui validità ai fini del turismo rurale è critica in quanto accomuna realtà strutturalmente avulse dal territorio che le circonda e quindi poco interessanti ai fini del turismo rurale (si pensi ai grossi camping costieri) con altre iniziative (campeggi natura, mini-aree di sosta per campeggiatori itineranti , ecc) caratterizzate invece dalla ricerca di uno stretto contatto con l'ambiente circostante, oltre che di un forte grado di autogestione della vacanza.

6. Numero di altri esercizi L’Istat raggruppa in questa categoria finale, tutti gli altri esercizi

ricettivi non compresi nelle categorie precedenti. Vi rientrano infatti, ad esempio, anche i rifugi alpini, gli ostelli per la gioventù, le case per ferie, ecc. .Ai fini del turismo rurale il tipo di alloggio più interessante compreso all'interno di questo raggruppamento è quello dei Bed and Breakfast. Come per gli alloggi in affitto (vedi sopra) l'indicatore, pur se relativo a realtà ricettive molto differenziate tra loro, fornisce dati interessanti sulla presenza nel comune di offerte di soggiorno gestite preferibilmente in modo autonomo da parte del turista e che sono caratterizzate da uno stretto contatto con gli abitanti del luogo.

7. Numero di posti letto negli esercizi complementari Come per il "numero di posti letti alberghieri" si tratta di un

indicatore che collega il dato numerico relativo alle categorie precedentemente nominate (alberghi esclusi) con quello della popolazione residente nel comune. Il dato, come per i posti letto alberghieri, è particolarmente significativo perché mette in relazione l’offerta di ricettività con il numero degli abitanti del comune.

b) I servizi di ristorazione L'altro elemento cardine nel quantificare l'offerta turistica di un

determinato territorio è dato dal numero e dalla tipologia degli esercizi di ristorazione presenti.

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A differenza degli alloggi, per i dati relativi ai ristoranti, pizzerie e trattorie operanti nei comuni interessati all'indagine non è stato possibile fare riferimento all'Istat ed è stato quindi necessario reperire altre fonti.

In particolare si sono utilizzate i dati forniti dagli Apt provinciali, integrandoli in qualche caso (provincia di Latina, Roma Viterbo) con quelli della Seat. Per i ristoranti agrituristici si è invece fatto riferimento sia a dati forniti dalle Province sia a quelli forniti dalle tre associazioni di categoria (Agriturist, Terranostra e Turismo Verde) che concentrano la grande maggioranza degli operatori laziali.

Indicatori utilizzati 8. Numero di ristoranti, pizzerie e trattorie E' un indicatore sotto il quale sono raggruppati esercizi di

ristorazione molto differenti sia dal punto di vista qualitativo (tipo di cucina proposta, livello di accoglienza, ecc.) sia quantitativo (numero di posti tavola). Il dato ha comunque una sua importanza dal punto di vista del turismo rurale. L'impossibilità di consumare pasti in zona è infatti fortemente penalizzante in un'ottica di valorizzazione delle risorse turistiche locali. E lo è anche il numero più o meno elevato di esercizi operanti nel comune. Quantomeno perché una pluralità di offerte indica una possibilità di scelta sicuramente apprezzata dal turista.

9. Numero di ristoranti agrituristici. Come per gli alloggi, anche per la ristorazione la presenza di

aziende agrituristiche specializzate in questo tipo di offerta è un indicatore importante. La possibilità di consumare pasti all'interno di una azienda agricola (quindi in ambiente sicuramente rurale), che utilizza prodotti propri e che, auspicabilmente, propone menù tipici della zona (e magari anche strettamente collegati alla cucina contadina tradizionale del luogo) ha infatti una scontata e notevole importanza in un'ottica di sviluppo del turismo rurale.

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c) I criteri di indicizzazione utilizzati Reperiti i dati numerici relativi agli indicatori relativi ai servizi di

ospitalità e di ristorazione il passo successivo è consistito nell'attribuire a ogni comune un indice complessivo correlato ai 9 indicatori prima descritti. Ciò allo scopo di poter arrivare a definire come "alta, "media" o “bassa" l'offerta turistica presente nel comune.

A tale risultato si è giunti assegnando dei valori indice elementari correlati alla maggiore o minore presenza di ogni singolo indicatore utilizzato (es. numero degli alberghi). La somma algebrica degli indici elementari così ottenuti ha poi permesso di individuare la “classe” di offerta turistica relativa ad ogni singolo comune.

Giova a questo punto notare che la distribuzione dei valori indice

correlati al singolo indicatore e anche l’importanza attribuita ad esso sono necessariamente frutto di scelte soggettive legate alla complessità del fenomeno da quantificare. Così, ad esempio, l'aver assegnato ai ristori rurali un indice massimo che è esattamente il doppio di quello attribuibile alla presenza degli altri esercizi di ristorazione è frutto di una convenzione. Ma che evidenzia comunque una scontata maggiore importanza della ristorazione agrituristica rispetto a quella relativa agli altri tipi di strutture presenti sul territorio.

D'altra parte, tra gli scopi di questo lavoro, vi è anche quello di

evidenziare aspetti meritevoli di essere approfonditi in successive indagini. Come senz’altro lo è quello della valutazione del “peso” da assegnare alle varie componenti territoriali in funzione della maggiore o minore importanza in funzione del turismo rurale.

4.2.3 Le risorse territoriali collegate al turismo rurale

L'altro aspetto preso in considerazione in vista di una analisi del

territorio in funzione del turismo rurale è quello della "valenza territoriale". A tale scopo si è provveduto a individuare e censire una serie di caratteristiche che potessero fornire una valutazione della maggiore o minore "attrattività" del comune nei confronti del turista rurale. I fattori presi in considerazione sono stati 8, divisi in tre

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raggruppamenti relativi alle tradizioni popolari, al patrimonio artistico-naturale, ai prodotti.

E' evidente che l'elenco delle possibili variabili da utilizzare per

dare una valutazione delle "ricchezza" rurale di un determinato comune poteva essere ben più corposo. Ma dovendo comunque effettuare una scelta, si ritiene che gli elementi presi in considerazione coprano, se non tutte, almeno buona parte delle aspettative di chi è alla ricerca di un tipo di vacanza come quella oggetto di questa indagine.

a) Le tradizioni popolari

E' evidente che un censimento puntuale della ricchezza in termini

di tradizioni popolari di un determinato comune non può essere realizzato se non mediante dei sopralluoghi. Il dato qui riportato è quindi necessariamente una stima realizzata attraverso l'uso di indicatori indiretti del fenomeno oggetto dello studio.

A tale scopo si è utilizzato fondamentalmente un repertorio delle

feste e sagre locali (Feste e sagre nel Lazio, ed . Lozzi & Rossi, Roma 2003) le cui informazioni sono tratte essenzialmente da contatti diretti con le Apt provinciali e una recente indagine pubblicata dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio (I Musei etnografici del Lazio: collezioni, raccolte e musei della cultura contadina, Quaderni di Informazione Socioeconomica, Viterbo 2002).

Tali dati sono stati poi successivamente integrati da altre

informazioni reperite sul sito del “Noria” (Osservatorio della aree rurali del Lazio: http://www.assagri.it/cocoon/noria) e da altre fonti bibliografiche inerenti l’argomento in questione19 .

19 C. Auterio - Guida alle feste popolari in Italia - ed. Datanews Milano, 1988; U. Corderi - Guida alle sagre e alle feste patronali - ed. Piemme, Torino, 1988; M. Colangeli, A.Fraschetti - Alla scoperta delle Feste e Sagre popolari nel Lazio - ed. I Dioscuri, Viterbo 1981.

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Indicatori utilizzati 1. Numero e qualità delle feste e sagre popolari E' l'indicatore che fa riferimento alle feste e sagre presenti nei

singoli comuni laziali. La sua importanza ai fini del turismo rurale è scontata e particolarmente importante per qualificare un'offerta turistica che trova in questo tipo di manifestazioni uno degli elementi più caratteristici. Per questi motivi si è voluto sottolineare con particolare enfasi questo dato distinguendo non solo il numero di feste presenti nel comune, ma anche il tipo: festa agricola o non, dando ovviamente una maggiore importanza alle prime. Secondo questo criterio - per fare un esempio - si è censita come agricola la sagra della “Pera Spadona” che si svolge nel mese di Luglio a Castelmadama (RM). Mentre, per lo stesso comune, si è classificata come “non agricola” la festa puramente religiosa di S.Michele Arcangelo che si celebra la domenica più vicina al 29 Settembre di ogni anno.

Oltre a ciò si è anche voluto tenere conto dell’antichità della feste (in pratica si è dato più valore alle ricorrenze che godono di una tradizione più che trentennale, rispetto a quelle dove tale dato non era presente, o comunque non reperito in bibliografia).

Quest'ultima notazione merita qualche riga di spiegazione. Negli

ultimi anni in Lazio (ma il fenomeno riguarda tutta l'Italia) sono infatti nate parecchie nuove sagre e feste popolari, dai nomi anche molto evocativi, ma che non hanno una tradizione consolidata alle spalle. Ben vengano, soprattutto quando servono a rivitalizzare borghi rurali dove questo tipo di manifestazioni era andato scomparendo. E' però evidente che, quando l'origine della festa ha radici storiche antiche, a questa vada assegnata una valutazione superiore dal punto di vista dell'obiettivo di questo studio.

2. Presenza di musei etnografici Anche di musei etnografici, forse più delle feste e della sagre rurali,

ne sono nati molti negli ultimi anni. Come pure è cresciuta la sensibilità sull'apporto che questi sono in grado di dare a una conoscenza non superficiale del territorio e delle sue radici. Il turista

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che vi si reca è infatti spesso guidato attraverso veri e propri "percorsi didattici" che illustrano come è cambiato nel tempo, il luogo che si sta visitando; spiegano gli antichi mestieri; mostrano attrezzature agricole, arredamenti, costumi di una volta. Naturalmente lo spessore culturale di queste iniziative - a volte promosse da privati - è fortemente disomogeneo. E accanto a vere e proprie strutture museali, convivono realtà molto piccole, ma non per questo meno interessanti.

b) L'ambiente e l'arte

Quantificare in termini numerici il patrimonio artistico di un

comune rispetto ad un altro o dare una valutazione sulla validità in termini "ambientali" di un determinato territorio non è impresa facile. Si tratta infatti di dare giudizi qualitativi, necessariamente soggettivi. Per questo si è scelto di rifarsi a fonti "ufficiali" e autorevoli, quali sono il Touring Club Italiano20 (riportando le suddivisioni che questo usa per classificare dal punto di vista dell'interesse artistico le località) e andando a verificare la presenza o meno di una area protetta all'interno del comune (dando, ovviamente, maggiore importanza al dato quando questa faceva riferimento a un Parco nazionale).

Indicatori utilizzati 3. Ricchezza del patrimonio artistico Ben poco c'è da sottolineare sull'importanza che questo indicatore

ha per il turista rurale. La curiosità artistica e l'apprezzamento per le testimonianze storiche sono senz'altro tra le motivazioni che guidano chi gira tra borghi e pievi rurali. E la presenza all'interno del comune di "ricchezze" di questo tipo è senz'altro da considerare tra gli elementi di cui tenere conto nella valutazione turistica di un comune. Tanto più se queste fanno riferimento a manufatti (chiese, castelli, antiche masserie, ecc.) strettamente collegate con la storia e le tradizioni del luogo.

20 AA.VV - Guida rapida dell’Italia: Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna - ed. Touring Club Italiano, Milano 2000.

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4. Presenza e qualità di aree protette Nelle pagine precedenti, già si è detto della stretta parentela che

intercorre tra turismo d'ambiente e turismo rurale. A parte le possibili distinzioni tra questi due modi di vivere la vacanza, è infatti evidente che la presenza di un territorio tutelato all'interno del comune, rappresenti una risorsa importante.

Sia perché la presenza di un parco offre una valida meta per occupare il tempo libero. Sia perché un’area protetta di per sé porta già sul posto un certo numero di visitatori che, spinti da un interesse iniziale per la natura, è poi facile indirizzare verso una fruizione globale delle altre risorse turistiche locali.

c) L'artigianato e i prodotti tipici alimentari

E' questo il raggruppamento di indicatori che più si presta alla

realizzazione di un censimento di risorse a livello comunale, in quanto tutti gli indicatori utilizzati possono facilmente essere espressi numericamente (es. numero dei prodotti tradizionali presenti nel comune).

Per la componente che fa riferimento all'artigianato (numero di settori artigianali presenti nel comune) le fonti utilizzate sono state un repertorio, molto dettagliato realizzato dall'ACI (Automobil Club Italiano)21 che, riportando su scala comunale i dati sui settori artigianali presenti nella Regione, ne rendeva molto agevole l'attribuzione al singolo comune. Nell'inserimento di questi dati si è anche tenuto conto delle informazioni bibliografiche più recenti ottenute dal sito di “Noria” (Osservatorio della aree rurali del Lazio: http://www.assagri.it/cocoon/noria) e da una recente pubblicazione tematica realizzata dal Touring Club Italiano in collaborazione con la Confartigianato22.

Il sito ufficiale del ministero delle Politiche Agricole e Forestali (http://www.politicheagricole.it) e le informazioni riportate all'interno del sito istituzionale della regione Lazio (http://www.regione.lazio.it) 21 AA.VV. - Atlante cartografico dell’artigianato tipico d’Italia - ed. ACI, Roma 1998. 22 AA.VV. - Artigianato, sapori e tradizioni - ed. T.C.I., Milano 2001.

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sono state invece la fonti utilizzate per reperire i dati sui vini e gli altri prodotti alimentari tipici.

Indicatori utilizzati 5. Numero di settori artigianali presenti Se è vero che i “prodotti” più importanti che una vacanza rurale è

in grado di offrire al turista fanno riferimento probabilmente ad aspetti immateriali (il godimento dell'arte e della natura, i contatti umani, la bellezza dei luoghi visitati) è indubbio che tra questi vanno inserite anche le "cose belle e buone" da acquistare sul posto.

Delle "cose buone" se ne parla successivamente attraverso gli indicatori che seguono (vini e prodotti alimentari). A quelle "belle" si fa riferimento qui parlando dell’artigianato. Che siano importanti è scontato. Lo dimostra il successo che hanno i souvenir tra i turisti, soprattutto stranieri. Con la differenza che, nel caso dei prodotti artigianali censiti in questa sezione, si tratta di oggetti che possiedono un valore aggiunto che deriva loro dalla possibilità di aver visto coi propri occhi come tale oggetti vengono confezionati e magari di aver potuto fare quattro chiacchiere con l'artigiano che li produce.

6. Numero di prodotti tipici tradizionali Con il termine di prodotti tradizionali si intendono "quei prodotti

agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni". La definizione fa riferimento al Decreto Ministeriale del 18 luglio 2000 che ha promosso l'elaborazione di elenchi regionali di prodotti tipici non inseriti tra quelli a tutela europea (Dop, Igp, Stg).

Anche se è vero che si tratta di censimenti non definitivi (sono infatti sottoposti ad aggiornamenti) e che la ricchezza o meno di prodotti inseriti (salumi, formaggi, conserve, dolci, paste alimentari, ecc.) è dipesa molto dalla accuratezza con cui a livello locale si sono elaborati questi repertori, è indubbio che si tratta di un indicatore importante. Ancor più dei vini Doc o delle Dop e Igp. Perché si tratta

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di prodotti artigianali, caratteristici di ristretti territori (a volte l'area di riferimento è relativa a un solo comune!) e disponibili in ridotte quantità. Cosa che li rende particolarmente attrattivi per il turista interessato a farsi una cultura gastronomica legata davvero al territorio che sta visitando.

7. Numero di vini DOC e IGT Nulla di più classico che legare un determinato territorio con i vini

che vi si producono. Appare quindi logica la scelta di inserire un indicatore territoriale che faccia riferimento a questo segmento produttivo. Anche tenendo conto del successo che il "turismo del vino" sta avendo negli ultimi anni un po' in tutta Italia (Lazio compreso). Quanto poi al valore da assegnare alla importanza enologica di un determinato comune, è da dire che questa appare senz'altro correlata al numero di "vini" prodotti (ed è questo il dato di cui si è tenuto conto). Ma anche ad altri fattori, difficili da quantificare numericamente e dei quali non si perciò tenuto conto; come la notorietà e qualità del vino prodotto (che in qualche caso potrebbe essere il motivo principale di un viaggio) o la presenza o meno nel comune di "cantine" aperte al pubblico, di enoteche, ecc.

8. Numero di prodotti DOP e IGP Come è noto i prodotti tutelati dalla U.E nascono con una forte

connotazione geografica. Ciò vale soprattutto per i prodotti Dop in cui la qualità attribuita dipende "essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui questi sono prodotti". Ma anche per gli Igp dove, il riferimento al territorio è pure molto importante (è infatti prescritto che almeno una fase del processo produttivo debba avvenire in una determinata area).

La notevole caratterizzazione territoriale spiega perché si sia voluto inserire questo indicatore all'interno delle risorse dei comuni laziali. Solo è da notare la forte disomogeneità nell'ampiezza del territori a cui fanno riferimento le singole Dop e Igt, alcune delle quali coinvolgono tutta la regione, mentre altre sono relative a territori piccolissimi (es. il pane di Genzano, limitato all'omonimo comune dei Castelli Romani).

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d) I criteri di indicizzazione utilizzati

Reperiti i dati numerici relativi agli indicatori relativi ai tre ambiti a

cui è stato fatto riferimento (tradizioni popolari, patrimonio artistico-naturale, prodotti) si è provveduto - analogamente a quanto fatto per l'offerta di ospitalità e ristorazione - ad attribuire a ogni singolo comune un indice complessivo correlato agli 8 indicatori prima descritti. In modo da arrivare a definire come "alta, "media" o "bassa" la valenza territoriale presente nel comune.

Anche in questo caso è giusto sottolineare che la distribuzioni dei

valori indice elementari relativi al singolo indicatore e anche il peso attributo ad esso sono necessariamente frutto di scelte soggettive effettuate in base alla significatività del fenomeno da quantificare.

Così, ad esempio, l'aver assegnato al numero di prodotti tipici

tradizionali presenti in un comune un valore indice massimo che è superiore a quello utilizzato sia per i vini Doc e Igt, sia per i prodotti Dop e Igp, riflette la convinzione della maggiore importanza che ha la presenza dei primi per il turista rurale.

Lo stesso dicasi per il maggior peso attribuito alle feste e sagre

rurali e non, rispetto agli altri indicatori, ecc. 4.2.4 L'integrazione tra offerta di ospitalità, ristorazione e valenze territoriali

L'ultima operazione di indicizzazione che si è realizzata è stata

quella relativa all'integrazione dei risultati relativi all'offerta di ospitalità e ristorazione con quelli che fanno riferimento alla valenza territoriale.

Utilizzando a tal scopo le classi di appartenenza (“alta”, “media”, “bassa”) assegnate a ogni singolo comune è stato infatti possibile correlare tra loro le informazioni relative all’offerta turistica e alla valenza territoriale. Ciò allo scopo di individuare le aree dove il turismo rurale appare attualmente più sviluppato e quelle dove presumibilmente incontra maggiori difficoltà.

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5. I risultati a livello comunale: un commento Gli indici ricavati dalle elaborazioni precedentemente descritte,

hanno permesso l'elaborazione di alcune mappe (vedi allegato 1), che sintetizzano graficamente i risultati ottenuti, di seguito commentati facendo riferimento alle tre aree di indagine in cui la ricerca è stata divisa.

5.1 Area della ruralità

La rappresentazione grafica riportata in allegato nella cartina 1,

mostra la distribuzione dei comuni così come è stata utilizzata per questo studio. In particolare sono evidenziate le aree relative ai comuni urbani e semiurbani (intermedi).

La cartina - all’interno del segmento relativi ai comuni classificati come rurali - distingue anche le due aree individuate seguendo i criteri esposti nel paragrafo 4.2.1 che evidenziano per ogni provincia i comuni che presentano caratteristiche di agricoltura “favorevoli” al turismo rurale e quelli che presentano caratteristiche meno “favorevoli”. Tale distinzione verrà utilizzata in seguito per distinguere come, in base a tale caratteristica, variano l’offerta di ospitalità e ristorazione e i dati relativi alla valenza territoriale.

Due le zone dove è massima la concentrazione di comuni urbani e intermedi. Anzitutto l’area limitrofa al comune di Roma, in particolare il sud est della capitale (comuni della costa) e i Castelli Romani.

E poi, per la provincia di Latina, un gruppo di comuni localizzati in prossimità del confine con la Campania (Formia, Gaeta e comuni limitrofi).

Le provincia con più comuni urbani e semiurbani è quella di Roma

(21 comuni), seguita da Frosinone e Latina (11). Anche se è quest’ultima che detiene il primato sulla percentuale di comuni urbani e semiurbani rispetto al totale dei comuni della provincia (33,3%). Per quanto poi si riferisce alla distinzione tra comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli” al turismo rurale e quelli che presentano caratteristiche “meno favorevoli”, sono Rieti e Roma ad avere il maggior numero di comuni “favorevoli”. Il dato relativo ai

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valori assoluti non è però poi così significativo (almeno per quanto riguarda Roma).

I valori percentuali evidenziano infatti due province (Rieti e Viterbo) con oltre l’80% di comuni in cui il tipo di attività agricola presente appare, in prima approssimazione, più idoneo a fare da substrato favorevole per uno sviluppo del turismo rurale, seguite da Roma (43,3% dei comuni “favorevoli”), Latina (39,4%) e da Frosinone (34,1%), unica provincia in cui la percentuale di comuni con una attività agricola tendenzialmente meno favorevole ad attivare iniziative di turismo rurale è maggioritaria. Tab. 4 - Distribuzione dei comuni laziali in funzione della vocazione agricola (Valori Assoluti)

province comuni

urbani e semiurbani

comuni rurali con caratt. di agricoltura “favorevoli”

comuni rurali con caratt. di agricoltura “meno favorev”.

totale

FR 11 31 49 91 LT 11 13 9 33 RI 2 62 9 73 RM 21 52 47 120 VT 1 48 11 60

LAZIO 46 206 125 377

Tab. 5 - Distribuzione dei comuni laziali in funzione della vocazione agricola (Valori %)

province comuni

urbani e semiurbani

comuni rurali con caratt. di agricoltura “favorevoli”

comuni rurali con caratt. di agricoltura “meno favorev.”

totale

FR 12,1 34,1 53,8 100 LT 33,3 39,4 27,3 100 RI 2,7 84,9 12,3 100 RM 17,5 43,3 39,2 100 VT 1,7 80,0 18,3 100

LAZIO 12,2 54,6 33,2 100

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5.2 Area della ospitalità e ristorazione Molto più articolata e ricca di informazioni appare la distinzione

dei comuni rurali in base all’offerta di ospitalità e di ristorazione. Facendo riferimento ai dati regionali relativi alle strutture di ospitalità e ristorazione riportato in tab. 6 è anzitutto da osservare la netta prevalenza delle strutture alberghiere nei comuni non rurali (il numero posti letto/1000abitanti è circa il doppio). Tale affermazione non tiene però conto degli alberghi del comune di Fiuggi (ben 206 alberghi attivi) che, classificato tra i comuni rurali, è in grado da solo di modificare sostanzialmente la situazione.

L’andamento si capovolge se a fare riferimento è invece il numero

di posti letto nelle strutture complementari (extralberghiere) dove i comuni rurali registrano un numero di posti letto/1000 abitanti decisamente superiore (32,8 contro il 13,6). Il dato però è fortemente condizionato dai valori molto alti relativi ai camping e villaggi turistici (sono 64 nei comuni rurali e 49 nei non rurali) che concentrano la maggior parte dell’offerta dell’alloggio nelle aree rurali. Se infatti si considerano i valori assoluti relativi agli alloggi in affitto e alle altre strutture ricettive (bed and breakfast e strutture assimilate) a prevalere è ancora il Lazio non rurale, con la sola eccezione (peraltro scontata) degli alloggi agrituristici.

Dove invece i comuni rurali risultano nettamente in vantaggio su quelli urbani e semiurbani è il numero totale dei ristoranti, trattorie, pizzerie e, naturalmente, dei ristori agrituristici. Merito della tradizione della gita domenicale “fuori porta”? In parte sì. Anche se va notata che tra i dati relativi ai comuni non rurali mancano quelli relativi alla città di Roma, dove di certo ristoranti e simili non mancano.

A livello provinciale numerose sono le osservazioni possibili.

Anzitutto sugli esercizi alberghieri. Escludendo Fiuggi, i comuni rurali della provincia di Roma sono quelli che registrano il valore assoluto più alto (104 esercizi), seguiti in ordine di importanza da Viterbo (91), Latina (90), Frosinone (78) e Rieti (52). Se però ad essere considerato

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Tab. 6 - Offerta di ospitalità e ristorazione nei comuni rurali del Lazio

provincia n°alber-ghi

p/letto alberghi

ogni 1000 abitanti

n° agritu-

rismi

n° alloggi in

affitto

n°cam-peggi e villaggi turistici

n° altre

strutture ricettive

n° totale

esercizi compl.

p/letto strutt. complementari

ogni 1000 abitanti

n. ristoranti, trattorie, pizzerie

n° agrituri-smi con solo ristorazione

FR non rurale 28 13,3 2 0 1 8 11 4,5 145 3FR rurale (*) 284 39,9 22 22 3 44 91 6,9 490 28FR rurale(**) 78 9,3 21 7 2 34 64 4,4 459 27FR totale (*) 312 32,0 24 22 4 52 102 6,2 635 31FR totale (**) 106 10,5 23 7 3 42 75 4,4 604 30LT non rurale 86 20,1 7 16 29 16 68 32,6 460 2LT rurale 90 18,1 16 14 32 17 79 82,7 369 7LT totale 176 19,2 23 30 61 33 147 55,3 829 9RI non rurale 17 13,7 2 1 0 9 12 3,1 76 2RI rurale 52 19,8 55 49 1 72 177 18,1 249 10RI totale 69 17,8 57 50 1 81 189 13,0 325 12RM non rurale 1015 28,6 29 250 19 1294 1592 12,7 1056 12RM rurale 104 12,3 26 13 9 189 237 11,6 913 11RM totale 1119 26,6 55 263 28 1483 1829 12,5 (***)1969 23VT non rurale 19 22,3 6 3 0 22 31 8,0 104 3VT rurale 91 18,4 100 13 19 104 236 73,9 431 11VT totale 110 19,2 106 16 19 126 267 60,3 535 14Lazio non rurale 1165 27,1 46 270 49 1349 1714 13,6 1841 22Lazio rurale(*) 621 21,7 219 111 64 426 820 33,2 2452 67Lazio rurale(**) 415 14,1 218 96 63 416 793 32,8 2421 66Lazio totale(*) 1786 25,7 265 381 113 1775 2534 18,8 4293 89Lazio totale(**) 1580 23,7 264 366 112 1765 2507 18,6 4262 88 (*) compreso il comune di Fiuggi

(**) escluso il comune di Fiuggi (***) escluso il comune di Roma

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è il numero di posti letto/1000 abitanti (decisamente più significativo), le aree rurali meglio dotate sono quelle relative alla provincia di Rieti (19,8), di Viterbo (18,4) e di Latina (18,1). Mentre Roma si ferma a 12,3. Un caso a parte è Frosinone che considerando Fiuggi arriva a un valore molto alto (39,9), ma che privata della famosa stazione termale, chiude la classifica con un misero 9,3.

Sempre facendo riferimento ai posti letto/1000 abitanti, ma in

questo caso riferiti agli esercizi complementari, la provincia con i comuni rurali meglio posizionati è quella di Latina (82,7) e di Viterbo (73,9). A grande distanza seguono Rieti (18,1), Roma (11,6) e Frosinone (6,9). La forte disparità tra i due gruppi di province, Latina e Viterbo da una parte e Rieti, Roma e Frosinone dall’altra, si spiega essenzialmente per la notevole presenza di campeggi e villaggi di grande dimensione, che caratterizza le prime due province (sono ad esempio ben 61 i camping con sede all’interno di comuni rurali in provincia di Latina, mentre Rieti ne ha solo uno e Frosinone 3). Non è quindi un dato che indica una particolare disponibilità di alloggi interessanti per il turista rurale. Tanto più che si tratta di ricettività di certo non in linea con le esigenze del turismo rurale, vuoi per l’affollamento caratteristico di queste strutture, vuoi per la sostanziale mancanza di contatti col territorio da parte di chi trascorre in spiaggia la maggior parte del tempo.

E’ quindi più sugli altri tipi di strutture ricettive che va posta

l’attenzione. L’agriturismo anzitutto, che vede la provincia di Viterbo nettamente come la più dotata (100 strutture operanti nei comuni rurali), seguita da Rieti (55), Roma (26), Frosinone e Latina.

Rispetto alla categoria “alloggi in affitto” è Rieti a guidare invece la classifica con 49 strutture, seguita a lunga distanza da Frosinone, Latina, Roma e Viterbo.

Interessante è il dato relativo alle “altre strutture ricettive” di cui fanno parte i bed and breakfast, un tipo di alloggio che per le ridotte esigenze strutturali di cui abbisogna, riveste un ruolo di particolare importanza per il settore oggetto di questo studio. La provincia rurale di Roma è quella che ne ha di più (189) seguita da Viterbo (104), Rieti (72), Frosinone (34) e Latina (17).

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I dati assoluti relativi all’offerta di ristorazione nei comuni rurali vedono infine la maggiore offerta relativa alla provincia di Roma (913), seguita da Frosinone (459), Viterbo (431), Latina (369) e Rieti (249). Sorprende la posizione di Frosinone che, relegata quasi sempre in posizioni di coda per l’offerta di alloggi (a parte la situazione già descritta per gli alberghi del comune di Fiuggi) si prende una buona rivincita gastronomica rispetto alle altre province, classificandosi subito dopo Roma. Una cucina - quella ciociara - che trova poi nel numero degli “agriturismi con solo offerta di ristorazione” un ulteriore conferma di successo. Considerando quest’ultimo segmento di offerta sono infatti i comuni rurali del frusinate a registrare il numero più alto di strutture (28), seguiti – a distanza – da quelli di Viterbo e Roma (11 strutture) Rieti (10) e Latina (7).

5.2.1 Una valutazione a livello comunale

I dati sopra riportati, disaggregati a livello comunale e indicizzati

secondo i criteri precedentemente descritti hanno poi permesso l’elaborazione di una carta tematica (la n. 2) che illustra visivamente l’offerta di ospitalità e ristorazione nei comuni rurali della regione e di tre tabelle che forniscono una valutazione di come, a livello provinciale, si distribuiscono tali comuni. L’esame di queste ultime evidenzia nella provincia di Latina i valori percentuali più alti. Il 50% dei comuni rurali di questa provincia sono infatti classificati tra quelli corrispondenti a un’alta valutazione dell’offerta di ospitalità e ristorazione. Segue Viterbo con il 42,4 % dei comuni e Rieti con il 36,6%. Roma si colloca in una situazione intermedia, con una presenza prevalente di comuni che presentano una valutazione media dell’offerta. Ultima classificata Frosinone che registra in assoluto la maggiore percentuale di comuni classificati come “bassa” valutazione dell’offerta.

La conferma visiva di tale situazione è evidenziata dalla cartina n. 2

su cui sono riportati per ogni comune gli indici di “alta”, “media” e “bassa” valutazione dell’offerta.

Limitando l’esame alle zone dove si concentrano i comuni dove migliore appare l’offerta di ospitalità e ristorazione si possono evidenziare alcune aree particolarmente sviluppate da questo punto di

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vista. Il territorio dei comuni costieri della provincia di Latina ad esempio o il territorio limitrofo - e in piccola parte coincidente - ai Castelli Romani (i cui comuni più importanti, come Marino, Ariccia, Albano ecc. sono stati classificati come non rurali).

Ma anche l’area a nord ovest di Roma, che evidentemente risente positivamente dell’influsso del viterbese che, a sua volta evidenzia, nella zona di Bolsena, lungo la costa e tra i comuni che corrispondono grossomodo alla direttrice seguita dalla via Cassia, le aree di maggiore sviluppo dell’offerta.

Nella provincia di Rieti sono i comuni più distanti dalla Capitale a

registrare la maggiore concentrazione di un’alta offerta di ospitalità. Il dato è evidentemente da mettere in relazione alla presenza di una zona di forte sviluppo turistico montano (il Terminillo) e probabilmente anche alla nascita relativamente recente del Parco nazionale del Gran sasso e Monti della Laga (zona di Amatrice, Accumuli, ecc.).

La positiva influenza della presenza di un’area protetta di valenza

nazionale, si fa sentire anche in provincia di Frosinone, dove l’unica area a est del capoluogo provinciale con un certo numero di comuni ad alta offerta di ospitalità coincide grossomodo con il versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo. Sempre in provincia di Frosinone è poi da sottolineare la buona dotazione di servizi di ospitalità localizzati a nord est del capoluogo, in una zona ricca di comuni di notevole richiamo turistico (Fiuggi, anzitutto, ma anche Alatri, Anagni e parte del territorio dei monti Simbruini).

La sovrapposizione dei dati della cartina n. 1 con quelli della n. 2,

nonché la tabella n. 9, possono infine dare alcune indicazioni su come varia l’offerta di ristorazione e ospitalità in funzione della maggiore o minore “vocazione agricola” dei comuni rurali considerati.

Tale distinzione permette infatti di individuare tra i comuni che presentano caratteristiche di agricoltura “favorevoli” al turismo rurale alcuni raggruppamenti contigui di municipi dove la presenza di una attività agricola sviluppata si collega a un buon livello dell’offerta di accoglienza.

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Un risultato a prima vista di non immediata interpretazione è poi offerto dalla distinzione dalla valutazione regionale dell’offerta di ospitalità e ristorazione tra i comuni distinti in base alle caratteristiche di agricoltura “favorevoli” e “meno favorevoli” al turismo rurale. La tab.9 mostra infatti che, a fronte di valori percentuali uguali tra i due gruppi di comuni ad alta valutazione dell’offerta, quelli a media valutazione sono sensibilmente più rappresentati nel gruppo dei comuni con caratteristiche di agricoltura “meno favorevoli”. Il dato non deve sorprendere. Tenendo infatti conto che tra i “non favorevoli” sono ampiamente rappresentati i comuni a “influenza urbana”, appare logico che sia così in quanto aree dove un certo tipo di offerta più legata all’ambiente cittadino (gli alberghi, ristoranti e pizzerie, ecc.) è sicuramente molto sviluppata.

Tab. 7 - La valutazione dell'offerta di ospitalità e ristorazione nei comuni rurali del Lazio (Valori Assoluti)

province ALTA

(n° di comuni)MEDIA

(n° di comuni)BASSA

(n° di comuni)TOTALE

(n° di comuni)

FR 21 28 31 80 LT 11 8 3 22 RI 26 28 17 71 RM 23 45 31 99 VT 25 20 14 59

LAZIO rurale 106 129 96 331

Tab. 8 – La valutazione dell'offerta di ospitalità e ristorazione nei comuni rurali del Lazio (Valori %)

province ALTA (% di comuni)

MEDIA (% di comuni)

BASSA (% di comuni)

TOTALE

FR 26,3 35,0 38,8 100 LT 50,0 36,4 13,6 100

RI 36,6 39,4 23,9 100

RM 23,2 45,5 31,3 100

VT 42,4 33,9 23,7 100

LAZIO rurale 32,0 39,0 29,0 100

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Tab. 9 – La valutazione dell'offerta di ospitalità e ristorazione nei comuni rurali del Lazio (Valori %): comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli” e “meno favorevoli” al turismo rurale

province ALTA MEDIA BASSA TOTALE

% comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt. di agricoltura “meno favorevoli”.

% comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt. di agricoltura “meno favorevoli”.

% comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt. di agricoltura “meno favorevoli”.

comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

comuni con caratt. di agricoltura “meno favorevoli”.

FR 38,7 18,4 25,8 40,8 35,5 40,8 100,0 100,0 LT 38,5 66,7 38,5 33,3 23,1 0,0 100,0 100,0 RI 35,5 44,4 38,7 44,4 25,8 11,1 100,0 100,0 RM 11,5 36,2 42,3 48,9 46,2 14,9 100,0 100,0 VT 43,8 36,4 29,2 54,5 27,1 9,1 100,0 100,0 LAZIO rurale 32,0 32,0 35,4 44,8 32,5 23,2 100,0 100,0

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5.3 Area della valenza territoriale L’altro elemento preso in considerazione in questo lavoro è stato la

“valenza territoriale”, intendendo con tale termine una serie di caratteristiche legate al territorio che potessero fornire una valutazione della maggiore o minore "attrattività" del comune nei confronti del turista rurale.

I fattori diversi presi in considerazione sono stati divisi in tre

raggruppamenti. Il primo relativo alle tradizioni popolari, il secondo al patrimonio artistico-naturale e il terzo ai prodotti.

I dati raccolti hanno evidenziato una distribuzione abbastanza disomogenea a livello provinciale delle risorse disponibili.

a) tradizioni popolari I due indicatori riportati in tab. 10 indicano anzitutto una notevole

ricchezza in sagre e feste. Sono infatti circa 1700 le manifestazioni di questo tipo censite nel Lazio (Roma esclusa), di cui 1493 organizzate ogni anno nei soli comuni rurali. Di queste ultime quasi un terzo fa riferimento alla provincia di Roma (481). 300 circa sono invece organizzate nei comuni del Viterbese, Reatino e Frusinate. Meno in provincia di Latina (135), che è però la provincia numericamente con meno comuni.

La distribuzione cambia lievemente se ad essere prese in

considerazione sono le sole sagre a contenuto marcatamente agricolo (360), così come spiegato nel paragrafo 4.2.3. Di queste la maggioranza è presente ancora nella provincia di Roma (103), ma mentre Rieti e Frosinone ne conteggiano rispettivamente 77 e 71, la provincia di Viterbo cala a 46, mentre Latina ne conteggia 27.

In cambio la provincia di Viterbo è quella dove si trova il maggior

numero di musei etnografici (11), contro i 10 di Frosinone, 8 di Roma, 6 di Rieti e 4 di Latina.

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Tab. 10 - La valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (escluso vini e prodotti agroalimentari)

provincia n

°sagre e feste rurali

n° altre sagre e feste

totale feste e sagre

n° musei etnografici

patrimonio artistico: n° comuni segnalati dal TCI

patrimonio naturale: n° comuni con aree protette (**)

n° comuni con attività artigianale

FR non rurale 11 21 32 n.r. 2 4 3FR rurale 71 204 275 10 9 26 (6) 25FR totale 82 225 307 10 11 30 (6) 28LT non rurale 9 53 62 n.r. 6 10 (2) 6LT rurale 27 108 135 4 9 11(2) 6LT totale 36 161 197 4 15 21 (4) 12RI non rurale 1 13 14 n.r. 1 2 1RI rurale 77 23 300 6 6 18 (2) 13RI totale 78 236 314 6 7 20 (2) 14RM non rurale 13 81 94 n.r. 14 15 12RM rurale 103 378 481 8 13 40 9RM totale (*)116 (*)459 (*)575 8 27 55 21VT non rurale 2 7 9 n.r. 1 - 1VT rurale 46 256 302 11 17 12 17VT totale 48 263 311 11 18 12 18Lazio non rurale 36 175 211 n.r. 24 31 (2) 23Lazio rurale 324 1169 1493 39 55 107 (10) 70Lazio totale 360 1344

1704 39 79 138 (12) 93

(*) escluso il comune di Roma (**) tra parentesi i comuni interessati da un parco nazionale

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b) Patrimonio artistico-naturale I comuni rurali segnalati dal Touring Club Italiano, pur con

classificazioni diverse (dalla “semplice menzione” al “grandissimo interesse”) sono risultati 55. La provincia che in termini assoluti ne è più ricca è quella di Viterbo (17), seguita da Roma (14), Latina e Frosinone (9) e Rieti (6). E’ però Latina, contando solo 22 comuni rurali, che percentualmente ha il maggior numero di segnalazioni (40,9%), seguita da Viterbo, Roma, Frosinone e Rieti.

Roma registra invece un primato per il numero di comuni

interessati, almeno in parte, da aree protette (40), seguita da Frosinone (26), Rieti (18), Viterbo (12) e Latina (11). Se però, anche in questo caso, si considera tale dato come percentuale sul totale dei comuni rurali delle diverse province, la situazione cambia notevolmente. A risultare la più naturalistica delle province laziali passa infatti l’ultima classificata, Latina in cui un comune su due è interessato da un Parco. Al secondo posto passa Roma (40,4) seguita da Frosinone, Rieti e Viterbo.

c) Artigianato e prodotti alimentari

L’ultimo raggruppamento di indicatori utilizzati per quantificare la

valenza territoriale dei comuni oggetto di questo studio sono stati i prodotti. Quelli artigianali anzitutto. A registrare il maggior numero di comuni rurali dove è presente una certa attività artigianale è Frosinone (25 comuni), seguita da Viterbo (17), Rieti (13), Roma (9), Latina (6). La classifica non cambia di molto se il criterio di classificazione segue le percentuale di comuni interessati dall’artigianato sul totale dei comuni rurali. L’unica variazione riguarda infatti Latina che passa al secondo posto, lasciando ultima la provincia di Roma.

Più complesso è dare una valutazione per i vini e i prodotti

alimentari. I dati di più semplice rilevazione riguardano i prodotti a denominazione Europea (Dop e Igp), presenti in tutte e cinque le province, con una prevalenza (7 prodotti) nel caso di Roma e di Viterbo.

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I prodotti tipici tradizionali, così come definiti nel D.M. 18.7.2000, vedono invece una grossa disparità di concentrazione, con due province (Latina e Frosinone) con una novantina di menzioni ciascuna e le altre tre con meno di 50 (la più povera è Frosinone, con 31).

Per i vini è scontato il primo posto alla provincia di Roma (19) seguita da Viterbo (11) e più a distanza da Latina e Frosinone. Ultima classificata Rieti con soli due vini Doc/Igt.

Tab. 11 - Patrimonio artistico-naturale e artigianato: % di comuni rurali interessati sul totale dei comuni rurali

province % comuni

segnalati dal T.C.I.

% comuni con aree protette

% comuni con attività artigianale

totale comuni

FR 11,3 32,5 31,3 100 LT 40,9 50,0 27,3 100 RI 8,5 25,4 18,3 100 RM 13,1 40,4 9,1 100 VT 28,8 20,3 28,8 100

LAZIO rurale 16,6 32,3 21,1 100

Tab. 12 - La distribuzione dei vini e dei prodotti tipici tradizionali nei comuni rurali del Lazio (Valori Assoluti)

province n° di

prodotti tipici tradizionali (1)

n° di vini Doc e Igt (escluse le

sottodenominaz.)

n° di prodotti Dop e Igp

totale comuni

FR 31 5 5 80 LT 94 7 5 22 RI 88 2 5 71 RM 48 19 7 99 VT 42 11 7 59

LAZIO rurale 201 32 10 331 (1)aggiornati al 19.6.2002

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5.3.1 Una valutazione a livello comunale Come per l’offerta di ospitalità e ristorazione, anche i dati raccolti

sulla valenza territoriale sono stati successivamente disaggregati a livello comunale e indicizzati.

Ciò ha permesso l’elaborazione di una ulteriore carta tematica (la n. 3) che illustra visivamente la valenza territoriale presente nel territorio rurale della Regione e di tre tabelle che forniscono una valutazione di come, a livello provinciale, si distribuiscono tali comuni. I dati raccolti nella tabella 14, confermano, come già per l’offerta di ospitalità e ristorazione, la felice posizione della provincia di Latina che registra un 63,6% dei suoi comuni rurali nel segmento di “alta” valenza territoriale. Segue Rieti con quasi il 40%, ma che, con solo un 1,4% di comuni classificati con “bassa” valenza territoriale (Latina ne ha invece solo il 9,1%) si propone come la provincia laziale globalmente più dotata di risorse di turismo rurale legate all’attrattiva del territorio.

Seguono poi Viterbo (30,5% dei comuni ad alta valenza

territoriale), Frosinone con 13,8% e Roma con solo il 7,1%. Se però si tiene conto dei valori relativi ai comuni a “bassa” valenza territoriale, anche in questo caso l’ultimo posto spetta a Frosinone. Esattamente come per la valutazione relativa all’offerta di ospitalità e ristorazione.

Una illustrazione “grafica” di quanto sinora esposto la si ha esaminando la cartina n. 3 che riporta per ogni comune rurale gli indici di alta, media e bassa valenza territoriale.

I territori dove si concentrano i comuni rurali meglio dotati in

termini di “ricchezze” legate al territorio seguono grossomodo le aree descritte nel paragrafo relativo all’offerta di ospitalità e ristorazione.

In particolare si confermano, anche se con qualche esclusione, i comuni che fanno riferimento all’area costiera della provincia di Latina e quelli del nord-est (Cori, Norma, Sermoneta, ecc.). Anche per la provincia di Viterbo, i comuni più dotati risultano più o meno gli stessi che sono stati individuati come ad alta offerta di

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ospitalità e ristorazione: soprattutto quelli della costa o ad essi limitrofi (Tarquinia, Montalto di Castro, Tuscania, Canino) e la zona di Bolsena. Lo stesso accade nella provincia di Rieti, dove i comuni rurali con i valori più alti di valenza territoriale fanno riferimento alla già individuata zona montana che fa riferimento al Terminillo e alla propaggini inferiori del Parco nazionale del Gran sasso e Monti della Laga. Rispetto a quanto riportato nella cartina 2, la n. 3 individua però anche un’altra zona di buona concentrazione di alte valenze territoriali a sud del capoluogo, tra Gasperia e Fara Sabina.

Si discostano invece almeno parzialmente dalla regola che vorrebbe

una buona offerta di ospitalità e ristorazione generalmente collegata con ricchezze territoriali in termini di folklore, arte, natura e prodotti le due province di Frosinone e Roma. La prima presenta infatti solo una zona di discreta aggregazione di comuni ad alta valenza territoriale a nord del capoluogo, in corrispondenza (anche se solo parziale) con l’area di “alta” offerta di ospitalità e ristorazione individuata nella cartina n. 2. Nella provincia di Roma invece non è possibile individuare alcun raggruppamento contiguo ad alta valenza territoriale. Nemmeno nelle due zone (nord Ovest della Capitale e comuni limitrofi ai Castelli) che invece mostravano una buona concentrazione di comuni rurali ad alta offerta di ospitalità e ristorazione (vedi cartina n. 2).

Un certo interesse lo riserva anche l’analisi dei dati che correlano

l’elemento oggetto di rilevazione (in questo caso la valenza territoriale) con la maggiore o minore “vocazione agricola” dei comuni rurali considerati. La sovrapposizione delle cartine n. 1 e n. 3 permette infatti di individuare alcune zone dove la presenza di caratteristiche di agricoltura “favorevoli” al turismo rurale si collega con un’alta valenza territoriale dei comuni, soprattutto nelle province di Latina, Viterbo e Rieti. Un’ultima notazione riguarda i dati percentuali riportati in tabella 15. A livello regionale i valori relativi ai due gruppi di comuni (“favorevoli” e “meno favorevoli”) sono sostanzialmente identici per i comuni ad alta valenza territoriale. E’ invece notevolmente più alta la percentuale di comuni “favorevoli” collocati nella fascia classificata

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Tab. 13 - La valutazione della valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (Valori Assoluti) province ALTA

(n° di comuni)MEDIA

(n° di comuni)BASSA

(n° di comuni)TOTALE

(n° di comuni)

FR 11 27 42 80LT 14 6 2 22

7 49 43 99RI 28 42 1 71RM VT 18 33 8 59

LAZIO rurale 78 157 96 331 Tab. 14 – La valutazione della valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (Valori %)

province ALTA

(% di comuni)MEDIA

(% di comuni)BASSA

(% di comuni)TOTALE

FR 13,8 33,8 52,5 100,0LT 63,6 27,3 9,1 100,0RI 39,4 59,2 1,4 100,0RM 7,1 49,5 43,4 100,0VT 30,5 55,9 13,6 100,0

LAZIO rurale 23,6 47,4 29,0 100,0

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Tab.15 - La valutazione della valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (Valori %): comuni con caratteristiche di agricoltura “favorevoli” e “meno favorevoli” al turismo rurale

province ALTA MEDIA BASSA TOTALE

% comuni con

caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt.

di agricoltura

“meno favorevoli”

% comuni con

caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt.

di agricoltura

“meno favorevoli”

% comuni con

caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt.

di agricoltura

“meno favorevoli”

% comuni con

caratteristiche di agricoltura “favorevoli”

% comuni con caratt.

di agricoltura

“meno favorevoli”

FR 12,9 14,3 38,7 30,6 48,4 55,1 100,0 100,0LT 69,2 55,6 30,8 22,2 0,0 22,2 100,0 100,0RI 35,5 66,7 62,9 33,3 1,6 0,0 100,0 100,0RM 1,9 12,8 50,0 48,9 48,1 38,3 100,0 100,0VT 25,0 54,5 60,4 36,4 14,6 9,1 100,0 100,0

LAZIO rurale 23,3 24,0 53,4 37,6 23,3 38,4 100,0 100,0

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come media.

Una tendenza questa che trova però due eccezioni nelle province di Rieti e Viterbo dove sono invece le aree meno favorevoli a mostrare una prevalenza di comuni ad alta valenza territoriale.

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6. L’integrazione dei dati e la loro interpretazione Allo scopo di fornire alcuni dati di sintesi sui risultati di questo

studio sull’attuale sviluppo del turismo rurale nella Regione, si sono infine realizzate due tabelle riassuntive (tab. 16 e 17) che aggregano a livello regionale e provinciale la distribuzione dei comuni rurali del Lazio in funzione della maggiore o minore integrazione tra “ospitalità e ristorazione” e “valenza territoriale”. I valori riportati nelle tabelle fanno a loro volta riferimento agli indici attribuiti - comune per comune - nella colonna “D” dell’allegato n. 3 posto in appendice al volume23.

L’esigenza di sintesi ha poi suggerito l’opportunità di evidenziare

anche graficamente alcune delle conclusioni a cui questa ricerca è giunta. A tal fine si è realizzata la carta tematica n. 4 riportata in allegato 1.

La cartina, elaborata tenendo conto dei dati riportati nelle mappe

precedenti (n. 2 e n. 3) e integrata dalla conoscenza personale dei luoghi, ha fondamentalmente lo scopo di permettere l’individuazione dei comuni che presentano già ora un elevato numero di strutture di accoglienza e di ricchezze territoriali utili al turismo rurale (aree di eccellenza) e di quelli più carenti da questo punto di vista (aree di marginalità di risorse). Ciò al fine di fornire una prima indicazione sulle aree più sviluppate che possono fungere da traino per i comuni limitrofi e su quelle in ritardo su cui eventualmente far convergere interventi di sostegno.

In quest’ottica propositiva si è però ritenuto interessante

evidenziare anche un raggruppamento di comuni (aree dello sviluppo potenziale) caratterizzati da una bassa offerta di ospitalità e 23 La divisione in 5 classi dei comuni in funzione dell’offerta di ospitalità e ristorazione e della valenza territoriale è stata realizzata integrando i dati delle colonne “B” e “C” dell’allegato 3, secondo una scala il cui valore superiore (integrazione molto buona) è stato attribuito ai comuni in cui era contemporaneamente presente un’alta offerta turistica e un alta valenza territoriale; quello inferiore (integrazione scarsa) a quelli dove sia l’offerta turistica che la valenza territoriale è stata rilevata come bassa.

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ristorazione (o comunque dall’assenza completa di esercizi alberghieri ed extralberghieri) correlata però ad una significativa presenza di valenze territoriali.

Basandosi su queste sintesi finali (tabelle e cartina) è possibile, a

questo punto, evidenziare alcune informazioni di massima sulla situazione attuale e le prospettive di sviluppo. Anzitutto quella di una percentuale significativa di territorio già ben dotato di risorse utili al turismo rurale.

Più di un terzo dei comuni rurali del Lazio (vedi tab. 17) mostra

infatti di possedere caratteristiche positive da questo punto di vista. Ma è anche vero che tale “ricchezza” non appare equamente divisa. Tanto da poter identificare due raggruppamenti provinciali distinti. Il primo, che accomuna le province di Frosinone e di Roma, in cui il turismo rurale appare meno sviluppato e in ritardo. Il secondo, che fa riferimento a Rieti, Viterbo e Latina, in cui invece i dati che integrano l’offerta turistica e la valenza territoriale appaiono sostanzialmente positivi.

6.1 Le province in ritardo

Le tabelle n. 16 e 17 danno ragione di quanto affermato sopra in

merito al territorio della provincia romana e della Ciociaria. In particolare (vedi tab. 16) è da evidenziare come, dei 47 comuni regionali valutati con “scarsa” integrazione di offerta turistica e valenza territoriale, ben 44 facciano riferimento a queste due province (23 per Frosinone e 21 per Roma).

Indicazioni simili si deducono dai valori percentuali riportati in

tabella 17, dove sia Frosinone che Roma si collocano come le due province più povere da questo punto di vista.

a) Provincia di Frosinone

In particolare, per la provincia di Frosinone, la cartina n. 4 mostra

due sole ristrette zone dove offerta turistica (alloggio e ristorazione) e valenza territoriale raggiungono i valori più alti. Si tratta di un gruppo

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di 5 comuni contigui tra loro (Fiuggi, Anagni, Ferentino, Alatri, Veroli) che non a caso coincidono nell’essere segnalati dal T.C.I. per la presenza di un notevole patrimonio artistico-territoriale.

L’altra area di sviluppo è quella che fa riferimento alla parte di

territorio laziale inserito all’interno del parco Nazionale d’Abruzzo, dove tre comuni contigui vengono classificati24 con “molto buona” e “buona” integrazione di offerta turistica e valenza territoriale (San Donato Val di Comino, Settefrati e Picinisco).

Le aree sopra indicate presentano comunque discrete possibilità di

fungere da volano per lo sviluppo turistico rurale di alcuni dei comuni vicini individuati tra le aree di sviluppo potenziale (Vico nel Lazio, Collepardo, Sgurgola e Boville ernica nel primo caso, e Campoli appennino, Villa latina e S.Elia fiumerapido nel secondo), grazie alle buone risorse che si registrano sul territorio di questi comuni in termini di offerta di valenza territoriale.

E’ invece tutta da promuovere e sostenere la vasta area a sud est di

Frosinone dove si concentrano la maggior parte dei comuni con scarse risorse turistico rurali e in cui sono presenti solo due comuni classificati tra le aree dello sviluppo potenziale: Pontecorvo e Ausonia.

a) Provincia di Roma Inatteso appare il dato relativo alla provincia rurale della Capitale.

Nonostante la vicinanza di Roma (e dei suoi innumerevoli visitatori) le aree dove si ritrovano un certo numero di comuni che presentano valori alti in termini di integrazione di offerta di alloggio/ristorazione e valenza territoriale sono infatti solo due: il territorio a nord Ovest di Roma (Cerveteri e, in misura minore, Bracciano, Anguillara, Trevi nel Lazio,) e, almeno parzialmente, l’area dei Castelli romani (Velletri, Castelgandolfo, ecc.).

24 vedi allegato n. 3

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In particolare appare fortemente distanziata dal resto della Regione l’area (peraltro significativa in termini di numero di comuni interessati) che fa riferimento al Nord Est della Capitale e il cui baricentro ideale coincide grossomodo con Subiaco. Quest’ultimo è l’unico comune della zona a registrare una valutazione “molto buona” (che lo fa inserire nel raggruppamento relativo alle aree di eccellenza) in termini di integrazione di offerta turistica e valenza territoriale. Mentre sono invece posizionati nelle fasce di classificazione più basse (“scarsa” e “sufficiente”) tutti o quasi i comuni25 confinanti e quelli che sorgono lungo la direttrice di collegamento con Roma.

Il dato riveste un suo interesse in quanto individua chiaramente un

territorio dove gli interventi a sostegno del turismo rurale trovano una base oggettiva di opportunità; nonché di probabile successo. Almeno sulla carta, infatti, buona parte di questi comuni avrebbero tutte le caratteristiche per proporsi come aree di forte sviluppo del turismo rurale. Per la vicinanza della città eterna che li dovrebbe rendere molto interessanti al turista, anche estero. Ma anche per la forte competitività in termini di prezzo che le strutture decentrate sono in grado di offrire.

Da segnalare infine l'elenco degli 11 comuni individuati come aree di sviluppo potenziale e quindi di particolare interesse per interventi rivolti a favorire la nascita di iniziative legate all'ospitalità: Camerata nuova, Cerreto laziale, Jenne, Magliano romano, Marcellina, Monteflavio, Moricone, Percile, Pisoniano, Sant'oreste, Torrita tiberina. 6.2 Le province dello sviluppo

Diversa, anche se differenziata nelle motivazioni che ne sono alla

base, è la situazione delle rimanenti province laziali. In particolare i dati riportati in tab. 16 e 17 evidenziano una condizione favorevole in termini turistico rurali soprattutto nella provincia di Latina (la classificazione “molto buona” viene assegnata al 36,4% dei comuni e quella “buona” al 31,8% ).

25 vedi allegato n. 3

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Meno evidente, ma ugualmente positiva, appare la posizione in cui si situano le altre due province (Rieti e Viterbo) nelle quali quasi la metà dei comuni mostra di godere di una situazione sostanzialmente favorevole verso il turismo rurale. E se per la Latina e Viterbo il dato non sorprende (si tratta di aree dove il turismo gode da tempo di notevole sviluppo), per Rieti ciò rappresenta una indicazione tutt’altro che scontata.

a) Provincia di Latina

Terra molto ricca in termini sia di offerta di ospitalità (soprattutto

nel segmento delle strutture complementari), sia di valenze territoriali, la provincia rurale di Latina mostra di possedere quasi ovunque notevoli chanse in termini di turismo rurale.

L’unica area di minore sviluppo riguarda tre comuni: SS. Cosma e

Damiano, Roccasecca e Rocca Massima. Il primo a causa soprattutto delle scarse risorse in termini di valenza territoriale; gli altri due per la totale assenza di possibilità di alloggio.

L’esame dei dati riportati in cartina 4 evidenzia 3 comuni

dell'interno classificati tra le aree di sviluppo potenziale (Roccagorda, Rocca Massima e Rocca dei Volsci). Tale collocazione suggerisce, oltre che un incoraggiamento alla nascita di iniziative di ospitalità, anche una possibile direttrice di sviluppo orientata all’offerta gastronomica. Lo spunto, in questo caso, viene dall’esperienza della Sardegna dove negli ultimi anni si è sviluppato un interessante e valido interscambio di ospiti tra le strutture ricettive presenti lungo la costa e iniziative di ristorazione (molti sono agriturismi) ubicati nei comuni dell’interno.

b) Provincia di Rieti

I dati sostanzialmente positivi che fanno riferimento alla provincia di Rieti, hanno diverse motivazioni. Anzitutto la buona dotazione di alloggi alberghieri (è la provincia i cui comuni rurali registrano il valore più alto - 19,8 - in termini di numero di posti letto/1000

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abitanti). Inoltre, dopo Viterbo, è questa la provincia in cui si registra il maggior numero di aziende agrituristiche.

Particolarmente ricca è poi la dotazione di prodotti agroalimentari, soprattutto nel segmento - cui è stata data una buona rilevanza in termini di valenza territoriale - che fa riferimento ai “prodotti tradizionali” e quella relativa alle sagre e feste locali.

Dal punto di vista territoriale, la cartina n. 4 evidenzia numerosi

raggruppamenti di comuni dove offerta turistica (alloggio e ristorazione) e valenza territoriale raggiungono valori alti di integrazione in termini turistico rurali.

Aree di particolare eccellenza riguardano un raggruppamento di

comuni al confine con la provincia di Roma (Poggio Mirteto, Montopoli Sabina, Fara in Sabina), alcuni dei comuni che circondano il capoluogo provinciale e soprattutto il territorio a nord di Rieti che gode della positiva influenza della presenza di una stazione sciistica importante (il Terminillo) e di un parco nazionale (Gran Sasso e Monti della Laga).

Volendo infine segnalare un'area di particolare interesse in un'ottica

di incentivazione del turismo rurale è possibile individuarla soprattutto nei comuni che sorgono lungo la direttrice che collega il territorio di Belmonte in Sabina fino a Pozzaglia, oltre che tra quelli inseriti all'interno del raggruppamento di aree di sviluppo potenziale (Antrodoco, Borgo Velino, Colle di tora, Colli sul velino, Concerviano, Configni, Cottanello, Fiamignano, Frasso sabino, Marcetelli, Mompeo, Montebuono, Nespolo, Pozzaglia sabino, Rocca sinibalda, Stimigliano, Toffia).

c) Provincia di Viterbo Dato per scontato il positivo collegamento esistente tra turismo

rurale e diffusione del fenomeno agrituristico, non sorprendono i dati sostanzialmente positivi registrati nel territorio rurale viterbese.

Si tratta infatti della provincia laziale in assoluto più sviluppata in

termini di offerta di alloggi agrituristici. A ciò si aggiungono dotazioni

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numericamente significative relativi sia alle strutture alberghiere, sia a quelle complementari. Nonché un significativa presenza di valenze territoriali (sagre, musei, prodotti, ecc.) capillarmente diffuse tra i comuni rurali della provincia.

Aree di particolare sviluppo si ritrovano a nord del capoluogo

provinciale (Lago di Bolsena). Ma anche lungo la costa e il confine con la Toscana. Sostanzialmente positiva anche la situazione dei comuni che sorgono lungo la via Cassia, partendo da Viterbo in direzione di Roma.

Limitati numericamente sono invece i territori municipali che

evidenziano un certo ritardo. Si tratta essenzialmente dei comuni di Onano, Marta, Graffignano, Vasanello e Vignanello; di una piccola "isola" territoriale a ovest di Viterbo (Tessennano, Cellere, Arlena e Piansano) e di 4 comuni contigui ubicati tra Vetralla e il confine provinciale di Roma (Villa San Giovanni in Tuscia, Barbarano, Vejano e Oriolo). Va però osservato che tutte queste località (con l'unica eccezione di Piansano) risultano inserite in cartina 4 tra le aree dello sviluppo potenziale in quanto, pur essendo caratterizzate da carenze in termini di offerta di ospitalità, presentano invece interessanti risorse di valenza territoriale.

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Tab. 16 - L’integrazione tra offerta turistica e valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (Valori Assoluti)

province molto buona

(n° comuni)buona

(n° comuni)discreta

(n° comuni)sufficiente

(n° comuni)scarsa

(n° comuni)totale

(n° comuni)FR 8 7 24 18 23 80LT 8 7 4 3 0 22

6 15 28 29 21 99RI 16 17 26 11 1 71RM VT 13 14 15 15 2 59

LAZIO rurale 51 60 97 76 47 331

Tab. 17 - L’integrazione tra offerta turistica e valenza territoriale nei comuni rurali del Lazio (Valori %)

province molto buona

(% di comuni)buona

(% di comuni)discreta

(% di comuni)sufficiente

(% di comuni)scarsa

(% di comuni)totale

(% di comuni)FR 10,0 8,8 30,0 22,5 28,8 100,0LT 36,4 31,8 18,2 13,6 0,0 100,0RI 22,5 23,9 36,6 15,5 1,4 100,0RM 6,1 15,2 28,3 29,3 21,2 100,0VT 22,0 23,7 25,4 25,4 3,4 100,0

LAZIO rurale. 15,4 18,1 29,3 23,0 14,2 100,0

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7. Prospettive di sviluppo e strategie di intervento Come accennato precedentemente, i dati raccolti a livello regionale

sui comuni rurali laziali sono abbastanza incoraggianti. E se è vero che in termini assoluti il movimento turistico appare ancora molto influenzato dalla presenza di Roma (dove si concentrano gran parte delle presenze turistiche laziali), esistono concreti indicatori che la situazione possa evolvere verso un maggiore coinvolgimento turistico di tutta la Regione.

D’altra parte l’esempio della Toscana fa scuola. Anche in questo

caso ci si ritrova con una presenza decisamente “invadente” di una città come Firenze che attrae un gran numero di turisti.

Ma dalla presenza del capoluogo i toscani hanno saputo farne una opportunità, per indirizzare flussi notevoli di turisti nella altre città d’arte e soprattutto nei piccoli centri, dove l’offerta di turismo rurale (e soprattutto di agriturismo) sviluppa oggi un fatturato di tutto rispetto. E ad avvantaggiarsene, in definitiva, è stata la stessa Firenze che, dalla promozione turistica dei territori che la circondano, ne ha fatto un’ulteriore fattore di richiamo.

Per raggiungere un obiettivo di questo tipo anche in Lazio, la strada

da percorrere è ancora parecchia. E se le premesse (anche in termini di interventi legislativi e di sostegno) non mancano, l’impressione è che serva una maggiore consapevolezza delle grandi risorse esistenti da parte di chi, in questi comuni ci abita e ci lavora.

Serve anche, da parte degli amministratori locali (ai più diversi livelli), un impegno di reale supporto al settore. Attraverso il sostegno a quanti – imprenditori turistici, agricoltori, artigiani, ecc. – vi si vogliono cimentare. Ma anche a quanti sono in qualche modo coinvolti nella tutela e promozione del territorio.

Come esposto nella pagine precedenti, il turismo rurale nasce e si

sviluppa solo in presenza di precise valenze territoriali. La sua fruizione da parte del turista non è immediata, come accade invece per la balneazione o per il turismo tradizionale di montagna. Ecco perché parlare di turismo rurale significa parlare anche di politica delle infrastrutture, di marketing, di sostegno all’ambiente e agli ecosistemi

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naturali, di salvaguardia del patrimonio artistico, di artigianato, di folklore e tradizioni, di prodotti tipici. E di come questi fattori debbano essere potenziati e sostenuti con un mix di interventi entro i quali la promozione del turismo rurale diviene parte di una strategia di sviluppo rurale più ampia. 7.1 Il turismo rurale come catalizzatore di sviluppo territoriale

Da questo punto di vista il ruolo che può svolgere – e in parte già

svolge – il turismo rurale è notevole. Anzitutto nel creare nuove opportunità di lavoro e di occupazione

in centri minori tagliati fuori dai grandi “flussi turistici” e dalle aree di sviluppo industriale. Ciò attraverso la nascita ex novo di iniziative imprenditoriali direttamente collegate all’offerta di ospitalità (alberghi, bed and breakfast, ristoranti) o spingendo verso una multifunzionalità in chiave turistica delle aziende agricole già attive in zona (nascita di nuove aziende agrituristiche).

Ma anche grazie all’aiuto che la presenza di un significativo flusso

turistico può dare allo sviluppo di altri settori produttivi. Il riferimento è anzitutto alle attività artigianali (alimentari e non) e ai servizi collegati alla tutela, salvaguardia e recupero dei beni naturali e culturali presenti nell’area interessata.

Da non trascurare poi sono le positive ricadute territoriali che lo sviluppo di questi nuovi modelli di “turismo leggero” porta con sé. Mediante la spinta verso una maggiore valorizzazione delle risorse naturalistiche in genere e verso modelli di fruizione”sostenibili”. E verso l’evoluzione di un rapporto meno conflittuale tra l’attività agricola tradizionale e ambiente.

Si pensi, ma è solo un esempio, all’aiuto che questo può dare alla

vendita diretta (la cosiddetta filiera cortissima) da parte di aziende agricole e di trasformazione specializzate in prodotti tipici di qualità. O anche alla spinta verso metodologie di produzione (agricoltura biologica) che trovano nella presenza di un valido mercato locale uno dei principali elementi di successo.

Ma soprattutto il turismo rurale è in grado di svolgere una funzione di catalizzatore dello sviluppo socio economico inteso nel senso più

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ampio. Ciò per la sua strutturale intersettorialità che, se da una parte richiede non pochi sforzi di integrazione e coordinamento delle risorse da attivare, determina anche ricadute positive sullo sviluppo economico delle comunità rurali e un conseguente miglioramento generale della qualità della vita.

7.2 Le azioni di sostegno

In questa ottica, si comprende il ruolo di primo piano che le

politiche rurali sono chiamate oggi a svolgere. Ad esse è infatti affidato il compito principale: quello di fare da volano alle risorse endogene presenti al fine di trasformarle in occasioni di sviluppo.

Da questo punto di vista occorre riconoscere che, in ambito

europeo, molto è già stato fatto, almeno dal punto di vista concettuale. Oggi infatti a prevalere è nettamente una nuova concezione della

politica rurale. Superata la fase di attenzione esclusiva o comunque prevalente di sostegno alle produzioni che l’aveva per anni caratterizzata, oggi la nuova Politica Agricola Comune ha preso decisamente la strada del sostegno territoriale. Con interventi volti non tanto a sostenere la singola produzione agricola, quanto piuttosto lo sviluppo complessivo delle aree oggetto di intervento.

I riferimenti concettuali che fanno riferimento a questo nuovo ruolo

che è chiamata a svolgere la politica rurale europea sono numerosi e li si ritrovano in vari documenti quali, anzitutto il “libro Verde” del 1985 (COM/CEE/(85/333), il documento elaborato dalla Commissione Europea su “Il futuro del mondo rurale” (COM/CEE/88/501) e quello su la “Relazione tra agricoltura e ambiente (COM/CEE/88/338).

A ciò si aggiungono gli orientamenti di politica rurale messi a

punto a più riprese e a partire dal 1988 dall’OCDE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), la dichiarazione finale della conferenza di Cork (del 1996) e, più recentemente il documento denominato “Agenda 2000”.

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Tre i principi fondamentali che, a parere degli esperti, collegano tutti questi interventi:

- una nuova concezione del patrimonio ambientale, visto non più

come vincolo, ma come risorsa in grado di generare un reale e duraturo sviluppo socio-economico del territorio;

- la spinta verso una diversificazione dell’economia rurale e

dell’imprenditorialità verso modelli innovativi e intersettoriali (vedi, ad esempio, per le aziende agricole i nuovi modelli di aziende multifunzionali);

- una particolare attenzione al tema della qualità e territorialità

delle produzioni. Naturalmente è alle istituzioni nazionali e locali che è affidato il

compito di tradurre questa politica di sviluppo in interventi operativi sul territorio.

In Lazio ciò si è attuato con una serie di interventi legislativi e di sostegno, molti dei quali hanno direttamente o indirettamente a che fare con lo sviluppo del turismo rurale.

Tra questi un ruolo di primo piano lo svolge il PSR (Piano di

Sviluppo Rurale 2002-2006). Come è noto si tratta di uno strumento fondamentale per il lo sviluppo economico, in particolare dei territori meno sviluppati della regione. Strettamente collegato con le strategie di intervento introdotte da “Agenda 2000”, il PSR è attuativo del regolamento 1257/99 e del relativo documento di applicazione n. 1750/99. In coerenza con gli indirizzi comunitari il PSR costituisce infatti oggi “il più importante riferimento programmatico per il comparto agricolo, forestale e agro industriale non trascurando i temi agro-ambientali, di eco-compatibilità, di salvaguardia e sviluppo dell’ambiente rurale nel suo complesso” proponendosi come obiettivo prioritario “la crescita delle aree rurali sotto il profilo economico e sociale, in un’ottica di tutela e valorizzazione dell’ambiente rurale nel suo complesso”26.

26 Dossier “Piano di sviluppo rurale”, in Lazio informazione, n. 17, Roma 2002.

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Organizzato secondo tre assi prioritari, prevede una serie di misure e azioni alcune delle quali hanno un riferimento molto stretto con la tematica oggetto di questo studio. In particolare:

- misura II.1: diversificazione delle attività agricole e delle attività affini (vedi azione P.1 su diversificazione delle attività agricole, reti agrituristiche, turismo verde, percorsi blu, fattorie didattiche); - misura II.2: incentivazione delle attività turistiche e artigianali (vedi azione S.1 sull’ incentivazione delle attività turistiche nell’ambito rurale e azione S.2 sull’incentivazione delle attività artigianali);

- misura II.5: sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali (vedi azione R.1 sul miglioramento delle viabilità rurale); - misura II.7: rinnovamento e miglioramento dei villaggi e protezione e tutela del patrimonio rurale.

E’ però da dire che, almeno sinora, i risultati ottenuti dal PSR

nell’ambito del sostegno e incentivazione del turismo rurale sono ancora limitati.

I dati relativi alle richieste di finanziamento che hanno avuto esito positivo fino al 2002, indicano infatti che le misure sopra citate hanno infatti totalizzato solo 255 domande (172 per la misura II.1; 9 per la II.2; 74 per la II.5 e nessuna per la II.7). Molto poche quindi, soprattutto se si tiene conto che le sole domande relative all’agroambientale (misura III.1) ne hanno totalizzate ben 16.162.

Altre risorse, come è noto, sono disponibili attraverso altre strade

(vedi ad esempio i cosiddetti Programmi di Iniziativa Comunitaria) od anche tutto il grande “mondo” dei progetti da realizzare in cooperazione con altri con soggetti di altri Paesi e gestiti direttamente dalla Commissione Europea. E l’elenco potrebbe continuare. Ma ci si ferma qui. Lo scopo non è infatti quello di dare una informazione esaustiva sulle risorse a cui attingere per attuare azioni di sostegno al

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turismo rurale (i compendi elaborati a tal fine già esistono e sono facilmente consultabili anche in rete). Ma solo di sottolineare che gli strumenti per il decollo di questo modello di turismo già esistono.

Infine solo un accenno, volutamente non esaustivo e sempre

un’ottica di veloce disanima delle possibili azioni di sostegno disponibili nella Regione, al patrimonio legislativo regionale collegato col settore.

E’ anzitutto da dire che di norme strettamente collegate al turismo rurale in Lazio ne esistono parecchie. La legge regionale sull’agriturismo, ad esempio (L.R. n.36 del 10 novembre 1997 – Disciplina dell’Agriturismo), quella sulle “Norme relative alla disciplina e alla classificazione degli esercizi di affittacamere, degli ostelli della gioventù e delle case per ferie” (L.R. n. 18 del 29 maggio 1997), la norma su “Disciplina e gestione delle case e appartamenti per vacanze” (L.R. n. 35 del 5 agosto 1998) o quella sui Camping e villaggi turistici (L.R. n. 59 del 3 maggio 1985 – Disciplina dei complessi ricettivi campeggistici).

Di particolare interesse appaiono poi i contenuti della Legge

Regionale n. 40 del 22 dicembre 1999 (Programmazione integrata per la valorizzazione ambientale, culturale e turistica del territorio) che, oltre a prevedere la possibilità di attingere a contributi regionali specifici per la redazione dei “Programmi integrati d’area” (attualmente ne sono attivi due: uno riguardante i Monti Lepini e l’altro la Media Valle del Tevere), permette l’accesso a canali privilegiati di finanziamento riservati a questi territori.

Sempre nell’ottica della promozione territoriale, altre due

normative risultano interessanti per lo sviluppo turistico rurale. La prima (L.R. n. 1/2001) su “Norme per la valorizzazione e lo

sviluppo del litorale del Lazio” che prevede una serie di interventi di sostegno allo sviluppo turistico e al recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale è indirizzata a tutti i comuni delle province di Roma, Latina e Viterbo che si affacciano su mare.

La seconda (L.R. n. 10/2001) su “Promozione del turismo montano” incentrata invece sulla promozione e valorizzazione turistica di alcune aree specifiche di montagna (due nella provincia di

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Rieti, una in quella di Roma e una in quella di Frosinone). Un posto a parte merita infine un breve commento alla Legge

Regionale n. 21 del 3 agosto 2001 (Disciplina delle strade del vino, dell’olio di oliva e dei prodotti tipici e tradizionali), il cui regolamento di attuazione è stato recentemente promulgato (n. 4 del 20 dicembre 2002).

L’interesse che riserva questa norma i fini dell’argomento oggetto di questo studio è evidente. Il turismo rurale si presta infatti moltissimo ad essere articolato in “percorsi”. Cioè in programmi di fruizione (e le strade ne sono un esempio) che legano luoghi, servizi e prodotti, coinvolgendo una pluralità di attori pubblici e privati.

E se la gioventù della norma non permette – per ora – di fare considerazioni sugli effetti che questa ha avuto sulla promozione turistico rurale del territorio, di certo si può affermare che si tratta di un intervento in linea con una impostazione di questo tipo.

Le strade di cui si parla sono infatti ”percorsi segnalati e

pubblicizzati con appositi cartelli, caratterizzati dalla presenza di vigneti e cantine di aziende agricole, singole e associate, aperte al pubblico ovvero di oliveti e frantoi, di aziende di produzione dei prodotti alimentari tipici e tradizionali regionale, nonché di attrattive culturali, naturalistiche e storiche”27.

Inoltre i soggetti coinvolti (elencati nei primi articoli del regolamento 4/2002) coincidono in gran parte con gli indicatori di offerta di ospitalità e ristorazione e di valenza territoriale che – in questo studio – si è cercato di individuare e censire: aziende agricole, di trasformazione alimentare, agrituristiche, enoteche e botteghe tipiche alimentari, di ristorazione, turistico ricettive alberghiere e complementari, aziende artigiane.

Quasi un esempio, insomma, di un modello applicativo reale di quanto scritto sinora. Da cui, si spera, sarà possibile in futuro trarre preziose indicazioni sull’efficacia dell’approccio multisettoriale per la promozione e il sostegno del turismo in aree rurali.

27 Regione Lazio; Regolamento Regionale n. 4/2002, art. 1

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7.3 Per una cultura del turismo rurale A questo punto sia concesso dedicare le ultime righe ad alcune

considerazioni al margine dell’argomento trattato. Cioè al turismo rurale visto dal punto di vista di chi ne usufruisce.

Dato per scontato che lo sviluppo di una significativa offerta di turismo nei comuni rurali presenta numerosi vantaggi per l’ambiente, l’occupazione e in genere lo sviluppo socioeconomico del territorio interessato, va infatti sottolineato che anche per il turista i riflessi positivi non mancano.

Sul tema ci si potrebbe dilungare molto. Ma probabilmente basta

sottolineare la forte componente di legame col territorio caratteristico di questo tipo di vacanza per riuscire a identificarli.

Va notato anzitutto che, nel borgo rurale e in campagna, ci si ritrova a vivere in un ambiente (agricolo e naturale) che esercita oggi una forte attrattiva. E questo è già di per sé un elemento di soddisfazione per il turista. Non è infatti un caso se le indagini motivazionali realizzate tra i fruitori di agriturismo hanno più volte identificato il “contatto con la natura e l’ambiente rurale” e la “ricerca della tranquillità” come le due motivazioni principali che spingono a scegliere questo tipo di soggiorno.

Altre riflessioni si possono fare in merito ad aspetti più materiali,

quali la qualità dei prodotti, la ristorazione tipica, il patrimonio architettonico, le feste e le sagre rurali: tutti elementi fortemente ricercati dal turista rurale e senz’altro arricchenti anche dal punto di vista culturale.

A questo tipo di vacanza viene poi giustamente associata la soddisfazione di una esigenza sempre più sentita da una parte dei consumatori. Si tratta della possibilità (certo non esclusiva del turismo rurale, ma che le è caratteristica), di poter gestire con molta autonomia il proprio soggiorno. Non è cosa da poco, in un mercato delle vacanze affollato di turisti-clienti che rinunciano a priori a costruirsi le proprie ferie per limitarsi a scegliere tra le opzioni preconfezionate delle agenzie e dei tour operator, non è cosa da poco.

Oggi - anche per la quasi totale assenza di operatori turistici specializzati in questo settore - chi sceglie la campagna si ritrova

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infatti a dover decidere lui cosa fare, dove andare, cosa vedere. Niente spiaggia mattina e pomeriggio; niente giochi organizzati dagli animatori del villaggio vacanze, nessuna escursione di massa.

Sì invece al piacere di leggere, di informarsi sul territorio e di andarlo poi a scoprire da soli, con la famiglia, con gli amici. Facendosi magari consigliare e guidare da chi fornisce l’alloggio o dal titolare della trattoria dove ci si è fermati a pranzare.

Quest’ultima considerazione – la richiesta di consiglio a un

indigeno del luogo – introduce molto bene un’ultima riflessione. Quella che sottolinea il turismo rurale come uno dei pochi modelli reali di “turismo relazionale”28 presenti oggi in Italia.

In un mondo come quello attuale, fortemente caratterizzato dalla scomparsa progressiva del legame tra territorio e prodotto (la c.d. globalizzazione) il turismo rurale ne riafferma invece l’importanza. Sul fronte dei prodotti tipici, ad esempio, per apprezzare i quali la conoscenza dei luoghi ne è un elemento fondamentale di apprezzamento. Ma soprattutto sul piano dei rapporti interpersonali. Da questo punto di vista è esattamente l’opposto del modello di un certo tipo di villaggi turistici dove l’ospite vive lontano dal mondo esterno. Volontariamente recluso all’interno di una struttura turistica (magari bellissima) in cui trova tutto quello di cui ha bisogno e dove può tranquillamente trascorrere la propria vacanza senza avere alcun contatto con chi, in quella zona abita e ci lavora.

Non è così col turismo rurale che vede invece nell’integrazione con

la cultura, le tradizioni, i valori e le persone del luogo uno dei valori aggiunti più importanti che caratterizzano questo modo di fare turismo.

28 Con questo termine, peraltro poco conosciuto, si intende “il settore della domanda e dell’offerta di servizi e beni a valenza turistica realizzati e fruiti attraverso una combinazione di relazioni interpersonali” (cfr. Arces, http://www.arces.it e presentazione del master in “turismo relazionale”: Università degli studi di Palermo, Dipartimento di Scienze economiche, Aziendali e Finanziarie, Palermo 2003)

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Allegato 1

le cartine tematiche

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CARTINA N.1

L’ELENCO DEI COMUNI PROVINCIA DI FROSINONE Comuni urbani e semiurbani (intermedi): Cassino, Cervaro, Coreno ausonio, Esperia, Falvaterra, Frosinone, Isola del Liri, Piedimonte San Germano, Sora, Vallecorsa, Villa Santa Lucia Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura favorevoli al turismo rurale: Acquafondata, Acuto, Arnara, Belmonte castello, Boville Ernica, Collepardo, Colle San Magno, Filettino, Gallinaro, Giuliano di Roma , Guarcino, Morolo, Patrica, Picinisco, Posta fibreno, Ripi, Rocca d'arce, San Biagio saracinisco, San Donato val di comino, Sant’Ambrogio sul garigliano, San Vittore del Lazio, Settefrati, Sgurgola, Supino, Terelle, Torrice, Trevi nel Lazio, Vallerotonda, Veroli, Villa latina, Viticuso. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura meno favorevoli al turismo rurale: Alatri, Alvito, Amaseno, Anagni, Aquino, Arce, Arpino, Atina, Ausonia, Broccostella, Campoli appennino, Casalattico, Casalvieri, Castelliri, Castelnuovo parano, Castrocielo, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Colfelice, Ferentino, Fiuggi, Fontana Liri, Fontechiari, Fumone, Monte San Giovanni campano, Paliano, Pastena, Pescosolido, Pico, Piglio, Pignataro interamna, Pofi, Pontecorvo, Roccasecca, San Giorgio a Liri, San Giovanni incarico, Sant’Andrea del garigliano, Sant'apollinare, Sant’Elia fiumerapido, Santopadre, Serrone, Strangolagalli, Torre cajetani, Trivigliano, Vallemaio, Vicalvi, Vico nel Lazio,Villa Santo Stefano. PROVINCIA DI LATINA Comuni urbani e semiurbani (intermedi): Aprilia, Campodimele, Formia, Gaeta, Itri, Latina, Lenola, Minturno, San Felice Circeo, Sperlonga, Spigno Saturnia. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura favorevoli al turismo rurale: Bassiano, Cisterna di latina,Cori, Fondi, Maenza, Pontinia, Roccagorga, Rocca massima, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, Sezze, Sonnino, Terracina. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura meno favorevoli al turismo rurale: Castelforte, Monte San Biagio, Norma, Ponza, Priverno, Prossedi, Santi Cosma e Damiano, Sermoneta, Ventotene. PROVINCIA DI RIETI Comuni urbani e semiurbani (intermedi): Borgorose, Rieti Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura favorevoli al turismo rurale: Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Ascrea, Belmonte in sabina, Borbona, Borgo velino, Cantalice, Cantalupo in sabina, Casaprota, Castel di Tora, Castelnuovo di Farfa, Castel Sant'Angelo, Cittaducale, Cittareale, Collalto sabino, Colle di Tora, Collegiove, Colli sul Velino, Concerviano, Contigliano, Cottanello, Fiamignano, Frasso sabino, Greccio, Labro, Leonessa, Longone sabino, Magliano sabina, Marcetelli, Micigliano, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone sabino, Montenero sabino, Monte San Giovanni in sabina, Montopoli di sabina, Morro reatino, Nespolo, Orvinio, Paganico, Pescorocchiano, Petrella salto, Poggio moiano, Poggio nativo, Poggio San Lorenzo, Posta, Pozzaglia sabino, Rivodutri, Roccantica, Rocca sinibalda, Salisano, Scandriglia, Selci, Tarano, Toffia, Torricella in sabina, Torri in sabina, Turania, Vacone, Varco sabino.

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Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura meno favorevoli al turismo rurale: Casperia, Collevecchio, Configni, Fara in Sabina, Forano, Poggio Bustone, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Stimigliano PROVINCIA DI ROMA Comuni urbani e semiurbani (intermedi): Albano, Anzio, Ariccia, Civitavecchia, Colleferro, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Guidonia Montecelio, Marino, Mentana, Monterotondo, Nettuno, Pomezia, Roma, Santa Marinella, Tivoli, Ladispoli, Ardea, Ciampino, Fiumicino. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura favorevoli al turismo rurale: Allumiere, Anguillar Sabazia, Anticoli Corrado, Arcinazzo Romano, Arsoli, Camerata Nuova, Canterano, Capranica Prenestina, Carpineto Romano, Casape, Castel San Pietro Romano, Cerreto Laziale, Cervara di Roma, Cineto Romano, Civitella San Paolo, Colonna, Gavignano, Gorga, Jenne, Licenza, Magliano Romano, Marcellina, Monteflavio, Montelanico, Montelibretti, Montorio Romano, Moricone, Nemi, Nerola, Olevano Romano, Palombara Sabina, Percile, Pisoniano, Poli, Ponzano Romano, Riofredd, Rocca canterano, Rocca di cave, Roccagiovine, Roiate, Sambuci, San Gregorio da Sassola, San Polo dei Cavalieri, Sant’Angelo Romano, Saracinesco, Tolfa, Torrita Tiberina, Vallepietra, Vallinfreda, Vivaro Romano, Zagarolo, San Cesareo. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura meno favorevoli al turismo rurale: Affile, Agosta, Artena, Bellegra, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Capena, Castel Gandolfo, Castel Madama, Castelnuovo di Porto, Cave, Cerveteri, Ciciliano, Fiano Romano, Filacciano, Formello, Gallicano nel Lazio, Gennazzano, Gerano, Labico, Lanuvio, Mandela, Manziana, Marano Equo, Mazzano Romano, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Morlupo, Nazzano, Palestrina, Riano, Roignano Flaminio, Rocca di Papa, Rocca Priora, Rocca Santo Stefano, Roviano, Sacrofano, Sant’Oreste, San Vito Romano, Segni, Subiaco, Trevignano Romano, Valmontone, Velletri, Vicovaro, Lariano. PROVINCIA DI VITERBO Comuni urbani e semiurbani (intermedi): Viterbo. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura favorevoli al turismo rurale: Acquapendente, Arlena di castro, Bagnoregio, Barbarano romano, Bassano romano, Bassano in teverina, Bomarzo, Calcata, Canepina, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel Sant’Elia, Castiglione in teverina, Celleno, Cellere, Civita castellana, Civitella d'agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Farnese, Graffignano, Ischia di castro, Lubriano,, Montalto di castro, Monte romano, Monterosi, Nepi, Onano, Orte, Piansano. Proceno, Ronciglione, Villa San Giovanni in tuscia, San Lorenzo nuovo, Soriano nel cimino, Sutri, Tarquinia, Tessennano, Tuscania, Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vignanello. Comuni rurali con caratteristiche di agricoltura meno favorevoli al turismo rurale: Blera, Bolsena, Gallese, Gradoli, Grotte di castro, Latera, Marta, Montefiascone, Vetralla, Vitorchiano.

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CARTINA N.1 COMUNI URBANI, SEMIURBANI E RURALI DEL LAZIO

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CARTINA N. 2

L’ELENCO DEI COMUNI

PROVINCIA DI FROSINONE alta: Acquafondata, Acuto, Alatri, Anagni, Arpino, Atina, Ceprano, Colle San Magno, Ferentino, Filettino, Fiuggi, Gallinaro, Guarcino, Paliano, Picinisco, San Donato val di comino, Serrone, Settefrati, Supino, Trevi nel Lazio, Veroli. media: Alvito, Aquino, Arce, Broccostella, Castrocielo, Castro dei Volsci, Ceccano, Fumone, Monte San Giovanni campano, Morolo, Pastena, Patrica, Pescosolido, Pico, Piglio, Pofi, Pontecorvo, Posta fibreno, Ripi, Roccasecca, San Giorgio a Liri, Sant'apollinare, Santopadre, San Vittore del Lazio, Torre cajetani, Vallerotonda, Villa latina, Viticuso. bassa: Amaseno, Arnara, Ausonia, Belmonte castello, Boville ernica, Campoli appennino, Casalattico, Casalvieri, Castelliri, Castelnuovo parano, Colfelice, Collepardo, Fontana Liri, Fontechiari, Giuliano di Roma, Pignataro interamna, Rocca d'arce, San Biagio saracinisco, San Giovanni incarico, Sant’Ambrogio sul garigliano, Sant’Andrea del garigliano, Sant’Elia fiumerapido, Sgurgola, Strangolagalli, Terelle, Torrice, Trivigliano, Vallemaio, Vicalvi, Vico nel Lazio, Villa Santo Stefano. PROVINCIA DI LATINA alta: Castelforte, Cori, Fondi, Ponza, Priverno, Prossedi, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Terracina, Ventotene. media: Bassiano, Cisterna di latina, Maenza, Monte San Biagio, Norma, Pontinia, Santi Cosma e Damiano, Sonnino. bassa: Roccagorga, Rocca massima, Roccasecca dei Volsci. PROVINCIA DI RIETI alta: Accumoli, Amatrice, Ascrea, Borbona, Castel di tora, Castel Sant'angelo, Cittaducale, Cittareale, Collevecchio, Contigliano, Fara in sabina, Greccio, Labro, Leonessa, Magliano sabina, Micigliano, Montopoli di sabina, Morro reatino, Petrella salto, Poggio bustone, Poggio mirteto, Poggio moiano, Rivodutri, Roccantica, Selci, Varco sabino. media: Cantalice, Cantalupo in sabina, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di farfa, Collalto sabino, Collegiove, Configni, Forano, Longone sabino, Montasola, Monteleone sabino, Montenero sabino, Monte San Giovanni in sabina, Orvinio, Paganico, Pescorocchiano, Poggio catino, Poggio nativo, Poggio San Lorenzo, Posta, Salisano, Scandriglia, Tarano, Torricella in sabina, Torri in sabina, Turania, Vacone. bassa: Antrodoco, Belmonte in sabina, Borgo Velino, Colle di tora, Colli sul velino, Concerviano, Cottanello, Fiamignano, Frasso sabino, Marcetelli, Mompeo, Montebuono, Nespolo, Pozzaglia sabino, Rocca sinibalda, Stimigliano, Toffia.

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PROVINCIA DI ROMA alta: Anguillara sabazia, Bracciano, Campagnano di Roma, Castel gandolfo, Castelnuovo di porto, Cerveteri, Fiano romano, Montecompatri, Monte porzio catone, Nemi, Nerola, Palestrina, Rocca di papa, Rocca priora, Sacrofano, San Vito romano, Segni, Subiaco, Zagarolo, San cesareo. media: Agosta, Allumiere, Arsoli, Artena, Bellegra, Canale monterano, Canterano, Capena, Capranica prenestina, Carpineto romano, Castel madama, Castel San pietro romano, Cave, Cervara di Roma, Ciciliano, Cineto romano, Colonna, Formello, Gallicano nel Lazio, Gavignano, Genazzano, Labico, Lanuvio, Manziana, Mazzano romano, Montelanico, Montorio romano, Moricone, Morlupo, Nazzano, Palombara sabina, Poli, Riano, Rignano flaminio, Riofreddo, Roccagiovine, Roiate, Roviano, San polo dei cavalieri, Sant'angelo romano, Tolfa, Valmontone, Vicovaro, Lariano. bassa: Affile, Anticoli corrado, Arcinazzo romano, Camerata nuova, Casape, Cerreto laziale, Civitella San paolo, Filacciano, Gerano, Gorga, Jenne, Magliano romano, Mandela, Marano equo, Marcellina, Monteflavio, Montelibretti, Percile, Pisoniano, Ponzano romano, Rocca canterano, Rocca di cave, Rocca Santo Stefano, Sambuci, San gregorio da sassola, Sant'oreste, Saracinesco, Torrita tiberina, Vallepietra, Vallinfreda, Vivaro romano. PROVINCIA DI VITERBO alta: Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Bomarzo, Capodimonte, Caprarola, Celleno, Civita castellana, Civitella d'agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ischia di castro, Montalto di castro, Montefiascone, Nepi, Orte, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo nuovo, Soriano nel cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania, Vetralla, Vitorchiano. media: Bassano romano, Bassano in teverina, Blera, Canepina, Canino, Capranica, Castel Sant’Elia, Castiglione in teverina, Corchiano, Faleria, Gallese, Gradoli, Grotte di castro, Latera, Lubriano, Marta, Monte romano, Monterosi, Valentano, Vallerano. bassa: Arlena di castro, Barbarano romano, Calcata, Carbognano, Cellere, Graffignano, Onano, Oriolo romano, Piansano, Villa San Giovanni in tuscia, Tessennano, Vasanello, Vejano, Vignanello.

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CARTINA N. 2:

COMUNI RURALI DEL LAZIO: OFFERTA DI OSPITALITA’ E DI RISTORAZIONE

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CARTINA N. 3

L’ELENCO DEI COMUNI

PROVINCIA DI FROSINONE alta: Alatri, Anagni, Arpino, Ausonia, Collepardo, Ferentino, Fiuggi, Pontecorvo, San Donato val di comino, Settefrati, Veroli. media: Alvito, Aquino, Arce, Atina, Boville ernica, Campoli appennino, Ceccano, Ceprano, Colle San Magno, Fumone, Guarcino, Morolo, Pastena, Patrica, Picinisco, Pico, Piglio, Pofi, Posta fibreno, Roccasecca, San Biagio saracinisco, Sant’Elia fiumerapido, Sgurgola, Vallerotonda, Vico nel Lazio, Villa latina. bassa: Acquafondata, Acuto, Amaseno, Arnara, Belmonte castello, Broccostella, Casalattico, Casalvieri, Castelliri, Castelnuovo parano, Castrocielo, Castro dei Volsci, Colfelice, Filettino, Fontana Liri, Fontechiari, Gallinaro, Giuliano di Roma, Monte San Giovanni campano, Paliano, Pescosolido, Pignataro interamna, Ripi, Rocca d'arce, San Giorgio a Liri, San Giovanni incarico, Sant’Ambrogio sul garigliano, Sant’Andrea del garigliano, Sant'apollinare, Santopadre, San Vittore del Lazio, Serrone, Strangolagalli, Terelle, Torre cajetani, Torrice, Trevi nel Lazio, Trivigliano, Vallemaio, Vicalvi, Villa Santo Stefano, Viticuso. PROVINCIA DI LATINA alta: Cisterna di latina, Cori, Fondi, Maenza, Monte San Biagio, Norma, Ponza, Priverno, Roccagorga, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Terracina. media: Bassiano, Castelforte, Pontinia, Prossedi, Rocca massima, Roccasecca dei Volsci. bassa: Santi Cosma e Damiano, Ventotene. PROVINCIA DI RIETI alta: Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Cantalice, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di farfa, Cittaducale, Collevecchio, Cottanello, Fara in sabina, Fiamignano, Leonessa, Magliano sabina, Marcetelli, Micigliano, Montopoli di sabina, Petrella salto, Poggio bustone, Poggio catino, Poggio mirteto, Poggio moiano, Rivodutri, Roccantica, Scandriglia, Selci, Toffia, Torricella in sabina. media: Ascrea, Borbona, Borgo Velino, Cantalupo in sabina, Castel di tora, Castel Sant'angelo, Cittareale, Collalto sabino, Colle di tora, Collegiove, Colli sul velino, Concerviano, Configni, Contigliano, Forano, Frasso sabino, Greccio, Labro, Longone sabino, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone sabino, Montenero sabino, Monte San Giovanni in sabina, Morro reatino, Nespolo, Orvinio, Paganico, Pescorocchiano, Poggio nativo, Poggio San Lorenzo, Posta, Pozzaglia sabino, Rocca sinibalda, Salisano, Stimigliano, Tarano, Torri in Sabina, Turania, Vacone, Varco sabino. bassa: Belmonte in sabina.

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PROVINCIA DI ROMA alta: Castel gandolfo, Cerveteri, Marcellina, Monte porzio catone, Palestrina, Subiaco, Velletri. media: Allumiere, Anguillara sabazia, Bracciano, Camerata nuova, Campagnano di Roma, Canale monterano, Carpineto romano, Castelnuovo di porto, Castel San pietro romano, Cave, Cerreto laziale, Cineto romano, Fiano romano, Formello, Genazzano, Jenne, Lanuvio, Licenza, Magliano romano, Manziana, Montecompatri, Monteflavio, Montelanico, Montorio romano, Moricone, Morlupo, Nazzano, Nemi, Nerola, Palombara sabina, Percile, Pisoniano, Riano, Riofreddo, Rocca di papa, Roccagiovine, Rocca priora, Roviano, Sacrofano, San polo dei cavalieri, Sant'angelo romano, Sant'oreste, Segni, Tolfa, Torrita tiberina, Trevignano romano, Vicovaro, Zagarolo, Lariano. bassa: Affile, Agosta, Anticoli corrado, Arcinazzo romano, Arsoli, Artena, Bellegra, Canterano, Capena, Capranica prenestina, Casape, Castel madama, Cervara di Roma, Ciciliano, Civitella San paolo, Colonna, Filacciano, Gallicano nel Lazio, Gavignano, Gerano, Gorga, Labico, Mandela, Marano equo, Mazzano romano, Montelibretti, Olevano romano, Poli, Ponzano romano, Rignano flaminio, Rocca canterano, Rocca di cave, Rocca Santo Stefano, Roiate, Sambuci, San gregorio da sassola, San Vito romano, Saracinesco, Vallepietra, Vallinfreda, Valmontone, Vivaro romano, San cesareo. PROVINCIA DI VITERBO alta: Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Canepina, Canino, Caprarola, Civita castellana, Farnese, Gallese, Latera, Marta, Montalto di castro, Montefiascone, Soriano nel cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania, Vetralla. media: Arlena di castro, Barbarano romano, Bassano romano, Bassano in teverina, Blera, Bomarzo, Calcata, Capodimonte, Capranica, Castiglione in teverina, Cellere, Corchiano, Fabrica di Roma, Gradoli, Graffignano, Grotte di castro, Ischia di castro, Lubriano, Monte romano, Nepi, Onano, Oriolo romano, Orte, Proceno, Ronciglione, Villa San Giovanni in tuscia, San Lorenzo nuovo, Tessennano, Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vignanello. bassa: Carbognano, Castel Sant’Elia, Celleno, Civitella d'agliano, Faleria, Monterosi, Piansano, Vitorchiano.

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CARTINA N. 3:

COMUNI RURALI DEL LAZIO: VALENZA TERRITORIALE

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CARTINA N. 4

L’ELENCO DEI COMUNI

PROVINCIA DI FROSINONE le aree di eccellenza: Alatri, Anagni, Arpino, Ferentino, Fiuggi, San Donato val di comino, Settefrati, Veroli. le aree di media integrazione: Acquafondata, Acuto, Alvito, Aquino, Arce, Atina, Broccostella, Castrocielo, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Colle San Magno, Filettino, Fumone, Gallinaro, Guarcino, Monte San Giovanni campano, Morolo, Paliano, Pastena, Patrica, Pescosolido, Picinisco, Pico, Piglio, Pofi, Posta fibreno, Ripi, Roccasecca, San Giorgio a Liri, Sant'apollinare, Santopadre, San Vittore del Lazio, Serrone, Supino, Torre cajetani, Trevi nel Lazio, Vallerotonda, Viticuso. le aree dello sviluppo potenziale: Ausonia, Boville ernica, Campoli appennino, Collepardo, Pontecorvo, San Biagio saracinisco, Sant’Elia fiumerapido, Sgurgola, Vico nel Lazio, Villa latina. le aree di marginalità di risorse: Amaseno, Arnara, Belmonte castello, Casalattico, Casalvieri, Castelliri, Castelnuovo parano, Colfelice, Fontana Liri, Fontechiari, Giuliano di Roma, Pignataro interamna, Rocca d'arce, San Giovanni incarico, Sant’Ambrogio sul garigliano, Sant’Andrea del garigliano, Strangolagalli, Terelle, Torrice, Trivigliano, Vallemaio, Vicalvi, Villa Santo Stefano. PROVINCIA DI LATINA le aree di eccellenza: Cori, Fondi, Ponza, Priverno, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Terracina. le aree di media integrazione: Bassiano, Castelforte, Cisterna di latina, Maenza, Monte San Biagio, Norma, Pontinia, Prossedi, Santi Cosma e Damiano, Sonnino, Ventotene, le aree dello sviluppo potenziale: Roccagorga, Rocca massima, Roccasecca dei Volsci. PROVINCIA DI RIETI le aree di eccellenza: Accumoli, Amatrice, Cittaducale, Collevecchio, Fara in sabina, Leonessa, Magliano sabina, Micigliano, Montopoli di sabina, Petrella salto, Poggio bustone, Poggio mirteto, Poggio moiano, Rivodutri, Roccantica, Selci. le aree di media integrazione: Ascrea, Borbona, Cantalice, Cantalupo in sabina, Casaprota, Casperia,Castel di tora, Castelnuovo di farfa, Castel Sant'angelo, Collalto sabino, Collegiove, Contigliano, Forano, Greccio, Labro, Longone sabino, Montasola, Monteleone sabino, Montenero sabino, Monte San Giovanni in sabina, Morro reatino, Orvinio, Paganico, Pescorocchiano, Poggio catino, Poggio nativo, Poggio San Lorenzo, Posta, Salisano, Scandriglia, Tarano, Torricella in sabina, Torri in sabina, Turania, Vacone, Varco sabino.

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le aree dello sviluppo potenziale: Antrodoco, Borgo Velino, Colle di tora, Colli sul velino, Concerviano, Configni, Cottanello, Fiamignano, Frasso sabino, Marcetelli, Mompeo, Montebuono, Nespolo, Pozzaglia sabino, Rocca sinibalda, Stimigliano, Toffia. le aree di marginalità di risorse: Belmonte in sabina. PROVINCIA DI ROMA le aree di eccellenza: Castel gandolfo, Cerveteri, Monte porzio catone, Palestrina, Subiaco, Velletri. le aree di media integrazione: Agosta, Allumiere, Anguillara sabazia, Arsoli, Artena, Bellegra, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale monterano, Canterano, Capena, Capranica prenestina, Carpineto romano, Castel madama, Castelnuovo di porto, Castel San pietro romano, Cave, Cervara di Roma, Ciciliano, Cineto romano, Colonna, Fiano romano, Formello, Gallicano nel Lazio, Gavignano, Genazzano, Labico, Lanuvio, Licenza, Manziana, Mazzano romano, Montecompatri, Montelanico, Montorio romano, Morlupo, Nazzano, Nemi, Nerola, Olevano romano, Palombara sabina, Poli, Riano, Rignano flaminio, Riofreddo, Rocca di papa, Roccagiovine, Rocca priora, Roiate, Roviano, Sacrofano, San polo dei cavalieri, Sant'angelo romano, San Vito romano, Segni, Tolfa, Trevignano romano, Valmontone, Vicovaro, Zagarolo, Lariano, San cesareo. le aree dello sviluppo potenziale: Camerata nuova, Cerreto laziale, Jenne, Magliano romano, Marcellina, Monteflavio, Moricone, Percile, Pisoniano, Sant'oreste, Torrita tiberina. le aree di marginalità di risorse: Affile, Anticoli corrado, Arcinazzo romano, Casape, Civitella San paolo, Filacciano, Gerano, Gorga, Mandela, Marano equo, Montelibretti, Ponzano romano, Rocca canterano, Rocca di cave, Rocca Santo Stefano, Sambuci, San gregorio da sassola, Saracinesco, Vallepietra, Vallinfreda, Vivaro romano. PROVINCIA DI VITERBO le aree di eccellenza: Acquapendente, Bagnoregio, Bolsena, Caprarola, Civita castellana, Farnese, Montalto di castro, Montefiascone, Soriano nel cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania, Vetralla. le aree di media integrazione: Bassano romano, Bassano in teverina, Blera, Bomarzo, Canepina, Canino, Capodimonte, Capranica, Castel Sant’Elia, Castiglione in teverina, Celleno, Civitella d'agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Gradoli, Grotte di castro, Ischia di castro, Latera, Lubriano, Monte romano, Monterosi, Nepi, Orte, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo nuovo, Valentano, Vallerano, Vitorchiano. le aree dello sviluppo potenziale: Arlena di castro, Barbarano romano, Calcata, Cellere, Graffignano, Marta, Onano, Oriolo romano, Villa San Giovanni in tuscia, Tessennano, Vasanello, Vejano, Vignanello. le aree di marginalità di risorse: Carbognano, Piansano.

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CARTINA N. 4

COMUNI RURALI DEL LAZIO: L’INTEGRAZIONE TRA OFFERTA DI OSPITALITA’ E RISTORAZIONE E LA

VALENZA TERRITORIALE

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Allegato 2

Cinque casi di iniziative imprenditoriali o associative relative al

turismo rurale

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scheda n. 1 provincia: Roma denominazione: Country Relais I due laghi dati identificativi: loc. Le Cerque, Anguillara Sabazia settore di appartenenza: Hotel e ristorante natura giuridica S.r.l. sinergie presenti con altri settori collegati con il turismo rurale:

Utilizzo di prodotti tipici locali prodotti da altre aziende per l’attività di ristorazione.

E’ un esempio significativo di valida iniziativa imprenditoriale nata come attività di ospitalità agrituristica circa vent’anni fa ed evoluta nel tempo come hotel “quattro stelle” e ristorante. Il passaggio a questa nuova tipologia di offerta non ha però modificato i forti connotati rurali che l’avevano caratterizzata sin dall’inizio. La proposta di ospitalità, è strettamente collegata alla fruizione del territorio mediante iniziative nel campo dell’equitazione, dell’escursionismo e delle attività a carattere naturalistico. I 150 ettari dell’azienda agricola entro i cui confini sorge l’albergo sono inoltre inseriti all’interno del Parco naturale del lago di Bracciano – Martignano. La presenza di significative produzioni agricole, fornisce – oltre che un contesto paesaggistico particolarmente piacevole - la materia prima per la preparazione dei piatti offerti nel ristorante. In particolare sono utilizzate produzioni zootecniche certificate come biologiche (formaggi caprini e carni) ottenute dall’allevamento di 260 capi di capra (razza maltese e siciliana), 80 ovini e circa 40 capi di bovini maremmani. Significativo è anche il forte utilizzo di prodotti locali, strettamente legati al territorio dell’alto Lazio. Sono presenti anche una sessantina di cavalli utilizzati per l’equitazione. La fascia di prezzo è medio-alta (150 € per la camera doppia; 35-50 € per i pasti) e la clientela è fortemente caratterizzata dalla presenza di stranieri (circa il 45%) provenienti soprattutto da Inghilterra, Francia, U.S.A. e, recentemente, dal Giappone. Da segnalare l’importante impatto occupazionale generato nel tempo dalla struttura che – tra attività turistica e agricola – occupa attualmente 45 persone.

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scheda n. 2 provincia: Viterbo denominazione: Camping natura R.N. Lago di Vico dati identificativi: loc. Renicci s.n.c. Caprarola settore di appartenenza: Camping natura giuridica S.a.s. sinergie presenti con altri settori collegati con il turismo rurale:

Ospitalità e ristorazione in aziende agrituristiche della zona.

Un esempio di campeggio realizzato in ambiente rurale (tutta l’area circostante è intensamente coltivata a noccioleti intensivi) con forti connotazioni naturalistiche e didattiche. Nata senza apporto di finanziamenti pubblici, la struttura ha vent’anni di vita e sorge su un terreno di proprietà del comune di Caprarola con cui il camping ha stipulato una convenzione pluriennale per l’affitto. Le dotazioni presenti sono 70 piazzole, 10 capanni di 16mq e 2 da 32 mq dotati di letti a castello, bar e ristorante. Ubicata all’interno della Riserva Naturale del Lago di Vico, il campeggio si sviluppa su un’area di 20.000 mq che permette di ospitare un massimo di 220/persone giorno. L’organizzazione degli spazi è studiata in modo da evitare i tipici sovraffollamenti presenti nella maggioranza dei camping. Nell’area sono presenti percorsi didattici, strutture per sport all’aperto (tiro con l’arco, pallavolo), fuochi attrezzati. E’ possibile praticare l’equitazione, la canoa e la vela. Ogni anno viene organizzato un trekking di più giorni a cavallo e altre iniziative di esplorazione e conoscenza del territorio a piedi o in mountain bike. In particolare è stata studiata una offerta, denominata “natura experience”, che prevede soggiorni di 8 – 15 giorni per ragazzi dai 6 ai 18 anni con attività di educazione ambientale e territoriale guidate da personale specializzato (guide della Associazione Italiana Guide Ambientali escursionistiche). I prezzi sono medi (5 € persona/giorno; 6 € per posto tenda/camper al giorno) e l’utenza è soprattutto giovanile (campi scuola, scolaresche, ecc.) e familiare. Esiste una buona sinergia con le aziende agrituristiche della zona presso cui pernottano gli insegnanti o i genitori dei ragazzi ospitati nel camping.

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scheda n. 3 provincia: Latina denominazione: Nature Trend dati identificativi: via S.Angiolillo, snc, Formia settore di appartenenza: Attività sul territorio natura giuridica Associazione Regionale Onlus sinergie presenti con altri settori collegati con il turismo rurale:

Promozione di strutture ricettive collegate al turismo rurale, di prodotti tipici e di artigianato locale

In questo caso non ci si riferisce a una iniziativa imprenditoriale, anche se negli intenti degli iniziatori è prevista una possibile evoluzione anche in tale senso. Si tratta di una associazione riconosciuta che opera nel basso Lazio, in particolare nell’area compresa all’interno del parco naturale dei Monti Aurunci. Le proposte riguardano essenzialmente l’organizzazione e gestione di escursioni, weekend e soggiorni collegati a una fruizione in chiave turistico-rurale del territorio, con una particolare attenzione verso gli aspetti ambientali. Il target dei fruitori è rappresentato da giovani (22-40 anni) e da anziani interessati a farsi guidare alla scoperta delle bellezze naturali e delle risorse rurali presenti lungo gli itinerari proposti. Una particolare attenzione viene rivolta alla scoperta dell’artigianato locale (lavorazione dei formaggi, cesteria, ecc.), delle tradizioni popolari e alla redazione di materiale illustrativo che serva da guida alla conoscenza della realtà locale. In particolare è in fase di realizzazione una pubblicazione relativa all’area compresa nei monti Aurunci. L’iniziativa, essendo nata da poco (febbraio 2002) è ancora in una fase di rodaggio, ma prevede la creazione di “pacchetti” tematici da offrire a quanto sono interessati a questo tipo di proposta. Già ora sono comunque in atto collaborazioni con altri soggetti presenti sul territorio (comuni, ristoratori, aziende che operano nel settore dei prodotti tipici, ecc.). Di notevole interesse sono le sinergie possibili con altri operatori del rurale e in particolare con l’offerta di ospitalità agrituristica o presso strutture alberghiere di piccola dimensione.

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scheda n. 4 provincia: Rieti denominazione: Convento Sant’Andrea dati identificativi: via dei Cappuccini 02042, Collevecchio settore di appartenenza: casa per ferie natura giuridica Piccola cooperativa femminile sinergie presenti con altri settori collegati con il turismo rurale:

Utilizzo di prodotti tipici locali, partecipazione a sagre e feste popolari, educazione al turismo responsabile

Ex convento francescano, restaurato e riconvertito in alloggio e ristorante. La struttura, pur contando su una certa superficie di terreno coltivato a vite e olivo (2 ha) non ha potuto ricevere la qualifica di agriturismo per la ridotta rilevanza dell’attività agricola rispetto a quella turistica (14 camere a 2-4 posti letto). Dal 2000 è gestito da una piccola cooperativa femminile del luogo e offre soggiorni a gruppi e famiglie. E’ utilizzato anche per incontri/convegni per associazioni impegnate nel sociale e nel settore del turismo responsabile. L’organizzazione degli alloggi, l’arredamento e il tipo di cucina proposto sono in linea con una filosofia di semplicità che si rifà all’origine francescana del luogo e prevede l’utilizzo di prodotti locali e di ricette contadine. Dopo una prima fase di avvio in cui il taget è stato caratterizzato quasi esclusivamente da gruppi organizzati, si è andato man mano rivolgendo verso un’utenza familiare interessata a un tipo di vacanza dai forti contenuti rurali e ambientali. Le tariffe sono medie (la pensione completa si aggira sui 50 €/giorno) e l’affluenza è buona, anche perché si tratta di una delle poche strutture ricettive presenti in zona. Sono attive collaborazioni e contatti con aziende agricole della zona e in particolare con una struttura che offre la possibilità agli ospiti di praticare equitazione rurale. L’interesse dell’iniziativa riguarda due aspetti. Uno di tipo architettonico artistico, in quanto la nascita della struttura è stata l’occasione per un pieno recupero di un fabbricato destinato al degrado. L’altro riguarda il coinvolgimento di personale locale nella gestione dell’ospitalità, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.

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scheda n. 5 provincia: Frosinone denominazione: La voce del vento dati identificativi: via Casali 2° - 03020 Pastena settore di appartenenza: Bed & Breakfast natura giuridica: ditta individuale sinergie presenti con altri settori collegati con il turismo rurale:

Utilizzo di prodotti tipici locali, orientamento dei clienti verso ristoranti locali, conoscenza del territorio

E’ un esempio di come, all’interno della proposta di ospitalità caratteristica dei B&B, si possano ritrovare strutture molto ben inserite nel contesto rurale che fanno, dello stretto collegamento con il territorio, il loro punto di forza. E’ il caso de “La voce del vento”. Tre camere con bagno e servizio di prima colazione ubicate fuori dal paese utilizzando una vecchia struttura ristrutturata (abitazione rurale e stalla). La scelta dei materiali (pavimenti in cotto, presenza di pareti a pietra viva in tutte le stanze, tipo di arredamento utilizzato) e le dotazioni esterne ( porticato, campo da bocce, i campi coltivati circostanti) individuano un tipo di target di appassionati del soggiorno in campagna. Anche la prima colazione offerta è in linea con la scelta rurale e utilizza prodotti locali tradizionali. Gestita da un imprenditore che già operava da tempo nel settore turistico, la struttura si rivolge principalmente al mercato estero ed è presente su numerosi cataloghi internazionali, oltre che sul web. I prezzi sono alti (dai 65 agli 80 Euro per stanza singola/giorno) e ciò per una scelta strategica di selezione della clientela. Le proposte per il tempo libero privilegiano soprattutto la fruizione delle risorse artistiche della zona (abbazie di Cassino, Casamari, Trisulti, ecc.) e di quelle ambientali. Esiste un buon collegamento con le attività di ristorazione (i turisti vengono indirizzati verso ristoranti del luogo specializzati nella cucina tipica regionale). Si tratta in definitiva di un interessante esempio di B&B che ha scelto di utilizzare i connotati rurali per qualificare la sua offerta e che opera in buona sinergia con le risorse locali collegate alla fruizione del territorio (prodotti, ambiente, arte, ecc.).

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Allegato 3

I comuni rurali del Lazio e le loro caratteristiche in funzione del turismo rurale

CODICI

comuni rurali

comuni urbani o intermedi

A - tipologia delle vocazione agricola 1 – più favorevole 2 – meno favorevole B- l’offerta turistica: (alloggi e ristorazione) 1 - alta 2 - media 3 – bassa C - La valenza territoriale: la presenza di iniziative (sagre), elementi territoriali favorevoli (musei etnografici, aree protette, patrimonio artistico) e prodotti (artigianato, prodotti tradizionali, vini Doc e Igt, prodotti Dop e Igp) 1 - alta 2 - media 3 – bassa D: l’integrazione tra offerta turistica e iniziative, elementi territoriali favorevoli, prodotti 1 - molto buona 2 - buona 3 - discreta 4 - sufficiente 5 - scarsa

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

FR Acquafondata 1 1 3 3 FR Acuto 1 1 3 3 FR Alatri 2 1 1 1 FR Alvito 2 2 2 3 FR Amaseno 2 3 3 5 FR Anagni 2 1 1 1 FR Aquino 2 2 2 3 FR Arce 2 2 2 3 FR Arnara 1 3 3 5 FR Arpino 2 1 1 1 FR Atina 2 1 2 2 FR Ausonia 2 3 1 3 FR Belmonte castello 1 3 3 5 FR Boville ernica 1 3 2 4 FR Broccostella 2 2 3 4 FR Campoli appennino 2 3 2 4 FR Casalattico 2 3 3 5 FR Casalvieri 2 3 3 5 FR Cassino

FR Castelliri 2 3 3 5 FR Castelnuovo parano 2 3 3 5 FR Castrocielo 2 2 3 4 FR Castro dei volsci 2 2 3 4 FR Ceccano 2 2 2 3 FR Ceprano 2 1 2 2 FR Cervaro

FR Colfelice 2 3 3 5 FR Collepardo 1 3 1 3 FR Colle san magno 1 1 2 2 FR Coreno ausonio

FR Esperia

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

FR Falvaterra

FR Ferentino 2 1 1 1 FR Filettino 1 1 3 3 FR Fiuggi 2 1 1 1 FR Fontana liri 2 3 3 5 FR Fontechiari 2 3 3 5 FR Frosinone

FR Fumone 2 2 2 3 FR Gallinaro 1 1 3 3 FR Giuliano di roma 1 3 3 5 FR Guarcino 1 1 2 2 FR Isola del liri

FR Monte san giovanni campano 2 2 3 4 FR Morolo 1 2 2 3 FR Paliano 2 1 3 3 FR Pastena 2 2 2 3 FR Patrica 1 2 2 3 FR Pescosolido 2 2 3 4 FR Picinisco 1 1 2 2 FR Pico 2 2 2 3 FR Piedimonte san germano

FR Piglio 2 2 2 3 FR Pignataro interamna 2 3 3 5 FR Pofi 2 2 2 3 FR Pontecorvo 2 2 1 2 FR Posta fibreno 1 2 2 3 FR Ripi 1 2 3 4 FR Rocca d'arce 1 3 3 5 FR Roccasecca 2 2 2 3 FR San biagio saracinisco 1 3 2 4 FR San donato val di comino 1 1 1 1

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

FR San giorgio a liri 2 2 3 4 FR San giovanni incarico 2 3 3 5 FR Sant'ambrogio sul garigliano 1 3 3 5 FR Sant'andrea del garigliano 2 3 3 5 FR Sant'apollinare 2 2 3 4 FR Sant'elia fiumerapido 2 3 2 4 FR Santopadre 2 2 3 4 FR San vittore del lazio 1 2 3 4 FR Serrone 2 1 3 3 FR Settefrati 1 1 1 1 FR Sgurgola 1 3 2 4 FR Sora

FR Strangolagalli 2 3 3 5 FR Supino 1 1 2 2 FR Terelle 1 3 3 5 FR Torre cajetani 2 2 3 4 FR Torrice 1 3 3 5 FR Trevi nel lazio 1 1 3 3 FR Trivigliano 2 3 3 5 FR Vallecorsa

FR Vallemaio 2 3 3 5 FR Vallerotonda 1 2 2 3 FR Veroli 1 1 1 1 FR Vicalvi 2 3 3 5 FR Vico nel lazio 2 3 2 4 FR Villa latina 1 2 2 3 FR Villa santa lucia

FR Villa santo stefano 2 3 3 5 FR Viticuso 1 2 3 4

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

LT Aprilia

LT Bassiano 1 2 2 3 LT Campodimele

LT Castelforte 2 1 2 2 LT Cisterna di latina 1 2 1 2 LT Cori 1 1 1 1 LT Fondi 1 1 1 1 LT Formia

LT Gaeta

LT Itri

LT Latina

LT Lenola

LT Maenza 1 2 1 2 LT Minturno

LT Monte san biagio 2 2 1 2 LT Norma 2 2 1 2 LT Pontinia 1 2 2 3 LT Ponza 2 1 1 1 LT Priverno 2 1 1 1 LT Prossedi 2 1 2 2 LT Roccagorga 1 3 1 3 LT Rocca massima 1 3 2 4 LT Roccasecca dei volsci 1 3 2 4 LT Sabaudia 1 1 1 1 LT San felice circeo

LT Santi cosma e damiano 2 2 3 4 LT Sermoneta 2 1 1 1 LT Sezze 1 1 1 1 LT Sonnino 1 2 1 2 LT Sperlonga

LT Spigno saturnia

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

LT Terracina 1 1 1 1 LT Ventotene 2 1 3 3

RI Accumoli 1 1 1 1 RI Amatrice 1 1 1 1 RI Antrodoco 1 3 1 3 RI Ascrea 1 1 2 2 RI Belmonte in sabina 1 3 3 5 RI Borbona 1 1 2 2 RI Borgorose

RI Borgo velino 1 3 2 4 RI Cantalice 1 2 1 2 RI Cantalupo in sabina 1 2 2 3 RI Casaprota 1 2 1 2 RI Casperia 2 2 1 2 RI Castel di tora 1 1 2 2 RI Castelnuovo di farfa 1 2 1 2 RI Castel sant'angelo 1 1 2 2 RI Cittaducale 1 1 1 1 RI Cittareale 1 1 2 2 RI Collalto sabino 1 2 2 3 RI Colle di tora 1 3 2 4 RI Collegiove 1 2 2 3 RI Collevecchio 2 1 1 1 RI Colli sul velino 1 3 2 4 RI Concerviano 1 3 2 4 RI Configni 2 2 2 3 RI Contigliano 1 1 2 2 RI Cottanello 1 3 1 3 RI Fara in sabina 2 1 1 1

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RI Fiamignano 1 3 1 3 RI Forano 2 2 2 3 RI Frasso sabino 1 3 2 4 RI Greccio 1 1 2 2 RI Labro 1 1 2 2 RI Leonessa 1 1 1 1 RI Longone sabino 1 2 2 3 RI Magliano sabina 1 1 1 1 RI Marcetelli 1 3 1 3 RI Micigliano 1 1 1 1 RI Mompeo 1 3 2 4 RI Montasola 1 2 2 3 RI Montebuono 1 3 2 4 RI Monteleone sabino 1 2 2 3 RI Montenero sabino 1 2 2 3 RI Monte san giovanni in sabina 1 2 2 3 RI Montopoli di sabina 1 1 1 1 RI Morro reatino 1 1 2 2 RI Nespolo 1 3 2 4 RI Orvinio 1 2 2 3 RI Paganico 1 2 2 3 RI Pescorocchiano 1 2 2 3 RI Petrella salto 1 1 1 1 RI Poggio bustone 2 1 1 1 RI Poggio catino 2 2 1 2 RI Poggio mirteto 2 1 1 1 RI Poggio moiano 1 1 1 1 RI Poggio nativo 1 2 2 3 RI Poggio san lorenzo 1 2 2 3 RI Posta 1 2 2 3 RI Pozzaglia sabino 1 3 2 4

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RI Rieti

RI Rivodutri 1 1 1 1 RI Roccantica 1 1 1 1 RI Rocca sinibalda 1 3 2 4 RI Salisano 1 2 2 3 RI Scandriglia 1 2 1 2 RI Selci 1 1 1 1 RI Stimigliano 2 3 2 4 RI Tarano 1 2 2 3 RI Toffia 1 3 1 3 RI Torricella in sabina 1 2 1 2 RI Torri in sabina 1 2 2 3 RI Turania 1 2 2 3 RI Vacone 1 2 2 3 RI Varco sabino 1 1 2 2

RM Affile 2 3 3 5 RM Agosta 2 2 3 4 RM Albano laziale

RM Allumiere 1 2 2 3 RM Anguillara sabazia 1 1 2 2 RM Anticoli corrado 1 3 3 5 RM Anzio

RM Arcinazzo romano 1 3 3 5 RM Ariccia

RM Arsoli 1 2 3 4 RM Artena 2 2 3 4 RM Bellegra 2 2 3 4 RM Bracciano 2 1 2 2 RM Camerata nuova 1 3 2 4

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RM Campagnano di roma 2 1 2 2 RM Canale monterano 2 2 2 3 RM Canterano 1 2 3 4 RM Capena 2 2 3 4 RM Capranica prenestina 1 2 3 4 RM Carpineto romano 1 2 2 3 RM Casape 1 3 3 5 RM Castel gandolfo 2 1 1 1 RM Castel madama 2 2 3 4 RM Castelnuovo di porto 2 1 2 2 RM Castel san pietro romano 1 2 2 3 RM Cave 2 2 2 3 RM Cerreto laziale 1 3 2 4 RM Cervara di roma 1 2 3 4 RM Cerveteri 2 1 1 1 RM Ciciliano 2 2 3 4 RM Cineto romano 1 2 2 3 RM Civitavecchia

RM Civitella san paolo 1 3 3 5 RM Colleferro

RM Colonna 1 2 3 4 RM Fiano romano 2 1 2 2 RM Filacciano 2 3 3 5 RM Formello 2 2 2 3 RM Frascati

RM Gallicano nel lazio 2 2 3 4 RM Gavignano 1 2 3 4 RM Genazzano 2 2 2 3 RM Genzano di roma

RM Gerano 2 3 3 5 RM Gorga 1 3 3 5

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RM Grottaferrata

RM Guidonia montecelio

RM Jenne 1 3 2 4 RM Labico 2 2 3 4 RM Lanuvio 2 2 2 3 RM Licenza 1 1 2 2 RM Magliano romano 1 3 2 4 RM Mandela 2 3 3 5 RM Manziana 2 2 2 3 RM Marano equo 2 3 3 5 RM Marcellina 1 3 1 3 RM Marino

RM Mazzano romano 2 2 3 4 RM Mentana

RM Montecompatri 2 1 2 2 RM Monteflavio 1 3 2 4 RM Montelanico 1 2 2 3 RM Montelibretti 1 3 3 5 RM Monte porzio catone 2 1 1 1 RM Monterotondo

RM Montorio romano 1 2 2 3 RM Moricone 1 2 2 3 RM Morlupo 2 2 2 3 RM Nazzano 2 2 2 3 RM Nemi 1 1 2 2 RM Nerola 1 1 2 2 RM Nettuno

RM Olevano romano 1 2 3 4 RM Palestrina 2 1 1 1 RM Palombara sabina 1 2 2 3 RM Percile 1 3 2 4

114

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RM Pisoniano 1 3 2 4 RM Poli 1 2 3 4 RM Pomezia

RM Ponzano romano 1 3 3 5 RM Riano 2 2 2 3 RM Rignano flaminio 2 2 3 4 RM Riofreddo 1 2 2 3 RM Rocca canterano 1 3 3 5 RM Rocca di cave 1 3 3 5 RM Rocca di papa 2 1 2 2 RM Roccagiovine 1 2 2 3 RM Rocca priora 2 1 2 2 RM Rocca santo stefano 2 3 3 5 RM Roiate 1 2 3 4 RM Roma

RM Roviano 2 2 2 3 RM Sacrofano 2 1 2 2 RM Sambuci 1 3 3 5 RM San gregorio da sassola 1 3 3 5 RM San polo dei cavalieri 1 2 2 3 RM Santa marinella

RM Sant'angelo romano 1 2 2 3 RM Sant'oreste 2 3 2 4 RM San vito romano 2 1 3 3 RM Saracinesco 1 3 3 5 RM Segni 2 1 2 2 RM Subiaco 2 1 1 1 RM Tivoli

RM Tolfa 1 2 2 3 RM Torrita tiberina 1 3 2 4 RM Trevignano romano 2 1 2 2

115

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

RM Vallepietra 1 3 3 5 RM Vallinfreda 1 3 3 5 RM Valmontone 2 2 3 4 RM Velletri 2 1 1 1 RM Vicovaro 2 2 2 3 RM Vivaro romano 1 3 3 5 RM Zagarolo 1 1 2 2 RM Lariano 2 2 2 3 RM Ladispoli

RM Ardea

RM Ciampino

RM San cesareo 1 1 3 3 RM Fiumicino

VT Acquapendente 1 1 1 1 VT Arlena di castro 1 3 2 4 VT Bagnoregio 1 1 1 1 VT Barbarano romano 1 3 2 4 VT Bassano romano 1 2 2 3 VT Bassano in teverina 1 2 2 3 VT Blera 2 2 2 3 VT Bolsena 2 1 1 1 VT Bomarzo 1 1 2 2 VT Calcata 1 3 2 4 VT Canepina 1 2 1 2 VT Canino 1 2 1 2 VT Capodimonte 1 1 2 2 VT Capranica 1 2 2 3 VT Caprarola 1 1 1 1 VT Carbognano 1 3 3 5

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

VT Castel sant'elia 1 2 3 4 VT Castiglione in teverina 1 2 2 3 VT Celleno 1 1 3 3 VT Cellere 1 3 2 4 VT Civita castellana 1 1 1 1 VT Civitella d'agliano 1 1 3 3 VT Corchiano 1 2 2 3 VT Fabrica di roma 1 1 2 2 VT Faleria 1 2 3 4 VT Farnese 1 1 1 1 VT Gallese 2 2 1 2 VT Gradoli 2 2 2 3 VT Graffignano 1 3 2 4 VT Grotte di castro 2 2 2 3 VT Ischia di castro 1 1 2 2 VT Latera 2 2 1 2 VT Lubriano 1 2 2 3 VT Marta 2 2 1 2 VT Montalto di castro 1 1 1 1 VT Montefiascone 2 1 1 1 VT Monte romano 1 2 2 3 VT Monterosi 1 2 3 4 VT Nepi 1 1 2 2 VT Onano 1 3 2 4 VT Oriolo romano 2 3 2 4 VT Orte 1 1 2 2 VT Piansano 1 3 3 5 VT Proceno 1 1 2 2 VT Ronciglione 1 1 2 2 VT Villa san giovanni in tuscia 1 3 2 4 VT San lorenzo nuovo 1 1 2 2

117

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Pro-vincia

Comune

A

vocazione agricola

B

offerta

turistica

C

valenza territo- riale

D

l’integra-zione

VT Soriano nel cimino 1 1 1 1 VT Sutri 1 1 1 1 VT Tarquinia 1 1 1 1 VT Tessennano 1 3 2 4 VT Tuscania 1 1 1 1 VT Valentano 1 2 2 3 VT Vallerano 1 2 2 3 VT Vasanello 1 3 2 4 VT Vejano 1 3 2 4 VT Vetralla 2 1 1 1 VT 1 3 2 4Vignanello VT Viterbo

VT Vitorchiano 2 1 3 3

118

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Allegato 4

I comuni rurali del Lazio

Offerta di alloggio, ristorazione, sagre e feste, prodotti tipici

Si riportano in questo allegato alcuni valori assoluti ritenuti

particolarmente significativi, utilizzati all’interno della ricerca al fine di quantificare l’importanza dei singoli comuni ai fini del turismo rurale.

comuni rurali comuni urbani o intermedi

note: 1. I dati relativi ai posti letto extralberghieri non comprendono i valori relativi

a campeggi e villaggi turistici (di cui si è invece tenuto conto nella ricerca) in quanto tale dato - data la dimensione notevole di questi esercizi - avrebbe di fatto annullato la possibilità di effettuare confronti significativi tra i diversi comuni.

2. Il numero relativo agli esercizi di ristorazione comprende anche i ristori

agrituristici che offrono la possibiltà di consumare pasti, ma non servizio di alloggio.

3. I valori che fanno riferimento ai prodotti tipici comprendono “prodotti

tradizionali”, vini DOC e IGT, prodotti DOP e IGP. 4. Vengono riportati i dati relativi ai soli comuni rurali.

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

FR Acquafondata 44 - 2 3 8 FR Acuto 67 12 6 4 9 FR Alatri 42 2 23 8 9 FR Alvito 25 16 4 - 12 FR Amaseno - - 8 6 11 FR Anagni 419 19 30 5 9 FR Aquino 38 8 3 5 7 FR Arce - 78 9 6 7 FR Arnara - - 3 5 7 FR Arpino 122 6 19 10 7 FR Atina 120 - 16 3 10 FR Ausonia - - 4 5 20 FR Belmonte castello - - 1 5 8 FR Boville ernica - - 7 11 7 FR Broccostella - 20 5 4 9 FR Campoli appennino - - 5 5 9 FR Casalattico - - 1 6 8 FR Casalvieri - - 1 2 9 FR Cassino FR Castelliri - 2 2 4 7 FR Castelnuovo parano - 6 2 - 7 FR Castrocielo - - 7 1 8 FR Castro dei volsci 22 13 11 3 10 FR Ceccano 25 - 15 3 8 FR Ceprano 147 56 6 3 8 FR Cervaro FR Colfelice - - 2 - 7 FR Collepardo - - 5 3 7 FR Colle san magno - - 1 9 7 FR Coreno ausonio FR Esperia

121

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posti/letto

extra esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

Pro-vincia

Comune

alberghi posti/letto

esercizi

albergh.

numero

FR Falvaterra FR Ferentino 369 14 20 9 9 FR Filettino 72 - 11 3 8 FR Fiuggi 10.683 509 32 2 8 FR 7 Fontana liri - - 1 - FR Fontechiari - - 2 3 8 FR Frosinone FR Fumone 10 4 13 7 8 FR Gallinaro 72 - 9 2 9 FR Giuliano di roma - - 2 - 18 FR Guarcino 200 46 10 6 10 FR Isola del liri FR Monte S. Giovanni C 43 - 18 4 7 FR Morolo 20 - 5 4 18 FR Paliano 40 12 12 1 11 FR Pastena - 17 6 5 19 FR Patrica 18 2 8 6 17 FR Pescosolido - - 3 1 8 FR Picinisco 76 11 3 - 10 FR Pico - 6 2 1 20 FR Piedimonte S. G. FR Piglio 42 - 6 6 8 FR Pignataro interamna - - 2 - 7 FR Pofi 32 - 4 8 8 FR Pontecorvo - - 8 7 22 FR Posta fibreno - 24 9 - 8 FR Ripi 42 - 9 4 7 FR Rocca d'arce - - 1 3 7 FR Roccasecca - 21 4 3 9 FR San biagio Sar. - - 3 4 7 FR San donato val di C. 75 104 7 4 9

122

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

FR San giorgio a liri 12 - 4 6 7 FR San giovanni incar. - - 2 - 9 FR Sant'ambrogio sul G - - - 3 8 FR Sant'andrea del G. - - 1 - 8 FR Sant'apollinare 81 - 1 - 7 FR Sant'elia fiumerap. - - 9 6 8 FR Santopadre 64 - 2 - 7 FR San vittore del lazio - - 7 - 7 FR Serrone 88 - 10 4 8 FR Settefrati - 120 2 4 10 FR Sgurgola - - 3 - 19 FR Sora FR Strangolagalli - - 2 1 7 FR Supino 60 12 7 5 17 FR Terelle - - 1 3 7 FR Torre cajetani 32 - 2 2 7 FR Torrice - - 4 - 7 FR Trevi nel lazio 303 - 11 3 7 FR Trivigliano - - 2 3 7 FR Vallecorsa FR Vallemaio - - 1 - 8 FR Vallerotonda 18 - 5 4 8 FR Veroli 302 83 22 8 7 FR Vicalvi - - 1 - 8 FR Vico nel lazio - - 4 7 9 FR Villa latina - - 4 3 10 FR Villa santa lucia FR Villa santo stefano - - 1 - 10 FR Viticuso 13 - 2 1 8

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

LT Aprilia LT Bassiano 13 - 7 6 24 LT Campodimele LT Castelforte 583 - 3 11 16 LT Cisterna di latina 89 - 22 6 20 LT Cori 39 60 14 11 26 LT Fondi 192 24 40 3 29 LT Formia LT Gaeta LT Itri LT Latina LT Lenola LT Maenza 47 - 4 9 34 LT Minturno LT Monte san biagio 55 12 8 3 28 LT Norma 71 12 3 8 24 LT Pontinia 44 8 10 1 17 LT Ponza 581 107 27 7 10 LT Priverno 39 2 20 14 32 LT Prossedi 86 - 3 6 26 LT Roccagorga - - 4 7 26 LT Rocca massima - - 2 5 22 LT Roccasecca dei vol. - - 6 6 14 LT Sabaudia 750 26 55 3 16 LT San felice circeo LT S. cosma e damia. 30 12 5 5 11 LT Sermoneta 22 55 29 4 32 LT Sezze 26 39 26 4 43 LT Sonnino 10 2 3 9 26 LT Sperlonga LT Spigno saturnia

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

LT Terracina 1.396 396 77 6 18 LT Ventotene 134 15 8 1 11

RI Accumoli 38 43 2 6 29 RI Amatrice 154 57 17 6 30 RI Antrodoco - - 5 12 35 RI Ascrea 33 - 4 4 24 RI Belmonte in sabina - - 2 - 24 RI Borbona 56 - 4 2 27 RI Borgorose RI Borgo velino - - 2 1 32 RI Cantalice - 6 6 3 24 RI Cantalupo in sabina 19 2 3 1 41 RI Casaprota - 47 - 7 40 RI Casperia - 11 2 3 40 RI Castel di tora 15 57 3 4 24 RI Castelnuovo di farfa - 16 3 5 41 RI Castel sant'angelo 148 6 4 5 32 RI Cittaducale 112 44 7 7 34 RI Cittareale 70 8 3 4 24 RI Collalto sabino 16 - 3 24 2 RI Colle di tora - - 3 6 25 RI Collegiove 76 - 2 - 24 RI Collevecchio 32 77 5 7 41 RI Colli sul velino - - - 1 24 RI Concerviano - - - 3 39 RI Configni - - 3 6 40 RI Contigliano 35 23 5 - 27 RI Cottanello - - 3 11 40 RI Fara in sabina - 111 13 3 41

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Pro-vincia

posti/letto

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

Comune

posti/lettoalberghi

esercizi extra

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RI Fiamignano - - 2 10 42 RI Forano 23 16 4 - 42 RI Frasso sabino - - 2 5 40 RI Greccio 43 112 5 1 24 RI Labro 24 5 6 3 27 RI Leonessa 474 138 19 15 29 RI Longone sabino - 12 - 2 24 RI Magliano sabina 142 103 9 6 42 RI Marcetelli - - - 4 41 RI Micigliano 56 18 3 8 24 RI Mompeo - - 7 2 39 RI Montasola - 16 2 4 39 RI Montebuono - - 2 - 38 RI Monteleone sabino - 22 4 4 40 RI Montenero sabino - 1 16 1 40 RI - 2 24 M. S. giovanni in S. 18 3 RI 15 5 Montopoli di sabina 89 5 39 RI Morro reatino 6 20 1 5 27 RI Nespolo - - 1 - 24 RI Orvinio - 14 2 2 25 RI Paganico 12 - 1 3 24 RI Pescorocchiano 34 10 3 - 42 RI Petrella salto - 78 5 2 42 RI Poggio bustone 60 45 2 5 25 RI Poggio catino 30 - 1 6 41 RI Poggio mirteto 45 43 9 3 41 RI Poggio moiano 94 131 7 8 43 RI Poggio nativo - 29 6 3 39 RI Poggio san lorenzo 14 4 5 2 40 RI Posta 24 - 8 1 28 RI - - Pozzaglia sabino - 5 24

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RI Rieti RI Rivodutri 44 29 4 3 26 RI Roccantica - 41 2 6 40 RI Rocca sinibalda - - 3 3 24 RI Salisano - 6 1 6 40 RI Scandriglia - 44 5 4 41 RI Selci 17 33 3 9 40 RI Stimigliano - - 3 4 40 RI Tarano - 27 2 5 41 RI Toffia - 5 - 7 40 RI Torricella in sabina - 30 8 9 40 RI Torri in sabina 23 10 3 - 39 RI Turania 4 - 8 1 24 RI Vacone - 20 2 4 39 RI Varco sabino - 58 2 - 40

RM Affile - - 2 3 11 RM Agosta 21 - 2 5 11 RM Albano laziale RM Allumiere 54 - 15 8 15 RM Anguillara sabazia 39 344 11 7 12 RM Anticoli corrado - - 3 2 10 RM Anzio RM Arcinazzo romano - - 6 4 11 RM Ariccia RM Arsoli - 12 3 8 11 RM Artena 24 19 8 5 11 RM Bellegra 18 - 5 4 10 RM Bracciano 253 29 44 9 12 RM Camerata nuova - - 1 9 11

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RM Campagnano di R. 97 47 13 5 12 RM Canale monterano - 42 4 5 11 RM Canterano 22 - 1 1 10 RM Capena 72 16 19 7 11 RM Capranica prenest. - 18 2 9 10 RM Carpineto romano 24 18 3 8 21 RM Casape - - - 3 11 RM Castel gandolfo 230 5 39 3 17 RM Castel madama - 8 10 7 11 RM Castelnuovo di porto 17 29 15 7 11 RM Castel S. pietro rom - 16 5 5 12 RM Cave 25 8 6 6 12 RM Cerreto laziale - - 1 10 10 RM Cervara di roma - 6 - 3 11 RM Cerveteri 39 49 64 11 15 RM Ciciliano - 15 2 4 11 RM Cineto romano 24 - 2 11 10 RM Civitavecchia RM Civitella san paolo - - 1 6 12 RM Colleferro RM Colonna - 3 7 5 12 RM Fiano romano 877 40 18 6 11 RM Filacciano - - 1 6 10 RM Formello 23 19 14 5 11 RM Frascati RM Gallicano nel lazio - 10 4 2 12 RM Gavignano - 8 5 4 11 RM Genazzano 98 - 9 8 12 RM Genzano di roma RM Gerano - - 1 3 11 RM Gorga - - 1 - 21

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RM Grottaferrata RM Guidonia montecelio RM Jenne - - 1 6 10 RM Labico - 14 8 2 10 RM Lanuvio - 6 15 2 17 RM Licenza 48 - 5 4 11 RM Magliano romano - - 2 4 10 RM Mandela - - 2 3 10 RM Manziana 79 7 8 5 12 RM Marano equo - - 1 2 11 RM Marcellina - - 7 7 20 RM Marino RM Mazzano romano - 6 4 3 10 RM Mentana RM Montecompatri 268 345 31 5 17 RM Monteflavio - - 1 1 21 RM Montelanico - 4 3 5 21 RM Montelibretti - - 5 - 21 RM Monte porzio catone 310 66 24 6 16 RM Monterotondo RM Montorio romano - 22 4 5 22 RM Moricone - - 8 5 22 RM Morlupo 56 19 13 3 11 RM Nazzano - 6 4 - 10 RM Nemi 102 4 21 2 13 RM Nerola 150 6 2 2 20 RM Nettuno RM Olevano romano 17 5 9 3 12 RM Palestrina 210 51 29 10 11 RM Palombara sabina - 12 10 4 20 RM Percile - - - 6 11

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RM Pisoniano - - - 5 10 RM Poli - 2 3 2 11 RM Pomezia RM Ponzano romano - - 2 7 10 RM Riano 49 23 9 4 10 RM Rignano flaminio - 10 5 3 10 RM Riofreddo 43 - 1 5 10 RM Rocca canterano - - - 5 10 RM Rocca di cave - - - 5 11 RM Rocca di papa 331 416 36 3 15 RM Roccagiovine - 4 2 6 11 RM Rocca priora 122 28 15 4 16 RM Rocca santo stefano - - 1 2 10 RM Roiate 27 - 1 5 11 RM Roma RM Roviano - 5 3 8 12 RM Sacrofano 272 39 15 5 10 RM Sambuci - 4 2 6 11 RM San gregorio da sas. - - 2 6 11 RM S. polo dei cavalieri 100 - 8 2 23 RM Santa marinella RM Sant'angelo romano 41 17 4 2 21 RM Sant'oreste - - 5 5 10 RM San vito romano 186 - 6 6 11 RM Saracinesco - - 1 2 10 RM Segni 179 20 11 4 21 RM Subiaco 385 78 19 6 11 RM Tivoli RM Tolfa - 12 7 7 15 RM Torrita tiberina - - 1 9 10 RM Trevignano romano 147 52 28 3 12

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

RM Vallepietra - - 3 3 11 RM Vallinfreda - - 1 6 10 RM Valmontone 63 10 16 8 10 RM Velletri 211 157 69 9 16 RM Vicovaro - 25 12 11 8 RM 10 Vivaro romano - - - 3 RM 20 Zagarolo 115 15 4 13 RM Lariano 9 52 16 2 18 RM Ladispoli RM Ardea RM Ciampino RM San cesareo 68 29 14 2 11 RM Fiumicino

VT Acquapendente 90 96 13 6 21 VT Arlena di castro - - - 2 17 VT Bagnoregio 53 18 5 8 16 VT Barbarano romano - - 2 6 16 VT Bassano romano - 122 3 5 15 VT Bassano in teverina - 6 3 3 18 VT Blera 48 42 4 5 22 VT Bolsena 608 107 30 3 19 VT Bomarzo 60 20 3 2 17 VT Calcata - - 3 3 14 VT Canepina 30 - 6 3 19 VT Canino - 66 5 6 17 VT Capodimonte 20 142 6 5 18 VT Capranica - 58 8 7 20 VT Caprarola 38 36 11 6 19 VT Carbognano - - 2 1 17

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

VT Castel sant'elia - 21 2 5 14 VT Castiglione in tev. - 8 2 6 16 VT Celleno 15 55 2 2 16 VT Cellere - - 1 6 16 VT Civita castellana 151 51 23 10 15 VT Civitella d'agliano 48 107 4 - 17 VT Corchiano - 6 5 3 18 VT Fabrica di roma 170 10 7 10 18 VT Faleria - 6 3 - 14 VT Farnese - 81 6 9 17 VT Gallese - 39 1 10 17 VT Gradoli 34 - 5 5 20 VT Graffignano - 4 - 6 17 VT Grotte di castro - 65 2 8 20 VT Ischia di castro - 20 5 4 17 VT Latera - 10 3 8 17 VT Lubriano - 12 2 3 16 VT Marta - - 15 13 17 VT Montalto di castro 424 120 23 1 22 VT Montefiascone 330 165 28 13 18 VT Monte romano 24 4 3 4 22 VT Monterosi - 14 4 4 15 VT Nepi 67 81 10 10 14 VT Onano - - - 9 18 VT Oriolo romano - - 1 2 16 VT Orte 440 30 18 4 16 VT Piansano - - 1 2 15 VT Proceno - 101 1 - 16 VT Ronciglione 146 68 16 2 20 VT Villa S. giovanni in T - 6 1 3 16 VT San lorenzo nuovo 32 18 9 6 20

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Pro-vincia

Comune

posti/lettoalberghi

posti/letto

esercizi extra

albergh.

numero

esercizi di ristorazio

ne

numero sagre e

feste

numero prodotti

tipici

VT Soriano nel cimino 313 12 24 2 20 VT Sutri 59 64 14 6 17 VT Tarquinia 808 40 41 6 24 VT Tessennano - - - 1 17 VT Tuscania 72 127 14 8 19 VT Valentano 12 44 3 7 17 VT Vallerano 22 - 5 5 19 VT Vasanello - - 2 6 17 VT Vejano - - 4 6 16 VT Vetralla 38 117 18 12 23 VT Vignanello - - 2 2 21 VT Viterbo VT Vitorchiano 140 21 8 2 18

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QUARTA DI COPERTINA La quasi totalità dei flussi turistici della nostra regione si riversa su Roma. Il resto del Lazio, pur con qualche significativa eccezione, ha oggi una presenza turistica certamente sottodimensionata rispetto alle potenzialità che molte zone della regione hanno in termini di risorse artistiche, culturali, ambientali. In questa ricerca, le potenzialità dei vari territori della regione sono state messe in relazione con l’offerta turistica attualmente esistente per individuare le zone di eccellenza e quelle con le migliori possibilità di sviluppo.

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