Il tralcio 10 anni di vita

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“Noi, non siamo chiamati a fare cose straordinarie ma a fare straordinariamente bene le cose ordinarie” (Beato don Luigi Monza) Dedicato a tutte quelle persone che sanno rendere grandi i piccoli

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  • Noi, non siamo chiamati a fare cose straordinarie

    ma a fare straordinariamente bene

    le cose ordinarie(Beato don Luigi Monza)

    Dedicato a tutte quelle persone

    che sanno rendere grandi i piccoli

  • Siamo un gruppo di genitori di ragazzi disabili. Ci siamo costituiti in associazione senza fini di lucro. Abbiamo scelto il nome IL TRALCIO perch lo riteniamo molto rappresentativo.

    Disabili; abili in modo diverso. A questi nostri ragazzi mancano tante abilit come per esempio: Parlare correttamente, leggere, scrivere, ecc... Se ci fermiamo a guardarli negli occhi scopriremo il loro modo di essere. E inoltre ci occupiamo di problematiche familiari legate alla disabilit.

    Lo scopo principale quello di promuovere azioni che possono aiutare i ragazzi a crescere, favorendo lo sviluppo delle loro potenzialit umane al fine di conseguire il migliore inserimento possibile nella realt sociale.

    Da Settembre 2002 operiamo a Traona, in localit Valletta, presso il Centro Polifunzionale, nella gestione del C.S.E. (Centro Socio Educativo)

    in parte realizzato nei dieci anni di attivit dallapertura del Centro e auspichiamo la continuit della collaborazione con i servizi educativi del territorio: Oratori, Scuola e Famiglia, altre Associazioni o Gruppi, ecc. per continuare lintegrazione sociale e la maturit personale dei ragazzi. Questo promuove una profonda crescita sia negli ospiti che nella collettivit.

  • di Paolo Pirruccio

    Questa pubblicazione, a differenza di tante altre, nuova nel suo ge-nere poich raccoglie una serie di testimonianze di chi ha realizzato lAs-sociazione Il Tralcio di

    Traona. A dieci anni dalla sua istituzione sono gli stessi protagonisti di un tempo e altri che hanno avuto modo di conoscere e operare in questa struttura a rivelare cosa significhi la vita autentica e profon-da che si percepisce e si vive vicino a persone diversamente abili. Il nome Il Tralcio, scelto per questas-sociazione, conduce a pensare alla pa-rabola evangelica in cui Ges, parlando ai suoi discepoli, disse: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto perch senza di me non potete far nulla. Gv 15, 5). La pagina evangelica porta a riflettere sul lavoro compiuto da questo gruppo di mamme, protagoniste della vita dellAs-sociazione, in quanto sono riuscite, con laiuto della Provvidenza e dallapporto di istituzioni pubbliche e sociali, a por-tare frutti per il Centro di assistenza e riabilitativo a beneficio dei loro giovani ospiti disabili. Queste mamme desiderano far co-noscere il cammino di questopera sociale sorta nel comune di Traona in localit Valletta e, con loro, gli ope-ratori che nel tempo hanno donato professionalit e attenzione a servizio della struttura. Il libro un prezioso strumento divul-gativo di testimonianza per chi non ha avuto mai modo di avvicinarsi o operare in strutture con disabili e fa inoltre, memoria di chi ha operato in questambito sociale. La pubblicazione arricchita da immagini fotografiche dalle quali il lettore estrae sicuramente sen-sazioni di bellezza e amore alla vita che un disabile sa infondere e trasmettere. A tutti buona lettura

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    di Cinzia Bonetti presidente dellAssociazione e mamma di Luca

    Mentre sto rovistando tra fogli vari alla ricerca di documenti e ap-punti di ci che stato fatto in questi dieci anni, mi imbatto in un foglio con scritto scuola di preghiera. Il testo della riflessione inizia citando que-ste semplici ed essenziali parole di don Luigi Monza Soprattutto vi sia affac-ciato alla mente lideale attraente del-la carit dei primi cristiani che rende facile qualsiasi impresa e fa diventare amabile qualsiasi sacrificio.

    Leggendo questo pensiero desidero rac-contarvi quello che avvenuto nel tempo della gestazione de Il Tralcio e lascio narrare la vita dei dieci anni a chi li ha vissuti e condivisi con noi.

    Lavventura, quasi inconsapevole, inizia una ventina di anni fa e i miei ricordi co-minciano proprio da allora.

    Permettetemi un pensiero che mi esce dal cuore in questo momento in cui scrivo. Quando una mamma giovane, (comera allora) si trova a dover affrontare una pro-blematica come la dis-abilit (non cos visibile) di un figlio e a non sapere che pesci pigliare, perch si scontra con un qualcosa pi grande di lei, nella mente si scatena una serie di pensieri, ma nel cuore la mamma sente che per quel figlio

    c bisogno di qualcosa di diverso. Improvvisamente scopre un altro vivere, cambia la vita di tutta la famiglia e a volte trascura gli altri figli, perch parte alla ricerca della strada giusta per aiutare al meglio quel figlio e soprattutto per sapere quello che lui ha! Cosa che non sa anco-ra con certezza ad oggi.

    Come nato Il Tralcio Per raccontarvi come nato Il Tralcio, devo virtualmente spostare lorologio del tempo indietro di ventanni. Ventanni fa mi trovavo con mio figlio ricoverato, nella clinica psichiatrica Mondino di Pavia, per una serie di accertamenti. Nei sotterranei dellospedale incontrai per la prima volta Renata Marchetti, aspettavamo che i no-stri Luca si sottoponessero ad un esame diagnostico; di certo non immaginavamo che di l a poco ci saremmo incontrate di nuovo e che insieme avremmo intrapreso il cammino che ci ha portate a dare vita a Il Tralcio. Le nostre strade l si divisero, per incontrarci poi nel 1995.

    Da Pavia i medici ci indirizzarono alla Nostra Famiglia di Bosisio Parini, per-ch Luca necessitava di un centro riabi-litativo specializzato. La prima volta che varcai il cancello dingresso, provai una sensazione di serenit. Luca inizi a fre-quentare con regolarit la riabilitazione e in seguito il corso di formazione alle autonomie. Gli incontri con gli operato-ri, poi, erano un sollievo; ci sentivamo a casa e, cammin facendo, io e Giovanni Battista, mio marito, abbiamo imparato a guardare alle risorse di nostro figlio e non a quello che gli mancava. Alla Nostra Famiglia ho conosciuto tanti bambini e genitori con storie diverse, con i quali ho avuto modo di condividere gioie

    e fatiche e ho conosciuto tante persone di buona volont che ci hanno poi aiutato a dare vita al Centro.

    Un giorno incontrai una mamma, di nome Luisella Fazzi, (allora era anche la pre-sidente dellassociazione genitori della Nostra Famiglia) con la quale parlai a lungo e ricordo di averle confidato, quan-to fosse faticoso recarmi tre volte alla settimana a Bosisio per accompagnare Luca, non tanto per me, quanto per i figli che lasciavo a casa (questo mi costava molto) e allora le chiesi se era possibile per la Nostra Famiglia aprire un cen-tro di riabilitazione in Valtellina. Luisella mi disse che sarebbe stata una bella e importante cosa, ma non cos facile da realizzare, ogni volta che ci incontravamo ne parlavamo, finch un giorno...

    Era un giorno di ottobre del 1995 quando un pomeriggio incontrai Sandra Del Fe-dele e, mentre si parlava del pi e del meno, le confidai che avevo incontrato Luisella e che con lei parlavamo spesso di come sarebbe bello poter avere da noi un centro della Nostra Famiglia. San-dra mi disse: Mia figlia Alessia sta as-sistendo un bambino disabile di Dubino e ha conosciuto anche delle mamme di Traona che portano i loro figli allIstituto La Nostra Famiglia di Lecco ed un bisogno anche per loro; se vuoi posso sentirle e possiamo incontrarci . La mia risposta fu affermativa.

    Passarono alcuni mesi nei quali Sandra con le sue figlie, Alessia e Letizia, contat-tavamo le mamme e cercano di concor-dare un incontro con loro. Nel frattempo sentii Luisella per chiederle se era dispo-sta a venire in Valtellina, perch avevo conosciuto (non ancora personalmente)

    alcune mamme di Traona, interessate an-che loro al centro di riabilitazione.

    Ci incontrammo un sabato pomeriggio di febbraio del 1996 presso la biblioteca di Delebio, con Luisella. Letizia Pirruccio present le mamme e fra queste rividi Renata dopo quattro anni e non immagi-navo d incontrarla. Ricordo che portava il collarino, a seguito di un tamponamento in auto, e faceva fatica a muoversi e a parlare. Con lei cerano Tina Camero e Franca Mentasti. Passammo un pomerig-gio bello, anche se non ci eravamo mai viste, parso di conoscerci da sempre. Ci salutammo scambiandoci il numero di telefono e con la voglia di rivedersi.Intanto il tempo passava inesorabilmen-te, tra incontri vari (mantenendo i contatti con La Nostra Famiglia di Bosisio) e voglia di fare perch i figli crescevano e con loro, i loro bisogni; il territorio offri-va ben poco. Siamo alla primavera del 1997 e ad un incontro abbiamo deciso che per lestate successiva dovevamo fare qualcosa per i ragazzi. Fu deciso insieme di inoltrare richiesta al Comune di Delebio per luso di alcuni locali della scuola media; nel frattempo avevamo tro-vato due laureande in scienze delledu-cazione disposte a seguire i ragazzi du-rante i pomeriggi per attivit ricreative e di animazione. Il Comune, con lallora sindaco Franco Fosti, e la Scuola Media, con lallora preside prof. Enrico Pelucchi, accolsero con benevolenza questa inizia-tiva. (vedi documenti).

    Alex, Cristian, Daniele, Luca G., Luca M. e Loris hanno vissuto con gioia questi momenti; stata un esperienza positi-va, anche per noi famiglie. Ringraziammo sentitamente il Comune e la Scuola per la disponibilit e la sensibilit dimostrateci.

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    Se da un lato continuavamo a incontrarci, dallaltro continuavamo a inviare richie-ste, anche scritte, alle varie direttrici del-la Nostra Famiglia (la riabilitazione, in questo momento, era la cosa pi impor-tante per i nostri figli); le risposte erano cordiali, ma noi aspettavamo qualcosa in pi. Abbiamo chiesto e ottenuto un ap-puntamento con la direttrice generale sig.na Zaira Spreafico. Ci ricevette nella sede della Nostra Famiglia di Ponte Lambro. Quel giorno me lo ricordo molto bene. Partimmo di mattina presto: io, Renata Marchetti, Tina Camero, Paolo Pirruccio e a Ponte Lambro incontrammo Luisella Fazzi che ci aspettava; eravamo emo-zionati ma contenti, perch ci sembrava quasi possibile realizzare il nostro so-gno. Ricordo la gentilezza e la cortesia della direttrice, una donna squisita e alla mano, nellaccoglierci e nel manifestare il suo interessamento riguardo ai ragazzi e cap al volo il nostro bisogno. Ci ren-demmo conto che quanto chiedevamo era complicato da realizzare, anche se ci impegnavamo a trovare la sede e a so-stenere in tutti i modi le attivit. L incontro fu provvidenziale perch capimmo che la riabilitazione segue un periodo della vita dei ragazzi, ma ci di cui hanno ve-ramente bisogno il dopo riabilitazione, il dopo la scuola dellobbligo, in base alle loro capacit, il renderli pi autonomi possibile.

    A quel punto contattammo anche alcune Cooperative del morbegnese, per uno scambio di opinioni e anche per una eventuale collaborazione. Ci fu un in-contro serale per discuterne, dal quale uscimmo con le gambe spezzate, ma ancora pi determinate a portare avanti il progetto. (Questa porta chiusa in faccia

    stata una ricarica a non mollare).

    Mentre avveniva tutto questo, Luca aveva ormai finito di frequentare le scuole a De-lebio, e terminati i vari cicli di riabilitazio-ne, ed era stato iscritto al corso triennale di formazione alle autonomie, sempre a Bosisio, che poi inizi a frequentare in diurnato.Durante tutti questi anni noi, come fami-glia, partecipavamo alla Scuola genitori che ci dette lopportunit di conoscere tanti genitori e relatori, fra questi: Gloria, Mara, Giovanni, Giorgio e Eros del Noi-voiloro di Erba. Con loro ci fu una stretta collaborazione prima e durante le fasi di costituzione dellassociazione e l avvio delle attivit.

    Gli anni dal 1999 al 2001 furono anni in-tensi: abbandonato il sogno di realizzare il centro di riabilitazione sul territorio della Bassa Valtellina (era un progetto troppo ambizioso), si consolid il mio rapporto personale con Renata e si un a noi Glo-ria (perch Tina e Franca, ad un certo momento, quando orami era tempo di costituire lassociazione, si ritirarono. Il loro apporto lo determinarono con laiuto esterno) Gli sforzi si concentrarono per realizzare un centro diurno che garantis-se l apertura dal luned al venerd.

    Apro una parentesi per raccontare cosa mi successo. Mentre Luca frequentava il corso a Bosisio, lassistente sociale di gi mi disse d iniziare a cercare un Cen-tro per quando Luca sarebbe rientrato sul territorio. A questo punto ci furono una serie d incontri tra famiglia e servizio di-sabili di Morbegno e la soluzione che ci venne offerta era: un educatore a domi-cilio per due ore settimanali ! Poi, even-tualmente, linserimento a Nuova Olonio

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    (la lista d attesa era molto lunga). Capite la delusione che provai in quel momento: un ragazzino che ha bisogno di tenersi occupato per un tot di ore al giorno e per un tot di giorni alla settimana. Mi domandavo: Ma come possibile che i nostri ragazzi vengano trattati cos? e non pensavo solo a Luca. Mi stavano offrendo un contentino. Rifiutai lofferta!

    Riprendo il pensiero esposto sopra: il bi-sogno di un centro diurno port Renata e me a cercare un luogo dove poterlo realizzare. Lo trovammo a Traona, pi precisamente alla frazione Valletta. In quegli anni il Comune stava ristrutturando lex edificio della scuola materna, trasfor-mandolo in un centro polifunzionale. Il posto era bello, accogliente e ideale per un centro diurno. Noi avevamo trovato il posto, ma bisognava sentire il comu-ne per capire se aveva la possibilit di metterci a disposizione dei locali. Lunica cosa da fare a questo punto, era sentire lAmministrazione di Traona. Ricordo il primo appuntamento con lallora sinda-co Dino Della Matera, al quale abbiamo raccontato in breve la nostra storia e lim-pellente bisogno del territorio, dicendogli anche che non eravamo sole, e che in questa impresa cerano con noi perso-ne che ci stavano aiutando a realizzare il nostro sogno-bisogno. Al termine ci disse che quanto volevamo realizzare era socialmente importante, che ci avrebbe appoggiato e che ne avrebbe parlato con lassessore ai servizi sociali (dallallora ad oggi) Valeria Lorenzoni e con il vice sindaco Marco Belli (poi sindaco e at-tuale sindaco, che negli anni 2004-2005 invi lettere di sollecito agli enti preposti affinch il centro ottenesse i giusti rico-noscimenti). Ci diede un secondo ap-

    puntamento. Dopo una ventina di giorni, ricevemmo il s del comune (la gioia che provammo fu tanta, perch un passo im-portante era stato fatto). Gli amministrato-ri vollero visitare il centro del Noivoiloro a Erba per vedere e capire meglio spazi e modi di operare. Ci fu un accordo tra comune di Traona e la Fonos, guidata da Mara Corsolini, riguardo ai locali, in attesa che venisse formalizzata la costi-tuzione e registrazione dellAssociazione.

    Mentre aspettavamo la risposta del Co-mune, incontrammo don Remo, lallora parroco di Traona, e gli spiegammo il cammino che stavamo per intraprende-re. Da subito prese a cuore liniziativa e divenne la nostra guida e il nostro so-stegno, condividendo ogni successivo passo. Quanti incontri, quanti momenti belli passati insieme! Condividemmo anche la scelta del nome che avrebbe avuto lassociazione. Vi racconto come andata, ma prima devo fare un passo indietro con i ricordi: Gloria Fullin ed io nei mesi precedenti avevamo partecipato ad un corso organizzato dalla C.C.I.A.A. di Milano su come gestire il non-profit. Anche La Nostra Famiglia di Bosisio, successivamente, organizz una serie di incontri su come si opera nel sociale ai quali invece partecipammo Renata ed io. Durante questi incontri avevamo scelto come nome per lassociazione LAlvea-re: ci piaceva lidea che il lavoro di tante api, che porta ad avere una cosa buona come il miele, si paragonava bene allin-sieme di tante persone che con il volon-tariato potevano fare qualcosa di bello per i dis-abili, cos come i ragazzi insieme potevano fare qualcosa di importante per la societ. Una sera Tina, Franca, Renata ed io, ci siamo incontrati con don Remo, il

    Sindaco, lAssessore ai servizi sociali, per discutere dei vari passi da fare e ricordo che il don ci chiese: Avete gi scelto il nome dellassociazione? La nostra ri-sposta fu: S. LAlveare! Lui ci guarda e aggiunse: Ma in zona esiste gi una associazione che porta questo nome, forse sarebbe utile trovarne un altro per evitare confusioni. A questo punto si decise di cambiare il nome e, dopo un breve dibattito, scegliemmo Il Tralcio, molto pi significativo e rappresentativo di ci che stato poi il cammino. Fatto di fatiche e gioie, come quelle del contadino nella cura attenta della propria vigna e alla vista gioiosa dei frutti: grappoli pieni di acini belli e gustosi. Noi ci ritroviamo in tutto questo. Tina e Franca dopo questo incontro ci comunicarono che sarebbe stato troppo impegnativo per loro seguirci in questa impresa, ma che ci avrebbero sostenute.

    In questo periodo ci incontravamo spes-so con il Sindaco, il Parroco e lAssesso-re e con Giovanni Manenti (presidente nazionale dellasso-ciazione genitori de La Nostra Famiglia)e Mara Corsolini (allora presidente della Fo-nos), per fare il punto della situazione. Ave-vamo trovato anche Lucia Fognini, leduca-trice che era disposta a mettersi in gioco e a condividere la nascita dellassociazione e del centro. Abbiamo con-tattato diverse volte pure Antonio Valentini, direttore del centro don

    Guanella di Nuova Olonio, una persona sempre pronta e disposta ad ascoltarci, per farci consigliare e aiutare nelle scelte. Ne nata poi, con i ragazzi, una collabo-razione in attivit come il teatro.

    Ora avevamo nome, sede dellassocia-zione, leducatrice e le idee chiare su cosa e come realizzarle; mancava din-contrare le istituzioni per ottenere i giusti riconoscimenti, che spettano ai Centri come quello che volevamo aprire. Que-sti passaggi li racconto pi avanti, per-ch sono state una parte della grande fatica.

    Quando si incontrano un don come don Remo, una catechista come Lucia-na, e un dirigente scolastico come il prof. Ignazio Cndito, e noi, con il desiderio di fare realizzare il logo rappresentativo de Il Tralcio ai bambini e ragazzi delle scuole, coinvolgendo anche loratorio, nasce qualcosa di veramente bello e si-gnificativo. Tutte queste persone hanno creduto e accolto favorevolmente lidea del concorso e la sorpresa fu tanta, e la

    I ragazzi di Traona che hanno realizzato i disegni del concorso del logo

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    commozione pure, nel vedere realizzati tantissimi elaborati, fatti con impegno, se-riet e grande fantasia. Erano talmente belli che la giuria fatic nella scelta. Lu-ciana stata la nostra guida e lideatrice di tutte le fasi del concorso dal titoloIl Tralcio d vita. D, tu, vita al Tralcio. Ricordo con piacere i momenti insieme. Il dirigente scolastico al primo incontro ci mise a nostro agio, accolse caloro-samente e appoggi, ritenendola edu-cativa, liniziativa. Ci sono alcune cose che rimangono impresse con inchiostro indelebile nella mente e nel cuore: Una di queste stata la festa di premiazione dei disegni fatti per realizzare il logo; la giuria formata da: un docente di educa-zione artistica Nicola Cirillo, un docente di scuola elementare Lucia Del Nero e un grafico Fabrizio Zecca. La domeni-ca 02 giugno2002, in occasione della chiusura dellanno catechistico, ci fu la premiazione dei tre elaborati scelti, uno per ogni ordine di scuola. Il logo un mix dei tre disegni: Il centro formato da mani aperte, dalle quali spunta il tralcio il disegno di Sara Bonini (scrisse anche la motivazione: dalle mani nude e vuote delluomo lavoratore, per volont divina nasce un tralcio di vita e di amore, non-ch, simbolo di Cristo), il cerchio con la scritta IL TRALCIO stato realizzato da un bambino della scuola elementare, e le foglioline sono state prese dal disegno dei bambini della scuola materna. La s. Messa celebrata, da don Remo, stata animata dai bambini che portava-no delle orme di piedi rappresentativi di un messaggio eloquente: (Traona, Ter-ra Buona, come il titolo del libro scritto da don Domenico Songini, gi parroco di Traona) sembrava dicessero: State intraprendendo un viaggio faticoso, ma

    ricordatevi che non siete sole, noi siamo con voi e camminiamo al vostro fianco. Segu il pranzo sul sagrato della chiesa e poi tutti in palestra dove cerano esposti in bella vista i disegni. E stata una gior-nata speciale. Eravamo in tantissimi, tan-te famiglie con i loro bambini, cera aria di festa e condivisione. Erano presenti anche le Autorit civili. Al termine della giornata ci siamo dati appuntamento a settembre per la festa di inaugurazione del centro e la presentazione del logo.

    Ora devo raccontare come sono andate gli incontri con le Istituzioni. Per dovere di cronaca devo dire che abbiamo incon-trato persone che hanno tentato, in tutti i modi, di tarparci le ali e di crearci tanti problemi, anche dove non esistevano (sottovalutando il fatto che noi eravamo genitori e non gestori). A noi ha sempre interessato in primis il ben-essere dei ra-gazzi, abbiamo sempre lottato per il loro bene e per offrire un servizio di qualit. Questo dava molto fastidio. Noi non ab-biamo mai preteso d insegnare niente a nessuno, anzi abbiamo imparato da tanti. Soprattutto abbiamo imparato che i diversamente abili sono persone, por-tatori di limiti ma anche di risorse e non cifre o zavorre. Poi si penser allaspetto economico. Abbiamo sempre pensato che La Divina Provvidenza non lascia mai senza!!Quando incontravamo un detrattore vi era subito unaltra persona pronta ad aiutarci. Lascio perdere di citare chi ci ha osta-colati e vi parlo di chi ci ha accolte ed aiutate.

    Abbiamo bussato alle porte della Co-munit Montana di Morbegno e abbia-mo incontrato tante persone disposte ad ascoltarci, a sostenerci, ad iniziare

    dallallora: presidente Silvano Passamonti e dallallora assessore ai ser-vizi sociali, Giuliano Caroi. Abbiamo bussato alle porte del BIM (Bacino Imbrifero Montano) e anche qui abbiamo incontrato un presidente Pie-rangelo Bonetti, pronto, ad ascoltarci e a sostenerci. Penso a tutte le volte che li abbiamo incontrati nei loro uffici, allac-coglienza che ci riservavano, a come ci incoraggiavano a non mollare. (Il bisogno nel mandamento di Morbegno di un cen-tro come il nostro cera, ma faticavamo ad ottenere i riconoscimenti). Ne nata una stima reciproca, anche con lattuale presidente del BIM Carla Cioccarelli. AllASL abbiamo incontrato diverse volte gli allora direttore generale Emilio Triacca e i direttori sociali Nedo Brunelli prima e Delfo Bonenti poi, e siamo state ascoltate. Quando gli interlocutori sono persone che raccolgono le parole, e non le lasciano cadere nel vuoto, ci si sente incoraggiati, e si sente meno la fatica.

    E siamo al 15 settembre 2002, 2 festa della solidariet e inaugurazione del cen-

    tro diurno. Giornata indimen-ticabile! Ricordo: il cielo di un azzurro intenso, il sole e la presenza di cinque-cento persone riscaldavano laria e il cuore. E stata una grande emozione, la s. Messa, i discorsi, la presentazione del logo, la benedizione e il taglio del nastro. Cito le parole che don Remo pronunci, dopo aver pregato lAngelo Custode per i dis-abili e le loro famiglie, mentre bene-diceva il locale sede dellassociazione chiedendo al Signore di aiutarci a portare in ogni ambiente di vita la forza rinnova-trice del Suo Spirito che d vitalit e che unisce Lui, la Vite, e noi, i tralci: Signore, i disegni dei nostri bambini e dei nostri ra-gazzi dicono bene il significato di questo giorno, di questa benedizione e di questa nuova attivit educativa. Il pensiero va a tutte quelle persone e alle associazioni di Traona intervenute che hanno dimostrato solidariet e affetto nei confronti dei disa-bili, condivisione dimostrata anche negli anni a seguire. Il centro apriva i battenti il giorno dopo linaugurazione, (con tre ragazzi, seguiti da Lucia: leducatrice) senza autoriz-

    Inaugurazione del Centro: Marco Belli, C

    inzia Bonetti, Renata Marchetti,

    Giuliano Caroi Dino Della Matera e don

    Remo Giorgetta

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    zazioni, solo con il benestare del Comune di Traona. Iniziavano le attivit grazie a tutte le persone che ci avevano seguite fino a quel momento e al Noivoi-loro di Erba. Dopo un mese iniziammo anche lattivit di assemblaggio dei tasselli che ci for-nivano i nostri amici di Erba. In seguito ci fecero conoscere La Giussani rapid (che divenne poi il nostro fornitore di tas-selli) azienda con la quale si instaurato nel tempo un rapporto di reciproca stima.

    I tasselli da soli non si montano, c bi-sogno delle mani e quali mani! Quelle dei tanti volontari che in questi anni

    hanno donato un p del loro tempo il mercoled sera, per lattivit di as-semblaggio. Assemblaggio che ha visto negli anni un evoluzione impor-tante, sia riguardo ai tanti volontari di Traona, sia al gruppo altrettanto nu-meroso che opera a Delebio presso loratorio (grazie alla sensibilit del parroco don Amedeo Folladori). A loro un Grande grazie perch que-sta attivit ci ha permesso di mante-nere in vita il Centro e di continuare

    anche quando continuare significava accumulare debiti (i riconoscimenti tar-davano a venire). nato anche un buon rapporto di amicizia sincera con tutti, ed stupendo quando settimanalmente ci ritroviamo insieme. E una volta allanno ci uniamo Traona e Delebio per una con-viviale cena in allegria.

    In questi dieci anni Il Tralcio ha pro-dotto tanti buoni frutti. Se pensiamo alla bellezza del grappolo che formato da numerosi acini cos uniti tra loro non possiamo fare a meno di pensare a tutte quelle persone che,

    con la vicinanza e il sostegno, hanno permesso a Il Tralcio di radicarsi. Da soli non si fa niente. Ora faccio un salto in lungo di un de-cennio per annunciarvi che questo anche lanno di unimportante evoluzio-ne: linnesto del C.S.E. Il Tralcio con le altre realt socio-assistenziali della zona. La struttura, in fase di costruzione su un terreno donato da don Ugo San-si nel comune di Cosio Valtellino, andr ad ospitarle tutte. Il C.S.E. si trasferir, ma lassociazione continuer ad operare (e sostenere il C.S.E ampliato) a Traona nellattuale sede.

    Un grande grazie agli Amministratori del Comune di Traona per la sensibilit e il sostegno, non solo per la messa a dispo-sizione del centro polifunzionale come sede delle attivit de Il Tralcio, ma an-che per luso del pullmino comunale che ha permesso, e permette, ai ragazzi le uscite per le attivit di autonomie sociali.

    Alle persone che hanno contribuito con i loro pensieri ad arricchire questo libro, un grazie di cuore, e a tutti quelli che ci sostengono e alle tante aziende amiche, ed in particolare alle educatrice che con la loro professionalit hanno contribuito alla crescita del Centro.

    I festeggiamenti del decennale apriranno domenica 27 maggio 2012 in collabora-zione con la parrocchia di Traona e in oc-casione della chiusura dellanno catechi-stico, con la S. Messa celebrata da don Maurizio Divitini, e lapertura della mostra dei disegni e delle foto di questi 10 anni. Il 6 giugno con la presentazione di questo libro e chiuderanno con la festa annuale del centro sabato 16 giugno 2012.

    I passi...Cari amici, riporto qu le date importanti che hanno segnato i traguardi di questi dieci anni: 8 dicembre 2001: Costituzione dellas-

    sociazione. Registrazione e inoltro pra-tica per iscrizione al registro del volon-tariato

    29 aprile 2002: Iscrizione al registro del volontariato al n. SO2

    2 giugno 2002: Premiazione dei disegni realizzati dai bambini e ragazzi, per il logo

    15 settembre2002: Inaugurazione e benedizione del centro

    16 settembre2002: Inizio attivit del centro

    Ottobre 2002: Inizio attivit di assem-blaggio

    2002-2003: Contatti con istituzioni per ottenere i riconoscimenti di legge

    dal 2003: Feste annuali del centro

    2004: Riconoscimento come SFA (servi-zio-formazione alle autonomie);

    2004: Con il patrocinio della regione Lombardia promozione del progetto Le risorse diverse della famiglia

    2004 e 2005: Attivit di luglio: progetto Un mese per ragazzi speciali

    25 maggio 2005: Costituzione coope-rativa per la gestione del centro

    1 giugno 2006: Accreditamento come nuovo C.S.E (Centro Socio Educativo) del mandamento di Morbegno

    2008 Gruppo di auto mutuo aiutoRaggi di luce genitori e psicologa dellAsl (logo ideato dai genitori, realizzato da Ivan Mazzolini)

    I ragazzi del Noivoiloro e de Il Tralci

    o

    Il gruppo volontari di Traona

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    2008: Socio F.A.D. (Federazione di As-sociazione per Disabili)

    2008: dal Club Lions di Morbegno, pre-mio per la pace

    2009 2012: Progetto sport Fuori porta

    2010-2012: Attivit di teatro Villaggo fragile con il C.D.D. di Nuova Olonio e il Liceo Artistico di Morbegno

    2011: Collaborazione al progetto Il sen-tiero del libro

    2012: Festeggiamenti per il decennale: dal 27 maggio al 16 giugno.

    Lassociazione partecipa da anni: alla manifestazione Morbegno in can-

    tina, nella gestione di una cantina a Traona.

    alla festa delle famiglie a Traona in col-laborazione con lOratorio, la Piccola Opera, il gruppo amicizia e la filodram-matica.

    alla festa della solidariet.

    Con affetto e stima

    di Renata Marchetti vice presidente dellAssociazione

    Il Tralcio per me stato ed un cammi-no di vita. Sono stata coinvolta in prima persona avendo un figlio disabile e ca-pendo le necessit e i bisogni dei nostri ragazzi, mi sono impegnata al massimo. Pensando al passato: quante fatiche, quante porte chiuse, quante umiliazioni provate. Tutto questo mi ha fatto capire che si doveva dar voce a chi non ce lha. Il Tralcio mi ha dato tanto, ho impara-to a capire le persone e comprendere il valore di ognuna di loro. Siamo arrivati a festeggiare i 1O anni del centro e ci siamo riuscite perch i nostri Ragazzi

    sono circondati da persone con un cuo-re grande.Questo traguardo fa capire che da soli non si costruisce niente. Diceva don Luigi Monza Il bene va fatto bene. I tanti volontari che si sono formati attorno al Tralcio lo conferma. Un pensiero particolare a Cinzia Bonetti: con lei che ho condiviso e condivido tuttora questo cammino. A lei dico gra-zie di ci che mi ha trasmesso e la forza che mi ha dato a non mollare mai anche nei momenti di sconforto.

    Cinzia

    (Matteo 25,40)

    Il Vescovo Diego Coletti in visita pastora

    le a Traona

    inconta i ragazzi de Il Tralcio

    Renata Marchetti e Cinzia Bonetti

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    15 settembre 2002: inaugurazione e benedizione del Centro a Traona

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    di Dino Della Matera gi sindaco di Traona

    Carissimi tutti del Tralcio, dieci anni di presenza sul territorio sono certamente una tappa importante nella vita di unassociazione soprattutto per chi lha vissuta direttamente ed in-tensamente.Sembra ieri che con entusiasmo e con-sapevolezza della difficolt a cui anda-vamo incontro abbiamo affrontato questa avventura: i ragazzi del Tralcio avevano bisogno di una struttura che desse loro una sicurezza per il futuro.Lidea si man mano concretizzata con linaugurazione della sede al polifunzio-nale e la creazione

    di Marco Belli sindaco di Traona

    Scrivere di per s sempre impegnativo e altrettanto importante, ma scrive-re per un opera che celebra il decimo anniversario di vita come lassociazione volonta-ria il Tralcio Onlus di Traona, per me lo ancora di pi.E queste ragioni vanno ricer-cate nellimportanza sia cul-turale ma soprattutto socio educativa, che lassociazio-ne e il suo progetto di vita ri-veste oggi pi che mai nella nostra debole e disattenta societ moderna.E in questi due aggettivi debole e di-sattenta, ho cercato di riassumere a pa-rer mio il vero volto di una odierna societ sempre impegnata pi nellaffermazione delleffimero e del voluttuario piuttosto che nella ricerca di una solida concre-tezza dei nuovi bisogni socio-culturali.Lassociazione nata dieci anni fa da importanti sensibilit personali di poche persone del territorio le quali, nonostante le molteplici difficolt che via via hanno dovuto affrontare, hanno saputo costruire e realizzare un progetto di vita sociale ed educativo di particolare pregio.In questo contesto credo vada riconosciu-to ai protagonisti, o meglio alle protagoni-ste, una grande capacit di determinazio-ne e di coraggio in molteplici circostanze, sia nella fase iniziale che, soprattutto, du-

    ran-te la normale gestione di vita dellassociazione volontaria.Era evidente che lAmministrazione Co-munale non poteva essere estranea a tali eventi, per cui abbiamo cercato di essere vicini anche noi a questa preziosa iniziati-va, favorendo per quanto possibile sia la nascita che la normale continuit di vita a questo rilevante sodalizio.E dopo 10 anni, valutando i fatti e i risultati raggiunti, non possiamo che esprimere tanta soddisfazione e altrettanti ringrazia-menti per la ricchezza sia culturale che educativa che lassociazione Il Tralcio ha saputo restituire alle nostre intere collet-tivit.

    Traona li 18 Marzo 2012Tanti auguri a tutti.

    del logo tramite un concorso che ha visto coinvolti tutti i ragazzi delle scuole del nostro territorio.Questi anni hanno visto crescere la no-stra amicizia ed stato per me un piacere poter dare il mio aiuto e la mia collabora-zione per cercare di risolvere i problemi che man mano si presentavano, coinvol-gendo anche varie Istituzioni territoriali.Per me ora motivo di soddisfazione vedere la partecipazione di numerosi volontari alle diverse attivit proposte a sostegno dell associazione e sentire che i ragazzi possono vivere esperienze diverse seguiti da personale preparato, qualificato e sempre disponibile.Voglio porgere a tutti Voi i miei pi cari auguri perch tutto questo, nonostante le difficolt del momento, possa conti-nuare ad accogliere ed aiutare i nostri Ragazzi.

    Il sindaco Dino Della Matera con alcuni

    soci fondatori de Il Tralcioe Marco B

    elli, lallora vicesindaco.

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    di Valeria Lorenzoni Assessore Servizi Sociali

    Il Tralcio compie 10 anni! Sarebbe facile fare semplicemente gli auguri, ma la presenza di questa Associazione e so-prattutto la sua finalit porta a fare alcune riflessioni sul ruolo e limportanza della solidariet a favore delle persone pi de-boli e bisognose. Sul nostro territorio gi esistono numerose realt di volontariato anche nel campo sociale, ma Il Tralcio qualcosa di pi perch segue costante-mente con amore e affetto chi pi ne ha bisogno.

    Esprimo quindi tutta la mia stima verso quelle persone che unitamente allAm-ministrazione Comunale hanno voluto dar vita a questa realt, contribuendo ad alleviare le sofferenze di chi si trova a fronteggiare un destino pi arduo e le difficolt dei propri famigliari.Allinizio era un sogno e sembrava quasi impossibile da raggiungere per le innu-merevoli difficolt burocratiche; ma la co-stanza e limpegno di un piccolo gruppo di persone alla fine sono riuscite a supe-rare ogni ostacolo: ci a conferma che la volont di realizzare cose giuste prevale su qualsiasi ostacolo.La vostra Associazione ha progressi-vamente ampliato nel tempo la propria

    attivit, continuando a rispondere con soluzioni innovative, integrando efficienza e solidariet, ai bisogni emergenti delle persone pi fragili.LAssessorato da me rappresenta-to, per quanto di sua competenza e con le scarse risorse disponibi-li, ha fornito il proprio contributo al sostegno delliniziativa, ma indubbio che la presenza e lim-pegno di tutti voi hanno consen-tito il raggiungimento di risultati insperati.Vi ringrazio infine per quanto avete fatto e continuate a fare nel sociale, auguro che il vostro impegno sia di esempio a tutti i Traonesi ed in particolare ai giovani.

    di Giuliano Caroi *ex Assessore della Comunit Montana di Morbegno

    Sembra ieri era sicuramente un marted pomeriggio di oltre dieci anni fa, quando incontrai, presso gli uffici della Comunit Montana Valtel-lina di Morbegno, due signore che avevano chiesto un collo-quio con me, che a quel tempo ricoprivo lincarico istituzionale di Assessore ai Servizi Sociali dellEnte Sovraccomunale.Le due signore, Cinzia e Rena-ta, quel pomeriggio erano ferma-mente determinate a rappresen-tarmi le necessit di un gruppo di ragazzi disabili, fra i quali i loro due figli, a confidarmi i conse-

    guenti bisogni sociali e assistenziali, e soprattutto esplicitarmi la volont di ren-dere operativo un centro diurno che po-tesse aggregare il pi possibile i ragazzi fruitori e le rispettive famiglie.Chiedevano, le due signore, in maniera molto educata quanto decisa e convinta, il coinvolgimento dellEnte, che in quel momento rappresentavo, non tanto e non solo dal lato contributivo, ma specialmen-te dal lato organizzativo, al fine di

    Autorit civili e religiosi allinaugurazione della Sede. Cinzia Bonetti al taglio del nastro

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    interessare e coinvolgere sinergicamen-te tutti gli Enti che in modo diverso, ma egualmente importante, avessero qual-che competenza nellambito dellassi-stenza ai disabili.Alle due signore, come dabitudine, non

    promisi inter-

    venti impensabili e irraggiungibili, ma assicurai la massima attenzione a un problema per me completamente nuovo, e una giusta determinazione per coinvol-gere tutti i soggetti che avrebbero potuto essere utili allo scopo.Particolarmente preziosa stata la collaborazione, con lallora Sindaco di

    Traona, Dino Della Matera, con lAs-

    minazioni conseguenti.Allo stesso tempo, desidero esprimere un pensiero di gratitudine ai ragazzi del Centro, alle loro famiglie, ai loro amici e compaesani che in momenti diversi e indimenticabili mi hanno concesso il pri-vilegio di godere della loro compagnia e amicizia e di leggere nei loro occhi un sentimento di sincera gratitudine ben al di l di ogni mio merito personale e isti-tuzionale.Al Tralcio, che questanno celebra il de-

    cennale di inizio attivit, laugurio pi caro e sincero di pro-seguire ancora per lungo tempo, con lo stesso spirito e lo stes-so entusiasmo che sono stati alla base di una operativit veramente encomiabile.Sembra ieri... ma son passati dieci anni da quando per la prima volta ci siamo conosciuti e, con la promessa e limpegno di continuare a incontrarci, vi abbraccio caramente.

    sessore Valeria Lo-renzoni e con altri soggetti pubblici e privati. Quindi siamo passati a rappresentare le esigenze e il con-seguente proget-to allAssemblea della Comunit Montana, alla Conferenza Di-strettuale dei Sindaci, visto che in quello stesso periodo lEnte Mon-tano si stava accollando la programma-zione e la gestione dellUfficio di Piano, all Azienda Sanitaria Locale per la parte di competenza e per un possibile quanto auspicabile accreditamento.A distanza di qualche anno, anche se al presente non rivesto incarichi di tipo amministrativo o istituzionale, doveroso da parte mia rinnovare i ringraziamenti a tutti coloro che hanno prestato attenzione al problema, senza sottrarsi alle respon-

    sabilit e alle deter-

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    di Ignazio Cndito ex dirigente dellI. C. di Traona

    Mi sembra sia avvenuto ieri lincon-tro a scuola con le sig.re Cinzia Bonetti e Renata Marchetti per il-lustrarmi le ragioni sociali della nascente associazione di volontariato Il Tralcio e per chiedermi se lIstituto comprensivo di Traona poteva collaborare con loro, invece sono trascorsi dieci anni. Era nelle loro intenzioni portare a conoscenza della Comunit la presenza dellAssociazione sul territorio. tramite un concorso grafi-co pittorico dal titolo Il tralcio d la vita. D, tu, vita al tralcio. Lo scopo del concorso, rivolto ai bambini della Scuola dellInfanzia e della Scuola Primaria di Traona e a tutti gli alunni della Scuola Me-dia, era creare il logo dellAssociazione.Le signore mi parlarono con grande entu-siasmo del loro progetto associativo, del

    loro desiderio di fare per aiutare le persone meno fortunate, non autonome e ricordo ancora la mia commozione nellascoltarle: avrebbero convinto a collaborare con loro anche il dirigente scolastico pi scettico. Tutti gli insegnanti delle scuole interessate, con molta sensibilit, accettarono di colla-borare alliniziativa e, in breve, le scuole di Traona si trasformarono in altrettanti laboratori artistici, producendo ben oltre duecento elaborati, tanti molto significa-tivi per coerenza al tema e per i tratti gra-fici. Tant che per la giuria la scelta degli elaborati da premiare risult un lavoro faticosissimo. La premiazione dellelabo-rato scelto come logo dellAssociazione e degli altri elaborati di ottimo livello per ciascun ordine di scuola avvenne il 2 giu-gno 2002, Festa della Repubblica e Festa di chiusura dellanno catechistico presso la palestra dellIstituto.In quella occasione di festa e di gioia, oltre ai numerosissimi bambini, ragazzi e giovani presenti, ci fu una grande parte-cipazione di cittadini con, in testa, lallora sindaco Dino Della Matera, lassessore all istruzione Marco Belli e don Remo Giorgetta. Ebbi netta la sensazione di una Comunit

    unita, solidale, capace di capire, apprez-zare e condividere i valori che contano nella vita. A distanza di dieci anni con-stato, con immensa gioia, che Il Tralcio ha dato e d tanti frutti alla Comunit di Traona, grazie al costante e assiduo impegno del Presidente, delle persone che con lei collaborano e degli operatori socio-sanitari, a cui va la stima mia e di tutta la cittadinanza.Con la speranza e il sentito augurio che Il Tralcio possa continuare a dare i suoi frutti ancora nel tempo.

    Regolamento del concorsoIl concorso: aperto ai bambini dal 1 anno di fre-quenza della scuola dellinfanzia fino ai ragazzi della 3 media compresa.

    Tema:realizzazione di un logo che sia rap-presentativo ed esprima il senso de Il Tralcio. Sar lemblema che accompa-gner loperato dellassociazione.

    Materiale:lelaborato potr essere realizzato con tecniche diverse: pastelli, pennarelli, tempere, carboncino ecc

    Consegna:i disegni dovranno essere ultimati e consegnati entro il 15-05-2002 nelle ri-spettive scuole. Ognuno pu scegliere la forma di identificazione che ritiene pi idonea. Tutti gli elaborati rimarranno allassociazione.

    Valutazione:i disegni verranno visionati da una giuria cos composta: un professore di educazione artistica, un insegnante di

    scuola elementare e un operatore del settore grafico. La giuria sceglier tra tutti i disegni pervenuti i tre (uno per ogni grado di scuola) ritenuti pi signi-ficativi sia dal punto di vista dellespres-sione sia dal punto di vista del tema che si vuole rappresentare.

    Premiazione:avverr il pomeriggio del 2 giugno 2002 (giorno di chiusura dellanno ca-techistico) alla presenza della giuria. In quelloccasione verranno esposti tutti i disegni pervenuti e vi sar la comuni-cazione dei risultati e la premiazione.

    Ignazio Cndito alla premiazione dei dis

    egni

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    nel gesto di un sorriso, di un canto, di una preghiera

    di don Remo Giorgetta gi arciprete di Traona

    A distanza mi risulta difficile scrivere della realt del Tralcio. Mi di osta-colo non la distanza di tempo che ci separa dalla fondazione del Tralcio, ma il fatto che mi impossibile cogliere la reazione delle mie parole sul volto dei ragazzi del Tralcio, cos come avviene di presenza. Quando basta un sorriso, laccenno a un canto mimato, un gesto, una preghiera fatta ad alta voce.Mi aiuta il

    pensiero che tra i frutti che la presenza di don Luigi Guanella ha fatto germinare nella Bassa Valtellina e a Traona in parti-colare, ci sia proprio il Tralcio. Potendo per caso far qualche bene a Traona non mancher, ebbe a scrivere il Santo pi volte, dopo molti anni che aveva lasciato la parrocchia di S. Alessandro. Quello che non ebbe la consolazione di poter fare Lui direttamente in favore dei giovani e dei ragazzi diversamente abili in Trao-na, per uno scherzo della Provvidenza avrebbe compiuto pi di cento anni dopo un manipolo coraggioso e determinato di genitori.Io ho avuto il dono e la grazia di esserne testimone, senza averne merito alcuno. E da allora non ho cessato di meravigliarmi del sapore genuinamente evangelico sia degli inizi che degli

    di Fabrizio Zecca

    Come tante altre persone anche io ho visto Il Tralcio muovere i primi passi. Loccasione mi stata data per aver partecipato in qualit di giurato nel concorso per la scelta del logo dellassociazione. Una bella idea e una numerosa par-tecipazione di disegni che sono stati valorizzati e premiati nel corso della festa che si era tenuta alla palestra comunale di Traona e dove anche qui ho avuto lonore di essere in-vitato.

    di Sara Bonini

    Cos dice il Signore: Come il tralcio non pu portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, cos ne-anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perch senza di me non potete far nulla.

    In questi dieci anni da un singolo tralcio, coltivato con amore,

    annaffiato di pazienza e riscaldato dalla Luce del Cristo hanno preso vita copiosi frutti. Grazie a quelle tante mani che hanno sapien-

    temente contribuito a farli maturare la fatica del lavo-

    ro diventa gioia e serenit nel raccoglierli.

    Sara Bonini, di spalle a destra, vincitrice del concorso

    Fabrizio Zecca consegna il premio alla scuola Materna

    Don Remo Giorgetta con alcuni ragazzi

    de Il Tralcio

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    sviluppi di unopera che il buonsen-so avrebbe detto temeraria e al di sopra delle forze dei protagonisti.Mentre si prospetta per i ragazzi (mi sia lecito chiamarli cos piuttosto che uten-ti!) un trasloco al di l dellAdda, in una nuova struttura, invito tutti agli amici del Tralcio a vivere le nuove sfide del futuro come occasione di crescita e di maturit, dopo i primi dieci anni di attivit. E non un caso, secondo me, che il terreno su cui sorger la struttura vo-luta dalla Fon-dazione Sansi e la Fondazione stessa siano le-gati alla volont testamentaria di un sacerdo-te guanelliano, don Ugo San-si. Nel lonta-no 1982 ebbi occasione di visitare a Na-zareth il cen-tro diurno da

    lui realizzato nella terra di Ges, una meraviglia! Ricor-do che don Ugo ci confid che prima ancora di essere destinato alla missione oltre-mare era rimasto colpito da una foto di don Guanella du-rante il pellegrinaggio in Terra Santa compiuto nel 1902 (esat-tamente cento anni prima della fondazione del Tralcio!) insieme al beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Nella fotografia don Lu-igi non era ritratto in preghiera o in visita nei luoghi della fede e della devozione, dove pure si

    era recato: era invece ritratto attorniato da un nugolo di bambini!Concludo questa mia semplice testimo-nianza: lasciando Lanzo dIntelvi, tra un paio dore sar al Convento a Traona. davanti alle spoglie mortali di don Luigi Guanella. Pregher il Santo per tutti i suoi amici prediletti, genitori, figli, operatori e volontari del Tralcio.

    Lanzo dIntelvi, domenica 29 aprile 2012

    di don Maurizio Divitini arciprete di Traona

    Cari ragazzi e ragazze del Tralcio, una grande gioia festeggiare con voi e con gli educatori che vi sono sempre vicini, i 10 anni della vostra associazione. Penso che il nome che era stato scelto allora sia davvero stato azzeccato perch esprime bene quella che la realt della vostra vita. Il tralcio ha bisogno della vite. Come tutti, anche voi vi accorgete che non siete capaci da soli di fare tante cose; avete bisogno di chi vi sostenga, vi accompagni, vi aiuti a scoprire la bel-lezza di ci che siete e che nascosto dentro di voi. Senza la vite il tralcio secca e muore: inutile e serve solo per essere bruciato. Invece, il tralcio attaccato alla vite stimola il tronco a produrre la linfa. Magari il tronco da solo non si darebbe tanto da fare per produrre tanta prezio-sa linfa, non scaverebbe con fatica nella terra perch le radici possano trovare tutte le sostanze nutrienti e preziose di cui il terreno ricco... Gli basterebbe stare in piedi e penserebbe solo a se stesso. Direbbe: Guarda che bel tronco che sono... me ne sto qui dritto in piedi e questo mi basta! Ma se c un tralcio che ha bisogno di tanta linfa, il tronco non pu starsene con le mani in mano, ma deve fare tutto il possibile per riuscire a produrla... e non ce n mai abbastanza.Ma anche il tralcio deve essere generoso: non pu trattenere la linfa per s altrimen-

    ti si spezza e la preziosa linfa finisce per terra: che spreco! Invece il tralcio si d da fare perch lungo di esso possano spuntare tante belle foglie... Si chiamano pampini e sono indispensabili alla vite perch trasformano lenergia che viene dallalto: questa energia luce e calore e col prezioso lavoro delle foglie diventa altro nutrimento per la pianta che diventa forte e allora ecco che possono crescere i frutti. Grappoli succosi e maturi con tanti acini pieni di dolcissimo succo perch la vendemmia possa essere abbondante e allietare di gioia lagricoltore. Quellagricoltore, ci dice Ges, Dio Pa-dre che abbiamo nei cieli, che gioisce di voi per la vita che sprizza da ogni poro della vostra pelle e per tutto lamore che la vostra presenza in mezzo a noi fa cir-colare. questa la linfa di cui voi, i vostri cari, Traona e tutto il mondo, ha sempre bisogno!

    (Giovanni 15, 1)

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    un sogno, un desiderio, una realt

    di Giovanni Manenti presidente Nazionale dellAssociazione Genitori de La Nostra Famiglia

    Il partecipare sin dalle origini ad una idea nata per fronteggiare un bisogno ed un desiderio non capita spesso e lesserne coinvolti in modo indiretto pu dar luogo ad una avventura dal percorso imprevedibile e pieno di sorprese.Questo mi capitato.Il sogno una visione scaturita dalla necessit di fornire una buona qua-lit di vita a delle persone fragili e bisognose di assistenza, a maggior ragione e con pi determinazione se queste persone sono i nostri figli.Da qui nasce lincontro tra un sogno, di genitori, un tecnico, con le sue co-noscenze, ed una realt da creare e da sviluppare.Non sempre gli incontri sono ca-suali, specialmente quando questi sono voluti e cercati da persone determinate a dare concretezza ad un loro sogno.Il sogno non un semplice biso-gno, il bisogno pu essere fron-teggiato anche rivolgendosi a chi ha gi in parte dato una risposta ad esso.Il sogno la visione prospettica

    di una situazione contingente e alla quale le risposte date non soddisfano piena-mente la propria proiezione nel futuro.Da qui la necessit di creare qualcosa di nuovo, di modificare lapproccio che stato fatto, fino ad ora, a quel bisogno, si deve reinventare un percorso o una modalit di trattamento di quel bisogno.Il fatto che dei genitori debbano, dopo aver verificato quanto esiste sul terri-torio, spingersi alla creazione di nuove opportunit non un fatto inusuale ma lorigine di molti servizi alla persona ed un modo di applicare il principio della sussidiariet.La voglia di fare, la determinazione nel raggiungere lobbiettivo e la tenacia nel superare le mille difficolt che si incon-trano sono gli ingredienti che troviamo in questi genitori che si battono per il bene futuro dei propri figli.Il Tralcio il risultato di tutto questo mix

    di sentimen-

    ti, emozioni, compartecipazioni e desi-derio di fare.Il fatto che sia attivo da un decennio ha un significato: questi genitori sono riusciti a realizzare la loro idea e stanno lavoran-do per dare concretezza al loro sogno.Lidea stata trasformata in una realt viva, presente sul territorio, rispondente alle caratteristiche desiderate; ma quanto costa in termini numerari, economici e di impegno? una domanda a cui difficile risponde-re e serve ripercorrere le vicende che ci hanno portato a questo risultato per avere un quadro di quanto stato fatto, a quale costo economico e fisico per attingere nuove energie per proseguire.Allinizio si partiti con molte speranze e un po di sana incoscienza, si prosegui-to con la spasmodica ricerca di aiuti e di appigli per creare la basi su cui poggiare la propria idea e farla diventare realt, per scontrarci infine con le difficolt buro-cratiche, la disponibilit o indisponibilit

    delle persone e la difficolt per-sonale nel seguire e nel capire tutto liter da seguire.Dobbiamo ricordarci di tanti attori che si sono affacciati sul nostro percorso, alcuni si sono impegna-ti in prima persona per aiutare, altri per mettere in difficolt la na-scita di una realt nuova e pensata da chi il bisogno laveva in seno.Questi attori hanno portato il loro contributo in modo cosciente o in-consapevole ed hanno concorso a rendere le persone impegnate nel progetto pi determinate e pi con-sapevoli dei propri punti di forza e di debolezza.Si quindi affinata la ricerca delle persone che dovevano affiancarci

    nel percorso, consci delle esperienze passate e della determinazione neces-saria per arrivare allobiettivo di aprire un centro che, ponendo al centro la persona disabile, potesse fornire un servizio ade-guato, qualitativamente valido e social-mente utile.Il Tralcio nasce dopo un iter travagliato, punteggiato da momenti di euforia, scon-forto e speranza.Il neonato centro vuol essere un punto di riferimento per la diffusione sul territorio dellattenzione che necessitano le per-sone con fragilit, la loro inclusione nel tessuto sociale ed il loro monito per man-tenere viva nella societ la solidariet.La necessit di essere sul territorio porta con s una serie di attivit di coinvolgi-mento e sensibilizzazione verso la socie-t in cui viene inserita, sia essa rappre-sentata dagli enti locali dalle loro strutture o dalle singole persone che si avvicinano al centro per sostenerlo o per conoscerlo.Il sostegno del Comune sempre al fianco dei fondatori, il coinvolgimento delle strut-ture territoriali con varie vicissitudini e il reperimento di volontari in supporto alle attivit del centro permettono un avvio ed un mantenimento delle attivit.La realt rappresentata da Il Tralcio un insieme di attivit, di sentimenti e di collaborazioni difficilmente riscontrabili ed attivabili senza la sua presenza. un valore aggiunto nella vita sociale del territorio ed una modalit per renderci meno individualisti e poveri di solidariet autentica.Laugurio che Il Tralcio mantenga e rafforzi queste sue capacit nel rendere la sua presenza una crescita per il terri-torio ed un monito per tutti, legittimando, in questo modo, ogni sforzo che viene fatto per mantenerlo attivo sul territorio.

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    di Mara Corsolini ex presidente Fonos

    Salendo verso lAlta Valtellina si sta-glia alto il profilo un po fiabesco di Traona che pare promettere eventi straordinari.In effetti a Traona ho conosciuto un sinda-co straordinariamente comprensivo che ha accompagnato due donne gigante-sche come Cinzia e Renata nella ricerca di un piccolo tesoro che, con laiuto della Fonos (Fondazione Orizzonti Sereni) ha permesso la realizzazione di un progetto che pareva quasi un sogno.Il punto di partenza lamore per i propri figli che diventa creativit. I servizi per disabili sono pochi; in quel punto della Valtellina, raggiungere strutture o servizi impegnativo per le distanze e allora due mamme speciali come Cinzia e Renata pensano a lungo a una possi-bile soluzio-ne e bussa-no a qualche porta, certe di dovere ri-petere le loro richieste molte volte.Per per la Provvidenza in agguato e fa incontrare i soggetti giusti: un Sindaco Del-la Matera Dino, una Fondazione

    nata per aiutare le famiglie con figli di-sabili ormai adulti (la Fonos) e queste mamme audaci e ricche di intelletto e cuore. Laccordo tra il sindaco e la Fo-nos permette di dare un assetto giuridico alladesione al progetto. Il Comune poi mantiene alla grande le sue promesse: ristruttura un plesso scolastico, renden-dolo funzionale e, aggiungendo una sala riunioni di gran classe, consegna il tutto alle mamme (che nel frattempo hanno costituito una Cooperativa: Il Tralcio) e ottengono lautorizzazione a svolgere la loro attivit.Dalla gioiosa inaugurazione del 15 set-tembre 2002, benedetta da don Remo Giorgetta, numerose feste hanno consoli-dato lamicizia fra i genitori e i molti amici che hanno condiviso il progetto di Cinzia e Renata.Oggi festeggiamo i dieci anni. Auguri con affetto: che il Signore vi aiuti a mantenere idee, coraggio, amore. La vostra amica Mara.

    La mia storia con voi

    di Luisa Bosisio Fazzi presidente FONOS Onlus (Fondazione Orizzonti Se-reni)

    Molti pensano che incon-trare la disabilit, avere una disabilit, essere una persona con disabilit sia una tragedia. Eppure la disabilit appartiene alla umanit e fa parte della no-stra quotidianit. Infatti ognuno di noi conosce qualcuno che ha una qualsiasi disabilit e questa pre-senza, quando riferita ad unaltra perso-na o nucleo familiare, non ci disturba ma pu stimolare compassione, comprensio-ne e a volte solidariet.Diversamente lesperienza diretta (tu stesso, un figlio, un fratello o sorella, un genitore, ecc.) viene temuta e respinta anche solo come pensiero. Ebbene quando conobbi la disabilit in-contrai un gran numero di persone come me, mamme e pap, che pur nella du-rezza della condizione convivevano con essa. In questo gruppo di persone quan-do si parlava dei nostri figli e delle nostre figlie non li si definiva con i linguaggi tra-gici del pregiudizio sulla disabilit ma, al contrario, si andava alla ricerca di stimoli che ci e li aiutassero a superare le diffi-colt e di possibili soluzioni ai problemi che dovevamo (i genitori) e avrebbero dovuto affrontare (i figli) nella vita. Tutto

    faticosamente preceduto da un bagno difficile di consapevolezza dei nostri e loro limiti cos come delle nostre e loro potenzialit.I nostri figli erano e sono disabili ma que-sto non ha mai costituito un problema semmai era un problema per gli altri, i cosiddetti normali.Abbiamo percorso tutta la strada delles-sere genitori di bambini con disabilit quando allinizio abbiamo faticato ad accettare il loro stato. Ci siamo sentiti inutili, colpevoli, piegati dalla sofferenza, bisognosi di miracoli; la nostra famiglia e nostro figlio erano una gabbia, una ma-lattia bisognosa di cure finch non siamo diventati consapevoli di cosa effettiva-mente potevamo fare. Da quel momento abbiamo iniziato a co-struire un percorso nostro, una nuova vita con nostro figlio, con la nostra famiglia,

    Socie fondatrice con il Sindaco Dino D

    ella Matera. Seconda da destra Mara Co

    rsolini

    Al centro Luisa Bosisio Fazzi

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    con la comunit in cui viveva-

    mo partendo proprio da ci che eravamo come persone, con le nostre mogli o ma-riti, con i nostri figli con e senza disabilit. Il Tralcio, che ho conosciuto fin dai suoi inizi, uno dei risultati di questo percorso dove le famiglie di questo territorio, dopo aver dato la vita, hanno scelto di accet-tare di vivere la loro storia alla luce della disabilit di un loro figlio e per loro hanno costruito opportunit e dignit.Come il figlio con disabilit scombina la vita familiare cos queste famiglie hanno portato novit e cambiamento nei luoghi in cui vivono e nei posti dove operano influenzando la vita degli altri, miglioran-dola e provando a costruire una comunit a misura di tutti, anche dei diversi.Un mio amico, importante membro del Movimento della Disabilit Italiano, una volta disse che: La disabilit che vita, pu toglierti la vita se dentro covi rabbia per essere di-sabile, se questo ti paralizza e non ti fa lavorare per te, non ti fa andare avanti; in questo senso la disabilit non ci ha tolto n dato nulla: abbiamo avuto i nostri momenti di gioia e tristezza, come tutti, ma anche noi come tutti ci dobbiamo prendere cura della nostra vita.

    Unanalisi della nostra vita ci spinge a pen-sare che tra ci che la disabilit ci ha dato e ci che ci ha tolto, non c un piatto che pesi pi di un altro, ma la considerazione finale che la storia della nostra vita: un percor-so di vita qualunque, le persone che siamo

    diventate come frutto di ci che siamo e ci che abbiamo incontrato.Queste parole dette da chi vive in pri-ma persona la condizione di disabilit ci aiutano a capire se le nostre azioni sono giuste e ci spronano a continuare sul no-stro cammino: chi nella Cooperativa, chi nellAssociazione, chi come me in una Fondazione. Lavorare affinch le persone con disabilit che ci sono state affidate possano vivere una vita piena, con le loro potenzialit, i loro limiti, i loro desideri, i loro sogni. Lavorare per insegnare e far vedere agli altri quali sono i percorsi di una vita vissuta a pieno, quale sapore ha il gusto della vita... anche in presenza di una disabilit. I nostri figli non sempre possono andare in giro da soli, non possono vivere da soli eppure sono ed esistono ed hanno voglia di essere e di esistere. La presenza del Tralcio, la sua volont di vivere, la sua volont di sostenere la vita dei suoi ragazzi, porta la comunit a cambiare, a migliorarsi, a modificare le percezioni sulle persone tenendo presen-te che tutti siamo uguali e tutti abbiamo particolari esigenze, e non solo perch qualcuno etichettato disabile. Que-sto il significato pi profondo della vita, questo vuol dire vivere.

    I primi passi di un bel desiderio

    di Lucia Fognini

    10 anni! Quanto tempo passa-to, eppure certe cose sono ni-tidissime nella mente: persone, parole, luoghi, oggetti: esperienze che nella vita sono come le gocce di olio che cadendo su un panno vengono assorbite lasciando una macchia che, espanden-dosi, spesso rimane indelebile e duratura nel tempo. Ho sempre creduto che ogni persona un dono e una risorsa per laltro in qual-siasi condizione fisica o psicologica essa si trovi. Partendo da questo concetto an-che le mie esperienze lavorative e non, sono andate in questa direzione. E quan-do Cinzia fin dal 2001 mi ha interpellata per chiedermi se ero disposta a fare in-sieme ad alcune famiglie una esperienza di percorso di riflessione e realizzazione di una esperienza nuova, una proposta di creazione di un centro che aiutasse dei ragazzi con di-sabilit ad espri-mersi al meglio nelle loro poten-zialit, subito ho pensato che po-teva essere una bella occasione per mettere a frutto anche alcune idee che da tempo giravano nella testa. Insieme si pensava

    di creare una risposta sul territorio che potesse portare qualche cosa di nuovo rispetto a risposte gi esistenti. Si pen-sava che forse fosse giunto il momento di dar vita ad una realt che rispondesse ai bisogni di relazione e socialit della persona che avrebbe fruito del servizio. Quindi ci si messi allopera in questo senso. Abbiamo conosciuto altre realt, di-scusso, ci siamo informati, consultati con esperti, chiesto aiuto ad istituzioni, a ditte private. Ma soprattutto ci siamo chiesti cosa era importante offrire, cosa poteva es-sere stimolante per i ragazzi che gi si preparavano a questa nuova casa. Abbiamo ragionato su varie proposte e attivit che potessero stimolare cresci-ta, consapevolezza, favorire relazione, stima, mantenere abilit raggiunte ma anche favorire lacquisizione di altre. E soprattutto si ragionato sulla possi-bilit di creare uno scambio nel senso di favorire una mentalit pi aperta sul tema disabilit e sul concetto che anche la persona con problemi evidenti poteva essere una risorsa per gli altri. I pensieri

    Lucia Fognini, al centro, in una scena di teatro con i ragazzi de Il Tralcio

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    di cosa proporre sono stati tanti: dalla creazione di una banca del tempo in cui il perno della proposta fosse quello di dare e ricevere prestazioni semplici ma significative per dimostrare capacit e possibilit, alla erogazione di sempli-ci servizi come la sistemazione di libri in biblioteca; dallinvito di persone varie che vivessero con i ragazzi momenti, strutturati e non, significativi in cui tutti mettessero in gioco relazione, capacit lavorativa, di stare insieme e di volersi bene, ad una collaborazione e scambio con parrocchia, scuola e altri centri.Le cose al fuoco erano molte ma, con lentusiasmo e la voglia di fare che ci spingeva nel 2002, abbiamo iniziato operativamente il nostro cammino, siamo andati avanti anche davanti a difficolt che a volte hanno fatto parte del gioco e altre volte purtroppo hanno sconvolto la vita di tutto il gruppo. E qui ricordo il caro

    di Francesca Baraiolo e Cristina Lanza Educatrici

    Raccontare in alcune righe lespe-rienza di lavoro al Tralcio non fa-cile, ma sicuramente una grande opportunit.Se fossimo dei pittori limmagine che il pennello traccerebbe sulla tela sarebbe simile alle nostre montagne: unalternan-za di alti e bassi, di periodi in cui tutto sembrato filare liscio e periodi in cui invece gli equilibri sono stati messi a dura prova. Tante sono le emozioni, le gioie e le fa-

    tiche vissute in questi anni. Anni di cre-scita, di conoscenza reciproca, di legami che si sono via via intensificati, modificati e adattati ai bisogni di chi vive il Centro, in primis i ragazzi e le educatrici. Potremmo limitarci a scrivere le varie at-tivit/laboratori proposti in questi anni e fare un bilancio dei risultati ottenuti, ma il nostro desiderio quello di andare oltre tutto ci, di condividere con chi legge queste righe la parte pi corposa del no-stro lavoro. A volte ci siamo accorte che si ha la tendenza a credere che lavorare con persone disabili sia facile: basta ac-cudirli nella quotidianit, creare unattivit da svolgere e occasioni di incontro con lesterno. I nostri anni di lavoro ci hanno dimostrato che questa solo la cornice e che la parte pi impegnativa e arricchen-te invece quella di dar colore alla tela, di coglierne le varie sfumature, di bilan-

    Andrea che, anche se non pi fisicamen-te, sicuramente il pi attento sostenitore psicologico e spirituale del progetto. Dopo 10 anni di vita alcune idee si sono realizzate e si portano avanti con grinta altre sono l in attesa di sbocciare, altre ancora sono nate in itinere segno che lesperienza si trasforma, cresce e esplo-de in novit; il tempo e la perseveranza ma soprattutto la voglia di credere sem-pre nella persona e nella sua bellezza spinge avanti idee e persone. Operativamente non sono pi al Tralcio ma un pezzo del mio cuore sicuramente rimasto in quellesperienza, con lasso-ciazione ma soprattutto con i ragazzi che ci sono o sono passati di l. Non voglio dilungarmi oltre perch penso che tutti coloro che in qualche modo sono passati per questa esperienza desidera-no un poco di spazio. Grazie di cuore per i passi fatti insieme!

    di Daniela Fascendini

    Sono stata pic-colo tralcio di una grande vite per quasi due anni. Due anni possono sem-brare pochi ma nella mia memoria hanno lasciato giorni infiniti di sole, musica e colori. Ricordo solo il buono e il bello che abbia-mo vissuto insieme e vi ringrazio di cuore.

    Mi porto dentro un pezzetto di ognu-no di voi, le parole, i gesti, i sorrisi. Buona festa e buona vita.

    Daniela Fascendini, terza in alto

    Cristina Lanza (prima in alto) e Francesc

    a Baraiolo (terza in alto)

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    Dal libro Nevedi Maxime Fermine

    bianca.Congela la natura e la protegge.Si trasforma continuamente. sdrucciolevole.Si muta in acqua.

    bianca. Dunque una poesia. Una poesia di una grande purezza.Congela la natura e la protegge. Dunque una vernice. La pi deli-cata vernice dellinverno.Si trasforma continuamente. Dun-que una calligrafia. Ci sono die-cimila modi per scrivere la parola neve. sdrucciolevole. Dunque una danza. Sulla neve ogni uomo pu credersi funambolo.

    Si muta in acqua. Dunque una musica. In primavera tra-sforma fiumi e torrenti in sin-fonie di note bianche.

    c iare le tonalit individuali e di

    permettere alle risorse del sin-golo di trovare il proprio spazio allinterno del quadro. Tutto ci richiede tempo, non bisogna aver fretta di arrivare alla fine, anche perch il nostro un lavoro in continuo divenire, in evoluzione e che pertanto non finisce mai.La nostra esperienza lavo-rativa ci ha permesso di ca-pire quanto importante avere il coraggio di fermarsi ad ascoltare la voce del silenzio, dello sguardo e del gesto che raccontano pi della parola. Sicuramente abbiamo sperimentato che non sempre facile farlo, prese a volte

    dalla frenesia dellattivit, ma che, per lo meno, importante provarci, per darsi la possibilit reciproca di ascoltarsi, entrare in relazione e crescere insieme. neces-sario ritagliarsi dei momenti di riflessione

    in cui chiedersi ma sto facendo la cosa giusta? e guardarsi intorno per trovare la risposta. Quando positiva ci si carica e si va avanti, quando negativa invece ci si sente smarriti e ci si mette in discus-sione. La cosa bella per credere che questa sia in realt una grossa opportuni-t per ripartire, ricostruire e trovare nuove strade e strategie. In tutto questo i ragaz-zi sono sempre l, a volte protagonisti a volte semplici spettatori, ma comunque sempre schietti e genuini nellesternare i loro stati danimo. Non si mettono delle maschere per apparire diversi da ci che sono, sono semplicemente loro stessi, con i loro sorrisi, le loro arrabbiature, le loro risate e i loro bronci.Questo quello che ci piace si sappia e si conosca del nostro lavoro al Tral-cio. Per questo vi lasciamo con delle note poetiche che speriamo possano accompagnarvi in questo viaggio di

    conoscenza.

    Cristina Lanza

    Francesca Baraiolo con Monia Della Zoppa

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    di Antonio Valentini

    con piacere che ri-spondo allinvito rivol-tomi dallamica Cinzia di scrivere alcune righe per la celebrazione del decen-nale di apertura del C.S.E. (Centro Socio Educativo) Il Tralcio. Limpegno, la passione, lenergia che mettiamo nei cammini di realizzazione dei nostri sogni rendono prezioso e valorizzano sia il cam-mino stesso che le mete che di volta in volta rag-giungiamo. Mi pare che cos sia sta-to, quando pensiamo alla nascita, alla realizzazio-ne e poi allo sviluppo del progetto Il Tralcio. Co-

    di Luciana Gaggini

    La decisione e la tenacia di alcuni ge-nitori di ragazzi disabili hanno costi-tuito una associazione che ha trova-to la sua sede presso il polifunzionale a Traona localit Valletta, grazie anche alla disponibilit del Comune. Alcuni di loro erano nostri concittadini... le nostre relazioni per erano pi distanziate forse per un senso di disagio di relazionarci con i genitori e ragazzi, forse, perch i ragazzi avevano avuto percorsi educativi diversi e ci erano mancate le occasioni di condivisione che ci fanno conoscere ed instaurare relazioni.Larrivo dellassociazione stato per noi, comunit di adulti e ragazzi, un momento di conoscenza di avvicinamento maggio-re alla realt di queste problematiche, di scambio, e di arricchimento reciproco.Il punto di partenza per questo scambio stato certamente il concorso indetto dallassociazione stessa in collabora-zione con la parrocchia, loratorio e la scuola: il concorso rivolto a bam-bini e ragazzi doveva individuare tra gli elaborati dei concorrenti, il simbolo che diventasse il logo per lassociazione. La numerosa parte-cipazione, limpegno da parte dei ragazzi, hanno consentito allasso-ciazione di scegliere tra gli elabo-rati ci che era pi vicino ai loro obbiettivi e cos, scelto il logo, e, pi familiarmente, nato Il Tral-cio. Abbiamo cominciato cos a

    conoscere pi da vicino le attivit i loro ospiti; , educatori, e genitori del tralcio che man mano si sono inseriti sempre pi nella nostra comunit traonese, par-tecipando attivamente alle varie proposte in paese, e promuovendone essi stessi. Una fra le tante partecipazioni che ha avuto lunga durata e collaborazione stata la festa della famiglia che ha sem-pre visto Il Tralcio presente e attivo per la sua realizzazione.Pian piano Il Tralcio si inserito sempre pi nella nostra realt: i ragazzi che lo frequentano sono diventati a noi familiari e con essi anche le loro famiglie.Se festeggiare un traguardo significa fare una verifica del percorso fatto riguardo al crescere nelle relazioni significative e allaprirsi alla comunit e al luogo in cui si vive, dal mio punto di vista, la verifica per il Tralcio non pu essere in questo senso, che positiva.I traguardi solitamente, si festeggiano, e ai festeggiamenti solitamente, si scam-biano gli auguri: porgo dunque al Tralcio i miei auguri per il traguardo raggiunto riconoscente per quello che ha dato in termini di relazioni e scambi anche a noi, comunit di Traona, i miei auguri per-ch non venga meno allassociazione la tenacia, la costanza e la dedizione che li hanno sostenuti in questo percorso.

    struire un luogo dove le persone, in modo particolare quelle pi fragili, possano sentir-si a casa, accolte ed accettate ma allo stes-so tempo anche dolce-mente sospinte verso il meglio di quello che pos-sono essere, non cosa facile o che si improvvisa. Eppure succede, e qui

    successo... la determina-zione e la chiarezza del percorso, ha fatto nasce-re e crescere una bella real-t di servizio e di aiuto, signifi-cativa per chi vi abita e per chi intorno ad essa abita. Complimenti ed auguri!

    Antonio Valentini

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    di Guido Pusterla e Ambrogio Ripamonti

    Come possibile che il Noivoilo-ro incontri il Tralcio, e da questo incontro nasca un bel rapporto di amicizia e di stima reciproca, sempli-ce. Quando le strade sincrociano, per caso!!! No, non lo crediamo, pensiamo piuttosto di far parte di un disegno pi grande di noi e del quale ci fidiamo.Abbiamo conosciuto le fondatrici, prima che nascesse Il Tralcio, e vi raccontia-mo brevemente come successo.Abbiamo conosciuto

    Cinzia una domenica di primavera alla Nostra Famiglia di Bosisio Parini. Lei si trovava l con la sua famiglia per parte-cipare alla scuola genitori. Noi erava-mo stati invitati a testimoniare il nostro operare in un centro diurno a Erba, per-ch il tema di quella giornata riguardava proprio lillustrare le varie opportunit d inserimento per i ragazzi disabili, dopo il percorso scolastico e riabilitativo.Ricordiamo che al termine dellincontro, Cinzia si avvicin per chiedere informa-zioni pi dettagliate, e ci disse:Voi, nell intervento, avete detto che vi piacerebbe esportare il vostro modello di centro, sa-reste disposti ad aprire un centro Noi-voiloro in Valtellina?La nostra risposta

    fu:Sarebbe bello, ne possiamo parlare! A questo punto ci siamo scambiati i numeri di telefono e Cinzia ci disse che ne avrebbe parlato con la sua amica Renata e che sicura-mente ci avrebbe contattati, e cos fece.Ci incontrammo diverse volte presso di noi a Erba. Un giorno vennero a far-ci visita Cinzia e Renata con il Sindaco di Traona e lassessore, i quali volevano vedere e capire come eravamo organiz-zati riguardo a spazi e attivit. In seguito Giorgio si rec a Traona per vedere la struttura che il comune aveva messo a disposizione del futuro centro. Dopo que-sto sopralluogo abbiamo capito che per noi era troppo complicato gestire in loco un altro centro.Nel frattempo si costitu lassociazione Il

    Tralcio. Da parte nostra si opt di dare una mano nellavviare le attivit, facen-doci carico delleducatore e di fornire il materiale per lattivit di assemblaggio. stato importante anche per noi dare il nostro sostegno. Negli anni nata una bella amicizia e un gemellaggio. I ragazzi con le educatrici e i genitori, a volte an-che con volontari, in primavera venivano a farci visita con il loro parroco Don Remo e passavamo dei momenti veramente di-vertenti e belli. In autunno ci invitavano a Traona, men a base di polenta tara-gna! che i nostri ragazzi lapprezzavano tantissimo. Che momenti belli abbiamo passato insieme! Abbiamo cantato, bal-lato, ci siamo divertiti tanto. Avanti cos.

    Gita a Erba con i ragazzi del Noivoiloro

    e de Il Tralcio

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    di Lucia Del Nero

    Ho incontrato Cinzia, volontaria come me, nel Centro di Ascolto di Morbegno, aperto nel dicem-bre 1997. Non ceravamo mai viste, abitavamo in due paesi diversi, con attivit lavorative diverse: non conosce-vo niente della sua vita. Subito, avendo capito che ero insegnante, mi racconta il suo problema , un figlio con difficolt che sta crescendo e richiede ogni momento attenzione e guida. Da tempo aveva cer-cato medici specializzati, operatori che sapessero aiutare il figlio nella crescita, ambienti adatti per stimolare ogni giorno il suo apprendimento, consentendogli di restare a casa sua e nel suo ambiente.In breve mi coinvolge completamente nel progetto e condivido lidea di far emerge-re il problema a livello istituzionale, per cercare aiuto nel costruire un progetto e proporlo ad altri. Cinzia riesce a conta-giare altre persone di buona volont e, sostenuta dallIstituto La Nostra Fami-glia avvicina persone nuove a prendersi cura di suo figlio.A distanza di breve tem-po, incontra una nuova compagna: Renata.Con entusia-smo, tutti si dedicano alla costituzione di unassociazio-

    ne specifica, impegnate nel difficile com-pito di seguire ed aiutare questi ragazzi. Quasi subito si cerca un simbolo ad un nome significativo. Il Tralcio che indica la crescita di altre vite, seppure legata indissolubilmente alla pianta, che sa svi-lupparsi nelle migliori condizioni possibili.Ora Il Tralcio ha una sua sede, bella e funzionale, alla Valletta e soprattutto tanti amici generosi ed attenti. II suo ruolo ben definito, cos che altri ragazzi in dif-ficolt hanno potuto e potranno trovare aiuto e buona accoglienza.Le mamme sono riuscite nel loro scopo, dimostrando ancora una volta, che lamo-re e il coraggio vincono sempre.Grazie, a nome di tutti, e... buona conti-nuazione.

    Lucia Del Nero, al centro, mentre premia

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    di Fiorenza Rapella

    la consapevolezza di regalare un sorriso, un momento piacevole o di svago ai ragazzi del tralcio che mi spinge a salire quelle scale, con in mano una boccetta dolio profumato, che porta-no alla sala tv trasformata per loccasio-ne in un coloratissimo ed illuminatissimo centro per massaggi.I ragazzi sono pronti, aspettano impa-zienti il loro turno e seguono ognuno la propria routine di preparazione permessa dalle proprie capacit motorie e intelletti-ve; ce chi mi raggiunge correndo con la sedia a rotelle, chi arriva gesticolando e sgolandosi per salutarmi, chi fa i capricci perch ho cambiato il profumo dellolio...uno dopo laltro si svestono e si adagiano sul lettino e s inizia il massaggio.Con ognuno si istaurato un rapporto particolare, unintimit che si sviluppa-ta volta per volta, direi quasi di fiducia, che mi ha permesso di abbattere il loro muro di riservatezza e diffidenza verso

    lestraneo, ma soprattutto verso il con-tatto fisico.Ora sono pronti; ognuno ha il proprio massaggio preferito, c chi ha mal di col-lo e trova beneficio, c chi si addormenta se gli tocco la schiena, chi si fa due risate perch soffre il solletico sulle mani. Tutti i ragazzi hanno i propri momenti di svago in questo familiare centro di massaggi, dallinsegna particolare fuori dalla porta: un disegno colorato da loro che mi raf-figura in piedi di fianco al lettino con un ragazzo sdraiato.Probabilmente definirmi una volontaria esagerato, tuttavia se il volontariato composto da piccole azioni come un massaggio per regalare e regalarmi un sorriso, allora sono felice di esserlo.

    di Gabriele Pirruccio

    Divertimento. Questo il primo obiet-tivo da raggiungere nelle due ore settimanali dedicate allo sport. Per due anni e poco pi i ragazzi de Il Tral-cio sono stati seguiti, quasi perseguitati viste le ardue prove da svolgere, da un temibile insegnante di attivit motorie. Il marted ed il gioved di ogni settimana dellanno 2004-2005 erano i giorni del sudore e della fatica. Ma soprattutto, vi-sto il racconto fantasioso di queste prime righe e la prima parola di questo breve testo, un momento di divertimento e di benessere. Con questo spirito si affronta-

    va lora di attivit motoria allinterno della struttura di Traona (quando si era fortu-nati ed il tempo lo permetteva si stava allaria aperta) e i ragazzi venivano trasci-nati con il sorriso nelle gesta atletiche pi strane e fantasiose per diversificare per centoventi minuti la settimana al Tralcio. Con grande pazienza e con sana felicit Monia, Luca & Luca, Stefano e patrizia si sono fatti manipolare da un giovane lau-reato alle prime esperienze che ha subito accettato la proposta del centro di Traona con grande entusiasmo e convinzione. Si spaziava nellinfinit dellattivit motoria: da giochi, a semplici ma redditizi eserci-zi fisici, a sport, a percorsi e tanto altro. Venivano utilizzati vari strumenti e attrezzi ma soprattutto si scopriva cosa il proprio corpo fosse in grado di fare nonostante, se cos possiamo definirle, le difficolt. Problemi che venivano aggirati e che non limitavano la voglia di ogni singolo ragazzo di scoprire se stesso: per due ore settimanali si lasciava trasportare in avventure che allapparenza potevano sembrare strane ma che alla fine avevano un valore importante e fondamentale. Il richiamo allordi-ne era normale amministrazione come non mancavano mai moti-vazione, voglia di fare e voglia di scoprire. Proprio la scoperta era la gioia pi immensa: riuscire a fare una cosa nuova mai prova-ta prima oppure essere sorpresi da risposte motorie e caratteriali che ti stupivano e ti inorgogliva-no. I Fantastici 5 non si tiravano mai indietro e cercavano sem-pre di esaudire i desideri di chi li vedeva sorridere e che usciva soddisfatto e fiero di loro dopo ogni lezione. Momenti stupendi

    soprattutto quando ci si dedicava ad uno sport: pallavolo, calcio, atletica, corsa e pallacanestro fino ad arrivare al bowling. Si compivano gesti che per i pi sono scontati, ed invece diventavano azioni che superavano forse la loro immagina-zione, aiutandoli a conoscere ogni volta di pi se stessi. Sono stati due anni intensi, ricchi di gran-de gioia. Un percorso che avrei potuto continuare se non mi avessero offerto di lavorare lontano 550 km da Traona. Ma questo non ha cancellato quanto di buon e bello stato fatto dai fantastici 5, con laiuto sempre prezioso delle ragazze educatrici che ogni giorno stavano con loro. Sono stati due anni stupendi, dove ho sempre pensato avanti, a quanto que-sti ragazzi avrebbero potuto fare e sco-prire con il passare del tempo. Progetti e sogni che per il momento sono in stand by (in attesa), ma solo per il momento perch continuo a pensare ai Fantastici 5, e i pi di oggi, e ai risultati che un gior-no spero di poter raggiungere con loro.

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    di Danilo Anelli

    Sono un maestro specializzato nellin-segnamento dello sci ai disabili.Con i ragazzi del Centro Il Tralcio, conosciuti attraverso il C.F.D. (Cordina-mento Famiglie Disabili) Alta Valtellina, ho organizzato e condotto, in collaborazione con la Scuola di Sci, i corsi di tre giorni che si sono svolti a Oga e successiva-mente a Bormio. Ne nata una bellissima amicizia che si protratta nel tem-po ed tuttora viva. Svolgo il mio lavoro con tanta passione, ma con questi ragazzi specialiogni volta rappresenta unesperienza nuova e unoccasione di scambio davve-ro significativa. Infatti sempre una grande emozione vederli affrontare ogni volta le discese sugli sci, diver-tendosi, cercando con tutte le forze di superare i limiti e acquisendo via

    a cura del C.S.E.

    via pi sicurezza. Ma quello che mi d maggiore soddisfazione e gioia la rela-zione che si instaura fra me e i ragazzi, di affetto, fiducia e conoscenza reciproca. Apprezzo la loro grinta e colgo il loro vivo desiderio di integrarsi e di stare insieme con gli altri. Da loro imparo ogni giorno, mi arricchi-sco dal punto di vista personale e profes-sionale. Ringrazio di cuore gli educatori e la responsabile del Centro, per la loro preziosa collaborazione. Un affettuoso abbraccio ai ragazzi.

    CUCINAE RIORDINO

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    PITTURA PITTURA

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    GIARDINAGGIO MUSICA

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    TEATRO TEATRO

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    MOMENTI... RICREATIVI

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    USCITE E... GITE

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    S. Messa di ringraziamento per lanno di attivit e a ricordo di Andrea, Ibrahin, e Matteo.Cena, balli e divertimento.

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    di Roberto Giussani titolare dellaGiussani Rapid Srl

    Mi hanno chiesto di esprimere un pensiero... io parto dal nome...Il tralcio... ramo giovane della vite, quello che spunta, piccolo e verde dal nodoso e vecchio fusto della pianta... ma quello che poi da i frutti, e che nella sua fragi-lit, sostiene pesanti grappoli di uva... che viene reciso, insieme al suo frutto... ma che non muore e ad ogni stagione rinasce... dal nome che posso capire quanto forte e decisa sia stata la volont, di creare qualcosa che desse dei frutti, e che co-munque avesse buone radici.La Valtellina come la Brianza, terra di gente che guarda al lavoro e alla fami-glia... e un giorno ci siamo incontrati.Che bello! Abbiamo bisogno di cre-scere, mi fu detto, ci dai una mano?Anche noi..., fu la mia risposta di allora...Ed ecco che il tral-cio riceve la linfa, una piccola goccia, ma costante, che or-mai scorre da anni in quel fusto.Il nostro lavoro ci spinge a cercare aiuti preziosi in collabora-zione con realt vive e

    importanti come la vostra, e devo dire che in circa 20 anni, tutto questo ci ha permesso di stare al passo con i tempi e il lavoro diventa anche un esperienza di vita. Ormai lavorano con noi circa 15 tra cooperative e associazioni, e questo ci gratifica molto, anche dal punto di vista umano... senza di voi anche lazienda sarebbe in grande difficolt.E da questo punto di vista, abbiamo tutti i giorni la possibilit di vivere con perso-ne dal grande cuore e da grandi ideali... quelli di aiutare gli altri, alcuni in grande difficolt... e ci ci rende orgogliosi, ma sensibili al tempo stesso...Vorrei citarvi tutti, ma mi piace lidea di immaginarvi come un grappolo duva ma-tura... uniti e appesi a quel tralcio che sicuramente dar buoni frutti. E il mio grazie sincero va a voi tutti, fonda-tori, ragazzi e volontari che con il vostro lavoro ci aiutate, a volte anche senza sa-perlo, a fare in modo che questa pianta, la nostra azienda, abbia sempre delle buone radici...Grazie, quindi, di cuore...

    di Rosanna Giovannoni e Marilena Bongio

    Il Tralcio da alcuni anni a questa parte si avvale della collaborazione dei volontari di Delebio guidati da Cinzia.Tra questi collaboratori ci sono sia adulti che ragazzi delle medie, i quali, tutti i mercoled sera, si ri-trovano presso loratorio delebie-se per dedicarsi allassemblaggio dei fisher, ossia i tasselli da muro composti da parti in plastica e ac-ciaio. Cos, tra una chiacchiera e laltra, si realizzano questi manufatti, la cui vendita permette di ricavare soldi destinati a sostenere le attivit assisten-ziali della cooperativa.

    Lamicizia che lega i vari volontari e la gioia di poter dare una mano ai ragazzi disabili del Tralcio, fanno si che i mer-coled sera dei fisher non siano mai monotoni!

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    di Carla Ruffoni

    Quando penso al Tralcio, sorrido, perch questo leffetto che mi fa! Il mercoled sera, come ormai faccio da anni, prendo la macchina e vado al Centro Polifunzionale della Val-letta, dove so di trovare un gruppetto di donne (pi o meno le solite) sedute davanti a una grande tavolata piena di pezzi di metallo da montare. Non sono mai uscita da casa con lidea di andare a lavorare, bens, con lidea di andare a svagarmi un attimo. Ecco perch sorrido.Con il ricavato del lavoro che noi volon-tarie facciamo, diamo un aiuto ai ragazzi diversamente abili frequentanti lAssocia-zione, e gi questo mi rallegra, ma non lunico pensiero che mi invoglia a conti-nuare ad aiutare il Tralcio.La prima cosa bella che chiunque trova, varcando lentrata di quella che sarebbe la sala da pranzo dei ragazzi del centro, un gruppo di donne pronte a salutarti con un sorriso e un: Ciao! detto quasi in coro. Mentre lavoriamo, si parla di tutto; si ride; si scherza; ci si prende un po in giro; si scambiano ricette; consigli; opi-nioni; libri e alla fine del-la serata, se qualcuno del gruppo ha portato una torta per festeggia-re il proprio compleanno o semplicemente perch vuol far assaggiare un dolce particolare, festeg-giamo. Bello vedere che, se

    manca qualcuna del gruppo, c linteres-se di sapere se tutto ok (come diciamo noi), senza rimanere indifferenti.Tutte abbiamo impegni: famiglia; figli; la-voro; attivit varie; parecchie volontarie sono impegnate in altre attivit di volonta-riato e magari la sera sono un po stanche ma continuiamo a darci da fare.Assembliamo Fischer, ed un lavoro semplice, adatto a molti.Se fino ad ora ho parlato solo al femmi-nile, perch, al Centro, raramente si presentano degli uomini quando ci riu-niamo il mercoled.Arrivano alcuni dei ragazzi della Picco-la Opera durante le vacanze di Natale, Pasqua, fine anno scolastico e ne siamo felici perch, oltre a darsi da fare, portano allegria. Gli uomini fanno parte, pi che altro, di quel numero di volontari, per la maggioranza pensionati, che hanno an-cora voglia di dare aiuto e scelgono di lavorare al proprio domicilio.Per molte persone, questattivit, diventa un passatempo gratificante. Io vado al Tralcioper dare, ma mi rendo conto, che ricevo pi di quel che do.In cambio di