Il tonno "Maiale del mare" da Polibio ad Ateneo
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Il tonno "Maiale del mare" da Polibio ad AteneoAuthor(s): Emanuele LelliSource: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 78, No. 3 (2004), pp. 153-158Published by: Fabrizio Serra editoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20546837 .
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Emanuele Lelli
IL TONNO "MAIALE DEL MARE"
DA POLIBIO AD ATENEO
Nell'iberico
terzo libro della Geografia, Strabone elenca le "ricchezze
del mare" della regione costiera della Turdetania (3, 2, 7 C 145). Tra
queste un posto di assoluto rilievo ha il tonno, che giunge in grandi quan tit? sulle coste iberiche; proprio riguardo al tonno Strabone aggiunge una
notizia che desta particolare stupore (almeno nei lettori moderni) :
Si nutre di una ghianda di quercia (?aA-avcp ?qulvt]) che cresce nel mare salda mente radicata e
produce un frutto voluminoso. Questa quercia
nasce diffusa
mente anche sul terreno, in Iberia, con grandi radici, corne se si traitasse di un al
bero ben sviluppato, mentre non cresce
pi? di un arbusto nano: produce
un tale
numero di frutti che, dopo la maturazione, riempiono la costa, dentro e fuori
d?lie Colonne, dove li strappano le maree: all'interno d?lie Colonne se ne tro
vano sempre pi? piccole e sempre di pi?. Polibio [34, 8, 3] dice che questa ghianda arriva fino al Lazio, a meno che, aggiunge,
non cresca anche in Sardegna o nelle
regioni a essa vicine. E i tonni che vengono dal mare esterno, quanto pi?
sono vi
cini alie Colonne, tanto pi? sono
magri, per carenza di cibo. Di conseguenza Poli
bio afferma che non si esagera nel chiamare questo animale maiale di mare: ?
ghiotto infatti di ghiande e
mangiandole ingrassa notevolmente, e dove c'? ab
bondanza di ghiande, c'? anche abbondanza di tonni.
Da Polibio, probabilmente attraverso Posidonio - fonte privilegiata del
terzo libro straboniano1 - il tonno "maiale del mare" arriva fino al set
timo libro di Ateneo (302c), citato anche da Eustazio ad II. E 394-398, p. 994, 45 ss. Vanalog?a del tonno con il maiale sarebbe forse rimasta priva di int?resse, considerata una d?lie tante trasposizioni e assimilazioni con
il mondo terrestre attraverso cui gli antichi cercavano di rendere meno
alieno e misterioso il mondo degli animali marini,2 se la spiegazione for
nita di tale 'soprannome' non avesse suscitato una
particolare attenzione
esegetica. Come chiarisce una frase nel citato passo di Ateneo (che forse ?
una glossa, ma che tuttavia ? presente anche in Eustazio), "non ci si sba
i. Bench? tale passo non appaia tra i frammenti di Posidonio n? nella raccolta di L.
Edelstein -1.G. Kidd, Posidonius i. The Fragments, Cambridge 1972 n? in quella di W. Thei
ler, Poseidonios, Die Fragmente, Berlin-New York 1982, per A. Schulten, Estrab?n, Geograf?a de Iberia, Barcelona 1952 la citazione di Polibio sarebbe indiretta, in quanto contenuta in
Posidonio, come molti altri casi.
2. Di tale procedimento ? ricco il libro nono della Naturalis historia di Plinio. Se ne ri
parler? in seguito.
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glierebbe a chiamare i tonni 'maiali di mare'. [Perch? i tonni, come i
porci, ingrassano con le ghiande]". Alia base dell'analog?a tonno-maiale
starebbe dunque la comune alimentazione delhuno e delhaltro animale:
le ghiande. Delle ghiande marine che nascerebbero da una quercia 'sommersa'
nelle profondit? del Mediterr?neo non ce pero che una traccia per cos?
dire leggendaria nelle fonti antiche: Teofrasto (Hist, plant. 4, 6, 7 ss.) ri
porta la notizia secondo cui "alcuni riferiscono che ce un'altra quercia di
mare che porta perfino frutto ed ha un'utile ghianda", e aggiunge che que sta, come altre notizie, son? state diffuse da pescatori di spugne e palom
bari.3
Gi? dalla meta delhOttocento sulla notizia delle ghiande marine si ap
punt? Tacribia esegetica degli studiosi, nel tentativo di identificare la
pianta menzionata da Polibio e gli altri in una specie precisa (e, soprat tutto, reale): il Meyer4 pensava al Fucus versiculosus, noto comunemente
come "quercia di mare" per via di rigonfiamenti vagamente simili a
ghiande (in realt? non pi? grandi di 1, 5 - 2 cm); lo Steier5 proponeva il
Sargassum bacciferum, una sorta di "uva di mare"; h Andr?6 invece il Sar
gassum vulg?re, owero un'alga rossiccia; il Parona da ultimo, autore della
monograf?a di riferimento sul tonno,7 identifica la ghianda marina antica
con la Posidonia oce?nica, una faner?gama della famiglia delle Zosteracee i
cui frutti, piccole drupe carnose delle dimensioni di un'oliva, avrebbero
potuto dare, forse, Tidea di una ghianda. Quest'ultima esegesi ha costi
tuito, almeno nel settore degli studi naturalistici, una vulgata che si legge ancora in diverse opere di carattere
gen?rale.8 In realt?, in un recente
3. Convinto sostenitore della testimonianza antica sul tonno mangiatore di ghiande fu, nel '700, F abate Francesco Cetti, che pure ? generalmente riconosciuto come uno dei
primi ad essersi occupati in modo scientifico del pesce: cfr. F. Cetti, Anfibi epesci della Sar
degna, Sassari 1777,149.
4. E.H.F. Meyer, Botanische Erl?uterungen zu Strabo's Geographie, K?nisberg 1852, 3 s.;
lo seguono Schulten, Estrab?n, Geograf?a..., cit. n. 1, 172 e F. Lasserre, Strabon, G?ographie 11,
Paris 1966,189.
5. S.v. Thynnus', re vi a, 1936, col. 728
6. J. Andr?, Lexique des termes de botanique en latin, Paris 1956, 267 s.v. 'quercus' 4; della
stessa idea anche F.W. Walbank, A Historical Commentary on Polybius m, Oxford 1979,
600.
7. C. Parona, 'Il tonno e la sua pesca', R. Comit. Talass. Ital. 68,1919,135 ss.
8. Per esempio cfr. F. Costa, Atlante dei pesci dei mari italiani, Milano 1991, 332. Esclude
invece una relazione fra la Posidonia oce?nica - che gli antichi avrebbero potuto scam
biare per una ghianda
- e il tonno G. Ardizzone, Tonno comune', in Enciclopedia del Re
gno Animale. Pesci, Milano 1985, 451, che per? sembra ricondurre la tradizione del tonno
mangiatore di ghiande ad Aristotele e non a Polibio. In realt? Aristotele non menziona
mai le ghiande corne cibo del tonno, attesta solo che Faccrescimento del pesce ? r?pido
(Hist. an. 571a) e, in un altro passo, include addirittura il tonno fra gli animali esclusiva
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studio, Enrico Renna ha dimostrato che il periodo di fruttificazione della
Posidonia oce?nica, cio? marzo-aprile, coincide proprio con il periodo di ri
produzione del tonno, fase in cui - lo conferma quanto sappiamo dalla
moderna biolog?a del tonno - il pesce assume un regime alimentare assai
ridotto: il tonno dunque non avrebbe potuto cibarsi di tali frutti.9
L/ipotesi che la ghianda marina di cui parlano gli autori antichi possa realmente esser considerata una bacca di mare di cui il tonno si possa (o si
sia potuto) cibare risulta insostenibile, tuttavia, per un'altra ragione ancor
pi? cogente. Il tonno ? infatti pesce quasi esclusivamente carn?voro e, per
quanto sia data la possibilit? che in casi eccezionali possa alimentarsi con
vegetali, le ricerche dei biologi moderni escludono categ?ricamente la
possibilit? che possa "ingrassare" con ghiande.10 Perianto - conclude
sempre Renna - "alia luce degli studi delhattuale biolog?a del tonno, a
meno che non si debba supporre, il che ? per lo meno improbabile, un ra
dicale cambiamento nelhassetto eco-etologico del tonno, sembra di poter concludere che il racconto della ghianda di mare va pi? prudentemente ri
condotto alia cospicua 'mitolog?a' fiorita sul tonno, a quel complesso di
credenze popolari e fiabe marinare diffuse negli ambienti dei pescatori, che si aggiungono ad altre inesattezze trasmesse sul conto del pesce".
Se la notizia antica deve ritenersi dunque scientificamente e t?cnicamente
infondata, un'altra strada ? stata percorsa dai critici, nel tentativo di spie
gare l'origine dell'aneddoto da un fraintendimento o confusione lingui stici. Infatti in greco ?cdavoc indica prevalentemente la "ghianda" (o an
che la "quercia"), ma, pi? raramente, anche un "crostaceo" cirripede, di
cui il tonno si sarebbe potuto alimentare: sulhequivoco di tale termine,
perianto, sarebbe potuto nascere Taneddoto della "ghianda di mare" (cosi
Thompson).11 Ma ? difficile immaginare che su di un fraintendimento lin
g??stico si sia generato un parallelismo fra tonno e maiale (che ? invece
fondato sulhidentit? di alimentazione di entrambi). In realt?, a mi? avviso, occorre parure proprio dal soprannome del
mente carnivori: aaQxocp?yoi ?l?vov (591a 11), bench?, subito dopo, ammetta che il pesce
possa anche cibarsi di alghe: ajrcovxoa ?? xai cpuxicov (591b 17).
9. E. Renna, 'Il tonno e la quercia', in O. Longo - F. Ghiretti
- E. Renna (edd.), Aquati lia. Animali di ambiente acquatico nella storia della scienza. Da Aristotele ai giorni nostri, Na
poli 1995,111-126. 10. Sull'alimentazione del tonno particolare importanza hanno gli studi condotti sulle
tonnare siciliane e spagnole,
con la dissezione dello stomaco dei tonni: cfr. S. Genovese -
V. Alonzo, cSul contenuto stomacale di tonni (thynnus thynnus L.) catturati nello stretto
di Messina e in alcune tonnare della Sicilia e della Calabria', Atti Soc. Pelor. Se. Fis. Nat. 7,
1961, 299-304.
11. D'Arcy W. Thompson, A Glossary of Greek Fishes, London 1947, 79 s.: "This obscure
story may be based on barnacles (balani) attached to floating timber".
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tonno "maiale di mare" per cercare di spiegare l'origine delPaneddoto
che, come si ? visto, appare senz'altro 'invenzione' e non fscienza\
Nel mondo degli aquatilia pliniano (e non solo) alcuni tipi di pesci ap
paiono il 'traslato' di altrettante creature terrestri, in un confronto anal?
gico e metaf?rico insieme che ha lo scopo di avvicinare, attraverso il
noto, ci? che di misterioso si cela negli abissi: si ritrovano cos? lupi (9, 61:
branzino) ed asinelli (9, 61: nasello), donnole di mare (63: lampreda), ron
dini di mare (82, 89: excoetus volitans). Queste denominazioni non son?
fondate su dati scientifici, ma sono originarie deirimmaginario popolare: lo testimonia il fatto che molte di esse sono tuttora impiegate a livello
duso.12
Anche del tonno ? attestata, forse meno nota in quanto propria di set
tori tecnici quali Talieutica e la gastronom?a, una denominazione anal?
gica, che fa riferimento alla sterminata possibilit? di impieghi che Tani
male, in ogni sua parte, dalla coda alie interiora, consente.13
Nella trasmissione Linea Blu (in onda su RA? 1) del 2/8/2003, durante un
servizio sulle tonnare, un pescatore affermava: "Del tonno non si butta
niente. Lo chiamano il maiale del mare. Anche con la coda ci si fanno le
scope per pulir? i banchi delle na vi". Da un'indagine da me condotta, in
modo per cosi dire etnol?gico, ai mercati del pesce di Roma e di Siracusa, risulta in modo inequivocabile che uno dei soprannomi del tonno in uso
fra i pescatori, oltre al "vitello del mare" per la tenerezza delle sue carni, ?
appunto "maiale del mare", in quanto il pesce ha in comune col suino pro
prio la caratteristica positiva di rappresentare, per le popolazioni mari
nare, una risorsa quasi inesauribile, sotto tutti i
punti di vista. Quando ho
chiesto ad un anziano pescatore siracusano da quanto tempo Tespres
12. Il branzino ? ancora oggi, nel linguaggio dei pescatori, "loupasso" [Prov.] o "lupo"
[Irai.] (cfr. Thompson, cit. s.v. Xa?ga'E,), il nasello "asinel, asinello" [Irai.] (id. s.v. ovo?), la
lampreda "furetta" (id. s.v. ya^?i]), l'excoetus volitans "rundaninha" [Port.], "aroundela"
[Prov.], "rondinello" [Irai.] (id. s.v. xeXi?cov). Nelle fonti antiche ? testimoniato anche un
"pesce porco", che ? ovviamente animale diverso e aut?nomo dal soprannome "maiale
del mare" attribuito al tonno, e che si inquadra bene nella serie di denominazioni analo
giche or ora esaminate. Il "pesce porco", non identificato dai moderni (cfr. Thompson,
cit. s.v. ??), ? menzionato nel capitolo che Ateneo dedica appunto agli ue?, riportando versi di Epicarmo (fr. 61 K.-A.) e di Archestrato (fr. 23 Olson-Sens), ma rivelando una
certa confusione nell'identificazione di tale pesce (ora il maschio della ?aiv?c, "pun tazzo", ora assimilato alia altrimenti ignota xpaua?Kc); cfr. anche Plin. Nat. 32, 19 e 56, He
sych. s.v. v? xai ly?vc,. La spiegazione dello Stephanus, s.v. vj? pu? cogliere nel segno fo
rigine della analogia:
' videtur Archestratus piscem ilium tf]v ^c4if,iov s. limum subruere,
et in eo volutari perinde ut sus in coeno, s. luto".
13. Ottima panor?mica, anche delle fonti antiche che decantano i diversi impieghi del
tonno, in G. Mastromarco, 'La pesca del tonno nella Grecia antica. Dalla realt? quoti diana alia met?fora po?tica', Riv. cult, class, mediev. 40, 1998 (Scritti in onore di Agostino Ma
sar acchia), 230 s.
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sione fosse in uso, mi ha risposto: "Lo diceva mio nonno. Si ? sempre detto". A riprova dell'indagine 'diretta', leggo che uno dei paragrafi di un
interessante quanto curioso volume di recentissima pubblicazione sul
tonno14 si intitola 'Del tonno si mangia tutto, corne il maiale': segue un
dettagliatissimo elenco di tutte le parti del tonno anticamente in commer
cio in Sardegna; ancora, in calce al par?grafo sulla mattanza ? posta una si
gnificativa ep?grafe (di Alberto Stabile): "Il tonno, questo misteriosissimo
pesce povero, come tutti i pesci azzurri, senza onori n? gloria, ne ? la vit
tima e il protagonista. Non mitica "fera" come il delfino, n? biblico Levia
tano, come la balena di Giona, ma gigantesca sardina destinata ad essere
divorata tutta, un po' come accade al maiale di cui si dice che i contadini
non gettano via nulla".15
Il tonno ?, ed era ancor pi? nell'antichit?, ci? che fu il bisonte per i pelli rosse o la foca per gli eschimesi, tanto che una testimonianza di Rhode
suH'utilit? del tonno rivela una definizione ancor pi? prowidenzialistica raccolta presso i pescatori siciliani e spagnoli: "il tonno ? la manna del
Mediterr?neo".16
A questo punto, un'ipotesi per spiegare l'origine dell'aneddoto sul
tonno che si ciba di ghiande, che tanto ha affaticato gli studiosi, mi pare
possa consistere nel pensare che questo soprannome popolare del tonno,
conservato ancora oggi fra i pescatori del Mediterr?neo, abbia un'origine e una storia molto lunga, che si perde nell'antichit? e che di generazione in generazione sia stata tramandata come elemento di cultura popolare e
di ?mbito t?cnico. Alcuni autori antichi, non riuscendo a spiegare questa
definizione, costruirono 'a tavolino' una spiegazione che avesse sapore
scientifico, ma che agli occhi del bi?logo moderno risulta inaccettabile.
Polibio, forse Posidonio, Strabone ed Ateneo avranno probabilmente cre
duto alia loro ricostruzione dei fatti: di certo l'hanno proposta in termini
pi? scientifici che di mirum. Questo, tuttavia, ? un esempio di quante insi
die nasconda ci? che possiamo recuperare dell'?mbito tecnico-scientifico
della cultura greca e latina, nonch? dei suoi rapporti con la produzione
pi? letteraria. In molti casi elementi di natura diversa appartenenti ad un
sostrato folkl?rico e popolare son? reinterpretati o peggio fraintesi dagli autori, e spesso un approccio di tipo comparativo con le culture e le tradi
zioni popolari moderne puo gettare luce su questioni irrisolte. Cosi ?,
14- S. Torre, Le magie del tonno. La lunga awentura del pesce ehe dal mare fini sott'olio, Ve
nezia 1999.
15. Che anche nelfimmaginario popolare dei Greci il maiale rappresentasse Y animale
di cui 'non si butta niente' ? attestato da Plat. com. fr. 27 K.-A. Ci? legittima ancor pi? Ti
potesi che f analog?a tonno / maiale abbia alla base tale elemento.
16. P. Rhode, Thynnorum captura quanti fuerat apud veteres momentf, Neue Jahrb.
class. Philol. Suppl. 18,1892, 54.
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credo, per il soprannome del tonno, "maiale del mare", non perch? si cibi
di una ghianda inesistente ma perch? nulla si spreca di tale an?male cosi
prezioso per i pescatori del Mediterr?neo.
Universit? di Perugia
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