Il Tempietto Generale Antonio Gandin · dubbio lo formula Paolo Paoletti, ma non ha prove. Il fatto...

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Generale Antonio Gandin (AlbertoRinaldini) Cefalonia, 8-25 settembre ’43 Le giornate 9-24 settembre per la Divisione Acqui furono un accavallarsi di emozioni ed eventi sconvolgenti. Al desiderio struggente del ritorno a casa s’intreccia la volontà di difendere l’onore e la dignità di militari; alla sfiducia crescente sulla lealtà degli ex alleati segue lo scontro eroico e la strage di migliaia di giovani italiani. Sarebbe interessante descrivere la settimana della “tergiversazione” come la seguente della furibonda battaglia e feroce rappresaglia. Il susseguirsi degli avvenimenti dell’una e dell’altra si trova in “Italiani dovete morire” di Alfio Caruso. L’autore conduce il lettore a seguire il sorgere, lo sviluppo e la conclusine della tragedia giorno per giorno. A volte ora per ora. Il libro di Caruso è la nostra fonte, anche se non l’unica, da cui attingeremo informazioni al fine di trovare la risposta alla domanda: “Chi era Gandin”? Sosteremo sulla prima settimana, lasciando la seconda come “monumento” alla memoria dell’ “eroismo” dei caduti della Acqui. Nel sacrificio eroico si ricompone l’unità tra i militari della Divisione e l’unità della Divisione col “suo” Comandante. La storia dia alla Divisone Acqui la medaglia d’oro alla Memoria! La festa e il calvario della Divisione sono parte del dramma del gen. Gandin che si dipana nel tergiversare tra “resa” e “resistenza ai tedeschi” fino ai giorni del delirio omicida degli ex- alleati iniziato già nella giornata del 15 settembre e consumatosi contro la Divisione che si era arresa nelle giornate del 22 e 23 settembre. L’eccidio Restano inchiodate nella memoria le stazioni dell’eccidio della Acqui: La strage di Troianata del 22 settembre: 1000 italiani si erano arresi, ne furono uccisi 600 senza pietà. Raccapricciante l’eccidio di Procopata: i militari del 17° reggimento, rifugiatisi nella galleria che serviva da rifugio antiaereo, vi furono bruciati vivi dai tedeschi con i lancia fiamme. E poi le località ove i tedeschi consumarono la “rappresaglia”: Franara 461 trucidati, Kuruklata 306, Farsa 300, Procopara 148, Dilinata 145, Kardakata 114, Davagata 26, Santa Barbara 36. Gli ufficiali sfuggiti alle esecuzioni furono incarcerati ad Argostoli e fucilati il 24 settembre, nei pressi della “Casa Rossa”, vicino al faro di San Teodoro. Lì venne ucciso per primo il generale Gandin. Gli ufficiali condotti a piccoli gruppi nel cortile della casa affacciata sul mare, letta l’imputazione di “tradimento”, furono fucilati nel vicino oliveto. Li assisteva il cappellano militare don Formato. Morirono 129, ne furono risparmiati solo 37 o per il loro persistente fascismo o perché nati nei territori altoatesini annessi alla Germania. I corpi trasportati da un camion furono caricati su uno zatterone che doveva raggiungere un isolotto. La barca carica di esplosivo saltò in aria cancellando, secondo i giustizieri, le prove dell’eccidio. I superstiti furono Il Tempietto 107

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GeneraleAntonio Gandin

(AlbertoRinaldini)Cefalonia, 8-25 settembre ’43

Le giornate 9-24 settembre per laDivisione Acqui furono un accavallarsidi emozioni ed eventi sconvolgenti. Aldesiderio struggente del ritorno a casas’intreccia la volontà di difenderel’onore e la dignità di militari; allasfiducia crescente sulla lealtà degli exalleati segue lo scontro eroico e lastrage di migliaia di giovani italiani.Sarebbe interessante descrivere lasettimana della “tergiversazione” comela seguente della furibonda battaglia eferoce rappresaglia. Il susseguirsi degliavvenimenti dell’una e dell’altra sitrova in “Italiani dovete morire” diAlfio Caruso. L’autore conduce illettore a seguire il sorgere, lo sviluppoe la conclusine della tragedia giornoper giorno. A volte ora per ora. Il libro di Caruso è la nostra fonte,anche se non l’unica, da cuiattingeremo informazioni al fine ditrovare la risposta alla domanda: “Chiera Gandin”? Sosteremo sulla primasettimana, lasciando la seconda come“monumento” alla memoria dell’“eroismo” dei caduti della Acqui. Nelsacrificio eroico si ricompone l’unitàtra i militari della Divisione e l’unitàdella Divisione col “suo” Comandante.La storia dia alla Divisone Acqui lamedaglia d’oro alla Memoria! La festa e il calvario della Divisionesono parte del dramma del gen.Gandin che si dipana nel tergiversaretra “resa” e “resistenza ai tedeschi”fino ai giorni del delirio omicida degli

ex- alleati iniziato già nella giornatadel 15 settembre e consumatosi controla Divisione che si era arresa nellegiornate del 22 e 23 settembre.

L’eccidioRestano inchiodate nella memoria lestazioni dell’eccidio della Acqui: Lastrage di Troianata del 22 settembre:1000 italiani si erano arresi, ne furonouccisi 600 senza pietà.Raccapricciante l’eccidio di Procopata:i militari del 17° reggimento, rifugiatisinella galleria che serviva da rifugioantiaereo, vi furono bruciati vivi daitedeschi con i lancia fiamme. E poi lelocalità ove i tedeschi consumarono la“rappresaglia”: Franara 461 trucidati,Kuruklata 306, Farsa 300, Procopara148, Dilinata 145, Kardakata 114,Davagata 26, Santa Barbara 36. Gliufficiali sfuggiti alle esecuzioni furonoincarcerati ad Argostoli e fucilati il 24settembre, nei pressi della “CasaRossa”, vicino al faro di San Teodoro.Lì venne ucciso per primo il generaleGandin. Gli ufficiali condotti a piccoligruppi nel cortile della casa affacciatasul mare, letta l’imputazione di“tradimento”, furono fucilati nel vicinooliveto. Li assisteva il cappellanomilitare don Formato. Morirono 129, nefurono risparmiati solo 37 o per il loropersistente fascismo o perché nati neiterritori altoatesini annessi allaGermania.I corpi trasportati da un camion furonocaricati su uno zatterone che dovevaraggiungere un isolotto. La barcacarica di esplosivo saltò in ariacancellando, secondo i giustizieri, leprove dell’eccidio. I superstiti furono

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imbarcati su navi per essere deportati.Tre navi salpate da Argostoliaffondarono colpite da mine. Unnumero oscillante tra 1500 e 2000uomini finirono in fondo al mare. (1) Laconferma ci giunge dalla tesi di laureadel ten. Christoph Huber dellaBundswehr. Confrontando i datitedeschi con quelli italiani sulle nostreperdite lo studioso arriva al risultatosopra riportato. (2)

L’ interpretazione tedesca dei fatti: “All’esercito tedesco di stanza aCefalonia arrivò, tramite ilComando di Stato Maggiore,l’ordine di Hitler: gli italianiavevano tradito, avevano tenuto uncomportamento vile, non dovevanoessere fatti prigionieri, dovevanoessere uccisi”.

Il 24 settembre, un successivo ordinesupremo grazia i sopravvissuti chevengono imbarcati sulle navi perraggiungere la terraferma. Una fuaffondata dagli Inglesi e una colpita inpieno da una mina all’uscita dal porto.Alcuni italiani furono utilizzati perlavori forzati e poi fatti prigionieridall’Armata Rossa.(3) Fino al 24settembre il comportamento deitedeschi è stato al di fuori di qualsiasiregola di guerra, ha negato i diritti deiprigionieri, ha seminato odio eviolenza. Davvero c’era quest’ordine diHitler? Il processo contro i criminicommessi a Cefalonia iniziato daUlrich Mass nel 2001 e concluso nelmarzo 2007 con il proscioglimentodegli imputati per prescrizione, dàun’altra verità. (3 bis)

Pampaloni e ApollonioAlcuni scampati alla morte si unironoai partigiani greci. Tra questiPampaloni, che sfuggì alla mortefingendosi davvero ucciso tra i suoiartiglieri giustiziati, mentre era statoferito gravemente. Si salvò con l’aiutodei greci e combattè i Tedeschi con ipartigiani greci dell’Elas.(4) Apollonio,scampato alla morte nel modofortunoso di Pampaloni, fingendosimorto, ripreso dai tedeschi, nelprocesso per l’affondamento dellamotozattera tedesca del 13 settembrefu salvato da testimoni tedeschicavallerescamente da lui difesiquando, fatti prigionieri dagli Italianiad Argostoli, rischiarono di esserelinciati dalla popolazione locale.Collaborò come interprete con itedeschi, facendo il doppio gioco ecovando la rivincita nel ricordo degliamici giustiziati. Nel settembre del ’44creò tra i soldati rimasti sull’isola ilraggruppamento “Banditi Acqui” chein lui ebbero il capo indiscusso. Nellanotte tra il 13 e il 14 ottobre con altricompagni, su un mitragliatorericuperato non si sa come, Apollonio eil sottotenente Esposito – responsabiledi un gruppo di prigionieri –impegnato a riordinare il depositodelle munizioni e di curare lamanutenzione di una batteria, giuranodi vendicare i commilitoni caduti.Organizzerà la guerriglia e azioni disabotaggio insieme ai greci. Ad unanno di distanza da quell’8 settembre’43, con ciò che restava dellaDivisione Acqui ottenne dagli Alleatidi rientrare in patria con armi ebandiere. Con due cacciatorpediniere

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italiani, Artigliero e Legionario ecinque mezzi da sbarco inglesi, ilcomandante del raggruppamentoAcqui composto di 1286 sopravvissuti,l’11 novembre approda a Taranto.L’Acqui torna a casa armata e con labandiera! Lo racconta Alfio Caruso nelcapitolo “8 settebre 1944”.(5)

Chi era Gandin? Eroe o traditore?

Una risposta si può trovareesaminando la prima settimana, quelladelle trattative. Riteniamo che l’eroeresta tale anche se non scevro dadebolezze ed errori gravi che qualcunopotrebbe leggere anche come elementidi tradimento. Gli errori commessi daGandin nelle giornate di settembre del‘43 a Cefalonia furono numerosi, masono prove del tradimento? Paoletti nelvoluminoso suo studio ne è convinto.Voleva portare a Mussolini l’interadivisione armata. Ma se fosse riuscito,solo in questo modo, a salvare la vita el’onore della Divisione, sarebbetradimento? Noi cerchiamo una risposta alleperplessità causate dalla tesi diPaoletti apparsa nel libro del 2007,“La verità inimmaginabile” suffragatada una montagna di documenti.

Comandante della Divisione AcquiGiunto ad essere ufficiale dicollegamento con il Comando Supremogermanico, nel giugno del 1943 AntonioGandin lascia l’incarico e sostituisce ilgen. Aldo Garelli al comando dellaDivisine Acqui, considerata perifericaanche rispetto all’area balcanica. Fu unallontanamento dalla capitale di un

militare scomodo perché troppo amicodei tedeschi in un momento critico o unavvicendamento normale? SecondoRusconi questo avvicendamento nonebbe conseguenze per il ruolo diGandin. Per altri non è escluso ilmovente politico: il trasferimento daRoma può essere stato deciso perallontanare dallo Stato Maggiore unufficiale conosciuto come filotedesco nelmomento in cui l’Italia si preparava asganciarsi dall’Alleato. Il primo gesto del gen. Gandin – loafferma il console a Cefalonia VittorioSeganti – fu quello di invitare i tedeschisull’isola:

“Il gen. Gandin aveva subitochiesto e ottenuto dei contingentidi truppe tedesche per stabilire, connuove direttive, la difesa dell’isola,attraverso una cameratescacollaborazione con gli alleastitedeschi”.

Alcuni giorni dopo il 25 luglio truppetedesche furono impiegate per unamanovra congiunta.Rientrava nella strategia del “pianoAsse” costituire teste di ponte sulleisole ionie, ma fu Gandin ad invitare itedeschi a Cefalonia. DivenneComandante anche dei tedeschisull’isola, ma il dislocamento nei puntichiave lo imposero loro.L’8 settembre l’annunzio dell’armistiziointerrompe una cena tra ufficialitedeschi e italiani. Racconta ancora ilconsole Seganti:

“Assistetti la sera stessa del’8settembre ad un drammaticopranzo d’addio offerto dallaDivisione Acqui al generale

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Marghinotti comandante dell’ 8°Corpo d’armata di cui faceva partela Divisione Acqui. Nel corso delpranzo avevo apertamente espostoal gen. Marghinotti quanto alGandin e Gherzi ( il secondo diGandin) e a tutti gli ufficiali dellaDivisione il mio punto di vistasulla situazione che avevo definitodi volgare e indecoroso tradimento,di disonore e di infamia…Nessunoevidentemente sollevò obiezioni”. (6)

Un dire e un tacere che preoccupa!

9 settembreIl 9 settembre il gen Vecchiarelli, alcomando dell’XI Armata cuiappartiene la Divisione Acqui, applical’ordine del Comando Superiorericevuto il 7 settembre:

“Dite francamente ai tedeschi che senon faranno atti di violenza armatale truppe italiane non prenderannole armi contro di loro, non farannocausa comune coi ribelli né con letruppe anglo-americane, cheeventualmente sbarcassero”.

Il mar. magg. Alessandro Del Mastro,dattilografo al Comando di Divisione,il 20 marzo del 1947 dichiarava:

“Alla data dell’8 settembre 1943,praticamente era già sbarcatosull’isola quel nemico che secondoi progetti di difesa se ne dovevaimpedire lo sbarco”.

Si sbagliava – commenta Paoletti – “i tedeschi potevano perdere in 24ore quella testa di ponte, se ilcomandante avesse volutocatturare il presidio tedesco”.(7)

Si entra nell’area del tradimento?

L’estenuante trattativa.Il temporeggiare di Gandin e lasubdola strategia di Barge produconosolitudine e vicolo cieco in Gandin,astuzia e tradimento “mascherato” dasorrisi e cavalleria in Barge.Il generale Marghinotti, dal 25 agostocomandante dell’VIII corpo d’armata,venuto a Cefalonia per ispezionare ledifese dell’isola, assisteall’esercitazione del reparto anticarro.L’esercitazione è fatta incollaborazione con i tedeschi.

“Il suo freddo atteggiamento – scrive Alfio Caruso –

viene giudicato dai tedeschi comepreludio del voltafaccia. Non ècosì. Anzi sono loro che fin dal 5agosto hanno predisposto le misureper una soluzione di forza incodice “Asse”. A fine agosto è statocostituito nella Grecia occidentaleil XXII corpo d’armata dimontagna. Lo guida il gen. Lanz,ai suoi ordini una divisone damontagna in Epiro, un’altra inEtolia e il 966° posizionato aCefalonia (1800 uomini più la 2a

batteria del 201 gruppo semoventid’assalto, otto pezzi da 75, uno da105). Il distaccamento sull’isola èaffidato al tenente colonnelloBarge: la sua sede si trova aLuxuri sul versante est del golfo diLivadi, dirimpetto ad Argostolidove risiede Gandin: è sottintesoil disarmo e l’invio nei campidi concentramento delledivisioni italiane, adeccezione di quanti sarannodisposti a continuare la lottaa fianco del vecchio alleato.

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Il Comandante del Gruppo ArmateF, feldmaresciallo von Weichs,responsabile del settore Sud EstBalcani, ha suggerito ai propricomandi di spingereinizialmente per la consegnapacifica delle armi dato che irapporti numerici nel suddella Grecia, sono sfavorevoli.Soltanto in un secondotempo, quando giungeranno irinforzi, si potrà passare aldisarmo forzoso delle truppeitaliane”. (8 )

La strategia tedesca è fin troppo chiarae “traditrice”, mentre sono gli italianiaccusati di tradimento. Gandin nonsapeva del piano Asse. Qualchedubbio lo formula Paolo Paoletti, manon ha prove. Il fatto che fossetedescofilo non possiamo negarlo, maleggere la sua strategia e il suocomportamento in questa chiavepotrebbe essere un pregiudizio. In luic’è il militare che ha giurato fedeltà alRe e al suo governo. Tedescofilia efedeltà al Re, due binari sui qualicorrono le diverse interpretazioni delruolo di Gandin nella tragedia diCefalonia.

10 settembreLa strategia di Gamdin nella settimanadi trattative (8-15) è difficile dadecifrarsi: è stretto tra l’obbedienzaall’Italia del re e di Badoglio e lapiena consapevolezza che i tedeschi,nonostante le apparenze, sono diecivolte più forti e che la rappresagliatirerà fuori il peggio della loro natura.Li ha visti operare in Russia. Attende

ordini e aiuti. Gli ordini arrivarono dalgen Vecchiarelli prima riportandoquelli del Comando Supremo Italiano,poi quello della consegna delle armi, il9 settembre, ripetuto il 10. Un ordine,il secondo, imposto dai tedeschi! Alle 8,30 del 10 settembre arrivanonell’ufficio di Gandin Barge e Fault,l’ufficiale che comanda i semoventitedeschi di Argostoli, per avviare latrattativa. Barge si rifà all’ordine diVecchiarelli del giorno prima: cessionedelle armi, comprese quelleindividuali, entro le 10 dell’indomaninella piazza principale di Argostoli.Quel colloquio era riservatissimo, mail presagio della resa si propagavelocissimo e monta l’onda diribellione.Gandin è propenso alla resa cononore? Sempre più solo e incapace didecidere. Come ben interpreta AlfioCaruso:

“resta a metà tra il cuore,che gli dice che le armi non sicedono e la ragione chemostra la follia di andarecontro i tedeschi”.

Salvare la vita o l’onore? Uncomandante vuole salvare la vita el’onore dei suoi militari.Questa scelta porta all’inconcludentetemporeggiare, al cedere alle richiestedi Barge lasciandosi usare dallasubdola strategia dei tedeschi.Comunque Gandin vuolesalvaguardare i rapporti di buonvicinato con i tedeschi. Non vuoleessere lui a sparare per primo. Lo stato maggiore non l’aiuta asuperare dubbi o le “personali

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inclinazioni filotedesche”. Tra i suoicollaboratori si formano due correnti:una filotedesca con il ten. colonnelloUggè del 17° e Sebastiani aiutante dicampo del gen. Ghezzi, responsabiledella fanteria della Divisione. Essisono per traslocare armi e bagagli coni tedeschi e continuare con l’anticoalleato. I due restano isolati erientrano nella maggioranza che sipronuncia per la cessione delle armi.Ne fanno parte Ghezzi, il secondo diGandin, Il ten, colonnello Fioretti,capo di stato maggiore della Divisione,i comandanti del 17°, ten. ColonnelloCessari, del 317°, colonnello Ricci e ilMaggiore Filippini del genio. Contrarialla cessione delle armi, anche se nonapertamente per un intervento armato,Mastrangelo, comandante dellaMarina, e Romagnoli comandante del33° artiglieria.Palpabile è la tensione nella sede delComando di Divisione. Gandin pone aciascuno la domanda della vita:consegnare le armi o tenerle?Sfidare i tedeschi prevedendo loscontro armato o trattare per unasoluzione? Romagnoli e Mastrangeloribadiscono che le armi non si cedono;Gherzi, Fioretti, Cessari e Filippiniripetono che bisogna accogliere larichiesta tedesca. Non partecipa allavotazione Ricci, incaricato di tenere icontatti con la Divisione. Il verticedella Divisione è in seria difficoltà conla base?In quei giorni girano tra i soldativolantini dei Cefalleni:

“Soldati italiani! È giunta l’ora dicombattere contro i tedeschi”.

Queste manifestazioni dei greciscaldano gli italiani. Nessuno vuolcedere le armi.

“Anche i pochi ancora fascistidopo il 25 luglio hanno bisogno,per fidarsi dei camerati tedeschi,di stare con i fucili imbracciati distare all’ombra dei cannoni del33° artiglieria”. (9)

Radio Londra incita i soldati dellaAcqui a buttare a mare i tedeschi e adoccupare l’isola in attesa della flottainglese che verrà a liberarli. Sidiffonde poi l’appello del generaleEisenhover:

“Tutti gli Italiani checontribuiranno a cacciarel’aggressore tedesco dal suoloitaliano avranno l’aiuto el’assistenza degli Alleati”.(10)

Il giorno 10 il capitano Galiatsatos, unufficiale greco, offre l’appoggio aereodegli Alleati qualora gli Italianidecidano di resistere. Per Gandin èuna variante che rischia di complicarela situazione. Gli anglo americanidovrebbero restare fuori della partitaper non dare ai tedeschi il senso deltradimento.(11) Altro errore? Il generale commina per un sentieromolto stretto per salvare suoi e l’onore.Data la situazione, il rifiuto dellaproposta dell’auto degli Alleati è unsemplice errore di strategia o, comepensa Paoletti, il concretizzarsi deltradimento? Nel momento in cui trattacon Barge il sostegno promesso dagliAlleati tramite l’ufficiale greco – al dilà della credibilità di quest’ultimo -certamente utile, può risultare un

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ostacolo. A quanti ripeteranno ladomanda - pensando al tradimento -:“Perché Gandin rifiutò l’aiuto degliAlleati?”, opponiamo un’altradomanda. “Perché, nella settimanadello scontro, alle ripetute e disperaterichieste di aiuto rivolte al ComandoSupremo, gi Alleati impedirono a navied aerei italiani di correre in soccorsodella Acqui?” Non è credibile che i servizi segretiinglesi non fossero a conoscenza delladelicata posizione in cui ritrovava laDivisione. Davvero poco comprensibilequel rifiuto dell’invocato aiuto!

Spaccatura tra vertice e base nellaAcquiA metà mattina del 10 viene diffusotra la truppa il fonogramma diVecchiarelli, in cui si ordinava la resa.Effetto sicuro è la rottura dellacompagine della Divisione: da unaparte, il vertice, un tira e molla perallungare la trattativa, l’astuzia di chi èdisperato; dall’altra chi ha deciso diopporsi alla richiesta di resa non hadubbi: tenenti e capitani ricordanodalla mistica fascista in cui sono statiallevati solo gli appelli all’onore e aldovere. L’onore consiste nel noncedere le armi, il dovere nelgiuramento di fedeltà al re.(12)

Il carisma e l’autorevolezza di Gandinvengono meno. Il suo attendismo èletto come preparazione alla resa.Spunta l’etichetta di “filotedesco”, di“vigliacco”, di “traditore”. Non nelsenso forte in cui la intende Paoletti. Èpiuttosto sfogo del malcontento e deldisagio di ufficiali e di parte della basedella Divisione. Il centro

dell’opposizione alla cessione dellearmi sono le tre batterie del 33°trasferite ad Argostoli. I capitaniPampaloni, Apollonio e Ambrosinisono il punto di riferimento di quantinon vogliono arrendersi:

“gli artiglieri sono disposti anchea battersi da soli” (…) il no allaresa si sposta veloce sulle due ruotedella Guzzi rossa del capitanoAngelo Longoni”. (13)

Dalla marina Mastrangelo si dichiarapronto a fare fuoco coi suoi grossicalibri appostati. Gli artigliericontagiano i soldati di molti reparti.Gli ufficiali vicini al generale nonprendono iniziative. Alla bases’intensificano i rapporti con leresistenza greca: Pampaloni eApollonio danno ai partigiani greciarmi, munizioni, cibo in cambio diun’assistenza che credono totale… E il numero degli irriducibili cresce,mentre incerta resta la fanteria. Il rincorrersi di lettere tra Barge eGandin sulle modalità della consegnadelle armi, la fretta di Barge sotto laminaccia del generale Lanz disostituirlo se non ottiene la resadell’Acqui, il montare dello scontentonella Divisione costruiscono unostrano braccio di ferro: più Gandinspinge verso la resa, più gli irriducibilisi preparano alla lotta.

“Il sentimento antitedesco scorreimpetuoso dappertutto. Pampalonie Apollonio hanno fatto proseliti,un numero sempre maggiore diufficiali, di graduati, di semplicimiliti si mette a disposizione”.(14)

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Il 33° non è più solo. I partigiani grecidiffondono in mezzo ai militari notiziemirabolanti: gli inglesi stanno perinvadere Cefalonia, la Grecia è tutta inrivolta contro i Tedeschi. Anche iCefalleni farebbero lo stesso a fiancodegli italiani se avessero le armi…In questo trambusto arriva dalComando generale di Brindisi ilradiomessaggio: “Considerate letruppe tedesche nemiche”. Lasoluzione ai dubbi di Gandin? Ilradiomessaggio giunge l’11 o la seradel 13? La differenza di data d’arrivodel messaggio da Brindisi è dovutaalle divergenti testimonianze deisuperstiti. (15) Paoletti vede nellospostamento della data il tentativodegli storici di scagionare Gandindall’accusa di tradimento. Lospostamento di date, dato e nonconcesso che sia avvenuto, per noi sipuò leggere in altra maniera. Farebbeparte della tattica di Gandin per nonincendiare i decisi a combattere enello stesso tempo tentare diricuperare l’autorevolezza. Nel pomeriggio dell’11 Gandinincontra i 7 cappellani della Divisione.Dagli scritti di don Fortunato e donGhilardini, due dei sette, conosciamoil senso dell’incontro. Il generalechiede loro: cosa risponderebbero isoldati se dovesse chiamarli ad unalotta quasi disperata e ad unincalcolabile sacrificio? L’ultimatumtedesco suona: scegliere tra: 1.Continuare la lotta al loro fianco; 2.Combattere contro; 3. Cederepacificamente le armi. Il generalechiarisce ai suoi cappellani comenessuno dei tre punti sia accettabile.

“…per me, per la mia coscienza diuomo e di militare, nessuno dei trepunti è accettabile (…) il tripliceaut aut risuona al mio orecchiocome una provocazione e unadichiarazione d guerra”.

L’analisi dei vari punti è corretta,anche se le motivazioni contro ilsecondo punto

“combattere contro i tedeschi(…)un popolo che ci è stato a fiancocome alleato per tre annicombattendo la nostra stessaguerra, condividendo i nostri stessisacrifici? (…) In conseguenzadell’armistizio concluso tra ilnostro governo e le autorità anglo-americane noi non siamodiventasti automaticamente nemicidei tedeschi”

sembra giustificare l’accusa ditedescofilia… Al primo punto, il no èfondato sul giuramento al re e al suolegittimo governo. Al terzo puntorisponde:

“ma questo atto (cedere le armi)non violerebbe forse lo spiritodell’armistizio e per conseguenza,non verremmo ugualmente menoalla fedeltà che abbiamo giuratoal Re e Imperatore?”. (16)

Chiede che ogni cappellano indichiquale dei tre punti sia il male minore.Dei sette cappellani solo, donGhilardini, è contrario alla cessionedelle armi, propone anzi che siaGandin a intimare ai tedeschi la resa.Alla fine, però, firmerà anche lui lanecessità di cedere le armi per evitarel’inutile supremo sacrificio.

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Nell’anticamera del generale attendonoBarge, comandante del distaccamentotedesco nell’isola e Fautl responsabiledel reparto dei semoventi ad Argostoli.La Divisione è preda di una tensionecrescente. Anche dall’anticamera delComando di Divisione Barge sente glispari e le urla antitedesche. Gandinassicura Barge che la cessazione dellearmi si farà. Andranno fissati e tempi ele modalità.

Il fatale errorePer essere più convincente proponequello che lui crede disarmo bilaterale:

“Voi – dice a Barge – la smettetedi rafforzare via terra e via mare ilpresidio di Luxuri, noi in cambiomolliamo le alture di Kardakata”.

Madornale errore! Kardakatarappresenta il cuore strategico diCefalonia:

“da lì si controllano le due rotabiliprincipali che tagliano in duel’isola in orizzontale e in verticale;chi sta sui quei picchi possiede lachiave d’accesso verso la penisolaPaliki, sede del reggimentotedesco, e verso la piana diValsamata e l’abitato di Argostoli,dove sta arroccata l’Acqui”.

Con la ritirata da Kardakata “la Divisione innesta la marciaindietro e nel cuore dei soldatimontano rabbia e frustrazione”.(17)

Anche la fanteria alza la cresta. Ilclima è da insurrezione.

Domenica 12 settembre.La giornata del 12 settembre è segnata

da numerose violenze tedesche: nellapenisola di Paliki cadono la stazionedei carabinieri e delle guardie difinanza a Luxuri e Chavriata, l’ultimopresidio italiano nella zona germanica.Alle ore 11 Gandin convoca Fault perla ripresa dei colloqui: il boriosotenente annuncia che il tempo èscaduto e che a mezzogiorno sarebberoarrivati gli Stukas a spianare Argostoli.Gandin gli fa rispondere che ha giàannunciato la cessione delle armi, mache occorre tempo per definire lemodalità. Barge accetta, ma Gandin hacapito che non si può fidare deitedeschi e diffonde il preallarmeall’artiglieria. Un urlo di gioia accogliel’annuncio: gli artiglieri sono smaniosidi misurarsi con la Luftwaffe. All’indignazione di Gandin per leviolenze tedesche Barge si scusaaddossando ai suoi subordinati leresponsabilità, ma Gandin ha laconferma dei suoi sospetti: al di làdella cortesia in Barge spuntal’intransigenza e dietro vede laspietatezza. Gandin annulla ilpreallarme del mattino, è caduta laminaccia del bombardamento degliStukas. Una ventata di ribellione però pervadel’Acqui. Apollonio si precipita daRomagnoli, comandante del 33artiglieria, per sapere se l’Acqui siarrende. Risponde affermativamenteaggiungendo che lui si è dichiaratocontrario. Ottiene allora di farsiaccompagnare dal generale. Arrivanoanche Pampaloni, Ambrosini ePantano. Pampaloni e Apollonioentrano nella stanza ove, con Gandin,sono riuniti il generale Gherzi,

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Romagnoli, Ricci, Cessari. I duecapitani si dicono indignati dell’ordinedi cedere le armi che giudicano untradimento. Gherzi li obbliga atacere…Qui, forse, Gandin rinuncia ad imporrela propria volontà. Sente ricordare daPampaloni:

“Prendiamo noi l’iniziativa, itedeschi sono meno di duemila”;

da Apollonio: “La cattura delle due batterienella penisola di Paliki è già unatto di guerra…”.(18)

Il generale congeda i due capitani conla promessa di nuove trattative: nientecessione indiscriminata delleartiglierie e delle armi collettive;restituzione delle batterie e deiprigionieri italiani; autorizzazione areprimere qualsiasi tentativo tedesco.Decade la resa già decisa da Gandin edella quale aveva discusso con Gherzi.Fioretti e con Barge.(19)

Il ritorno dei due capitani allontana lasollevazione, ma non spegne la rabbia.Mentre stanno riferendo il colloquiocon Gandn, arriva il ten, colonnelloDeodati, furibondo perché nelle ultimeore i suoi subalterni, da Pampaloni adApollonio, non fatto altro chescavalcarlo. Ma un artigliere gli dà intesta la canna di un moschetto.Deodati crolla a terra, ma Pampalonilo salva ordinando alla batteria dimettersi sull’attenti. Atti inconsulti sisusseguono nella Divisione: c’è statoanche chi ha sparato contro il propriocomandante e, forse, chi addirittura haucciso il proprio superiore. Tutti lapasseranno liscia: la divisione è allo

sbando ed è pervasa da un senso diimpunità difficilmente arginabile,nonostante i richiamo di Gandin agliufficiali superiori a tenere l’ordine.Anche Gandin rischierà grosso: ilcarabiniere Nicola Tirino lancerà unabomba a mano contro la macchina delgenerale.Condotta inaccettabile? Certo nelmondo militare, ma la “situazioneanomala” può spiegare l’atteggiamentodi Gandin, come gli atti diinsubordinazione. Altri la definiscegrave debolezza. Forse è ancora ilsentiero stretto in cui cammina ilgenerale a spiegare la mancata azionedisciplinare. Ha capito ormai che lacessione delle armi non verrebbe maiaccettata da gran parte della suaDivisione. Arriva Barge che annuncia di esserestato esonerato da Lanz. Gli accordiraggiunti devono essere consideratinulli. È latore inoltre di una precisaminaccia del generale Loehr,comandante delle armate del gruppoE: la divisione consegna le armi o lesolleva contro la Germania Gandin questa volta punta i piedi.Compila una lettera per il generaleLoehr: ricorda le condizioni di nonbelligeranza dell’Italia e specifica divoler rimanere a Cefalonia in attesa diordini dal proprio comando supremo.Chiede infine di riprendere letrattative con un pari grado e ilcongelamento, durante i colloqui, delladislocazione dei reparti italiani etedeschi presenti nell’isola. Orgogliodel generale? L’opposizione esplosanella Divisone ha il suo peso. Eglipensa però di non aver rotto i ponti

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con l’ex alleato. Ma prima dellamezzanotte chiama radio Corfù: ilcolonnello Lusignani comunica di averrifiutato la consegna delle armi e diessere pronto a respingerel’aggressione tedesca. Gandin vieteràla diffusione del messaggio al fine dinon accrescere la forza dei contrari adogni costo alla resa delle armi.

Il 13 settembre: bagliori di guerra.Racconta Alfio Caruso: poco primadelle 6 del giorno 13 dal suoosservatorio il colonnello Ricci scorgealcuni piroscafi italiani usciti daPatrasso. Li segue col binoccolo. Aereidella Luftwaffe mitragliano i piroscafiche devono rientrare. E a Cefalonia?Apollonio telefona a Pampaloni: stannoper giungere ad Argostli due pontonida sbarco tedeschi. I due capitaniscatenano l’inferno con le loro batteriecontro i pontoni giunti a trenta metridalla riva. I tedeschi da Argostolirispondono come possono, ma uno deipontoni affonda col suo carico diuomini, l’altro alza bandiera bianca.Gandin è scavalcato ed è preoccupatodi non offrire l’appiglio ai tedeschi didichiarare decaduta la tregua. Latregua, è vero, l’hanno rotta i tedeschi,ma l’esperienza gli dice che questoconta poco… e infatti da Norimbergain poi i tedeschi si difenderannotentando di attribuire alla Acqui larottura delle trattative con la“distruzione” di innocue motozattere.Apollonio prigioniero dei tedeschi saràprocessato per l’affondamento di unamtozattera.Da Luxuri si fa vivo Barge, interessatoa salvare il salvabile delle due

motozattere. Propone di riprendere letrattative e dice di aver dato l’ordine difar tacere i cannoni che sparano daPaliki. Gandin invia Romagnoli che, asua volta demanderà a Postal,l’aiutante maggiore, il compito di farecessare le batterie del 33°. Postalintima con voce alterata ad Apolloniodi fare cessare il fuoco, assicurandoche Fault ha ricevuto l’ordine in talsenso da Barge. Giunge poi anchePampaloni indignato per la decisionedi non sparare più. (20)

La strana propostaNello schiumare del contrasto, unidrovolante ammara nel golfo diLivadi. A bordo c’è il tenentecolonnello Busch, inviato speciale delcomandante di tutte le forze tedeschein Grecia, alle dirette dipendenze diLoehr. Lo segue Bezzi, un ufficialedell’aviazione italiana. Barge conduceBusch da Gandin. Il capitano Bezzi sirivolge in tono spocchioso agli ufficialipresenti nell’anticamera:

“Stringo la mano ad amici o anemici? L’armata in Grecia hadato le armi ai tedeschi, ilgenerale Vecchiarelli è d’accordocon loro, Tutta l’aereonautica èandata con la Luftwaffe. Èrimasta sola la Acqui a fare tantestorie e se continua così finirà percommettere una pazzia”

e segue i due tedeschi nell’ufficio diGandin in cui si trovano Fioretti eRomagnoli. Offrono al comandate dellaDivisione Acqui, a nome di Mussolini,una proposta che sa di strano, ma unargomento forte su cui Paolettiricamerà la tela del tradimento di

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Gandin: chiaro il piano del generale:portare la sua Divisone con le arminell’Italia occupata dai tedeschi. Busch spiega a Gandin che

“per lui si prospetta o il comandodi tutte le forze italiane in Greciafedeli alla Germania o un incaricoequivalente nella Repubblica cheandava a nascere in Italiaoccupata. Per raggiungere Viennae incontrare Mussolini unidrovolante aspetta d’imbarcarlo aLixuri”.

Cosa rispose Gandin? Spostò ildiscorso sulla destinazione dellaAcqui. Ne nasce un accordo bluff:Busch bara promettendo il rimpatriodell’Acqui, sapendo che non sarà mairimpatriata, per strappare l’adesione diGandin alla costituenda RepubblicaSociale? Forse il generale fa una vagapromessa in cambio di una resaonorevole per i suoi reparti.

Non hanno molto consistenza i ricordidel colloquio a noi giunti – commentaCaruso – e aggiunge “certo fu un“accordo scritto sull’acqua”. Loprova la conclusione dell’incontro:Busch pretende i nomi degli ufficialidella sparatoria contro le motozattere.Gandin spiega che è un problemadisciplinare della Divisione.Durante l’incontro i partigiani greci, adArgostoli, hanno assaltato un presidiodel genio tedesco. Credevano che laguarnigione si arrendesse, ma devonochiedere aiuto ad Apollonio, che conun gruppo di volontari attacca conbombe a mano e i tedeschi siarrendono. Resta ucciso il tenente

Zeitel. I prigionieri sono 14, di cui dueferiti. Ottengono da Apollonio l’onoredelle armi e la difesa dai greci cheintendevano linciarli. È l’episodio chelo salverà – come abbiamo detto – nelprocesso istruito dai tedeschi contro dilui, salvatosi tra i fucilati con il notostratagemma e ricaduto nelle manitedesche. Meglio, consegnatosi al finedi evitare rappresaglie su prigionieri.Comunque la missione Busch sembraaver riaperto le trattative. Barge alle9,45 comunica a Lanz che Gandin è ingrado di convincere i comandanti direparto contrari al disarmo. Aggiungeperò che gli mancano le truppe e imezzi per farsi consegnare le armi conla forza. Qualche ora dopo, quasi incoincidenza con la partenza di Busch,Barge avvisa i suoi superioridell’intesa raggiunta: mantenendol’armamento individuale l’Acqui siraccoglierà a Sami. EffettivamenteGandin si è accordato con Busch sultenore della comunicazione fatta daBarge. È la resa onorevole capacedi salvare l’onore e la vita dellaDivisione? Lanz indispettito di Busch chepotrebbe ascriversi il merito della resadi Cefalonia, vola nell’isola, ma unasventagliata della contraerea italianalo costringe ad atterrare a Lixuri e nonad Argostoli. Sconfessa la missione diBusch e stila un ultimatum perGandin: cedere le armi con effettoimmediato; se non verrannoconsegnate le armi, le forze tedeschecostringeranno alla cessione; laDivisione, che ha fatto fuoco sullemotozattere, ha compiuto un aperto edevidente atto di ostilità. Sembra la

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tragica riedizione della favola del lupoe dell’agnello! Barge porta l’ultimatum a Gandin che– secondo la versione germanica – conGherzi e Fioretti concorda la consegnadelle armi in tre fasi a cominciaredalle 12 del giorno dopo:mantenimento di tutte le armi,cessione dei pezzi della marina, edella contraerea, trasferimentonell’Italia occupata dai Tedeschi.La giornata iniziata con prodromi diguerra sembra avviarsi a positivasoluzione, ma prima che il giornomuoia tutto si ribalta. Qualcosasuccede. Racconta Alfio Caruso:

“La buona predisposizioneall’accordo svanisce di un lampo.Questo qualcosa non è un fattospecifico, ma si lega alle pulsioniche si sviluppano in quellegiornate, alla voglia dicambiamento avvertita da tutti, alfortissimo empito di riscatto da unpassato ambiguo che anima i piùdeterminati. Alla base di questo“no” definitivo c’è lo svelamentodel bluff su ci poggia l’intesa: itedeschi rinviano il carico dellearmi pesanti con la scusa che nonhanno naviglio sufficiente. Perl’appunto è una scusa: i tedeschinon solo vogliono che rimanganonell’isola tutti i pezzi di artiglieria,le mitragliatrici. i fucili, ma nonvogliono neppure trasferire inItalia i militari. Prima era soloqualcuno della Acqui a sospettarlo,ora sono in tanti. Non ci sonocomunicazioni ufficiali, tutto sigioca sul filo delle voci, ma lestesse bastano per far drizzare il

pelo alla divisione che riprende aessere attraversata da fierisentimenti anti – germanici.Nessuno crede più al ritorno inItalia, di conseguenza aggalla piùimpellente di prima il desiderio divendicarsi dell’ultimo tranellotedesco. Dai reparti gli ufficialitelefonano ai comandi che isoldati sono riottosi a muoversi. Èripreso il vento della ribellione”.(22)

La strategia di Gandin cambia rotta.Perchè stanco dei trabocchettitedeschi? Per l’insuperabileopposizione dei suoi? Per l’ arrivatodell’ordine da Brindisi? Al di làdell’ora dell’arrivo, il messaggiospedito l’11 (“Dovere consideraretruppe tedesche come nemiche eregolarvi di conseguenza.”) “s’intreccia– conclude Caruso - con la decisionedi Gandin di non cedere le armi e lorende incontrovertibile”. (23) L’esempiodi Lusignani che rifiuta di cedere learmi ed è pronto ad attaccare itedeschi a Corfu, ha lasciato il segno? Si va alla guerra contro i tedeschi.

14 settembreGandin riposiziona tatticamente laDivisine e chiama tutti i militari adesprimersi sui tre punti della propostatedesca: combattere con loro, controdi loro, cedere le armi. La stragrandemaggioranza della Divisione è per noncedere le armi. È chiaro per tutti chesi sta preparando lo scontro armato. Siè parlato di referendum, di unanimità.Penso che entrambi i termini sianoinadeguati, data la situazione e lediverse opinioni emerse nei giorni

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precedenti. Caruso cita ufficiali che“votarono” per la resa e aggiunge: “Maciò che conta non sono i no o il sìpronunciato quella notte, ciò checonta è l’eroismo con cui anche chiavrebbe desiderato arrendersiaffrontò la battaglia fino a lasciarcila vita pur di non mollare”. (24) Non sipuò che essere d’accordo. Anche Barge si muove: decide ditrasferire il 910° sulle alture diKardakata. ll tragico errore di Gandindi mollare quella posizione creerà guaiinfiniti nei giorni dello scontro armato.All’alba del 14 Gandin ispeziona ireparti e torna tra i suoi soldati.L’Acqui ritrova il “suo” comandante.A mezzogiorno, secondo l’accordo conBusch, la Acqui deve comunicare lapropria decisione: Gandin tramiteTomasi invia una lettera a Fault perBarge. Di questa lettera - scriveCaruso, ma è d’accordo anche Paoletti– esiste solo la versione tedesca: “La divisione si rifiuta di eseguirel’ordine di radunarsi nella zona diSami perché teme di esseredisarmata, contro tutte lepromesse tedesche, o di esserelasciata sull’isola come preda deigreci o, peggio, di non essereportata in Italia, ma nelcontinente greco per combattere iribelli. Perciò gli accordi di ierinon sono stati accettati dallaDivisione. La Divisione vuolerimanere nelle sue posizioni fino aquando non ottiene assicurazione– come promessa di ieri, chesubito dopo non è statamantenuta – che essa possaconservare le armi e le sue

munizioni e che solo al momentodell’imbarco possa consegnare leartiglierie ai tedeschi. La Divisoneassicurerebbe sul suo onore e congaranzie che non rivolgerebbe learmi contro i tedeschi. Se ciò nonaccadrà la Divisione preferiràcombattere, piuttosto che subirel’onta della cessione delle armi eio, sia pur con rincrescimento,rimango a capo della miaDivisione. Prego mi venga datauna risposta entro le ore 16. Nelfrattempo le truppe provenienti daLixuri non devono essere portateavanti e quelle di Argostoli nondevono avanzare pena graviincidenti. Il generale comandantedella Divisione Acqui”. (25)

La lettera diffusa in Italia tralascia lanovità: “il soggetto”: la Divisione nelsuo insieme. Un modo di rinforzare ilvoltafaccia o uno scaricare sulladivisone “ammutinata” laresponsabilità? Paoletti legge in questalettera – non decurtata delle primerighe – un argomento forte per la tesidel tradimento. (26)

Anche noi riteniamo autentica laversione tedesca, più coerente contutto l’iter delle trattative. La posizionedi Gandin è certo più forte, anche sepuò esser letta come scusa per lui sepuntava ad altro. Agli occhi deitedeschi la causa del voltafaccia nonsono più solo gli ufficiali, ma anche isoldati. Ciò indubbiamente potrebbegiustificare gli eccessi tedeschi nellabattaglia che inizierà il giorno dopo. (27)

Alfio Caruso invece ha “la sensazione”che Gandin ci tenesse a fare sapereche a decidere erano stati gli altri e

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che lui, per il suo onore di soldato,toccava adeguarsi. (28) Non sarebbecomunque tradire, sarebbe piuttosto undare ragione della settimana ditrattative con le sue ambiguità e “ilsentiero stretto” da lui percorso. La versione della lettera da parte dipadre Formato, uno dei cappellani cheopererà poi nella Rsi, recita:

“La divisione Acqui non cede learmi. Il comando superiore tedescoprovveda all’immediato sgomberodi tutte le sue truppe dall’isola diCefalonia”.

Quella del capitano Bronzini: “Per ordine del Comando Supremoitaliano e per volontà degli ufficilie dei soldati, la Divisione Acquinon cede le armi. Il ComandoSuperiore tedesco, sulla base diquesta decisione, è pregato dipresentare una risposta definitivaentro le ore 9 di domani 15settembre”.(28 bis)

Gli storici, anche i più autorevoli,accreditano maggiormente la versioneitaliana. Noi riteniamo più probabilequella tedesca, ma non attribuiamo aGandin la volontà di scaricare le sueresponsabilità.

Alle ore 13 una pattuglia di Stukasappare nei cieli di Cefalonia.L’Acqui, ora che il ponte radio con ilComando Supremo è funzionante,attende aiuti. Il generale Anbrosio giàdal 12 ha chiesto agli Alleati che cosasi può fare per la Acqui. La rispostacomunicata al generale Castellano:nessuna nave, nessun aereo possono

essere distaccati su Cefalonia. GliAlleati invece potevano facilmente edefficacemente intervenire, dato il lorostraordinario potenziale militare. Ilmotivo? Non avevano fiducia negliItaliani o erano più preoccupati di nonirritare Stalin affacciandosi suiBalcani, ritenuti di pertinenzasovietica? Cefalonia poteva e dovevaessere aiutata dagli alleati. Gandin – scrive Caruso –

“ridiventato l’indiscussocomandante della Divisione si votaalla missione di guidarla allabattaglia, fingendo di crederenell’arrivo dei nostri, ma essendoconscio che comunque arriverannoprima “i loro”.(29)

Il 15 settembre: la guerra. Alle ore 14,15 entra in scena laLuftwaffe… Lasciamo la settimana diguerra: la Divisione Acqui ha dieccellente solo la dignità per cui sibatte. Non potrà contare su paripotenziale bellico, né sul promessoaiuto dei partigiani ellenici. I Cefallenineppure informano i nostri deglispostamenti dei tedeschi. I soldatidell’Acqui soli con il loro coraggio e illoro eroismo, scriveranno con il lorosacrificio una delle pagine più belledel nostro esercito nel secondoconflitto mondiale.

3. La tesi di Paolo Paoletti: Gandin traditore

Ho letto e riletto la documentata tesidel tradimento sostenuta dall’illustrestudioso. L’eccidio della DivisioneAcqui sarebbe conseguenza chetravolse traditore e traditi.

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Leggiamo dal libro “Cefalonia 1943.Una verità inimmaginabile”:

“Se si tiene presente che solo aCefalonia si verifica una stragecosì efferata, la spiegazione vatrovata a Cefalonia e non al difuori dell’isola, a Roma o adAtene. Ed è ad Argostoli cheavviene un fatto mai accadutoprima in nessuna altra parted’Europa: un comandante diDivisione italiano denuncia alnemico (perché tutti sonod’accordo che gli ordini arrivano aGandin prima delle 12,00 del 14settembre) l’ammutinamento dellasua divisione. Secondo noi questa èl’unica spiegazione logica edocumentata al fatto che solo aCefalonia i soldati come gliufficiali siano puniti conl’esecuzione di massa. Se tuttierano stati definiti ammutinati,tutti vennero trattati come militarisenza difesa”.(30)

Lo storico interpreta i fatti attraverso ladocumentazione, ma soffermandosi suglistessi documenti si possono averediverse interpretazioni. Non cipermettiamo di competere con l’illustrestudioso. Ma epidermicamente, se sivuole, non ci sentiamo di seguire la suainterpretazione. È vero, Cefalonia sispiega con “Cefalonia”, ma Cefalonianel contesto ampio del dopo 8settembre. Paoletti intende dire che“la spiegazione” è a Cefalonia, cioèGandin il traditore. Un “unico” quanto accadde nell’isola,non solo per l’immane eccidio, ma perla situazione creatasi nella Acqui

Ufficiali inferiori animarono laresistenza alla cessione delle armi,quelli dello staff del generale, inmaggioranza, erano per la cessionedelle armi; la massa dei soldati in granparte contrari a cedere le armi. Casounico nell’esercito italiano dopo l’8settembre nella fattispecie! Il comportamento di Gandin non vaconfrontato col facile cedimento diVecchiarelli, Comandante della XIarmata con sede ad Atene di cui fa partel’Acqui, né con Lusignani comandantedel presidio della vicina Corfù. Si devesottolineare l’unicità di questo pezzo diesercito italiano da due anni operantenell’isola greca. Vecchierelli cede subitole armi, Lusignani non hatentennamenti, la Acqui a Cefalonia nonconcorda col generale.L’aria anti- tedesca, il montare delloscontento della truppa nel tira e molladelle trattative con i germanici; iltentativo di salvare la vita e l’onore dellaDivisone che si traduce nella volontà diriportare in Italia la Divisione con leproprie armi, fosse pure – viene dapensare – come estrema ratio, in quellaparte occupata dai Tedeschi; ladebolezza della fanteria che dovevaancora affrontare il battesimo del fuoco;l’armamento in parte desueto; i tre anniguerra assieme a quelli che l’armistiziotacitamente dice potenziali nuovinemici, tutto questo è parte dell’unicum. Ecco la realtà dell’Acqui. Iltemporeggiare di Gandin è ilgalleggiare a fatica su questo lago inforte agitazione e soggetto al ciclonetedesco.Ammessi tutti gli errori nellasettimana delle trattative, come in

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quella dello scontro armato dal 15 al22 settembre, (in realtà moltigiustamente ne rileva, nella primacome nella seconda, Paoletti) e leggereil tutto in chiave di tradimentosconcerta. Ci sembra un laborioso eritornante scavare da premesse da cuicon montagne di argomenti si arrivadritti al “tradimento di Gandin”.Alla prima lettura ti convinci, poiconfrontandoti con altri storici sorgonodubbi. A pag. 200 il capitolo 6,22porta il titolo: “Quarantotto dati difatto accusano il gen. Gandin ditradimento”. Leggendo il testo imotivi che sembrano supportare taletesi sono infiniti. L’ombra deltradimento aleggia fin dall’inizioquando l’autore presenta l’indiscutibile“tedetescofilia” del generale.L’allontanamento da Roma di ungenerale che gode amicizie con altepersonalità del mondo tedesco damotivo di prudenza politica diventasoggetto di “confidenze sospette”…foriere di “equivoci comportamenti”sulla via del tradimento. Ma Gandin eraamico anche di Badoglio. L’ombra persospetti, invece, viene solo dall’amiciziacon i Tedeschi con i quali ha combattutoin Russia - sperimentando per altro ladurezza e cattiveria verso i nemici e nonsolo - guadagnandosi l’onorificenza dellacroce di ferro che porta sulla propriadivisa fino al 14 settembre. Un segnoche si può leggere in diverse manierenel tempo delle trattative. Certamentepuò ammansire i Tedeschi, ma puòanche significare da che parte batta ilsuo cuore.Perché non accettare come possibili“errori in buona fede”, come il mollare

il nodo strategico di Kardakata, oppureil non aver ordinato di inseguire itedeschi in ritirata il 16 notte,rimandando l’inseguimento alle ore 6del 17? E si potrebbe continuare coni i48 o 1008 fatti. Togliendo la buonafede l’ombra del tradimento cresce adismisura. Più che una lettura staccata dalcontesto esterno e interno, locale einternazionale, Cefalonia va accostatanella sua contestualizzazionestrategica, militare, relazionale che fasaltare il “normale” e codificatocomportamento militare. Mette in difficoltà l’affermazione:Gandin ha denunciato ai tedeschil’ammutinamento della Divisione percui il Fuhrer ordinerà l’eccidio degliitaliani a Cefalonia. Non si puòinterpretare la “famosa lettera del 14”in altro modo? A noi pare più coerentepresentarsi forte dell’appoggioincondizionato della Divisione. Sicapisce allora che il soggetto invecedel generale in prima persona sia laDivisione col suo comandante. Fuoricontesto ha ragione la CommissioneMinisteriale del 1995 a non vederebene tale lettera. L’ordinamentomilitare mi ricorda che negli anni ’50un giovane finanziere, per non aversalutato un tenente dell’esercito, si èfatto più di un anno nel carcere diGaeta… ove scontavano la penacriminali come Kappler. A questo punto di fronte allasituazione dell’Acqui si può capirel’invito del magistrato militare romano,nel 1948, a lasciare Cefalonianell’alone di gloria senza farne l’iconadella malvagità tedesca. Il mondo dei

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militari ne sarebbe uscito malconcio.Si doveva forse cambiare gli occhiali eindossare quelli cefallesi.Insiste invece Paoletti:

“Per 64 anni si è esaltata lapolitica delle trattative ad oltranzadel gen. Gandin come la ‘terzavia’tra la resa ignominiosa dellearmi e l’avventura senza speranzadell’attacco contro il presidiotedesco. Come se nessuna delle duestrade principali fosse praticabile,gli storici hanno ripetuto chel’unica alternativa era quella ditrattare la resa”.

Nessun storico – aggiunge – ha notatoche:

“le trattative andavano contro ildettato armistiziale di Badoglio;contro il nostro Codice Militare.”

I tentativi d’accordo con i Tedeschierano l’antitesi dello spirito e dellalettera dei due proclami radiofonici diBadoglio del’8 e dell’11 settembre, chefinivano rispettivamente con:

“Le forze armate italianereagiranno ad eventuali attacchida qualsiasi altra provenienza”

e “ad ogni atto d’imperio e diviolenza si risponda in pari modo econ la massima energia”.

Ancora “gli ordini del ComandoSupremo consegnati al gen, Gandinl’11 e il 12 settembre eranoinequivocabili: se si doveva“considerare i tedeschi nemici” sipoteva trattare con loro?” In ogni modole trattative tradivano il giuramento di

fedeltà al Re. (31) A pag. 178 dellavoluminosa ricerca di Paolettiincontriamo un capitoletto dal titolo:“Cosa fece Gandin per perdere labattaglia di Cefalonia. Quindici fattialtrettanti inspiegabili”. Sembra fin troppo chiaro il tradimento,ma troppi accostamenti lascianosbalorditi e invitano a lasciare correreil fiume in piena. Leggiamo:

“Sembra assurdo che un generalepossa fare di tutto per perdere unabattaglia all’ultimo sangue ma sequesto comandante avesse giàdimostrato di voler passare alnemico e di volersi distingueredalla divisione bollata comeammutinata, allora questacondotta a danno dei propriuomini non sarebbe cosìinspiegabile. Finora i grossolanierrori operativi del generalecomandante sono stati attribuiti alfatto che Gandin era “un generaleda scrivania”. Come se ucomandante di Divisione arrivasseal Comando Supremo senza unpassato sul campo di battaglia eGandin si era guadagnato leprime medaglie nella GrandeGuerra. Ma qui non ci troviamo difronte ad errori operativi, comeaccusava il capitano Apollonio,ma a grossolani errori strategici etattici, così marchiani che è moltodifficile spiegarli con la solitaattenuante dell’inesperienza odella casualità. A nostro giudizioci sono elementi per provare aconsiderare l’inimmaginabile,ovvero che il generale non volessefar capire ma addirittura riferisse

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all’avversario (via radio?) leproprie mosse”.

Lascio sfogare questo ragionare comeun fiume in piena da pag. 178 a pag.192. Provo solo disagio. Se volevasaltare il fosso piantando in asso la suadivisione non sarebbe stato cosìdifficile! Ammettiamo: la “tedescofilia”del generale Gandin è emersa in tuttala settimana di trattative. Nè l’havoluta nascondere. Anche una certatedescofobia si aggirava nellaDivisione ed è naturale dopo l’8settembre. È difficile, anzi, è solo“immaginabile” arrivare a dire:

“Ci sono elementi per provare cheil generale volesse comunicare aiTedeschi le proprie mosse”. (32)

Sul filo del sentire respingo “talelogicità! Sempre con un certo pudoredirei che anche lo storico di valorepaga lo scotto dei colori delle lenti concui legge e interpreta i fatti. È così ilfiume in piena sbocca nel“tradimento”: prima prospettòun’intesa con Lanz, poi denunciòl’ammutinamento dei suoi uomini,spingendo Hitler a giudicare“ingannevole e proditorio ilcomportamento della Divisione”. Infinela battaglia di Cefalonia fu persasoprattutto per il tradimento del gen.Gandin. Notiamo solo che per i tedeschi iltradimento è quello badogliano dell’8settembre. Anche la discussaordinanza proveniente dal Fuhrertramite il feldmaresciallo von Weichs,comandante del gruppo Armate Frecita: “non fare prigionieri fra gli

italiani a causa del comportamentoimprontato al tradimento e allaperfidia tenuto dal Presidio diCefalonia”.

4. ConclusioneDiverse le risposte ai mieiinterrogativi:diametralmente oppostequella di Massimo Filippini e quella diPaoletti. Interessanti alcuneosservazioni del primo agli argomentiche sostengono il tradimento. Quella di Paoletti è l’ultima, non solonel tempo, ma anche nella scala dellepreferenze. Sempre più lontano dallatesi di “Gandin traditore”, mi ritrovopiù a mio agio nell’interpretazione diGianni Rusconi, di Giorgio Rochat, diElena Aga Rossi, di Alfio Carusoanche dopo la reiterata lettura diPaoletti. Trovo invece rasserenanti leparole della introduzione del libro:

“Ogni opera storica è maidefinitiva (…) questa è la nostrainterpretazione delle carte. Ciauguriamo che altri ricercatoriproseguano gli studi suCefalonia”. (33)

Plaudo all’invito. La sua interpretazionesembra alquanto sospesasull’immaginabile, ma stimola il lettorea voler capire.A conclusione, al di là della medagliad’oro, ridimensionando i meriti eammettendo i gravi errori del generaleGandin, ci sembra valido quanto scriveAlfio Caruso nelle ultime pagine dellibro “Italiani dovete morire”:

“La Acqui non fu per nientecompatta nell’urlare il proprio“no” al tedesco. All’inizio Gandin

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e i suoi collaboratori volevanogiungere ad un accordo, all’iniziosoltanto i sottotenenti, i tenenti, icapitani del 33° artiglieria e delcomando di marina erano decisi ausare le armi contro l’odiato exalleato. Sino a poche ore dalprimo bombardamento degliStukas, Gandin tentò diraggiungere un’intesa con Barge.Comportamento più che legittimo– si erano arrese quasi tutte ledivisioni italiane, perchè nondoveva arrendersi l’Acqui? – mache fa a pugni con il tentativo difarlo passare per il più irriducibilepropugnatore della resistenza aoltranza”. (34)

Nella pagina precedente vede nellaAcqui non una divisione di specchiatevirtù guerresche.

“A parte il 17° di fanteria e il 33°artiglieria, era una divisoneraccogliticcia e infiacchita da

trenta mesi di dolce occupazionedelle isole ioniche. Dunque non èvero che tutti i suoi repartiaffrontarono impavidi le bombe e iproiettili. Spesso soldati del 317°fanteria, se la dettero a gambe.Ma proprio per questo la loromorte avrebbe meritato maggiorrispetto anche nella ricostruzionedei fatti”.

A Cefalonia si combatté, si morì nelnome dell’Italia, a volte del re e persinodi Badoglio. Può essere un ricordoscomodo perché non appartieneall’antifascismo, né alla sinistra che perdecenni ha definito ciò che andavaonorato e ciò che andava dimenticato. Cefalonia in fiamme, il comandanteGandin fucilato alle spalle, la strage dimigliaia di giovani che si erano arresi– per noi – non gridano “Giustizia”,ormai impossibile, ma chiedono di nonessere dimenticati per evitareall’umanità altro scempio della vita.

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Note1. Alfio Caruso, Italiani dovete morire, Tea

2000, pagg. 230-2442. Paolo Paoletti, Cefalonia 1943, Una verità

inimmaginabile, Franco Angeli 2007pa.487

3. Luigi Caroppo, Cefalonia doppia strage.Stampa Alternativa, 2002, pag. 18

3bis. cfr. articolo su Cefalonia presente nellaRivista.

4. Luigi Caroppo, op.cit. pag. 25-315. Alfio Caruso, Italiani dovete morire. Tea

2000, pag. 258-268 6. Alfio Carso, op. cit. pag. 467. Ivi pag.408. Ivi pag.18-199. Ivi pag. 4710. Ivi pag.4011. Ivi pag. 4712. Ivi pag. 4913. Ivi pag. 5114. Ivi pag. 5915. Paolo Paoletti, op, cit. pag. 63 16. Alfio Caruso, op. cit. pag. 6717. Ivi pag. 6918. Ivi pag. 8519. Ivi pag. 86 20. Ivi pag. 8621. Ivi pag.11322. Ivi pag. 10523. Ivi pag. 19624. Ivi pag. 10925. Ivi pag. 111. Aggiunge M. Filippini:

“Da tale lettera, rinvenuta nell’Archiviomilitare tedesco di Friburgo maagevolmente leggibile nell’Ufficio StoricoEsercito di Roma, il qualcuno di cui sopraha tratto la conclusione che Gandin siastato un traditore avendo rivelato alnemico un segreto militare cioè che laDivisione era in uno stato di rivolta, conciò scatenando l’ira di Hitler che emanò

uno specifico ordine (Sonderbefehl) difucilare anche i soldati come rei diammutinamento. Questa tesi è del tuttoinfondata poiché Gandin non rivelò aiTedeschi nulla che già non sapessero inquanto Italiani e Tedeschi erano statiframmischiati fino al 14 settembre e aquesti ultimi non era certo sfuggita- ameno di ritenerli dei ritardati mentali - lasedizione che montava nella Divisionedove alcuni militari - aizzati da pochiufficiali in sottordine - si resero autori diplateali atti di rivolta come il lancio diuna bomba contro l’auto di Gandincompiuto da un carabiniere e addirittural’uccisione del cap. Pietro Gazzetti permano di un M.llo della nostra Marinanella piazza di Argostoli da dove ilpoveretto venne inutilmente trasportato alvicino Ospedale addirittura da unmotociclista tedesco. Il maresciallo - riferìil cappellano Formato - voleva che ilcapitano gli consegnasse il camion con cuistava adempiendo a un compitoumanitario per ordine di Gandin, eall’ovvio rifiuto gli sparò gridando “Anchevoi appartenete alla schiera vigliacca deitraditori!”, con chiaro riferimento alComando di Divisione che da giornitrattava con i Tedeschi proprio perevitare la tragedia poi avvenuta.(Da Internet)

26. Paolo Paoleti, op. cit. pag458 27. Paolo Paoletti, op. cit. pag. 39428. Alfio Caruso, op. cit. pag. 112 28. bis ivi pag. 11129. ivi pag 113.30. Paolo Paoletti op. cit. pag. 38931. Ivi pag. 126-12732. Ivi pag. 19233. Ivi pag. 30 34. Alfio Caruso, op. cit. pag. 290

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