Il tema di questo numero 2011.pdf · Inizie- rò questo artico- lo in ma- ... Ogni giorno sfioriamo...

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Inizie- rò questo artico- lo in ma-n i e r a un po’ diversa dal solito, ma quello che mi è succes- so oggi vale proprio la pena di raccontarlo. E’ un tranquillo pomeriggio, siamo al 22 settembre, secondo giorno effettivo dell’autunno. Mi accingo a sviluppare un pensiero sul tema “i rapporti e le relazioni”, argomento tanto semplice quanto vasto nei contenuti. Prima di iniziare a scrivere, do una spulciata alla posta elettronica. Tra le tante mail ordinarie, scarico un messaggio di un mio amico che ha appena creato un sito internet. Inizialmente rimango un po’ sorpreso poiché, pur non conoscendo questa persona da molto tempo, non credevo mai che tra i suoi progetti potesse nascondersi anche la conquista del Cyberspazio. Mi sbaglia-vo, evidentemente, e come me credo altre decine di persone, visto lo stupore generale caratterizzato dalla mail. La curiosità di dare una sbirciatina a questo nuova idea è troppo grande e così, con un click quasi involontario, apro la connessione internet, mi indirizzo sulla pagina ed…ecco che mi si apre un orizzonte completamente nuovo e, allo stesso tempo, straordinariamente attinente alla materia che stavo per affrontare. “YouRegain, ti permette di ritrovare le persone che incontri casualmente nella tua vita”. Un attimo di perplessità. Perché dovrei incontrare delle persone che, come dice la frase stessa, sono piombate casualmente nella mia vita e, probabilmente, ne sono uscite con la stessa velocità di un alito di vento? Cerco di capirne di più, così apro il dettaglio dell’approfondimento. “Oggi trascorriamo la maggior parte del nostro tempo online. Questo ci porta spesso a coltivare i nostri rapporti virtualmente, allontanandoci sempre di più dal contatto reale. Ogni giorno sfioriamo la vita di molte persone ma ten-diamo a comunicare solo con coloro che già conosciamo, mentre il resto dei nostri rapporti resta fermo ad uno sguardo, ad un sorriso, a qualcosa di inespresso. Sebbene privi di un qualsiasi contatto verbale, quei momenti lasciano comunque nei nostri ricordi la sensazione di un’opportunità mancata. Quante volte ti sei trovato a pensare a ciò che non hai fatto in un determinato momento? A quell'attimo che non hai saputo o potuto cogliere?” Eh già, improvvisamente realizzo. Io che stavo per scrivere di rapporti e relazioni senza probabilmente essere a conoscenza del significato integrale delle due parole. Viene qua-si naturale collegare tutto agli amici, ai parenti, al partner, insomma alle persone a noi più care, quelle che complessivamente costituiscono il “nostro mondo”. In seconda battuta possiamo pensare a quella gente che incontriamo nella vita di tutti i giorni per cause ben precise, come il lavoro, la scuola, la pa-lestra. Questo, probabilmente, è solo il significato più “in vista” di quello che possiamo intendere come “rapporti e relazioni”. Dietro, però, si apre inesorabilmente un altro mondo, quello a noi ignoto, fatto di emozioni, sensazioni, attimi fuggenti. Chi di noi non ha mai sperato di incontrare una seconda volta quella ragazza vista di sfuggita in metro, quel signore tanto gentile che ci ha riportato indietro il porta-fogli caduto in strada? Attimi che probabilmente dimenticheremo alla velocità della luce, perché la no-stra logica ci suggerisce che sarebbero impossibili da rivivere. Il solco, seppur minimo, che scavano, rimane però inesorabile ad arricchire il nostro bagaglio di sentimenti ed esperienze. Per questo ho tro-vato l’idea di questo sito, per quanto originale possa sembrare, altamente creativa. Lasciare un messag-gio nell’etere, come una bottiglia lanciata in mare ed in attesa di un destinatario, è una sfida al destino. Quello stesso destino che ha fatto si che, in un particolare momento, si materializzasse un incontro che avrebbe cambiato – in qualsivoglia misura – la storia della nostra vita. Edoardo Ebolito

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Il tema di questo numeroIl tema di questo numero La relazione è …… pag. 3 La relazione è …… pag. 3 Qualcosa di personale Storie di relazioniStorie di relazioni pag. 4pag. 4 Dialogo tra me e me pag. 6Dialogo tra me e me pag. 6 Invito alla Lettura Invito alla Lettura Le metamorfosi di PittoreLe metamorfosi di Pittore pag. 8 pag. 8 L’amicizia di una vita L’amicizia di una vita pag. 10pag. 10 Poesia di Pablo Neruda Poesia di Pablo Neruda pag. 11 pag. 11 Quelli che… io ci provo Intervista all’esperto sugli pag. 12Intervista all’esperto sugli pag. 12 interventi nell’area minorileinterventi nell’area minorile Terra mia Intervista sulla PetIntervista sulla Pet--Therapy Therapy pag. 15pag. 15 Scarabocchi di gente: Il rapporto con gli oggettiIl rapporto con gli oggetti pag. 18pag. 18 Notizie Notizie pag. 21 pag. 21

Anno IV n. 3 Settembre 2011

Periodico trimestrale di espressività sociale iscritto al Registro della Stampa e dei Periodici del Tribunale Ordinario di Tivoli con n° 5 del 18/04/08 realizzato dal gruppo operatori-utenti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora Collaboratori: ALTER Cooperativa Sociale a.r.l, Struttura Residenziale Socio-Riabilitativa Villa Palma Editore Liberi S.a.s. Ideatore del progetto Dott.ssa M. Teresa Frattini Direttore Edoardo Ebolito Capo-redattore Francesco Cagnoni Coordinatore didattico Francesca Latini Maria Clara Guadagno Impaginazione e grafica Francesca Latini Mauro Muccioli Responsabili area stampa e distribuzione Arnaldo Prudenzi Allestimento internet Mauro Muccioli Disegno: Nadia Crescenzi Lettura: Sara Leo Scrittura digitale: Arnaldo Prudenzi

Pronto… Ci sei???

In rilievo

Intervista alla

Dott.ssa N. Angelina

sulla Pet Therapy

A pagina 15

In rilievo

La Dott.ssa Silvia

Denapoli ci illustra

l’intervento nel settore

minorile A pagina 12

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I rapporti e le relazioni sono il centro vitale della nostra esistenza, un contatto costan-te e fondamentale con le cose, le persone, la na-tura ed emanano una luce riflettente nella quale specchiarci ogni giorno per comprendere profon-damente chi siamo, per crescere, migliorare ed

evolverci insieme agli altri.

I rapporti e le relazioni rappresentano l’asse centrale della vita dell’uomo, contribuendo in modo fondamentale alla sua crescita e maturazione dalla nascita alla fine della vita stessa. La prima relazione è quella tra madre e bambino attraverso la quale si dovrebbero trasmet-tere sentimenti di affetto , di accoglienza ai suoi bisogni primari e di contatto. Attraverso l’esperienza dell’amore materno il bambino ha la possibilità di riconoscersi lentamente co-me individuo capace di esistere , anche separato dal grembo materno e di formare una sua personalità. Una relazione difficile tra madre e bambino, che non riesce a rispondere ai suoi bisogni e necessità è il primo motivo di disagio mentale e di disadattamento sociale. Con la crescita poi altre relazioni sono importanti per la maturazione psicologica dell’individuo, come quella con il padre ed altre figure parentali significative, che contri-buiscono alla formazione del carattere e del comportamento . In questo breve articolo mi preme sottolineare che l’educazione alla relazione da parte dei genitori dovrebbe sempre tenere in considerazione il senso profondo della vita di ciascun individuo , come parte di un tutto , come fratello e sorella di ogni cosa vivente, un elemento in costante relazione con tanti altri elementi affettivi, amicali, ambientali e sociali. E’ molto importante che l’educazione venga basata su valori assoluti ed universali, che dovrebbero essere alla base dell’esistenza dell’uomo, in ogni cultura ed in ogni contesto sociale. Riten-go che tra questi valori i più importanti siano l’amore, la fratellanza, la solidarietà, l’altruismo ed il rispetto per ogni cosa vivente. Crescere con la chiarezza interiore di questi valori offre all’individuo la possibilità di creare relazioni costruttive, di reale scambio e confronto, propositive e positive e di avere anche la forza e la tolleranza di superare gli inevitabili momenti difficili della vita. La consapevolezza di essere parte di un tutto in continua e costante evoluzione rappresenta una garanzia al superamento di stati di solitudine e di incomprensione e dà un senso impor-tante alla nostra vita, alle nostre azioni, che possono contribuire costantemente a migliorare la vita dell’uomo . Credo che ciascun individuo dovrebbe coltivare dentro di sé la coscienza di poter essere un “messaggero” di valori, esprimendoli in ogni relazione con gli altri , come una preziosa se-menza da raccogliere e da ricordare sempre. Questa è la forza interiore che potrebbe rive-larsi capace di compiere dei miracoli. Dott.ssa Maria Teresa Frattini

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LA RELAZIONE CON SE’ STESSI E CON GLI ALTRI GOVERNA IL MONDO,

SPRIGIONANDO ENERGIE POSITIVE E/O NEGATIVE CHE CONCORRONO A

DETERMINARE L’EVOLUZIONE DELL’UOMO

LA RELAZIONE E’ : Intesa ed affinità Conoscenza Aiuto reciproco Collaborazione Contatto fisico Amore ed affetto Comunicazione Scambio e confronto Sostegno e cura

SI ESPRIME TRA : Due persone Allievo e maestro Una generazione e l’altra Gruppi sociali diversi Un uomo ed una donna Amici La famiglia Un medico o psicologo ed un paziente

e

Storie di vita dei ragazzi percorrono le pagine di questa rubrica, concepita come spazio confi-denziale, ma non privato, di verità. Si siedono nell’atrio e hanno voglia di racconta-re: alcuni comin-ciano a parlare, al-tri preferiscono scrivere. Si guardano, si confrontano, si narrano: si lascia-no finalmente es-sere protagonisti indiscussi. È la loro storia a parlare: i loro toni sono pacati, la lu-cidità del discorso pregnante, lo sguardo si fa serio. La penna registra e la carta assorbe le emozioni dei lo-ro vissuti, raccon-tati ai lettori con sconcertante sin-cerità.

Qualcosa di personale

In passato ho avuto una relazione negativa con la mia casa; mi sentivo esclusa da tutti. Così me ne andavo in giro per passare la giornata e quando ero fuori ero sere-na. Quando tornavo a casa mi sentivo depressa e stanca, non mi andava di fare niente e l’unica cosa che riuscivo a fare era ascoltare la musica. Un giorno mi sono sentita tanto male e mio fratello mi ha accompagnata in un

ospedale psichiatrico, dove mi hanno curato molto bene. Quando sono uscita dall’ ospedale sono andata casa, però mi trovavo ancora molto male. Per risol-vere questa situazione il DSM della mia A.S.L. mi ha proposto di inserirmi in una comunità riabilitativa e così sono entrata nella Residenza Rosaurora, dove mi sono trovata molto bene e dove mi sento capita da tutti gli operatori .

Monica: Una storia di conflitti

Una relazione positiva anche se un po’ contraddito-ria che ho avuto in passato é stata quella affettiva, sentimentale con una ragazza di cui ero innamorato di nome Sabrina. Era il periodo che facevo uso di un oppioide che avevo sostituito all’eroina, che inizial-mente mi dava una grande euforia. In quel periodo mia madre stava male con il tumore al seno e forse

nel mio inconscio volevo sostituire la sua figura femminile con un’altra cioè quella di un’amante. anche quando per lei non c’erano più speranze. Fu così che sbocciò l’innamoramento per Sabrina, ma all’inizio ero molto confuso, ed ero solo pieno di me stesso, le facevo delle advance che lei regolarmente rifiutava. In seguito, quando lei si era messa con un altro uomo più grande di lei di nome Mizio, mia madre si ricoverò in ospedale e allora le chiesi se potevo ospitare Sabrina a casa nostra perché la madre l’aveva cacciata di casa per via del rapporto con Mizio. Fu a casa mia che si consumò il primo rapporto amoroso del resto più sentito da me che da lei in quan-to lei aveva in testa solo Mizio. Per me fu una cosa molto eccitante e appagante per-ché lei mi piaceva molto. La cosa andò avanti per circa un anno e mezzo con Sabri-na che si divideva tra me e Mizio. Poi se ne andò da casa mia andando a vivere con Mizio dal quale ebbe un bambino di nome Gianluca che vidi all’ospedale appena nato. Era venuta a trovarla la madre che l’aveva ripresa a casa con il bambino e fu così che smise del tutto di bucarsi. Mizio purtroppo morì qualche anno dopo di A.I.D.S. e mi dispiacque parecchio perché in fondo era un buon diavolo. Quello che mi è rimasto di questa esperienza è che con il bambino Sabrina ha smesso di bucarsi per accudirlo, io invece ho continuato per qualche anno non avendo solidi punti di riferimento nella mia vita ed essendo subentrati anche dei problemi psichici che pri-ma avevo sottovalutato. Comunque per me è stata la prima e l’ultima volta che un innamoramento era stato in qualche modo ricambiato in modo completo.

Mario: Un amore impor-tante

ST0RIE DI RELAZIONI ……..

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Io ho avuto una relazione brutta, quando sia alle elementari che alle medie, c’erano dei ragazzi che mi prendevano in giro, ed io ci ri-manevo molto male e mi mettevo a piangere. Non riuscivo a difen-dermi. Mia sorella mi difendeva alle elementari .A volte , con la speranza che mi lasciassero in pace , dicevo loro che avrei chiamato

mio zio e che per loro sarebbero stati guai . Ma loro non si mettevano paura per niente e continua-vano a darmi fastidio. Ho passato degli anni orribili. Ma poi con il passare del tempo e grazie ad una canzone, cantata da Gianluca Grignani, ho scoperto che agivano in questo modo, facendo i du-ri, in mezzo al mondo solo per sentirsi più sicuri.

Le relazioni più belle che ho avuto sono state in primo luogo con la dottoressa di famiglia cioè il mio medico di base che mi ha inviato al D.S.M. di Ciampino, dove ho fatto cono-

scenza con la mia psichiatra , che si può dire mi abbia salvato da una situazione drammatica della mia vita : la depressione e l’abuso di sostanze alcoliche . Oggi mi è rimasto un vago ricor-do di quei giorni bui della mia vita e si può dire che ho raggiun-to un buon livello di autocontrollo della mia vita qui nella Co-munità Rosaurora, dove mi hanno aiutato. Attualmente sono molto soddisfatto , grazie a tutti gli operatori ho ritrovato la se-renità e la speranza che in gioventù non ho avuto.

Marco : La relazione come aiuto

Anni fa, quando le cose non andavano bene in casa mia, conoscemmo un gio-vane dell’Azione Cattoli-ca, che riuscì con il con-tatto amichevole e filiale verso mia madre, a ricostruire la nostra vita. Furono tante le occasioni passate insieme, in seguito con alcuni altri giovani, veniva a trovarci e perfino portava da mangiare, qualche soldo per prenderci un caffè e risollevarci dalla tristezza della situazione. Questo giovane si chiamava Cesare e andava all’università, studiava architettura; il suo conforto era notevole, la sera veniva a trovarci ed a scambiare qualche parola, soprattutto a risollevare mia madre e mio fratello. E’ stato un giovane tanto altruista e questo forse è un dono di natura. Grazie Cesare e chi lo sa, forse a presto.

Arnaldo: Il conforto di

un amico

Una relazione bella è stata quando ho conosciuto un ra-gazzo nei pressi della stazione Termini, con il quale ci scam-biammo i nostri numeri di telefono. Dopo qualche tem-

po ci siamo sentiti per diversi anni, ci raccontavamo tutti i pro-blemi e fatti in comune. In questa relazione ho trovato una intesa ed affinità , un vero e caro amico del cuore. Ci sentivamo quasi tutti i giorni , io gli telefonavo spesso e tenevo quasi più a lui, anche se non lo vedevo, che a certi parenti . Poi è finito tutto, si è felicemente fidanzato con un’altra. Per me, questa persona sarà sempre nel mio cuore.

Antonella: Un incontro per caso

Sonia: Compagni difficili...

Sonia : Cari nonni...

La relazione più positiva che ho avuto è stata quella con i miei nonni. Mi volevano moltissimo bene. Mi compravano tante cose belle, per rendermi più carina davanti agli altri. Potevo chiedere ciò che desideravo e subito era pronto. Mi dicevano : apri il frigo-rifero e mangia ciò che vuoi. Mia nonna mi preparava cose deliziose da mangiare. Mi compravano pure i giocattoli. Andavo al mare con loro. Nelle loro cure che mi davano si mostravano molto affettuosi. Ogni volta che venivano a trovarmi a casa per me era una grande festa. Nei mesi della chiusura della scuola andavo sempre a casa loro per passare le vacanze. Mi sentivo protetta da ogni pericolo. Mi davano molto amore.

Maura : La relazione più importante per me è stata quella con la mia famiglia ed in modo particolare con i miei figli.

L’amicizia percorre danzando la terra, recando a noi tutti l’appello di aprire gli occhi sulla felicità. Epicuro

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Qualcosa di personale DIALOGO

TRA ME E ME…………. LA RELAZIONE PIU’ IMPORTANTE E’ QUELLA CHE

ABBIAMO CON NOI STESSI…..

.“Io ti voglio bene…Ami gli amici e le persone care che sono tanto im-portanti. A volte mi fai arrabbiare quando diventi un po’ litigioso con gli altri. Forse accade quando ti senti triste e solo, e ti chiudi nei tuoi ricordi. Devi cercare di avere più pazienza e curare gli affetti familiari.”

Sandro a Sandro

“ Tu sei intelligente e troppo sensibile, anche troppo emotiva. Spesso agisci senza riflettere e finisci per cacciarti nei guai. Ripeti spesso le stesse cose perché hai paura che gli altri dimentichino le tue richie-ste… Mi crei così spesso tanti conflitti, dovresti usare di più la tua intelli-genza e fidarti delle persone…”

Sonia a Sonia:

“Mi metti un po’ in crisi quando non riesci ad aprirti con le perso-ne, perché in fondo pensi che gli altri si facciano i fatti loro e non riescono a rispondere ai tuoi bisogni.... Un’altra paura che hai è quella di non riuscire a comprendere bene le regole della vita quoti-diane, quello che bisogna e non bisogna fare… Io so che tu vorresti migliorare ed essere più aperto verso gli altri…

devi provare…”

Carlo a Carlo :

“Con te ho una relazione un po’ controversa : alcune volte sei attacca-to alla vita in un modo morboso, altre volte pensi che non valga la pena di viverla forse un po’ perché fin dall’infanzia hai sofferto a causa di tanti eventi tragici come malattie, alcolismo, conflitti interiori ed este-riori che non ti hanno mai fatto assaporare la vera libertà…. forse pensi

un po’ troppo in modo egoistico perché ti devi i rendere conto che c’è altra gente al di fuori della comunità in cui vivi che soffre più di te.”

Marco a Marco

Ci sono tre grandi cose al mondo: gli oceani, le montagne, ed una persona impegnata. Winston Churchill

“Ti sento spesso un po’ triste e preoccupata, vorresti avere una relazione migliore con gli altri e stare di più con la tua famiglia. Però, anche tu sbagli, quando ad esempio sei troppo direttiva con i tuoi compagni e quando non rie-sci a tollerare alcuni comportamenti… Devi

avere più pazienza…”

Monica a Monica:

“Mi piace tanto la tua creatività , il tuo senso artistico che esprimi sia nel disegno che nelle poesie che scrivi da sempre. Sei spesso un po’ in crisi con il tuo corpo, ti piace curarti, ma vorresti farlo di più ed essere sempre piacevole nell’aspetto”

Antonella ad Antonella :

“Mi piace molto la tua bontà ed il coraggio di imparare a fare cose nuove e di relazionarti con gli amici. Qualche volta mi metti

un po’ a disagio perché ti isoli, chiudendoti nei pensieri del tuo passato e così diventi distratto e rischi di non ascoltare le altre persone e di non accorgerti dei “treni” che passano.”

Arnaldo ad Arnaldo :

“Mi fai un po’ penare… Da una parte hai tanta voglia di vivere, di non annullarti e spesso ritro-vi il coraggio di essere più autonomo. Dall’altro hai sempre tante ossessioni che ti fan-no stare male e ti fanno pensare a brutte cose. Devi farti aiutare dagli altri….”

Mario a Mario :

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Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono cosi' intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico.

Oscar Wilde

Disegno di Antonella

Disegno di Mario

Autocompiacimento non vuol dire credersi superiori agli altri e tentare di far sentire gli altri infe-riori: vuol dire invece essere coscienti del proprio valore, senza dar ascolto a condanne e svaluta-zioni da parte di quei parassiti che hanno bisogno di sottomettere gli altri per sentirsi migliori. Marco Lawrence

Invito alla lettura

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LE METAMORFOSI DI PITTORE

Una fiaba di Hermann Hesse “Sull’Amore”

Appena fu entrato nel Paradiso terrestre, Pittore incontrò un albero che era uomo e donna insieme. Pit-tore salutò l'albero con riverenza e chiese: "Sei tu l'albero della vita?"Quando però non l'albero, ma il serpente gli volle rispondere, gli girò le spalle e andò oltre. Era tutt'occhi, tutto gli piaceva immensa-mente. Sentiva con chiarezza di essere giunto in patria e alla fonte della vita. ….Pittore era colmo di desiderio e di trepida gioia. Il suo cuore, quasi fosse una campana, batteva grave, batteva soave e fiammeggiava d'avida passione verso l'ignoto e la sua arcana intuizione. Pittore vide un uccello posato, nell'erba lo vide posato e lam-peggiante in più colori, pareva il bell'uccello in possesso di tutti i colori. Al bell'uccello colorato chiese: "O uccello, di', dov'è la felicità?" "La felicità," disse il bell'uccello ridendo col becco dorato, "la felicità, o amico, è in tutte le calli, nei monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli" …..L’uccello,(dopo varie trasformazioni) volò in cerchio intorno al meravigliato Pittore, scintillò nel sole, si lasciò cadere a terra con la dolcezza di un fiocco di neve, si posò proprio ai piedi di Pittore, re-spirò delicatamente, tremò un poco con le alucce luminose, e subito si trasformò in un cristallo colora-to dai cui spigoli irradiava una luce rossa. Rossa e meravigliosa tra l'erba e tra le verdi piante, chiara come campana risonante ardeva la pietra preziosa. …Allora Pittore, mosso da una brama soverchiante, afferrò la pietra che scompariva e l'ebbe nelle sue mani. Con delizia contemplò la sua magica luce, che sembrava irradiargli nel cuore il presentimento di tutte le beatitudini. A un tratto il serpente s'inanellò al ramo di un albero morto e gli sibilò all'orecchio: "Questa pietra ti tramuta in quello che vuoi. Dille presto il tuo desiderio, prima che sia troppo tardi!". Pittore ebbe un fremito e temette di mancare la sua occasione di felicità. Rapidamente disse la parola e si tramutò in un albero. Talvolta infatti aveva desiderato d'essere un albero, perché gli alberi sembrava-no così pieni di quiete, di forza e di dignità. Pittore divenne un albero, Cacciò radici nella terra, si stirò verso l'alto, dalle sue membra spuntarono foglie e rami. Ne fu molto contento. …..L'albero Pittore era felice e non contava gli anni che passavano. Molti e molti anni passarono prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lenta-mente imparò a vedere coi suoi occhi arborei. Finalmente vide e si fece triste. Vide infatti che nel Paradiso terrestre intorno a lui quasi tutti gli esseri si trasformavano con grande frequenza, anzi, che tutto fluiva in una magica corrente di eterna trasformazione. …..Ma lui, l'albero Pittore, restava sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Appena lo comprese, la sua felicità svanì; cominciò a invecchiare e assunse sempre di più quell'aria stanca, seria e intristita che si può osservare in molti vecchi alberi.

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……Ma un giorno una fanciulla si smarrì in quella zona del Paradiso terrestre, bionda di capel-li, in veste azzurra. …..Quando l'albero Pittore vide la fanciulla, fu colto da una grande nostalgia da un desiderio di felicità mai provato prima. E insieme fu catturato da una profonda meditazione, perché gli sembrava che il suo stesso sangue gli gridasse: "Rammentati! Ricordati in quest'ora di tutta la tua vita, trova il senso, o sarà troppo tardi, e la felicità non potrà più raggiungerti". Ed egli ob-bedì. ……La fanciulla sentì un fruscio nel fogliame dell'albero Pittore, guardò in su e sentì, con una improvvisa pena nel cuore, nuovi pensieri, nuovi desideri, nuovi sogni muoversi dentro di lei. Attirata da quella forza ignota si sedette sotto l'albero. Esso le parve solitario, solitario e triste, e insieme bello, commovente e nobile nella sua muta tristezza; seducente risuonava per lei il canto della sua corona dal lieve fruscio. Si appoggiò al tronco ruvido, sentì l'albero rabbrividire profondamente, sentì lo stesso brivido nel proprio cuore. …..L'albero tremava leggermente fino alle radici, tale era l'impeto con cui raccoglieva dentro di sé tutta la sua forza vitale per rivolgerla verso la fanciulla nell'ardente desiderio dell'unione. Ahimè, ingannato dal serpente si era bandito per sempre in un albero! O com'era stato cieco folle! …..Venne un uccello in volo, rosse e verdi le penne, un bell'uccello ardito venne in volo, fa-cendo un arco venne. La fanciulla lo vide volare, vide qualcosa cadergli dal becco, e quel qual-cosa emanava una luce rossa come sangue, rossa come brace, e cadde giù nell'erba verde e quel suo lampeggiare le parve tanto familiare, tanto il suo rosso splendore la seppe allettare, che la fanciulla si chinò e raccolse quell'oggetto rosso. Ed ecco, era un cristallo, era un carbonchio, e dov'è questa pietra non può esserci tenebra. Non appena la fanciulla ebbe la pietra magica nella bianca mano, subito si realizzò il desiderio di cui il suo cuore traboccava. La bella fu rapita, sprofondò e diventò una cosa sola con l'albero, sbocciò come un forte, giova-ne ramo dal suo tronco, crebbe rapidamente verso di lui. Adesso tutto andava bene, il mondo era a posto, soltanto adesso il Paradiso era stato trovato. Pittore non era più un vecchio albero intristito, ma poteva cantare a voce spiegata Vittoria, Vit-toria. Era trasformato. E siccome questa volta aveva raggiunto la giusta metamorfosi, quella eterna, perché da un metà era divenuto un intero, da quell'ora poté ulteriormente tramutarsi in tutto ciò che voleva. La magica corrente del divenire fluiva costante nel suo sangue, ed egli era eterna-mente partecipe della creazione che ora per ora si rinnovava. Diventò capriolo, diventò pesce, diventò uomo e serpe, nube e uccello. Ma in ogni figura era intero, perché era una coppia, aveva luna e sole, aveva uomo e donna dentro, scorreva per le terre come fiume gemello, brillava in cielo come stella doppia.

L'amore più grande.. Ogni amore è sempre l'amore più grande del mondo, il più importante.L'amore non è qual-cosa di simile a una torta, che possiamo dividere in parti più grandi o più piccole.L'amore è uno solo.E tutto è amore. Certo, puoi sempre dire a qualcuno: "Lui è la cosa più importante che desidero a questo mondo". Ma tutti coloro che amano si sentono in diritto di dirlo, e in piena ragione .Perciò io posso affermare senza paura:la nostra relazione è quanto di più bello mi sia accaduto nella vita. k.Gibran - tratto da Lettere d'Amore del Profeta

Invito alla lettura Dalla S.R.S.R. Villa Palma

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L'Amicizia di una vita Tra gli alberi frondosi ed il profumo di prato fiorito due amici condividevano le loro giornate. Laura e Marco erano due bambini che frequentavano la stessa scuola uno andava in quarta elementare e l'altro in quinta ed erano molto uniti. Passavano molto tempo insieme, specialmente il pomeriggio, quando potevano giocare liberamente nelle campagne che caratterizzavano il loro paesino. Giocavano con i trenini, si dilettavano a costruire dei bellissimi modellini con il papà di Laura e giocavano a rincorrersi per tutto il giorno. Il tempo trascorreva serenamente ed il loro affetto reciproco cresceva sempre più, fino a considerarsi, l'una per l'altro, come fratelli. Un giorno accadde, però, un avvenimento imprevisto che cambiò le le loro vite. Marco, purtroppo, in prima media fu bocciato ed il padre, che era un uomo molto seve-ro, decise di mandarlo in collegio. A quel punto la loro amicizia subì un grande scosso-ne e Marco cercò di convincere il padre a desistere dalla sua decisione ma senza risulta-ti. Laura reagì con molta tristezza all'accaduto e per un periodo molto lungo si chiuse in sé stessa e continuò a sperare di vedere Marco da un momento all'altro tornare da lei. Nel tempo piano piano, anche se con un gran vuoto nel cuore e con l'affetto reciproco sempre presente, tutti e due continuarono lo svolgimento della loro quotidianità. Crescevano ognuno per la sua strada, fino a che non arrivarono a frequentare il primo superiore e durante il primo giorno di scuola entrambi fecero una meravigliosa scoperta: Marco tornò dal collegio e tutti e due avevano deciso di frequentare il liceo scientifico dove furono assegnati alla stessa classe. Meravigliati si guardarono, si abbracciarono forte forte e dal loro viso uscì una lacrima che testimoniava che il bene e l'affetto reci-proco che provavano l'un altro non si era mai affievolito. Ricominciarono a passare molto tempo insieme sia a scuola che quando uscivano il po-meriggio condividendo tante esperienze e progetti di vita. Abbiamo raccontato questa storia perché pensiamo che l'amicizia sia uno dei rapporti interpersonali più emotivamente coinvolgenti. E’ fatta di sostegno, di scambi reciproci tra persone che si fidano l'un l'altra. L'amicizia è fatta di rispetto, comprensione, simpatia ed interesse reciproco. Sicuramente ci possono essere incomprensioni e diversità di opinioni ma nella vera ami-cizia il bene, l'affetto e la comprensione aiutano a superare i momenti difficili.

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PABLO NERUDA

Perché tu possa ascoltarmi Le mie parole

Si fanno sottili, a volte, come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro

Per le tue mani dolci come l'uva. E le vedo ormai lontane le mie parole.

Più che mie sono tue. Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.

E' tua la colpa di questo gioco cruento. Stanno fuggendo dalla mia buia tana.

Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi, e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti Perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.

Tempeste di sogni possono talora abbatterle. Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.

Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.

Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi. Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.

Tutto ti prendi tu, tutto. E io le intreccio tutte in una collana infinita

Per le tue mani bianche, dolci come l'uva.

e

Quelli che…...Io ci provo! Imparare a farsi un’idea propria e divulgarla; imparare a fare, creare, inventare; a provare anche senza averlo mai fatto; imparare a ricono-scere nel prodotto la propria espressione; imparare a misu-rarsi e a mettersi in gioco; sempre e co-munque avere la vo-glia di imparare. “Quelli che...io ci provo” è lo spazio del confronto, della prova, dell’esercizio e soprattutto della relazione tra l’Io e il Mondo, quel mondo che sempre di più appa-re distante e poco vivibile. Questa rubrica vuo-le offrire un pretesto per essere attivi in esso, un modo per essere “dentro” indipendentemente dallo strumento di espressione 12

Intervista all’esperto: La Dott.ssa Silvia Denapoli ci illustra le modalità di

intervento nelle case famiglia rivolte ai minori

In Italia quali norme regolamentano le case famiglia e quante sono presenti nel nostro territorio? E quali competenze professionali sono richieste per lavorare all’interno di queste strutture? Per le strutture che ospitano sino 10 utenti sono richieste le caratteristi-che delle civili abitazioni ed una organizzazione interna che garantisca lo svolgimento della normale vita quotidiana. Si dispone di aree comuni come la cucina, la sala ricreativa e nel caso in cui ci sia la possibilità di uno spazio esterno. Inoltre si fa riferimento agli statuti che regola-mentano l’aspetto sanitario e igienico regionale e delle ASL. Mentre le figure professionali di cui si necessita maggiormente sono quelle educa-tive e psicologiche. Il territorio RM G ed RM H dispongono di diversi centri di prima accoglienza, consultori ma di un numero esiguo di case famiglia per minori. Nella cura dei minori, quali sono le difficoltà che si incontrano e che tipo di rapporto è terapeutico istaurare? Questo tipo di lavoro ha diverse variabili come ad esempio la fascia di età di riferimento: se prendiamo la fascia di età da 5 a 11 anni il lavoro verte sull’istaurare relazioni affettive sostitutive ed accuditive, in quanto i minori di questa età presentano problematiche relative alla gestione degli stati affettivi e del comportamento scolastico, inteso come rendi-mento e come relazioni con i pari, essendo soggetti con gravi lacune con le figure di attaccamento. Per quanto riguarda i minori che rientrano tra gli 11 e i 18 anni di età il discorso è più complesso in quanto arriva-no in casa famiglia avendo già strutturato le proprie relazioni con le figure di accudimento, se pur spesso queste non risultano funzionali ad una normale crescita del minore. Inoltre ci si trova dinanzi a soggetti in piena adolescenza, che presentano perciò non solo le problematiche familiari ma anche quelle tipiche di questa età evolutiva.Iil lavoro prin-cipale si svolge intorno ad una continua contrattazione, ci si trova a gestire dinamiche di soggetti che si sentono adulti ma sono ancora ra-gazzi, quindi tentano di ribellarsi, di far valere le loro convinzioni, di-ciamo che tutto il lavoro che si fa con questa particolare utenza si gioca all’interno della relazione che si instaura tra operatore e minore e più in generale tra la struttura e il ragazzo. Che tipo di aiuto offre la casa famiglia al minore? La casa famiglia offre ai suoi ospiti tutto ciò che, generalmente, compe-te ad una famiglia. Questo va dal pasto caldo, ad un posto dove dormi-re, e sussidi didattici. Ovviamente non si riduce a questioni meramente materiali, ma c’è l’opportunità per tutti gli ospiti di avere durante tutto l’arco della giornata e in caso di necessità anche durante la notte la presenza di uno o più adulti di riferimento che mettono a disposizione la loro professionalità per rispondere alle esigenze del minore.

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Gli educatori si preoccupano di gestire le dinamiche del gruppo ospiti, così da educarli alla cooperazione ed a svi-luppare la propria autonomia, mentre gli psicologi sono a disposizione per affrontare e gestire tematiche più perso-nali.

Dopo il compimento del diciottesimo anno di età che opportunità offre la casa famiglia ai ragazzi in termini di lavoro e futuro in generale? La casa famiglia offre ai minori la possibilità di frequentare corsi professionalizzanti dopo i 16 anni, così da essere preparati al mondo del lavoro all’uscita dalla struttura dopo la maggiore età. Si tratta di una ricerca insieme al mi-nore relativa a quale possa essere il proprio percorso professionale e come attuarlo. Qual è la giornata tipo di un minore ospite in casa famiglia? In periodo lavorativo/scolastico, i minori vengono svegliati tra le 6,30 e le 7,00 a.m. per la colazione e per preparar-si alla scuola, vengono accompagnati e ripresi alle 14,00 dopodichè si pranza e ognuno va nella propria camera per riposarsi almeno per un ora. Dopo il riposo c’è lo spazio dedicato ai compiti, chi li fa in camera da solo e chi richiede l’aiuto di un operatore. Alle 17,00 c’è la merenda e successivamente chi pratica uno sport viene accompa-gnato. Alle 20,00 si cena sempre tutti insieme ad un adulto, dopo cena si sceglie insieme all’operatore un program-ma televisivo. I più piccoli vanno a dormire alle 22,00, mentre i ragazzi al di sopra dei 16 anni alle 23,00. I minori con forti conflittualità con i genitori come si rapportano con gli operatori?

I minori che hanno forti conflittualità con i propri genitori generalmente, anzi sempre, tendono a riproporre queste dinamiche all’interno della struttu-ra ospitante, nello specifico con quegli operatori identificano come significa-tivi. In questi casi la relazione è caratterizzata da momenti di forti emozioni positive, ricerca di affetto e forti emozioni negative, distruttive. Queste dinamiche vengono affrontate dall’équipe intera che si pone in soste-gno dell’operatore prescelto, così che questo abbia il supporto dei colleghi ma allo stesso tempo il minore possa esprimere ed elaborare i propri vissuti in un contesto protetto e funzionale.

Quelli che…...Io ci provo!

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Non insegnate ai bambini Giorgio Gaber

Non insegnate ai bambini non insegnate la vostra morale

è così stanca e malata potrebbe far male

forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa co-

scienza.

Non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro

una via conosciuta ma se proprio volete

insegnate soltanto la magia della vita.

Giro girotondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini

non divulgate illusioni sociali non gli riempite il futuro

di vecchi ideali l'unica cosa sicura è tenerli lontano

dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento che è sempre più spento

non li avviate al bel canto, al teatro alla danza

ma se proprio volete raccontategli il sogno di

un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore e la

mente stategli sempre vicini date fiducia all'amore

il resto è niente.

Giro girotondo cambia il mondo.

Che tipo di relazioni istaurano i minori con l’ambiente che li ospita? Il minore istaura un rapporto solitamente caratterizzato da odio/amore, in quanto è un ‘utenza che mal gestisce i propri vissuti emotivi, da una parte riconosce l’affetto e la disponibilità dell’équipe, dall’altra mette in atto una modalità distruttiva verso oggetti e persone (nel senso di relazione ed a vol-te anche di aggressione verbale o fisica). In questo modo manifesta la pro-pria incapacità a vivere e gestire la frustrazione, questo può dipendere da motivi vari come la mancanza dei propri parenti o un banalissimo rifiuto avuto da un operatore o un disaccordo con un compagno. Per ciò che ri-guarda invece il gruppo dei minori tende generalmente a formare sotto-gruppi, con caratteristiche simili alle bande; sono frequenti atteggiamenti di bullismo rivolti agli ospiti più indifesi, che non hanno fatto gruppo o che hanno caratteristiche personali più fragili. Questo é un aspetto importante e grave al quale ogni adulto, che sia educatore, genitore, insegnante o altro deve fare attenzione, e cercare di sensibilizzare i minori a questo tema. Nella mia esperienza di operatore ho constatato che è possibile intervenire e prevenire, in quanto i minori sono soggetti in evoluzione e sensibili all’altro. Le case famiglia ospitano anche animali domestici? E’ cosa ben vista da queste strutture la compagnia di animali domestici. Chi lo porta da casa si dovrà assumere l’impegno di prendersi cura dell’animale altrimenti verrà ridato alla famiglia. A volte le strutture pos-siedono già un animale, i minori vengono sensibilizzati alla sua cura e viene data l’opportunità di farlo insieme agli operatori. In caso di comportamenti antisociali del minore che percentuale di re-cupero esiste? Il recupero dei minori con comportamenti antisociali dipende da diverse variabili, il lavoro della struttura ospitante, la collaborazione della famiglia e dei servizi sociali che lo hanno incarico e dalle relazioni che nel corso del tempo si sono istaurate tra loro. Una volta rientrato nel proprio ambiente socio-familiare le variabili aumentano. Quanto tempo occorre per la dimissione del minore? Difficilmente le dimissioni del minore avvengono al di sotto dei 6 mesi dalla data di ingresso, molto spesso i tempi si protraggono sino ala maggiore età, ma naturalmente ogni caso è differente in quanto le problematiche sono strettamente personali e diverse.

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Ancor prima di esprimere l’amore e il rispetto per ciò che ci circonda e per ciò che quotidianamente viviamo, dovremmo essere in grado di osservare nel cuore delle cose per scoprire l’aspetto insolito, poco noto o dato per scontato. Questa rubrica è non solo spazio dedicato alla natura e alle sue creature ma è invito ad osservare, ad apprezzare e a riflettere sul valore della sua esistenza

INTERVISTA ALLA DOTT.SSA NICOLETTA ANGELINA

ASD ONLUS “L’AURIGA” PRESSO CENTRO ATTIVITA’ CON GLI ANIMALI

VIA LONATO, 62 – 00188 ROMA

Cosa significa “ Pet Therapy” ? Letteralmente “ Pet” sta per piccolo animale come i conigli, le tartaru-ghe, i cincillà ed anche i cani, “Therapy” sta per terapia, ad indicare che la compagnia degli animali ha un valore di cura della persona. Quando si utilizzano i cavalli e gli asini si parla di ippoterapia ed ono-terapia. Quali sono gli animali più adatti per questo tipo di terapia? Come vengono selezionati ? Non c’è un vero e proprio protocollo metodologico da seguire; la sele-zione degli animali avviene in base a quelle specie che si rendono più disponibili nel rapporto di aiuto con la persona ed in base all’esperienza degli esperti che li selezionano . Quelli che attualmente conosciamo meglio sono gli asini, i cavalli, i cani, i conigli, i cincillà e le tartarughe. Un elemento fondamentale per la selezione è la salute psico-fisica dell’animale.

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In quali tipi di patologie è più indicato questo tipo di trattamento? In particolare può essere adottato con persone che hanno disturbi psichiatrici?

Sulla base della nostra esperienza non ci sono controindicazioni a questa attività, tranne che per l’ippoterapia come equitazione vera e propria, che è però risolvibile utilizzando solo il rapporto a terra . In Italia sono state fatte molte esperienze nell’ambito psichiatrico, in particolare con soggetti autistici e con disturbi motori che hanno dato risultati soddisfacenti.

In quali casi si è evidenziata una maggiore efficacia della terapia?

Nella mia esperienza posso dire che le persone che hanno un disturbo generalizzato, come quelle affette da sindrome autistica, trovano un grande beneficio perché con gli animali hanno un rapporto fisico e non verbale. Inoltre questo tipo di intervento si propone come un percorso terapeutico innovativo rispetto a percorsi curativi già noti.

Cosa accade quando si verifica un conflitto od una difficoltà di relazione tra paziente e animale? Quando c’è un conflitto con l’animale è fondamentale l’intervento di un mediatore, che innanzi tutto cerchi di capire il significato del conflitto e se è risolvibile. Quando il conflitto riguarda solo l’animale, quest’ultimo viene allontanato. L’animale riesce sempre a portare gioia al paziente? Per esempio, solo accarezzandolo può diminuire l’ansia o la tristezza, oppure è necessario avere con lui un rapporto più intenso? Gli animali sono come noi, non sempre hanno dei vissuti allegri e quindi non sempre portano benessere. La relazione ed il contatto vanno costruiti di volta in volta con l’aiuto degli esperti. Come viene affrontata la paura dell’animale che una persona potrebbe avere? Questa è una domanda interessante perché a volte la paura è così eccessiva che non ci permette di prose- guire nell’attività. Al contempo però ci motiva perché la vogliamo superare; la paura non è una controin- dicazione , fa parte anche delle relazioni umane , ci sono delle persone che non conosciamo bene che a volte ci fanno paura . La paura spesso è frutto della non conoscenza e necessita quindi di attuare un per- corso graduale che ci aiuti a risolverla senza forzature.

La Pet Therapy viene utilizzata anche nella rieducazio- ne di persone disadattate socialmente, come ad esempio detenuti, adolescenti a rischio di emarginazione o altro? In questi casi quali sono gli effetti della terapia? In alcuni contesti non si parla solo e sempre di terapia ma anche di attività sociali. Gli adolescenti a volte presenta- no difficoltà di crescita e di maturazione non trovando un obiettivo chiaro da realizzare , le loro competenze e le loro responsabilità. In questi casi l’animale interviene come un valido compagno che offre degli stimoli per conoscersi meglio. Nella nostra esperienza con gli adolescenti siamo riusciti a migliorare il loro equilibrio attraverso la vicinanza con il corpo del cavallo.

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Come viene pagato questo tipo di trattamento ?

Queste sono terapie non riconosciute e quindi non godono di alcun supporto economico; a volte vengono finanziate da privati, enti sociali, comuni, o da grandi aziende che oggi hanno iniziato a guardare verso il sociale . Gli aiuti però sono sempre legati a specifici progetti a termine e non hanno quindi carattere continuativo. Questo per noi è molto scoraggiante e certamente non aiuta tutte quelle persone che avrebbe- ro bisogno di un intervento più lungo , il cui costo resta pertanto a carico del privato che usufruisce del servizio.

Ci sono finanziamenti pubblici a sostegno di questi progetti? Lentamente si comincia ad intravedere l’interesse delle regioni e degli enti locali . Ci sono delle regioni che hanno legiferato in merito a questo tipo di attività e la Regione Lazio ha iniziato a parlarne. Noi speria-mo, al di là dei finanziamenti, che nell’arco di qualche anno ci sia una indicazione normativa soprattutto sulle regole e sulle definizioni dell’attività , che diano chiarezza e guida sul lavoro da svolgere.

A chi ci si deve rivolgere per avere un trattamento di Pet Therapy? In che modo viene diffusa l’informazione su questo tipo di terapia e sui suoi risultati? Si può fare riferimento ad alcune associazioni storiche , un centro di referenza nazionale creato dal mini-stero della salute qualche anno fa , la ricerca informativa via internet sulla storia e le motivazioni di que-sto tipo di intervento. Quattro anni fa è nata un’associazione di operatori professionisti che dà per esempio indicazioni su quali sono le scuole per formarsi in questo settore. Quindi il mio consiglio è di guardarsi un po’ intorno e farsi un’idea di quello che può dare più fiducia, perché in mancanza di regole definite dallo stato e di albi professionali specifici , questa resta l’unica strada percorribile. Rispetto alla diffusione dell’informazione, ci sono attualmente tante iniziative quali convegni, tavole rotonde che illustrano il valore dei percorsi riabilitativi e di aiuto sociale attuati con gli animali.

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“Scarabocchi di gente” è lo spazio della creatività. Vari i soggetti, molteplici i mezzi ma uni-co il fine: l’espressione. Protagonista indiscussa è l’esperienza e-stetica, fatta non di canoni e di criteri acca-demici ma di libera e incon-dizionata e-spressività. L’Io non si im-provvisa arti-sta, perché in verità è sem-pre stato tale. La rubrica offre però l’occasione per manifestarlo. 18

Il rapporto con gli oggetti racconta la sto-ria della nostra personalità, i nostri ricordi e desideri,,,,,,,

Carlo

L ’ oggetto che preferisco è un buon profumo , perché mi aiuta a creare una relazione con le donne…

Monica

Gli oggetti che preferisco sono i miei trucchi , che uso ogni tanto per farmi bella…

Antonella

L’’oggetto più importante per me è la mia matita per gli occhi, che mi fa pensare a belle cose e mi fa sentire una persona sincera, saggia e piena di risorse; mi da co-raggio e sicurezza di me. Senza questo oggetto mi sen-tirei scoraggiata e confusa.

la ricerca della verità è più preziosa del suo possesso. Allbert Einstein

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Sandro

Il mio oggetto preferito è senz’altro l’accendino. Per me un accendino è qualcosa di prezioso. Quando ero fidanzato con Silvia me ne comprai uno: era un Dupont d’argento. Per questo adoro questo tipo di oggetto che ho amato in passato. Ora che sono in una struttura riabilitativa ne ho comprati diversi di ac-cendini ed anche il cellulare. L’accendino è legato ai miei ri-cordi, il cellulare mi piace perché mi serve per comunicare con i miei cari e gli amici. Senza queste due cose sto male. Sento che mi manca qualcosa.

Alfredo

Sonia

Di ogni cosa materiale, di ogni pensiero, il possesso ne diminuisce il valore. Sempre.

Roberto Giovannetti

la bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed è un possesso per tutta l'eternità

Oscar Wilde

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Marco

Gli oggetti che preferisco sono i soprammobili cioè statuine artistiche che rappresentano le più svariate forme … Mi piacciono molto anche le miniature di guerrieri medievali, gla-diatori romani e personaggi del fumetto in piombo. Mi piace anche fare collezione di fu-metti. Amo tutto ciò che è arte : dipinti, disegni perché anche io in fondo sono un mode-sto artista. Mi piacciono tanto le rappresentazioni orientali in particolar modo quelle fatte dai cinesi che sono degli eccellenti artisti ed hanno una fantasia molto creativa.

Sonia Ci sono tanti oggetti nella mia camera che hanno importanza soprattutto perché si riferiscono a deter-minati momenti della mia vita. Uno oggetto in particolare lo osservo tutte le sere e lo tengo tra le mani perché mi ricorda una persona cara. E’ il qua-druccio con la fotografia di mio fratello che tengo sul comodino ,quadruccio che ho avuto in regalo e dopo tanti anni finalmente ho avuto una sua fotogra-fia. Ha molta importanza per me non solo perché raffigura mio fratello, ma soprattutto perché mi da la possibilità di pensare a questa persona cara. E’ sempre piacevole avere oggetti, ti fanno compagnia quando sei solo, ti danno gioia quando li guardi e ti ricordano alcuni momenti importanti della vita. Penso inoltre che sia importante potersi comprare degli oggetti che piacciono, anche pochi, a me, per esempio, bastano a farmi sentire autonoma e capace di gestire la mia esistenza.

Finché tu cerchi fuori quello che tu hai dentro non sarai mai padrona di te stessa! Oriana Staiano

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Anche quest’anno la Liberi s.a.s., ha promosso il Concorso Letterario Graphein.. Edizione 2., prevista en-tro il mese di gennaio 2012. La prima

edizione si è conclusa il 25 giugno 2010 con una giornata di premiazione ospitata nel Teatro Comunale Caesar e patrocinata dal Comune di San Vito Romano. PRESENTAZIONE E MOTIVAZIONE DEL PROGETTO L’uso della scrittura per la narrazione di storie è centrale nella vita di ogni individuo. Il racconto della realtà, in tutte le sue poliedriche e soggettive declinazioni, conferisce senso alle esperienze umane. Il narrare attiva proces-si mnestici, introspettivi, fantasmatici, espressivi ed evocativi. Il metodo narrativo, spesso assunto come terapia di sostegno nelle relazioni d’aiuto, più che cura è in realtà il mezzo attraverso il quale il narratore può non solo accedere al suo mondo interiore ma anche al mondo del poter essere, aprendosi quindi agli spazi della possibilità, del cambiamento e della flessibilità: il narratore infatti può sperimentarsi attraverso la costruzione di storie e di personaggi e vivere l’altruità. Allo stesso modo la lettura, sia delle proprie storie che della storie altrui, incentiva lo scambio ed il confronto, favorendo un dialogo aperto sia con se stessi che con gli altri, oltrepassando il varco dell’oblio, della dimentican-za e della distanza emotiva. Leggere infatti è vivere un’avventura cognitiva ed emotiva insieme, che permette di sostituirsi agli autori e ai personaggi; leggere è un ri-vivere emozioni, conflitti e verosimiglianze. L’idea del concorso letterario nasce non solo dall’esigenza di favorire la pratica della scrittura come strumento analitico di autoconoscenza e di confronto, ma anche dalla volontà di creare un agorà di lettori, che nell’esperienza della lettura condividano prospettive, affinità, esperienze. Il premio, l’attestato, la pubblicazione dei testi e la partecipazione alla giornata conclusiva concorrono a gratificare il lavoro e le capacità degli scrittori. Il concorso è rivolto agli utenti di centri diurni e di strutture residenziali psichiatriche terapeutiche e socio-riabilitative , invitati a partecipare in qualità di narratori, cimentandosi pertanto nella pratica della scrittura, ed agli ospiti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora, in qualità di lettori e valutatori delle opere, che dopo un percorso pluriennale di scrittura, attuato nel laboratorio-giornale “Prontoo...ci sei…?”. possono cimentarsi nella pratica della lettura. Perché il tema della Edizione II : “Io con la penna in mano ….” “Io...con la penna in mano… posso gridare tutto il mio dolore o la mia gioia a me stesso, al mio vicino o al mon-do intero. Io narro e descrivo tutti i miei sogni e le mie paure. Io protesto contro ciò che non ritengo giusto e di-fendo le mie idee senza ferire alcuno. Posso piangere, ridere e scherzare tra le pagine segrete e protette del mio diario. Io con la penna in mano posso rendere reali tutti i sogni e mondi che vorrei vivere in una sola notte. Scrivo la storia come narratore di me stesso e degli altri…..”

CONCORSO LETTERARIO GGGRAPHEINRAPHEINRAPHEIN

Scritture in frammenti

N O T I Z I E