Il tema del travestimento nella Chanson de Geste Analisi di aspetti e motivi nell’epica francese...
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Il tema del travestimento nella Chanson de Geste Analisidi aspetti e motivi nell’epica francese dei secoliXII e XIII
Maurizio Mazzoni
Published online: 16 March 2014
� Springer Science+Business Media Dordrecht 2014
Abstract This article provides a study of the disguise theme in texts from the French
epic literary tradition of twelfth and thirteenth centuries, when the theme of disguise
was developed through many different ways and multiple perspectives. From the
option which suggests a kind of double interpretation in a particular context where it is
possible to detect clear interferences with popular culture, to the confirmation of the
authentic epic scheme, this analysis through the French epic chanson de geste tradition
provides an overview of the main disguise features in texts such as Le Couronnement
de Louis, Le Charroi de Nımes, La Prise d’Orange concerning Guillaume d’Orange
and the related cycle of poems. The survey continues with Maugis d’Aigremont, and
discusses the topic of the trickster, where the disguise theme is enforced by magic and
fairy elements. These elements suggest a wide range of implications and meanings,
such as the struggles between regal authority and vassals, inside a frame of socio-
logical value as recognized in the Renaut de Montauban and the presence of a popular
culture level through the representation of his adventures and magic features in the
Maugis d’Aigremont poem.
Keywords French epic � Disguise � Trickster � Charroi de Nımes � Renaut de
Montauban � Maugis d’Aigremont � Trickster � Parody � Intertextuality �Comparative literature
Il travestimento dell’eroe epico: funzione aristocratica e aspetto popolarenelle canzoni del Ciclo di Guillaume d’Orange
Il Ciclo di Guillaume d’Orange presenta un nucleo organico di testi considerabili
uno degli esempi maggiormente significativi dell’utilizzo e della manifestazione del
M. Mazzoni (&)
Facolta di Lettere e Filosofia, Universita degli Studi di Genova, Genoa, Italy
e-mail: [email protected]
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Neophilologus (2014) 98:369–384
DOI 10.1007/s11061-014-9386-4
motivo del travestimento. Considerabile una ‘‘biografia poetica’’ del personaggio
storico Guglielmo di Tolosa, il gruppo di poemi costituito da Le Couronnement de
Louis, Le Charroi de Nımes, La Prise d’Orange e Le Moniage Guillaume presenta
manifestazioni evidenti dell’utilizzo del travestimento come espediente funzionale
allo svolgimento positivo dell’azione condotta dal personaggio in termini bellici, ma
anche come procedimento a se stante ed in posizione autonoma nel caso del
Moniage, in cui viene presentato l’eroe travestito da monaco all’epilogo delle sue
avventure terrene.
Le Couronnement de Louis
Ne Le Couronnement de Louis, ‘‘primo capitolo’’ in senso cronologico interno della
biografia poetica di Guglielmo d’Orange, la tematica centrale e la fedelta al potere
regale nei confronti del quale Guglielmo si presenta come figura di difesa e garanzia
della prerogativa monarchica. La vicenda narrata presenta l’abdicazione di re Carlo
a favore del figlio, il giovane ed esitante Louis, il quale viene subito insidiato da
Arneis d’Orleans che rivendica la reggenza del trono. L’intervento di Guglielmo
contro l’usurpatore punito con la morte rileva l’assoluta fedelta al lignaggio
imperiale da parte dell’eroe, il quale recatosi in soccorso del papa a Roma si batte in
duello con il gigante saraceno Corsolt. Fedelta al lignaggio imperiale, principio di
mantenimento della monarchia ereditaria ed aspetti di una rimarcata tendenza alla
laicizzazione, relativa alla dissoluzione di quella dimensione rituale-ieratica di cui
Roland nella chanson omonima e uno dei maggiori rappresentati, costituiscono gli
elementi tematicamente piu evidenti e rilevanti di tutto il poema, confermando
quella valenza politica che contraddistingue la struttura narrativa e tematica globale
della canzone (Frappier 1967) e quel tratto caratterizzante il personaggio di
Guglielmo d’Orange in tutto il ciclo (Andrieux-Reix 1989).
La presenza di motivi laici e anticlericali e individuabile a piu riprese nel poema
con esiti spesso burleschi, nella misura in cui il Couronnement mette in evidenza la
tendenza di laicizzazione, ricordata in precedenza e relativa al dissolversi della
dimensione rituale-ieratica che permetteva di avvicinare la Chanson de Roland al
genere dei poemi agiografici. All’interno del poema sono infatti presenti diversi
elementi riferibili ad un atteggiamento critico verso l’ordine monacale, ad esempio
in apertura quando il futuro re Louis impaurito dalla cerimonia di incoronazione e
dal lungo elenco dei doveri reali che il padre Carlo Magno gli espone, rifiuta la
corona e tristemente il padre deve constatare l’evidente indole codarda dell’erede,
concludendo che l’unico posto adatto per lui sia non la corte reale ma il monastero.
Guglielmo soccorre il papa nell’episodio che lo vede affrontare in duello il gigante
saraceno Corsolt, ma questa sua devozione e leggibile anche in termini di precisi
calcoli di tornaconto personale, in quanto il pontefice in cambio del suo aiuto gli
assicura concessioni e promesse di vario tipo: l’eroe potra mangiare carne tutti i
giorni e prendersi tutte le donne che vorra, i peccati gli verranno perdonati e gli sara
assicurata la via per il Paradiso. Durante il combattimento che segue, il Papa risulta
piu volte pavido e codardo, mostrandosi incerto sull’esito del duello, inducendo
Guglielmo ad un’aspra invettiva nei suoi confronti e di tutti i chierici, accusandoli di
non credere nell’aiuto divino concesso ai cavalieri devoti.
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A livello di concretezza dello statuto sociale di Guglielmo, si rileva un effettivo
riconoscimento della sua condizione proprio nelle parole che gli rivolge il Papa nel
momento in cui lo invita a prendere moglie:
1369
Bachelers estes, de terre avez mestier
[Siete un giovane cavaliere, avete bisogno di terra.]
Si tratta di un’importante indicazione che permette di collocare in una particolare
prospettiva l’intera azione dell’eroe epico, considerato non piu solamente difensore
del potere e conquistatore per esso di nuovi territori ma anche cavaliere senza beni e
sostanze.
Il personaggio di Guglielmo in tal modo risulta fortemente caratterizzato da una
complessita individuale che lo distanzia dagli altri eroi epici e lo presenta come un
vassallo fedele del sovrano che ambisce tuttavia ad ottenere un feudo il piu lontano
possibile dalla corte, come e evidente nella sua volonta di rimanere a Roma e
sposare la figlia del re Guaifier, definendosi in una condizione di continue
peregrinazioni; la tendenza al costante mutamento geografico si conforma a quella
del mutamento dell’aspetto e quindi al travestimento, quasi ad indicare una doppia
dislocazione, sociale e geografica. Dopo aver ucciso l’usurpatore Arneis ed aver
reso possibile l’abdicazione di Carlo in favore di Louis, Guglielmo chiede il
permesso di recarsi a Roma in pellegrinaggio: si tratta in realta di un pellegrinaggio
armato, in quanto sotto le vesti vengono indossate armi ed armatura. Sotto il
mantello infatti si indovina la natura guerriera dei particolari pellegrini, come
dimostra lo stesso fatto che il Papa si rivolga all’eroe una volta avvisato del pericolo
pagano imminente:
274
Desoz les chapes orent les branz letrez,
Et ne por quant si orent il trosse
Les bons halbers et les helmes dorez.
[Sotto i mantelli tengono le spade coperte, /e nondimeno cosı lı tengono riposti/i
buoni usberghi e gli elmi dorati.]
Anche nell’episodio del portiere di Tours addobbato cavaliere si rileva l’utilizzo
del travestimento, in questo caso come premio per la lealta e il coraggio dimostrati
dall’umile portiere al quale Guglielmo in prima battuta aveva dichiarato di essere un
combattente della fazione dei rivoltosi. In tal modo, l’identita nascosta dell’eroe
consente una verifica della propria fama:
1540
He! Deus, aıde! fait li corteis portiers,
‘‘Ou sont ale li vaillant chevalier
Et li lignages Aimeri li guerrier,
Qui soloient lor dreit seignor aidier?’’
[Che Dio mi aiuti! dice il portiere, /dove sono andati i valorosi cavalieri/e i guerrieri
del lignaggio di Aimeri/Che erano soliti soccorrere il loro legittimo signore?]
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In questo episodio, inoltre, sono state rilevate implicazioni a livello di tematiche
politiche, come suggerito da Batany and Rony (1971), i quali vi rilevano aspetti
riconducibili ad una negazione della denotazione morale dei titoli della nobilta
ereditaria.
Le Charroi de Nımes
Tra le piu antiche canzoni del ciclo di Guglielmo d’Orange, costituente insieme al
precedente Couronnement e a La Prise d’Orange il nucleo della trilogia unitaria
della biografia poetica del suo protagonista, Le Charroi de Nımes offre una delle
manifestazioni piu significative ed evidenti di travestimento all’interno di una
chanson de geste.
In apertura di poema, Guglielmo al ritorno da una battuta di caccia viene
informato dal nipote Bertrand che re Louis, nell’effettuare una distribuzione di feudi
ai suoi baroni, lo ha escluso dal riceverne. Guglielmo in preda all’ira si reca a
palazzo e dopo aver rammentato all’irriconoscente sovrano i propri meriti riesce ad
ottenere l’autorizzazione ad intraprendere un viaggio di conquista che lo portera ad
impossessarsi di Nımes, citta della Francia meridionale soggetta a controllo
saraceno. Sulla strada, il manipolo di cavalieri si imbatte in un villano con al seguito
un carriaggio carico di botti; interrogato circa la presenza saracena nella citta, su
consiglio del cavaliere Garnier, Guglielmo adotta lo stratagemma del travestimento
in mercante, facendo nascondere il seguito dei cavalieri all’interno delle botti. Dopo
essere riuscito ad entrare nella citta nemica, riesce ad ingannare re Otran e suo
fratello Harpin spacciandosi per un mercante inglese e con una menzogna evita il
possibile riconoscimento dovuto al particolare tratto somatico del naso. Quando il
pagano Barre uccide due buoi del convoglio, la situazione degenera e Guglielmo e i
suoi cavalieri lanciano l’assalto contro i Saraceni e dilagano nella citta, che viene
cosı conquistata.
La base tematica della canzone si puo dividere sostanzialmente in due sezioni
distinte; la prima, presentata nei termini del confronto e contrasto tra Guglielmo e re
Luigi, presenta la realta conflittuale che vede la contrapposizione vassallo-sovrano
relativa al tema dell’ingratitudine dimostrata da parte dell’autorita regale nei
confronti del fedele servitore, motivante l’ira del protagonista e la sua decisione di
partire alla conquista di nuove terre. Proprio questo impulso all’azione si configura
in senso piu ampio come espressione di quella tendenza all’esaltazione bellica
rintracciabile a piu riprese nelle chansons, testimonianza dell’atteggiamento
irrequieto ed aggressivo dei chevaliers. La seconda sezione del poema riguarda
infatti la conquista della citta di Nımes, citta sotto controllo saraceno, confermando
lo schema epico tradizionale del conflitto Cristiani-Saraceni e della difesa ed
esaltazione della fede cristiana, inserendo l’elemento innovativo del ricorso
all’utilizzo del travestimento nelle forme di uno stratagemma per ingannare il
nemico e raggiungere gli obiettivi di conquista.
Analizzando ora la tipologia di narrazione epica ed i contenuti del Charroi, si
rileva come essa si risolva in esiti comici e dichiaratamente burleschi, considerando
la versione della vulgata, ovvero quella afferente alle redazioni dei manoscritti A e
B nei quali e tramandato il poema alla base dell’edizione Perrier di riferimento.
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Esiste un’ulteriore redazione del poema, conservata nel ms. D, Bibliotheque
Nationale di Parigi, fr. 1448, la quale offre ulteriori possibilita interpretative,
evidenziando come agli elementi burleschi si accompagnino una struttura espressiva
particolare, una predilezione per il concreto ed uno spiccato intento parodico. La
liberta stilistica presente in questa versione del poema, a tratti concretizzandosi in
una struttura narrativa confusa e spesso incoerente, consente di rilevare legami con
la tecnica formulare caratterizzante le modalita di esecuzione e recitazione del testo,
non priva di implicazioni che pongono il problema dell’interpretazione di tali
caratteristiche formali, in merito alla quale si riscontra una sorta di ‘‘scherno epico’’
(Frappier 1967).
Le sequenze burlesche, accanto a quelle in cui si rileva una piu accentuata
attenzione verso la concretizzazione, sono del resto frequenti all’interno della
redazione D. Il piano del concreto non viene risolto in soluzioni di piatta discorsivita
ma la dimensione espressiva presente nel Charroi D e quella che risulta
‘‘disponibile senza esitazione ad accentuazioni caricaturali, tendente ad una
caratterizzazione impressiva e deformante’’(Mancini 1972).
Carica espressionistica ed elementi di deformazione grottesca si configurano in
una sistematica esasperazione della dimensione scenica all’interno della quale si
muovono i personaggi; in questa dimensione il travestimento di Guglielmo non e
esente da caratterizzazioni pittoresche dalle sfumature caricaturali, consegnando
un’immagine di trasandatezza e rozzezza:
D 1030
Desic’au main que li jors lor deserre
Li cuens Guillelmes ne fine ne cesse.
Vest en son dos une gaste gonelle,
Solers de buef, ses chauces de burelle
Et.i. chapel de moutons sus sa teste,
Grans et hidous, molt en est lons li verres;
Ses gorles vies molt sanbloient viez ester,
Couz et fuissiz et brorse i pandelle;
Et chevalcha une ive jovancelle:
.i. viez estriers li ont mis a la selle
Par out il montent et il descent a terre.
Mal sanble home qui tant sache de guerre,
Miolz sanblet home qui son marchie voist quere,
C’a \c[ hat le bugles, les chamois et les bestes.
[Fino al mattino in cui appare loro il giorno, /il conte Guglielmo non smette ne si
arresta. /Indossa sul suo dorso una cotta in cattivo stato, /le scarpe di bue, le sue
brache di stoffe grezza/e un cappello di pelle di montone sulla testa, /grande e
orribile, molto e lungo il vello [del berretto di montone]; /le sue vecchie borse
sembrano essere molto vecchie, /cota e pietra focaia e borsa vi penzolano; /e
cavalcava una giumenta giovincella: /un paio di vecchie staffe gli han messo alla
sella/dalle quali monta e scende a terra. /Non sembra proprio un uomo che tanto
conosce della guerra, /sembra piu un uomo che voglia cercare il suo mercato, /che
acquisti i buoi selvaggi, i caprioli e le bestie.]
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La descrizione di Guglielmo vestito da mercante offre un esempio del
procedimento rilevabile nel Charroi D che ha come obiettivo ‘‘una sistematica
esasperazione dei gesti dei personaggi e delle loro dimensioni sceniche’’(Mancini
1972), comportando lo stravolgimento sistematico di quelli che possono essere
considerati i tratti e gli elementi maggiormente tipici di una struttura narrativa epica.
Mancini a questo proposito si chiede fino a che punto l’elemento comico,
sensibilmente rintracciabile nella redazione D, entri in contrasto e determini lo
snaturamento e il deterioramento dei contenuti dell’ideologia feudale rintracciabili
nel Charroi, in un contesto che vede una contrapposizione affermata tra classi sociali
differenti ed opposte rappresentate dai mercanti e dai nobili. A tal riguardo
l’incertezza interpretativa e superabile considerando come di fatto le motivazioni
ideologiche restino intatte e tenendo presente la stessa distinzione netta che emerge
tra queste due classi sociali e la positivita dell’azione dei personaggi, Guglielmo e i
suoi bachelers; dalla frattura tra mondo mercantile e ideologia aristocratica, nella sua
evidenza, risultano ulteriormente confermate le motivazioni ideologiche feudali
come rilevato nella vulgata, le quali restano intatte anche nel Charroi D.
Significativo a questo proposito e l’esempio dell’appello ai bachelers, ancor piu
vigoroso e insistente rispetto al suo equivalente nella versione della vulgata,
indicando come permangano tutti gli elementi del conflitto tra signore e vassallo e
come la parodia non annulli ma al contrario accentui la realta della contrapposizione:
D 645
Ansois lou di les povres bacheler
Qui ont servit au malvais seignores
[Al contrario lo dico a quei poveri uomini non ancora cavalieri/che hanno servito i
malvagi signori.]
Contestualmente al contrasto con l’autorita del signore, Mancini indica come non sia
tuttavia possibile riscontrare elementi di satira contro il potere del sovrano, dal momento
che all’interno della stessa azione di contrasto e presente Guglielmo, configurato come
elemento positivo della contrapposizione, mentre la seconda sequenza narrativa, con lo
svolgimento dell’azione relativa alla spedizione e alla conquista di Nımes, concretizza un
esito positivo del conflitto iniziale, determinando una soluzione favorevole. L’estraneita
della satira al Charroi D tuttavia non consente di trascurare l’importanza della
componente parodica, nella forma di una parodia del mondo epico e della stessa forma
epica. Ad entrare in crisi non e solo la connotazione sacrale del cavaliere e delle sue
imprese, ma anche quella eroica. La fissita dell’eroe del Roland lascia spazio alle
motivazioni chiaramente individuali di Guglielmo, personaggio che si confronta con
un’autorita sovrana ma anche con nuove realta sociali, sullo sfondo della decadenza
parziale di strutture e forme feudali che tuttavia non compromettono il significato
autentico e le motivazioni ideologiche del Charroi che rimangono rigorosamente feudali.
La Prise d’Orange
Terzo poema della trilogia costituente la biografia poetica di Guglielmo, La Prise
d’Orange occupa una posizione particolare all’interno del nucleo ciclico riguardante
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le imprese dell’eroe cristiano. Presentata dall’autore nel prologo come naturale
proseguimento del precedente Charroi de Nımes, le vicende narrate nella canzone
presentano la conquista della citta di Orange da parte di Guglielmo, in un quadro
d’azione che vede operare il personaggio principale affiancato dai nipoti Bertrand e
Guielin. La narrazione prende avvio proprio da Nımes, nel castello in cui
precedentemente risiedeva il re Otran, in una giornata primaverile, dettaglio non
trascurabile in quanto elemento ‘‘topico’’ caratterizzante le narrazioni di tipo lirico.
La tematica amorosa, d’altronde, e presente in quanto determina l’azione di
conquista non solo territoriale condotta da Guglielmo, il quale sottrae la citta di
Orange al dominio pagano e sposa Orable, ribattezzata successivamente Guiburc,
moglie del re saraceno Thiebaut.
Anche in questo caso, l’utilizzo del travestimento si manifesta come stratagemma
finalizzato all’azione bellica rivolta contro un nemico, rilevando la presenza del
motivo burlesco nel momento in cui si assiste allo smascheramento di Guglielmo,
riconosciuto a causa del particolare tratto somatico che lo contraddistingue, il corb
nez.
Riferimenti alla leggenda della conquista di Orange sono rintracciabili
frequentemente in documenti latini, dimostrandone la conoscenza a partire dalla
prima meta del XII secolo. Le caratteristiche rilevabili nella presenza di certi
elementi marcatamenti lirici ed ascrivibili alla tradizione del romanzo cortese hanno
fatto pensare ad un’operazione di rimaneggiamento di una canzone piu antica,
suggerendo l’esistenza di una redazione anteriore a quella pervenuta. Frappier
suggerisce una datazione compresa tra il 1160 e il 1165 per quest’ultima, indicando
come diverse testimonianze testuali indirette rimandino ad una tradizione preced-
ente. La piu antica di queste e individuata nella Vita sancti Wilhelmi, risalente al
1125 circa. Al capitolo V di questa biografia, composta presso il monastero di
Gellone, e presente un passaggio relativo alla conquista di Orange, difesa da un
certo Theobaldus, da parte di Guglielmo di Tolosa, sotto il regno di Carlo Magno. In
seguito alla vittoria conseguita, Guglielmo fa di Orange la sua residenza principale,
dovendo tuttavia resistere alle ripetute incursioni saracene ingaggiando numerosi
combattimenti tutti coronati dal successo. Orable—Guiburc non e mai nominata,
dando in tal modo l’impressione di un tentativo di compromesso tra la storia e la
leggenda o, come evidenzia sempre il Frappier, di una configurazione pseudo—
storica della leggenda. Guglielmo di Tolosa si trasforma in Guglielmo di Orange nei
poemi epici per l’importanza delle vestigia romane presenti presso questa citta,
come viene chiarito da Gregoire (1950), il quale giustifica questa metamorfosi
dell’eroe epico in funzione di una sorta di folklore archeologico, di leggende ispirate
dai maestosi resti dei monumenti antichi.
Un secondo documento latino e costituito dalla Historia Ecclesiastica, redatta tra
il 1131 e il 1141 da Orderico Vitale, il quale scrive a proposito di Guglielmo di
Gellone: ‘‘Vulgo canitur a joculatoribus de eo cantilena’’, ovvero che i giullari
cantavano pubblicamente una canzone su di lui, considerata da Frappier la possibile
Prise d’Orange primitiva.
Infine un terzo testo latino, composto tra il 1139 e il 1145, il Liber sancti Jacobi,
ricorda come Guglielmo abbia strappato ai Saraceni numerose citta, tra le quali
Nımes ed Orange:
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Sanctissimus namque Guillelmus, signifer egregius, comes Karoli Magni
regis, extitit non minimus, miles fortissimus, bello doctissimus. Hic urbem
Nemausensem ut fertur et Aurasicam aliasque multas christiano imperio sua
virtute potenti subjugavit.
[Il santissimo porta insegne Guglielmo e stato un conte del seguito del re Carlo
Magno e non dei minori, soldato molto coraggioso, esperto nelle cose della
guerra; e lui che per il suo coraggio ed il suo valore sottomise, si dice, le citta
di Nımes e di Orange ed altre ancora alla dominazione cristiana.]
In altri testi invece le allusioni rilevabili non si conformano alla Prise pervenuta e
rinviano apparentemente ad una tradizione piu antica. Le divergenze principali
riguardano i figli di Thiebaut e di Orable e del loro massacro per mano di Guglielmo
o della propria madre. Se in Aliscans il re saraceno Esmere, figlio di Thiebaut e
Orable, rimprovera a Guglielmo di aver ucciso due dei suoi fratelli dopo la
conquista di Orange, in Foucon de Candie si ricorda come il conte cristiano abbia
trucidato i figli di Thiebaut, violentato la sua donna e catturato la citta. In entrambe
le canzoni Orable resta indifferente all’assassinio dei propri figli, comportamento
che le causa l’ira del marito. Un’ulteriore allusione al particolare macabro del
massacro dei figli e rintracciabile nel Moniage Guillaume, nell’episodio in cui
Macabrin rammenta a Guglielmo i suoi misfatti, ovvero di aver sottratto a Thiebaut
la propria moglie e di averne fatto uccidere i figli. Tali riferimenti non sono mai
correlati alla Prise d’Orange pervenuta, Arragon e il solo figlio del re Thiebaut che
vi figura, viene ucciso non da Guglielmo ma da suo nipote Bertrand, lasciando
supporre che il massacro dei figli del primo marito di Orable possa dunque derivare
da un tipo di origine differente. La redazione primitiva perduta comprendeva
verosimilmente una parte relativa all’assedio di Orange da parte delle truppe di
Thiebaut, giunto in soccorso di Arragon. Nella Siege de Barbastre Beuve de
Commarchis ricorda al fratello Guglielmo l’aiuto che gli ha diverse volte assicurato
in situazioni di pericolo, come nel caso del fronteggiamento dell’assalto condotto
dal re saraceno mentre egli si trovava assediato ed affamato all’interno della citta.
Anche La canzone di crociata contro gli Albigesi, composta verso il 1213, e Le
Storie Nerbonesi, compilate da Andrea da Barberino nel 1410, contengono delle
allusioni a questo faticoso assedio sopportato da Guglielmo. Come suggerisce
Lachet (2010) piu che considerare la Prise esistente come un rimaneggiamento di
una canzone antica, sarebbe piu opportuno parlare di canzoni differenti. Con
l’esclusione dei documenti latini, le canzoni in cui sono presenti riferimenti al
poema sono sue contemporanee. Tutto cio dimostra come Guglielmo sia stato
celebrato nella prima meta del XII secolo per le sue vittorie, in particolare sui
Saraceni della citta di Orange e Nımes, configurandosi in una sorta di schema dalle
caratteristiche di un canovaccio sul quale i trovatori hanno ‘‘ricamato’’ secondo il
loro talento, i loro intenti ed il gusto mutevole del pubblico a cui si rivolgevano. Del
resto e del tutto possibile che a partire da un medesimo schema principale un poeta
abbia composto una Prise d’Orange dai tratti maggiormenti tragici e macabri,
costellata di combattimenti e di massacri, e un’altra Prise, quella attualmente
conosciuta, piu scherzosa, dalle tonalita piacevoli e umoristiche.
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Magia e travestimento: il personaggio di Maugis d’Aigremont
Il tema del travestimento si accompagna a quello della magia nella figura del mago-
ladro, cambiando le connotazioni e lo statuto del personaggio ‘‘eroe’’ protagonista
della chanson de geste.
Il topos del mago-ladro presenta uno dei suoi piu rilevanti sviluppi nel
personaggio di Maugis d’Aigremont, il quale compare nella Chanson des quatre fils
Aymon, ovvero nel Renaut de Montauban, in quanto figlio del duca Beuves
d’Aigremont e quindi cugino dei quattro figli di Aymon. Verelst (1976) pone in
evidenza come la figura del ladro-incantatore, determinando la presenza degli
aspetti del meraviglioso e del magico all’interno di una composizione di genere
epico, venga spesso considerata da gran parte della critica relativa all’epica dei
vassalli ribelli come un elemento di intrusione, indicante il carattere decadente delle
opere nelle quali tale personaggio si trova ad agire. All’interno del dibattito che
pone la questione se l’elemento del meraviglioso sia incompatibile o meno con lo
spirito autentico della chanson de geste e di conseguenza ne possa determinare con
la sua influenza il decadimento in quanto genere epico, Verelst contesta che la figura
dell’incantatore compaia solo in opere di epoca tarda. Rilevando infatti come gia
nella Chanson de Roland sia presente la figura dell’enchanteur nel personaggio di
Siglorel, egli indica come il tema del meraviglioso presenti una consistente
estensione nella produzione epica, non configurandosi come elemento letterario
degradato indicante un’opera di basso livello. Maugis e presentato dedito alle
pratiche di magia e all’attivita del furto, attributi che lo accostano ad altri
personaggi protagonisti di chansons nel contesto della cosiddetta topica del ladro-
mago, nella quale si possono distinguere due ‘‘generazioni’’ di ladri-incantatori i cui
esponenti presentano analogie con il personaggio del Renaut. Secondo Negri (1987)
‘‘il ladro-mago non e dunque una creazione sporadica, ma l’espressione di una
tradizione ben consolidata all’interno della quale i protagonisti in questione si
caratterizzano in base ad analogie di situazioni e di comportamenti’’, mentre Verelst
(1981) rileva come il ruolo di Maugis sia soggetto a variazioni in base alla
cronologia delle versioni in cui e tramandato il testo, segnalando come al
progressivo allontanamento dall’archetipo corrisponda un graduale arricchimento di
nuove qualita e caratteristiche da parte del personaggio, soggetto ad esiti comici che
ne ridimensionano l’originario carattere nobile. La difficolta a definire una
caratterizzazione precisa del ruolo di Maugis viene evidenziata da Suard (1982),
il quale, considerandone la presenza in rapporto alle vicende sviluppate in
narrazioni distinte che lo vedono protagonista, rileva come elemento centrale di
ogni redazione del Renaut il fatto che ‘‘heros talismanique pour le groupe des freres,
Maugis depasse meme la complementarite de type folklorique’’. La molteplicita di
interpretazioni attribuibili alla figura di Maugis risulta inoltre dall’analisi di Castets
(1887), il quale considera la presenza di Maugis in relazione all’aspetto del
meraviglioso come espressione della volonta di estendere le risorse per l’epica in
termini di elementi fantastici e popolari, accettando la tesi dell’origine germanica
del personnaggio suggerita da Rajna (1884) e considerando la sua azione di natura
episodica nelle vicende che vedono coinvolti quattro figli di Aymon. Le influenze
culturali estranee al mondo cristiano, insieme a quelle provenienti dall’ambiente
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popolare, si configurano come elementi strettamente relazionati allo sviluppo della
topica del mago-ladro legata a Maugis, riguardo al quale Calin indica come da
figura originariamente saracena e sospetta si trasformi nei Quatre fils Aymon in
quella di un devoto servitore di Dio che offre il proprio contributo nella riconquista
di Gerusalemme, svolgendo un’importante azione nel mantenimento della giustizia
ed esprimendo il punto di vista dell’autore a sostegno delle forze del bene contro
quelle maligne nella difesa dei quattro figli di Aimone contro la tirannia imperiale
(Calin 1962).
Nel Renaut de Montauban l’azione di Maugis e determinante nella serie di
episodi e situazioni avverse in cui vengono a trovarsi i quattro figli di Aimone,
ribaltandone gli esiti e conformandosi ad un tipo di intervento decisivo e risolutore.
La magia consente l’utilizzo di pratiche non convenzionali per affrontare il nemico,
gli incantesimi dei quali il mago e responsabile permettono di addormentare i
cavalieri dell’esercito di Carlo o in altri casi si presentano come vere e proprie
trasformazioni, come nell’episodio del torneo indetto da Carlo che vuole trovare un
cavallo degno del nipote Roland. Servendosi di una pozione magica, Maugis fa
diventare di colore bianco il cavallo Bayard e trasforma Renaut in un ragazzino.
Quando Richart cade prigioniero di Roland, il ladro-mago si traveste da pellegrino
dopo aver ingerito un’erba speciale che ha l’effetto di farlo gonfiare a tal punto da
renderlo irriconoscibile, mentre quando egli stesso viene fatto prigioniero dall’im-
peratore riesce a liberarsi tramite un incantesimo.
Nei confronti dei cugini quindi Maugis svolge il ruolo di fiancheggiatore nelle
loro lotte contro l’imperatore e di guida sicura ed affidabile, contribuendo con i
propri incantesimi al mantenimento di un morale positivo anche nelle situazioni piu
avverse. La sua caratterizzazione non e tuttavia esente da tratti che talvolta lo
presentano come pesonaggio non sempre sicuro delle proprie doti magiche,
mostrando un certo timore della sconfitta; la magia per Maugis non e una dote
innata alla propria natura, che resta comunque umana, denotando un’adesione ad un
codice comportamentale fondato principalmente sulle potenzialita e capacita
esprimibili dal punto di vista umano. L’utilizzo della magia nelle forme di
incantesimi e sortilegi si intreccia talvolta con l’ambito della medicina nel caso
degli interventi finalizzati alle guarigioni miracolose, come nel caso del soccorso
portato a Richart ferito e in condizioni disperate, curato con il ricorso ad un
unguento, indicando come l’atto magico risulti essere in questo caso una semplice
medicazione.
Un’ulteriore interpretazione del ruolo di Maugis nel Renaut de Montauban viene
suggerita da Roblin (1988) all’interno di una caratterizzazione piu ampia che vede
la figura del ladro-incantatore conformarsi ad una funzione catalizzatrice dei
conflitti feudo-vassallatici, in un contesto che lo presenta non tanto figura ausiliaria
quanto piuttosto un vero e proprio sostituto del vassallo ribelle nelle lotte condotte
contro l’autorita regale. In questi termini, se il barone in rivolta rifiutando di prestare
l’omaggio feudale ed impugnando le armi contro il re agisce tuttavia sempre
conformemente al codice feudale, e l’incantatore ad assumere una caratterizzazione
maggiormente sovversiva nell’ambito delle azioni condotte in funzione di contrasto
all’autorita; quest’ultima risulta esplicitamente attaccata dal mago, il quale di
conseguenza si fa carico di tutti gli eccessi comportamentali al posto dell’eroe
378 M. Mazzoni
123
epico. In una contrapposizione tra potere magico e dignita regale, i personaggi del
mago e del re sono presentati in un atteggiamento di odio reciproco che attesta una
rivalita essenziale tra le due figure, definendo un equilibrio di forze in cui e
l’incantatore che si fa carico della difesa del lignaggio a cui appartiene ed in
funzione del quale combatte a fianco dei quattro cugini.
Aspetto del meraviglioso, la magia viene presentata insieme alle forme del
travestimento e delle modificazioni dell’aspetto fisico, alterato nelle sue dimensioni
naturali e caratterizzato dall’utilizzo di erbe che modificano le connotazioni
corporee del personaggio, elemento indicante come Maugis si serva della natura per
i propri interventi magici e come l’elemento magico si configuri come abilita e
manifestazioni specificatamente umane. La magia di Maugis nel Renaut viene
quindi sempre connotata in senso positivo, poiche viene compiuta con la
benedizione di Dio, e finalizzata a risolvere una situazione di pericolo ed infine
ha lo scopo di guarire le ferite dei compagni.
Anche la connotazione di ladro viene ridimensionata nel momento in cui,
travestito da pellegrino, rifiuta l’offerta in denaro propostagli da Carlo, indicando la
volonta di non approfittare della situazione. L’azione del furto si presenta in
modalita nelle quali non e mai rivolta verso i poveri:
9875 L
N’ot plus maistre larron desi a Besancon,
Mais ainc n’embla villain vaillant I esperon.
Molt par fu presu Maugis, molt ot bele raison.
[Non vi e piu grande ladrone fino a Besancon, /al contrario non ha mai derubato un
buon villano degli speroni. /Per molte cose fu prode Maugis, per molte buone ragioni]
Verelst indica a questo proposito come Maugis non compia mai furti ai danni dei
poveri, ma solo i nemici ricchi, non tanto per il gusto del bottino quanto piuttosto
‘‘pour le seul plaisir de les ridiculiser’’ (Verelst 1976), denotando quindi una
sfumatura comica. Gli interventi comici di Maugis avrebbero conseguenze di effetti
catartici secondo Baudelle-Michels (2005), la quale considera il personaggio del
ladro-incantatore all’interno dell’aspetto sovversivo conseguente all’azione di furto
finalizzata a una destituzione simbolica nel momento in cui e rivolta a privare Carlo
dei simboli del potere regale, configurandosi in un impadronirsi metonimicamente
di questi simboli secondo una struttura iterativa. Una posizione, questa, condivisa
anche da Roblin (1988), la quale associa il valore simbolico e metaforico dei furti
condotti da Maugis alla sua funzione critica esercitata nell’avversione nei confronti
del sovrano, nell’ambito di una contrapposizione nelle forme di contrasto politico e
di antagonismo mitico. Nell’impossessarsi della corona di Carlo e individuabile un
evidente aspetto sovversivo nell’azione condotta da Maugis, il quale facendo
sempre un uso moderato della magia esprime la tendenza a beffare e schernire
ripetutamente l’imperatore, determinando in tali termini una funzione critica nei
confronti del potere regale. In questo costante contrasto, Carlo risulta personaggio
deriso e manipolato nell’episodio in cui Maugis gli si presenta travestito da
pellegrino invocando il suo aiuto, mettendo in crisi la potenza regale nella misura in
cui il sovrano viene presentato come credulone ed ingenuo, manipolato
Il tema del travestimento nella Chanson de Geste 379
123
dall’incantatore fino a giungere alle estreme conseguenze del ridicolo nell’utilizz-
azione del motivo narrativo del sogno premonitore come rilevato da Gingras (2006).
Baudelle-Michels (2005) sostiene che ‘‘ce passage carnevalesque contente
manifestement la puissance royale dans sa fonction nourriciere’’, evidenziando
quindi come ‘‘Charlemagne l’eternel vole, le responsable de l’ensauvagement
ardennais et de la famine a Montauban, lui qui n’aura livre que de steriles conflits,
est ici explicitement tourne en derision par un retournement du motif traditionnel de
la largesse royale’’. Maugis, rappresentando una tipologia di soprannaturale
tendente a destabilizzare l’ordine della regalita carolingia, mediante il ricorso al
meraviglioso riesce a sovvertire lo stesso vincolo gerarchico al quale di norma e
sottoposto il barone nei confronti del sovrano, mentre quest’ultimo risulta beffato da
un incantatore. I rapporti di forza risultano rovesciati fino a giungere alle estreme
conseguenze che vedono lo stesso re fatto prigioniero dal proprio vassallo,
nell’episodio in cui Maugis con un incantesimo addormenta Carlo trasferendolo
nello schieramento di Renaut. A tale proposito, viene indicato come Renaut, avendo
in propria custodia lo stesso imperatore, si dimostri, contrariamente alla volonta di
uno dei fratelli che ne vorrebbe la morte, vassallo generoso ed umile, rinnovando le
richieste per giungere ad una pacificazione definitiva tra i due schieramenti.
Gli aspetti del fantastico e del meraviglioso, analizzati in relazione alla figura di
Maugis mago-ladro e valoroso cavaliere, rilevano forme di una cultura medievale
composta da categorie differenti in costante interazione, magia e medicina
assumono contorni incerti entrando in contatto reciproco.
Negri (1987) indica come ‘‘nel caso della magia, la funzione di Maugis ci pare
quella di mettere in luce che il dato magico e sempre comunque in rapporto ad un
universo umano, e, come tale, conosce amarezza, sorprese o sconfitte’’. L’arte
magica si definisce quindi come una facolta acquisita e non come qualita innata, in
costante confronto con la natura umana del personaggio. Dotato di magici poteri,
rappresentante di una posizione critica verso l’autorita regale e le sue espressioni,
ladro-incantatore che non perde mai tuttavia la consapevolezza della propria natura
di essere umano, Maugis e anche il personaggio responsabile con i suoi scherzi e
beffe dell’aspetto relativo ad alcuni elementi comici riscontrabili nel Renaut,
canzone che complessivamente e definibile cupa e ricca di tinte fosche. Come
indicato da Baudelle-Michels (2005), ‘‘est dans l’ensemble une chanson tres
sombre. Demontrant la labilite des etres et des choses, elle multiplie desordes et
crises, travestissements et trahisons et peint un monde prive de ses reperes’’. Maugis
e inoltre da considerarsi un componente rilevante all’interno del sistema di relazioni
e vincoli di parentela che definiscono uno dei temi centrali della canzone,
configurandosi come aspetto di fraternita esemplare. Analizzando tale aspetto,
Thomas (1981) rileva la presenza di un raddoppiamento delle coppie epiche alle
quali vengono associate le qualita di fortitudo e sapientia, per i cui aspetti ad un
eroe prode (Renaut, Richart) corrisponde un eroe saggio (Allard, Guichard). Il
motivo di questo binomio viene esaminato anche da Suard (1982), secondo il quale
e Renaut che ‘‘recapitule les vertus de tous’’, sottolineandone la preminenza in una
concezione dinamica delle due coppie di fratelli, mentre Grisward (1982),
proponendo un approccio trifunzionale, ne conferma il valore di nucleo compatto.
Il tema positivo rappresentato dai valori di aggregazione famigliare e da
380 M. Mazzoni
123
considerarsi legato all’aspetto che tende a presentare la parentela tra i personaggi
come una forza capace di costituirsi in un fronte comune contrapposto alle
avversita, nel quale Maugis riveste il ruolo di supporto all’azione dei quattro cugini.
Se nel Renaut de Montauban la magia di cui e responsabile Maugis presenta un
carattere fondamentalmente naturale ed e rivolta a fini positivi, rientrando in un
campo che intrattiene forti legami con la medicina, nel Maugis d’Aigremont assume
un vero e proprio carattere dirompente, connotata da espressioni iperboliche in un
ordine di rapporti che la contrappongono alle forze del male sulle quali il ladro-
incantatore riesce a prevalere grazie alla costante protezione divina. La canzone,
risentendo degli effetti di referenti culturali differenti in confronto a quelli
condizionanti il Renaut, presenta il personaggio di Maugis con una serie di nuovi
attributi e caratteristiche. L’aspetto della lotta contro l’imperatore in appoggio dei
cugini lascia spazio alla definizione dell’effettivo soggetto della chanson, non tanto
le imprese belliche quanto piuttosto gli avvenimenti riguardanti l’infanzia e
l’avvicinamento alle arti magiche di Maugis, spingendo Piron (1981) a considerare
la canzone una sorta di introduzione ai fatti narrati nel Renaut. Dopo essere stato
rapito dalla corte paterna da parte di uno schiavo durante l’assalto dei nemici, viene
ritrovato nella foresta dalla fata Oriande, la quale lo battezza con il nome di Maugis.
Introdotto al mondo degli incantesimi dal fratello della fata Baudri, esperto di arti
magiche in seguito ad un soggiorno effettuato a Toledo, il giovane incantatore
fornisce una prova del proprio valore guerriero e delle abilita magiche apprese
nell’episodio in cui si reca sull’isola di Bocan, dove travestito da diavolo riesce ad
impadronirsi del cavallo fatato Bayard. Avendo scoperto le proprie origini regali,
Maugis decide di andare in cerca dei propri genitori, incontrando diversi ostacoli sul
suo cammino, cadendo prigioniero dell’emiro di Palermo. Il mago facendo uso dei
suoi poteri magici riesce a liberarsi ma presto si imbatte in un nuovo temibile
nemico: e il gigante Escorfaut, al servizio presso l’emiro di Persia. Nel
combattimento che ne consegue, Maugis riesce ad avere la meglio sul gigante
tagliandogli la testa, si reca quindi a Toledo dove si innamora della moglie del re
Marsilio. Ricorrendo ad uno dei suoi travestimenti magici, riesce a fuggire dopo
essere stato scoperto dal re sotto le sembianze di una biscia, mentre assume l’aspetto
di un cardinale per non farsi riconoscere dall’imperatore una volta recatosi a
Moncler. Nonostante i sotterfugi il mago viene imprigionato da Carlo, ma
quest’ultimo viene ingannato dal nano Espiet che fa credere al sovrano di essere
circondati da scorpioni, tigri e serpenti, favorendo di conseguenza la fuga
dell’amico Maugis, il quale successivamente riesce a farsi riconoscere dai propri
genitori. Nel suo viaggio di ritorno ad Aigremont, reso difficoltoso dall’assedio
posto alla citta da parte dei pagani, il ladro-incantatore esercita nuovamente un
sortilegio, per mezzo del quale compaiono animali feroci che mettono in fuga i
nemici, mentre si assiste ad un confronto con un’altro incantatore nello scontro che
lo oppone a Noiron, il quale servendosi dei propri incantesimi tenta di far entrare i
pagani all’interno del castello di Aigremont. Al momento del riconoscimento da
parte della sua vera madre la duchessa, da cui ne consegue la riconciliazione finale
tra tutti i componenti della famiglia regale, Maugis dona al cugino Renaut il cavallo
Bayard e la spada magica Froberge. Da questo quadro generale delle imprese che
vedono coinvolto il mago, risulta subito evidente una presenza dell’aspetto relativo
Il tema del travestimento nella Chanson de Geste 381
123
al magico e al fantastico sviluppata in modo piu ampio e vario rispetto a quanto
riscontrato nel Renaut. Il mondo del meraviglioso e infatti caratterizzato dalla
presenza di molteplici personaggi in interazione reciproca, la fata Oriande, gli esseri
diabolici dell’isola di Bocan, il diavolo Raans, il serpente, il dragone, il cavallo
Bayard, l’incantatore nemico Noiron popolano, insieme a Maugis, un mondo
fantastico all’interno di una narrazione che presenta tutte queste figure in modo
organico e coerentemente strutturato. La figura della fata permette di cogliere alcuni
aspetti topici relativamente alla rappresentazione del meraviglioso, quali il dono di
un oggetto magico come l’anello d’oro che portato all’orecchio da Maugis lo
proteggera dalle forze del male:
501
L’anel voit a l’oreille, qui valoit maint mangon.
Tant com il l’ait sor lui, n’i dotera puison
Ne enveniment ne liepart ne lıon,
Anemi ne deable ne nule traison.
[Vede all’orecchio l’anello che ha molto valore. /fintanto che lo indossa non temera
veleno, /ne leopardi ne leoni, /ne il diavolo ne il tradimento potranno avere la
meglio.]
Le modalita in cui Maugis viene introdotto alle arti magiche presentano un
ulteriore elemento topico nel descrivere tale apprendimento in relazione al
soggiorno nella citta di Toledo, sede di una vera e propria scuola di magia,
indicandone, come ricorda Verelst (1976), il carattere dottrinale e la dignita di
insegnamento scientifico. Il viaggio nell’isola di Bocan presenta una tipologia di
magico sviluppato nei termini di un confronto tra forze del bene e del male. Le
azioni di Maugis ne esaltano il valore di impavido guerriero prima ancora che di
mago, con la permanenza dell’elemento divino nell’esecuzione di una preghiera
propiaziatoria rivolta a Dio ripetuta frequentemente nel corso della vicenda. La
presenza divina, d’altronde, non e episodica ma costante, risultando imprescindibile
per il buon esito dell’azione, determinando nella frequenza dei riferimenti a Dio un
richiamo all’idea della sua immanenza da cui dipendono i successi del personaggio
ed i cambiamenti di situazione nel corso delle varie vicende. La presenza di forze
maligne comporterebbero un mutamento dei connotati del meraviglioso, permett-
endo di considerare la presenza di apporti culturali differenti. Secondo Negri (1987)
‘‘si tratta, infatti, delle credenze soprannaturali che mostrano un risvolto di paura e
si concretizzano nell’orrore per l’inferno e per il diavolo’’, indicando come con tali
credenze si entri a pieno titolo nell’ambito della cultura popolare di fine Duecento,
caratterizzata dalla costante presenza del timore verso il demonio nelle superstizioni
e nei racconti allegorici provenienti da ambienti rurali dal notevole effetto di
suggestione psicologica, secondo quanto evidenziato da Frappier (1976). Tra queste
figure infernali, il diavolo Raans rappresenta sicuramente una delle manifestazioni
esemplari: sconfitto da Maugis solo dopo il ricorso ad un incantesimo, unico
strumento capace di annientarlo, indica come le sole capacita umane si dimostrino
insufficienti nel confronto con una simile figura diabolica. La necessita di esercitare
l’arte magica contro i poteri malvagi risulta confermata anche nello scontro con
382 M. Mazzoni
123
Noiron, in una successione alternata di incantesimi ad opera di entrambe le parti.
Quando l’incantatore pagano abbatte la porta della citta di Aigremont, Maugis
trasforma la porta in una torre che impedisce l’accesso ai pagani. Sono rilevabili
immagini iperboliche di tali manifestazioni di utilizzo della magia, culminanti nella
descrizione dell’enorme forza fisica del gigante Escorfaut, traducendo, secondo
quanto precisa Negri (1987), ‘‘in termini di simbolismo materiale il contenuto
morale che si vuole mettere in evidenza e cioe la grande pericolosita del gigante che
adora Maometto. La forza fisica enorme cela dunque una natura morale malvagia’’.
Nell’analisi delle caratteristiche e delle manifestazioni del topos del ladro-mago e
valoroso cavaliere si rileva un’evoluzione dinamica degli attributi del personaggio
di Maugis attraverso processi graduali, nei quali e possibile individuare le fasi
evolutive del topos stesso comprese in quel ‘‘principio della totalita’’ considerato,
come ricorda Gurevic (2007), una chiave interpretativa della socita medievale.
Il travestimento, attuandosi in forme che risentono fortemente dell’influenza
dell’elemento magico, denota uno stretto legame con l’aspetto del meraviglioso,
quest’ultimo realizzato nella definizione di personaggi fantastici, mostruosi o
favolosi appartenenti ad un vasto settore dell’immaginario medievale che trova,
secondo quanto rilevato da Giovanni Crocioni (1970), una delle sue principali
espressioni nella cultura popolare, mentre la stessa Negri (1987), considerando i
travestimenti nell’ambito narrativo collegato all’aspetto del magico, rileva come
negli studi condotti su tale aspetto da Michail Bachtin emerga che ‘‘gli episodi che
hanno uno sfondo tematico comprendente i travestimenti derivano dalla cultura
popolare nella quale essi rappresentano un rinnovarsi dell’immagine sociale di chi li
attua.’’
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