IL Tasso e la RINASCIMENTO Gerusalemme liberata … · 2020. 4. 6. · 8 tasso e la gerusalemme...

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tasso e la gerusalemme liberata 3 Tasso e la Gerusalemme liberata Sia la scelta dell’argomento (i fatti della prima crociata bandita da pa- pa Urbano II nel 1095) che lo sfondo religioso sul quale si colloca la trama della Gerusalemme liberata, dimostrano che Torquato Tasso è in grado di esprimere a pieno lo spirito della sua epoca. Siamo infatti an- cora nel Cinquecento, ma il Rinascimento ha ormai ceduto il passo al- l’età della Controriforma e anche l’arte non può non tenerne conto. L’immaginazione creativa dell’artista deve ora essere controllata dalla religiosità; le narrazioni devono tendere all’educazione morale e reli- giosa del lettore; sentimenti e passioni umane devono risultare meno importanti del dovere morale e degli insegnamenti divini. In questa nuova prospettiva, l’elemento fantastico fine a se stesso – che ha ca- ratterizzato la letteratura cavalleresca e l’Orlando furioso – non è dun- que più gradito: magie e incantesimi, che pure sono presenti nel poe- ma del Tasso, trovano una spiegazione accettabile per il buon cristia- no solo in quanto non sono altro che i mezzi usati dal diavolo per in- gannare l’uomo. Con la Gerusalemme liberata, poema in ottave diviso in venti canti, Tasso cerca dunque di conciliare la libera creazione della fantasia con il fine morale e religioso che l’arte – e con essa l’eroe che ne è prota- gonista – deve avere secondo i valori imposti dalla Chiesa cattolica della Controriforma. Le vicende narrate hanno perciò esiti talvolta tra- gici o sono vissute drammaticamente dai personaggi. Ad esempio, l’amore fra Clorinda saracena e Tancredi cristiano non solo non si può realizzare, ma nemmeno manifestarsi e su tutti i protagonisti incom- be così un cupo destino, di fronte al quale ogni sforzo umano risulta inutile. La sofferenza deve però sollecitare l’uomo a guardare oltre la vita terrena, a correggersi e migliorarsi in vista della futura vita ultra- terrena: questo è l’insegnamento morale del poeta. La grandezza dell’opera sta anche nella piacevolezza di un racconto che, pur avendo le sue radici nella storia, offre all’autore la possibilità di ar- ricchire la vicenda con prodigi ed elementi soprannaturali e fantastici: foreste incantate, apparizioni di demoni e di angeli, maghe bellissime. 2 IL RINASCIMENTO L’argomento generale La trama dell’opera, che narra l’assedio di Gerusalemme durante la prima cro- ciata, è complessa e ricca di personaggi ed episodi, e dunque difficilmente riassumibile. Guidati da Goffredo di Buglione, i crociati giungono in vista di Gerusalemme, la Città Santa difesa dal re Aladino. Alla sua corte si trova Erminia, principes- sa di Antiochia, che, segretamente innamorata del principe cristiano Tancre- di, indossa l’armatura della guerriera saracena Clorinda ed esce da Gerusa- lemme per raggiungerlo. Inseguita dai cristiani, la donna è però costretta a rifugiarsi in campagna fra i pastori. Tancredi da parte sua ama Clorinda, una guerriera musulmana di grande bellezza e coraggio, della quale si è innamo- rato quando l’ha vista bere a una fonte. La terza donna del poema, Armida – inviata al campo cristiano dalle potenze dell’Inferno – riesce col suo fascino ad allontanare dalla battaglia i guerrieri più forti. Privo di essi, l’esercito crociato ha la peggio; ma le potenze celesti intervengono in favore dei cristiani, che attaccano così Gerusalemme. È in questa occasione che Clorinda, indossata un’armatura scura, esce di not- te da Gerusalemme per incendiare le torri dei nemici. Assalita dai cristiani, è costretta a dirigersi in fretta verso la porta della città, che però viene chiusa prima che la guerriera possa entrare all’interno delle mura. Inseguita da Tan- credi, che ne ignora l’identità, la donna combatte fieramente con lui e, ferita mortalmente, chiede al suo avversario di essere battezzata. Togliendole l’el- mo, Tancredi la riconosce e, disperato, la battezza assistendola negli ultimi momenti di vita. La battaglia si conclude a favore dei cristiani, che entrano a Gerusalemme li- berando il Santo Sepolcro. La morte di Clorinda Armida al campo cristiano Erminia ama Tancredi che a sua volta ama Clorinda TORQUATO TASSO Nato a Sorrento nel 1544, Torquato Tasso dimostra fin da giovane un grande amo- re per la lirica e a soli quindici anni compone un primo abbozzo della Gerusalemme liberata, capolavoro che vedrà la luce nel 1580. Nel frattempo è divenuto poeta di corte presso gli Estensi, al servizio del duca Alfonso II. Il timore di aver composto opere non rispondenti alle direttive della Controriforma turba però profondamente il suo equilibrio mentale, tanto che viene rinchiuso in manicomio. Gli ultimi nove anni li trascorre in giro per l’Italia, fermandosi poi a Roma, dove godrà della prote- zione di papa Clemente VIII fino alla morte, avvenuta nel 1595. Fra le sue opere si ricordano anche le Rime, il romanzo cavalleresco Rinaldo, l’Aminta, una favola pa- storale in versi adatta alla rappresentazione teatrale, e il rifacimento in toni assai più cupi e severi del suo poema, con il titolo di Gerusalemme conquistata.

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Tasso e laGerusalemme liberata

Sia la scelta dell’argomento (i fatti della prima crociata bandita da pa-pa Urbano II nel 1095) che lo sfondo religioso sul quale si colloca latrama della Gerusalemme liberata, dimostrano che Torquato Tasso è ingrado di esprimere a pieno lo spirito della sua epoca. Siamo infatti an-cora nel Cinquecento, ma il Rinascimento ha ormai ceduto il passo al-l’età della Controriforma e anche l’arte non può non tenerne conto.

L’immaginazione creativa dell’artista deve ora essere controllata dallareligiosità; le narrazioni devono tendere all’educazione morale e reli-giosa del lettore; sentimenti e passioni umane devono risultare menoimportanti del dovere morale e degli insegnamenti divini. In questanuova prospettiva, l’elemento fantastico fine a se stesso – che ha ca-ratterizzato la letteratura cavalleresca e l’Orlando furioso – non è dun-que più gradito: magie e incantesimi, che pure sono presenti nel poe-ma del Tasso, trovano una spiegazione accettabile per il buon cristia-no solo in quanto non sono altro che i mezzi usati dal diavolo per in-gannare l’uomo.

Con la Gerusalemme liberata, poema in ottave diviso in venti canti,Tasso cerca dunque di conciliare la libera creazione della fantasia conil fine morale e religioso che l’arte – e con essa l’eroe che ne è prota-gonista – deve avere secondo i valori imposti dalla Chiesa cattolicadella Controriforma. Le vicende narrate hanno perciò esiti talvolta tra-gici o sono vissute drammaticamente dai personaggi. Ad esempio,l’amore fra Clorinda saracena e Tancredi cristiano non solo non si puòrealizzare, ma nemmeno manifestarsi e su tutti i protagonisti incom-be così un cupo destino, di fronte al quale ogni sforzo umano risultainutile. La sofferenza deve però sollecitare l’uomo a guardare oltre lavita terrena, a correggersi e migliorarsi in vista della futura vita ultra-terrena: questo è l’insegnamento morale del poeta.

La grandezza dell’opera sta anche nella piacevolezza di un racconto che,pur avendo le sue radici nella storia, offre all’autore la possibilità di ar-ricchire la vicenda con prodigi ed elementi soprannaturali e fantastici:foreste incantate, apparizioni di demoni e di angeli, maghe bellissime.

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L’argomento generaleLa trama dell’opera, che narra l’assedio di Gerusalemme durante la prima cro-ciata, è complessa e ricca di personaggi ed episodi, e dunque difficilmenteriassumibile.

Guidati da Goffredo di Buglione, i crociati giungono in vista di Gerusalemme,la Città Santa difesa dal re Aladino. Alla sua corte si trova Erminia, principes-sa di Antiochia, che, segretamente innamorata del principe cristiano Tancre-di, indossa l’armatura della guerriera saracena Clorinda ed esce da Gerusa-lemme per raggiungerlo. Inseguita dai cristiani, la donna è però costretta arifugiarsi in campagna fra i pastori. Tancredi da parte sua ama Clorinda, unaguerriera musulmana di grande bellezza e coraggio, della quale si è innamo-rato quando l’ha vista bere a una fonte.La terza donna del poema, Armida – inviata al campo cristiano dalle potenzedell’Inferno – riesce col suo fascino ad allontanare dalla battaglia i guerrieripiù forti. Privo di essi, l’esercito crociato ha la peggio; ma le potenze celestiintervengono in favore dei cristiani, che attaccano così Gerusalemme.È in questa occasione che Clorinda, indossata un’armatura scura, esce di not-te da Gerusalemme per incendiare le torri dei nemici. Assalita dai cristiani, ècostretta a dirigersi in fretta verso la porta della città, che però viene chiusaprima che la guerriera possa entrare all’interno delle mura. Inseguita da Tan-credi, che ne ignora l’identità, la donna combatte fieramente con lui e, feritamortalmente, chiede al suo avversario di essere battezzata. Togliendole l’el-mo, Tancredi la riconosce e, disperato, la battezza assistendola negli ultimimomenti di vita.La battaglia si conclude a favore dei cristiani, che entrano a Gerusalemme li-berando il Santo Sepolcro.

La morte di Clorinda

Armida al campocristiano

Erminia amaTancredi che a suavolta ama Clorinda

TORQUATO TASSO

Nato a Sorrento nel 1544, Torquato Tasso dimostra fin da giovane un grande amo-re per la lirica e a soli quindici anni compone un primo abbozzo della Gerusalemmeliberata, capolavoro che vedrà la luce nel 1580. Nel frattempo è divenuto poeta dicorte presso gli Estensi, al servizio del duca Alfonso II. Il timore di aver compostoopere non rispondenti alle direttive della Controriforma turba però profondamenteil suo equilibrio mentale, tanto che viene rinchiuso in manicomio. Gli ultimi noveanni li trascorre in giro per l’Italia, fermandosi poi a Roma, dove godrà della prote-zione di papa Clemente VIII fino alla morte, avvenuta nel 1595. Fra le sue opere siricordano anche le Rime, il romanzo cavalleresco Rinaldo, l’Aminta, una favola pa-storale in versi adatta alla rappresentazione teatrale, e il rifacimento in toni assaipiù cupi e severi del suo poema, con il titolo di Gerusalemme conquistata.

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1. Arpie … Gerioni: sonotutti mostri della mitolo-gia classica. Più precisa-mente, le Arpie, uccellidalla testa di donna; i Cen-tauri, creature metà uomoe metà cavallo; le Sfingicon volto di donna, petto,zampe e coda di leone; leGorgoni, con serpenti alposto dei capelli; le Scille,mostri marini che divoranotutto ciò che è alla loroportata; le Idre e i Pitoni,con l’aspetto di serpenti edraghi; le Chimere, metàcapra e metà leone; i Poli-femi e i Gerioni, i primicon un occhio solo in mez-zo alla fronte, i secondicon tre teste.2. Pluton: re degli Inferinel mito classico, è qui as-similato a Lucifero.3. Atlante: catena mon-tuosa che si erge nella par-te meridionale dell’attualeMarocco.

(5) Qui potresti vedere mille ripugnanti Ar-pie e mille Centauri e Sfingi e Gorgoni dalvolto pallido e [sentiresti] latrare nu-merose Scille affamate e fischiare leIdre e sibilare i Pitoni e le Chime-re vomitare fiamme nere e [ve-dresti] Polifemi terribili, e Ge-rioni e diverse forme mescola-te insieme a nuovi mostri deiquali non si udì mai parlare oche non furono mai veduti.(6) Parte di essi siede a sinistrae parte a destra, davanti al lorocrudele signore. Plutone sta nelmezzo e tiene con la destra loscettro ruvido e pesante; nessunoscoglio nel mare, nessuna monta-gna, neppure Gibilterra o il grandeAtlante si innalza tanto da non sembra-re di fronte a lui un piccolo colle, tantosolleva la grande fronte e le grandi corna.

Il proemioNel proemio, come del resto è consuetudine nei poemi cavallereschi, l’au-tore presenta l’argomento della propria opera: la vicenda di Goffredo di Bu-glione alla conquista del Santo Sepolcro, ostacolato in questa sua impresadalle potenze infernali, ma aiutato alla fine dalla Provvidenza di Dio.

Canto l’arme pietose1 e ‘l capitano2che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.Molto egli oprò co ’l senno e con la mano,molto soffrì nel glorioso acquisto;e in van l’Inferno vi s’oppose, e in vanos’armò d’Asia e di Libia il popol misto.Il ciel gli diè favore, e sotto a i santisegni ridusse i suoi compagni erranti.

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1. l’arme pietose: le im-prese di guerra (arme) alservizio della fede.2. ‘l capitano: è Goffredo diBuglione, che nel 1099 gui-da i crociati in Terra Santa.

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Canto le imprese del capitano che li-berò il sepolcro di Cristo. Molto eglisi adoperò con l’ingegno e con le ar-mi, e molto dovette patire [per con-durre a termine] la gloriosa impresa;e invano si opposero le potenze in-fernali e invano si armarono glieserciti uniti di Asia e di Libia. Ma ilcielo lo protesse e raccolse sotto leinsegne cristiane i suoi compagnifuorviati dalle forze malefiche.

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1. Cosa canta il poeta?

2. Chi sarà il protagonista delpoema?

3. Chi tenterà di ostacolarlo inmodo che non porti a termi-ne la sua impresa?

4. Chi invece lo aiuterà nellesue imprese?

Il concilio dei demoniDopo la presentazione dell’argomento del poema, la scena si apre su unconcilio di demoni riuniti nell’Inferno per decidere, sotto la guida di Plu-tone, quali mezzi escogitare per nuocere ai cristiani.

5 Qui mille immonde Arpie vedresti e milleCentauri e Sfingi e pallide Gorgoni,molte e molte latrar voraci Scillee fischiar Idre e sibilar Pitoni,e vomitar Chimere atre favillee Polifemi orrendi e Gerioni1;e i nuovi mostri, e non più intesi o visti,diversi aspetti in un confusi e misti.

6 D’essi parte a sinistra e parte a destraa seder vanno al crudo re davante.Siede Pluton2 nel mezzo, e con la destrasostien lo scettro ruvido e pesante;né tanto scoglio in mar, né rupe alpestra,nepur Calpe si inalza o ’l magno Atlante3,ch’anzi lui non paresse un picciol colle,sì la gran fronte e le gran corna estolle.

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Erminia fra i pastoriLa principessa Erminia viene fatta prigioniera dai crociati dopo la conqui-sta della sua città (Antiochia) e affidata a Tancredi, di cui la donna siinnamora senza essere corrisposta.Liberata, viene poi ospitata dal re di Gerusalemme, Aladino. Avendo pe-rò saputo che Tancredi è stato ferito, indossa le armi di Clorinda – unaguerriera musulmana – e si reca nottetempo nel campo avversario conl’intenzione di curarlo con erbe magiche. Ma, inseguita da due cristianiche l’hanno scambiata per Clorinda, è costretta a fuggire per tutta la not-te e l’intero giorno seguente. Infine, a sera giunge nei pressi del fiumeGiordano; sfinita scende da cavallo, si stende a terra e si addormenta.

5 Non si destò sin che garrir gli augellinon sentì lieti e salutar gli albori1e mormorar il fiume e gli arboscellie con l’onda scherzar l’aura e co i fiori2.Apre i languidi lumi e guarda quellialberghi solitari de’ pastori,e parle voce udir tra l’acqua e i ramich’ai sospiri ed al pianto la richiami.

6 Ma son, mentr’ella piange, i suoi lamentirotti da un chiaro suon ch’a lei ne viene,che sembra, ed è, di pastorali accentimisto e di boscarecce inculte avene3.Risorge, e là4 s’indrizza a passi lenti,e vede un uom canuto a l’ombre amenetesser fiscelle a la sua greggia a cantoed ascoltar di tre fanciulli il canto.

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1. gli albori: le prime lucidell’alba.2. e con… fiori: l’aria (au-ra), quasi fosse una perso-na, muove leggermente leacque del fiume e i fiori.3. avene: l’avena è unostrumento a fiato fatto dicanne, detto anche “zam-pogna”.4. là: verso il luogo da cuiproviene il suono che Er-minia sente.

7 Orrida maestà nel fero aspettoterrore accresce, e più superbo il rende:rosseggian gli occhi, e di veleno infettocome infausta cometa il guardo splende;gli involve il mento e su l’irsuto pettoispida e folta la gran barba scende;e in guisa di voragine profondas’apre la bocca d’atro sangue immonda.

da T. Tasso, Gerusalemme Liberata canto IV, ottave 5-7, Mondadori

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(7) La sua orrida maestà nel feroce aspetto accresce il terrore e lo rende più superbo: isuoi occhi sono rossi e il suo sguardo iniettato di veleno risplende come una cometache porta sciagure; la grande barba ispida e folta gli avvolge il mento e scende sul pet-to peloso; la bocca si apre come una voragine profonda sporca di sangue nero.

(5) Non si svegliò finché non sentì il cinguettio degli uccelli che salutavano allegri ilsorgere del giorno, il mormorio del fiume e degli alberi e il vento che sfiorava scherzo-samente l’acqua e i fiori.Apre gli occhi stanchi e rivolge lo sguardo a quelle dimore solitarie di pastori e lesembra di sentire, fra le acque e i rami [degli alberi], una voce che la induce ai sospi-ri e al pianto.(6) Ma, mentre piange, i suoi lamenti sono interrotti da un suono ben distinto che giun-ge ai suoi orecchi, che sembra, ed è realmente, mescolato a voci di pastori e [al suono]di rozze zampogne di boscaioli. Si alza e si dirige lentamente là e vede un vecchio daicapelli bianchi che intreccia cesti di vimini accanto al suo gregge sotto le ombre risto-ratrici [degli alberi] e ascolta il canto di tre fanciulli.

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1.Nel passo che hai letto sono menzionate varie creature mostruose. At-tribuisci a ciascuna di esse le rispettive caratteristiche fisiche.a. Sfingi ...................................................................................................................................

b. Gorgoni ...............................................................................................................................

c. Chimere ...............................................................................................................................

d. Polifemi ..............................................................................................................................

e. Arpie ....................................................................................................................................

f. Centauri ..............................................................................................................................

2. Il concilio delle creature infernali è dominato dalla figura di Plutone.Chi è? Quale funzione svolge?

3.Plutone viene descritto come un personaggio imponente. Utilizzandoquanto detto nel testo, spiega questa affermazione con parole tue.

4. Traccia una breve descrizione di Plutone completando le frasi.a. gli occhi sono .................................................................................................................

b. la barba è ..........................................................................................................................

c. il petto è ............................................................................................................................

d. la bocca sembra .............................................................................................................

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5. insolite arme: le armiindossate da Clorinda ven-gono definite insolite per-ché del tutto estranee almondo pacifico in cui viveil pastore e la sua famiglia.6. O padre: appellativo ri-spettoso che esprime undesiderio di protezione.7. Figlio: Erminia indossaancora l’armatura e puòdunque essere scambiataper un uomo.8. Marte: nella mitologialatina è il dio della guerra.

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(7) Costoro, di fronte all’improvviso apparire di una persona armata che non erano abi-tuati a vedere, sono sbalorditi, ma Erminia rivolge loro dolci parole e li tranquillizza e[toltasi l’elmo] scopre gli occhi e i bei capelli biondi come l’oro. «Continuate, dice [ladonna], o gente fortunata amata dal cielo, [a fare] il vostro bel lavoro, dal momentoche queste armi non portano guerra alle vostre occupazioni e ai vostri dolci canti».(8) Aggiunge poi: «O padre, ora che tutto il paese intorno brucia nel fuoco della guer-ra, come fate a stare in questa serena dimora senza temere la violenza delle armi?»«Figlio, qui la mia famiglia e le mie pecore sono state sempre al sicuro da ogni offesa edanno; né la rumorosa guerra ha mai turbato questa terra lontana dal resto del mondo.

(9) O che sia una grazia del cielo, che salva e innalza l’umile vita di un pastore innocen-te, o sia che, come il fulmine non cade in pianura ma sulle cime più alte, così la furia dispade straniere minaccia solo le teste superbe dei grandi re, e la nostra povertà, [rite-nuta] di poco valore e spregevole, non attira i soldati avidi di bottino.(10) [Una povertà] per gli altri di poco valore e spregevole, a me invece così cara chenon trovano posto nei miei desideri nessun tesoro né scettro di re né aspirazioni eambizioni avide di ricchezza. Mi disseto con acqua chiara, che non temo sia avvele-nata e queste mie pecore e il mio orticello assicurano alla mia povera tavola cibi noncomprati.

9 O sia grazia del Ciel, che l’umiltaded’innocente pastor salvi e sublime,o che, sì come il folgore non cadein basso pian ma su l’eccelse cime,così il furor di peregrine spadesol de’ gran re l’altere teste opprime,né gli avidi soldati a preda allettala nostra povertà vile e negletta.

10 Altrui vile e negletta, a me sì carache non bramo tesor né regal verga,né cura o voglia ambiziosa o avaramai nel tranquillo del mio petto alberga.Spengo la sete mia ne l’acqua chiara,che non tem’io che di venen s’asperga,e questa greggia e l’orticel dispensacibi non compri a la mia parca mensa.

7 Vedendo quivi comparir repentel’insolite arme5, sbigottir costoro;ma li saluta Erminia e dolcementegli affida, e gli occhi scopre e i bei crin d’oro:– Seguite, dice, avventurosa genteal Ciel diletta, il bel vostro lavoro,ché non portano già guerra quest’armia l’opre vostre, a i vostri dolci carmi.–

8 Soggiunse poscia: – O padre6, or che d’intornod’alto incendio di guerra arde il paese,come qui state in placido soggiornosenza temer le militari offese?– Figlio7, ei rispose, d’ogni oltraggio e scornola mia famiglia e la mia greggia illesesempre qui fur; né strepito di Marte8ancor turbò questa remota parte.

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11 Ché poco è il desiderio, e poco è il nostrobisogno onde la vita si conservi.Son figli miei questi ch’addito e mostro,custodi de la mandra, e non ho servi.Così men vivo in solitario chiostro,saltar veggendo i capri snelli e i cervi,ed i pesci guizzar di questo fiumee spiegar gli augelletti al ciel le piume.

Il vecchio pastore riferisce poi la sua esperienza di ministro del re a Menfi,in Egitto, dove ebbe modo di conoscere i vizi delle corti. Rifiutando quell’am-biente, decise di ritirarsi nella pace della campagna. Il racconto commuoveErminia, che comincia a narrare la sua triste avventura. Anche il pastore sicommuove e decide di accogliere la fanciulla nella propria famiglia.

17 […]La fanciulla regal di rozze spoglies’ammanta, e cinge al crin ruvido velo;ma nel moto de gli occhi e de le membranon già di boschi abitatrice sembra.

18 Non copre abito vil la nobil lucee quanto è in lei d’altero e di gentile,e fuor la maestà regia traluceper gli atti ancor de l’esercizio umile.Guida la greggia a i paschi e la riducecon la povera verga al chiuso ovile,e da l’irsute mamme il latte premee ’n giro accolto poi lo stringe insieme.

da canto VII, ottave 5-11, 17-18

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(11) Perché il mio desiderio è limitato e poche le mie esigenze per poter continuare avivere. Questi che ti indico e [ti] mostro sono figli miei, guardiani del gregge e non hoservitori. Così vivo in un luogo appartato, vedendo saltellare caprioli magri e cervi eguizzare i pesci in questo fiume e gli uccelli spiegare le ali verso il cielo.

(17) […] La fanciulla di origini regali si veste di abiti grezzi e si mette sui capelli unvelo grossolano; ma negli sguardi e nel portamento non sembra davvero un’abitatricedei boschi.(18) L’abito rozzo non nasconde la nobile luce [degli occhi] e quanto in lei vi è di si-gnorile e di cortese e la sua dignità regale traspare anche dai lavori umili che svolge.Porta le pecore al pascolo e con un semplice bastone le riconduce nel riparato ovile edalle pelose mammelle spreme il latte, e riunito insieme lo fa rapprendere [per ricavar-ne formaggio].

COMMENTOTra i temi presenti nel grande poema di Torquato Tasso occupa un po-sto importante quello dell’amore, che diviene argomento degli episodipiù famosi della Gerusalemme liberata. La trama è infatti popolata daintense figure femminili, tra cui quella di Erminia, simbolo (come an-che lo sarà Clorinda) dell’amore allora impossibile tra due persone di fe-de diversa.Bella e sola, ma anche indifesa e dolente, Erminia, figlia dell’emiro di An-tiochia, si innamora dell’eroe cristiano Tancredi e in tutto il poema sem-bra sempre essere sul punto di abbandonarsi al sogno di un amore im-possibile. Oltre al desiderio d’amore, la fanciulla prova però anche unaforte nostalgia di pace: fugge infatti dal fragore delle armi verso un’oasiserena tra i pastori, dove si abbandona ancor più alla dolcezza del fanta-sticare e si rinchiude nella solitudine. E con Erminia anche Tasso imma-gina di fuggire, oltre che dalle sue inquietudini interiori, dagli intrighi,dai conflitti e dalle gelosie della corte estense.

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1. Sfinita dalla lunga e angosciante fuga, Erminia cade in un sonno pro-fondo. Dove si trova quando si addormenta?

2.Quale spettacolo della natura si apre agli occhi della fanciulla dopoche si è svegliata?

3.Quali rumori sente? Quali persone vede arrivare?

4. Come reagiscono l’anziano pastore e i suoi figli quando vedono per laprima volta Erminia? Cosa li rassicura?

5. Come si conclude l’episodio che descrive l’incontro di Erminia con ilpastore? Cosa fa la fanciulla?

6.Quali espressioni utilizza il poeta per descrivere l’aspetto e il caratteredi Erminia? Sottolineale nel testo.

7. Il pastore contrappone all’ideale di una vita trascorsa a tentare di im-porsi sugli altri, quello di un’esistenza condotta in una povertà volon-tariamente scelta. Riferisci brevemente l’ideale di vita del pastore.

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di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.Così tacendo e rimirando, questisanguinosi guerrier cessaro alquanto.Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse,perché il suo nome a lui l’altro scoprisse:

60 «Nostra sventura è ben che qui s’impieghitanto valor, dove silenzio il copra.Ma poi che sorte rea vien che ci neghie lode e testimon degno de l’opra,pregoti (se fra l’arme han loco i preghi)che ’l tuo nome e ’l tuo stato a me tu scopra,acciò ch’io sappia, o vinto o vincitore,chi la mia morte o la vittoria onore».

61 Risponde la feroce: «Indarno chiediquel c’ho per uso di non far palese.Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vediun di quei due che la gran torre accese4».Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,e: «In mal punto il dicesti»; indi riprese:«il tuo dir e ’l tacer di par m’alletta,barbaro discortese, a la vendetta».

62 Torna l’ira ne’ cori, e li trasporta,benché debili in guerra. Oh fera pugna,

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4. un di … accese: Clorin-da allude all’incendio diuna torre mobile con laquale i cristiani volevanoassalire le mura di Gerusa-lemme.

La morte di ClorindaNella notte Clorinda, la guerriera musulmana di cui è innamorato Tancre-di, esce per appiccare il fuoco alla torre che i cristiani stanno riparando.Per non farsi riconoscere, si è tolta la sua bella armatura e ne ha indos-sata una vecchia e nera. Dopo aver distrutto la torre, Clorinda tenta dirientrare in città ma, inseguita dai nemici, non ci riesce e rimane fuoridelle mura. Tancredi la vede e credendo che sia un guerriero nemico la sfi-da a duello: lo scontro sarà terribile.

57 Tre volte il cavalier la donna1 stringecon le robuste braccia, ed altrettanteda que’ nodi tenaci ella si scinge,nodi di fer nemico e non d’amante.Tornano al ferro, e l’uno e l’altro il tingecon molte piaghe2; e stanco ed anelantee questi e quegli al fin pur si ritira,e dopo lungo faticar respira.

58 L’un l’altro guarda, e del suo corpo essanguesu ’l pomo de la spada appoggia il peso.Già de l’ultima stella il raggio langueal primo albor ch’è in oriente acceso3.Vede Tancredi in maggior copia il sanguedel suo nemico, e sé non tanto offeso.Ne gode e superbisce. Oh nostra follemente ch’ogn’aura di fortuna estolle!

59 Misero, di che godi? oh quanto mestifiano i trionfi ed infelice il vanto!Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)

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1. il cavalier la donna: il ca-valiere è Tancredi; la donnaè Clorinda.2. e l’un … piaghe: i duetornano a combattere eognuno tinge la propriaspada con il sangue uscitodalle ferite dell’altro.3. Già de… acceso: il duel-lo è durato fino all’alba.

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(57) Il cavaliere stringe la donna per tre volte con le sue braccia robuste e altrettantevolte lei si libera da quella forte stretta, che è una stretta da nemico crudele e nond’amante. Poi tornano nuovamente [a combattere con la] spada e si feriscono più vol-te l’un l’altro, macchiandosi di sangue; e, ora lui ora lei, stanco e ansimante, alla fine siallontana di qualche passo per poter, dopo tanta fatica, riprendere un po’ di fiato.(58) Si guardano l’un l’altro e [per un attimo] appoggiano [sfiniti] il peso del corpo cheha perso molto sangue sul pomo della spada. Già [nel cielo] si affievolisce il raggio del-l’ultima stella, al primo albore che si è acceso a oriente. Tancredi si accorge che il suo ne-mico [ha versato] più sangue, mentre lui non è ferito gravemente. E ne gode e inorgogli-sce. Oh, com’è folle la nostra mente che si lascia esaltare dal minimo soffio della fortuna!(59) Infelice, di che godi? [Non sai] quanto sarà triste il tuo trionfo e [non puoi capireancora] l’infelicità che ti riserva la tua presunzione! I tuoi occhi (se continuerai a vivere)

pagheranno con un mare di pianto ogni goccia di quel sangue. Così, nel silenzio dei lorosguardi, i due valorosi guerrieri, tutti insanguinati, smisero per qualche istante [di com-battere]. Alla fine Tancredi ruppe il silenzio e, per indurre l’altro guerriero a svelargli il suonome, disse: (60) «Per noi è certamente una sfortuna dar qui prova di un grande valo-re, che poi sarà coperto dal silenzio. Ma siccome la sorte avversa ci nega sia l’onore del-la fama che dei testimoni degni di questa, ti prego (se in combattimento vi è posto perle preghiere) di rivelarmi il tuo nome e la tua condizione, affinché io, vinto o vincitore,sappia chi rende gloriosa la mia morte o la mia vittoria».(61) L’orgogliosa [Clorinda] risponde: «Tu chiedi invano ciò che, per abitudine, nonrendo [mai] noto. Ma chiunque io sia, vedi davanti a te uno di quei due che dette fuo-co alla grande torre». Tancredi, a quelle parole, fu accecato dalla rabbia e [parlò così]:«Hai detto questo in un momento inopportuno»; poi riprese: «sia le tue parole che iltuo silenzio mi spingono, in ugual misura, alla vendetta, o barbaro scortese».(62) Il furore riaccende i loro cuori e li riporta, benché senza più forze, alla lotta. Oh

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scontro crudele, in cui non vi è arte, in cuila forza si è spenta e rimane solo il furore acombattere! Oh che grande e sanguinososquarcio apre, ora all’uno ora all’altro, nell’ar-matura o nella carne, la spada, ovunque essaarrivi a colpire! E se la vita non fugge via [èperché] l’ira la tiene stretta al petto.

[…]

(64) Ma ecco che ormai giunge l’ora fata-le che deve [condurre] al suo termine lavita di Clorinda. Tancredi spinge con for-za, nel bel seno [della donna], la puntadella spada, che vi si immerge e ne beveil sangue con avidità; e la veste ricama-ta con bei motivi d’oro, che avvolgeva,tenera e lieve, il suo seno, le si inondadi un caldo fiume [di sangue]. Clo-rinda si sente già morire e le suegambe, deboli e malferme, cedono.

(65) Tancredi si accanisce [a cercare] la vittoria e, minaccioso, incalza e sta addos-so alla fanciulla già trafitta. E lei, mentre cade, pronuncia con debolissima voce le sueultime parole; parole che le suggerisce un nuovo spirito di fede, di carità, di speran-za, fino ad allora a lei sconosciuto: sono queste le virtù che le infonde Dio, che ora,nel momento della sua morte, la vuole con sé come sua ancella, sebbene in vita fos-se stata ribelle.(66) «Amico, hai vinto: io ti perdono..., ma perdona anche tu, non al mio corpo, che[ormai] non teme più nulla, ma alla mia anima; prega per lei e dammi il battesimo, che

mi purifichi da ogni mia colpa». E la sua debole voce risuona di un non so che dimalinconico e dolce che arriva al cuore [di Tancredi] e gli spegne ogni sdegno,inducendolo al pianto.

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65 Segue egli la vittoria, e la trafittavergine minacciando incalza e preme.Ella, mentre cadea, la voce afflittamovendo, disse le parole estreme;parole ch’a lei novo un spirto ditta,spirto di fé, di carità, di speme:virtù ch’or Dio le infonde, e se rubellain vita fu, la vuole in morte ancella5.

66 «Amico, hai vinto: io ti perdon… perdonatu ancora, al corpo no, che nulla pave,a l’alma sì; deh! per lei prega, e donabattesmo a me ch’ogni mia colpa lave6».In queste voci languide risuonaun non so che di flebile e soavech’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.

u’ l’arte in bando, u’ già la forza è morta,ove, in vece, d’entrambi il furor pugna!Oh che sanguigna e spaziosa portafa l’una e l’altra spada, ovunque giugna,ne l’arme e ne le carni! e se la vitanon esce, sdegno tienla al petto unita.

[…]

64 Ma ecco omai l’ora fatale è giuntache ’l viver di Clorinda al suo fin deve.Spinge egli il ferro nel bel sen di puntache vi s’immerge e ’l sangue avido beve;e la veste, che d’or vago trapuntale mammelle stringea tenera e leve,l’empie d’un caldo fiume. Ella già sentemorirsi, e ’l piè le manca egro e languente.

5. ancella: serva fedele,sottomessa; in questo ca-so al volere, alla legge diDio.6. lave: lavi; qui nel sensosimbolico di “pulire” daogni peccato.

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gli dà pegno di pace8. In questa formapassa la bella donna, e par che dorma9.

70 Come l’alma gentile uscita ei vede,rallenta quel vigor ch’avea raccolto;e l’imperio di sé libero cedeal duol già fatto impetuoso e stolto,ch’al cor si stringe e, chiusa in breve sedela vita, empie di morte i sensi e ’l volto.Già simile a l’estinto il vivo langueal colore, al silenzio, a gli atti, al sangue10.

71 E ben la vita sua, sdegnosa e schiva,spezzando a forza il suo ritegno frale,la bella anima sciolta al fin seguiva,che poco inanzi a lei spiegava l’ale;ma quivi stuol de’ Franchi a caso arriva,cui trae bisogno d’acqua o d’altro tale,e con la donna il cavalier ne porta,in sé mal vivo, e morto in lei ch’è morta.

da canto XII, ottave 57-62, 64-71

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8. la man … di pace: Clo-rinda, che non riesce più aparlare, si è tolta il guantodi ferro per porgere la ma-no a Tancredi in segno ipace.9. passa … dorma: questoverso, diventato celebre,esprime tutta la dolcezzadi una giovane creaturache muore fra le braccia diDio.10. Come l’alma… sangue:ora che Clorinda è morta,Tancredi perde il dominiodi sé e si abbandona al do-lore, che si fa sempre piùimpetuoso e folle.

67 Poco quindi lontan nel sen del montescaturia mormorando un picciol rio.Egli v’accorse e l’elmo empié nel fonte,e tornò mesto al grande ufficio e pio.Tremar sentì la man, mentre la frontenon conosciuta ancor sciolse e scoprio.La vide, la conobbe, e restò senzae voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

68 Non morì già, ché sue virtuti accolsetutte in quel punto e in guardia al cor le mise,e premendo il suo affanno a dar si volsevita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise.Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse,colei di gioia trasmutossi, e rise;e in atto di morir lieto e vivace,dir parea: «S’apre il cielo; io vado in pace».

69 D’un bel pallore ha il bianco volto asperso,come a’ gigli sarian miste viole,e gli occhi al cielo affisa, e in lei conversosembra per la pietate il cielo e ’l sole7;e la man nuda e fredda alzando versoil cavaliero in vece di parole

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7. e in lei… sole: il cielo eil sole sembrano rivolgersiverso di lei pietosamente;la natura sembra parteci-pare alla vicenda di Clorin-da, al destino degli esseriumani.

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(67) Poco lontano da questo luogo, zampillava da una cavità del monte un piccolo ru-scello. Tancredi subito vi corse e riempì d’acqua il suo elmo, poi tornò, triste, [a com-piere] il solenne e sacro rito [del battesimo]. E mentre liberava la fronte sconosciuta[del suo avversario] dall’elmo, per scoprirgliela, sentì tremare la sua mano. La vide, lariconobbe e restò immobile, senza più parole. Ah, che [atroce] vista, che [terribile]scoperta!(68) Ma non morì e, anzi, in quel momento raccolse tutte le sue forze e le pose a guar-dia del suo cuore, [perché questo non venisse meno] e, reprimendo il suo dolore [stra-ziante], si accinse a dar vita [eterna] con l’acqua [del battesimo] a colei che aveva uc-ciso con la spada. E mentre pronunciava le sacre parole [del battesimo], Clorinda si tra-sfigurò in volto e sorrise; e nel momento della morte, sembrava che dicesse, lieta e se-rena: «Il cielo si apre; io vado in pace».(69) Il suo bianco volto è cosparso di un bel pallore, come se ai gigli si aggiungesserofiori di viola; e ha gli occhi fissi al cielo che, insieme col sole, sembra per la pietà rivol-

to su di lei; quindi, in punto di morte, invece di parlare, solleva per un attimo la suamano, nuda e fredda, e la tende al cavaliere in segno di pace. In questo modo la belladonna passa [ad altra vita] e sembra che dorma.(70) Non appena egli vede che l’anima gentile è uscita [dal corpo], quella forza cheaveva raccolto in sé si allenta e il dominio di sé cede al dolore, che si fa sempre più im-petuoso e folle, e soffoca il suo cuore, comprimendo in poco spazio la sua vita, perriempirgli di morte il volto e i sensi. E, ormai più simile a un morto per il colorito, peril silenzio, per i suoi gesti e per la quantità di sangue [versato] a Tancredi, seppur an-cora vivo, viene meno ogni forza.(71) E la sua vita, sprezzante e altera, spezzando violentemente il suo fragile vincoloera già sul punto di seguire l’anima bella [di Clorinda] che poco prima era volata versoil cielo; ma ecco che arriva una schiera di Franchi spinti dalla necessità [di rifornirsi]d’acqua o di altri beni, e portano via, con la donna, il cavalier, fisicamente quasi mor-to, e già morto [spiritualmente] con Clorinda.

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COMMENTOIl protagonista maschile del triste episodio che hai appena letto è Tan-credi d’Altavilla, un principe normanno dell’Italia meridionale che par-tecipò alla prima crociata.Nella Gerusalemme liberata è tra i più forti guerrieri cristiani e si rendeprotagonista di tanti atti di valore, ma al tempo stesso è segnato persempre dall’impossibile amore per Clorinda, la bella guerriera saracenache uccide, involontariamente, in un tragico duello.Quell’amore infelice e quella morte fanno di Tancredi un eroe malinco-nico, tormentato dai sensi di colpa (l’amore per una donna pagana, cheostacola i suoi compiti eroici, l’abbandono alla passione, la morte permano sua della donna amata). Il dovere lo chiama, ma la vista o l’im-magine di Clorinda lo paralizzano, rendendolo incerto e smarrito, pe-rennemente sospeso tra amore e dovere, ideale e reale.

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1. Con lo scontro fra Tancredi e Clorinda e la morte della guerriera, si conclude drammaticamentel’amore del giovane, che un crudele destino spinge ad essere la causa inconsapevole della mor-te della donna amata. In che situazione si svolge il combattimento fra Tancredi e Clorinda?a. in battagliab. in un duello con la spadac. in un agguato

2. Come si svolge la fase finale del duello?a. Tancredi affonda la sua spada nel bel seno di Clorinda e la sua veste preziosa si inonda di sangueb. Clorinda, ferita gravemente, fugge nel bosco dove moriràc. Tancredi affonda la sua spada nel cuore di Clorinda e fugge a cavallo

3. Con quali parole Clorinda, ormai in punto di morte, si rivolge a Tancredi? Sottolinea i versicorrispondenti.

4. «S’apre il cielo; io vado in pace»: è questo uno dei momenti più importanti del triste e cupoepisodio che hai appena letto. Chi pronuncia questa frase? Quando? Cosa significa e a cosa fariferimento?

5.Prova a descrivere la sequenza della morte di Clorinda, completando le seguenti frasi.a. il suo volto ..........................................................................................................................................................................

b. gli occhi fissano ...............................................................................................................................................................

c. solleva ....................................................................................................................................................................................

d. in questo modo .................................................................................................................................................................

6.Quale reazione ha Tancredi quando si accorge che il cavaliere che ha ucciso non è altri che lasua amata Clorinda?a. per il dolore che lo assale si uccide e giace accanto a Clorindab. si addolora, ma è certo di aver compiuto il suo dovere di cristianoc. cede al dolore e sta per cadere morto accanto a Clorinda